ffmagazine n° 2

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Rvista di Pesca a Mosca

LA PRIMA RIVISTA ITALIANA DI PESCA A MOSCA ONLINE GRATUITA

Ninfa di Chironomo di:Luca Castellani

Il Fiume di: Marco Pippi

N째 2

Pescando nel passato di: Marco Albini

Settembre - Ottobreo 2009 Rivista a pubblicazione online registrata presso il Tribunale di Modena il 09/07/2009 prot. n째1963


w w w. f f m a g a z i n e . i t Di: Massimo Magliocco Pensieri d'autunno Chi di noi in questa bollente estate appena passata non vedeva l'ora dell'arrivo dell'autunno per poter finalmente respirare un po' ? Ora che le lunghe giornate di sole, calde ma sempre belle, sono state archiviate e con esse in quasi tutta Italia anche la pesca alla trota, si apre il tempo dei bilanci e i ricordi vanno a quelle splende giornate di pesca iniziate la mattina di buon ora al bar con gli amici bevendo un buon cappuccino fino ad arrivare a sera ritornando, con l'aiuto di una pila elettrica stanchi ma felici, alla nostra macchina. I bilanci possono essere negativi o positivi a seconda di come vogliamo vederli, legati quindi alla chiusura della trota o ai bei ricordi di pesca poiché ormai passati, mentre un pò di entusiasmo ce la da l'apertura di quella che possiamo chiamare la "nuova" stagione, cioè quella autunnale/invernale, che sta iniziando ricca di incontri alle fiere, alle gare di costruzione e alle dimostrazioni di lancio che le scuole e i club si apprestano a programmare, o agli incontri con altri tipi di pesci, cavedani, lucci, ecc. che riempiranno quelle poche ore di luce che la stagione fredda ci regalerà. Insomma, questa nostra passione è proprio cambiata, non è più come tanti anni fa quando con l'arrivo dell'autunno ci si apprestava a riorganizzare i nostri materiali da costruzione per prepararci a costruire centinaia di artificiali aspettando la successiva apertura, ora oltre a questo i nostri fine settimana sono quasi sempre pieni di appuntamenti che spesso servono a rivedere gli amici per passare un paio di giorni in loro compagnia. Ma veniamo al numero 2 di FFMagazine e vediamo i nostri collaboratori che ci hanno preparato da leggere. 1) "Prima del No-Kill" è il titolo più che mai di attualità circa il ruolo che queste zone di fiume hanno assunto in questi anni. Chi più di Luca Castellani avrebbe potuto raccontarci tutto ciò ? 2)

Alberto Mondini ci riporta indietro nel tempo, il ricordo di una cattura fatta con un imitazione particolare

3) Ripartiamo con la rubrica "ENTOMOLOGIA" Curata dal Dott. Davide Bruzzese che ci porta a conoscere nei dettagli la Baetìs Rhodani 4) La costruzione in questo numero è curata dal "nostro" Luca Santoro che ci spiegherà i dettagli della realizzazione di un artificiale imitante un'effimera 5)

"Zingari" è l'articolo della new entry Giorgio Grondona ci racconta una bellissima storia di pesca a mosca

6) Moreno Guelfi è invece l'autore di un interessante articolo che riguarda da vicino l'uso e le origini di alcuni materiali da costruzione 7) Anche se il titolo riguarda un tempo che fu, "pescando nel passato" di Marco Albini, è di grande interesse per rendere sempre fresca la nostra memoria storica di "vecchi" pescatori a mosca 8)

Miceli e l'itinerario di pesca sul Gerlosbah

9) Ed è con soddisfazione che vi presento la nuovissima rubrica "dalla parte della natura" curata indovinate da chi ?......da uno dei più preparati conoscitori di ambiente fluviale: Marco Pippi. Questa sua collaborazione con FFMagazine mi/ci riempie di orgoglio sia per la qualità dei suoi articoli sia per l'amicizia che mi lega a lui. Benvenuto Marco !!!! Buona lettura e al prossimo numero. Massimo Magliocco


Sommario n° 2

SETTEMBRE OTTOBRE 2009

Prima dei NO KILL di: Luca Castellani Zingari di: Giorgio Grondona Remember di: Alberto Mondini Il Fiume di: Marco Pippi Materiali di: Moreno Guelfi Baetis Rhdani di: Davide Bruzzese Effimera di: Luca Santoro Itinerario in Austria di: Roberto Miceli

Direttore Responsabile Baroni Franco Grafici Zagolin Stefano Coordinatori Redazionali Magliocco Massimo Mondini Alberto Castellani Luca Collaboratori Albini Marco Mazzali Roberto Berdin Marco Santoro Luca Marco Pippi Distribuzione WEB Pubblicazione Bimestrale Registrazione Presso il Tribunale di Modena n° 1963 del 09/07/2009 Rivista GRATUITA Pubblicità Mazzali Roberto Tel. 3358701177 e-mail: flyfishing1949@gmail.com

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Comunicato stampa 13° Trofeo Bisenzio Il Prato Mosca Club Valbisenzio organizza per il giorno 6 Dicembre 2009 la 13a edizione del ``Trofeo Bisenzio``, raduno nazionale di costruzione mosche artificiali. Da qualche anno ormai il "Trofeo Bisenzio" non si connota più come un semplice raduno di costruzione, ma ha affiancato a questa storica attività una serie di eventi satellite che hanno portato durante la scorsa edizione a Prato circa 4000 presenze nell'arco di un solo giorno, tra pubblico, associazioni, espositori e ospiti. Da ormai 3 edizioni il "Trofeo Bisenzio" vuole essere palco e vetrina del lavoro silenzioso, gratuito e appassionato delle associazioni che operano volontariamente sul territorio per la diffusione della pesca a mosca e di una gestione ambientale corretta ed ecosostenibile. Per questo motivo l'organizzazione offre a tutti i club, le associazioni, le scuole, uno stand gratuito in cui potrà essere pubblicizzata qualsiasi attività a carattere non commerciale e volontaria: corsi di pesca e costruzione artificiali, gestione di ecosistemi fluviali, politiche della pesca, attività educative ambientali ecc.. Per quanto concerne le attività commerciali, ogni sponsor avrà la possibilità di disporre di uno stand in cui potranno essere esposti e venduti al pubblico i proprio prodotti. Ci piace ricordare che la scorsa edizione ha ottenuto un successo oltre ogni aspettativa, con più di 60 stand fra espositori ed associazioni, oltre 60 costruttori (tra partecipanti al raduno ed ospiti) e una numerosa presenza di visitatori durante tutto l'arco della giornata. Anche quest'anno la manifestazione si svolgerà presso il PalaConsiag, la principale struttura polifunzionale della provincia che rende possibile un allestimento fieristico professionale e che consente il concentramento di tutte le attività, pranzo compreso, all'interno del plesso. All'esterno sarà predisposta un'apposita zona lancio (vasca ed aree recintate) ove saranno effettuate dimostrazioni da parte delle scuole di lancio nonché le prove di nuovi materiali ed attrezzature da parte delle ditte produttrici. Questi gli eventi più importanti che contraddistingueranno la giornata: - in collaborazione con UNPeM, CTPM, Pipam, Legambiente ed il canale tematico Caccia e Pesca, verranno assegnati i riconoscimenti agli enti gestori di Aree a Regolamento Specifico che si sono distinte per l'ecosostenibilità e salvaguardia dell'ambiente dei corsi d'acqua in cui operano - in collaborazione con il portale Pipam verranno premiati i vincitori del concorso 'Click of the year 2009', i cui migliori scatti saranno esposti in una mostra fotografica allestita per l'occasione, con la possibilità per il pubblico della manifestazione di votarli per uno speciale riconoscimento. In collaborazione con il Museo di Scienze Naturali di Bergamo e l'Università di Perugia verranno proposti, in un incontro con gli interessati (che si svolgerà in apposito spazio conferenze) studi e sistemi di cattura degli insetti fluviali ed in particolare dei tricotteri a cura del dott. Marco Valle e verrà premiato il tricottero (Philopotamus montanus) più somigliante al reale in ricordo del compianto tricotterologo di fama mondiale Prof. Giampaolo Moretti. Da sottolineare la presenza, durante tutta la manifestazione, del canale tematico SKY Caccia e Pesca, che registrerà nell`occasione alcune puntate del programma "Passione Artificiale". Durante tutta la manifestazione, che si svolgerà dalle ore 8,30 alle ore 19 (la premiazione sarà effettuata tuttavia nel primo pomeriggio per consentire ad i partecipanti che arrivano da più lontano un agevole viaggio di ritorno), le ditte più importanti del settore esporranno la loro merce e le loro novità nei propri stand. Non si tratterà solo di far vetrina poiché sarà consentita la vendita di articoli da pesca e ciò connoterà il "Trofeo Bisenzio`` come una importante "mostra-mercato". Entrando nel dettaglio del raduno di costruzione, i concorrenti, ricorrendo il 20ennale della nascita del Prato Mosca Club, dovranno cimentarsi nell'imitazione degli insetti proposti nella prima storica edizione del Trofeo: . Effimera: Ephemera danica - subimago femmina . Tricottero: Philopotamus montanus - adulto . Terrestrial: Calliptamus italicus - adulto Il punteggio sarà così attribuito: . 1-20 sulla verosimiglianza con l'insetto reale . 1-20 sull'efficacia in pesca . 1-60 giudizio bonus, ove le caratteristiche dell'artificiale (efficacia in pesca, somiglianza al reale, manualità di costruzione,ecc.) verranno valutate nel suo insieme. Oltre alla classifica per il ``Trofeo Bisenzio`` saranno assegnati i seguenti premi speciali: Per la migliore effimera - Premio "Memorial Benuccio Benucci" . Per il miglior tricottero - Premio "Memorial Prof. Giampaolo Moretti" Le mosche indicate dovranno essere costruite in via esclusiva con il materiale in busta (il cui contenuto rimarrà segreto sino all'apertura) fornito dall'organizzazione. Il concorrente potrà quindi portare con sé oltre l'attrezzatura necessaria soltanto i fili di montaggio (no tinsel), i collanti (solo per rifiniture e cementature), gli ami ed i pennarelli. Per una migliore comprensione dell`evento, per richiedere uno spazio quale associazione, sponsor o per l'iscrizione al raduno di costruzione, nonché per altri particolari vi invitiamo a visitare nei prossimi giorni il sito internet dedicato, in costante e continuo aggiornamento: http://trofeobisenzio.pratomoscaclub.it Per il Prato Mosca Club Valbisenzio il Presidente Ivano Mongatti


LINGUE LUNGHE SUL MASCALZONE…. SECONDO LILLO E LALLO Lungo la strada Lillo e Lallo si incontrano per caso… Ciao Lillo, come stai ? Molto bene grazie. Come mai da queste parti ? Nulla di che….stavo facendo una passeggiata… Ti offro un caffè in quel bar all'angolo che è di un pescatore a mosca ….E' facile dirsi pescatori a mosca al giorno d'oggi….magari quello pesca da poco e si sente chissà chi… ….ma allora lo conosci ?!?! Na na na na na, non me la racconti giusta, lo conosci na na na No Lallo, non lo conosco ma alla fine sarà uno di quelli che parla e poi parla e poi parla…. ….Due caffè per favore. Senti Lillo, vorrei andare a pesca sul Mascalzone ma non ci sono mai andato, com'è visto che tu sei un suo assiduo frequentatore ? E' bellissimo e ricco di pesce. Per mangiare dove posso andare ? Vai allo "spianato delle maghe" e ti troverai benissimo ma stai attento che li trovi dei frequentatori del fiume con la lingua lunga. Cioè ? Cioè parlano e sparlano di coloro i quali gli hanno messo la canna in mano. ….azz… questo è veramente grave !!!! Spiegami per favore che sono curioso Sai, ho conosciuto un tizio che da bimbo per camminare faceva i primi piccoli tentennanti passi, cadeva, si rialzava, ricadeva, ma in quella fase c'era sempre un adulto che lo accompagnava e lo aiutava. Poi un bel giorno credendo di essere diventato adulto provò il grande salto ma si rese conto che ancora non sapeva camminare bene tant'è che doveva necessariamente aggrapparsi a qualcuno. Ma come sei critico, cosa vuoi dire ? Dico che mentre ancora non camminava affatto bene, cercava la "sponda" per sostenersi ma il problema non è questo. Senti Lillo, non farla lunga e cerca di spiegarmi quello che vuoi dire. E allora dico che questo tizio mentre tenta di camminare, ma in effetti barcolla a destra e a sinistra, quando sta sul Mascalzone e in particolare allo spianato delle maghe, dice che gli adulti che lo hanno spessissimo "raccolto quando cadeva in terra" sono degli incompetenti della deambulazione che sono anche degli ignoranti della corsa e che da loro non ha imparato nulla. Roba da matti non trovi ? Senti Lillo, è venerdì sera e ho una settimana di lavoro massacrante sulle spalle e non intendo farmi venire il mal di testa. Potrei forse accontentarti dicendo che prima di parlare di un adulto che ti ha "raccolto per la strada" dovresti sciacquarti la bocca con qualcosa di sgrassante e disinfettante e che inoltre dovresti cercare di riappropriarti della tua modestia, che è poi il tuo mondo, ben sapendo che puoi sbatterti quanto vuoi ma sempre uno che barcolla resti, tra l'altro anche maldestramente, e che non imparerai mai e dico mai a camminare ? Bravo Lallo hai colto nel segno. E che ci voleva a dirlo ? Vedi che sono bravo ? Però facciamo così, non perdiamo tempo con quelli che non sanno camminare, ma cerchiamo di ottimizzare il nostro tempo che è molto ma molto importante, e parlare di chi almeno deambula decentemente !!!! Sei con me? E come non essere con te Lallo ? Allora che faccio, ci vado sul Mascalzone ? Certo che devi andare ma….portati un paio di tappi per le orecchie che li allo spianato delle maghe parlano e straparlano. Scusa Lillo, ma che importanza puoi dare a chi non conta nulla ? Sei sempre un grande Lallo e fammi sapere delle trote del Mascalzone.

