Rivista di Pesca a Mosca
Rivista bimestrale a pubblicazione online registrata presso il Tribunale di Modena il 09/07/2009 prot. n째1963
LA PRIMA RIVISTA ITALIANA DI PESCA A MOSCA ONLINE GRATUITA SETTEMBRE _ OTTOBRE 2011
n째12
Bobbio – Trebbia 21 – 22 – 23 Ottobre Ascoli - Tronto 25 – 26 – 27 Novembre La FFM organizza un corso di base e perfezionamento. E' il corso che più di tutti ti consente di apprendere la tecnica di lancio, ma senza che questa venga vista in maniera accademica o fine a se stessa. In tre giorni gli allievi apprendono non solo la tecnica di lancio base della coda di topo ma anche quei lanci che sono piu strettamente legati alla pesca. Se sei già sufficientemente bravo nel lancio ma hai difficoltà ad applicare le nozioni che conosci in pesca, se di fronte ad una situazione di acque “complicate” non sai come comportarti, quale strategia adottare, questo percorso ti consente una vera e propria uscita di pesca finalizzata ad apprendere le tecniche da usare in fiumi e torrenti. contatta la nostra segreteria. www.flyfishingmasters.it
Giovanni Alerati Francesco Luperti
Maurizio Capolaro
Roberto Furlan
Torrente Vallaccia
Troyeralmbach
Le canne della FFM
Direttore Responsabile Baroni Franco Direttore Editoriale Mondini Alberto Grafici Mondini Alberto Bagagli Daniele Gammelli Luca
Alberto Mondini
Guido Rossi
Antonio Napolitano
ninfa di tricottero
La sette millesima reginaa mosca
il Tronto
Coordinatore Redazionale Magliocco Massimo Collaboratori Castellani Luca Borriero Moreno Bailey Philip
Luca Castellani TWT
Distribuzione WEB Pubblicazione Bimestrale Registrazione Presso il Tribunale di Modena n° 1963 del 09/07/2009 Rivista Gratuita - Pubblicità Alberto Mondini Tel. 3318626216 e-mai: flyfishing1949@gmail.com
Filosofia del lancio italiano Massimo Magliocco In questi ultimi tempi si parla molto dello stile italiano di lancio della coda di topo, specialmente su alcuni forum. Devo dire che c’è molta confusione in merito. Diciamo che lo stile italiano nasce dalla TLT e quindi da Roberto Pragliola che indubbiamente ha dato una svolta epocale al lancio della coda. Ricordo che quando facevo parte dello staff dei suoi istruttori tutti lanciavamo seguendo delle regole ben precise e molto innovative se rapportate con l’estero specialmente con quello anglosassone. Poi un pò alla volta alcuni degli istruttori di Pragliola, tra cui il sottoscritto, hanno fatto delle scelte diverse fondando chi una nuova scuola chi invece insegnando singolarmente. Ed è qui che c’è stato il salto di qualità. Iniziando così una naturale evoluzione delle dinamiche, sono state apportate delle migliorie e delle semplificazioni e, cosa estremamente importante, l’uscita da alcuni schemi troppo bloccati, come l’uso di gran parte delle attrezzature tipo canne più lunghe e code anche più pesanti e di diverso profilo. Da quello che so anche nelle dinamiche della moderna TLT ci sono dei nuovi elementi che la contraddistinguono dalla “vecchia” a conferma che tutti, indistintamente, si cerca quel qualcosa in più. Del resto in tutti i settori c’è un battistrada per poi dar modo agli altri non solo di seguire la via ma di modificarla, giusto o sbagliato che sia, a proprio insindacabile giudizio. Oggi in Italia ci sono diverse scuole, tutte molto preparate. Alcune, come FFM, ha scelto proprio di uscire dagli schemi di cui sopra mantenendo comunque quella sostanziale matrice che fu tracciata molti anni fa, altri hanno cambiato un po’ meno mantenendo forse uno stile legato ai “vecchi” fondamentali. Del resto sarebbe una sconfitta su tutti i fronti se non ci fossero delle evoluzioni e questo è forse quello che ci distingue da alcuni antiquati schemi come quello anglosassone.
Una cosa che mi piacerebbe vedere, parlando di chi non è addetto ai lavori, è quella di mantenere un profilo un po’ più basso nel senso che se non si conosce nel dettaglio l’argomento, e mi riferisco alle evoluzioni e sviluppi del nostro stile di lancio, si farebbe meglio, prima di dare giudizi e spesso dire cose inesatte, informarsi al meglio specie se non si è mai frequentato una scuola e un corso. Per concludere, lo stile italiano è nato indubbiamente dalla TLT ma ha avuto e sta avendo uno sviluppo in varie direzioni. Forse sarebbe meglio chiamarlo “filosofia” del lancio italiano che si basa su dei concetti importanti ma che inevitabilmente è soggetta a delle costanti evoluzioni e cambiamenti pur mantenendo quell’impronta che lo ha sempre contraddistinto dando comunque a tutti la possibilità di parlare lo stesso linguaggio. In fondo se non fosse così non potrebbe chiamarsi “italiano”….
