FitMed n°4/2012 knee's injuries

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Fit med

online

Anno 4 numero 4 - aprile

La rivista online per i professionisti del settore

focus il ginocchio infortunato Anatomia, biomeccanica, principali patologie Protocolli riabilitativi dopo ricostruzione del lca Il recupero funzionale

dopo l'asportazione in artroscopia del menisco Condropatia femoro-rotulea

Taping kinesiologico, il Metodo Koreano Malati di salute. Il rapporto Censis


ANNO 4 N°4 APRILE 2012

WWW.PROFESSIONEFITNESS.COM Fitmed online è una rivista mensile di aggiornamento che si rivolge a imprenditori, manager, opinion leader, professionisti che operano nel mondo del fitness, benessere, prevenzione e salute. Propone articoli riguardanti metodiche di allenamento, rieducazione funzionale, alimentazione, prevenzione e benessere, marketing e management. Editore Alea Edizioni di Alessandro Lanzani via G. Sapeto, 5 - 20123 Milano Redazione e uffici via P. Orseolo, 3 - 20144 Milano tel. 0258112828 - fax 0258111116 fitmed@professionefitness.com redazione@professionefitness.com Direttore responsabile Alessandro Lanzani alanzani@professionefitness.com

Alea edizioni è una casa editrice specializzata in libri di finess, be-nessere e rieducazione funzionale, con più di 50 titoli a catalogo. Da oltre 25 anni la Scuola di Professione Fitness con i suoi corsi, master e stage ha contribuito alla formazione e all’aggiornamento di migliaia di operatori del settore, mettendo a loro disposizione un corpo docente selezionato e altamente qualificato. Rilascia diplomi e attestati di partecipazione accredidati dall’UISP Milano, ente di promozione sportiva riconosciuto dal CONI.

Redazione Mia Dell’Agnello mia@professionefitness.com - int. 212 Progetto grafico Stefano Frattallone Impaginazione Anita Lavoce Pubblicità Alessandro Lanzani alanzani@professionefitness.com Hanno collaborato a questo numero Davide Fogliadini, Angelo Vetralla, Stefano Cucchetto, Rosario D’Onofrio, Rosario Bellia

Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 578 del 20.12.93. L’Editore e l’autore non potranno in alcun modo essere responsabili per incidenti o danni provocati dall’uso improprio delle informazioni o delle immagini contenute nel materiale ricevuto; inoltre non necessariamente le opinioni pubblicate rispecchiano il pensiero dell’editore. Il materiale (testi, immagini e disegni) pervenuto in redazione non verrà restituito, anche se non pubblicato e viene considerato libero da diritti. La riproduzione del materiale apparso su Fitmed online in qualsiasi forma e per qualsiasi scopo non è consentita se non dietro richiesta scritta e firmata dal direttore responsabile e dall’editore. Per eventuali controversie il Foro di competenza è quello di Milano.

Gestione dati digitali Lidia Di Giovanni ldigiovanni@professionefitness.com - int. 218 Amministrazione Luciana Iritano liritano@professionefitness.com - int. 219 La Scuola di Professione Fitness Francesco Capobianco fcapobianco@professionefitness.com - int. 217

LE AZIENDE CHE HANNO PARTECIPATO ALLA REALIZZAZIONE DI QUESTO NUMERO Tram edizioni

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Sommario

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CORSI DI FORMAZIONE E AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE

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NOTIZIE IN BREVE

COMMUNITY BUSINESS 4

MALATI DI SALUTE. IL RAPPORTO CENSIS di Alessandro Lanzani

FOCUS: IL GINOCCHIO INFORTUNATO 6

IL GINOCCHIO. Anatomia, biomeccanica, principali patologie a cura di Davide Fogliadini

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CONDROPATIA FEMORO-ROTULEA di Angelo Vetralla

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MENISCO. Il recupero funzionale dopo l'asportazione in artroscopia di Stefano Cucchetto

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sommario

RUBRICHE

PROTOCOLLI RIABILITATIVI DOPO RICOSTRUZIONE DEL LCA. Analisi dei processi di guarigione biologica e successivo ritorno allo sport agonistico di Rosario D’Onofrio

ALLENAMENTO E REHAB 28

TAPING KINESIOLOGICO, IL METODO KOREANO di Rosario Bellia


CON LINK DI APPROFONDIMENTO

Malati

community business

di salute

La sanità è sempre più costosa e la qualità non migliora

Il rapporto Censis di Alessandro Lanzani alanzani@professionefitness.com

Il 15 marzo è stato presentato il rapporto del Censis: “Quale sanità dopo i tagli ? Quale futuro per le risorse in Sanità ?” Le cifre sono impressionanti: 113 miliardi di euro di spesa pubblica (pari al 7,3% del Pil); 31 miliardi di euro di spesa privata per un totale tra spesa pubblica e privata per la salute superiore al 9% del Pil. La spesa farmaceutica totale è di 19 miliardi con un aumento del 20% dal 2000 al 2010 4


community business

l rapporto del Censis e i commenti del mondo politico concorrono a segnalare la necessità di un contenimento e di una razionalizzazione della spesa e, più o meno esplicitamente, di un progressivo trasferimento della spesa dalla quota pubblica a quella privata.

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SALUTE, PREVENZIONE E MALATTIA Nessuno o pochi affrontano invece alla radice il problema. Che cosa è salute? E che cosa è malattia? E, soprattutto, come mai da un po’ di anni il “rischio” di ammalarsi è stato trasformato in una vera e propria malattia? Attraverso la parola magica “prevenzione” è necessario effettuare esami per la diagnosi precoce. In questo modo la salute piano piano si trasforma, attraverso la prevenzione, in malattia: siamo tutti malati di salute. Per esempio, nel rapporto Censis e nei commenti non si segnala che l’aumento del costo farmaceutico di questi anni è dovuto, in massima parte, all’ingresso sul mercato delle statine per diminuire il colesterolo: solo questi farmaci pesano per circa 4 miliardi, a cui va aggiunto il costo del continuo monitoraggio del colesterolo. È chiaro che se in questi contesti non si aggiunge questa informazione e, soprattutto, non si dice che il primo farmaco per la riduzione del colesterolo è l’attività fisica e a seguire la dieta, non si riuscirà mai a uscire da un loop fatto di aumento di costi e progressive privatizzazioni. Tra l’altro con benefici inferiori di quelli ottenibili con attività motoria e alimentazione adeguata.

IL RISCHIO In nome del rischio di ammalarsi si abbassano progressivamente i parametri “normali” di colesterolemia, glicemia, pressione arteriosa e così via, di quasi tutti i parametri biologici. In questo modo, prendendo a pretesto un eventuale rischio di malattia, si riempie la vita delle persone di esami di monitoraggio con frequenze inutili, che ne peggiorano la qualità di vita e che

sono per di più insostenibili per le tasche pubbliche e private dei cittadini.

BIG PHARMA Il dominio della “malattia” è saldamente nelle mani delle multinazionali farmaceutiche “Big Pharma“ che risponde al profitto dei suoi azionisti estendendo il “dominio di malattia” e riduce il “dominio di salute” attraverso un uso improprio dei concetti di “rischio” e di “prevenzione”. Tutto è basato su un monitoraggio sempre più invasivo e quasi nulla è lasciato al cambiamento degli stili di vita che sono gli unici a generare vera prevenzione.

motoria dei sedentari non è solo prescrizione medica, ma è soprattutto alfabetizzazione motoria dei soggetti sedentari. Il sedentario non riconosce i messaggi del suo corpo, non ha le informazioni di base e spesso non riconosce i movimenti giusti. Il ruolo dei centri fitness e dei personal trainer in particolare è quello del “mediatore culturale motorio”: applica i concetti base

STILI DI VITA COME PREVENZIONE L’Organizzazione Mondiale della Sanità sancisce che il sedentarismo e la malnutrizione da eccesso sono le concause più importanti di quasi tutte le patologie croniche che affliggono il mondo occidentale: diabete, ipertensione, obesità, aterosclerosi, osteoporosi. In una definizione: la sindrome metabolica. Ma queste affermazioni scientifiche confermate da una mole impressionante di dati sono poi di fatto soccombenti rispetto a un agire del mondo sanitario culturalmente nelle mani di Big Pharma che, investendo circa 300 miliardi di dollari anno in marketing, sponsorizza congressi, edita pubblicazioni, finanzia ricerche di cui controlla ed elabora i dati. L’attività motoria praticata con regolarità può davvero prevenire e così anche per un regime alimentare più leggero orientato a un maggior consumo di nutrienti vegetali piuttosto che animali.

dell’attività fisica al soggetto sedentario e personalizza regole generali a misura delle infinite singolarità dei clienti. Ma per fare questo non bastano un diplomino, l’etichetta sulla maglietta, o operazioni di marketing e comunicazione del centro fitness. È necessaria una crescita culturale di tutto il settore: manager, direttori tecnici, venditori, personale tecnico. Non è più il momento delle macchine, degli arredi, delle ultrastrategie di vendita: è il momento del servizio alla persona proposto da persone qualificate.

I CENTRI FITNESS COME LUOGHI DI ATTIVITÀ MOTORIA E PREVENZIONE

Medico specialista in medicina dello sport , ortopedia. Direttore della scuola di professione fitness e direttore scientifico di www.fitmededu.com

E qui siamo arrivati al punto: l’attività motoria è centrale per il miglioramento della qualità della vita, ma non ha i giusti sponsor. L’attività 5

ALESSANDRO LANZANI


Focus: il ginocchio infortunato

IL GINOCCHIO anatomia, biomeccanica, principali patologie

a cura di Davide Fogliadini

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Focus: il ginocchio infortunato

L’ARTICOLAZIONE DEL GINOCCHIO Risulta difficile descrivere l’articolazione del ginocchio facendo ricorso alla classificazione standard. Il rapporto articolare che si stabilisce tra femore e rotula può infatti essere definito come una artrodia, in cui le due superfici articolari pianeggianti consentono solo movimenti di scivolamento dei due capi articolari. Il rapporto articolare tra femore e tibia è riconducibile per alcuni caratteri a un ginglimo, in cui i due capi ossei sono cilindri, uno cavo e uno pieno, con l'asse del cilindro parallelo all'asse longitudinale delle ossa, e per altri alle articolazioni condiloidee, dove una delle superfici articolari è in forma di testa allungata (o condilo) e l'altra in forma di concavità allungata, in modo da renderne possibile la rotazione. Inoltre, mentre le superfici articolari sembrano consentire un’estesa libertà di movimenti, l’apparato legamentoso dell’articolazione del ginocchio finisce per limitarli alla sola flesso-estensione. A livello del ginocchio si verifica poi una trasmissione del peso corporeo alla gamba: all’articolazione spetta anche un importante compito statico. Il femore partecipa all’articolazione con la superficie patellare anteriore e con le superfici articolari dei condili. La tibia prende parte all’articolazione con l’estremità superiore, opponendo ai condili femorali le due cavità glenoidee che si trovano sui condili tibiali all’interno e all’esterno. La rotula (o patella) partecipa all’articolazione con la sua superficie posteriore, che corrisponde alla troclea femorale. Alla marcata convessità dei due condili femorali non corrisponde una pari concavità delle superfici tibiali: l’armonia fra le superfici articolari viene perciò stabilita dell’interposizione dei menischi, uno mediale e uno laterale. Questi hanno forma di semianelli e il loro spessore si riduce procedendo dalla periferia al centro. Il menisco laterale forma un cerchio pressoché completo; il menisco mediale è in-

terrotto sul lato interno e ha quindi forma di C. Con le loro estremità o corna, si fissano sulla porzione intercondiloidea della tibia. I mezzi di unione sono rappresentati da una capsula articolare, e da legamenti di rinforzo. Legamento patellare: è il tratto sottopatellare del tendine del muscolo quadricipite, nel cui spessore risulta inclusa la stessa patella. Legamenti collaterali: sono due robuste bande fibrose poste ai lati del ginocchio e in parte separate dalla capsula. Legamento collaterale tibiale: rinforza la capsula sul lato mediale. Legamento collaterale fibulare: rinforza la capsula sul lato laterale. Legamenti crociati: sono intracapsulari e si trovano tra i condili femorali; sono corti e robusti cordoni che si incrociano a x. Legamento crociato anteriore: si stacca da una superficie rugosa posta davanti all’eminenza intercondiloidea e si porta in alto e indietro, per fissarsi alla faccia mediale del condilo laterale del femore. Legamento crociato posteriore: si estende da una superficie posta dietro l’eminenza intercondiloidea, alla faccia laterale del condilo mediale del femore.

MUSCOLI ANTERIORI DELLA COSCIA QUADRICIPITE FEMORALE: retto femorale, vasto intermedio, vasto laterale, vasto mediale. Origine retto femorale: spina iliaca antero-inferiore, dal solco sopra il bordo acetabolare. Origine vasto laterale: margine anteriore e inferiore del trocantere maggiore. Origine vasto intermedio: corpo del femore. Origine vasto mediale: metà distale della linea intertrocanterica, tendini dell’addutore lungo e dell’adduttore grande. Inserzione: sul margine prossimale della rotula e, tramite il legamento patellare, alla tuberosità della tibia. Azione: estende l’articolazione del ginocchio; la porzione del retto femorale flette l’articolazione dell’anca. 7

MUSCOLI POSTERIORI DELLA COSCIA (ISCHIOCRURALI) BICIPITE FEMORALE Origine del capo lungo: parte distale del legamento sacrotuberoso e parte della tuberosità dell’ischio. Origine del capo breve: linea sopracondiloidea, linea aspra e setto intermuscolare laterale. Inserzione: area laterale della testa del perone, condilo laterale della tibia, fascia profonda sulla faccia laterale della gamba. Azione: flettono e ruotano lateralmente l’articolazione del ginocchio; il capo lungo estende e assiste la rotazione laterale dell’anca. SEMETENDINOSO Origine: tuberosità dell’ischio attraverso il tendine comune, con il capo lungo del bicipite femorale. Inserzione: superficie mediale del corpo della tibia e fascia profonda della gamba. Azione: flette e ruota medialmente l’articolazione del ginocchio; estende e assiste la rotazione dell’anca. SEMIMEMBRANOSO Origine: tuberosità dell’ischio, prossimale e laterale rispetto al bicipite femorale al semitendinoso. Inserzione: faccia posteromediale del condilo mediale della tibia. Azione: flette e ruota medialmente il ginocchio; estende e assiste la rotazione mediale dell’anca. SARTORIO Origine: spina iliaca antero-superiore. Inserzione: superficie mediale della tibia. Azione: flette, ruota lateralmente e abduce l’articolazione dell’anca; flette e assiste la rotazione mediale dell’articolazione del ginocchio. Vanno citati anche altri muscoli, molto importanti per la loro inserzione. SOLEO Origine: superfici posteriori della testa della fibula e terzo prossimale del suo corpo; margine mediale della tibia. Inserzione: con il tendine del gastrocnemio sulla superficie posteriore del calcagno. Azione: flessione plantare dell’arti-


Focus: il ginocchio infortunato

GINOCCHIO VISTA ANTERIORE

GINOCCHIO VISTA POSTERIORE

GINOCCHIO VISTA ANTERIORE A: femore B: condilo mediale del femore C: legamento crociato posteriore D: legamento crociato anteriore E: menisco mediale F: legamento collaterale tibiale G: tuberosità anteriore della tibia H: tibia I: condilo laterale del femore L: menisco laterale M: legamento collaterale fibulare N: fibula GINOCCHIO VISTA POSTERIORE A: femore B: legamento di Wrisberg C: condilo mediale D: menisco mediale E: legamento crociato posteriore F: legamento collaterale tibiale G: tibia H: legamento crociato anteriore I: condilo laterale L: menisco laterale M: legamento collaterale fibulare N: fibula G.A. Thibodeau Anatomia e fisiologia modificato Casa editrice Ambrosiana

colazione della caviglia. GASTROCNEMIO Origine del capo mediale (gemello mediale): parte prossimale e posteriore del condilo mediale e parte adiacente del femore, capsula dell’articolazione del ginocchio. Origine del capo laterale (gemello laterale): condilo laterale e superficie posteriore del femore, capsula dell’articolazione del ginocchio. Inserzione: superficie posteriore del calcagno. Azione: flessione plantare dell’articolazione della caviglia e assiste la flessione del ginocchio.

