Anno 2 numero 2 La rivista online per i professionisti del settore
Focus
osteoporosi Prevenire è meglio che curare Fitness metabolico
Clinical Pilates Allenamento vibratorio
Fitness 2.0: eccoci qui
Low back pain Manipolazioni mio-fasciali Le variabili del benessere
ANNO 2 N°2 FEBBRAIO 2010 Fitmed online è una rivista mensile di aggiornamento che si rivolge a imprenditori, manager, opinion leader, professionisti che operano nel mondo del fitness, benessere, prevenzione e salute. Propone articoli riguardanti metodiche di allenamento, rieducazione funzionale, alimentazione, prevenzione e benessere, marketing e management. Editore Alea Edizioni di Alessandro Lanzani via G. Sapeto, 5 - 20123 Milano Redazione e uffici via P. Orseolo, 3 - 20144 Milano tel. 0258112828 - fax 0258111116 fitmed@professionefitness.com redazione@professionefitness.com Direttore responsabile Alessandro Lanzani alanzani@professionefitness.com
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Alea edizioni è una casa editrice specializzata in libri di finess, benessere e rieducazione funzionale, con più di 50 titoli a catalogo. Professione Fitness è una rivista bimestrale di aggiornamento per imprenditori e professionisti del settore, che da 16 anni propone articoli originali riguardanti metodiche di allenamento, rieducazione funzionale, alimentazione, prevenzione e benessere, impiantistica, marketing e management e tutto ciò che può servire a un'efficiente e moderna realtà che opera nel settore del fitness e del benessere. E distribuita tramite abbonamento postale a fitness club, centri fisioterapici e polisportivi, operatori di settore, luxury hotel, golf club, centri benessere, studi di architettura. Da oltre 25 anni la Scuola di Professione Fitness con i suoi corsi, master e stage ha contribuito alla formazione e all’aggiornamento di migliaia di operatori del settore, mettendo a loro disposizione un corpo docente selezionato e altamente qualificato. Rilascia diplomi e attestati di partecipazione accredidati dall’USACLI, ente di promozione spportiva riconosciuto dal CONI.
Redazione Mia Dell’Agnello mia@professionefitness.com - int. 212 Progetto grafico Stefano Frattallone Impaginazione Anita Lavoce Pubblicità Alessandro Lanzani alanzani@professionefitness.com Hanno collaborato a questo numero Marco Ciervo, Maurizio Ronchi, Rosario D’Onofrio, Antonio Pintus, A. De Nicola, Massimiliano Gollin Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 578 del 20.12.93. L’Editore e l’autore non potranno in alcun modo essere responsabili per incidenti o danni provocati dall’uso improprio delle informazioni o delle immagini contenute nel materiale ricevuto; inoltre non necessariamente le opinioni pubblicate rispecchiano il pensiero dell’editore. Il materiale (testi, immagini e disegni) pervenuto in redazione non verrà restituito, anche se non pubblicato e viene considerato libero da diritti. La riproduzione del materiale apparso su Fitmed online in qualsiasi forma e per qualsiasi scopo non è consentita se non dietro richiesta scritta e firmata dal direttore responsabile e dall’editore. Per eventuali controversie il Foro di competenza è quello di Milano.
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LE AZIENDE CHE HANNO PARTECIPATO ALLA REALIZZAZIONE DI QUESTO NUMERO Alcan Airex Clinical Pilates Top Fitness Group
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RUBRICHE 31
CORSI DI FORMAZIONE E AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE
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FIERE E CONVEGNI
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NEWS
SPECIALE: OSTEOPOROSI 4
PREVENIRE È MEGLIO CHE CURARE di Mia Dell’Agnello
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0STEOPOROSI E FITNESS METABOLICO di Alessandro Lanzani
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CLINICAL PILATES E STILE DI VITA di Marco Ciervo
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LA DENSITÀ OSSEA E L’ALLENAMENTO VIBRATORIO
ALLENAMENTO E REHAB 20
MANIPOLAZIONI MIO-FASCIALI: un contributo al miglioramento delle performance sportive per gli atleti 1° parte di Maurizio Ronchi
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LE VARIABILI DEL BENESSERE NEL FITNESS di Massimiliano Gollin
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LOW BACK PAIN in atleti di sport a gestualità torsionale di Rosario D’Onofrio, Antonio Pintus, A. De Nicola
focus osteoporosi
CON LINK DI APPROFONDIMENTO “Se pensi di essere sano, significa che non hai fatto abbastanza esami”
(Dr. Robert Rangno, Professore Emerito, Dipartimento di Medicina e Farmacologia e terapeutica presso la University of British Columbia)
Prevenire
è meglio che curare di Mia Dell’Agnello mia@professionefitness.com
’è chi la definisce epidemia silenziosa, perché l’osteoporosi è asintomatica e diventa clinicamente evidente solo al manifestarsi della prima frattura. La perdita di minerale osseo è fisiologica, è strettamente collegata all’avanzare dell’età e fa parte dei cosiddetti “fattori di rischio non modificabili”. Anche la mancanza di attività fisica e una dieta non equilibrata concorrono allo sviluppo della malattia, ma con una fondamentale differenza: sono fattori di rischio modificabili e per questo sono, ovviamente, i primi su cui intervenire, soprattutto volendo realizzare una prevenzione primaria. Prevenzione che, in realtà, non dovrebbe essere tanto indirizzata all’osteoporosi in sé (sarebbe un po’ come voler prevenire l’invecchiamento), quanto a un grave fenomeno spesso invali-
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dante di cui l’osteoporosi rappresenta, a sua volta, un fattore di rischio: le fratture negli anziani. Eppure, pare che tutti gli sforzi degli ultimi anni siano concentrati solo sul problema della perdita di materiale osseo: è molto più probabile che un medico inviti una propria paziente in menopausa a effettuare un esame per la rilevazione della densità ossea (MOC), piuttosto che a frequentare un corso di ginnastica. Eppure, nel 2005 la IOF (Fondazione Internazionale per l’Osteoporosi) è stata ideatrice della campagna “Move it or Lose it”, volta a promuovere l’attività fisica sia come prevenzione che come recupero funzionale nei pazienti osteoporotici. Una campagna ancor più lodevole e significativa, se si considera che la IOF è un’organizzazione internazionale non governativa che rappresenta un’alleanza
globale di pazienti, medici, scienziati e delle stesse industrie farmaceutiche: “Certamente, la miglior prevenzione per la salute del nostro scheletro trova le sue basi in una sana e continuativa attività fisica, quella stessa che contribuisce a prevenire le malattie cardiovascolari, il diabete, l’obesità ed i tumori. Tutti, operatori sanitari, organizzazioni di fitness e soprattutto la gente, dovranno comprendere come il problema osteoporosi sia un impegno collettivo e come da una consapevole autogestione del nostro stile di vita possano essere conseguiti risultati di enorme rilevanza socio-economica… Anche i pazienti che hanno già subito delle fratture possono trarre beneficio da esercizi e allenamenti speciali, in grado di incrementare il potenziamento e la funzionalità muscolare: tutto questo
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facilita la mobilità e ci aiuta nelle nostre attività quotidiane”. (Helmut W. Minne medico, Presidente del Comitato delle Società Nazionali aderenti alla IOF, Clinica Centro di Endocri-nologia e per le Malattie Metaboliche dell’Osso, Accademia Tedesca di Scienze Osteologiche e Reumatologiche). Ma allora, perché i medici prescrivono solo esami diagnostici e farmaci? A questo punto si inserisce, a nostro modo di vedere, un enorme gap culturale, cui concorrono diversi attori: la classe medica, le case farmaceutiche e i “dispensatori di attività motoria” (passateci il termine, giustificato dalla eterogeneità della categoria). Per quanto riguarda i due primi gruppi, appare evidente come, purtroppo, tutto ciò che ruota intorno alla malattia, dalla sua semplice definizione alla ricerca a essa applicata, sia fortemente influenzato da una mentalità prettamente econometrica, in cui spesso gli interessi delle case farmaceutiche si scontrano con i bilanci sempre più in rosso della pubblica assistenza. Il terzo gruppo, i dispensatori di attività motoria, ha sicuramente la responsabilità di non essere riuscito a ottenere il giusto riconoscimento dalla classe medica, che non ha nessun referente cui affidare i pazienti sani, ma non in salute (secondo la definizione dell’OMS). OSTEOPOROSI E CASE FARMACEUTICHE: UN RAPPORTO DIFFICILE C’è un libro interessante (pubblicato nel 2005), che propone una visione decisamente alternativa rispetto l’osteoporosi e altre malattie. Gli autori, Ray Moynihan (uno dei più stimati giornalisti scientifici del panorama internazionale, che per anni si è occupato del “business della salute” scrivendo per il British Medical Jour nal e per Lancet) e Alan Cassels (ricercatore canadese) definiscono già dal titolo “Farmaci che ammalano”, la loro teoria. Si legge nel prologo: “Con
campagne promozionali che sfruttano le più ataviche paure della morte, del decadimento e della malattia, l’industria farmaceutica, che vanta un fatturato di 500 miliardi di dollari, sta letteralmente cambiando il modo di intendere la condizione umana… Problemi lievi vengono dipinti come patologie gravi, per cui la timidezza diventa sintomo di Fobia Sociale e la tensione premestruale una malattia mentale chiamata Sindrome Pre-Mestruale… Il semplice fatto di essere ‘a rischio’ di una patologia è diventato esso stesso una ‘malattia’, per cui donne di mezza età sane oggi soffrono di un male latente alle ossa chiamato osteoporosi e uomini di mezza età in piena forma hanno un disturbo cronico chiamato colesterolo alto”. Il capitolo 8 del libro ha per titolo “Testare il mercato: l’osteoporosi”. Lì vi si legge: “Quando alcuni anni fa – 1998 - un gruppo di medici e ricercatori indipendenti della University of British Columbia ha esaminato tutti i dati scientifici sull’osteoporosi, la conclusione è stata che la campagna dei test della densità ossea per le donne era un classico caso di promozione della paura”. La teoria espressa dagli autori è che, poiché l’osteoporosi è asintomatica, per poterla elevare al ruolo di malattia, e meglio ancora di epidemia, era necessario indurre le persone a fare il test per provarne l’esistenza. In che modo? Con abili operazioni di marketing e comunicazione mirata a instillare la paura: campagne di sensibilizzazione, le chiama qualcuno. Ancora agli inizi degli anni ’90 erano pochi a conoscere dell’osteoporosi, mentre diverse importanti case farmaceutiche avevano degli interessi investiti in questa malattia. Non a caso provvidero a finanziare la distribuzione delle macchine per la MOC negli USA; non a caso l’OMS si preoccupò di darne una nuova definizione, utilizzando come parametro di densità ossea normale, quella di una donna di 30 anni, ovvero il massimo picco raggiungibile nel
corso di tutta la vita. Da questa definizione automaticamente risultò che il 30% delle donne in post menopausa era affetto da osteoporosi. “L’ascesa dei test per la densità ossea contribuì all’esplosione delle vendite dei farmaci per l’osteoporosi, creando così un mercato globale per l’industria farmaceutica che attualmente (2004) frutta 5 miliardi di dollari l’anno, ma che secondo le previsioni di alcuni entro breve arriverà a oltre 10 miliardi di dollari”. Eppure, fare il test non serve a prevenire le fratture e rispetto all’assunzione dei farmaci è ancora in atto un’interessate dibattito rispetto all’effettivo rapporto costi/benefici (costi in termini anche e soprattutto di effetti collaterali). Eppure, un metodo sicuramente efficace per limitare il rischio di fratture negli anziani c’è, ed è mettere in pratica dei programmi per prevenire l’evento traumatico che determina la frattura, ovvero la caduta. PROMUOVERE L’ATTIVITÀ FISICA Che la sollecitazione della forza di gravità sia necessaria per lo sviluppo e il mantenimento della densità ossea è cosa nota da quando i primi astronauti fecero rientro dalle prime esplorazioni spaziali: non solo i loro muscoli si erano atrofizzati,