La nostra azienda è situata allo sbocco della Val Trebbia, la via che attraverso l'Appennino collega la pianura Padana a Genova. La valle, oggi celebre soprattutto per il suo ambiente pressochè intatto e diventato meta di escursioni sia fluviali che campestri, ha un notevole valore storico. Già in epoca romana fu importante via di comunicazione e nel 218 a.C. vi fu combattuta la battaglia del Trebbia contro l'invasore cartaginese Annibale. Nel Medio Evo la Val Trebbia assunse un ruolo fondamentale: i numerosi castelli e dimore storiche che ancora impreziosiscono il territorio testimoniano l'importanza che ebbe come via commerciale tra il nord e il mare, da dove le merci si imbarcavano per le destinazioni più lontane. Lodata da Hemingway che vi soggiornò, la media collina ha caratteristiche morfologiche e microclimatiche ideali per l'allevamento della vite.
Le speci autoctone sono i vitigni a bacca bianca Ortrugo e Malvasia di Candia aromatica da cui si ottiene il Trebbianino Val Trebbia. Fu Anacleto Bonelli a fondare verso la metà del secolo scorso le omonime cantine che ancora oggi sono gestite direttamente dai figli e dai nipoti. Consapevole di trovarsi in una zona a forte vocazione viticola intuì la potenzialità del settore e diede vita a un'azienda che in sessant'anni di attività ha saputo affermarsi e progredire. A lui si deve la creazione del Trebbianino Val Trebbia, vino bianco simbolo dell'azienda, riconosciuto D.o.c. Colli Piacentini nel 1975, uvaggio di Ortrugo (60%) e Malvasia.
LE CANNE DI FFM GIOVANNI ALERATI E FRANCESCO RUPERTI
Come già fatto in passato proviamo ad intervistare il DT di FFM per chiedergli non più gli aspetti organizzativi/didattici della scuola ma come e perché ha deciso di progettare delle canne da pesca a mosca. Questa volta non lo abbiamo fatto in occasione di un corso ma siamo andati a trovare Massimo durante una giornata di pesca sul Nera. Quando ci ha visto ha fatto una faccia che diceva tutto, del tipo “ma questi vengono a chiedermi le cose anche quando sono a pesca ?”, ma poi si è lasciato intervistare tranquillamente. Con il mio fido aiuto Francesco e Massimo ci siamo messi seduti su delle rocce ed abbiamo iniziato a parlare:
“Massimo, ti rubiamo pochi minuti della tua pesca, scusaci ma era un’occasione ghiotta da non perdere anche a costo di prenderci qualche insulto” “Tanto tu sei come le mosche, più le cacci e più tornano insistenti. E’ chiaro che sto scherzando anche perché ogni tanto aiuti la nostra rivista con degli articoli e questo mi fa molto piacere, inoltre avevo deciso di prendermi una pausa in quanto le trote sono un po’ apatiche in questo momento. Che cosa vuoi che ti racconti questa volta ?” “Mi è giunta voce che in giro per l’Italia ci sono delle nuove canne da te progettate con l’aiuto dei tuoi istruttori e vedo con piacere che stai pescando con una di queste che appunto porta un nome nuovo, Atom Six. Raccontaci qualcosa su di essa” “Che occhio lungo che hai, avrebbe detto cappuccetto rosso. Guarda mi sto rendendo conto che le notizie nel nostro settore viaggiano alla velocità della luce, anzi oggi sarebbe meglio dire dei “neutrini” (battutaccia), non pensavo che già circolavano anche sulle nuove canne. Comunque, questa è una marca inglese pochissimo conosciuta in Italia, forse per niente, ma molto in voga in UK. Fino a poco tempo fa si chiamava Zenith ma poi hanno deciso di cambiare in Atom Six. Il suo proprietario, Steve Parkes, è un ingegnere aerospaziale ed ha collaborato per anni come tecnico alla Royal Airforce in particolare nella progettazioni, guarda un po’, delle parti rinforzate in carbonio. “Come sei arrivato a loro ?” “Veramente non ci sono arrivato io ma sono loro che hanno contattato me attraverso un’azienda inglese, la North Country Flies, che è tra l’altro la distributrice delle nostre canne e dei miei DVD in inglese, la quale voleva distribuire un prodotto estremamente tecnico e di livello che potesse essere apprezzato oltre che in Inghilterra anche in Italia. Si doveva partire prima con la Partridge ma per diversi motivi non se ne fece nulla, così pensarono di chiedere alla Atom Six se potesse essere interessante e fattibile il discorso. Dopo aver parlato con Steve ed aver provato le sue canne, ho capito che di inglese aveva poco, dal punto di vista della concezione del lancio e delle relative canne”.
“Amore a prima vista dunque ?” “Oggi devo dire che Steve è forse insieme ad Aldo Silva, è uno dei migliori conoscitori, almeno in Europa, di canne da mosca. All’epoca ero sicuro che avremmo fatto un buon lavoro ma non credevo che potessimo arrivare ad avere qualcosa di buono in poco tempo.” “C’erano dei motivi validi per dire questo ?” “Pensa, al BFFI 2010 che si è svolto ad ottobre abbiamo avuto il primo contatto e gli ho dato tutte le carte di come volessi questa canna, che anche se tu non me lo hai chiesto, doveva essere una 7’,6’’ per coda tre, alla fine di novembre mi arriva il primo prototipo ed è qui che ebbi qualche dubbio sulla buona riuscita del progetto, poiché la canna era un vero e proprio palo della luce”.
