FitMed n°6-10

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Fit med

online

Anno 2 numero 6 - giugno La rivista online per i professionisti del settore

FOCUS ARTROSI, ARTRITE e attivitĂ fisica Fitness metabolico & artrosi

Sport, lesioni articolari e artrosi post traumatica

Artrite reumatoide

Progetto Zero Impact: un’onda di risparmio Neck pain e correlazioni con la postura cervicale

Personal Branding Online. La propria immagine nella rete RiminiWellness: la chiusura del cerchio News, fiere, convegni, corsi di aggiornamento professionale


ANNO 2 N°6 GIUGNO 2010 Fitmed online è una rivista mensile di aggiornamento che si rivolge a imprenditori, manager, opinion leader, professionisti che operano nel mondo del fitness, benessere, prevenzione e salute. Propone articoli riguardanti metodiche di allenamento, rieducazione funzionale, alimentazione, prevenzione e benessere, marketing e management. Editore Alea Edizioni di Alessandro Lanzani via G. Sapeto, 5 - 20123 Milano Redazione e uffici via P. Orseolo, 3 - 20144 Milano tel. 0258112828 - fax 0258111116 fitmed@professionefitness.com redazione@professionefitness.com Direttore responsabile Alessandro Lanzani alanzani@professionefitness.com

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Alea edizioni è una casa editrice specializzata in libri di finess, benessere e rieducazione funzionale, con più di 50 titoli a catalogo. Professione Fitness è una rivista bimestrale di aggiornamento per imprenditori e professionisti del settore, che da 16 anni propone articoli originali riguardanti metodiche di allenamento, rieducazione funzionale, alimentazione, prevenzione e benessere, impiantistica, marketing e management e tutto ciò che può servire a un'efficiente e moderna realtà che opera nel settore del fitness e del benessere. E distribuita tramite abbonamento postale a fitness club, centri fisioterapici e polisportivi, operatori di settore, luxury hotel, golf club, centri benessere, studi di architettura. Da oltre 25 anni la Scuola di Professione Fitness con i suoi corsi, master e stage ha contribuito alla formazione e all’aggiornamento di migliaia di operatori del settore, mettendo a loro disposizione un corpo docente selezionato e altamente qualificato. Rilascia diplomi e attestati di partecipazione accredidati dall’USACLI, ente di promozione spportiva riconosciuto dal CONI.

Redazione Mia Dell’Agnello mia@professionefitness.com - int. 212 Progetto grafico Stefano Frattallone Impaginazione Anita Lavoce Pubblicità Alessandro Lanzani alanzani@professionefitness.com Hanno collaborato a questo numero Gian Pasquale Ganzit, Luca Stefanini, Davide Girola, Angela Vennari, Rosario D’Onofrio, Agostino Tucciarone, Alfonso De Nicola, Luigi Centenaro, Emiliano Sessa Autorizzazione del Tribunale di Milano n. 578 del 20.12.93. L’Editore e l’autore non potranno in alcun modo essere responsabili per incidenti o danni provocati dall’uso improprio delle informazioni o delle immagini contenute nel materiale ricevuto; inoltre non necessariamente le opinioni pubblicate rispecchiano il pensiero dell’editore. Il materiale (testi, immagini e disegni) pervenuto in redazione non verrà restituito, anche se non pubblicato e viene considerato libero da diritti. La riproduzione del materiale apparso su Fitmed online in qualsiasi forma e per qualsiasi scopo non è consentita se non dietro richiesta scritta e firmata dal direttore responsabile e dall’editore. Per eventuali controversie il Foro di competenza è quello di Milano.

Gestione dati digitali Lidia Di Giovanni ldigiovanni@professionefitness.com - int. 218 Amministrazione Luciana Iritano liritano@professionefitness.com - int. 219 La Scuola di Professione Fitness Francesco Capobianco fcapobianco@professionefitness.com - int. 217

LE AZIENDE CHE HANNO PARTECIPATO ALLA REALIZZAZIONE DI QUESTO NUMERO Top Fitness Group

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Sommario

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CORSI DI FORMAZIONE E AGGIORNAMENTO PROFESSIONALE FIERE E CONVEGNI NEWS

COMMUNITY BUSINESS 4

RIMINIWELLNESS: LA CHIUSURA DEL CERCHIO di Mia Dell’Agnello

FOCUS: ARTROSI, ARTRITE E ATTIVITÀ FISICA 10

FITNESS METABOLICO & ARTROSI di Alessandro Lanzani

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ARTRITE REUMATOIDE di Davide Girola e Angela Vennari

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Sommario

RUBRICHE

SPORT, LESIONI ARTICOLARI E ARTROSI POST-TRAUMATICA

di Gian Pasquale Ganzit e Luca Stefanini

ALLENAMENTO E REHAB 24

NECK PAIN E CORRELAZIONI CON LA POSTURA CERVICALE. Evidenze scientifiche. di Rosario D’Onofrio, Agostino Tucciarone, Alfonso De Nicola

MANAGEMENT & MARKETING 28

PERSONAL BRANDING ONLINE. La propria immagine nella rete di Luigi Centenaro

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WAVE ACQUAPARK E PROGETTO ZERO IMPACT: un’onda di risparmio. di Emiliano Sessa


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RiminiWellness

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hio erc di Mia Dell’Agnello mia@professionefitness.com

icuramente è stato l’Evento fitness 1.0 dell’anno, o meglio, per usare lo stesso termine adottato dagli organizzatori, la Kermesse: una grande kermesse, un’edizione da annali. La parola Kermesse ha sostituito la “brustenghiana” Festival, ma il concetto è il medesimo: festa popolare, sagra, fiera; per estensione, manifestazione collettiva allegra e rumorosa. E questi ingredienti c’erano proprio tutti. Per dirla come Lorenzo Cagnoni, presidente di RiminiFiera, RiminiWellness è un evento “di straripante popolarità…, oggi davvero un patrimonio del mercato, del pubblico e anche del nostro territorio”. Nonostante le difficoltà economiche in generale, e dei settori fieristico e fitness in particolare, gli organizzatori sono riusciti a dare nuovo vigore alla kermesse: 194.789 visitatori (+21% sul 2009) e aumento delle superfici espositive, grazie anche al padiglione dedicato agli sport di combattimento e alla larga partecipazione della Federazione Italiana Danza Sportiva che, occupando due interi padiglioni fieristici, ha portato a RiminiWellness le finalissime

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dei circuiti di Coppa Italia, uno degli eventi sportivi più importanti della danza sportiva. Beh, “interi” è una parola grossa, dal momento che in quasi tutti i padiglioni c’erano ampie zone vuote. Comunque, abbiamo visto e apprezzato lo sforzo organizzativo fatto per creare l’evento e smuovere la sonnecchiosa stagione romagnola, penalizzata quest’anno anche da un tempo da lupi.

WPRO Per quanto riguarda gli operatori professionali, si ha l’impressione che le strategie commerciali, di marketing e comunicazione che sottendono alla partecipazione a Rimini-Wellness si possano, tutto sommato, riassumere in due punti: 1. essere presenti è un obbligo, per segnalare che l’azienda è ancora viva e che non è fallita come maligne voci di corridoio sussurrano da tempo; 2. non ridurre i metri quadri, perché lo sfarzo dello stand viaggia di pari passo con il benessere dell’azienda; un po’ come sbirciare quello che sta nell'altra doccia degli spogliatoi per tranquillizzarsi sui rapporti antropometrici.

Quindi, i mesi che precedono la fiera servono per carpire informazioni: chi va, chi resta, chi è morto, chi lo sarà… Il primo giorno, invece, è dedicato alle misurazioni: la posizione dello stand, i metri quadri contati con indifferenti falcate perimetrali, il numero e l’identità professionale delle persone presenti nello stand (quante sono aziendali e quante visitatori). Il secondo giorno cominciano i primi timidi tentativi di carpire informazioni dirette: “com’è andata ieri?... cosa te ne sembra?”. Ma anche in questo caso, è raro che qualcuno si sbilanci più di tanto, e i referti sono sempre tiepidi, conditi con buone aspettative per i giorni fieristici a venire. Il terzo e il quarto giorno non ci si parla e si resta asserragliati nei propri stand, per resistere all’assedio del “popolo del fitness”, un’orda indemoniata assetata di gadget e omaggi, e smaniosa di riversare nel perimetro fieristico i prodotti secreti dalle proprie ghiandole sudoripare, a condimento di proporzionale velleità di divertimento. Ma che ne è del portafoglio clienti? E del giro d’affari? E dei contatti “buoni”? Mah!


community business LA CHIUSURA DEL CERCHIO Grande successo ha riscosso anche quest’anno la copertura mediatica: 592 i giornalisti accreditati e servizi quotidiani sui principali media nazionali, regionali e locali. Dispiace tuttavia constatare che i contenuti promossi e smerciati siano sempre gli stessi: muscoli, tette, sederi e poco altro. Ma che ne è dell’attività fisica come prevenzione? E del concetto di salute? Che ne è dell’alimentazione? In un messaggio di ringraziamento rivolto al presidente di Rimini Fiera, Lorenzo Cagnoni, che l´aveva invitata all´inaugurazione della rassegna, il Ministro della Gioventù Giorgia Meloni, ricorda come “l´alimentazione è una delle basi fondamentali della nostra vita ed una sua più corretta conoscenza può aiutarci a vivere meglio e più a lungo. Purtroppo a volte accade che il cibo per i giovani, soprattutto per le ragazze, può diventare un problema: l´anoressia e la bulimia rischiano di essere dietro l´angolo se non si sta attenti”. Forse aveva sbagliato manifestazione fieristica, perché in questa edizione 2010 del “Wellness-Food”, una delle sei anime tematiche della manifestazione, ne è rimasta poca traccia rispetto alle precedenti edizioni e quel progetto battezzato “RistoWellness”, che includeva espositori e momenti di formazione sull’importanza di una corretta alimentazione si è perso strada facendo. In compenso, di stand che proponevano integratori alimentari, creatina, proteine e via discorrendo ce n’erano parecchi. Sono passati tanti anni dalle spumeggianti edizioni del Festival del Fitness, eppure sembra che niente sia cambiato e ci troviamo esattamente al punto di partenza. Non proprio, perché ora siamo di meno, ma mi ricordo che allora c’erano grandi aspettative sul futuro di questo mercato. Certo, si diceva, è un settore giovane, che deve crescere e maturare: caspita, è proprio vero che chi fa fitness non invecchia mai!

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IO E BARBARA. OVVERO: NOI E GLI ALTRI Tornata da Rimini mi accolgono le amiche festanti: tutte hanno visto la fiera in tv, ospitata all’interno dei telegiornali o nei programmi d’intrattenimento. Ma loro vogliono notizie fresche, da chi alla fiera c’era davvero: io. - Allora, ti sei divertita? - Mah, insomma… Risposta sbagliata. Lo sguardo interrogativo di Barbara mi costringe a trovare delle giustificazioni: come si fa a non divertirsi alla fiera del WellnessFun? Lo dice la parola stessa! Giusto, allora ripiego: - No sai, è che a 44 anni, dopo 15 anni che ci vai, magari ti passa un po’ di entusiasmo… Bene, vedo che si rasserena. Ma poi incalza: - Che ne dici della Pole Dance? È vero che fa bene come dicono? Oddio, lo sapevo: non sono prepa-

rata neanche alla domanda di riserva! Che poi Barbara è una che non ti lascia vie d’uscita: ti si piazza davanti con quei suoi occhi neri indagatori e, semplicemente, ESIGE una risposta. Ma cosa posso dirle io di questa - come ha detto che si chiama? - Pole dance… Io che nel mio microcosmo di mamme-amiche-quarantenni sono la Guru del fitness, se non altro perché ne ho fatta una professione. Non so cosa rispondere, ma non posso tradire le sue aspettative una seconda volta. Prendo tempo cercando di trovare la soluzione nel nome: pole dance… la danza del polacco? No, dai, non può essere. La danza del palo? Sì, che fesserie sto pensando! E se fosse Paul? Paolo, la danza inventata da uno che si chiama Paolo… No, non mi convince, così fingo di non aver capito e le chiedo di ripe-


community business termelo: come hai detto che si chiama? - Pole fitness, quella che sembra una lap dance, ma che si fa in palestra: dicono che fa bene… Ommamma, ma allora era il palo… - E a cosa fa bene? - Sì, sai, dice che rassoda, tonifica, fa anche dimagrire. A questo punto mi rilasso, perché semplicemente mi arrendo. E la butto sul ridere: - Ma scusa, non è meglio farsi una bella corsa? Ecco, ho detto la boiata del secolo. Sul suo viso si dipinge un’evidente delusione e mi rendo conto di un arretramento di posizione difficilmente recuperabile: altro che Guru! Provo un salvataggio in calcio d’angolo, cerco fra le immagini della fiera qualcosa da raccontarle, che sia divertente, ma anche difendibile!

per loro…no? Mi sbaglio? Ah, sì, è vero… Quello era il duemilaedue, un’opera della WBN di Roberto Coda Zabetta… A questo punto il silenzio cade, e si cambia discorso.

Dunque, vediamo, sì certo, c’era un sacco di gente appesa a testa in giù, con supporti di vario genere, dalle amache ai trapezi tipo arti circensi, sia fissi che mobili… no, no: avevano tutti l’aria di soffrire parecchio, e gli unici che riuscivano a farci qualcosa di decente erano solo gli istruttori. E quelli che facevano l’allenamento dei marines e costruivano una trincea? No, no, aspetta… mi ricordo un gruppo di signore anziane su un piccolo palco, capitanate dalla loro insegnante, a dimostrare che il fitness è anche

Beh, dico io, se mi avesse chiesto qualcos’altro, che so io, magari: - sai, hanno fatto vedere un gruppo di signore che si allenava con dei pesini: ma è vero che fare attività fisica è fondamentale per prevenire l’osteoporosi? Già, certo, che sciocca: non c’era l’osteoporosi a Rimini. Però poteva farmi una domanda più facile, magari sulla colonna vertebrale, che ne so, la cervicale. Lei che sta sempre al computer, poteva dirmi: - scusa Mia, hanno detto che il mal di testa molto spesso deriva

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da una cattiva postura, sai, le vertebre cervicali, e se uno va in palestra gli possono fare un protocollo di esercizi personalizzato che poi gli antidolorifici non li prendi più, te li dimentichi proprio… Sì, però non hanno detto neanche questo. Oppure: - ma è vero che reintrodurranno il medico scolastico per tutto ciò che attiene la prevenzione primaria nell’infanzia e adolescenza? Soprappeso, scoliosi, disturbi del comportamento alimentare… Già, ma non l’hanno detto: sarebbe stata una bugia… E le malattie dismetaboliche? E la prevenzione delle cadute negli anziani? A dire il vero a un certo punto ho pensato che stessero proponendo il fitness a chi soffre di elefantiasi, con esercizi atti a irrobustire la zona lombo-addominale per sopportare il peso causato dalla deformità della zona genitale. Mi sono infatti imbattuta in una master class in cui tutti i presenti – per lo più uomini – portavano, attaccata a una cintura, una grossa palla di ferro che pencolava loro fra le gambe e che, con dei gran colpi “di reni”, facevano dondolare in avanti e indietro. No, ma forse mi sbaglio. Perché in fiera a Rimini, anche quest’anno, non c’era niente di tutto questo. E la fiera interpreta con incredibile, spietata efficacia, il mercato che rappresenta. Amen e così sia. Però, Barbara, giuro che la prossima volta mi diverto anch’io!