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ma anche le loro ossa. Da cui si dedusse che, non solo in fase di crePROTEO-1: scita l’attività fisica era fondamenPER CAPIRE COME K tale per costituire un deposito di IN VANNO LE COSE… materiale osseo da tesaurizzare per L la propria vita futura, ma anche che Proteo-1 è il nome del proun allenamento realizzato con getto presentato dalla sovraccarichi (anche di lieve enSiommms (Società Italiana tità) poteva essere utilizzato, in dell’Osteoporosi, del Meetà adulta e senile, sia per rallentabolismo Minerale e delle Malattie dello Scheletro) tare la perdita di materiale oscome la più estesa e comseo, che per la riabilitazione nepleta ricerca sull’osteoporosi gli stati più avanzati della malatmai condotta in Italia. Si trattia. L’attività motoria svolge anche un ruolo fondamentale per il rafforta di uno studio osservaziozamento della muscolatura là dove nale, di coorte, longitudinale un buon trono/trofismo muscolae multicentrico che ha coinre può sostituire un’architettura volto 71 centri italiani per ossea deficitaria (frattura di vertel'Osteoporosi sulla pratica bre e relativa cifosi), e restituire una clinica corrente per quanto buona funzionalità dopo le fratture concerne prevenzione, diagnosi e trattamento dell'osteoporosi primaria in donne in post-menopausa. I risultati, rederivate da cadute (tipico il caso centemente presentati al convegno annuale Siommms, dimodella rottura della testa del femore e strano che le reali possibilità di fratturarsi sono ampiamente relativa protesi d’anca). In realtà, superiori a quanto finora ipotizzabile anche per le donne in potroppo spesso nei testi dedicati alstmenopausa non a rischio e che, pertanto, la filosofia prel’osteoporosi le fratture sono diretventiva adottata al Ministero della Salute è totalmente intamente associate alla malattia, generando parecchia confusione: la INK sufficiente, rivolgendosi solo a pazienti già fratturati o ad patogenesi delle fratture dipen- L altissimo rischio. Il riferimento è al “giro di vite” imposto alla MOC e ai farmaci “antiosteoporosi” dagli ultimi LEA de da molti fattori diversi dal(Livelli Essenziali di Assistenza), che stabiliscono quanto l'osteoporosi, primo fra tutti il rie cosa può essere rimborsato dal Servizio Sanitario schio di cadere, che aumenta Nazionale. In pratica, con i nuovi LEA si riduce fortemente con l'avanzare dell’età e che è l’importanza dell’indagine MOC che, in assenza di sintomi, diinfluenzato a sua volta da fattori venta rimborsabile solo alle donne in post menopausa che di rischio modificabili, anche con presentano una concomitanza di fattori di rischio (età superiol’attività fisica. Tipico esempio è re a 65 anni, carenza ormoni estrogeni, terapie con cortisoniquello già citato della rottura del feci, fumo e alcol, apporto alimentare di calcio inferiore a 600 more, la frattura più grave, più comg., ipertiroidismo, talassemia, radiografia che dimostri mune e più invalidante. Secondo una review citata dalla IOF, le osteoporosi o cedimenti vertebrali, perdita di statura ecc.). donne che trascorrono più di noInoltre, in merito ai farmaci (i cosiddetti bifosfonati) se ne conve ore al giorno sedute hanno il sente la prescrizione solo alle donne che hanno già avuto una 50% in più di probabilità di subifrattura o un cedimento importante delle vertebre, ma non sulla base dei risultati della MOC, a fini preventivi. Ora, ci sarebre una frattura dell’anca rispetto be quasi da scandalizzarsi insieme alla Siommms, al pensiero a chi sta seduto per meno di sei che il Servizio Sanitario Nazionale risparmi sulle spalle di chi ore al dì (nota 1). Esercizi che miK N sta male, se non fosse che… lo studio sopra menzionato è gliorano la postura e allenano LI stato promosso e sponsorizzato da Servier Italia, la filiale l’equilibrio e la propriocezione, proitaliana del Gruppo di Ricerca Servier, il terzo Gruppo farteggono dalle cadute e diminuiscomaceutico francese su scala mondiale e il primo privato. no la probabilità di andare incontro A giugno del 2009 è stato dato l’annuncio che la società fara fratture. Nota 1. Pfeifer M, Sinaki M, Geusens P, maceutica fiorentina Stroder è stata incaricata di distribuire in Boonen S,Preisinger E, Minne HW; ASBMR Italia un nuovo farmaco contro l'osteoporosi, sviluppato e prodotto proprio dalla Servier. Working Group on Musculoskeletal Rehabilitation. Musculoskeletal rehabilitation in osteoporosis: a review. J Bone Miner Res. 2004
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focus osteoporosi CON LINK DI APPROFONDIMENTO
“Per non malattia intendiamo un problema o un processo umano che alcuni hanno definito come una condizione medica, ma dove la gente può avere un migliore risultato se il problema o il processo non è definito in quel modo”... La forza di gravità è il farmaco più efficace e a bassissimo costo, che favorisce la calcificazione della matrice proteica dell'osso a tutte le età
0steoporosi e fitness metabolico di Alessandro Lanzani alanzani@professionefitness.com
egli ultimi anni il mondo medico sta affrontando un dibattito di proporzioni gigantesche. La questione è se alcune condizioni dell'esistenza umana possano essere considerate delle malattie oppure no: il dibattito riguarda, anche e soprattutto, l'invecchiamento e le sue cons e g u e n z e . L'argomento non è di poco conto, perché si tratta di decidere se, e soprattutto come, “curare” moltissime condizioni umane. A questo proposito si sono espresse alcune riviste scientifiche di assoluto prestigio e k in particolare il Lin British Medical Journal. La prestigiosa rivista ha incluso l'osteoporosi nell'elenco delle non malattie (Inter national Classification of NonDisease), riportando l'attenzione alla crescente tendenza di clas-
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sificare i problemi delle persone come malattie: in particolare, sebbene l'osteoporosi generi disagio, tecnicamente non può essere considerata una malattia, così come non lo sono la nascita, la vita e la morte. Testualmente, nell'articolo si legge: “By ‘non disease’ we meant a human process or problem that some have defined as a medical condition but where people may have better outcomes if the problem or process was not defined in that way”. Che tradotto letteralmente è: “Per non malattia intendiamo un problema o un processo umano che alcuni hanno definito come una condizione medica, ma dove la gente può avere un migliore risultato se il problema o il processo non è definito in quel modo”. Emblematica è la definizione del Ministero della Salute: “L'osteoporosi si può definire come un disordine delle ossa scheletriche caratterizzato dalla compromissione della robustezza dell'osso che predispone a un aumento del rischio di frattura e questo è l'aspetto più importante, soprattutto per l'alto numero dei casi colpiti nella popolazione adulta. Il ruolo esatto dell'osteoporosi nell'eziologia delle fratture deve peraltro ancora essere determinato con precisione. Infatti, la resistenza dell'osso ai traumi riflette l'integrazione tra due fattori: la densità ossea e la qualità ossea”.
focus osteoporosi
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DEFINIZIONE MEDICA DELL'OSTEOPOROSI La definizione medica dell'osteoporosi che qui riportiamo è tratta e ricalca le linee guida pubblicate dal Ministero della Salute. In alcuni punti abbiamo aggiunto delle domande riguardanti la questione malattia/non malattia, con l'obiettivo di stimolare la riflessione. L'osteoporosi primaria è sottoclassificata in 2 tipi: osteoporosi postmenopausale e osteoporosi senile. Osteoporosi postmenopausale (la menopausa è una malattia? La postmenopausa è una malattia?). Caratteristiche: - associata alla ridotta secrezione di estrogeni; - riscontrabile nel 5-29% delle donne dopo la menopausa (n.d.a. gli studi hanno dato valori diversi e sono stati condotti con parametri diversi); - compare entro i primi 20 anni dall'inizio della menopausa; - la perdita ossea, molto accelerata nel periodo perimenopausale, può raggiungere una perdita del 5% della massa ossea totale all'anno (n.d.a. questo valore rappresenta un'eccezione? Altrimenti, in che percentuale si verifica? Quando è passato il momento di crisi perimenopausale, la perdita ossea si stabilizza?); - interessa prevalentemente l'osso trabecolare (la parte porosa interna delle ossa), con effetti particolarmente evidenti a livello della colonna vertebrale, dove il turn-over osseo è elevato; - le fratture vertebrali rappresentano la situazione clinica più comune in questi casi.
Osteoporosi senile Caratteristiche: - può colpire entrambi i sessi dopo i 70 anni di età (n.d.a. è quindi un fenomeno legato all'invecchiamento, ma l'invecchiamento è una malattia?); - può interessare fino al 6% della popolazione anziana; - la perdita di massa ossea interessa sia l'osso trabecolare che quello corticale; - le fratture possono interessare non solo la colonna vertebrale, ma anche le ossa lunghe, il bacino e altre sedi. Le tipiche complicanze sono rappresentate dalle fratture del collo femorale, dell'estremità distale del radio, dell'omero. L'osteoporosi secondaria dipende da un'altra patologia di base che ne crea i presupposti e rispecchia l'incidenza delle malattie e/o condizioni cliniche e/o uso cronico di farmaci a cui è associata. Le condizioni cliniche a cui si associa l'osteoporosi secondaria sono: - ipogonadismo e malattie endocrino-metaboliche, malattie neoplastiche e terapie correlate; - alcune malattie croniche (insufficienza renale cronica, broncopneumopatia cronica ostruttiva, insufficienza cardiaca cronica); - connettivopatie e malattie infiammatorie croniche (artrite reumatoide ecc.); - alcune malattie gastrointestinali (morbo di Crohn, celiachia); - deficit nutrizionali, abuso alcolico cronico; - uso cronico di farmaci (corticosteroidi, immunosoppressori, ormoni tiroidei, anticonvulsivanti);
Figura 1: Grafico riassuntivo di una MOC. In ascissa le classi di età, in ordinata la densità ossea in g/cm2. La fisiologia dell'invecchiamento impone una graduale demineralizzazione che viene contrastata dall'attività motoria e non dalla frequenza del monitoraggio.
- immobilità prolungata. DENSITÀ OSSEA E MINERALOMETRIA OSSEA COMPUTERIZZATA La densità ossea è un concetto che misura la quantità di sali di calcio contenuti nella matrice proteica dell'osso. La densità minerale dell'osso è misurata attraverso un esame, la mineralometria ossea computerizzata (MOC), ormai praticato come screening di massa. La sua analisi permette di comprendere che l'approccio medico o non è più indicato ad affrontare il problema (la non malattia) o, comunque, è del tutto inadeguato affrontarlo senza l'ausilio dell'attività motoria e dei sani stili di vita. PREVENZIONE DELL'OSTEOLink POROSI Queste sono le linee guida di prevenzione tratte dal sito del Ministero della Salute: 1. seguire una dieta bilanciata ricca di calcio e vitamina D; 2. praticare esercizio fisico in relazione al peso corporeo; 3. seguire stili di vita sani (senza alcol ne' fumo ne' droghe); 4. quando appropriato, eseguire esami per definire la densità minerale ossea ed eventualmente sottoporsi alle terapie del caso. Rispetto al punto 2 (la pratica dell'esercizio fisico) si consiglia di “Svolgere un'attività fisica regolare, anche con esercizi che siano bilanciati rispetto al peso corporeo, dove ossa e muscoli lavorano contro la gravità (passeggiate, salire le scale, sollevare pesi leggeri ecc)”.
Link FITNESS METABOLICO Impostando un corretto lavoro di fitness metabolico, è bene includere esercizi che stimolino tutte le capacità motorie di base, suddivise in: forza, mobilità, coordinazione e resistenza. 1. Forza. Attraverso gli esercizi con i pesi (correlati alla riserva funzionale complessiva del soggetto e partendo con il criterio universale di gradualità e progressione) oc-
focus osteoporosi corre stimolare il muscolo e l'osso alla forza di gravità. La forza di gravità è il farmaco più efficace e a bassissimo costo, che favorisce la calcificazione della matrice proteica dell'osso a tutte le età. Il meccanismo biofisico è quello dell'effetto piezoelettrico. In pratica, la forza di gravità applicata sull'osso genera un campo elettrico debole che è in grado fissare il tono, o trofismo, muscolare. Questo, oltre a dare forza per la gestione degli imprevisti motori, fornisce una vera e propria protezione fisica sull'osso, attutendo le forze d'impatto traumatico e preservando la struttura ossea dal rischio frattura. 2. Mobilità. Lo stretching migliora i range di mobilità restituendo possibilità di movimento con decelerazioni più graduate e impatti più piccoli. La mobilità è anche un prerequisito per poter organizzare al meglio esercizi di coordinazione motoria, che permette di gestire gli imprevisti e dà soddisfazione psicologica perché aumenta la consapevolezza di poter gestire con disinvoltura gesti e movimenti nella vita di relazione. Infine, per quanto riguarda l'alfabetizzazione motoria, insegna alle persone a riconoscere, rispettare e superare il limite motorio. 3. Coordinazione motoria. Può essere sviluppata tramite esercizi con movimenti fini e tridimensionali, ovvero su tutti e tre i piani dello spazio; esercizi che stimolino l'abilità e che possano essere svolti con progressivi livelli di difficoltà; esercizi associati alla psicomotricità e alla memoria visiva; esercizi contaminati da coreografie simili a figure di danza e di ballo, purchè non ripetitivi. 4. Resistenza cardiovascolare. Sebbene indicata sempre in un contesto di equilibrio funzionale, è la meno specifica per quanto riguarda la prevenzione e la cura dell'osteoporosi, a meno che non si intenda camminare in salita su un treadmill o su un sentiero.
ALESSANDRO LANZANI
Medico specialista in medicina dello sport, specialista in ortopedia, direttore della scuola di Professione Fitness, che dal 1986 ha formato migliaia istruttori e personal trainer con corsi stage e master. Da anni è promotore dei contenuti relativi al fitness metabolico in corsi e convegni scientifici su tutto il territorio nazionale. Autore di numerose pubblicazioni e libri di formazione e supporto professionale.
