Anno 1 numero 4
PREVEZIONE: Riprogrammare i centri di controllo. MARKETING: Tecniche di
Guerrilla Sport. ALIMENTAZIONE: La piramide alimentare nella dieta italiana
REHAB: La spalla del tennista - Analisi epidemiologica sulle distorsioni di caviglia
La rivista online per i professionisti del settore
ALLENAMENTO: La mobilità dell’apparato locomotore. Gli esercizi addominali
ANNO 1 N° 4 GIUGNO 2009 Fitmed online è una rivista mensile di aggiornamento che si rivolge a imprenditori, manager, opinion leader, professionisti che operano nel mondo del fitness, benessere, prevenzione e salute. Propone articoli riguardanti metodiche di allenamento, rieducazione funzionale, alimentazione, prevenzione e benessere, marketing e management. Editore Alea Edizioni di Alessandro Lanzani via G. Sapeto, 5 - 20123 Milano Redazione e uffici via P. Orseolo, 3 - 20144 Milano tel. 0258112828 - fax 0258111116 professionefitness@professionefitness.com redazione@professionefitness.com Direttore responsabile Alessandro Lanzani alanzani@professionefitness.com Redazione Mia Dell’Agnello mia@professionefitness.com - int. 212 Progetto grafico Stefano Frattallone Impaginazione Anita Lavoce Pubblicità Silvia Brioschi sbrioschi@professionefitness.com A. Lanzani alanzani@professionefitness.com Hanno collaborato a questo numero Dario Riva, Silvia Brioschi, Rosario D’Onofrio, Davide Fogliadini, Massimiliano Gollin, Giulio Sergio Roi, Andrea Molinaro Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 578 del 20.12.93. L’Editore e l’autore non potranno in alcun modo essere responsabili per incidenti o danni provocati dall’uso improprio delle informazioni o delle immagini contenute nel materiale ricevuto; inoltre non necessariamente le opinioni pubblicate rispecchiano il pensiero dell’editore. Il materiale (testi, immagini e disegni) pervenuto in redazione non verrà restituito, anche se non pubblicato e viene considerato libero da diritti. La riproduzione del materiale apparso su Fitmed online in qualsiasi forma e per qualsiasi scopo non è consentita se non dietro richiesta scritta e firmata dal direttore responsabile e dall’editore. Per eventuali controversie il Foro di competenza è quello di Milano.
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SOMMARIO sommario prevenzione 4 - RIPROGRAMMARE I CENTRI DI CONTROLLO alimentazione 8 - LA PIRAMIDE ALIMENTARE nella dieta italiana rehab 12 - ANALISI EPIDEMIOLOGICA sulle distorsioni di caviglia nel calcio
rehab 16 - LA SPALLA DEL TENNISTA Casi clinici in palestra
allenamento 20 - LA MOBILITÀ dell’apparato locomotore
allenamento 24 - GLI ESERCIZI ADDOMINALI: Principali fattori che ne influenzano l’attività
marketing e management 28 - MARKETING NON CONVENZIONALE: tecniche di Guerrilla Sport
30 - NEWS 32 - FIERE & CONVEGNI
prevenzione e salute
Riprogrammare controllo
i centri di
The equilibrium of life by DailyPic
di Dario Riva tratto da “Ghepardi da salotto”
’impoverimento delle esperienze motorie (ipocinesi) che riguarda tutta la popolazione occidentale, riduce il flusso di segnali in arrivo dalla periferia, con conseguente progressiva compromissione della capacità di interpretare i segnali periferici. Questa situazione, che riguarda giovani e adulti, diventa più evidente negli anziani, con un progressivo aumento dell’insicurezza di movimento, riduzione della loro autonomia e conseguente scelta di compiti motori sempre più semplici e di percorsi con il più basso livello di difficoltà. In che modo i centri nervosi più antichi, deputati al controllo del movimento, riducono progressivamente il loro livello funzionale?
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SENTINELLE E CENTRI DI COMANDO Ogni istante, per tutta la vita, milioni di informazioni provenienti dalla periferia raggiungono i centri nervosi. Le sentinelle di vedetta sono quindi sempre attive ed efficienti, ma la capacità di interpretare questi segnali, per produrre risposte motorie adeguate, tende progressivamente a ridursi. È come se le sentinelle di guardia e i centri di comando non parlassero più la stessa lingua. Una persona che viva per molti anni all’estero senza parlare la propria lingua di origine, vedrà progressivamente impoverirsi la capacità di comprenderla e di parlarla. La capacità di interpretare i segnali (o una lingua) e produrre una risposta tende
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quindi a posizionarsi sul livello abituale di utilizzo. Il sistema che deve interpretare i segnali e far scattare le risposte è quindi frequenza-specifico: è la frequenza dei segnali in ingresso che tara la capacità di risposta. Il sistema di controllo del movimento mantiene, se opportunamente stimolato, una straordinaria capacità di riprogrammarsi. Il decadimento anatomico dei centri di controllo è molto più lento di quello delle strutture ossee e articolari deputate al movimento. In pratica, la centralina elettronica invecchia molto più lentamente degli ingranaggi periferici. Il livello funzionale, che osserviamo in gran parte della popolazione, non è quindi una conseguenza obbligata dell’invecchiamento, ma è
prevenzione e salute il risultato della regressione funzionale da non uso. Il sistema sottocorticale di controllo del movimento mantiene infatti un altissimo potenziale funzionale anche in età molto avanzata e dopo lesioni traumatiche periferiche o lesioni vascolari delle aree corticali (ictus). MEZZI ADEGUATI Determinante sarà la scelta dei mezzi e dei metodi per stimolare l’archeopropriocezione. Per oltre 30 anni, sia in campo riabilitativo sia nelle palestre, sono stati usati mezzi a bassa efficacia per creare situazioni di instabilità e stimolare la capacità di decodificare i segnali propriocettivi. Era come voler imparare a parlare e comprendere una lingua, esercitandosi soltanto con la lettura: i tempi di comprensione e di elaborazione della frase sono troppo lunghi e una conversazione fluida è impossibile; per imparare una lingua è necessario, infatti, vivere situazioni “full immersion”, in cui la probabilità di incontrare ripetutamente pezzi del “puzzle linguistico” in combinazioni differenti è molto elevata (come per esempio vivere in una famiglia “madre lingua”). In modo simile, un pilota di Formula Uno migliora le sue prestazioni solo se guida un’auto che consenta di raggiungere le alte velocità di gara. Percorrere lo stesso circuito con un’utilitaria sarebbe inutile per il basso numero di situazioni da gestire nell’unità di tempo. Per ripristinare le capacità funzionali dei centri deputati all’archeopropriocezione sarà quindi necessario sperimentare situazioni di disequilibrio-instabilità, con un altissimo numero di situazioni biomeccaniche da gestire nell’unità di tempo e conseguente altissimo flusso di segnali propriocettivi. Lo sviluppo della capacità di utilizzare a livello inco-
sciente i segnali propriocettivi (archeopropriocezione) rappresenta un importante strumento non solo di tipo riabilitativo, da utilizzarsi dopo un trauma o un intervento chirurgico, ma anche un efficace mezzo di prevenzione o ripristino delle capacità motorie in regressione da “non uso”. Come se fosse un archeologo, l’uomo del terzo millennio deve riappropriarsi di un utilizzo efficace delle strutture arcaiche per evitare un futuro da umanoide con una grande testa su un corpo quasi incapace di muoversi (1). Gli studi condotti dall’International Society of Proprioception Posture hanno evidenziato come la capacità di movimento e le capacità coordinative (indifferentemente nell’atleta, nell’anziano e nel soggetto con patologie) siano dipendenti e proporzionali alla stabilità posturale che il soggetto possiede in appoggio monopodalico. Una situazione di instabilità posturale monopo-
dalica porta a un rapido declino delle esperienze motorie in quanto l’insicurezza che accompagna questa instabilità induce il soggetto a semplificare le sue abitudini motorie, con ulteriore aggravamento della sindrome da “non uso”. ACCETTARE LA SFIDA CON LA GRAVITÀ Solo accettando la battaglia quotidiana con la forza di gravità è possibile mantenere il più a lungo possibile la capacità di essere all’altezza della sfida. Se si smette di combattere, la sconfitta è sicura e, quando le nostre capacità motorie sono già molto compromesse, si tratta di una sconfitta probabilmente definitiva (diventano sempre più improbabili le possibilità di recupero). Ecco allora una serie di suggerimenti su come, interagendo con alcune situazioni ambientali, sia possibile continuare a riprogrammare spontaneamente la centrali-
PROGETTO PREVENZIONE CADUTE ROFAM (Risk of Fall Assessment and Mitigation) Le azioni previste dal Progetto Prevenzione Cadute, promosso dalla I.S.P.P. (International Society of Proprioception and Posture) per ridurre il rischio e riportare la capa-cità di deambulare della popola-zione in un range di maggior sicurezza, sono: • valutare l’efficienza del cammino e dell’equilibrio; • quantificare la stabilità posturale in appoggio bipodalico e monopodalico; • valutare quanto la stabilità è dipendente dalla vista; • individuare i soggetti a rischio; • proporre interventi di riprogrammazione delle strategie posturali monopodaliche con queste priorità: - attivare la strategia visuo-propriocettiva; - eliminare la necessità di ricorrere alla strategia precauzionale; - ridurre la dipendenza visiva; - ottimizzare la strategia propriocettiva; - rendere nuovamente attive le strategie anticaduta di emergenza (rendere attivabile la strategia vestibolare); • monitorare gli eventi traumatici e la stabilità posturale nel tempo; • favorire abitudini nella vita quotidiana che tendano a mantenere i risultati raggiunti. Sul sito internet www.ispp.eu potrai trovare i centri che partecipano al Progetto Prevenzione Cadute (Risk of Fall Assessment and Mitigation ROFAM) e presso i quali è possibile quantificare il livello di rischio e effettuare, se necessario, un ciclo di riprogrammazione dei movimenti antigravitari.