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artrosi, artrite e attività fisica

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Fitness metabolico & artrosi di Alessandro Lanzani alanzani@professionefitness.com

’artrosi è una lenta degenerazione da uso delle componenti articolari dell’apparato locomotore: si verificano delle alterazioni regressive della cartilagine articolare, dei capi ossei, della capsula articolare, dei legamenti, della membrana sinoviale, e delle strutture tendinee periarticolari, con il coinvolgimento dei muscoli. L’aspetto più evidente è l’alterazione della congruità delle superfici articolari, con progressive deformazioni che determinano: - limitazione funzionale - dolore. Questi due elementi generano un circolo vizioso: il dolore invita al non uso, il non uso contribuisce a diminuire la riserva funzionale di quel distretto di apparato locomotore, che quindi si scompenserà con nuovo dolore alle successive sollecitazioni motorie. La prevenzione più valida in assoluto è, guarda caso: - esercizio fisico, attività motoria, stile di vita motorio; - controllo del peso della persona. Curiosamente, è la visione speculare della definizione della sindrome metabolica caratterizzata da: - sedentarismo - malnutrizione da eccesso (con soprappeso e obesità). Il meccanismo patogenetico risponde ai soli criteri universali dell’equilibrio omeostatico tra troppo e troppo poco. In questo caso, l’elemento da tenere in equilibrio è il peso delle persone. Link Invochiamo ora il concetto che abbiamo presentato come chiave di lettura del BMI: l’indice di spessore. Immaginando una persona come un pannello biologico dello spessore del suo BMI, constatiamo che valori superiori ai 25 mm tendono a far collassare la struttura portante (lo scheletro) sotto il proprio stesso peso. Lo scheletro è una struttura plastica, quindi la deformazione e il collasso avven-

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artrosi, artrite e attività fisica gono gradatamente in alcune decine di anni. Questa degenerazione cronica è dipendente dalla gravità del fenomeno: più alto è lo spessore da sopportare, più rapida e grave sarà l’evoluzione. Dato che questo vale su ogni soggetto, a prescindere da altre variabili, si può affermare che la riduzione del BMI genera un vantaggio a ciascuno rispetto a se stesso un po’ più pesante. Se si pensa all’architettura trabecolare dell’osso, si può immaginare come l’esempio del pannello biologico a struttura portante trabecolata sia particolarmente calzante. Dobbiamo aggiungere poi che lo scarso tono-trofismo muscolare impedisce la buona stabilizzazione attiva della struttura, con continui micro-macro traumi non ben ammortizzati. L’artrosi procede a balzi temporali: periodi di quiete si alternano a fasi di riacutizzazione in cui un trauma riaccende un meccanismo infiammatorio, che esita in una piccola deformazione e in un riacutizzarsi del dolore. Segue un periodo di quiescenza e poi un nuovo trauma, un movimento sbagliato, reinnescano il circolo vizioso. L’evoluzione dell’artrosi è facilitata da vizi posturali, da alterazioni congenite della struttura scheletrica che negli anni favoriscono dei compensi che a loro volta generano le deformazioni artrosiche. Su questo poi si possono stratificare patologie di altra natura, ma per fortuna sono problemi diagnostici di pertinenza medica. Mi sia concesso constare che siamo davanti a dei cambiamenti epocali tali per cui non ci potremo più permettere di dissipare quantità imponenti di energie economiche nel tentativo maldestro, e un po’ interessato, di intervenire sugli effetti e non sulle cause: puntare decisamente su una nuova equazione di sistema, che renda centrale l’attività motoria in funzione della prevenzione e della qualità della vita, più che una scelta è una necessità. Semmai l’opzione è che, se riusciremo a farlo in tempo, evi-

teremo l’implosione del sistema sanitario (e per altri motivi anche quello molto più piccolo del sistema fitness): se non saremo abbastanza rapidi, efficaci e consapevoli, si apriranno degli scenari seri e preoccupanti, sia per quanto riguarda la tenuta del sistema sanitario, sia per quanto riguarda la quantità e soprattutto la qualità della vita delle persone.

ATTIVITÀ MOTORIA CONSIGLIATA Consigliamo di classificare la priorità delle attività motorie secondo l’ordine successivo. 1. MOBILITÀ. Lo stretching migliora i range di mobilità, restituendo possibilità di movimento con decelerazioni più graduate e impatti più piccoli. La mobilità in assenza di dolore, testata da esercizi di stretching in scarico, è un indice di guarigione da una fase acuta infiammatoria. Se i fix sono negativi e non evocano dolore, allora è possibile iniziare un “allenamento” per il tono trofismo muscolare. 2. FORZA. Attraverso gli esercizi con i pesi si può ridare un po’ di tono alla muscolatura e questo è tutt’altro che negativo. Semmai qui il problema è di riuscire a realizzarlo con scalette di esercizi (le vecchie tabelle di allenamento) non troppo

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ripetitive: questo è il punto debole motivazionale del soggetto, che va sostenuto con l’attività di coaching dell’operatore metabolico. 3. COORDINAZIONE MOTORIA. Esercizi che coinvolgano molti gruppi muscolari non sono una priorità nei casi di artrosi localizzata. 4. RESISTENZA CARDIOVASCOLARE. Se non si ha molto tempo a disposizione non rappresenta una priorità specifica in tutti i casi in cui l’aspetto artrosico sia centrale per il soggetto. C’è da dire che in questi casi siamo più in una zona di fitness posturale e di fitness terapia: ciò significa che ci saranno delle indicazioni mediche sulle modalità e le limitazioni dell’attività fisica.

TRATTAMENTO MOTORIO E PREVENTIVO DELL’ARTROSI Per fortuna esistono delle semplici regole per l’operatore motorio. - In fase acuta, caratterizzata da dolore e infiammazione: riposo motorio. - In fase di quiescenza, e quindi a dolore e infiammazione regrediti: graduale ripresa dell’attività motoria. La gradualità riguarda sia la dose, che l’intensità, la frequenza e la durata dell’attività motoria erogata. In termini generali, l’attività motoria trasformata in stile di vita, in assenza di sovrappeso, evita l’instaurarsi


artrosi, artrite e attività fisica

di un’artrosi invalidante nella stragrande maggioranza della popolazione. Si mantiene così un buon livello di riserva funzionale motoria anche nella settima, ottava e nona decade di vita: quindi, qualità della vita per l’individuo e risparmio di sprechi sui costi sanitari per la società.

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MALATTIE REUMATICHE - INCIDENZA SULLA POPOLAZIONE ITALIANA Fonte Ministero della Salute 2007 - sito ufficiale L'Organizzazione Mondiale della Sanità indica le malattie reumatiche - artrosi, osteoporosi, lombalgie e reumatismi infiammatori - come la prima causa di dolore e disabilità in Europa e ricorda che queste, da sole, rappresentano la metà delle malattie croniche che colpiscono la popolazione al di sopra dei 65 anni. Dati epidemiologici italiani

pubblicati nel 2005 dimostrano che il 26,7% della popolazione di età superiore a 18 anni sarebbe affetto da una malattia reumatica e, in particolare, l'8,9% da artrosi, l'8,8% da reumatismi articolari, il 5,9% da lombalgia e il 3,1% da una forma artritica. Oltre che per l’incidenza, le malattie reumatiche assumono una primaria importanza per i costi sociali che comportano: sulla base degli studi sui costi di malattia eseguiti in Italia è, infatti, dimostrato che i costi diretti per paziente per anno, attualizzati al 2005, ammontano per la gonartrosi a 1070 euro e per l'artrite reumatoide a 4400 euro, mentre i costi indiretti sfiorano i 2500 euro per le gonartrosi e raggiungono i 12500 euro per l'artrite reumatoide. È interessante osservare che, nella gestione della propria malattia, il paziente deve sobbarcarsi una spesa che si avvicina al 30% dei costi diretti (dati forniti dalla Società Italiana di Reumatologia).

ALESSANDRO LANZANI Medico specialista in medicina dello sport e in ortopedia, è direttore della Scuola di Professione Fitness, che dal 1986 ha formato migliaia di istruttori e personal trainer con i propri corsi, master e stage di formazione e aggiornamento professionale. Da anni promotore dei contenuti relativi al fitness metabolico tramite corsi e convegni scientifici su tutto il territorio nazionale, è autore di numerose pubblicazioni e libri di formazione e supporto professionale.


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artrosi, artrite e attività fisica

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Artrite reumatoide

di Davide Girola e Angela Vennari

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’artrite reumatoide (AR) è una malattia infiammatoria multisistemica, cronica, recidivante, a eziologia sconosciuta. Sebbene possano essere interessati la cute, gli occhi, il cuore, i polmoni e anche altri organi, le articolazioni sono interessate in maniera preponderante e l’AR è fondamentalmente una forma severa di sinovite cronica. La prevalenza dell’AR è di circa l’1% nella popolazione generale e predilige il sesso femminile, colpito con frequenza tre volte maggiore di quello maschile. Essa si manifesta in tutte le età della

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vita con punte massime fra il quarto e il quinto decennio: l’80% dei pazienti sviluppa la malattia in un’età compresa tra i 35 e i 50 anni.

EZIOLOGIA È ampiamente sostenuta dai più, anche se non provata, l’opinione che l’AR sia una malattia autoimmune: circa l’80% dei pazienti con AR classica possiede anticorpi circolanti chiamati fattore reumatoide (FR) contro frammenti di IgG autologhe. Che cosa dia inizio alla reazione autoimmune e quali meccanismi mediano la distruzione articolare è

ancora sconosciuto, ma sono state formulate varie ipotesi. Alcuni autori sostengono che l’AR possa essere una manifestazione clinica secondaria al contatto con un determinato agente infettivo in individui geneticamente predisposti, e vista la distribuzione su scala mondiale dell’AR, è stato ipotizzato che l’organismo in questione sia ubiquitario. Numerosi agenti infettivi sono stati proposti, ma al momento attuale non è emersa alcuna evidenza che possa dimostrare in modo definitivo che questi o altri agenti possano essere indicati come la causa dell’AR. La predi-


artrosi, artrite e attivitàrehab fisica sposizione genetica alla malattia è indicata da numerosi studi familiari. L’AR grave si riscontra con un tasso circa quattro volte superiore all’atteso in parenti di primo grado di soggetti con malattia sieropositiva; circa il 10% dei pazienti con AR avrà un parente di primo grado colpito dalla malattia. Inoltre, i gemelli monozigoti hanno quattro volte la possibilità di essere concordanti per l’AR rispetto ai gemelli dizigoti, i quali presentano un rischio di sviluppare la malattia uguale a quello dei fratelli non gemelli.

bolezza generalizzata, febbricola e vaghi sintomi muscoli-scheletrici fino a quando non si rende evidente la comparsa di sinovite. I sintomi prodromici possono durare settimane o mesi o non essere diagnosticati. I sintomi specifici compaiono in genere gradualmente. Inizialmente sono presenti gonfiore e arrossamenti locali, con dolore periarticolare e soprattutto rigidità al momento di alzarsi o dopo l’inattività. In una minoranza dei casi, l’esordio è acuto, con interessamento poliarticolare quasi dall’inizio e deterioramento rapidamente progressivo della funzione articolare. L’interessamento di altri organi e apparati fanno dell’AR una malattia multisistemica che va distinta da altre malattie collageno-vascolari e da altre forme di artrite. A causa delle difficoltà diagnostiche, sono stati stabiliti dei criteri per classificare l’AR nelle varie forme.

ca. Nella maggior parte dei casi, la malattia assume un quadro clinico caratteristico entro 1-2 anni dall’esordio. L’indicazione diagnostica è data dal caratteristico quadro di poliartrite infiammatoria bilaterale e simmetrica delle piccole e grandi articolazioni sia degli arti superiori che degli arti inferiori; vengono caratteristicamente risparmiate le strutture scheletriche assiali a eccezione della colonna cervicale. Recentemente l’American College of Rheumatology ha proposto criteri aggiornati per la classificazione dell’AR. Per fare diagnosi di AR devono essere presenti nel paziente almeno quattro dei sette criteri esposti CARATTERISTICHE GENEnella tabella. RALI I pazienti colpiti sono suddivisi in In forma classica la malattia è quattro classi: Classe 1 - completa abilità e caparappresentata da una poliarcità di eseguire tutti i lavori abituali trite cronica, simmetrica e dosenza handycap. lorosa a carico delle più picClasse 2 - abilità adeguata per atticole articolazioni distali del vità normale nonostante handycap corpo, a cominciare da quelle delle dita delle mani e dei pie- DIAGNOSI E CLASSIFICAZIONE parziale, fatica, difficoltà e ridotta di. In circa i 2/3 dei pazienti, La diagnosi di AR non pone proble- mobilità ad una o più articolazioni. l’esordio è insidioso, con senso mi particolari nei pazienti con malat- Classe 3 - abilità limitata o annullata di affaticamento, anoressia, de- tia conclamata nella sua forma tipi- per le normali occupazioni o rispetto CRITERI DEFINIZIONE all’autosufficienza. Classe 4 - invalidità ampia o totale. rigidità mattutina La rigidità mattutina delle articolazioni dura almeno Il paziente è costretto a letto o su un’ora prima del massimo miglioramento. una sedia a rotelle; scarsa autosufficienza. artrite di 3 o più Sono coinvolte almeno 3 articolazioni simultaneaarticolazioni mente con una compromissione delle parti molli. DECORSO

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È difficile predire il decorso dell’AR. artrite delle Quando almeno un’area è dolente al livello del pol- La malattia ha di solito un andamenarticolazioni della so, del metacarpo e delle articolazioni interfalanto cronico perché si possono avere mano gee. segni di attività flogistica per 30 e più artrite Coinvolgimento simultaneo delle stesse aree artico- anni, però essa può anche venire arrestata soprattutto nei casi diagnosimmetrica lari su entrambi i lati del corpo. sticati entro un anno dalle manifenoduli Noduli subcutanei sopra le prominenze ossee o a stazioni iniziali. Il decorso dell’AR reumatoidi livello delle superfici estensorie o in regioni periarti- può essere assai eterogeneo. La maggior parte dei pazienti presenta colari. una malattia persistente con fasi fattore Dimostrazione di un livello anormale del fattore reu- alterne di maggiore o minore attireumatoide a matoide a livello del siero; occorre considerare che si vità, che si accompagnano a valivello del siero verificano il 5% dei casi positivi anche nel controllo di rio grado di deformazioni articosoggetti normali. lari, con la maggiore progressione nei primi 4-5 anni. Dopo 10-12 cambiamenti Tipici cambiamenti radiografici dell’artrite reumatoide anni, meno del 20% dei pazienti saradiografici a livello della mano e del polso che devono includere rà indenne da deficit funzionali o deerosioni o decalcificazioni ossee localizzate nelle arti- formazioni. Le caratteristiche clinicolazioni coinvolte o in quelle adiacenti. che all’esordio della malattia non

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artrosi, artrite e attività fisica

permettono di prevedere il possibile sviluppo di una invalidità. Circa il 15% dei pazienti con AR può manifestare un processo flogistico di breve durata che va incontro a remissione spontanea e non lascia importanti deformità.