Raccomandazione dell’Organizzazione Mondiale della SanitĂ
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focus osteoporosi
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Clinical Pilates e stile di vita di Marco Ciervo scrivi@clinicalpilates.it
’osteoporosi è una malattia multifattoriale dello scheletro caratterizzata da grave perdita di tessuto osseo, scompaginamento della microarchitettura ossea, alterazioni della resistenza ossea e della qualità dell’osso sufficienti a predisporre il corpo a fratture. È ormai noto che i maggiori fattori di rischio oltre all’età (over-50) e al sesso (prevalenza del 24% nelle donne over-50 e del 7,5% negli uomini over-50), sono lo stile di vita e l’alimentazione. Fatto salvo che il movimento in generale, come salire le scale e la camminata a passo svelto, non può che aiutare, è anche vero che l’esercizio per il miglioramento della forza muscolare incrementa in modo consistente la densità minerale dell’osso. Esiste poi una correlazione tra la stazza e l’osteoporosi: soggetti molto magri o di corporatura minuta, presentano fattori di rischio maggiori. Anche chi
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si nutre con un eccesso di proteine e fosfati può essere a rischio, così come chi assume caffeina in dosi elevate, piuttosto che vino e bevande alcoliche; inutile poi tentare di spezzare una lancia in favore del fumo, assolutamente da eliminare. PREVENZIONE E TRATTAMENTO Il peso corporeo dovrebbe essere mantenuto costante, evitando magrezza e soprappeso eccessivi. Per quanto riguarda l’attività motoria, abbiamo ottenuto grandi soddisfazioni con attività muscolari a stimolo allenante, con carichi modesti (l’utilizzo di elastici è assolutamente consigliato) e con il giusto recupero (90 sec.) dopo l’esecuzione della serie. Consigliamo fortemente di inserire nei protocolli di lavoro per le donne post menopausa, la propriocettiva e gli esercizi di destrezza per prevenire eventuali cadute: tutti gli studi sull’osteoporosi comprendenti questo
tipo di attività hanno evidenziato efficaci risultati, ottenuti attraverso un moderato incremento della densità ossea e un’evidenza di un minor numero di cadute. Da molto tempo, ma ora in auge più che mai, si è affacciato sul mercato italiano un nuovo sistema di lavoro che impegna il soggetto ad attività con ela- Lin k stici, molle e posizioni di sospensione e rotazione gravitaria: il Clinical Pilates. Il metodo consiste in una serie di esercizi di tipo attivo con intensità di carico regolabili, da svolgersi nei diversi decubiti, accompagnando sempre il tutto con una profonda respirazione e una contrazione sia della parete addominale che del pavimento pelvico. La parte dinamica del lavoro in ortostatismo, può essere sia di tipo vincolato, ovvero con un supporto di trazione che facilita i movimenti, che non vincolato; e ancora, sia in equilibro stabile che in equilibrio instabile, per mi-
focus osteoporosi gliorare la propria destrezza e propriocettività, con e senza l’aiuto di contrappesi. L’osteoporosi rappresenta uno dei più importanti problemi per la salute pubblica nel mondo occidentale e le sue principali complicanze, ovvero le fratture vertebrali, del collo del femore e del polso, sono associate ad alta morbosità e mortalità. È quindi doveroso, per ridurre il rischio di osteoporosi, che le donne assumano più massa ossea possibile prima della menopausa, per ridurre così il rateo di perdita della stessa dopo la menopausa. Ridurre il rischio di cadere servirà ugualmente a prevenire l’insorgenza di fratture. Le donne raggiungono il loro picco di massa ossea du-
rante la seconda decade di vita: da questo momento fino al periodo della menopausa si osserva una lentissima perdita della stessa. Poi, alla menopausa, questo fenomeno accelera e, negli anni immediatamente successivi, il deficit può toccare il 5% all’anno. Infine, la perdita di massa ossea rallenta di nuovo. Misure preventive: 1. massimizzare la massa ossea attraverso attività fisica moderata; 2. minimizzare la perdita ossea attraverso alimentazione e, eventualmente, integrazione; 3. ridurre il rischio di cadute, attraverso una migliore propriocettività. MASSIMIZZARE LA MASSA OSSEA ATTRAVERSO ATTIVITÀ FISICA MODERATA È noto che più alto sarà il contenuto minerale dell’osso all’epoca del picco, maggiore sarà la perdita di osso che un individuo potrà sostenere. Per questo motivo il periodo dell’adolescenza è un momento importante in cui sfruttare l’opportunità di incrementare la massa ossea. Pur considerando che un fondamentale contributo al-
la formazione di tessuto osseo deriva da fattori genetici, ci sono alcuni comportamenti che dovrebbero essere conosciuti per permettere di incrementare la massa ossea nelle giovani donne. Studi condotti su animali hanno dimostrato che l’osso risponde meglio ad attività che generano alte intensità di carico, alti stimoli o comunque differenti da quelli che è abituato a subire. Si ottengono risposte migliori e sono sufficienti cicli più brevi di carichi di lavoro se l’esercizio è opportunamente intervallato da periodi di riposo. Pertanto, dovrebbe essere incoraggiata un’attività fisica comprendente vari esercizi in carico e, per così dire, “ad alto impatto” (naturalmente non dimentichiamo che nell’età adolescenziale è necessario essere attenti a salvaguardare le cartilagini di accrescimento, che sono ancora aperte). Viceversa, attività non in carico quali il nuoto o la bicicletta non hanno mostrato di essere utili ad aumentare il pool osseo. Studi hanno dimostrato che gli effetti dell’esercizio sull’osso sono efficaci in presenza di un adeguato apporto alimentare di calcio: si è visto come, nel periodo compreso dalla prima infanzia alla giovane età adulta, sia importante l’assunzione di calcio, in una quantità raccomandata di 1200 mg al giorno.
focus osteoporosi L’esercizio eccessivo, associato a inadeguato apporto energetico e alle irregolarità del ciclo mestruale, può avere un effetto negativo sulla massa ossea. Lunghi periodi di degenza a letto dovrebbero essere evitati, per quanto possibile: la perdita di massa ossea in questi casi è stimata essere di circa il 4% al mese e recuperare questo deficit richiede un periodo di tempo molto più lungo. MINIMIZZARE LA PERDITA OSSEA ATTRAVERSO ALIMENTAZIONE E INTEGRAZIONE Il secondo principio di prevenzione dell’osteoporosi è la riduzione del rateo di perdita di osso dopo la menopausa. Poiché il periodo più negativo per il bilancio osseo è quello immediatamente successivo alla gravidanza, è importantissimo istituire misure preventive prima o in coincidenza con la menopausa. Sono stati proposti numerosi esercizi a impatto moderato e di incremento della forza muscolare nel periodo post-menopausale, che si sono mostrati efficaci nel ridurre il rateo di perdita di pool osseo anche nei soggetti che già presentavano una bassa densità ossea. Fra tutti il metodo Clinical Pilates ha dimostrato di essere particolarmente indicato, per le sue spiccate caratteristiche di focalizzare il lavoro non solo sul treno inferiore ma anche e soprattutto sui glutei, l’addome e i lombi, con
importanti risultati anche di armonia delle forme. Nelle donne in età post-menopausale il fabbisogno di calcio è maggiore in considerazione dell’incrementata perdita urinaria associata ai bassi livelli di estrogeni nel sangue. La supplementazione di calcio ha solo un piccolo effetto positivo sulla densità ossea: i dati della ricerca hanno mostrato una riduzione delle fratture vertebrali, mentre il dato è incerto per quanto riguarda gli altri tipi di frattura. Anche la vitamina D è importante per la salute dell’osso. La vitamina D si ottiene attraverso l’esposizione della pelle al sole e pertanto il deficit di vitamina D può essere un problema in particolari zone climatiche, a certe latitudini e per coloro che hanno scarsa o nulla attività all’aria aperta. RIDURRE IL RISCHIO DI CADUTE, ATTRAVERSO UNA MIGLIORE PROPRIOCETTIVITÀ Le cadute rappresentano ovviamente un importante fattore di rischio per fratture e naturalmente le possibilità che si possano verificare aumentano con l’aumentare dell’età: un individuo ogni tre sopra i 65 anni andrà incontro a una caduta all’anno. È per questo motivo che nell’attività di Clinical Pilates è stato inserito un protocollo di lavoro specifico per la destrezza e il miglioramento delle capacità di reclutamento muscolare: è innegabile che più veloce è la capaci-
tà reclutativa dei muscoli, più rapida sarà la risposta a un eventuale disequilibrio, che può provocare la caduta.
MARCO CIERVO Classe '64, dopo il diploma all'Istituto Superiore di Educazione Fisica di Torino, si laurea in Science et Technique des Activitès Pysiques e Sportives presso l'università Claude Bernard Lyon I in Francia. Nel 1995 si specializza in posturologia, con master annuale a Zurigo presso la Scuola Svizzero Francese di posturologia. Nel 2002 si diploma in Massofisioterapia a Perugia. Negli anni si occupa di ginnastica correttiva, ma anche di progetti legati alle attività musicali in palestra. È stato assistente all'Isef di Torino, occupandosi di ginnastica educativa. Per anni ha frequentato l'Istituto di Medicina dello Sport di Torino, lavorando nell'ambito della ginnastica Medica.
focus osteoporosi
La densità ossea e l’allenamento vibratorio A review dalla letteratura a densità ossea è determinata da numerosi fattori, di cui la predisposizione genetica è quello più importante. Tuttavia, altri fattori quali nutrizione, esercizio fisico ed equilibrio ormonale possono influenzare questa tendenza ereditaria, sia positivamente che negativamente. L’attività su pedana vibrante aumenta lo stress verticale sulla struttura ossea e agisce come un acceleratore gravitazionale. Lo stress verticale applicato alle ossa genera un’attività piezoelettrica che stimola la formazione ossea. Ci sono due fattori che permettono alle Whole Body Vibration di influenzare la densità ossea: 1. l’impatto meccanico verticale diretto delle vibrazioni sull’osso; 2. l’impatto meccanico indiretto che agisce sull’osso, dovuto al maggior lavoro dei muscoli. La Densità Minerale Ossea (g/cm2) misura la quantità di calcio presente in una particolare regione dell’osso. La misurazione della DMO aiuta a individuare il rischio di eventuali fratture ossee. La DMO media è normalmente pari a 3,88 g/cm2 negli uomini e di 2,90 g/cm2 nelle
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donne, ma i suoi valori diminuiscono fisiologicamente con l’avanzare dell’età. I soggetti di sesso femminile sono a maggior rischio di osteoporosi rispetto alla loro controparte maschile. ALCUNI STUDI INTERNAZIONALI In uno studio condotto presso il Laboratorio di esercizio Fisiologico e Biomeccanico, Facoltà di Educazione Fisica e Fisioterapia, Dipartimento di Chinesologia, Università Cattolica di Leuven (Belgio), un gruppo di 70 donne (età 58-74) è stato suddiviso casualmente in tre sottogruppi: 1. allenamento con Whole Body Vibration; 2. allenamento tradizionale; 3. gruppo di controllo. Le partecipanti si sono allenate 3 volte la settimana per 24 settimane. Il gruppo WBV ha eseguito esercizi statici e dinamici degli estensori del ginocchio su una pedana vibrante, caricando meccanicamente l’osso e provocando contrazioni muscolari riflesse. Il gruppo di allenamento tradizionale ha allenato l’estensore del ginocchio mediante leg press dinamica ed esercizi di estensione
della gamba. Il gruppo di controllo non ha partecipato ad alcun allenamento. Non sono stati riscontrati cambiamenti nella DMO dell’anca nelle donne che hanno preso parte all’allenamento tradizionale e in quelle appartenenti al gruppo di controllo, mentre l’allenamento con vibrazioni ha aumentato sensibilmente la DMO dell’anca. I risultati hanno confermato la validità di entrambi i metodi di allenamento (WBV e resistenza) sia per migliorare la forza di estensione del ginocchio, che la velocità del movimento e la performance di contro-movimento di salto nelle donne più anziane. Nel caso dell’allenamento WBV si ipotizza che la forza guadagnata nelle donne più anziane sia principalmente dovuta allo stimolo della vibrazione e non solo agli esercizi di scarico eseguiti sulla pedana. È stato infine rilevato che l’allenamento vibratorio esercita con costanza il senso di equilibrio e pertanto svolge anche una funzione preventiva rispetto la probabilità di cadere, che rappresenta la causa principale delle fratture ossee negli anziani. Un altro studio è stato svolto presso
focus osteoporosi la Facoltà di Scienze Sportive, Università di Extremadura, Cáce-res, Spagna; lo scopo era di paragonare gli effetti del WBV usando una pedana a frequenze più basse di 20 Hz e un programma di allenamento basato su esercizi di camminata e di equilibrio nelle donne nel post-menopausa. Un gruppo di ventotto donne nel post-menopausa fisicamente non allenate è stato diviso casualmente in due sottogruppi: - allenamento WBV; - allenamento walking. Entrambi i programmi sperimentali sono stati strutturati in 3 sessioni a settimana per 8 mesi. Ogni sessione vibratoria includeva 6 sessioni di 1 minuto (12.6 Hz di frequenza e 3 cm in ampiezza con una flessione del ginocchio di 60 gradi) con 1 minuto di riposo tra una sessione e l’altra. Ogni seduta di walking era costituita da 55 minuti di camminata e 5 minuti di stretching. Dopo 8 mesi la DMO al collo del femore nel gruppo WBV era aumentata del 4.3% rispetto al gruppo Walking, mentre alla spina lombare era rimasta inalterata in entrambi i gruppi, probabilmente a causa dell’intervento delle strutture con funzione ammortizzante (dischi interposti e curva fisiologica). CONCLUSIONI Nella popolazione anziana femminile esposta al rischio generico dell’osteoporosi le vibrazioni rappresentano una valida alternativa ai programmi di allenamento tradizionale, che può essere proposta a tutti quei soggetti che non gradiscono un training strutturato con attrezzature fitness. Inoltre, in alcuni studi è stato apprezzato un miglioramento dell’equilibrio, oltre che della forza, che svolge un ruolo importante a fini preventivi. Si tratta sicuramente di un metodo di lavoro competitivo rispetto al cammino, grazie alla maggiore esposizione all’accelerazione (ovvero la variazione della forza nell’unità di tempo) che, in definitiva, rappresenta il valore chiave del WBV. Se, tuttavia, il
punto nodale è stato individuato, un po’ meno chiara è la questione che riguarda i dosaggi, in termini di frequenza, ripetizione, durata nel tempo di esposizione. BIBLIOGRAFIA - Luo J, McNamara B, Moran K. School of Sport Science and Health, Dublin City University, Ireland. Sports Med. 2005. - Issurin VB. Vibrations and their applications in sport. A review. J Sports Med Phys Fitness. 2005 - Rehn B, Lidström J, Skoglund J, Lindström B. Effects on leg muscular performance from whole-body vibration exercise: a systematic review. Scand J Med Sci Sports. 2007 Feb - Gusi N, Raimundo A, Leal A. Low-frequency vibratory exercise reduces the risk of bone fracture more than walking: a randomized controlled trial. BMC Musculo-skelet Disord. 2006 - Wilcock IM, Whatman C, Harris N, Keogh JW. Vibration training: could it enhance the strength, power, or speed of athletes? J Strength Cond Res. 2009 - Roelants M, Delecluse C, Verschueren SM. Whole-body-vibration training increases knee-extension strength and speed of movement in older women. J Am Geriatr Soc. 2004 - Fagnani F, Giombini A, Di Cesare A, Pigozzi F, Di Salvo V. The effects of a whole-body vibration program on muscle performance and flexibility in female athletes. Am J Phys Med Rehabil. 2006 Dec;85(12):956-62. - Prisby RD, Lafage-Proust MH, Malaval L, Belli A, Vico L. Effects of whole body vibration on the skeleton and other organ systems in man and animal models: what we know and what we need to know. Ageing Res Rev. 2008 - Dolny DG, Reyes GF. Whole body vibration exercise: training and benefits. Curr Sports Med Rep. 2008 - Rees SS, Murphy AJ, Watsford ML. Effects of whole body vibration on postural steadiness in an older population. J Sci Med Sport. 2009 - Jacobs PL, Burns P. flexibility with whole-body vibration. J Strength Cond Res. 2009
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Fitness 2.0
Ma che bello questo workshop l fitness 2.0 è una risposta coerente alle nuove richieste del mercato. Un mercato che potenzialmente si è allargato, ma in cui ancora domanda e offerta non sono allineate e che quindi stenta a ripartire. Fino a oggi. Perché sabato scorso a Milano, all’hotel Marriot, abbiamo respirato un’aria nuova. Nuova come la proposta: un workshop tecnico per rispondere alle esigenze di chi vuole aprire un centro di attività motoria. Indicazioni pratiche, informazioni tecniche e risposte per tutti coloro che intendono mettere a frutto la propria professionalità strutturando centri di attività motoria basati sul servizio alla persona, rivolti a un’utenza che ancora non è riuscita a trovare la soddisfazione delle proprie esigenze in un centro fitness tradizionale. Qui si sono incontrati i nuovi attori di questo settore: imprenditori, professionisti e fornitori di prodotti. Nuovi non certo perché neofiti; anzi, gente che il settore lo conosce bene, da anni, e che, proprio grazie a questa grande esperienza, ha saputo cogliere, pri-
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ma di altri e più sensibilmente, le nuove esigenze del mercato. Le aziende presenti come partner all’evento sono tutte allineate in questa direzione e infatti hanno proposto strumenti e attrezzature di alta qualità, con una forte attenzione rivolta al servizio, contribuendo veramente in modo attivo e partecipativo al successo della giornata. Nei video allegati vi proponiamo delle interviste che abbiamo realizzato con tutti i protagonisti: le aziende, i relatori, i congressisti e gli “opinionisti”. Noi, grazie alla differenziazione delle nostre attività (scuola di formazione, casa editrice, web) godiamo di una posizione di privilegio, proprio sul crocevia del mercato; per questo siamo riusciti a scegliere gli ingredienti giusti, con cura e attenzione: relatori, pubblico, aziende. Ma il risultato, sicuramente e senza ipocrisia, è merito di tutti quanti. E chi c’era lo sa. Per questo, GRAZIE a tutti coloro che hanno condiviso con noi questa piccola iniziativa, figlia di un progetto, o meglio, di un pensiero, di ben più vasta portata
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Manipolazioni mio-fasciali:
un contributo al miglioramento delle performance sportive per gli atleti Prima parte di Maurizio Ronchi ik2yxk@libero.it
uesto lavoro si prefigge di collegare alcune mie esperienze di massaggiatore-bodyworker sportivo con gli aspetti tecnico-scientifici di alcuni studi di ricerca nel settore Sports&Med, con la collaborazione e l'aiuto di illustri addetti ai lavori.
