ffmagazine n° 3

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Rivista di Pesca a Mosca

LA PRIMA RIVISTA ITALIANA DI PESCA A MOSCA ONLINE GRATUITA

Stehalth di: Alberto Mondini

Calma e Gesso di: Marco Albini

N째 3 FFMagazine va in Europa di: Moreno Borriero

Novembre - Dicembre 2009 Rivista bimestrale a pubblicazione online registrata presso il Tribunale di Modena il 09/07/2009 prot. n째1963


Di: Massimo Magliocco

w w w. f f m a g a z i n e . i t L'inverno di una volta…. Ricordo con un pizzico di malinconia il periodo della chiusura della pesca alla trota quando a mosca pescavamo veramente in pochi. Chi non aveva la possibilità di sfruttare ancora il temolo, se proprio non ne poteva fare a meno di riporre la canna, andava nelle giornate ancora non troppo fredde a fare visita agli amici cavedani mentre gli altri, diciamo la maggioranza, cominciava a riassettare l'attrezzatura e ad organizzarsi al meglio per preparare gli artificiali per il successivo anno alieutico. Ma la malinconia, almeno per me, che arrivava era quando fuori era veramente freddo, e ti intristivi ancor di più se ti capitava di vedere un fiume, il tuo fiume, spoglio delle foglie degli alberi e apparentemente senza nessuna forma di vita. E facevi i tuoi calcoli di quanto tempo ti mancava prima dell'apertura anche se quel giorno non era ancora il massimo per la mosca. Ricordo che una volta ad un'apertura, andammo con un amico sull'Aniene. Era come se si stesse ad un laghetto sportivo per la gente che stava pescando, chi al tocco chi con li cucchiaio. Fu una vera e propria delusione. Tutti prendevano e noi no, niente, ne a secca ne a ninfa con l'aggiunta di essere anche presi in giro dagli altri pescatori. Insomma, contavi comunque i giorni che ti dividevano dall'apertura e vivevi l'inverno come periodo, chiamiamolo, di transizione dove ti rileggevi tutti quegli articoli, pochissimi per la verità, che le riviste dell'epoca offrivano, ringrassavi le code, preparavi una serie infinita di finali e mosche, moltissime mosche di tutti i tipi e misure, insomma, si ingannava il tempo. Anche se non era proprio il massimo quel tempo un pò mi manca perché se vogliamo dargli una definizione precisa era il tempo delle riflessioni e dei programmi. Oggi tutto è cambiato. Tutto viaggia a ritmi sostenuti e non ti da nemmeno la possibilità di riflettere sulla passata stagione di pesca, tant'è che non appena si chiude la trota scatta la pesca dappertutto, si proprio così in ogni dove, basta che ci sia un po' d'acqua e qualche pesce e vedrai che in qualche modo lo si prende, non importa cosa leghiamo sul finale, basta che si possa lanciare anche se non è una mosca. Poi ci sono da subito le fiere, gli incontri tra pam, le innumerevole gare di costruzione, gli incontri tra associazioni per la tutela dei fiumi che il più delle volte non portano a nulla e così via. Insomma, questa nostro mondo di mosche e di code è cambiato molto, è diventato anch'esso globalizzato anche e soprattutto attraverso internet. Oggi è difficile trovare il neo pescatore a mosca che scrive lettere alle riviste per avere informazioni tecniche, oppure è difficile che si ingegni al fine di inventare qualche accessorio per ingannare il tempo. Oggi tutto è li, pronto all'uso. Vuoi imparare a costruire ? Che problema c'è, un libro, un video e passa la paura. Vuoi imparare a lanciare ? Stesso discorso e così via. Non c'è più la necessità di "arrangiarsi" e alla fine se ci penso bene, è anche meglio…. L'importante è non lasciare che tutto ci venga scodellato altrimenti si deve dar retta a chi sostiene "che non ci sono più i pescatori di una volta….". Che dire, ormai l'inverno non è più freddo come una volta….


Sommario n° 3

NOVEMBRE DICEMBRE2009

FFMagazine diventa internazionale

Alberto Mondini una mosca innovativa Direttore Responsabile Baroni Franco

Marco Albini vi porta a pesca sul Gesso

Marco Pippi gestione del territorio

Massimo Magliocco tecnica di lancio

Claudio Tagini secret streams magic waters

Luca Castellani SPF alias mini foam extender body

Ezio Bissone la Ecdiowet

Grafici Zagolin Stefano Mondini Alberto Coordinatori Redazionali Magliocco Massimo Mondini Alberto Castellani Luca Collaboratori Albini Marco Mazzali Roberto Berdin Marco Santoro Luca Marco Pippi Distribuzione WEB Pubblicazione Bimestrale Registrazione Presso il Tribunale di Modena n° 1963 del 09/07/2009 Rivista GRATUITA Pubblicità Mazzali Roberto Tel. 3358701177 e-mail:flyfishing1949@gmail.com

Moreno Boriero The British Fly Fishing International - at Stoke on Trent

Massimiliano Nucci vi porta sul monte Amiata

Tutti i Diritti Riservati FFMagazine www.ffmagazine.it


Il Comitato Pro Fluvio Umbria, in rappresentanza di un crescente numero di sottoscrittori appartenenti al mondo della pesca sportiva, giudica assolutamente inappropriati i lavori che la Comunità Montana Valnerina ha svolto lungo l'asta del Fiume Nera, tra Sant'Anatolia di Narco e Scheggino. Questi interventi costituiscono una frammentazione degli habitat che associate alle perdite consistenti di biodiversità compromettono l'insieme di popolazioni, di specie diverse, che vivono in quell'ambiente . Inoltre l'invasività degli interventi e le tecniche utilizzate non risolvono il problema di funzionalità idraulica del corso d'acqua che si riproporranno, inevitabilmente, più a valle con analoghi fenomeni di erosione. Già nell'ottobre del 2008 avevamo assistito ad interventi, ad opera della Comunità Montana , eseguiti impropriamente e con modalità eccessivamente poco rispondenti ai principi di preservazione della vita acquatica così come previsto dalle attuali norme nazionali e comunitarie vigenti. Il perseverare attraverso le medesime modalità di azione nelle manutenzioni appare ancor più grave tenuto conto che gli interventi in oggetto sono stati eseguiti in una zona SIC, dove è indubbio che dovrebbero essere assunte tutte quelle misure in grado di garantire il minor impatto sull'ecosistema acquatico, evitando prioritariamente l'esecuzione di lavori troppo alteranti. Il Comitato Pro Fluvio, consapevole che non si possa più procrastinare il momento di porre fine ad un atteggiamento tecnico amministrativo che ha prodotto un progressivo ridursi del potenziale ecologico del fiume , intende attivarsi, nelle opportune sedi istituzionali, in rappresentanza del mondo della pesca e in difesa del diritto del fiume, affinché non si debba assistere in futuro a operazioni di consolidamento della struttura spondale che si trasformano nello "scempio" di interi tratti dell'alveo e delle sponde del Fiume Nera. l Portavoce Roberto Picchiarati


w w w. f f m a g a z i n e . i t Spazio libero

Anche quest'anno il famigerato gruppo di persone intente alla sopravvivenza dell'alkina (Roggia Rino) si è dato da fare per ridare vita alle acque della roggia, dimostrasi sempre più frequentata da pescatori a mosca (e non), la richiesta presentata da Giorgio Ferrari, e Andrea Garinei, e l'aiuto di un gruppo di persone sempre presenti, sia per i vari interventi di pulizia, sia per il sostegno economico, il giorno 10 ottobre 2009 ha realizzato ripopolando il corso d'acqua di Fornovo San Giovanni (BG) con 200kg d'iridee con pezzatura che variava dai 250gr ai 350gr sotto il controllo del Sig Manara (guardia pesca FIPSAS). Che sorveglia in modo molto curato a far rispettare il regolamento della roggia dove è VIETATO l'amo con ARDIGLIONE e qualsiasi prelevamento del pesce presente (). Gran novità a Melegnano, la nascita di un NUOVO CLUB con il nome MFM TEAM (may fly melegnano team) il quale, insieme ad altre persone e club cercherà una migliore organizzazione e controllo del tratto NO KILL. Un grazie è dato a tutti coloro che hanno aderito e soprattutto capito che realtà come l'ALKINA sono poche. Chi volesse partecipare alle iniziative del nuovo colub o conoscere il programma della roggia Rino, può visitare il sito www,may fly melegnano team.it Giorgio Ferrari


I MITI DELLA PAM SECONDO LILLO E LALLO DI WING Driiiingg Ciao Lillo come va ? Bene e tu ? Non c'è male… Senti Lillo ti va di andare a pesca sabato ? No…sabato no perché devo andare a vedere una dimostrazione di lancio. E di chi ? Di Gaglioffo Scrutalo E chi è ? Come chi è !! Scherzi ? Ma non li leggi i forum ? Si li leggo ma questo non lo conosco. Dimmi è forte ? Forte…?!?! E' un mostro di bravura. Pensa che si è inventato una nuova tecnica. Ma dai…oggi che tecnica ti vuoi inventare ? Si invece, riesce a fare praticamente tutto sull'acqua, ed anche i suoi seguaci sono molto bravi e scrivono anche loro molto sui forum. Ma va ? Ma allora devo aver letto qualcosa. Ma non sono mica quelli che si riuniscono tipo setta e lanciano e poi lanciano affermando che hanno inventato tutto loro ? Si, ma guarda che è vero sai, riescono a fare delle cose mai viste. Ad esempio ? Pensa, mi hanno detto che riescono a lanciare e fare assumere alla coda una posizione parallela all'acqua, che mandano la coda a monte e la mosca a valle, che riescono a rovesciare la coda dopo un lancio, che riescono a lanciare con alle spalle una folta vegetazione, insomma riescono a fare delle cose straordinarie. Ma guarda non le definirei tutte straordinarie. Infatti se vai a verificare di straordinario non hanno nulla nel senso che molti altri già utilizzavano certe dinamiche Ma no !! Davvero ? Certo che è vero. Hai mai sentito parlare di Charles Ritz, Stanislao Kuckiewicz Romika, Lee Wulff, eccetera eccetera ? Pensa mi dicono che anche il grande Lefty Cree già parecchi anni prima usava certe dinamiche. Ma che mi dici….mi casca un mito !!! No, perché ti deve cascare un mito ? In fondo bisogna dar merito a costoro di aver adattato le dinamiche ad attrezzature diverse. Si, però non ne dovrebbero assumerne la paternità non credi ? Si, questo è vero…. Basta, non ci vado più da Gaglioffo Scrutalo…preferisco andare a pesca.