“Quindi per un attimo avrai pensato che avresti dovuto lavorare chissà quanto”. “Non per un attimo ma fino a quando mi è arrivato il secondo prototipo, praticamente dopo un mese e mezzo. In effetti mentre aprivo il tubo sudavo freddo pensando a quello che avrei potuto da li a poco testare. Con grande meraviglia invece il secondo prototipo era migliorato di molto anche se ancora eravamo distanti da ciò che volevo. Di positivo però avevo capito che ero di fronte ad un tecnico espertissimo e con il quale ci si capiva bene. Sai, Non è facile dialogare in inglese di argomenti e termini tecnici, ma ci stavamo riuscendo e lo capii quando mi è arrivato il terzo e definitivo prototipo che è poi quello della canna in commercio e che ho in mano”. “Cosa hanno queste canne di particolare ?” “Senti Giovanni, se ti dicessi che queste sono le canne migliori del mondo, quelle che lanciano da sole e che ti fanno prendere più pesci, mi saluteresti e te ne andresti via magari insultandomi anche. Invece ti dico che queste canne sono degli ottimi prodotti costruiti con delle tecniche particolari ma, come per tutte le cose, ogni pescatore potrà dire se le piacciono o no. Sono comunque state pensate espressamente per lo stile italiano quindi decisamente rapide e molto performanti. “Ma allora in Inghilterra come le valutano ?” “Se ti riferisci al fatto che loro hanno un altro modo di lanciare e pensare il lancio ti dico subito che inizialmente non le capivano, non riuscivano a valutarne i pregi ma…..” “Ma ?” “Ma…noi in UK abbiamo una sezione operante di FFM e attraverso i nostri corsi sul posto, siamo riusciti a far capire agli inglesi che c’è un altro modo di lanciare e pescare oltre al loro. Così pian piano hanno iniziato a capire sia il nostro lancio, quello di FFM e le nostre canne”. “Hai prima parlato di tecniche particolari. Puoi dirci in due parole a cosa ti riferisci ?” “Come tu ben sai, il carbonio dopo essere stato avvolto sul mandrino, viene a sua volta avvolto da un nastro termorestringente che ha lo scopo di comprimere il carbonio una volta messo in forno. Questo, che è ancora il sistema più usato da quasi tutte le fabbriche di canne e che è anche il più economico, ha un lato debole e cioè se l’avvolgimento
non è perfetto e magari in un determinato punto c’è un piccolissimo spazio tra le spire del nastro, quello può diventare un punto di potenziale rottura della canna. Le Atom Six invece vengono cotte in un forno speciale detto “autoclave”. Le canne non vengono avvolte dal nastro e vengono messe in questo forno che, in parole povere, è a pressione e quindi riesce a esercitare una pressione costante e omogenea su tutta la superficie della canna garantendo così che nessuna parte sia stata meno pressata delle altre e quindi causa di potenziali rotture”. “Senti Massimo, ma pensi di progettare altri misure oltre alle 7’,6’’ ?” “Si, anzi lo sto già facendo. E’ in cantiere una 8’,6’’ solo per il mercato inglese poiché hanno deciso di fare così e una 9’ per coda 4/5, con quelle caratteristiche tipiche di canna rapida. Ma forse non sai che ho anche progettato, anzi mi è stato richiesto di progettare delle canne per altre aziende. “No, non lo sapevo. Quali ?” “Ricordi la vecchia Modern Flies di Aldo Silva ? Bene è stata acquistata qualche tempo fa da una azienda spagnola la “Maxia Rod”. I titolari della nuova azienda mi hanno contattato, nello specifico Alejandro Vinuales attraverso l’amico Ludovico Policardi che è il loro rappresentante in Italia, per lo sviluppo di due prototipi quali una 7’,6’’ coda 3 e una 9’ coda 4/5, dal momento che loro hanno ereditato da Silva i miei vecchi progetti elaborati da me per la Modern Flies chiaramente rivisitati e migliorati. Sono così nate le prime due canne di questa nuova serie la “F2m series”, secondo me a dei prezzi di mercato interessanti. Inoltre hanno un’ottima leggerezza in quanto sono verniciate con una sola mano e questo le rende una vera piuma. L’altra azienda è la tedesca RST per la quale ho progettato, indovina un po’, una 7’,6’’ per coda 3 che si chiama “Ghibli”. Questa si collocherà in una fascia di mercato dai prezzi molto interessanti con in più una grande azienda alle spalle che già distribuisce in Italia attraverso la FlyMex dell’amico Max Lo Faro. “Ma perché tante 7’,6’’ ?” “Non chiederlo a me. Sono loro che mi hanno chiesto queste misure. Comunque per tutte e tre le aziende sono previste le serie complete. Ad oggi comunque, le uniche in vendita sono le Atom Six mentre per le altre credo che per l’autunno le presenteranno al trofeo Bisenzio e subito dopo nelle vetrine dei negozi.
