ffmagazine n° 15

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Rivista di Pesca a Mosca

Rivista bimestrale a pubblicazione online registrata presso il Tribunale di Modena il 09/07/2009 prot. n째1963

LA PRIMA RIVISTA ITALIANA DI PESCA A MOSCA ONLINE GRATUITA Marzo - Aprile 2012



Direttore Responsabile Baroni Franco Ecdyonuribe Luca Santoro

Una prima volta da...favola Roberto Miceli

GP Sele Luca Castellani

Direttore Editoriale Mondini Alberto Grafici Mondini Alberto Bagagli Daniele Gammelli Luca

Faccio un salto in Patagonia Gabriele Zingaro

Rienza a Chienes Massimo Matteuzzi

Lock Style Luca Castellani

Coordinatore Redazionale Magliocco Massimo Collaboratori Castellani Luca Borriero Moreno Bailey Philip

Distribuzione WEB Pubblicazione Bimestrale Registrazione Presso il Tribunale di Modena n° 1963 del 09/07/2009 Rivista Gratuita - Pubblicità Alberto Mondini Tel. 3318626216 e-mai: flyfishing1949@gmail.com


Slowly but Surely …. Chi lo avrebbe mai detto fino a qualche anno fa che la nostra scuola potesse attraversare la Manica e piantare il nostro Tricolore nella patria della pesca a mosca ? Onestamente nessuno, noi per primi !!!! Ma si sa, chi non risica non rosica e noi, pian pianino, con molta umiltà ci abbiamo provato ed i risultati stanno arrivando. I nostri amici-referenti inglesi sul posto hanno lavorato così bene che alla data dell’uscita di questo numero saremo li ad insegnare la nostra tecnica a coloro che hanno “inventato” la mosca moderna in ambienti straordinari ed in fiumi noti alla storia della pam. E non solo. Nel mese di giugno saremo al BFFI per il terzo anno consecutivo, la fiera inglese pam che richiama migliaia di pescatori d’oltre Manica. Come per gli scorsi anni i nostri istruttori si cimenteranno in dimostrazioni e mini corsi. Addirittura quest’anno l’organizzazione, visti i successi del passato, ci metterà a disposizione un’intera area dove poter insegnare il nostro lancio. Ho voluto sottolineare ciò, non tanto per dimostrare a tutti quanto “siamo bravi” ma per avvalorare il fatto che la mosca italiana non è parente povera di altre e che non sempre l’erba del vicino è sempre più verde della nostra. Siamo troppo autolesionisti, credetemi, in tutto e per tutto. Dobbiamo uscire da queste false credenze e cercare di ragionare alla pari degli altri. Dall’altro lato per avere successo bisogna cercare di non fossilizzarsi troppo su vecchi concetti sulla tecnica di lancio che andavano bene fino a una ventina di anni fa ma bisogna integrare e poi integrare e integrare ancora ciò che di buono c’è in giro per il mondo in fatto di pam. Noi lo abbiamo fatto e lo stiamo facendo ancora andando a desta e a manca a cercare di imparare quelle tecniche che si possono completare con la nostra. Il tempo in fondo è galantuomo, l’importante è non avere fretta, insomma “Slowly but Surely”, “piano ma inesorabilmente”. Massimo Magliocco


Raduno IBRA – Sansepolcro 25 – 27 Maggio 2012 Quest’anno il Raduno Costruttori canne in bambù che si svolgerà presso il Podere Violino a Sansepolcro dal 25 al 27 Maggio 2012, si ripropone con una programma di estremo interesse per i Rodmakers. Come evento principale è stato organizzata una tavola rotonda che ha come titolo “Ferrule in Bambù e altre storie” con la straordinaria partecipazione dei tre personaggi che hanno contribuito maggiormente alla loro progettazione e promozione. Dalla Danimarca - Bjarne Fries, dall’Argentina – Marcelo Calviello e il nostro Alberto Poratelli. Siamo lieti di accogliere nuovamente l’amico Hoagy Carmichael che presenterà il volume N° 2 del suo libro “The Grand Cascapedia River – A History”. Tra gli interventi, Mauro Raspini presenterà i suoi due nuovi libri “The Fly – La Genesi” e “The Fly – Sacro e profano” Oltre a questo ci saranno altri interventi di sicuro interesse e il 25 Maggio 1012 in occasione dell’ ormai tradizionale Bamboo Only Day, si potranno provare le canne in bambù messe a disposizione dai soci IBRA in pesca sulla Tailwater del Tevere. Per informazioni e prenotazioni visitate il sito dell’IBRA www.rodmakers.it


“Di la tua” FFMagazine la prima ed unica rivista gratuita online di pesca a mosca Italiana, aiutaci a migliorarla con i tuoi consigli

E m N o I il.c Z a m A gm l.co G A iffm@tmai M n ho F o F obar ne@

c azi n fra ag ffm

Lettere in redazione Lo Staff di FFMAGAZINE ti risponderà




La nostra azienda è situata allo sbocco della Val Trebbia, la via che attraverso l'Appennino collega la pianura Padana a Genova. La valle, oggi celebre soprattutto per il suo ambiente pressochè intatto e diventato meta di escursioni sia fluviali che campestri, ha un notevole valore storico. Già in epoca romana fu importante via di comunicazione e nel 218 a.C. vi fu combattuta la battaglia del Trebbia contro l'invasore cartaginese Annibale. Nel Medio Evo la Val Trebbia assunse un ruolo fondamentale: i numerosi castelli e dimore storiche che ancora impreziosiscono il territorio testimoniano l'importanza che ebbe come via commerciale tra il nord e il mare, da dove le merci si imbarcavano per le destinazioni più lontane. Lodata da Hemingway che vi soggiornò, la media collina ha caratteristiche morfologiche e microclimatiche ideali per l'allevamento della vite.

Le speci autoctone sono i vitigni a bacca bianca Ortrugo e Malvasia di Candia aromatica da cui si ottiene il Trebbianino Val Trebbia. Fu Anacleto Bonelli a fondare verso la metà del secolo scorso le omonime cantine che ancora oggi sono gestite direttamente dai figli e dai nipoti. Consapevole di trovarsi in una zona a forte vocazione viticola intuì la potenzialità del settore e diede vita a un'azienda che in sessant'anni di attività ha saputo affermarsi e progredire. A lui si deve la creazione del Trebbianino Val Trebbia, vino bianco simbolo dell'azienda, riconosciuto D.o.c. Colli Piacentini nel 1975, uvaggio di Ortrugo (60%) e Malvasia.