PRINCIPALI PATOLOGIE ROTTURA DI MENISCO Il menisco, per un’improvvisa rotazione del ginocchio, può andare in-

contro a una lesione o alla rottura; è molto più frequente la lesione del menisco mediale. In base alla gravità della lesione meniscale si deve ricorrere all’intervento di asportazione totale o parziale del menisco: meniscectomia. La parziale instabilità derivata dall’asportazione del menisco comporta la necessità di stabilizzare il ginocchio mediante della ginnastica. L’obiettivo principale è quello di ridare stabilità e protezione al ginocchio mediante il potenziamento di tutti i muscoli della coscia e non solo degli estensori. CONDROPATIA DI ROTULA Sofferenza generica della cartilagine articolare del ginocchio, può essere generata da una degenerazione artrosica a eziologia ignota op8

pure, più spesso, da overuse in alcune discipline sportive che implicano un notevole carico sull’articolazione (calcio, pallavolo, pallacanestro, judo). Le cause delle manifestazioni di usura nell’articolazione del ginocchio sono dovute a processi biomeccanici che iniziano con ridotta vascolarizzazione della capsula o con un’insufficiente nutrizione della cartilagine. La cartilagine è fondamentale in quanto ricopre l’osso e permette lo scorrimento senza attriti delle ossa una sull’altra, facilitato dal liquido sinoviale che funziona da lubrificante articolare. Se si verifica una riduzione della forza del quadricipite, la rotula, che opera come fulcro dinamico e come suo tenditore, può scorrere decentrata rispetto al femore e pro-


Focus: il ginocchio infortunato

durre attrito; ciò determina sofferenza cartilaginea. La patologia si manifesta con dolore alla pressione e durante il movimento, gonfiore del ginocchio e rumori di sfregamento articolare. Il nostro obiettivo è l’eliminazione del versamento reattivo, il potenziamento muscolare, il ripristino dell’articolarità. Il trattamento inizia precocemente dopo immobilizzazione o intervento chirurgico. Se la condropatia è legata a un problema puramente biomeccanico, può essere determinata dai seguenti fattori: - ginocchio valgo, quando è aumentato l’angolo di valgismo e si ha una distensione del legamento collaterale mediale; - ginocchio recurvato; la tibia, una volta raggiunta la massima estensione, supera i 180°, determinando un’instabilità nel complesso femororotuleo con aumento dei microtraumi infiammatori; - rotula piccola, genera instabilità; lo scorrimento del femore nella gola intercondiloidea risulta essere più traumatico e quindi sono più frequenti le infiammazioni della rotula e l’usura della cartilagine; - rotula alta, quando la lunghezza del tendine rotuleo supera del 120% la lunghezza della rotula; ciò rende più svantaggioso il meccanismo di puleggia realizzato dalla rotula sul femore; - strabismo di rotula, mal allineamento della rotula sul femore che altera la biomeccanica articolare generando un sovraccarico funzionale. In genere è necessario potenziare la muscolatura degli ischiocrurali per supplire alla perdita di stabilità passiva legamentosa. È inoltre importante recuperare la simmetria muscolare che penalizza sempre il ginocchio recurvato, tonificando i muscoli posteriori della coscia, il tricipite della sura e il quadricipite. LESIONE DEL TENDINE ROTULEO Patologia di origine traumatica che

provoca incapacità funzionale dei movimenti estensori. Necessità di un intervento chirurgico rivolto a suturare il tendine e ad applicare i mezzi di sintesi necessari. Tali mezzi andranno rimossi con un secondo intervento chirurgico a distanza di qualche mese. Il nostro obiettivo è quello di eliminare il versamento reattivo, ripristinare la forza muscolare e la normale funzionalità dell’arto. ROTTURA LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE (LCA) Si può verificare per una distorsione del ginocchio. Il LCA gestisce la frenata a ginocchio flesso, impedendo

alla tibia di scivolare sul femore e controlla i movimenti di rotazione del ginocchio nei cambi di direzione verso l’interno. Una sollecitazione in varismo, a ginocchio atteggiato in flessione e tibia in rotazione interna (trauma in varo-flessione-rotazione interna) provoca una lesione del LCA. Si verifica tipicamente in ricaduta da un salto o durante cambi bruschi di direzione. La rottura del crociato anteriore determina una sensazione di scivolamento 9

in avanti del ginocchio senza controllo. Si procede mediante ricostruzione chirurgica, ottenuta per trasposizione tendinea. In alcuni casi tuttavia si preferisce immobilizzare inizialmente l’articolazione in gesso o tutore, rinviando il trattamento chirurgico dopo la riparazione, per via incruenta, delle concomitanti lesioni periferiche. Sintomatologia: atteggiamento in lieve flessione del ginocchio, impotenza funzionale, tumefazione con ballottamento rotuleo, dolore diffuso intenso, instabilità articolare. Il nostro obiettivo è quello di vicariare la funzione del legamento crociato anteriore mediante l’aumento del tono e trofismo dei muscoli che si inseriscono attorno al ginocchio (bicipite femorale, tensore della fascia lata, gemelli). ARTROSI DI GINOCCHIO Con il termine artrosi si intende un’artropatia cronica, a carattere evolutivo, consistente inizialmente in alterazioni regressive della cartilagine articolare e secondariamente in modificazioni delle altre strutture che compongono l’articolazione (tessuto osseo, sinovia, capsula). Si manifesta con dolore locale, possibile atteggiamento del ginocchio in lieve flessione, ipertrofia dei tessuti periarticolari, versamenti endoarticolari, ipotrofia quadricipitale, limitazione articolare, zoppia di fuga. Il trattamento concorre a ritardare l’evoluzione del processo degenerativo, non potendo far regredire le alterazioni della struttura cartilaginea e ossea. Il nostro obiettivo è quindi quello di garantire un buon tono trofismo muscolare del quadricipite per assicurare la stabilità attiva, prevenendo i possibili microtraumi da carico; in caso di soprappeso, sarà necessario un lavoro aerobico per favorire il calo ponderale in modo da prevenire e rallentare il processo degenerativo in atto.


Focus: il ginocchio infortunato

Condropatia femoro-rotulea di Angelo Vetralla angelovetralla@yahoo.it

Il nome stesso della patologia indica il tipo di problematica cui ci si trova di fronte: una degenerazione della cartilagine rotulea, ovvero della cartilagine situata sulla superficie posteriore della rotula o sulla troclea femorale. Può essere causata da tre fattori principali: ipo/iper tono muscolare, forte trauma diretto al ginocchio, oppure può risultare congenita. Il recupero funzionale può risolvere i casi meno gravi ed è fondamentale dopo un eventuale intervento chirurgico 10


Focus: il ginocchio infortunato

a rotula è l’osso sesamoide anteriore all’articolazione del ginocchio. È posizionata davanti alla troclea femorale, con la quale si articola, e davanti alla tibia che, con il suo piatto, completa l’articolazione. La morfologia di rotula e troclea femorale fa sì che la rotula stessa (o patella) possa scorrere all’interno del solco che si trova tra i due condili femorali con un’ottima congruenza delle superfici articolari: la parte posteriore della rotula presenta, infatti, una cresta convessa mentre nella parte centrale della troclea vi è presente il solco, ovviamente concavo. La rotula inoltre è centrata in questa sua posizione da fibre tendinee e legamentose: il tendine del muscolo quadricipite femorale, che la sovrasta e la supera formando, con il suo prolungamento, il tendine rotuleo o patellare e i legamenti alari, posti lateralmente e medialmente. Il loro

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scopo è quello di mantenere, in ogni istante della flesso-estensione del ginocchio, la medesima congruenza tra le superfici e di conseguenza la distanza tra i capi ossei. Se ciò non accadesse in modo perfetto, si andrebbe incontro precocemente a lesioni cartilaginee che potrebbero sfociare in artrosi. Essendo un osso sesamoide, la rotula ha lo scopo di facilitare l’azione del muscolo quadricipite femorale, aumentandone l’efficacia in termini di forza e distribuendo in maniera corretta le forze esercitate sul tendine rotuleo, stabilizzando il ginocchio in toto. Fatta questa importante premessa, appare evidente come la rotula abbia sì un ruolo fondamentale per la fisiologia del ginocchio, ma anche come tale ruolo faccia gravare sulla patella una serie di forze compressive di notevole entità, che la spingono 11

contro la superficie femorale. Forze che aumentano proporzionalmente con il grado di flessione del ginocchio, specialmente in carico: si pensi alla differenza di carico percepito sul ginocchio tra un mezzo squat e uno squat completo.

CONDROPATIA DA SQUILIBRIO MUSCOLARE Tale patologia si riscontra sovente in persone con marcata ipotonia o, in percentuale inferiore, con marcata ipertonia di alcuni distretti muscolari, sia della sola loggia anteriore (vasto mediale nei confronti del vasto laterale), sia della loggia anteriore rispetto a quella posteriore. I sintomi possono essere numerosi, dal semplice fastidio in zona perirotulea fino a una vera e propria compromissione funzionale, quando l’infiammazione è ormai in fase molto avanzata. Le prime sensazioni riferite riguardano scrosci arti-


Focus: il ginocchio infortunato

colari che tendono a esacerbarsi, sia assumendo talune posizioni per diverso tempo (“segno del cinema”), sia con l’aumento del carico, ovvero con la pratica dell’attività sportiva. Spesso sono segnalati gonfiori, mentre in casi più rari si arriva al blocco articolare. Da una prima analisi inoltre, si può osservare che a questo tipo di problematica è associata un’ipermobilità rotulea (al limite dell’instabilità) e un’ipotonia, soprattutto del vasto mediale. Vale la pena ricordare, però, che un’instabilità rotulea confermata da radiografie adeguate (laterali), quindi con una displasia della troclea del femore, non potrà essere risolta definitivamente con l’ausilio del recupero funzionale, ma sarà necessario l’invio a un ortopedico per un eventuale intervento chirurgico. Di fronte a un’ipotonia del vasto mediale nei confronti del vasto laterale, la rotula risulterà spostata verso l’esterno. Questo disequilibrio tende, con il tempo, a provocare un non fisiologico allineamento della patella e conseguenti dolori. In soggetti sedentari, vista l’ipotonia di un arto, non sarà strano trovare dolente anche il controlaterale. Questa analisi, soprattutto se eseguita subito in seguito ai primi sintomi, permetterà di aggredire precocemente il problema dal punto di vista del recupero funzionale e consentirà di lavorare selettivamente sull’aumento del tono muscolare del vasto mediale e sulla stimolazione dei propriocettori del ginocchio che stabilizzeranno la rotula attivamente. Per quanto riguarda il disequilibrio tra la muscolatura della loggia anteriore e quella posteriore, sarà utile ripristinare un corretto rapporto tra il tono delle due masse muscolari, attraverso una serie di esercizi volti all’allungamento della catena posteriore che, se troppo tesa, porta tibia e perone posteriormente rispetto al femore, compattando la rotula verso la troclea.

CONDROPATIA DA TRAUMA AL GINOCCHIO Nel caso di un trauma al ginocchio,

la condropatia può manifestarsi come diretta conseguenza di una lesione parziale o anche più estesa (fissurazioni profonde) della cartilagine rotulea o femorale. Il ricorso o meno alla chirurgia sarà giudicato solo in base al grado di lesione della cartilagine articolare. La presenza di una piccola lesione senza particolari segni di dolenzia sarà risolta completamente con il solo recupero funzionale. Altri casi, invece, dovranno essere obbligatoriamente trattati dal chirurgo, che interverrà cercando di “salvare” quanta più cartilagine possibile, pensando magari a un trapianto mediante carotaggi o colture in vitro. Appare ovvio come, in questa seconda ipotesi, la riabilitazione del paziente sarà molto più delicata, prolungata nel tempo e solo in un secondo momento si potrà affrontare una riabilitazione funzionale mirata al totale recupero del tono-trofismo dell’arto inferiore.

CONDROPATIA CONGENITA Solitamente chi è affetto da condropatia congenita avverte i primi sintomi verso i 12-14 anni; prima, infatti, la patologia è quasi sempre silente. A questa età lo sviluppo e l’attività fisica possono accelerare il sovraccarico alle ginocchia e dare inizio ai primi sintomi. È da rilevare, inoltre, che in questo tipo di patologia sono spesso entrambe le ginocchia a soffrire degli stessi sintomi. Solitamente, in questo caso vi sarà grande probabilità di ritrovare il legamento alare esterno più in tensione rispetto all’interno: si ricorre spesso a un intervento chirurgico chiamato “lateral release” di sezione del legamento alare esterno che, eseguibile in tecnica artroscopia, permette di ricentrare la rotula nella sua sede e favorire la conseguente correzione del “tilt rotuleo”. Dopo un minimo ricovero post-intervento, il paziente viene solitamente mandato a casa con un tutore che permette comunque una lieve mobilizzazione del ginocchio fino a circa 90°. Non vi sono problemi per la deambulazione, in carico parziale prima e totale poi, e dopo circa un mese e mezzo 12

o due il tutore viene tolto. Ciò consentirà al paziente, seguito da un fisioterapista, di ricercare un grado maggiore di flessione fino al raggiungimento della mobilità fisiologica. Tendenzialmente il recupero totale e il graduale ritorno all’attività sportiva si verifica intorno al 5°- 6° mese dall’intervento.