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prevenzione e salute na di controllo del movimento e mantenerla a un buon livello di efficienza. - Scelta del terreno. Camminare su terreni irregolari e preferire lo sterrato o l’erba all’asfalto, quando si passeggia per esempio nei giardini, o qualunque altro terreno meno regolare quando si cammina in città. Frequentare sentieri irregolari con salite e discese. Utilizzare scarpe con una suola sottile e flessibile in modo da “sentire” di più il suolo. - Scarpe, calli e modificazioni del piede. Ricordarsi che i calli si formano dove c’è una zona di aumento persistente della pressione. La parte anteriore del piede può svolgere la sua funzione di timone, solo se una scarpa sufficientemente larga lascia le dita libere di muoversi. Non confondiamo una scarpa morbida che non fa male con una scarpa adeguata: piedi con gravi compromissioni anatomiche sono spesso il risultato di anni di scelte di calzature errate
(una scarpa non in grado di contenere le dita dei piedi disposte normalmente, costringe le dita ad accavallarsi o a diventare a martello). - Mancorrenti. Non appoggiarsi mai ai mancorrenti. Se la situazione lo richiede, mantenere la mano vicino al mancorrente, senza toccarlo. Utilizzarlo solo nei casi di emergenza per prevenire una caduta. - Sedersi e rialzarsi da terra. Mantenere la capacità di avere un rapporto non traumatico con il suolo è un momento importante per prevenire le cadute e per rendere meno traumatica l’eventuale caduta accidentale. È utile, quindi, imparare a sedersi a terra e rialzarsi, cercando progressivamente di diventare indipendenti dall’aiuto degli arti superiori. Questi movimenti tendono inoltre a conservare la mobilità di molte articolazioni che diventerebbero altrimenti sempre più rigide. - Alzarsi di notte. Dai 60 anni in avanti è indispensabile accen-
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dere sempre la luce quando ci si alza di notte, perché la vista è il “mancorrente” più efficace, e la vista ha bisogno di luce. - Il nuoto. In tutti gli stili, ha una straordinaria azione sulle nostre capacità di movimento e rappresenta un’occasione importante per attivare in modo non traumatico la mobilità della spalla e dell’arto superiore con movimenti che sono pressoché scomparsi dalle nostre abitudini quotidiane. Allo stesso tempo, tuttavia, è necessario superare la definizione del nuoto come sport “completo”, definizione assolutamente falsa e lontana dalla realtà. Tutti dovrebbero praticare il nuoto, ma è altrettanto vero che il nuoto da solo è insufficiente a mantenere l’efficienza motoria del nostro organismo, sia nei giovani che negli anziani, perché siamo animali “terrestri” e abbiamo bisogno di confrontarci con la forza di gravità. Sicuramente la gravità favorisce i processi artrosici delle articolazioni in carico (co-
prevenzione e salute me l’anca, il ginocchio e le articolazioni della colonna vertebrale), ma l’assenza di gravità comporta un deterioramento dell’organismo e soprattutto delle ossa molto più grave (come è stato accertato negli astronauti durante missioni spaziali prolungate). - Attività di terra e di acqua. Negli anziani è indispensabile che al nuoto si abbinino anche attività di “terra” in cui il soggetto possa sperimentare continue situazioni di micro-macro instabilità in presenza della forza di gravità. Solo la presenza contemporanea di queste due condizioni (gravità terrestre e instabilità) consente lo sviluppo e il mantenimento di un trofismo (2) adeguato dei muscoli stabilizzatori, cioè di quei muscoli che dirigono i movimenti e sono responsabili della stabilità e della sicurezza dei movimenti “antigravitari” come camminare, correre, saltare, sedersi e alzarsi da una sedia. - Il ballo e la danza. Il ballo liscio e i balli sudamericani sono ritornati di moda. Vi si stanno accostando anche coloro che non li avevano mai praticati. Tutti i tipi di ballo hanno eccezionali effetti positivi sull’efficienza dei sistemi di controllo e sulla sicurezza dei movimenti. Dai nostri studi emerge che chi balla almeno una volta alla settimana presenta livelli di stabilità superiori rispetto al resto della popolazione di pari età che non svolge altre attività. In particolare, sono più efficaci i balli che contengono fasi in cui i componenti della coppia non sono a contatto e che comportano ampie inclinazioni del tronco e della testa rispetto alla verticale. Quando il ballo prevede, invece, solo rotazioni del capo intorno all’asse della verticale, i soggetti hanno mediamente gli stessi livelli di stabilità, ma sono meno efficaci nella gestione
delle situazioni di emergenza (come per esempio recuperare l’equilibrio quando si rischia di cadere). - La lotta come gioco. Tra i cuccioli, ma spesso anche tra gli animali adulti, la lotta come gioco è una importante forma di attività motoria. Oltre ad allenare le capacità di difesa e attacco, è un eccezionale mobilizzatore delle articolazioni e stimolatore dei flussi di segnali propriocettivi ed esterocettivi (provenienti cioè dalla stimolazione dei recettori cutanei). Si tratta in pratica di una combinazione di allenamento muscolare, mobilizzazione articolare, massoterapia, stretching e shiatsu (3), attuati in condizioni di elevata instabilità. È importante che i bambini possano sperimentare questa forma di gioco: contemporaneamente deve essere un modo per imparare a controllare l’aggressività, ad avere la consapevolezza della propria forza e saperla dosare, ad avere a cuore l’integrità fisica del compagno di gioco (fratello, sorella, amico). I genitori sono giustamente severi nell’impedire che i figli si azzuffino con i compagni. Ma qui è un’altra cosa: deve essere un gioco. Ritengo che consentire di sperimentare la lotta sotto forma di gioco, rispettando la regola dell’integrità del compagno, possa avere un effetto educativo e rappresentare un deterrente spontaneo all’aggressività fisica, non raggiungibile con nessun altro mezzo o rimprovero. NOTE 1. Il nostro sistema nervoso, proiettato in un futuro sempre più tecnologico, porta stratificata dentro di sé la storia della vita. Durante la vita fetale e durante le prime fasi successive alla nascita il sistema nervoso ripercorre rapidamente tutte quelle tappe filogenetiche che hanno richiesto
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milioni di anni per passare dalla organizzazione nervosa di un anemone a quella dell’uomo e dei vertebrati motoriamente più efficienti. 2. Trofismo: stato di nutrizione di un tessuto. 3. Shiatsu: lo Shiatsu è una tecnica manuale basata principalmente sulle pressioni portate con i pollici, le dita, i palmi delle mani, i gomiti, le ginocchia o i piedi.
LINK
Dario Riva: “Ghepardi da salotto” Come riaccendere ciò che lo stile di vita occidentale ha spento. Editrice Ananke Partendo dall’osservazione di come eravamo, di come sono i grandi atleti, dalle capacità di recupero dei soggetti con disabilità motorie e dalle esperienze in campo astronautico, l’Autore racconta come siamo cambiati e propone nuove strade per recuperare le abilità motorie indispensabili per garantire una qualità di vita adeguata e autonoma. Dario Riva, laureato in Medicina e Chirurgia, è specialista in Pediatria e in Medicina dello Sport. Da circa 15 anni studia i movimenti antigravitari (camminare, correre, saltare, salire e scendere le scale, sedersi e alzarsi da una sedia...) È considerato il massimo esperto italiano di propriocezione e di entropia del movimento e uno dei più importanti a livello internazionale.
alimentazione
La piramide alimentare CON LINK DI APPROFONDIMENTO
Nella dieta italiana he l’alimentazione sia una parte fondamentale nella prevenzione della salute è, oramai, un concetto di cui tutti sono a conoscenza che prende in considerazione più fattori, dalla qualità del cibo, alla quantità consumata rispetto all’attività motoria praticata. Durante “Nutrimi”, il convegno nazionale di nutrizione svoltosi a Milano nei giorni scorsi, si è discusso dell’importanza, dei benefici e dell’attualità della dieta mediterranea. Il modo di alimentarsi rappresenta uno dei più contrallabili fattori di rischio per l’insorgenza di malattie cronico–degenerative come il diabete, l’aterosclerosi, le malattie cardio-
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di Silvia Brioschi sbrioschi@professionefitness.com
vascolari e i tumori e il modello alimentare mediterraneo, con il suo consumo di cereali e derivati e verdure condite con olio di oliva, è considerato un valido alleato per proteggere da queste malattie. Oltre alla vasta letteratura prodotta a riguardo negli anni tra il 1970 e il ’90, esistono più recenti lavori che dimostrano come l’aderenza a questo modello alimentare può avere benefici sulla salute. Eppure, la popolazione tende sempre più ad allontanarsi da questo regime alimentare. Da una ricerca effettuata dall’Osservatorio Nutrizionale e sugli Stili di Vita “Grana Padano” (OGP), elaborata grazie a un software applicativo che rende
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possibile ai medici di Medicina Generale e ai pediatri d’effettuare la raccolta delle informazioni relative alle abitudini alimentari dei loro pazienti, è emerso che meno del 20% della popolazione italiana assume energia da alimenti della dieta mediterranea in misura almeno doppia a quella di altri alimenti, e addirittura un italiano su quattro ha un “indice di mediterraneità” della dieta inferiore a 1, ossia assume la maggior parte del suo apporto calorico da alimenti non mediterranei. I dati ricavati si riferiscono al periodo compreso tra maggio 2007 e dicembre 2008 (relativi a 2.193 pazienti in età pediatrica e 4.245 adulti su tutto il territorio
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alimentazione nazionale) e sono stati analizzati utilizzando come indice di qualità della dieta il “MAI” (Mediterranean Adequacy Index). Il MAI è stato calcolato dividendo l’energia totale media giornaliera fornita da alimenti tradizionalmente costituenti la dieta mediterranea, per quella ottenuta da alimenti “non mediterranei”. Con lo scopo di promuovere e sostenere la validità della dieta mediterranea a livello internazionale, sono sorte diverse associazioni e organizzazioni, come la spagnola “Fundacion Dieta Mediterranea” , l’americana “Old Way: changing the way people eat” e l’italiana “Ciiscam” (centro internazionale interuniversitario di studi sulle culture alimentari del mediterraneo). Recentemente 4 paesi dell’area mediterranea (Grecia, Italia, Spagna e Marocco) hanno presentato la candidatura della dieta mediterranea al patrimonio culturale immateriale dell’UNESCO. Per patrimonio immateriale, dalla definizione approvata nel 2003, si intendono “pratiche, rappresentazioni, espressioni, conoscenze e i saperi – così come gli strumenti, gli oggetti, i manu-
fatti e gli spazi culturali associati ad essi – che le comunità, i gruppi e, in alcuni casi, gli individui riconoscono come facenti parte del loro patrimonio culturale. Tale patrimonio culturale intangibile, trasmesso di generazione in generazione, è costantemente ricreato dalle comunità e dai gruppi interessati in conformità al loro ambiente, alla loro interazione con la natura e alla loro storia, e fornisce loro un senso di identità e continuità, promuovendo così il rispetto per la diversità culturale e la creatività umana”. LA PIRAMIDE ALIMENTARE Dalla definizione di Wikipedia la piramide alimentare è un grafico con cui si propone di elaborare un regime alimentare onnivoro equilibrato; tale aiuto grafico è stato concepito per invitare la popolazione a seguire i consigli dietetici proposti da un organismo o una società qualificata in materia di salute. Per interpretarla, si parte dal presupposto che gli alimenti situati al vertice della piramide siano quelli che si dovrebbero consumare in piccole quantità, mentre gli alimenti posti nella parte
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bassa sono quelli che andrebbero consumati con più frequenza e in quantità maggiori. La piramide alimentare, ideata dal dipartimento statunitense dell'Agricoltura (USDA) nel 1992, è stata rivista e attualizzata nel 2005 con modifiche importanti. La prima piramide alimentare più nota è quella che prende come riferimento la dieta mediterranea e che deve la sua nascita a un medico americano che soggiornò in Campania durante la seconda guerra mondiale. Il Dr. Keys, notando come l’incidenza di malattie metaboliche fosse minore rispetto al proprio paese, diede inizio alla sua ricerca sull’alimentazione degli italiani, che durò vent’anni. Un'analisi comparativa dei regimi alimentari adottati da 12.000 soggetti tra i 40 e i 60 anni, residenti in altri paesi come Giappone, Olanda, Jugoslavia, Finlandia, Grecia e l'Italia, confermò l'ipotesi del dottore: una dieta a base di cereali, verdure, frutta, pesce e olio di oliva come condimento porta a una riduzione della percentuale di incidenza delle malattie oggi riconosciute come “malattie del benessere”. Nei
alimentazione decenni successivi, vennero condotti altri studi in questo campo e i nutrizionisti americani pensarono di riassumere i dettami della dieta mediterranea con un modello grafico semplice, chiaro e comprensibile da tutti: la piramide alimentare. Nello specifico, la piramide alimentare mediterranea privilegia i carboidrati e penalizza proteine animali e grassi: la carne occupa infatti l'apice della piramide, seguita, procedendo dall'alto verso il basso, da dolci, uova, pollame, pesci, formaggi e yogurt, e olio di oliva. Successivamente si trova un livello composito, popolato da frutta, legumi, noci e legumi e verdura. La base della piramide è costituita da pane, pasta, riso, polenta, cereali e patate. L'unica bevanda prevista è l'acqua, mentre si consiglia di bere il vino "con moderazione". LA PIRAMIDE ITALIANA La piramide alimentare mediterranea è ancora attuale nonostante le il cambiamento dello stile di vita della popolazione? Alcuni ricercatori dell’Istituto di Scienze dell’Alimentazione dell’Università “La Sapienza” di Roma hanno recentemente elaborato una nuova piramide, adattata allo stato di salute, alle abitudini alimentari e allo stile di vita della popolazione italiana di oggi, che differisce dalla piramide mediterranea, ritagliata sulle necessità alimentari degli italiani degli anni cinquanta. La nuova “piramide alimentare italiana” è costituita da sei livelli, che comprendono alimenti nutrizionalmente simili, cui corrispondono precise frequenze di assunzione (definite QB, ovvero Quantità Benessere) e specifiche porzioni. Alla base della piramide troviamo frutta e verdura, per le quali vale la regola del “Five a Day”, ovvero cinque QB al giorno (rispettivamente tre di
frutta e due di verdura), ripartite nei cinque colori del benessere (rosso, verde, giallo-arancio, bianco e blu-viola). A ogni colore di frutta e verdura corrisponde un particolare patrimonio nutrizionale in fitocomposti, molto importanti nella prevenzione di malattie cronico-degenerative. Al secondo livello sono presenti gli alimenti ricchi di carboidrati complessi: pane (3 QB al giorno), pasta e riso (1 QB al giorno), patate (2 QB alla settimana) e biscotti (1 QB al giorno). Il terzo livello comprende i cibi ricchi di proteine: carne (5 QB alla settimana) e salumi (3 QB alla settimana), pesce e prodotti ittici (2-3 QB alla settimana), legumi (2 QB alla settimana), uova (2 QB alla settimana). Al quarto livello si trova-
comprende gli alimenti non fondamentali per la dieta, ovvero gli alcolici (7 QB settimanali tra vino e birra) e i dolci da condimento (3 QB al giorno tra miele e zucchero). All’apice si trova l’acqua, posizionata nella parte alta della piramide nonostante sia una parte fondamentale dell’alimentazione giornaliera : non esiste infatti alimentazione corretta senza un giusto apporto di acqua, corrispondente a circa 8 bicchieri al giorno, considerando che tutti gli alimenti contengono acqua, a eccezione degli oli. A differenza della piramide alimentare mediterranea, in quella italiana è stata abbinata anche l’attività fisica, considerata parte integrante di un corretto stile di vita. I ricercatori de
no invece i grassi da condimento (olio extravergine d’oliva, 2-3 QB al giorno; burro 5 QB settimanali) e i latticini (2 QB al giorno tra latte e yogurt e 4 QB alla settimana per i formaggi). Nonostante i latticini siano alimenti proteici , si trovano nel gradino più alto perché contengono un percentuale più alta di grassi e devono essere quindi consumati con moderazione. Il quinto livello
“La Sapienza” hanno definito dei livelli anche per l’attività fisica, basati fondamentalmente sul principio “più sforzo, meno tempo; meno sforzo, più tempo”: in basso si trovano attività leggere, che richiedono sforzi meno intensi e devono essere praticate più frequentemente durante la settimana, mentre salendo troviamo attività più intense da svolgere meno assiduamente.