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Luca Santoro





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UNA PRIMA VOLTA‌DA FAVOLA Roberto Miceli (Rob) r.miceli73@gmail.com


C’era una volta, la prima volta.. La prima volta per molti è un mito, fonte di racconti, per altri leggendaria, per altri un disastro clamoroso, ma, in questo caso, è stata….se avrete pazienza lo scoprirete più avanti, state a sentire: nel 2008 ho pescato sull’Unec, un’esperienza fantastica, per i pesci, l’ambiente, le schiuse imponenti, in particolare ricordo le mosche di maggio; così con ancora in testa vivide queste immagini, decido di proporre a mio padre, mio abituale compagno di pesca, un ritorno in questo luogo meraviglioso, in modo da poter condividere, assieme, questa nuova avventura. Ero convinto che ritornando all’incirca nello stesso periodo (metà di maggio), avrei ritrovato più o meno le stesse fortunate condizioni, ma, ahimè, come ogni pescatore dovrebbe sapere, la legge di Murphy incombe, e le cose raramente vanno come previsto, in particolare quando c’è Madre Natura di mezzo. Nonostante le previsioni non fossero un granché, decidiamo di partire; l’ottimismo deve far parte del bagaglio di un buon pescatore, anche se la nostra, la chiamerei piuttosto, ostinazione. Il fiume è a 60 cm, un po’altino, ma pescabile. Pensiamo, o meglio ci con-


vinciamo, che in fondo, il tempo un po’ mosso, è spesso un ottimo alleato; ci raccontiamo che con il rischio di pioggia, si fanno le pescate migliori, insomma tutti i luoghi comuni. Poveri ingenui, ormai dovremmo sapere che la scienza delle previsioni a 2 giorni è quasi esatta, infatti, giusto il tempo di sconfinare in Slovenia, che arrivano le prime gocce. Passando sul ponte di Haasberg, il fiume è ancora pulito e il piccolo barlume di speranza di riuscire a pescare la mattina successiva, rimane vivo. In fondo è una risorgiva, in fondo dovrebbe piovere veramente tanto per sporcarla, magari si alzerà solo un po’ il livello, in fondo…..in fondo niente, la notte cadrà pioggia in quantità industriale. Al mio risveglio la mattina, neanche passo per la colazione e corro con la macchina al fiume…qui trovo ad attendermi il mio indigesto “caffèlatte”…mi crolla la mandibola come in un cartone animato di Willy il coyote, il fiume è impazzito, di molto sopra al metro, ma soprattutto è un’autostrada marrone che trasporta tronchi e detriti. Mi corre un brivido per la schiena, so già che non solo non pescherò in questa giornata, ma neanche nei 2 giorni successivi. Prendo la macchina e mestamente me ne torno verso la pensione, pensando che il giorno dopo sarei stato al lavoro, anziché a pesca.


Tipografia Maserati nasce nel 1950 , da prima come cartoleria e tipografia con sede in Corso Vittorio Emanuele, poi con il cambiamento delle esigenze del mercato si è via via evoluta, acquisendo nuove tecnologie e nuovi metodi produttivi, sempre al fine di soddisfare le esigenze di una Clientela piÚ esigente e competente. Oggi, la Tipografia Maserati si propone alla propria Clientela in una veste totalmente rinnovata con al suo interno uno studio grafico capace di sviluppare e proporre idee, macchinari per la stampa off-set digitale di ultima generazione, personale capace di affiancare e consigliare il cliente nel pre e post vendita; servizi di consegne effettuate direttamente e dunque in tempi piÚ solleciti; personale addetto alla stampa sicuro e competente capace di utilizzare sia tecniche tipografiche per lavori particolari come oro a caldo o stampa a rilievo, sia tecniche off-set e digitale per stampa commerciale. Tipografia Maserati annovera tra i propri clienti nomi illustri dell'economia piacentina e non solo come CONFINDUSTRIA PIACENZA, STEP spa, RDB spa, CONFAPI, BIFFI TYCO, PIACENZA EXPO e molte altre, non disdegnando il piccolo artigiano o commerciante.


Caso vuole, che, proprio alla pensione, incontro un ragazzo che aveva fatto un corso con noi di FFM, il quale mi consiglia di provare a ripiegare sulla zona trofeo dell’Idrijca (tanto il costo del permesso è follemente simile), in quanto, da amici, aveva avuto notizie che non era piovuto e che le condizioni erano buone. Il tratto di fiume che mi consiglia, mi dice essere riccamente popolato da iridee da combattimento, bei temoli, poche fario, ma soprattutto, parola magica…dalla MARMORATA! Io non ho mai preso una marmorata e in particolare mi dicono che, pescando solo a secca, la probabilità di prenderne


una di taglia tende asintoticamente allo zero. Caccio questo pensiero dalla testa, anche se in fondo in fondo rimane lì. Penso che già sarà molto se riuscirò a pescare. Un po’scettici, ci incamminiamo verso il paese di Idrija e come per magia, dopo pochi km, il sole si fa largo tra le nubi; noto che i lati della strada sono asciutti e a conferma, finalmente appare l’Idrijca in tutto il suo splendore. Dei livelli non posso dire nulla, in quanto è la prima volta che la vedo, ma sicuramente la trasparenza dell’acqua è incoraggiante! Ci rianimiamo e cominciamo realmente a credere che potremo pescare. Fatti i permessi al benzinaio, decidiamo di fermarci in una piazzola di sosta, ci affacciamo: il fiume è bellissimo, decidiamo di cominciare da lì. Al solito, io mi cambio in un minutosecondo, e canna in mano, comincio a scendere sul fiume,mentre mio padre, più tranquillamente, termina di prepararsi. Emozionato, come caduto nel paese delle meraviglie, comincio a respirare i


profumi del fiume, comincio a studiare la superficie dell’acqua, le correnti, le possibili posizioni in cui potrebbe esserci un pesce, questa è la parte di cui non mi stancherò mai… E’ presto, ancora non c’è schiusa e di conseguenza attività, opto quindi per un bel terrestrial in foam (fatto dall’amico Alberto) per battere il sottoriva in caccia. Un occhio di corrente prima di un tronco, cattura la mia attenzione, mi dico “ se fossi una trota, starei lì”…pochi volteggi, angolato rallentato e posa: tempo 3 secondi, il mio terrestrial è risucchiato e non dai flutti. Ferro deciso, la canna si flette e sento un bel peso dall’altra parte, mi vengono sfilati due-tre metri di coda e poi, tragicamente, la coda si allenta: il pesce si è slamato. Diversamente dal solito, anziché inveire a denti stretti, mi rendo conto che sono passato dall’inferno al paradiso: stamattina ero disperato per le condizioni proibitive dell’Unec e ora sono sull’Idrijca, fiume meraviglioso, a me totalmente sconosciuto, ed ho appena perso una bella trota. La giornata che ho davanti, mi appare ora, sotto tutt’altra luce. Esco dall’acqua per dare la buona nuova a mio padre che oramai è pronto, accoglie la notizia con entusiasmo e finalmente andiamo a pesca.


