Rivista di Pesca a Mosca
Rivista bimestrale a pubblicazione online registrata presso il Tribunale di Modena il 09/07/2009 prot. n째1963
LA PRIMA RIVISTA ITALIANA DI PESCA A MOSCA ONLI
INE GRATUITA
Maggio - Luglio 2013
n째20
Direttore Responsabile Baroni Franco Direttore Editoriale Mondini Alberto Revolution Massmo Magliocco
Ninfa Luca Santoro
Grafici Mondini Alberto Antonio Napolitano Coordinatore Redazionale Magliocco Massimo
Killer Gab Gabriele Zingaro
Friends of fly -11° Moreno Borrieroi
Flyfishingmasters UK Philip Bailey
L’incubatoio Massimo Feliziani
EWF 2013 Monaco Massimo Matteuzzi
Croazia sconosciuta Bruno Generali
Collaboratori Massimo Matteuzzi Borriero Moreno Marco Terzani Michele Malagugini Stefano Roviaro Roberto Miceli
Distribuzione WEB Pubblicazione Bimestrale Registrazione Presso il Tribunale di Modena n° 1963 del 09/07/2009 Rivista Gratuita Pubblicità Franco Baroni Tel. 3343328889 e-mai: francobaroniffm@gmail.com
Tutti i Diritti Riservati FFMagazine www.ffmagazine.eu S.I.M. Fly Festival 2013 Dalla Redazione
Fiere Internazionali Penso che i una fiera abbia perlopiù risvolti di tipo commerciale e mi pare che in Italia a parte notevoli artigiani di prestigio, vedi bamboo rodmaker e fly tyers che sono fra i migliori al mondo, non ultimo il grande Palù non vi sia un marchio italiano all’altez za dei grandi nomi e marchi stranieri, correggetemi se sbaglio. Tornando a noi, alla nostra PAM made in Italy, penso che possiamo esserne più che fieri dei capolavori in fatto di tecnica ed evoluzione a 360 gradi della pesca a mosca di casa nostra. Una tecni ca pensata e studiata per pescare meglio, mirata alla qualità della cattura, una tecnica che ha una visione globale dell’azione di pesca, dallo studio delle acque, delle correnti, delle superfici ed anche degli artificia li . A volte leggo di persone che guardano sempre all`estero come se là vi fossero gli unici depositari dei segreti della pesca a mosca. Non è così, è giu sto guardare in casa d’altri vedi la tecnica di Scott Mac Kenzie, Anderson oppure i grandi pescatori Ceki o gli Americani ecc..ecc.. ma non bisogna denigrare e buttare alle ortiche quanto di unico abbiamo nella Pesca a mosca Italiana. Ad oggi le uniche strutture che sono andate all`este ro a divulgare la tecnica ed a rappresentarla per quello che è la pesca a mosca Italiana so sono le scuole, un plauso a loro. Alberto Mondini
Revolution
Quando, pensandoci bene, una cosa può esse
Massimo Magliocco
ere fatta anche attraverso un altro percorso.
Da qualche anno a questa parte andando in giro per l'Europa facendo dimostrazioni di lancio e fiere sul Fly fishing, ho avuto modo di conoscere molti pescatori a mosca e tra questi molti istruttori con i quali ho scambiato, e ancora scambio, idee ed opinioni sul lancio e sulla pesca a mosca in genere. Questi, dal canto loro, mi hanno fatto capire che la tecnica di lancio è anche qualcosa di più di una 7,6 e una coda DT. Questo già lo sapevo ma non avevo mai avuto la possibilità di approfondire la cosa con gente preparata e competente come questi amici Olandesi, Scozzesi a Inglesi.
Mondini Alberto - Sepp Fuchs - Bads De Bruin scambio opinioni sulla tecnica di lancio a due mani
Intendiamoci il rapporto con questi amici stranieri non è stato solo unilaterale nel senso che non è che sono stato io e i miei istruttori a sgranare gli occhi guardando il lancio degli altri, anzi, la cosa è stata reciproca, diciamo 70% contro 30%, nel senso che loro hanno ammirato il 70% delle nostre dinamiche e noi il 30%. Il bello quando si partecipa a questi meeting, è mettersi in discussione e vedere ciò che di buono la mosca d’oltralpe propone, ed è questo che genera interesse e ti fa capire che c’è sempre qualcosa da imparare.
Una delle cose che mi hanno fatto ripensare alla nostra struttura di lancio sono state la canna e la coda, da troppo confinate a due sole misure, 7,6 e DT3. Con questo non voglio dire che il lancio eseguito con queste attrezzature sia sbagliato, probabilmente da dei risultati eccellenti, ma non tutti siamo all’altezza di gestire queste attrezzature nel modo migliore, e allora ? Allora perchÊ non vedere di uscire da alcuni schemi troppo ferrei e provare a vedere se esiste la possibilità di semplificare lo stile italiano di lancio attraverso altri tipi di canna e coda?
CANNA La canna è una leva. Partendo da questo principio si capisce immediatamente che più la leva è corta e più il movimento che dobbiamo dargli deve essere veloce per far si che una coda leggera come una DT3 possa andare avanti e indietro ad una certa velocità, elemento quest’ultimo che spesso viene mortificato da chi non riesce ad avere una coda veloce e quindi ne scredita la sua importanza. Del resto chi dice che si può lanciare e quindi pescare gestendo una coda non in velocità ed eseguendo tutti i lanci denota che probabilmente il lancio non gli ha mai sorriso, ma questo è un altro discorso, ma torniamo alla canna.
