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Le vecchie auto Euro 0 responsabili del 73% delle polveri sottili
LE VECCHIE AUTO EURO 0 RESPONSABILI DEL 73% DELLE POLVERI SOTTILI
Le auto altamente inquinanti sono solo il 9% del parco circolante ma l’impatto ambientale è enorme. l’intero parco circolante fosse sostituito da vetture di ultima generazione, le emissioni di polveri sottili si abbatterebbero del 93%.
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Di tutte le tonnellate di polveri sottili emesse dall’intero parco circolante italiano, solo l’1,6% proviene dalle nuove Euro 6 che pesano il 23% del parco, mentre le Euro 0 vecchie di trent’anni, ancora il 9% del circolante, sono responsabili del 73% delle emissioni di PM. È quanto riporta un’analisi del Centro Studi Fleet&Mobility su dati ACI, presentata nel corso della decima edizione della Capitale Automobile dedicata alle vetture usate e al parco circolante italiano, ospitata da Mercedes Benz Roma perchè “non possiamo nasconderci”, ha commentato il suo presidente Benito De Filippis. In effetti, ritrovarsi in presenza per la prima volta dopo mesi di forzata lontananza è stato il beneficio più grande, per le decine di persone che hanno fortemente voluto esserci, pur nel rispetto delle corrette norme di sicurezza. Tornando all’analisi, il suo corollario è che se l’intero parco circolante fosse sostituito da vetture di ultima generazione, le emissioni di polveri sottili si abbatterebbero del 93%, che significa una cosa semplice: problema risolto. Che è poi la conclusione di diversi studi sulle emissioni di polveri sottili, secondo cui ormai il ricambio fisiologico porterà nel giro di pochi anni alla soluzione. Per gli ossidi di azoto (Nox) l’analisi fissa al 4,7% il contributo delle Euro 6 e dunque l’abbattimento, in caso di totale sostituzione del parco, sarebbe dell’80%. Purtroppo, l’Italia si caratterizza per un’eccessiva conservazione di
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vetture Euro 0 e Euro 1, antecedenti al 1995. Quando si afferma che il parco circolante italiano invecchia e l’età media ha superato gli 11 anni, non si coglie appieno la reale dimensione del problema. Partendo da inizio secolo, le vetture con più di vent’anni nelle ruote sono aumentate di 2,5 volte, arrivando a 7 milioni. Il motivo è che non vengono rottamate. Ai ritmi attuali, per espellere le Euro 1 impiegheremo 22 anni, mentre per le Euro 0 ci vorranno due secoli. In conclusione, il tema dell’inquinamento è serio e seriamente andrebbe affrontato. La sua soluzione sta nella rimozione dalle strade delle vecchie auto, inquinanti e poco sicure. Litigare su quale tipo di Euro 6 debba essere immatricolato, se termico, elettrico o ibrido, più che una soluzione sembra essere parte del problema, nella misura in cui getta il consumatore nell’incertezza e lo allontana dal mercato. Collegato a questo fenomeno della conservazione delle auto vecchie, c’è il tema dell’anzianità delle auto vendute e acquistate come usato. Nel 2010, una su quattro aveva oltre dieci anni: nel 2019, una su due. Guardare questa realtà ha preoccupato gli speaker intervenuti, che hanno avanzato delle motivazioni. Innanzitutto, la scarsa disponibilità economica di certi clienti, tra cui gli immigrati di prima generazione, che li spinge a considerare l’acquisto pure di un’auto ultradecennale e chilometrata. In secondo luogo, il fatto che l’auto per tanti non sia più uno status symbol ma un oggetto di convenienza razionale, per cui anche un buon usato va bene. Questo si collega all’altra motivazione: il buon invecchiamento delle vetture. Grazie alla migliorata qualità d’origine e alla diffusione della manutenzione preventiva, molte vetture superano i dieci anni in buona forma e trovano mercato. Però, c’è un però: queste auto, pur in buone condizioni di funzionamento e dotate di molti confort, sono obsolete dal punto di vista delle emissioni inquinanti. Il fatto che tanti italiani le preferiscano indica una scala delle priorità abbastanza esplicita.
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Ultimo ma non ultimo, le previsioni dei partecipanti, sia in presenza che in diretta streaming, raccolte attraverso il televoto AgitaLab su tre argomenti di attualità. I prezzi delle vetture usate non dovrebbero risentire degli incentivi, o al più in maniera lieve, con un ribasso inferiore al 5%. Nel 2024, la quota di ibride e plug-in, che adesso viaggia verso il 13%, potrebbe superare il 35% delle immatricolazioni, anche se tanti ritengono all’opposto che non supererà il 20%. Infine, nei prossimi dieci anni la penetrazione di auto per 100 abitanti, che adesso è a 66, dovrebbe diminuire, a 63 o addirittura a 59 auto ogni 100 abitanti. Vedremo: nella storia italiana non è mai accaduto.
Articolo pubblicato su Il Sole 24 Ore, il 7 ottobre 2020
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