Pochi minuti, sento un fischio ed è lui ad essere incannato; larghi sorrisi si dipingono sui nostri volti e vederlo felice, mi regala sempre un’emozione speciale. Cattura e slama delicatamente un bel temolo, e anche io comincio a dedicarmi a delle belle trote che delfinano con continuità davanti a me. Provo varie mosche, ma come sapete meglio di me, un po’ sono pesci di no-kill, un po’ quando sono intenti a mangiare con quell’atteggiamento (penso dei chironomi), la situazione si fa complicata. Riduco il diametro del tip e cerco di presentare con pose curve, la mosca prima del finale…alla fine ci riesco, ferro una di queste iridee enormi e il carosello comincia! Dopo una bella e lunga lotta, sempre in tensione per l’eventuale rottura del tip, riesco a guadinare il mio primo pesce ed è veramente una bella iridea. Respiro profondamente e mi rilasso godendomi il momento…penso: “vuoi vedere che oggi sarà la mia giornata”... Ricomincio a pescare e ferro un altro bel pesce, ma dopo una bella fuga, mi rompe il tip e se ne va; è colpa mia, dopo il pesce precedente avrei dovuto cambiarlo, ogni volta ci casco, ma non imparo mai! Sebbene ancora qualche pesce davanti a me sia in attività, decido di cambiare area di pesca per cercare una situazione un po’ più stimolante e punto verso una zona di acqua mossa e vege-


tazione che affacciandosi sull’acqua crea delle promettenti zone di caccia in ombra. Prima di questa zona, c’è una bella piana e vedo un paio di bei temoli che bollano; di tanto in tanto mi arriva un fischio, è papà che continua a prendere delle belle trote alternandole a qualche bel temolo. Monto un’emergente con tracce di rosa sul corpo (non so se sia vero, ma si dice che il colore sia gradito ai timallidi e la mia statistica lo conferma). Mi trovo sulla sponda destra, a risalire, quindi lancio di rovescio: tutto sommato è una situazione conveniente, in quanto rallentando un po’ il lancio si ottengono delle naturali pose curve, ideali per presentare prima la mosca. Così è, due volteggi e posa, seguo la mia mosca e qualcosa accade: dal fondo si stacca la sagoma di uno dei due temoli, man mano che sale a candela mi sembra diventi più grande; ora c’è il momento più


difficile, è tipico sbagliare un pesce che si vede salire, l’adrenalina da gestire è troppa e quindi devo fare uno sforzo titanico per restare immobile. Il temolo, senza alcuna frenesia, bacia la mia mosca, conto fino a due e ferro…C’è! Parte in fuga e comincia a saltare, è un vero spettacolo! Cerca di prendere la corrente centrale e si pianta spiegando la sua vela come un veliero tra le onde: è grosso, l’ho visto mentre saliva e ne sento tutto il peso sulla canna, la lotta dura ancora il tempo, lunghissimo, di quattro-cinque fughe, dopodiché riesco a portarlo al guadino. E’ un pesce meraviglioso; nel frattempo mio padre si avvicina e mi scatta alcune foto, ritraendo tutta la mia soddisfazione, lo misuro, lo riossigeno e gli restituisco la meritata libertà. La misura non ve la dirò, per evitare di creare improbabili valutazioni di veridicità facendo le proporzioni con le mie mani.Era un bel pesce, di dimensioni non proprio comuni, questo vi basti ;-)…lascio a voi ulteriori stime. Continuo a pescare e prendo un’altra trota, non è un pesce grande, ma con mio stupore vedo che è una fario dalla bella livrea. Penso soddisfatto che questo fiume è una scoperta, rimanendo sempre con i piedi per


terra, sapendo che resta pur sempre una zona trofeo, in fondo concepita per questo tipo di divertimento…e di fatto, mi sto divertendo! Mi fermo un momento a riflettere, iridea, temolo, fario: manca solo una cosa per il lieto fine, ma non ci voglio sperare. Continuo a risalire, ho montato una bella sedge (creazione del mio amico luca), e di tanto in tanto catturo qualche bella iridea; tirano come treni, sono forti e vigorose, pesci sicuramente immessi (o almeno credo), ma sicuramente di buona qualità e magari presenti già da qualche anno, quindi con qualche caratteristica di rusticità acquisita. Non c’è che dire la giornata è da favola, mai mi sarei aspettato una svolta così positiva. Ora, in qualche modo, mi sembra di essere caduto nella tana del bianconiglio…cosa chiedere di più al demiurgo di questa storia? Lancio, ribalto la coda, la mia mosca è a due dita dalla sponda in una zona talmente ombrosa e scura che faccio fatica a vederla. Ad un certo punto si inabissa in modo innaturale, non capisco se è un gioco d’ombre, ma proprio quel qualcosa di innaturale, mi fa ferrare prontamente, reattivo come non credevo di



essere: la canna si piega di brutto, vedo un lampo dorato e il pesce comincia ad allontanarsi rubando coda dal mulinello. Penso che sicuramente non è un’iridea, dal riflesso potrebbe essere un temolo anche se il posto non era proprio da temoli (non che questo voglia dire), opto quindi per una grossa fario. Il pesce si mantiene a buoni 20 metri da me continuando a percorrere l’alveo del fiume, stando sul fondo, seguendo uno schema atavico di cui solo lui conosce il canone; il mio finale e la coda, continuano a tagliare l’acqua come una lama calda nel burro…comincio a seguire il pesce, sotto ho uno 0.148 Ø, che mi da una buona tranquillità, ma sentendo la forza esercitata, comincio a dubitare. Faccio un cenno a mio padre che, rapidamente, recupera la coda e mi viene incontro, macchina fotografica alla mano. Penso, scaramanticamente, che sia presto per estrarre la macchinetta, ma subito un’altra fuga mi riporta alla realtà; ci sono dei tronchi e devo far sì che la trota non ci vada a finire sotto, altrimenti addio. Abbasso la canna e comincio a tirarla a favore di corrente forzando un po’: il pesce, disorientato, manca l’ingresso della vegetazione (mi illudo che sia merito mio), e ci ritroviamo su una piana degradante di acqua lenta, qui me la posso giocare bene…ancora una serie di testate e di pericolosi avvitamenti, quando sgancio il guadino e mi preparo a


chiudere il combattimento…. Il pesce emerge, fatico a metterlo a fuoco con il sole, ma non è una fario: E’ UNA MARMORATA!!! Enorme, con fantastici riflessi dorati, mi preparo a guadinarla, sarà l’emozione, sarà che mi ha sovrastato la paura di perderla, morale, non riesco a farla entrare nel guadino (ne ho recentemente acquistato uno più lungo..),o meglio entra per metà, ma la parte superiore del corpo resta fuori e ogni volta che alzo il guadino scivola all’esterno; disperato, sicuro che il tip cederà, provo a portarla sull’acqua bassa, ma riparte, mi maledico per la chance perduta, ma senza perdere la calma, ricomincio ad assecondarla, riguadagnando metro su metro; è là vicino a me, per fortuna, in barba a Murphy e alla sua legge,come per incantesimo riesco a portarla a riva…ora è sui sassi in 3 dita d’acqua adagiata su un fianco, è stanca, non so se più lei o io. Mio padre è incredulo, io attonito; passa qualche secondo prima che io riesca a reagire e mi scrolli di dosso il timore reverenziale che mi pervade; ho paura di toccarla, ho paura di rovinare tanta e tale perfezione, ma mi bagno le mani, la prendo delicatamente e la slamo. Tra le mani è come se avessi uno scettro prezioso e incantato; sono sicuro che se chiedessi, verrebbe esaudito qualsiasi mio desiderio…ma in questo momento non ne ho altri. Mi faccio scattare alcune foto, velocemente, e provvedo a rimetterla muso verso monte per una lunga riossigenazione…la trattengo, continuando a muoverla delicatamente, traggo piacere da quel contatto e dal vedere che le sue branchie riprendono un ritmo regolare e sento che sta riprendendo vigore…alla fine mi fa capire che è pronta e la lascio, mio malgrado, sapendo che questo attimo coinciderà con la fine del mio sogno…sembra che lo