The Fly Fishing Masters Magazine goes international!!

Dalla Redazione


We are pleased to announce that, starting from the current edition, our Magazine has decided to broaden its horizons and is going international. You will find more and more interesting articles in English, French, German and so on. This time you will find a report on the recent British Fly Fishing International which took place at Trentham Gardens on 6/7 November. Should you have interesting articles to submit, please do so and they will be evaluated by our Editor.

La FFM è lieta di annunciarti che, a partire dall'edizione corrente, il nostro Periodico on-line ha deciso di ampliare i suoi orizzonti e sta diventando internazionale. Troverai gli articoli piÚ interessanti in inglese, francese e tedesco. In questo numero ci sarà un reportage sulla recente Pesca a Mosca britannica Internazionale che ha avuto luogo presso i Giardini di Trentham il 6e7 novembre. Se hai articoli interessanti da sottoporre alla nostra redazione, sarebbe un piacere per noi leggerli e pubblicarli all'interno della nostra rivista.


di: Marco Albini - Moreno Guelfi

fotografie.Mondini Alberto

Calma e gesso un modo di dire.......


U

n giorno qualcuno disse " è sempre meglio prendere le decisioni con calma, e possibilmente non in stato di necessità", in effetti, fra coloro che giocano a biliardo e un modo di dire ricorrente quando si apprestano ad effettuare un tiro, lo sguardo disegna sul tavolo la linea che la boccia dovrà percorrere e la mano conduce il gessetto sulla punta della stecca quasi inconsapevolmente, momenti magici come mi spiega il mio amico Alberto, esperto giocatore di biliardo, ma il gesso in questo caso non è quello del biliardo ma quel magnifico torrente che scorre nell'omonima valle.

A differenza della maggioranza dei fiumi e dei torrenti della pianura padana, che hanno tutti andamenti pressoché paralleli da Ovest verso Est e che ricevono i tributari da valloni laterali disposti a lisca di pesce, il bacino del Gesso presenta una caratteristica configurazione a ventaglio dovuta alle numerose successive ramificazioni del corso d'acqua, questo, poco a monte di Valdieri, si sdoppia in due rami principali, quello detto Gesso della Valletta a destra e quello detto Gesso di


Entracque o della Barra a sinistra. Risalendo verso monte, dal ramo della Valletta si stacca a destra, nei pressi di S. Anna, frazione di Valdieri, il Vallone del Meris; il Gesso della Valletta prosegue quindi per altri 6 km, ricevendo gli apporti di numerosi torrentelli, tra i quali i piÚ importanti sono quelli che percorrono la Valle del Monte Matto e il contrapposto Vallone di Lourousa, fino alle Terme di Valdieri. A monte dell'abitato, questo ramo del Gesso si sdoppia ancora nel Vallone della Valletta propriamente detto a sinistra e, a destra, nel vallone del Valasco. Il Gesso di Entracque, 3 km a monte della confluenza, si divide a sua volta in due rami, dei quali uno conserva ancora il nome principale, mentre il secondo acquista quello di Gesso del Sabbione (dal nome del vallone in cui scorre). Il ramo principale, a monte dell'invaso artificiale della Piastra, si sdoppia nel Gesso della Rovina e nel Gesso della Barra; quest'ultimo, nei pressi di S. Giacomo, frazione di Entracque, si divide ancora: il ramo di destra mantiene il nome di Gesso della Barra, mentre quello di sinistra prende il nome di Gesso del Moncolombo. La bellezza di queste montagne, la ricchezza di camosci, di trote e di una splendida e rigogliosa vegetazione colpirono con forza Vittorio Emanuele II, quando nel 1855 il re di Sardegna visitò la Valle Gesso e le sue terme. Il suo apprezzamento non passò inosservato, e i sindaci dei Comuni dell'alta valle, ben conoscendo la sua pas-


sione venatoria e i vantaggi che sarebbero derivati da una presenza estiva in zona della famiglia reale, stabilirono di cedere al re i diritti di caccia e di pesca su gran parte del loro territorio. Nacque cosÏ la Riserva Reale di caccia e pesca. Casa Savoia edificò, tra il 1865 e il 1870, la residenza estiva a Sant'Anna di Valdieri, le palazzine di caccia a San Giacomo di Entracque e al Piano del Valasco. Alle Terme vennero costruiti quattro chalet "di foggia svizzera", uno dei quali ancor oggi viene detto "Casa della Bela Rosin", in ricordo di Rosa Vercellana, la popolana che il re cacciatore e pescatore "visitava" spesso e da cui Vittorio Emanuele II ebbe due figli; un sovrano illuminato, di poche chiacchere e di notevole "spessore", soprattutto se rapportato ai giorni nostri. Notevole fu l'impulso conferito alla gestione del fiume e delle sue acque, dovuto soprattutto alla regina Elena, moglie di Vittorio Emanuele III, che nelle sue permanenze amava dedicar-

si alla pesca nei torrenti e nel Lago sottano della Sella. a me piace pensarla con una nove piedi ed una coppia di mosche sommerse costruite reverse, attorniata dai suoi fedeli segugi mentre salpa una magnifica fario da un "giro" d'acqua particolarmente impegnativo. La regina si interessò attivamente allo studio ed alla conservazione dei ceppi di trota autoctoni


della zona, un bel pesce dai riflessi dorati fittamente punteggiato di rosso, caratterizzato dalla presenza del cosiddetto "secondo occhio", una macchia rotonda e scura sul capo, chiamato in queste valli "trota della regina" in ricordo e memoria della regina che tanto fece per la conservazione delle risorse alieutiche e per il loro incremento. Sono le sette del mattino il campeggio di Entraque è ancora assopito dopo una notte

ferragostana, le uniche persone che incontro avviandomi verso i bagni sono due tedeschi che mi guardano con aria sorpresa, il caffè che gorgoglia lascia una scia di aroma che mi riconduce alla tenda come un cane da tartufi, i ragazzi sono già tutti in piedi tranne Christian che ha bisogno della manovella di avviamento come le vecchie 2 CV. Finalmente siamo pronti, appuntamento previsto ore 08.30 all'ingresso del bacino della Piastra, con Enrico che ci guiderà nel tratto a monte, ci avviamo verso la casa


di pesca dove facciamo conoscenza con il guardapesca Salvatore, personaggio d'altri tempi dallo sguardo si deduce che ci sta analizzando per capire di che pasta siamo fatti, il giorno prima ci racconterà di avere allontanato due ospiti che non si attenevano al regolamento, quindi, massima attenzione alle regole consapevoli della meravigliosa ospitalità. Il Gesso della Piastra in questo tratto è un torrente impetuoso fatto di salti e buche sembrerebbe più adatto alla ninfa ma come sempre la pesca ci insegna di avere a che fare con un gioco senza regole prestabilite, infatti, è Alberto che durante la mattina ha il maggior numero di catture, usando la sua ape montata in foam con la pallina di polistirolo, un terrestial davvero azzeccato, suo fiore all'occhiello, per contro io e Moreno pescando sotto si cattura con meno frequenza, ma quello che determina la differenza non è il numero di catture né tantomeno la qualità del pescato, ma l'impareggiabile territorio di questo tratto e la qualità delle sue acque, patrimonio mantenuto con cura,


senza interventi invasivi, mi spiegherà Salvatore, tra i quali la mancanza di vie di accesso al torrente, tutto questo per preservare e rendere ancora più incontaminato l'ecosistema. La mattinata scorre piacevolmente, ma le catture pescando sotto non sono all'altezza della situazione, mi fermo e inizio a riflettere sul perché, calma………………. cerchiamo di individuare quello che non sta funzionando, Alberto cattura pescando a secca, quindi non serve andarle a cercare sul fondo! Cambiamo montatura, passiamo dalla classica Gold in tung da 3.8 di testa ed emergente in deriva vincolata al trave a 70 cm, ad una molto più fluttuante tanto da rendere il tutto più naturale possibile, spezzone dello 0.14 lungo 40 cm nodo Dropper posizionato in modo da creare due calamenti uno da 10 cm e uno da 30, come quando si pescavano i cefali con il pastone………. ninfa piombata tradizionalmente possibilmente voluminosa (poi spiegherò il perché) su quello più lungo, emergente su quello più corto, cap-


piola contro cappiola sulla madre dello 0,16, il nodo Dropper in questo caso manterrà distanziati i due calamenti evitando loro di attorcigliarsi…… Noi gente di mare queste cose le abbiamo imparate…… Peculiarità di questa montatura è il movimento della ninfa emergente durante la fase di trattenuta derivante dal fatto che la ninfa più voluminosa sul calamento più lungo avendo una massa superiore trazionerà a risalire quello inferiore perché svincolato in modo da far sembrare l'emergente viva, fluttuante, alla ricerca della superficie……………. scendiamo in acqua e proviamoci………… La situazione cambia radicalmente, tanto da far pensare che prima si stesse pescando senza ninfe, l'emergente è la più gradita ma la novità sta nel come viene presentata



l'esca, completamente svincolata dal trave in modo da renderla più naturale possibile. Bene, anche questa volta siamo riusciti con calma……….a capire cosa ci chiedeva il torrente, c'è voluto un po', ma alla fine ne siamo venuti a capo sfruttando una montatura derivante da una utilizzata in mare, d'altronde i capelli bianchi che imperlano le tempie ce li portiamo dietro, per contro l'esperienza non manca. Anche questa uscita volge al termine, ci si ritrova alla casa di pesca per uno "spuntino" gentilmente preparatoci dalla moglie di Enrico, una cosa semplice, preparata alla svelta, ci dirà poi la signora, di sicuro dopo tutto quel bere e mangiare difficilmente scenderemo in acqua, d'altronde è così piacevole soffermarsi a parlare con gli amici intorno ad una tavola, memori che le piccole grandi cose della vita sono proprio queste…………….