Massimo Magliocco in pesca
Franco, Arduino; Massimo, Sepp, Bads discutono sulla tecnica dell lancio a due mani
Dunque dicevamo della canna-leva, concetto forse non proprio giusto ma forse l’unico per stabilire che non deve essere una molla sotto carico. La canna corta permette di essere molto più stretti con i tempi, ma attenzione, non confondiamo la velocità di esecuzione con la totalità del lancio compresi i falsi lanci. In effetti quando si dice che si deve essere più veloci ci si riferisce al lancio finale e solo all’ultimo percorso di quello in avanti che poi genera lo shooting. Non è che stiamo gareggiando con qualcun altro per dimezzare i tempi di lancio, a noi interessa essere veloci nel momento del lancio finale, è lì che la coda deve incrementare la sua velocità. Ma se tutto si concentra in questo preciso momento, che cambia se a lanciare uso una 9’ o una 9’,6’’ ? Pensate a
quello che succede nella spinta finale chiaramente con qualsiasi lunghezza di canna, la coda viene trascinata in avanti fino a quando la canna si trova a circa 45° in avanti (disegno), in questo momento si imprimerà la spinta che farà formare il loop e la coda passando in testa, cioè oltre la vetta della canna, andrà velocissima verso l’obbiettivo. Ora, se ci ragionate un attimo, una canna corta avrà compiuto un ipotetico lancio compresi due falsi lanci, in circa 3,5/3,9 secondi, mentre con una 9’ ce ne impiega 4,3/4,8 secondi, cioè circa un secondo in più, ma se ci limitiamo al solo lancio finale senza i due falsi lanci, la differenza è quasi nulla. Qualcuno potrebbe dire che allora è preferibile la canna corta per una maneggevolezza maggiore, e siamo d’accordo, ma siamo
Riunione tecnica del gruppo Italo Inglese
sicuri che la massa dei pescatori a mosca, cioè quelli non addetti ai lavori come istruttori e compagnia bella, abbiano la stessa facilità di gestione nel lancio con entrambe le lunghezze ? E’chiaro che per chi le sa gestire le canne corte hanno una maggiore facilità di gestione, se non altro proprio per l’ingombro, ma non dimentichiamoci che la stragrande maggioranza dei pescatori pesca a secca quando le trote bollano e a ninfa quando queste non ci sono, quindi una canna più lunga che abbia una curva adatta può soddisfare entrambe le esigenze può essere utile. Ma anche per alcuni lanci cosiddetti specifici chi è un pescatore medio avrà più facilità di gestione. Prendiamo l’angolato rallentato, il ribaltato, l’ancorato o tagliato, chi ne conosce le dinamiche saprà individuare la minor difficoltà nell’eseguirli con delle canne più lunghe. Ma anche i lanci veloci per antonomasia come il lancio in angolazione o il sottovetta totale sempre per coloro i quali hanno una dimestichezza diciamo “normale”, avranno dei vantaggi nell’eseguirli. Con questo non voglio assolutamente dire che le canne lunghe siano migliori di quelle corte, meglio sottolinearlo. In altre parole chi è un bravo lanciatore (non ho detto pescatore che è un’altra cosa) preferirà una canna corta, chi invece lancia senza essere per forza uno “bravo” può avere dei vantaggi con le canne più lunghe.
Franco, Arduino; Massimo, Sepp, Bads discutono sul lancio a due mani
Non dimentichiamoci mai che comunque queste debbono avere dei requisiti fondamentali sia che siano corte che lunghe, altrimenti stiamo parlando del nulla. Leggo ma non partecipo mai alle discussioni che si generano su certi forum di pesca a mosca. Il tizio X chiede agli utenti che ne pensano della canna Y. La cosa buffa è che tutti dicono che non sono bravi lanciatori ma poi inesorabilmente danno consigli su questa o quella canna. Una discussione esilerante sempre su un noto forum pam, è stata quella relativa ad un certo modello di canna firmata da un noto personaggio della mosca italiana. Nessuno ha detto che prima di un even-
Roberto Miceli in pesca
tuale acquisto avrebbe preferito provarla, tutti o quasi, hanno dato i loro giudizi positivi senza sapere che certi tipi di attrezzature sono pensati per utenti che sanno cosa vogliono da un certo tipo di attrezzo e che questa se va in mano a chi non ne apprezza le sue qualità tecniche, come quelle della canna in questione, rischia di avere in mano un prodotto che gli rende la pesca non un passatempo tranquillo, ma un hobby “nervoso” e questo vale anche per alcune canne progettate e firmate dal sottoscritto, tant’è che l’esperienza mi ha consigliato di differenziare le attrezzature senza per forza pensare a canne che debbano soddisfare a tutti i costi le mie idee e non quelle della massa dei pescatori, in altre parole, pensare a canne che siano apprezzate da chi ha il “manico” e canne per chi invece lancia per posare la mosca sull’acqua. Per concludere questo argomento tirando le somme direi che l’Italian Style of Casting prevede un certo tipo di canna al di la della lunghezza, sarà poi il singolo pescatore che deciderà quale, a suo insindacabile giudizio, sia migliore per le sue caratteristiche. In altre parole, non fatevi influenzare da chi spesso ne sa meno di voi !!!! CODE WF L’altro grande elemento che va di pari passo al discorso delle canne è la coda di topo. Io per primo ho scritto fiumi di parole sulle riviste e sui media indicando con le code DT leggere 2-3-4 l’unica ed esclusiva coda per lanciare leggero e veloce, ma il tempo, come si dice, fa aprire le menti anche a chi spesso è cocciuto come me. Premetto che
ritengo le DT ancora superiori alle WF per la totalità dei lanci, ma anche qua vale lo stesso discorso fatto per le canne. Ho notato che una WF2 o 3 al posto di una DT3 nelle mani di un pescatore che vuole perfezionarsi, da innumerevoli vantaggi in particolare quando costui si comincia a “sciogliere” nel senso che prende confidenza con la tecnica in quanto dovrà essere un tantino più accorto quando la sua coda andrà molto veloce in quanto dovrà imparare a “domarla” un po’ per il fatto che una WF è senz’altro più rapida di una DT. Gli svantaggi, se così li possiamo chiamare, sono una pulizia di coda leggermente inferiore alla DT, una gestione un po’ più impegnativa in alcuni lanci quali i ribaltati e un po’ l’angolato rallentato. Nel primo nel momento del ribaltamento la massa inferiore del running, cioè la lunga parte parallela di una WF avendo una volume inferiore rispetto ad una DT, avrà bisogno di più energia per il suo innalzamento dall’acqua e poi per il suo ribaltamento, mentre per l’angolato rallentato la sezione più grossa, quella dei famosi 9 m e 15 cm, cadrà in acqua facendo un po’ più di rumore. A proposito, molti mi chiedono il perché una coda si misura pesando i primi
cm.