Di Wing


w w w. f f m a g a z i n e . i t Dal: Direttore

SCUSATE IL RITARDO Di Franco Baroni

Salve a tutti. Mi permetto di presentarmi ai più che non mi conoscono, mi chiamo Franco Baroni e come tutti voi sono un appassionato di pesca a mosca, di tecniche e di materiali, di panorami emozionanti e di momenti tranquilli di riflessione in pesca. Quando ad una seduta del nostro CD mi fu proposto di diventare il Direttore Responsabile di questa rivista, ebbi un attimo di tentennamento poiché non ero sicuro di ciò che stavamo iniziando a fare, anche perché fino ad allora avevamo in mano una semplice newsletter e nulla più. Questa doveva diventare, come poi è successo, la quarta rivista di sola pesca a mosca in Italia, solo che a differenza delle altre, doveva essere on-line e gratuita, elementi questi che stanno stravolgendo il modo di leggere di mosca nel nostro paese. In altre parole, stavamo mettendo su un qualcosa di estremamente innovativo nel mondo pam italiano che nessuno mai, fino ad allora, aveva proposto. Bene, l'errore più grande che avessi potuto commettere, sarebbe stato quello di non accettare perché oggi sono assolutamente convinto che abbiamo in mano un elemento d'informazione specializzato unico in Italia e assolutamente originale che ha messo una pietra miliare nel modo di fare editoria di settore. Mi sono quindi presentato e mi scuso di non averlo fatto prima visto che siamo al numero due ma come ben immaginate mettere su una rivista nuova non è cosa che si può improvvisare. Lascio l'incombenza del lavoro agli altri componenti della nostra redazione convinto di far parte di una squadra capace di "mettere su" ogni due mesi questo straordinario ed innovativo prodotto, consapevoli che questo percorso che abbiamo imboccato ci porterà a degli obbiettivi che fino ad oggi nessuno mai aveva pensato. Franco Baroni


Il 27 settembre 2009 a Vallo di Nera (PG) si è costituito il comitato Pro Fluvio Umbria, è promosso da pescatori, gente a cui sta a cuore la salute delle acque intorno casa, l'ecosistema in cui vive e che crede che sia possibile usufruire delle acque in maniera da non deturparle. Un fiume è una fonte di vita, per le popolazioni, la natura, la fauna, un fiume rovinato, sfruttato, abusato, è una parte di vita che ci lascia. I fondatori ritengono che non si faccia abbastanza per la tutela delle nostre acque interne, tante chiacchiere e pochi fatti e che i pescatori non siano rappresentati in maniera sufficiente a far sentire la propria voce e volontà. In sostanza, si è deciso di passare dalle parole alle azioni, costituirsi, diventare numericamente importanti in modo da incidere nelle decisioni politiche che gestiscono le acque della nostra regione e cominciare a lavorare fattivamente per la tutela dell'ecosistema acquatico. Inoltre, gli enti locali riconoscono come interlocutori solo realtà regolarmente organizzate e costituite, meglio ancora se rappresentanti un numero cospicuo di iscritti. Il Comitato è solo il primo passo verso un nuovo modo di riunire i pescatori ed è nato perché abbiamo ravvisato l'esigenza di fondere le volontà di tanti singoli e associazioni che non si identificano nelle realtà esistenti e non hanno modo di far contare la propria voce, cercando di dargli un'organizzazione che possa essere efficiente, produttiva e snella. A questo scopo abbiamo pensato a due nuove organizzazioni, una per lavorare sul territorio, a scontrarsi con i problemi di tutti i giorni, a vigilare sullo stato delle acque, a combattere contro la miopia dei politici e l'altra in grado di fornire a questi volontari gli strumenti idonei a combattere le battaglie che sostengono giorno per giorno. Tutto si basa sul presupposto che ci sia chi si voglia impegnare attivamente e non solo a parole, per tutelare le acque interne italiane. Tenendo per buoni questi assunti, abbiamo cominciato il cammino di creazione di "Pro Fluvio" che riunirà 20 associazioni regionali, indipendenti ma interagenti tra di loro (avremo, quindi, Pro Fluvio Umbria, Pro Fluvio Lombardia e così via..) e le metterà in grado di organizzarsi, comunicare, agire in maniera efficiente. Pro Fluvio metterà a disposizione, ai vari gruppi regionali che si impegneranno a costituirsi per la tutela delle proprie acque, un sito internet, mailing list, gruppi di discussione, forum, chat, sottoscrizioni, ovvero strumenti mediatici di comunicazione e inoltre bozze di atto costitutivo, statuto, manifesto di principi, bozza di struttura organizzativa, insomma quello che serve come organizzazione, ovviamente a costo zero. In questo modo, chi ha voglia di lavorare e passare dalle parole ai fatti ma non sa come fare, ne ha la possibilità. Crediamo sia superfluo spiegare come l'organizzazione di realtà con gli stessi fini, collegate tra loro, possano ottenere molto di più che se siano disperse in mille rivoli separati. In sostanza, non andiamo a combattere le battaglie al posto di chi ne ha titolo e volontà e neanche vogliamo imporre la nostra idea a chicchessìa, offriamo solo la struttura organizzativa per rendere quelle volontà, efficienti. Da cosa nasce cosa. Il secondo progetto è similare negli intenti ma diverso nei modi, si chiama "Pro Acque", anche questo si prefigge lo scopo di tutelare le acque interne, sulla falsariga di Trout Unlimited (www.tu.org, con la quale condividiamo la mission) e fornirà voce, supporto mediatico, legale e scientifico alle realtà locali, Pro Fluvio in primis ma anche a tutte quelle sparse nel territorio italiano, comitati, associazioni e singoli, che si batteranno per difendere le acque italiane. Creeremo una mappa delle acque, fiumi, torrenti e laghi e dei volontari che si incaricheranno di monitorarle, formando una rete capillare che andrà aldilà dei limiti amministrativi ma ragionerà in termini di bacini e di sistema acquatico. Inoltre, Pro Acque si farà carico di proporre progetti di sostenibilità ambientale e di usufruizione compatibile del territorio. Pesca responsabile, tutela delle acque, usufruizione sostenibile, ripristino dove possibile, questi sono i temi che si andranno a sviluppare, c'è bisogno dell'aiuto di tutti, abbiamo la possibilità di passare dalle parole ai fatti, facciamolo. I punti cardine di Pro Fluvio sono: 1) Portare avanti la salvaguardia e la valorizzazione della risorsa "acqua" attraverso la condivisione di una fruizione eco- compatibile del fiume anche con altri soggetti, ma mai in danno dell'ambiente o al di fuori di leggi e regolamenti; 2) Favorire la preservazione delle popolazioni faunistiche e degli habitat naturali e dell'intera biocenosi acquatica, in particolare nelle zone di interesse speciali (SIC e ZPS), attraverso l'individuazione di forme, mezzi e tecniche che abbiano, con lo specifico ecosistema acquatico, una sostenibilità comprovata da sperimentazioni di riferimento o da studi scientifici di settore; 3) Creare un interlocutore evoluto non solo per istituzioni e mondo politico, ma anche per l'associazionismo sportivo e il mondo ambientalista per concertare ipotesi di gestione finalizzate non solo alla salvaguardia, ma anche allo sviluppo economico attraverso l'indotto turistico per i territori interessati. 4) Promuovere la diffusione e sensibilizzazione del principio d'uso sostenibile e compatibile del patrimonio naturale attraverso percorsi e iniziative mirate di educazione ambientale, in particolare per quanto concerne la pesca sportiva. Se si vuole aderire al comitato Pro Fluvio Umbria ed ai suoi scopi, per sostenere le battaglie che si andranno a sostenere, su www.profluvio.it, pagina Sottoscrizioni si trovano tutte le indicazioni necessarie, più iscritti, più risultati. Sullo stesso sito si trovano il manifesto, l'Atto Costitutivo e tutti gli aggiornamenti mano a mano che ci saranno sviluppi. Pro Fluvio è presente anche su Twitter e Facebook. Pro Fluvio e Pro Acque sono il mezzo per passare dalle parole ai fatti, insieme si può. Adesso.


ie d L a IL m ir - K P O N di: Luca Castellani


E’ un momento pieno di polemiche dove ci sono diversi personaggi più o meno titolati che "sputano" sulle gestioni dei no-kill dove, anche se sono stato coinvolto personalmente, attribuendomi comportamenti differenti da quello che in realtà mi adopero a fare, non voglio rispondere qui, ci sono altre sedi più adatte. Magari che sono pure in grado di trovarti delle risorse per farti fare qualche viaggetto di pesca spesato in qualche posto esotico che oggi non potrei permettermi. Questi signori predicano bene e razzolano male, criticano la qualità dei nostri no-kill poi se ne vanno a pescare in Austria o Slovenia mi sembrano dei personaggi che vorrebbero, in poche parole:< che le donne fossero tutte di facili costumi, a prestazione gratuita, ma non quelle di casa nostra>. Con non poco malcelato egoismo si potrebbe essere pure d'accordo, sulle donne ovviamente, ma

Sopra: trota nata nel tevere senza TWT non sarebbe mai nata Sotto: famigliola americana a pesca sul TEWT


saremmo fuori da ogni logica e oggettività . Siamo lontano dalla realtà e dalla epoca contemporanea, e noi non dobbiamo dimenticare che ci presentiamo come i figli del nostro tempo. Un poco di onestà intellettuale non guasterebbe. Qui finisco; ma se i no-kill sono forse l'uno per cento o forse meno delle nostre acque, perché questo accanimento contro queste aree? Dovrebbero essere contenti di avere più del novantanove per cento di acque libere senza pam tra le scatole? Gratuite! Allora cosa non capisco? Non mi importa di saperlo. Nel magazine che mi ospita mi piacerebbe tornare indietro nel tempo. Descrivere gl'anni ottanta nella pesca a mosca e fare un "amarcord" di quello che avveniva in quei tempi sulle acque che ancora oggi frequentiamo e alcune purtroppo non più per molteplici motivi. Ad inizio degl'anni ottanta era difficile trovare materiale per la pesca a mosca. Se non abitavi in una grande città avevi difficoltà a trovare penne e piume appena ti distaccavi dalla gallina o dal fagiano. Delle pubblicazioni c'era quasi niente che ti aiutasse veramente a fare un salto di qualità, fino a quando uscirono i libri di Pragliola, sulla pesca e Lumini sulla costruzione delle mosche artificiali. Per qualche anno questi due manuali hanno avuto dimora sul comodino a lato del mio letto al posto della bibbia. Poi via via De Rosa, Tosi e altri hanno contribuito alla diffusione di questa "arte" fino poi arrivare a Massimo Magliocco che dopo la carta ha sviluppato la materia con l'uso della tecnologia. Questa rivista on line ne è la riprova. Ad inizio degl'anni ottanta quando incontravi un pescatore a mosca