Di: Marco Pippi

E' TEMPO DI CAMBIARE


O

ggi, di sovente in varie sedi si affrontano le tematiche riguardanti la difesa e riqualificazione dell'ambiente acquatico, da quelle istituzionali attraverso strumenti normativi e programmatici, da quelle più di luogo comune dove questi argomenti suscitano interesse in quanto sono e saranno oggetto di cambiamenti e riconsiderazioni di quel sistema che dovrà caratterizzare un corretto rapporto tra attività umane e l'ambiente naturale. Alla base di tutto si intercala il principio della sostenibilità, in quanto elemento fondante della conservazione e valorizzazione quali presupposti trasmissibili e capaci quindi di futuro per le attuali e prossime generazioni. Quando si attivano questi processi, sistematicamente si accende un interesse diffuso e il meccanismo del confronto e della discussione imperversa a più livelli nei meccanismi della nostra società. Anche il mondo della pesca sportiva per endemica interattività con gli ambienti naturali sarà coinvolto in questo processo, ancor più giacché le scelte politiche e provvedimenti adottati inevitabilmente andranno a interagire anche con attività ricreative e sportive come appunto la pesca sportiva. Ormai in ogni luogo diffusamente si parla delle problematiche che affliggono i nostri ambienti acquatici, per ricaduta la pesca sportiva, lo stato alquanto compromesso delle popolazioni ittiofaunistiche, le forme più o meno degradate per effetto dell'inquinamento; una situazione generale che nella sua complessità trova spiegazioni e prove dimostrabili, negli errori di gestione, nella mancanza di previsione, nelle spe-


culazioni a danno dell'ambiente appartenenti ad un passato non troppo lontano le cui conseguenze sono molto evidenti. Oggi, in considerazione di tutto questo, per necessità di causa è tempo di cambiare, le raccomandazioni non giungono solamente dalle autorevoli fonti scientifiche o dalle commissioni preposte comunitarie, ma in forza crescente persino da quei cittadini più attenti e sensibili che con consapevolezza ammettono che le questioni ambientali non sono più procrastinabili. Un esempio normativo che ci riguarda è la direttiva acqua 2000/60 CEE, che unitamente ad altre, fissa tempi e misure preci-

si volti al raggiungimento di obiettivi di qualità entro e non oltre il 2015, anno in cui lo stato di tutte le acque superficiali dovrebbe presentare un livello di "Buono". Lo stato Italiano finalmente, dopo forti ritardi, ha recepito tale direttiva integrando e modificando il vigente Testo Unico sull'ambiente n. 152/2006. A loro volta le regioni stanno ottemperando alle modifiche del 152 attraverso vari percorsi tecnici, legislativi e politici, ma essenzialmente attraverso quello che sarà lo strumento normativo e di programmazione di riferimento, il Piano di Tutela Acque (PTA), che introdurrà molte innovazioni e modifiche sul

fronte del settore acque. Ora, al di la delle volontà che saranno messe in campo e della perentorietà per adempimento, è evidente che non sarà del tutto facile recepire e concretizzare nell'immediato i principi e regole che caratterizzeranno questo processo di cambiamento. Molte sono le variabili e componenti che andranno ad interagire, molti gli interessi che porranno vincoli ed impedimenti, molte le barriere oggettive e di natura culturale arroccate ad esasperate forme di pregiudizio e chiusura. Ma intanto si continua a parlare di ambiente, della sua valorizzazione, della sua salvaguardia irrinunciabile,


anche se poi nella realtà dei fatti troppo poco si riesce a fare. In qualità di rappresentante di Legambiente Umbria sulla Commissione Consultiva Regionale della pesca sportiva e professionale per la regione Umbria, voglio riportare delle considerazioni riguardo al tavolo di confronto in atto in discussione del nuovo regolamento regionale di pesca: un esempio tangibile di come ancora oggi le difficoltà che si incontrano sono molto vincolanti, laddove si deve intervenire sulle attività umane per la salvaguardia dell'ambiente. Non sempre risulta facile affrontare tutti gli argomenti in modo approfondito seguendo un metodo ponderale che consenta di prendere in considerazione tutte le componenti associate per argomento, tanto meno l'importanza che dovrebbe essere attribuita al valore del dato scientifico quale unica verità disponibile e dimostrabile. L'aspetto che più sconcerta è che le difficoltà di percorso si generano per lo più dal mondo della pesca sportiva, una contraddizione clamorosa poiché proprio questo dovrebbe essere il primo a dimostrare la massima disponibilità. L'orientamento dei rappresentati delle associazioni di pesca sportiva, ancora troppo ingessato, poco disposto a convergere verso un orizzonte di crescita, adeguamento e riqualificazione della cultura della pesca sportiva in funzione della gestione sostenibile delle risorse naturali, non consente un percorso costruttivo e di cambiamento (es. tecniche di pesca, periodi di divieto, zone di protezione, sforzo pesca); al contrario, condiziona in modo vincolante sulle decisioni con un replicato modus operandi endemico di una vetusta logica oltremodo affermata della pretesa e della rivalsa, avvalendosi del potere e supremazia di rappresentanza. Con la L.R. 15/2008 in Umbria sono stati introdotti principi importanti in recepimento delle norme europee, ma soprattutto in considerazione del fatto che la valorizzazione e conservazione del patrimonio naturale, e quindi delle attività che in esso possono essere svolte (quindi anche la

pesca), oggi non può più prescindere da misure e programmazioni più lungimiranti dove alla base debba prevalere il principio di sostenibilità e conservazione. Il criterio con cui si sta affrontando il nuovo regolamento di pesca in Umbria, sebbene concretamente conceda spazio a dei "passi in avanti", poco si differenzia dal passato; un tavolo di contrattazione dove prioritariamente si vuole imporre il pensiero "rappresentativo" della pesca sportiva, in particolare quella agonistica, dove l'unico fine è quello di pescare pesci ovunque e sempre, poi come e dove tale finalità si raggiunge non assume valore prevalente; quello che conta è il risultato finale per riuscire di mantenere quel poco che resta della pesca sportiva e suo indotto. Sarebbe il caso di dire dei pesci da pescare. Un modo frustrante di concepire oggi una risorsa generazionale socio economica così importante come la pesca sportiva, un settore che necessita di innovazione e crescita per un rilancio fondato su principi più sostenibili, dove la componente ambiente deve rappresentare l'elemento d'interesse prevalente. Non può esserci pesca se non ci sono pesci; non potranno esserci pesci, quelli veri, se non si rispettano le regole di madre natura. Ormai sono anni che si sta cercando di contrastare la fenomenologia derivante dall'erroneità insita in parte del mondo della pesca sportiva, in particolare in quella agonistica responsabile delle maggiori trasformazioni (pratiche e ideologiche) che si sono consumate negli ambienti acquatici. In sintesi si riportano le più significative: " Interventi idraulici: sostanziali modificazioni idro-morfologiche e biologiche di interi tratti fluviali per la realizzazione di impianti di pesca agonistica con veri e propri scempi concessi sui fiumi, con perdite considerevoli in termini di biodiversità, dove per mantenere un livello costante di pescosità sono state effettuate massicce immissioni di specie ittiche, anche alloctone; come se non bastasse vanno aggiunti anche gli ingenti costi per la necessaria gestione idraulica

impiegando denaro pubblico. " Interventi di ripopolamento: immissioni di tonnellate di specie ittiche nelle acque regionali, tra cui anche alloctone (Carassius auratus auratus, Rutilus rutilus o Gardon, Silurus glanis, Pseudorasbora parva, Barbus specie, ecc. ecc. ecc.) per sopperire alla rarefazione delle comunità ittiche indigene così da incrementare la domanda della pesca sportiva. " Tecniche di pesca: diffusione di tecniche e modalità di pesca (attrezzi, esche, pasture) oltremodo impattanti e irrazionali, in particolare in ambienti fragili come le acque popolate da salmonidi dove l'approccio di pesca è realmente sovradimensionato rispetto alle caratterizzazioni naturali degli ecosistemi. A fronte di tutto questo, quanti sforzi e denaro pubblico sono stati impiegati in questi anni per studi di settore per capire e conoscere meglio i vari fenomeni e relative conseguenze, dinamiche, e fattori negativi? A quanto ammontano i costi derivanti dagli interventi di recupero o ripristino dello stato delle popolazioni ittiofaunistiche, che troppo spesso si risolve con immissioni e ripopolamenti pronto pesca solo per soddisfare una domanda ormai troppo commercializzata della pesca? Oggi, grazie all'efficacia del monitoraggio scientifico, i dati raccolti mettono a disposizione una griglia dove è facile risalire allo stato delle acque e determinare le cause di come si è giunti alle varie situazioni di degrado, ma al contrario anche alle situazioni di miglioramento e valorizzazione; basti pensare ai progetti di studio per la Carta Ittica, ai progetti pilota di gestione, o a quelli più a lungo termine dell'intero ambiente acquatico (es. Zone a Regolamento Specifico); documentazioni ed esperienze provenienti dagli uffici tecnici degli organi competenti (Regione, Province, ARPA), dal mondo virtuoso del volontariato piscatorio o ambientalista sempre supportati dal parere scientifico di settore, in particolare dall'ittiologia, con il prezioso contributo dell'ambiente universitario. In sostanza, si


conoscono le cause, si ammettono e identificano gli errori, si evidenziano i fattori di rischio, si distinguono le possibili soluzioni, si espongono i risultati positivi dei progetti virtuosi (es. in Umbria con le ZRS). Ciò nonostante, ancora si continua ad essere influenzati e troppo vincolati dalla logica retrò di una "rappresentanza" associativa maggioritaria di pesca sportiva miope e fortemente arroccata a quei principi, oggi, troppo contrastanti con quelle che invece sono le reali esigenze e finalità di recupero e riqualificazione degli ambienti naturali; responsabilità cui le istituzioni competenti, comunque sia, sono chiamate a rispondere direttamente in adempimento alle nuove norme comunitarie e nazionali vigenti, ma ancor più per arginare il diffuso stato di degrado delle acque superficiali. Oggi non è nemmeno più possibile continuare con la politica degli alibi che tenta di immunizzare le attività umane, pesca sportiva compresa alla quale non si possono addossare responsabilità alcune, trasponendo l'attenzione convenientemente sul fenomeno inquinamento/antropizzazione quale unica causa del degrado delle acque e quindi responsabile della regressione del settore pesca. Così facendo è facile avvalersi della rivalsa e della pretesa. È innegabile che le cause più sconvolgenti sono riconducibili alle attività dell'uomo, ancor più quelle illecite, ma anche le alterazioni causate dal


