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1.2 La parlata nuova e la famiglia felice

Capitolo 1 – La comunità educante [ 21 ]

1.2LA PARLATA NUOVA E LA FAMIGLIA FELICE

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LA PARLATA NUOVA

art. 34

Nella giungla c’è un tempo, quello della parlata nuova, che rappresenta la novità portata dalla primavera, la nuova stagione, la libertà. È annunciata da Ferao, il picchio, quando tutti gli odori si fanno nuovi e deliziosi.

Esiste una bella assonanza con un’altra parlata nuova, deliziosa e dolcissima: il buon annuncio di Dio che stringe con l’uomo una nuova alleanza, una nuova relazione educativa. Il Padre ci propone un progetto di uomo, mostrandoci l’umanità nel Figlio: Paolo scrive che «se uno è in Cristo è una creatura nuova, le cose di prima sono passate, ne sono nate di nuove». Ci viene offerta una strada di libertà possibile: Dio compie un’azione che ci lascia liberi, un “gesto interrotto”1 che attende di essere completato in modo originale dall’uomo. Lo stesso accade nella nostra relazione educativa con i ragazzi: è un legame creativo che chiede all’adulto di far morire il suo io e di mostrarsi come persona in grado di mettersi in discussione, di conoscere e di comunicare.

Una relazione diventa feconda se fondata sulla disponibilità a entrare in sintonia, su uno scambio che coinvolge entrambi i soggetti, li stimola, li interroga, li mette in atteggiamento di apertura verso l’altro. La parlata nuova è uno strumento importante che

L/C art. 42

1

Espressione utilizzabile per indicare l’importanza di un’educazione capace di attendere dall’altro il completamento dell’azione dell’educatore.

[ 22 ] Parte 1 - La stanza dei giochi

offre una speciale occasione per costruire una relazione nuova e significativa che unisca adulti e bambini.

Grazie alla parlata nuova il bambino diventa autentico protagonista e artefice della propria crescita accompagnato, in questo cammino difficile ma entusiasmante, da un adulto: un capo con il quale non è costretto a parlare come a un grande, ma con cui si intende perché il linguaggio usato è comprensibile a entrambi e perché il gioco che ambedue giocano è serio e ricco di significati.

La parlata nuova significa, per il capo, sentirsi in cammino accanto al bambino, riconoscergli dignità, capacità di comprendere e di condividere esperienze e scelte, scoprire che «siamo d’uno stesso sangue, tu ed io». In questo nuovo rapporto il capo non dimentica però la propria responsabilità educativa: la parlata nuova, che lega adulto e bambino e legittima la proposta di contenuti e valori, è filtro per rileggere tutti gli strumenti del metodo e offrire ai bambini occasioni di crescita adatte a loro. Il capo ha quindi a disposizione il bosco e la giungla, che sono il luogo della parlata nuova, ma anche nuovi nomi, riti, racconti e un affascinante linguaggio.

La chiamiamo parlata nuova perché è ogni giorno diversa, perché porta frutti, perché è fresca come la primavera e ricca come i suoi colori. Si tratta allora di utilizzare una parlata nuova, un modello educativo fondato sulla reciprocità e alterità dove «tu bambino sei come io adulto sono e non sarai secondo quello che io ti faccio essere o secondo il tuo progetto. È un modello che richiede all’adulto un impegno di riflessione: un’educazione che è rivolta a se stesso e insieme all’altro»2 .

2

F. Colombo, A. D’Aloia, V. Pranzini, Dagli 8 agli 11: una vita da bambino. Proposte per migliorare la condizione infantile, Borla, Roma, 1990.

Capitolo 1 – La comunità educante [ 23 ]

LA FAMIGLIA FELICE

La famiglia felice è comunione fraterna: ognuno è chiamato a vivere nello spirito dei valori espressi dalla Legge, manifestando la propria disponibilità («Eccomi») a fare del proprio meglio per aiutare gli altri. Non è “qualcosa” (attività, struttura o altro) da fare, da usare, ma un clima che assicura serenità e armonia all’interno della comunità, permette di valorizzare e di dare spazio a ogni individualità e capacità, offre la libertà di esprimersi e di crescere perché nutrita di atteggiamenti positivi e di relazioni calde.

Adulti e bambini, vivendo insieme la famiglia felice, trasformano quella che rischierebbe di essere soltanto una bella atmosfera in un modo di essere, in uno stile di relazioni cooperativo, caratterizzato dalla cura e dalla custodia degli altri. È una rete di solidarietà che consente e permette l’errore: in una famiglia felice trovano la loro risoluzione pacifica e costruttiva anche i conflitti, le difficoltà, i litigi; è un ambiente che comunica sicurezza, che permette il superamento delle difficoltà e dei problemi che naturalmente si incontrano nella vita comune e che, anzi, possono diventare un’importante occasione di crescita, un momento arricchente per la vita della comunità e del singolo, proprio perché gestiti in un clima fraterno e gioioso.

Perché questo possa realizzarsi deve crearsi all’interno dell’unità uno spirito di gioia, cortesia, voglia di scoprire se stessi e di conoscere gli altri attraverso il gioco: una famiglia felice si riconosce dalla capacità di giocare, di divertirsi, di compiere Buone Azioni, di pensare agli altri nelle grandi come nelle piccole cose, di vivere con lealtà la propria appartenenza al gruppo. Questo stile di relazione, costituito da parlata nuova e famiglia felice, permette ai lupetti e alle coccinelle di crescere insieme agli altri, da protagonisti, secondo il principio dell’autoeducazione.

art. 27

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