9 m e 15 cm, una misura un po’ stana non vi pare ? Sulla carta è strana ma dato che queste misure sono di origine anglosassone, va considerato che avendo deciso di misurare i primi 30 piedi ed essendo un piede 30,48 cm il risultato = 30 x 30,48 = 914,4 cm arrotondato a 9 m e 15
Luca Santoro
NINFA Amo 10 da jig Filo 8/0 nero Code fagiano Rib filo di rame Addome pelo di lepre Torace squirrel Zampe rubber legs Testa pallina in tungsteno gold da 3,8 mm
STREAMER PICCOLO Amo 10 Filo 8/0 nero Addome filo di rame Ala micro zonker Occhi del tipo 3d fissati con colla epoxy
Sogno di una notte di me m Serratella Ignita
L'ennesimo coup, l'ennesima sera passata a realizzare gli artificiali migliori...sperando di scovare quel qualcosa in pi첫 che sempre ricerco dalle mie mosche durante la schiusa. Poi...un flash, per un finale di stagione entusiasmante.
ezza estate: la KillerGab
Gabriele Zingaro
Era l'ennesima sera davanti al morsetto. I pensieri sempre gli stessi, quelli di un le padrone incontrastate dei fiumi che frequentavo di solito per i miei coup, il Vo frustrante, gli esemplari di trota piú grandi sembravano ormai saper riconoscere termini di precisione nel lancio, studio e presentazione. Eppure…ero convinto c moschista, dover credere prima lui che i pesci nel valore della propria imitazione Guardavo freneticamente i miei materiali. C'erano piume e attrezzi sparsi ovunq mosca nuova, ma semplice, anche se ormai si può creare davvero ben poco con interessavano, l'Ignita su tutti. Non ho mai creduto nella iperselettivitá naturale d trota (selvatica) é opportunista, sa che non ha molte possibilità di "pensare" se abbiamo fatto tutto bene. Guardando la foto di quell'insetto cercavo di riuscire a conoscibile a prima vista ai pesci, come le antenne o la posizione delle ali per le e una testa di un colore molto acceso, anche nella subimagine. Mi tornò in men
Baetis
na stagione estiva senza ancora un acuto. La Serratella Ignita e le baetidi erano olturno, l'Aniene e il Cavaliere. Trovare la giusta imitazione spesso si era rivelato e facilmente le mosche reali e la loro cattura richiedeva un sacrificio enorme in che avendo la mosca perfetta tutto sarebbe diventato piÚ facile; un classico del e. que sul piano di costruzione, sintomo di indecisione e riflessione. Mi serviva una n questi parametri. Mi alzai e presi un libro sfogliando le foto degli insetti che mi dei pesci, la ritengo una conseguenza della pressione di pesca eccessiva. La vera mangiare o meno, eppure a volte lo fa rifiutando, anche se (apparentemente) a carpirne l'essenzialità ; ogni mosca infatti ha quella particolarità che la rende rie sedge o i cerci e le dimensioni per una Danica. Quella Ignita aveva degli occhi nte l'insetto del Volturno, una baetis che aveva anch’essa dei "turbanti" di un bel
Baetis
colore rossastro. Cercai di corsa la foto ed infatti era cosí...a quel punto la domanda che mi attanagliava era semplice: possibile che i pesci sappiano percepire quel colore particolare? Non sono un biologo e non saprò forse mai la risposta (sebbene molti studi lo confermino), ma credo fortemente che anche solo x il riflesso luminoso che emanano, alcuni colori sono piú visibili ed adescanti per i pesci. Basti pensare all'efficacia delle ninfe con la testa arancio; innegabile catturino più delle altre, generalmente. Il puzzle cominciava a prendere forma: semplice come la Hen Emerger, essenziale come le dun in cdc e micidiale come le ninfe con testa orange. Ne feci un paio sul #18 e andai a dormire. La sera dopo durante la schiusa sul Volturno mentre molti impazzivano con i rifiuti io ebbi, grazie a quella mosca particolare, un numero importante di catture e chi conosce questo magnifico fiume sa cosa vuol dire. La riutilizzai di nuovo con fiducia sia in Italia su fiumi come il Sele, il Cavaliere, l'Aniene dall'alto contenuto di pesce "autoctono", sia all'estero, in Austria nella Moll e Slovenia in Sava Bohinjka, fiumi più "turistici". Ovunque con lo stesso risultato: un lancio, massimo due, su pesce in attività e la ferrata era garantita. I miei amici di Pamgea ben presto la ribattezzarono “One
shot, one kill” proprio per l’immediatezza dell’efficacia, da cui poi si arrivò al nome Killergab. Non credevo di aver “creato” una mosca, e non lo credo ancora. Tuttavia mi aspettavo che da un momento all’altro qualcuno ne ribattezzasse la paternità, e invece non è accaduto, anzi. In molti l’hanno riprodotta e utilizzata con successo complimentandosi con me e anche solo per il fatto che non l’ho vista a nessuno e soprattutto per il ragionamento dietro la sua creazione, mi piace pensarla una mia “creatura”. Mi è stato chiesto come mai catturasse secondo me così tanto rispetto alle normali dun. Ovviamente ingolositi ed incuriositi da tanta grazia abbiamo testato l’imitazione su pesci che bollavano insieme ad altre mosche simili ed in termini di quantità di catture non c’è paragone. Sono fortemente convinto che l’hot orange in testa faccia scattare nella testa dei pesci un’irresistibile desiderio al punto di perdere molta diffidenza. Dal successo della KillerGab qualche settimana dopo scaturì la KillerGrub, una variante emergente sicuramente meno imitativa, ma ugualmente molto efficace. La scelta dell’hare’s ear plus (mix di dubbing di orecchio di lepre che dell’emergenza, molto attrattive. Mentre in molti si sono meravigliati dell’efficacia di questa semplicissima mosca, domande del tipo “Conta più la mosca…o il lancio (presentazione)?”; sono conv infatti lanciare benissimo l’insetto sbagliato, o malissimo quello giusto? Ma soprat una tecnica o mosca piuttosto che un’altra. E io mi chiedo: quanto questa mosca in realtà lo sia davvero? Domande forse un po’ banali e annose, ma che ognuno Non avendo mosche o posti segreti (avrebbe senso poi nel 2013?) ho deciso di c vengano usati e migliorati, magari mandandomi una mail e facendomi notare i s
Serratella Ignita
e con antron) per il torace non è casuale: l’antron crea micro bollicine d’aria tipi-
io mi sono posto l’ennesima e ultima domanda. Noi moschisti ci affliggiamo con vinto che l’una senza l’altra non avrebbero lo stesso successo. A cosa servirebbe ttutto credo che molto faccia la convinzione con la quale peschiamo e utilizziamo a è efficace perché ci credo (e ci faccio credere chi la usa le prime volte) e quanto o di noi prima o poi si pone. condividere con i lettori e appassionati questi due dressing, con la speranza che successi e le migliorie applicate. Uno dei loro difetti, se vogliamo, è la scarsa vi-
sibilità essendo di misura molto piccola e avendo le ali scure, un mix che ne rende difficile la visibilità soprattutto oltre i 6/7 metri dal pescatore. Comunque con la massima concentrazione sarà possibile riuscire a capire la posizione della mosca anche in mezzo ad altri insetti veri e a bollate continue. Provatela e condividete le migliorie e le catture sia su social network (https://www.facebook.com/pages/Pamgea/324120864126) che via email (info@pamgea.com)...aspettiamo le vostre foto! I dressing:
