sistema design nelle imprese di Roma e del Lazio
DESIGN FOR MADE IN ITALY
O2_new luxury design
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New Luxury Design
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GrimaldiGiardina Claudio Franchi Nac Sound Bruno Piattelli Bulgari Roberto Capucci
in copertina: Abiti scultura di Roberto Capucci
Bulgari, orecchini collezione Astrale | earrings Astrale collection.
DESIGN FOR MADE IN ITALY sistema design nelle imprese di Roma e del Lazio
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New Luxury Design
indice 04 _ 09
Topic_New Luxury design Una riconosciuta vocazione | A recognized vocation_Carlo Martino Experienced Luxury Design: un progetto editoriale per promuovere il design e le produzioni di eccellenza del Lazio | An editorial project for design and production system - made in Lazio_Pierpaola D’Alessandro
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Designer GrimaldiGiardina Lussuosi perché autentici | Authentic is Luxury_Clara Tosi Pamphili Claudio Franchi Roma capitale del gioiello | Rome as capital of jewellery_Paolo Ciacci Luxury is more_Ivo Caruso
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Focus Nac Sound Cavalcando le onde sonore | Riding the sound waves_Emanuele Cucuzza
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Factory Bulgari Stile Italiano nel mondo | Italian style in the world_Filippo Pernisco Bruno Piattelli L’eleganza è sempre di moda | Elegance is always in fashion_Filippo Pernisco Il Lusso, un mercato trasversale | Luxury, a cross sector market_Sara Palumbo
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Tradition & Innovation Roberto Capucci L’arte innanzitutto | Art first and foremost _Nicoletta Cardano Urbi et Orbi Design_Felice Ragazzo
Topic_Luxury design
Una riconosciuta vocazione | A recognized vocation
Carlo Martino
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Lusso e design. Un binomio alquanto dibattuto negli ultimi anni. Si scrive e si discute molto, infatti, su cosa realmente significhi lusso nel design o fare design nello scenario del lusso. Si dibatte e si cerca di comprenderne le dinamiche nonché il reale contributo dato da questa relazione alla cultura e all’economia nazionale. C’è chi ha sempre visto nel design, e ancor più nel design italiano, un carattere elitario e distintivo, e chi invece ne ribadisce un missione democratica ed allargata. In questo dibattito si inserisce a pieno titolo anche una riflessione sulla relazione tra il saper fare design ed il territorio in cui questa azione prende forma. L’insieme dei contributi raccolti in questa pubblicazione, dimostra che nel Lazio, la relazione tra Lusso, Design e Territorio è quanto mai forte e “tipica”, intendendo con questo termine l’esistenza di una specificità in questa regione, e cioè di un rapporto che ha profonde radici storiche ma anche grandi potenzialità per il futuro, e trova qui peculiarità non replicabili in altri luoghi.
Luxury and design. A binomy which has been the subject of wide discussion in the last few years. In fact, much has been written and discussed about the real meaning of luxury in design or about making design in the luxury scenario. And much is still being discussed in an attempt to understand the dynamics of this relationship and the real contribution that it has given to culture and to the national economy. There are those who have always identified in design, and particularly in Italian design, an elitist and distinguishing trait and those, on the other hand, who confirm its democratic and extended mission. This discussion also includes, and rightfully so, a reflection on the relationship between the ability to make design and the territory in which such design is made. The whole of the contributions collected in this document shows that, in Lazio, the relationship between Luxury, Design and Territory is extremely solid and “typical”, where the latter term is understood as the existence of a specificity in this region, that is, of a relationship which has deep historical roots but also a great future potential, and finds peculiarities here which cannot be reproduced elsewhere.
In questa regione si condensano, infatti, grandi tradizioni, come quelle dell’alta moda e dell’oreficeria, come i profili di Roberto Capucci e Claudio Franchi testimoniano, che si combinano con l’alta tecnologia espressa in settori di nicchia o emergenti ma altrettanto significativi quali per esempio l’alta fedeltà e la nautica, Nac Sound e il distretto della nautica. Il tutto inserito in uno scenario culturale internazionale, che vede appunto il Lazio come luogo privilegiato d’incontro e di collaborazione della creatività locale con quella internazionale, come nel caso di GrimaldiGiardina, l’uno napoletano e l’altro di origine francese, che fondano un atelier di alta moda che si è distinto a livello internazionale, o ancora nel caso della sofisticata realtà imprenditoriale di Nac Sound che ha attivato importanti collaborazioni professionali e commerciali all’estero, Ron Arad e Sonance. New Luxury è il termine che la critica o la comunicazione utilizza per definire un ritrovato interesse per una progettazione dell’artefatto e dell’immateriale che ricerca nel design caratteri di esclusività, di distinzione ed è indirizzata ad un possesso eccezionale. Un possesso eccezionale alimentato anche dal fenomeno della “design art” e cioè dal collezionismo di pezzi unici di design battuti all’asta da Christie’s e Sotheby’s, o nelle gallerie d’arte Established & Sons di Londra o Larry Gagosian a New York, a Los Angeles, a Londra e dal 2007, anche a Roma. Un lusso che ha sempre cercato di mettere in scena l’eccesso, per cui è stato pensato innanzitutto per l’esibizione, ma che recentemente ha affiancato a quest’approccio tradizionale nuove interpretazioni, accomunate da forti componenti immateriali, quali per esempio il benessere ed il tempo libero. Il Lazio, e in particolare Roma, nello scenario dell’eccezionalità, hanno sempre rappresentato un riferimento storico, geografico e culturale unico. Luoghi in cui si sono stratificate e sedimentate altissime espressioni dell’arte, dell’architettura e oggi del design. Tradizioni che hanno saputo evolversi, cogliendo dalla contemporaneità quegli elementi utili a una crescita culturale. Questa regione ha quindi una vocazione per l’eccezionalità, vocazione che diventa terreno fertile per il design del Lusso, come dimostrano le diverse testimonianze qui raccolte. Testimonianze che per esempio ci fanno capire che anche l’arte orafa, legata ancora oggi alla presenza del Vaticano, e alle aristocrazie locali, trovano nuovi ambiti di sperimentazione e campi di espansione del brand. Lo stesso Franchi, orafo e docente universitario, autore dell’anello papale, invita parallelamente designer di fama internazionale quali Laudani e Romanelli, o James Irvine a disegnare nuovi gioielli, o il noto Bulgari, diventato brand del lusso, che trasferisce l’eccezionalità del suo marchio sul tema dell’ospitalità creando la nota catena di alberghi. Il Lusso è Alta Moda, e Roma e il Lazio sono luoghi sacri di questo settore. Luoghi che raccolgono le grandi firme storiche ma anche nuovi talenti. Non è un caso che la romana Frida Giannini, abbia deciso recentemente di trasferire a Roma gli atelier di progettazione del noto marchio Gucci. Infine l’alta tecnologia, che produce quegli effetti immateriali che investono le emozioni, la qualità della vita e il benessere. In questa regione si progettano, infatti, saune, bagni turchi e idromassaggi, per importanti brand internazionali, come da anni fanno Fabio Lenci, Giovanna Talocci e Carlo Urbinati e un vasto gruppo di giovani progettisti, ma anche sofisticati sistemi tecnologici, dall’Hi.FI, come appunto Nac Sound e Zingali dimostrano, agli aerei ultraleggeri per il business fino al sistema della nautica con i suoi numerosi soggetti imprenditoriali e professionali coinvolti.
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GrimaldiGiardina, sfilata | fashion show. Atun, diffusore acustico d’alta fedeltà | high-fidelity loudspeaker system, Nac Sound. Roberto Capucci, abito Fascia I Fascia dress. “Ritorno alle origini” 2007 Firenze. Ph: Claudia Primangeli.
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In fact, several great traditions are concentrated in this region, such as those of high fashion and goldsmith, as the profiles of Roberto Capucci and Claudio Franchi testify, which combine with high technology expressed in the niche or developing, and nonetheless significant, sectors such as, for example, the high-fidelity and nautical industries, Nac Sound and the nautical district. All this, in an international cultural scenario in which Lazio represents a privileged place of meeting and collaboration between local and international creativity. Such is the case of GrimaldiGiardina, the former of Neapolitan origin and the latter of French origin, who founded a high fashion atelier recognized at international level, or that of the advanced entrepreneurial reality of Nac Sound, which established important professional and commercial relations abroad, namely with Ron Arad and Sonance. New Luxury is the term used by the critics and communication to define a renewed interest in the design of the artifact and of the immaterial, which searches in design for elements of exclusivity and distinctiveness, and is oriented toward an exceptional possession. An exceptional possession nurtured also by the phenomenon of “design art”, that is, by the collection of unique pieces of design auctioned off by Christie’s and Sotheby’s, or by the Established&Sons art galleries of London or Larry Gagosian in New York, in Los Angeles, in London and, since 2007, also in Rome. A luxury which has always tried to exhibit the superfluous, for which it was originally considered for the exhibition, but which has recently been placed side-by-side in this traditional approach with new interpretations, which share the same strong immaterial elements, such as for example, well-being and leisure. Lazio and, in particular, Rome have always represented a unique historical, geographical
and cultural point of reference in the exceptionality scenario. The highest forms of art, architecture and, presently, design have stratified and settled here. These traditions have been able to evolve, and to grow culturally by drawing from contemporaneity. This region, therefore, has a vocation for exceptionality, a vocation which provides fertile ground for luxury design, as testified by the evidence set forth above. Evidence which, for example, makes us understand that even the goldsmith’s art, today still connected to the presence of the Vatican, and to the local aristocracies, finds new spheres of experimentation and new fields for brand development. The same Franchi, goldsmith and University Professor, author of the Pope’s ring, invited contemporaneously designers of international repute such as Laudani and Romanelli, or James Irvine to design new jewellery, or the famous Bulgari, now a luxury brand, which transferred the exceptionality of its trademark to the accommodation business, setting up the well-known hotel chain. Luxury is High Fashion, and Rome and Lazio are sacred places of this sector. Places which harbor the big historic designer names, but also new talents. It is no coincidence that Frida Giannini recently decided to transfer the well-known Gucci designer studios to Rome. Finally, the high technology producing those immaterial effects that assail the emotions, the quality of life and well-being. This region, in fact, hosts many designers of a wide range of goods, from saunas, Turkish baths and Jacuzzis, for important international brands, like Fabio Lenci, Giovanna Talocci and Carlo Urbinati, all veterans in their sectors, but also a large group of young designers, and also sophisticated technological systems, from Hi-fi, as in the case of Nac Sound and Zingali, to ultra lights and the nautical system, with its many commercial and professional partners.
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Pierpaola D’Alessandro*
Experienced Luxury Design: un progetto editoriale per promuovere il design e le produzioni di eccellenza del Lazio | An editorial project for design and production system - made in Lazio *Direttore Affari Industriali Sviluppo Lazio S.p.A. | Industrial Business manager Sviluppo Lazio S.p.A.
La produzione del Lusso nel Lazio è un esempio straordinario di tradizione e innovazione. Tradizione perché i prodotti Lusso, come i gioielli, le creazioni dell’Alta Moda e l’universo industriale ed artigianale legato alla nautica, non potrebbero esistere se non ci fosse nel dna degli imprenditori e dei lavoratori una cultura naturale ed acquisita, che viene dalla storia e dalla memoria, tramandata di generazione in generazione. Ma anche Innovazione, perché a questa tradizione si aggiunge la capacità di essere protagonisti sui mercati nazionali ed internazionali in maniera sempre diversa ed originale e di accompagnare i prodotti made in Italy – made in Lazio con messaggi sempre più evocativi di eleganza, fascino e storia. Se vogliamo dare una definizione di Lusso dobbiamo immaginare un qualcosa che sia unico e raro, e per realizzare un prodotto simile ci vuole intelligenza, fantasia, creatività, determinazione. La filiera del Lusso è un importante settore dell’economia laziale: è il “Made in Lazio”. Imprese presenti sui mercati internazionali che danno grande prestigio e consistenza economica alle nostre esportazioni. È questa la forza della produzione del Lusso nel Lazio. Un comparto, quello del Lusso, composto da elementi eterogenei ma caratterizzati dal comune elemento del design, che la Regione Lazio, la regione di Roma, attraverso l’attività di Sviluppo Lazio, promuove all’estero con progetti di internazionalizzazione di sistema.
Valentino a Roma 45 Years of Style, mostra | exhibition, Ara Pacis, Roma | Rome 2007.
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Campagna Fendi | Fendi Advertising. Abiti | dresses, Gucci.
The Luxury industry in Lazio is an extraordinary example of tradition and innovation. Tradition, because the production of luxury, like jewellery, high fashion, and shipbuilding could not exist unless the entrepreneurs’ and workers’ dna contained a natural and acquired culture, originating from history and memory, which is passed down from generation to generation. Innovation, because this tradition must be combined with the ability to be protagonists in the national and international markets in a constantly different and original manner. If we were to define Luxury, we would have to imagine something unique and rare, and to create a similar product, we need intelligence, imagination, creativity and determination. The Luxury industry is an important sector of Lazio’s economy: it is the “Made in Lazio”. These are companies which have a presence in the international markets, and which confer an element of high prestige and economic solidity on our exports. This, precisely, is the strength of the Luxury industry in Lazio. The Luxury sector is composed of heterogeneous elements which, however, are characterized by the common element of design, which the Region of Lazio, the region of Rome, through the activities of Sviluppo Lazio, promote at international level through a number of system internationalization projects.
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Designer Clara Tosi Pamphili
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L’immagine barocca romana ha condizionato fortemente l’idea di pensare a Roma come ad luogo di un lusso contemporaneo. Sembra una città lontana da ogni tipo di sperimentazione tanto da consigliare chi voleva lavorare in settori di progettazione, dalla moda al design, di andare via, magari al nord. In questo momento Roma, il Lazio sono vincenti, la situazione si è ribaltata nel senso che la storia e l’uso sapiente della propria cultura generano gli unici prodotti capaci di emergere sullo standard che muore. Incapaci di operare grazie al marketing, capaci di creare solo in nome della bellezza intesa come funzionalità, contemporaneità ma soprattutto dimostrazione della propria storia, gli artisti artigiani romani attingono ai propri archivi. Simbolico il caso di Valentino e di Gucci, maison che riscuotono successo grazie alla capacità di elaborare la propria storia. Abbiamo visto come Valentino dopo un tentativo di “cambiamento” sia dovuto tornare alla propria immagine e come Frida Giannini alla guida creativa di Gucci sia arrivata a risultati stilistici ed economici unici in un momento di forte crisi, soprattutto grazie al rispetto e all’attenzione per le creazioni storiche dell’archivio della maison. Per raccontare la nostra idea di lusso abbiamo scelto due nomi simbolo della migliore produzione internazionale che operano a Roma: GrimaldiGiardina per la moda e Claudio Franchi per l’arte orafa.
The image of baroque Rome has strongly influenced the idea of considering this city as a place of contemporary luxury. In fact, Rome seems to be remote and distant from any type of experimentation, to the extent that anyone who aspires to become a designer, whether in the fashion or other sector, is tempted to emigrate elsewhere, perhaps to the North. Currently, Rome and Lazio are a success, the situation has overturned in the sense that history and the wise use of one’s own culture generate the only products capable of emerging from the dying standard. Incapacitated by marketing to operate, capable of creating only in the name of beauty understood as functionality, contemporariness, but above all, as a display of one’s own history, Roman artisan artists draw their ideas from their own archives. Valentino and Gucci’s case is symbolic in this respect. Both companies reap success thanks to their capacity to elaborate their own history. We have seen how Valentino, after an attempt to “transform itself”, was forced to return to its own image and how Frida Giannini, Gucci’s creative director, obtained unique stylistic and financial results during a period of deep financial crisis, especially thanks to the respect and attention for the historical creations of the maison’s archives. In order to tell you about our idea of luxury, we have chosen two names which symbolize the best international production operating in Rome: GrimaldiGiardina for fashion and Claudio Franchi for the goldsmith’s art.
GrimaldiGiardina Lussuosi perché autentici | Authentic is Luxury Ci sono prodotti lussuosi perché autentici, difficilmente ripetibili, frutto della cultura e della storia per questo definiamo così il lusso: come una elegante ostentazione della ricchezza espressa con le forme caratteristiche della propria civiltà. In un’epoca in cui ci spaventa tanto il pericolo di essere “copiati”, il concetto di lusso si sposta dalla preziosità dei materiali o dall’innovazione del design, a un piano che non ammette concorrenti, quello della cultura del prodotto stesso. Un prodotto Made in Italy per molti è un prodotto di lusso non perché costa ma perché è Made in Italy! Dovremmo capire che il requisito più forte del Made in Italy è la capacità di evocare un luogo, l’Italia: come un odore o un profumo che immediatamente ci porta lì. Capire anche che le aspettative nei nostri confronti sono alte, per il resto del mondo siamo artisti, registi, artigiani, musicisti e poeti qualsiasi cosa facciamo. Ma più di ogni altra cosa Made in Italy fa pensare subito alla Moda. Se è vero quello che abbiamo detto, il vero lusso della Moda Made in Italy sta nei prodotti colti e fortemente evocativi e la bravura del designer sta nel creare delle occasioni di crescita al proprio interlocutore. Antonio Grimaldi e Sylvio Giardina, sono sicuramente un meraviglioso esempio di una generazione di giovani stilisti che traggono spesso ispirazione in retroterra culturali lontani nel tempo, legati alle loro radici più profonde. Passato e presente si annullano nel loro lavoro, il confine fra queste due zone si sfuma grazie alla creatività, alla cultura e all’uso intelligente di una tecnologia sempre più sofisticata. Si conoscono a Roma da Gattinoni, un importante atelier storico romano dove hanno assimilato quegli elementi che caratterizzano l’Alta Moda italiana, soprattutto, come dicono loro stessi, il rispetto per il lavoro e la cura della confezione dell’abito in un clima sereno. Se dovessimo parlare di chimica, mai molecole furono più opportune per generare il complesso DNA della nostra cultura artistica sartoriale. La natura napoletana di Antonio. Religiosa ma laica, piena di segni, archetipi, memorie per ognuno dei cinque sensi. Il teatro e il suo lavoro di disegnatore di costumi al San Carlo di Napoli. L’istinto artistico e l’origine francese di Sylvio. La necessità di esprimere concetti di avanguardia,
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l’uso del ricamo come scrittura, la moda come espressione dell’arte contemporanea. Con questo splendido corredo cominciano, esattamente dieci anni fa, con il marchio GrimaldiGiardina, al Cafè Renault con una collezione ispirata alla Napoli anni 50 e a Sofia Loren. La particolare personalità del loro stile unita all’uso di nuovi materiali crea un impatto profondo con la critica e con il pubblico. Inizia così la storia di un successo che li porta a sfilare, nel 2003, nell’Haute Couture parigina grazie alla stima di Emanuel Ungaro che li presenta ufficialmente alla Chambre Syndacale de la Couture. Nella tradizione dei grandi couturier come Poiret o la Schiaparelli, la loro griffe si contraddistingue anche per le scelte scenografiche innovative, sempre alla ricerca del coinvolgimento dello spettatore e di spazi in grado di ospitare i temi delle loro collezioni. Mai banali, sempre all’altezza della sperimentazione, tanto da aggiungere, in questi ultimi anni, alla produzione di Alta Moda il pret à porter con lo stesso spirito. Prosegue così il loro cammino: affinando la capacità tecnica innovativa di preservare materiali classici con lavorazioni sempre più sofisticate, nella ricerca della definizione di un’immagine femminile affascinante, fiabesca e mitologica. Icone piene di segni e indicazioni che rimandano a racconti epici, onirici e romantici. Roma è la loro città. Qui Sylvio ha studiato all’Accademia di Costume e di Moda, a pochi passi dal loro atelier a largo Argentina, in pieno centro all’interno di Palazzo Besso; in uno storico e solido palazzone storico, famoso perché ospita un enorme collezione di libri, c’è la loro maison contemporanea. Anche Roma per loro è contemporanea, qui vivono bene proprio perché è lo sfondo ideale della loro creatività. La loro collezione primavera estate 2008, sfilata a Santo Spirito in Saxia, ha portato all’interno di uno dei Complessi monumentali più affascinanti del mondo la storia del cuore sacro simbolo della maison. Il cuore sacro è un ex voto che ringrazia angeli e santi che hanno benedetto il loro cammino professionale. Sullo sfondo di una festa patronale sfilano i loro abiti, costruiti con forme geometriche e moderne, esaltati dalla scelta del bianco e del nero, colori prediletti. Straordinaria la lavorazione dei pizzi, ideati direttamente dalla matita degli stilisti per sembrare vecchi gioielli regalati alla Madonna.