COME AGIRE SELETTIVAMENTE In tutte e tre le casistiche, ma in tempi diversi, può essere utile uno strumento come l’elettrostimolatore, che può far lavorare selettivamente il vasto mediale, coinvolgendo al minimo gli altri vasti. Un’ulteriore metodica è la ginnastica propriocettiva che permetterà, stimolando i recettori muscolo-tendinei, di stabilizzare la rotula dopo averla preventivamente “centrata” con l’utilizzo dell’elettrostimolatore. Tutto andrà proposto con una corretta progressione, tenendo soprattutto presente che solamente dopo aver riequilibrato la muscolatura sarà possibile reintegrare nuovamente esercizi ciclici come bike o tapis roulant, prima fortemente sconsigliati, e anche riproporre tutti gli esercizi isotonici in forma completa, evitando per ovvie ragioni la leg extension. Andrà quindi ricreato un tono di base, cercando di sovraccaricare al minimo la rotula, evitando l’iperpressione della stessa. A questo scopo ci vengono in aiuto anche gli esercizi svolti in isometria, per esempio: a terra in posizione seduta con un supporto sotto il ginocchio, contrarre il quadricipite evitando l’estensione completa dell’arto. Da non dimenticare, infine, l’importanza di un corretto riequilibrio muscolare anche dal punto di vista della mobilità. Spesso, infatti, si riescono a risolvere, o meglio ancora prevenire, patologie femoro-rotulee più gravi con la sola introduzione di esercizi di stretching adeguati. Ottime le posture Mézières, che permettono un allungamento globale della catena muscolare posteriore, oltre ai classici esercizi di stretching analitico.


Focus: il ginocchio infortunato

menisco

il recupero funzionale dopo l'asportazione in artroscopia di un menisco di Stefano Cucchetto cucchetto.stefano@tin.it

Sono sempre più numerose le persone che si sottopongono a un intervento chirurgico per l’asportazione di un menisco. L’intervento avviene il più delle volte in artroscopia: tale modo di operare risulta sicuro, permette un alto grado di successo e un veloce recupero funzionale, a patto che il paziente esegua con cura scrupolosa la riabilitazione muscolo-scheletrico-motoria corretta. Ma cosa sono i menischi e cosa sono preposti a fare nel nostro apparato muscolo-scheletrico? E soprattutto: quali sono le cause che possono danneggiarli, alcune volte irrimediabilmente?

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Focus: il ginocchio infortunato

er ogni ginocchio vi sono due menischi, uno mediale e l’altro laterale, adagiati sulla superficie tibiale dell’articolazione del ginocchio. Essi sono addossati e “fusi” con la capsula articolare e possiedono una discreta mobilità e deformabilità, che consente loro di adattarsi ai mutamenti spaziali che si verificano durante i diversi movimenti articolari. La loro funzione è quella di stabilizzare il movimento di scivolamento e rotolamento dell’estremità femorale grossolanamente sferica, su una superficie piatta come quella della tibia. In parole povere i menischi fungono da cuscinetti fra la tibia e il femore, in modo da non porre gli stessi a diretto contatto osseo. Quando una o entrambe queste strutture, per un movimento sbagliato o per uno sbilanciamento dell’atleta, rimangono “intrappolate” tra il femore e la tibia, si determi-

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na una lacerazione o rottura, in base alla gravità del trauma subito. Casi tipici possono essere: durante una partita di calcio, quando un avversario ferma il piede di un giocatore che si appresta a calciare un pallone; un recupero di una “seduta” con gli sci, quando il soggetto vuole ritornare nella posizione iniziale, centrale rispetto allo sci, per non cadere; nella pallavolo, nella fase di atterraggio da un “muro”, quando la parte superiore del corpo rimane sbilanciata all’indietro. La sintomatologia solitamente è di dolore vivo, con impossibilità di poggiare a terra l’arto colpito, che spesso si gonfia rendendo più acuto il dolore.

sonale qualificato alla riabilitazione. L'obiettivo della fisioterapia è di aumentare progressivamente i gradi di movimento del ginocchio, di recuperare la forza e l'elasticità muscolare. Il recupero funzionale del ginocchio si svolge in tre fasi. L’intensità del programma di recupero dipende sempre da alcuni fattori: tipo di intervento subito, età del paziente, precedenti problemi capsulo-legamentosi al ginocchio, attività del paziente (se è un atleta sarà opportuno integrare il periodo riabilitativo con esercizi specifici che preparino al ritorno allo sport). PRIMA

FASE (ROSSA): MOBILIZZAZIONE

DEL GINOCCHIO

RECUPERO E RIABILITAZIONE Dopo pochi giorni dall'intervento si può iniziare una riabilitazione specifica presso un centro di rieducazione idoneo o una palestra con per-

14

La fisioterapia inizia con la mobilizzazione della rotula, il massaggio del quadricipite e il recupero della flesso-estensione. Il piegamento del ginocchio deve essere lento e graduale per riportare la giusta tensione muscolare, ma soprattutto l’escursione capsulo-legamentosa corretta. Gli esercizi possono essere passivi, quando è il fisioterapista che muove manualmente il ginocchio e il paziente deve cercare di stare rilassato; attivi, quando il paziente s’impegna a muovere il ginocchio cercando di raggiungere i gradi estremi di flessione ed estensione. Movimenti bruschi o affrettati possono portare ad aumentare il dolore del paziente, che avrà in seguito un feedback negativo con paura di piegare il ginocchio perché lo associa al dolore provato in precedenza. In questa prima fase di recupero il fisioterapista potrà effettuare anche esercizi per il rafforzamento dei muscoli ischiocrurali e la


Focus: il ginocchio infortunato

mobilizzazione della caviglia. Bisogna sempre porre particolare attenzione nel far effettuare dello stretching sia prima sia dopo la “seduta” di recupero. SECONDA FASE (ARANCIONE)

- Test diagnostici; - deambulazione; - inizio potenziamento a carico naturale e con sussidi; - utilizzo di attività motorie “integrate”. In questa fase del recupero funzionale dell’articolazione del ginocchio possiamo effettuare dei test diagnostici isocinetici per testare la forza espressa e le differenze fra arto operato e non. Si prosegue inoltre con esercizi di mobilità articolare attiva (sotto il controllo di un operatore qualificato) in combinazione con esercizi muscolari e deambulazione. Il recupero passa anche attraverso alcuni strumenti utili e macchinari quali: - cyclette, inizialmente con l’accortezza di utilizzare la sella alta per ridurre il piegamento del ginocchio; - elastici, per far lavorare l’arto contro-resistenza (attività integrata); - piscina, per fare deambulazione in acqua; inoltre possono essere effettuati esercizi di flesso-estensione dell’arto operato, ma in questa fase di recupero di tonicità è bandito il nuoto, specialmente lo stile a rana. Sono molto utili gli esercizi di propricettività: attraverso l’utilizzo di tavolette propricettive possiamo aumentare la sensibilizzazione e rafforzare la struttura osteo-scheletrica articolare, nonché aumentare la coordinazione. Possiamo far effettuare i movimenti più svariati: statici su tavoletta, con palleggi e slancio, deambulazione tra tavolette senza e con palleggio. TERZA FASE (VERDE)

Utilizzo di macchine per aumentare la tonicità muscolare. Si iniziano a usare sempre sotto stretto controllo di un fisioterapista sovraccarichi per aumentare il tono muscolare. Oltre ai già citati elastici, possiamo utilizzare cavigliere, avendo l’accor-

tezza di aumentare il peso con gradualità fino all’utilizzo di presse con carichi via via crescenti e sempre sotto l’occhio vigile di un operatore specializzato. In palestra passiamo far eseguire piccoli saltelli (senza rimbalzo) senza cercare all’inizio la massima spinta a terra e il massimo piegamento articolare. Se ci rivolgiamo invece al recupero di un “atleta” possiamo ricorrere allo squat senza sovraccarico in modo lento e graduale, utilizzando poi carichi crescenti con bilanciere. Possiamo integrare l’attività svolta in palestra con uscite in bicicletta, aumentando gradualmente il chilometraggio, dapprima scegliendo percorsi pianeggianti e successivamente salite in progressione con pendenza via via più accentuata (si sconsigliano pendenze dove la persona deve alzarsi dalla sella per salire, a meno che non sia un atleta ciclista agonista). Utilizzando la mountain bike sono assolutamente da evitare i percorsi sterrati o con buche, mentre sono da preferire strade asfaltate. Rispettando queste tre fasi si riesce a raggiungere in maniera graduale il perfetto recupero muscolare e la giusta flessibilità e tonicità dell’arto operato; tuttavia, non bisogna dimenticare di avere un menisco in meno, e quindi occorre avere molta prudenza.

stimolatori, l’esperienza personale mi ha portato a credere che si tratta di una buona “terapia” integrativa, ma non assolutamente sostitutiva al potenziamento mirato tramite macchine tradizionali (pressa). Ricordate: contrazioni indotte artificialmente (tramite corrente) prevaricano la naturale contrazione ottenuta per volontà dal nostro cervello sul muscolo, perciò è necessario selezionare programmi, durate e intensità con molta attenzione. I cicli di elettrostimolazione dovrebbero essere sempre svolti con l’aiuto di personale specializzato: il “fai da te” può essere pericoloso.

CONSIDERAZIONI Molti si affidano a macchine che, tramite interfaccia computerizzata, forniscono i parametri dell’attività svolta come il grado di forza di un arto rispetto all’altro; inoltre consentono di far effettuare esercizi contro resistenza programmata e con angoli specifici. Tale gestione precisa e “parametrabile” viene controllata da un potente e affidabile software fino a giungere al REV 9000, macchina isocinetica estremamente sofisticata che permette anche l’elettromiografia integrata e computerizzata. Per quanto riguarda il potenziamento muscolare tramite elettro15

CONCLUSIONI Non sono stati indicati volutamente i tempi espressi in giorni o settimane per passare dalla fase rossa all’arancione, alla verde né tanto meno specificati esercizi e modalità di carico perché prevedere a priori i progressi e il reale recupero alla normalità di un soggetto operato è difficile: di volta in volta spetta ai fisioterapisti o al personale specializzato.


Focus: il ginocchio infortunato

protocolli riabilitativi

dopo

ricostruzione del Analisi dei processi di guarigione biologica e successivo ritorno allo sport agonistico di Rosario D’Onofrio r.donofrio@alice.it

Esaurito, almeno temporaneamente, il dibattito sulla tecnica chirurgica ricostruttiva nelle lesioni del legamento crociato anteriore (LCA), oggi l’interesse scientifico è orientato sui protocolli riabilitativi la cui costruzione dovrebbe essere legata all’evoluzione del processo di rimodellamento e di maturazione del neo legamento, e ai relativi stress tensionali derivanti dagli esercizi terapeutici effettuati in catena cinetica chiusa e aperta. Analizziamo criticamente alcuni punti cruciali degli aspetti clinici e riabilitativi. 16

lca


Focus: il ginocchio infortunato

n una chirurgia del ginocchio ormai stabilizzatasi sul prioritario utilizzo, come trapianto pro LCA, del tendine rotuleo o del semitendinoso e gracile, si riscontrano ancora oggi incertezze sulle strategie riabilitative da seguire. Esse sono, nella gran parte, somministrate in maniera diversificata e in protocolli standard e non personalizzati. Una certa univocità di visione della scienza medica traumatologica e riabilitativa italiana riguarda: - l’immediata concessione della piena estensione fin dalla 1a giornata post operatoria; - il carico fin dalla terza giornata, autorizzato con bastoni canadesi. La maggior parte dei protocolli riabilitativi proposti nella fase post ricostruttiva del LCA, (lesione che spesso non è mai isolata, ma associata ad altri eventi lesivi che interessano l’articolazione del ginocchio) presentano obiettivi, mezzi e tempi applicativi estremamente diversificati tra loro, spesso addirittura contrastanti nei loro contenuti e con una consequenzialità scientifica non omogenea. È noto ormai che contrazioni del quadricipite possono creare non solo delle “anterior shear force” parallele al piatto tibiale, deleterie per il neo legamento, ma anche stress negativi nella sede del prelievo, in particolare se parliamo del tendine rotuleo. Questa sede attraversa una fase di rimodellamento che si evidenzia con la formazione di neo collagene, rimanendo più debole e meno “estensibile” del normale. Bisogna pensare che a 45 giorni dall’intervento, un controllo ecografico del tendine rotuleo sede del prelievo, presenta un aumento di spessore e di larghezza fino a 3 volte il valore normale e questo, sia per edema locale che per la presenza nel suo interno di tessuto riparativo, ovvero di fibre di collage distribuite in maniera irregolare. Solo a questo punto diventa importante, quando la sintesi e la degradazione di collagene si equivalgono rimanendo stabili, che le “cicatrici

I

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di riparazione” siano stimolate con dolci stress tensili a trazione longitudinale, di modo che le fibre neo formate del tendine, possano allinearsi ottimamente per gestire gli alti livelli di stress derivati dal carico che l’apparato estensore esprime durante l’attività sportiva. Se questo non si verifica, l’atleta incorre, quasi sicuramente, a processi patologici, di vario grado ed entità, a carico dello stesso tendine rotuleo. Non devono essere incoraggiate, in questa fase, esercitazioni isometriche massimali in catena cinetica aperta e chiusa, in quanto stimolano notevolmente l’apparato estensore del ginocchio, sollecitando in maniera enorme e diversificata, dal punto di vista biomeccanico, sia la sede del prelievo rotuleo che il neo LCA. A 3 mesi, risulta ancora irregolare la normalizzazione ecografica del processo riparativo del tendine rotuleo, situazione che si stabilizza, come evidenzia il follow up ecografico, dopo circa 12 mesi, con un buon recupero delle caratteristiche strutturali primarie del tendine. Un’errata programmazione del carico riabilitativo, in questa fase, predispone il paziente a fenomeni irritativi del tendine rotuleo e dei flessori del ginocchio, che potrebbero persistere per molti mesi nel post operatorio, e a un incremento del versamento articolare durante la riabilitazione, che non risulta essere un atto fisiologico, ma rappresenta una complicanza. Le lesioni del LCA non sono quasi mai isolate, ma associate ad altre lesioni con una importante correlazione tra danno cartilagineo e lesioni meniscali. L’esistenza di condropatie associate a lesioni meniscali, in una lesione del LCA, è un’importante causa di peggioramento dei risultati finali. L’incidenza delle lesioni meniscali nelle instabilità del ginocchio è nell’82% delle lesioni legamentose acute, così come nel 96% delle lassità croniche. I menischi rivestono un importante ruolo stabilizzatore, propriocettivo e ammortizzatore degli stress a carico dell’articolazio-