KillerGab Amo: Daiichi 1180 #16/18/20 Exuvia: Polipropilene dun (o bianco) 3 o 4 fibre max Corpo: Filo di montaggio Uni dun 8/0 oppure 70 den Ali: 1 piuma CDC colore natural dun Testa: Uni thread Hot Orange KillerGrub Amo: Grub da secca #14/16 Exuvia: Polipropilene dun (o bianco) 3 o 4 fibre max Corpo: Filo di montaggio Uni dun 8/0 oppure 70 den Ali: 1 piuma CDC colore natural dun Torace: Hare’s Ear Plus Tan Dun Testa: Uni thread Hot Orange
Valerio con una bella cattura
S.I.M. Fly Festival, tutto pro
onto per la decima edizione. A Castel di Sangro (Aq) il 22 e il 23 giugno 2013 torna l’evento di punta della scuola italiana di pesca a mosca
Laboratori di tecniche di lancio e di costruzione delle canne di bamboo e delle mosche artificiali, arte, una tavola rotonda su un progetto nazionale di turismo di settore, e ovviamente tanta natura, attività all’aria aperta e buona cucina. La decima edizione del S.I.M. Fly Festival, l’evento di punta della scuola italiana di pesca a mosca, il 22 e il 23 giugno 2013 riunirà a Castel di Sangro centinaia di appassionati e curiosi di questo sport ambientalista. Appena spente le 25 candeline dall’anno della fondazione, avvenuta nel 1987 proprio a Castel di Sangro, e appena arrivata anche in Australia con la nascita di una nuova delegazione, l’associazione Scuola italiana di pesca a mosca si apre come ogni anno a pescatori esperti e a curiosi, uomini e donne, di ogni età, e raccoglie tutti presso l’ex convento della Maddalena,
che oltre al museo civico Aufidenate ospita anche il primo e unico museo in Italia dedicato alla pesca a mosca, lo “Stanislao Kuckiewicz”, diretto da Giorgio Cavatorti e di recente gemellato anche con il Catskill Fly Fishing Center and Museum (CFFCM) di Livingston Manor, NY.La pesca a mosca è uno sport che porta con sé i valori del rispetto e della tutela dell’ambiente, in quanto i pesci vengono pescati con un amo privo di ardiglione e non solo catturati senza venire feriti, ma anche rilasciati, secondo la regola del Catch & Release (o No Kill). Il Festival si svolgerà il 22 e il 23 giugno 2013, ma sarà inaugurato il 21 con la consueta serata-anteprima ad invito “La trota sul palco”: uno show cooking, giunto alla terza edizione, che si terrà presso il chiostro del Convento della Maddalena sotto la direzione dello chef Niko Romito (2 stelle Miche-
lin) e vedrà interagire i ristoratori del territorio. La serata è incentrata sulla valorizzazione della trota da allevamento quale prodotto del territorio. Sponsor tecnici sono la Cantina Miglianico e la troticoltura marchigiana “Eredi Rossi”, leader in Europa, che in Abruzzo ha due impianti a Popoli e Bussi sul Tirino. Per i giornalisti è necessario l’accredito presso l’ufficio stampa. Il 22 giugno 2013 alle 10,00 il Festival si aprirà con il taglio del nastro della 13esima esposizione di arte contemporanea “L’arte della pesca… La pesca nell’arte”, curata da Lino Alviani e realizzata grazie all’adesione amichevole di artisti provenienti da tutto il mondo. L’esposizione a Castel di Sangro sarà il clou di un itinerario che partirà da Pescara l’1 e il 2 giugno con l’anteprima presso il circolo Aternino (apertura 18-24), proseguirà a Castel di Sangro dal 22 giugno al 31 luglio negli orari del museo (10-13 e 17-20, tranne il lunedì) e terminerà a Fossacesia presso il palazzo dei Priori dell’abbazia di San Giovanni in Venere dal primo agosto al 15 settembre 2013. La sera del 22 giugno, alle 21, sarà assegnato il premio internazionale
“Claudio D’Angelo Award 2013” al migliore fly tiers (costruttore di esca) italiano e straniero. Il premio è un’ambita scultura realizzata ad hoc dal maestro toscano Alberto Coppini. Domenica 23 giugno alle 11,00 si terrà la tavola rotonda “Le strade della pesca a mosca per lo sviluppo delle aree interne dell’Abruzzo e d’Italia”, a ratifica del progetto lanciato nel 2012: la creazione di un network di servizi in un itinerario ideale, che sia in grado di guidare e assistere gli appassionati di pesca a mosca secondo un primo circuito che comprende, in Italia, il fiume Sele con l’Ars Sele nel comune di Contursi Terme (Sa); il fiume Tevere con la Tail Water Tevere a San Sepolcro (Ar); il fiume Nera con Cerreto di Spoleto (Pg); il Fiume Volturno a Colli al Volturno (Is); e, in Abruzzo, il Sangro con Castel di Sangro. E poi finalmente loro, i fly tiers, i rod makers e gli istruttori SIM: saranno a disposizione dalle 10,30 alle 19,00 del 22 giugno e dalle 10,30 alle 17,30 del 23 giugno per mostrare e insegnare come si costruiscono le mosche artifi-
ciali da usare come esca, come si costruiscono le canne di bamboo e come adottare tecniche di lancio ad una e a due mani, sia sul prato antistante l’ex convento della Maddalena sia sul fiume Sangro, “palestra” ufficiale della SIM. Saranno presenti istruttori S.I.M. e G.A.I.A. (Game Angling Instructors Association), e circa 25 costruttori provenienti dall’Italia, dall’Europa e dagli Stati Uniti, oltre agli esperti costruttori della I.B.R.A. (Italian Bamboo Rodmakers Association). I laboratori sono gratuiti ma è necessaria l’iscrizione, via sito (www.simfly.it) o presso lo stand S.I.M. direttamente alla manifestazione. Tra i costruttori c’è anche un sulmonese di 9 anni, a dimostrazione del fatto che questo sport è adatto a tutte le età. I pescatori a mosca che si saranno registrati alla manifestazione potranno pescare con sconti sui prezzi consueti lungo il tratto del Sangro gestito dall’associazione sportiva dilettantistica “Sangro”. Il Festival è organizzato dall’associazione Scuola Italiana di Pesca a mosca presieduta da Osvaldo Galizia, ed è realizzato grazie alla collaborazione dell’amministrazione di Castel di Sangro e dell’associazione sportiva Sangro. Costituisce il momento conclusivo di una settimana di perfezionamento, che da lunedì 17 giugno a venerdì 21 giugno vede coinvolti istruttori di pesca a mosca italiani e stranieri. Durante il fine settimana, in ogni ristorante di Castel di Sangro sarà possibile scoprire la cucina del territorio; sarà inoltre sempre attivo un servizio
bar, all’interno del convento della Maddalena, gestito dall’Archeoclub. Per informazioni e per il programma dettagliato: www.simfly.it; segreteria@simfly.it; tel 071 9160447 – 339 2574502. Ufficio stampa S.I.M Fly Festival: Cristina Mosca – Modiv snc – cristina@modiv.it – 328/9379969
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INCUBATOIO Massimo Feliziani
Finalmente ci siamo‌.anche la Provincia di Ascoli Piceno è riuscita a dotarsi di un incubatoio ittico di valle per la conservazione del proprio patrimonio ittico.