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Certain goods are classified as ‘luxury’ because they are authentic and have a unique design that is difficult to reproduce, which is the result of the culture and history, and that’s how we define luxury: an elegant display of wealth expressed through the forms proper to one’s own civilization. In an age where the risk of being “copied” represents a major concern, the notion of luxury shifts from the preciousness of the materials or innovation of the design, to a level which precludes any competition, more precisely, that of the culture behind the product itself. For many people, Made in Italy goods are considered luxury goods not because they are expensive, but because they are Made in Italy! We need to understand that the major requisite of the Made in Italy is its capacity to evoke a place, namely Italy: like a smell or perfume which immediately takes you there. We also need to understand that the expectations of us are high, for the rest of the world we are artists, directors, artisans, musicians and poets in whatever we do. But above all, the Made in Italy immediately evokes Fashion. If what we said above is true, the true luxury of Made in Italy Fashion lies in its cultured and strongly evocative goods, and the designer’s ability consists in creating growth opportunities for its own interlocutors. Antonio Grimaldi and Sylvio Giardina are undoubtedly a wonderful example of a generation of young designers, true to their deepest roots, who often find inspiration in cultural backgrounds far away in time. Past and present cancel each other in their work, the boundary line between these two areas is faded by creativity, culture and by the intelligent use of an increasingly sophisticated technology. GrimaldiGiardina met in Rome, at Gattinoni’s, an important historical atelier where they learned the elements that characterize Italian High Fashion, and above all, as they themselves claim, the respect for the work of the fashion designer in a peaceful setting. If we had to talk about chemistry, never would have molecules been more appropriate for generating the complex DNA of our artistic sartorial culture. Antonio’s Neapolitan origin: religious but secular and with plenty of marks, archetypes, memories for each of the five senses, theatre, and his work as a costume designer at the San Carlo of Naples. Sylvio’s artistic instinct and his French origins: the need to express advanced concepts, the use of embroidery as writing, fashion as
an expression of contemporary art. With this wonderful equipment, Antonio and Sylvio began exactly ten years ago, under the GrimaldiGiardina trademark, at the Café Renault, with a collection inspired by Naples in the Fifties and Sofia Loren. The particular personality of their style, coupled with the use of new materials had a strong impact on critics and on the public at large. Thus began the success story of these two young designers, who eventually, in 2003, exhibited their outfits on the Parisian Haute Couture catwalk, thanks to Emanuel Ungaro’s esteem who officially introduced them to the Chambre Syndacale de la Couture. In the tradition of the great couturiers like Poiret or Schiaparelli, the hallmark of their brand consists in an innovative scenography, always in search of the spectator’s involvement, and in the search of spaces capable of hosting the themes of their collections. Never mundane, always abreast of experimentation, to the extent of adding, in the last few years, the prêt à porter to the High Fashion production with the same spirit. Thus continues their journey: refining their innovative technical capacity to preserve classical materials with increasingly sophisticated work processes in an attempt to define a glamorous, imaginary and mythological image. Icons full of marks and signs which remind us of epic, oneiric and romantic tales. Rome is their city. Here, Sylvio studied at the Accademia di Costume e di Moda, only a few steps away from their atelier on largo Argentina, in the dead center of the city, inside the Palazzo Besso; in a historic and solid building, famous for housing a vast collection of books, is their current maison. Even Rome is, for them, contemporary; it is the perfect place for them, as it provides the ideal background for their creativity. Their last fashion show, held in Santo Spirito, Saxia, brought the story of the sacred heart, symbol of the maison, to one of the most fascinating monumental Complexes in the world, for the spring summer 2008 collection. The sacred heart is a votive offering to the angels or saints who have blessed their professional career. Their outfits, consisting of geometric and modern shapes exalted by the choice of black and white, their favorite colors, were paraded in the background of a patronal festival, featuring an extraordinary lace work, created directly by the designers’ pencils in order to resemble old jewels offered as a gift to the Madonna.
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Paolo Ciacci
Claudio Franchi Roma capitale del gioiello Rome as capital of jewellery
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La moda e l’oreficeria sono sicuramente un’importante testimonianza storica del costume di un’epoca, di una società… In particolare il gioiello, cosa significa ed ha significato nella storia dell’uomo? C. F. Il gioiello è strettamente connesso alla storia dell’uomo che ha avvertito l’esigenza di decorarsi e distinguersi, caricando il gioiello di valenze simboliche, il cui fine era in origine quello di comunicare emozione, bellezza e potere. Direi un’esigenza dalle molteplici finalità rivelante, sin dall’inizio della storia dell’umanità, quel sentimento del “superfluo” tanto utile, quanto le necessità primarie di nutrirsi, difendersi e proteggersi dalle intemperie. Senza contare che il gioiello in ogni epoca scandisce gli usi e i costumi delle civiltà, usi e costumi a noi noti proprio grazie ai rinvenimenti archeologici di queste preziose e rare testimonianze, chiamate a rappresentare i momenti più significativi della vita di chi li ha posseduti.
Lei crede ad una possibile interazione tra settori diversi, come la moda, l’arte e l’architettura? C.F. Harold Rosenberg sosteneva che l’arte è un modo speciale di pensare. Direi che questo lungimirante assunto corre in modo trasversale in tutte le forme espressive dell’uomo e il gioiello ne rappresenta forse l’esperienza più antica e compiuta. Se guardiamo alla grande varietà dei gioielli antichi troviamo sia la radice di un valore che oggi definiremmo “tendenza”, ovvero il desiderio di identificarsi attraverso la strategia dell’ornamento, sia la complessità architettonica che spesso ne valorizza la forma. Anzi aggiungerei che talvolta c’è molta più architettura nella ridotta forma di un monile che nella grande dimensione di una costruzione edilizia. Concluderei in tal senso che ogni forma d’arte, quindi anche il gioiello, non può e non deve essere confinata in schemi preordinati e deve anzi convivere in perfetta simbiosi con altre forme espressive, garantendo così un fluido dare-avere in termini di segno, forma, colore.
“Faberdue” forme d’argento in evoluzione, finitura bianca “porcellanata” “Faberdue” silver shapes in evolution, white porcelain finishing. “Opposti riflessi”, anello composto da due strutture architettoniche in oro bianco e rosa che si interfacciano specchiandosi, con due diamanti a goccia. “Opposti riflessi”, ring composed of two architectonic stuctures in white and pink gold, with two drops of diamonds.
Qual è secondo Lei il ruolo dell’arte nel campo della gioielleria? C.F. Attualmente il gioiello è scivolato nella pericolosa deriva del mero oggetto di consumo. L’avvento di massicce strategie super produttive, determinate da tecnologie chiamate sempre di più a sostituire la mano dell’uomo, ha creato una saturazione dei mercati e uno svilimento dei valori immateriali del gioiello. Pensi che Alba Cappellieri ha dichiarato che il gioiello ha subito nel recente passato una rivalutazione come accessorio moda, prefigurando nella dimensione industriale e seriale un valore rispetto al gioiello storicamente pensato come pezzo unico. Persino Barthes in un suo celebre scritto, “Il senso della moda”, non ha avuto difficoltà a definire bijoux l’accessorio moda, caricandolo comunque di un valore che è semplicemente diverso da quello del gioiello: il bijoux regna sul vestito non perché è prezioso in sé, ma perché concorre in maniera decisiva a renderlo significante”. Fortunatamente ad
equilibrare la confusione che regna intorno al gioiello esiste un sentimento sempre più diffuso di ricerca e sperimentazione che, complice la deriva industriale alla quale contrapporsi, tende a trasferire nelle forme del prezioso, valenze espressive e poetiche fortemente improntate all’unicità, quindi definibili a buon diritto forme d’arte. Ci può spiegare la differenza tra artigiano e artista? Quali sono i cambiamenti nella percezione di questi due “mestieri”? C.F. Se l’artigiano è quello che deriva dalla tradizione greca o rinascimentale, nella quale erano previste in modo inscindibile conoscenze di carattere umanistico e tecnico, direi che non esiste nessuna differenza. Oggi il discorso è ben diverso: la divisione delle specializzazioni ha creato una cesura tra momento produttivo e atto creativo. In tal senso l’artigiano è diventato un mero esecutore di idee altrui; a questo
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“Vulcano”, set da tavola fruttiera e sottopiatto in argento con finitura bianca “porcellanata”. “Vulcano”, tablewear friut dish and mat in silver, white porcelain finishing.
si aggiunga che l’uso di sofisticate tecnologie, come il Cad - Cam che arriva addirittura a creare prototipi direttamente dal file del progetto, rende l’artigiano figura superata, della quale ci si illude si possa fare a meno. Nella realtà, e qui arrivo alla figura dell’artista, il risarcimento dell’artigiano sta nell’uscire dalla catena produttiva di asservimento alle tecnologie super produttive e nella conseguente “migrazione” verso il territorio della ricerca e della sperimentazione, quindi dell’arte. Così potrà ristabilirsi il giusto equilibrio: da una parte il prodotto industriale espressione di un mercato di massa, dall’altra la qualità artigianale al servizio della ricerca per una clientela più esigente. Lei in un suo saggio dice: “Non c’è niente di peggio che avere buone idee espresse male nell’elaborazione di un artefatto”. Cosa vuole comunicare con questo? C.F. Qui si tocca un tasto dolente, quello della formazione. Da quando l’apprendistato è stato veicolato dalla bottega - unico luogo deputato alla conoscenza dei sofisticati linguaggi tecnici dell’arte orafa - verso la miriade di sedicenti “corsifici”, si è generato uno svilimento delle qualità tecniche del settore della gioielleria, tecniche notoriamente non standardizzabili. Inoltre una diffusa forma di isterismo tecnologico ha creato l’illusione di una “miracolosa” potenzialità produttiva. Se Lei parlasse con un progettista Le direbbe che l’uso corretto della tecnologia Cad - Cam deve identificarsi nel ristretto territorio della ricerca progettuale. Invece tale strumento viene oggi usato in modo dissennato e omologante. Così una buona idea diviene una sintesi estrema e piatta del pensiero iniziale poiché la tecnologia non arriva alle complessità e alle sensibilità garantite dall’uso della manualità colta.
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Cosa intende con manualità colta? C.F. Le posso fare un esempio pratico: la teiera Principessa è il manifesto programmatico della manualità colta. In essa si può leggere l’agile dinamismo dell’Artemide danzante di Antalia, l’eleganza pittorica della Leda con cigno di Leonardo, la forza imperiosa delle serpentine del Gianbologna, per approdare all’eleganza sette-ottocentesca
della teiera a tourchon. La sintesi di questi aspetti formali e colti è contenuta in Principessa, una serie di valori immateriali percepiti nella forma significante di segno contemporaneo che, pur evocando referenti nobili del passato, mostra di essere espressione del proprio tempo. L’effetto specchiante anamorfico può essere ottenuto con la sola tecnica della martellatura, mentre gli effetti specchianti dell’argento industriale restituiscono il semplice raddoppio della realtà. Per me la realtà poetica si traduce nel modo vibrante e fortemente personalizzante delle superfici di Principessa. Si è soliti sentir parlare di lusso anche quando questo termine non è appropriato. Lei che accezione gli dà? C.F. Prima di definire il lusso secondo la mia visione, credo sia opportuno premettere che oggigiorno il concetto di lusso sia stato totalmente stravolto dalle strategie aggressive dei marchi del settore. Si è addirittura arrivati a definire il lusso “accessibile”, vera contraddizione semantica del termine, strumentale alla necessità di trasferire al consumatore un valore immateriale, di fatto inesistente, pur di vendere prodotto. Ho letto una volta sulla quarta di copertina di un libro, tra i tanti che hanno definito il lusso, di identificare quest’ultimo come “l’arte della manutenzione del sogno”. Pertanto, dal momento che è una frase che sintetizza bene la valenza immateriale del termine “lusso” ci sarebbe da chiedersi: che tipo di sogno può produrre un oggetto che è realizzato in migliaia di pezzi e che chiunque può possedere sborsando una cifra che evidentemente può permettersi? Cosa fa di un oggetto, un oggetto lussuoso? C.F. Intanto l’unicità. A questa va aggiunta una serie di qualità che difficilmente si trovano in un unico oggetto: valenza estetica, armonia delle proporzioni, manifattura eccelsa - ma non industriale, né travestita da finto artigianale - espressione di uno stile identificabile con la figura “reale” e palpabile di chi quel prodotto lo ha realizzato. Il lusso vero è quello di farsi raccontare le emozioni e i contenuti dell’opera dalla viva voce di chi ha saputo trasferire un pensiero nella materia, senza mediazioni. Il resto può definirsi al limite non marchio del lusso ma omologazione d’alta gamma. In
Pendente in oro bianco, diamanti e perla nera, collezione “Morbide Evoluzioni”. White gold pending with diamonds and black pearl, “Morbide Evoluzioni” collection.
sintesi per me il vero lusso è poter godere di un’opera unica ed esclusiva e viverne il pieno compiacimento, non distante dall’emozione provata dal collezionista d’arte. Come pensa di promuovere la sua concezione del gioiello nel mondo? C.F. Ritengo che il gioiello debba ritornare ad emozionare. Chi lo propone svilendone questo aspetto, come fanno tanti produttori che trattano le merci preziose come generi da banco ortofrutticolo, mostra di non averne mai recepito il valore culturale. Il recupero dei valori del sogno, passa per una chiave di lettura critica il cui intento deve essere quello di esaltare il messaggio dell’autore attraverso la forma significante e il racconto di quest’ultima. Il mio lavoro va in questa direzione. Attualmente sto curando un evento che avrà luogo quest’anno presso lo spazio 798 di Pechino, noto come la “Greenwich Village” dell’Oriente. Un selezionato gruppo di autori della scuola romana del gioiello presenteranno i loro lavori arricchiti di una lettura critica; il gioiello nell’inedito contesto di spazi smisurati - come quelli del 798 - si propone, con l’ambizione di conquistare l’attenzione del pubblico attraverso l’inconsueto principio dell’estetica del piccolo, una sorta di sfida tra la ricca storia dei microcosmi del prezioso e la manipolante condizione di stupore del gigantismo. Così si chiude il cerchio. Determinare una periferia di senso critico del gioiello equivale a valorizzarne la centralità di forma espressiva a tutti gli effetti. Il suo modo di pensare lo stile è riconducibile ad una definizione? C.F. La migliore definizione di stile è quella di Meyer Schapiro: “lo stile è soprattutto un sistema di forme dotato di una qualità e di una espressione portatrice di significato, che permette di riconoscere la personalità dell’artista e la visione del mondo di un gruppo”. In realtà noi viviamo un epoca di continua trasformazione nella quale il concetto di stile, come del resto quella di lusso, ha subito delle variazioni che sfuggono al momento alle nostre comprensioni. Per capirci, quando nel passato si definiva uno stile di una peculiare epoca, vi si riconosceva un tratto comune, mentre oggi lo
stile è più individualistico e l’accezione di Schapiro in tal senso è universale, applicabile quindi sia all’inquadramento di un’epoca storica sia alle qualità distintive dell’individuo della società post moderna. Qual è il valore della scuola romana di questo settore? C.F. La scuola romana ha dimostrato nel passato di saper recuperare la propria storia e di rinnovarla attraverso le innegabili capacità artigianali e le qualità di abili progettisti. Cito su tutti l’esperienza dei Castellani nell’800 che nelle persone di Augusto e Alessandro, affiancati da una fertile mente creativa, quale era quella di Michelangelo Caetani, Duca di Sermoneta, stravolge la precedente gestione di famiglia. Fortunato Pio Castellani era dedito a recepire le esigenze del mercato internazionale, mentre Augusto e Alessandro si muovono nella direzione opposta sostenendo: “il mercato siamo noi”, e tracciando la strada di Roma come capitale del gioiello europeo. Oppure l’esperienza più recente di Bulgari che ha saputo ripetere lo stesso percorso dei Castellani rivisitando la storia romana attraverso il raffinato intuito di Giovanni Valli prima e di Stefano Ricci poi, al quale si deve l’innovativa concezione architettonica del gioiello. Oggi la scuola romana è ancora vivace e questa vitalità non va misurata, come spesso accade nella nostra epoca, in base ai fatturati ma nella qualità tutta romana di esprimere un rituale delle diversità e di un artigianato che di queste diversità ne è la parte innervante. Del resto la scuola romana riesce a sopravvivere, nonostante tutto, all’implosione dei settori produttivi industriali. J. Anderson Black nel ‘74, in una sorta di lettura profetica del futuro della gioielleria faceva notare “La gioielleria, oggi, è viva e vibrante: in un certo senso la sua storia è appena cominciata, poiché il suo potenziale come forma d’arte è stato apprezzato e studiato appieno solo all’inizio di questo secolo.” A ciò aggiungeva anche un monito “Il pericolo maggiore può essere solo la commercializzazione (…) facilitata dagli attuali metodi meccanizzati di produzione…”. Il pericolo maggiore si è fatto realtà, ma la bellezza può ancora salvarci e questo destino è nelle qualità artigianali e nella conoscenza come sinonimo di cultura.
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jewellery represents perhaps the most ancient and thorough experience. If we look at the great variety of ancient jewellery, we find both the root of a value that today would be defined as a “trend”, that is, the desire to identify oneself through the ornamental strategy, and the architectural complexity which often enhances its shape. In fact, I would add that sometimes there is much more architecture in the limited size of a necklace than in the large size of a building. And I will conclude in this respect by saying that every form of art, and therefore also jewellery, cannot and must not be confined within preordained schemes, but on the other hand, should live in perfect symbiosis with other forms of expression, thus guaranteeing a fluid give-and-take in terms of sign, shape and color.
Fashion and jewellery are certainly an important historic testament of the customs of an age, society… Does jewellery, in particular, have a meaning, and if so, is it relevant to the history of mankind? C.F. Jewellery is strictly connected to the history of man, who felt the need to decorate and distinguish himself, assigning symbolic value to jewellery, which in the beginning aimed to convey emotion, beauty and power. I would define it as a multipurpose need, which revealed, since the beginning of the history of humanity, that sentiment of the “superfluous”, necessary as much as the basic necessities of food, water and shelter. Without mentioning that jewellery, in every age, defines the customs and usages of the different civilizations, that is, customs and usages that we have learned specifically thanks to the archeological finds, which serve as the testament of the most significant moments of the life of those who possessed them.