pensare e agire irrazionale di una parte della pesca sportiva, come le trasformazione di tratti fluviali sopra citati, o le immissioni abusive di specie alloctone che hanno compromesso gli equilibri autoctoni, o un prelievo esagerato di fauna ittica pregiata in violazione delle limitazioni previste dalle norme, o ancora continuare ad utilizzare tecniche di pesca oltremodo invasive responsabili del mancato ricambio ittiofaunistico per le specie più fragili (es. pesca con esche naturali sulle acque da salmonidi), o non tutelare opportunamente le specie ittiche nei periodi riproduttivi, ebbene anche tutto questo rientra nella sfera dell'inquinamento in quanto attività esercitata dall'uomo che in vari modi altera lo stato naturale di un sistema dinamico ambientale. In Umbria, presto avremo le proiezioni aggiornate della raccolta dati relativi ai tesserini regionali di pesca in tutte le acque di cat. A, uno strumento statistico che già in questa prima fase mette in evidenza il numero delle trote prelevate durante l'intera stagione di pesca; si evidenzia un andamento molto differenziato nell'arco temporale, con valori elevati nel periodo apertura della pesca (variabile dovuta alle ingenti immissioni pronto pesca) per poi decrementare drasticamente nei restanti periodi della stagione di pesca. Osservando il valore complessivo dei dati raccolti sinora credo che sia inequivocabile di quanto la pesca sportiva, per come è praticata ancora oggi, risulti molto impattante sulle comunità ittiche salmonicole e sull'ambiente in cui vivono, sia sotto il profilo del danno biologico e di biodiversità, sia per la sistemica e filosofia


da cui si originano tali concause (sistemi di gestione della pesca e fauna ittica; immissioni pronto pesca e relativi inquinamenti genetici; mancanza di una programmazione di settore con precisi obiettivi di riqualificazione ripartendo dalle forme di gestione delle acque; ingessatura della cultura della pesca). Considerando che parte dello stato di alterazione in cui versano gli ambienti acquatici dal punto di vista ittiofaunistico e che l'incalzante scadimento del settore pesca sportiva, in parte, dipendono da quanto sopra riportato, il solo pensare che in questo delicato ma importante percorso dove si dovranno stabilire le nuove regole e programmazioni si intenda seguire le orme del passato, credo che sia inacettabile e improduttivo. Così facendo non si fa che continuare ad alimentare un sistema perverso che nel tempo non ha saputo riflettere risultati positivi, dove non sarà difficile prevedere sin da ora gli effetti negativi a medio e lungo termine, vanificando quindi tutti gli impegni e risorse impiegati in questi ultimi anni sotto forma di progetti di studio e sperimentazione, di monitoraggio e di gestione specifica. I dati e testimonianze raccolti ce ne sono sin troppi, a questo punto deve subentrare la politica del fare. È tempo di cambiare. Il caso Umbria non credo che sia un'eccezione, ma la proiezione diffusa del nostro paese. Questo momento è troppo importante e decisivo, occorre il massimo impegno di ognuno, la consapevolezza che cambiare oggi è necessario per continuare domani, ma evitiamo di commettere errori di cui subito dopo ci pentiremmo costretti a riconoscerne le cause. Da una buona parte del mondo della pesca sportiva, in particolare settori come la pesca con le esche artificiali, oggi giungono segnali incoraggianti a dimostrazione di una volontà crescente disposta al cambiamento. Ebbene, che tale forza che si sta organizzando e diffondendo in modo esemplare che non esiti a interporsi in quel contesto più generale e numeroso della pesca sportiva troppo esitante ad accettare un modo diverso ma migliore.


Il dressing llo trovi su FFMmagazine n째3


E SE NON FOSSE VERO ? Di: Massimo Magliocco

A parità di risultato, sarà possibile cambiare alcuni elementi della moderna tecnica di lancio italiana senza essere considerati degli eretici ? Ed ancora, ma sarà giusto seguire alla lettera questi conservatori del lancio ? E se non fosse così ?


Chi ricorda le Olimpiadi di Città del Messico del 1968, rammenterà un certo Dick Fosbury a cui si deve il cosiddetto "Fosbury Flop" la tecnica del salto in alto ormai utilizzata da tutti gli atleti del mondo praticanti questa disciplina. La grande innovazione che introdusse Fosbury, fu lo scavalcare l'asticella con il corpo all'indietro, sistema diametralmente opposto a quello classico cosiddetto "ventrale" usato fino ad allora. La Fosbury Flop, venne prima vista con un pò di diffidenza, anche a causa di una dinamica che sembrava di difficile utilizzo, per poi diventare la tecnica usata da tutti i praticanti il salto in alto. Nessuno prima di Fosbury si sarebbe mai immaginato che il salto in alto potesse essere eseguito con un altro sistema diverso da quello ventrale poiché si sarebbe violata una regola, forse non scritta, che tutti comunque, seguivano poiché chi la introdusse per primo evidentemente ne descrisse le matrici. Bene, Fosbury ha dimostrato che con il suo salto si potevano avere dei risultati assolutamente migliori. Non ricordo se ci siano state delle polemiche tra quelli che saltavano con il sistema Fosbury e quelli che ancora


erano legati al tradizionale ma una cosa è certa, se oggi tutti saltano con la "schiena" credo che gli atleti ne abbiano valutato i vantaggi. Se si accetta questa tesi, cioè quella di poter mettere in discussione regole non scritte, non vedo perché nel nostro piccolo ma litigioso mondo della pesca a mosca non è possibile apportare delle modifiche o migliorare delle dinamiche di un lancio o di una tecnica senza essere additati come "eretici" e non degni di lanciare in quel sistema !! Nella tecnica italiana fare un lancio in angolazione seguendo degli elementi dinamici che differiscono "dall'originale" ma che portano allo stesso risultato magari anche migliorandolo, può essere considerato un sacrilegio ed essere visti come degli incompetenti. Queste verità indiscusse su alcune tecniche di lancio che sentiamo nei discorsi che si fanno in giro o che leggiamo (indovinate dove ?), sono l'esempio classico di un conservatorismo del lancio, chiamiamolo così, inteso come la volontà di non voler migliorare o modificare delle dinamiche pensate molto tempo fa e che, come tutte le cose tecniche, sono soggette ad eventuali modifiche (anche se oggi, dopo trenta anni di mosca ed almeno una ventina da istruttore e dopo aver conosciuto ed apprezzato valenti lanciatori stranieri, mi sono venuti seri dubbi sulla autenticità di alcune tecniche di lancio della coda di topo nostrana). Ma torniamo al lancio in angolazione. E' scontato che per essere eseguito correttamente il lanciatore debba attenersi ad alcune regole che la Fisica ha scritto (l'ho volutamente sottolineato

per evidenziare che non sono certo "invenzioni" del momento), come ad esempio l'escursione del braccio, l'ammortizzamento ed una ottima tensione della coda. Ma se qualcuno si permette di dire che la sinistra, tanto per restare nell'ambito delle tensioni, può essere usata con una mini doppia, allora parte la lapidazione poiché "è scritto" che deve restare ferma. Con questo non voglio certo dire che la mano ferma sia negativa anzi, ma se un povero Cristo non riesce a tenerla immobile e genera un'ottima e sottolineo ottima, tensione con una mini doppia arrivando ad avere un risultato finale nel lancio in angolazione altrettanto ottimo, perché deve essere considerato un mediocre ? Vogliamo parlare dell'asse ? Che dire di coloro che mettono insieme escursione, progressione, ottima tensione della coda ma che però hanno un fuori asse e che comunque riescono a produrre alla fine del lancio una coda pulita e tesa ? Insomma, che riescono a fare un eccellente lancio in angolazione ? Gli vogliamo tirare i sassi sugli stinchi per fargli più male ? Ed ancora, se qualcuno dovesse riuscire a lanciare in verticale senza andare a 45° che è comunque meglio, ed avere alla fine lo stesso risultato ? Se avete letto cosa dicono i nostri amici Lillo e Lallo circa i lanci già esistenti e adattati ad una tecnica e ad attrezzature più corte e a code più leggere, perché si deve essere "bastonati" se il nostro lancio in angolazione ha degli elementi che differiscono dall'"originale" ? Non ci sono due pesi e due misure ? Non si ha una un metro di valutazione diverso ?


Ma quante volte moltissimi di noi hanno detto che gli inglesi, ideatori di questa tecnica di pesca, sono ancora legati ad un modo antiquato e forse anche sorpassato di usare una tecnica di lancio asserendo anche, secondo me giustamente, che moltissime cose possono essere eseguite attraverso un modo, molto ma molto migliore ? Un altro esempio. Qualche anno fa, ho apportato delle modifiche al sottovetta, lancio molto pratico ed essenziale. Nella FFM insegniamo questa nuova dinamica perchĂŠ a mio



avviso da dei risultati migliori in fatto di precisione. Bene, so che siamo stati additati come degli infedeli che si sono "permessi" di mettere in dubbio dei dogmi, delle verità indiscusse, degli insindacabili principi. Se questo non è assolutismo che cos'è ? Questo modo di agire in questo piccolo, litigioso ed ignorante (nel senso di ignorare, non conoscere le cose) nostro mondo di moschisti, mi fa credere che se invece di litigare sempre si mettessero insieme idee sulla tecnica di lancio volte a migliorarla confrontandosi serenamente e fare propri concetti nuovi che magari cozzano con i vecchi dogmi, riusciremmo a far diventare più simpatico questo nostro giochino poiché ci si sbarazzerebbe con un sol colpo di molti presunti guru che magari pescano a mosca da pochi anni (e credetemi, ce ne sono in ogni angolo di fiume e di fiera). Ci si potrà riuscire un giorno ? Chissà Per concludere quindi, ma sarà indispensabile, come asseriscono in molti, mantenere inalterate tutte le dinamiche già scritte senza pensare di migliorarle ? E SE NON FOSSE VERO ?