Focus: il ginocchio infortunato

FEMORE

CONDILO MEDIALE FEMORE LEGAMENTO CROCIATO POSTERIORE LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE

CONDILO LATERALE FEMORE MENISCO LATERALE

MENISCO MEDIALE

LEGAMENTO COLLATERALE FIBULARE

LEGAMENTO COLLATERALE TIBIALE

TUBEROSITÀ ANTERIORE TIBIA

FIBULA

ne del ginocchio. Il menisco mediale riveste un importante ruolo nel gioco della trasmissione delle forze sul ginocchio. Dopo meniscectomia si nota un aumento del 20% delle frizioni articolari. Si evidenzia in letteratura, tra l’altro, una riduzione della rima articolare tibio femorale fino al 75% dei valori pre–meniscectomia, con un aumento del carico del 235% sulla stessa articolazione del ginocchio. Immaginiamo un paziente da riabilitare che, oltre a una lesione del lca, ha associato una lesione del menisco mediale e/o condrale: quale strategia riabilitativa attuare? Il prelievo del tendine rotuleo potrebbe accentuare problematiche già esistenti a carico dell’articolazione femoro-tibiale e soprattutto a carico della femoro-rotulea, così come il prelievo dei tendini della zampa d’oca, potrebbe comportare un deficit dell’estensione del ginocchio (5-10%), di forza dei ro-

TIBIA

tatori interni tibiali e ipomobilità della rotula, che potrebbe concorrere a un impingement a carico della stessa articolazione femoro–rotulea. Il quadro è completato da un decremento della flessibilità del quadricipite e dei flessori del ginocchio assolutamente fisiologico, fattori funzionali che si instaurano fin dai primi giorni del post–operatorio. Per patologie a carico di questa articolazione, in particolar modo per quelle cartilaginee femorali, sono incoraggiati esercizi in un range articolare fra 0° e 20°/30°, dove si determina una minima pressione sull’articolazione femoro/patellare. Questi esercizi terapeutici, risultano essere assolutamente “proibiti” per molti mesi nell’ambito delle ricostruzioni isolate del LCA per via dell’alto stress cui è sottoposto negli ultimi gradi di estensione del ginocchio. Per esempio, nelle lesioni cartilaginee trocleari operate, gli esercizi come 18

lo squat non sono concessi sino a 12 -18 mesi dopo l’intervento; se queste sono associate a lesione del legamento crociato anteriore, la strutturazione del processo riabilitativo diventa abbastanza complessa e problematica. Alla luce di questo, come non personalizzare un protocollo riabilitativo adeguandolo allo status clinico e al paziente? I muscoli semitendinoso e gracile, oltre al controllo eccentrico della rotazione esterna della tibia, rappresentano le linee attive di difesa contro il movimento di valgizzazione e, in associazione al bicipite femorale, anche contro la traslazione anteriore della tibia rispetto al femore: il loro utilizzo pro-crociato anteriore potrebbe influenzare, impoverendo, la biomeccanica e il controllo della stabilità del ginocchio, creando scompensi posturali? Il quadro che ci si presenta risulta essere abbastanza complesso nella scelta delle strategie riabilitative da attuarsi; proprio per questo, non possono essere estemporanee, né lasciate a protocolli stereotipati.

IL RUOLO DELLE GINOCCHIERE NELL’IMMEDIATO POST–OPERATORIO Dal punto di vista del ragionamento clinico, si tende a utilizzare la ginocchiera a protezione, vista l’inibizione dell’attività muscolare consequenziale all’intervento e in relazione a movimenti attivi e passivi, ritenuti deleteri per l’articolazione del ginocchio sul neo legamento. Durante la ripresa del carico corporeo, che oggi è praticamente immediato (in terza giornata), nelle ricostruzioni del LCA non sono tanto a rischio i movimenti sul piano sagittale in antero–posteriorità, quanto i movimenti del ginocchio in varo–valgo o intra-extrarotazione. Oggi il 47% dei protocolli prevede nel post-operatorio una ginocchiera stabilizzata in estensione e mobilizzazione passiva motorizzata. Se da un lato l’attività precoce concorre senz’altro a ridurre i livelli della limitazione funzionale del ROM, come complicanza


Focus: il ginocchio infortunato

post chirurgica, dall’altro la ginocchiera non limita le contrazioni del quadricipite, che possono provocare delle forze di taglio femoro-tibiali atte a provocare over stress sul neo LCA e sulla sede del prelievo (se è stato utilizzato il tendine rotuleo come innesto pro-LCA). Diversi studi sono stati effettuati per valutare l'effetto di differenti tipi di ginocchiera nelle fasi di riabilitazione post operatoria, seguendo variati protocolli di lavoro, per valutare eventuali differenze di espressione di forza degli estensori e dei flessori del ginocchio, disuguaglianze sulla stabilità antero-posteriore e sulla funzione articolare del ginocchio. Le pubblicazioni hanno evidenziato che nessun beneficio è stato trovato nell’usare una ginocchiera postoperatoria, in pazienti su un follow-up a 24 mesi dopo chirurgia ricostruttiva.

CONSIDERAZIONI SUL RITORNO ALLO SPORT La ricerca spasmodica della riduzione dei tempi riabilitativi ha creato ancor più confusione nella stabilizzazione dei protocolli riabilitativi, che risultano essere sempre più diversificati nei contenuti e nelle forme. Oggi i dati e i monitoraggi che emergono dalla letteratura invitano a una maggior prudenza e in media si autorizza la ripresa dell’attività agonistica intorno ai 7 mesi

(range 6 -9 mesi), anche se ci sono delle eccezioni che in funzione delle loro esperienze cliniche e scientifiche portano l’atleta in campo intorno al 4° mese. La valutazione della forza a 6 mesi dall’intervento diventa, come tutto il monitoraggio eseguito durante la riabilitazione, un importante quadro di riferimento cui attenersi per analizzare tempi e modalità riguardanti il ritorno agli sport di squadra. Sono riportati in letteratura: - a 6 mesi, ancora deficit di forza del quadricipite, che va dal 19 al 44% dopo la ricostruzione, mentre il deficit dei flessori è senz’altro minore, intorno al 10%, 15%. - a 12 mesi dalla ricostruzione, il deficit di forza del quadricipite è fra il 13 e il 24%, mentre il quadro dei valori di forza dei flessori rientra nei valori normali. Un “case report” pubblicato nel 2005 illustra il caso clinico di un atleta di altissimo livello operato per la ricostruzione di LCA, con semitendinoso e gracile 4 giorni dopo la lesione e ritornato all’attività sportiva agonistica dopo 90 giorni dall’intervento. La riabilitazione fu iniziata otto giorni dopo la chirurgia ricostruttiva, con 2 sessioni di lavoro riabilitativo al giorno per 5 giorni alla settimana, più 1 sessione ogni sabato mattina. Le sessioni comprendevano attività in piscina, esercizi per flessibilità, coordinazione e

per il recupero della forza, oltre che sul campo di calcio per recupero delle abilità tecniche e tattiche, con continuo monitoraggio dell'intensità di training. La tecnica chirurgica e un programma progressivo di riabilitazione permisero all’atleta di giocare per 20 minuti in una gara ufficiale nella massima divisione 77 giorni dopo la chirurgia e a 90 giorni giocare un pieno gioco. Questo grazie a una progressione personalizzata del volume e dell'intensità dei carichi di lavoro e a un’appropriata densità del training riabilitativo, una miscela di palestra, piscina ed esercizi di campo. Al di là di casi isolati, la maggior parte degli atleti operati di LCA tornano agli sport di running, cutting, pivoting e di salto precocemente, senza aver appianato i deficit biomeccanici. In contrapposizione, peggiorano il loro quadro clinico/anatomico con un deterioramento dell’ambiente e della cinematica articolare. Il ritorno precoce predispone l’atleta a patologie da overuse, e in un range di 30/60 giorni dall’inizio degli allenamenti, a lesioni muscolo-tendine e non solo a carico dell’arto patologico. Il nostro pensiero riguardo alla concessione della ripresa dell’attività sportiva in operati di LCA sposa quello di Shelbourne che “…. non è riferito al tempo trascorso dall’intervento allo sport, ma alle condizioni del ginocchio”, ovvero al suo status clinico e biomeccanico.

IL RUOLO DELLE GINOCCHIERE FUNZIONALI NELLA PERFORMANCE SPORTIVA Il ruolo stabilizzatore e protettivo del cosiddetto “tutore” sul piano sagittale, nei movimenti in varo - valgo e rotazionali, che sul controllo della traslazione anteriore, durante la performance è ricollegabile maggiormente a fattori psicologici che a reali fattori strutturali e meccanici. È bene, comunque, ricordare anche che le linee di difesa attiva contro la traslazione anteriore sono composte da: bicipite femorale, gastrocnemio, popliteo, sarto19


Focus: il ginocchio infortunato

rio, gracile, semitendinoso e semimembranoso. Questo ruolo di controllo muscolare attivo diminuisce durante gli esercizi di squat, man mano che si arriva alla piena estensione del ginocchio. La ginocchiera non aumenta la stabilità di ginocchio nei movimenti rotazionali e in varo/valgo, che sono innumerevoli durante sport come il calcio, basket, pallamano. Oltre a opporsi alla traslazione anteriore della tibia, la co-contrazione degli ischio crurali, del quadricipite e del gastrocnemio incrementa il supporto a difesa nei movimenti patologici in varo-valgo rotazione interna ed esterna, che sono numerosi durante l’attività calcistica o cestistica, considerati sport ad alto indice torsionale. Con la ginocchiera, per esempio, l'attività del semitendinoso e del bicipite femorale decresce significativamente (17% - 44 %).

I movimenti in varo-valgo associati alla rotazione interna-esterna, sono protetti dall’attivazione contemporanea di tutti i distretti muscolari del ginocchio. La cocontrazione del quadricipite e degli ischio crurali, incrementa la stiffness dell'articolazione (intesa come coaptazione) in tutte le sue direzioni di carico. Il ruolo della ginocchiera preventiva utilizzata durante la performance o la ripresa sportiva dopo ricostruzione del LCA può assolvere il compito di protezione o limitare movimenti così complessi come valgo rotazione esterna in varo rotazione interna? Sicuramente no. Ulteriori approfondimenti hanno evidenziato che la ginocchiera funzionale risulta inutile quando i carichi di lavoro sono intensi o elevati, o quando gli stress sono applicati in maniera imprevedibile e ricollegabili a gestualità sportive di alto rischio torsionale.

CONCLUSIONI Gli aspetti riabilitativi legati alla ricostruzione del LCA sono legati alla guarigione biologica del trapianto, allo studio delle lesioni associate e al ruolo biomeccanico degli esercizi terapeutici e delle entità di carico in catena cinetica chiusa e aperta. Durante l’iter riabilitativo diventa importante soffermarsi sul recupero e mantenimento dei livelli ottimali di propriocettività e delle qualità neuromuscolari, attraverso programmi di agilità e multi-station–proprioceptive training, oltre che training pliometrici. Per quanto riguarda l’uso della ginocchiera post-operatoria, l’orientamento rimane “elastico”: personalizziamo il progetto riabilitativo, in funzione delle numerose variabili che si presentano alla nostra osservazione (età del paziente, tipo e livello di attività sportiva, analisi del monitoraggio pre-operatorio, tipo di ricostruzione e relativa fissazione ecc.). Il nostro pensiero scientifico ci induce a preferire alla ginocchiera funzionale, da utilizzare in ambito sportivo, un potenziamento muscolare specifico, monitorato e costantemente associato a un training propriocettivo mirato, ricollegabile alla gestualità semplice e complessa dell’attività sportiva specifica.

BIBLIOGRAFIA 1. D’Onofrio R. Manzi V. Ricondizionamento e ritorno allo sport agonistico in atleti top-level operati di lca. Relazione personale Simposio Nazionale multidisciplare sulla medicina dello sport, Roma 15 maggio 2004. 2. Roi GS, Creta D, Nanni G, Marcacci M, Zaffagnini S, Snyder-Mackler L. Return to official Italian First Division soccer games within 90 days after anterior cruciate ligament reconstruction: a case report, J Orthop Sports Phys Ther. 2005 Feb; 35(2):52-6. 3. Shelbourne KD, Davis TJ. Evaluation of knee stability before anterior cruciate ligament with the iliotibial band autograft in and after participation in a functional sports agility program during rehabilitation after anterior cruciate ligament reconstruction, Am J Sports Med, 1999.

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CORSO da sabato 28 aprile

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CORSO DI DI FORMAZIONE PER L'APPLICAZIONE DEL TAPING KINESIOLOGICO IN TRAUMATOLOGIA SPORTIVA CON SPECIFICO RIFERIMENTO ALLA PREVENZIONE DEI TRAUMI E DELLA FATICA, NELLA GESTIONE DELL'ATLETA IN PALESTRA E IN CAMPO Il taping kinesiologico è utilizzato in ambito sportivo prima, durante e dopo il gesto atletico: prima, per preparare e prevenire e dopo per defaticare. Questa tecnica innovativa si basa sulle naturali capacità di “balance” del corpo, stimolate dall’attivazione del sistema “neuromuscolare” e “neuro-sensoriale”, secondo i nuovi concetti di Neuroscienza. Il metodo scaturisce dalla scienza della chinesiologia. Si tratta di una tecnica correttiva meccanica e/o sensoriale, che favorisce una migliore circolazione sanguigna e linfatica nell’area da trattare. Nella fase di recupero il taping kinesiologico si applica per migliorare la circolazione sanguigna e linfatica, ridurre l’eccesso di calore e di sostanze chimiche presenti nei tessuti, ridurre l’infiammazione. Il taping kinesiologico mira a: azionare i sistemi analgesici endogeni; stimolare il sistema inibitore spinale e il sistema inibitore discendente; correggere i problemi delle articolazioni; ridurre gli allineamenti imprecisi causati da spasmi e muscoli accorciati; normalizzare il tono del muscolo e l’anormalità di fascia delle articolazioni; migliorare il ROM.

A chi è rivolto? Laureati in Scienze Motorie, diplomati ISEF, studenti e personal trainer

PROGRAMMA 28 aprile - Storia del taping kinesiologico, l’evoluzione dei materiali. - Generalità sui meccanismi di applicazione, tecniche base per l’applicazione del nastro. - Lo screening test; le controindicazioni - Le tecniche correttive: meccanica; linfatica; funzionale. - Applicazioni pratiche alla spalla. - Applicazioni pratiche per i principali muscoli: 1) arto superiore (deltoide, trapezio,

piccolo e grande rotondo, grande pettorale, grande e piccolo romboide, tricipite brachiale, bicipite brachiale, brachioradiale, supinatore, pronatore rotondo, pronatore quadrato, pronatore lungo, estensore lungo del pollice, estensore del dito mignolo; 2) collo (scaleno anteriore e posteriore, sterno-cleido-mastoideo. Muscoli del capo, lungo del collo. - Controindicazioni. - Domande e conclusioni.