MORFOLOGIA DEL SISTEMA MUSCOLOSCHELETRICO Le principali modificazioni anatomiche si osservano nelle articolazioni. L’AR in genere colpisce le piccole articolazioni delle mani e dei piedi, ma può in seguito interessare i polsi, i gomiti, il bacino e le ginocchia. Tipicamente, sono colpite le articolazioni interfalangee prossimali e le metacarpofalangee, mentre sono risparmiate le articolazioni

interfalengee distali. Talvolta, si verifica l’interessamento del rachide nel suo tratto cervicale superiore, mentre, per ragioni oscure, lo è raramente quello lombosacrale. Analogamente, il bacino è in genere risparmiato. L’artrite inizia con un ispessimento infiammatorio aspecifico, edematoso della sinovia. Con la progressione della malattia, compaiono le caratteristiche modificazioni sotto forma di una diffusa sinovite proliferativa con: 1) ispessimento marcato della membrana sinoviale e formazione di proiezioni villose, edematose, che si estendono nello spazio articolare; 2) stratificazione delle cellule sinoviali sulla membrana ispessita villosa;

3) un intenso infiltrato sinoviale con macrofagi, linfociti, plasmacellule e a volte con la formazione di follicoli linfoidi; 4) in alcuni casi, depositi di fibrina e necrosi della sinovia. Con il progredire della sinovite, può comparire edema dei tessuti molli periarticolari, che produce classicamente arrossamento e gonfiore fusiforme delle articolazioni interfalangee prossimali. Alla fine, il panno riempie lo spazio articolare, ricoprendo le superfici articolari. Il rilascio di enzimi e mediatori da parte del panno infiammatorio riccamente vascolarizzato danneggia progressivamente la cartilagine; segue poi l’invasione di questa parte del panno, che produce erosioni irregolari e, talvolta, frammentazioni. Anche l’osso subcondrale può subire demineralizzazione e riassorbimento con formazione di cisti, dovuti al rilascio di enzimi e all’invasione del panno. Con il tempo il panno va incontro a organizzazione e ciò porta dapprima alla formazione di bande fibrose a ponte (anchilosi fibrosa) ed infine ad anchilosi ossea. In questo modo, la funzionalità viene totalmente distrutta, con la formazione delle deformità, assai tipiche della malattia. L’interessamento tendineo-articolare accompagna spesso l’artrite. Attorno alle articolazioni infiammate possono comparire focali aree di flogosi in tendini, muscoli e tessuto connettivo periarticolare; inoltre, nei muscoli situati a distanza, questa flogosi si manifesta con accumuli di linfociti, plasmacellule e macrofagi.

MORFOLOGIA DELLA CUTE I noduli reumatoidi sottocutanei, che possono raggiungere le dimensioni di una nocciola, compaiono in circa un quarto dei pazienti, specialmente in quelli con malattia rapidamente progressiva. Sedi favorite sono i punti sottoposti a pressione, come i gomiti, la schiena e gli avambracci e la parte posteriore del cranio. Si tratta di masse palpabili, dure, sottocutanee, indolen-


artrosi, artrite e attività fisica ti, rotonde od ovali, di rado superiori ai due centimetri di diametro.

DOLORE, GONFIORE E RIGIDITÀ ARTICOLARE La manifestazione più comune dell’AR stabilizzata è costituita dal dolore, aggravato dal movimento, a livello delle articolazioni affette: esso dipende dal coinvolgimento articolare, ma non sempre è proporzionale all’entità dell’infiammazione. Frequente è la rigidità generalizzata, e in genere è maggiore dopo periodi di inattività. La rigidità mattutina di durata superiore a un’ora è una caratteristica pressochè costante dell’artrite infiammatoria e serve a distinguerla dalle malattie articolari non infiammatorie. La durata e l’intensità di tale rigidità possono essere utilizzate come un parametro grossolano di attività della malattia. Clinicamente l’infiammazione sinoviale si manifesta con rigonfiamento, dolorabilità e limitazione dei movimenti. Le articolazioni colpite appaiono calde, specialmente le grandi articolazioni come il ginocchio. Il dolore deriva essenzialmente dalla capsula articolare, che è ampiamente innervata ed è assai sensibile allo stiramento e alla distensione. Il rigonfiamento articolare deriva invece dall’accumulo di liquido sinoviale, dall’ipertrofia della sinovia e dall’ispessimento della capsula articolare. Inizialmente, il movimento viene limitato dal dolore. L’articolazione infiammata è in genere mantenuta in flessione per consentire la massima espansione del volume articolare e minimizzare al contempo la distensione della capsula. Successivamente l’anchilosi fibrosa ossea o le contratture dei tessuti molli determinano deformità stabili.

DEFORMITÀ CARATTERISTICHE Col persistere dell’infiammazione, si manifestano deformità caratteristiche che sono determinate da numerosi eventi patologici: la lassità dei tessuti molli di supporto, la distruzione o l’indebolimento dei legamenti, dei tendini e della capsula articolare; altri fattori causali sono rappresenta-

ti dalla distruzione della cartilagine, dallo sbilanciamento della trazione muscolare e da vizi di posizione che vengono assunti nei movimenti delle articolazioni colpite.

Mano Deformità caratteristiche a carico della mano sono: deviazione radiale del polso con deviazione ulnare delle dita, spesso associata a sublussazione palmare delle falangi prossimali (deformità a “zeta”); iperestensione delle articolazioni interfalangee prossimali, con flessione compensatoria delle interfalangee distali (deformità a “collo di cigno”); iperestensione della prima interfalangea con flessione della prima metacarpo-falangea con conseguente perdita di mobilità e limitazione dei movimenti del pollice e conseguente incapacità a compiere dei movimenti di “pizzicotto”.

Piedi Deformità caratteristiche possono insorgere a livello dei piedi con rotazione del retropiede (articolazione subtalare), sublussazione plantare delle teste metatarsali, allargamento dell’avampiede, alluce valgo e deviazione laterale con sublussazione dorsale dell’alluce.

SINTOMI MUSCOLARI Il senso di debolezza e l’atrofia dei muscoli scheletrici sono comuni. L’atrofia può rendersi evidente entro alcune settimane dall’insorgenza dell’AR ed è in genere particolarmente appariscente nei gruppi muscolari adiacenti alle articolazioni interessate

CENNI DI TERAPIA MEDICA Gli scopi della terapia dell’AR sono: lenire il dolore, ridurre l’infiammazione, conservare una capacità funzionale, facilitare la guarigione. Nessuno degli interventi terapeutici è curativo e, pertanto, tutti devono essere interpretati come palliativi volti ad alleviare i sintomi della malattia.

FITNESS E ARTRITE REUMATOIDE Soggetti affetti da AR Classe 1 Mezzi


artrosi, artrite e attività fisica - Cardiofitness con ergometri tranne vogatore. Bike e Walking sui nastri trasportatori sono gli esercizi di elezione - Esercizi isotonici (protocolli personalizzati che tendono ad escludere movimenti delle articolazioni colpite) - Esercizi di stretching e mobilità articolare Caratteristiche (carichi, intensità) - Volume di allenamento aerobico in funzione dei tests sottomassimali e della scala di percezione della fatica - Volume totale del training (per seduta: da 45min a 90 minuti massimi) - Carichi iniziali del training FC <7580% di quella massimale teorica (wattaggi in funzione del test) - Carichi esercizi isotonici (50% del carico massimale,10/15 ripetizioni per esercizio modalità circuit training) Periodizzazione - Andamento crescente (volume crescente- incremento dei minuti totali) ogni settimana per 2 settimane di ogni ciclo (la terza settimana riduzione del volume generale ed eventuale esecuzione dei test ergometrici)

Soggetti affetti da AR Classe 2 Mezzi - Cardiofitness con ergometri tranne vogatore. Bike e Walking sui nastri trasportatori sono gli esercizi di elezione - Esercizi isotonici (esercizi basecatena cinetica chiusa - Esercizi di stretching e mobilità articolare - Esercizi di ginnastica respiratoria Caratteristiche (carichi, intensità) - Volume di allenamento aerobico in funzione dei tests sottomassimali e della scala di percezione della fatica - Volume totale del training (per seduta: da 45min a 90 minuti massimi) - Carichi iniziali del training FC <7580% di quella massimale teorica (wattaggi in funzione del test) - Carichi esercizi isotonici: 40/50% del carico massimale teorico, esecuzione degli esercizi in serie) Periodizzazione Andamento crescente (volume crescente- incremento dei minuti totali)

ogni settimana per 2 settimane di ogni ciclo (la terza settimana riduzione del volume generale ed eventuale esecuzione dei tests ergometrici)

Modello seduta Classe 1 Warm up: 10 minuti di cicloergometro o Valutazione funzionale1 (Test di Bruce o triangolare o Naughton etc). Circuito isotonico Catena Estensori - Leg Press (Distensione delle gambe per quadricipiti-glutei: 10 ripetizioni (50% del carico massimale) - Attrezzo per abduttori della coscia: 12 ripetizioni - Attrezzo per estensione dei glutei: 15 ripetizioni - Chest Press o Pectoral Machine (Distensione arti superiori e adduzioni braccia): 12 ripetizioni (40% del carico massimale) - Distensioni per tricipiti (utilizzo di cavi): 10 ripetizioni (40% del massimale) Stretching specifico muscolatura coinvolta Circuito Antagonisti e altri muscoli - Esercizi per polpacci da seduto: 10 ripetizioni (50% del carico massimale) - Attrezzo per adduttori della coscia: 15 ripetizioni (50% del carico massimale)

- Esercizi per Dorsali e paravertebrali: Lat machine (con opportune varianti in caso di periartrite scapolo-omerale): 12 ripetizioni (50% del carico massimale) - Flessioni per bicipiti brachiali con presa sagittale (manubri): 10 ripetizioni Stretching specifico muscolatura coinvolta 10 minuti di ergometro a braccia o vogatore (scala di Borg modificata livello 2/3)

Elementi essenziali per la programmazione del training Modello Operativo Fase 1 1. Anamnesi generale 2. Anamnesi sportiva 3. Valutazione globale ed esame obiettivo motorio Fase 2 4. Valutazione funzionale 5. Scelta e verifica dei parametri dell’allenamento (riassetto del training in funzione della risposta psicofisica) 6. Programmazione dell’allenamento 7.Start up (inizio del training) Fase 3 8. Valutazione funzionale (ogni 4/6 settimane) 9. Raccolta dati 10. Riassetto e programmazione del training


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CASI CLINICI IN PALESTRA - LA SERIE

In ognuno dei 5 volumi si inquadrano le principali patologie dell’apparato locomotore. Per ognuna di esse sono descritti anamnesi ed esame obiettivo motorio, sono individuati i traguardi0 da raggiungere, sono tracciate le linee guida del protocollo di lavoro attraverso gli esercizi consigliati e quelli da evitare. Autori Vari Alea Edizioni - pag. 128 Ogni volume Euro 21 Offerta: tutta la seria (5 volumi) a 84 Euro

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artrosi, artrite e attivitĂ fisica rehab

Sport, lesioni articolari e artrosi post-traumatica di Gian Pasquale Ganzit e Luca Stefanini

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artrosi, artrite e attività rehab fisica ono numerosi gli sportivi di alto livello e gli individui di mezza età che praticano regolarmente attività fisica e si rivolgono al medico sportivo per sapere se la pratica di uno sport possa rappresentare un rischio per lo sviluppo dell’artrosi o sia in grado di peggiorare un’iniziale degenerazione della cartilagine articolare; tanto più che, in taluni casi, lo sviluppo di un quadro artrosico importante può compromettere la carriera dell’atleta professionista o decretare la fine attività nel caso dello sportivo occasionale. L’esercizio fisico moderato non aumenta tale rischio e, anzi, certi sport e alcuni programmi di esercizio fisico, opportunamente selezionati, sono in grado di migliorare la forza muscolare e la mobilità articolare nell’individuo con un’artrosi in fase iniziale. Gli sport a maggior rischio traumatico e quelli che comportano elevate sollecitazioni a livello articolare sono i più rischiosi, dal momento che le lesioni della cartilagine articolare nello sportivo possono derivare sia da singoli traumi tali da comportare un improvviso ed eccessivo carico a livello delle superfici articolari, sia da microtraumi ripetuti nel tempo. Uno studio [McDemott, 1983] ha preso in considerazione 20 podisti di età pari a 39 anni, che correvano 100 km a settimana da almeno 20 anni e che riferivano gonalgia per almeno 3 mesi all’anno.

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Tutti i soggetti erano stati studiati dal punto di vista clinico e radiografico: 6 di questi presentavano evidenza di alterazioni degenerative a livello articolare e ginocchio varo e 4 di questi riferivano un trauma articolare in passato. Lo studio ha dimostrato una correlazione significativa tra varismo di ginocchia, precedenti traumi a carico del ginocchio, anni di pratica del podismo e degenerazione artrosica. Spesso la diagnosi di lesione cartilaginea nello sportivo non è semplice, dal momento che la cartilagine, non essendo innervata, non è causa di dolore; inoltre, la lesione cartilaginea non è visibile sui comuni radiogrammi e non è nemmeno facilmente identificabile all’esame obiettivo. Per queste ragioni anche un trauma distorsivo articolare di lieve entità, e pertanto misconosciuto, può rappresentare un fattore di rischio per lo sviluppo dell’artrosi nello sportivo. La predisposizione a sviluppare artrosi varia da atleta ad atleta ed è legata al tipo di sport praticato, ai traumi articolari subiti, alla conformazione dei capi articolari, alla loro stabilità, alla massa muscolare, all’indice di massa corporea, alla composizione e al metabolismo della cartilagine stessa che, stabiliti geneticamente, variano da individuo a individuo. In particolare, l’instabilità articolare conseguente a lesioni legamentose e le lesioni meni-

scali in grado di alterare la meccanica articolare, sono tra i fattori che più di altri favoriscono lo sviluppo della degenerazione artrosica. Gli studi che hanno preso in considerazione i soggetti con lesione meniscale e legamentosa hanno dimostrato che il rischio di sviluppare un’artrosi è più elevato in questi soggetti e che il tempo intercorso tra il trauma e lo sviluppo dell’artrosi è significativamente inferiore nei soggetti più anziani. Questo dato supporta l’evidenza che l’età rappresenta un fattore di aumentato rischio per le lesioni cartilaginee. Non tutte le modalità di esercizio fisico determinano le medesime sollecitazioni a livello articolare e non tutte le articolazioni rispondono alla stesso modo al carico. Per esempio, un esercizio in grado di favorire lo sviluppo dell’artrosi a livello del ginocchio può non esercitare alcuna influenza in tal senso sulla caviglia o sull’anca. Gli individui che praticano attività fisica con maggiore regolarità, proprio per il rischio di incorrere in un trauma, sia singolo sia ripetuto, hanno una prevalenza maggiore di artrosi rispetto agli individui più sedentari. Attività fisiche quali il ciclismo, il canottaggio, il nuoto, il golf e il jogging non comportano un rischio elevato se praticati da soggetti con una normale forza muscolare e articolazioni sane. Nella tabella 1 sono illustrate le differenze tra gli sport e le attività fisiche in merito