The British Fly Fishing International - at Stoke on Trent


For the second time in two years running I was fortunate enough to attend the BFFI, with the well known Italian Fly Tyer Federico Renzi, which took place at Stoke on Trent on 7/8 November. This time I was on the Fly Tying team which was a great honour for me as this also gave me the opportunity to promote Italian fly fishing. Generally people are quite surprised by the fact that Fly Fishing is available in Italy but they are even more astonished by the high levels that our Italian Fly fisherman have achieved. In fact, not only are there hoards of avid fly fishermen, but we also have a very active industry revolving around fly fishing and the split cane (or bamboo if you prefer) world. This year we were favoured by the good article Mark Bowler published on Fly Fishing & Fly Tying about his fishing trip on the River Nera with Luca Castellani and Mauro Raspini. It seemed to have met with much approval as many visitors and tyers enquired about it. Anyway Federico asked me to accompany him on his trip to Stoke and I jumped at the offer. My partner Luca Castellani couldn't make it this year so at first I had also renounced as I hate travelling alone so this offer really took me by surprise. Not being able to find any better flights, we flew into Stansted and hired a car for the long but pleasant drive to Stoke. I realise it's not much to go by, but if the rest of the English countryside is as beautiful as the one visible from the motorway, the English really live in a beautiful place. Now I realise why so many English have bought property and spend their summers and perhaps even retire to Tuscany. The scenery is very similar - the same rolling hills but with a slight difference, the cypress trees, the sunflowers and of course the sunshine!! There are so many English in Tuscany and especially in the Chianti area, that it is commonly referred to as "Chiantishire"! By the way there are some top fly fishing beats in Tuscany, Lima, Serchio, Sieve, Tevere. Imagine fishing for trout and grayling in the middle of a hot summer day "under the Tuscan sun"! We arrived in Trentham at about 1 pm in the afternoon and before checking in to the Inn, we paid a short visit to the fair. We arrived while all the exhibitors were hustling Sotto: Oliver Edwards testing Moreno’s rods01 A fianco: Fly Tyers


DANIKA

and bustling away at their stands and Steve Cooper from Cookshill Fly Tying who is one of the organisers met us with a welcoming and friendly smile. Federico met with the owner of a well known manufacturer and supplier brand of fishing articles to discuss business and we were kindly invited for dinner at their hotel. The BFFI is not a big exhibition but the increasing numbers of visitors make it one of the major appointments that should not be missed. Federico and I drove to the show quite early on the Saturday morning with Ole Bierke and Westbeek. I was amazed at the number of visitors already queuing up. The line snaked almost all the way around the Marquis tents. We made our way to our tying table in the tyers' tent

GRASSHOPPER

BEETLE

while the exhibition was slowly filling up. It was great to meet people from last year again. It always gives one a comforting feeling to see a familiar face. Just to name a few - Oliver Edwards, Mark Bowler, Charles Jardine, Marc Petijean, Hans Weilenmann, Mr and Mrs Roy Christie, Mr and Mrs Mike Brooks, Rev. and Mrs Robert Spaight with his incredibly entertaining conversation, etc. There were around 70 excellent fly tyers from over 25 countries. I felt a little embarrassed since I do not tie exhibition flies but only fishing flies but I was soon consoled by the fact that there

were others like me. I say embarrassed because the quality of some the flies is extremely high. From the fully dressed Salmon flies that are stunning, to the life-like imitations, the world of fly tying has reached exceptionally high standards. What is also great is the camaraderie which exists in this world. There are no Prima Donnas, noone tries to excel above the other. Everyone is pleased to help and give advice. A welcome and refreshing change for me - I must be honest. I


will not mention any of the other guys I met, should I forget someone I would feel terrible! Anyway it was really great to meet some of the really big names in fly tying and fishing. A special word of thanks to Mike Brooks from Phoenix Lines who did a presentation on the making of Bamboo rods and he gave me the opportunity to speak to the public on what is happening in the Bamboo world in continental Europe. While I was speaking I caught a glimpse of Robert and Michaela Stroh and Vieditz, the famous rodmakers from Germany among the public. What a pleasant surprise! I must say with respect to last year's edition, the interest in bamboo seems to have increased considerably. Hopefully the Bamboo renaissance

SCORPION

that is taking place in the rest of the world has begun in great Britain too. It would be wonderful to involve the Brits in the European Bamboo Gatherings (by the way should they need help, advice etc, they are welcome to contact me and I will be pleased to help!!) During the exhibition, I did manage to sneak away to browse among the stands and I saw some wonderful equipment and fly tying materials! I managed to wiggle a few rods from various manufacturers and the value for money seems to get better every year. I wish I could have purchased a carbon rod at these prices 30 years

ago when I started FF! I always get the urge to buy everything I can lay my hands on. It's the child in the chocolate shop syndrome!! These occasions are also good for meeting new friends. The evenings at the Carvery pub are amazing. One round after another of excellent beer which tastes better after every glass. Thank God then we don't need to drive back to our hotels as most of us have rooms booked at the Inn above the pub.

SALMON FLY

STONEFLY NIMPH


Federico e Moreno

So many thanks to the excellent organizers of the event and we sincerely hope to be there again for the 2010 editions to meet old friends and of course to make new ones. A jolly good show!!! Moreno Borriero Rodmakers


S T E A LT H


I

tricotteri sono insetti acquatici negli stadi preimmaginali, terrestri da adulti. Hanno un volo piuttosto pesante anche se sono dotati di quattro ampie ali diseguali e ricoperte di pelurie e scagliette che in fase di riposo si chiudono a tetto sul corpo, molto simili alle farfalle notturne. Le larve sono diffuse in tutti gli ambienti d'acqua dolce e possono essere considerati come indicatori di acque di buona qualità . Esse sono dotate di branchie e molte di loro si costruiscono, con l'aiuto di una particolare secrezione corporea, degli astucci protettivi diversi per ogni specie, con legnetti, pietruzze, conchiglie, seta, ecc‌. le loro dimensioni vanno da 3 a 50 millimetri. Queste larve acquatiche sono note con il nome di "mortasassi e portalegna". Il ciclo biologico inizia con l'ovodeposizione al quale segue la nascita delle larve. Dopo un periodo variabile a seconda della temperatura dell'acqua, la larva ormai cresciuta si chiude nell'astuccio e inizia la metamorfosi che in 15-20 giorni la trasforma in pupa. La pupa si trasforma in insetto adulto


(sedge) uscendo dall'astuccio e lacerando la sottile pellicola che lo avvolge. Questa trasformazione può avvenire sulla superficie dell'acqua oppure dopo avere raggiunto nuotando un luogo asciutto sulla riva. I Tricotteri si accoppiano fra la vegetazione vicino al corso d'acqua, raramente in volo mentre la deposizione delle uova può avvenire sulla superficie dell'acqua, in volo oppure in immersione. Certamente i tricotteri sono gli insetti che piÚ si prestano ad essere imitati, questi hanno una struttura piuttosto massiccia, i colori sono opachi e la silhouette piuttosto lineare con le ali disposte a capanna. La Stealth vuole imitare le sedge quando da pupa diventa insetto adulto ed uscendo dalla superficie dell'acqua guadagnano velocemente, con un volo frenetico ed intermittente, la sponda o la vegetazione piÚ vicina.




Slough Creek tardo autunno

Slough Creek tarda primavera

secret streams, magic waters Di: Claudio Tagini


Alcuni tra i piacevoli momenti che mi regala la pesca, sono le chiaccherate con amici pescatori dopo cena, ricordando e rivivendo gloriose giornate. Queste serate son sempre memorabili, sia centellinando prezioso Armagnac o un buon Porto, davanti al caminetto dopo una raffinata cena al tartufo nelle fredde serate invernali, che in piena stagione, alla fine di una intensa giornata di pesca, sorseggiando un piu' "ruvido" Jack Daniels in una rustica cabin di tronchi, o addirittura sotto le stelle, davanti al fuoco di un campeggio d'alta quota, magari dopo una grigliata di bisonte. In tutti questi anni, mi sono accorto come, piu' che la taglia stessa delle catture, i racconti di pesca vadano inevitabilmente sul "come" esse siano state fatte, dalla scelta dell'artificiale al lancio, ma sovente descrivendo soprattutto il contesto ambientale e l'atmosfera, intensa ed a volte quasi surreale, che le hanno rese particolari, fuori dall'ordinario. Dopotutto, allamare una trota sui 40 cm non e` che sia una rarita` di per se, quanto invece catturarla in ambienti selvaggi ed incontaminati, sotto gli occhi di un bisonte che pascola a pochi metri, dopo ore di pesca senza aver visto nessun altro attorno ... Molti dei racconti descrivono momenti magici in ambienti stupendi, a volte anche segreti, e si incomincia a parlare di acque sconosciute e... forse, qualche volta anche solo sognate, perche` e` in ognuno di noi il desiderio di pescare dove non c'e` ancora passato nessuno, almeno da qualche tempo. Chiaccherando con pescatori, e` difficile trovare qualcuno che non abbia almeno sentito nominare i famosi corsi d'acqua delle Montagne Rocciose e del West Americano: Madison, Beaverhead, Big Hole e Big Horn

Dopotutto, allamare una trota sui 40 cm non e` che sia una rarita` di per se, quanto invece catturarla in ambienti selvaggi ed incontaminati, sotto gli occhi di un bisonte che pascola a pochi metri, dopo ore di pesca senza aver visto nessun altro attorno