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Giornata formativa: DIABETE e Fitness Metabolico
O T I S L A VAI
Roma, 13 giugno Riccione, 26 giugno
Nuove misurazioni antropometriche e strumenti appropriati PROGRAMMA Mattina - Sindrome metabolica e diabete - Linee guida dell’OMS - Diagnosi medica, classificazione motoria per età sesso e impegno funzionale - Strumenti operativi per il personal metaboli-co, il body fat index e l’indice globale di “rischio/ prevenzione”: Global Risk Index G.R.I. Pomeriggio - Fix funzionali: come misurare la riserva funzionale in assenza di rischi - Eventuali accessori di monitoraggio scelti secondo il criterio dell”appropriatezza funzionale” - Procedure e protocolli di attività motoria; il controllo dei risultati; le unità motorie - Gestione dei rapporti con il medico curante - Esempi pratici - Strumenti di misura e monitoraggio - Valutazione dell’appropriatezza e modalidà d’uso
OBIETTIVI Illustrare e chiarire ai professionisti del settore gli aggiornamenti scientifici, i protocolli esecutivi di valutazione e il trattamento dei soggetti affetti da diabete 1° e 2° tipo che intraprendono un’attività fisica. ISCRIZIONI Per informazioni o iscrizioni potete visitare il sito www.professionefitness.com, oppure telefonare direttamente in sede 02/58112828
ATTESTATO Rilascia attestato di partecipazione accreditato dall’U.S. Acli, ente di promozione sportiva riconosciuta dal Coni. Il worshop rientra nel percorso formativo per operatore di fitness metabolico. Clicca qui per maggiori informazioni
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allenamento e rehab (58%) rispetto a quelle da contatto (38%). Le lesioni classificate come da non-contatto erano riscontrabili durante: - la corsa (19%) - le manovre di cutting (8%)
- gli sprint (4%) - gli atterraggi dopo un salto (4%), con un’importante incidenza riguardante le lesioni del legamento crociato anteriore.
Analisi epidemiologica sulle distorsioni di caviglia nel calcio A review internazionale
di Rosario D’Onofrio, Vincenzo . Manzi,Antonio Pintus , Stefano. D'Ottavio r.donofrio@alice.it
l calcio è lo sport più popolare del mondo, praticato da circa 200 milioni di maschi e 21 milioni di donne registrate alla Fèdèration Internationale de Football Association (FIFA). Studi epidemiologici internazionali sui giocatori di calcio hanno identificato un livello di incidenza delle lesioni che va da 10 a 35 per 1000 ore di gioco [1]. Una revisione fatta dalla “English Professional Male Soccer Leagues” [2] ha rilevato che i più comuni eventi lesivi traumatologici riscontrabili, sia nelle gare che nelle sedute di allenamen-
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to, sono: - lesioni muscolari (37%) - lesioni capsulo-legamentose (19%) - contusioni (13%); mentre i distretti anatomici loco/regionali maggiormente evidenziati sono: - coscia (23%) - ginocchio (17%) - caviglia (17%). Hawkins [3] seguì per due stagioni sportive quattro club di calcio professionistico, evidenziando come la percentuale delle lesioni da non contatto superassero la metà del totale 12
LE LESIONI ALLA CAVIGLIA NEL CALCIO Un lavoro recentissimo di Nelson (2007) [4] ha descritto sinteticamente come nel calcio, maschile e femminile, l’incidenza dei traumi alla caviglia raggiunga circa il 33.6% dell’incidenza dello stesso evento lesivo in altri sport (figura 1). Nel calcio femminile l’incidenza dei traumi distorsivi della tibio tarsica risulta essere alquanto più alta (31.5%) rispetto al calcio maschile (23.5%). Le fratture sono rappresentate attraverso una elevata incidenza, anche in questo caso proporzionalmente più alta sempre nelle donne (11.3%) rispetto ai maschi (2.0%). Nel calcio femminile l’evento lesivo traumatizzante principe è ricollegabile alla “ricaduta” dopo un salto (41.1%) e a situazioni di contatto-contrasto (31.4%) [4]. Nel sintetizzare quanto espresso dalla letteratura internazionale riferito ai traumi distorsivi della tibio tarsica, è possibile evidenziare che i momenti lesivi
allenamento e rehab possono essere riassunti e ricollegabili a: a) salto b) running c) cutting d) terreni di gioco, artificiali e non. A tal proposito, i tappeti erbosi artificiali sono indicati come un chiaro fattore di rischio di lesioni alla caviglia. Uno studio recente ha correlato i rischi di lesione tra tappeti sintetici di ultima generazione definiti “football turf” e “campi in erba naturale”. [5] La registrazione dei dati è stata eseguita in conformità agli accordi internazionali sulle procedure, raccomandati da FIFA e UEFA, relative alle indagini epidemiologiche sugli infortuni nel giuoco del calcio. In questa ricerca sono state coinvolte 12 squadre europee di calcio che avevano installato negli anni
2003–2004 la “terza generazione” di superfici erbose artificiali. Nove degli undici Clubs della Premier League, che giocavano partite su erba naturale, fecero da gruppo di controllo. Alla fine, in termini di risultati, si riscontrarono differenze nell'incidenza delle lesioni, sia negli allenamenti che nelle partite, tra le superfici erbose artificiali e quelle naturali: a) 2,42 lesioni su erba naturale contro 2,94 lesioni su erba artificiale/1000 ore di allenamento; b) 19,60 lesioni su erba naturale contro 21,48 lesioni su erba artificiale/1000 ore di gare. Si evidenziava, invece, un incremento delle distorsioni della tibio-tarsica nelle gare su tappeto artificiale rispetto ai terreni in erba pari a 4,83 contro 2,66
lesioni /1000 ore di gare. C. Woods [6] mise in evidenza come le distorsioni della caviglia incisero per l’11% delle lesioni totali, di cui il 77% interessarono il complesso capsulolegamentoso laterale. La maggior parte delle distorsioni erano, secondo l’autore, causate da meccanismi da contatto rispetto a quelle da non-contatto (59% contro 39%) (figura 2). Distorsioni di caviglia furono osservate maggiormente durante i “tackles” (54%). Più distorsioni di caviglia furono sostenute in matches che in training (66% contro 33%), con quasi la metà osservate (48%) durante l'ultimo terzo di ogni metà della gara (figura 3 ). L’incremento delle lesioni alla caviglia si verificò per il 44% nei primi tre mesi della season, (figura 4 ).
Figura 2. I meccanismi di non-contatto di distorsioni di caviglia: il 77% di distorsioni di non-contatto avvengono durante landing, twisting and turning, and running.
Figura 1. Lesioni della caviglia riportate in High School sport – related - degli stati Uniti negli anni scolastici 2005 – 2006
Figura 3. I traumi distorsivi della tibio-tarsica nel calcio: loro collocazione durante la gara
Figura 4. I traumi distorsivi della tibio tarsica - La loro collocazione in % durante la stagione sportiva calcistica
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Il 44% delle distorsioni si verifica durante i primi tre mesi della stagione agonistica. Un numero alto di giocatori (32%) che incorse in distorsioni di caviglia, stava utilizzando supporti esterni di protezione. La maggior parte delle lesioni interessavano il complesso capsulo-legamentoso laterale con il legamento peroneo astragalo anteriore, peroneo calcaneare e peroneo astragalico posteriore (77%), coinvolti in ordine crescente in relazione all’entità dell’evento lesivo. Dalla letteratura scientifica viene evidenziato come un periodo di riabilitazione inadeguato possa spiegare una più alta percentuale di reinjury se comparata con le lesioni totali (9% rispetto a 7%). CONSIDERAZIONI FINALI E PREVENZIONE Interventi atti a ridurre l'Incidenza di distorsioni di caviglia in giocatori di calcio sono stati valutati in molti studi, diversi dei
quali hanno investigato la validità metodologica dei diversificati programmi di prevenzione delle lesioni nei principali e più importanti sport. Nell’indicare un percorso puramente didattico atto a decrementare l’indice delle lesioni da sport possiamo evidenziare quanto proposto da Van Mechelen [7], che focalizza così i livelli di intervento: - stabilire l'eziopatogenesi e i meccanismi traumatici delle lesioni; - introdurre training e misure preventive; - stimare l'efficacia degli interventi preventivi attraverso “evidence based rehabilithation”. Altri autori [8] hanno ritenuto in maniera più completa la possibilità di fotografare percorsi preventivi alternativi da attuare come: - individuazione dei fattori di rischio individuali; - warm-up enfatizzando l’allungamento muscolare; - regolare cool-down fine alle-
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namento/gara; - adeguata riabilitazione posttraumatica; - proprioceptive training; - allenamento individualizzato. Tropp [9] comparò l'effetto preventivo di “training propriocettivi” e uso di ortesi a protezione della caviglia in 25 squadre di football senior maschili. Le squadre furono divise in tre gruppi: a. 60 giocatori che usarono delle ortesi; b. 65 giocatori con problemi di caviglia precedenti che presero parte a un training coordinativo effettuato su tavoletta propriocettiva; c. 171 giocatori che servirono come controlli. Entrambe le strategie terapeutiche, attraverso un’osservazione di 6 mesi, inserite nei protocolli studio, ridussero l'Incidenza delle distorsioni della caviglia nei giocatori. Gli autori evidenziarono la positività dell'uso delle ortesi nella
allenamento e rehab prevenzione dei traumi distorisivi della tibio tarsica, in associazione a training proriocettivi. Anche Surve [10] studiò l'effetto delle cavigliere su 504 giocatori di calcio e riscontrò che, il gruppo di atleti con storie pregresse di lesioni senza “protezione”, incorse maggiormente in altri eventi lesivi a carico dell’articolazione tibio tarsica (1,16/1000 ore di gioco) rispetto al gruppo che utilizzò a “protezione” delle cavigliere (0,46/1000 ore di gioco). Garrick J. [11] e altri autori riportarono un decremento fino a 5 volte delle distorsioni della caviglia quando gli atleti, durante la loro attività agonistica, utilizzavano un “tutore funzionale”. Laskowski [12] affermò che strategie di allenamento che ricalcano una gestualità specifica relative alla tipologia e alla gestualità tecnico atletica calcistica sono basilari nel riguadagnare i livellli di propriocettività pre-lesione. Se questo principio è applicato al calcio, l’attività e le tecniche di salto, di atterraggio, di cutting e running non rettilineo dovrebbero essere inserite durante la riabilitazione funzionale al fine di massimizzare il controllo neuromuscolare e la stabilità della caviglia durante gestualità semplici e complesse calcistiche. Waddington GS [13] suggerì l’importanza di riabilitare e allenare gli atleti nella "posizione di lesione", mentre Thacker [14] sottolineò l'importanza di un condizionamento specifico settoriale della caviglia prima della stagione competitiva e durante il corso della stagione, enfatizzando protocolli di forza/propriocezione. NOTE BIBLIOGRAFICHE
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4. Alex J Nelson, Ankle Injuries Among United States High School Sports Athletes, 2005–2006 Athl Train. 2007 Jul–Sep; 42(3): 381–387. 5. J Ekstrand, [J Ekstrand, T Timpka, M Ha¨gglund Risk of injury in elite football played on artificial turf versus natural grass: a prospective two cohort study Br J Sports Med 2006;40:975–980 6. Woods, R Hawkins C Woods, R Hawkins, M Hulse, A Hodson The Football Association Medical Research Programme: an audit of injuries in professional football: an analysis of ankle sprains Br J Sports Med 2003;37:233–238
7. Van Mechelen W, Hlobil H, Kemper HC. Incidence, severity, aetiology and prevention of sports injuries: a review of concepts. Sports Med 1992;14(2): 82-99 8. I traumi distorisivi della tibio tarsica: programma di prevenzione. Da: The ‘SportSmart’ programme of the New Zealand Accident Compensation Corporation – ( Junge [30] ) 9. Tropp H. Pronator muscle weakness in functional instability of the ankle joint Int. J. Sport Med. 1986; 7:291-294
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11. Garrick J G, Requa R K. Role of external support in the prevention of ankle sprains. Med Sci Sports. 1973;5:200–203.