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Do you think that an interaction between the various sectors, namely fashion, art and architecture is possible? C.F. Harold Rosenberg believed that art is a special way of thinking. I would say that this far-sighted assumption runs across all of man’s forms of expression, and that
In your opinion, what is the role of art in the field of jewellery? C.F. Currently, jewellery has drifted perilously close to becoming a mere object of consumption. The advent of massive super production strategies, made possible by the new technology, increasingly called upon to replace the work of man, has led to a saturation of the markets and to a debasement of the immaterial values of jewellery. Consider that Alba Cappellieri declared that jewellery has recently been revalued as a fashion accessory, indicating its potential value at the industrial mass production level as opposed to the jewellery historically perceived as a unique piece. Even Barthes did not hesitate to define bijoux, in his famous book “The fashion system”, as a fashion accessory, in any case investing it with a value which is simply different from that of jewellery: the bijoux reigns over clothing not because of its intrinsic value, but because it contributes in a determining manner to enhancing the latter”. Fortunately, the confusion that reigns over the subject of jewellery is compensated by an increasingly popular sentiment of research and experimentation, which, thanks to the industrial drift to be confronted, tends to invest absolutely unique expressive and poetic values in jewellery, and hence can be rightly defined as a form of art.
Can you explain the difference between artisan and artist? What changes occurred in the perception of these two “trades”? C.F. If we take the artisan in the Greek or Renaissance tradition, who was considered knowledgeable of both humanistic and technical subjects, I would say that there is no difference. Today, the situation is quite different: the segmentation of specializations has created a barrier between the productive moment and the creative one. In this respect, the artisan has become a mere executioner of others’ ideas; it must be added that, the use of sophisticated technology such as the Cad - Cam, which is also capable of creating prototypes directly from the project file, makes the artisan obsolete, living under the illusion that the latter is no longer needed. In reality, and this is where the artist comes in, the artisan’s renaissance occurs when he breaks away from the production chain at the service of a super
productive technology, and consequently “migrates” to the field of research and experimentation, that is, art itself. Thus, it will be possible to establish the right balance: on the one hand, the industrial product as an expression of mass market, and on the other, the artisan quality at the service of research for a more demanding clientele. In one of your essays you stated that: “There is nothing worse than having good ideas expressed in the wrong way in the elaboration of an artifact”. What exactly do you mean by that? C.F. You’re hitting a sore spot here, that of training. Ever since apprenticeship was transferred from the workshop - the only suitable place to learn the sophisticated technical language of the goldsmith’s art - to the multitude of the socalled “courses”, a degradation has occurred in the technical quality of the jewellery sector, that is, in techniques which
Teiera “Pulcinella”, argento e argento brunito. “Pulcinella” Teapot, silver and brown silver. “La città ideale”, architetture da tavola in argento 925/°°°. “La città ideale”, tablewear architecture, silver 925/°°°.
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Spilla in oro giallo, argento brunito, topazio, ametiste e brillanti. Broach in gold, brown silver, topaz, amethyst and diamonds.
are notoriously impossible to standardize. Furthermore, a widespread form of technological hysteria has created the illusion of a “miraculous” production potential. If you speak to any designer, they will tell you that for a proper application of the Cad - Cam technology, it must be limited strictly to the field of research. Today, on the contrary, such instrument is used in a insane and homologating manner. In this way, a good idea becomes an extreme and flat synthesis of the initial thought, since technology is not able to reproduce the complexities and sensibilities proper to learned manual skill.
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What do you mean by learned manual skill? C.F. Let me give you a practical example: the Principessa tea-pot is the program of learned manual skill. In it you will find the swift dynamism of the dancing Artemis of Antalya; the pictorial elegance of Leonardo’s Leda and the Swan; the domineering force of Gianbologna’s serpentines; as well as the Eighteenth-Nineteenth century elegance of the tourchon teapot. The Principessa is a synthesis of these formal and learned aspects, a series of immaterial values perceived in the significant form of contemporary signs, which although evocative of past noble references, prove to be an expression of their own age. The mirroring
anamorphic effect can be obtained only through the hammering technique, whilst the mirroring effects of industrial silver provide merely a simple duplication of reality. In my opinion, the poetic reality is translated through the vibrating and strongly personalizing manner of the surfaces of the Principessa. We often hear the term ‘luxury’ being used improperly. What is your definition of luxury? C.F. Before giving you my definition of the concept of luxury, I want to start by saying that today’s concept of luxury has been completely overturned by the aggressive strategies of the various trademarks operating in the sector. In fact, some people went as far as defining luxury as “accessible”, a real semantic contradiction of the term, so as to satisfy their need to transfer an immaterial, in fact non-existent, value to the consumer, just to sell a product. I once read on the back cover of a book, among the many that have tried to define the concept of luxury, the same term being defined as “the art of dream maintenance”. Consequently, given that this is a sentence which summarizes well the immaterial value of the term “luxury”, we should pose ourselves the question: what kind of dream can produce an object which is reproduced
in thousands of pieces and that anyone can possess for an evidently affordable price? What makes an object, a luxury object? C.F. First and foremost, its uniqueness. To this, we must add a whole series of qualities which can hardly be found in a single object: aesthetic value, harmony of dimensions, sublime manufacture - although not industrial manufacture, nor covered up as a fake artisan product - and expression of a style which can be identified and attributed to the “real” and tangible image of the person who created it. True luxury consists in listening to the live voice of those who have been able to transform a thought into matter relating their emotions and contents of the work, without mediation. The rest can be defined, at the most, not as a luxury brand but as high-end standardization. In brief, real luxury in my opinion consists in the ability to enjoy a unique and exclusive product and draw full satisfaction from it, not far-off from the emotion experienced by the collector of art. How do you plan to promote your concept of jewellery in the world? C.F. I believe that jewellery must recover its “thrill” effect. Those who promote it by debasing this aspect, as is the case for many manufacturers who treat precious goods as products sold on a fruit market stall, have evidently never perceived its cultural value. The recovery of the dream values goes through a critical reading key, which aim should be to exalt the author’s message through a significant form and by telling the latter. My work moves in this direction. Presently, I am organizing an event which will take place next spring at space 798, in Beijing, known as the “Greenwich Village” of the East. A selected group of authors from the Roman goldsmith school will present their works, enriched by a critical reading; the jewellery will be displayed in an unprecedented context of limitless space – such as that of 798 – with the aim to capture the public’s attention through the unusual principle of the aesthetic of the small, a sort of challenge between the rich history of the microcosms of jewellery and the manipulating condition of the astonishment of gigantism. Thus the circle closes:
determining a periphery of the critical sense of jewellery is the same as enhancing the centrality of the expressive form for all purposes. What is the weight of the roman school in this sector? C.F. The roman school has proven in the past to be able to recover its own history and to renew it through the undeniable artisan skills and qualities of expert designers. I would like to mention in particular the experience of the Castellani in the Nineteenth century, more specifically, Augusto and Alessandro, who with the support of a fertile and creative mind such as that of Michelangelo Caetani, Duke of Sermoneta, overturned the previous family management: Fortunato Pio Castellani was prone to catering to the needs of the international market, whilst Augusto and Alessandro moved in the opposite direction, sustaining that “we are the market” and marking out the road to Rome as the European capital of jewellery. Or the more recent experience of Bulgari, who was able to repeat the same course of the Castellani by revisiting Roman history, first through the refined intuition of Giovanni Valli, and later through that of Stefano Ricci, to whom the innovative architectural concept of jewellery is to be attributed. Today, the Roman school is alive and well, and its liveliness should not, as is often the case in our age, be measured on the basis of its turnover but according to the all-Roman quality of expressing a ritual of diversity, and to the craftsmanship which constitutes the nervous system of such diversity. Moreover, the Roman school has been able to survive, despite everything, the implosion of the industrial production sectors. In 1974, J. Anderson Black, in a sort of prophetic reading of the future of jewellery pointed out that “ Jewellery today is alive and vibrant: in a way, its history has just begun, given that its potential as an art form has been appreciated and studied thoroughly only at the start of this century.” And then he warned that “The greatest peril can be only marketing (…) supported by the current automated methods of production…”. The greatest peril has become a reality, but we can still be rescued by beauty, and this destiny is in the artisan qualities and in the knowledge understood as culture.
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Ivo Caruso
Luxury is more Luxury is more
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Esistono due tipi di lusso: quello “ordinario” e quello “acculturato”. Il primo è una incivile manifestazione di ricchezza messa in atto da persone facoltose con l’intento di impressionare e suscitare senso di invidia in persone povere, ma soprattutto stupide, che riconoscono nell’ostentazione e nell’eccesso i codici della preminenza. Questo tipo di lusso si basa sull’uso improprio di materiali costosi, che non migliorano (e spesso peggiorano) le funzioni degli artefatti, sull’introduzione di optional e fronzoli non aventi scopo, se non quello di cercare di giustificare un prezzo esorbitante. Rubinetti d’oro, tazzine di avorio, cazzuole edili tempestate di gioielli. Trattasi di “pacchianerie” molto lontane dalla cultura del design. Esiste poi un lusso “acculturato”, fatto di tradizione, di artigianato, d’eccellenza, di materiali esclusivi, di classe, di attenzione per i dettagli, di eleganza, di creatività. Qui il design svolge un irrinunciabile compito di ricerca e può riappropriarsi della sua dimensione culturale nel creare scenari, nel soddisfare bisogni, nello scegliere il giusto linguaggio progettuale. Poi c’è la crisi che, paradossalmente, sta creando nuove possibilità, nuove occasioni di investimento da parte degli utenti più facoltosi. Non è vero che siamo tutti più poveri. La crisi finanziaria mondiale sta semplicemente e marcatamente modificando l’assetto sociale: fino a qualche anno fa, il mercato dei beni a carattere esclusivo aveva una configurazione a piramide (con una base molto larga di consumatori di fascia bassa che via via si contraeva per arrivare ad un vertice ristretto rappresentato dal lusso assoluto). Oggi si può parlare di modello a clessidra avente un drastico restringimento nella fascia media. In Italia nel 2006 risiedevano 359.000 famiglie con asset finanziari superiori ad 1 milione di euro, esclusi beni immobili; nel 2010 ce ne saranno 712.000, con una crescita prevista vicina al 98% rispetto al 2006. Nel mondo la crescita più elevata si registrerà in Germania (+257%) e Giappone (+226%) - Fonte: Elaborazione Eurispes su dati Barclays-Eu, aggiornata a Gennaio 2009. È quindi possibile dedurre che il settore del lusso non risente dell’impatto della crisi finanziaria mondiale, alla pari di altri settori che invece sono crollati
sotto il peso di gravi perdite economiche. Il sistema-design del Lazio presenta diverse realtà di eccellenza che possono essere inserite nella grande azienda del lusso Made in Italy. Compagnie che possono vantare una storia fatta di tradizione, competenze, coscienza di ciò che significa “progettare”, capacità e coraggio imprenditoriale. Aziende “acculturate”, che in questo periodo storico sono chiamate a rispondere alle mutate esigenze del proprio mercato mantenendo alti i propri standard qualitativi, investendo in ricerca, rinnovando i propri rapporti con le storiche università e con i diversi istituti di cultura presenti a Roma. A Roma e nel Lazio si progettano e si producono beni di alta gamma, che vanno dal lusso accessibile, a quello intermedio, fino a quello assoluto, che interessano settori diversi come la moda, l’arte orafa, l’arredo bagno, il benessere, la tecnologia, la nautica e l’aeronautica. A Roma ci sono molti headquarters delle più rinomate case di alta moda, tra cui Valentino, Biagiotti, Fendi e Gucci, dove le nuove collezioni prendono vita negli studi di progettazione e poi nelle celeberrime vie del lusso, fatte conoscere al mondo anche da una ricca cinematografia che ha reso “Roma” sinonimo di “Dolce Vita”. È stato proprio il cinema neorealista a permettere il fiorire ed il diffondersi di una forte innovazione nel campo della moda a Roma a partire dagli anni ‘50. Le creazioni prodotte in atelier storici come quelli delle sorelle Fontana, di Carosa, di Simonetta, di Fabiani, di Roberto Capucci, di Gianna Manzini ebbero la possibilità di avere come testimonial le principali icone hollywoodiane di quel tempo: da Ava Gardner a Elizabeth Taylor, da Audrey Hepburn ad Anita Ekberg. Più recenti sono le nascite degli atelier di moda di Fausto Sarli e di GrimaldiGiardina. Nello scenario del lusso Made in Lazio esistono anche realtà che si rivolgono alla ricerca del benessere. Un benessere sempre più inteso come vero e proprio bene elitario. Hans Magnus Enzensberger, interrogandosi su cosa sia il lusso nei paesi postindustriali, ha avanzato l’idea che il lusso è ciò che scarseggia persino ai ricchi. Il lusso quindi è il tempo, per i manager stressati, l’autonomia, per i lavoratori dipendenti, lo spazio nelle metropoli, la tranquillità ed il silenzio, la salubrità
ambientale e la sicurezza, la convivialità, l’ambiente creativo e la bellezza. Condurre una vita lussuosa quindi in futuro vorrà dire anche potersi permettere spazi e tempi per godere dei propri averi materiali e per poter dedicare cure alla propria persona. Il Lazio ha una forte tradizione nel settore dell’arredo bagno di alta gamma. Il bagno di lusso è di dimensioni importanti, non è solo un servizio, ma una sala relax, non da attrezzare, ma da arredare, un rifugio dove potersi ritemprare in piena privacy dallo stress quotidiano. In questo ambito della progettazione si sono distinti gli studi romani di Fabio Lenci, di Carlo Urbinati e di Giovanna Talocci. Il concetto di relax, visto invece come riscoperta della relazione tra uomo e natura, viene egregiamente espresso dai prodotti di arredo per esterni della storica azienda viterbese Unopiù che propone elementi d’arredo curati nei minimi particolari, realizzati con pregiatissimi materiali sia tradizionali che innovativi. Un settore alternativo nel quale molti wealth rich tendono a concentrare i loro capitali nei periodi difficili per l’economia, è quello della nautica, settore che costituisce una forma di diversificazione dell’investimento che offre garanzie piuttosto elevate. L’andamento del mercato della nautica di lusso si presenta infatti in netta controtendenza rispetto a molti altri settori dell’economia e tende ad affermarsi ulteriormente il trend verso imbarcazioni sempre più grandi. Le industrie nautiche italiane presentano una quota di mercato pari al 43% del totale mondiale, ed hanno fatto rilevare una crescita di fatturato del 15,1% negli ultimi 3 anni - Fonte: Elaborazione Eurispes su dati Altagamma, Bain&Company, aggiornata a Gennaio 2009. Nella dimensione laziale si sono distinti nella progettazione di luxury motor yacht gli studi di Giovanni Zuccon e di Claudio Lazzarini e Carl Pickering, e nella progettazione di luxury sailing Andrea Vallicelli. Progettare per il lusso in maniera consapevole ed “acculturata” è quindi una opportunità per il designer di andare ad operare in un ambiente che gli permette di sperimentare, di fare ricerca, di disporre di mezzi e servizi di eccellenza, e di ottenere prodotti esclusivi, capaci di sfidare la crisi con armi come la qualità, la professionalità ed il rispetto per la tradizione.
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There are two types of luxury: “uneducated” luxury and “educated” luxury. The former is an uncivilized display of richness carried out by wealthy people with the aim of impressing and making poor and, above all, stupid people green with envy, since they see the codes of preeminence in ostentation and excess. This type of luxury is based on the wrong use of expensive materials which do not improve (but often degrade) the functions of goods, on the introduction of useless accessories and frills, whose only purpose is to justify their exaggerated price. Gold taps, ivory cups, trowels studded with jewels are vulgarities that do not belong to design culture. Then there is an ‘educated’ luxury, the latter made of tradition, handicraft, excellence, exclusive materials, class, painstaking attention to details, elegance and creativity. Here design carries out an essential research task and can regain its cultural dimension when creating scenarios, meeting needs, choosing the most appropriate project language. Furthermore, there is the economic crisis that, paradoxically, is creating new possibilities, new investment opportunities for wealthier consumers. It is false that we all are poorer. The global financial crisis is simply and markedly affecting and changing the social structure: up until some years ago, the market of luxury goods had a pyramid scheme (with a very large base of low-end consumers that gradually became narrower to meet at a vertex representing the absolute luxury), whereas today we can talk of an hourglass model (which shows a drastic narrowing in the middle-end market). In Italy, in 2006, there were 359,000 families with financial assets worth more than one million Euros (except real estate); in 2010 they will be 712,000, with an expected growth close to 98% compared to year 2006. In the world, the highest growth rate will be registered in Germany (+257%) and Japan (+226%) - Source: Eurispes report based on Barclays-Eu data, last update in January 2009. Therefore, it can be inferred that the luxury market has not been affected by the impact of the world financial crisis unlike other markets that, on the contrary, collapsed under the burden of heavy economic losses.
The design-system of the Italian region Lazio shows some examples of excellence that can be listed in the large “Made in Italy” luxury market. Those are companies that can boast a long history marked by tradition, expertise, knowledge of what ‘designing’ means, and entrepreneurial ability and courage. ‘Educated’ companies that in this time of history are due to meet the changing needs of their market while keeping their quality standards high, by investing in research, renewing their relations with the most important universities and the several cultural institutions based in Rome. In Rome and in Lazio region, high-end goods are designed and manufactured, ranging from affordable luxury goods, to medium-end, up to sheer luxury, pertaining to different industries such as fashion, gold jewellery, bath design furniture, wellbeing, technology, sailing and aeronautics. Rome is headquarters to many world famous haute couture firms, among which Valentino, Biagiotti, Fendi and Gucci can be included, where new collections come to life in the design studios and then in the world famous luxury streets, made known to the world also by many movies which turned ‘Rome’ into the synonym of “Dolce Vita” (Sweet Life). It was actually the movement in Italian cinema known as Neorealism that allowed a strong innovation to flourish and to spread in the field of fashion in Rome since the 1950s. The creations manufactured in the historic ateliers, such as those of the Fontana sisters, Carosa, Simonetta, Fabiani, Roberto Capucci, Gianna Manzini had the opportunity to have as their celebrity spokespeople the most famous Hollywood icons of those times: from Ava Gardner to Elizabeth Taylor, from Audrey Hepburn to Anita Ekberg. The fashion ateliers of Fausto Sarli and GrimaldiGiardina were founded in more recent times. In the scenario of ‘Made in Lazio’ luxury there are also firms whose aim is the research of wellbeing. Wellbeing is increasingly more meant as real elite goods. Hans Magnus Enzensberger, wondering about what luxury is in post-industrial countries, suggested the idea that luxury is what even wealthy people lack. Therefore, luxury is time for stressed managers,
autonomy for employees, space in metropolises, peace and silence, a healthy environment and safety, conviviality, a creative environment and beauty. Living a luxury life will therefore mean the opportunity, in the future, to afford spaces and times to enjoy your material goods and the opportunity to care for your own person. Lazio region has a strong tradition in the high-end bath design industry. A luxury bathroom has important dimensions, it is not just a toilet, but it is a relax room to be furnished rather than to be fitted out, a hideaway where to restore yourself from daily stress. In this field of design the Roman firms of Fabio Lenci, Carlo Urbinati and Giovanna Talocci excelled. The concept of relaxing meant as a rediscovery of the relation between man and nature is very well expressed by the outdoor furniture of the historic company UnopiĂš, based in Viterbo, which offers furnishings with a painstaking attention to the smallest details, manufactured with both traditional and innovative quality materials. Another sector in which many wealth rich usually concentrate their capitals in periods of economic crisis is the sailing industry, which represents a kind of spread of the investment offering rather high warranties. The trend of the luxury sailing market is shown to clearly go against the market trend when compared to many other fields of economy, while sales further confirm a trend towards increasingly larger boats. Italian sailing companies have a market share of 43% of the world market and registered an increase of 15.1% in their turnover in the last three years - Source: Eurispes report based on Altagamma, Bain&Company, last update January 2009. In the area of Lazio region the firms that excelled in the design of luxury motor yachts were Giovanni Zuccon and Laudio Lazzarini and Carl Pickering while Andrea Vercelli excelled in luxury sailing design. Designing for luxury goods in a conscious and “educatedâ€? way therefore represents an opportunity for a designer to work inside an environment where he is allowed to experiment, to research, to take advantage of excellent services and tools, and to obtain exclusive goods, able to fight the crisis with weapons such as quality, expertise and respect for tradition.