Claudio Tagini a pesca sul Madison River, nel tratto dentro allo Yellowstone park

in Montana; Silver Creek, Henry's Fork e Snake in Idaho, e poi lo Yellowstone ed altri in Wyoming, passando dal Green River in Utah, dal South Platte, Taylor e Fryingpan in Colorado, sino al San Juan River in New Mexico, giusto per menzionarne qualcuno. Anche se alcuni di questi fiumi non sono sempre facili da pescare, sono stati descritti su varie riviste, e non solo Americane, da chi vi ha pescato, giustamente celebrandoli per la bellezza e l'abbondanza di pesce. Questa popolarita`, oltre ad aver consentito a pescatori di tutto il mondo di potersi confrontare con trote selvagge, ha pero' la colpa d'averli resi in alcuni casi molto frequentati. Non si tratta mai di un vero e proprio affollamento, tipo le situazioni gomito a gomito da "kombat fishing" che si trova su certi fiumi canadesi da salmoni o steelhead, ma durante i weekends estivi ci si puo' facilmente trovare a dover spartire il fiume con altri. Fatta eccezione forse per un paio di volte, non ho comunque mai


avuto problemi a pescare il Madison anche quando l'ho trovato affollato (per "affollato" intendo solo 200 o 300 metri di fiume per se), ma devo ammettere che preferirei poterci andare sapendo con relativa sicurezza che, anche se magari solo per mezzo miglio, la riva destra a monte del 3 dollars bridge, per esempio, non e` stata ancora pescata quando ci arrivo io. Ed ecco che alcune delle acque poco conosciute, o addirittura sconosciute ai piu', diventano preziose oasi di solitudine, dove i pesci sono meno disturbati e, sovente, anche piu' "ruspanti" di certe trote tartassate tutti i giorni, come quelle che, pur nate nel fiume e selvagge al 100%, gia` a meta` stagione sanno riconoscere la marca del finale che usi ed in quale fly shop hai comprato le mosche (le trote piu' grosse probabilmente sanno anche quanto costano). Dopo oltre una ventina d'anni scorrazzando per il West, un po' facendo scouting da solo, studiando attentamente mappe, ma sovente anche rizzando le orecchie, in ogni zona sono arrivato a conoscere una manciata di questi "secret streams" che, durante certi weekends, sovente si rivelano l'asso nella manica. A volte, lo ammetto, ne son venuto a conoscenza usando sotterfugi, come quando, anni fa in un fly shop della California, al tizio che teneva segreto il "suo posto", ho detto di stare attento alla Poison Oak (una pianta rampicante che al contatto con la pelle provoca incredibili irritazioni) e lui mi risponde che non ce n'erano... Ora, avendo poco prima raccontato di andarci a cavallo, e conoscendo gli

stessi wranglers che conoscevo io, avevo gia` dedotto da dove partiva (Lloyd Meadows), e se non trovava Poison Oak significava che al bivio delle trails del Kern Flat, che e` a 5000 piedi slm, andava a sinistra, cioe` a monte, poiche` non c'e` Poison Oak al di sopra di quell'altitudine... E` incredibile come il nome o la localita` di un posto di pesca possa essere tenacemente tenuto nascosto dalla stessa persona che, solo un attimo dopo, e` pronta a sciorinare con dovizia di particolari cosa usare e come costruire le mosche giuste per pescarci, o altri utilissimi indizi. Ricordo per esempio quando un altro tizio, questa volta a Jackson, Wyoming, si vantasse delle tante belle catture fatte in solitudine, senza pero' svelare dove... e poi, dopo aver paragonato le SUE gray drakes con quelle in vendita nel fly shop, annunciava che

Sella da montagna

Tratto di Kern River (vicino al forks of the Kern)

nel "suo" posto portava moglie e figlio a catturare i kokanee. Duh! I kokanee vivono in laghi e, da bravi Sockeye che poi non sono altro, risalgono streams che hanno un lago a monte... Mi son infatti bastati 5 minuti, osservando le mappe topografiche della zona, per capire di che stream stesse parlando, ed una volta sul posto, infatti, alle 11 precise di mattina c'e` stata una bella schiusa di green drakes... Eccomi qui (foto di fine Agosto del 2000), con una cutthroat salita su una Gray Drake (amo #12, canna Loomis 8 piedi e mezzo coda #4 Cortland 444, mulinello Abel trout) su questo stream praticamente sconosciuto, dove il mio cliente ed io abbiamo trovato solo un altro pescatore in 4 ore e su vari km di percorso.


Per di piu', quel pescatore se ne stava adando mogio e deluso, dicendoci che li "non c'erano trote"... Il bocchino con le capsule di nicotina, per smettere di fumare, beh, non funzia, trust me. Alcuni di questi "posti segreti" non sono per niente facili da raggiungere (che sovente e` anche la ragione principale per cui rimangono sconosciuti), altri lo sono solamente per avere il difetto di scorrere vicini ad altri fiumi piu' famosi: il Buffalo River in Idaho, per esempio, e` raramente menzionato, eppure e` un importante affluente dell'Henry's Fork... L'Hoback River (di cui uno scorcio a fianco, ed una cutthroat sotto, foto di LuZa), poverino, scorre lungo la scenica e scorrevole # 191, a meta` strada fra l'upper Green River a Nord Ovest di Pinedale, e lo Snake River a sud Est di Jackson, e pur essendo panoramico, non ci si ferma quasi mai nessuno (tranne i miei clienti a cui lo segnalo), sempre tutti guidando di corsa da uno dei due piu' famosi fiumi all'altro, ed e` per questo che per anni ed anni non ci si e` mai trovato altri pescatori. Sempre nei pressi di Jackson, Wyoming, il 90% della pesca si svolge sullo Snake River che, per la lunghezza, portata d'acqua e ramificazione in parecchi tratti, secondo me

Eccomi qui (foto di fine Agosto del 2000), con una cutthroat salita su una Gray Drake

A destra: L'Hoback River

Sotto: Le maestose cime dei Grand Tetons fanno da cornice a splendide inquadrature


Sopra: uno scorciodell’'Hoback River

i

A fianco: Una cutthroat, foto d

Una Cutthroat sopra, foto di LuZa

potrebbe quasi ospitare un numero doppio di pescatori anche in piena stagione, e nessuno se ne accorgerebbe. Le maestose cime dei Grand Tetons fanno da cornice a splendide inquadrature nelle foto delle catture, tanto che parecchie addirittura finiscono sui calendari delle ditte che operano nel settore. Perche`, quindi, andare a cercare posti nascosti, per giunta piu' lontani e a volte anche difficili da raggiungere? Secondo me per una questione psicologica, il gia` menzionato (e forse inconscio) desiderio di pescare acque per modo di dire "vergini", cioe` anche se solo da mezza giornata (indubbiamente un concetto libertino di "verginita`). Ed ecco che, oltre allo Snake e Flat Creek, si abbandonano le strade principali, e ci si avventura in posti che sembra siano in un'altra dimensione parallela, un mondo a parte. Relativamente vicini a Jackson (nell'enormita degli spazi del West, sono poi solo una manciata di miglia), eppure come se si fosse lontanissimi, la strada non ha traffico, poi non e` piu' asfaltata, ed oltre ancora... beh, sovente occorre avere un fuoristrada. Lungo il percorso si trovano piccole mandrie di bisonti, ma senza le macchine di turisti parcheggiate per fotografarli, oppure, come da

LuZa


Stesso fiume: Ma catture in anni diversi

foto sopra, di LuZa, cervi che attraversano tranquilli il fiume, e le colline attorno sembrano prese da un altro pianeta. Da tempo segnalato parecchi di questi posti ai miei piu' affezionati clienti ed amici (Mirko e Paola, un esempio fra tanti, ne hanno pescati parecchi, durante i 10 viaggi che gli ho organizzato, a partire dal 1995), e non e` piu' tanto una cosa rara vedere un sorriso malizioso apparire sulla faccia di qualche pescatore, quando di alcuni di questi posti appaiono le foto. Sopra, foto di LuZa, ed a fianco di Mirko, in anni diversi ed ognuno con la sua cattura sullo stesso corso d'acqua poco conosciuto (dire "segreto" sarebbe un'esagerazione). Bei posti e belle catture, senz'altro, pero' si deve sempre tener conto che si corrono anche dei rischi. Mentre la condizione dei fiumi famosi e` conosciuta a tutti, ed al giorno d'oggi la si puo' sapere addirittura in ogni parte del mondo, tra informazioni in internet, se non addirittura da webcam che trasmettono immagini dal vivo, per queste acque segrete l'unico modo per scoprire se pescano bene al momento e` .... quello di andarci. Sono rischi che purtroppo bisogna correre, e non si e` sempre fortunati: esattamente due anni dopo averci fatto una favolosa pescata, una volta arrivato nello lo stesso "posto segreto" con un gruppetto di clienti, l'ho trovato deserto di pesci: una frana a monte (di cui ho poi scoperto che solo pochi ne erano a conoscenza) aveva riempito il il fondale di sedimenti sabbiosi. Se cio' fosse successo allo Snake River, o anche solo al Flat Creek, per esem-


Cattura e pesca in un tratto dei "frustration ponds", Wyoming. Sopra: Paolo M. con una bella cutthroat)

Sopra: sempre Paolo M. con cattura di una stupenda rainbow in acque poco conosciute dello Yellowstone Park

pio, l'avrei addirittura letto sul Los Angeles Times in California, invece di trovarmi all'improvviso a far sprecare una mattinata ai clienti (credo non me l'abbiano ancora perdonato). Sarebbe sciocco, infatti, organizzare un viaggio di pesca senza includere nel menu delle offerte alcune delle ricette famose e sicure, ma sarebbe anche un disservizio da parte mia non svelare alcuni di questi posti dove poter andare a provare un po' di pesca in solitario. Ed ecco che, ad una discesa in barca con guida sullo Snake River, con belle catture (che praticano persino da sole il Catch & Release), propongo sempre anche due mezze giornate su alcuni corsi d'acqua minori che conosco in zona, per una pesca piu' intima... e da soli, senza bisogno di


guide, come da lle due fotografie successive, di cattura e pesca in un tratto dei "frustration ponds", Wyoming. Cosi come, dopo aver segnalato un paio di punti buoni dove pescare lo Yellowstone River nel parco (foto a fianco: Paolo M. con una bella cutthroat), segnalo anche altri angoli di quel paradiso della natura, dove pescare trote magari piu' piccole (ma non tanto piu' piccole, vedi sotto: sempre Paolo M. con cattura di una stupenda rainbow in acque poco conosciute dello Yellowstone Park), ma certamente non meno belle e selvagge, in perfetta solitudine. Sopra, un'altra cattura (cutthroat) su fiumi meno famoso dello Yellowstone Park. Alcune di queste acque, se non troppo difficoltose da raggiungere, sono anche l'ideale per portarci i ragazzini a pescare, o la famiglia, cosi da poter godere in pace la serenita dei luighi senza gente attorno. Madison River, Montana. Agosto 2005 Claudio Tagini, At your service. American Western Adventures www.awatravel.net Foto sopra: Elena S. Di Grosseto, con la sua prima cutthroat catturata a mosca (Agosto 2005)

