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IVAN CATTANEO

Ivan Cattaneo, cantante poliedrico e pittore. Si appresta ad inaugurare la prossima mostra a Prato, una delle cinque, sei mostre personali che organizza all’anno. Poi sarà la volta di Zurigo, Forlì, Milano e poi Napoli.

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Ivan cosa racconti nelle tue opere?

La mia arte inizia da quando ero bambino e ritagliavo e incollavo di tutto. Ora le mie opere sono principalmente occhi e bocche applicati su spazi pittorici: è un pò la pittura che rimangia la fotografia. E gli occhi e la bocca, a seconda di dove sono posizionati, hanno un valore simbolico e un’identità differente, come una “tabellina artistica” e priva di sessualità definita, senza genere, in una fluidità continua che va oltre il colore della pelle, l’origine.

Ivan Cattaneo, multifaceted singer and painter. He is preparing to inaugurate his next exhibition in Prato, one of the five, six solo exhibitions he organizes every year. Then it will be exposed in Zurich, Forlì, Milan and then in Naples.

Ivan what do you tell in your pieces?

My art blossomed when I was a kid and I used to cut and glue everything. Now my works are mainly eyes and mouths applied on pictorial spaces: it’s a bit like painting is reneging photography. And the eyes and the mouth, depending on where they are placed, have a symbolic value and a different identity, like an “artistic table” and devoid of defined sexuality, without gender, in a continuous fluidity that goes beyond the color of the skin, or one’s origin.

La mia architettura è piena di sessualità, le tue opere?

Anche per me il sesso è importante e fatto di ruoli spesso ben precisi ma sempre “fluidi”. Per me LGBT negli anni Ottanta era Polisex.

In architettura gli occhi e la bocca sono le finestre e il portone d’ingresso. Nella tua pittura?

Gli occhi sono lo specchio dell’anima, sono la parte che ti collega e fa emergere il tuo profondo. La bocca è il bacio, il nutrimento, anche sessuale, il rapportarsi all’altro, come due portali. Parlando del rapporto fra musica e pittura, quando dipingi la relazione è fra te e la tela, non ci sono intermediari. Tu dipingi, fai quello che vuoi, e il prodotto è quello. Quando fai il musicista o il cantante, hai a che fare con orchestrali, arrangiatori, tecnici del suono, e se non sei un cantautore hai quello che ti fa la musica, o il testo. Per cui attraverso questo “passaggio di mani”, puoi arrivare ad un risultato che spesso non è quello che ti aspettavi. La pittura rimane così, salvo qualche caso. Bob Dylan, ad esempio, che è anche pittore, con chitarra e voce senza “intermediari” suonava e cantava definendo perfettamente il tutto, come in un quadro.

Se dovessi raccontarti con una parola… Sono un curioso sperimentatore. Una volta un grande critico musicale mi disse che giocavo con la musica come un bambino col “piccolo chimico”. È la cosa più vicina alla mia realtà. Dalla zebra a pois a tutti gli esperimenti successivi, ma sempre con rispetto. Anche “la BAMBOLINA”, l’ho cambiata, ma rispettava la memoria collettiva, come anche BANG BANG; il RAGAZZO DI STRADA. Altri non lo fanno. L’altro giorno ho sentito uno che cantava YESTERDAY e ho impiegato 5 minuti per riconoscerla.

My architecture is full of sexuality, and your pieces? For me too, sex is important, and made up of often precise but always “fluid” roles. For me, LGBT in the eighties was Polisex.

In architecture, eyes and mouth are the windows and the front door. What about your paintings?

The eyes are the mirror of the soul, the part that connects you and brings out your deepness. The mouth is the kiss, the nourishment, also sexual, the addressing to the other, like two portals. Speaking of the relationship between music and painting, when you paint, the relationship is between you and the canvas, there are no intermediaries. You paint, you do what you want, and that’s the final product. When you become a musician or a singer, you’re dealing with orchestras, arrangers, sound engineers, and if you’re not a songwriter, you have those who make the music, or the lyrics for you. And because of that, you can reach to a result that is often not what you expected. The painting remains like this, except for a few cases. Bob Dylan, for example, who is also a painter, with his guitar and his voice played and sang perfectly defining the whole, as in a painting, without “intermediaries”.

If you had to describe yourself in a word?

I’m a curious experimenter. A great music critic once told me that I played with music like a child plays with his “piccolo chimico” set. It’s the closest thing to my reality. From the zebra a pois, to all subsequent experiments, but always with respect. Also “la BAMBOLINA”, I changed it, but it still respected the collective memory, as well as BANG BANG; il RAGAZZO DI STRADA. Others do not do it. The other day, I heard someone singing YESTERDAY, and it took me 5 minutes to recognize it.

Nasci prima musicista o pittore?

Prima pittore. Ho fatto anche il liceo artistico uscendo con il massimo dei voti e poi sono partito per Londra, dove ho conosciuto personaggi bellissimi nei favolosi anni ’70: da Roxy Music, a David Bowie, fino a Cat Stevens. Ero amico di Mark Edward, produttore di Bowie, Brian Eno, deii Jethro Trull. Avevo 20 anni e lui 30, e mi fece conoscere quelli che chiamo, “effetti speciali”.

Essere “omosessuale” ti ha aiutato o no?

Beh, in quel periodo era molto pericoloso esserlo, sondavi un terreno poco conosciuto, ma dall’altra parte rappresentavi l’unicità, per cui c’era un aspetto positivo. Mentre oggi essere gay è praticamente nella norma. Ma prima di tutto c’era la musica. Qualcuno mi accusò di non aver mai scritto una canzone gay. “Non ne ho bisogno - gli dissi - gay sono io e il mio punto di vista nasce da lì. Sarebbe stato da ruffiani fare la canzone per i gay. I Pooh hanno scritto Pierre…

Colore dominante? Se la tua musica avesse un colore?