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designer_index Roberto Capucci
Renato Balestra
Rocco Barocco
www.fondazionerobertocapucci.com
www.renatobalestra.it
www.roccobarocco.it
Artista e Fashion designer, Roma 1930. Inventore lucido e intransigente, è considerato l’ambasciatore della creatività italiana nel mondo. Riconosciuto da tutti come un artista dell’abito piuttosto che uno stilista tradizionale. A soli ventisei anni viene giudicato anche da Christian Dior il miglior creatore della moda italiana. Nel 1962 apre un atelier a Parigi. Il 1968 vede il suo definitivo rientro in Italia, a Roma, in via Gregoriana. Nel 2005 viene creata la Fondazione Capucci.
Fashion designer, Trieste. Appassionato cultore e conoscitore di musica classica ed operistica. Di formazione ingegneristica, approda alla moda casualmente. Ha disegnato per il teatro, per il cinema e, naturalmente per la Moda. Oggi l’atelier Balestra disegna e firma circa una ventina di linee che vanno da differenti collezioni di Ready to Wear ad una linea completa di ModaUomo e varie linee di accessori. Ha realizzato le divise per le linee aeree Filippine, e per le hostess dell’Alitalia.
Nel 1974 apre il suo atelier a Roma in piazza di Spagna e, nel 1979, dopo i successi ottenuti con l’alta moda, presenta la sua prima collezione di prêt-â-porter femminile. Oggi, nel 2008, Rocco Barocco è uno dei più affermati stilisti italiani e il suo marchio è conosciuto ed esportato in tutto il mondo. Presenta ogni anno le sue collezioni di pret à porter uomo/donna a Milano durante la settimana della moda.
Artist and Fashion designer, born in Rome in 1930. A lucid and uncompromising creator, he is considered to be the Ambassador of Italian creativity around the world. He is universally recognized to be an artist of fashion more than a traditional fashion designer. When he was only 26 years old, he was judged to be the best creative talent of Italian fashion by Christian Dior. In 1962 he opened an atelier in Paris and only permanently settled back in Italy in 1968, on Via Gregoriana in Rome. In 2005 he created the Capucci Foundation.
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Fashion designer, born in Trieste. A classical and opera music enthusiast and expert, he was trained in engineering and landed in the world of fashion by chance. He has designed for the theatre, for the cinema and, of course, for fashion. Today, the Balestra Atelier designs and signs some 20 different fashion lines that go to several Ready to Wear collections, to a complete Man’s Fashion line and to different lines of accessories. He has designed the uniforms of the flight attendants of Philippine Airlines and of the stewardesses of Alitalia.
In 1974, Rocco Barrocco opened his workshop in Rome’s Piazza di Spagna. Following successes in high fashion, he presented his first women’s ready-to-wear collection in 1979. Today, Rocco Barocco is one of the best-established Italian designers, and his brand is known and exported around the world. Every year, he presents his men’s and women’s ready-to-wear collections during Fashion Week in Milan.
Fausto Sarli
GrimaldiGiardina
Maurizio Galante
Frida Giannini
www.sarlicouture.it
www.grimaldigiardina.it
www.maurizio-galante.com
www.giannini.it
Fashion Designer, Napoli 1925. Ha atelier a Roma, Milano, Napoli. Nel 1961 disegna i costumi per Mina, e si conferma stilista amato da artiste del calibro delle gemelle Kesller, Ornella Vanoni, Carla Fracci, Valentina Cortese, Carla Bruni, Valeria Mazza, Carol Beker. Per il cinema veste attrici come Liz Taylor o Monica Bellucci e Carol Alt negli anni Novanta. Le sue clienti sono però spesso mogli e figlie di politici di primo piano. Nel 1984 nasce la linea Sarli Prèt a Pòrter.
Antonio Grimaldi nasce a Salerno e Sylvio Giardina a Parigi. Nel 1998 il duo decide che è tempo di lanciare il marchio GrimaldiGiardina, scegliendo la settimana dell’alta moda a Roma, come loro palcoscenico. Con l’aiuto del maestro Emanuel Ungaro, GrimaldiGiardina si presenta a Parigi presso la “Chambre Sindacale de la Couture”. Attualmente, GrimaldiGiardina stanno lavorando per sviluppare una linea Pret a porter.
Nasce a Roma nel 1963 dove studia all’Accademia di Costume e di Moda. Vive a Parigi dove riesce ad esprimere la sua forte personalità creativa che opera non solo nella moda ma in molti campi del design. Viene notato subito dalla critica alla sua prima sfilata negli anni 90, da qui entrerà nel calendario dell’Alta Moda parigina e poi a New York e a Tokyo, i suoi abiti sono esposti nei più importanti musei di Moda del mondo. Trae ispirazione nelle forme della natura che trasforma in trame e tessuto, secondo una tradizione sperimentale più orientale che occidentale.
Nasce a Roma nel ‘72 dove studia all’Accademia di Costume e di Moda. Dopo alcune esperienze minori nel ‘97 inizia a lavorare per Fendi, prima nel settore pret a porter poi nella pelletteria. Nel 2002 per volere di Tom Ford passa alla Gucci prima nel settore borse e accessori poi dal 2005 prende la direzione totale del marchio e dal 2006 è direttore creativo di tutte le linee. La sua intelligenza creativa è stata in grado di rielaborare le caratteristiche stilistiche tradizionali del marchio e di renderle contemporanee. Vero caso di produzione sulla base del patrimonio culturale del prodotto stesso e di successo economico che porta l’azienda al secondo fatturato mondiale di settore nel 2006.
Fashion Designer, born in Naples in 1925. He has an atelier in Rome, in Milan and in Naples. In 1961 he was the costume designer for Mina and he later consolidated his popularity as a fashion designer among stars of the calibre of the Kessler twins, Ornella Vanoni, Carla Fracci, Valentina Cortese, Carla Bruni, Valeria Mazza and Carol Baker. In the world of cinema, during the ‘90s he became the designer of actresses like Liz Taylor, Monica Bellucci and Carol Alt. However, his clientele mainly encompasses the wives and daughters of leading politicians. Then, in 1984 he created the Sarli Prêt-à-Porter line.
Antonio Grimaldi was born in Salerno, and Sylvio Giardina in Paris. In 1998, the couple decided that it was time to officially introduce the GrimaldiGiardina label, choosing Rome’s haute couture fashion week as their stage. With the help of master couturier Emanuel Ungaro, GrimaldiGiardina were next introduced into the “Chambre Syndacale de la Couture” in Paris. Currently, GrimaldiGiardina have been hard at work furthering their aspirations in the field of Ready-to-Wear.
Galante was born in Rome in 1963, where he studied at the Academy of Costume and Design. He lives in Paris, where he successfully expresses his strong creative personality not only in fashion but in many fields of design. The critics took immediate note of him at his first fashion show in the 1990s, after which he became a part of the Haute Couture calendar in Paris, then in New York and Tokyo. His clothing is on display at the world’s finest fashion museums. He draws his inspiration from shapes found in nature, which he transforms into weaves and fabrics based on an experimental tradition that is more oriental than western.
Frida Giannini was born in Rome in 1972, where she studied at the Academy of Costume and Design. After a few minor experiences in ‘97, she joined Fendi, first in the ready-to-wear department, then in furs. In 2002, Tom Ford hired her away to Gucci, initially in the handbags and accessories department. In 2005, she became director of the entire brand, then the creative director of all of the brand’s lines (2006). Thanks to her creative intelligence, she reelaborated the brand’s characteristic traditional style making it contemporary.
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Marco Coretti
Joseph Debach
Davide Di Gianni
www.marcocoretti.com
www.josephdebach.com
www.digida.net
Fashion designer, 1977. Diventa il direttore artistico del “Le Età della Moda”, un progetto nato dall’idea dell’Istituto Europeo di Design e patrocinato dall’Assessorato alle Politiche Sociali del Comune di Roma. Nel 2006 ha realizzato una collezione per il marchio Sorelle Fontana e che è stata presentata alle sfilate di gennaio di Roma Alta Moda. Organizza una presentazione alla Galleria Nazionale di Arte Moderna presentando abiti ispirati all’arte di Giuseppe Caporossi.
Debach nasce a Tripoli ma vive al centro di Roma. Maggiorenne decise di continuare la tradizione familiare aprendo il suo primo laboratorio, creando e producendo i suoi primi sandali. Dotato di grande creatività ed entusiasmo è sempre alla ricerca di cose nuove e raffinate. Le sue creazioni sono distribuite in tutto il mondo nei più prestigiosi negozi e sono presenti in molte sfilate. Queste scarpe si distinguono per l’originalità dei materiali usati, per le personalissime tecniche di colorazione e per la genialità delle forme. Ogni singola scarpa è un pezzo unico costruito, datato e firmato con infinita meticolosità da un’unica mano sicura ed eclettica.
Il fotografo Davide Di Gianni, a partire dagli anni’90, si occupa professionalmente di fotografia tradizionale, lavorando in particolare sulle possibilità espressive del bianco e nero. Nel 2000 apre un laboratorio specializzato nella stampa fotografica fine art e digitale, diventando punto di riferimento per alcuni dei più importanti fotografi contemporanei. Il valore aggiunto del suo lavoro sta nel dare una precisa connotazione alle stampe, esaltando quegli aspetti salienti della foto che talvolta sfuggono perfino all’autore stesso.
Born in 1977, he is a fashion designer. He became the artistic director of “Le Età della Moda” (The Ages of Fashion), a project ensued from an idea of the European Institute of Design and backed by the Councillorship for Social Policies of the Municipality of Rome. In 2006, he prepared a collection for the Sorelle Fontana Atelier, which has been presented at the fashion show in January, during the Roma Alta Moda (Rome High Fashion) event.
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Debach was born in Tripoli but he lives in the centre of Rome. When he reached adulthood he decided to continue in the family tradition by opening a workshop where he created his first sandals. Blessed with a marvellous creativeness and enthusiasm, he is constantly on a quest to discover new, refined things. His creations can be found in the most prestigious stores throughout the world and often feature in fashion shows. Stand-out characteristics of his footwear are the original materials, the highly individual colouring techniques and the genius of the forms. Every single shoe is a one-off piece made, dated and signed with the utmost meticulousness by a single, steady and eclectic hand.
Since the 1990s, photographer Davide Di Gianni has been working with traditional photography, dealing in particular with the expressive capacities of black and white. In 2000 he opened a workshop specializing in fine art and digital photographic printing, becoming a focal point for some of the most significant contemporary photographers. The added value in his work comes from the precise connotations given to the prints, emphasizing the prominent aspects of photos that sometimes even slip by the photographers themselves.
Stefano Ricci
Claudio Franchi
Massimiliano e Doriana Fuksas
Paolo Portoghesi
www.studioriccidesign.com
www.claudiofranchi.com
www.fuksas.it
www.paoloportoghesi.com
Designer, Roma 1950. Da oltre venti anni si occupa della progettazione di prodotti per aziende italiane e internazionali, come Bulgari, Asprey, Breguet, Carl F. Bucherer, Chopard, Christofle, Cleto Munari, Gucci, Kristall Jewelry Centre Smolensk, Piaget, Rolex, Sciara, Seiko, Swarovski, Unoaerre. Dal ‘85 si occupa anche di formazione come docente di Design del Gioiello, dell’Orologio e dell’Accessorio prezioso. Dal ‘90 aderisce a associazioni di design e del comparto orafo per contribuire alla promozione della cultura di progetto.
Claudio Franchi è artigiano orafo, argentiere, progettista, restauratore di manufatti di oreficeria antica, storico e critico d’arte. É libero docente presso la facoltà di Economia dell’Università “La Sapienza” e cultore della materia presso il Dipartimento di Studi Storico Artistici, Archeologici e della Conservazione dell’Università Roma Tre. Ricopre la carica di Vice Presidente nell’Associazione Regionale Romana Orafi ARRO in Confcommercio.
Architetti con studi a Roma, Parigi e Vienna dal 1969. Dal 1989 al 2000 Fuksas è stato direttore della VII Biennale Internazionale di Architettura di Venezia, dal titolo “Less Aesthetics, More Ethics”. Dal gennaio del 2000 è responsabile della rubrica Architettura del settimanale l’Espresso. Visting Professor presso alcune università, per molti anni ha concentrato la sua attenzione sulle problematiche urbane nelle grandi aree metropolitane. Attualmente vive e lavora tra Roma, Parigi e Francoforte. Lavora con Doriana Mandrelli dal 1985.
Architetto, Roma 1936. Docente di letteratura italiana all’Università La Sapienza di Roma dal ‘62 al ‘67 e, dal ‘67 al ‘77, di storia dell’architettura al Politecnico di Milano, dove è nominato preside nel 1968. Dal ‘95 insegna progettazione architettonica all’Università di Roma. Ha sempre lavorato parallelamente in campo teorico, nella ricerca storica, e come architetto libero professionista, tenendo a mente il riadattamento della memoria storica nella tradizione dell’architettura moderna.
Designer, born in Rome in 1950. For over twenty years he has been designing products for Italian and international companies like Bulgari, Asprey, Breguet, Carl F. Bucherer, Chopard, Christofle, Cleto Munari, Gucci, Kristall Jewelry Centre Smolensk, Piaget, Rolex, Sciara, Seiko, Swarovski and Unoaerre. As of 1985 his activities also include teaching a course in the Design of Jewels, Watches and Precious Accessories. Since 1990 he has been a member of the Design and Goldsmiths Associations with a view to contributing to the promotion of the culture of design.
Claudio Franchi is an artisan goldsmith, silversmith, designer, restorer of ancient jewellery, historian and art critic. He is a Professor at the Faculty of Economy of the University of Rome “La Sapienza” and scholar in the same subject at the Department of Historic-Artistic, Archeological and Conservation Studies of the University of Roma Tre. He holds the position of Vice Chairman of the Associazione Regionale Romana Orafi ARRO within Confcommercio.
Architect in Rome, Paris and Vienna from 1969, from 1998 to 2000 he was Director of the VII Biennale Internazionale di Architettura di Venezia “Less Aesthetics, More Ethics”. Since January 2000 writes the architecture column of the weekly magazine “L’Espresso”. Visiting Professor at several universities, for many years he has been devoting special attention to the study of the urban problems in large metropolitan areas. Presently lives and works in Rome, Paris and Frankfurt. He works with Doriana O. Mandrelli since 1985.
Architect, born in Rome in 1936. Professor of Italian Literature at the University of Rome “La Sapienza” from ‘62 to ‘67 and from ‘67 to ’77 and of History of Architecture at the Milan Polytechnic, where he was appointed Dean in 1968. Since ’95 he teaches Architectural Design at the University of Rome. He has always worked in the field of theoretical and historical research concomitantly to his free-lance architectural practice, by focusing on the readjustment s of historical memory in modern architectural tradition.
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Focus Nac Sound Cavalcando le onde sonore d’alta qualità | Riding the high quality sound waves Emanuele Cucuzza
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Tra le onde sonore di qualità si è fatta strada nel corso degli anni la Nac Sound, azienda, nata nel ‘97 a Roma, specializzatasi in diffusori acustici d’alta fedeltà, in collaborazione con esperti dell’audio come Roy Allison e designer del calibro di Ron Arad e Ingo Maurer. Bandiera a livello internazionale dell’alta fedeltà da esibire, la Nac Sound vanta un design raffinato, sviluppato parallalelamente alla ricerca tecnologica in un percorso avvincente. Qui la sensibilità si scinde tra scienza e fisiologicità dell’ascolto, tra psicoacustica e fisica. Francesco Pellisari, titolare e designer dell’azienda, ci racconta che: “Il fine è quello di creare un punto di incontro, dove il suono sia in armonia con l’ascolto, ma anche con la luce, i colori e lo spazio che lo circondano”. L’approccio non è, quindi, solo matematico, ma si basa anche sulla psico-acustica, l’immagine sonora tridimensionale interpretata dal cervello. La percezione viene così celebrata attraverso l’omni-direzionalità dell’andamento sferico, che come dimostrato negli anni ’70, riduce le risonanze, oltrepassa limiti architettonici e sonorizza in modo costante ogni zona. “I Nac Sound con tecnologia omni-direzionale brevettata – prosegue Pellisari - utilizzano delle “guide d’onda” dalla particolare forma geometrica, che irradiano a 360° le onde emesse da altoparlanti contrapposti coassialmente.” Si può dunque tarare il dispositivo con ogni tipo di ambiente e sistema. Anche quelli “surround” degli Home Theatre. La scelta della ceramica dona trasparenza al suono e durata, ma la ricerca è già indirizzata verso altri materiali come alluminio, legno, platino, fibre di carbonio. La sospensione invece, abbatte le risonanze meccaniche dell’appoggio. La continua sperimentazione ha portato anche al wireless, diffusori a onde radio autonomi, privi di collegamenti audio e di controllo, collegati direttamente all’impianto elettrico standard preesistente o perfino ai lettori mp3, senza interventi invasivi. Gli speaker sono finalmente liberi di sfuggire alle rigide posizioni attribuite loro canonicamente e perfino alla pioggia, perché “tutti sono disponibili anche nella versione waterproof “Patio”, che sfrutta una guarnizione conica inserita all’interno di un doppio disco in plexiglass nel condotto posteriore reflex.” Tradizione ed innovazione si fondono nella storia che ogni prodotto racconta: un viaggio per luoghi e mestieri, arte e tecologia, memoria e avanguardia. “Dal Lazio, dove nasce il concept, è sviluppato lo studio della tecnologia e definito il design, a Deruta, in Umbria, per la qualità delle sue terre, a Faenza, in Emilia, dove sono alcuni tra i migliori artigiani di pezzi unici al mondo, a Marcon, vicino Venezia, regione industriosa tra le più produttive d’Italia, fino a Cambridge (UK), nostra seconda sede.” Che ruolo hanno avuto le fiere nella vostra internazionalizzazione? “Il ruolo è stato sicuramente importante, abbiamo partecipato con la Regione Lazio a quella di New York ad un’altra in Canada… ma abbiamo partecipato anche ad altre per esempio in Cina con l’aiuto di altre regioni.” In cosa un’azienda può essere meglio aiutata da queste istituzioni?