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IL TESSUTO CONNETTIVO I tessuti connettivi sono caratterizzati da due ben distinte tipologie di connettività: una meccanica e l’altra funzionale. La prima, esclusiva dei
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tessuti più fibrosi e resistenti, serve per il sostegno e la protezione dei diversi organi del corpo e per collegare, stabilizzando tra loro, i vari tessuti. La seconda, esclusiva dei tessuti con maggior contenuto di acqua, più sostanza di base, è caratterizzata da tessuti a maggior densità e robustezza, quindi più fluidi e consoni al trasporto dei nutrimenti e alla difesa dagli agenti esterni. Il sistema connettivale, visto come catene fasciali o treni fasciali a seconda delle preferenze, è ormai conce-
pito come il distributore e l'armonizzatore delle forze espresse dai muscoli - sistema contrattile. La fascia, sotto l'aspetto atletico-sportivo, si comporta come il direttore d'orchestra del nostro corpo, capace di gestire i diversi elementi motori, SNC-Muscoli-Scheletro, in assenza del quale i nostri movimenti sarebbero molto simili a quelli poco eleganti di un robot, ovvero senza armonia e fluidità nei gesti. Se, con una visione semplicistica, facciamo coincidere il corpo umano a un vio-
loncello, otteniamo che: lo chassis (telaio) è lo scheletro; l'archetto è la forza muscolare; chi lo muove è il SCN; le corde che lo percorrono dal basso verso l'alto, sono i treni/catene fasciali. Sulle corde si distribuiscono uniformemente le forze muscolari prodotte dall'archetto e, per induzione, trasmettono la vibrazione (forza) a tutto lo strumento. Le dita del musicista premute in varie zone del manico del violoncello, sono come i punti di intersezione o variazione di massa-dimensione-densità tissutale, dove viene modulata/ scaricata parte della forza ritrasmessa dalla fascia. Se tutto ciò avviene in armonia e in sinergia tra le parti, otterremo un piacevole suono; in altre parole, se il corpo è ben allenato e quindi armonico e sinergico nelle sue parti, avremo una buona prestazione atletico-sportiva. La fascia assume la parte più rilevante in questo concerto di parti, dirigendo e trasmettendo con armonia, attraverso i suoi treni/catene fasciali, le forze muscolari in tutto il corpo. RETRAZIONE E STIFFNESS La manipolazione e il massaggio sportivo, con la preparazione atletica, sono mezzi importanti per mantenere accordato e in equilibrio il corpo, ma anche per la manutenzione di routine, per correggere le anomalie dovute a overuse-overload. L'inattività, così come la ripetitività e il sovrallenamento, modifica negativamente la funzionalità del muscolo e del tessuto connettivo nelle sue varie forme da mio-tendinea-aponevrotica a capsulo-legamentosa, fino nell'intimo legame fascia-fibre muscolari-nervose, data l'ormai riconosciuta indissociabilità tra muscolo e fascia. A livello pratico, queste situazioni di addensamento con aumento della fibrosità del tessuto connettivo (TC) che riveste o è contiguo a un muscolo, provocano un aumento della forza di resistenza passiva all’allungamento muscolare causata dalla perdita di elasticità della guaina fasciale o del TC
Figura 1
adiacente; da cui minore escursione mio-fasciale, conseguente retrazione e stiffness. In definitiva, si instaura una diminuzione sensibile della funzionalità biomeccanica muscolo-articolare. Questa condizione è apprezzabile sia dallo sportivo, che si sente legato nel compiere un gesto atletico, che dall’operatore durante l'esecuzione di semplici test muscolari e di ROM articolare. "… Nel muscolo, un imbrigliamento reciproco più serrato delle fibre di actina e miosina e un addensamento del tessuto connettivo che diviene fibroso, si traduce in un aumento della forza di resistenza passiva del muscolo stesso, una diminuzione della capacità elastica, una diminuita resistenza funzionale" (1). Nella figura 2 un esempio empirico e semplicistico, ma esemplicativo, di quanto affermato. Questi addensamenti di collagene e fibrosità, sono aree che hanno bi-
sogno di trattamenti manipolativi per mantenere una fisiologica elasticità/flessibilità, specie dopo un evento traumatico o un ciclo di lavoro/allenamento intensivo/ripetitivo mirato a uno specifico distretto muscolo-articolare. L’aiuto prezioso avuto da Luigi Stecco (2), uno dei primi studiosi e operatori nel campo della fascia, per approfondire la fisiologia e i meccanismi inerenti le varie forme di TC, mi ha portato a meglio comprendere e chiarire il modo in cui le manipolazioni mio-fasciali, come anche la tecnica passivattiva, agiscono migliorando uno stato fisico-atletico non ottimale. Grazie a Stecco sono scaturite alcune considerazioni che a mio modesto parere devono assolutamente far parte del bagaglio scientifico di un bodyworker sportivo ed esser tenute ben presenti durante il lavoro mio-fasciale che si esegue su di un atleta. Nella foto di fianco l’esempio di un muscolo a riposo, dove la retina viola rappresenta una porzione di fascia densificata molto fibrosa.
Figura 2
La foto simula la contrazione del muscolo, che mette in evidenza la poca elasticità della fascia fibrotizzata che può non consentire il fisiologico cambio dimensioanle del ventre muscolare o addirittura di deformarlo a discapito della naturale biomeccanica del movimento articolare cui il muscolo è collegato.
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LA SOSTANZA FONDAMENTALE Quando con la manipolazione si tratta un TC fibroso, o meglio ancora le densificazioni presenti nelle espansioni mio-fasciali, la pressione esercitata e il calore indotto sono in grado di ammorbidire la Sostanza Fondamentale della fascia, che può quindi passare da uno stato fisico di gelificazione (gel) a uno stato più solubile (sol), permettendo anche la rottura delle eventuali aderenze tissutali. Collagene ed elastina spesso si trovano insieme, ed è la loro interazione che dà luogo alle proprietà viscoelastiche del tessuto connettivo. Il grado di viscoelasticità dipende dalle quantità relative di collagene, elastina e ground substance (3). La gelatinosa “sostanza fondamentale” che concorre a costituire insieme al collagene e all’elastina, la “matrice extracellulare” - MEC - sia nei “tessuti molli” sia in quelli “duri mineralizzati”, consiste principalmente di proteine PoliSaccaridi, o GlicosAminoGlicani (GAG), che servono come sostanza cementante tra le fibre di collagene e di elastina (4). "Il collagene maturo è suscettibile di glicazione non enzimatica e i prodotti che ne risultano vengono ulteriormente trasformati in composti cross-linkati che possono successivamente inibire il turn-over del collagene" (5). È bene precisare che solo il TC è plastico e malleabile, proprietà tixotropica del collagene, e non il tessuto muscolare; spesso si intende per fascia solo lo strato aponevrotico che circonda gli arti, invece è fascia anche l’epimisio-perimisio-endomisio: è questo scheletro collagenico del muscolo che subisce la sovrasollecitazione o sindrome da sovrauso e il danno acuto. Mi piace ricor-
dare sempre l'importanza che il collagene ha nel nostro corpo usando questa citazione: "il collagene è uno delle più ubiquità proteine nel corpo. È l’elemento strutturale di base e supporta cariche nella pelle, vasi, tendini, legamenti, cornea, ossa ecc. Ha un' importanza nel nostro organismo quanto l’acciaio nel mondo tecnologico" (3). A un TC indurito e fibroso, le manualità inducono una normalizzazione dell’elasticità per via della proprietà viscoelastica della sostanza fondamentale, oltre che rompere gli incollaggi aderenziali, cross-links, creatisi coi tessuti adiacenti, ripristinando il fisiologico movimento muscolo-articolare. Ovviamente non è possibile effettuare un release mio-fasciale su tutte le strutture di TC presenti nel corpo umano. Come viene ben messo in evidenza da Robert Schleip in "Three-dimensional mathematical model for deformation of human fasciae in manual therapy" (6), per poter ottenere un apprezzabile cambiamento viscoelastico del tratto Ileotibiale (ITB), servirebbero decine e decine di kilogrammi di forza-peso indotte da una manipolazione, il che risulta, per ovvie ragioni, impossibile da applicare. Ma non è una partita persa! In effetti, secondo la mia esperienza, e penso anche quella di molti altri operatori, trattando ITB tract con la manualità di stripping eseguita col pugno, dopo qualche minuto sia per l'operatore che per l'atleta non è difficile sentirne il creeping o il popping di un release mio-fasciale. Che cosa è avvenuto, allora, cosa ha indotto la nostra manipolazione? Parlando con Schleip a tal proposito, siamo d'accordo nell'affermare che, probabilmente, la parte esterna apone-
vrotica dell’ITB è strutturata in maniera differente dal core, con una possibile diversità di densità e disposizione delle fibre di collagene: probabilmente, poiché al momento mancano precisi studi istiologici. Per questo il release che percepiamo è dovuto allo spezzarsi dei crosslinks mio-fasciali, quei ponti che si formano tra i vari strati tissutali costituiti da deboli legami a idrogeno e forze di Van der Waals, che appunto determinano le aderenze. In accordo con la proprietà viscoelastica della Matrice Extracellulare (MEC) possiamo concludere che gli effetti indotti dalla manipolazione provocano dei cambiamenti sensibili come la rottura dei crosslinks e la variazione dell'idratazione della MEC, che permettono all'operatore di sentire il rilascio mio-fasciale anche per questi densi tessuti connettivi come il tratto Ileotibiale. Non si riuscirà a modificare la densa struttura fibrosa, ma sicuramente i suoi legami aderenziali e la matrice gelatinosa nella quale essa è dispersa e avvolta. Studi rilevano la differenza di forza di tenuta nei crosslinks aderenziali tra un tessuto fasciale con maggior percentuale di elastina o meno. La forza dei legami dell'elastina è molto minore rispetto a quella delle fibre di collagene, per cui è più facile un release mio-fasciale per quel tipo di connettivo. Se un tessuto connettivo fibroso si presenta con fibre di collagene allineate e parallele, in pratica le strutture tendinee e legamentose, esso sopporta tensioni elevate con carico di rottura tra 75 e 100MPa; se invece le fibre di collagene sono orientate random, come per esempio nella pelle, il carico di rottura scende a 1-20MPA (7). Nel
rehab caso di un cambiamento viscoelastico durante una manipolazione mio-fasciale, semplificando, sappiamo che già dopo alcuni minuti, per un'area modesta e con carico di pochi kg di forza-peso applicata, si ha un cambiamento dello stato fisico della sostanza di base, ovvero una fluidificazione di quel gel di polisaccaridi, acqua, proteine, acido ialuronico ecc., dove le fibre di collagene e quelle elastiche sono disperse. Ma non solo: la manipolazione fasciale esercita un effetto sul ripristino della propriocettività. LA FASCIA PROFONDA A dare manforte a queste considerazioni, evidenziandone il preciso fondamento scientifico, ritorno al superbo lavoro di ricerca "Histiological study of deep fascia of the limbs", (8) del quale consiglio la visione integrale. Sono state eseguite delle misurazioni morfometriche sulla fascia profonda (quello strato di TC a stretto contatto con i muscoli) relativi alla fascia della coscia e a quella brachiale: lo strato di tessuto fasciale non si presenta distribuito uniformemente, ma mostra un'apprezzabile differenza di densità (spessore) lungo i tratti presi in visione. Lo strato relativo alla coscia evidenzia un incremento della fascia profonda dalla zona cruro-inguinale (più sottile) che, scendendo verso l'articolazione del ginocchio, si fa sempre più densa, arrivando a misurare uno spessore di più del doppio rispetto alla parte iniziale. Il secondo campione, relativo alla fascia brachiale, denota una differenza di spessore minore nella sua parte anteriore e maggiore per quella posteriore, con un aumento di densità dalla regione distale a quella prossimale. Il frutto di questa misurazione risulta di grande aiuto all'operatore nel valutare a priori come poter impostare le pressioni di un lavoro manipolativo mio-fasciale per la normalizzazione di una eccessiva densificazione in un comparto muscolare dovuta a overuse, sovraccarico o elevata ripetitività di un gesto atletico, sia per ottenere