12. Laskowski ER, Newcomer-Aney K, Smith J. Refining rehabilitation with proprioception training. Physician and Sports Medicine 1997;25:89–102. 13. Waddington GS, Shepherd RB. Ankle injury in sports: role of motor control systems and implications for prevention and rehabilitation. Physical Therapy Review 1996;1:79–87.
14. Thacker SB, Stroup DF, Branche CM, et al. The prevention of ankle sprains in sports. A systematic review of the literature. Am J Sports Med 1999;27:753–60.
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ROSARIO D’ONOFRIO Dottore fisioterapista, diplomato ISEF, Master in Posturologia presso l’Università La Sapienza di Roma, è stato fisioterapista della Nazionale Italiana di Pallamano Senior A maschile e della Nazionale Italiana di Basket Femminile senior A. Preparatore atletico e allenatore, ha pubblicato a oggi oltre 102 lavori scien-tifici, su riviste nazionali di inte-resse specifico nel campo della rieducazione e riabilitazione dello sport e della preparazione atle-tica. Su questi stessi temi ha relazionato a oltre 34 Congressi Nazionali e a 13 Congressi Regionali, come “Invited Lec-ture”. MANZI VINCENZO Docente al Corso di Laurea Specialistica “Scienze e Tecniche delle Attività Motorie Preventive e Adattate”, Corso di Laurea in Scienze Motorie, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Roma Tor Vergata. Dottorato di Ricerca in Scienze dello Sport, Università degli Studi di Roma Tor Vergata ( Roma ) D’OTTAVIO STEFANO Docente al Corso di Laurea Specialistica “Scienze e Tecniche delle Attività Motorie Preventive e Adattate”, Corso di Laurea in Scienze Motorie, Facoltà di Medicina e Chirurgia, Università degli Studi di Roma Tor Vergata. Coordinatore Area Scientifica Tecnico Sportiva, Corso di laurea in Scienze Motorie, Università degli Studi di Roma, Tor Vergata. Responsabile Nazionale Area Tecnica Settore Giovanile e Scolastico, della Federazione Italiana Giuoco Calcio (Roma ) PINTUS ANTONIO Preparatore atletico, West Ham United Football Club, Premier League – England. Docente al Corso di Laurea in Scienze Motorie Università degli Studi di Torino.
La spalla C apita spesso che in palestra si presentino all’attenzione dell’istruttore o del personal trainer dei casi particolari, in cui il soggetto è portatore di patologie che in palestra devono essere affrontate con particolare cautela e solide conoscenze. Il lavoro dell’operatore, in questi casi, senza avere alcuna connotazione riabilitativa, si carica comunque di responsabilità; per questo è importante stabilire un metodo di studio e lavoro che consenta di affrontare con serenità e competenza anche le situazioni più complesse, individuando nel contempo i propri ambiti d’intervento e i limiti operativi.
del tennista
allenamento e rehab
foto by azzurri_nr1's
Casi clinici in palestra di Davide Fogliadini e Alessandro Lanzani
ANAMNESI STORIA CLINICA Andrea Z. è un promettente tennista di 25 anni: all’improvviso, durante un match particolarmente importante, un lancinante dolore alla spalla costringe l’atleta al ritiro dalla gara e dal torneo. Il soggetto si sottopone senza risultati a un ciclo di massaggi e successivamente a un ciclo di terapia antalgica strumentale (tens). Il miglioramento è soltanto momentaneo: la sintomatologia dolorosa si acutizza tanto che Andrea è costretto ad appendere la racchetta al chiodo… Finalmente si decide a eseguire un’indagine radiografica, spinto dal desiderio di frequentare la palestra e di riprendere a giocare senza do-
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lore. Il referto che accompagna l’immagine dichiara: “si apprezza al terzo laterale esterno della clavicola una rarefazione della concentrazione del calcio.” Dal punto di vista biomeccanico viene invece osservata “una eccessiva separazione tra l’apice esterno dell’acromion e la clavicola: verosimile quadro di sublussazione acromion-claveare.” DESCRIZIONE DELLA PATOLOGIA Con sub-lussazione si intende classicamente la perdita parziale dei rapporti articolari dell’articolazione interessata dalla patologia. In questo specifico caso assistiamo a una incompleta perdita del contatto reciproco normalmente esistente tra
allenamento e rehab l’estremità acromiale della clavicola e l’acromion. La sollecitazione imposta all’articolazione è stata sufficiente a vincere la resistenza dei due legamenti acromioclavicolari, che sono stati stirati. Avremmo avuto una lussazione vera e propria se fossero stati coinvolti anche i legamenti coraco-clavicolari, il conoide e il trapezoide, più robusti dei primi. Si tratta di una lesione relativamente frequente tra gli sportivi, ed è generalmente causata da una caduta sul moncone della spalla. Ricordiamo che la sintomatologia è modesta, e si manifesta con il dolore provocato dalla pressione sulla rima articolare esistente tra acromion e clavicola. I CONCETTI CHIAVE RIFERITI AL CASO Abbiamo scelto di inserire un caso come questo in quanto rappresenta un ottimo esempio di microtraumatismi ripetuti: Andrea non è mai caduto sulla sua spalla; le sollecitazioni violente e ripetute che i gesti atletici tipici del tennis (il servizio in particolare) hanno imposto alla sua articolazione hanno prodotto addirittura una sub-lussazione! Gli ingredienti di questa miscela esplosiva sono: escursioni eseguite al massimo del R.O.M., contrazioni muscolari repentine e massimali, violenti impatti tra racchetta e pallina. Approfittiamo del caso per un piccolo ripasso di fisica: il braccio della leva che si viene a creare tra l’articolazione della spalla e il punto di applicazione della resistenza rappresentato dalla pallina da tennis, è estremamente svantaggioso.
che non è il caso sottolinearlo nuovamente. dx si presenta più alta della sx, unitamente a una anteposizione della spalla omolaterale. Il piano sagittale ci conferma la intrarotazione evidenziata precedentemente. Lo stato di contrattura è così evidente
OBIETTIVI Ricordiamo che Andrea frequenta la palestra con l’aspettativa di aumentare il suo trofismo muscolare, pertanto non dobbiamo perdere di vista il suo obiettivo, che d’altronde RADIOGRAFIA SPALLA DESTRA: PROIEZIONE ANTERIORE A: Acromion B: Margine laterale della clavicola. La zona è decalcificata e inoltre la distanza dall’acromion è superiore alle attese, segno di una sublussazione acromion claveare. C: coracoide. E: testa dell’omero F: solco bicipitale dove si alloggia il tendine del capo lungo del bicipite. G: la linea evidenzia il profilo della spalla con la protrusione a livello acromion-claveare.
INFORMAZIONI NECESSARIE PER TRATTARE IL CASO Come sempre, il soggetto è valutato globalmente, cioè dal punto di vista posturale, articolare, scheletrico e muscolare; Andrea, soggetto molto longilineo, presenta un “mantello muscolare”, soprattutto del deltoide sottile, poco trofico e al tempo stesso molto contratto: il compenso antalgico è evidente. Sul piano frontale la sua clavicola
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allenamento e rehab è compatibile con la situazione. Ridare stabilità all’articolazione acromion-claveare è primario; d’altro canto la cronica retrazione muscolare va risolta: un dilemma difficile, almeno all’apparenza. Stabilizzazione e allungamento muscolare sembrano incompatibili tra loro; possiamo risolvere brillantemente il problema attraverso l’applicazione di esercizi di contrazione isometrica-eccentrica: in pratica, le tradizionali contrazioni isometriche, statiche per definizione, saranno arricchite da un minimo di escursione articolare, specialmente circa gli ultimi gradi. Questo consente di ottenere una tonificazione efficace, un coinvolgimento articolare minimo e, cosa più importante, un allungamento ottimale. Per quanto riguarda l’aumento dell’ipertrofia muscolare, una normale tabella di allenamento è consigliabile, anche se con qualche ovvia precauzione. ESERCIZI CONSIGLIATI Simulatori aerobici. Non ci sono controindicazioni per nessuna macchina in particolare: il soggetto può quindi scegliere a suo piacimento, o meglio l’istruttore potrà diversificare con intelligenza il loro utilizzo. Macchine, manubri, bilancieri. Si
può spaziare nella scelta, evitando alcuni attrezzi in particolare, indicati più avanti. Contrazioni isometriche-eccentriche. La cosa è meno complicata di quanto possa apparire: posizionare il soggetto seduto a terra e con la schiena ben aderente a una parete. Far sollevare l’arto da recuperare, in modo che si presenti parallelo al pavimento; si chiede al soggetto di spingere una parete immaginaria con il palmo della mano, in questo caso la dx; il soggetto avvertirà presto una tensione, prodotta dalla particolare contrazione muscolare che si sta esercitando, cioè la isometrica-eccentrica. Far mantenere la posizione per circa 3 minuti. Alzate frontali con manubri. Ci interessa tonificare il capo anteriore del deltoide in quanto la sua posizione anatomica favorisce quella “chiusura articolare” mancante. Stretching. Allungare molto bene il pettorale, il trapezio e il gran dorsale responsabili, con la loro retrazione, della cattiva postura dell’arto superiore. ESERCIZI SCONSIGLIATI Pettorali. Durante l’allenamento di questo gruppo muscolare sono da evitare quelle esecuzioni estreme,
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CASI clinici in palestra
sia per quanto riguarda la posizione che il sovraccarico utilizzato; quindi no alla panca declinata e alle croci troppo spinte. Sì invece a un corretto dosaggio del carico, in quanto il pettorale aiuta la stabilizzazione della articolazione acromion-claveare. Gran dentato. Se è vero che tonificare questo muscolo ha una logica posturale molto valida, in quanto contrasta efficacemente l’effetto intrarotatore dei suoi agonisti, il pull-over, l’esercizio principe, è da evitare; per quale ragione? Per non sottoporre a una sollecitazione eccessiva l’articolazione acromionclaveare, già sub-lussata. CONTROLLO DEGLI OBIETTIVI Se si evitano i movimenti sconsigliati, non servono verifiche molto frequenti; in ogni caso, per le prime 8-10 settimane un controllo alla settimana è il minimo, valutando tre aspetti: 1. il rilassamento dei muscoli intrarotatori della spalla; 2. il recupero della coordinazione motoria del cingolo scapolare; 3. la sua ipertrofia muscolare. Il miglioramento della situazione capsulo-articolare sarà verificabile solo attraverso un nuovo esame radiografico prescritto dal medico.
ome l'istruttore deve affrontare le patologie che gli si possono presentare in palestra. Nella serie i casi più frequenti sono analizzati con un metodo standard: anamnesi, descrizione della patologia, esame motorio, obiettivi e linee guida del protocollo, con gli esercizi consigliati e quelli da evitare, controllo finale.