In alto: Van Klinken sul Nera NO-KIL di Legambiente Sull’altra pagina: il posto più a sud d’Europa dove i temoli si riproducono Sopra: mogli che accompagnano e catturano più dei mariti


ti fermavi a parlare. <Di dove sei, quanti siete e come siete organizzati?> era la prima domanda. La risposta:< siamo in due o tre, ma tu dove ti rifornisci?> E cosi via. Ogni volta che andavi in un posto del fiume vicino ad un centro abitato avevi sempre degli spettatori che non capivano cosa stavi facendo. Non so quanti curiosi in quegli anni sono stati agganciati all'orecchio durante l'azione di lancio nascosti alla tua visuale o perché non ci si accorgeva che fossero dietro di noi. Dopo cinque minuti che parlavi con un pam la domanda tipica era:< dove vai a pescare?> come se in quel momento stesse facendo il bucato. < Soca, Idrica, Sava, .> La risposta era:<la Sava non mi piace è troppo facile con i temoli, godo stare a bagno nel Soca ma i pesci più belli si prendono in Idrica>. Traun e Unec e soprattutto Gacka non erano in tempi di boom di presenze. Il Gacka non lo è ancor oggi, troppo difficile per molti. L'Unec e la Traun verso la metà e seconda metà degl'ottanta e poi vennero fuori altri fiumi. Con l'aiuto degl'articoli di Fly Line l'Austria l'ha fatta da padrona con i pam italiani. In Italia, in centro Italia da noi potevi andare in primavera, al massimo fino all'inizio di giugno sull'appennino a catturare le trote che ti avevano lasciato i toccaroli, con l'arrivo di luglio/agosto con l'acqua ai minimi termini o del tutto scomparsa ci pensavano i locali a ripulire il resto. Aspettavi le piogge e le immissioni della stagione successiva. Avevamo poi il Nera, il Santa Susanna, e un po' più distante il Sangro. Quest'ultimo buono solo durante la schiusa, non riuscivamo quasi mai a prendere dei pesci in caccia. Poi venne la riserva (a pagamento) a Castel di Sangro e qualche pesce lo prendevi li durante il giorno ed al momento della schiusa ti sceglievi nel libero dei posti dove potevi insidiare le trote più grandi che avevi visto nelle nostre acque. Il problema che quasi ogni sera avevi delle incertezze a trovare la via d'uscita dal fiume e rischiavi di farti male o rimanere la notte li, anche se avevi con te la pila, ma ne valeva la pena. Il fiume migliore per le catture con la pesca a mosca. Nel Santa Susanna praticamente potevamo fare "la pesca a mosca". Le acque chiare e qualche bel pesce ti spingeva ad andare a pescare su questo splendido sottovalutato chalck stream. Qualche "cappotto" altre volte tre o quattro pesci nel cestino ( ho cominciato nel 86 a rilasciare le catture), ma quando ne prendevi una già pescavi più rilassato, l'ombra del "cappottino" si era dissolta. Qui si parla sempre di pesci più o meno grassi ma al limite dei 20/25 centimetri quando andava bene, anche se alcune volte in tarda stagione si poteva arrivare pesci di una quarantina di centimetri, bracconieri permettendo. Il Nera è forse il fiume che ho pescato di più. Ci si conosceva tutti, o perlomeno si riconoscevano le macchine. Ho fatto una Pasqua pescando da solo con Fausto, e un ferragosto dell'ottantasei pescando in solitudine; Vasetti, Funaro e i romani che erano in vacanza dalla "Annunziata" quel giorno erano andati a trovare degl'amici al mare. Altri tempi. Ma i pesci? Dipendeva dalla magnanimità dei toccaroli e dall'andamento stagionale e dai ripopolamenti ma i pesci anche se sento molte storie in giro non erano mai grandi, quelli nati nel fiume. Per capirci una sera d'agosto, a notte


inoltrata dopo la pesca l'appuntamento era sempre dall'Annunziata. Una ventina di pescatori a mosca eravamo con le gambe sotto il tavolo.. Niente d'interessante, la maggior parte di noi non aveva visto una pinna neanche a sera inoltrata . Mancava solo il Funaro, da tutti considerato il più bravo. Arriva verso le undici di sera, per ultimo. Scende dalla macchina e va diretto verso la cucina dell'albergo per misurare e pesare le trote prese. Un trentotto e un quarantatre centimetri. A tutti noi sarebbe già bastata, per fare i fanatici, già la più piccola, lui ne aveva due. La più grande pesava circa novecento grammi. I giorni successivi nei vari bar ho sentito raccontare di una trota da un chilo e mezzo catturata con la mosca, di tre chilogrammi dopo un paio di settimane. La storia è andata avanti per mesi. Questo per far capire che quella trota per taglia e peso è stata la trota record per molto tempo prima dell'avvento del no-kill. Ad aprile se non pescavi tra i due ponti o nel tratto d'acqua bassa che porta alla centrale di Borgo Cerreto era dura prendere solo qualche trotina, e solo durante la schiusa centrale, se poi c'era. Agl'orti di Piedipaterno, il secondo posto più produttivo della valnerina, un amico prese una fario di ventotto centimetri e fece subito almeno un chilometro per mostrarmi la "grande " trota catturata con una red spinner. Nello stesso periodo, stavo per entrare in acqua a Castel San Felice appena sotto il ponte; c'era una buona pianetta dove i pesci salivano sempre. Per un gioco di curve e foglie cadute un pescatore di Firenze che stava pescando a circa cinquecento metri a valle, lontano da me , uscì dall'acqua e mi inseguì camminando sulla riva. Una volta raggiuntomi, arrabbiato da morire, mi disse che ero un maleducato, gli avevo lasciato solo cinquecento metri per pescare. E' vero; altri tempi. Ma oggi siamo molti di più e i chilometri validi per la pesca a mosca sono sempre gli stessi, anche se oggi penso che, se si vuole essere onesti, per merito di queste aree a regolamento specifico la pesca è migliorata in quantità di catture e taglia. Il libero ne ha beneficiato. Nonostante le portate minori. In Nera trovi i toccaroli anche a luglio e agosto. In quegli anni avresti trovato in questi mesi solo qualche locale e in un solo caso: prima o dopo un temporale estivo. Ora trovi i bracconieri anche in agosto sul Santa. Questi signori continuano ad urlare contro i no-kill. La qualità dei pesci? Rispondo: nel novantadue quando sono stato in British Columbia potevi trattenere solo steelhead con la penna adiposa tagliata, cioè immessa, in territori sconfinati e fiumi incontaminati sono stati costretti a fare queste operazioni. In molti posti


blasonati del nord Europa sono costretti a far ripopolamenti con il Salmo Salar, stesso sistema, quelli con la penna adiposa tagliata sono d'immissione. Questi lavori li fanno le Università. Solo le nostre trote devono essere pure pure, anche dove prima non c'erano su quel fiume. Ritorno al riferimento iniziale sulle donne. A"donne di facili costumi" tanto si va all'estero. Ho sentito dire da pescatori, a mosca solo di recente che:< i padri della pesca a mosca si vergognerebbero se vedessero pescatori come me ed i nostri no kill>. Che dire, potrei essere d'accordo sull'aspetto economico, se si potesse pescare gratis, senza pagare e ci fossero regole sostenibili per tutti potrebbe essere interessante ma questa è solo un utopia. Non conosco nessuna gestione, anche non di pesca, che a titolo gratuito volontaristico vada bene e funzioni. Tutto per tutti in Italia non funziona, non ha mai funzionato perché diventerebbe tutto per tutti e niente per nessuno all'atto pratico. La Croce Rossa o Green Peace vivono di donazioni, anche loro hanno bisogno di denaro e di un bilancio attivo. Ma l'ignoranza, nel senso di non conoscenza di questi signori, mi fa sorridere. Dopo pochi anni con una coda di topo in mano già pontificano. Non c'è limite alla presunzione. I padri della pesca a mosca per vostra conoscenza hanno fatto in modo che la domenica non si pescasse, con nessuna tecnica. La pesca era vietata, per giorno di riposo del fiume. In modo che la "plebe", cioè i pescatori con il verme, non avrebbero avuto l'opportunità di andare lungo il fiume per pescare. Durante la settimana non avrebbero avuto occasione e il tempo per poterlo fare perché di solito durante i giorni feriali erano impegnati a lavorare. Ancora oggi è quasi impossibile accedere a quei posti se non hai un Sir davanti al tuo cognome o un conto corrente che ti permetta di sostenere il fiume. Ma di che state parlando? Non mi piace di fare riferimenti politici ma di certo con questo tipo di comunisti in giro anche il Berlusca diventa un tipo simpatico. Oh no? A sinistra: prima del zrs qui non arrivava acqua ora si pesca con canne in bamboo Sopra: Sergio Mezzasomma felice di pescare sul suo fiume dove deve pagare solamente 10 euro a sostegno della gestione Nella pagina sucessiva: trota immessa ma cresciuta nel fiume ha resistito almeno tre inverni


Primo di una serie di video riguardanti la costruzione in cui, tre dei migliori costruttori italiani, istruttori FFM, si cimentano nelle loro personali interpretazioni. In questo primo video vedremo come Alberto Mondini, Gianluca Mascitti e Luca Santoro, rappresentano i tre stadi di effimera, ninfa, emergente ed insetto adulto risultato di decenni e decenni di esperienza di costruzione e di pesca a mosca che si traducono in tre modi diversi di concepire la costruzione di ciò che abbiamo definito "quello che i pesci non hanno mai vitso" Oltre 90 minuti di grande costruzione messe a disposizione di chi ama cimentarsi nella realizzazione dei propri "gioielli" da pesca. Un video da non perde-


HOTFLY 9’ 0”

Provare una canna nuova è sempre un piacere e poterlo fare con un gruppo di amici,appassionati lanciatori lo è ancora di più.L'attrezzo ci è stato gentilmente messo a disposizione dalla ditta 1000 Mosche del signor Markus Heiss di Bressanone e teatro della prova è stato il fiume Mastallone nel tratto scorrente in località "Pian delle Fate" nel comune di Cravagliana. In queste occasioni,prima di procedere alla prova vera e propria,il prodotto viene sottoposto ad un attento esame visivo al fine di valutarne tutti quegli aspetti esteriori che anche i potenziali acquirenti esamineranno quando lo troveranno tra gli articoli ON LINE della ditta che lo distribuisce.La vernice utilizzata è del tipo lucido ed offre un piacevole contrasto con gli anelli a serpentina neri i quali sono assicurati con legature ben eseguite e ben protette da altri strati di vernice che non presentano la benchè minima sbavatura.Il sughero dell'impugnatura e il portamulinello sono spartani ma proporzionati e la serigrafia pur non essendo ricercata è eseguita con cura. Terminata la verifica all'estetica si è provveduto al montaggio del mulinello caricato con una DT5F(come consigliato dal costruttore)abbiamo iniziato la prova su prato e la HOTFLY è passata nelle mani di una decina di lanciatori i più abili dei quali non hanno faticato per raggiungere prestazioni in linea con quanto una 9'0"per coda 5 deve consentire di ottenere senza problemi.Per avvalorare ulteriormente l'indicazione serigrafata,abbiamo montato un secondo mulinello provvisto di una DT3F e siamo tornati sul prato dove tutti abbiamo potuto constatare come fosse difficoltoso gestire una coda leggera con un attrezzo nato per utilizzarne una di due numeri superiore.Al test ha preso parte anche Massimo Magliocco il quale dopo aver provato personalmente la canna sia con la DT5F che con la DT3F l'ha definita abbastanza omogenea ma con un pedone più valido rispetto alla vetta e lo stesso parere lo ha epresso Alberto Mondini che ha"dovuto" provare in pesca la HOTFLY 9'0". Dimenticavo di dire che la prova di cui stiamo trattando si è svolta nei giorni 18,19,e20settembre,giorni in cui il Mastallone era leggermente più alto del solito a causa delle piogge di inizio settimana, Mondini l'ha definita la situazione ideale per una prova del genere perchè si ha modo di vedere fino a che punto la canna consente di gestire distanze di lancio piuttosto lunghe. I vivaci pesci del Mastallone hanno contribuito al test in maniera positiva e Alberto ha allamato diverse trote fario e leopard ed alcuni salmerini utilizzando imitazioni di terrestrial ed emergenti in cul de canard montate su ami del 14 e del 16 e,come accennato prima, il suo commento è risultato in linea con quanto espresso da Magliocco riguardo al pedone consistente, perciò che riguarda la mormidezza della vetta, torna utile quando bisogna controllare le fughe di prede di taglia utilizzando tip sottili.Terminata la prova non resta che riporre le quattro sezioni che compongono la HOTFLY nella gradevole fodera in velluto nero e riporla nel pratico tubo in cordura, sarà Roberto Mazzali (responsabile dei contatti con gli sponsor della FFM) che provvederà a riconsegnarla a Markus Heiss a cui vanno i ringraziamenti per averci scelti e speriamo che presto ci proponga un nuovo modello perchè non penso che avendo chiamato la sua azienda 1000Mosche voglia fermarsi ad una canna!