Sabato 20 aprile, alla presenza delle autorità provinciali e del Fly Fisherman Club di Ascoli Piceno che ha collaborato alla nascita delle prime “trotelle” oltre che di numerosi appassionati si è inaugurato l’incubatoio ittico, realizzato con lo scopo di permettere la salvaguardia della trota fario del Fiume Tronto attraverso la cattura e conseguente riproduzione artificiale di esemplari per i quali è fondamentale conservare l’originalità e le caratteristiche genetiche e arrivare a ottenere avannotti che, fatti crescere in ambiente protetto fino ai 6 – 9 cm., si rilevano decisamente più idonei a superare le fasi di adattamento al difficile ambiente che spesso caratterizza i nostri corsi d’acqua.
La struttura principale dell’impianto, quella che ospita l’avannotteria, è di circa 250 mq e l’acqua, con temperatura oscillante tra i 5 e i 7 gradi è derivata del subalveo del Fiume Tronto attraverso l’intercettazione della falda freatica. Questo primo anno di produzione è servito a far capire il funzionamento e le varie fasi necessarie alla schiusa delle uova, grazie alla collaborazione tra la Provincia di Ascoli e quella di Perugia sono state fatte schiudere uova già fecondate e provenienti da centro ittiogenico di Borgo Cerreto della provincia di Perugia e il lavoro di assistenza e “manovalanza” è stato effettuato da volontari del Fly Fisherman Club, vedere i
piccoli ovetti trasformarsi, in piccolissimi e buffi pesciolini dal ventre rigonfio fino ad assumere l’aspetto di una minuscola trota, guizzante ed affamata è stata sicuramente la fase più coinvolgente e emozionante. Ed ora? Ora le trotelle hanno poco più di 2 mesi e bisogna pensare alla semina scegliere con cura lame tranquille per concedere loro un’ambientazione graduale al nuovo habitat che deve essere accogliente per questi piccoli pesci che scoprono, via via, le loro potenzialità nei tortuosi corsi d’acqua. All’atto della semina vengono identificate le parti del fiume maggiormente idonee, evitando le grosse buche ove la presenza di potenziali predatori è maggiore. Tuttavia, in questa fase, la moria è pari al 50% e le cause sono molteplici: piogge battenti di temporali, zone asciutte, aggressione da parte di pesci più grandi.
Ma chi sopravvive inizia la sua vita naturale, inquieta, tra le rimonte dei rapidi corsi d’acqua alle pacifiche stagnazioni nelle lame. Una trota, da verifiche fatte nell’A.R.S. Tronto, raggiunge le dimensione di adulta dopo 12 – 14 mesi, misurando 18 centimetri circa di lunghezza. Il bel lavoro svolto fin qui non deve terminare, infatti si sta lavorando per far si che l’incubatoio possa sviluppare anche funzioni educative permettendo a molti studenti delle scuole presenti nel territorio provinciale di apprendere aspetti e comportamenti relativi ai pesci e soprattutto sensibilizzarli ad avere maggiore cura delle condizioni ambientali dei nostri fiumi.
Friends of Fly - 11째 Corso di Pesca a Mosca
– Il Lancio Moreno Borriero
Nei mesi di Novembre, Dicembre e Gennaio scorsi, si è svolto l’undicesimo Corso di Pesca a Mosca a cura del Friends of Fly di Lucca. Nonostante le avversità legate alla manca di una sede vera, siamo riuscito ad organizzare un corso di successo con 7 entusiasti neo PAM che si sono distinti per passione e per bravura. I solito i nostri corsi abbracciano tutto quello che concerne la pesca a mosca, dalla etica, alla tecnica, a cenni di entomologia, alla costruzione di artificiali ed infine il lancio. Purtroppo per motivi legati al maltempo che ha pervaso la penisola, non siamo ancora riusciti ad effettuare la canonica uscita di fine corso. Speriamo di poterla effettuare nelle prossime settimane visto che le rondini sono già arrivate e gli alberi sono in fiore.
I corsi del nostro club, durano circa 12 settimane e parecchie lezioni sono dedicate alla costruzione degli artificiali. Chiediamo ai nostri corsisti di impegnarsi a pescare esclusivamente a secca per almeno un paio di anni in modo da apprendere il lancio e a leggere l’acqua quindi le mosche che vengono insegnate sono prettamente mosche secche con cenni di costruzione delle ninfe e degli streamer. Le ultime 4 lezioni del corso sono dedicate al lancio e quindi nel mese di Gennaio sono state organizzate diverse ore dedicate al lancio. Questa componente della PAM, com’è noto ormai perfino alle pietre, è una delle componenti più importanti della pesca a mosca. Visti gli ottimi rapporti con Massimo Magliocco e degli istruttori della Fly Fishing Masters, abbiamo avuto la fortuna di effettuare uno stage con due dei migliori istruttori della scuola e che oltretutto sono degli ottimi amici. Dopo un paio di telefonate con Marco Terzani abbiamo fissato la data e stabilito di trovarci da lì a qualche settimana per effettuare questo stage. Con grande piacere, mi ha poi chiamato Franco Baroni che si è offerto di venire a condurre lo stage insieme a Marco. Abbiamo quindi organizzato un albergo a Lucca per Franco che veniva dal profondo nord. Invece Marco, visto che è di Firenze ci avrebbe raggiunti il Sabato mattino. L’appuntamento con i ragazzi nuovi e
alcuni anziani era per le ore 9 sul greto del Serchio a Vinchiana. Si tratta di un posto dove c’è possibilità di effettuare le prove sia sul prato che sull’acqua. Tutti si sono presentati puntualmente e Franco Baroni e Marco Terzani hanno iniziato spiegando l’importanza del lancio e le sue dinamiche teoriche. Successivamente hanno dimostrato il lancio vero i proprio e con maestria e sapienza hanno puoi seguito i primi tentativi da parte dei principianti correggendoli di volta in volta. Come sempre le fasi iniziali sono drammatiche. Tutti siamo venuto da altre tecniche e quindi l’abitudine a esercitare certi momenti sono duri a morire. L’utilizzo errato del polso è uno dei difetti più difficile da debellare specialmente per chi viene dallo spinning abituato al lancio tutto di polso. Comunque con pazienza e rigore, i nostri ottimi istruttori sono
riusciti ad imprimere una parvenza di memoria motoria. A pranzo, abbiamo consumato un frugale picnic fatto di Salumi e formaggi, pane e focaccia. Il tutto annaffiato di qualche bottiglia di ottimo vino rosso toscano. Il pomeriggio, invece è continuato con le dimostrazioni e prove sull’acqua che come sappiamo pone problematiche e sfide che non si trovano sul prato. Abbiamo continuato fino a che il tempo e il vento ce l’hanno consentito e poi, soddisfatti ma stanchi siamo tornati verso i nostri focolai. Franco Baroni si è sobbarcato diverse centinaia di chilometri e Marco Terzani un pochino meno ma lo stesso abbiamo tutti apprezzato lo spirito di abnegazione e la disponibilità di questi due ottimi istruttori che rubando tempo alle famiglie e alla pesca, ci hanno offerto al costo di un pasto al sacco, il loro sapere!