29 aprile - Applicazioni pratiche per i principali muscoli: 3) tronco: gran dorsale, trapezio inferiore, retto addominale, obliquo addominale interno ed esterno, diaframma, ileo, paravertebrali. 4) arti inferiori: grande gluteo, medio e piccolo gluteo, tensore della fascia lata, sartorio, adduttori, piriforme, quadricipite del femore, posteriori della coscia, soleo e gastrocnemio, estensore lungo dell’alluce, peronei, lungo estensore del piede, flessore breve dell’alluce. 5) zona lombare: sacro spinali, lombosacrali. - Applicazioni pratiche di correzione funzionale sportiva: a) spalla; b) polso; c) gomito; d) ginocchio; e) caviglia; f) colonna lombare e cervicale. - Discussione e prova pratica. Test di valutazione.

Durata del corso Il corso è articolato in 2 giorni per un totale di 16 ore, il 28 e 29 aprile. Orari - inizio lezioni ore 9 - pausa pranzo alle ore 13 - inizio lezioni ore 14 - fine lezione ore 18. Dove: Milano.

guarda il video Iscrizioni Quanto costa: 449 euro entro il 31 gennaio; 489 euro per iscrizioni successive. Prezzi Iva inclusa. La quota è comprensiva di: - 30 euro di iscrizione alla scuola (validità annuale) - opuscolo informativo - 3 nastri elastici e un paio di forbici per le prove pratiche, - materiale informativo con trattamento di casi clinici - attestato di partecipazione Modalità di pagamento - Versamento postale: Conto corrente postale n° 26993204 Intestato ad Alea Edizioni, via Sapeto, 5 20123 Milano - Bonifico bancario: CC 48054 intestato a: Alea Edizioni Banca Popolare di Milano Ag. 7 Codice IBAN: IT 43 Q 05584 01607 000000048054 Inviare via fax al n°0258111116, o via mail a infoscuola@professionefitness.com, la fotocopia della ricevuta del versamento con il nome dell´iniziativa scelta e i dati personali completi di un recapito telefonico e un'e-mail (codice fiscale e/o partita IVA obbligatori). Prossima edizione di questo corso: 23 e 24 giugno

www.professionefitness.com infoscuola@professionefitness.com tel 02/58112828


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LA BIBLIOTECA DI “I QUADERNI DI I QUADERNI DI n° 19 - Allenamento Sull’apprendimento motorio degli esercizi di Body-building di JIMMY PEDEMONTE Impugnare gli attrezzi tradizionali del Prof. ANGELO CASTIGLIONI Il principio dell’adattamento progressivo di NUCCIO RUBERA Analisi di tre aspetti importanti della forza del Prof. ARMANDO FUCCI L’allenamento isometrico del Prof. ARMANDO FUCCI Deadlift di NICOLA CAMERA Il sistema a frequenza multipla di FRANCESCO CURRÒ Body-building & allungamenti miofasciali di NICOLA DACOMO

I QUADERNI DI n° 7 - Allenamento Le colonne d’Ercole di MARCO NERI e ARMANDO DEFANT Srl Andrea’s biceps Editrice di TIBERIO FRANCHI Tricipiti da bovi di ANGELO GIORNO Push it! di PIERO NOCERINO Tom Platz e i suoi pettorali di MARCO BECHINI L’allenamento del petto di EROS SAMMARTINO Rock Hard Abdominals di ALESSANDRO PELLACANI e COSTANTINO BERTUCELLI Addominali e falsi miti di VANNI SACCON Ciao deltoide di ANGELO GIORNO Come costruire dei deltoidi vincenti del Dott. MASSIMO SPATTINI Dorsali a volare del Dott. MARCO NERI I dorsali. Proposta d’allenamento per atleti hard-gainers avanzati di MARCO BECHINI

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I QUADERNI DI n° 20 - Allenamento War of delts di RAFFAELE MORANDINI Il successo sta sulle spalle di JIMMY PEDEMONTE Il muscolo più amato dagli italiani di COSTANTINO BERTUCELLI e ALESSANDRO PELLACANI Allenamento della schiena di MAURO SARNI Allenamento della schiena di ENZO FERRARI Bicipiti come colline di GINO BARZACCHI Fast Abs di RAFFAELE MORANDINI Sù le gambe di CRISTIANA CASONI In gamb...issima! di FRANCESCO CURRÒ Come costruire un quadricipite fantastico senza lo squat di JOHNNY BLOISI Rocky Calves di RAFFAELE MORANDINI

21 26 34

I QUADERNI DI 8 - Allenamento

39 44

9 13 15 18 19 22 25 30 32 35

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Azione muscolare concentrica del Prof. ARMANDO FUCCI Parola di Verchoshansky di ANGELO GIORNO Difetti intrinseci delle presse nell’uso per il potenziamento degli arti inferiori del Prof. ANGELO CASTIGLIONI BIOMECCANICA IN PALESTRA Pre-allungamento e pre-accorciamento di DARIO SORARÙ L’angolo di lavoro di DARIO SORARÙ Il lavoro negli esercizi monoarticolari di DARIO SORARÙ Il lavoro negli esercizi poliarticolari di DARIO SORARÙ Le macchine semplici di DARIO SORARÙ Le macchine isotoniche di DARIO SORARÙ

DOSSIER NATURAL “Super sostanze” e “Psyco-Muscle Training” del Dott. ALESSANDRO GELLI Questione di personalità del Dott. FRANCESCO TODDE Una preparazione H/P del Prof. ROBERTO CALCAGNO DOSSIER INVERNO Che la “massa” sia con noi di MARCO NERI e MAX MAFFUCCI Inverno vs. Termogenesi del Dott. ALESSANDRO VIANELLO Manualetto su come... perdere le gare di CLAUDIO CARELLA DOSSIER ESTATE Sole, mare e ... adipociti di VANNI SACCON Muscoli in ferie di RAFFAELE MORANDINI L’estate a tavolaGli errori più comuni nelle del Dott. ALESSANDRO VIANELLO del Prof. MASSIMO GUGLIELMI

25 29 32

I QUADERNI DI n° 9 - Allenamento

36 41

19

28 33

42

E dL’allenamento i t r i c e in pratica del Prof. ROBERTO CALCAGNO Settembre andiamo, tempo di “ingrossare”… del Prof. MASSIMO GUGLIELMI 36 Periodizziamo la massa Come migliorare del le aree carenti GUGLIELMI 3 Prof. MASSIMO 43 di PIERLUIGI FASSETTA Duri a morire 5 di ANGELO GIORNO I veri esercizi base 8 di JIMMY PEDEMONTE Riflessioni su temi di ipertrofia muscolare 12 di ALESSANDRO AMMASSARI Processi di recupero e rigenerazione nell’allenamento 18 di PIER ANTONIO DELL’AMICO Occhio al tempo! 25 di ARMANDO FUCCI Training program Overtraining 30 di COSIMO ARUTA di RICCARDO UBALDINI Allenamento Dimagrire con dieta e peri-muscolare pesi. MARCELLO MORMINO Facile adidirlo, difficile a farlo 40 di ARMANDO FUCCI

I QUADERNI DI n° 2 - Allenamento

18 22 30 32 35 39

Nozioni di base sulla teoria dell’allenamento sportivo del Prof. ARMANDO FUCCI

3

Norme per l’allenamento giovanile nel body building di JIMMY PEDEMONTE

7

I QUADERNI DI 10 - Alimentazione

37

di MARCELLO TRAM SrlMORMINO

11

14

23

21

I QUADERNI DI n° 1 - Allenamento

Il carico di allenamento nel body building di SAMUELE MARCORA

Attenzione al concetto di “serie” di MASSIMILIANO MENCHI

36 39 44 palestre italiane 3

I QUADERNI DI n° 3 - Allenamento

6 14 20 25 29 44

14

High Intensity di UGO PERALDO

19

1a parte: Principi generali 2a parte: Braccia 3a parte: Torace 4a parte: Quadricipite femorale 5a parte: Dorsali

3 13 17 25 33

High Intensity & Big Wave di NICOLA CAMERA

42

Serie: proposte del Dott. FILIPPO MASSARONI

24

21

Periodizzazione dell’allenamento di LUCIO LANDUZZI

32

26

Ciclizzazione funzionale nel body building di JIMMY PEDEMONTE

4ª serie

28

TRAM

Fondamenti metodologici della periodizzazione dell’allenamento di JIMMY PEDEMONTE

32

Facciamo chiarezza del Prof. ARMANDO FUCCI Noterelle 18 di MARCELLO MORMINO La tecnica dell’esercizio nell’esercizio Srl 25 Edi dJIMMY i t rPEDEMONTE ice Tecniche di recupero nel body-building di ALESSANDRO PELLACANI 40 e del Prof. COSTANTINO BERTUCELLI La ruota del successo 44 Proteine: digestione di VANNI ed SACCON assorbimento 3 Un allenamento ciclico di RAFFAELE MORANDINI di PAOLO IANNETTONE Il ruolo degli aminoacidi a catena ramificata nella regolazione del metabolismo umano 13 del Dott. FULVIO FIORINI Il ruolo dei carboidrati come necessità energetica nell’attività fisica 20 del Prof. GIACOMO ZACCONE Il ruolo delle vitamine più importanti per il body-builder 27 di DANIELE RIZZO E la frutta quando? Sempre 31 di ANNA BARTOLINI 3 Fattori alimentari anti-tumore 38 di NICOLA CAMERA Il body-builder in off-season: 9 alimentazione e supplementazione 44 del Dott. MASSIMO MUSUMECI

35

3

Illustrazioni di VANNI SACCON

L’apporto calorico – Strategie & sinergie 3 di NICOLA CAMERA 7 chili in 7 mesi 16 di MARCELLO MORMINO Attenti alla fibra 21 di MARCO CERIANI A proposito di zuccheri 25 di MARCELLO MORMINO Master Aminoacid Pattern 29 di FILIPPO FORTUNA 2 mesi senza carne 36 Comportamento alimentare del Dott. ALESSANDRO GELLI di NICOLA CAMERA Allergie alimentari 40 Concetti di termochimica alimentare di NICOLA CAMERA del Dott. THEODORE J. BREMBOS e del Dott. MARCO DALLAPICCOLA Dieta: chiariamoci le idee di PIERLUIGI FASSETTA L’integrazione alimentare per Srldel pattern ormonale l’ottimizzazione d iMASSIMO t r i c eMUSUMECI delEDott. Alta definizione: i segreti di una dieta riuscita del Dott. PHILIPPE MORET La “qualità”Integrazione muscolare vincente 3 di RICCARDO UBALDINI di VITTORIO SCIALDONE La dieta pre-gara body-building Le prove di valutazione fisica:nel i test 8 del PELLACANI Prof. ROBERTO CALCAGNO di ALESSANDRO e COSTA BERTUCELLI Gli esami ematochimici 12 di PIERLUIGI FASSETTA Lo stress 15 di NICOLA CAMERA La ritenzione idrica 23 di PIER ANTONIO DELL’AMICO Funzione e metabolismo dell’Ormone dieta metabolica dellaLa crescita 26 delGIACOMO Dott. M. BRIGATTI del Prof. ZACCONE GH-peak 33 La dieta su misura del Dott. MASSIMO MUSUMECI di PIERLUIGI FASSETTA Aspetti attuali dell’iperplasia muscolare: miogenesi e fattori 38 Perfect diet di crescita del Dott. MASSIMOCOLOMBO SPATTINI di RENATO e del Prof. GIACOMO ZACCONE

I QUADERNI DI 11- Medicina dello sport n°

TRAM

I QUADERNI DI n° 4 - Alimentazione

Dentro le fibre 3 del Prof. GIACOMO ZACCONE I sistemi pilota nello sviluppo organico 8 di NICOLA CAMERA Cellule satellite & miogenesi 13 di NICOLA CAMERA Tante contrazioni un solo obiettivo 21 del Dott. ALESSANDRO LANZANI Il Principio di Henneman 25 di RICCARDO UBALDINI Biogenetica muscolare 31 di BRUNO DAVIDE BORDONI e IGOR FERRARINI Stimolazione e inibizione degli ormoni in rapporto all’esercizio intenso 35 del Prof. MASSIMO GUGLIELMI Ormoni: che cosa realmente sono? 40 Body-building & vitamine del Dott. TOMASO LEDER del Prof. MASSIMO GUGLIELMI Fenomenologia dell’ormone somatotropo 43 i no delle vitamine e dei minerali del Dott. ALDOTutti E. CALOGERO del Dott. ANDREA MARLIANI L’apporto del potassio per i culturisti di PIERLUIGI FASSETTA L’acqua del Prof. ROBERTO CALCAGNO FitnesStyle: & Fitness 3 Srl La Body-building ricarica dei carboidrati 5 E dROBERTO i Vita t r i CALCAGNO ce del Circuiti Prof. 8 Le Estate acque minerali L’allenamento 10 di NICOLA CAMERA in casa La Mountain Bike 12 Il frullato di CRISTINAdiTEDESCHI MARCELLO MORMINO Creatine approach Pesi & fitness: il “circuit training” in palestra del Dott. MASSIMO MUSUMECI di LUCIO LANDUZZI 14 Schede di allenamento: il seno 17 di ANTONELLA LIZZA L’estate addosso 21 di ANTONELLA LIZZA Sudare fa bene 29 di MONICA ALBERTI Le bevande isotoniche 35 di MARCO CERIANI 25 modi per ottimizzare la vostra dieta 39 di SILVIA ZANET Come realizzare il “rimbalzo glucidico” Disintossicarsi a tavola 42 Dott. PHILIPPE a cura del di “MEDI INFO” MORET Per imparare un nuovo modo Il riequilibrio idro-salinico nello sport di alimentarsi basta una settimana 45 di PIER ANTONIO DELL’AMICO a cura di “MEDI INFO”

I QUADERNI DI 17 - Alimentazione

I QUADERNI DI 16 - Alimentazione

10 17

n° 3

La programmazione del lavoro per i principianti del Prof. ARMANDO FUCCI

3ª serie

I QUADERNI DI 24 - Medicina dello sport n°

3 8

I QUADERNI DI 15 - Allenamento

15

La scheda di allenamento di RICCARDO UBALDINI Terminologia chinesiologica

3 6

Siamo proprioEsicuri d Teoria i tdir saperci i dell’allenamento c e allenare? 3 di MARCELLO MORMINO di MARCELLO MORMINO Come e perché ci si con le superserie 6 Il allena blocco ipertrofia di EMILIO THEY del Prof. ARMANDO FUCCI Viaggio intorno alla forza ipertrofia con tecniche 11 Il blocco intensive di ARMANDO FUCCI del Prof. ARMANDO FUCCI L’allenamento della forza Intensità per gli atleti intermedi di ENZO FERRARI di ANGELO GIORNO Criteri metodologici per lo sviluppo della forza massimale di COSTANTINO BERTUCELLI e ALESSANDRO PELLACANI Caffé per una lezione intensa del Dott. FILIPPO MASSARONI Come ottenere l’ipertrofia muscolare di ARMANDO FUCCI Peaking di PIER ANTONIO DELL’AMICO 3+1 di ANGELO GIORNO “Titan System” di NICOLA CAMERA