Foto WEB

C'era una volta...

di: Giorgio Grondona

Quante favole che hanno stimolato la nostra fantasia di bambini iniziavano con questa frase? Molte,quasi tutte! Il trascorrere del tempo fa si che i bimbi crescano e divengano adulti e lo stesso succede alle favole che col passare del tempo lasciano il posto alle leggende; ma se é vero che le favole colgono l'interesse dei più piccoli è altrettanto vero che spesso gli adulti sfruttano le leggende per cogliere i propri interessi. Nel caso specifico della pesca a mosca mi pare proprio che sia andata così: C'era una volta,circa quarantacinque anni fa, un bambino che,se aveva"fatto il bravo"a scuola,il sabato pomeriggio poteva seguire un amico del padre che era solito pescare barbi e cavedani nel fiume che scorreva placido poco distante dalle loro case. Fu così che dopo poche uscite l'appuntamento col fiume divenne un momento di svago importante e le prime esperienze di pesca con gli attrezzi prestati dall'amico del babbo, seppur maldestre, diedero la gioia di qualche minuscola cattura al piccolo pescatore. Passarono i mesi, la primavera lasciò il posto all'estate, e lungo la sponda del fiume le piante di sambuco portarono i loro frutti a maturazione così il pescatore insegnò all'allievo che con quelle piccole bacche nere si catturavano pesci di taglia interessante, di solito cavedani,più raramente barbi e lasche. Ma i pesci che finivano nel cestino davano più gioia all'adulto che al piccolo il quale,con la curiosità dell'infanzia,dava più ascolto ai suoni del fiume che alla voce del suo "maestro" prodigo di consigli e insegnamenti e dotato di una pazienza da guinnes dei primati...[il primato non venne registrato perchè all'epoca dei fatti questo tipo di classifica non era conosciuto nelle botteghe di pesca dove i nonni di quelli che oggi sanno tutto


e scrivono su tutti i forum sapevano già quasi tutto ma si rammaricavano di poterlo dire solo a pochi perchè internet non c'era ancora] ...ah già, il bambino ascoltava i suoni del fiume e siccome stava affrontando il tirocinio per diventare pescatore, alcuni lo interessavano più di altri e indicando il termine suono una percezione piacevole [altrimenti sarebbe rumore] un insieme di suoni non può che originare musica! Per l'udito di quel bambino la musica aveva inizio verso sera,quando le ombre dei cespugli e degli alberi che ornavano le sponde del fiume si allungavano sull'acqua;era allora che quel tratto in fondo alla spianata dove la profondità era inferiore e la corrente quasi inesistente,dove quando il sole era alto e la luce più intensa la superficie rimaneva immobile,si cominciavano a vedere i primi segni di vita,piccoli cerchiolini sull'acqua che poi con l'avanzare della sera divenivano sempre più evidenti e accompagnati da tonfi la cui intensità dipendeva dalla mole dei pesci che l'avevano prodotti. Quelli erano i pesci che avrebbe voluto catturare,ma come? La risposta la diede uno zingarello che con la sua famiglia si era accampato lungo il


fiume,in una radura ombreggiata e con un ricco manto erboso che costituiva l'alimento sicuro per il loro bene più importante:il cavallo! Già perchè mezzo secolo fa gli zingari si spostavano su carri del tutto simili a quelli dei coloni del west trainati appunto dai cavalli altro che i loro discendenti attuali che viaggiano su potenti auto e vivono su roulotte enormi... Tornando al giovane zingaro,questi si presentò loro una sera chiedendo garbatamente se i due gli potevano regalare un pezzo di lenza e un amo,non troppo "piccolo" ma nemmeno troppo"grande" e quando il pescatore gli chiese di quanta lenza avesse bisogno rispose di attenderlo qualche minuto che sarebbe andato a prendere la canna e scomparve tra i cespugli per sbucarne di li a poco con in mano un sottile bastone,che poteva essere di nocciolo a cui era stata tolta la sottile corteccia,lungo non più di tre metri. Oltre al ragazzo questa volta arrivò sul fiume anche il suo papà un uomo alto e robusto dalla pelle abbronzata e dai capelli folti e forse ancora più neri di quelli del figlio.L'uomo esordì scusandosi se lui stesso non era in grado di provvedere la lenza al suo rampollo ma dovendo quasi sempre spostarsi su strade secondarie per non essere d'intralcio al traffico col suo lento mezzo di trasporto,da tempo non gli capitava di passare vicino ad una bottega di pesca. Accettate le scuse,il pescatore aprì la sua borsa da pesca e porse ai due zingari alcuni ami di numero e foggia differente e una bobina di filo che secondo lui poteva andare bene,porse loro anche la scatola dei galleggianti e dei pallini di piombo ma questi li rifiutarono dicendo che nel modo in cui intendevano pescare non servivano! Una volta prelevato dalla bobina uno spezzone di filo lungo circa una volta e mezza la"canna", lo zingarello ne legò una estremità alla punta del rudimentale attrezzo e all'altra legò l'amo, quando ebbe terminato l'operazione fece una cosa che sorprese il pescatore e l'allievo: si strappò un capello dalla folta chioma che gli ornava il viso dall'aspetto vivace e cominciò ad avvolgerlo intorno al gambo dell'amo mentre il suo papà cercò di spiegare che stava costruendo una mosca ma non era sicuro che le sue parole fossero udite dai due spettatori concentrati com'erano su ciò che suo figlio stava facendo. Forse in un odierno concorso di costruzione, il piccolo batuffolo che scaturì dalle mani dello zingarello non verrebbe neppure degnato d'uno sguardo ma i pesci, quella sera, ne risultarono piuttosto interessati tanto che in poco tempo la cena per la famigliola di nomadi fu assicurata dalla cattura di alcuni bei cavedani. Per un bambino di sette anni o giù di lì vedere un suo quasi coetaneo nel mezzo di una spianata coi pantaloni arrotolati,i piedi nudi nell'acqua fresca, fresca come la brezza leggera che increspava appena la superficie dove con gesti di una armoniosità quasi elegante faceva cadere il piccolo batuffolo scuro fatto con le proprie mani ed ingannare quei pesci veri di allora fu come essere immerso nella più incantevole delle fiabe. Sono un uomo fortunato, questa favola non me l'ha mai raccontata nessuno perchè il destino ha voluto che la vivessi personalmente, ma se da una parte il da: WEB destino offre opportunità capita che a volte faccia qualche scherzo e nel mio caso, alleandosi con Madre Natura , ha voluto farmi di dono di una grettezza fuori dal comune e lo stesso dono ha voluto farlo alla maggior parte dei pescatori con la mosca che a causa di ciò sono ostaggi, più o meno inconsapevoli, di una odiosa leggenda, ma ne parliamo la prossima volta...


STEALTH

Il dressing su FFMagazine n째3


di: Marco Albini

PESCANDO NEL

PASSATO


Quando la tecnica ci aiuta……………………… "La nebbia agli irti colli piovigginando……………………" l'immagine che si presenta è questa, uscito di casa dopo una notte di burrasca, l'aria è tersa in questa mattina di Luglio, le nuvole si arrampicano veloci sui pendii della Fontanabuona come se facessero una gara a chi arriva in cima per prima, qua e la piccoli rami spezzati dal vento l'odore forte dell'erba appena tagliata e le due gatte che mi ronfano tra le gambe perché vogliono che dia loro le crocchette, eccoci qui, pronti per una nuova uscita ma questa volta non si parlerà di itinerari, insieme ad Alberto e Franco proveremo a dimostrare che con l'ausilio della moderna tecnica di lancio anche una vecchia Hardy Fibelite 7,2 " per la 4 può egregiamente dire ancora la sua. L'appuntamento è con loro alle 08.00 sulla piazza di Ottone io con Carletto mi devo vedere prima, in procinto di uscire squilla il cellulare" Nan c'è stato uno smottamento sulla strada di Bavari e non mi hanno avvertito" come se l'ANAS dovesse provvedere ad avvertire tutti……… vabbbbbhe direbbero i miei colleghi romani, vorrà dire che mi muoverò da solo. La strada ancora bagnata si inerpica sinuosa verso la Scoffera, una volta superato il passo si svolta per Torriglia e poi giù per la "45" con i Doobie Brothers che mi accompagnano guardo il fondo valle verso Gorreto e attraverso le nuvole sembra far capolino un timido sole, il Trebbia non ha prestato orecchio al temporale notturno, i livelli si mantengono bassi e lui pigramente scorre quasi consapevole del caldo che poi verrà. La piazza di Ottone è ancora assopita quando arrivo, lo sferragliare di una saracinesca mi avverte che sono le 08.00 puntualmente ribadite dai rintocchi del campanile, il tempo di chiudere la macchina e loro puntualissimi arrivano, insieme si è aggregato Mattia che fresco di corso vuole cimentarsi a pescare nello "stretto", il tempo di prenderci un caffè e si riparte meta il Torrente Boreca affluente di sinistra del Trebbia. Il torrente Boreca nasce sulle pendici nord del Monte Antola, sulla stessa dorsale dove, sul versante sud nasce il Trebbia il tratto in cui pescheremo è quello sotto il Paese di Zerba.


La vecchia Hardy esce dalla custodia azzurra scura, senza mostrare la benché minima invidia al cospetto delle più giovani canne in carbonio, l'accompagna un Lightweight montato con una coda 2, a guardarla così panciuta con le sue spiraline legate in rosso e quel suo tipico manico, fa quasi tenerezza, una volta montata, si avverte che abbiamo a che fare con una vecchia signora che pretende solo di esser ascoltata. L'accorgimento necessario per poter sfruttare una canna come questa è quello di "stirarla" ovvero riuscire a lanciare cercando di svilire la rotazione del polso a discapito di un più accentuato trascinamento del braccio, ovvero nel lancio indietro andremo ad ascoltare il peso della coda contrariamente a quello che accade con la moderna tecnica di lancio ma nel trascinamento in avanti il nostro polso asseconderà solo l'inversione di vetta mentre il braccio accompagnerà il trascinamento quasi a canna "spianata". Ed eccoci sul greto del torrente, sin dai primi volteggi ci si rende conto che la fibra di vetro con cui è stata costruita negli anni 60 non è certo il carbonio, d'altronde allora i materiali a disposizione erano quelli e il modo in cui si lanciava era lasciato all'interpretazione personale, bei tempi, si respirava la voglia di apprendere e di confrontarsi la pesca era una fucina di idee mancavano i materiali ma non la fantasia, ma soprattutto


le acque erano popolate da pesci che oggi sono solo ricordi, ma senza farsi prendere da aspetti nostalgici, proviamo ora a catturare qualche trotella per vedere come si comporta in pesca. Un fondo buca infrascato sembra essere il posto ideale per una trota in caccia, le fronde del salice strappano l'acqua e l'ombra del sottoriva ci indica il suo territorio, mi abbasso a gattoni per non farmi scorgere, un volteggio e il "sovrapposto" entra morbido, accompagnato per potersi leggermente raggruppare, Lei senza esitare sale decisa, un trotella del posto dalla livrea bellissima. Situazioni come questa possono essere gestite, anche con attrezzature "datate", anzi la fibra di vetro proprio perché meno reattiva, riesce a enfatizzare quei lanci in cui serve una cinetica negativa, ovvero senza far passare la mosca in testa, per cui in tutti quelle situazioni dove dobbiamo raggruppare, curvare, o addirittura saltare… Poco più avanti Alberto sta testando una vecchia Silstar con il vettino riportato pieno, con su montata una coda in seta dell n°1 by Terenzio, vederlo pescare è un piacere, se pur la canna sia un'ibrido non ha nessuna problema a gestirla, la coda in seta dell n°1 è invisibile e le pose sono delicatissime, anche in questo caso la sensibilità del pescatore risulta essere fondamentale per poter ascoltare un peso così ridotto, ma in termini di presentazione risulta essere micidiale. Avere la tecnica dalla propria non significa solo saper effettuare determinati lanci ma soprattutto saper riconoscere, per cui

adeguarsi alle azioni, situazione tipica ad esempio durante i corsi quando gli allievi utilizzano le proprie canne e noi istruttori le loro… Quando si sta bene il tempo passa veloce e la mattinata giunge al termine, ci aspetta la Rocca dei Corvi con i suoi taglierini al sugo di funghi, Franco ed Alberto a dar consigli a Mattia che ascolta con interesse, ripensando alle mosche lasciate sui rami, un sigaro cubano "Romeo y Julieta" non potrà certo essergli di consolazione ma glielo regalo volentieri, chissà se fumandolo ricorderà questa uscita di pesca e tutti i consigli che gli sono stati dati, d'altronde è giovane e a tempo per migliorare.