Omni, F. Pellisari, sistema trasmission line conico. Woofer da 145mm ad ampia escursione, cestello in alluminio pressofuso. Tweetter da 28mm in seta ScanSpeak. Guida d’onda centrale emissione 4Pst. Filtro cross-over 24/12 dB/oct. in tecnologia Circular-Nac Sound, Fc 960Hz. Omni, F. Pellisari, Conical transmission line system. 145mm woofer, high excursion, casing in moulded aluminium. 28mm scan speak silk tweeter. Central emission 4Pst. Cross-over filter 24/12 dB/oct. Circular-Nac Sound technology, Fc 960Hz.
Seth, F. Pellisari, sistema trasmission line conico chiuso, Fs46Hz. Woofer da 145mm, cestello in alluminio pressofuso con tw centraleda 28mm in seta. Filtro cross-over 24/12 dB/oct. in tecnologia Circular-Nac Sound, FcLow 960Hz, FcHigh 1240Hz. Seth, F. Pellisari, Closed conical transmission line system, Fs46Hz. 145mm woofer, casing in moulded aluminium designed to hold 28mm silk tweeter. Central emission 4Pst. Cross-over filter 24/12 dB/oct. Circular-Nac Sound technology, FcLow 960Hz, FcHigh 1240Hz
“Sarebbe certo necessario un maggiore supporto a livello logistico, una più ampia se non completa libertà nella scelta degli allestimenti, maggiori agevolazioni sulle tariffe… Cercare in qualche modo di compensare anche eventuali carenze organizzative delle stesse fiere, fornendo un servizio di interpretariato nel rapporto con i potenziali clienti, dei quali magari avere una lista gratuita con l’aiuto dell’ICE.” Tra le tante soddisfazioni quali sono i risultati più importanti raggiunti? “Di sicuro il riscontro a livello internazionale sugellato dal contratto con un’azienda come la Sonance, leader mondiale nel settore delle casse acustiche, ora nostra distributrice per Stati Uniti e Canada, o la consolidata collaborazione con Ron Arad, protagonista di una mostra personale al Centre Pompidou di Parigi, dove rotolavano e suonavano i nostri Freewheeler, diffusori stereo senza fili a forma di ruota progettati insieme.”
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Freewheeler, Ron Arad & F. Pellisari, sistema a sospensione pneumatica con emissione stereo a corpo unico, amplificazione in classe H, 150Wrms, Filtro cross - over 24/12 dB/oct. in tecnologia Circular - Nac Sound, Batterie 12V-7,2A/h. Trasmissione/ ricezione 2,4 ghz in tecnologia digitale con convertitore Sigma/delta. Freewheeler, Ron Arad & F., pneumatic suspension system with stereo emission in a single body, amplification class H, 150Wrms. Crossover filter 24/12 dB/oct. Circular-Nac Sound technology, battery 7,2A/h. Transmission-reception 2,4 ghz in digital technology with sigma/ delta converter. Risposta in frequenza | Frequency response: 52-21.000 Hz +3dB Potenza max segnale | Max. signal power: 117 dB Durata media | Average running time: 8 hours Ricarica | Recharge: 14 hours Ricezione | Reception range: 100 m Peso | Weight: 32 kg Dimensioni | Dimensions: 60x25 cm
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Nac Sound, founded in Rome in 1997, has established itself over the years in the high quality sound sector, specializing in high-fidelity loudspeaker systems, in collaboration with sound experts such as Roy Allison, and designers of the caliber of Ron Arad and Ingo Maurer. A flag carrier high-fidelity company of international import, Nac Sound offers a refined design, which is the result of a successful technological research program combining science, physiology of listening, psychoacoustics and physics. Francesco Pellisari, the Company owner and designer, claimed that: “The aim of our Company is to create a meeting place, where sound is in harmony with listening, but also with the light, colors, and space that surround it.” Consequently, the approach is not simply mathematical, but one which is also based on psycho-acoustics, the three-dimensional sound image interpreted by the brain. Perception is thus celebrated through the omni-directionality of sphere performance, which, as shown in the ‘70s, is capable of reducing resonance, overcoming any sort or architectural limits, and soundproofing every zone in a continuous manner. “Nac Sound products with patented omni-directional technology – adds Pellisari – use particular geometrically-shaped “waveguides”, which diffuse the sound waves emitted by coaxial speakers equally in every direction by 360°.” As a result, such device can be adapted to any type of environment and system, including the “surround” systems of Home Theatre. The type of ceramic selected provides sound transparency and duration, although research is already experimenting with other materials such as aluminum, wood, platinum, carbon fibers… The suspension, on the other hand, helps to reduce the device’s mechanical resonance. Continuous research has also led to the wireless system, that is, an independent radio wave loudspeaker system, with no audio or control connections, which is hooked up directly to the pre-existing standard electric mains, including also mp3 players, without the need for structural interventions. The speakers, “all of which are available in the “Patio” waterproof version, thanks
Kayak, D. Pinocci & F. Pellisari, sistema trasmission line conico chiuso, Fs46Hz. Woofer da 145mm cestello in alluminio pressofuso con tw centrale da 28mm in seta. Guida d’onda centrale emissione stereo a 4Pst. Filtro cross-over 24/12 dB/oct. in tecnologia Circular-Nac Sound, FcLow 960Hz, FcHigh 1240Hz. Kayak, D. Pinocci & F. Pellisari, closed conical transmission line system, Fs46Hz. 145mm woofer; casing in moulded aluminium also holds 28mm silk tweeter. Stereo Central emission 4Pst. Crossover filter 24/12 dB/oct. Circular- Nac Sound technology, FcLow 960Hz, FcHigh 1240Hz. Impedenza | Impedance: 8 ohm Potenza | Power: 60+60W r.m.s Efficenza | Efficiency: 86 dB Peso | Weight: 5,6 kg, Altezza | Height: 76 cm
to the use of a cone-shaped seal positioned inside a Plexiglas double disc in the rear reflex conduit,” are finally released from the strict limitations canonically attributed to them, and are also water resistant. Tradition and innovation mix together in the history of each product: a journey which covers different places and trades, art and technology, memories and the state of the art. “The study of technology was developed in the region of Lazio, where the concept was originally defined; the design in Deruta, Umbria, thanks to the quality of its land; in Faenza, Emilia, which hosts some of the best craftsmen of unique components in the world; and in Marcon, near Venice, an industrious region, one of the most productive in Italy, all the way up to Cambridge (UK), where our secondary office is located.” What role did your internationalization trade shows play? “They certainly played an important role, we participated in the New York trade show and in another held in Canada… but we also took part in other shows in China with the help of the other regions.” What are the best ways for these institutions to help enterprises? “A stronger logistic support is definitely needed, as well as more, if not absolute, freedom at the organizational level, greater tariff discounts… Making an effort to compensate, somehow, also for any organizational deficiencies in the same trade show organizations, providing interpreting services to facilitate relations with potential customers, for which, perhaps, a list could also be provided, free of charge, by the Italian Trade Commission (ICE).” Which, among the many achievements, has been the most important? “The feedback obtained at international level, without a doubt, which was made possible thanks to the agreement signed with a Company like Sonance, a world leader in the loudspeaker sector. Sonance is presently our distributor for the United States and Canada. Or the consolidated collaboration with Ron Arad, the protagonist of a one-man exhibition held at the Centre Pompidou of Paris, where we rolled and played our Freewheelers, a wheel-shaped wireless stereo speaker system that we designed together.”
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Factory
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Filippo Pernisco
Storie intense, legate ad una città, Roma. Palcoscenico fuori dal set per le Star di Hollywood negli anni ’50 e ’60, punto di riferimento per eleganza e creatività. Le Maison Bulgari e Piattelli hanno contribuito alla nascita e consacrazione del Made in Italy, vestendo i personaggi più in vista dell’epoca: attori e principesse sono stati testimoni e ambasciatori della creatività italiana – e romana – nel mondo, mostrando abiti e gioielli che ne hanno esaltato fascino e carisma. Attività nate dalla passione di persone, sviluppatesi grazie alla perseveranza e alla serietà. Non scuole di pensiero, ma vera e propria genialità, italiana, ricca di tradizione e storia, orientata alla ricerca e all’innovazione attraverso la semplicità di segni e forme. Il fondamentale contributo che il cinema, dagli scenografi ai costumisti, ha dato allo sviluppo dell’Alta Moda, è stato debitamente ripagato dalle pregiatissime realizzazioni orafe e sartoriali che, proprio per il grande schermo, sono state messe a punto e che hanno senz’altro conferito un fascino impareggiabile a pellicole oggi storiche. L’influenza della città è implicita: la si trova nell’aria che si respira, nelle proporzioni delle architetture, nei suoi monumenti, nella semplicità della gente, nell’intensità di ogni prospettiva. I colori di Roma, i suoi vicoli, i profumi, così come le botteghe e le gallerie d’arte, sono oggi come allora inesauribile fonte di ispirazione e riflessione. Scorcio dove il tempo sembra essersi fermato e dove, distraendosi un istante, sembra ancora di vedere scene rimaste impresse nella storia del Cinema.
Negozio Bulgari | Bulgari Shop, via dei Condotti.
Intense histories, connected to a city, Rome. A stage out of the set for the Hollywood stars in fifties and sixties, reference point for elegance and creativity. Bulgari and Piattelli contributed to the born and consecration of “Made in Italy”, dressing the most famous people in that years: actors and princesses were witnesses and ambassadors of the Italian creativity - and Roman - in the world, showing clothes and jewels that have exalted charm and charisma. Activities arising from the passion of people, developed through the perseverance and professionalism. No schools of thought, but true genius, Italian, rich in tradition and history, focused on research and innovation through the simplicity of signs and shapes. The fundamental contribution of the cinema, from set designers to costume designers, to the development of the High Fashion, it was duly rewarded by the gold and tailoring precious achievements that have been refined for the big screen and have undoubtedly given a matchless charm to historical films today. The influence of the city is implicit: it blows in the atmosphere, in the architecture’s proportions, in its monuments, in the simplicity of the people, intensity of each perspective. The colours of Rome, its streets, the smells, as well as shops and art galleries, are today as yesterday an inexhaustible source of inspiration and reflection. Place where time seems to stand still and where, a moment distracting, yet seem to see scenes in the Cinema’s history imprinted.
Bulgari Stile Italiano nel mondo | Italian style in the world “For me calling at Bulgari’s shop is like visiting the best exhibition of contemporary art”. (Andy Warhol) In oltre un secolo di storia, la Maison Bulgari ha scritto meravigliose pagine di creatività e mondanità, rendendosi interprete di gioielli paragonabili ad opere d’arte, legati alla tradizione e alle radici del marchio, ma volti sempre alla ricerca e all’innovazione. Fu Sotirio Bulgari, patriarca di un’antica famiglia di argentieri greci, dopo essersi spostato a Roma, ad aprire il primo negozio Bulgari in via Sistina nel 1884. Qualche anno dopo trasferì la sua attività e nel 1905 insieme ai suoi figli, Giorgio e Costantino, inaugurò il negozio che ancora oggi è il più rappresentativo della Maison, al civico 10 di via dei Condotti. Il nome del negozio fu inizialmente “Old Curiosity Shop”, da un romanzo di Charles Dickens, per attrarre turisti inglesi e americani, molto interessati agli originalissimi accessori creati da Sotirio. In estate, periodo in cui l’afflusso della clientela diminuiva notevolmente, Sotirio decise di trasferire temporaneamente la vendita dei suoi
gioielli in una località di villeggiatura. Scelse St. Moritz e l’idea si rivelò vincente, tanto che negli anni successivi vennero fondate diverse sedi affidate alla direzione di alcuni parenti. In questi anni Giorgio e Costantino svilupparono un profondo interesse per i gioielli e le pietre preziose, sostituendosi gradualmente al padre nella conduzione delle attività. Nel 1934, due anni dopo la scomparsa di Sotirio, il negozio di via dei Condotti fu ampliato e rinnovato, riscuotendo un tale successo che le immagini della facciata del nuovo negozio vennero inserite nell’Enciclopedia Treccani sotto la voce “Negozio”, ma fu il periodo successivo alla seconda guerra mondiale a segnare un cambiamento importante nella storia dei Bulgari. La Maison creò un proprio stile allontanadosi dalla regole imposte dalla tradizione orafa francese, trovando ispirazione negli stili classici Greco e Romano, arricchiti di un’attenzione al Rinascimento italiano e ai dettami della Scuola orafa romana del XIX secolo. Nel 1970 con l’apertura del primo negozio oltreoceano a New York, seguito da altri a Parigi, Ginevra e Montecarlo,
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Bulgari, orecchini collezione Lucea | earrings Lucea collection.
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Bulgari, orologi collezione Diagono | watches Diagono collection.
iniziò l’espansione internazionale di Bulgari. Negli anni successivi fu presentato l’orologio Bulgari Bulgari, il cui nome è ispirato dal logo inciso due volte sulla lunetta, un successo internazionale, attualmente considerato un classico di tutti i tempi. Nel corso degli anni quest’orologio è stato proposto in una grande varietà di versioni e misure: in oro giallo e bianco 18kt, in acciaio con cinturino in pelle in una vasta gamma di colori, con bracciale in oro o in acciaio. Il lancio della prima fragranza Bulgari, Eau Parfumée, Cologne au thé vert, segna l’inizio di una nuova strategia aziendale di diversificazione: Acquerelli, prima collezione interamente in seta, Black, Blv, Bulgari pour Femme e Bulgari pour Homme, fragranze di successo internazionale portano la Maison ad essere un punto di riferimento in diversi settori del lusso e, recentemente, con la creazione di Bulgari Hotels & Resorts, l’ambizioso obiettivo è l’apertura di un ristretto numero di hotel di lusso nelle principali città e località più esclusive del mondo, il primo dei quali a Milano, seguito da quello di Bali, entrambi a firma di Antonio Citterio. Il lifestyle unico ed esclusivo, di cui Bulgari si fa icona, è ormai apprezzato in tutto il mondo come lo Stile Bulgari da una clientela internazionale che ne riconosce la qualità assoluta e il design inimitabile. La ricerca dell’eccellenza è infatti riscontrabile in tutti i prodotti, dalla fase di creazione fino alla realizzazione dell’ultimo dettaglio: i gioielli Bulgari prendono forma attraverso un disegno realizzato ad
Bulgari, anelli collezione B.zeroI | rings B.zerol collection. Bulgari, anello collezione Monologo | ring Monologo collection. Bulgari, anello collezione Cabochon | ring Cobochon collection. Bulgari, anello collezione “Dedicata a Venezia” | ring “Dedicata a Venezia” collection.
acquarello o a tempera, l’artigiano mette poi a frutto tutto il proprio talento manuale e la propria esperienza per realizzare un oggetto di particolare morbidezza, rotondità e perfezione. Sin dal primo disegno l’idea è analizzata e sviluppata dal punto di vista creativo, in modo da poter scegliere i materiali e i colori più adatti e garantire vestibilità e coerenza con la tradizione e lo Stile Bulgari, frutto di un perfetto equilibrio fra classicismo e modernità e di una costante ricerca di nuovi spunti di design, materiali e combinazioni di colori. Il senso del volume, l’amore per forme lineari e simmetriche e per dettagli ispirati all’arte e all’architettura sono, inoltre, inconfondibili caratteristiche di tutte le creazioni. Bulgari e il cinema, un connubio perfetto: gioielli e accessori sono stati grandi interpreti, assieme ad altrettanto grandi attori di Cinecittà e di Hollywood, di pellicole cinematografiche dagli anni trenta ai giorni nostri. Diamanti lucenti e pietre colorate che hanno interpretato l’amore, il tradimento e la passione attraverso icone di fama mondiale. Una simbiosi perfetta tra le gemme più rare e le star più amate: Elizabeth Taylor, Ingrid Bergman, Marilyn Monroe, Anna Magnani, Lauren Bacall, Gina Lollobrigida, Sophia Loren, Soraya, Silvana Mangano, Claudia Cardinale fino a Nicole Kidman, Sharon Stone, Susan Sarandon, Catherine Zeta Jones, Charlize Theron e Angelina Jolie. A tutte loro Bulgari ha dedicato un esemplare unico, creazioni esclusive di fattura rigorosamente “Made in Italy”.
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“For me calling at Bulgari’s shop is like visiting the best exhibition of contemporary art”. (Andy Warhol) In more than a century of existence, Bulgari has written some wonderful pages in the history of creativeness and high society, producing jewels like true works of art that are faithful to the tradition and the roots of the brand, but always with a focus on research and innovation. Sotirio Bulgari, head of an old family of Greek silversmiths, moved to Rome and opened the first Bulgari shop on Via Sistina in 1884. After a few years he relocated and in 1905, together with his sons Giorgio and Costantino, he opened the store at 10 Via dei Condotti which is still the Maison’s most representative branch today. It was initially called the “Old Curiosity Shop” after the novel by Charles Dickens. The aim was to attract British and American tourists, who were very interested in the highly original accessories created by Sotirio. During the summer the number of customers dropped significantly, so Sotirio decided to temporarily transfer the business to a holiday resort. He chose St. Moritz and the scheme proved to be a great success. In the following years various other branches were founded under the management of family members. Around this time Giorgio and Costantino were
becoming extremely interested in jewels and precious stones. They gradually started to replace their father in the running of the company. In 1934, two years after Sotirio passed away, the Via dei Condotti store was refurbished and extended. The work was so successful that pictures of the new front of the premises were included in the Italian Treccani Encyclopaedia under “Shop”. However, it was the period after the Second World War that really marked an important turning point in the history of the Bulgari family. The Maison developed its own style, moving away from the rules laid down by the French goldsmith’s tradition and finding inspiration in the classic Greek and Roman styles, which were enriched by a focus on the Italian Renaissance and the dictates of 19th century Roman gold jewellery. 1970 saw the start of Bulgari’s international expansion, with the opening of the first store on the other side of the Atlantic, in New York. After this came others in Paris, Geneva and Monte Carlo. In the years that followed the Bulgari Bulgari watch was presented, with a name inspired by the engraved logo that appeared twice on the bezel. It was a worldwide success and is now considered an all-time classic. Over the years numerous versions and sizes of this watch have been released, such as those in 18kt yellow
and white gold, in steel with a leather strap in a huge range of colours, and with a gold or steel strap The launch of the first Bulgari fragrance, Eau Parfumée, Cologne au thé vert, marked the start of a new company diversification strategy. Acquerelli, the first collection entirely in silk, along with the internationally successful fragrances Black, Blv, Bulgari pour Femme and Bulgari pour Homme made the Maison into a guiding light in various luxury sectors. The recently founded Bulgari Hotels & Resorts has the ambitious aim of opening a limited number of luxury hotels in the world’s biggest cities and most exclusive locations. The first was established in Milan and the second in Bali, with Antonio Citterio behind both projects. Bulgari is representative of a unique, refined lifestyle that is now recognized as Bulgari Style all over the world by its international clientele, who value its absolute quality and inimitable design. Its quest to attain excellence can be seen in all of the products, from the creation phase right through to the addition of the last detail. Bulgari jewels start out as a watercolour or distemper design. Craftsmen then employ all of their dexterity and experience to create a particularly soft, rounded item displaying total perfection. From the first picture the idea is analysed and developed from a creative point of view
in order to select the most suitable materials and colours and to ensure wearability and coherence with the Bulgari Style and tradition, which springs from optimal balance between classicism and modernity, and from constantly seeking out new inspiration in terms of design, materials and colour combinations. The sense of volume and the love for linear, symmetrical forms and details inspired by art and architecture are also unmistakeable characteristics of all of the creations. Bulgari enjoys a superlative alliance with the cinema: from the 1930s to the present day its jewels and accessories have had leading roles in films, alongside the stars of Cinecittà and Hollywood. The company’s sparkling diamonds and coloured stones have portrayed love, passion and betrayal through world famous icons. It is an example of perfect symbiosis between the rarest gems and the most popular stars, from Elizabeth Taylor, Ingrid Bergman, Marilyn Monroe, Anna Magnani, Lauren Bacall, Gina Lollobrigida, Sophia Loren, Soraya, Silvana Mangano and Claudia Cardinale to Nicole Kidman, Sharon Stone, Susan Sarandon, Catherine Zeta Jones, Charlize Theron and Angelina Jolie. Bulgari has dedicated a custommade piece to all of these leading ladies, producing exclusive creations strictly “Made in Italy”.