A nome di tutto il Friends of Fly, un grandissimo ringraziamento agli istruttori e alla Scuola per l’impegno dimostrato. Il primo giorno di del corso di lancio serve per dare un minimo di impostazione e fatto tesoro degli insegnamenti degli istruttori, abbiamo continuato con le giornate di lancio ma questa volta sul prato che circonda le mura di Lucca. Abbiamo la fortuna di avere un paio di persone che sanno lanciare discretamente avendo fatto qualche corso con altre scuole di lancio nonchÊ in maniera strutturale con la FFM e quindi le mattinate passate sul prato hanno, piano piano, iniziato a dare i loro frutti. Da aspirante PAM completamente inetti, si sono trasformati in
pescatori con un minimo di nozioni. Alcuni hanno tribolato più degli altri, ma alla fine siamo riusciti a trasmettere un minimo di tecnica. Tant’è che alcuni temerari sono riusciti ad andare a pescare nonostante le condizioni non ideali che sono riusciti a prendere le loro prime trote. Siamo molto soddisfatti dei risultati dell’Undicesimo Corso di PAM e siamo oltremodo soddisfatto del fatto che alcuni si sono già trasformati in pescatori No Kill in quanto hanno compreso l’etica che pervade il nostro Club che promuove la pratica del Catch & Release e i nostri allievi hanno recepito il valore dei nostri amici pinnuti. Complimenti ai corsisti PAM 2013 !! Presto li vedremo volteggiare con disinvoltura le lor code di topo sui nostri torrenti.
“EWF 2013
“La principale Fiera Europea
Monaco”
Massimo Matteuzzi
dedicata alla Pesca a Mosca”
Da diversi anni sentivo parlare in modo assai lusinghiero della EWF di Monaco di Baviera, secondo alcuni autorevoli amici e pescatori la principale Fiera del settore in Europa, interamente dedicata alla Pesca a Mosca. Dopo qualche riflessione per comporre l’equipaggio, siamo partiti in quattro amici da Bologna alla volta di Furstenfeldbruck, a circa 20 Km di distanza dal capoluogo Bavarese. Come da tradizione l’Evento viene ospitato nel parco del Castello della cittadina, dentro all’ex Monastero i cui saloni sono stati ristrutturati. Il 2013 ha visto la presenza di 90 dealers, provenienti da tutt’Europa, oltre 20 Costruttori di livello mondiale (presenti anche gli Americani), alcuni famosi lanciatori (cito Scott Mac Kenzie per fare un nome) e la presenza di alcune Scuole di lancio internazionali, tra cui la F.F.F. La zona coperta si articolava su tre padiglioni con un grande cortile esterno di raccordo, adibito a zona ristoro.
questa pagina: sessione costruzione
La località e i programmi di richiamo, sia sul versante costruzione che su quello del lancio hanno decretato l’ennesima buona riuscita: non deve sorprendere che un evento di questo genere abbia luogo in Germania. Infatti in questo grande paese il numero di praticanti è alto e la capacità di spesa individuale nettamente superiore all’Italia. All’esterno erano disponibili tre grandi piscine di lancio, prati all’inglese attrezzati per le prove, traduzione simultanea dall’inglese/francese al tedesco. Unica nota stonata, la quasi assenza di stand Italiani: il solo nostro rappresentante era Palù, che ha conquistato il pubblico con le sue piccole opere d’arte.
Massimo con Karel Krivanec
sessione lancio
L’EWF si caratterizza per l’ampio spazio che viene dato alle dimostrazioni di lancio e di costruzione: come particolarità segnalo la “Casting Clinic” organizzata dalla F.F.F. e la gara di costruzione che ha visto ai morsetti i migliori giovani costruttori. Anche le signore pescatrici hanno avuto uno spazio dedicato, grazie al “Ladies Program” condotto da Kate Blubaugh. La buona presenza di espositori Britannici, Francesi, Scandinavi, Cechi e Polacchi ha permesso di visionare prodotti e accessori innovativi e di alta qualità, che difficilmente si vedono in Italia. Impagabile infine un piccolo ma delizioso stand dedicato al gusto, il “Whisky Corner” dove degustare i migliori whisky scozzesi e lasciare una parte consistente del proprio portafoglio.
padiglione superiore
In conclusione devo dire che l’impressione è stata buona, non tanto per la dimensione globale della Fiera quanto per qualità di espositori e proposte viste: sicuramente consigliata a chi vuole uscire dal tipico “provincialismo” di cui la pesca a mosca in Italia invariabilmente risente. Massimo Matteuzzi è Istruttore FFM, vive a Bologna. Per contatti: www.flyfishingmasters.it
Massimo con Jiri Klima
Philip Bailey
The season has been abnormally slow this year and it is generally thought that we are about a month or so behind other years. Late snow at the end of March combined with cold weather meant that the snowmelt took nearly three weeks keeping the river very cold. To date the early hatches of Olives and March Browns has been poor bringing very few fish to the surface to feed. Not good for dry fly fisherman like me. In addition, we have had very little rain over the past few months so the rivers are on their knees, very low and ultra clear. Lay a line over any fish you are lucky to see feeding and they’re off. Poor Rod Barford is over here at the moment and he has struck these poor fishing conditions in the north of the country. But some fish have been caught and my most successful fly (in fact I haven’t even used any other pattern) has been one I originated in 1986 and named by the late Dr R A (Tony) Brothers as the ‘Man O Ross’. I had thought that this fly had featured in the Newsletter in but on checking I see that it is not listed. So for all of you dry fly fishermen and fly tiers here it is. Man O Ross (M.O.R.)