“Quindi sia le Maxia Rod che per RST verranno vendute attraverso i negozi ?” “Te lo do per certo e non so se le aziende faranno anche loro vendita diretta. Comunque tutte le marche si inseriscono in una fascia di mercato alla portata con garanzie e tutto ciò che il pescatore ricerca. “Mi parli velocemente anche dei tuoi finali ad asola di cui si sente un gran parlare in giro?” “I miei finali ad asola sono eccezionali. Non ne vorrei approfondire i concetti in quanto sono oggetto di un articolo che dovrei pubblicare tra breve, comunque ho anche apportato delle modifiche. Per adesso ti dico solo che sono un validissimo aiuto per combattere il dragaggio, ma ne leggerai di più nel prossimo articolo. Invece ti volevo dare un’anteprima su delle code che saranno messe tra breve in commercio. Saranno delle 3-4-5 DT da me progettare e prodotte in Inghilterra e la cosa bella ed interessante è che si collocano in una fascia di qualità alta ma avranno un prezzo interessantissimo e verranno distribuite in UK da una azienda del posto mentre in Italia stanno concludendo l’accordo con dei distributori”. “Insomma, ti abbiamo chiesto della nuova canna inglese da te progettata e mi hai snocciolato altre tre canne e tre code che tra breve saranno in commercio, che dire ti stai dando da fare.” “Mi sto difendendo discretamente”. Giovanni, se l’intervista è finita vorrei dirti che c’è una trota che sta bollando a 10/12 m da qui. Che dici ci provo ?” Quale migliore occasione per vedere Massimo all’opera sul fiume e di fronte ad una trota in attività. “Ti dispiace se metto questa azione di pesca nell’intervista ?” “Assolutamente no, basta che non mi fai scappare la trota “ La scelta della mosca è caduta su un’imitazione di effimera sul 18, corpo in dubbing marrone e ali in ciuffetto arancio di poly montata parachute. La trota era bella perché si vedeva pinneggiare sotto il pelo dell’acqua mostrando molto interesse per ciò che accadeva sulla superficie. Qui devo dire che Massimo mi ha letteralmente stregato. Ha utilizzato un lancio strano ma tant’è che il finale e la coda
si sono depositati curvi e la trota è salita subito. Misurata era 38 cm. Poi ho saputo che il lancio usato era quello che in FFM chiamano S.T.R. cioè una dinamica che fa viaggiare la coda bassa sull’acqua e depositare il tutto curvato. Non mi chiedete come si fa perché non ci ho capito molto. “Massimo, ti ringrazio e ci si vede alla prossima, magari per un’altra intervista”. “Senza dubbio alcuno, sai che mi fa piacere parlare con te, magari prima telefonami che è meglio….”
Torrente Vallaccia Maurizio Capolaro
Come pam prediligo i torrenti di montagna, dove la strategia di pesca; avvicinamento, presentazione ecc. richiedono una concentrazione e attenzione continua, e dov’ è richiesto un impegno fisico spesso importante, anche se poi la sera durante il rientro verso casa, la stanchezza è la mia fedele compagna di viaggio.
E quindi come pam torrentista in Valtellina, con tutti i torrenti che vi scorrono, trovo il proverbiale “pane per i miei denti”. Per questo, quando l’estate è ormai una calda realtà e nei fiumi e nei torrenti di fondo valle, la pesca si riduce per ovvi motivi, solo al mattino presto o alla sera prima del tramonto, io inizio a trascorrere le mie giornate di pesca, spesso in assoluta solitudine, lungo i torrenti dell’alta valle Valtellinese( Val Grosina, Valdidentro, l’alta Val Chiavenna ecc). Quindi, quando lessi sul regolamento 2011 che all’UPS aveva deciso di far diventare il torrente Vallaccia zona NoKill, ne fui felice. Il torrente, "Vallaccia", nasce alle pendici del M.te Foscagno e scorre nell’omonima valle “La Vallàccia”, bagna l’abitato di Trepalle per poi sfociare nel lago di
Gallo a Livigno. Il tratto No-Kill di cui parlerò, inizia come da estratto dal regolamento UPS: Da confluenza con il torrente Cascina Alpe Vallaccia* sino a ponte Rez(ss301 del Foscagno). * L’inizio del N.K. confluenza con il t. Cascina Alpe Vallaccia è segnata da un ponticello, anche se in realtà la pesca la si inizia dal ponte Rez. Il tratto è lungo c.a. 3 km, scorre a c.a. 2000 m s.l.m. e la fauna ittica presente e costituita da Iridea e da Fario. Le dimensioni in linea di massima non sono da record, ma credo che questo aspetto sia di secondaria importanza, per chi ama pescare in questi ambienti alpini. E’ il 2 luglio ormai il disgelo è giunto quasi alla fine e i livelli dovrebbero essere a posto, anche il
meteo domani prevede solo una nuvolosità irregolare, e quindi programmo una pescatina su questo torrente. Poiché ho da percorrere 250 km per arrivare a destinazione (devo arrivare a pochi km da Trepalle), parto di buon ora(h 05.00) nella speranza di evitare il più possibile il traffico del pendolari che sulla SS36 prima e sulla SS38 dopo è spesso penalizzante. Sono le ore 08.15 e sono giunto a destinazione, il tempo di prepararmi ed eccomi in pesca, inizio montando la mia fedele Black Killer nella versione grigia, pochi lanci e subito la risposta non si fa’ attendere, un’Iridea dalla bella livrea è salita sull’inganno.