Remember

Di: Alberto Mondini

Era il mese di maggio di circa 15 anni fa, io ed il mio amico Marco Acacci in compagnia di altri pam siamo andati in Slovenia per alcuni giorni di pesca sul Soca ed affluenti vari.


I

n un pomeriggio afoso e con il sole che spaccava le pietre ci siamo recati sul Soca e, precisamente, in un posto chiamato picnic nell'attesa del tramonto. Arrivati, alcuni di noi si sono sdraiati al sole come lucertole, io e Marco invece ci siamo messi a lanciare su dei temoli che bollavano a 20-25 metri. I lanci, alcuni buoni alcuni no, si susseguivano senza catture, sembravano tutti rifiuti, fino a che Marco cattura un temolo per la pinna. Decidemmo di esaminarne il contenuto stomacale , sorpresa e stupore: a parte il tanfo insopportabile, nello stomaco trovammo un pugno di cimici, sì quei temoli mangiavano cimici. Purtroppo non ho testimonianze fotografiche, a quel tempo la mia macchina fotografica erano i mie occhi e la memoria nella mia testa, ma vi garantisco che la cimice come artificiale funziona, prova ne è che prima di scrivere ho costruito alcune imitazioni e sono andato a pesca. I risultati eccoli qua: purtroppo sono trote e non temoli ma é la conferma che la cimice funziona.La Cimice verde è un insetto dall’odore sgradevole, di forma pentagonale, dal colore che va dal verde al marrone - rossastro a seconda della specie. La cimice è un insetto molto diffuso in tutto il territorio nazionale, gli adulti raggiungono in media la lunghezza di 15 mm.




Il Fiume: una vita che scorre

di: Marco Pippi

"‌. il fiume che vive e ci parla, che ci trasmette sensazioni, nostalgiche emozioni, che ci induce a comprenderlo, ed è proprio in questa riflessione interiore che si riesce a leggere e capire quanto la natura sia un bene prezioso e in quanto tale oggetto del massima tutela e rispetto."


U

n pensiero profondo sgorgato mentre assorto osservavo il fiume, nel tentativo di capire la complessità delle sue dinamiche, sempre mutevoli, ma sempre funzionali se non insorgono ingerenze esogene innaturali causate dall'uomo. È importante capire la vita del fiume, le sue regole, i suoi limiti, le sue vulnerabilità, così come conoscere quel popolatissimo mondo acquatico costituito da innumerevoli specie viventi; credo che questa ambiziosa osservazione sia intrinseca del fruitore per eccellenza del fiume, il pescatore, in particolare quello più evoluto, cultore della pesca con la mosca artificiale sempre alla ricerca dei segreti più reconditi dell'ambiente acquatico in quanto condizione essenziale per le specifiche esigenze alieutiche, ma non solo. Ma ancor più, se si vuole coscientemente conoscere meglio per capire come meglio rispettare questa preziosa risorsa. L'ambiente fluviale, quale sistema interattivo per eccellenza, rappresenta una complessa rete di scambi e relazioni tra le sue diverse componenti biotiche ed abiotiche, fondata sull'equilibrio tra organismi produttori e consumatori che da luogo ad un sistema naturale di conservazione della sua caratterizzante diversità biologica, quindi un sistema dinamico in grado di autoregolarsi e rinnovarsi, un vero e proprio laboratorio naturale dove tutto funziona grazie ad un unico principio: la diversità ambientale a diverse scale spaziali (Everard et al., 2002a; Everard et al., 2002b). In questo ambito il livello più basso è occupato dai microhabitat, la cui diversità ambientale è determinata dalla tipologia di substrato, nonché dalla specifica rete trofica ad essi associata. A sua volta, la diversità dei microhabitat rappresenta un elemento essenziale per la caratterizzazione delle zone montive e vallive di un fiume. Infatti, l'eterogeneità di substrato e dei parametri ambientali rilevabile nei diversi tratti fluviali definisce la biodiversità dell'intera asta fluviale. Prendendo in osservazione i macroinvertebrati, quei piccoli esseri molto appassionanti per il pescatore a mosca, come Insetti, Molluschi, Irudinei, Oligocheti, Tricladi, trascorrono almeno una parte della loro esistenza, durante il periodo immaturo, nei substrati dulcacquicoli, e rappresentano una componente di notevole interesse scientifico: infatti questi organismi, grazie alla loro vasta gamma di adattamenti morfologici, strutturali e comportamentali, sono in grado di colonizzare, lungo il gradiente monte - valle di un corso d'acqua, ogni tipologia di substrato (minerale o vegetale), assumendo quindi un'ampia distribuzione e occupando tutte le nicchie trofiche dei consumatori, tra cui i pesci quali specie ai vertici della catena trofica. Oggi, questa fauna è ritenuta di fondamentale interesse, considerando la forte valenza ecologica che i macroinvertebrati dulcacquicoli rivestono negli attuali studi di valutazione dei corpi d'acqua; non da meno per il pescatore a mosca sempre pronto a cogliere i segreti di questi piccoli esseri quale elemento essenziale per la propria disciplina. E' stato provato, infatti, come le modificazioni dell'habitat in cui vivono tali organismi, abbiano una diretta conseguenza sulla dinamica delle loro popolazioni, come dimostrato dall'elevato grado di sensibilità di determinati taxa a diversi tipi di inquinamento (di derivazione industriale, agricola o biologica), non da meno i sistemi di sfruttamento inadeguati, inclusi quelli degli sport in natura, che e medio a lungo termine potrebbero causare alterazioni agli equilibri naturali degli ambienti acquatici. Questo excursus scientifico ad introduzione di un momento di riflessione rivolto a chi più di ogni altro dovrebbe avere a cuore la vita che scorre in un fiume, ovvero tutti indistintamente essendo tale risorsa un patrimonio ecologico trasmissibile che non può essere depauperato, ma usato secondo principi di sfruttamento sostenibili in grado di preservare quell'efficienza biologica che garantisca un progressivo rinnovamento. Ma il pescatore, più di ogni altro è colui che sempre attento a quello che accade nel fiume svolge un ruolo importante


di controllo, di percezione, di segnalazione: questa è la ragione del perché molti pescatori in questi anni, e specialmente negli ultimi, hanno iniziato attraverso forme di volontariato ad interessarsi della salvaguardia dell'ambiente acquatico, direttamente, attraverso associazioni ambientaliste (come me), club di pesca e associazionismo più in generale. Un patrimonio collettivo e culturale che sta coinvolgendo il mondo della pesca molto significativo a dimostrazione che la sensibilità verso il patrimonio ambientale è maggiormente avvertita; un processo di arricchimento che progressivamente viene tradotto in azioni concrete e trasmesso alle attuali e future generazioni. Ma le ragioni di questa presa di coscienza e posizione non sono solo frutto della passione più interiore del singolo, o di una circostanziata ispirazione che poi nel tempo si è radicata sino a tramutarsi in vera e propria vocazione: purtroppo le ragioni sono anche altre, e riconducibili direttamente alla vita del fiume e relative minacce cui continuamente è sottoposto, da sempre ogni giorno. Inquinamento, sfruttamento idrico ed energetico, regimazioni idrauliche e associati interventi di manutenzione, attività industriali, allevamenti intensivi di troticoltura, carico antropico causato dall'agricoltura intensiva, consumo di suolo sulle pertinenze fluviali, non da meno attività ludico sportive che in questi ultimi anni si sono diffuse con i così detti "sport in natura", ma anche la stessa pesca sportiva. Queste le origini dei malanni dei nostri corsi d'acqua, il punto di partenza di tutte le problematiche quali concause di una società odierna troppo strutturata sul consumismo, sullo sviluppo ad ogni costo in forza della pretesa e diritto assoluto di produrre economia e profitto, sull'egoistico modus operandi nel concepire le risorse naturali senza minimamente prendere in considerazione quelli che sono i limiti imposti dalla natura e senza le dovute distinzioni (ogni ecosistema ha una sua identità ecologica, che non può essere scambiata o generalizzata, tanto meno mistificata). Le conseguenze di tutto questo sono più che evidenti e tangibili, solamente coloro che vogliono continuare ad essere distratti, forse per comodità o opportunità, non si accorgono dello stato del degrado in cui versano la stramaggioranza degli ambienti acquatici, dell'impoverimento ingenerato del valore ecologico, della rarefazione sino alla scomparsa totale in certi casi degli habitat elettivi per la vita fluviale con perdite sconvolgenti in termini di biodiversità: primo segnale indicatore del danno avvenuto che il pescatore avverte è la carenza di fauna ittica, in particolare i pesci quali specie in vetta alla catena alimentare. E solo il pescatore può percepire e verificare direttamente, sebbene empiricamente, dell'entità del danno arrecato, diversamente dal resto che del fiume poco sanno, poco sono in grado di distinguere; il fiume da sempre quale sistema dinamico che scorre con le sue acque e tutto strasporta, spesso anche invisibilmente, tutte le nefandezze che raccoglie sul suo percorso. Oggi, con molta ipocrisia, con semplicità si surroga attraverso la logica del ripristino, della riqualificazione, addirittura della sostituzione in quanto unica condizione praticabile in seguito agli avvenuti sconvolgimenti degli equilibri naturali: nella maggioranza dei casi sono solo dei sistemi artificiallizzati che pretendo di "compensare"ciò che si è perduto, con la pretesa che le regole di madre natura possono essere eluse e sostituite pur sapendo benissimo che così non è. Un sistema ormai consueto di intervenire a compensazione del danno arrecato, quale conseguenza diretta di responsabilità del soggetto o soggetti cui ricadono le compe-


tenze amministrative e politiche, in certi casi più eclatanti sono mero marketing politico per farsi lustro del mandato di turno, o in convenienza delle opportunità di finanziamento predisposte per il settore dalla Comunità Europea attraverso il meccanismo facile e proficuo del "progetto" finanziabile. Una logica irrazionale quella di intervenire quando il danno si è consumato se prima ancora poco o nulla si è fatto per impedire che ciò avvenisse; intervenire dopo facilita molto e sotto ogni punto di vista, ma non risolve la problematica probabile e tanto meno non previene il fattore di rischio e elude a priori quello che è il principio di precauzione quale fondamento comunitario indifferibile; ma in termini di costi complessivi, incluso quelli ambientali, risulta molto più oneroso. Purtroppo anche nel mondo della pesca troppo spesso si segue questa logica quale sistema più efficace e sbrigativo per soddisfare una domanda immediata e persistente, o in soluzione sostitutiva di ciò che è andato perduto; basta prendere un fatto qualunque d'inquinamento che ha causato la moria di fauna ittica, la reazione più immediata che viene propinata sono immediati immissioni di pesci per ripopolare il corso d'acqua senza nemmeno assicurarsi se quei pesci avranno le condizioni necessarie per vivere o riprodursi; o ancora, un torrente impoverito di trote a causa di vari fattori, inclusa una pesca sconsiderata, ebbene quale metodo più sbrigativo e dal sicuro ritorno politico se non immettere svariati quintali di pesci pronto pesca? Ma gli effetti di tutto questo oggi sono ben noti, dimostrati e dimostrabili, effetti a vita breve che non assolvono alle reali esigenze della natura, e tanto meno di coloro che poi debbono usare, in forma sostenibile, la risorse della natura stessa; un sistema oltre che improduttivo, persino diseducativo in quanto riflette un immagine alterata della realtà. Ma lo cose stanno cambiando, in tanti si sono convinti che agire irrazionalmente è improduttivo e non più sostenibile, oltre che ci fa allontanare dagli obiettivi di qualità da raggiungere stabiliti dalle norme comunitarie indispensabili per una vera riqualificazione di uno stato di efficienza e funzionalità naturale. Anche il mondo della pesca sta cambiando, molto più attento alla vita del fiume, al diritto del fiume, cercando di riappropriarsi di quei valori generazionali che nel passato hanno contraddistinto questa attività sportiva secondo sistemi più compatibili e sostenibili, principi e finalità riscontrabili nei movimenti che stanno nascendo, negli atti costitutivi delle associazioni, nei comitati, nei singoli che hanno compreso il valore delle differenze. Quindi un ruolo quello della pesca sportiva, quale importante attività socio economica, che dovrà essere più indirizzato alla riqualificazione dell'intero settore partendo proprio da quei principi ormai dimenticati che sapevano ben stabile il giusto rapporto tra uomo e ambiente naturale, e sarà proprio il pescatore necessariamente ad assumere il ruolo di attore principale direttamente sul campo con azioni concrete e coerenti seguendo ogni forma più appropriata a secondo le varie diversificazioni, consapevolmente che la vita del fiume è un diritto da salvaguardare in relazione alle sue regole e non quelle dell'ego umano: se si segue questo principio la pesca sportiva potrà riconoscersi più consapevole e in sintonia con la vita del fiume, a saprà meglio confrontarsi con i soggetti deputati alla gestione del patrimonio comune, sarà una pesca capace di futuro.