History: I originated this fly in 1986 in an attempt to produce a dry fly, which was a ‘generalist’ pattern and which I felt incorporated the right sort of trigger points to trick a trout or two. Originally I called it the ‘50:50 Fly’ as the tail was 50% the length of the hook shank and about half the length of a normal tail on a dry fly. The body was 50% of the hook shank with the hackle forming the remaining 50%. And to complete the fly 50% of the hackle was removed under the body. At the time I had no idea that this fly would prove so successful in all types of hatches which I originally tied in dark and light shades. Its inauguration was in the summer of 1986/87. Tony (Brothers) and I went across to fish in Tasmania but instead of heading ‘up top’ we decided that on this trip we would fish the lowland streams around Launceston. For the first part of the week we stayed at the Kings Meadow Hotel and fished the lower Macquarie River and Brumby’s Creek system. I remember that trip well as Tony somehow manager to befriend the breakfast lady (she would roll her eyes at him) and get an extra two slices of toast or rashers of bacon. We often laughed about that. However, the second part of the trip was to fish the South Esk and
Break O Day rivers stationing ourselves in Ross. The first day was on the Break O Day and as we arrived mid-morning we could already see fish rising steadily all along the stretch we wanted to fish. As we climbed the fence I heard Tony’s cry “they’re on black spinners” and off we went downstream casting madly at rising fish with his Noel Jetson black spinner. I, on the other, had just stopped on the pool where we started and decided to fish it all a bit more cautiously. I do not know what made me take of the 50:50 Fly and tie it on. But it quickly tricked a good size fish. Tony had about 2 fish on his spinner while I quickly tallied up 5 fish on the 50:50 Fly. “What fly are you using?” came the cry from Tony who has seen me reel in a few fish more than he had. “My new fly called the 50:50 Fly” I replied. With that he came over and quickly absconded a couple of the flies from me. “Agh what sort of fly is that” he stated. “Won’t catch anything with that” he added. But I did notice him changing his fly and after both of us caught a few more fish the spinner fall stopped and the rising fish quickly followed suit.
This was the most fish I had ever caught in one fishing session in those days and I was chuffed that I had done so well with the pattern and even out fished Tony. As we drove back to the hotel in Ross we discussed the new pattern and it was Tony’s view that the fly need a better name. His suggestion was the ‘Man O Ross’ as we were staying in the Man O Ross hotel and my second name was Ross. I think the pattern (or it was) is on the wall at the hotel. That fly went on to become successful on the lakes in Tasmania fishing to cruising fish while polaroiding or presenting it to a tailing fish in the western lakes. It came into it’s own in 1988 and 1989 when Iven Affleck, Dr Andy Hodson and I were fishing Eucumbene in the December of each year when the Chronomid were balling up. Andy coined it the M.O.R. for short and either name has stuck. Today:
It is hard to believe that this fly originated nearly 30 years ago. It has proven successful on 3 continents, in 15 countries and on both stillwaters and streams. I have never been without it and since 1986 I have evolved the tying a little more (see patterns below). It can represent an emerging fly, a trapped insect, a dun, a caddis, a buzzer and at times even a beetle. It is simply a generalist pattern that works all the time. I have a full fly box of these in my vest and invariably when I am dry fly fishing the Man O Ross comes out first and often it stays on all day. It works because it has a lot of good ‘trigger points – abdomen and thorax profile, buggy looking, rides high and can be fished across the waves of a lake or riffles in a stream, represents a good cross section of trout food. I have used it with success in dun hatches, caddis hatches, when buzzers are balling, and when there are beetles about. And even when a Gum Beetle fall is happening. It is great for polaroiding or when fishing a static fly on lakes. I have even used it as a top dropper in a team of bumble flies on Arthurs Lake. Tying it: 1. I tie this on sizes 12, 14, 16 & 18. Originally I used a Kamasan
B160 because I liked the wide gape. These days I user a lighter hook and my preferred hook is the Partridge SLD barbless. 2. Place the hook in your vice and take the tying thread (see below for colours) down the hook shank for 5-6 turns. 3. At this point you tie in the wing. Roll it and then tie it over the eye of the hook. Pull it upright and place a few turns of thread to ‘cock’ it. Split it and figure of eight between to produce a rolled split wing. The correct position should see it slanting forward of the hook eye. 4. Trim off the excess and take the thread down to the tail end of the hook shank. Now take a smaller section of wing material and make sure all points line up. Tie this in short. A good gauge is to think about making a ‘tag’ rather than a tail. It must be short to give the correct profile. 5. Trim the excess and then dub the body to a point halfway along the hook shank. 6. Prepare two hackles. One must be a Grizzle hackle which is tied in and wound forward last. Take 4 turns behind the wing and two in front with both hackles. This should fill up the remainder of the hook shank. The grizzle hackle, together with the wings, create an excellent UV Reflection trigger point which is critical to trout locating food (read: The New Scientific Angling – Trout and Ultraviolet Vision – Reed F Curry 2009). 7. Tie off the hackles making sure to keep the head clean and then trim the hackles flat underneath in line with the body. Patterns which have evolved since 1986:
Spazio
33433
francobaroniffm
Libero
328889
m@gmail.com
Antun Mates
CROAZIA SCONOSCIUTA
Bruno Generali
Durante la visita all’evento EWF (http://www.erlebniswelt-fliegenfischen.de) nelle vicinanze di Monaco di Baviera, al boot di Paul Morgan (http://www.anglebooks.com), una vera e propria miniera d’oro per gli appassionati di libri di fly fishing sia contemporanei che antiquari, ho trovato una coppia di volumi che fino a quel momento mi erano passati inosservati. “The Enchanted Angler” di Antun Mates, una importante opera in due volumi pubblicata in Croazia da J&B tra il 2004 e il 2005, in occasione del 110’ anniversario della prima “Zagreg Fishing Society”. Il primo volume è dedicato alla pesca alla trota, il secondo a temolo e hucho. Sebbene scritto originariamente in croato, sono disponibili anche centottanta copie numerate ed autografate in lingua inglese (la mia è tra queste).Sorprendente l’alto profilo di questo lavoro, fatto di ricerca storica, di testimonianze personali, ma denso anche di tante storie di pesca sulle acque della Croazia
ed in misura minore dei territori ad essa circostanti in direzione sud e sudtati come Gacka e Kupa, ma tantissimi altri, la maggior parte, sono sconosc circuito internazionale. L’autore Antun Mates, classe 1945, è uomo di gran dedicato la sua esistenza alla pittura ed alla pesca a mosca. La prima parte del libro è tutta dedicata alla storia, dalle prime attività di f riale, per proseguire con la storia del fly fishing dal dopoguerra a tutti gli grafiche antiche e moderne documentano epoche lontane. La maggior parte autentici, intensi e ricchi di significato. Tante le testimonianze di vita vissuta diversa da quella attuale, dove tra l’altro gli spostamenti e la possibilità di c davvero tanto diverso nel passato recente rispetto a quello attuale evoluto
Una delle sorgenti de a destra: una cattura
-est. Alcuni fiumi protagonisti di queste storie sono tra i più noti e frequenciuti ai pescatori italiani di ultima generazione, completamente al di fuori dal nde talento, affermato artista e studioso (http://www.antunmates.com), ha
fine ‘800, con la costituzione dei primi club di pesca in una Zagabria impeanni ottanta, all’epoca della Yugoslavia socialista. Centinaia di tavole fotoe degli scatti sono di carattere amatoriale, ma proprio per questo sono tanto a in villaggi e valli che fino a non tanto tempo fa vivevano una realtà molto comunicare erano difficili. Da questa lettura esce l’immagine di un territorio dalla realtà postbellica.