capisca e se ne va lentamente lasciandosi ammirare… Mi fermo a pensare:”è la mia prima volta”, mai avrei potuto immaginare che sarebbe successo e che sarebbe stata così fantastica, mai avrei pensato che un combattimento con un pesce di questo tipo avrebbe potuto darmi una cascata di emozioni così incredibili. Sono i complimenti di papà a riportarmi sul fiume; ancora vedo la trota e le lancio, come una mosca, un pensiero, che, mi piace pensare, solo io e lei custodiremo per sempre.


Dopo una lunga pausa, molto dopo e l’indomani, continuerò a pescare, prenderò altri bei pesci, un’ altra marmorata considerevole, ma la mia prima volta, la mia prima volta di un grande slam, la mia prima volta in cui ho avuto il privilegio di incontrare una regina entrerà per sempre nel mio libro di favole di pescatore e scusate se esagero, di uomo. C’era una volta…




1째Trofeo Sele Luca Castellani


Splendida riuscita della Manifestazione “Primo Trofeo Sele” di costruzione di mosche artificiali. Teatro di questa prima edizione del trofeo il salone Mirasele di “Terme Rosapepe”. In tal modo, numerosissimi pescasportivi di diverse regioni italiane (Umbria, Lazio, Liguria, Toscana, Molise, Piemonte, Basilicata, Marche e diverse parti della Campania) hanno avuto modo di conoscere il Sele e apprezzare lo straordinario lavoro di riqualificazione svolto dall’Associazione riqualificazione fiume Sele e dal Mosca Club Campania. Di qualità assoluta la giuria del trofeo, composta da tre grandi personaggi del mondo della pesca a mosca: • Alberto Salvini (Autore e produttore canale Caccia&Pesca SKY e giornalista di settore) • Luca Castellani (Responsabile Esterno della Tail Water Tevere e guida di pesca) • Graziano Magrini (Rappresentante Legale della Magrini by De Vecchi Mechanical Tourning I concorrenti dovevano realizzare, nel tempo richiesto di ore 1 e 30 minuti, n° 2 imitazioni: o Artificiale 1 Effimera: RHENANA – IMMAGINE

OLIGONEURIELLA

o Artificiale 2 Tricottero: PHILOPOTAMUS MONTANUS – ADULTO Di seguito la classifica: 1° – Sandro Ulisse - Rhenana 254 pt + Philopotamus 260 pt tot. 514pt. 2° - Douglas Rhodes - Rhenana 261 pt + Philopotamus 146 pt tot. 407pt. 3° - Antonio Cappuccetti - Rhenana 194 pt + Philopotamus 179 pt tot. 373pt. 4° - Alessandro Vallerotonda - Rhenana 174 pt + Philopotamus 195 pt tot. 369pt.


5° - Luca Santoro - Rhenana 170 pt + Philopotamus 143 pt tot. 313pt. 6° - Gabriele Zingaro - Rhenana 207 pt + Philopotamus 99 pt tot. 306pt. 7° - Michele Gallo - Rhenana 144 pt + Philopotamus 86 pt tot. 230pt. 8° - Simone Caracciolo - Rhenana 124 pt + Philopotamus 79 pt tot. 203pt. 9° - Damiano Paradiso - Rhenana 95 pt + Philopotamus 79 pt tot. 174pt. 10° - Fausto De Vincenzi - Rhenana 102pt+Philopotamus 65pt tot. 167pt. Nella Sezione Philopotamus si è dunque classificato 1° assoluto Sandro Ulisse, con 260pt. Nella sezione Oligoneuriella Rhenana è stato Douglas Rhotes, americano della Louisiana a realizzare uno spinner di Rhenana del punteggio più alto. Al Trofeo è stata affiancata la realizzazione di una interessantissima tavola rotonda sugli aspetti gestionali dei bacini fluviali con l’esposizione degli approcci seguiti dalle più grandi e strutturate realtà italiane in materia già esistenti (Tail Water Tevere, Valnerina, Val d’Aveto) e un’attenta analisi delle potenzialità dei fiumi del bacino del Sele-Tanagro. Al dibattito hanno preso parte anche Giovanni Piano in rappresentanza della Provincia di Salerno, il Vicesindaco Stefano Viola e l’Assessore Antonio Briscione in rappresentanza del Comune di Contursi Terme e il Sindaco Italo Lullo in rappresentanza del Comune di Oliveto Citra.






Gabriele Zingaro

Faccio un salto in Patagonia


Come spesso accade quando un noto personaggio della pesca a mosca in Italia si allontana dal palcoscenico, cala il silenzio e così è stato per Pierluigi Pironi, meglio conosciuto come Gigi, un dei più affermati costruttori e pescatori a mosca italiani degli ultimi vent’anni. Avendo deciso di recarci in Patagonia, abbiamo scelto la sua struttura per alloggiare comodamente nei pressi del Rio Chimehuin a Junin De Los Andes; personalmente non potevo farmi sfuggire quindi l’occasione di porre qualche domanda ad un uomo che a 50 anni ha avuto il coraggio e la forza di rimettersi in discussione. Hosteria Del Tano Vano


G.Zingaro (D): Allora Gigi, la prima domanda è scontata, ma non banale, dal momento che in molti in Italia se la pongono da tempo: perchè hai deciso di andare all'estero ad aprire un Lodge di pesca a Mosca? P.Pironi (R): “Sinceramente non credevo che questa mia scelta avrebbe suscitato così tanto interesse visto che per me la pesca a mosca è e resterà sempre una passione e non l'ho mai sfruttata per guadagnarci come fanno tanti altri. In ogni caso la decisione l'ho presa per il semplice motivo per cui in Italia ero diventato vecchio (a 48 anni) per qualsiasi tipo di lavoro e non riuscivo a trovare un impiego dopo la chiusura dell’azienda per cui lavoravo. Mi si è presentata quest’opportunità e ci ho provato. L’estero ti permette di farlo mentre in Italia non siamo ancora preparati a questo. Ho sempre pensato che sarebbe stato l’unico modo di poter “sfruttare” il mondo della pesca a mosca con un riscontro sufficiente per poter vivere discretamente anche se, come tutte le cose, difficile. Ho creduto che potesse essere una cosa fattibile, una sfida come tante nella mia vita. Credo, e tu (Gabriele ndr) hai potuto constatarlo, di esserci riuscito abbastanza bene nonostante le difficoltà incontrate.” a sinistra:Gigi con Marron


