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Auto in crisi, il coronavirus porterà il mercato a 1,1 milioni di unità
AUTO IN CRISI, IL CORONAVIRUS PORTERÀ IL MERCATO A 1,1 MILIONI DI UNITÀ
Gli operatori del settore vedono fosco e chiedono un incentivo per il nuovo e per l’usato.
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Un milione e centomila vetture nuove immatricolate quest’anno. Ad oggi sembra una stima realistica, formulata dal Centro Studi Fleet&Mobility sulla base delle indicazioni fornite da un sondaggio online di AgitaLab, un think tank di settore, su 240 esperti e operatori del mondo auto. Nel trimestre maggio/luglio metà dei rispondenti prevede un crollo del 50% rispetto ai volumi dello scorso anno, mentre uno su tre indica addirittura un meno 70%. Dopo l’estate, da settembre a dicembre, le cose dovrebbero migliorare, attestandosi su un calo del 30% per i due terzi del campione, ma con l’altro che indica ancora meno 50%. La ponderazione di questi valori porterebbe a una stima di chiusura intorno a un milione. Considerando tuttavia che il noleggio a lungo termine dovrebbe esprimere performance decisamente meno critiche, e nonostante che il rent-a-car si terrà ben lontano dal mercato e che le auto-immatricolazioni dei concessionari (alias km0) sembrano a dir poco improbabili, la cifra di 1,1 milioni potrebbe stare a portata di mano. A bocce ferme. Sarebbe dunque opportuno uno stimolo forte che, secondo un interpellato su due, avrebbe la finalità allargata di far ripartire velocemente i consumi, accelerando la ripresa dell’economia. Uno su tre punta anche il dito allo smaltimento dello stock già disponibile nella rete. Ma che tipo di stimolo, se fossero gli esperti a deciderlo? Nell’ordine, il 41% darebbe la priorità alle auto nuove e il 38% a quelle usate recenti, Euro 5 e 6, mentre il 23% privilegerebbe gli incentivi fiscali sulle auto aziendali, quali l’IVA de-
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traibile al 100%, il super-ammortamento e un’elevata deducibilità del costo.
Visto il momento eccezionale, il sondaggio ha anche verificato se gli incentivi all’acquisto di un’auto nuova dovessero tener ancora conto delle emissioni di CO2, come usava prima della pandemia. Quasi uno su due ha indicato che dovrebbe comprendere le vetture fino a 160 gr/km, che sono circa l’80% del mercato auto, mentre il 29% ritiene che tutte le auto dovrebbero essere incentivate, senza distinzioni di emissioni, posizione questa che privilegia evidentemente le ragioni della ripresa e dello smaltimento dello stock, rimandando il salvataggio del pianeta a un secondo momento. Il 22% limiterebbe l’incentivo alle vetture sotto la soglia dei 95 gr/km, dove stanno tutte le ibride e qualche utilitaria a trazione solo termica.
L’ultima indicazione fornita dal sondaggio riguarda la durata di un eventuale incentivo, all’acquisto o fiscale che sia. Nonostante abbiano indicato l’urgenza di far ripartire i consumi e di smaltire lo stock, quattro su cinque opterebbero per una durata lunga, fino a dicembre del 2021, laddove solo uno su cinque vorrebbe gli incentivi fino a ottobre, con immatricolazioni entro fine 2020. È un’indicazione oggettivamente sorprendente, visto che trasmette ai clienti potenziali la tranquillità di aspettare oltre 18 mesi prima di decidersi a comprare, vanificando la pressione che una promozione deve esercitare e trasformando il suo costo in un puro regalo a chi vorrà alla fine cambiarsi la macchina. A spese dei contribuenti, senza che questi ne ricevano in cambio quella spinta alla ripresa generale che un mercato auto di nuovo scoppiettante potrebbe dare.
Articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore, il 1 maggio 2020
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