3 8

I QUADERNI DI 14 - Allenamento

17 20

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Tre serie insieme (€ 20,00)

3

15

The “Heavy-duty” System di FRANCESCO CURRO’ Heavy Duty 2

3 8

I QUADERNI DI n° 23 - Alimentazione

I QUADERNI DI n° 22 - Dossier

8 11

I QUADERNI DI 13 - Allenamento

3 13 17

Sì inviatemi: “I QUADERNI DI 1ª serie

I QUADERNI DI n° 21 - Biomeccanica

I QUADERNI DI 18 - Medicina dello sport

3 12 19 25 29 33 40

3 6 12

Dieta e body building di NICOLA CAMERA

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Questione di metabolismo del Dott. MARCO NERI e del Dott. ANTONIO PAOLI

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Il metabolismo dei muscoli del Dott. ANDREA DEFANT e del Dott. MARCO DALLAPICCOLA

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Metabolismo e bioenergetica muscolare di NICOLA CAMERA

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Massa muscolare: pianificare la dieta di PIERLUIGI FASSETTA

44

I QUADERNI DI 12 - Fitness n°

TRAM

I QUADERNI DI n° 5 - Alimentazione

Diuresi e ricambio idro-elettrolitico di NICOLA CAMERA

Risposta adattativa del muscolo all’esercizio fisico: nuovi risultati sperimentali 3 del Prof. GIACOMO ZACCONE La fatica nel body-building: sue basi e significati 8 di JIMMY PEDEMONTE L’indolenzimento muscolare ad insorgenza ritardata 11 di RICCARDO UBALDINI Le patologie muscolari (1) Sintomi, diagnosi e terapia 18 del Dott. STEFANO TRICARICO Le patologie muscolari (2) Cause e riabilitazione 24 del Prof. FRANCESCO TODDE La visualizzazione 30 del Dott. GIUSEPPE ROMBOLA’ Visualizzazione & “ferro” 34 di ENZO FERRARI Il paradosso “mente-corpo” alla base della performance vincente 37 di NICOLA CAMERA Mente: la risorsa inestinguibile 41 del Dott. VINCENZO CAPRIOLI

3 13 16 19 24 29

I QUADERNI DI n° 6 - Medicina dello sport

35 39

I muscoli 3 8 15

La ricostruzione del glicogeno nel muscolo scheletrico negli esercizi di potenza 21 del Prof. GIACOMO ZACCONE “Ricaricare” senza problemi di PIERLUIGI FASSETTA

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Integrare o non integrare? di MASSIMO GUASCO

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Via degli acidi tricarbossilici o “Ciclo di Krebs” di RICCARDO UBALDINI

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Il sistema muscolare del Dott. ANDREA MARLIANI Morfologia muscolare e sviluppo differenziato del Prof. ANGELO CASTIGLIONI Body building tra morfologia e fisiologia di MARCO CERIANI Biochimica dell’attività muscolare nel body builder del Dott. LUIGI BUTTURINI Analisi approfondita della contrazione muscolare del Prof. ARMANDO FUCCI Esercizio fisico e risposta ormonale del Prof. GIACOMO ZACCONE La conduzione dell’impulso nervoso ai muscoli del Dott. MASSIMO MUSUMECI

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ABBONAMENTO “CULTURA FISICA” - Spedizione per posta normale € 33,00 (per l’Italia) Libro “VADEMECUM CULTURISTICO” - € 21,00 Libro “BODY-BUILDING DUEMILAUNO” - € 19,00 Libro “I PROFILI PENALI DEL DOPING” - € 18,00 Libro “RICETTE PER LO SPORT” - € 18,00 Libro “ORMONI E ALLENAMENTO” - € 16,00 Libro “MANUALE DI CRESCITA MUSCOLARE”+“APPENDICE ALLENAMENTO” - € 30,00 Libro “FULL BODY” - € 15,00 Libro “SAPIENS ALLO STATO BRADO” - € 19,00 Libro “LE RADICI DEI SAPIENS” - € 26,00 I versamenti dovranno essere effettuati sul C/c postale 21933502 intestato a “TRAM Srl” - Viale dei Mille, 90 - 50131 Firenze - Tel. 055 570323 - Fax 055 582789 (allegando la copia del versamento al presente tagliando). Spedizione con pagamento C/c postale: + € 1,50 spese fisse Post pay (poste o tabaccheria) n.4023600577192307 cod.fisc. TSS RCR 47P18D 612Q + € 1,50 spese fisse Spedizione in contrassegno: + € 9,00 rispetto ai prezzi indicati MODALITA’ DI RICHIESTA (trattamento dei dati personali ai sensi della legge n. 675/96) Nome....................................................................Cognome.............................................................................................. Via ............................................................................................................................................................ N° .......................... CAP ................................... Città ................................................................................................ Prov. .............................. Tel..............................................................................Firma....................................................................................................

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PILLOLE DI MOVIMENTO Pillole di Movimento è una campagna di sensibilizzazione, in cui diversi attori (Istituzioni, Terzo Settore e realtà private) hanno fatto rete per contrastare l’inattività fisica, in quanto quarto fattore di rischio per la mortalità globale. Per il secondo anno consecutivo, dopo aver presentato il progetto anche al convegno ISCA di Parigi, (International Sport and Culture Association), le Farmacie Comunali del gruppo Admenta-Doc Morris (principali attori della distribuzione delle “pillole”), la Provincia di Bologna, i sindaci e assessori alla Salute e allo Sport di Bologna e di 15 Comuni della cintura (dove sono presenti le realtà sportive affiliate a UISP), l’Azienda USL di Bologna (Unità Operativa Promozione della Salute, Dipartimento di Sanità Pubblica), l’Ordine dei Medici e le Associazioni e Polisportive della Rete Blu, offrono ai possessori delle “Pillole di Movimento” (che non risulteranno già soci nell’anno sportivo in corso) un mese di attività gratuita a scelta fra: cardiofitness, ginnastiche dolci e pilates, balli e attività in acqua). Sono in distribuzione 20.000 confezioni, che imitano quelle di un normale prodotto farmacologico, ma che invece contengono i suggerimenti per la salute e tre buoni per svolgere gratuitamente un mese di attività presso una delle società che partecipano al progetto. Questa campagna si inserisce nelle iniziative volte a promuovere un cambiamento culturale nella popolazione, a favore di stili di vita corretti, per invertire trend su cui l’OMS sta ponendo l’accento già da tempo. www.uispbologna.it/uisp/progetti/

1 ITALIAN POST-DEGREE COURSE 2012 La European Association of Sport Medicine and Exercises Science presenta il 1° Italian Post-Degree Course 2012 dedicato allo stato dell’arte rispetto a: - le lesioni del legamento crociato anteriore nel calciatore; - i traumi distorsivi della tibio-tarsica in Olympic sports. Le Olimpiadi di Londra e i campionati Europei di Calcio in Polonia e Ucraina, fanno del 2012 l’anno internazionale dello sport europeo. Il Congresso, accreditato ECM per le professioni sanitarie, vuole trattare le evidenze della letteratura scientifica inerenti tutte le fasi del processo clinico e riabilita-


NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS NEWS CON LINK DI APPROFONDIMENTO

tivo, dall’evento lesivo sul campo al ritorno agonistico, delle patologie più discusse che interessano questi due grandi eventi sportivi. I relatori terranno originali lezioni magistrali in cui esporranno le attuali indicazioni riguardo epidemiologia, pronto soccorso traumatologico sul campo di gara, valutazione clinica e prescrizione degli interventi, diagnostica per imaging, “Athletic reconditioning” ecc. All’interno del convegno l’European Association of Sport Medicine and Exercise Science ha voluto riservare alle giovani professionalità sanitarie, una sessione di lavori scientifici dove sarà premiata la relazione più innovativa nell’ambito delle scienze dell’esercizio fisico e della medicina dello sport. Il corso, riservato ai medici dello sport, fisiatri, ortopedici e fisioterapisti, si svolgerà l’11 e il 12 maggio presso il Teatro Remigio Paone a Formia (LT). Segreteria Scientifica: European Association of Sport Medicine and Exercise Science (EASMES) www.easmes.com Per scaricare la brochure con il programma del convegno: www.easmes.com/2012/03/08/congresso-11-e-12-maggio-2012-formia-2/

JJ RUNNING FESTIVAL La manifestazione sportiva femminile in programma il 5 e 6 maggio a Bologna è dedicata interamente alle donne e offre una due giorni di attività e iniziative con il fulcro nella corsa podistica in programma nella mattinata di domenica. La nuova edizione di JJ Running Festival avrà in FaNeP (Associazione Famiglie Neurologia Pediatrica di Bologna) un partner prezioso per diffondere e promuovere uno stile di vita attivo e sano, una sinergia importante contro i disturbi legati all’alimentazione. L’appoggio e la condivisione con FaNeP del progetto Charity “Corri contro i disturbi alimentari”, per Running Festival sarà l’occasione di dire NO ai disturbi alimentari: lo sport e l’attività motoria sono alcuni degli strumenti più efficaci di prevenzione e di cura per uno dei mali che coinvolgono maggiormente ragazze e giovani donne italiane. Obiettivo del Festival è quello di sensibilizzare le ragazze e le donne sull’importanza di fare sport e movimento per condurre uno stile di vita sano, che possa favorire la socializzazione, l’incontro e il dialogo, oltre che la salute e la cura del proprio benessere. A livello sportivo la novità più importante del 2012 sarà la Half Half Marathon, una gara competitiva che si correrà sulla distanza di 10,5 km lungo le vie del centro storico di Bologna. Per le non agoniste ci sarà la possibilità di scegliere un percorso non competitivo di 6 km, sempre tra le vie della città, o una passeggiata di 1,5 km perfetta anche per le bambine. Una parte della quota di iscrizione sarà devoluta all’Associazione di Neurologia Pediatrica di Bologna. www.runningfestival.it


Allenamento e rehab

Taping kinesiologico, il Metodo Koreano di Rosario Bellia, Associazione Italiana Taping Kinesiologico www.kinesiobellia.com

Questo metodo si propone di affrontare in modo globale la sintomatologia prodotta dalle patologie da sovraccarico funzionale nello sport, sia nella fase di rieducazione, che in quella agonistica, per supportare l’atleta durante la performance. Pone la massima attenzione sull’analisi delle catene cinetiche e sulla biomeccanica del gesto sportivo; se è indicato, il bendaggio riguarda l’intera catena cinetica interessata.

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Allenamento e rehab orrei innanzitutto specificare che questo Metodo Koreano rappresenta una “evoluzione” del taping kinesiologico, che rimane l’indicazione specifica per i traumi diretti durante la fase acuta e post-operatoria, com’è stato ampiamente presentato nel libro “Il taping kinesiologico nella traumatologia sportiva. Manuale di applicazione pratica“ (Bellia, Selva Sarzo, 2011)1.

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PRINCIPIO DEL COMPENSO MUSCOLARE Un muscolo si contrattura perché, nell’economia del gesto tecnico, i muscoli sinergici allo specifico movimento sono ipotonici. Attivandosi con maggiore facilità e frequenza, durante il gesto sportivo o nella fase di preparazione specifica, è sottoposto a un sovraccarico funzionale che, conseguentemente, darà origine a un “sintomo” (dolore). Kendall (2001)2 afferma che «I muscoli eccessivamente lunghi sono generalmente deboli e consentono un accorciamento adattativo dei muscoli antagonisti». Con il taping kinesiologico cerchiamo, in questa specifica evenienza, di compensare le tensioni con modalità applicative diverse: 1) decompressiva del muscolo contratturato o retratto; 2) stabilizzante dei muscoli ipotonici sinergici. Questo principio sta alla base della nuova concezione applicati-

va con una visione specifica sull’osservazione della catena cinetica interessata, per evidenziare degli squilibri mio-articolari e quindi affrontare la patologia con una visione ancora più globale. Nel corso di un’attività sportiva le informazioni propriocettive svolgono un ruolo chiave nell’organizzazione, nel controllo e nella coordinazione del gesto tecnico. La stimolazione cutanea afferente prodotta dal nastro darà una maggiore capacità di attivazione sinergica delle varie catene cinetiche, determinando un impatto senso-motorio facilitante per ottimizzare la risposta motoria al feedback efferente. Nessuna parte della catena cinetica si attiva isolatamente, ma ciò avviene in sinergia con i muscoli, le articolazioni e i propriocettori globalmente. Importante è l’affermazione di Philippe Souchard: «I muscoli della dinamica hanno come ruolo quello di realizzare il movimento, mentre i muscoli della statica sono destinati in modo particolare a resistere al movimento»3. In una visione patogenetica i muscoli della statica svilupperanno l’ipertonia e la retrazione, mentre i muscoli della dinamica andranno incontro a ipotonia e “rilasciamento”. Quando un muscolo della statica si trova stirato a una delle sue estremità, tenderà sempre, per riflesso antalgico o per continuare ad assicurare la sua funzione anti gravitaria, a recuperare

la sua lunghezza perduta in un’altra fisiologia (compenso tissutale), oppure nell’altra estremità. Così ci saranno muscoli “vittoriosi” e muscoli “vinti”, che daranno inoltre origine a compensi articolari. In questo modo la retrazione di un solo muscolo si propaga, in modo antalgico, con relè ossei e di tensioni vittoriose, in tensione vinta, seguendo le regole del rispetto delle funzioni egemoniche equilibratrici (Souchard, 2000)4. Ogni deviazione ossea sarà fissata, a livello di ogni segmento, dai muscoli antagonisti complementari.

LE CATENE MUSCOLARI SECONDO SOUCHARD Il concetto di catena muscolare di Souchard è privo di valore se non si tiene conto della differenza fondamentale tra muscoli della statica e muscoli della dinamica in una visione globale dell’organismo e della patologia. 1. LA SERIE INSPIRATORIA. Comprende gli scaleni, il piccolo pettorale, gli intercostali, il diaframma con il suo tendine. In caso di accorciamento di questa catena non sarà più possibile allungare la nuca, scaricare le spalle, o delordosizzare la zona lombare senza provocare un blocco inspiratorio. Nel caso di rigidità del diaframma le ultime sei coste saranno in posizione inspiratoria; viceversa, l’espirazione porterà con sé le spalle e la nuca in avanti, con un compenso in antero flessione dorsale.