di: Guelfi Moreno

MATERIALI

L’uovo di Colombo Note sui pesi specifici dei materiali da costruzione e sul loro impiego nelle tecniche costruttive degli artificiali


D

opo il suo ritorno dalle Americhe, Colombo fu invitato ad una cena in suo onore. Alcuni gentiluomini spagnoli cercarono di sminuire la sua impresa dicendo che la scoperta del nuovo mondo non fosse stata poi così difficile, e che chiunque avrebbe potuto riuscirci. Udito questo, Colombo sfidò i commensali ad un'impresa altrettanto facile: far stare un uovo dritto sul tavolo. Vennero fatti numerosi tentativi, ma nessuno riuscì a realizzare quanto richiesto. Convinti finalmente che si trattasse di un problema insolubile, i presenti pregarono Colombo stesso di cimentarsi nell'impresa. Questi si limitò a praticare una lieve ammaccatura all'estremità dell'uovo, picchiandolo leggermente contro il tavolo dalla parte più larga, e l'uovo rimase dritto. Un uovo di Colombo è un qualcosa che è sotto gli occhi di tutti ma che noi non vediamo finchè qualcuno non ce ne mostra l'evidenza del fatto. Uno degli aspetti meno indagati sui materiali da costruzione, ma scientificamente più interessanti è lo studio dei pesi specifici dei vari materiali nell'imitazione di insetti alati (dry) o affondanti (wet). E' evidente infatti che l'artificiale che è destinato a lavorare sul pelo dell'acqua dovrà avere, nel suo insieme un peso minore di quello dell'elemento sul quale è destinato a galleggiare; viceversa per l'imitazione sommersa nella quale, spesso, si ricerca la velocità di affondamento. Il parametro che definisce la capacità prima vista è il peso specifico relativo, cioè il rapporto tra il peso di un corpo (la mosca) e quello di un uguale volume di acqua alla temperatura convenzionale di 4°C, è evidente che un peso specifico relativo inferiore ad uno, indicherà un materiale più leggero dell'acqua e perciò in grado di galleggiare; all'opposto un materiale con peso specifico superiore ad uno. Fin qui la teoria, nella pratica, il peso specifico dei materiali da costruzione è, limitatamente ad alcuni, facilmente determinabile. Molto più complessa è la determinazione del peso specifico dell'artificiale nel suo complesso, influenzato chiaramente dai pesi specifici dei materiali di cui è costruito. Dovendo costruire ninfe affondanti con una silhouette molto leggera il tungsteno sarà quello che ci consentirà di appesantire maggiormente, per contro il rame sarà quello che ci obbligherà ad applicare molto materiale per ottenere una peso sufficiente; tuttavia esaminando il rapporto tra peso specifico e costo di acquisto noteremo che il tungsteno (di


Materiali Metallici

Peso Specifico

costo molto elevato) sarà il meno conveniente, per contro il rame (di peso Acciaio 7,85 specifico vicino al piombo e reperibile a costo zero) sarà quello che presenta il più favorevole rapporto prezzo/peso. Bronzo 8,9 Per i motivi prima visti sembrerebbero da scartare stagno e zinco, facilmente Piombo 11,3 reperibili sul mercato ma di peso specifico inferiore. Altra considerazione tecnica è quella Rame 8,9 relativa all'accoppiata acciaio-bronzo con la quale sono costruiti gli ami Tungsteno 19 comunemente usati; per quanto riguarda le imitazioni sommerse l'uso Stagno 7,3 di ami di forgiatura robusta sembrerebbe consigliabile, non solo per la loro maggiore robustezza ma perché conZinco 7,1 sentono di appesantire l'artificiale, il peso specifico di questi materiali è Ottone 8,4 infatti analogo a quello del rame. Per le mosche secche, al contrario il peso dell'amo risulterebbe determinante ai fini di un buon galleggiamento, in tal caso sarà necessario impiegare ami fini, compensando l'elevato peso dell'acciaio con la leggerezza dei materiali di copertura. Nella realizzazione di artificiali galleggianti, sempre per gli stessi motivi sarà da preferire il tinsel in ottone rispetto a quello in rame, a parità di diametro. Altre interessanti informazioni sui pesi specifici sono quelle desumibili dall'analisi dei prodotti utilizzati per ingrassare le mosche; è noto infatti che il prodotto impiegato per l'ingrassaggio deve possedere due funzioni: -impedire all'acqua di bagnare il leggero materiale di cui è costituita la mosca secca -consentire alla stessa mosca di galleggiare. Due materiali di costo bassissimo e facilmente reperibili quali il grasso di paraffina ed il normale grasso lubrificante trasparente hanno un peso specifico rispettivamente pari a 0,9 e 0,92, al contempo possiedono la richiesta capacità di impedire la bagnatura delle hackless e del materiale di cui sono costruite le mosche secche; per questi motivi potranno essere facilmente utilizzati come alternativa "povera" ai materiali da ingrassaggio comunemente in vendita. Contrariamente a quanto affermato da molti pescatori la quantità di tali materiali distribuita sulla mosca non influenza il galleggiamento della stessa avendo questi un DRY WET peso inferiore a quello dell'acqua stessa, una eccessiva quantità potrebbe tuttavia conferire una certa rigidità alle barbule ed ai peli utilizzati per la costruzione. Un argomento molto interessante, ma scientificamente molto complesso è quello relativo ai materiali sintetici e naturali che possono essere usati per la costruzione degli artificiali, dei loro pesi specifici e delle loro caratteristiche,tendenza al cambiamento di colore in acqua o scarso cambiamento di colore in acqua. La tendenza a trasportare l'umidità è un fattore estremamente importante nella costruzione di artificiali dry; più elevata è la capacità di trasportare l'umidità e prima si asciugherà la nostra mosca una volta sollevata dall'acqua. Il prevalente interesse di noi pescatori si rivolge alle fibre Polimeriche: una fibra è un polimero le cui catene sono completamente allungate ed allineate una vicina all'altra. I polimeri disposti in fibre possono essere filati ed usati come filo di montaggio oppure utlizzati allo stato grezzo come fibre per montare corpi, teste e toraci. Rimanendo nel campo delle mosche secche gli unici materiali con un peso specifica adeguato sembrerebbero essere il polipropilene ed il polistiriolo , il polistirolo ha un uso precipuo per la costruzione dei cosiddetti "suspender", mosche che simulano una emergente con la testa galleggiante ed il corpo immerso in acqua., il polistirolo tuttavia ha la caratteristica di essere molto rigido (non può essere prodotto il fibra) e fragile, ed ha la caratteristica positiva di avere un basso coefficiente di assorbimento dell'acqua.


Materiale

Nome Commerciale

Peso Specifico

Notevolmente più interessante è il Nylon 1,04 -1,5 materiale polipropilene (peso 0,91). Poliammide Abbreviato con la sigla PP, fù il primo polimero sintetico ad essere prodotto Resina Epossidica Espossir, Uhu 1,2 industrialmente dalla Montecatini, grazie ai catalizzatori messi a punto dal Polipropilene Moplan Novolen 0,91 chimico italiano Giuliano Natta che per questo ricevette il premio Nobel per la 0,04 -1 chimica; Il PP ha punto di fusione Polistirolo intorno ai 165°C, non assorbe acqua (al contrario del nylon), è inattaccabile Politetrafluoroetilene Teflon 2,2 dalle sostanze chimiche, è il polimero a più basso peso specifico che attualPile, Terital 1,38 mente si conosca, è facile da colorare. Poliestere Ha un doppio utilizzo, come plastica e come fibra, come fibra il polipropilene Lana (fibra naturale) 1,32 è il componente più comune di tappeti e moquettes ed è proprio in questi Seta (fibra naturale) 1,34 materiali che lo possiamo reperire con bassissimo costo. 1,5 Per quanto riguarda la resina epossidi- Cotone (fibra naturale) ca, spesso utlizzata per verniciare artificiali potrete notare come il suo peso specifico elevato ne sconsigli l'abbondante uso, almeno per le imitazioni galleggianti, tranne che per le situazioni di assoluta necessità (es. teste di formiche alate). Sarebbe molto più opportuno impiegare una resina o uno smalto con solvente (es smalto per unghie) l'evaporazione della parte volatile renderebbe molto più leggero l'artificiale al termine della costruzione (vedasi la serie "pallareta" delle mosche spagnole che utilizzano questa tecnica per la realizzazione delle sommerse e delle emergenti in gallo di Leon). Per quanto attiene le fibre naturali a mio modo di vedere queste possono ritenersi superate, almeno per quanto riguarda la loro capacità di galleggiamento, con un peso specifico compreso tra 1,3 e 1,5 questi materiali non possono consentire il galleggiamento dell'artificiale, anche se ingrassati; Nella tabella che segue prenderemo in considerazione l'igroscopicità, ovvero la capacità dei vari materiali di assorbire l'acqua, espressa come assorbimento percentuale rispetto al peso del materiale. Anche in questo caso i materiali naturali mostrano valori di assorbimento assolutamente inaccettabili per i moderni dressing, anche se dobbiamo considerare che questi valori si riferiscono a materiale non ingrassato; il polipropilene e il polistirolo manifestano i valori di assorbimento più modesti, interessante infine il valore del poliestere. In sostanza le fibre sintetiche (con l'eccezione del poliestere), opportunamente ingrassate,

Fibre Naturali

Fibre Sintetiche

Igroscopiche

Scarsamente igroscopiche

Alto assorbimento di umidità

Basso assorbimento di umidità

Basso trasporto di umidità

Alto trasporto di umidità

Tendenza al cambiamento di colore in acqua Scarso cambiamento di colore in acqua


consentono di mantenere il peso specifico al di sotto dell'unita. Per la costruzione di corpi di artificiali galleggianti sarebbe sempre preferibile usare polipropilene o, in alternativa alle fibre naturali, poliestere. Per quanto riguarda i filati per costruzione o fili di montaggio, spesso a base di materiali polimerici, consiglio di provvedere ad accertarsi che siano costituiti da fibre di polipropilene; ponendo uno spezzone degli stessi a bagno in un bicchiere questi dovrebbero galleggiare (anche se bagnati). I dati della tabella precedente messi in relazione con quelli sui pesi specifici ci forniscono un dato importante laddove pesi specifici elevati si accompagnano ad elevate capacitĂ di assorbimento dell'acqua ed una bassa capacitĂ di trasporto dell'umiditĂ ; lana e seta (un tempo usate copiosamente per la costruzione degli artificiali galleggianti) mantengono la loro validitĂ esclusivamente per la costruzione di artificiali sommersi e emergenti o per i dressing classici.