(D)Perchè proprio la Patagonia? (R : “Prima di tutto perchè ero in un periodo in cui mi si erano ammucchiate un sacco di cose spiacevoli e mi era venuta voglia di voltare pagina nella mia vita. Per farlo devi allontanarti di molto dal posto in cui vivi e dove meglio se non dall'altra parte del mondo? Tanti lo dicono e quasi nessuno lo fa, restando un sogno. Una pazzia? Può anche essere vero, ma un po' è necessaria. Ho scelto la Patagonia, infine, perché è una meta votata alla pesca a mosca dove già esiste un mercato ormai consolidato e a costi, al momento del mio arrivo, abbastanza accessibili per fare investimenti di questo tipo.” Lodge dalle camere


(D) Alla tua "Hosteria Del Tano Vano" hai scelto di puntare sul successo delle usanze e della cucina italiana, lo rifaresti? (R) “Questa è una domanda che potrebbe avere mille risposte, ti dico solo che al momento della decisione le cose dovevano andare in una certa maniera e si doveva essere in due, poi mi sono ritrovato solo e la cosa si è complicata notevolmente perché era molto difficile (anche perché la conoscenza della lingua non me lo permetteva ) riuscire a fare tutto. Ho voluto puntare sulle usanze della cucina italiana perché è risaputo in tutto il mondo che è una delle più buone e salutari esistenti e anche per essere un po’ diversi dagli altri. In ogni caso punto molto sulla qualità che qui lascia molto a desiderare.”

Lodge ala interna


(D)Che rapporti hai con (D)Te la senti di fare un bilancio di questo primo anno e mezzo? la "concorrenza argentina"? (R) “Da quando sono arrivato ogni anno c’è stato qualcosa di strano. Questa, per me, è la seconda stagione di lavoro. La prima (quella del 2011)mi ha soddisfatto al di sopra di qual(R) “Quando si è saputo siasi più rosea aspettativa. Tempo fa c’è stato un problema ambientale (un vulcano ha inche cosa si stava costru- iziato a eruttare a 150 km di distanza ricoprendo di cenere le zone circostanti) che i media endo c’era molto inter- hanno, come al solito, presentato in maniera catastrofica spaventando la popolazione che esse per vedere cosa mai quest’anno ha deciso di andare in vacanza altrove per non correre il pericolo di ritrovarsi rivenisse fuori. Tutti si as- coperti di cenere. La città dove sono io (Junin ndr) non ne ha minimamente, ma la vicinanza pettavano qualcosa al di delle zone affette dal fenomeno ha influito a far si che la gente preferisse altre località. Per sopra delle righe, di ora i mesi migliori sono stati molto scarsi, ma speriamo di rifarci nei prossimi che restano.” stravagante, eccezionale. Io non ho costruito una Hall - Lodge rosa nel deserto, ma una struttura conforme con le abitudini e le usanze architettoniche locali solo con qualche cosa di diverso a livello di servizi che li si può notare solo entrandoci dentro. Io non credo che i concorrenti mi maledicano perché sono arrivato a portargli via dei clienti. Molti li conosco e ho buoni rapporti con tutti, il tempo dirà se ho ragione.”


(D)Nostalgia? Mai? (R) “Prendendo la decisione di intraprendere questa strada sapevo che avrei lasciato la mia vita passata. Mio figlio aveva 21 anni e grande abbastanza per iniziare a correre solo, io sono separato e quindi non avevo più legami matrimoniali, ho un fratello che ha la sua vita ed è lontano dalla città in cui vivevo. Ho una madre che è in un istituto per anziani ed è servita e riverita ma, soprattutto, curata che è quello di cui più ha bisogno. Non credevo di poter soffrire di nostalgia, come poi è successo, per i miei affetti. Tutto si è accentuato dopo che ho incontrato la mia attuale compagna, Chicca, che ho conosciuto poco prima di partire per questa avventura. Insomma ……molta nostalgia.” (D) Hai avuto modo di seguire le vicissitudini della Pesca a Mosca in Italia? O ti riesce difficile?

Ristorante Lodge

(R) “Sono costantemente informato via internet di tutto ciò che succede in Italia. Viaggiando molto e vedendo molte realtà della pesca a mosca nel mondo, quello che succede in Italia mi rattrista perché è il mio paese, ma non crediate che all’estero sia tutto meglio. Quello che noi vediamo andando in un paese piuttosto che in un altro a pesca non corrisponde alla realtà; ci sono milioni di problemi ovunque solo che, essendo in va-


Gigi con Iridea


canza, uno non se ne rende conto. Bisogna vivere le situazioni e, per quello che vedo, posso dire che l’Italia per quel che riguarda la pesca è in linea con tutto il resto dei paesi in cui io mi sono recato. I problemi sono quasi sempre gli stessi, prelievo ittico, inquinamento, gestione che lascia a desiderare, bracconaggio, pressione di pesca ecc... , queste cose sono comuni ovunque, tutto sta nella coscienza di noi pescatori fare in modo che le cose vadano per il meglio. Non diamo sempre colpa alle autorità competenti. Ma soprattutto, non aspettiamo sempre che qualcuno faccia ciò che in realtà dovremmo fare noi per primi.”

Marron


(D)Progetti per il futuro? (R) “I miei progetti per il futuro non li posso dire, non perché siano segreti, ma semplicemente perché è mio dovere fare in modo che questa struttura sia funzionale come lo è ora poi quello che succederà non lo posso prevedere. Sicuramente posso dire che ho un impegno con una persona (la mia compagna) e intendo portarlo a termine, per il resto si vedrà” (D)Ora dammi un motivo, il primo che ti viene in mente, per cui un italiano dovrebbe venire a pescare in Patagonia! (R) “Sicuramente non per i pesci giganti! Ci sono Fario, Iridee e Salmerini come da noi (l’unica cosa che cambia sono le dimensioni se si è abili). Gli scenari sono veramente da favola.” (D) ...E ora dammene uno per non doverci venire...