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Bruno Piattelli L’eleganza è sempre di moda | Elegance is always in fashion
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Fu una “polemica” a far scegliere a Bruno Piattelli la strada della moda, attività di famiglia sin dal 1880, profondamente radicata in Roma, con una bottega in Campo Marzio, successivamente trasferita in Piazza San Silvestro. Già al servizio di clienti prestigiosi, “fornitore ufficiale” della Casa Reale ed in un certo modo già profondamente innovatrice. Una polemica nei confronti di Paesi che, allora evidentemente critici e scettici verso ciò che poteva essere la professionalità italiana, venivano nel nostro Paese a cercare di vendere ciò che in realtà era stato realizzato in Italia. Per reazione, in un momento storico in cui le speranze erano assai più delle certezze, portò all’estero ciò che in Italia in quel momento non poteva essere apprezzato. Venne così ricevuto presso ambasciate e clienti stranieri, mostrando tessuti pregiati lavorati in maniera impareggiabile e contribuendo in maniera decisiva alla nascita del Made in Italy. Quando ancora il significato della moda nella Penisola era vago, l’immagine in bianco e nero dei film americani era portatrice di un’idea di eleganza che trascurava gli aspetti basilari di essa stessa, per far propria un’immagine, un modo di apparire, legato a quel che si poteva esibire e che si traduceva in un distinguo sociale, figlio della superficialità. Secondo Bruno Piattelli, oggi come allora, l’eleganza esula da ciò che si indossa: “… si può essere ben vestiti! Ma essere eleganti non risponde solo ad un concetto di estetica dell’abito, è un comportamento totale, completo: del modo di vestire, del modo di parlare, di comportarsi, di muoversi… Si può essere eleganti anche con un pantalone e una maglietta… E un bell’orologio!” E se Marcello Mastroianni è stato uno degli uomini più eleganti vestiti da Piattelli, per il quale ha realizzato quasi tutti i costumi della lunga carriera, è facile intuire quanto il cinema sia stato un caposaldo del successo dell’Alta Moda e del Made in Italy. Subito dopo la guerra, attori e attrici di Hollywood vennero a Roma. Si muovevano tra Cinecittà e Via Veneto, tra frivolezze e follie, esportando un’immagine dell’Italia che fa ormai parte di un’irripetibile Storia. L’impareggiabile fascino che le sartorie italiane sapevano conferire alle
Bruno Piattelli, bozzetti | sketches, collezione 2008 | 2008 collection. Bruno Piattelli, collezione uomo 1983-84 | 1983-84 men collection. Bruno Piattelli, accessori | accessories, 1980. Bruno Piattelli, drappo con disegno jaquard | jaquard design dress. Completo per sera | evening dress, 1975-76.
Star hollywoodiane, era il miglior messaggio che questi ambasciatori potessero portare in giro per il mondo. Si creò quasi un boomerang tra il Belpaese, l’America e l’Inghilterra. Arrivarono i registi, i costumisti e Piattelli, così come Brioni e Litrico, vestivano “sul set” e “sulla strada” personaggi dello spettacolo, ma non solo: presto furono le Principesse, Grace di Monaco, la Begun Aga Khan, Isabel Colonna, solo per citarne alcune, ad indossare le creazioni degli stilisti italiani, battezzando la nascita del Made in Italy. Il seguito fu spontaneo: aumentò l’interesse della stampa e non solo. Decine di fotografi e giornalisti affollavano i dèfilè, che erano sempre più degli eventi per la loro stessa natura: la presenza di Star e personaggi pubblici, le atmosfere da sogno, l’eleganza innata che sfilava in passerella. Per ragioni di tempo e spazio, ma anche di economia, le prime sfilate all’estero erano talvolta organizzate insieme ad altri stilisti amici. Con Giorgio Armani, spesso furono presenti l’uno agli show dell’altro. Era la nascita dell’Alta Moda, ricevuta e osannata presso Stati esteri, dove Bruno Piattelli, così come altri grandi stilisti, si facevano ambasciatori per l’Italia della tradizione, ricerca, competenza, serietà e stile. Valori riconosciuti. Il rapporto con l’arte e con gli artisti è stato fondamentale come conferma Piattelli stesso: “Interessarsi alle opere d’arte vuol dire interessarsi alle proporzioni, ai colori, agli abbinamenti. Inevitabilmente chi fa questo lavoro si interessa all’arte.” C’è poi il rapporto con i produttori tessili: “Allo stesso modo di un architetto, che scambia opinioni con gli esperti di materiali innovativi, la conoscenza della materia, tessuti, colori, combinazioni e lo scambio continuo col fabbricante tessile è fondamentale per la moda”. Oltre l’incarico di grande prestigio che prosegue da circa quaranta anni per la cura delle divise maschili dell’Alitalia, trasformato in coordinato per la prima volta, Piattelli ha portato attenzione ad altri ambiti del tessile come l’arredamento. Bruno Piattelli ha contribuito in maniera determinante alla nascita dell’Alta Moda e del Made in Italy, ampliandone il panorama di interesse e diventando Presidente dell’Ente del Turismo di Roma.
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It was because of a “controversy” that Bruno Piattelli chose fashion as his life’s work. Fashion had been his family’s business since 1880, deeply rooted in Rome. They had a boutique in Campo Marzio, which was later transferred to Piazza San Silvestro. The company was already serving prestigious customers, was the “official supplier” of the Royal Family and was already profoundly innovative. The controversy was that countries, which at the time were critical and sceptical of anything related to Italian professionalism, came to our country to try to sell us what had actually been “Made in Italy”. In response to this situation, at a time in history in which there was more hope than certainty, Piattelli took abroad that which could not be appreciated in Italy. He was received by ambassadors and foreign customers, showing extraordinarily produced fine fabrics and contributing in a fundamental way to the birth of “Made in Italy”. While what fashion meant was still unclear in Italy, the black-and-white images of American films relayed a concept of elegance that ignored its most basic aspects, in order to create an image, a way of appearing, related to that which could exhibit and reflect social distinction, born of superficiality. According to Bruno Piattelli, now as then, elegance goes beyond what we wear: “… you can be well dressed! But being elegant isn’t just the aesthetics of the clothing, it’s a whole way of behaving: in the way we dress, the way we talk, how we behave and move… One can be elegant wearing simply trousers and a T-shirt … And a fine watch!” Marcello Mastroianni was one of the men dressed most elegantly by Piattelli, for whom the designer created almost all the suits of his long career. So, it’s easy to understand how much cinema was a cornerstone of the success of high fashion and “Made in Italy”. Actors and actresses arrived in Rome from Hollywood immediately following World War II, dividing their time between Cinecittà and Via Veneto, between frivolity and fancy, exporting an image of Italy that had already become part of a unique History. The incomparable fascination that Italian designers were able to confer on Hollywood stars was the finest message these ambassadors could have sent to the world. An
almost boomerang effect was created between Italy, America and England. Directors and costume designers arrived in Italy. Piattelli, like Brioni and Litrico, dressed the big names of cinema both on and off the set. But not only movie people: soon princesses like Grace of Monaco, Begun Aga Khan, Isabel Colonna, to mention but a few, were wearing the creations of Italian designers, christening the birth of “Made in Italy”. The next part was spontaneous: the press - and not only the press - started to take a real interest. Dozens of photographers and journalists crowded into the fashion shows, which were increasingly becoming events by their very nature with the presence of stars and public figures, their dreamlike atmosphere, the innate elegance strutting past on the catwalk. For questions of time and space, but also to save money, the first fashion shows abroad were sometimes organised with other designers; Bruno Piattelli and Giorgio Armani were often present at each other’s shows. This was the birth of Haute Couture, received and praised in foreign lands, where Bruno Piattelli, like other great designers, acted as an ambassador for the Italy of tradition, research, skill, seriousness and style. These were recognised values. The relationship with art and artists was fundamental, as Piattelli himself confirms: “Taking an interest in artwork means taking an interest in their proportions, colours and combinations. Inevitably, anyone doing this work becomes interested in art.” Then there’s the relationship with fabric manufacturers: “Just like architects, who exchange opinions with experts in innovative materials, an understanding of materials, fabrics, colours and combinations, and a continuous exchange with fabric producers is fundamental in fashion”. In addition to his prestigious work which he has been carrying out for some forty years designing the men’s uniforms for Alitalia, which were matching for the first time, Piattelli turned his attention to other textile sectors, like furnishings. Bruno Piattelli has made a crucial contribution to the birth of Haute Couture and of “Made in Italy”, expanding their horizons when he became the President of Rome’s Tourism Authority.
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Sara Palumbo
Il Lusso, un mercato trasversale | Luxury, a cross sector market
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Il concetto di Lusso e l’idea che nel passato si è avuta di questo “settore” e del suo mercato, è stato quello di un ambito molto particolare, elitario, offrendo pezzi unici a prezzi molto elevati, locale, perché basato su imprese legate al territorio, ed esiguo poiché caratterizzato da segmenti di offerta specialistici, per la maggior parte gioielli ed orologi. Oggi invece si distingue per essere un mercato trasversale, globale e senza dubbio più accessibile rispetto ad un tempo. Il lusso moderno non identifica più solo ciò che è costoso, raffinato e quindi inaccessibile alla massa, ma ha traslato il mero desiderio di esibizione materiale all’impalpabilità dell’emozione immateriale e alla ricerca di esperienze emotive più particolari ed intense. Oggi assume le forme del “bello” e del “ben fatto”. É cultura, qualità, bellezza e il fattore economico, seppur presente, non ne rappresenta necessariamente il valore principe. Probabilmente è proprio a questa “democratizzazione del lusso”, a primo sguardo una contraddizione in termini, che dobbiamo l’ampliamento del mercato, la crescita dei tassi di sviluppo e l’aumentato degli acquirenti. La rete laziale, con le sue piccole e medie imprese impegnate in questo settore, ci offre uno scenario “ricco” - quale termine più appropriato - di realtà interessanti seppur molto diverse per tipologia e ambito. Grandi nomi della moda come Fendi, la cui fama per la qualità delle borse prodotte è tale che negli anni ‘30 e ‘40 si impone nel mercato internazionale. Dopo le pellicce e la rivoluzione culturale che applica grazie anche alla collaborazione con Karl Lagerfeld, aggiunge alla propria produzione articoli di cosmesi, occhiali, accessori, il ready-to-wear (una linea di abbigliamento con gli stessi criteri di ricerca ed eleganza) e componenti d’arredo per l’abitare. Nel 1999 la casa romana di moda si unisce a partner commerciali, quali il gruppo LVMH e Prada. Nel 2005, per il suo 80° compleanno, Fendi inaugura Palazzo Fendi a Roma. La nuova sede, nel cuore del centro storico, ospita l’anima creativa di Fendi con gli studi, gli atelier di pellicceria e la nuova boutique, la più grande boutique
Fendi del mondo. Oggi Fendi ha più di 160 boutique in 25 paesi del mondo. E ancora Brioni, nota sartoria maschile nata a Roma nel 1945, che nel ‘95 riceve l’incarico di realizzare gli abiti per il nuovo interprete di James Bond, l’attore Pierce Brosnan. Come lui, tanti altri attori, artisti e politici hanno scelto il su misura Brioni; per citarne alcuni: Clark Gable, John Wayne, Henry Fonda, Totò, Robert Wagner, Severino Gazzelloni, Nelson Mandela. Nomi che hanno fatto storia come le Sorelle Fontana, casa di moda italiana costituita dalle tre sorelle Fontana che iniziarono l’attività aprendo un laboratorio a Roma alla fine degli anni ‘30. Il loro successo, dovuto al recupero dell’artigianato e della cultura tradizionale legata all’Ottocento, fu decretato in gran parte dal mondo del cinema e dello spettacolo degli anni ‘50 . Ma anche Biagiotti, Gattinoni Due, Litrico Alta Moda, Stretch Couture, La Camiceria Italiana, Le Tartarughe, Ettore Bilotta e molte altre imprese. Anche il binomio lusso - orificeria è immediato e il Sistema Imprenditoriale Laziale non manca di nomi d’eccellenza: primo fra tutti Bulgari, oggi uno dei protagonisti mondiali del mercato del lusso. Dal 1884 Bulgari definisce lo stile italiano in gioielleria e nel 1905 apre a Roma lo storico negozio di Via Condotti, luogo di incontro per il mondo dell’aristocrazia, della cultura e del cinema. Da Roma al resto dell’Europa, fino a New York, Los Angeles, Tokyo e Dubai, Bulgari è gioiello, sinonimo di eccellenza e prestigio. Interessante è anche la realtà di Hausmann, azienda romana d’orologeria fondata nel 1794, che ancora oggi occupa gli eleganti locali in cui si trasferì nel 1891, dove generazioni di Hausmann e Frielingsdorf hanno accolto la loro selezionata clientela internazionale. L’Azienda, che rappresenta le marche di orologeria più prestigiose, è titolare di un rinomato laboratorio di assistenza tecnica, immancabile punto di riferimento per collezionisti di tutto il mondo e responsabile della manutenzione dei preziosi orologi dei saloni e degli appartamenti della Santa Sede. Fornitore ufficiale della Presidenza della Repubblica,
della Città del Vaticano oltre ad aver conseguito già da molto tempo la Certificazione ISO 9002 è Membro Fondatore del Consorzio Italiano per l’ Alta Orologeria e Membro Fondatore dell’Aihh. Ma Lusso è anche alta tecnologia, sistemi sofisticati dai prezzi spesso proibitivi ma dalle performance fuori dal comune. Nac Sound, azienda romana con sede anche a Cambridge, produttrice di casse acustiche ad alta fedeltà ne rappresenta un esempio emblematico e calzante. E spostandoci nel settore dei trasporti, yacht e velivoli interpretano perfettamente l’idea comune dell’agio, del benessere, con un eccezionale concentrato di innovazione e tecnologia, senza rinunciare ovviamente al lusso. Così, lungo il litorale laziale si susseguono numerosi cantieri navali tra cui Rizzardi, Alfamarine, Canados Group, Canard Yacht, Comar, Posillipo. Anche il settore dei sanitari non può non essere inserito in questo vasto ambito che è, per l’appunto, quello del design “del e per” il lusso. Soprattutto se pensiamo al mercato delle minipiscine, saune e bagni turchi da interni, idromassaggi e sistemi innovativi capaci di ricreare anche in private abitazioni vere e proprie Spa. Ma come abbiamo già detto, il Lusso oggi non è solo ciò che passa attraverso i beni materiali: è coinvolgimento sensoriale ed emotivo di un consumatore sempre più affamato di esperienze. Da qui la nascita nel nostro territorio di molteplici realtà che “forniscono” benessere attraverso servizi: dallo SlowFood della Città del Gusto, per gli amanti del buon cibo, agli Hotel, catene e non, che “ostentano” ospitalità tra tecnologia, lusso e design minimale, spazi ampi ed accoglienti e soluzioni architettoniche d’avanguardia. Tutto fortemente innovativo e orientato all’individualità del cliente. “Posso resistere a tutto, eccetto che alle tentazioni” (Oscar Wilde)
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The concept of Luxury and the idea we’ve had in the past of this “sector” and of its market is that of a very particular sphere: of an elitist nature, offering unique pieces at very high prices, local, because it is based on enterprises connected to the territory, and limited in size, since it is composed of specialist segments, mostly jewellery and watches. Today, on the other hand, it is perceived as a crosssector, global, and undoubtedly more accessible market compared to the past. Modern luxury no longer refers strictly to costly and refined goods inaccessible to the mass; in fact, it has shifted the mere desire for material display to the intangibility of immaterial emotions and search for more particular and intense emotional experiences. Today, luxury goods have taken on the forms of the “aesthetically appealing” and of the “well-manufactured”, they are culture, quality and beauty and the economic factor, although present, does not necessarily represent the principal value. It is probably to this “democratization of luxury”, which at first may seem like a contradiction in terms, that we owe the expansion of the market, the growth in the development rate and the increased number of buyers. Lazio’s network, with its medium and large-sized enterprises operating in this sector, offers a scenario which is “rich”– definitely the most appropriate term – of interesting realities, although they vary greatly by type and sphere of operation. The big fashion brand names such as Fendi, whose reputation for the quality of bags manufactured is such that, in the 30’s and 40’s, it established itself on the international market. In addition to furs and the cultural revolution that it implemented, also thanks to the collaboration with Karl Lagerfeld, it then started to manufacture cosmetic and eyewear products, accessories, ready-to-wear goods (a line of clothing using the same research and elegance criteria) and furnishing household components. In 1999, the Rome-based fashion company merged with commercial partners such as LVMH group and Prada. In 2005, for its 80th anniversary, Fendi inaugurated Palazzo Fendi, in Rome. The company’s new
headquarters, in the heart of the historic centre, host Fendi’s creative management, including the studios, fur manufacturing ateliers and the new boutique, the largest Fendi boutique in the world. Today, Fendi numbers more than 160 boutiques in 25 countries throughout the world. And also Brioni, a well-known tailor’s shop founded in Rome, in 1945, which was commissioned in 1995 to manufacture various outfits for the new interpreter of James Bond, the actor Pierce Brosnan. Like him, many other actors, artists and politicians have chosen Brioni for their tailored outfits; to mention only a few: Clark Gable, John Wayne, Henry Fonda, Totò, Robert Wagner, Severino Gazzelloni, and Nelson Mandela. These are names that have made the history, such as the Sorelle Fontana, an Italian fashion house established by the three Fontana sisters, who set up business by opening a laboratory in Rome in the late 30s. Their success, resulting from a revival of the craftsmanship and traditional culture of the Nineteenth century, was largely due to the world of cinema and entertainment of the 50s. Not to mention Biagiotti, Gattinoni Due, Litrico Alta Moda, Stretch Couture, La Camiceria Italiana, Le Tartarughe, Ettore Bilotta and many other firms. Even the binomial luxury-jewellery is immediate, and Lazio’s Enterprise System certainly does not lack excellent names: first and foremost, Bulgari, presently one of the protagonists in the international luxury market. Since 1884, Bulgari has defined Italian style in the jewellery sector, and in 1905, it opened its historical shop on Via Condotti, in Rome, a meeting place for the world of aristocracy, culture and cinema. From Rome to the rest of Europe, as far as New York, Los Angeles, Tokyo and Dubai, Bulgari is jewellery, and a synonym of excellence and prestige. Also worthy of note is the Hausmann reality, a Roman watchmaking company founded in 1794, which is still headquartered in the elegant premises where it moved to in 1891, where generations of Hausmann and Frielingsdorf goods have received their selected international clientele. The Company, which represents the most prestigious watch brands, owns a famous
technical assistance laboratory, an absolute point of reference for collectors all over the world; furthermore, it is in charge of the maintenance of the precious clocks mounted on the walls of the halls and apartments of the Holy See. The Official Supplier of the Presidency of the Republic of Italy, and of the Vatican City, in addition to having long obtained the ISO 9002 Certification, it is also a Founding Member of the Consorzio Italiano per l’ Alta Orologeria and of Aihh. But Luxury is also high technology, that is, hardly affordable advanced systems but with extraordinary performance. Nac Sound, a Rome-based company with a secondary branch also in Cambridge, a manufacturer of high-fidelity loudspeaker systems, is an emblematic and fitting example. Moving on to the transport sector, yachts and aircrafts perfectly embody the common idea of ease and wealth, as an extraordinary concentrate of innovation and technology, without obviously giving up luxury. Hence, along the coast of Lazio we find a long series of shipyards among which Rizzardi, Alfamarine, Canados Group, Canard Yacht, Comar, Posillipo. The sanitary appliances sector must also be included in this wide sphere, which is precisely that of design “of and for” luxury. Especially if we consider the industry of mini swimming pools, saunas and indoor Turkish baths, Jacuzzis, and innovative systems capable of reproducing, even in private homes, real Health Spas. But, as we have already said, today Luxury is not only what goes through material goods: it is also the sensorial and emotional involvement of consumers who are increasingly thirsting for experience. That is why, in our territory, there are numerous enterprises which “provide” wealth through their services: from the SlowFood of the City of Taste, for the good food lovers, to the Hotels, which “boast” accommodation between technology, luxury and minimal design, wide and cozy spaces, and cutting edge architectural solutions. All firmly geared toward innovation and the customer’s individual identity. “I can resist everything but temptation” (Oscar Wilde)
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factory_index Alta Roma
Ass.ne regionale orafi arro
Bulgari
www.altaroma.it
www.orafaromana.it
www.bulgari.com
Alta Roma propone un linguaggio nuovo, capace di raccontare la doppia natura di Roma e del Lazio ovvero quella di un palcoscenico di irripetibile bellezza a livello mondiale da offrire agli operatori del settore e quella di laboratorio innovativo per l’impresa e per la creatività di alta qualità. Una realtà dedicata esclusivamente alla promozione ed al potenziamento del Made in Italy e dell’Italian Style del territorio laziale attraverso la valorizzazione delle eccellenze e della ricchezza del settore moda italiano.