una miglior efficacia dalle nostre tecniche, che per un evidente risparmio di energie da parte dell'operatore. Un altro aspetto molto utile per noi operatori sportivi, evidenziato dai risultati della ricerca, riguarda l’organizzazione strutturale della fascia. Alcune immagini molto esemplicative mostrano come s’incrocino tra loro i vari fasci di fibre di collagene, fino a ottenere una struttura molto resistente alle trazioni e molto adattabile agli allungamenti cui è sottoposta, nonostante la poca presenza di fibre elastiche (meno del 1%), assumendo una caratteristica forma a onda che ne aumenta di fatto l'elasticità/flessibilità. Un successivo studio di ricerca condotto da Carla Stecco, "Modello per la misura dei parametri della fascia profonda" (9), spiega ulteriormente come la potenzialità e adattabilità della fascia sia realmente eccezionale. Tale proprietà elastica e resistente allo stesso tempo pare sia dovuta all’orientamento delle fibre di collagene tra i vari strati adiacenti dei foglietti fasciali, con angolo di circa 78°. Questa precisa disposizione, spiega l'autrice, fa sì che lo strato fasciale abbia ottime proprietà biomeccaniche, poiché assume la capacità di essere elastico in tutte le direzioni di sollecitazione. Grazie a quest’angolazione strutturale, le forze di trazione, di compressione e di taglio applicate sul muscolo, sono ripartite anche sulla fascia profonda senza che essa offra troppa resistenza negativa, nonostante l'esiguo numero di fibre elastiche presenti. In più, tale struttura permette lo scorrimento ottimale tra i vari strati/lamine fasciali - fascial layers. Questo ci aiuta a spiegare come sia diverso l'approccio, impostazione/esecuzione, tra un massaggio mio-fasciale sportivo rispetto a uno tradizionale, basato su manualità di detensione, battiture e spremiture, che risulterebbero inutili o poco efficaci se eseguite sulla fascia, che invece necessita di un lavoro fatto con manipolazioni precise e specifiche, atte a variare la sua proprietà viscoelastica, cercando di
normalizzare le fibrosità e densificazioni prodotte da sovraccarichi, tensioni, traumi, aderenze e cicatrici. BIBLIOGRAFIA
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1. Ft Ugo Morelli "Rieducazione posturale metodo Le TRE Squadre", www.tresquadre.it 2. “Studio anatomico della continuità miofasciale” (C. e A. Stecco) 3. Prof. Arti Ahluwalia "Biomechanics of Soft Tissue: An introduction", Centro Interdipartimentale di Ricerca “E.Piaggio”, Facoltà di Ingegneria Università di Pisa http://www.piaggio.ccii.unipi.it/index.p hp?en/199/arti-ahluwalia 4. Prof Ugo Andreaus "Resistenza dei BioMateriali - BioMateriali naturali Parte 1ª" http://w3.disg.uniroma1.it/andreaus/index.php?option=com_docman&task=cat_view&gid=12&Itemid=9 5. Dott.ssa Annunziata Scherillo "Riproduzione, sviluppo e accrescimento dell'uomo XVIII ciclo" Università di Napoli 6. Robert Schleip et al. "Threedimensional mathematical model for deformation of human fasciae in manual therapy " JAAO - vol 18 - No8 - August 2008 - 379-390 7. Prof Zaccaria Del Prete, dispensa a cura dell'Ing. Emanuele Rizzuto "Misure in vitro delle proprietà viscoelastiche di tessuti connettivi" corso di Misure Industriali II Università degli studi di Roma "La Sapienza" 8. C. Stecco, A. Porzionato, A. Stecco, R. Aldeghieri, R. De Caro "Histiological study of the deep fascia of the limbs" Università di Padova, lavoro presentato al First International Fascia Research Congress, Harvard Boston USA 2007 www.fascialmanipulation.com 9. Dott.ssa Carla Stecco "Modello per la misura dei parametri della fascia profonda", atti dei lavori del I° Convegno sulla Manipolazione Fasciale, CMS Vicenza 2009 MAURIZIO RONCHI Dal 1979 è istruttore FIDAL (Federazione Italiana di Atletica Leggera) e collabora con il “Gruppo Sportivo 5 Cerchi” di Seregno come istruttore, massaggiatore sportivo non terapista e preparatore atletico. Ha praticato diversi sport a livello agonistico e amatoriale: basket, atletica leggera, judo, podismo, alpinismo e dal 1991 è istruttore nel CAI (Club Alpino Italiano) di Carate Brianza, “Scuola di Alpinismo M. Dell’Oro”. Collabora con palestre e società sportive, seguendo diversi atleti in qualità di massaggiatore sportivo non terapista e preparatore atletico. Istruttore di postura MBT, Tutor in Massaggio Wellness TIB e codocente per i corsi di Practitioner in Massaggio Sport TIB, presso AssoTIB di Arcore, attualmente, con il collega e amico Federico Polimene, è massaggiatore sportivo del Vedano Calcio e del Seregno Rugby. http://massaggiosportbodyworks.spaces.liv e.com
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Le variabili del benessere
nel fitness
di Massimiliano Gollin massimiliano.gollin@unito.it
l benessere psicofisico è mediato, oltre che da un’ottimale condizione emotiva e cognitiva, anche dall’efficienza fisica dell’individuo. Di seguito passiamo in rassegna le capacità fisiche più importanti da allenare, utili per salvaguardare la salute muscolo-articolare e cardiovascolare. 1. La mobilità articolare e la flessibilità muscolo-tendinea. Esercizi fisici mirati: - conservano, il più a lungo possibile, l’efficienza della struttura ossea e delle cartilagini articolari; - mantengono le caratteristiche biomeccaniche e fisiologiche dell’apparato muscolare, evitando una veloce diminuzione dell’ipertrofia funzionale; - diminuiscono l’usura dei materiali costituenti la porzione tendinea ritardandone l’aumento della fragilità; - incrementano una maggiore produzione di liquido sinoviale con conseguente lubrificazione e nutrimento della struttura articolare stessa. 2. La forza muscolare. La debolezza muscolare può generare uno squilibrio di forze e creare movimenti poco controllati con l’assunzione di posture scorrette (paramorfismi) che pregiudicano la normale funzionalità muscolo-articolare. L’allenamento della forza tramite l’uso delle esercitazioni con sovraccarichi progressivi (elastici,
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pesi, cavi ecc.) è in grado di incrementare la vascolarizzazione basale, cioè la neoformazione di capillari all’interno del muscolo, di sviluppare i tessuti connettivi, tendinei e legamentosi e di aumentare le proteine contrattili di base costituenti le miofibrille. 3. La resistenza cardiovascolare. Mediata dall’esercizio aerobico (come il ciclismo o la corsa di durata), permette il raggiungimento e il mantenimento di un buono stato di salute generale. Gli effetti più evidenti dell’allenamento aerobico sono : - il miglioramento della funzione cardiocircolatoria e respiratoria, con un incremento dello scambio di ossigeno tra i tessuti corporei; - l’aumento del consumo dei depositi adiposi in eccesso, soprattutto sulle lunghe distanze; - la riduzione dei livelli di stress, grazie a un migliore equilibrio tra tensioni accumulate nella vita di relazione e scaricate tramite l’allenamento; - la diminuzione della pressione arteriosa grazie all’incremento della rete capillare; - il migliore funzionamento dei gruppi muscolari implicati nel gesto atletico, con potenziamento della forza e della resistenza muscolare. 4. Una corretta postura. È la strategia del corpo umano per restare in equilibrio nello spazio e dipende dalla relazione che assu-
mono i segmenti corporei gli uni con gli altri; è regolata dalla contrazione tonica dei muscoli. Il sistema tonico-posturale ha bisogno di una serie d’informazioni che sono continuamente mediate dai recettori neuromuscolari. Le fibre nervose afferenti ed efferenti inviano al SNC (sistema nervoso centrale) e agli organi effettori (muscoli) i corretti input per una buona gestione dell’attività motoria sia statica che dinamica. A tal fine l’organismo utilizza differenti risorse comunicative neuro-fisiologiche: gli estererocettori (tatto, visione, udito), che permettono il posizionamento del corpo umano in rapporto all’ambiente esterno; i propriocettori (i fusi neuromuscolari, gli organi tendinei del Golgi, i corpuscoli del Pacini e i recettori cutanei), che posizionano le differenti parti del corpo in rapporto al loro insieme al fine di stabilizzare una posizione predefinita. Come evidenziato da Bricot (nota 1) esiste una “costante posturale” o posizione fisiologica di riferimento che sottintende la statica corretta. Il soggetto si presenta in stazione eretta, arti superiori e inferiori in estensione e sguardo rivolto in avanti, i piedi sulla proiezione delle spalle. La posizione dell’avambraccio risulta in situazione intermedia tra pronazione e supinazione e le dita della mano sono in estensione. I talloni sono distanti circa 5 - 6 cm
tra loro e i piedi leggermente divaricati creano un angolo di circa 30°. In questa posizione e in condizioni non patologiche, la proiezione del centro di gravità del corpo umano (CDG), individuato ventralmente in corrispondenza della terza vertebra lombare, cade all’interno del poligono di sostegno generato dai due piedi e dal trapezio che essi determinano e precisamente all’incrocio delle diagonali della base (figura 1). L’asse longitudinale del corpo è una linea immaginaria che parte dall’apice del cranio, passa per l’apofisi odontoide della seconda vertebra cervicale (C2), il corpo vertebrale della terza vertebra lombare e si proietta al suolo nel centro del trapezio di sostegno generato dai piedi. I piani scapolare e gluteo devono risultare tangenti alla verticale di Barrè, cioè una linea immaginaria che a contatto con la zona dorsale del corpo ne individua un piano di riferimento. La postura sul piano frontale ha i seguenti riferimenti anatomici: il centro delle pupille degli occhi, i processi tragali dell’orecchio, l’apice bi-mammillare, gli acromion scapolari, i processi stiloidei del radio, le creste iliache del bacino, gli apici rotulei e i malleoli, su differenti linee parallele (Figura 2). La postura può essere corretta grazie all’esercizio dinamico e isometrico di muscolazione che miri al ripristino e/o alla stabilizzazione della corretta stazione eretta. Il controllo del grasso corporeo La vita sedentaria ha portato a una riduzione drastica del movimento e a un relativo abuso alimentare. Tale situazione ha generato una serie di problemi morfo-funzionali tra cui i più evidenti sono: le alterazioni morfologiche nella distribuzione del grasso corporeo, la variazione del senso della fame, l’insorgere del
soprappeso corporeo, l’alterazione del metabolismo glucidico (diabete), un orientamento negativo del metabolismo lipidico (ipercolesterolemia e ipertrigliceridemia), l’insorgenza di problemi muscolo articolari. La condizione di soprappeso può essere misurata tramite il BMI, indice di massa corporea (vedi Tabella 1). Esso è generato dal rapporto tra il peso corporeo e l’altezza al quadrato. I valori di riferimento sono riportati in Tabella 1. Un altro sistema per la stima del soprappeso corporeo è dato dall’analisi del tessuto adiposo tramite il test plicometrico. Esso indaga per mezzo della valutazione dello spessore di differenti pliche cutanee rapportate a formule predefinite, la percentuale corporea complessiva di tessuto adiposo. Valori normali sono le percentuali di grasso corporeo comprese tra il 13% e il 18% nei maschi e il 16% e il 25% nelle femmine. Un qualsiasi programma di attività fisica, nell’ambito del fitness a scopi preventivi e/o terapeutici, non può prescindere da un’attenta anamnesi preliminare dell’individuo. Successivamente, grazie allo studio longitudinale del caso, dopo avere ripristinato le componenti basilari (mobilità articolare, flessibilità muscolo-tendinea, forza muscolare, resistenza cardiovascolare oltre a un attento controllo del peso corporeo e alla riprogrammazione posturale o al suo mantenimento), sarà possibile orientare il training alla componente più carente, verificando in itinere, per mezzo di test di valutazione, l’efficacia dei programmi di allenamento proposti. NOTE Bricot B., La riprogrammazione posturale globale, Ed. Statipro, Marseille 1996
Età/valutaz. 19-24 25-34 35-44 45-54 55-64 >64 Sottopeso
15-18 16-19 17-20 18-21 19-22 20-23
Normopeso 19-24 20-25 21-25 22-26 23-27 24-27 Sovrappeso 25-29 26-30 27-31 28-32 29-33 30-34
Figura 1 – Proiezione del centro di gravità al suolo, da Bricot (1996), modificato.
Figura 2 – Postura corretta del soggetto in posizione ortostatica sul piano frontale
MASSIMILIANO GOLLIN Laureato in Scienze e Tecniche dell’allenamento Sportivo, docente presso l’Università in Scienze Motorie dell’Università di Torino in Metodologia della Prestazione, allenatore di IV Livello CONI. È esperto in Metodologia dell’allenamento e svolge attività di consulente per la preparazione fisica nel Riatletismo e Fitness, Triathlon, Sollevamento Pesi, Sci, Ciclismo, Maratona, Scherma.