artrosi, artrite e attività fisica alla frequenza e al rischio di determinare traumi articolari. Uno studio [Kujala, 1995] ha preso in considerazione le cartelle cliniche di 2000 atleti di élite praticanti sport di endurance (podismo, sci di fondo), sport di squadra (calcio, hockey, pallacanestro) e sport di potenza (pugilato, lotta, sollevamento pesi) che si sono sottoposti, nell’arco di 20 anni, ad accertamenti clinico-diagnostici riguardanti l’artrosi a carico dell’anca, del ginocchio e della caviglia. L’incidenza di artrosi è risultata significativamente maggiore nel gruppo comprendente gli sport di squadra e gli sport di potenza; in particolare è stata osservata la presenza di segni radiologici di artrosi del ginocchio in 117 atleti dei quali il 31% era sollevatori di pesi, il 29% calciatori, il 14% podisti e il 3% lanciatori. Questo dato è correlato al maggior rischio di trauma nel calcio e a un maggior indice di massa corporea nei sollevatori di pesi. Infatti, un’analisi retrospettiva [Roos, 1994] su 215 giocatori di calcio amatoriali e su 71 giocatori professionisti ha evidenziato che, tra questi ultimi, il 14% presentava segni radiografici di artrosi dell’anca in confronto al 4,2% dei giocatori amatoriali e del gruppo di controllo. Per quanto riguarda l’artrosi di ginocchio, questa è stata osservata nel 15,5% dei professionisti, nel 4,2% degli amatori e nell’1,6% del gruppo di controllo. Un significativo aumento dell’incidenza dell’artrosi di ginocchio è stato osservato anche nei giocatori di rugby e segni radiografici di artrosi sono anche stati evidenziati in 22 giocatori di pallavolo che per almeno 3 anni avevano militato nel campionato svizzero di massima divisione. Tra gli sport di lancio, è stato considerato il lancio del giavellotto; sono stati oggetto di studio 21 lanciatori di alto livello a distanza di circa 20 anni dalla fine della loro carriera; in tutti i soggetti la risonanza magnetica ha evidenziato un aumento dell’incidenza

delle lesioni a carico della cuffia dei rotatori della spalla dominante, in tutti i soggetti si sono osservati segni radiografici di artrosi a livello della spalla e del gomito e 10 di essi hanno evidenziato un deficit di estensione del gomito del braccio dominante di 5 gradi se confrontato con il controlaterale. Il riscontro di artrosi a carico della mano è comune in coloro che praticano l’arrampicata. Controlli radiografici in 36 freeclimber sono stati confrontati con un gruppo di controllo e in 17 sportivi è stata diagnosticata un’artrosi della mano contro 2 soli casi nel gruppo di controllo.

PREVENZIONE E RIABILITAZIONE L’artrosi può essere la conseguenza di una precedente lesione traumatica. Lo sport non agonistico, entro certi limiti, potrebbe collaborare a mantenere le articolazioni in buone condizioni anatomo-funzionali. Lo sport ad alto livello, di tipo agonistico, può invece minacciare la comparsa di un’artrosi precoce e di questo fatto esiste qualche esempio dimostrato. Sport praticati, spesso con buon risultato agonistico, da soggetti che possiedono articolazioni imperfette per motivi genetici, sono poi molto temuti dal reumatologo, perché capaci di provoca-

re artrosi precoci una volta ignote, oppure note soltanto come conseguenza di sovraccarichi lavorativi soprattutto nei giovani. La capacità dell’artrosi di influire in modo negativo sulla qualità di vita della persona dipende molto dalla regione colpita. Le articolazioni portanti artrosiche, per esempio anca e ginocchio, possono ostacolare il cammino; le artrosi delle mani possono inficiare la destrezza e la forza necessarie per diversi atti quotidiani. Per ridurre il rischio di artrosi sono necessari una corretta diagnosi, un’opportuna terapia e un’adeguata riabilitazione post-infortunio. Altri fattori indispensabili per preservare la normale struttura e funzione articolare comprendono un’oculata scelta dello sport da praticare, una corretta metodologia di allenamento, l’utilizzo di protezioni che riducano il carico articolare e un programma dietetico volto alla riduzione del peso corporeo. Il mantenimento o l’incremento della forza e del tono muscolare sono in grado di prevenire gli infortuni articolari e l’alternanza nella pratica delle varie discipline sportive è utile per ridurre il numero di ripetizioni nello stesso


artrosi, artrite e attività fisica range di movimento articolare. La riabilitazione prevede un programma volto al pieno recupero dopo un infortunio e tale da proteggere l’articolazione da ulteriori lesioni a carico della cartilagine articolare. L’approccio riabilitativo deve essere multidisciplinare, comprendendo la terapia fisica, la terapia farmacologica orale ed eventualmente intra-articolare e l’utilizzo di ortesi. Nella prima fase del percorso riabilitativo, l’obiettivo è quello di alleviare i sintomi della fase acuta riducendo il gonfiore e il dolore. Il dolore può essere alleviato con l’utilizzo del paracetamolo, di farmaci anti-infiammatori non steroidei ed, eventualmente, con iniezioni intra-articolari di corticosteroidi o mediante viscosupplementazione con acido ialuronico ad alto peso molecolare, una sostanza che possiede caratteristiche molto simili a quelle del liquido sinoviale e che ha dimostrato buona efficacia nel trattamento dell’artrosi del ginocchio. Un altro obiettivo della prima fase della riabilitazione prevede il recupero dell’articolarità conseguente alla riduzione del controllo motorio e della forza muscolare. Nella fase successiva possono essere intrapresi esercizi a catena cinetica aperta e senza carico al fine di rinforzare la muscolatura e proteggere così l’articolazione da insulti futuri. Iniziando dapprima con esercizi di contrazione isometrica, si passa successivamente a contrazioni lungo tutto l’arco di movimento. La terza fase prevede esercizi a catena cinetica chiusa, utili anche per il miglioramento dell’equilibrio e della propriocezione; in questa fase il soggetto può iniziare a utilizzare la cyclette (il movimento articolare svolge una funzione condroprotettrice); in particolare, 3 sedute a settimana della durata di 20-30 minuti sono sufficienti per il mantenimento di una buona efficienza del sistema cardiocircolatorio e per rinforzare la muscolatura flesso-estensoria dell’arto inferio-

re. La quarta fase del percorso riabilitativo prevede il ritorno graduale all’attività sportiva praticata: vengono introdotti esercizi di contrazione muscolare concentrica ed eccentrica e l’atleta deve dimostrare di possedere una forza, una velocità e una resistenza della contrazione muscolare sovrapponibili a quelle dell’arto controlaterale. In questa fase devono essere effettuati esercizi che richiamano il gesto motorio specifico dello sport praticato in modo tale da consentire un ritorno all’attività sportiva riducendo al minimo i rischi di una recidiva. A questo scopo, in questa fase, possono anche essere utilizzati tutori e ortesi per correggere un eventuale difetto posturale che concorre alla genesi dei fenomeni artrosici. L’ultima fase riabilitativa consiste nell’educazione dell’atleta sull’importanza del mantenimento di una buona tonicità muscolare per ridurre al minimo il rischio di infortunio. A questo scopo sono sufficienti 2-3 sedute di allenamento a settimana che comprendano esercizi per l’incremento dell’equilibrio e del tono muscolare e per il mantenimento di una buona flessibilità e propriocezione.

BIBLIOGRAFIA G. P. Ganzit - L. Stefanini Artrosi, artrite e attività fisica McDermott M, Freyne E. Osteoarthritis in runners with knee pain. Br J Sports Med 1983; 17: 84-7 Kujala UM, Kettunen J, Paananen H. Knee osteoarthritis in former runners, soccer players, weight lifter, and shooters. Arthritis Rheum 1995; 38: 539-46 Roos H, Lindberg H, Gärdsell P, Lohmander LS, Wingstrand H. The prevalence of gonarthrosis and its relation to meniscectomy in former soccer players. Am J Sports Med 1994; 22: 219-22

IL LIBRO Recenti studi lo affermano: un’attività fisica adeguata può essere davvero benefica per chi soffre di artrosi o di artrite. Per mettere in pratica i suggerimenti degli esperti i malati hanno bisogno di ricevere informazioni chiare sui reali benefici e limiti dello sport. Questo significa essere consapevoli dell’effetto terapeutico del movimento nelle patologie reumatiche, ma anche conoscere tipologia, frequenza e intensità degli esercizi da praticare ed essere informati sugli eventuali dolori o fastidi che possono accompagnare la pratica dell’attività sportiva. “Artrosi, artrite e attività fisica” illustra quali sono gli sport da evitare e quelli consigliati per i pazienti reumatologici.

GLI AUTORI Gian Pasquale Ganzit e Luca Stefanini, Istituto di Medicina dello Sport di Torino

DESTINATARI Medici di medicina generale, reumatologi, ma anche tutti coloro che desiderano conoscere quali sport sono più adatti per i soggetti affetti da patologie reumatologiche

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Neck pain e correlazioni con la postura cervicale Evidenze scientifiche di Rosario D’Onofrio, Agostino Tucciarone, Alfonso De Nicola r.donofrio@alice.it

ella terminologia internazionale il dolore al collo è conosciuto come Neck Pain. Il suo status clinico è stato ampiamente descritto nella letteratura, che lo ricollega a un’eziologia multifattoriale non specifica con una topografia del dolore solitamente localizzata tra la regione occipitale e la prima vertebra dorsale. È presente una maggiore incidenza percentuale nel sesso femminile, soprattutto intorno ai 50 anni. Studi recenti hanno individuato una vasta area di popolazione predisposta al Neck Pain definita “office work”, ovvero dedita ad attività professionali svolte da seduti.

N

THE NECK PAIN Il Neck Pain, è un dolore localizzato alla regione antero/laterale o posteriore del collo. È un sintomo caratteristico delle popolazioni industrializzate e contribuisce in maniera elevata alla richiesta di assistenza sanita-

ria, incrementando notevolmente sia il carico economico famigliare, che le assenze dal lavoro. Il Neck Pain è descritto complessivamente nella letteratura come una problematica clinica comune in lavoratori d’ufficio, che colpisce prevalentemente le persone che utilizzano per periodi intensivi il computer. La generalità

2. la stabilizzazione clinica dei sintomi si verifica con l’incremento dell’età stessa; 3. nel sesso femminile i sintomi algici sono più intensi; 4. la disabilità cronica raggiunge spesso, dopo i sei mesi, il 40% dei soggetti. Le differenze dei livelli di forza dei muscoli del distretto della spalla sono state suggerite da alcuni autori per spiegare, probabilmente e in parte, la differenza di incidenza tra i sessi. Studi sull’attività muscolare Link hanno sottolineato la presenza di Trigger Point attivi nei muscoli flessori cervicali profondi, splenio del capo (splenius capitis), grande complesso (semispinalis), trasverso del collo (longissimus cervicis). Dopo Figura 1 - Zona topografica algica delWhiplash, è possibile evidenziare la distribuzione del dolore nel segmenuna “imbalance” dei muscoli del colto scheletrico testa-collo secondo B. Cagnie 2007 lo, che rimangono un chiaro fattore eziopatologico per un Neck Pain del dolore al collo è espressa da B. cronico. La maggior parte delle Cagnie [1] in 4 punti così sintetizzati: “Cervical Spine Injury” (CSI) è asso1. colpisce in percentuale maggiore ciata, o può essere attribuibile, a forle donne (18%) rispetto agli uomini ze compressive da carico assiale e (11%), nella fascia d’età tra 50 e 59 si verifica indipendentemente dalla forza dei muscoli del collo, ma è dianni;


rehab rettamente proporzionale all’entità stessa del carico assiale. Clinicamente, un CSI dà luogo a una compromessa integrità del segmento cervicale, dovuto a una distorsione, sublussazione o lesione legamentosa, esprimendo una colonna cervicale dolorosa e/o instabile, con consequenziali riflessi negativi sul sistema tonico-posturale. Se ragioniamo in termini posturologici, questo potrebbe comportare una destrutturazione dell’intero sistema tonico-posturale, attraverso un’alterazione dell’attività recettoriale e relativo incremento delle tensioni asimmetriche nella regione del collo. Il dolore cronico alla regione cervicale può essere sviluppato, o può essere perpetuato, da un evento come un “whiplash injury” di diversificate intensità. L'ubicazione e la gravità della lesione del tessuto molle e la prognosi per un dolore cronico al “collo” può dipendere anche da altri fattori predisponenti, che ne determinano l’entità lesiva. Una disfunzione dell’attività neuromuscolare, presente sempre in qualsiasi forma di Whiplash, crea tensioni anomale che daranno origine, tra l’altro, a compensi discendenti, con bascule a carico del bacino e adattamenti podalici. Risulta importante evidenziare come spesso, al contrario, una fibromialgia dei muscoli della colonna cervicale può esprimere un quadro clinico identico, o similare a forme di whiplash. Si crede attualmente che questo possa essere ricollegabile all’alterazione dei medesimi meccanismi nocicettivi e neuromuscolari, piuttosto che a delle anormalità muscolo-scheletriche. Uno squilibrio funzionale in termini di forza, che si instaura tra i gruppi muscolari della regione cervicale, e di riflesso sull’intero complesso colonna-bacino, incide negativamente sulle capacità elastiche, sulla coordinazione intra e intermuscolare e sul controllo neuromuscolare, con una consequenziale predisposizione a ulteriori rischi di lesioni traumatiche o da overuse, anche localizzate all’arto inferiore. Il trend scientifico mon-

diale è rappresento da persone che utilizzano il computer quotidianamente: tanto maggiore sarà il suo utilizzo, tanto più alto sarà il rischio di incorrere in un Neck Pain. Secondo Ortiz-Hernandez [2] lo stare seduto per periodi lunghi si accompagna, di solito, a modifiche strutturali della colonna vertebrale, tali da incrementare le forze di taglio su dischi vertebrali, aumentando lo stress tensionale sull’apparato muscolo scheletrico. Risulta da buone evidenze scientifiche come lo stress psicofisico si associ e si correli con il dolore al collo, arrivando a causare un’incapacità funzionale intorno a valori del 5-10%. È possibile sottolineare come cambiamenti degenerativi della colonna cervicale rappresentino un ulteriore fattore correlativo con algie occipitali, spesso associati a una generalizzata cefalea e/o una possibile sindrome vertiginosa. Si evince da esami radiografici che alterazioni delle strutture articolari, in termini di riduzione dello spazio articolare, degenerazione discale e limitazione del range articolare, si correlano con un Neck Pain. La degenerazione della colonna cervicale è stata riportata estesamente dalla letteratura: la generalità del dolore riferito alla regione del collo su base degenerativa articolare è rappresentato da una popolazione iniziale sui 40 anni di età, che rappresenta statisticamente circa il 20% del totale. Si può affermare che il procedere dell’invecchiamento articolare è costante, con picchi di progressione improvvisa relativamente a storie di traumi, di stress articolare eccessivo e/o ripetitivo ricollegabili a attività sportive o lavorative. Nella sua complessità, al degrado articolare della colonna cervicale sono associati e riportati decrementi generali nella flessibilità, un’afisiologica attività recettoriale, una limitazione del range articolare. Questo viene espresso, tra l’altro, attraverso una limitazione sostanziale della funzione rotazionale, con successive modifiche posturali discendenti compensative, che originano dallo stesso segmento testa-collo. Sul

piano sagittale queste alterazioni posturali sono evidenziate da una anteriorizzazione del segmento testa/collo che viene proiettato in avanti rispetto alla linea verticale della gravità.