Perca dalla bocca piccola un vero autoctono patagonico

(R) “Quando ci si reca in un posto così lontano spesso si fa la proporzione: lontananza = maggiori dimensioni, niente di più sbagliato! Nei fiumi locali


Gigi con marron


esiste tutta la scala di misura dei pesci presenti che va dall'avannotto alla trota di vari kg , NON SOLO I PESCI GROSSI!! Affinché l'ambiente sia equilibrato deve essere così; mi dispiace per coloro che vanno all'estero con la sola idea di pescare pesci al di fuori del normale. Qui ci sono dei momenti che i pesci sono veramente difficili e non sempre si prendono di dimensioni ragguardevoli. Ho un amico che non verrà mai qui perché pensa che sia troppo facile pescare, purtroppo non credo che avrò la possibilità di poter fargli cambiare idea. Coloro che pensano di poter venire qui e fare mattanze è meglio che stiano a casa.” (D)Cosa ti senti di dire a chi, come hai fatto tu, ha in mente di iniziare un'attività inerente la pesca a mosca all'estero? (R) “Io sono sempre stato dell’idea che se una persona crede in una cosa deve provare a farla altrimenti si troverà in futuro sempre con il rimorso di non averci provato. Io l’ho fatto, il tempo mi dirà se ho fatto bene o male…per ora sono soddisfatto anche se ci sono ancora molte cose in sospeso e da sistemare. L'unico consiglio che do è quello forse più scontato e più banale, ma anche il più efficace: volere è potere!! Buona fortuna a tutti!!” Foto di gruppo


La Patagonia è da sempre un sogno per molti pescatori a mosca, Gigi ha investito sul suo sogno e su quello di molti appassionati che ogni anno affollano il suo lodge, riposandosi dalle fatiche giornaliere e raccontandosi le avventure vissute. Quando si fa un viaggio così lungo a migliaia di chilometri da casa per diversi giorni, avere un punto di riferimento “italiano” dove poter mangiare romagnolo e sentir parlare la propria lingua, può essere un palliativo a quella che i brasiliani chiamerebbero la “saudade”, ovvero la nostalgia. Nonostante di pescatori e soprattutto di fly tyer come lui in Italia ne siano rimasti pochi, ci sentiamo in dovere di augurare a Gigi i migliori successi per la sua attività e lo ringraziamo per la disponibilità dimostrataci. www.pamgea.com www.gabrielezingaro.it

Gigi con Salmerino



“Rienza a Chienes” Massimo Matteuzzi


Febbraio 2012, mi arriva una mail dell’amico Marco di Fonzo, gestore della Riserva di Chienes. - “Ciao Massimo, come sai Chienes quest’anno ha riaperto dopo due anni di chiusura, perché tu e Marco (mio collega Istruttore in FFM) non venite su per una pescata in Marzo?” Detto fatto, parte la macchina organizzativa, sento il mio collega Marco Terzani e agenda alla mano organizziamo per il week-end del 3-4 marzo. Con noi verrà anche Andrea, figlio quattordicenne di Marco, “PaM in erba” ma già bravo a costruire le secche che il Papà gli mostra. La sera prima fervono i preparativi, mostro ad Andrea qualche passaggio costruttivo per alcune Ninfe che ritengo saranno adatte alla nostra battuta e poi si va a dormire già con il pensiero alla mattina dopo. SABATO Il nostro ritrovo con Marco di Fonzo è presso il chiosco di Chienes, punto di rilascio dei permessi per il tratto in questione, praticamente sul fiume. Marco è un gestore molto scrupoloso, ci spiega che non siamo stati fortunati perché i livelli del fiume sono troppo alti a causa della stagione insolitamente calda (quasi 20°!). Nei giorni precedenti poche catture o peggio cappotti.

Temolo 43 cm.


Temolo in canna Il fiume Rienza in questa zona è comunque gestito con una logica che rifugge il concetto di “Pronta Pesca”; i pesci ci sono, anche molto belli, ma bisogna guadagnarseli. Personalmente ammiro molto la passione che Marco ci trasmette durante la nostra chiacchierata, si vede che è molto attento alla cura di questo fiume e non gli interessa inseguire facili guadagni buttando quintalate di “pesciame” in un fiume che ha suoi spazi e tempi, differenti dalle logiche commerciali.


Pronti via, con una piacevole camminata discendendo la sponda sinistra del Fiume, arriviamo nei pressi del confine inferiore della Riserva, demarcato da un doppio cartello a prova di sbadati! Affrontiamo una piana molto bella, con una vena di corrente centrale invitante. Marco ci dice che in questo tratto ci sono perlopiù Temoli di grossa taglia e qualche Iridea di immissione, che viene da altri tratti del fiume. Io affronto la zona a scendere, opto per la Ninfa Ceca e faccio qualche lancio di prova per trovare il giusto “pescaggio” e l’azione che sto cercando. L’acqua è velata, sicuramente per via della presenza di neve disciolta, la temperatura è da brividi: 4 C°! Stare in ammollo per molto tempo non è proprio il massimo. Dopo poche passate, attacco! Trattasi di una discreta Iridea sui 35 cm, ben pinnata e combattiva. Anche Marco ha ferrato una trota ma questa decide che per lei non è giornata e dopo qualche salto si sgancia. Qualche minuto e attacco un altro Temolo 48 cm.


pesce, questa volta è un bel Temolo, che dopo qualche tira e molla si lascia catturare: 43 cm. Devo dire che si mette molto bene e credo di aver capito come mangiano questi pesci, molto delicati e veloci, bisogna stare concentrati altrimenti ti “salutano”. Dopo poco ferro un altro Temolo, un pesce molto bello che mi fa penare non poco vista la taglia importante. Tenta qualche fuga, la mia canna è leggera ma asseconda molto bene le sfuriate del pesce che alla fine si fa immortalare. È uno splendido esemplare di 48 cm, veramente da copertina, con una pinna dorsale maestosa! La mattina si è messa subito bene, sia io che il mio amico Marco prendiamo qualche trota iridea, ma nessuna di queste catture è banale o scontata: non uno di questi pesci ha mangiato in modo violento, bensì pizzicando le ninfe, ora quella di drop ora


quella finale. Risaliamo il fiume su sponde opposte, in modo di non disturbarci. Il confine inferiore della sponda destra è posizionato più in alto rispetto all’altra sponda, la Riserva termina in diagonale. Dalla mia parte c’è forse il tratto più bello, con dei massi intervallati a correnti, luogo ideale per il mio vero obiettivo: una bella Marmorata. Prendo due trote, ma ancora non ci siamo: queste catture sono comunque utili per capire come pescare, infatti ho cambiato sia le ninfe che il Marmorata


finale, per praticare una corretta ninfa a risalire sottosponda. In una bella zona, in prossimità di una tana attacco finalmente qualcosa che soddisfa le mie aspettative: è una bella Marmorata, che riesco a guadinare e fotografare (rig orosamente in acqua). Il metro dice quasi 50 cm, sono veramente contento ! Nel pomeriggio c’è ancora tempo per qualche sporadica cattura, i pesci sono comunque piantati e non collaborativi, per fortuna una bella Fario di 44 cm si “presta” per una photo, ma la soddisfazione più grande è vedere Andrea che “incanna” una bella iridea che prontamente immortaliamo. La sua espressione ritrae bene la giornata! Gran bella giornata, molto faticosa e intensa: alla sera siamo veramente “cotti” e dopo una veloce cena siamo già a letto. La Pesca in questo fiume richiede una buona forma fisica. DOMENICA Il giorno dopo la pescosità è, se possibile, diminuita ancora. L’acqua si è leggermente alzata, siamo sempre sui 4 C°. Comunque ripartiamo dagli stessi punti, ma questa volta la collaborazione dei pesci non c’è. Saliamo su sponde opposte, finalmente mi rendo conto (grazie ad un errore fortuito) che i pochi pesci in attività oggi mangiano in modo diverso rispetto a ieri, per cui mi adeguo. Catturo qualche trota di media taglia poi, già in prossimità del Ponte di Chienes comincio a provare qualche streamer, che mi regala una discreta Marmorata. Percorro altri 50 metri di sponda, in prossimità dell’ingresso di un piccolo affluente, dentro una corrente, attacco un gran bel Iridea di Andrea