el Cetina sul Cetina
a sinistra: veduta del Cetina medio
sotto: cattura soul Cetina di Zebra Trout
il Ruda alla sorgente a destra: Fario del Ruda
La parte dell’opera che ho letto con maggiore passione è certamente quella tanti certamente Cetina e Ruda. Le prime testimonianze sulle meraviglie di berto Fortis. Vicino al villaggio di Jarebice, ai piedi di una imponente monta circondate da una vegetazione lussureggiante, che dopo un breve corso, for di dimensioni incredibili. Fotografie di epoca contemporanea testimoniano t e le leggende popolari dicono molto di più. Le sorgenti più grandi esplorate collegate da una immensa rete di caverne, ad oggi per lo più ancora sconos tata notevole, si raggiungono dalla strada che porta da Knin a Sinj non lon rica.
a dedicata alle storie di pesca sui corsi d’acqua sconosciuti. Tra i più imporqueste valli risalgono al 1774 attraverso il libro “Viaggio in Dalmazia” di Alagna, sgorgano otto stupende sorgive di acqua turchese, molto profonde e rmano il Cetina. Le testimonianze storiche le raccontano ricchissime di trote tante catture oltre gli ottanta centimetri e i sette chili di peso, ma i racconti e dagli speleologi sono state misurate oltre cento metri di profondità e sono sciuta. Gli accessi a queste risorgive, i cui corsi d’acqua acquistano una porntano dal confine con la Bosnia, sullo sfondo della imponente catena dina-
Marmorata della Moraca
L’autore racconta e testimonia con l’ausilio di proprie fotografie la presenza in queste acque della rarissima “zebra trout”, una fario con livrea dall’aspetto del tutto particolare. Di colore piuttosto chiaro, con tre o quattro larghe strisce scure verticali, con piccoli e radi puntini neri, quasi assenti quelli rossi. Altri racconti di pesca entusiasmanti portano il lettore nella regione di Lika, sulle acque magiche dello Jesenica, poi nel Ricica, nello Stajnica, nel Jaruga e nella Dretulja. Bellissime trote selvagge, in acque cristalline in valli di montagna, con la forma di risorgiva nelle origini, di torrente nei chilometri successivi. Le mosche più utilizzate dall’autore e da suo figlio Lovro sono le secche classiche e i gammarus. Per incontrare invece le marmorate e le rare trote dalla bocca soffice dobbiamo attendere che la tappa del viaggio giunga più a sud sulla Moraca, sul Buna e sulla Neretva, fiumi imponenti e maestosi,
Buna canale naturale
Dretulja alla sorgente
acque turchesi e valli selvagge. Esemplari immensi, immortalati nelle fotog il leggendario spot sulla Neretva, chiamato Skakala, vicino a Mostar, dove il 80 centimetri, dove è addirittura possibile con un po’ di coraggio saltarlo. I migliaia di grandi marmorate si concentrano in attesa di una piena che per adeguato a deporre le uova. Poi ancora tanti racconti sulla “soft lips trout” noscibile nelle acque di Vrlika, Jadro, Zrnovnica, Neretva e del meraviglioso tadina di Knin). Le sorgenti cristalline e le cascate di quest’ultimo fiume s sotterranei per riapparire più a valle. Gli studiosi ritengono che le sorgenti ancora in gran parte inesplorate.
grafie, giungono fino a 20 chili di peso e un metro di lunghezza. E’ descritto fiume si stringe molto, in un tunnel di roccia profondo 30 metri e largo solo In questo punto, sotto una grande cascata, nel periodo della riproduzione, rmetta loro di risalire oltre la barriera naturale, al fine di trovare un posto ” anche chiamata “evil mouth”, fino a tren’anni fa rara ma ancora ben ricoo Krka (non quello omonimo sloveno, bensì quello che corre vicino alla citsono un capolavoro della natura, che in alcuni tratti scompaiono in canali i di Krka e Cetina abbiano origine dalle stesse riserve d’acqua sotterranee,
Fario del Ruda
Poi tantissime pagine su infinite battute di pesca all’hucho su Dobra, Kupa, Drina, Una e relativi affluenti, Drava con catture di taglia impressionante, tante volte in condizioni climatiche impossibili, stretti dalla morsa di neve e ghiaccio. Ed anche temoli su acque pregiate come Ljuca, Vitunjcica, Cetina, Unac, Sana, Sanica, i primi chilometri del Dobra, Kupa alla stupenda sorgente ora all’interno del Parco Nazionale di Risnjak. Anche tra i temoli c’è qualche trofeo, come l’esemplare catturato da Kreso Pazur sul Gacka nel 1987, 58 centimetri per 2,5 chilogrammi di peso. Antun Mates, forte di quasi trent’anni di avventure, racconta storie che sembrano tanto più distanti di quanto realmente sono. Partono dal lontano secolo diciannovesimo e arrivano alla fine degli anni ottanta del novecento. Ma si fermano li, all’inizio di quel lungo e devastante periodo che è stato teatro di guerra spietata e disumana. Oggi il periodo postbellico sembra archiviato, la vita ha ripreso il suo corso, ma ferite profonde non sono completamente rimarginate, anche nel territorio, certamente nei suoi abitanti. Oggi, chi non trova sufficiente soddisfazione nelle riserve commerciali alle porte di casa, può trovare una infinità di idee e stimoli per riprendere, con discrezione, le avventure di pesca di Antun Mates, attraverso una Croazia difficile ma sicuramente entusiasmante, ancora in buona parte sconosciuta.
Lake Trout dei laghi Plitvice