THE NECK PAIN AND FORWARD HEAD POSTURE La normale postura del segmento testa/collo sul piano sagittale è stata descritta come l'allineamento verticale: testa dell’omero, articolazione acromion-claveare e trago. L’alterazione strutturale della postura viene definita, se vogliamo utilizzare una terminologia internazionale, “Forward Head” (FH), dove “la testa proiettata in avanti” è riferita alla traslazione anteriore della testa sul torace. Questa è, e rimane, uno delle

Figura 2 – Disfunzione Posturale o “Forward Head posture“: proiezione in avanti della testa in relazione alla linea della gravità (in rosso).

anomalie posturali spesso erroneamente trascurate e interpretate dai clinici come esclusivamente ricollegabili ad alterazioni dell’apparato muscolo-scheletrico. Molti autori uti-


rehab Link lizzano report statistici, schede e scale per stabilire e monitorare, durante i processi valutativi e terapeutici, l’entità del dolore e della funzionalità. Jackson definisce l’entità di questa destrutturazione posturale come “l'indice radiografico di lordosi cervicale”, che è espresso: - dall'angolo di rotazione assoluto della colonna dorsale/cervicale; - dalla linea verticale superiore dall'angolo di postero/inferiore di C7 con la distanza perpendicolare da questa linea alla porzione posterosuperiore del corpo vertebrale di C2. Watson DH, Trott PH [3] chiarisce l’indice di disfunzione definendo l’entità della proiezione della testa in avanti come la linea dedotta dal Trago dell'orecchio alla settima vertebra cervicale sottesa all'orizzontale (Fig. 3). L'angolo della postura della testa in avanti (A) è misurato da una linea dedotta dal “Tragus” dell'orecchio alla settima vertebra cervicale sottesa all'orizzontale. La postura toracica è calcolata come l'angolo tra la linea orizzontale e la linea dedotta dal settimo processo spinoso toracico (B). Queste misure rappresentano un metodo ripetibile e affidabile per quantificare la lordosi cervicale, e l’ammontare della proiezione in avanti del segmento testa/collo. Diversi lavori permettono di stabilire un range medio di lordosi tra C2 e

Figura 3. Forward Head Posture: indice di disfunzione angolo A

C7 ancorato tra 21-34 gradi, espresso dai "soggetti normali”. Risulta evidente come i diversi gradi di “Forward Head Posture” possano esprimere sintomatologie dolorose a loco regionali diversificate: l’analisi topografica del dolore (Fig. 4) permette di effettuare una diagnosi differenziale sulle cause di questa disfunzione posturale.

NECK PAIN E ATM DISORDERS La proiezione in avanti del segmento testa/collo, come evidenziato precedentemente in questo articolo, è identificata da molti autori come un fattore clinico significativo che nasce da eventi patologici diversificati. Tra questi, una vasta letteratura scientifica si sofferma sulla correlazione tra disfunzione dell’articolazione temporo-mandibolare, restrizione di movimento, stiffness, dolore al collo e una proiezione della testa in avanti: Forward Head Posture (FHP). Un disturbo temporo-mandibolare (TMD) può essere il risultato di un interessamento: - della componente articolare (TMJ); - del sistema neuromuscolare. I sintomi possono essere unilaterali o bilaterali e possono comportare riflessi algici distribuiti nella regione mascellare e testa/collo. Nella stessa misura l’American

Academy of Orofacial Pain (AAOP) riporta una simile classificazione che conferma l’orientamento eziopatologico esistente nella letteratura internazionale e che divide le disfunzioni temporo-mandibolari (TMD) in: - muscolare-relativo (myogenous); - articolare-relativo (arthrogenous). Entrambi i disordini possono presentarsi associati o separatamente. Il dolore da disfunzione temporomandibolare è localizzato generalmente al muscolo massetere, nell'area pre auriculare e/o alla regione temporale anteriore. Altri autori riportano un dolore riferito irradiato alle spalle e/o alla colonna cervicodorsale. Una disfunzione dell’articolazione temporo-mandibolare è stata osservata comunemente anche in individui fra i 20 e 40 anni: approssimativamente il 33% della popolazione presenta almeno un sintomo clinico-disfunzionale; di questi, un range compreso fra il 3.6% e il 7%, incorre in trattamenti assistenziali terapeutici. Disfunzioni dell’articolazione temporo-mandibolare si correlano con anomalie posturali che possono alterare la normale relazione anatomica tra i segmenti testa, collo e spalla diventando una delle fonti di Neck Pain e Forward Head Posture. Un’attenta osservazione posturale permette di evidenziare: a) un’eventuale correlazione disfunzionale omolaterale; b) una deviazione laterale; c) una limitazione del range dell’apertura della bocca. Anormalità posturali del complesso testa/collo sono il risultato di un microtrauma acuto o cumulativo, che compromette la normale attività propriocettiva, vascolare e neurale della regione suboccipitale e può causare un dolore cranio-facciale con adattamenti posturali e

Fig. 4. Rappresentazione topografica del dolore nelle diverse manifestazioni patologiche, da E. F. Wright, Management And Treatment Of Temporomandibular Disorders: a Clinical Perspective The Journal Of Manual & Manipulative Therapy


rehab

compensi adattativi podalici, così come autori hanno evidenziato cambiamenti podalici nell'arco plantare longitudinale. A tal proposito, un lavoro ha mostrato come un piede piatto esprime un incremento dell'attività muscolare del massetere e del temporale: il cambiamento della normale postura cervicale darà luogo, in maniera semplicistica, a una disfunzione recettoriale, a una stiffness della muscolatura suboccipitale e del muscolo sternocleido mastoideo (SCM). L’orientamento verticale del corpo, gli adattamenti e le reazioni strutturali posturali, sono tutte organizzate e basate su questa rappresentazione spaziale: la colonna cervicale è come un “negozio virtuale all'ingrosso”, che vende informazioni a tutto il corpo, dando un contributo notevole, non solo al sistema afferenziale per la diversificata rete di recettori, ma anche all'integrazione dei dati provenienti dai diversi sistemi. Quando meccanorecettori dei diversificati sistemi, compreso il sistema vestibolare, subiscono complessivamente un decremento, questa espressione posturale del corpo, nel suo linguaggio verticale di lotta costante contro la gravità, si adatta compensando con asimmetriche destrutturazioni a partenza cervicale. Molte strutture anatomiche in

questa regione, incluse la capsula, le faccette articolari e i legamenti spinali, danno un notevole contributo propriocettivo al controllo muscolare della colonna cervicale, che è collettivamente il responsabile “biomeccanico” del movimento tridimensionale, della testa e del collo nello spazio, la cui base posturale è espressa dall’analisi statica delle linee vertebrali. Un’alterata funzionalità neuromuscolare del distretto cervicale ha influenze negative sulla funzionalità mandibolare, con riflessi sull’intero apparato stomatognatico. Lo stress e lo spasmo che colpisce i muscoli del collo, ricollegabile a una disfunzione dell’articolazione temporo-mandibolare, concorre a relazionarsi con un Neck Pain che esprime rapporti simbiotici con un neck pain e una forward head posture. Al contrario, possiamo evidenziare come, in relazione a una Forward Head posture, i muscoli del sistema stomatognatico sono sottoposti ad alterazione della loro espressività fisiologica, fino a modificare la normale attività neuromuscolare, che potrebbe sfociare in uno spasmo doloroso del complesso cervicale con interessamento secondario dell’articolazione temporomandibolare. Così, il collegamento muscolare tra la testa, collo e mascella diviene responsabile per lo sviluppo, o perpetuazione, di un’anomala funzionalità del sistema articolare mandibolare.

CONCLUSIONI Considerando che il sistema muscolo scheletrico è composto da un sistema di catene muscolari integrate l'una all'altra, un Neck Pain condurrà ad adattamenti posturali compensativi di altri segmenti vicino o distanti dal segmento testa/collo. Al contrario, asimmetriche destrutturazioni a carico degli arti inferiori possono interferire con l’organizzazione posturale tramite riflessi ascendenti, fino ad avere un impatto sulla postura della testa e del collo. Un esame posturale, oltre quello puramente clinico correlato a una diagnostica per im-

magini, deve rappresentare un’importante componente valutativa differenziale nei pazienti con Neck Pain e Forward Head Posture.

NOTE 1. B. Cagnie, L. Danneels, Individual and work related risk factors for neck pain among office workers: a cross sectional study Eur Spine J (2007) 2. Ortiz-Hernandez L, Gonzalez S, Martinez-Alcantara S, Mendez-Ramirez Computer use increases the risk o musculoskeletal disorders among newspaper office worker. 3. Watson DH, Trott PH. Cervical headache: an investigation of natural head posture and upper cervical flexor muscle performance.Cephalalgia, 1993.

ROSARIO D’ONOFRIO Dottore fisioterapista, diplomato ISEF, Master in Posturologia presso l’Università La Sapienza di Roma. E' docente al Corso di Laurea Magistrale in Scienze e tecniche delle attività motorie preventive ed adattate dell'Università degli Studi di Roma "Tor Vergata" E' stato fisioterapista della Nazionale Italiana di Pallamano Senior A maschile e della Nazionale Italiana di Basket Femminile senior A. Preparatore atletico e allenatore, ha pubblicato a oggi oltre 133 lavori scientifici, su riviste nazionali di interesse specifico nel campo della rieducazione e riabilitazione dello sport e della preparazione atletica. Su questi stessi temi ha relazionato a oltre 51 Congressi, come “Invited Lecture”.

AGOSTINO TUCCIARONE Pirmario Ortopedico della IV Divisione dell’Istituto Chirurgico Ortopedico Traumatologico (ICOT), Latina. Direttore del Centro di Medicina dello Sport “Maurizio Bareson” , Latina. È stato Medico della Nazionale Italiana di calcio a 5, della Nazionale Italiana Femminile di Calcio, della Nazionale Italiana Maschile di Basket .

ALFONSO DE NICOLA Fisiatra e medico dello sport, già medico Sociale dell’AS Bari Calcio. Dal 2005 è responsabile Sanitario della Società Sportiva Calcio Napoli. È Consigliere della Libera Associazione Medici del Calcio e membro permanente del Comitato Scientifico della Rivista “Il Medico Sportivo”.


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Personal Branding Online La propria immagine nella rete

di Luigi Centenaro 100log@centenaro.it

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eth Godin è uno dei più grandi esperti di marketing al mondo. Sul suo Blog racconta la recente storia di un’amica che, avendo bisogno di una collaboratrice domestica, mette un annuncio su una nota testata online. Dopo aver identificato tre curricula, fa una cosa intelligente che sempre più persone fanno, anche se non abbastanza: cerca i nomi delle tre candidate su Google. 1. La prima candidata ha una pagina su MySpace (un sito dove chiunque può avere uno spazio per mettere pensieri, foto, video e fare amicizie con altre persone da tutto il mondo). È una pagina molto ricca di particolari, tra cui una foto della ragazza che si tracanna un barile di birra. Nei suoi hobby indica il “binge drinking”, l’orrenda moda del “bere fino a stordirsi” sempre più diffusa anche in Italia. 2. La seconda è un ottimo Blog

S

personale. In uno degli articoli più recenti racconta che è un po’ stufa in quanto ultimamente sta rispondendo solo a richieste per lavori umili, ma che sa che li lascerà appena diventeranno minimamente faticosi. 3. E la terza? Con lo stesso nome trova sei risultati, l’ultimo dei quali sul sito della polizia locale con l’indicazione di un recente arresto per tacchinaggio! Un’ottima ricerca, non c’è che dire: quello che forse le tre ragazze non sanno è che Google non dimentica mai niente... E voi avete mai provato a cercare il vostro nome o, come si dice adesso, a Googlarlo?

INSIDIE Sempre più persone cercano sulla rete le informazioni sulle persone. - Responsabili del personale e cacciatori di teste. Ormai tutti, o meglio quasi tutti, controllano chi sei su Google, MySpace o

FaceBook. Secondo una ricerca del quotidiano Americano StarTribune, il 35% di questi elimina un candidato proprio per le informazioni che ha trovato online! Sempre in America sono molte le storie di coloro che hanno perso il lavoro per articoli e commenti infelici o per contenuti imbarazzanti sulla Rete. Ritenete ancora che il vostro curriculum sia così importante? - Clienti. Cosa penseranno i futuri clienti di un noto psicologo inglese che voleva cancellare le inopportune divagazioni online sulla propria personale depressione? - Colleghi. Prima di conoscere un collega o di partecipare a una riunione, io controllo sempre il suo profilo su LinkedIn (un sito molto in voga nel settore informatico). Mi dà l’opportunità di impostare meglio il meeting e di ottimizzare la mia comunicazione tenendo conto della sua esperienza. - Personalità pubbliche. Forse a

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Michael Phelps, l’eroe di Pechino 2008, non faranno piacere i migliaia di Blog e giornali online che hanno rimbalzato il video e le foto in cui fumava della droga a una festa... Tutto questo succede perché il Web moderno, o Web 2.0 come molti lo chiamano, presenta una caratteristica fondamentale rispetto a quello del passato: adesso siamo noi i protagonisti della Rete e non i grandi portali di un tempo, pieni di spazzatura mediatica e pubblicità. Con i nostri video, foto, Blog commenti o pubblicando brani musicali autoprodotti, documenti e ebook, andiamo a comporre i contenuti del Web e li rendiamo disponibili a tutti. Se ci pensate, la possibilità di pubblicare tutte queste cose era un tempo privilegio di pochi, muniti di grandi mezzi. Adesso invece produzione, pubblicazione e distribuzione dei contenuti hanno costi ridicoli o prossimi allo zero. Per esempio: - Blogger.com mette gratuitamente a disposizione tutto l’occorrente per creare un Blog, con un risultato quasi professionale. Non è una cosa da poco poter dire la propria opinione o dimostrare la propria competenza su un determinato argomento e renderla pubblica a tutti con un click. - Le videocamere e le macchine fotografiche digitali costano ormai pochissimo e forniscono risultati eccellenti. Nel caso, può bastare un moderno telefonino e chiunque può diventare un fotoreporter da prima linea. - Picasa è un software fornito da Google, che serve ad ar-

chiviare e ritoccare le foto, ma anche a pubblicarle online e condividerle con i propri amici. - Un PC portatile munito di strumenti per la produttività, tipo Microsoft Word, costa poche centinaia di euro ed è ormai alla portata di tutti!

grazie al Web moderno. Se il passaparola è il vero volano del tuo business, il Web 2.0, con la sua incessante conversazione e con gli innumerevoli servizi per produrre e distribuire contenuti e diffondere le tue competenze, costituisce il doping del passaparola.