pesce che non riesco a vedere finché non compie uno spettacolare salto: è una grossa Iridea, Marco (Di Fonzo n.d.r.) mi aveva avvisato della presenza di alcuni esemplari da combattimento e questa certo lo è. Mi srotola quasi tutta la coda e devo scendere lungo la riva per tenerla. Riesco a guadinarla dopo qualche minuto, un bellissimo esemplare di 51 cm, pinnatissima e in forze, stimata oltre il 1 kg e ½. Nell’ora successiva riesco a prendere un’altra Iridea di 45 cm e una strepitosa Fario di 47 cm. Iridea 51 cm.


Anche Marco (Terzani n.d.r) riesce a prendere una bella Fario e si fa scappare una grossa Iridea che saluta tutti scendendo giù per la corrente come un “trenino” in corsa. Che dire, un’altra bella giornata, corredata da poche ma splendide catture! Purtroppo il tempo stringe e poco dopo pranzo dobbiamo fare “armi e bagagli” per rimetterci sulla via di casa, comunque felici per il tempo trascorso insieme su questo fiume.

Marco Terzani

RIFLESSIONI CHIENES non è una Riserva facile, ci vuole tanta concentrazione e perseveranza, è una Scuola severa riservata a pescatori che abbiano una certa determinazione. Bisogna variare l’approccio, essere osservatori e capire se i pesci hanno voglia di collaborare. Meglio dirlo prima, per evitare i facili entusiasmi che le photo di quest’articolo potrebbero suscitare. La ricompensa per questi sforzi è però notevole: ci sono trote che non si vedono quasi più, soprattutto alcune Fario che “riempiono gli occhi” per livrea e silohuette, dei pesci praticamente perfetti. Per come intendo la pesca “il gioco vale la candela” alla


Fario 47 cm.


grande, ma lascio a voi giudicare. Se condividete lo spirito e la passione per la pesca di Marco Di Fonzo, allora è una Riserva per voi, “Slow Fish” per dirla a modo suo. Un plauso anche al Proprietario che permette una gestione così oculata e rigorosa di queste acque, cosa rara di questi tempi. Altrimenti, visto anche il costo notevole del permesso giornaliero (45€) forse è meglio dirottare su località che offrano catture più abbordabili. ATTREZZATURA La pesca a ninfa e streamer sono la prima scelta vista portata e conformazione del fiume; non conviene scendere troppo con il diametro dei tip, uno 0,18 va più che bene, così non dovrete costringere pesci di buona taglia ad estenuanti tira e molla che non giovano alla salute degli animali. Come canna una 10’ per coda 4 rappresenta una valida soluzione. VITTO/ALLOGGIO In zona Chienes/San Sigismondo ci sono molte Pensioni e Ristoranti; noi siamo stati presso il Garnì Weger, ambiente semplice ma accogliente, a duecento metri dalla Riserva. Massimo Matteuzzi è Istruttore FFM, vive a Bologna. Per contatti: www.flyfishingmasters.it Dal ponte di Chienes



LOCH STYLE FLY FISHING CLUB FIRENZE Chi mi conosce, sa bene della passione che ho per la pesca in lago con la mosca artificiale. Sia che essa sia rivolta ai percidi, esocidi od in inverno alle trote iridee d’immissione.

Italo Luca Maurizio Paolo Giovanni Claudio


Devo dire in verità che la svolta e il salto in avanti di qualità in questa tecnica di pesca, lo feci quando a metà degl’anni novanta conobbi al Lago Santo Stefano di Città di Castello, Jacopo Tinti e Alessandro Sgrani. A quel tempo la pesca in lago era da noi considerata soltanto la pesca con gli streamer, con coda galleggiante o affondante; io già avevo delle code affondanti che avevo utilizzato per la pesca ai salmoni della British Columbia che utilizzavo in quel lago per la pesca con quella tecnica; oppure con le classiche sommerse il tardo pomeriggio lanciate a favore della leggera brezza (stile british: Black Pennell, Butcher….), altrimenti nei momenti di attività nulla, te la cavavi con il classico “ovetto” costruito in yarn colorati. Spesso durante le giornate senza nuvole era questa la tecnica che la faceva da padrone, anche se noiosa. Ma in assenza di attività, dovuta alla nostra incapacità o non conoscenza , almeno avevi qualche volta la coda in “tiro”. Nessuno di noi a quel tempo possedeva una coda intermedia. Quando vedemmo questi due “fenomeni”, Jacopo e Alessandro, pescare sulle bollate con chironomi o ninfe a noi sconosciute ci si apri l’opportunità di fare esperienza in un nuovo mondo e modo di pescare. Fortunatamente questi due “personaggi” si rivelarono delle persone disponibili e ci permisero di frugare e rubare alLock il 25 Aprile di qualche anno fa


cune delle imitazioni dalle loro scatole strapiene di mosche da lago; a noi ovviamente ignote. Mai visto niente di simile, ancora oggi a distanza di anni. Sfruttammo questa opportunità ed il nostro gruppetto, per merito di questa conoscenza, ha tirato fuori tre o quattro pescatori a mosca in lago di buon livello. Grazie ragazzi. Dopo un po’ di anni ci rincontrammo a San Donnino su questo lago della Fipsas dove a distanza di poco tempo divenne la sede del LOCH STYLE FLY FISHING CLUB FIRENZE. Questo l’ho copiato dal loro sito: http://www.facebook.com/pages/LochS t y l e - F l y f i s h i n g - C l u b Firenze/276303619056928 Il club, nato circa dieci anni fa offre l’opportunità di frequentare il Loch Style Reservoir, un ambiente dedicato alla sola pesca a mosca artificiale, un’occasione per vivere un’esperienza di pesca a mosca in lago, pescando da riva, dalla barca o con belly boat. Al Loch Style si possono imparare nuove tecniche di lancio, di pesca, di costruzione mosche, incontrare persone preparate e disponibili per consigli tecnici o per avere informazioni sui migliori posti per pescare. Sono anche previste uscite di gruppo verso luoghi adibiti a questo tipo di pesca. Al loch style si pesca con la coda di topo a tecnica libera ma obbligatoriamente no- kill con artificiali costruiti su ami senza ardiglione o con ardiglione Italo cattura con i boobies schiacciato. L’ospitalità è uno dei nostri fini princi-