L’A.R.R.O. (Associazione Regionale Romana Orafi) è l’Associazione territoriale, aderente all’Unione di Roma Confcommercio. Essa rappresenta tutte le ditte dei settori orafi, gioiellieri, argentieri, orologiai, commercianti di pietre preziose e fini, chiunque operi nel campo della produzione e della distribuzione, i banchi di metalli preziosi, designer, e gli artigiani nel territorio della Regione Lazio. Suo scopo istituzionale è la tutela dei legittimi interessi della categoria, nonché l’esame e la soluzione delle diverse problematiche che interessano le attività delle aziende associate.
Bulgari è uno dei protagonisti mondiali del mercato del lusso. Dal 1884 Bulgari definisce lo stile italiano in gioielleria, traendo ispirazione dalla bellezza senza tempo della tradizione figurativa greca e romana e traducendola in linguaggio contemporaneo grazie all’audacia delle sue scelte estetiche. A Roma, a Parigi, a Londra, a New York, a Los Angeles, a Tokyo, a Dubai, Bulgari è gioiello, sinonimo di eccellenza e prestigio. Uno stile che oggi si replica in tutte le forme in cui il marchio si esprime.
Alta Roma presents a new language, capable of describing the dual nature of Rome and Lazio, i.e. a backdrop of worldwide unique beauty available to sector operators for showing, and an innovative workshop for highquality enterprise and creativity. An entity devoted exclusively to the promotion and strengthening of made in Italy and Italian Style products of the territory of Lazio. This is to be accomplished through an enhancement of the excellence and richness of the Italian fashion sector.
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A.R.R.O. is the local organization, affiliate to Unione di Roma Confcommercio. It represents all the companies in different fields: Goldsmith, jewellery, silverware companies, clock-making, precious stone dealers and similar, anyone who works in production and distribution, designer and craftsmen in the territory of Lazio. It’s institutional purpose is to protect the interests of the class as well as examination and solve the different problems that pertain the activities of the partner companies.
Bulgari is one of the global players in the luxury market. Bulgari. Since 1884. For over a century, Bulgari has been setting the pace for Italian style in jewellery. A forward-looking, creative spirit which never ceases to draw inspiration from the timeless beauty of Greek and Roman art, while giving it a distinctive contemporary touch. Pure luxury obtained by means of daring combinations, precious materials, purity of design and meticulous attention to detail. In Rome, Paris, London, New York and Los Angeles, as well as in Tokyo and Dubai, Bulgari is the word for jewellery, excellence and prestige.
Brioni
Fendi
Gucci
Valentino
www.brioni.com
www.fendi.com
www.gucci.com
www.valentino.it
Nazareno Fonticoli e il suo socio Gaetano Savini aprirono il primo negozio a Roma alla fine della II Guerra Mondiale. L’azienda fu denominata “Brioni”, come una località della Croazia, Brijuni. Al fine di soddisfare la domanda di una così vasta clientela, Brioni aprì poi uno stabilimento in Abruzzo, dove esperti sarti cuciono a mano giacche e pantaloni prima di aggiungere il tocco finale con la macchina. Lo stile esclusivo della firma romana, si ritrova anche nei film di James Bond e John Wayne.
Nasce nel ‘25 a Roma in un piccolo negozio con laboratorio annesso grazie a Edoardo e Adele Fendi ma sarà con le loro eredi le cinque sorelle Paola, Anna, Carla, Franca e Alda che la doppia F raggiungerà il successo internazionale con l’apertura della boutique di via Borgognona nel ‘64. Nel ’65 parte la collaborazione con Karl Lagerfeld che riesce tradurre la volontà delle sorelle trasformando il concetto stesso di pelliccia e ancora oggi collabora con Silvia Venturini Fendi che è responsabile della collezione femminile oltre che delle pellicce. Appartiene al gruppo LVMH dal 2000.
Fondata da Guccio Gucci nel 1921 a Firenze è la seconda casa di moda più venduta al mondo dopo Louis Vuitton. Lo stile, che ha reso famose in tutto il mondo le sue borse, fa sempre riferimento all’equitazione e alla fantasia che utilizza materiali alternativi alla pelle come lino, canapa, juta e bambù. Nel 1990 Tom Ford rilancia il marchio disegnando anche la linea abbigliamento e dal 2007 è diretta artisticamente dalla stilista romana Frida Giannini. È di proprietà del gruppo P.P.R.
Nasce sul patrimonio creativo di Valentino Garavani, sull’elaborazione continua di preziosi documenti che sono i disegni del suo archivio storico. Basandosi sul valore delle proprie tradizioni gioca un ruolo di primo piano nel panorama internazionale con la produzione di Abbigliamento, Accessori e calzature per uomo e donna. Presente in più di cento paesi con 1500 punti vendita monomarca, suddivide la propria attività in: Valentino, Valentino Garavani, Valentino Roma, R.E.D.Valentino e Hugo Boss.
Nazareno Fonticoli and his business partner Gaetano Savini opened their first suit shop in Rome at the end of World War II. The company was named “Brioni” like the resort of the Croatia, Brijuni. In order to meet the demand for such a large clientele, Brioni opened a factory in Abruzzo, Italy, where expert tailors hand-sew jackets and trousers before adding the final touch to the car. The style of signing exclusive Roman, is also found in the films of James Bond and John Wayne.
The company was established in 1925 by Edoardo and Adele Fendi in a small shop in Rome with a connected workshop. However, it was their heirs, the five sisters Paola, Anna, Carla, Franca and Alda, who would raise the ‘double F’ to attain international success with the opening of their boutique in Via Borgognona in 1964. In 1965, the brand began its collaboration with Karl Lagerfeld, who successfully reflected the sisters’ desires, transforming the very concept of furs. Still today, Lagerfeld continues to work with Silvia Venturini Fendi, who is responsible for the women’s collection in addition to furs. Fendi was purchased by the LVMH group in 2000.
Founded by Guccio Gucci in 1921 in Florence, Gucci is the numbertwo fashion house worldwide in sales after Louis Vuitton. The brand’s style, which has made its handbags famous around the world, always has an equitation and imaginative feel, through the use of materials other than leather, such as linen, hemp, jute and bamboo. Tom Ford re-launched the brand in 1990, also designing the clothing line. Designer Frida Giannini became the artistic director in 2007. Gucci is owned by the PPR group.
The brand was born of the creative heritage of Valentino Garavani, through continuous creation of designs which are a precious part of the company’s historic archives. Based on the value of its own traditions, it plays a key role on the international marketplace producing clothing, accessories and footwear for both men and women. Present in over one hundred countries with 1,500 single-brand sales points, Valentino’s business is subdivided into Valentino, Valentino Garavani, Valentino Rome, R.E.D.Valentino and Hugo Boss.
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Biagiotti group
Fondazione Micol Fontana
Nac Sound
www.laurabiagiotti.it
www.micolfontana.it
www.nacsound.it
Laura Biagiotti si afferma tra i migliori brand della moda, attraverso un percorso consapevole, guidato da valori e motivazioni forti, piuttosto che dalle più diffuse logiche di mercato. Nel ‘65 fonda assieme al marito Gianni Cigna la Biagiotti Export, un’azienda che si occupa di produrre ed esportare le creazioni dell’alta moda romana. Nel 1972, con l’acquisizione della Mac Pherson di Pisa che produce manufatti in cachemere, la Biagiotti Export si affaccia al mondo della maglieria. La donna che Laura Biagiotti veste è una donna normale, simile a lei, piuttosto che un ideale stilizzato e come testimonial preferisce personaggi sportivi.
Le radici dell’Alta Moda Italiana. La Fondazione Micol Fontana nasce nella citta’ di Roma a pochi metri dalla famosa Piazza di Spagna, nei locali che ospitarono l’Atelier delle Sorelle Fontana. La Fondazione Micol Fontana custodisce nel suo Archivio l’importante collezione di creazioni di alta moda realizzate tra gli Anni ’40 e ’90. Nella sede della Fondazione si possono consultare più di duemila figurini, un Fondo fotografico di pose di modelli, modelle, eventi, attrici e personalità. La Fondazione promuove inoltre la formazione di nuovi talenti con Seminari ed Incontri rivolti agli studenti di Istituti italiani ad indirizzo Moda.
Nac Sound produce diffusori acustici come parte integrante della spazio architettonico. I prodotti hanno una valenza sia tecnologica che formale, sia matematica che sonora, dove il suono si integra naturalmente allo spazio, ai colori e alla luce che lo circondano. La musica, in questo modo si armonizza naturalmente all’ambiente architettonico che la accoglie.
Laura Biagiotti establish herserlf among the biggest, through a conscious way, influenced by values and strong enthusiasm and not by the most diffuses marketing rules. In 1965, with her husband Gianni Cigna, Laura Biagiotti found Biagiotti Export, a company that produces and exports the creations of the roman high fashion. In 1972, buying the Mac Pherson of Pisa that produces manufactured products, Biagiotti Export appears in the world of knitwear. Laura Biagiotti’s woman is normal and similar to her, and not a stylized ideal; as testimonial she choose sporty people.
The roots of Italian High Fashion. The Micol Fontana Foundation was created in the city of Rome just a stone’s throw from the famous Piazza di Spagna, in the premises where the Atelier of the Fontana Sisters was located. The archive of the Micol Fontana Foundation contains the important collection of high fashion creations dating from the 1940s to the 1990s. At the foundation it is possible to view over two thousand fashion plates and a photograph collection of poses, models, events, actresses and personalities. The Foundation also promotes the training of new talents with seminars and meetings for students from Italian fashion institutes.
Nac Sound produces acoustic diffusers as an integrated part of architectural space. The products have a valence that is at one and the same time technological and formal, mathematical and sonorous where the sound blends naturally into space, colouring and light that surrounds it. In this way, the music harmonises with its surroundings.
Stelle dell’orsa
Hausmann & co
Studio Orizzonte
Zampieri
www.stelledellorsa.it
www.hausmann-co.com
www.studiorizzonte.com
www.zampieriuniforms.com
Stelle dell’Orsa opera nel campo della celebrazione di eventi con realizzazioni di prodotti artistici di alto pregio, come medaglie, gioielli, orologi, penne e libri da collezione. Ha lavorato al fianco delle più alte istituzioni, dalla Presidenza della Repubblica alla Biblioteca Apostolica e la Segreteria di Stato Vaticana, per ricorrenze come l’uscita di corso della Lira, la firma della Costituzione Europea, il 60° anniversario della Repubblica ed il 500° della Basilica di San Pietro.
La Hausmann & co. è una delle aziende di alta orologeria più antiche nel Lazio. L’azienda nasce a Roma nel 1794 fondata da Frielingsdorf e B. Mauro, un orologiaio che intuì tra i primi l’affermarsi dell’uso dell’orologio portabile in una Roma dove ormai non bastavano più i numerosi campanili a scandirne il tempo. Dopo il 1870 l’azienda dal figlio di Mauro passa ad E. Hausmann che consolida il prestigio dell’azienda stessa trasformandola fino ai giorni nostri, ora con Francesco Hausmann, in una delle imprese legate alla orologeria di lusso più prestigiose e conosciute anche a livello internazionale.
Fondato nel 1989 e situato nel centro di Roma, Studio Orizzonte rappresenta il più importante punto di riferimento per agenzie pubblicitarie e aziende che con, la loro comunicazione, mirano ad un pubblico di alto livello. L’organico è costituito da due fotografi, Antonio Barrella e Vitaliano Lopez, che si occupano, con grande tecnica ed esperienza, di moda, gioielli, arte, auto e food, per importanti aziende nazionali ed internazionali.
La ditta Zampieri è stata fondata nell’aprile del ‘49 a Roma come la “Casa del Domestico”. Le divise prodotte dalla Zampieri hanno vestito e vestono il personale di casa delle grandi Famiglie di tutta Europa; i camerieri dei ristoranti più prestigiosi del mondo; il personale delle Ambasciate più prestigiose non solo Italiane all’estero, ma anche estere accreditate in Italia. Nel settore alberghiero la Zampieri annovera gli alberghi più importanti di Roma e d’Italia. Tra le aziende di altri settori, lo staff dei negozi della Bulgari Italia vestono gli abiti Zampieri.
Stelle dell’Orsa produces quality artistic goods to celebrate events, such as medals, jewels, watches, pens and books for collectors. The company has worked with institutions of the very highest levels, including the Office of the President of Italy, the Vatican Library and the Vatican Secretariat of State, for occasions such as the Lira being taken out of circulation, the signing of the European Constitution, the 60th anniversary of the Italian Republic and the 500th anniversary of the Basilica of Saint Peter.
Hausmann & Co. is one of the oldest haute horlogerie companies in the Lazio region. It was founded in Rome in 1794 by Frielingsdorf and B. Mauro, a watch and clock maker who was one of the first to note the growing popularity of watches in a city where the numerous bell towers were no longer sufficient for keeping track of time. After 1870 the company changed hands from the son of Mauro to E. Hausmann. He consolidated the prestige of the business and made it what it is today. Now under Francesco Hausmann, it has become one of the most prestigious and well-known luxury watchmakers in the world.
Founded in 1989 and located in the centre of Rome, Studio Orizzonte is the most important partner for advertising agencies and companies that aim to reach the high end of the market with their communication initiatives. The team is made up of two photographers, Antonio Barrella and Vitaliano Lopez, who use their great technique and experience in their work with fashion, jewellery, art, motor vehicles and food for large national and international companies.
The Zampieri Firm was set up in Rome, in April 1949 as “the Butler House”. The working clothes manufactured by Zampieri were and are still worn by the household servants of the most important European Families; as well as by the waiters of the most prestigious restaurants in the world. Moreover, the staff of the most prestigious Italian and foreign Embassies and Institutions, wear Zampieri clothes. As to the hotel industry, among its customers are some of the most famous Roman and Italian hotels. As to the private company, the staff of Bulgari accessories shops wears Zampieri clothes.
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Tradition & Innovation Nicoletta Cardano
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Figura emblematica delle corrispondenze tra arte e moda Roberto Capucci è in realtà un artista originale che va fiero del riconoscimento del suo lavoro da parte degli storici dell’arte e delle numerose mostre nei musei di tutto il mondo. Moda, arte, architettura sono per lui elementi inscindibili e caratterizzanti del proprio mondo creativo. L’ispirazione per le sue opere proviene da sollecitazioni diverse: “l’ombra sulla sabbia dei minareti, le cupole delle moschee, un lume antico turco, palazzi rinascimentali barocchi, architetture giapponesi, sculture e tutto quello che riguarda l’arte e la creazione”. La libertà creativa e la continua ricerca di innovazione, la capacità di perseguire tradizione e bellezza in un ideale collegamento tra passato e futuro sono le caratteristiche essenziali di un lungo percorso individuale iniziato a Roma all’inizio degli anni Cinquanta e contraddistinto da riconoscimenti e successo: dalla valutazione di Dior che a soli ventisei anni lo giudicava il miglior creatore della moda italiana, alle recenti onorificenze di Professore onorario dell’ Università di Pechino e la Laurea honoris causa in Disegno Industriale all’ Università La Sapienza di Roma.
Roberto Capucci, an emblematic figure of the correspondence between art and fashion, is a truly original artist, who is proud of the recognition received for his works from art historians, as well as from numerous exhibitions held in museums throughout the world. Fashion, art, and architecture are, according to Capucci, inextricable elements of our creative world. His works are inspired by different stimuli: “the shade cast on the sand by the minarets, the mosques’ domes, an ancient Turkish lamp, the Renaissance Baroque buildings, Japanese architecture, sculptures and anything else that has to do with art and creation”. Creative freedom, continuous search for innovation, and the ability to pursue tradition and beauty in an ideal link between past and future are the essential characteristics of Capucci’s long personal path, marked by recognition and success, which began in Rome in the early Fifties: from Dior’s evaluation, who considered him, at the age of only twenty-six, the best Italian fashion designer, to his recently obtained title of Honorary Professor awarded by the University of Peking, and the honorary degree in Industrial Design, at the University of Rome La Sapienza.