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OPPORTUNITÀ Grazie a tutto questo, il Web si è trasformato in una conversazione senza fine, luogo d’incontro dove gli utenti vanno per comunicare tra loro, per scambiarsi opinioni e informazioni. Pensate per esempio a eBay. Il motivo principale del successo di eBay è costituito dai celebri “FeedBack” degli utenti: una forma avanzata di conversazione che riporta le opinioni dei clienti precedenti su un certo venditore. Un possibile futuro cliente (prospect), sarà più propenso a diventare tale se i Feedback ricevuti dai suoi precedenti clienti sono buoni, anzi ottimi. Nulla di nuovo, se ci pensate bene: i prospect si fidano molto di più delle opinioni espresse dai clienti passati che di un Curriculum o delle frasi luccicanti su un volantino. Allo stesso modo sono più propensi a comprare i vostri servizi se hanno una dimostrazione della vostra competenza e se qualcuno parla bene di voi. L’opportunità di farlo è assolutamente reale e alla portata di tutti

Tom Peters, il grande Guru americano, lo aveva capito già in un insospettabile 1997, quando pubblicò un fantastico articolo intitolato “The Brand Called You”, “La marca chiamata Te”. Vi consiglio vivamente di leggerlo: sono passati più di 10 anni ma si rimane colpiti dall’attualità degli argomenti. Peters suggeriva che, qualsiasi sia la mia estrazione sociale o età, io sono di fatto il presidente, amministratore delegato e responsabile marketing dell’azienda chiamata “Io Spa”. La mia reputazione e la mia credibilità si definiscono tramite la qualità del mio lavoro attuale e passato e determinano la qualità del mio lavoro futuro. Peters, con il suo articolo, ha coniato il termine Personal Branding, l’arte di costruire il proprio Brand, la propria marca personale: il Personal Branding riguarda il modo con cui voi fate Marketing di voi stessi. Il vostro Brand potrebbe essere definito come quello che collettivamente le persone dicono, provano e pensano su di voi e sui vostri servizi nei vari contesti della vostra vita, professionale e non. Fare Personal Branding significa influenzare quelle persone rispetto alla percezione del vostro Brand. Il Personal Brand può anche essere inteso come un motore che aumenta la vostra efficacia e lavora per voi, anche mentre siete in vacanza. Del resto, come spesso si

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management e marketing dice, se non sei nessuno, allora nessuno ti ascolta! Quanto è più facile per un professionista affermato proporre una novità e vederla, di lì a poco, seguita alla lettera da molti, rispetto a uno che è tanto bravo quanto sconosciuto?

FREQUENTARE I POSTI GIUSTI Tenete presente che il Personal Branding è un’azione completamente inevitabile: appena le persone interagiscono con voi in qualche modo, vi etichetteranno e vi faranno rientrare in una delle loro personali categorie. È il modo con cui funziona il nostro cervello, disegnato per riconoscere schemi, somiglianze e differenze: comunque vada, le persone vi identificheranno con un Brand e si aspetteranno sempre che voi rispettiate le aspettative da esso create. La stessa cosa succede online: qualcuno parla o parlerà di voi sugli innumerevoli servizi del Web moderno, ma su scala globale e non solo nella vostra città o nel vostro quartiere! Sta a voi frequentare gli stessi posti e partecipare alla conversazione in modo da influenzare le scelte dei vostri futuri clienti. Ma quali sono questi posti? E quali sono le regole con cui si deve impostare la propria strategia? Non c’è una risposta semplice, ma occorre trovarla caso per caso. Questi sono i suggerimenti da cui parto quando professionisti, consulenti di vario tipo o politici si rivolgono a me per impostare una strategia di Personal Branding Online: 1. individuare la comunità o il servizio (detto anche community) frequentato dai vostri clienti e parteciparvi attivamente; 2. condividere competenza e informazioni tramite gli strumenti offerti; per esempio su Facebook è possibile condividere link ad articoli e video tecnici, magari di tipo divulgativo o educativo sui propri prodotti o servizi; 3. non farsi mai pubblicità esplicita; le community tollerano tipicamente un rapporto 1 a 10 tra autopromo-

zione e contributi utili per gli altri; 4. aumentare il più possibile la propria rete di contatti online. Questo ultimo punto viene anche definito “fare networking”. Grazie all’estrema efficacia comunicativa dei servizi del Web moderno è possibile tenersi in contatto con un numero molto ampio di persone e far

girare così il proprio nome e le proprie competenze. La regola è sempre quella: la vostra competitività è uguale alle [cose che sapete fare] per le [persone che conoscete]. Per maggiori informazioni potete scaricare gratuitamente l’ebook “Personal Branding con i Social Media”.

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L'arte di promuovere e vendere se stessi online Di Luigi Centenaro e Tommaso Sorchiotti Con il termine Personal Branding si definisce il processo di creazione e gestione del proprio Brand, inteso non solo dal punto di vista professionale ma anche come somma di tutti quegli elementi che rendono unica una persona. Il Personal Branding è il vero motivo per cui un cliente, un datore di lavoro o un partner sceglie te al posto di un altro, un tuo progetto in luogo di quello di un tuo competitor. In ogni riunione, telefonata, email, tutti gli scambi che intercorrono con altre persone ser-vono a creare, rafforzare o modificare la tua im-magine. Bastano pochi secondi per trasmettere una prima impressione. Ma non è questo che conta, è quello che riuscirai a fare di questa impressione che determinerà il tuo successo. Tutte queste dinamiche assumono nuove prospettive in Internet. Prova a googlare il tuo nome e guarda cosa succede. Ora immagina partner, colleghi, clienti attuali e potenziali, conoscenti e amici che fanno lo stesso. Riesci a comunicare la tua professionalità, coerenza e personalità? La Rete è il nuovo uffi cio di collocamento! Facebook, MySpace, Twitter, LinkedIn, Xing: esistono servizi dove si incontrano i migliori professionisti di ogni settore e spazi nei quali le persone si incontra-

no, dialogano costantemente, fanno business. Essere consapevole e riuscire a gestire al meglio la tua immagine e il tuo Brand online, rafforzerà la tua reputazione e aiuterà la tua rete di contatti a crescere. Se sarai in grado di cogliere questa opportunità, migliorerai di molto il tuo percorso di carriera, la possibilità di fare business, di confrontare idee e progetti e raggiungere i tuoi obiettivi.

Autori Luigi Centenaro, Web Strategist, tra i primi a lavorare nel campo del Perso-nal Branding Online in Italia. Appassio-nato di promozione personale e comunicazione persuasiva scrive regolarmente sul suo Blog: www.centenaro.it Tommaso Sorchiotti, Social Media Activist, si occupa di formazione e di strategie di comunicazione sui nuovi strumenti della Rete, aiutando le aziende a capire e vivere Internet. Con il blog www.microblogging.it è stato precursore e divulgatore del microblogging in Italia. Tommaso e Luigi hanno fondato PersonalBranding.it, dove raccontano i casi e le storie di chi ha sfruttato la Rete per diventare qualcuno. Insieme si occupano di ideare strategie innovative online, per aiutare professionisti di talento a raggiungere i loro obiettivi di business.

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Wave Acquapark e

Progetto Zero Impact:

un’onda di risparmio

di Emiliano Sessa esessa.evolution@gmail.com

empre più spesso si sente parlare di risparmio energetico: ma ciò che viene teorizzato è realmente applicabile? Per rispondere a questa domanda vi proponiamo l’applicazione pratica di una consulenza energetica del Progetto Zero Impact. Il progetto Zero Impact, ovvero la creazione di centri sportivi e fisioterapici a basso costo di gestione e a basso impatto ambientale, poggia su di un principio fondamentale: la necessità di usare un quantitativo di risorse ed energia inferiori rispetto agli standard attuali di consumo e, possibilmente, creare tale energia con fonti meno inquinanti e a un costo inferiore. Attualmente, i centri fitness, wellness e fisioterapici di una certa importanza, hanno costi di gestione particolarmente elevati, dovuti principalmente all'esigenza di mantenere valori di comfort am-

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bientali alti, con tecnologie ormai sorpassate: il riscaldamento invernale, quanto la climatizzazione estiva, si rivelano spesso voci di costo importanti, a cui vanno poi addizionati i costi derivanti dall'illuminazione degli ambienti, dal funzionamento di sauna, bagno turco, macchinari in genere, e non trascurabile, il consumo complessivo di acqua (vedi FitMed 1/10). Link Il centro oggetto dell’analisi è Wave Acquapark di Sesto Calende, attualmente il più grande Acquapark nella provincia di Varese. L’analisi ha preso il via dalla registrazione dei consumi di energia primaria e secondaria della struttura, consumi che si attestano attorno a un valore complessivo di 293.000,00 Euro/ anno. Questo importo è così ripartito: - 62% (182.705,87 euro) a carico dell’energia elettrica - 38% (110.530,00 euro) a carico di

gas metano. La struttura è dotata, oltre che di sala pesi e sale corsi, di tre piscine coperte con uno scivolo interno e tre piscine esterne con due scivoli. La centrale termica è composta da due caldaie da 667 Kw ciascuna, che forniscono acqua calda sia per la climatizzazione invernale degli ambienti chiusi, che per il riscaldamento delle piscine coperte, nonché per la fornitura di acqua calda sanitaria. Per la climatizzazione estiva è impiegata un’unità di refrigerazione a scambio aria acqua da 210 Kw termici, con un assorbimento di 110 Kw elettrici. La climatizzazione degli ambienti chiusi e i ricambi d’aria, vengono effettuati tramite l’utilizzo di sette Unità di Trattamento Aria con recuperatore di calore. L’analisi effettuata si è indirizzata su due differenti prospettive: da un lato la possibilità di ridurre l’utilizzo di energia,


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sia primaria che secondaria, tramite un differente settaggio dei sistemi esistenti (variazione delle ore di funzionamento delle pompe di movimento delle piscine, variazione delle ore di funzionamento delle Unità di Trattamento Aria ecc); dall’altro ci si è concentrati sulla possibilità di ottenere energia elettrica e acqua calda a un costo inferiore. La prima strada è stata quasi subito abbandonata: considerati gli alti valori di comfort che il centro vuole mantenere come standard qualitativo, e che lo differenziano da altre strutture analoghe, risultava troppo delicata e rischiosa l’ottimizzazione dei tempi di utilizzo delle varie macchine, in rapporto al guadagno in termini di riduzione dei consumi che questa tipologia di approccio può garantire. In altre parole, la probabilità che tale operazione si riflettesse in una riduzione, anche minima, dei livelli qualitativi del servizio offerto, non era sufficientemente controbi-

lanciata da un delta costi. Pertanto l’analisi è proseguita concentrandosi sulla possibilità di ottenere energia elettrica e acqua calda a un costo inferiore. A tal fine è stata valutata la possibilità di installare un impianto fotovoltaico e, data la superficie disponibile, è stato dimensionato per fornire 150 Kwp. Con tale sistema il centro sarà in grado di produrre circa 172.500 kwh annui di corrente che, tramite il Conto Energia e la riduzione dell’energia elettrica acquistata, porterà nelle casse di “WaveAcquapark” 79.034,77 euro anno, a fronte di un investimento di circa 600.000,00 euro che può essere finanziato totalmente e che si ripagherà in nove anni e mezzo (Grafico 1). Dato che il contributo del Conto Energia ha una durata di 20 anni, al termine di questo periodo il centro avrà ottenuto un ritorno complessivo da tale investimento pari a circa 1.580.889 euro. Altro sistema che è stato analizzato è l’impiego di pompe di calore aria-acqua ad assorbimento a gas metano per la produzione di acqua calda e refrigerata

Grafico 1. Flussi economici fotovoltaico a capitale totalmente finanziato

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management e marketing

per la climatizzazione estiva e invernale degli ambienti chiusi, nonché per il riscaldamento delle piscine interne. Attraverso tale impianto si riesce a ottenere un rendimento pari al 128% rispetto a una caldaia tradizionale e pertanto una riduzione del consumo di Gas del 15%. Tuttavia, la caratteristica principale di queste unità è la capacità di produrre acqua refrigerata andando a utilizzare il calore recuperato dagli ambienti interni e sfruttando l’energia fornita dal Gas metano in luogo della più onerosa energia elettrica. Questo consente l’eliminazione, o comunque una riduzione di utilizzo, dell’unità fri-

gorifera attualmente installata per un risparmio, nel caso del centro in oggetto, di 16.000 euro annui. In conclusione, applicando un sistema fotovoltaico e un impianto costituito da pompe di calore ad assorbimento, a fronte di un investimento complessivo di 736.000,00 euro totalmente a capitale finanziato, il centro può ottenere un risparmio annuo di circa 97.587,13 euro (Grafico 2), ammortando l’esborso in nove anni e mezzo. È altresì da sottolineare che tali interventi godono della detrazione fiscale del 55% in 3 o 10 anni, cosa che consente un ancor più rapido rientro del capitale investito.

Grafico 2. Flussi economici soluzione ottimale a capitale totalmente finanziato

EMILIANO SESSA Laureato in Ingegneria Gestionale presso il Politecnico di Milano, entra a far parte del mondo dell'industria lavorando per diverse aziende, tra le quali Agusta Westland, in qualità di buyer. Attualmente lavora in proprio come consulente per la realizzazione, gestione e promozione di centri Fitness & Wellness.


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LA SCOLIOSI IDIOPATICA ADOLESCENZIALE: STRUMENTI DI VALUTAZIONE, PROTOCOLLI OPERATIVI ED ESERCIZI SPECIFICI 26 giugno, Milano Obiettivo del corso organizzato dal Gruppo di Studio della Scoliosi in collaborazione con ISICO, Istituto Scientifico Italiano Colonna vertebrale, è migliorare le conoscenze e le competenze professionali per la scoliosi idiopatica dell'adolescente, acquisendo specifiche capacità in ambito di prevenzione, valutazione medica, prescrizione del trattamento rieducativo e ortesico. la giornata è rganizzata in quattro sessioni, dedicate a: 1) valutazione del paziente 2) terapia riabilitativa 3) esercizi SEAS (Scientific Exercises Approach to Scoliosis - approccio scientifico agli esercizi per la scoliosi) 4) il corsetto Sforzesco e il concetto SPoRT (Symmetric, Patient-oriented, Rigid, Thredimensional, active brace - corsetto attivo, tridimensionale, simmetrico, rigido orientato al paziente)

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RIEDUCAZIONE POSTURALE: METODI A CONFRONTO 27 giugno, Coverciano (Fi) Il convegno organizzato da AMeP (Associazione Movimento e Postura) è un evento di carattere internazionale ad alto valore formativo che vedrà nel corso dell’intera giornata la presentazione e il confronto dei maggiori metodi utilizzati nella migliore pratica chinesiologica e fisioterapica per far fronte alle più comuni alterazioni del rachide e disfunzioni posturali. L’incontro è un approfondimento scientifico-culturale per studenti e professionisti delle Scienze Motorie e Scienze Fisioterapiche. Saranno presentati i seguenti metodi: Feldenkrais, Gyrotonic, McKenzie, Mézières, Pilates, Raggi, Souchard.