Claudio Tagini


SPF

Di: Luca Castellani

alias mini foam extended body


Chuck Furimski e Luca Castellani

Chuck Furimscky e Andy Kurkulis sono amici miei. Il primo l'ho conosciuto in occasione del primo World Tuscany Open , Andy invece in un sevizio di guida di pesca. Chuck è l'organizzatore di una dozzina di Fly Fishing Show in diverse città degli Stati Uniti, oltre al celebre simposio dei costruttori di mosche artificiali di Somerset, in New Jersey, che si svolge il novembre di ogni anno. Andy è il proprietario di uno dei più famosi negozi di pesca degl'Usa: il Chicago Outfitter. Ci conoscevamo di fama, Andy mi mandava già clienti da prima che avessimo occasione di conoscerci di persona . Tra di loro, Andy e Chuck si conoscono per rapporti di lavoro ma non abbiamo mai avuto occasione di stare tutti e tre insieme nello stesso tempo. Sia Chuck che Andy sono stati miei ospiti e quando vado dalle loro parti non posso esimermi da fargli visita. Il perché di questo cap-


pello? Cosa centrano con questo articolo? Perché associarli insieme? Ora lo spiego: <la cosa che li accomuna è l'appellativo, il nomignolo che hanno coniato, senza mettersi d'accordo, in tempi differenti, per la miglior mosca che gli ho suggerito di usare durante le uscite di pesca con me sulle nostre acque: <Shitty Pink Fly>, in parole povere hanno soprannominato ambedue la mini extended body rosa : < la mosca rosa di m…..:> Entrambi, più o meno, sono abituati a frequentare per lavoro ed amicizia costruttori di mosche artificiali professionisti, altri costruttori "artisti", Sono avvezzi ad avere nelle proprie scatole mosche famose, costruite da personaggi celebri. Sempre con un impatto di bella esteriorità. I pescatori a mosca sono così, hanno il gusto, il piacere del bello. Andy commercializza nel suo negozio e per il web le mosche artificiali, e spesso A.K.Best fa dimostrazioni da lui per i suoi clienti di Chicago. Ma si sono arresi al fascino di questa mosca "povera" con pochi fronzoli. Fatti non parole. Non comprendo il perchè ma mi adeguo. Quindi, a parte loro, ho imparato Luca conun temolo catturato a Gorga Buia con la SPF che per far bene il mio lavoro, devo proporre con cautela i miei artificiali. Per renderli credibili, all'inizio della giornata, sono vincolato a farli provare sempre per secondi e o terzi, nei tentativi di pesca. L'impatto con i miei "gioielli" all'inizio ha sempre un avvio incerto sulla carta. Trasmettere la mia praticità, conoscenza e consapevolezza e contagiare con le mie intuizioni i miei amici poi sul campo diventa tutto più facile, un gioco da ragazzi, sempre se riesco ad entrare in sintonia con il mio amico/cliente. Oramai con l'esperienza ho capito specialmente con i pescatori di livello che accompagnerò a pescare, devo iniziare da lontano per arrivare a quello che voglio comunicare, sempre se lo vorranno ricevere. Credo di conoscere quello che gli dovrò fare vedere, in ordine cronologico, anzi quello che so che vorrebbero vedere; ma più di ogni altra cosa quello che devo suggerire; cioè cosa appendere al finale. Ciò che serve in quel momento realmente e che so che funziona dovrò avvalermene in seguito. Ma mi fa gioco. Devo conquistarmi la fiducia e questo stato di cose mi aiuta. In avvio


comincio così a mostrare le mie scatole con le mosche artificiali tradizionali, abbastanza ben curate nell'aspetto, almeno credo. Cioè con quello che vorrebbero pescare e tutti pescano. Il mio mestiere è quello di far prendere i pesci ai miei clienti. Se sei bravo ne possono catturare molti, ancor di più bravo se quelli che arrivano nel guadino sono grandi, se poi gl'altri pescatori intorno a lui non catturano c'è l'apoteosi. Così spesso devo impormi con gentile fermezza sulla scelta degl'artificiali per ottenere il risultato voluto se il tradizionale fa cilecca. Questo è il momento giusto per far venir fuori dalle A destra:Giorgio Paglini con una trota alla piana dei sospiri catturata con una SPF Sotto: Andy Kurkulis con una bella fario del TWT catturata con la SPF

scatole le mie mosche, anzi le imitazioni per le mie acque. Queste mosche dall'aspetto poco accattivante, non ti invogliano a prima vista, forse antiestetiche e non fanno provare il desiderio di appenderle sull'amo a questi pam, persone di gusto raffinato. Ma quando arriva il pomeriggio di un luglio assolato, o le gialline/oliva che gli inglesi denominano "pale watery", (al singolare), cominciano a scendere per tutto il giorno sul filo della corrente, il brutto anatroccolo rosa si trasforma nella regina della giornata, l'inibizione cade, il pregiudizio cede il passo all'effetto. In fondo non sono così antiestetiche, si osservano con una visuale differente, a modo loro hanno fascino, si pensa questo dopo averle viste all'opera. Questi pam, la forma fino a quando non c'è il risultato in palio. Ora mi si presenta il problema contrario, ho difficoltà a far sostituire la mini foam extended body con le altre mosche. I miei amici diventano come il proverbio dei pifferai: <un soldo per cominciare e due per smettere>. Questa mosca rosa rende bene con varie specie di effimere color oliva presenti


in acqua e giornate prevalentemente soleggiate. Qualche volta non perde colpi anche se i pesci salgono su ninfe galleggianti o in procinto di rompere la tensione superficiale. Sia riviste americane che inglesi hanno scritto su questa mosca, oltre che l'italiana Fly LIne. Ne ho spedite in buon numero in diverse parti d'Europa, in Australia e molti stati americani. Ho un buon riscontro in richieste anche in Italia, specialmente per i fiumi popolati da temoli, anche se sono nate dall'esperienza fatta nei miei fiumi. Ha catturato pesci già in acque di disparati continenti. E' una mosca adatta alle acque difficili e pesci selettivi. Funziona bene anche sull'acqua lenta/ferma. E' ben visibile e sia temoli che trote ne sono attratti. E' molto importante che galleggi bene. Quando le ali in cdc non stanno su come accade con il primo lancio è il momento di sostituirla con una uguale. Deve essere perfettamente galleggiante per dimostrare la sua superiore efficacia. Si lancia bene anche con finali sottili (0,8-0,9). Ha un difetto che non sono riuscito a rimuovere nonostante abbia provato diversi differenti tentativi d'assemblaggio: se l'azione di lancio è molto veloce il corpo si può spostare all'interno della curvatura dell'amo e il finale tende a girare e formare quelle odiose parrucche come quando l'amo cattura una foglia e il tip ha l'effetto spinner. Basta fare un po' d'attenzione nell'azione di lancio, rallentare la velocità. Non penso che possa essere migliorarla, in fondo questo è l'unico difetto che ha

Maurizio Duili con una fario catturata con la SPF


Mosche per la Tail WaterTevere dal giubbetto di Luca

mostrato, i pregi di contro sono numerosi.. Non di rado capita sentirmi dire da amici mentre stanno pescando con una mia mosca: <guarda questa mosca rosa di m…. ha catturato ancora dove le altre neanche le vengono a vedere, ma perché gli piace così tanto?> gli rispondo:< Ma ti chiami Chuck o Andy? comunque il perché non te lo dico, non posso regalare a tutti la mia conoscenza, ma se vuoi la possiamo sostituire con una mosca che vuoi te, che ne dici?> la risposta è: <no di certo>. <Questi pifferai, un soldo per appenderla al finale e dieci per toglierla!>


Di: Ezio Bissone

Ecdiowet


1 Il pesce o il pescatore? Dilemma per chi costruisce mosche artificiali...la mia mosca è bella e cattura anche i pesci...oppure è solo bella ...oppure non è bella ma cattura i pesci!! Oggigiorno gli artificiali catturano spesso solo il pescatore. Si vedono mosche ridondanti di fronzoli, appendici più o meno molli che sbordano da ami magari disegnati da Giugiaro piuttosto che Bertone, ali che sembrano vere dall'effetto elica tipo twister, modelli rovesciati, il davanti dietro e viceversa, imitazioni perfette di un essere etereo rappresentate con bitorzoli e addobbi natalizi….per giungere al livello spaziale da star trek che con un materiale "spugna" vorrebbero far galleggiare anche i sassi….questi sono i figli del nostro tempo ..artificiali del 21 secolo come artificiale è spesso tutto quello che circonda il mondo della pesca. Commerciale !!!! La creatività, l'arte di miscelare colori e materiali per ottenere un qualcosa che si fonda con la bellezza della natura, oggi non conta nulla? Da costruttore quale mi ritengo, sono per le mosche che catturano i pesci, non quelle di "un pesce per caso" per intenderci, l'esperienza sul campo, l'osservazione e il dialogo con altri "pescatori" per realizzare la mosca vincente, quella da avere sempre con se nelle scatole porta mosche, dopo averne strutturato la forma con la giusta tecnica di montaggio cerco se possibile di renderla anche un po' accattivante e qui che l'estro dell'artista entra in gioco. Vorrei invece illustrarvi la mosca in questione. Per chi costruisce veramente noterà l'insieme di tecniche