Roberto Capucci L’arte innanzitutto | Art first and foremost “Lo scopo del mio lavoro fin dall’inizio è stato quello della ricerca - ha dichiarato Capucci - Non di fare un bel vestito, ma di ottenere il massimo del tessuto, anche azzardando”. L’interesse per la sperimentazione e per i materiali sono evidenti sin dall’inizio del suo lavoro, basato sulla ricerca di geometrie e volumi scultorei. Dopo il successo nel 1956 dell’abito Dieci gonne, indossato da Esther Williams ed ispirato agli effetti geometrici dei cerchi concentrici di un sasso lanciato nell’acqua, propone due anni dopo la Linea a Scatola che costituisce un’assoluta novità stilistica, modellando il corpo e lo spazio con forme geometriche in antitesi alle contemporanee esaltazioni della silhouette femminile. La collezione, che valse a Capucci l’“oscar della moda” istituito dal department store Filene’s di Boston, costituisce una vera rivoluzione dal punto di vista tecnico e delle lavorazioni, con l’uso di materiali insoliti come plastica, plexiglass, metallo. La sperimentazione si spinge nei lavori realizzati negli anni Sessanta a Parigi - dove l’artista lavora fino al 1968 - all’uso di elementi del tutto originali come grani di rosario fosforescenti che al buio definiscono vestiti e corpi di luce (1965) e alla creazione delle “scatole soprabito” trasparenti in plastica (1966); materiali plastici vengono usati come applicazione su cappelli e tacchi delle scarpe, o come inserto negli orli degli abiti. Il rapporto dialettico con l’arte contemporanea, sempre sotteso nella ricerca di Capucci
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Roberto Capucci, Schizzo, Abito Onda | Sketch Onda dress.
diventa più esplicito negli anni Settanta con il richiamo alle ricerche degli artisti materici dell’arte povera e l’inserimento di materiali naturali quali rafia, paglia, sassi di mare, bambù, tela di sacco. L’abito Colonna segna, nel 1978, l’inizio di una nuova fase di lavoro che coincide con una maggiore attenzione agli esiti scultorei delle creazioni e al volontario allontanamento dal mondo istituzionale della moda. A fronte del clamore e degli eccessi di sfilate e griffes Capucci, rifiutando le imposizioni di mercato e le logiche di crescita economica, decide di dare il massimo spazio alla sua attività di “creatore di moda, di artigiano alla ricerca di forme”. La scelta di non presentare regolarmente le collezioni lo porta a individuare situazioni espositive fuori schema, che meglio si addicono alle sue aspirazioni verso la ricerca pura e la creazione libera e pienamente autonoma. “La prima volta che sono stato inviato da un museo ho avuto la grande soddisfazione di veder giudicate le mie creazioni più delle opere d’arte che dei vestiti. Era quello che io desideravo, ci ho messo tanto, ho avuto tanta pazienza, mi sono tolto dal teatro della moda”. Dagli anni Ottanta Capucci crea abiti come forme libere di pura bellezza che possono essere abitate dal corpo, sempre più scultoree e sperimentali; ispirate al mondo floreale o animale simulano corolle, petali, ali di farfalle, sono sovrapposizioni di ventagli, trionfi barocchi, oppure sono architetture geometriche che racchiudono in costruzioni lineari il corpo femminile come oggetto da proteggere e da esaltare. Gli abiti scultura delle sue collezioni sono concepiti come strutture perfette dove forme, volumi, colori, ombre e luci creano armonie e contrasti. Creazioni atemporali concepite nella modernità, si offrono, in un equilibrato tripudio di materiali e cromatismi, come possibile e innovativa esperienza sensoriale. Il tessuto è il mezzo espressivo che grazie a materiali innovativi e abilità artigianali di eccellenza dell’atelier Capucci traduce forme geometriche e visioni barocche, origami, spirali e volumi che spesso sfidano la gravità. Il modo di procedere di Capucci nella realizzazione del lavoro è contraddistinto da una attenta e disciplinata fase progettuale che prevede per l’invenzione un tempo lungo di almeno tre mesi, con un numero assai rilevante di disegni, circa 1300 bozzetti per collezione. “I miei vestiti - dice Capucci - partono sempre dal disegno; dopo la commozione di aver ammirato un capolavoro sono sempre alla ricerca di nuovi materiali, di nuovi tagli, nuovi accoppiamenti di colori (…). Tutte le fibre naturali, i colori li amo tutti. Vanno valutati secondo il tessuto e i modelli, ma non escludo tutte le nuove fibre sintetiche ed artificiali, ed i materiali inusuali”. Il vasto patrimonio di archivio, creato da Capucci sin dagli inizi della sua attività e costantemente incrementato conta 400 creazioni di alta moda e di abiti-scultura, 300 illustrazioni, 22mila schizzi, 20 quaderni di bozzetti, 40mila fotografie e numeroso altro materiale documentario. Attualmente l’archivio è conservato dalla Fondazione Roberto Capucci istituita nel 2005 come luogo d’incontro e di scambio tra le diverse discipline artistiche dove qualità come manualità e creatività sono fondanti; obiettivo inoltre è la selezione e il lancio di giovani talenti. Alle attività della Fondazione è connesso il Museo istituito nel 2007 a Firenze nella villa Bardini.
Interni del Museo della Fondazione Roberto Capucci | Interiors Roberto Capucci Fondation Museum, Firenze Roberto Capucci, Abito Cerchio | Cerchio dress. Ph: Fiorenzo Niccoli.
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“Since the beginning of my career, research has been my primary objective - claimed Capucci - It’s not just a matter of making a pretty dress, but obtaining the most out of the fabric, and not without taking chances”. His interest in experimenting with materials, based on the research of geometries and sculptural volumes, was clearly manifest since his debut. After the success reaped in 1956 by his Dieci gonne outfit, donned by Esther Williams and inspired by the geometric effects of the concentric circles of a stone cast in water, two years later Capucci launched the Linea a Scatola, which represented an absolute stylistic novelty, modeling the body and space with geometric forms which were in direct contrast to the then-contemporary exaltation of the female figure. The collection, for which Capucci garnered the “fashion oscar” awarded by Filene’s, a Boston department store, represented a true revolution from a technical point of view, as it introduced new and unconventional materials such as plastic, Plexiglas and metal. Capucci’s experimental work continued throughout the Sixties, in Paris - where he worked until 1968 - with the use of absolutely original elements such as fluorescent rosary beads, which, in the dark, give shape to outfits and bodies of light (1965), and creating transparent “overcoat boxes” made with plastic (1966); a material which the artist used for decorating hats and shoe heels, or as inserts in dress hems. The dialectical relationship with contemporary art, always implicit in Capucci’s research, became even more evident in the Seventies, with the evocation of the research work conducted by the Arte Povera artists, and with the use of natural materials such as raffia, straw, sea stones, bamboo, and burlap. The Colonna dress marked, in 1978, the beginning of a new phase in Capucci’s career, in which he focused greater attention on the sculptural results of his art works and, at the same time, abandoned the institutional world of fashion. Faced with the clamor and excess of the fashion shows and designer labels, Capucci decided, in defiance of market impositions and of the logics of economic development, to dedicate most of his time to his activity as “fashion designer and artisan in search of shapes”. The decision not to exhibit his work on a regular basis determined the unconventional nature of his art shows, which were more representative of his aspirations as a fully autonomous research artist. “The first time I was invited to a museum, I had the great pleasure of seeing my works being treated more as artworks than as clothing. That’s
what I was hoping for, it took me a long time, and a lot of patience, and then I left the fashion theatre”. Since the Eighties, Capucci has designed progressively more sculpture - like and experimental outfits, as a free form of pure beauty to be inhabited by the human body; inspired by the floral or animal worlds, simulating corollas, petals, and butterfly wings, his works look like superimpositions of fans, Baroque triumphs, or geometric architectures which encapsulate the female body - as an object to be protected and exalted - within linear structures. The sculpture-like outfits of his collections are designed as perfect structures, in which forms, volumes, colors, shades and lights create harmonies and contrasts. These timeless art pieces, conceived in modernity, offer themselves in a well-balanced display of materials and colors as a possible and innovative sensorial experience. The fabric becomes the expressional means, which, thanks to a variety of innovative materials and to the excellent craftsmanship of the Capucci studio, translates geometric forms and Baroque visions, origami, spirals and volumes which often defy gravity. Capucci’s artistic approach involves a careful and orderly design phase, which requires a long time - at least three months - for the creation process, and a significantly large number of drawings, approx. 1300 draft copies per collection. “My outfits - says Capucci - always start with a drawing; after the commotion of having admired a masterpiece, I always look for new materials, new cuts, and new color matchings (…) All the natural fibers, colors, I love them all. They must be evaluated based on the fabric and models, although I never exclude all the new synthetic and artificial fibers and unconventional materials”. The huge heritage archive created by Capucci since the beginning of his career, and under continuous expansion, numbers 400 high fashion works and sculpture-like outfits, 300 illustrations, 22 thousand sketches, 20 sketch books, 40 thousand photographs, and a large quantity of other documentary material. Today, the archive is kept by the Roberto Capucci Foundation, which was established in 2005 as a place of meeting and exchange between the different artistic disciplines, in which quality, manual skill and creativity constitute the essential elements; its aim, furthermore, is to select and promote young talents. The Foundation’s activity is connected with the Museum, established in 2007 at villa Bardini, in Florence.
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Felice Ragazzo
Urbi et Orbi Design | Urbi et Orbi Design Milioni di persone nel mondo, per manifestare il proprio credo spirituale, si avvalgono di speciali tipologie di oggetti. Per quanto riguarda la religione cattolica, Il centro nevralgico delle attività produttive è ovviamente Roma. A tutti gli effetti si può parlare di distretto produttivo. La sfera di influenza ha carattere globale. I benefici economici che ne derivano per l’area metropolitana sono rilevanti. Si tratta dunque di un fenomeno che dal punto di vista industriale va guardato con interesse. Anche qui sono presenti target differenziati. È dunque riconoscibile una fascia di profilo alto, con punte che, a pieno titolo, possono essere dette di lusso. Sfioriamo subito un tema di fondo, ponendoci la domanda: perché il panorama di oggetti per il culto nella religione cattolica è così diversificato e copioso? Mentre, per esempio, tale panorama, è assai scarso nella religione mussulmana e ridotto praticamente a poche unità in quella ebraica? Una pronta illuminazione ci viene fornita dal fatto che la religione cattolica, per comunicare i propri messaggi, si avvale con abbondanza dell’iconografia antropomorfa (un po’ meno, si può forse dire, per la galassia delle religioni cristiane), mentre le altre due addirittura la vietano o in certi casi la tollerano con molte limitazioni. Si tratta di questione cruciale, non soltanto perché con ciò nei secoli ha via via potuto prendere consistenza quello che è diventato l’immenso corpus artistico che oggi conosciamo e veneriamo, ma anche perché ci può fornire la chiave per ben inquadrare la questione degli oggetti rituali. L’oggetto rituale si spiega nella sua funzione simbolica. Costituisce il supporto materico e funzionale per il perpetuarsi di eventi codificati come sacrali. Questi aspetti sono suscettibili di amplificazione intervenendo vari fattori: in primo luogo l’iterazione sistemica (rituale) dell’uso dell’oggetto medesimo, in secondo luogo la codificazione della sua forma essenziale, in terzo luogo, la decorazione, ovviamente codificata. A sua volta, quest’ultima, si può estrinsecare mediante simboli (pittogrammi), ma anche allegorie iconiche. È questo il caso in cui è ammesso o propugnato l’antropomorfismo illustrativo (assai codificato, esso stesso). Ecco allora che il nostro oggetto, inquadrato secondo le categorie del design, si potrà riassumere nella sua particolare accezione di oggetto simbolico, funzionale e decorato. Ed ecco spiegata la copiosità tipologica degli oggetti prodotti secondo lo spirito di Roma. Secondo le categorie del design, il nostro oggetto è anche dotato di un mercato. Il termine va preso con le molle in quanto il suo uso può apparire improprio in un ambito in cui l’essenziale consiste nella sfera spirituale. Non c’è dubbio, tuttavia, che sia presupposta una sfera in cui si concretizzi un concept, si articoli product design, si pianifichi una produzione, di dispieghi una distribuzione, siano riconoscibili dei target, si manifestino delle preferenze per questa o quell’altra linea produttiva. Ciò ci suggerisce di affrontare ancora una questione di carattere generale. Si tratta dell’impronta stilistica che nella generalità dei casi esprimono oggi questi particolari oggetti. Possiamo, con agilità, riconoscere alcune matrici. Una prima si fonda sul permanere di stilemi risalenti alle origini del cristianesimo. Una seconda si fonda, invece, su stilemi di origine medievale. Una terza si fonda, poi, sulla reminescenza di stilemi rinascimentali e barocchi. Una quarta, in fine (ma non proprio l’ultima), ha un carattere
Ghezzi, Piviale. Tipo Croce Greca, in seta. Ghezzi, Pluvial. Greek cross style, in silk.
prettamente modernista, nel senso che assorbe istanze semplificative della forma introdotte dal design ma, più in generale, con l’avvento delle avanguardie artistiche del ‘900. Nella generalità dei casi, potremmo considerare questa come la prevalente. Si capirebbe di più se si considerasse il fatto che, non soltanto per quanto attiene al simbolismo rituale, ma anche per ciò che potremmo definire “look” dell’oggetto, vige una stretta sorveglianza da parte di preposte autorità ecclesiastiche. Pertanto, la comune cifra estetica di questi particolari oggetti si forma mediante l’amalgama, per la verità, molteplice, di tutti questi ingredienti. Per quanto attiene al lusso, valgono grosso modo le stesse regole degli oggetti profani. È dirimente, per esempio, l’impiego di materiali pregiati. Al tempo stesso, è dirimente l’adozione di tecniche lavorative raffinate e in definitiva costose, per lo più di tipo manuale. Incide, naturalmente, anche la complessità del disegno. Fanno la loro parte, poi, tecniche operative a controllo numerico. Come detto, il centro di tutto ciò è a Roma. Un’impresa a cui si riferiscono una vasta gamma di oggetti e paramenti ha come titolare e “art director” il sig. Luciano Ghezzi. Il catalogo esibisce articoli che vanno dalle varie forme di statuaria, agli altari, ai tabernacoli, agli amboni, ai leggii, alle lampade, ai candelieri, alle ampolline, agli ostensori, ai reliquari, ai crocefissi, ai battisteri, ai calici e pissidi, ai turiboli, ai copri evangelari, agli anelli, ai pastorali, ai baldacchini, agli stendardi, agli ombrelli rituali, ai piviali, alle casule, ai veli amerali, alle mitrie, ai candelabri (anche elettronici), alle vetrate, a vari tipi di componenti d’arredo, ed infine, ad ogni sorta di indumento per religiosi. Il sig. Ghezzi si considera un self made men, nel senso che è partito come artigiano e poi si è piano piano ingrandito. Oggi la sua azienda è in grado di fornire tutto l’occorrente per l’allestimento di una chiesa e in ogni parte del mondo. Naturalmente, per fare ciò servono collaborazioni strategiche, aziende fornitrici specializzate (per lo più dislocate tra Campania, Toscana e Nord Est), specialisti di settore qualificati. Tutte cose che presso la Ghezzi esistono ed operano proficuamente. Lo show room è in via dei Cestari, nel quartiere Pigna, dove è situato il Pantheon, quartiere dove si concentrano molte analoghe attività, al servizio della religione, ma essenziali e fertili per l’economia.
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Ghezzi, Componenti per l’abbigliamento del Vescovo. Zucchetto, berretta e fascia di seta, pastorali, croce con catena d’oro e anello in oro. Ghezzi, Items for Bishop’s outfit. Zucchetto, biretta and silk sash, croziers, cross with gold chain and gold ring. Ghezzi, Ostensorio. Base tornita a lastra, gambo e raggiera con applicazioni cesellate. Ghezzi, Monstrance. Spun metal base, stem and rays with engraved decorations. Ghezzi, Tabernacolo. Tipologia da mensa, stilemi goticheggianti interamente cesellati. Ghezzi, Tabernacle. Communion style, fully engraved elements reminiscent of Gothic style.
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Millions of people worldwide make use of special objects to show their spiritual beliefs. For Catholicism, the nerve centre of production is obviously Rome. It would be perfectly accurate to describe it as a manufacturing district and it has a global sphere of influence. The resulting economic benefits for the city are significant, so from an industrial point of view it is worth considering with interest. Here too there are varying target groups, including a high end of the market with sections that can be legitimately classified in the luxury category. Let us touch on a fundamental issue straight away: why does Catholicism have such a varied and abundant range of items for worship, when in Islam they are almost completely lacking and they are limited to just a few pieces in Judaism? The quick answer to this is that the Catholic church uses a great deal of anthropomorphic iconography to get its messages across (this is a little less true, it could perhaps be said, for the various other Christian denominations), whereas the other two actually ban this usage, or in certain cases tolerate it but with numerous restraints. This is a crucial issue, not just because over the centuries it has gradually allowed the development of the immense body of art that we now know and revere, but also because it provides us with the key to defining the matter of ritual objects properly.
Ritual objects are explained by their symbolical function. They provide material and practical support for events which are deemed sacred. These aspects are open to expansion due to a number of factors: firstly the systemic (ritual) repetitive use of the items themselves; secondly the codification of their basic forms; thirdly the decoration, which is of course codified. The latter can be expressed through symbols (pictographs), but also iconic allegory. This is the case in which illustrative anthropomorphism is allowed or actually advocated (this itself is very much codified). So the items in question, classified according to the categories of design, can be summarized in their specific meaning as symbolic, practical and decorated objects. The huge variety in the types of objects produced in line with the spirit of Rome is thus explained. According to the categories of design, the items in question also have a market. This term should be used carefully as it may seem inappropriate in a field whose core characteristics are spiritual. However, there is no doubt over the existence of a sphere where a concept takes shape, product design is established, production is planned, distribution spreads, there are recognizable target groups, and preferences are shown for one production line or another.
This leads us to examine another issue of a general nature: the style normally seen in these special objects today. We can quickly identify certain cornerstones. One is based on stylistic elements that have survived since the dawn of Christianity. Another employs features dating back to the Middle Ages. A third evokes Renaissance and Baroque styles. Finally (although it is not the very last), a fourth has a typically modernist nature, as it takes in the needs for simplified form introduced by design and, more generally, with the advent of the artistic avantgarde of the 20th century. In most cases, we can consider this to be the predominant approach. This becomes clearer when one considers the fact that there is close supervision by appointed ecclesiastical authorities not just regarding the ritual symbolism, but also for what could be defined the ‘look’ of the items. Therefore, the common appearance of these special objects is formed through mixing all these ingredients. As for the luxury side of things, more or less the same rules apply as for secular items. For example, a key factor is the use of quality materials. Another essential element is the employment of sophisticated – and expensive – working processes, mostly involving manual procedures. Naturally this is all also affected by the complexity of the design. A further part is played by numeric control operational techniques.
As previously stated, the heart of all this is in Rome. Mr. Luciano Ghezzi is the owner and art director of a company that deals with a vast range of objects and ornaments. The catalogue lists items including various forms of sculptures, altars, tabernacles, ambos, lecterns, lamps, candlesticks, ampullae, monstrances, reliquaries, crucifixes, baptisteries, chalices and pyxes, censers, bible covers, rings, croziers, baldachins, standards, ceremonial canopies, pluvials, chasubles, humeral veils, mitres, candelabra (including electronic ones), windows, a variety of decorative elements and, finally, all kinds of clothing for religious figures. Mr. Ghezzi considers himself a self-made man, as he started out as a craftsman and gradually expanded his business. Today his company can supply everything that is required to fit out a church anywhere in the world. Clearly this requires strategic partnerships, specialist suppliers (which are mainly located in Campania, Tuscany and the North-East of Italy) and experts in the sector. These can all be found working very profitably at Ghezzi. The show room is on Via dei Cestari in the Pigna district, where the Pantheon is situated, an area where a number of similar companies are based. They offer services to religion but they also play an essential, productive part in the economy.
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