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L’offerta didattica propone percorsi formativi e di aggiornamento professionale strutturati in: - corsi, percorsi lunghi e completi che si concludono con un esame finale; - master, percorsi di 2 o 3 giornate; - stage, giornate monotematiche. I corsi si concludono con il rilascio di un diploma, ma solo a tre condizioni: frequenza obbligatoria alle lezioni, studio a casa e superamento degli esami teorici e pratici. Il settore del fitness ha bisogno di serietà e di professionalità, non di inutili scorciatoie. Il fitness è un servizio alla persona che richiede una formazione permanente per poter essere erogato in modo etico e professionale.


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OPERATORE DI FITNESS METABOLICO Sono 35 milioni i soggetti portatori di sindrome metabolica in Italia: questo corso è strutturato per formare operatori dell'attività fisica che possano interagire con essi. Una significativa prospettiva economica, uno sguardo importante aperto sul benessere, la prevenzione e il miglioramento della qualità di vita individuale e sociale. La certificazione per operatore di fitness metabolico garantisce il raggiungimento dei seguenti obiettivi: - conoscenza degli aspetti fisiologici delle patologie metaboliche e da sedentarismo; - conoscenza e acquisizione del vocabolario tecnico; - test di valutazione funzionale i nuovi FIX metabolici; - erogazione di protocolli di lavoro; - Controindicazioni e limiti dell'attività fisica in presenza di patologie metaboliche e da sedentarismo.

A chi è rivolto? A tutti gli operatori del settore fitness: personal trainer, laureati in scien-

ze motorie, diplomati ISEF, massofisioterapisti, fisioterapisti e istruttori di fitness. Il corso non è consigliato a professionisti che non abbiano conseguito già certificazioni nell'ambito del fitness professionale e che non abbiano acquisito esperienza nel fitness tradizionale. Dove e quando: Milano, a partire da sabato 6 novembre Orario: 10.00 -13.00 14.00 - 17.00 Quanto dura: 6 giornate, sempre di sabato. Quanto costa: 620 euro (Iva inclusa) per iscrizioni entro il 30 ottobre; 700 euro (Iva inclusa) per iscrizioni successive; + 30 euro di iscrizione alla scuola, validità annuale. Chi lo desiderasse, può ottenere la medesima certificazione tramite il CORSO PER OPERATORE DI FITNESS METABOLICO A DISTANZA (vedi proposta pagina precedente). Esami: quiz a risposta multipla, prova pratica.

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MASTER STAGE

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MASSAGGIO SPORTIVO

MASSAGGIO MIOFASCIALE

Master di tre giorni, accessibile preferibilmente a personal trainer, diplomati Isef e laureati in Scienze Motorie, fisioterapisti e medici. Questo master fornisce tutte le conoscenze necessarie per ottimizzare la prestazione attraverso il massaggio e per guidare l’atleta verso il pieno recupero funzionale da eventi traumatici acuti e cronici. - Aspetti fisiologici e meccanismo d’azione del massaggio. - Indicazioni e controindicazioni. - Periodizzazione e finalità del massaggio sportivo. - Esame del paziente - Tecniche del massaggio - Trattamento del rachide cervicale, del tronco, del bacino e degli arti. Dove e quando: Milano, a partire da sabato 23 ottobre Quanto dura: 3 giornate Orario: 10.00-13.00,14.00-17.00 Quanto costa: 270 euro per iscrizioni entro il 30 settembre; 320 euro per iscrizioni successive; + 30 euro di iscrizione alla scuola, validità annuale. Prezzi Iva inclusa.

Terapia miofasciale: una grande varietà di tecniche che spaziano dalla manipolazione dei tessuti molli all’allungamento muscolare prolungato. Struttura anato-mica, omeostasi dei vari sistemi, psicoemotività, campo vitale: tutto si compenetra in una presa di coscienza globale del sé fisico e mentale. Parte teorica - Anatomia e topografia della fascia. - Fisiologia della fascia. - Patologia e sintomatologia della fascia. Parte tecnico/pratica - Tecniche di base, trattamento preliminare, globale, segmentario. - Tecniche avanzate di detensionamento miofasciale, i punti trigger, tecniche profonde e traverse, tecniche combinate. Dove e quando: Milano, sabato 20 novembre Orario: 10.00-13.00,14.00-17.00 Quanto costa: 120 euro per iscrizioni entro il 31 ottobre; 160 euro dopo tale data; + 30 euro di iscrizione alla scuola, validità annuale. Prezzi Iva inclusa.

COMPOSIZIONE CORPOREA e ANTROPOPLICOMETRIA

VALUTAZIONE POSTURALE

Obiettivo della giornata di formazione è di fornire i contenuti pratici e teorici della misurazione corporea dei soggetti. La valutazione della composizione corporea è uno strumento di valutazione utile per programmare e monitorare il lavoro fisico e gli obiettivi. È anche uno strumento di fidelizzazione perché aiuta il personal trainer a instaurare una relazione professionale di credibilità ed efficienza con i propri assistiti. - Cos’è l’antropoplicometria. - Procedura delle misurazioni plicometriche; rilevazioni e descrizione dei punti di repere per le pliche. - Rilevazioni e descrizione delle circonferenze. - Body Mass Index (BMI). Dove e quando: Milano, sabato 6 novembre Orario: 10.00-13.00 e 14.00-17.00 Quanto costa: 120 euro per iscrizioni entro il 31 ottobre; 160 euro dopo tale data; + 30 euro di iscrizione alla scuola, validità annuale. Prezzi Iva inclusa.

Saper analizzare e comprendere la postura di un soggetto è la tappa obbligata per elaborare un programma di allenamento davvero “personal”. Con questo stage vi impadronirete di uno strumento pratico di grande accuratezza, con uno sguardo alla psicologia. - Dal neonato all’anziano: la formazione e l’evoluzione delle curve rachidee. - La postura fisiologica del soggetto - Appoggio plantare ed effetti posturali. - Gli effetti del sistema muscolo-connettivale sull’apparato scheletrico. - Individuare le asimmetrie mediante la valutazione posturale. - Contrazione, contrattura e retrazione muscolare. I test. - Muscoli agonisti, antagonisti e sinergici. - Esercitazioni pratiche di gruppo. Dove e quando: Milano, sabato 17 ottobre Orario: 10.00-13.00 e 14.00-17.00 Quanto costa: 120 euro entro il 30 settembre; 160 euro (Iva inclusa) dopo tale data; + 30 euro di iscrizione alla scuola, validità annuale. Prezzi Iva inclusa.

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IL GINOCCHIO INFORTUNATO

STRETCHING EVOLUTO

Particolarmente indicato per fisioterapisti, istruttori di fitness e body building e personal trainer, questo stage fornisce le conoscenze necessarie per affrontare il recupero funzionale dell’articolazione del ginocchio colpita dalle principali patologie di natura traumatica e cronica. - Anatomia funzionale e topografica del ginocchio. - Lesioni meniscali. - Lesione del legamento crociato anteriore. - Lesione del tendine rotuleo. - Condropatia femoro-rotulea. - Valgismo di rotula. - Artrosi grave del ginocchio. Dove e quando: Milano, sabato 18 dicembre Orario: 10.00-13.00,14.00-17.00 Quanto costa: 120 euro per iscrizioni entro il 30 novembre; 160 euro dopo tale data; + 30 euro di iscrizione alla scuola, validità annuale. Prezzi Iva inclusa.

Lo stretching è in continua evoluzione. Non è più semplice allungamento muscolare, ma mobilità fine e globale, con particolare accento sugli aspetti neurofisiologici. - Neurofisiologia: approfondimento - Tessuto connettivale e rigidità articolari. - Definizione di contrazione isometrica di tipo eccentrico. - Ruolo della respirazione nello stretching olistico. - Influenza dell’alllungamento sulla postura. - Individuare e trattare i trigger points. - Valutazione e miglioramento della mobilità cervicale. - Valutazione e miglioramento della mobilità lombare. Dove e quando: Milano, sabato 6 novembre Orario: 10.00-13.00,14.00-17.00 Quanto costa: 120 euro per iscrizioni entro il 31 ottobre; 160 euro dopotale data; + 30 euro di iscrizione alla scuola, validità annuale. Prezzi Iva inclusa.

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SPECIALE PILATES MATWORK Un programma modulare per promuovere la resistenza, la flessibilità, l'equilibrio e il controllo con la coordinazione del corpo e della mente. Un corso unico e completo per comprendere in un solo weekend i Principi del PILATES: il neutro - la respirazione - l’impegno muscolare - la visita posturale - i test valutativi - la compilazione del protocollo di lavoro. I tre livelli del Pilates: Base Intermedio Avanzato Dove e quando: Torino, 4 e 5 settembre o 9 e 10 ottobre. Quanto dura: 1 weekend, per un totale di 12 ore. Quanto costa: 300 euro + Iva. Percorso Pilates completo: Matwork + Cadillac + Reformer 1.300,00 euro anziché 1.500,00 + IVA.

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COME INSERIRE L’ATTIVITÀ MOTORIA PREVENTIVA ALL’INTERNO DEL PROPRIO CLUB Riservato a imprenditori del settore fitness PROGRAMMA 15,00 Apertura lavori. 15,15 L’evoluzione del mercato del Fitness e i nuovi segmenti di mercato. Luca Mazzotti 15,30 Che cosa è il Fitness Metabolico e come inserire un Centro Motorio di Fitness Metabolico, prevenzione, ginnastica posturale e abilitazione funzionale. Alessandro Lanzani 16,00 Lo start up. L’apertura, i permessi necessari e l’inquadramento societario. Luca Mazzotti 16.15 break 16,30 Lay-out operativo il settaggio dei personal trainer, i metodi di lavoro, le visite mediche interne, i rapporti con i medici esterni. Alessandro Lanzani 17,00 Gli strumenti e le macchine di lavoro: i criteri di selezione, la funzione. Indicazioni, limiti, e controindicazioni. La scelta degli strumenti Il budget. M. Pitti, F. Capobianco 17,30 La promozione dei servizi: come gestire i rapporti con medici specialisti, medici di base e istituzioni locali associazioni.

DOVE : HOTEL MARRIOTT VIA WASHINGTON, 66 MILANO Alla fine di ogni master o stage sarà rilasciato un attestato di partecipazione accreditato dall’U.S. Acli, ente di promozione sportiva riconosciuto dal CONI

COSTI DI ISCRIZIONE 70 euro per iscrizioni entro il 30 agosto; 100 euro per iscrizioni entro il 30 settembre; 130 euro per iscrizioni successive. I prezzi indicati sono Iva inclusa.

Giornata gratuita per gli iscritti al “Corso di formazione a distanza per gli Operatori di Fitness Metabolico”. Per coloro che decideranno di iscriversi in giornata al “Corso Multimediale a distanza per Operatori di Fitness Metabolico”, il costo della giornata sarà detratto dal costo del corso.

MODALITÀ DI ISCRIZIONE La quota di partecipazione ai corsi comprende il materiale didattico, l’accesso alle lezioni e il diploma o attestato di partecipazione. Per iscriverti puoi venire di persona presso la nostra sede amministrativa in via Orseolo n°3 a Milano, oppure puoi scegliere una tra le seguenti modalità: • Versamento sul conto corrente postale n°26993204 intestato ad Alea Edizioni - via Sapeto 5, 20123 Milano • Bonifico bancario sul conto corrente n°48054 intestato ad Alea Edizioni - Banca Popolare di Milano Ag. 7 – IBAN IT 43 Q 05584 01607 00000 0048054; in entrambi i casi è necessario inviare via fax la fotocopia del versamento postale o del bonifico bancario segnalando il nome dell’iniziativa scelta, i dati personali, il codice fiscale, un recapito telefonico ed email al fax n° 02.58111116. • Assegno bancario non trasferibile intestato ad Alea Edizioni, da inviare, unitamente al nome dell’iniziativa scelta, i dati personali, il codice fiscale, un recapito telefonico ed e-mail, tramite posta prioritaria a Professione Fitness via Orseolo 3 - 20144 Milano.

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FITNESS METABOLICO formazione a distanza l corso a distanza per operatore di fitness metabolico permette di raggiungere obiettivi operativi altamente specialistici, fornendo le basi necessarie teoriche e pratiche per realizzare percorsi motori personalizzati in sicurezza per la sindrome metabolica: - ipertensione e malattie cardiovascolari; - soprappeso e obesità; - diabete; - artrosi e osteoporosi. Il corso si sviluppa in un'opera composta da un volume + 8 DVD multimediali con contributi tecnici: - audio mp3 con registrazioni e approfondimenti verbali; - video con filmati didattici e tecnici; - immagini a supporto dei testi; - testi con documenti interi o recensiti; - presentazioni con grafici e tabelle. ATTENZIONE: I DVD SONO FRUIBILI SOLO SU PERSONAL COMPUTER E NON SU MACINTOSH

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CONTENUTI Strumenti tecnici • Accreditamento istituzionale: “attività motoria come prevenzione sociale”. • I soggetti metabolici: definizione delle principali parole chiave; sedentarismo e malnutrizione da eccesso, stili di vita. • Alfabetizzazione motoria, Fitness metabolico e Fitness terapia: tre livelli per un nuovo stile di vita. • Equilibrio funzionale, allenamento funzionale: la grande gara della vita quotidiana. • Fitness metabolico e diabete. • Fitness metabolico e obesità, sovrappeso, anoressia e bulimia (strategie integrative nel centro fitness). • Fitness metabolico e ipertensione, malattie cardiovascolari.

• Fitness metabolico e apparato locomotore: artrosi e osteoporosi. • Classificazione, approccio psicologico e fidelizzazione del soggetto metabolico. • Classificazione e approccio dei soggetti sedentari, motori, sportivi, e agonisti. • Selezione e abstract della più recente bibliografia scientifica internazionale sul fitness metabolico. • Aspetti di marketing e gestionali: come si vende il fitness metabolico e con quali “pacchetti servizio”. • Formazione per lo staff di vendita: inquadramento generale.

Step operativi • Inquadramento del soggetto e anamnesi metabolica: un metodo di sicurezza per l'operatore e il soggetto metabolico; • gli strumenti di misura: dai test tradizionali dello sport ai Fix metabolici specifici; il tempo zero; • le misure sicure per la gestione dei metabolici; • strumenti di lavoro e unità motorie metaboliche; • programmazione dell'attività motoria; • insegnamento dell'attività motoria; • strumenti di fidelizzazione: il passaporto metabolico;

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Docente: Alessandro Lanzani Quanto costa: 720 euro Iva inclusa. La quota comprende: l'iscrizione alla scuola, l'opera completa + 1 Workshop tecnico + l'esame finale (a Milano) per conseguire la certificazione. È possibile ottenere più certificazioni con la stessa opera: per qualsiasi ulteriore informazione contattare la segreteria corsi al numero 02.58112828 o consultare il sito internet:

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Esempi pratici Come strutturare le prime ore di lavoro con i soggetti metabolici; • monitoraggio e verifica dei risultati • Codice deontologico; • Manifesto del fitness metabolico. L'apprendimento sarà supportato da un servizio di assistenza on line e completato da una giornata di Workshop tecnico, a scelta dello studente, fra quelli proposti dalla nostra Scuola di Forma-zione. Il calendario delle giornate è consulta-

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DIPLOMI E ATTESTATI Ogni corso prevede un esame finale al quale potrai accedere frequentando almeno l’80% delle lezioni teoriche. Il voto che otterrai sarà espresso in centesimi: 60/100 è la votazione minima necessaria per ottenere il diploma rilasciato da Professione Fitness e riconosciuto da Uisp sport per tutti, comitato di Milano, ente di promozione sportiva riconosciuto dal C.O.N.I. A ogni master, frequentando almeno l’80% delle lezioni, otterrai un attestato di partecipazione rilasciato da Professione Fitness e riconosciuto da Uisp sport per tutti, comitato di Milano, ente di promozione sportiva riconosciuto dal C.O.N.I. Ogni stage è un’iniziativa monotematica di una giornata al termine della quale otterrai un attestato di partecipazione rilasciato da Professione Fitness e riconosciuto da Uisp sport per tutti, comitato di Milano, ente di promozione sportiva riconosciuto dal C.O.N.I.