1. Serie inspiratoria 2. Serie posteriore 3. Serie antero-interna dell’anca 4. Serie anteriore del braccio 5. Serie antero-interna della spalla

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Allenamento e rehab 2. LA SERIE POSTERIORE. Comprende gli spinali, il grande gluteo, gli ischio crurali, il popliteo, il tricipite surale (in particolare il soleo) e quelli dalla pianta del piede (in particolare il flessore plantare breve). L’accorciamento degli spinali altera l’armonia delle curve vertebrali: nuca corta e capo avanti, assenza di cifosi dorsale o iperlordosi dorso-lombare. L’accorciamento dei muscoli degli arti inferiori dà origine a una notevole perturbazione posturale in diversi segmenti: ginocchio varo o valgo, calcagno varo o valgo, secondo che predomini la rigidità dei muscoli della coscia, del tricipite surale o della pianta del piede. 3. LA SERIE ANTERO-INTERNA DELL’ANCA. È composta dagli ileo psoas e dagli adduttori pubici (pettineo, piccolo adduttore, adduttore medio, retto interno e parte anteriore del grande addutore). Nella porzione superiore continua con gli spinali, grazie all’azione in lordosi di questi muscoli sugli iliaci e la zona lombare. In basso, psoas e adduttori pubici, essendo flessori e intrarotatori del femore quando il soggetto è in posizione eretta, e prosegue con il popliteo, il tricipite surale e i muscoli plantari. La retrazione di questa catena porta i femori in adduzione e rotazione interna, con la zona lombare in iperlordosi. 4. LA SERIE ANTERIORE DEL BRACCIO. Comprende tutti i sospensori del braccio, dell’avambraccio, della mano e delle dita; è quasi esclusivamente anteriore. Nello specifico è composta da: trapezio superiore, deltoide medio, coracobrachiale, bicipite, supinatore lungo, pronatore rotondo, palmari, flessori delle dita, tutti i muscoli della loggia tenar e ipotenar. La sua retrazione porta la spalla in avanti (trazione del bicipite sull’apofisi coracoide), la flessione esagerata del gomito e delle dita. 5. LA SERIE ANTERO-INTERNA DELLA SPALLA. È costituita dai muscoli: sottoscapolare, coracobrachiale e gran pettorale (il fascio clavicolare del gran pettorale è sospensore del braccio). Si prolunga con la catena anteriore del braccio. La perdita di elasticità porta il braccio in adduzio-

ne, rotazione interna e disturba l’abduzione.

FACILITAZIONI MUSCOLARI PROPRIOCETTIVE Questa nuova visione di taping kinesiologico in traumatologia sportiva ha preso spunto, oltre che dalla visione del gesto tecnico, seguendo un concetto appreso in Korea, anche dal pensiero sviluppato da Kabat5 tra il 1946 e il 1951, che ha dato origine a una tecnica definita in seguito di “facilitazioni muscolari propriocettive”. Questa metodica ha avuto origine dall’osservazione dei movimenti compiuti nello sport e nella danza. Le prerogative affinché un movimento possa dare, nell’ambito di queste attività, un risultato qualitativo, sono soprattutto l’armonia, la coordinazione, la forza, la velocità e la precisione. Kabat osservò che, per esprimere queste qualità nel modo migliore, i movimenti erano compiuti nella maggior parte seguendo delle linee diagonali rispetto all’asse sagittale del corpo e che, in questi movimenti diagonali, avveniva una rotazione. Egli dimostrò clinicamente, e ciò fu confermato in via sperimentale da Gellhorn e collaboratori6, che i muscoli delle estremità e del tronco sono raggruppati funzionalmente in schemi specifici composti di movimenti diagonali-spirali, che combinano tra loro flesso-estensioni, abduzione-adduzione e rotazioni. Un singolo muscolo, o un movimento isolato, non è in pratica mai usato nel compimento dell’attività volontaria. Un’analisi accurata di questi movimenti rivela che la direzione del gesto non è in linea retta ma diagonale. Dalla grande quantità di combinazioni osservate nei movimenti, Kabat ha fatto un lavoro di analisi biomeccanica, configurando un certo numero di schemi diagonali-spirali che perfezionò a uso terapeutico e classificò come “schemi base”, schemi di movimento globale o “mass movent patterns” in spirale e diagonale: modelli d’azione entro i quali i muscoli agiscono in linee di forza ottimali, dal massimo allungamento al massimo 30

accorciamento con rotazione e torsione a spirale del segmento interessato. Lo schema del movimento è realizzato da precise sinergie muscolari nelle quali il reclutamento dei gruppi muscolari è assicurato dalla coordinazione del “gesto tecnico funzionale”. Gli schemi del movimento facilitano l’attività motoria: i loro circuiti nervosi hanno una debole resistenza sinaptica, richiedendo, dunque, meno partecipazione volontaria rispetto ad altri movimenti meno “naturali”. Questo principio è molto interessante anche in una visione globale del movimento e quindi anche nella progettazione di un bendaggio elastico, sia in ambito sportivo che nella fisioterapia generale.

FASCIA E “TENSEGRITY” Prendendo spunto dalla schematizzazione proposta da F. Willard (2007)7, si può considerare la fascia connettivale suddivisa in quattro strati formanti cilindri longitudinali concentrici, fra loro interconnessi, composta da: - fascia superficiale - fascia profonda, cervico-toracolombare, - fascia viscerale o splancnica, - fascia meningea. Fascia connettivale e muscoli costituiscono, anatomicamente e funzionalmente, il sistema miofasciale, assumendo un ruolo fondamentale all’interno del sistema dell’equilibrio e della postura. È, infatti, il tessuto miofasciale a rappresentare il più vasto organo sensorio del nostro organismo; è da esso che il sistema nervoso centrale riceve in massima parte nervi afferenti (sensitivi). Il sistema miofasciale-scheletrico è una struttura non stabile, ma in continuo equilibrio dinamico, caratterizzato dall’oscillazione funzionale tra fascia e muscoli. Il “nemico” è pertanto la scissione della fascia dal periostio (che avviene oltrepassando i 2/3 dell’elongazione massima), dove c’è la massima concentrazione dei recettori interstiziali: quando la fascia è danneggiata, la riabilitazione è molto difficile e il sogget-


Allenamento e rehab to presenta uno squilibrio funzionale biomeccanico e di coordinazione (Gracovetsky, 1988)8. La fascia avvolge, separa, sostiene, lubrifica, nutre, crea “passaggi” per vasi e nervi, e ha proprietà meccaniche che le permettono di adattarsi in modo plastico ed elastico alle sollecitazioni che la attraversano. La fascia è fondamentalmente un’unità: un grosso foglio con estroflessioni che riveste i muscoli e le strutture annesse e accoglie gli organi interni, virtualmente senza soluzione di continuità. Vista la conformazione anatomica, pensare di poter isolare un’azione sulla fascia, piuttosto che sul muscolo, è arduo. Il termine inglese “Tensegrity”, coniato nel 1955 dall’architetto Richard Buckminster-Fuller9 dalla combinazione delle parole “tensile” e “integrity”, caratterizza la capacità di un sistema di stabilizzarsi meccanicamente tramite forze di tensione e di decompressione, che si ripartiscono e si equilibrano fra loro. Peculiarità della “tensegrità umana” è quella di funzionare come sistema a eliche a passo variabile o vortici (spirali). È sul piano trasverso che soprattutto si sviluppa l’antigravitazionale del sistema cibernetico uomo, grazie a un sofisticato sistema di equilibrio neuro-biomeccanico. Nella struttura di tensegrità biomeccanica dell’essere umano le parti in compressione (le ossa) spingono in fuori contro le parti in trazione (miofascia) che tirano verso l’interno e, come accade per ogni struttura di tensegrità, tutti gli elementi interconnessi si ridispongono come risposta a una tensione locale. In un corpo sano, le fasce profonde consentono alle strutture adiacenti di scivolare una sull’altra. Tuttavia, in seguito a malattie infiammatorie, come nei casi di contratture muscolari croniche, o a lesioni traumatiche, sforzi eccessivi o mancanza di esercizio ecc., si ha la formazione di “blocchi” locali (aderenze fasciali, cicatrici aderenziali, neoformazione di tessuto connettivo) nei diversi strati, che aumentano l’attrito interno durante la contrazione muscolare e contrastano i movimenti e l’allungamento del

muscolo (formazione di muscolo retratto). La fascia muscolare si ristruttura sia ritirandosi attorno al muscolo accorciato, sia neo-formandosi per riempire gli spazi ai capi muscolari, inizialmente lasciati vuoti, mentre la sostanza fondamentale, a causa dei diminuiti scambi metabolici, aumenta la sua viscosità divenendo sempre più “collosa”: si crea così la retrazione miofasciale (F. Willard, 2007)10. Quando all’interno del corpo aumentano le costrizioni di tensione, le cellule preposte secernono collagene per far fronte alla tensione generatasi. Ciò avviene naturalmente in condizioni di tensione continua dovuta alla crescita: le ossa si allungano mettendo in tensione continua il connettivo periferico, costituito da aponeurosi, setti intermuscolari, tendini, legamenti, e questo è un fenomeno fisiologico del tutto naturale. Il medesimo fenomeno può, tuttavia, verificarsi in condizioni assai meno naturali, come in presenza di trazioni successive ripetute, per esempio nelle ipersollecitazioni meccaniche della muscolatura. In questo caso il tessuto si densifica poiché nuovi fasci di collagene sono prodotti per alleggerire il lavoro di quelli già esistenti e troppo sollecitati. Se in un tessuto aumentano le fibre collagene, esso perde la sua elasticità proporzionalmente a tale aumento. Anche nel trauma fisico avviene qualcosa di analogo: laddove siamo colpiti, la fascia si organizza per contenere e/o riparare la lesione, in superficie o in profondità, creando addensamenti con conseguente possibile perdita di elasticità e vitalità dei tessuti circostanti. L’esempio più evidente lo forniscono cicatrici e aderenze, entrambe prodotte dalla necessità, da parte della fascia, di “ricucire” gli “strappi” del tessuto dovuti a interventi che ledono la continuità del tessuto stesso. Poiché il corpo è un unico insieme di parti, tutte interconnesse mediante la fascia, appare chiaro come ogni modificazione locale della medesima possa alterare l’intera struttura. La funzionalità dell’intero 31

corpo è garantita dalla comunicazione tra i diversi sistemi, e la fascia è senz’altro una via di comunicazione fondamentale, fungendo da connessione strutturale sia sul piano del supporto (come “scheletro” elasto-fibroso), sia sul piano della circolazione dei liquidi, sia, come vedremo, sul piano dell’integrazione degli stimoli propriocettivi nervosi (Bienfait, 1990)11. Un altro fattore che contribuisce alla rigidità muscolare è la tixotropia, cioè la proprietà cha ha una sostanza, immobilizzata per un certo periodo, di diventare rigida e di opporsi al movimento (Chleboun e coll. 2000)12. Se non ci si oppone abbastanza contro tali retrazioni (tramite stretching, mobilizzazioni articolari, massaggi ecc.), esse si trasformano in fibrosità, capaci di rendere difficilmente reversibili posture anomale e movimenti limitati.

LE CATENE CINETICHE Nel movimento, la mobilizzazione di


Allenamento e rehab più articolazioni determina uno spostamento di diverse catene ossee l’una rispetto all’altra; tale sistema meccanico complesso è detto “catena articolata”. Lo spostamento articolare è frutto dell’attività muscolare e, pertanto, viene usato il termine di “catena cinetica muscolare”: gruppi di muscoli che partecipano a una comune azione sono definiti “catene muscolari”.13 Rifacendoci alla classificazione di Bousquet13, e senza entrare in modo particolare nei dettagli, possiamo dividere le catene muscolari in: 1) catena statica posteriore, che si trova nella parte posteriore del corpo e si comporta come un’unica fascia; 2) catene rette del tronco, divise in rette anteriori e posteriori; intervengono nella flessione ed estensione del busto inducendo cifosi e lordosi; sono legate alla statica e fungono da punto di appoggio per i sistemi crociati; 3) catene crociate, deputate al movimento; a livello del tronco permettono movimenti di torsione (una spalla va verso l’anca opposta). Le catene crociate si dividono a loro volta in anteriori e posteriori e hanno, così come le catene rette, dei “complementi” che, sovrapponendosi al sistema di base, mettono in relazione il sistema crociato del tronco con gli arti inferiori e superiori. Per capire meglio i concetti di catene muscolari cinetiche possiamo suddividere la muscolatura in dinamica e tonica. La muscolatura dinamica è rapida, affaticabile, al servizio del gesto tecnico e il suo trattamento è indirizzato verso lo sviluppo del trofismo-forza; la muscolatura tonica invece è lenta, poco affaticabile, garantisce la statica; il suo problema è la retrazione connettivale e viene contrastata con la tensione eccentrica (allungamento). Partendo dagli insegnamenti di Mézières14, si evidenzia l’inefficacia delle azioni localizzate, rappresentata dal fatto che un qualunque dismorfismo non è mai espressione di un accorciamento muscolare locale, ma è l’espressione dell’accorciamento dell’insieme: al piede piatto, per esempio, si associano,

nella maggioranza dei casi, la rotazione interna e il valgismo delle ginocchia, l’accentuazione della lordosi lombosacrale, e a volte una risposta in cifosi del tratto dorsale con lo spostamento in avanti del capo. I termini di “catena muscolare” e “catena cinetica” sempre più frequentemente si utilizzano anche nel linguaggio dello sport, perché meglio di altri aiutano a descrivere i complessi fenomeni biomeccanici che sono alla base dell’esecuzione del gesto atletico. Per descrivere le catene cinetiche è necessario utilizzare due termini convenzionali che sono: - prossimale, ovvero vicino al centro o alla linea mediana del corpo; - distale, ovvero lontano dal centro o dalla linea mediana del corpo (contrario di prossimale) CATENA CINETICA APERTA. S’intende per catena cinetica muscolare aperta il sistema in cui l’estremità distale (quindi più lontana) è libera, priva di alcun vincolo. Esempi sono l’arto inferiore durante la deambulazione nella fase oscillante, l’estensione della gamba in posizione seduta, muovere il braccio nel gesticolare o nel lanciare un oggetto e così via. CATENA CINETICA CHIUSA. L’estremità distale della catena motoria è fissa, ossia non libera di muoversi durante l’esecuzione del gesto. Esempi sono l’arto inferiore nella deambulazione nella fase di appoggio del piede, gli arti superiori che spingono contro una parete o gli arti inferiori in un individuo che solleva un peso da terra. CATENA CINETICA FRENATA. Quando la resistenza esterna distale di una catena cinetica è inferiore al 15% della resistenza massimale che essa riesce a spostare, si può ritenere la catena aperta (o poco frenata), se invece tale resistenza supera il 15% la catena è chiusa (o molto frenata). Si crea, in questo caso, una condizione che limita l’apparato locomotore nella sua libertà di movimento. Il classico esempio è la pedalata del ciclista. La biomeccanica delle catene cinetiche chiuse va considerata in senso opposto a quelle aperte, dove l’estremità distale è rappresentata dall’articolazione stabilizzante, e la 32