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La mobilità dell’apparato locomotore N di Massimiliano Gollin massimiliano.gollin@unito.it
ell’esaminare le variabili che possono determinare la prestazione sportiva, la mobilità dell’apparato locomotore risulta essere una delle caratteristiche fondamentali dell’atleta. È generata per mezzo dei muscoli scheletrici, grazie alla mediazione delle articolazioni. La scienza dell’allenamento sportivo definisce la mobilità come la capacità di eseguire i più svariati movimenti biomeccanici tramite il massimo grado di escursione articolare o range of motion (R.O.M.). A titolo conoscitivo riportiamo alcune importanti definizioni. Platonov evidenzia come “per mobilità articolare o flessibilità si intendono quelle capacità morfofunzionali dell’apparato motorio e di sostegno che determinano l’ampiezza dei movimenti dell’atleta” (1). Manno sottolinea come: “la flessibilità, … è la capacità di compiere gesti con l’impiego dell’escursione articolare più ampia possibile sia in forma attiva che passiva” (2). Aenheim e Prentice definiscono la flessibilità come “l’ampiezza di movimento di un’articolazione o di un gruppo di articolazioni influenzate dalle strutture ossee e dalle caratteristiche fisiologiche di muscoli, tendini, legamenti, e dai vari altri tessuti collageni che circondano l’articolazione” (3). Si può notare come questi autori abbiano usato i termini
“flessibilità” e “mobilità” considerandoli come sinonimi. Autorevoli studiosi (4, 5) sono concordi nell’affidare a questa qualità fisica una posizione intermedia tra le capacità organico – muscolari e le capacità percettivo cinetiche.
LE CAPACITÀ ORGANICO – MUSCOLARI Meglio conosciute come capacità condizionali, sono: forza, resistenza e velocità. La forza è intesa come la capacità neuro-muscolare dell’individuo di vincere una resistenza esterna o di opporsi a essa, con un impegno variabile della muscolatura scheletrica da massimale a medio a basso, indipendentemente dal tempo di applicazione dello sforzo e senza nessun riferimento con il mondo esterno. Le sue estrinsecazioni sono: - la forza massimale, cioè la massima espressione di forza generabile dal sistema nervoso centrale per mezzo di una contrazione muscolare volontaria; - la forza veloce, definita come la capacità del sistema neuro-muscolare di superare, grazie all’utilizzo di uno o più gruppi muscolari, le resistenze esterne con un’elevata rapidità di contrazione muscolare; - la forza resistente, determinata dalla capacità del o dei gruppi muscolari di opporsi alla fatica durante prestazioni di for20
za e di durata, senza un particolare coinvolgimento dell’apparato cardiovascolare. La resistenza è intesa come la capacità di resistere a lungo a un lavoro che impegni più gruppi muscolari, con un grosso coinvolgimento dell’apparato cardiocircolatorio e respiratorio, come per esempio la maratona, il ciclismo e il triathlon. La velocità è intesa come la capacità di eseguire azioni motorie nel minor tempo possibile. È suddivisa in ciclica, come nelle corse di velocità dell’atletica leggera, e aciclica, come le azioni di gioco nel tennis, mai ripetute nella medesima forma nel divenire delle situazioni di gioco. LE CAPACITÀ PERCETTIVO CINETICHE La seconda tipologia di capacità definite dalla scuola francese “percettivo-cinetiche” (6) e dalla scuola tedesca “capacità coordinative” (7), permettono la gestione dei movimenti nello spazio circostante. Esse si esprimono generalmente nelle seguenti differenti situazioni motorie: - nel ripristino dell’equilibrio statico e dinamico; - nelle situazioni di orientamento spaziale e temporale; - nell’acquisizione di ritmi predeterminati o di eventuali cambi repentini dei medesimi; - nella differente combinazione euritmica dei movimenti tra arti
allenamento e rehab
superiori e arti inferiori; - nella regolazione dell’intensità delle esercitazioni, tramite la modulazione della muscolatura impegnata nell’azione; - nel migliorare la reazione motoria del sistema nervoso centrale, cioè la capacità di costruire una risposta meccanica efficace in un tempo minimo; - nel modificare in modo repentino le gestualità tecniche e nel trasformare i movimenti secondo le differenti situazioni motorie. Tali differenti regolazioni del movimento sono rese possibili grazie all’intervento di organi specializzati, che elaborano due tipologie di informazioni. Le prime, provenienti dall’esterno del corpo, sono recepite grazie alla vista, all’udito e al tatto e ai loro rispettivi analizzatori cerebrali: quello ottico, uditivo e tattile. Le seconde, provenienti dall’interno del corpo, sono decodificate grazie all’analizzatore vestibolare situato nell’orecchio e a quello cinestetico posizionato nei muscoli e nelle articolazioni. La coordinazione motoria rappresenta l’integrazione dell’attività biomeccanica e del pensiero, ma, come ci spiega Schmidt (8), ci sono diversi livelli di regolazione che vanno da un’attività riflessa a una interamente cosciente, con diversi livelli intermedi. La coordinazione motoria ha l’obiettivo di realizzare un movimento singolo o un insieme di movimenti finalizzati a un determinato compito motorio.
livelli soddisfacenti di performance, sono diversi. 1. Il ritardo nella degenerazione articolare dovuto alla mancanza di movimento. Ricordiamo, infatti, che il movimento meccanico delle articolazioni prevede che ci sia una continua produzione di liquido sinoviale e quindi il mantenimento della lubrificazione delle parti implicate nel movimento, con riduzione degli attriti e diminuzione dell’invecchiamento precoce dovuto a usura o mancanza di utilizzo (ipocinetismo). 2. La possibilità di realizzare
QUESTIONE DI EFFICIENZA I vantaggi di un buon sviluppo dell’efficienza dell’apparato locomotore, senza i quali nessun individuo potrebbe accedere a
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movimenti coordinati complessi che prevedano una continua variazione dei gradi articolari utilizzati per l’attuazione dei medesimi. 3. Un minor dispendio energetico dovuto all’adattamento veloce delle strutture muscolo articolari utilizzate nel movimento e alla modulazione armonica dei riflessi da stiramento e inversi da stiramento mediati dai fusi neuromuscolari e dagli organi tendinei del Golgi, con un’inevitabile ricaduta positiva sulla tecnica esecutiva degli esercizi.
allenamento e rehab 4. La riduzione di eventuali traumi determinati da ampi range di movimento non controbilanciati da un’adeguata capacità di adattamento dell’apparato muscolo-articolare, oppure da muscoli principalmente utilizzati in accorciamento, che perderebbero le loro caratteristiche di estensibilità. 5. La possibilità di eseguire movimenti che prevedano lo sviluppo di grandi intensità di forza per mezzo di ampi range di movimento con stoccaggio da parte dell’unità muscolo-tendinea dell’energia elastica e, successivamente, la sua restituzione immediata sotto forma di forza e velocità. DIFFERENZA TRA MOBILITÀ ARTICOLARE E FLESSIBILITÀ MUSCOLO-TENDINEA La mobilità dell’apparato locomotore, cioè la capacità di eseguire i più svariati movimenti biomeccanici tramite il massimo grado di escursione articolare, è considerata, nella teoria e metodologia dell’allenamento sportivo, uno dei pre-requisiti fondamentali per l’effettuazione della massima performance. Esaminando in modo più accurato il concetto e dovendo trovare soluzioni pratiche per un allenamento ben strutturato e periodizzato, si fa riferimento alla mobilità dell’apparato locomotore come la risultante di due componenti: la mobilità articolare (Ma) e la flessibilità muscolo-tendinea (Fmt). La Ma, caratteristica delle articolazioni in senso stretto, è mediata dalle differenti forme ossee. Risulta essere allenabile grazie a esercizi (che ripropongono il movimento delle articolazioni stesse, nella loro massima espressione di mobilità), definiti a cor-
po libero o callistenici. La flessibilità muscolo-tendinea (Fmt), cioè la capacità di elongazione del muscolo nella sua totalità, sia a riposo che dopo una contrazione, risulta essere ancora allenabile dalle differenti tecniche di stretching e allungamento muscolare. NOTE 1. Platonov V., Fondamenti dell'allenamento e dell'attività di gara, Ed. Calzetti e Mariucci, Perugia 2004 2. Manno R., Fondamenti dell'allenamento sportivo, Ed. Zanichelli, Bologna 1989: 119 3. Anheim D.D., Prentice W.W., Principi di allenamento atletico, Ed. Piccin, Padova 2000: 38 4. Martin D., Martin K., Lehenertz K., Manuale di teoria dell’allenamento, Ed. Società Stampa Sportiva, Roma 1997: 213-214 5. Weineck J., L’allenamento ottimale, Ed. Calzetti e Mariucci, Perugia 2001: 419 6. Bouchard C., Brunelle J.,. Godbout P, La preparazione di un campione Trad. it. a cura di M. Mulinelli, Società Stampa Sportiva, Roma 1978: 352-356 7. Schnabel G., Harre D., Borde A., Scienza dell’allenamento, Ed. Arcadia, Modena 1998 8. Schmidt 1977 in D. Martin, K. Martin, K. Lehenertz, Manuale di teoria dell’allenamento, Ed. Società Stampa Sportiva, Roma 1997: 64
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FISIOLOGIA APPLICATA AL FITNESS
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Il manuale affronta in maniera concisa ma esaustiva la fisiologia del corpo umano, con particolare riferimento all’influenza dell’esercizio fisico su organi e apparati. Il manuale è anche uno strumento didattico e di autovalutazione per il professionista del fitness e costituisce strumento fondamentale per la programmazione del training.
Partendo dai fondamenti della fisiologia cardiovascolare, l’autore accompagna il lettore dalla pratica clinica alla valutazione funzionale e psicosomatica del cardiopatico e alla periodizzazione dell’allenamento, spiegando con precisione gli effetti della terapia farmacologica sulla performance. Davide Girola
Davide Girola
Alea Edizioni pag. 248 Euro 31
Alea Edizioni 2003 pag. 160 Euro 23
Prevenzione
Prevenzione Salute
Salute
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allenamento e rehab
Gli esercizi addominali Principali fattori che ne influenzano l’attività di Giulio Sergio Roi e Rachele Groppi
er comprendere appieno i fattori da considerare per selezionare gli esercizi addominali da utilizzare in allenamento e in riabilitazione, è importante conoscere le relazioni che intercorrono tra la colonna vertebrale, il bacino, gli arti inferiori e superiori e il modo in cui un segmento corporeo influenza gli altri segmenti cui è collegato.