Ricomincio a pescare e inanello numerose catture, sono solo Iridee che sembrano fatte con lo stampino, tutte uguali sia come livrea sia come misura(22-25 cm), ma decisamente combattive. Quando la mia B.K. inizia a ricevere alcuni rifiuti decido di cambiare, e monto un’ape della serie “body extented” ,(un terrestre classico per questi torrenti) ottengo subito un’attacco della solita iridea che cattura, ma sarà l’unica, poi seguiranno una serie di rifiuti, e neppure cambiando la dimensione dell’artificiale la storia cambia . Provo con una Royal Wulf(su amo del 14) e ricomincio a catturare, anche se qualche rifiuto lo ottengo comunque, nel frattempo le Iridee danno spazio a qualche fariotta sui 2025 cm. Di tanto in tanto la passione per la fotografia mi porta a immortalare il panorama circostante, che è veramente unico,
i monti Mine e Zembrasca si ergono all’orizzonte, e tantissimi fiori, di mille forme e colori, una sorta di tavolozza multicolore, in questo immenso pascolo verde dov’è incastonato il torrente, che passa da rapide correntine a raschi per poi creare buche e buchette, un vero spettacola di Madre Natura. Provo altri artificiale ma il risultato non è soddisfacente come vorrei e quindi rimonto la B.K. ma su amo del 12, e finalmente la sequenza di catture ritorna ad essere quasi continua, sembra di pescare in una sorta di condominio dove ai primi piani alloggiano solo le Iridea, e ora,nei piani più alti sto catturando le fario, un distacco netto che non si può non notare. Nel mio procedere lungo il torrente, le fario che catturo sono anche di buona dimensione, purtroppo i livelli sono ancora altini per questo periodo, e questo mi costringe spesso a pescare stando sulla riva, dove la vegeta-
zione riparia mi mette in difficoltà e richiede attenzione a ogni posa. Sono le 15.00 il tempo inizia a cambiare, nuvoloni sempre più neri e carichi di pioggia avanzano minacciosi, e un vento sempre più forte m’impedisce di pescare decentemente, tra l’altro in caso di pioggia non ho neppure la mantella con me, ma decido comunque di continuare. Ormai catturo solo fario di varie dimensioni e dalla livrea molto bella, sono quasi alla fine del N.K. e il meteo continua non promettere nulla di buono, sono le ore 17.00 decido di tornare all’auto finché sono in tempo. Mentre scendo, ripenso alla giornata che ho trascorso in questo nuovo No-Kill che definirei molto bello, e ben gestito, certamente se il meteo non fosse peggiorato, avrei potuto pescare fino alla fine del No-Kill, pazienza, sarà per la prossima volta. Le Iridee sono piccole ma combattive e avranno tempo di crescere e far diventare questo torrente ancor più interessante e meta degli appassionati dei N.K. di montagna, le fario invece hanno raggiunto anche una buona pezzatura, e al tatto sono rustiche, cosa rara di questi tempi. Giunto all’auto, invece di cambiarmi per tornare a casa (fossi matto!) salgo in auto e inizio a scendere lungo SS301, ho deciso che la giornata la terminerò più in basso, a Isolaccia e cioè sullo stupendo torrente Viola.... ma questa è un’altra storia.
INFO UTILI: Attrezzatura. Canna: 7,30-9 ‘ - coda: #3-5 – finale:2,50- 3m – Artificiali utilizzati: Black Killer(amo 14-12), Ape ex b.(amo 10-14) , Royal Wulf(amo 14-10), Tricottero(pelo di cervo, amo 14-12), Effimere ex b. (amo14-12). Inoltre, se il torrente Vallaccia per vari motivi non fosse agibile, come valida alternativa si può optare Per il T. Spool (loc. Livigno) o T. Viola(loc. Isolaccia) per questi torrenti è bene leggere il regolamento prima d’iniziare la pesca.