Blu, che penso sia il colore della musica, come il blues. Nei quadri il nero, molto bianco e anche rosso.

Cosa formalizza le tue opere?

Ti leggo un aforisma del mio libro. “Così a caso i miei volti sono anche scheletri scarni che come gli angeli non hanno sesso che come scheletri e angeli non hanno sesso”. Sui miei quadri ci attaccherei di tutto se potessi, anche me stesso. I miei amici mi chiamano “Mister Vinavil”. Io attacco tante cose, sono un po’ un accumulatore seriale, mi piace il polimaterico. Ma i caratteri principali restano gli occhi e la bocca, anche se la bocca ultimamente è andata un po’ scemando, perché in fondo è un buco. A me i galleristi dicono: “mi raccomando non fare

You are firstly a musician or a painter?

I born as a painter. I also went to art school, graduated with top marks, and then I went to London, where I met beautiful people in the fabulous ‘70s: from Roxy Music, to David Bowie, to Cat Stevens. I was friends with Mark Edward, producer of Bowie, Brian Eno, Jethro Trull. I was 20 and he was 30, and he introduced me to what I call, “special effects”.

Did being “homosexual” help you or not?

Well, at that time it was very dangerous to be. You were exploring an unknown field, but on the other hand you represented uniqueness, so there was a good thing. Instead, being gay today is pretty much the norm. But for me, the most important thing was music. Someone accused me of never writing a gay song. “I don’t need it - I told him - I’m gay, and my point of view comes from there. It would have been pandering to do the song for gays. The Pooh wrote Pierre...

If your music had a color which would have been the dominant one?

Blue, which I think is the color of the music, like the blues. In paintings, maybe, black, a lot of white and also red.

What formalizes your works?

I’ll read you an aphorism from my book. “So randomly my faces are also skinny skeletons that like angels have no sex like skeletons and angels have no sex”. On my paintings I would glue everything if I could, even myself. My friends call me “Mister Vinavil”.

I glue many things, I’m a bit of a serial accumulator, I like polymaterials. But the main characters are always the eyes and the mouth, even if the mouth has lately been a bit disappeared, because at the end of the day it is still hole. Gallery owners cose sconce, perché non si vendono più. La materia è importante perché si rifà a un momento importante. Dico sempre che oggi Andy Warhol non avrebbe senso coi suoi multipli in una società dove è tutto replicato. Nel mondo attuale il valore vero è la reliquia. Questo quadro ce l’ho solo io. Adesso tutti scaricano da internet. L’altro giorno ho fatto un NFT di un quadro, perché mi ha praticamente costretto la gallerista. Ma io in questo tipo d’arte non credo, e ho dato anche il quadro vero. In un mondo in cui tutto è duplicabile, il quadro non lo è. Come un concerto che ha la sua sacralità. Viviamo in una società “plastificata”. Il valore di Andy Warhol è stato quello di anticipare “le repliche”. Lui diceva: “in futuro saranno tutti famosi per 15 minuti”. Ha sbagliato solo il tempo, perché oggi su TikTok o altro, sono tutti famosi, anche per un secondo. Ha più valore chi tiene alla propria privacy. Voi insistete sulla “carta”, cosa che è controcorrente. Il mio prossimo disco avrà la copertina personalizzabile, completabile da chi la compra visto che oggi l’artista va a firmare la copia del disco venduto per renderlo unico. Oggi vale la reliquia. Il design, può essere seriale, l’artista fa le cose per se stesso. Sono un patito dei mercatini: compro gli oggetti e li assemblo, un po’ come faceva il dottor Frankenstein. always say to me, “Don’t do dirty stuff, because they don’t sell anymore”. The material is important, because it refers to an important moment. I always say that today Andy Warhol would not make sense with his multiples in a society where everything is replicable. In today’s world, the true value is the relic. This painting is only for me. Now everyone is downloading from the internet. The other day I did an NFT of a painting, because the gallery owner practically forced me to. But I don’t believe in this kind of art, and I also gave away the real painting. In a world where everything can be duplicated, the painting is not. Like a concert that has its sacredness. We live in a “laminated” society. The value of Andy Warhol was to anticipate “replicas”. He said: “in the future they will all be famous for 15 minutes”. He just missed the time, because today on TikTok or other platforms, everyone can be famous, even for a second. Who cares about their privacy is more valuable. You insist on the “card”, which is counter-current. My next album will have a customizable cover, which can be completed by the buyer since today the artist signs the sold copy to make it unique. Today the relic is worth it. Design can be serial, the artist does things for himself. I’m a fan of flea markets: I buy things and assemble them, a bit like Dr Frankenstein did.

La collaborazione con un altro artista?

Non n’interessa. I discografici oggi, cercano di accoppiare due artisti, ma lo trovo penoso. È difficile che nasca qualcosa d’incredibile. Posso capire Raf e Tozzi, ma il resto no.

Progetti musicali?

Sto preparando un disco per l’estate e uno spettacolo teatrale, si chiamerà Titanic Orchestra.

Parliamo d’amore?

L’amore si fa, non se ne parla.

A collaboration with another artist?

I really don’t care. Record companies today, they try to pair two artists, but I find it painful. It’s hard to see anything incredible coming out. I can understand Raf and Tozzi, but not the rest.

Any musical projects?

I’m writing a record for the summer and a theatre play called Titanic Orchestra.

Let’s talk about love?

People make love, they don’t talk about it.

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