direzione dell’attivazione muscolare avviene in senso caudo-prossimale (dalla periferia al centro). Per anello stabilizzante nella catena cinetica chiusa intendiamo l’articolazione che, grazie ai suoi muscoli fissatori, solidarizza l’arto alla resistenza esterna. Nel ciclismo i muscoli attivati per stabilizzare il movimento sono quelli che agiscono sui punti di vincolo fisso (impugnatura del manubrio e sella), ossia quelli dell’arto superiore e del tronco. Una conseguenza biomeccanica rilevante tra i due tipi di catene è che la funzione kinesiologica di uno stesso muscolo può variare, anche diventando opposta, a seconda che questo sia inserito in una catena cinetica aperta o chiusa.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI 1. Bellia R., Selva Sarzo Il taping kinesiologico nella traumatologia sportiva. Manuale di applicazione pratica, Alea edizioni, 2011 2. Kendall F., Kendall McCreary E. I Muscoli Funzioni e Test con Postura e Dolore, Verduci Editore, 1998 3. Souchard E. Basi del metodo di Rieducazione Posturale Globale, Il Campo Chiuso, ed. Marrapese, 1994 4. Souchard E. Lo stretching globale attivo ed. Marrapese, 1995 5. Viel Eric Il metodo Kabat. Facilitazione neuromuscolare propriocettiva ed. Marrapese, 1997 6. Rinaldi Lucio La tecnica dei vincoli muscolo-cutanei e il Crosystem, 1990 7. F. Willard Facial Continuity: Four Fascial Layers of the Body, Fascia Research Congress, Boston 2007 8. Gracovetsky S. The Spinal Engine, Springer-Verlag/Wien, 1988 9. Fridel J. Lieber RL The structural and mechanical basis of exercise-induced muscle injury, Med Sci Sports Exerc 24: 521, 1992 10. Iida Viel Iwasaki Ito Yazaki Activité électromagnétique des muscles superficiels et profonds du dos. Annales de kinésithérapie, Ediciones Masson,1978 11. Marcel Bienfait Il trattamento della Fascia. Le Pompage, AITR, 1990 12. Ibidem 13. Léopold Busquet Le catene muscolari vol. 3, ed. P. Raimondi, 2009 14. Godelieve Denys-Struyf Il Manuale del Mézièrista - Vol. 1, Editore Marrapese 1994


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VOLUME 2: Calcificazione del tendine del sovraspinato - Correzione di varismo tibiale Grave artrosi vertebrale - Strabismo di rotula Ernia del disco in un culturista - Periartrite scapolo omerale - Artrosi di spalla grave Lombarizzazione della 1° vertebra sacrale Rifrattura di gamba - Dismetria degli arti inferiori - Rettificazione del tratto cervicale - Ginocchio recurvato - Ernia discale intraspongiosa - Piede cavo - Artrosi d’anca - Pseudoartrosi

Alessandro Lanzani - 1997

VOLUME 3: Rottura del menisco del ginocchio - Weight lifters syndrome - Condropatia di rotula Lombalgia in discopatia L5-S1 - Rottura del legamento crociato anteriore del ginocchio - Recidiva di distorsione della caviglia - Pubalgia - Instabilità di spalla - Postumi di frattura di gomito - Distorsione della colonna cervicale - Frattura di omero in un body builder - Piede piatto - Lombarizzazione della 1° vertebra sacrale - Rottura del tendine d’Achille - Calcificazioni della tibiotarsica

Claudio Corno Alea Edizioni 2001 pag. 256 - Euro 26

IL DOLORE CERVICALE Il manuale offre un’ampia panoramica delle patologie più comuni nell’individuo adulto: la cervicalgia. Il volume è diviso in tre parti: la prima, dedicata all’anatomia, alla fisiologia articolare e alla biomeccanica del tratto cervicale. La seconda, dedicata alle sindromi dolorose più comuni. Infine la terza parte che comprende alcune schede pratiche di utilizzo in palestra contenenti gli esercizi più idonei in relazione alla sintomatologia dolorosa. Claudio Corno Alea Edizioni 2003 pag. 128 Euro 21

IL CORPO INDIVISIBILE

Riccardo Gambaretti - 1998

La vecchiaia non è una malattia. La ginnastica per anziani non è uno sport. L’autore psicomotricista Giovanni Ghidini illustra come strutturare un corso di ginnastica per la terza età muovendosi fra fisiologia ed emotività, anatomia e psicologia motivazionale, rieducazione funzionale e programmazione dell’attività.

VOLUME 4: Doppia frattura vertebrale da schiacciamento - Frattura con deformazione a cuneo di L1 - Rachi-schisi cervicale Emilombarizzazione subtotale di S1- Rottura e sintesi del tendine rotuleo - Doppia spondilolistesi con artrosi vertebrale - Grave artrosi di ginocchio - Ipertrofia reattiva delle spine tibiali Rettificazione cervicale con grave artrosi - Lacerazione del tendine distale del bicipite brachiale Frattura di clavicola - Conflitto subacromiale in donna anziana - Rifrattura di ulna - Osteotomia di bacino in artrosi d’anca - Lesione dei legamenti della caviglia

Giovanni Ghidini e Alessandro Lanzani Alea Edizioni pag. 112 – Euro 21

Edoardo Lanzani - 1998

CRESCERE CON LO SPORT

VOLUME 5: Concussione coxofemorale e postumi da trauma - Calcificazione sottodeltoidea in periartrite scapolo omerale - Degenerazione del sovraspinato -Frattura tipo colles di radio Protrusione discale L5 - S1 - Rettificazione del tratto lombare in soggetto giovane - Ernia espulsa L3 - L4 - Frattura comminuta di tibia Polifrattura costale e frattura clavicolare Sindrome cervicale del manager stressato Frattura del malleolo esterno - Spalla del tennista - Modificazione a cuneo del passaggio lombosacrale - Frattura esposta di gamba - Os acetaboli - Pinzatura del tendine del sovraspinato

Davide Fogliadini, Alessandro Lanzani - 2005

Le attività fisiche praticate in età giovanile contribuiscono allo sviluppo armonico dell’organismo, a patto che l’attività mo-toria sia corretta e adeguata alle caratteristiche psicofisiche del ragazzo e alla sua particolare fase evolutiva. Il volume vuole essere un supporto a completamento del bagaglio tecnico e professionale di ciascun operatore sportivo che si trova a contatto con la realtà dell’allenamento giovanile. Antonio Maone Alea Edizioni 2000 Pag. 160 - Euro 26

Pag. 128 Euro 21 ogni volume Offerta: tutta la seria (5 volumi) a 84 Euro

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Acqua e nutrizione

LIBRI ALLENAMENTO IN ACQUA E NUTRIZIONE - LIBRI ALLENAMENTO IN ACQUA E NUTRIZIONE

ACQUANTALGICA L’acqua offre la possibilità di facilitare la ripresa funzionale motoria: da questo punto di vista la piscina è una struttura sportiva cui deve essere riconosciuta una grande valenza a carattere rieducativo e riabilitativo. Il volume propone una sorta di educazione al movimento corretto in presenza di mal di schiena. Il libro contiene una sessantina di proposte fra esercizi e tecniche di “nuoto antalgico”. Andrea Altomare - Alea Edizioni 2000 Pag. 128 - Euro 21

COMPOSIZIONE CORPOREA L’attenzione ai problemi della forma fisica è importante per la sua componente sanitaria di prevenzione. L’attività all’interno del centro fitness necessita di un continuo controllo dei risultati, per cui diviene essenziale poter certificare tramite protocolli la qualità del servizio reso alla clientela. Il manuale intende suggerire metodiche semplici e di basso costo per la valutazione della composizione corporea. Sergio Rocco Alea Edizioni 2000 Pag. 128 - Euro 21

TOTAL FITNESS IN ACQUA

INTEGRATORI PER L’ATLETA

Roberto Conti, professionista affermato del fitness, trasferisce in questo volume tutti i segreti per realizzare lezioni di fitness in acqua: protocolli, metodi, differenziazioni delle classi. Un manuale efficace, serio e completo per gestire tutte le opportunità del fitness in acqua.

Una dietetica razionale negli sport può contribuire a migliorare la condizione fisica e psichica. Il volume considera la categoria degli integratori suddividendoli secondo le finalità preminenti: plastiche, energetiche o di reintegro.

Roberto Conti - Alea Edizioni 2004 pag. 128 Euro 21

Giovanni Posabella Alea Edizioni 1999 Pag. 144 - Euro 21

PLAYAGYM

L’ALIMENTAZIONE DELL’ATLETA 1 - GUIDA PRATICA

Una disciplina ginnica innovativa, creata appositamente per la spiaggia, propone esercizi specifici sviluppati in armonia con l’ambiente marino. In questo volume sono raccolte le informazioni relative all’insegnamento della ginnastica in spiaggia e ai benefici psicofisici che da questa si possono trarre.

Tiziana Scalambro Alea Edizioni 2002 pag. 160 - Euro 21

Partendo dai fondamentali aspetti teorici della fisiologia e della scienza alimentare, sono fornite indicazioni per stabilire il fabbisogno calorico quotidiano dell’individuo e programmarne l’alimentazione. Immancabile una sezione sull’integrazione e una serie di consigli sul comportamento da adottare in occasione di una gara. Ubaldo Garagiola Alea Edizioni 1998 pag. 128 - Euro 23,24

L’ALIMENTAZIONE DELL’ATLETA 2 - TABELLE

TRAINING IN ACQUA Il libro affronta in prima analisi i principi del movimento in acqua, spiegando dettagliatamente i fattori che condizionano la prestazione. Nella seconda parte esplora le diverse possibilità di allenamento delle qualità motorie con e senza attrezzi, facendo riferimento a più discipline sportive. .

Paolo Michieletto Alea Edizioni 2000 pag. 192 Euro 26

Il secondo volume è l’applicazione pratica dei principi teorici delineati nel primo. Vengono trattati dettagliatamente alcuni esempi di alimentazione personalizzata per atleti agonisti e amatoriali, frequentatori di palestre, soggetti in sovrappeso, giovani sportivi e over 60.

Ubaldo Garagiola Alea Edizioni 1998 pag. 96 - Euro 16

FITNESS IN ACQUA Partendo dagli esercizi di base per tutti i distretti muscolari, il libro affronta le diverse metodiche d’allenamento in acqua, tra cui l’aerobica, le arti marziali, lo step e la kick boxe. Grazie a numerose fotografie e schemi di lezione, il volume si caratterizza per un forte taglio pratico. La parte finale è dedicata alle competenze dell’istruttore di fitness in acqua. . Paolo Michieletto e Giada Tessari Alea Edizioni 2004 - pag. 224 Euro 26

IL BENESSERE POSSIBILE L'autore analizza aspetti fondamentali della nostra esistenza: consapevolezza come fondamento del benessere, alimentazione funzionale per la salute, attività fisica per la migliore condizione di forma. Il testo approfondisce temi importanti di alimentazione (come impostare i pasti, allergie e intolleranze alimentari ) e allenamento (attività fisica per uno stile di vita sano e come modello educativo, corsa e tonificazione). Corrado Ceschinelli, Alea Edizioni 2008 pag 200 Euro 25

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EDITORIA MULTIMEDIALE E MARKETING - EDITORIA MULTIMEDIALE E MARKETING

FITNESS METABOLICO L'opera, su cui è strutturato il corso di formazione a distanza per operatore di fitness metabolico, fornisce le basi necessarie per organizzare percorsi motori personalizzati per la sindrome metabolica: ipertensione e malattie cardiovascolari, soprappeso e obesità, diabete, artrosi e osteoporosi. Step operativi: - inquadramento del soggetto e anamnesi metabolica; - gli strumenti di misura, i Fix metabolici; - le unità motorie metaboliche come strumenti di lavoro; - la programmazione e l'insegnamento dell'attività motoria; - gli strumenti di fidelizzazione; - come strutturare le prime ore di lavoro con i soggetti metabolici; - monitoraggio e verifica dei risultati; - codice deontologico. Si compone di un volume + 8 DVD multimediali con contributi audio, video, immagini, testi e presentazioni con grafici e tabelle. I DVD sono fruibili solo su personal computer, non su Macintosh. Alessandro Lanzani Alea Edizioni 2008 Euro 480

ANATOMIA DELL'APPARATO LOCOMOTORE Anatomia in 3D con animazioni, filmati. Lo strumento per visualizzare, imparare e approfondire l'anatomia funzionale in modo semplice, facile e intuitivo. È indirizzato a medici, fisiokinesiterapisti, studenti e laureati in Scienze Motorie, istruttori di fitness, personal trainer e operatori sanitari in genere. Un'opera che si compone di tre CD, acquistabili separatamente (compatibile con i sistemi Macintosh e Microsoft Windows):

FITNESS COACHING Il coaching è un nuovo modello per la gestione e la cura di ciascun cliente. Il volume propone strategie e tecniche di acquisizione e fidelizzazione del cliente, suggerendo basi tecniche, metodologiche e operative con un nuovo modo di concepire ed erogare il fitness. IL DVD Permette di integrare con efficacia e immediatezza i contenuti del libro, partecipando a lezioni frontali dell’autore. Domenico Nigro Alea edizioni anno 2008 pag. 176 libro Euro 35 - Libro + dvd Euro 70 Domenico Nigro Alea edizioni anno 2008 pag. 176 libro Euro 35 - Libro + dvd Euro 70

BUSINESS FITNESS Investire le proprie risorse mentali ed economiche in una nuova impresa nel fitness rappresenta oggi una sfida difficile e stimolante allo stesso tempo che, condotta con i mezzi adeguati e con un buon grado di buon senso, può garantire piena soddisfazione personale ed economica. Il manuale illustra in forma semplice ed efficace metodi e procedure per avviare e gestire con successo l’impresa fitness, fornendo suggerimenti diretti e immediati, relativi a ogni area e ogni fase della vita di un Fitness Club. Luca Mazzotti Alea Edizioni 2008 - pag. 128 Euro 20

FITNESS MARKETING Libro di riferimento per gli imprenditori di centri fitness, propone gli studi, le strategie e le metodologie più aggiornate per la fidelizzazione e l’acquisizione dei clienti, la gestione dell’offerta, il management del personale, le strategie di comunicazione. Alain Ferrand e Marco Nardi Alea Edizioni 2005 pag. 264 Euro 36

Francesco Bettinzoli Ghedinimedia Editore Euro 45,45 per ogni CD

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