P
LA TEORIA DELLE CATENE CINETICHE Secondo la teoria delle catene cinetiche, il corpo umano può essere concepito come un insieme di segmenti rigidi, definiti anche anelli della catena, collegati tra di loro. Questa considerazione ci permette di rappresentare abbastanza semplicemente un sistema biologico molto complesso, quale è il corpo umano, e quindi di analizzare in termini biomeccanici, le sue funzioni e di descriverle applicando le leggi della fisica newtoniana. Le catene cinetiche possono essere aperte o chiuse. Le catene aperte (figura 1) comprendono elementi con un’estremità libera, che può es-
sere mossa senza che gli altri elementi siano coinvolti nel movimento. Le catene chiuse (figura 2) sono costituite da elementi collegati alle loro estremità, con un altro elemento, e quindi tutti gli elementi sono collegati fra loro. L’arto superiore costituisce un esempio di catena aperta. È possibile che gli arti superiori formino una catena chiusa, collegando le due estremità tra di loro, oppure è possibile vincolare una catena aperta al suolo o a un attrezzo trasformandola in una catena chiusa (figura 3). La figura geometrica del triangolo sintetizza bene il concetto di catena chiusa. Esso, a livello del corpo umano, viene ritrovato nel bacino. Un’altra catena chiusa è la gabbia toracica, che presenta un elemento fisso, costituito dalla colonna vertebrale, sulla quale si inseriscono gli altri elementi mobili (le coste) che a loro volta si collegano allo sterno. Il corpo umano è costituito da cinque catene cinetiche aperte (quattro arti e il capo) e da due catene cinetiche chiuse (gabbia toracica e bacino), collegate tra di loro dalla colonna lombare. In 24
realtà anche la testa può essere considerata come un insieme di segmenti, articolati tra di loro e formanti la terza catena chiusa del corpo umano. Il bacino può essere dunque considerato una catena chiusa all’interno di un sistema complesso di catene cinetiche aperte e chiuse, oppure può essere considerato più semplicemente un anello della catena cinetica del corpo umano, poiché costituisce il legame segmentale tra la parte superiore e inferiore del corpo. Secondo questa concezione, al bacino può essere attribuito il ruolo di fulcro, attorno al quale ruotano i segmenti superiori e inferiori del corpo, che possono essere a loro volta considerati delle leve. Bisogna tener presente che un gruppo di muscoli può produrre il movimento di entrambi i segmenti ossei sui quali si inserisce. Ciò dipende da quale segmento si intende muovere e da quale segmento viene fissato. Ad esempio, quando il corpo è supino, gli addominali possono far sì che il torace si muova, se la pelvi è vincolata, oppure possono far sì che la pelvi si muova, se il torace è fissato. Questa concezione ci tornerà utile per classificare i movimenti prodotti dalla muscolatura addominale. Il movimento di una catena è descritto attraverso i suoi gradi di libertà, definendo con questo termine i limiti del movimento: pochi gradi di libertà significano possibilità di movimento limitate. Il massimo numero di gradi di libertà di un sistema è sei: tre relativi alle coordinate spaziali per la traslazione e tre per la rotazione. Nel corpo umano tutte le articolazioni sono vincolate e i gradi di libertà sono limitati da muscoli, legamenti, cartilagini e dalla stessa conformazione articolare. Il bacino, inteso come un anello di una catena, presenta dunque 3 gradi di libertà (gdl) relativi ai movimenti rotatori del-
allenamento e rehab l’articolazione tra sacro e quinta vertebra lombare e 3 gdl relativi ai movimenti rotatori di ognuna delle due articolazioni dell’anca, per un totale di 9 gdl relativi ai movimenti rotatori delle articolazioni principali. A questi, vanno aggiunti i gradi di libertà relativi al bacino, inteso esso stesso come catena chiusa. In particolare, assumono importanza almeno 2 gdl relativi ai movimenti di traslazione antero-posteriore e cranio-caudale della sinfisi pubica, e almeno altri 2 gdl relativi a simili movimenti di traslazione di ognuna delle due articolazioni sacroiliache. Secondo questo modello, il bacino sarebbe dotato complessivamente di almeno 15 gradi di libertà, cosicché per ogni movimento, si dovranno reclutare i gruppi muscolari adeguati per stabilizzare questa struttura che risulta essere tutt’altro che immobile. AZIONE DELLA MUSCOLATURA ADDOMINALE La muscolatura addominale, come ogni altro gruppo muscolare, può agire staticamente oppure dinamicamente. Classifichiamo quindi l’azione muscolare secondo il tipo di movimento prodotto. 1) In condizioni statiche (o isometriche) il muscolo sviluppa tensione senza che si modifichi la sua lunghezza e dunque senza provocare movimento articolare. Esempio di contrazione statica degli addominali si ha dalla posizione supina, dopo il sollevamento delle spalle o del bacino dal suolo, quando si mantiene la posizione per qualche secondo, oppure quando si sollevano gli arti inferiori, mantenendo fissato il bacino. 2) l’azione dinamica può essere suddivisa in concentrica, nella quale il muscolo si accorcia provocando movimento articolare, ed eccentrica nella quale il muscolo contratto viene allungato passivamente, per effetto
del carico imposto. Questo tipo di azione viene definita frenante dal Cavagna (1). Un esempio di azione dinamica concentrica degli addominali si ha durante il sollevamento delle spalle dal suolo, dalla posizione supina, dove i muscoli sviluppano tensione accorciandosi e agendo contro la forza di gravità. Un esempio di azione dinamica eccentrica si ha quando, dalla posizione precedente con le spalle sollevate dal terreno, si ritorna supini, frenando la forza peso della parte superiore del corpo, attraverso lo sviluppo di tensione da parte degli addominali, che sono contratti in allungamento. L’azione dinamica può poi essere classificata sulla base della possibilità di controllo della velocità. In genere, durante le normali attività dinamiche, è impossibile controllare la velocità dei segmenti corporei in movimento. Ne deriva che un movimento semplice quale l’estensione di un ginocchio, pre-
senta sempre una fase di accelerazione e una fase di decelerazione. L’introduzione dei dinamometri isocinetici ha permesso di ottenere movimenti a velocità controllata e di misurare il momento di forza durante movimenti compiuti a velocità costante (isovelocità), sia in modalità concentrica che in modalità eccentrica. EFFETTI DELLA FLESSIONE DELL’ANCA E DELLE GINOCCHIA Nella posizione supina l’ileopsoas è parzialmente allungato ed è in grado di esercitare una forte tensione attiva. Quando il muscolo è accorciato dalla flessione delle anche e delle ginocchia, la tensione prodotta dall’ileopsoas in contrazione si riduce. Con una flessione dell’anca di 45° la tensione prodotta è pari al 70-80% della tensione massimale, mentre con le anche e le ginocchia flesse a 90° questa tensione si riduce al 401. Catena aperta: i segmenti collegati fra loro hanno un’estremità libera 2.Catene chiuse: il bacino e la gabbia toracica 3. Collegando due catene aperte si può ottenere una catena chiusa. Vincolando un’estremità della catena a un attrezzo, se ne ottiene una chiusa
Figura 1
Figura 2
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Figura 3
allenamento e rehab
50% (2). Tuttavia, in queste posizioni dovrebbe essere sempre considerata anche la tensione passiva sviluppata dall’eventuale stiramento dell’ileopsoas. Quando le anche sono flesse, l’ileopsoas non è completamente allungato o non è in grado di limitare passivamente l’inclinazione posteriore della pelvi. Infatti per fissare la pelvi e garantire una base stabile agli addominali, i flessori dell’anca si contraggono prima del sollevamento del busto, ma con intensità ridotta, poiché si trovano in una
zona non particolarmente vantaggiosa della relazione tensione-lunghezza del muscolo. In pratica, tanto più vicino ai glutei verranno a trovarsi i piedi (in dipendenza dalla flessione dell’anca e del ginocchio) tanto maggiore sarà la sollecitazione a carico della muscolatura addominale. Ciò dipende dalla minor tensione prodotta dai flessori dell’anca, a causa dello svantaggio meccanico originato dallo spostamento della posizione del centro di massa degli arti inferiori e quindi della modificazio-
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ne del braccio di leva. D’altra parte, tanto più distanti dai glutei verranno a trovarsi i piedi, tanto maggiore sarà la tensione prodotta dai flessori dell’anca e di conseguenza l’azione degli addominali sarà necessariamente meno importante. Da quanto detto deriva che, eseguendo un esercizio di flessione del busto in avanti da qualsiasi posizione di partenza, l’azione dell’ileopsoas tenderà a provocare uno stress sulla colonna lombare; ciò è particolarmente importante in ogni soggetto che non possiede un adeguato sviluppo della forza degli addominali e degli altri muscoli che sono deputati al controllo della posizione della pelvi. Dunque, quando si desidera ridurre l’azione dell’ileopsoas al minimo, dovrà essere eliminata la flessione attiva delle anche e dovrà essere scelto un esercizio di flessione del tronco ad anche flesse. Quando questo esercizio è effettuato con le ginocchia flesse e i piedi appoggiati al terreno, il carico sulla colonna lombare ammonta a poco più del doppio del carico generato dalla semplice posizione in piedi. D’altra parte, quando dalla posizione supina si effettua una flessione inversa della colonna, portando le ginocchia verso il torace, il carico lombare è intermedio tra la posizione di riposo in piedi e la flessione del busto in avanti (tipo sit-up), pur essendo la sollecitazione degli addominali paragonabile a quella ottenibile con un sit-up (3). Quando gli esercizi addominali sono eseguiti dalla posizione supina, con arti inferiori estesi, vi è la tendenza al sollevamento dei piedi dal suolo. Ciò deriva dall’azione concentrica degli addominali che accorciandosi, provocano l’avvicinamento del segmento corporeo meno pesante, costituito dagli arti inferiori. Questi, infatti, rappresentano circa un terzo della massa corporea, men-
allenamentoeerehab rehab allenamento tre il tronco, gli arti superiori e il capo costituiscono complessivamente circa i due terzi della massa corporea (4). Tale movimento può comportare una iperestensione della colonna lombare, con antiversione del bacino. Quando ciò avviene i retti addominali sono poco attivi, oppure vengono stirati. Questa evenienza può essere evitata flettendo contemporaneamente l’anca e le ginocchia. L’American College of Sports medicine classifica gli esercizi addominali effettuati con gli arti inferiori estesi ad alto rischio per la colonna lombare (5). EFFETTO DELLA GRAVITÀ La presenza della forza di gravità è di estrema importanza per determinare la maggiore o minore facilità di un movimento, in relazione alle diverse posizioni assunte. Se si inizia l’esercizio addominale col sollevamento delle spalle da terra, quindi dalla posizione supina, la riuscita dell’esercizio risulta più difficoltosa che non iniziandolo dalla stazione eretta, dove il movimento di flessione in avanti è effettuato con lo stesso verso della forza di gravità. Rimanendo appesi, con le mani o con i piedi a una spalliera, si aumenta di molto il carico di lavoro, perché gli addominali sono costretti a lavorare contro gravità. Per questi motivi la maggior parte degli esercizi addominali effettuati dalla stazione eretta è considerata facile e tali esercizi possono essere inseriti nelle normali fasi di riscaldamento e nei programmi per principianti o per soggetti non molto allenati. EFFETTO DEGLI ARTI INFERIORI VINCOLATI Negli esercizi addominali, spesso i piedi vengono bloccati con l’aiuto di un compagno o vincolandoli a un attrezzo. Il blocco dei piedi facilita l’azione com-
plessiva di tutta la catena muscolare flessoria dell’arto inferiore, con un pattern motorio che contempla sempre l’intervento anche dell’ileopsoas. Tale intervento tende a provocare una iperestensione della colonna lombare, soprattutto quando gli addominali non sono sufficientemente forti per mantenere la posizione del bacino. Le fasi dell’esercizio di flessione del busto in avanti, eseguito dal decubito supino con l’aiuto di un compagno o di un appoggio, possono essere distinte in: 1. la muscolatura addominale interviene con azione dinamica concentrica; 2. i flessori dell’anca intervengono sinergicamente con azione dinamica concentrica; 3. intervengono anche gli erettori spinali fino al completamento del movimento di flessone del busto verso le ginocchia; 4. ritorno alla posizione di partenza, effettuata lentamente, con azione dinamica eccentrica degli addominali e dei flessori dell’anca. Ne deriva che il più delle volte questo esercizio non è eseguito correttamente: i piedi vincolati comportano il coinvolgimento dinamico dei flessori dell’anca e degli erettori spinali, mentre gli addominali agiscono per lo più come stabilizzatori e con minore intensità rispetto a quanto desiderato. Di conseguenza, per sollecitare adeguatamente gli addominali, con uno schema motorio che prevede un loro utilizzo più selettivo, il vincolo degli arti inferiori dovrebbe sempre essere abolito (6). L’inibizione dell’intervento dell’ileopsoas durante alcuni esercizi addominali può anche essere ottenuto con l’allenamento mediante esercitazioni in eccentrica eseguite assai lentamente, senza stabilizzazione dell’arto inferiore e con integrazioni di stimoli multisensoriali (6).