Viabilità. Arrivando da Lecco, percorrere la SS36 sino a Colico, quindi al bivio prendere la SS 38 per Sondrio. Superato Sondrio perseguire sino a Tirano dove è possibile percorrere due itinerari. 1°) Da Tirano si prende la SS38dir che transita in territorio Svizzero e che porta a Livigno, da dove poi, bisogna prendere la SS 301 per Bormio. Appena usciti dalla loc.Trepalle, e dopo aver percorso un sottopasso, prestare attenzione perché all’uscita c’è sulla Dx un parcheggio che è adiacente al torrente. 2°) Da Tirano, proseguire sulla SS38 direzione Sondrio e una volta superata seguire le indicazioni per Bormio, proseguire sulla SS301 seguendo le indicazioni per Livigno, siamo in Valdidentro. Oltrepassato il paese di Isolaccia, si prosegue e la SS inizia a salire in modo deciso. Giunti in cima al passo del Foscagno (dogana) la SS301 inizia a scendere, quando, poco prima di un sottopasso, si vedrà sulla Sx il torrente Vallaccia, con adiacente il parcheggio. Per i permessi di pesca e il regolamento consiglio di visitare il sito dell’UPS: www.unionepescasondrio.it
Dal 18 al 20 febbraio 2012 appuntamento in Fiera di Vicenza con l’universo della caccia e della pesca FREME L’ATTESA PER L’EDIZIONE 2012 DI HUNTING SHOW E PESCARE SHOW Si arricchisce di nuove proposte una manifestazione che in pochi anni ha moltiplicato espositori e visitatori, affermandosi tra i più qualificati appuntamenti internazionali del settore. Dal 18 al 20 febbraio prossimi Fiera di Vicenza torna a dare appuntamento ai tanti appassionati dell’ars venatoria e piscatoria con HUNTING SHOW, 6^ edizione del Salone Internazionale della Caccia, della Natura e del Tiro Sportivo, e PESCARE SHOW, 12^ edizione del Salone Internazionale della Pesca Sportiva. Un’accoppiata di successo che nell’edizione precedente ha riunito 250 aziende espositrici catturando l’attenzione di 27.000 visitatori in tre giorni. Merito anche di una formula che abbina un vasto e qualificato assortimento di espositori, con nomi di primario prestigio tra cui diversi brand esteri, con molteplici occasioni di approfondimento culturale e di svago per quanti desiderano condividere e riscoprire la passione per la natura e l’ambiente. Anche per il 2012 sono attesi ad Hunting Show tutti i principali produttori e importatori italiani di armi e munizioni, le aziende che si occupano di ottiche, abbigliamento, calzature, accessori, articoli per cani e uccelli da richiamo, nonché le principali testate di settore e le più dinamiche realtà attive sul fronte del turismo venatorio. La vocazione sempre più internazionale della rassegna è confermata dalla presenza di alcune prestigiose case d’armi estere fra le quali citiamo Browning, Sauer, Merkel, Mauser, Remington e dalla rinnovata partecipazione di una cospicua delegazione di operatori specializzati da Paesi dell’Est Europa; previsto, per la prima volta, anche il coinvolgimento di un ‘country partner’ volto ad assicurare la presenza di un importante distretto armiero estero. Sul fronte delle iniziative collaterali riconfermati gli eventi outdoor ‘Coppa Beretta’, gara di tiro che permetterà di testare le ultime novità del Gruppo Beretta, e ‘Ladies Cup’, gara di tiro al piattello tutta al femminile; ai quali si aggiunge da quest’anno una competizione che mira ad avvicinare anche i più giovani al mondo del tiro sportivo, la ‘Junior Cup’. E dopo i consensi raccolti nel 2011, Fiera di Vicenza si appresta a varare per l’anno nuovo la ‘Soft Air Line Up’, un intero padiglione dedicato al tiro ad aria compressa, con seller di attrezzature ad hoc e un’apposita area di tiro che consentirà di cimentarsi con questa disciplina di grande popolarità.
Ampio assortimento di prodotti e tecnologie d’avanguardia, workshop e presentazioni con i grandi nomi del mondo piscatorio, laboratori di costruzione e dimostrazioni di lanci su casting pool sono gli ingredienti di PESCARE SHOW, il più importante crocevia italiano per il mondo della pesca a mosca e dello spinning in acqua salata e dolce. Un salone che quest’anno intende spingere ancor più sul fronte della spettacolarizzazione, assicurandosi la presenza dei maggiori dealer di attrezzature tecniche, di circoli e associazioni attivi su tutto il territorio nazionale e dei più grandi campioni del settore. Non mancheranno all’appuntamento di Hunting e Pescare Show anche la Regione del Veneto, ente patrocinatore della manifestazione, e la Provincia di Vicenza. Entrambi saranno presenti come di consueto con proprio stand istituzionale per puntare i riflettori sulle tematiche attinenti la corretta gestione e valorizzazione del patrimonio faunistico, la promozione di una condivisa etica venatoria e la valenza culturale di caccia e pesca. Maggiori informazioni: www.vicenzafiera.it hwww.huntingshow.it www.pescareshow.it
Info: Meneghini&Associati Press Office Fiera Vicenza SpA Italian Press P +39 0444 578817 M +39 347/1010498 Cinzia Di Rosa dirosa@meneghinieassociati.it
Troyeralmbach
Roberto Furlan
Avrei potuto intitolare questo articolo “ Con quattro mosche”… Avete presente quando quasi tutto va storto? Tutto è iniziato con il rientro in Italia dopo un sei giorni di pesca in Islanda e trovandomi a guardare sconfortato il nastro trasportatore dell’ aeroporto che ormai da una decina di minuti girava senza più nessun bagaglio. Incredulo mi recai nell’apposito ufficio e lì ebbi la conferma ”Spiacenti signore ma i suoi bagagli non sono arrivati”. Per farla breve, avevo programmato tutto: rientro da Malpensa per mezzogiorno, pranzo veloce e partenza alla volta dell’ hotel TANDLER NATURHOTEL a St. Jakob
nella splendida Deffereggental. Purtroppo nelle mie valige c’era anche tutta la mia dotazione di mosche ! Stavo impazzendo ! Quando mia moglie mi disse “costruisciti qualche mosca prima di partire”, la nebbia che mi aveva oscurato la mente si diradò e mi misi all’opera costruendo ben quattro mosche, 2 SCARPANZE e 2 CIAPONE. Così con un’ ora di ritardo sulla tabella di marcia partimmo. Tutto questo turbinio di parole per dirvi che avrei affrontato i torrenti austriaci con 4 mosche nella mia scatola. Il Troyeralmbach è un affluente del ben più noto Schwarzach ed è gestito dal parco degli Alti Tauri. Il suo corso fondamentalmente è diviso in due. La prima parte, dalla confluenza in su per circa 4 chilometri è composta da un susseguirsi di cascatelle con acqua veloce e molta schiuma,
posto a mio avviso molto tecnico, specie se lo si vuole affrontare risalendo e utilizzando la secca. La seconda parte scorre ad un altitudine che va dai 1800 ai 1950 metri e in molti tratti è pianeggiante. Le sponde per lunghi tratti sono costeggiate da prati dove pascola un piccola mandria di mucche, poi si incontrano svariate buche e di nuovo tratti pianeggianti. Ed è proprio di questo tratto che vi voglio parlare.