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prese qua e la per assemblare una mosca che definirei "interessante". Intanto il corpo con due colori, preso in parte dalle famose PHRYGA di GUY PLAS , che dona all'insieme una certa veridicità, e se a quel segmento di colore doppio del corpo uniamo poi un rigaggio in quill naturale dl pavone pelato, (vedi QUILL GORDON di T.GORDON ) che aumenta il potere adescante con l'imitazione quasi naturale dei segmenti addominali di un insetto, per poi arrivare al collarino, l'hackle, che assomiglia per forma finale alle PALLARETA spagnole realizzate con gallo pardo, la differenza sta nel tipo di montaggio delle fibre che per le "spagnole" sono a ciuffi e non con la piuma intera come nel nostro caso. Cosa possiamo osservare? Unendo diverse tecniche di montaggio possiamo realizzare una mosca che ha un largo spettro di utilizzo e che si presta come base per molteplici varianti. È un perfetto Ecdionuride emergente quando in primavera schiudono gli E.Torrentis , variando la taglia ottima anche sulle schiuse di Dressing 8 Epeorus Assimilis ed all'inizio dell'estaAmo: dritto o grub #8-10-12 te fino a settembre è ottima sulle Code: fibre di gallo grigio schiuse di Baetis Scambus e Baetis Rib :quill di pavone pelato Rhodani. Molti amici hanno avuto Tag filo: pre wax brown 6/0 eccellenti risultati usandola come Body: monocord yellow 3/0 seconda mosca in un trenino, abbinata Hackleuna: piuma di gallo grigio ad una ninfa con pallina in tungsteno usata come zavorra, oppure strippanHead: filo pre wax brown 6/0 do leggermente è ottima anche in lago nelle tre stagioni canoniche. È consigliabile averne almeno una dozzina in tre taglie diverse come da 9 deressing. Può essere una mosca risolutiva tutte quelle volte in cui i nostri amici pinnuti mangiano a pelo d'acqua. Come spesso accade in Dora Baltea, ninfano una sola volta, anche in assenza di schiusa. In questi casi si deve lanciare in prossimità della zona di stazionamento del pesce e recuperando la coda a piccoli strappi, animeremo la mosca aumentando così la possibilità di allamare il pesce. Vediamo nei dettagli le fasi del montaggio. Si partirà con il filo marrone, 11 quello con il quale faremo il tip, la parte finale dell'addome della nostra mosca. Il filo usato è il danvilles' 6/0 pre waxed color brown, orange come variante, che meglio si presta per essere verniciato a lucido, fissiamo alcune fibre di gallo grigio, meglio ancora se come variante useremo delle fibre di gallo pardo ad imitare la


coda. Fissiamo subito dopo il quill pelato di colore naturale e col filo formeremo un tratto di addome, circa un quarto della lunghezza del gambo, leggermente ingrossato. Andremo oltre di alcuni giri e fisseremo il filo. Ora useremo il filo giallo, un danvilles monocord 3/0 , col quale faremo un corpo dalla forma come in fotografia (f.6). Avvolgeremo a mo' di rigaggio il quill naturate di pavone pelato e quindi chiuderemo con un semplice nodo, pronti per la verniciatura. Questi materiali sono molto performanti perchè verniciandoli cambiano leggermente colore rendendoli accattivanti e più adescanti, se inoltre come sottocorpo mettiamo un giro di filo di piombo piatto (vedi l'argomento sul sito www.cpmam.net), il corpo assumerà un colore ancora diverso, in quanto il filo giallo diventa leggermente trasparente dopo la verniciatura. La vernice migliore per plastificare corpi e testine è il Gloss coat. Dopo aver verniciato almeno due volte il corpo inizieremo a fissare l'hackle. È opportuno che la vernice sia completamente asciutta. Dunque si fissa la piuma e la si avvolge con spire non troppo vicine tra di loro, dopo, tirando indietro le fibre avvolte, realizzeremo la testina che le coprirà in parte tenendole piegate all'indietro. Usando un gallo dalle fibre dritte ma morbide otterremo un effetto di movimento vitale. Anche la testina sarà verniciata a lucido. Queste mosche a me piacciono in quanto oltre ad avere caratteristiche positive come poliedricità di utilizzo sono in fondo anche belle a vedersi. Tenete comunque conto che a volte la mosca che prende in quel momento di disperazione è proprio quella che noi non useremmo mai...bellezza a parte. Buona costruzione Ezio

www.edizioninuma.com


Di Massimiliano NUCCI e Marco PIANTONI

Le Trote del Monte Amiata Pesca a Mosca sul Torrente

ENTE


Se vi capita di passare dalle parti del monte Amiata, non potete tralasciare sicuramente un luogo che vi sorprenderà . Tra le dolci colline Toscane, a due passi da Castel Del Piano (Gr) e dalle vigne del Brunello di Montalcino, scorre Il torrente ENTE. La natura che circonda le sue acque è rigogliosa e raggiante. Camminare sulle sue sponde da un vero e proprio senso di distacco dalla vita contemporanea fatta di stress e di trambusto; qui si ha la percezione di essere "ospiti" di un contesto che esula l'uomo e lo rende alieno in esso. Alzare gli occhi e vedere il cielo, sentire gli odori e profumi forti del bosco ci appagano la mente e saziano i nostri occhi.


Dal 2000, in questo bel torrente dalle acque cristalline è stato istituito un tratto di pesca a mosca NO-KILL diviso in due zone. La prima zona è quella adibita al ripopolamento (con divieto di pesca assoluto) ed in essa ogni anno vengono immessi circa 30000 avannotti di trota fario. La seconda zona invece riguarda il tratto di pesca a mosca ( lungo circa 1500 metri) dove vengono immessi ogni anno circa due quintali di trote adulte. Da segnalare l'ottimo stato dei salmonidi presenti e la loro taglia particolar-

mente sopra la media. Durante la nostra esperienza di pesca su questo tratto abbiamo notato inoltre l'impressionante velocità di reazione delle trote alla posa della nostra imitazione, dovuta probabilmente alla competizione alimentare con altre specie presenti (come il Cavedano). Per ben due volte è capitato di dover prendere la canna "a due mani" a dimostrazione del fatto che su questo piccolo tratto ci sono degli esemplari di notevole stazza e forza. Le specie ittiche presenti: TROTA FARIO STELLATA (conosciuta

anche come "Puccini") , CAVEDANO, LASCA, GHIOZZO DI FIUME, ANGUILLA, CAPITONE, TRIOTTO. Il torrente presenta una notevole varietà di caratteristiche che lo rendono estremamente divertente. Cascatelle, lame, raschi, sassi creano un valido contesto di difficoltà. E per noi amanti del lancio, questo è il posto ideale. Lungo il tratto troverete inoltre un caratteristico rifugio per i pescatori che vi farà restare a bocca aperta. Come raggiungerlo: SS1 (Aurelia) fino a Roselle. Seguite


poi le indicazioni che vi portano a Paganico e da li quelle per Castel del Piano. A pochi chilometri dal paese troverete uno svincolo sulla vostra sinistra che indica una serie di poderi e agriturismi e sotto un cartello in legno con scritto NO-KILL ENTE, seguite i cartelli di legno e ci finite dentro. Se vi perdete potete chiamare Vittorio Ugurgieri al numero: 3391613954 Permessi: i permessi si possono fare al BAR BAGATTO di Arcidosso (2 minuti di macchina da Castel del Piano) oppure

telefonare al presidente Vittorio Ugurgieri 3391613954. Regolamenti e periodi di DIVIETO: di seguito una fotografia scattata al cartello con il regolamento presente lungo tutto il tratto di pesca a mosca. Intervista a VITTORIO UGURGIERI (presidente dell'associazione che gestisce il tratto): MARCO: Puoi dirci come è nato il progetto di gestire un tratto del torrente Ente come NO-KILL per la pesca a mosca? VITTORIO: "lL tratto no-kill torrente Ente è stato voluto dai pescatori a

mosca del Monte Amiata stanchi di viaggiare a destra e sinistra e anche per orgoglio di loro stessi, dato che il torrente di fondovalle si prestava a questo scopo. Il progetto nasce nel 2000 dietro pressione dell'associazione libera pesca sport che oggi conta circa 150 tesserati. Il tratto è sorvegliato da sei guardie venatorie e ittiche volontarie regolarmente riconosciute dalla provincia di Grosseto ". MASSIMILIANO: Come e da chi viene gestito? VITTORIO: "viene gestito dalla asso-


ciazione libera pesca sport sezione Amiata..Il tratto è lungo 1,5km e a valle del torrente c'è una zona di protezione di divieto di pesca assoluto. Stessa cosa a monte del tratto fino all'incrocio con il torrente Zancona. Nelle due zone di divieto di pesca l'associazione ogni anno immette 30000 avannotti di trota fario; per quanto riguarda il tratto di pesca vengono immessi ogni anno circa due quintali di trote adulte" MARCO: Puoi descrivere le caratteristiche principali di questo tratto? (ambiente, eventuali servizi/infrastrutture offerti) VITTORIO: "Questo torrente si presenta con diverse piane e correnti. L'ambiente è abbastanza selvaggio e non sono state apportate modifiche al fiume con interventi strutturali ad accezione della strada che è stata dovuta fare in cemento per far si che la macchine almeno arrivassero alla zona di parcheggio, mentre l'unica struttura è un capanno di legno molto bello. Per quanto riguarda i permessi si possono fare al bar bagatto di arcidosso oppure telefonare al presidente Vittorio Ugurgieri 3391613954. Inoltre nella zona per chi viene da lontano ci sono molti agriturismi oppure l'albergo da venerio a Castel del Piano che è aperto tutto l'anno." MASSIMILIANO: Avete dei progetti per migliorare ulteriormente la qualità del tratto da voi gestito? VITTORIO: "il nodo al pettine per migliorare il tratto di fiume è quello di non far scaricare una vasca di decantazione dell'acqua che si trova a monte del tratto ,essa ha la funzione di far girare una turbina per produrre energia elettrica. Quando ciò accade, la vasca apre la paratoie e abbiamo un conseguente innalzamento del fiume che inevitabilmente sporca l'acqua. Tutto questo avviene perchè questa vasca purtroppo non è mai stata pulita. Quest'anno l'associazione si è presa l'incarico di pulirla e quel limo nero che scende si spera di non vederlo più anche perché ne risente tutto l'eco sistema fluviale . Questa è una battaglia che stiamo facendo da sei anni, ma se non


si risolve credo che il No-kill vada a finire. Purtroppo anche le amministrazioni locali non ci danno una mano, e come ben sà chi ha avuto esperienze analoghe è così è da tutte le parti." MARCO: Perche un pescatore a mosca dovrebbe scegliere questo tratto? VITTORIO: "il tratto di fiume è abbastanza accessibile ed è in mezzo all'italia. E' raggiungibile con un'ora e mezzo di macchina sia da Firenze che da Roma o da Perugia. E' situato ai confini con il Brunello di Montalcino; ed inooltre a mezz'ora di macchina ci sono le terme di Saturnia e il monte Amiata. Si tratta ancora di uno dei pochi posti dove la vita è abbastanza tranquilla senza lo stress delle metropoli e anche i piccoli centri limitrofi sono molto caratteristici . Per quanto riguarda le trote che immettiamo ci siamo rivolti al sig Puccini Giacomo. Credo che qualunque pescatore a mosca del Centro Nord lo conosca per la qualità del prodotto che ci fornisce ." In conclusione ci sentiamo quindi di esprimere un grande complimento alla ASSOCIAZIONE LIBERA PESCA SPORT che si occupa della gestione di questo tratto NO-KILL e al suo presidente Vittorio UGURGIERI che grazie alla sua grande passione, dedizione e volontà sta dando un grande contributo alla divulgazione di questa egregia Arte che è la pesca a mosca.


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