Low back pain
rehab
L'evidenza scientifica presente nella letteratura internazionale ha messo in risalto l'importanza degli esercizi di “stabilizzazione locale del tronco” nella gestione dell’atleta con Low Back Pain
in atleti di sport a gestualità torsionale
Rosario D’Onofrio, Antonio Pintus, A. De Nicola donofrio.rosario@virgilio.it
'evidenza scientifica presente nella letteratura internazionale ha messo in risalto l'importanza degli esercizi di “stabilizzazione locale del tronco” nella gestione dell’atleta con Low Back Pain. LBP è associata a una riduzione dell’attivazione del muscolo trasverso dell’addome e del muscolo multifido e si correla con un’atrofia della muscolatura dell’estensore spinale e del multifido. Trai-
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ning mirati alla coordinazione intermuscolare tra il trasverso dell’addome, il multifido e l’estensore spinale riducono la ricorrenza di LBP. IL DOLORE LOMBARE NELLO SPORTIVO Il dolore lombare è un “problema clinico” che angoscia moltissimi atleti durante la loro carriera sportiva. Secondo l'evidenza scientifica, il 90% di ogni LBP è classificato come “non
specifico”, il decorso è favorevole e l’80% degli individui può recuperare, indipendentemente dal trattamento ricevuto, entro le 4 - 6 settimane dall’episodio doloroso. La conoscenza di fattori che contribuiscono all’evoluzione di questo processo clinico potrebbe facilitarne le strategie di trattamento e di recupero sportivo. Recentemente la letteratura chiropratica ha messo in evidenzia come restrizioni di mobilità dell’anca, disfunzioni
rehab nel controllo del movimento del ginocchio, deficit di flessibilità relativa, siano chiari e attuali fattori eziopatologici a cui ricollegare un dolore lombare. Hirschberg GG [1] rileva come l’asimmetrica mobilità dell’articolazione dell’anca e dell’articolazione sacro-iliaca rappresentino la patogenesi del dolore lombare, così come ben evidenziato dalla letteratura. Il focus primario di questi studi concorda nel rilevare come chiari fattori predisponenti di un LBP: a) un decremento del range dell’articolazione dell'anca attiva o passiva (ROM); b) una minore estensione dell’anca; c) un decremento della simmetrica coordinazione tra funzionalità dell’anca e mobilità lombare. Shum GL [2] evidenzia come l’articolazione sacro iliaca, il cui range of motion è minimo 4° di rotazione e 1.6 mm di translazione, rappresenti un crocevia degli stress meccanici che affluiscono dalla colonna passando dal segmento lombare al bacino. Questi stress possono causare una disfunzione ileosacrale ed essere in contemporanea fonte di stimoli dolorosi della zona pelvica lombare. Diventa fondamentale a questo punto evidenziare come il concetto di disfunzione sia usato comunemente per incapsulare la complessità delle alterazioni strutturali che si verificano in pazienti con LBP. Sfortunatamente, i termini “disfunzione SIJ” e “dolore SIJ” sono usati intercambiabilmente, ma nella sostanza hanno un significato clinico e una fonte causativa diversa. Risulta chiaro ed evidente come l’articolazione sacroiliaca possa essere la fonte primaria di dolore lombare o la vittima stessa di altre disfunzioni che possono correlarsi con adattamenti posturali compensativi, che saranno a loro volta causa del dolore lombare. In
molti sport sono richieste gestualità specifiche torsionali con ripetuti impegni sui diversi piani dello spazio; limitazioni del range articolare della coxo-femorale sfoceranno, per esempio, in compensi asimmetrici posturali che, attraverso microtraumi ripetuti, si consolideranno clinicamente in una patologia da overuse. Nel contesto generale il tipo di attività sportiva, così come la frequenza, la durata e l'intensità, svolgono un ruolo predittivo delle lesioni: ogni tipo di sport dà luogo a specifiche, asimmetriche, richieste gestuali. Per esempio, ai giocatori di golf viene richiesto, durante lo swing, un movimento coordinato, elegante e armonioso; una limitata rotazione dell’anca crea schemi adattativi, esponendo a rischio l’intera integrità della regione lombo-pelvica durante l’attività sportiva. GESTUALITÀ TECNICO ATLETICHE TORSIONALI E LOW BACK PAIN Specifici sport come weightlifting e football americano sono associati, secondo Bono et al [3], a un’alta incidenza di LBP e lesioni alla colonna dorsale/lombare, se comparati a una popolazione generale. Atleti che praticano sport a gestualità rotazionali/torsionali con stress ripetitivi sulla colonna dorso-lombare, sono maggiormente predisposti a spondilolisi, fratture da stress e instabilità della colonna vertebrale. Deficit di forza, coordinazione e stabilizzazione della muscolatura lombare sono correlabili, come si evince dalla letteratura, con una LBP. Tra le strategie terapeutiche, la stabilizzazione della colonna vertebrale ha ricevuto attenzione considerevole, rappresentando il focus di molti lavori presenti nella letteratura. La stabilizzazione tra i vari segmenti è regolata da una serie di proces-
rehab
Immagine Pearson Education
si neurofisiologici che si intercalano con il concetto più ampio di postura all’interno di un sistema cibernetico. Interventi terapeutici per l'atleta con LBP includono spesso un approccio clinico/terapeutico multidisciplinare, anche se nell’allenamento quotidiano sono spesso proposti esercizi a carattere generale, multiarticolari, anche su diverse superfici instabili, sia per la prevenzione che per un graduale ritorno allo sport. Un atleta con LBP può evidenziare, tuttavia, una marcata atrofia, associata a un decremento della flessibilità e della coordinazione dei muscoli stabilizzatori, in particolar modo di quelli riferiti alla “Core stabiliry“. Ulteriori infortuni, cambiamenti degenerativi articolari, allungamenti e accorciamenti adattativi delle strutture passive possono compromettere la stabilità e la funzionalità posturale. Quando questa stabilità, di uno specifico segmento o di una catena di segmenti multipli, è compro-
messa, il range della zona neutrale incrementa [4]. Questo aumento può potenzialmente evidenziarsi attraverso: - l’incremento del dolore; - l’incremento del rischio di lesione, attraverso l’inibizione della funzione di stabilizzazione riflessa; - il decremento della coordinazione inter e intra muscolare e, di riflesso, della performance sportiva. In questo contesto viene affermato da Hodges, P.W. [5] come la stabilizzazione della colonna lombare sia realizzata attraverso il coinvolgimento dei distretti muscolari: a) locali, profondi a espressione e controllo posturale con una funzione maggiormente stabilizzatrice; b) globali, che trovano la loro espressione nella dinamicità del movimento. Gli stabilizzatori della colonna vertebrale, cosiddetti “locali”, hanno ricevuto e ricevono un’attenzione considerevole
nella letteratura a causa della loro abilità di prevenire “movimenti fuori dalla zona neutrale”. La ricerca indica che le abilità neurofisiologiche di stabilizzazione locali sono soppresse dopo un episodio di LBP. I MUSCOLI STABILIZZATORI Molta attenzione della letteratura si è concentrata sugli estensori spinali della colonna, in particolare sull'erettore spinale che svolge, secondo la maggior parte della letteratura, un ruolo di stabilizzatore primario. Gli estensori spinali estendono la colonna, mantenendo la naturale lordosi e stabilizzando la colonna vertebrale in catena cinetica chiusa durante lo squat e altre attività sportive in cui viene richiesto un controllo lombare. L'evidenza scientifica suggerisce come sia riscontrabile un decremento dei livelli di forza resistente degli estensori spinali in una popolazione di LBP. Questo “squilibrio” si correla a una pre-
rehab valenza della catena di flessione rispetto alla catena di estensione tale da predisporre l’individuo a un LBP. Dal punto di vista terapeutico, la letteratura suggerisce che l’incremento dei livelli di forza degli estensori spinali possa correlarsi a un decremento dell’incidenza di LBP. Studi hanno evidenziato come un ruolo focale nella stabilizzazione locale sia svolto dal multifido e dal trasverso dell’addome. Il trasverso dell’addome, viste le sue inserzioni sui processi trasversi e in associazione all’obliquo interno e al grande dorsale, svolge un importante ruolo stabilizzatore sul piano trasverso, nella fase finale dell’espirazione. Hodges, Paul W [6] ha messo in risalto come la contrazione del trasverso dell’addome risulti alterata significativamente in pazienti con LBP su tutti i piani di movimenti del tronco; una ritardata attivazione del trasverso dell’addome si correla con un deficit del controllo neuromuscolare della “core stability”, contribuendo a una destabilizzazione della stessa. Tra l’altro, il movimento su tutti i piani dell’arto superiore dà luogo alla contrazione stabilizzatrice dei muscoli del tronco, e in particolar modo del trasverso dell’addome, prima o immediatamente dopo, per esempio, l’attivazione del deltoide. A tale proposito le ricerche sui cosiddetti A.P.A. (Aggiustamenti Posturali Anticipatori), iniziate nel lontano 1983, hanno dimostrato come movimenti veloci di flesso-estensione del braccio su di un piano sagittale con il soggetto in posizione eretta reclutino prioritariamente il multifido omolaterale, il traverso dell’addome, i lunghissimi e gli ischiocrurali dell’emilato controlaterale; tutto ciò a patto che il muscolo diaframma toracico sia “svincolato” da eventuali apnee inspiratorie e possa essere “al servizio” della strategia anticipa-
toria come fissatore di tutti i movimenti volontari, che avvengono naturalmente in espirazione. In questo contesto, un ruolo strategico è svolto da un muscolo “locale”: il multifido, muscolo profondo che mantiene e controlla i livelli fisiologici posturali partecipando nel controllo delle gestualità torsionali. DISCUSSIONE La stiffness del tronco è un'importante sottoscrittrice di stabilità spinale. Anche se tessuti passivi contribuiscono alla stabilizzazione del tronco, l'apparato legamentoso, senza appoggio attivo dell’apparato muscolare, è in una situazione di instabilità, per questo la stiffness della Core è associata, secondo alcuni autori, primariamente ai livelli di attività della muscolatura del tronco. Una co-contrazione volontaria nella muscolatura del tronco è stata associata a un aumento del reclutamento dei livelli di attività sia dei muscoli agonisti che antagonisti, al fine di mantenere una postura, una stabilità e un controllo ottimale durante gestualità dinamiche. L'evidenza che emerge dalla letteratura suggerisce che il multifido e il trasverso dell’addome subiscano cambiamenti patologici successivi a episodi di LBP, come: 1. decremento dell’attività “anticipatoria” neuromuscolare; 2. atrofia; 3. decremento dei livelli di forza. La normalizzazione dell’attività del muscolo multifido non è spontanea sia all'atto della remissione dei sintomi dolorosi che al ritorno alle normali attività quotidiane: è stato evidenziato come pazienti partecipanti a gruppi di esercizi riabilitativi specifici decrementavano gli episodi di LBP. Inoltre, a un anno, le recidive nel gruppo di pa-
Henry Gray - Anatomy of the human body
zienti trattati con esercizi terapeutici erano del 30%, mentre nel gruppo di controllo erano dell’84%. Si deduce come una rieducazione specifica, associata a terapia farmacologica, possa essere più efficace nel ridurre episodi recidivanti di LBP, rispetto al gruppo di controllo che effettuava la sola terapia farmacologica. L'attivazione del trasverso dell’addome, del multifiido e del grande gluteo è ritardata, durante la flessione dell'anca, sul lato sintomatico in soggetti con dolore sacroiliaco e LBP, compromettendo di fatto la stabilizzazione pelvica. La funzione della locale stabilizzazione è quella di offrire una base stabile al momento preparatorio o anticipatorio dei movimenti del tronco e degli arti. In atleti con LBP, questo controllo è alterato e il muscolo trasverso dell’addome mostra un’attivazione ritardata o alterata, sfociando verso un’inabilità nel controllo neuromuscolare. In uno status di destabilizza-
rehab
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zione conclamata, gestualità torsionali danno luogo ulteriormente a un incremento delle “lateral shear forces” sulla colonna vertebrale con overstress sui vari elementi, che sfociano in microtraumi lesivi a carico delle strutture viscoelastiche. Tali stress meccanici, asimmetrici, concorrono a un incremento dei fattori di rischio di LBP in sport a gestualità e movimenti torsionali. Differenze di simmetria nel movimento della regione lombare durante l’attività del tronco e degli arti inferiori sono stati riportati in persone con LBP. Sono, inoltre, presentate in letteratura, correlazioni importanti tra LBP e restrizioni di mobilità dell’anca: pazienti con LBP hanno dimostrato un’asim-
trazione dei muscoli stabilizzatori locali è automatica e supporta il movimento degli arti o tronco. Diversamente, atleti con LBP presentano un decremento dei livelli di attivazione, controllo e stabilizzazione della “core stability”. CONCLUSIONI Una vasta letteratura si è soffermata sul Low Back Pain (LBP), proponendo differenziate strategie terapeutiche per la riduzione del dolore e il miglioramento della locale e successivamente della generale stabilità. Recenti evidenze hanno messo in risalto come esista una correlazione tra LBP e decremento dei valori di resistenza degli estensori lombari, mettendo in risalto come l’analisi dell’equilibrio del complesso bacino-anca sia vitale nella prevenzione e trattamento del LBP. Studi incoraggianti hanno evidenziato come, migliorando l’attività del Trasverso dell’addome e del muscolo multifido, decrementi il dolore nella zona lombare. NOTE
metria al movimento della regione lombare durante un “trunk lateral bending” e nei test torsionali un incremento dei sintomi. In assenza di LBP, la con-
1. Hirschberg GG, Froetscher L, Naeim F. Iliolumbar syndrome as a common cause of low back pain: diagnosis and prognosis. Arch Phys Med Rehabil 1979; 2. Shum GL, Crosbie J, Lee RY. Three-dimensional kinetics of the lumbar spine and hips in low back pain patients during sit-tostand and stand-to-sit. Spine 2007; 3. Bono , C.M. Low-back pain in athletes. J. Bone Joint. Surg. Am. 86:382– 396. 2004. 4. La zona neutrale della colonna è quel range di dislocamento neutrale dove l’esecuzione del movimento è esprimibile attraverso una minima resistenza dalle strutture osteolegamentose. La zona neutrale può essere interessata negativamente per: a) una lesione per una degenerazio-
ne articolare, b) una perdita della stiffness passiva, c) la debolezza o l'inibizione della muscolatura che svolge un ruolo posturale di stabilizzazione. 5. Hodges, P.W. ., and C.A-. Richardson. Altered trunk muscle recruitment in people with low back pain with upper limb movement at different speeds. Arch. Phys. Med. Rehabil. 80:1005–1012. 1999 6. Hodges, Paul W Inefficient Muscular Stabilization of the Lumbar Spine Associated With Low Back Pain: A Motor Control Evaluation of Transversus Abdominis Spine: 15 November 1996 - Volume 21.
ROSARIO D’ONOFRIO Dottore fisioterapista, diplomato ISEF, Master in Posturologia presso l’Università La Sapienza di Roma, è stato fisioterapista della Nazionale Italiana di Pallamano Senior A maschile e della Nazionale Italiana di Basket Femminile senior A. Preparatore atletico e allenatore, ha pubblicato a oggi oltre 102 lavori scientifici, su riviste nazionali di interesse specifico nel campo della rieducazione e riabilitazione dello sport e della preparazione atletica. Su questi stessi temi ha relazionato a oltre 34 Congressi Nazionali e a 13 Congressi Regionali, come “Invited Lecture”.
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AEROBICA E DISCIPLINE MUSICALI Metodo e creatività; nozioni tecniche ed esperienze espressive; condizionamento atletico e divertimento. Per formare il ruolo multidisciplinare dell’insegnante di materie aerobiche con un apprendimento veloce, efficace, completo e professionale. Parte tecnico-pratica - Anatomia di base - Traumi più frequenti in palestra - Motivazione, capacità comunicative e responsabilità dell’istruttore - Postura e allineamento - Riscaldamento e passi base - Lo studio della musica - Il cueing - Movimenti controindicati e regole di sicurezza. - Ripasso/studio dei passi base di aerobica e step - Come costruire ed evolvere una coreografia.