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NOTE 1. Cavagna G. A. Muscolo e locomozione. Raffaello Cortina Editore, Milano 1988 2. Johnson C. Reid J.G. Lumbar compressive and shear forces durino various trunk curl-up exercises. Clin. Biomech. 6:97104, 1991 3. Lindh M. Biomechanics of the lumbar spine. In: Nordin M: & Frankel V:H: Basic biomechanics of the muscoloskeletal system. Lea & Febiger, Philadelphia, 1989. 4. Norris C.M. Abdominal muscle training in sport. Br. J. Sports Med. 27:19-27, 1993 5. Acsm’s Resource Manual for guidelines for exercise testing and prescription. 3rd ed. Williams &Wilkins, Baltimore, 1998 6 Miller & Medeiros, J.M. Recruitment of internal oblique and transversus abdominis muscles during the eccentric phase of the curl up exercise. Phys. Ther. 67: 1213-1217, 1987
marketing e management
Marketing
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Tecniche di Guerrilla Sport AMBIENT MARKETING L’ambient marketing individua il proprio target attraverso i luoghi fisici in cui questo si aggrega spontaneamente. Tale tecnica di comunicazione non convenzionale prevede la trasformazione dell’ambiente circostante, e ancora non colonizzato dal messaggio pubblicitario, con l’utilizzo di elementi divertenti o in grado comunque di generare passaparola tra chi vi assiste. La strada, i luoghi di aggregazione come gli stadi o le palestre, le toilette o gli spogliatoi sono le location più indicate per questa tipologia di attacchi. Sport Case History: Campagna Abbonamenti Ajax. Il campionato olandese è alle porte e l’Ajax, squadra storica di Amsterdam, cerca di convincere gli ultimi tifosi ad abbonarsi alla nuova stagione. Come? Rendendo accessibile a tutti quel luogo che nel mondo del calcio è considerato sacro per
di Andrea Molinaro andrea.molinaro@egesport.net
antonomasia: lo spogliatoio. Una fedele riproduzione dello stesso viene allestito alle fermate dei tram, l’attesa per il mezzo pubblico diventa per il tifoso un’esperienza emotiva, è seduto lì su quella panchina solitamente occupata dal suo idolo sportivo.
la comunicazione non convenzionale sfrutta l’ambiente esterno per creare un piccolo shock nell’utente attraverso l’aggiunta, nella location, di elementi di disturbo, come oggetti inusuali o dalle dimensioni particolari. Numerosi brand sportivi puntano su tale tecnica di marketing
STREET MARKETING Anche se, a prima vista, la differenza tra ambient e street marketing può risultare impercettibile, la stessa c’è ed è sostanziale. Nelle azioni di street, 28
non convenzionale per il lancio dei loro prodotti, generando nel cliente il tipico effetto “wahoo”. La sorpresa aiuta l’utente a rendere l’esperienza epica, genera facilità di ricordo e consente di
ANDREA MOLINARO
alimentare in modo spontaneo il racconto dell’iniziativa stessa. Si può considerare lo street marketing come la trasposizione offline del viral marketing. Sport Case History: Installazione Germania 2006. Durante i mondiali di Germania 2006, la tedesca Adidas ha utilizzato lo street marketing per affermare la propria leadership territoriale attraverso installazioni che sicuramente non saranno passate inosservate ai passanti. Sport Case History: Nike e lo street marketing. Nike adora comunicare attraverso tecniche di street marketing, molto spesso le sue installazioni inserite nel contesto urbano si trasformano in vere e proprie performance artistiche. Queste, oltre a generare effetto sorpresa nell’osservatore esterno, producono ammirazione. Ciò valorizza la comunicazione (si innesta il WOM - Word of mouth, ovvero passa parola) e genera riconoscenza nei confronti della marca.
L’AMBUSH MARKETING L’ambush marketing consiste nello sfruttare la comunicazione messa in atto da competitor a proprio favore. In questa fase di generalizzata crisi economica, i budget delle aziende (e in modo particolare quelli delle multinazionali) hanno visto la quota destinata al marketing e la comunicazione ridursi in modo consistente. Ecco quindi che sono sfruttati, per comunicare il proprio brand, manifestazio-ni/eventi in cui non vi è diretto coinvolgimento né come organizzatore né, tanto meno, come sponsor. La bevanda energizzante Red Bull ha fatto dell’ambush marketing il suo marchio di fabbrica. Se l’azione di comunicazione è ben congeniata e si colloca in modo naturale nel contesto della manifestazione, è molto probabile che si verrà associati all’evento come sponsor dello stesso, oltretutto con un notevole risparmio nello sforzo economico.
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Laureato in Economia Aziendale, ha frequentato il Master di II livello in Economia e Gestione dello Sport all’Università di Tor Vergata di Roma e un corso di specializzazione in Marketing Non Convenzionale per gli Eventi Culturali e Sportivi. Ha collaborato con diverse Agenzie pubblicitarie in qualità di Account Excutive, gestendo importanti progetti di marketing non convenzionale per Nike Italia. È attualmente impegnato nel lancio della sua attività di free lance come strategic planner per il settore sportivo. Blogger, ha creato e gestisce makakoadv.it, dedicato al marketing non convenzionale applicato al settore sportivo, e recentemente ha iniziato a collaborare con riviste di marketing non convenzionale on-line come SubVertising e Ilsuccodeldiscorso.it.
Sport Case History : K-wiss al Roland Garros La marca di abbigliamento sportivo K-Wiss ha intrapreso un’azione di ambush marketing durante il torneo di tennis Roland Garros del 2008. L’azione, ideata dall’ agenzia francese Tribeca, ha unito la tecnica dell’hambush a quella dello street marketing.
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IL DOPING ORMONALE Al 33° congresso nazionale della Società italiana di Endocrinologia recentemente conclusosi a Sorrento è stato affrontato anche il tema del doping ormonale. Gli ormoni sono tra le sostanze proibite maggiormente utilizzate a scopo non terapeutico dagli atleti sia maschi che femmine, anche se il loro utilizzo porta una serie di effetti collaterali, alterazioni del sistema endocrino e seri rischi per la salute la cui gravità dipende sia dalle caratteristiche dell’atleta (genere, età..), che dai dosaggi, dal tempo di assunzione e dalle possibili inimmaginabili associazioni farmacologiche effettuate. In particolare, disturbi della psiche quali irritabilità, aggressività, comportamenti violenti e depressione interessano dal 20 al 60% degli atleti che assumano steroidi androgeni. L’apparato cardiovascolare è altresì fortemente danneggiato, con sintomatologia che va dall’aumento della pressione arteriosa all’infarto, fino alla morte cardiaca improvvisa. I danni a carico dell’apparato riproduttivo (infertilità, ipogonadismo, ginecomastia nei maschi, ipotrofia mammaria nelle atlete) e della funzione sessuale (riduzione del desiderio sessuale, deficit erettile, disturbi dell’eiaculazione) sono tra i più frequenti. Anche la cute è un bersaglio di molti ormoni: manifestazioni quali acne, seborrea, eccessivo sviluppo pilifero e caduta dei capelli sono frequenti tra gli atleti “non corretti”. A livello metabolico, il doping ormonale può causare o favorire l’insorgenza di diabete e alterazioni dei lipidi nel sangue. Per combattere il fenomeno di fondamentale importanza risulta essere la collaborazione, fortunatamente già esistente in Italia, tra endocrinologi e specialisti in medicina dello sport, che devono per legge visitare periodicamente tutti gli atleti e certificarne l’idoneità all’attività sportiva. Per info: www.sie2009.it
NOTTURNA DI MILANO Il 25 giugno presso l’Arena civica di Milano, si svolgerà il meeting internazionale di atletica “Notturna di Milano”. L’appuntamento, giunto quest’anno alla sua decima edizione, ha visto passare nel tempio dell’atletica leggera milanese numerosi campioni. La novità di quest’anno è il premio intitolato a Candido Cannavò, quale promotore della manifestazione, che in questa edizione sarà assegnato a Oscar Pistorius, l’atleta sudafricano che corre grazie all’ausilio di due protesi in fibra di carbonio. Pistorius scenderà in pista nella gara dei 400 metri e cercherà di ottenere il minimo tempo stabilito dalla Iaaf per partecipare ai mondiali di atletica di Berlino, in programma nella seconda metà di agosto. Quest’anno il ricavato del meeting sarà devoluto per iniziative a favore dello sport in Abruzzo e alla ricostruzione di impianti nel paese colpito dal terremoto. Per questo motivo sono stati aboliti tutti i biglietti omaggio, contenendo comunque i costi per permettere a chiunque di vedere la gara: 10 euro le tribune, 3 euro le gradinate. Per info: www.notturnadimilano.it
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AIR GAMES & TELETHON
Dal 6 al 14 giugno si svolgeranno a Torino i WAG, World Air Games, a cui parteciperanno più di 300 sportivi provenienti da 40 Paesi del mondo. Molte le discipline di gara: volo a vela (alianti), mongolfiere, deltaplano, parapendio, paracadutismo, acrobazia aerea (a motore e in aliante), elicotteri, ultraleggeri, aeromodellismo e experimental (velivoli di costruzione amatoriale e storici restaurati o ricostruiti). La manifestazione di apertura dei Giochi Mondiali dell'Aria 2009 prevede una cerimonia molto particolare, si potrà assistere infatti a un atterraggio di 20 tra i migliori paracadutisti italiani di precisione che si lanceranno da un aereo a 1.500 metri nel cielo di Torino per portare a terra le 40 bandiere delle nazioni partecipanti. Negli stessi giorni saranno realizzati, sotto gli occhi dei passanti, due aerei ultraleggeri che, una volta terminati, voleranno il 14 giugno durante l'Air Show a Collegno. Uno di essi sarà addobbato con le insegne di Telethon e il ricavato della vendita sarà donato alla ricerca sulle malattie genetiche. Pe rinfo: www.wag2009.com
UN CARDIO PER IL CUORE Polar, la multinazionale specializzata in monitoraggio e valutazione dell’attività fisica, presenta insieme alla Fondazione “Aiutare i bambini” l’iniziativa benefica “un cardio per il cuore”. Per ogni cardiofrequenzimetro venduto presso i rivenditori aderenti all’iniziativa dal 1° maggio al 30 settembre, la multinazionale donerà 4 euro. I soldi raccolti saranno devoluti all’associazione che quattro anni fa ha lanciato una campagna di più ampie dimensioni chiamata “Cuore di bimbi” per aiutare i 600.000 bambini extracomunitari che ogni anno soffrono di cardiopatie congenite, senza possibilità di essere operati nel proprio paese. Grazie all’iniziativa in questo periodo sono già stati operati e salvati oltre 200 bambini provenienti da diverse parti del mondo e operati in Italia presso il Policlinico di San Donato Milanese, con il quale è stata stipulata una convenzione. Per garantire la massima trasparenza, Polar ha dedicato nel proprio sito internet un’area apposita dove è possibile visionare tutti i dettagli di questa operazione, la lista dei punti vendita e il totale dei fondi raccolti settimana per settimana. Per info: http://www.polaritalia.it/it/it/polar/news/cardio_per_il_cuore
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FIERE CONVEGNI a cura della redazione
WORKSHOP TECNICO: DIABETE E FITNESS META B O L I C O Roma, 13 giugno Riccione, 27 giugno