Come arrivarci? Semplice. Thomas il titolare dell’ hotel fissato il giorno dell’escursione (perché di questo si tratta), vi caricherà nelle sua auto e percorrendo una tortuosa strada sterrata vi porterà in quota. La strada che percorrerete è privata quindi solo chi è in possesso delle chiavi può accedervi in auto. Se lo pescate tutto, dal punto in cui vi lascia Thomas in su a fine giornata avrete percorso 10/12 kilometri (quindi prendetevela con calma). Pescando sarete circondati da alte vette dove con un po’ di spirito d’osservazione potrete ammirare marmotte, camosci e stambecchi. Il tratto in questione ha una larghezza che va dai 4 ai 6 metri ed è caratterizzato da corrente uniforme rotta da massi che creano ottimi punti dove incontrare i nostri amati avversari, tra un pianoro e l’altro troverete anche delle cascate che nascondono i pesci più grossi. Sia ben chiaro, chi è arrivato fin qui a leggere non creda a combattimenti con pesci
esagerati, ma posso garantirvi incontri con pinnuti sinceri dai colori che sembrano appena usciti da una tavolozza di un pittore. Un consiglio che vi do è quello di non pensare di trovarvi di fronte ad una facile pescata ! So di gente che ha quasi rischiato il “cappotto”. La correte sembra facile da affrontare, ma vi garantisco che lanciare dritto per dritto porta a scarsissimi risultati, bisogna saper posare la mosca con lanci accurati che eliminino il dragaggio e possibilmente presentino prima la mosca e poi il finale, che per quanto sottile, rimane sempre ben visibile, dato che l’acqua è di una trasparenza impressionante. Personalmente pescando a risalire approccio il torrente ispezionando accuratamente i sottoriva dove la corrente rallenta o crea piccoli rigiri. Tenete presente che dove l’ erba lambisce l’ acqua la probabilità di avere un bollata sulla nostra imitazione è molto alta, quindi non lasciate inesplorato nessun angolo di questo corso d’acqua e anche dove, a rigor di logica, non dovrebbe esserci alcun pesce, il più delle volte passandoci lo si vedrà fuggire creando allarmismo anche ai compagni che erano nelle vicinanze. Avrete capito che ho affrontato questo torrente pescando a secca e il motivo lo capirete se andrete a vedere di persona questo fantastico
posto. Le mosche che utilizzo maggiormente sono imitazioni di cavalletta e tricottero marrone scuro su ami del 12/10, imitazioni di api e, quando i pesci sono particolarmente difficili, utilizzo delle piccole parachute nere con ciuffo ben visibile su amo 16/18, ma soprattutto la “scarpanza e la ciapona” su ami del 16/14, che a onor del vero uso spesso anche in altri fiumi. Risalendo troverete anche delle belle buche dove effettivamente l’utilizzo di una ninfa vi consentirà di duellare con gli esemplari di taglia più che dignitosa, in queste occasioni utilizzo dei polifemo neri ben appesantiti su amo del 10/8 posati dentro la schiuma e fatti scendere leggermente più lenti della corrente. Per quanto concerne l’ attrezzatura una 7 e 6, massimo 8 piedi se intendete pescare esclusivamente a secca, un piede in più se volete alternare secca e ninfa. La coda potrebbe essere una 3 o una 4, anche se il posto si presterebbe ai virtuosi di code ultraleggere, ma a queste altitudini è probabile che soffi vento, quindi pescatore avvisato…. Il finale che preferisco per la
secca è quello a nodi, che essendo più potente di quelli conici, mi garantisce di contrastare l’eventuale presenza di vento, di lunghezza compresa dai 4 ai 5 mt., mentre per la ninfa un finale conico di 2.80/ 3.60 mt. Per concludere, questo ambiente è molto rilassante ed è adatto anche alla famiglia, a patto che consorte e prole siano disposti a lunghe passeggiate. Due parole anche sulla sistemazione. Alloggerete, come ho già detto, presso l’ hotel Tandler Naturhotel (www.tandler.at) , dotato di tutti i comfort compresi sauna e massaggi e la cucina è semplicemente superba. L’ hotel è stato ristrutturato l’ anno scorso con la creazione di stanze molto grandi , luminose e pulite, ma soprattutto l’ aria che si respira è famigliare. Per chi non masticasse il tedesco non si preoccupi, Thomas e sua moglie parlano molto bene l’ italiano. Un ringraziamento particolare a Deborah, mia moglie, che mi ha seguito con la fotocamera cercando di fare del suo meglio per immortalare questa uscita.