- Blocchi pari/dispari: come utilizzarli. - Tonificazione & allungamento - Interval training e circuit training - Composizione delle lezioni cardiovascolari. Dove e quando: Milano, a partire da sabato 20 febbraio 2010 Orario: 10.00-13.00,14.00-17.00 Quanto dura: 7 giornate, sempre di sabato. Quanto costa: 436 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta). Esami: quiz a risposta multipla, prova pratica. MASSAGGIO SPORTIVO Master di tre giorni, accessibile preferibilmente a personal trainer, diplomati Isef e laureati in Scienze Motorie, fisioterapisti e medici. Questo master fornisce tutte le conoscenze necessarie per ottimizzare la prestazione attraverso il massaggio e per guidare l’atleta verso il pieno recupero funzionale da eventi traumatici acuti e cronici. - Aspetti fisiologici e meccanismo d’azione del massaggio. - Indicazioni e controindicazioni. - Periodizzazione e finalità del massaggio sportivo. - Esame del paziente - Tecniche del massaggio - Trattamento del rachide cervicale, del tronco, del bacino e degli arti superiori e inferiori. Dove e quando: Milano, 27 febbraio -
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Orario: 10.00 -13.00 14.00 - 17.00 Quanto dura: 6 giornate, sempre di sabato. Quanto costa: 700 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta). Esami: quiz a risposta multipla e colloquio orale. Chi lo desiderasse, può ottenere la medesima certificazione tramite il CORSO PER OPERATORE DI FITNESS METABOLICO A DISTANZA (vedi proposta pagina precedente).
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COMPOSIZIONE CORPOREA E ANTROPOPLICOMETRIA Obiettivo della giornata di formazione è fornire i contenuti pratici e teorici della misurazione corporea dei soggetti, uno strumento di valutazione utile per programmare e monitorare il lavoro fisico e gli obiettivi. È anche uno strumento di fidelizzazione, perché aiuta il personal trainer a instaurare una relazione professionale di credibilità ed efficienza con i propri assistiti. - Cos’è l’antropoplicometria - Perché la plicometria - Procedura delle misurazioni plicometriche - Rilevazioni e descrizione dei punti di repere per le pliche - Rilevazioni e descrizione delle circonferenze - Body Mass Index (BMI) Docente: Francesco Capobianco Dove e quando: Milano, sabato 30 marzo Orario: 10.00-13.00 e 14.00-17.00 Quanto costa: 120 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) entro il 28 febbraio; 160 euro
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- Il principio biologico della regolazione: condizioni da rispettare e necessità da soddisfare - Radicali liberi e stress ossidativo - L’equilibrio acido/basico - Il meccanismo dell’insulina - La via del dimagrimento fisiologico, stabile e duraturo - Un’alimentazione a basso indice e carico glicemico. - I polifenoli e l’attività dei vitageni. Il potenziamento delle difese immunologiche
DIABETE E FITNESS METABOLICO La giornata ha la finalità di chiarire ai professionisti del settore le ultime novità e i nuovi protocolli esecutivi di valutazione e trattamento per i soggetti affetti da diabete di I e II tipo che intraprendono l’attività fisica. Questo workshop rientra nel percorso formativo per operatore di fitness metabolico. - Sindrome metabolica e diabete: le linee guida dell’OMS. - Dalla diagnosi medica alla classificazione motoria - Strumenti operativi per il personal metabolico. - Body Fat Index e Global Risk Index (indice globale di rischio). - I Fix funzionali - Le unità motorie - Gestione dei rapporti con il medico curante - Discussione di casi clinici - Gli strumenti di misura e monitoraggio Team didattico: Alessandro Lanzani, Francesco Capobianco, Michele Pitti. Dove e quando: Milano, sabato 3 aprile Orario: 10.00-13.00,14.00-17.00 Quanto costa: 120 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) entro il 28 febbraio; 160 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) per iscrizioni successive.
IL GINOCCHIO INFORTUNATO Particolarmente indicato per fisioterapisti, istruttori di fitness e body building e personal trainer, questo stage fornisce le conoscenze necessarie per affrontare il recupero funzionale dell’articolazione del ginocchio colpita dalle principali patologie di natura traumatica e cronica. - Anatomia funzionale e topografica del ginocchio - Lesioni meniscali - Lesione del legamento crociato anteriore - Lesione del tendine rotuleo - Condropatia femoro-rotulea - Valgismo di rotula. - Artrosi grave del ginocchio. Docente: Davide Fogliadini Dove e quando: Milano, sabato 10 aprile Orario: 10.00-13.00,14.00-17.00 Quanto costa: 120 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) entro il 28 febbraio; 160 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) per iscrizioni successive.
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EDUCAZIONE ALIMENTARE Il master si propone di fornire gli strumenti e la competenza necessari per affrontare, in modo nuovo ed efficace, un argomento così fondamentale per l’economia della salute, del benessere e della prestazione, con un approccio che punta principalmente all’educazione, con responsabilità, motivazione e consapevolezza. Le indicazioni e lo specifico nutrizionale consentono di correggere gli errori più grossolani, gli atteggiamenti più distorti che sono le cause principali del malessere, del sovrappeso e dell’ingenerarsi di molte patologie. Un’impostazione forte della conoscenza scientifica necessaria che punta non a “fare o dare la dieta”, ma a sviluppare strategie e comportamenti alimentari duraturi e vincenti. - L’educazione alimentare e il wellness olistico
- L’autoregolazione: gli omega-3 e l’attività biologica. - Malattie metaboliche e malattie infiammatorie. - L’implicazione psicosomatica - L’attività fisica quale ausilio del dimagrimento e come interazione per la funzionalità generale. - Alimentazione e fabbisogni specifici - L’educazione alimentare e le linee guida generali - Gli alimenti, le proprietà, i pasti e le integrazioni da conoscere e da considerare Docente: Corrado Ceschinelli Dove e quando: Milano, 13 -14 marzo Orario: 10.00-13.00,14.00-17.00 Quanto costa: 320 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta).
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13, 27 marzo. Quanto dura: 3 giornate Orario: 10.00-13.00,14.00-17.00 Quanto costa: 320 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta).
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(Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) per iscrizioni successive. STRETCHING EVOLUTO Lo stretching è in continua evoluzione. Non è più semplice allungamento muscolare, ma mobilità fine e globale, con particolare accento sugli aspetti neurofisiologici. - Neurofisiologia - Tessuto connettivale e rigidità articolari. - Definizione di contrazione isometrica di tipo eccentrico. - Ruolo della respirazione nello stretching olistico. - Influenza dell’alllungamento sulla postura. - Individuare e trattare i trigger points. - Valutazione e miglioramento della mobilità cervicale. - Valutazione e miglioramento della mobilità lombare. Docente: Davide Fogliadini Dove e quando: Milano, sabato 13 marzo Orario: 10.00-13.00,14.00-17.00 Quanto costa: 120 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) entro il 28 febbraio; 160 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) per iscrizioni successive. MASSAGGIO MIOFASCIALE Una grande varietà di tecniche che spaziano dalla manipolazione dei tessuti molli all’allungamento muscolare prolungato. Struttura anatomica, omeostasi dei vari sistemi, psicoemotività, campo vitale: tutto si compenetra in una presa di coscienza globale del sé fisico e mentale. Parte teorica - Anatomia e topografia della fascia - Fisiologia della fascia - Patologia e sintomatologia della fascia Parte tecnico/pratica - Tecniche di base - Tecniche avanzate Dove e quando: Milano, sabato 20 marzo Orario: 10.00-13.00,14.00-17.00 Quanto costa: 120 euro (Iva inclusa)
+ 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) entro il 28 febbraio; 160 euro (Iva inclusa) + 30 euro di iscrizione alla scuola (se dovuta) per iscrizioni successive.
Alla fine di ogni master o stage sarà rilasciato un attestato di partecipazione accreditato dall’U.S. Acli, ente di promozione sportiva riconosciuto dal CONI
MODALITÀ DI ISCRIZIONE La quota di partecipazione ai corsi comprende la T-shirt di Professione Fitness, il materiale didattico, l’accesso alle lezioni e il diploma o attestato di partecipazione. Per iscriverti puoi venire di persona presso la nostra sede amministrativa in via Orseolo n°3 a Milano, oppure puoi scegliere una tra le seguenti modalità: • Versamento sul conto corrente postale n°26993204 intestato ad Alea Edizioni - via Sapeto 5, 20123 Milano • Bonifico bancario sul conto corrente n°48054 intestato ad Alea Edizioni- Banca Popolare di Milano Ag. 7 –IBAN IT 43 Q 05584 01607 00000 0048054; in entrambi i casi è necessario inviare via fax la fotocopia del
versamento postale o del bonifico bancario segnalando il nome dell’iniziativa scelta, i dati personali, il codice fiscale, un recapito telefonico ed email al fax n° 02.58111116. • Assegno bancario non trasferibile intestato ad Alea Edizioni, da inviare, unitamente al nome dell’iniziativa scelta, i dati personali, il codice fiscale, un recapito telefonico ed email, tramite posta prioritaria a Professione Fitness via Orseolo 3 - 20144 Milano.
ANNULLAMENTI E RINUNCE La Scuola di Professione Fitness si riserva il diritto di annullare le iniziative in programma qualora non si raggiunga il numero minimo di iscritti, provvedendo in tal caso al rimborso totale delle quote già corrisposte. In caso di rinuncia, la Scuola di Professione Fitness provvederà al rimborso della quota corrisposta secondo le seguenti modalità: • 80%, se la rinuncia viene comunicata entro 15 giorni dalla data di inizio dell'iniziativa; • 40%, se la rinuncia viene comunicata entro 5 giorni. Oltre i suddetti termini, non sarà possibile ottenere alcun rimborso.
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GINNASTICA E SCOLIOSI Nel sito del Gruppo di Studio Scoliosi (www.gss.it) è stato recentemente pubblicato lo studio “Esercizi specifici eseguiti nel periodo di svezzamento dal corsetto possono evitare delle perdite di correzione nei pazienti affetti da scoliosi idiopatica adolescenziale”, vincitore del premio SOSORT del 2008 per la migliore dissertazione clinica. Si tratta dell’ennesimo tentativo di dimostrare scientificamente come esercizi specifici e mirati possano essere efficaci per la cura della scoliosi, dal momento che, ancora oggi, c’è chi ne mette in dubbio la validità. Gli esercizi specifici sono uno dei principali approcci conservativi alla scoliosi idiopatica soprattutto nell'Europa Continentale e raccomandate dagli esperti di SOSORT, la principale società scientifica internazionale che si occupa del trattamento non chirurgico della scoliosi (www.sosort.org/index.php). Gli esercizi possono essere utilizzati da soli, allo scopo di rallentare la progressione della curva scoliotica e il tasso di prescrizione dei corsetti. Inoltre, sono frequentemente utilizzati per ridurre gli effetti collaterali del trattamento ortesico e per migliorarne l'efficacia. Una certa perdita di correzione durante lo svezzamento dal corsetto nel trattamento della scoliosi idiopatica è piuttosto frequente. Pertanto l'obiettivo di questo studio è verificare l'efficacia degli esercizi nel ridurre la perdita di correzione durante l'abbandono del corsetto. Il risultato più importante dello studio è la dimostrazione dell'efficacia degli esercizi nel ridurre la perdita di correzione nell'abbandono del corsetto nella scoliosi idiopatica. I pazienti che hanno eseguito regolarmente gli esercizi secondo il protocollo SEAS (www.isico.it/pagine/pazienti/seas.pdf), elaborato sulla base delle più aggiornate evidenze scientifiche, hanno mantenuto la stabilità durante il periodo di abbandono del corsetto. Al contrario, i risultati peggiori si sono avuti nel gruppo di controllo, con un peggioramento superiore ai 5° nella metà dei pazienti. Risultati intermedi si sono avuti nel gruppo “altro” e nel gruppo “discontinuo”, dimostrando che un'attività meno specifica permette, comunque, una perdita meno marcata di correzione. www.gss.it/news/doc/FEBBRAIO_2010.pdf
LO SHIATSU PER LE CURE PALLIATIVE È partito da pochi giorni a Roma, e per la prima volta in Italia, il progetto che vede l’applicazione dello shiatsu come complementare alle cure palliative presso pazienti domiciliari. Promosso dall’associazione culturale IKI e dall’associazione la Betulla onlus, farà riferimento e sarà coordinato dal dott. Augusto Caraceni, direttore dell’Hospice Virgilio Floriani presso l’Istituto dei Tumori di Milano. L’applicazione dello shiatsu su pazienti domiciliari servirà anche a raccogliere ulteriori dati per lo studio sostenuto dalla Fondazione Floriani, in cui si cerca di valutare l’effetto della tecnica shiatsu nel migliorare lo stato di rilassamento e di benessere del malato oncologico terminale, alleviandone i disturbi psico-fisici correlati alle condizioni cliniche. La ricerca a Milano è iniziata nel 2006 ed è tuttora in corso, ma ha già dato risultati incorag-
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gianti. Dal progetto romano, nasceranno ulteriori dati che, elaborati, potranno dire come e se tale pratica intervenga su umore, ansia e dolore, determinando il miglioramento delle condizioni del malato. “Collaborare con questo progetto – ha dichiarato Giorgio Valentini, Presidente de La Betulla onlus - è per noi un passo importante: abbiamo da sempre creduto nella ricerca e nella necessità di una diversa attenzione in Italia nei confronti delle cure palliative. Finalmente possiamo avviare una fase di applicazione e ricerca che potrebbe permetterci di innovare radicalmente non solo la pratica delle cure palliative, ma anche la ‘cultura’ con la quale normalmente vi si approccia. Un risultato reso possibile dalla collaborazione positiva e virtuosa tra terzo settore, ricerca scientifica e istituzioni”. La Betulla è una associazione onlus operante a Roma dal 2005 che, attraverso una rete di medici, infermieri e cittadini volontari, assiste gratuitamente malati terminali oncologici e non oncologici presso il loro domicilio. www.labetulla.org