ANNULLAMENTI E RINUNCE La Scuola di Professione Fitness si riserva il diritto di annullare le iniziative in programma qualora non si raggiunga il numero minimo di iscritti, provvedendo in tal caso al rimborso totale delle quote già corrisposte. In caso di rinuncia, la Scuola di Professione Fitness provvederà al rimborso parziale della quota corrisposta secondo le modalità indicate nel sito www.professionefitness.com

MODALITÀ DI ISCRIZIONE

La quota di partecipazione ai corsi comprende la T-shirt di Professione Fitness, il materiale didattico, l’accesso alle lezioni e il diploma o attestato di partecipazione. Per iscriverti puoi venire di persona presso la nostra sede amministrativa in via Orseolo n°3 a Milano, oppure puoi scegliere una tra le seguenti modalità: • Versamento sul conto corrente postale n°26993204 intestato ad Alea Edizioni via Sapeto 5, 20123 Milano • Bonifico bancario sul conto corrente n°48054 intestato ad Alea Edizioni- Banca Popolare di Milano Ag. 7 –IBAN IT 43 Q 05584 01607 00000 0048054; in entrambi i casi è necessario inviare via fax la fotocopia del versamento postale o del bonifico bancario segnalando il nome dell’iniziativa scelta, i dati personali, il codice fiscale, un recapito telefonico ed e-mail al fax n° 02.58111116. • Assegno bancario non trasferibile intestato ad Alea Edizioni, da inviare, unitamente al nome dell’iniziativa scelta, i dati personali, il codice fiscale, un recapito telefonico ed e-mail, tramite posta prioritaria a Professione Fitness via Orseolo 3 - 20144 Milano.

SEGRETERIA ORGANIZZATIVA Per ogni informazione la nostra segreteria organizzativa è sempre a tua disposizione. Ci trovi presso Professione Fitness in via Orseolo, 3 – 20144 Milano. Il nostro numero di telefono è 0258112828, fax 0258111116, e-mail infoscuola@professionefitness.com. La fermata più vicina della metropolitana è MM S. Agostino sulla linea verde. Ci trovi dal lunedì al venerdì, dalle 9.00 alle 18.00

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CAMBIARE LA STORIA DELLE SCOLIOSI GIOVANILI: EVIDENZE SCIENTIFICHE Al 7° Congresso Internazionale del Trattamento Conservativo delle Deformità della Colonna che si è svolto recentemente a Montreal, Isico (Istituto Scientifico Italiano Colonna Vertebrale) ha presentato due studi, fra i primi a livello internazionale, che dimostrano l'efficacia del trattamento riabilitativo non chirurgico nelle scoliosi giovanili attraverso evidenze scientifiche. Il trattamento riabilitativo conservativo è un'arma fondamentale nelle scoliosi giovanili, ossia quelle scoliosi che colpiscono i bambini fra i 4 e i 10 anni in percentuali che vanno dal 12 al 21% sul totale delle scoliosi. Esercizi e corsetto sono in grado di cambiare la storia naturale nelle scoliosi giovanili, stabilizzando le curve (che hanno la tendenza a peggiorare notevolmente durante il picco puberale, fra i 10 e 13 anni), evitando ulteriori peggioramenti, e mantenendo, dopo la crescita, la correzione raggiunta e scongiurando l'intervento chirurgico nei casi più gravi. I due studi hanno preso in considerazione nel primo caso 30 pazienti giunti a fine terapia, trattati sia con corsetto sia con corsetto ed esercizi, nel secondo caso invece 76 pazienti, suddivisi in tre gruppi a seconda della gravità della curva scoliotica. "Solo il 10,5 % dei ragazzi da noi curati ha superato l'adolescenza con curve al di sopra dei 45° Cobb - commenta la dott.ssa Claudia Fusco, fisiatra e ricercatrice Isico- e se è evidente un naturale peggioramento (il 51,3% dei pazienti è arrivato oltre i 6° durante la pubertà), il 92% dei ragazzi ha superato l'adolescenza evitando l'intervento chirurgico".

www.isico.it/comunicati/comunicato201005.htm

ATTIVITÀ RIEDUCATIVA IN ACQUA: STAGE RESIDENZIALE Idea blu, centro di attività motoria in acqua di Pavia, con il patrocinio del Corso di laurea in Educazione Motoria Preventiva e Adattata dell’Università degli Studi di Pavia e di Unitalsi Sarda Nord, organizza lo stage residenziale Attività rieducativa in acqua con persone con disabilità fisica, psichica e sensoriale. Il corso teorico e pratico è volto a sviluppare competenze tecniche, metodologiche e relazionali per poter svolgere in modo efficace e sicuro proposte di attività fisica in acqua insieme a persone con gravi disabilità. Si affronteranno tematiche riguardanti le classificazioni e le tipologie di disabilità; disabilità e attività fisica; la comunicazione; i benefici dell’attività in acqua; metodologia, didattica; prevenzione e sicurezza; obiettivi e verifiche. Le lezioni frontali sono propedeutiche all’attività pratica: il contatto diretto e costante con persone con gravi disabilità e l’analisi continua di quanto è vissuto durante lo stage rendono questa esperienza formativa unica. Lo stage si svolgerà all’Hotel Isola (Sassari), progettato per accogliere agevolmente persone con gravi disabilità insieme a famigliari e volontari. È possibile scegliere tra due periodi: periodo 1 - domenica 25/sabato 31 luglio 2010 periodo 2 - domenica 1/sabato 7 agosto 2010.

www.ideablu.com ideablu@ideablu.com


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TRAPIANTO… E ADESSO SPORT! È stato recentemente presentato il protocollo di ricerca del progetto “Trapianto… e adesso sport”, avviato dal Centro Nazionale Trapianti (CNT) insieme alle regioni Emilia-Romagna e Veneto, i centri di medicina dello sport, i centri trapianto e il centro studio Isokinetic. “La qualità dei trapianti d’organo e la sopravvivenza a lungo termine, - precisa Alessandro Nanni Costa, Direttore del Centro Nazionale Trapianti - hanno spostato oggi l’attenzione dei ricercatori e degli operatori sanitari sui problemi clinici/cronici post-trapianto. Tra questi, le più frequenti sono le patologie cardiovascolari derivate soprattutto da alterazioni del metabolismo lipidico indotte dalle gravi insufficienze d’organo e dalle terapie antirigetto. Per affrontare questo problema l’attività fisica risulta fondamentale in quanto può fungere da farmaco permettendo un miglior controllo della glicemia, migliorando le alterazioni del metabolismo, contribuendo a ridurre i valori pressori, a rimodellare l’apparato cardiaco e a potenziare anche i meccanismi che contrastano l’osteoporosi. Proprio la stabilità del peso corporeo e il controllo metabolico nei pazienti trapiantati sono stati infatti individuati in recenti studi quali fattori prognostici positivi nel lungo termine”. Il Cnt già da qualche anno studia gli effetti dello sport in chi ha subito un trapianto, ma per considerare l’attività sportiva come un farmaco è necessario misurarne gli effetti tramite un protocollo di ricerca che consenta di ottenere validazioni scientifiche. Lo studio, primo al mondo nel suo genere sarà prospettico, ma non randomizzato. Saranno considerati un minimo di 120 pazienti trapiantati di rene, cuore e fegato suddivisi in 2 gruppi, costituiti ciascuno da 20 pazienti trapiantati di cuore, 20 di rene e 20 di fegato (per un totale di 60 pazienti per gruppo). Al primo gruppo sarà prescritta e somministrata attività fisica con supervisione, sulla base di test di valutazione funzionale, mentre al secondo gruppo saranno dati consigli per un adeguato stile di vita, attività fisica inclusa, senza però prescrivere uno specifico programma di lavoro supervisionato. L’attività fisica sarà prescritta e controllata da Medici dello Sport, sulla base delle esigenze di ogni singolo individuo. “Il paziente - specifica Giulio Sergio Roi, direttore del Centro studi Isokinetic di Bologna - sarà indirizzato a un Centro di medicina dello sport del territorio dove un medico lo valuterà da un punto di vista fisiologico e gli prescriverà l’esercizio da effettuare in palestre attrezzate, con la presenza di specialisti in scienze motorie. Chi si allenerà farà almeno un'ora di sport per tre volte la settimana, con attività aerobica, ma anche di potenziamento. Studieremo, quindi, due aspetti: la forma fisica generale legata al metabolismo aerobico e la forza muscolare. I primi risultati sono attesi tra un anno, e il progetto dovrebbe concludersi circa tra due. è un lavoro che ha un aspetto di ricerca ma, allo stesso tempo tentiamo di creare sul territorio i presupposti per un modello che consenta di replicare l’esperienza”.

http://www.trapianti.salute.gov.it http://www.saluter.it/wcm/saluter/news/il_fatto/2009agosto_dicembre/26_sport/allegati/Protocollo_di_ricerca.pdf


Allenamento

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Allenamento

Allenamento FITNESS & BODY BUILDING

La terza edizione, completamente aggiornata, del libro che ha formato intere generazioni di professionisti del fitness. Dall’anatomia funzionale dell’apparato locomotore alla fisiologia muscolare, fino alla biomeccanica degli esercizi; in questo volume il futuro istruttore troverà tutte le nozioni indispensabili, arricchite di 120 disegni e oltre 400 foto a colori. Alessandro Lanzani Alea Edizioni 2004 pag. 360 Euro 45

MANUALE DI CARDIOFITNESS

Il volume tratta in modo approfondito il cardiofitness nei suoi diversi aspetti: dall’anatomia e fisiologia, ai metabolismi energetici e alla biomeccanica muscolare, per poi addentrarsi nello specifico del training cardiovascolare. Abbraccia l’attività indoor e outdoor, l’utilizzo dei simulatori aerobici e il monitoraggio della frequenza cardiaca. Giulio Sergio Roi Alea Edizioni 2004 - pag. 238 Euro 35

STRETCHING

Non più allungamento muscolare, ma miglioramento della mobilità di tutte le componenti dell’apparato locomotore. Partendo da questa convinzione gli autori riprendono i principi teorici dello stretching, propongono test di valutazione e una lunga serie di esercizi suddivisi per attività sportiva. Francesco Capobianco Alessandro Lanzani, Alea Edizioni - pag. 224 Euro 21

99 ESERCIZI ADDOMINALI

Il volume è utile per comprendere a fondo l’anatomia, la funzione e la cinesiologia dei muscoli addominali e per imparare a valutare la loro forza. In più, un’interessante classificazione degli esercizi e un intero capitolo dedicato agli errori di esecuzione. Giulio Sergio Roi e Rachele Groppi Alea Edizioni 2001 pag. 128 Euro 21

IPERTROFIA MUSCOLARE Come si costruisce una tabella d’allenamento personalizzata? Il libro fornisce un’esauriente risposta a questa domanda analizzando i principi della programmazione e periodizzazione, le fasi dell’allenamento e le caratteristiche biomeccaniche di numerosi esercizi tipici dell’allenamento in palestra. Claudio Suardi Alea Edizioni 2000 pag. 208 Euro 26

TOTAL FITNESS IN ACQUA Roberto Conti, professionista affermato del fitness, trasferisce in questo volume tutti i segreti per realizzare lezioni di fitness in acqua: protocolli, metodi, differenziazioni delle classi. Un manuale efficace, serio e completo per gestire tutte le opportunità del fitness in acqua. Roberto Conti Alea Edizioni 2004 pag. 128 Euro 21

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Sconto del 20% PER I NOSTRI ABBONATI. Spese di spedizione in contrassegno euro 6 per ordini pre-pagati euro 3,90 L'ALLENAMENTO DELLA MOBILITÀ DELL'APPARATO LOCOMOTORE

Ricerche e applicazioni pratiche Un valido sussidio per chi si occupa di mobilità articolare e di flessibilità muscolo-tendinea. Un utile strumento operativo per la creazione di tabelle di allenamento personalizzate. I capitoli dedicati alla ricerca applicata all'allenamento permettono di approfondire la valutazione funzionale dell'individuo. Massimiliano Gollin Alea Edizioni 2009 pag. 148 Euro 25

PERSONAL TRAINER Cosa serve per diventare personal trainer? Partendo da un’analisi storica della professione, il libro risponde a questa domanda illustrando le competenze tecniche, psicologiche, commerciali e manageriali che il professionista deve possedere. Francesco Capobianco - Cap.4 ‘Personal trainer come libero professionista’ a cura della Dott.ssa Paola Bruni Zani Alea Edizioni 2001 - pag. 240 Euro 26

ALLENAMENTO ESTETICO Rivolto a quanti vogliono programmare un’attività finalizzata al miglioramento dell’aspetto, fornisce metodi d’allenamento, suggerimenti alimentari e di postura, consigli estetici. Ogni nozione è basata su uno studio approfondito e sul continuo confronto con l’applicazione pratica. Roberto Tarullo Alea Edizioni 2001 pag. 160 Euro 24

LIPOCARDIOFITNESS Perdere peso è il diktat della maggior parte dei frequentatori dei centri fitness. L’autore fornisce gli strumenti per rispondere a questa richiesta: analisi del tessuto adiposo e del metabolismo muscolare, metodologia dell’allenamento con attrezzature cardiovascolari e isotoniche, test di controllo. Massimiliano Ferrero Alea Edizioni pag. 144 Euro 24

FITNESS IN ACQUA Partendo dagli esercizi di base per tutti i distretti muscolari, il libro affronta le diverse metodiche d’allenamento in acqua, tra cui l’aerobica, le arti marziali, lo step e la kick boxe. Grazie a numerose fotografie e schemi di lezione, il volume si caratterizza per un forte taglio pratico. La parte finale è dedicata alle competenze dell’istruttore di fitness in acqua. Paolo Michieletto e Giada Tessari Alea Edizioni 2004 - pag. 224 Euro 26

TRAINING IN ACQUA Il libro affronta in prima analisi i principi del movimento in acqua, spiegando dettagliatamente i fattori che condizionano la prestazione. Nella seconda parte esplora le diverse possibilità di allenamento delle qualità motorie con e senza attrezzi, facendo riferimento a più discipline sportive. Paolo Michieletto Alea Edizioni 2000 pag. 192 Euro 26

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