La giornata ha la finalità di chiarire ai professionisti del settore le ultime novità e i nuovi protocolli esecutivi di valutazione e trattamento per i soggetti affetti da diabete di I e II tipo che intraprendono l'attività fisica. Questo workshop rientra nel percorso formativo per operatore di fitness metabolico. - Sindrome metabolica e diabete: le linee guida dell'OMS. - Dalla diagnosi medica alla classificazione motoria per età, sesso e impegno funzionale. - Strumenti operativi per il personal metabolico. - Body Fat Index e Global Risk Index (indice globale di rischio). - I Fix funzionali: come misurare la riserva funzionale in assenza di rischi. - Le unità motorie. Procedure e protocolli di attività motoria e controllo dei risultati. - Gestione dei rapporti con il medico curante. - Discussione di casi clinici. - Gli strumenti di misura e monitoraggio: valutazione dell’appropriatezza e modalità d’uso. Segreteria Organizzativa: Scuola di Professione Fitness VAI AL SITO E SCARICA IL PROGRAMMA COMPLETO www.professionefitness.com/scuola_corsi.asp
3 7° CONGRESSO NAZIONALE SIMFER Campobasso, 20 - 23 settembre 2009 Il Fisiatra e le professioni sanitarie tra nuove tecnologie, organizzazione della complessità e verifica dei risultati per l’autonomia della persona disabile. Questo è il significato più importante da attribuire al grande percorso di crescita della riabilitazione italiana, percorso che pone nuovi obiettivi per il futuro a tutti gli operatori del settore. Il 37° Congresso Nazionale SIMFER, che si svolge per la prima volta in Molise, si propone pertanto come strumento di interpretazione di questa importante svolta culturale. I topics scelti rappresentano lo spazio comune dove sarà possibile confrontare esperienze, idee, proposte sulla base di una attenta metodologia scientifica e nel coinvolgimento e nella intereazione con le analoghe esperienze di altri paesi dell’Europa, portando a Campobasso per quattro giorni le migliori esperienze ed i massimi esponenti della cultura riabilitativa. I topics avranno come obiettivo quello di stimolare il massimo coinvolgimento dei colleghi e degli operatori, che potranno avere un palcoscenico per la presentazione delle proprie esperienze, valorizzando chi realmente lavora sui relativi argomenti e creando, laddove possibile, un momento di rielaborazione culturale importante. Segreteria Organizzativa: MediK VAI AL SITO E SCARICA IL PROGRAMMA COMPLETO www.medik.net
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Non più allungamento muscolare, ma miglioramento della mobilità di tutte le componenti dell’apparato locomotore. Partendo da questa convinzione gli autori riprendono i principi teorici dello stretching, propongono test di valutazione e una lunga serie di esercizi suddivisi per attività sportiva. Francesco Capobianco Alessandro Lanzani, Alea Edizioni - pag. 224 Euro 21
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Il volume è utile per comprendere a fondo l’anatomia, la funzione e la cinesiologia dei muscoli addominali e per imparare a valutare la loro forza. In più, un’interessante classificazione degli esercizi e un intero capitolo dedicato agli errori di esecuzione. Giulio Sergio Roi e Rachele Groppi Alea Edizioni 2001 pag. 128 Euro 21
TOTAL FITNESS IN ACQUA Roberto Conti, professionista affermato del fitness, trasferisce in questo volume tutti i segreti per realizzare lezioni di fitness in acqua: protocolli, metodi, differenziazioni delle classi. Un manuale efficace, serio e completo per gestire tutte le opportunità del fitness in acqua. Roberto Conti Alea Edizioni 2004 pag. 128 Euro 21
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IPERTROFIA MUSCOLARE
Come si costruisce una tabella d’allenamento personalizzata? Il libro fornisce un’esauriente risposta a questa domanda analizzando i principi della programmazione e periodizzazione, le fasi dell’allenamento e le caratteristiche biomeccaniche di numerosi esercizi tipici dell’allenamento in palestra. Claudio Suardi Alea Edizioni 2000 pag. 208 Euro 26
PERSONAL TRAINER Cosa serve per diventare personal trainer? Partendo da un’analisi storica della professione, il libro risponde a questa domanda illustrando le competenze tecniche, psicologiche, commerciali e manageriali che il professionista deve possedere. Francesco Capobianco - Cap.4 ‘Personal trainer come libero professionista’ a cura della Dott.ssa Paola Bruni Zani Alea Edizioni 2001 - pag. 240 Euro 26
ALLENAMENTO ESTETICO Rivolto a quanti vogliono programmare un’attività finalizzata al miglioramento dell’aspetto, fornisce metodi d’allenamento, suggerimenti alimentari e di postura, consigli estetici. Ogni nozione è basata su uno studio approfondito e sul continuo confronto con l’applicazione pratica. Roberto Tarullo Alea Edizioni 2001 pag. 160 Euro 24
LIPOCARDIOFITNESS Perdere peso è il diktat della maggior parte dei frequentatori dei centri fitness. L’autore fornisce gli strumenti per rispondere a questa richiesta: analisi del tessuto adiposo e del metabolismo muscolare, metodologia dell’allenamento con attrezzature cardiovascolari e isotoniche, test di controllo. Massimiliano Ferrero Alea Edizioni pag. 144 Euro 24
FITNESS IN ACQUA Partendo dagli esercizi di base per tutti i distretti muscolari, il libro affronta le diverse metodiche d’allenamento in acqua, tra cui l’aerobica, le arti marziali, lo step e la kick boxe. Grazie a numerose fotografie e schemi di lezione, il volume si caratterizza per un forte taglio pratico. La parte finale è dedicata alle competenze dell’istruttore di fitness in acqua. Paolo Michieletto e Giada Tessari Alea Edizioni 2004 - pag. 224 Euro 26
TRAINING IN ACQUA Il libro affronta in prima analisi i principi del movimento in acqua, spiegando dettagliatamente i fattori che condizionano la prestazione. Nella seconda parte esplora le diverse possibilità di allenamento delle qualità motorie con e senza attrezzi, facendo riferimento a più discipline sportive. Paolo Michieletto Alea Edizioni 2000 pag. 192 Euro 26
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Prevenzi oSal ne ute Salute
IL BENESSERE POSSIBILE
Il libro vuole essere un contributo per vivere meglio e per chi si occupa della salute e del benessere altrui. L'autore analizza aspetti fondamentali della nostra esistenza: consapevolezza come fondamento del benessere, alimentazione funzionale per la salute, attività fisica per la migliore condizione di forma. Il testo approfondisce temi importanti quali alimentazione (come impostare i pasti, allergie e intolleranze alimentari ) e allenamento (attività fisica per uno stile di vita sano e come modello educativo, corsa e tonificazione). Corrado Ceschinelli, Alea Edizioni 2008 - pag 200 Euro 25
ANATOMIA DELL'APPARATO LOCOMOTORE Anatomia in 3D con animazioni, filmati. Lo strumento per visualizzare, imparare e approfondire l'anatomia funzionale in modo semplice, facile e intuitivo. È indirizzato a medici, fisiokinesiterapisti, studenti e laureati in Scienze Motorie, istruttori di fitness, personal trainer e operatori sanitari in genere. Un'opera che si compone di tre CD, acquistabili separatamente (compatibile con i sistemi Macintosh e Microsoft Windows): 1 arto superiore 2 arto inferiore 3 tronco e testa Francesco Bettinzoli Ghedinimedia Editore Euro 45,45 per ogni CD
MULTIMEDIA
FITNESS COACHING Il coaching è un nuovo modello per la gestione e la cura di ciascun cliente. Il volume propone strategie e tecniche di acquisizione e fidelizzazione del cliente, suggerendo basi tecniche, metodologiche e operative con un nuovo modo di concepire ed erogare il fitness.
IL DVD Permette di integrare con efficacia e immediatezza i contenuti del libro, partecipando a lezioni frontali dell’autore. Domenico Nigro Alea edizioni anno 2008 pag. 176 libro Euro 35 - Libro + dvd Euro 70
BUSINESS FITNESS Investire le proprie risorse mentali ed economiche in una nuova impresa nel fitness rappresenta oggi una sfida difficile e stimolante allo stesso tempo che, condotta con i mezzi adeguati e con un buon grado di buon senso, può garantire piena soddisfazione personale ed economica. Il manuale illustra in forma semplice ed efficace metodi e procedure per avviare e gestire con successo l’impresa fitness, fornendo suggerimenti diretti e immediati, relativi a ogni area e ogni fase della vita di un Fitness Club. Luca Mazzotti Alea Edizioni 2008 - pag. 128 Euro 20
FITNESS METABOLICO
MULTIMEDIA
L'opera, su cui è strutturato il corso di formazione a distanza per operatore di fitness metabolico, fornisce le basi necessarie per organizzare percorsi motori personalizzati per la sindrome metabolica: ipertensione e malattie cardiovascolari, soprappeso e obesità, diabete, artrosi e osteoporosi. Step operativi: - inquadramento del soggetto e anamnesi metabolica; - gli strumenti di misura, i Fix metabolici; - le unità motorie metaboliche come strumenti di lavoro; - la programmazione e l'insegnamento dell'attività motoria; - gli strumenti di fidelizzazione; - come strutturare le prime ore di lavoro con i soggetti metabolici; - monitoraggio e verifica dei risultati; - codice deontologico. Si compone di un volume + 8 DVD multimediali con contributi audio, video, immagini, testi e presentazioni con grafici e tabelle. I DVD sono fruibili solo su personal computer, non su Macintosh. Alessandro Lanzani Alea Edizioni 2008 Euro 480
100 QUIZ - 2 VOLUMI Un metodo complementare per lo studio, che consente di appropriarsi della materia trattata in modo veloce e duttile, attraverso domande, piccoli trabocchetti logici, immagini con didascalie incomplete. Un efficiente mezzo di verifica che permette subito di colmare eventuali lacune, grazie alle informazioni mirate e accurate che corredano le risposte. In ogni volume include 100 quiz di anatomia e biomeccanica, 400 risposte e 400 commenti alle risposte. Alessandro Lanzani e Laura Boggero Alea Edizioni 2005 - pag. 112 Euro 21
PSICOLOGIA E TECNICA DEI COLLOQUI DI VENDITA Il volume affronta il tema centrale della preparazione e conduzione dei colloqui di vendita, sia sotto il profilo tecnico organizzativo che psicologico, dando una visione completa e realistica dei problemi da affrontare e dei metodi di approccio attraverso i quali risolverli. Di facile lettura, propone i temi esaminati con ricchezza di esempi pratici e rappresentazioni grafiche. Jan L. Wage Franco Angeli 2000 pag. 240 Euro 20
MISURARE LA SODDISFAZIONE DEI CLIENTI Uno strumento di lavoro per quanti, consapevoli dell’importanza del customer satisfaction per realizzare i propri obiettivi di crescita, vogliono misurare la bontà dei singoli processi aziendali, interpellando direttamente i destinatari prioritari (i clienti). Il libro conduce passo passo, con ricchezza di grafici ed esempi tratti da una gran varietà di settori, a scoprire come realizzare questo non facile obiettivo. Bob E. Hayes Franco Angeli 2003 pag. 256 Euro 23
FITNESS MARKETING
MARKETING DELLA FIDELIZZAZIONE
Libro di riferimento per gli imprenditori di centri fitness, propone gli studi, le strategie e le metodologie più aggiornate per la fidelizzazione e l’acquisizione dei clienti, la gestione dell’offerta, il management del personale, le strategie di comunicazione. Alain Ferrand e Marco Nardi Alea Edizioni 2005 pag. 264 Euro 36
Ogni cliente che passa alla concorrenza è una perdita che sarà sempre più difficile e oneroso sostituire. L’autore suggerisce come realizzare in modo sistematico il marketing della fidelizzazione, descrive gli ostacoli da superare, elenca le strade per conservare i propri clienti e illustra, nel quotidiano, come gestire il servizio. L.A. Liswood Franco Angeli pag. 192 Euro 19
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