PROBIOTICI: REVIEW DALLA LETTERATURA Sull’ultimo numero della rivista trimestrale “Nutrition Bulletin” (www.blackwell-synergy.com/loi/nbu) della British Nutrition Foundation (BNF, www.nutrition.org.uk) è stata pubblicata una review dal titolo “Probiotics and health: a review of the evidence”. I probiotici sono microrganismi vivi, principalmente batteri, che in teoria, se somministrati in quantità adeguate, danno benefici di vario tipo alla persona che li assume. In realtà, all’aumentato interesse verso queste sostanze non corrisponde una maggiore chiarezza nella comunicazione: l'obiettivo di questa revisione è quello di esaminare le prove attuali sugli effetti dei probiotici sulla salute, concentrandosi in particolare sul sistema immunitario, con l'obiettivo di fornire un quadro più chiaro possibile. Sono stati analizzati più di 100 studi originali, meta-analisi e revisioni sistematiche in cui si utilizzavano varietà di diversi ceppi (è importante ricor- foto by tajmomhal dare che l'efficacia dei probiotici è ceppo-specifico, il che significa che ogni singolo ceppo probiotico deve essere sottoposto a test per valutare i benefici potenziali per la salute). Nel complesso, nonostante la diversità dei ceppi utilizzati negli studi inclusi in questa revisione, non vi è prova che i probiotici siano genericamente benefici per la salute, anche se esistono benefici in situazioni specifiche. Studi condotti su pazienti con sindrome dell'intestino irritabile mostrano una riduzione dei sintomi, quando trattati con selezionati ceppi probiotici, pur sottolineando che anche nel gruppo placebo sono stati registrati effetti positivi. L'evidenza dell'efficacia dei probiotici in pazienti affetti da costipazione è limitata, anche se alcuni studi hanno provato che specifici ceppi possono portare sollievo ai pazienti che soffrono di stitichezza. Un buon numero di ceppi probiotici sono invece efficaci nel prevenire la diarrea associata ad antibiotici e, in genere, hanno effetto positivo in caso di diarrea acuta, in particolare nei bambini. Studi che hanno valutato l'effetto preventivo dei probiotici nel contesto del comune raffreddore e infezioni influenzali mostrano che i ceppi studiati non hanno abbassato l'incidenza degli episodi, ma ne hanno ridotto la durata, il che suggerisce che ci possa essere un contributo all’efficienza del sistema immunitario nella lotta contro il comune raffreddore. Le prove finora non suggeriscono che i probiotici siano efficaci nel prevenire o curare le allergie o nel trattamento di eczema. Tuttavia, alcuni ceppi probiotici sembrano ridurre il rischio di sviluppare eczema, se assunti da donne in gravidanza e nei loro bambini nei primi anni di vita. www3.interscience.wiley.com/journal/118516588/home
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FIERE CONVEGNI a cura della redazione
2ND CONGRESS SCIENCE IN NUTRITION 5 e 6 Marzo, Roma Il fine primario del Congresso è condividere ed elevare il livello di conoscenza e di sensibilità nei confronti della corretta alimentazione e della pratica dell'esercizio fisico, quali presupposti irrinunciabili per uno stile di vita sano e per una efficace prevenzione delle patologie correlate a stili di vita scorretti. Nella prima sessione saranno trattate le soluzioni per limitare i disturbi causati dallo stress. Seguiranno poi altre due sessioni, nelle quali verranno presentati i lavori scientifici sulla modulazione della glicemia, dell'insulinemia, della sazietà e del metabolismo energetico grazie a una corretta alimentazione. Segreteria Organizzativa: OIC - Organizzazione Internazionale Congressi Segreteria scientifica: Fondazione Paolo Sorbini VAI AL SITO E SCARICA IL PROGRAMMA COMPLETO scienceinnutrition2010@oic.it ECOPRAM - 2° CONGRESSO EUROPEO DI MEDICINA PREVENTIVA, RIGENERATIVA E ANTI-AGING 18 - 20, Milano Un’iniziativa congiunta della European Society of Preventive, Regenerative and Anti-Aging Medicine (ESAAM) e di Medical Conferences International Inc (MCII) in veste di organizzatore di congressi professionista. ESAAM è un’organizzazione interdisciplinare medica e scientifica il cui principale obiettivo è la diffusione della conoscenza riguardo alla medicina preventiva e rigenerativa in tutta Europa. L’evento sarà realizzato con il supporto della American Academy of Anti-Aging Medicine (A4M) e dellaWorld Anti-Aging Academy of Medicine (WAAAM). Il ricco programma di conferenze garantirà la trattazione di tutti gli aspetti della medicina anti-aging e comprenderà presentazioni su genetica, medicina preventiva, medicina rigenerativa, terapie ormonali sostitutive, uso di cellule staminali, medicina estetica e nutrizione, cui si aggiungeranno le informazioni presentate nell’area espositiva. Organizzazione: ESAAM & MCII VAI AL SITO E SCARICA IL PROGRAMMA COMPLETO www.ecopram.com VIII CONGRESSO NAZIONALE DELLA SOCIETÀ ITALIANA PER LA PREVENZIONE CARDIOVASCOLARE 18 – 20 marzo, Roma Il Congresso Nazionale rappresenta il momento culminante dell'attività scientifica ed educativa della Società, un’occasione di confronto sulle più recenti acquisizioni in tema di Prevenzione Cardiovascolare. L'obiettivo principale del Congresso SIPREC risiede in primo luogo nel promuovere l'incontro tra professionisti impegnati in diversi settori della cardiologia preventiva. Inoltre l'evento promuove le collaborazioni comunitarie nell'ambito scientifico e la sensibilizzazione dell'opinione pubblica sul fatto che la malattia cardiovascolare, che continua ad essere la principale causa di morte nel nostro Paese e nel resto d'Europa, possa essere in gran parte prevenuta attraverso efficaci programmi di prevenzione. Una sessione parallela è dedicata ai dietisti: attuali evidenze in tema di prevenzione cardiologia attraverso interventi non farmacologici. Segreteria organizzativa: ARISTEA VAI AL SITO E SCARICA IL PROGRAMMA COMPLETO www.aristea.com/siprec2010
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FIERE CONVEGNI a cura della redazione
RACHIDE & RIABILITAZIONE MULTIDISCIPLINARE. VI EVIDENCE-BASED MEETING 20 marzo, Assago Milano È un appuntamento tradizionale nel panorama congressuale italiano, per la sua costante qualità e aggiornamento, nonché per la formula innovativa, che è quella di portare ogni anno in Italia il meglio della letteratura internazionale attraverso coloro che ne sono i produttori primi, cioè i ricercatori. Questi sono i veri protagonisti, con le lezioni magistrali, vere e proprie perle di conoscenza e di pratica, e con le relazioni di ricerca applicata: pratica e ricerca coniugate insieme, che è l'essenza di ISICO (Istituto Scientifico Italiano Colonna vertebrale), unita in questa impresa al Gruppo di Studio della Scoliosi e patologie vertebrali (GSS). A completare la giornata troviamo le Sessioni Parallele, di chiara impronta pratica e professionalizzante, e una Sessione sulle risorse Internet per chi si occupa di patologie vertebrali. Organizzazione: ISICO, con la collaborazione del GSS VAI AL SITO E SCARICA IL PROGRAMMA COMPLETO www.isico.it/rer2010/default.htm FUNCTIONAL OUTCOME - COME MIGLIORARE IL RISULTATO FUNZIONALE IN TRAUMATOLOGIA ORTOPEDICA E SPORTIVA 10 - 11 aprile, Bologna "Functional Outcome", "il risultato funzionale di un processo di cura" è un cambiamento delle condizioni fisiche del paziente, dal momento della diagnosi a quello della dimissione, che deve essere misurato e confrontato. L'efficacia di questo cambiamento dipende dalla combinazione dei diversi fattori che lo influenzano: le terapie conservative, le soluzioni chirurgiche e le tecniche riabilitative. La XIX edizione del Congresso Internazionale di Riabilitazione Sportiva e Traumatologia si propone di promuovere un ampio confronto su questo tema, per verificare quali sono stati gli interventi e le procedure che in quest'ultimo decennio hanno effettivamente permesso di migliorare il risultato funzionale delle più comuni patologie dell'apparato locomotore. Segreteria Organizzativa: Cristina Zanetti - CENTRO STUDI ISOKINETIC VAI AL SITO E SCARICA IL PROGRAMMA COMPLETO www.isokinetic.com
XXXTH CONGRESS OF SITEMSH, INTERNATIONAL SOCIETY FOR SKIING TRAUMATOLOGO AND WINTER SPORTS MEDECINE 14 - 18 aprile, Avoriaz, France L'evoluzione delle apparecchiature e dei sistemi di sicurezza ha ridotto dell'80% la frequenza di fratture della tibia e del 50% le lesioni in generale. Tuttavia, l'articolazione del ginocchio resta ancora seriamente coinvolta negli incidenti sugli sci. La gravità delle lesioni non è cambiata, ma fortunatamente la chirurgia artroscopica del ginocchio ha fatto passi da gigante. Sono inoltre comparsi altri tipi di fratture (arti superiori, colonna vertebrale), oltre che lesioni dell'addome e del torace, a causa della crescita della pratica dello snowboard, e dell’aumento della velocità media sui pendii. Probabilmente la prevenzione migliore è tramite campagne di comunicazione per la sicurezza; studi particolari su questo problema sono il prossimo obiettivo di SITEMSH e ISSS (International Society for Skiing Safety). Segreteria Organizzativa: Dr. Marc-Hervè Binet VAI AL SITO E SCARICA IL PROGRAMMA COMPLETO www.sitemsh.org
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Il libro vuole essere un contributo per vivere meglio e per chi si occupa della salute e del benessere altrui. L'autore analizza aspetti fondamentali della nostra esistenza: consapevolezza come fondamento del benessere, alimentazione funzionale per la salute, attività fisica per la migliore condizione di forma. Il testo approfondisce temi importanti quali alimentazione (come impostare i pasti, allergie e intolleranze alimentari ) e allenamento (attività fisica per uno stile di vita sano e come modello educativo, corsa e tonificazione). Corrado Ceschinelli, Alea Edizioni 2008 - pag 200 Euro 25
ANATOMIA DELL'APPARATO LOCOMOTORE Anatomia in 3D con animazioni, filmati. Lo strumento per visualizzare, imparare e approfondire l'anatomia funzionale in modo semplice, facile e intuitivo. È indirizzato a medici, fisiokinesiterapisti, studenti e laureati in Scienze Motorie, istruttori di fitness, personal trainer e operatori sanitari in genere. Un'opera che si compone di tre CD, acquistabili separatamente (compatibile con i sistemi Macintosh e Microsoft Windows): 1 arto superiore 2 arto inferiore 3 tronco e testa Francesco Bettinzoli Ghedinimedia Editore Euro 45,45 per ogni CD
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Rehab
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CASI CLINICI IN PALESTRA - LA SERIE In ognuno dei 5 volumi si inquadrano le principali patologie dell’apparato locomotore. Per ognuna di esse sono descritti anamnesi ed esame obiettivo motorio, sono individuati i traguardi0 da raggiungere, sono tracciate le linee guida del protocollo di lavoro attraverso gli esercizi consigliati e quelli da evitare. Autori Vari Alea Edizioni - pag. 128 Ogni volume Euro 21 Offerta: tutta la seria (5 volumi) a 84 Euro
E ERI A S) A L I TA TUTVOLUM (5 EURO MAL DI SCHIENA 84 Il volume affronta il tema del mal di schiena in modo
MASSAGGIO SPORTIVO Il testo propone tecniche manuali per il trattamento efficace della micro-traumatologia dei tessuti molli nello sportivo. I capitoli a carattere puramente pratico descrivono la conformazione dei tessuti connettivi, le interazioni tra il danno tessutale, l’infiammazione e gli eventi riparativi. Roberto Dagani Alea Edizioni 2002 pag. 128 Euro 21
davvero esaustivo. Nella prima sezione guida il lettore al corretto utilizzo della colonna nella vita quotidiana e nella pratica sportiva. La seconda parte raccoglie invece approfondimenti sulle patologie e sui meccanismi del dolore lombare. Claudio Corno Alea Edizioni 2001 pag. 256 Euro 26
TRATTAMENO MIOFASCIALE PER LO SPORTIVO
IL DOLORE CERVICALE Il manuale offre un’ampia panoramica delle patologie più comuni nell’individuo adulto: la cervicalgia. Il volume è diviso in tre parti: la prima, dedicata all’anatomia, alla fisiologia articolare e alla biomeccanica del tratto cervicale. La seconda, dedicata alle sindromi dolorose più comuni. Infine la terza parte che comprende alcune schede pratiche di utilizzo in palestra contenenti gli esercizi più idonei in relazione alla sintomatologia dolorosa. Claudio Corno Alea Edizioni 2003 pag. 128 Euro 21
Il manuale espone in maniera chiara ed esaustiva le tecniche manuali per il detensionamento miofasciale a indirizzo sportivo. L’ampia documentazione iconografica chiarisce ogni dettaglio di posizionamento e intensità del massaggio. Roberto Dagani Alea Edizioni 2005 pag. 128 Euro 21
FITNESS TERAPIA - 2 VOLUMI
COMPOSIZIONE CORPOREA
Il movimento è un farmaco naturale contro molte patologie cronico-degenerative. Partendo da questa convinzione i volumi propongono protocolli di lavoro per ipertensione, patologie respiratorie, cardiache infantili e della colonna, obesità (vol. 1) patologie coronariche e renali, artrite reumatoide, gravidanza, fibrosi cistica (vol. 2). Autori Vari Alea Edizioni 1999/2000 - pag. 144
A partire dalla definizione di sovrappeso e obesità il volume suggerisce al lettore metodiche rigorose e scientifiche per un’analisi quantitativa e qualitativa della composizione corporea, punto di partenza indispensabile per una corretta programmazione nutrizionale e dell’allenamento. Sergio Rocco
Alea Edizioni 2000 pag. 128 Euro 21
Ogni volume Euro 24 Offerta: i 2 volumi a 36 Euro
FISIOLOGIA APPLICATA AL FITNESS
CARDIOLOGIA E FITNESS
Il manuale affronta in maniera concisa ma esaustiva la fisiologia del corpo umano, con particolare riferimento all’influenza dell’esercizio fisico su organi e apparati. Il manuale è anche uno strumento didattico e di autovalutazione per il professionista del fitness e costituisce strumento fondamentale per la programmazione del training.
Partendo dai fondamenti della fisiologia cardiovascolare, l’autore accompagna il lettore dalla pratica clinica alla valutazione funzionale e psicosomatica del cardiopatico e alla periodizzazione dell’allenamento, spiegando con precisione gli effetti della terapia farmacologica sulla performance. Davide Girola
Davide Girola
Alea Edizioni pag. 248 Euro 31
Alea Edizioni 2003 pag. 160 Euro 23
Prevenzione
Prevenzione Salute
Salute
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