Materiale

Assorbimento Acqua

Polistrolo

0

Polipropilene

0,05

Poliestere

0,40

Cotone

8

Seta

10


BAETIS

Dott. Davide BRUZZESE Naturalista

Baetis Rodani Ninfa foto web


B

revi cenni sul genere Baetis Il Genere Baetis LEACH, 1815 è presente in Europa con una trentina di specie di cui 14 in Italia. Comprende effimere di piccole-medie dimensioni dotate di 4 ali; le ali anteriori presentano 2 brevi venature intercalari interposte a quelle longitudinali lungo il proprio margine posterodistale, le ali posteriori sono di ridotte dimensioni, di forma ovoidale e dotate di 2-3 venature longitudinali e margine anteriore spesso con una breve prominenza sub-prossimale. Con 2 cerci ma assenza del paracerco impari mediano. Gli esemplari di sesso maschile, notoriamente, presentano occhi molto sviluppati, a turbante, e sono inoltre dotati di gonostili di 4 articoli; spesso il 2° ed il 3° articolo sono più o meno fusi tra lloro. Stadi preimmaginali iponeofili dall'aspetto slanciato, affusolato, sub-cilindrico o lievemente depresso o, in alcune specie talvolta compresso lateralmente. Occhi in posizione laterale. Con 6 o 7 paia di tracheobranchie monolamellari asimmetriche o a forma di fogliolina appuntita dotate o meno di spine rilevanti a livello diagnostico. DESCRIZIONE B. rhodani Distribuita ovunque in Europa, B. rhodani rappresenta la specie più comune del genere ed uno dei più comuni Efemerotteri. Specie polivoltina, è frequentissima ed abbondante in tutta Italia. Colonizza i più diversi tipi di habitat, con esclusione delle acque ferme. Si ritrova sia in acque molto correnti, pulite e fredde, che in acque

Baetis rhodani immagine maschio (foto web)

Baetis rhodani(PICTET, 1843) (Insecta:Ephemeroptera: Baetidae)Ninfa di Baetis rhodani PICTET (da Belfiore, 1983)

sottoposte a forte carico organico, lentamente correnti o quasi ferme. Immagine maschio Lunghezza del corpo (cerci esclusi): 5,5-9 mm. Lunghezza dei cerci: 13-19 mm. Occhi molto grandi, a turbante, con parte mediale di foggia cilindrica o tronco di cono di colore brunoseppia o giallo, con una fascia bruna sulla superficie laterale; parte laterale di forma ovoidale di colore bruno-scuro. Torace dorsalmente di color castagno intenso o nero. Ali in numero di 4, con le posteriori molto ridotte di forma ovoidale più o meno allungata con 2 o 3 venature longitudinali. Ali trasparenti, con zona antero-distale (più lontana dal torace) leggermente gialliccia. Zampe di color giallo pallido o nocciola; quelle posteriori dotate di tarsi di 4 articoli. Addome nel complesso di color gialliccionocciola, di intensità e gradazioni diverse; alcune volte gli uriti (segmenti addominali) dal 2 al 6 sono grigi e trasparenti. Sugli uroterghi (porzione dorsale degli uriti) 2-10 si possono vedere due striscioline scure lungitudinali submediane. Cerci grigi, con fasce trasverse brune o rossicce, distribuite

Baetis rhodani subimago maschio (foto web)


in tutta la loro lunghezza, ma più evidenti nella parte prossimale (più vicina all'addome). Gonostili di 4 articoli, il 1° piuttosto robusto, più lungo che largo, semifuso col 9° urosterno (porzione ventrale degli uriti); il 2° articolo fuso con il 3° ma decisamente più largo di quest'ultimo così che il passaggio dall'uno all'altro è indicato da un brusco restringimento ben evidente; l'ultimo articolo è breve e di forma subsferica. Con 2 cerci, paracerco impari mediano assente. Immagine femmina Lunghezza del corpo (cerci esclusi): 5,5-9 mm. Lunghezza dei cerci: 14-16 mm. Colorazione generale come nel maschio, salvo l'addome che non è mai trasparente ed ha un colore un pò più intenso; gli ultimi 3 uriti (segmenti addominali) sono più chiari dei precedenti. Decimo urosterno (porzione ventrale degli uriti) suddiviso in 2 piastre mediante un'incisione a V che interessa la loro metà distale. Le piastre hanno contorno sub-ovoidale, troncato distalmente. Cerci come nel maschio. Subimmagine maschio. Lunghezza del corpo e dei cerci come nell'immagine. Capo e torace come nell'immagine per fattezze e colorazione. Addome scuretto. Ali grigio-brune. Zampe anteriori grigie, assai scure nei tarsi; zampe medie e posteriori più chiare delle precedenti ma coi tarsi quasi neri. Cerci come nell'immagi-

Baetis rhodani immagine femmina (foto web)

ne. Gonostili ridotti, 1° articolo semifuso con una zona membranosa posteriore del 9° urosterno; 2° articolo indistinto dal 3° a differenza dell'immagine. Subimmagine femmina Colorazione come nella subimmagine maschio. Dimensioni e 10° urosterno come nell'immagine femmina. Ninfa Lunghezza del corpo (cerci esclusi): 11 mm. Lunghezza dei cerci: 5 mm. Aspetto slanciato, corpo fusiforme sub-cilindrico. Colore cremeo, con macchie scure e puntiformi submediali più o meno evidenti sui tergiti addominali. Antenne piuttosto lunghe. Occhi in posizioBaetis rhodani ninfa (foto web)

ne laterale. Labbro superiore subquadrangolare con incisura mediale sul margine distale. Labbro inferiore con lobi stretti ed allungati, terminanti con una punta smussata. Palpi labiali di 3 articoli, l'ultimo con forma per lo più emisferica. Zampe poco robuste con tibie con peli corti e sparsi. Caratteristiche peculiari: 7 paia di tracheobranchie ovoidali monolamellari con margine dotato di piccole spine (fig. h)

visibili solo in ninfe non troppo giovani (lunghezza del corpo maggiore di 3 mm) e presenza, sul margine posteriore dei tergiti addominali, di squame ovoidali allungate (fig. a). Cerci frangiati sul loro lato interno

e privi di sottili anelli scuri; paracerco frangiato su entrambi i lati e più lungo della metà dei cerci. a) Margine posteriore del IV° tergite; h) Margine IV^ lamella tracheobranchiale (da Belfiore, 1983) ETOLOGIA degli stadi preimmagi-


nali ed immaginali Specie polivoltina, con 2 generazioni annuali. Neanidi e ninfe di tipo iponeofilo, vivono aggrappate sulla superficie dei sassi rivolta verso l'alto o sui fondi rocciosi (ai quali restano aggrappate, nonostante la loro apparente gracilità, anche quando la forza viva dell'acqua è notevolissima) o posate sui detriti del fondo, talora su muschi e altre piante e si spostano di solito velocemente a nuoto essendo assai agili e veloci. Lo sfarfallamento avviene semplicemente sulla superficie dell'acqua ed in qualunque ora del giorno. Le immagini compiono il noto volo nuziale in numero elevato di individui; l'accoppiamento avviene in volo ed anche a notevole altezza. Le immagini della prima generazione (di grandi dimensioni), provengono da ninfe che hanno svernato, volano in primavera e in estate fino ai primi di agosto. Quelle di seconda generazione (di piccole dimensioni), provengono da ninfe che si sono sviluppate più rapidamente durante la buona stagione e incominciano a sfarfallare in luglio. Gli insetti adulti sono quindi reperibili per quasi tutto l'anno, dai primi accenni della primavera, talora quando le acque sono ancora parzialmente ghiacciate, fino all'autunno inoltrato. Le femmine per ovideporre a quanto Baetis rhodani subimago femmina (foto web)

pare scendono sotto la superficie dell'acqua; con le loro ali accartocciate attorno al corpo trattengono qualche velo o bollicina d'aria che serve a prolungare la vita subacquea, in tempo per deporre le uova in prossimità del fondo, sulla superficie inferiore dei ciottoli, talvolta anche su sabbia e limo. Dopo la ovideposizione muoiono nell'acqua. La subimmagine di tale specie può vivere anche per 32-34 ore e subisce l'ultima muta di solito al calar della notte. GEONEMIA Albania, Austria, Belgio, Bosnia Herzegovina, Bulgaria, Croazia, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Gran Bretagna (Isole incluse), Grecia (Isole incluse), Italia (Sicilia e Sardegna incluse), Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Macedonia, Irlanda del Nord, Norvegia, Olanda, Polonia, Portogallo, Repubblica Ceca, Repubblica d'Irlanda, Romania, Russia, Slovacchia, Slovenia, Spagna (incluse Baleari), Svezia, Svizzera, Turchia Europea, Ucraina, Ungheria, Ex Yugoslavia (Serbia, Kosovo, Voivodina, Montenegro).


A pesca nella valle del GERLOSBACH

( indicazioni generali di sopravvivenza per chi ha la folle ambizione di unire la pesca con le vacanze familiari‌.RESTANDO VIVO!!)


….le esigenze cambiano, si cresce e contemporaneamente, almeno in modo provvisorio, si rivedono gli obiettivi…quest'anno la mia nuova e dolcissima realtà mi ha "imposto" la ricerca di un luogo di vacanza in cui poter abbinare un po' di pesca, con le necessità di una famiglia con neonata al seguito… E così niente location drammaticamente "into the wild", bensì la ricerca di un posto che coniugasse le esigenze di tutti e tre: Roberto, Federica e Giulia. Questo itinerario è rivolto ad ogni pescatore, ma in particolare a chi abbia l'ambizione e la tenacia di voler dedicare almeno un paio d'ore al giorno alla proprio passione durante la tanto agognata vacanza con la famiglia; sempre che abbiate, come me, una moglie e una figlia tanto amorevoli da concedervele!! Il mio pensiero è sempre stato quello di tenere il più possibile le situazioni distinte e separate, ma quest'anno in preda ad una vera e propria crisi d'astinenza, mi sono "forzato" a integrare le cose e così di necessità, virtù. Dopo varie ricerche e selezioni, abbiamo deciso di passare una settimana di vacanza nella valle del Gerlosbach e più precisamente a Gerlos in Austria, alloggiando all'hotel Platzer. Le notizie non erano molte, ma quelle avute sicuramente incoraggianti. Presupposti che mi hanno convinto: "una bella valle a 1250 mt sul livello del mare, quindi possibilità di evitare l'afa di Roma a fine Agosto;" u n a bella struttura alberghiera dotata di una SPA e un centro Wellness, davvero di ottimo livello; scoprirò poi, tutto arricchito da una gentilezza e ospitalità davvero unici;" un torrente principale con 4 affluenti laterali di cui almeno un paio immuni all'intorbidimento dovuto a piogge copiose, per un totatale di 20 km di corsi d'acqua, più 3 laghi a disposizione. Inutile dirvi che non era esattamente questo l'ordine di priorità…. Fatta la scelta, pronti a partire. Sorvolerò la descrizione del viaggio, dicendo solo che dopo svariate ore, poppate, pannolini e qualche tornante finale, la valle del Gerlos si apre ai nostri occhi. E' un posto ameno e ricco di boschi, una valle tipicamente austriaca. Il paese, Gerlos, si estende sulla strada principale e dalla tipologia dei pochi negozi presenti, soprattutto di sport, si capisce che è un posto improntato al turismo sciistico invernale e al turismo estivo degli appassionati di trekking e gite in montagna. L'impatto con l'albergo è ottimo, tutto richiama la pesca, dalle porte, alle vetrate, agli zerbini, si ha subito l'impressione di essere nel posto giusto. La sensazione è confermata anche dagli interni, in particolare nella zona wellness dove l'effige di pesci che ghermiscono insetti è ricorrente. All'ingresso vi è anche una piccola postazione per costruire artificiali con il materiale a disposizione, ed inoltre una zona dove cambiarsi e mettere ad asciugare i waders, insomma tutto perfetto… Adesso la parte più importante, l'acqua! Il gentilissimo guardiapesca Kurt, vi porterà a fare un giro della riserva illustrandovi particolarità e posti migliori: uscendo a piedi dall'albergo, c'è il torrente principale: il Gerlos; è un bel


corso dall'acqua cristallina che ospita trote fario, iridee e salmerini; l'alveo è largo all'incirca dai 3 ai dieci metri. Peculiarità che potrà essere utile per chi vuole rimanere in vista dei propri cari è che il torrente in molti tratti scorre lateralmente al paese ed è tutto costeggiato da una bella passeggiata che si può fare agevolmente sia a piedi che in bici. Relativamente al Gerlos c'è l'unica e più dolorosa nota dolente: infatti è soggetto all'apertura improvvisa della diga a monte, dovuta ad esigenze di tipo idroelettrico, con piena al seguito. Il livello sale improvvisamente di almeno un metro e il fiume da paradiso del moschista si trasforma nel paradiso del rafting. La cosa pericolosa è che non c'è nessun segnale che avvisi dell'apertura della diga, quindi, pescando, si deve tenere l'orecchio teso e guardare di tanto in tanto a monte per riuscire a scorgere l'onda di piena. Ho chiesto in tutti i modi, ma non c'è maniera di poter precedere il fenomeno e quindi la pesca risulta decisamente penalizzata in quanto la concentrazione rischia di andarsene per salvaguardare la propria incolumità. E' un vero peccato perchè basterebbe una sirena ad evitare "angosciose" pescate. Il fenomeno è del tutto random, e il torrente può essere alto per tre giorni di seguito come per due ore. Digerita questa difficile situazione, vengo accompagnato a visitare uno per uno gli altri 4 piccoli affluenti:il Krummbach, lo Schonachbach, il Wimmerbach e lo Schwarzachbach. Ancora una volta vengo colpito dall'ottima organizzazione, infatti compreso nel permesso di pesca, del costo di 15 euro giornalieri, viene rilasciato un permesso che consente il parcheggio ovunque lungo la riserva e un telecomando che serve ad aprire le sbarre di accesso alle valli laterali per poter raggiungere comodamente le zone migliori. Passando in macchina verrete guardati molto male da chi dopo lunghe e faticose camminate arriverà dove voi, in pochi, minuti sarete giunti guidando; dopo un iniziale disagio, non ve ne curate, andate piano, sorridete e salutate con finta naturalezza, sarete credibili! Ma soprattutto, poco dopo, sarete a pesca!! Gli affluenti sono davvero dei piccoli gioielli, incastonati in queste valli dalla vista mozzafiato. Senza soffermarmi su ognuno, posso dire che soddisfano le esigenze di ogni pescatore, da chi desidera acque mosse e/o ambienti infrascati (Krummbach o alcuni tratti del Schonachbach), a chi ama pescare in tranquillità in un valle aperta e acqua uniforme (Wimmerbach). I pesci presenti sono ancora una volta iridee (anche frutto di semine recenti, mi è capitato di prendere molti pesci della stessa taglia), fario e salmerini; vi assicuro che pescarli a queste quote e in posti in cui spesso sarete da soli ( a parte le moltissime mucche), vi darà un piacere e una sensazione di beatitudine senza eguali. Infine come dicevo, ci sono anche dei laghi nei quali purtroppo non ho