pali per condividere lo scambio di tecniche, mosche ed esperienze con quante più persone possibili e quindi tutti coloro che lo frequentano possono usufruire di uno spazio all’aperto e un mini-lodge dove poter usare il barbeque o semplicemente fare uno spuntino. Anche per favorire tutto ciò periodicamente vengono organizzati pranzi e cene a cui tutti i soci possono partecipare anche insieme alle proprie famiglie in un clima amichevole. PERCHE’ PESCARE A MOSCA La pesca a mosca non è solo uno sport ma una filosofia e una nobile arte della pesca nel rispetto della natura, per iniziare si possono percorrere due Luca e una cattura strade: quella del fai da te e quella di avvalersi dell’esperienza di chi conosce questa tecnica. Desideriamo condividere la pratica e la filosofia della pesca a mosca per essere sempre di più ad apprezzare questo hobby e coltivarlo, nel pieno rispetto della natura e dei pesci stessi, partendo dall’osservazione dell’habitat che li circonda. Il tutto per migliorare le proprie possibilità di pescare trote e temoli e altri pesci. Chi desidera approfondire le proprie conoscenze può anche può frequentare la sede del club dove ci ritroviamo ogni settimana (ogni Giovedì alle 21,00) . I pescatori a mosca sono i veri appassionati della natura, frequentatori dei sentieri d'alta montagna, delle valli dei nostri torrenti Quindi non ci si può improvvisare pescatore a mosca e per questo il nostro club come tanti altri vuol contribuire


Claudio Orvis Carrara

a organizzare /promuovere corsi per questa tecnica di pesca. Gli attuali soci sono disponibili e ben contenti di poter trasmettere le proprie conoscenze e tecniche a nuove generazioni di pescatori a mosca, quindi bambini e ragazzi sono i benvenuti per imparare questa tecnica. Un ambizioso progetto! richiederà tempo ed educazione verso l'ambiente e gli animali e porterà ad una nuova dimensione della pesca a mosca e non solo. Vogliamo offrire loro l’emozione di rivedere il salto della trota fuori dall'acqua appena la mosca tocca la superficie. Fine Sono affezionato a questo posto. Per diversi motivi. Il primo è che ci ho svolto il primo servigio guida. Come potrei dimenticarlo!!!. Era la prima volta che qualcuno mi pagava per andare a pescare. Sapeva d’incredibile a quei tempi per me. Poi credo di averci vissuto, in una sera di aprile di diversi anni fa, uno dei più bei coup de soir che ricordi. Pescavo controluce sulla brezza serale che tirava da poco tempo. Vedevo dei gran bei pesci bollare. Lanciavo e prendevano le mie mosche. Pescavo dalla barca. Avevo appena fatto una cattiveria; avevo accompagnato Maurizio a riva per espletare un bisogno fisiologico e sono ripartito immediatamente da solo perché non avevo voglia d’aspettarlo, non volevo perdere tempo, avrei voluto già essere lì posizionato sulle bollate. Se la sarebbe potuta cavare anche dalla riva. Delle bellissime trote da tre quattro chilogrammi in ottima salute, hanno messo a dura prova la mia attrezzatura. Dinamite pura. Con l’energia che sprigionavano all’interno della rete dei capienti guadini da barca , due di


queste mi hanno distrutto l’intelaiatura degli stessi, nonostante che le slamassi in acqua. Li hanno resi inutilizzabili. Due guadini metallici da barca fuori uso. Senza guadino l’ultimo pesce mi ha strappato il finale ed è finita la magia. Ho smesso di pescare. Sembrava di vivere un’esperienza in lago della Patagonia o del Nord America. Splendide sensazioni. Dovuto alla vigliaccata che avevo fatto al mio compagno, dato che aveva lui la macchina fotografica, non ho potuto immortalare la serata senza eguali con quei splendidi pesci. Un’oretta di pesca memorabile. Ma Maurizio non lo ha mai dimenticato e spesso lo utilizza per mettermi in cattiva luce ancora oggi. I ragazzi del club sono tutti speciali, come non essere riconoscenti anche solo per la disponibilità che sempre hanno nei confronti di tutti. Ci sono tra di loro ottimi cuochi, e sono tutti allenati a bere il buon vino. E’ difficile competere con questi toscani su questo. In un mitico incontro di qualche tempo fa, era per officiare un invito per noi umbri a gustare la bistecca fiorentina presso il casottino del club. Il dopo pranzo, era di un pomeriggio di gennaio, potevi vedere Stefano (uno dei miei) a torso nudo in piedi sulla prua della barca, pronto a gettarsi in acqua per tentare d’inseguire la canna che gli era sta portata via dalla barca da una trota. Vedevamo la canna “sciare” da un punto all’altro del lago, Ogni qualvolta che eravamo a tiro , pronti per recuperarla questa s’inabissava con la trazione che produceva il pesce. Tutto inutile. Merito di Fulvio se non è accaduto questo; cioè non siamo stati testimoni e spettatori


del tuffo di Stefano. In contemporanea con i riflessi lenti del dopo pranzo in un’altra barca, la mia, è volata via una 10 piedi Sage. La trota aveva attaccato la march brown che “ballettava” sulla superficie dell’acqua mentre remavo per dirigermi in un’ altra zona del lago. Strappata dalla barca si è inabissata perpendicolare come se fosse un galleggiante da pesca che segnala un’abboccata. Tanto era di Maurizio. I giorni successivi sono stati spesi nel tentativo di recuperare l’attrezzatura persa. Senza toccare vino. Pescare in questo lago è divertente. Il Lock Style è un lago molto tecnico. La profondità significante dell’acqua spesso mette a dura prova l’abilità e le capacità tecniche del pescatore a mosca in lago. Se non salgono negli strati superficiali per merito di un vento o del cielo nuvoloso o della pioggia è abbastanza complicato pescarci, specialmente con le condizioni di cielo terso e assenza di vento. La quantità di pesce presente spesso aiuta a colmare queste difficoltà e qualche cattura si fa in ogni condizione. Divertente quando è più caldo è affrontarlo dalla ciambella. Comunque se ci andate a pescare: che sia Giovanni o Italo oppure Daniele o Paolo o Maurizio, ognuno di questi è un ottimo compagno di pesca per condividere una barca, chi scegliete sarà comunque una scelta ben fatta. Però non invitateli a gare culinarie. A breve dovrebbe uscire il video di Massimo Magliocco con me e Alessandro Sgrani girato anche su questo lago, poi prossimamente mi adopererò per fare il possibile per segnalare le mosche da usare in questo lago in un prossimo articolo. http://www.lucacastellani.it/i


AKTIV HOTEL, in collaborazione con FLYFISHINGMASTERS

SCUOLA DI

PESCA A MOSCA, organizza nei mesi di Luglio e Settembre corsi di lancio con attrezzature leggere, pesanti e con canne a due mani. Corsi di pesca a mosca, secca e ninfa e costruzione artificiali. Per info: albertogargantini@libero.it Tel 0043-6645307670 / 0043-6643951805


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