pescato. In uno c'era acqua di neve (Finkausee, l'unico posto in cui sono presenti i temoli) mentre l'altro (Langersee) che a dire di Kurt è molto pescoso, è raggiungibile solo a piedi dopo due ore di cammino, cosa per me impossibile, almeno per quest'anno. Sarà per la prossima volta. Ed ora una breve descrizione della pesca, purtroppo come premesso ho pescato un massimo di due-tre ore al giorno e mai nelle ore del coup de soir, prendete quindi questo mio articolo come un suggerimento di itinerario, senza la presunzione di voler descrivere tutto in maniera esaustiva; nonostante questo sono riuscito a divertirmi molto. Sicuramente il torrente da cui ti aspetti le catture più interessanti è il Gerlos, sono riuscito a pescarci un paio di volte e nonostante la paura della piena, quando i livelli sono buoni, è davvero un torrente molto attraente e pescoso. Al mio solito l'ho affrontato con una 7'6'' per coda dt3, finale di 5 mt e unicamente a secca, ma in realtà si presta bene anche all'utilizzo di attrezzi più lunghi per pescare sia a secca che a ninfa. Le difficoltà di pesca non sono particolari, a patto, come sempre, di aver un buon bagaglio di lanci antidragaggio per poter insidiare le prede più interessanti. Si pesca sul medio-breve e personalmente ho usato principalmente imitazioni di terrestrial per battere i sottoriva e, durante le schiuse, piccole effimere, unici insetti presenti nei miei "disparati" orari di pesca. Ho utilizzato molto poco le imitazioni di tricotteri, tipicamente serali; ho fatto qualche tentativo durante il gior-


no in caccia, ma non sono risultate essere particolarmente redditizie. Ottima l'imitazione della mosca che importuna le mucche vista l'alta densità di bestiame. Discorso parzialmente diverso invece, per alcuni degli affluenti, in quanto, secondo me , conviene ridurre la lunghezza del finale (circa 4mt-4,5 mt) e orientarsi su attrezzi non superiori agli 8'6''. L'approccio dovrà essere più cauto, si pescherà con pochissimi metri di coda fuori e in molti tratti quasi unicamente con il finale. Alcuni di questi torrenti sono piuttosto tecnici, in quanto l'acqua è particolarmente veloce e l'alveo ricco di pietre che generano le correnti più fantasiose. In questa situazione possedere una buona tecnica di lancio farà sicuramente la differenza, in quanto far sostare la mosca in pesca per il tempo utile è sicuramente più difficile. Verrete sicuramente ripagati da una corretta azione di pesca. Un'altra tipologia di affluente è quello che scorre placido in mezzo alla valle, costeggiato da prati verde smeraldo. Sicuramente ci si rilassa di più, la pesca è più facile e si ha la possibilità di catturare fantastici salmerini dalla livrea meravigliosa. In tutti gli affluenti ho avuto ottimi risultati con imitazioni di cavallette e api di varie dimensioni, cosa ipotizzabile viste le quote in cui ci si trova: 1300-1700 mt circa. La taglia media dei pesci è proporzionata all'ambiente, quindi non molto elevata, ma le sorprese sono sempre in agguato e vi capiterà di vedere davvero dei bei pesci in salute. Qualche trota di dimensione più generosa ho avuto modo di agganciarla sul Gerlos. La cosa che mi ha stupito positivamente è stata la selettività dei pesci e il fatto che una volta saliti su una mosca non c'era più verso di convincerli nuovamente; avrete quindi poco margine di errore e modo di affrontare avversari dotati di una buona rusticità.


Prima di chiudere questo mio breve resoconto, voglio sottolineare nuovamente quanto il posto sia adatto a passeggiate, anche dotati di passeggino, come ogni corso d'acqua è per molti tratti costeggiato da sentieri per nulla impegnativi, così che, chi volesse essere "accompagnato" dai propri cari, magari intermezzando una passeggiata con un pic-nic o con due lanci nelle pool più promettenti, potrà farlo senza nessun disagio. In ogni valle sono presenti poi rifugi per potersi ristorare e godere di piatti tipici e musica locale. Un'ultima nota, per me doverosa visto il trattamento che abbiamo ricevuto, è sull'albergo e sull'efficiente personale che lo gestisce. Ci siamo trovati veramente bene, tutto sicuramente all'altezza, dal cibo (tipicamente austriaco, quindi molto sostanzioso) alla sistemazione e alle possibilità di svago e relax proposte. Per ogni problema, la gentilissima Cornelia, che parla un perfetto italiano, ci ha aiutato rendendoci il soggiorno estremamente piacevole. Che dire! In conclusione una settimana di relax, famiglia e pesca, in una cornice naturale magnifica, ideale per ricari-


carsi e rimettersi in forze per affrontare il lungo letargo invernale, ahimè, cittadino!! A presto, nuovamente nella valle del GERLOSBACH!!! Per qualsiasi informazione: http://www.hotelplatzer.at/Wohlfuehlhotel/Home.html Per la pesca, notizie in Italiano: http://www.hotelplatzer.at/Wohlfuehlhotel/Fischerei_IT.html Info: +43 (0) 52 84 52 04 Infomail: info@hotelplatzer.at

www.edizioninuma.com


il l qu ro C hi

di:Ezio Bissone


I

chironomidi appartengono all'ordine dei ditteri, che sono da sempre presenti nella vita dell'uomo, a volte dal medesimo stimolati dal suo modo di vivere ad esempio con inquinamenti. I ditteri sono prevalentemente succhiatori vuoi vegetariani vuoi emofili. Di certo i pesticidi non hanno ottenuto altro che forme di resistenza e da quello che si legge, solo i chironomidi portano qualche beneficio. Si pensi che al mondo sono state descritte oltre 100.000 specie di ditteri, in Europa circa 15.000. L'ordine si suddivide in 3 sottordini, che a loro volta si suddividono in famglie, generi e speci. Abbiamo mosche, mosconi, tafani, zanzare, simulidi e chironomidi. La forma del corpo si differenzia da grosso e tozzo ad affusolato con colorazioni grige, brune e rossastre. I ditteri hanno metamorfosi completa e le larve vivono di solito in acqua o terreni molto umidi. Importante è la disponibilità di acqua. Abbiamo forme terrestri da adulti, mentre le forme larvali delle zanzare, chironomidi e simulidi sono strettamente acquatiche. I chironomidi (chironomidae Newman 1836) a livello di adulto assomigliano alle zanzare ma si differenziano da loro in quanto le femmine non succhiano sangue. Occupano un importante ruolo negli ecosistemi di acqua dolce a livello lavarle, comunemente, chiamati dagli inglesi, bllood worms (vermi sanguigni) e conosciuto dai pescatori il famoso ver de vase. il colore rosso è dato dall'emofilina. A livello di imitazioni possiamo riscontrare i vari worm più o meno esili fatti con micro ciniglia rossa o materiali simili. ( vedi altri dressing www.CPMAM.net). Gli insetti adulti sono molto simili a zanzare, il corpo affusolato (1-10mm), zampe lunghe e sottili, il capo è piccolo, le ali sono lunghe e strette, ripiegate a tetto sull'addome. Gli adulti vivono molto poco, non si nutrono e nel momento dell'accoppiamento si uniscono in folti sciami di forma conica, si spostano attratti dalla luce o da oggetti o persone. Le femmine depongono in acqua le uova in un unico ammasso gelatinoso, centinaia di uova. Le larve vivono sul fondo di stagni, fiumi e laghi anche a notevoli profondità (200mt.); vivono in folte comunità che possono raggiungere le 100.000 unità per m2. Le larve possono essere libere o con astuccio. La pupa ha una vita di poche ore. Quando è matura,la larva risale molto lentamente verso la superficie dove sfruttando i ciuffi di setole e le appendici respiratorie, si aggrappa alla tensione superficiale dell'acqua per impuparsi. Fra le specie più comuni il CHIRONOMUS PLUMOSUS. Non mi dilungherò oltre sulla morfologia di questo animaletto così utile anche alla sopravvivenza dei nostri amici pinnuti, ma dannazione sotto il punto di vista alieutico per i PAM. Ho pescato la prima volta con imitazioni di chironomidi negli anni '80 sul fiume Dora Baltea, fiume già molto inquinato in quegli anni; ricordo che verso le 15 del pomeriggio, sulla superficie delle acque piatte come vetro, nel tardo autunno, si vedevano dei cerchietti sull'acqua. Erano le bollate delicatissime provocate da trote che tranquillamente si cibavano delle larve in schiusa sul pelo dell'acqua; pesci oltre il chilo con la delicatezza di un vaironcino. In quel periodo si usavano mosche più simili a spent che a chironomi, e solo con le imitazioni di Devaux che si cavò il ragno dal buco per intenderci. L'imitazione era costruita da un corpo realizzato con airone cenerino rigato con quill di pavone pelato poco "marcato", cioè non prelevato dall'occhio della piuma. Le ali erano in punta di hackles c0lore grigio-bianchiccio posizionate divaricate sull'addome. Un hackle di gallo grigio completava l'artificiale. l'unica differenza tra la mosca di Devaux e quella da me modificata sta nel corpo che nel mio caso è molto più esile. Infatti il corpo del mio chiro è costituito solo da un quill pelato prelevato dall'occhio della penna di pavone. Molto probabilmente l'esilità di questo corpo così ottenuto invoglia anche le trote più riottose a salire. Una considerazione di massima che vale per tutti gli artificiali "dry": ricordate, prima di cambiare la mosca perché considerate non valida,di SGRASSArE almeno 10cm. di nylon vicino alla mosca!! Con la saliva, con del limo reperito sul fondo del fiume o con prodotti adeguati ( magic sink o detersivo piatti), passate (dopo aver posizionato ed eventualmente siliconato la mosca) il prodotto scelto, strofinandolo sui 10/15cm di nylon in prossimità della mosca…a volte (quasi sempre) come per miracolo, la mosca "prende". Il dressing del Chiro dry è: Amo: TMC 100 #16 Filo montaggio: 6/0 PRE WAX nero Corpo: quill pelato di pavone Ali: due punte di hackles gallo grigio-bianchiccio Hackles: una piuma di gallo grigio Testa: come filo montaggio Ovviamente potrete variare con i quill rossi il corpo del vostro chiro. Buona costruzione. Ezio Bissone mail fly51@tiscali.it


Effimera

Amo: 12 Filo: Oliva 8/0 Code: Pelo di cervo oliva Addome: Quill di tacchino Ali: 2 piume di cdc sagomate a caldo Hackle: Pelo di cervo oliva Fissato l'amo sul morsetto si procederĂ a formare le code con delle fibre di pelo di cervo, poi fissiamo il quill di tacchino e, portandoci con il filo di montaggio a 2/3 della lunghezza dell'amo, avvolgeremo a spirale fissando proprio dove ci siamo portati con il filo di montaggio, a questo punto creeremo le ali con due piume di cdc che sagomeremo a caldo e che fisseremo nello stesso punto dove abbiamo fissato il quill, successivamente formeremo un'asola con il filo di montaggio e dopo aver pareggiato un ciuffo di pelo di cervo lo inseriremo nella stessa avvolgendo poi a spire non troppo serrate fino al ridosso dell'occhiello avendo cura di pettinare all'indietro ad ogni spira, fissiamo, tagliamo l'eccedenza e formiamo la testa con il filo montaggio.


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