Prato Mosca Club Valbisenzio Via Pistoiese 659 - 59100 Prato - c/o Circolo “La Libertà del 1945” Cod. Fis. 92038480486 E-mail: info@pratomoscaclub.it - Web: www.pratomoscaclub.it Comunicato stampa 14° Trofeo Bisenzio Nei giorni 3 e 4 dicembre 2011 si svolgerà a Prato la 14° edizione del Trofeo Bisenzio, raduno nazionale dei pescatori con la mosca. La gara di costruzione, che vedrà come giudici Nino Casino, Gianluca Nocentini e Angelo Piller, si svolgerà come di consueto la domenica mattina e vedrà impegnati 50 costruttori. In questi due giorni saranno presenti all’EstraForum, sede della manifestazione, ospiti negli stand messi a disposizione dall’organizzazione (Prato Mosca Club - Coordinamento Toscano Pescatori con la Mosca con il contributo della Regione Toscana) i più importanti produttori e negozi del settore, le scuole di lancio e costruzione, nonché molte associazioni nazionali che si occupano a vario titolo di pesca a mosca e gestioni ambientali. Il Trofeo Bisenzio, inoltre, sarà orgoglioso di ospitare numerosi enti gestori, associazioni e club che si occupano in prima persona di gestire, recuperare, mantenere ecosistemi fluviali o parti di questi non solo al fine della pesca ma più in generale al fine del recupero o mantenimento degli ecosistemi ambientali, della valorizzazione delle biodiversità e dello specifico contesto ambientale. Per questo motivo, la giornata di sabato sarà contraddistinta da un evento volto a presentare l’organismo certificatore all’uopo predisposto, composto da ittiologi, pescatori, biologi e altre figure del settore, che si occuperà di verificare i parametri gestionali delle varie realtà che ne faranno richiesta. Nel pomeriggio del sabato, il Prato Mosca Club in collaborazione con IFTA terrà uno stage di costruzione con il polipropilene (PPP), al quale si potrà partecipare iscrivendosi sul sito del Trofeo Bisenzio. Nei due giorni sarà possibile, visitando i vari stand, effettuare acquisti di materiale, connotandosi questo raduno anche come mostra/mercato delle attrezzature di pesca con la mosca. Nella vasca esterna e negli spazi appositi dedicati al lancio si svolgeranno due giorni di manifestazioni, dimostrazioni, presentazioni e ministage di lancio. Per una migliore comprensione dell’evento, per richiedere uno spazio quale associazione o sponsor, nonché per altri particolari vi invitiamo a visitare nei prossimi giorni il sito internet dedicato, in costante e continuo aggiornamento: http://trofeobisenzio.pratomoscaclub.it Per contattarci: Web: http://trofeobisenzio.pratomoscaclub.it/ - Email: trofeobisenzio@pratomoscaclub.it Numero del Trofeo: 3927336556
AKTIV HOTEL, in collaborazione con FLYFISHINGMASTERS
SCUOLA DI
PESCA A MOSCA, organizza nei mesi di Luglio e Settembre corsi di lancio con attrezzature leggere, pesanti e con canne a due mani. Corsi di pesca a mosca, secca e ninfa e costruzione artificiali. Per info: albertogargantini@libero.it Tel 0043-6645307670 / 0043-6643951805
NINFA di TRICOTTERO
Alberto Mondini
Con del filo di montaggio chiudere lo apazio che normalmente si forma alla base dell’occhiello, fonte di rottora del tip nel caso che ques’ultimo, al momento della ferrata, si trovi in questa apertura
Appesantire a piacere la ninfa
Una volta fatto il corpo con la lana ed gli anelli addominali con il filo di montaggio giallo fissare una piuma di gallina
Fre un collarino con una sezione di penna di struzzo avendo cura di mandare all’indietro la piuma di gallina
Fissare due sezioni di piuma di fagiano ad imitazione delle “antenne�
Una volta fissate le antenne fare un collarino con delle piume di pavone intrcciandole con il filo di montaggio.
La ninfa di tricottero è finita, trminare con alcuni nodi ed una goccia di colla.
Quel giorno il dubbio era se portarsi dietro la canna da pesca o la videocamera.Ero in compagnia di Alessandro Sgrani e Sandro Soldarini che si apprestavano a montare le canne da ninfa per un pomeriggio di pesca a czech nymph in un torrente di fondovalle del centro Italia. Decisi per la videocamera, perché riprendere all’opera due membri della nazionale italiana di pesca a mosca era un evento raro, che meritava di essere immortalato nel nastro magnetico. Ancora oggi rimpiango di non aver portato con me anche la canna da pesca, ma rimango orgoglioso di aver filmato una delle più entusiasmanti pescate a cui io abbia mai assistito, con catture spettacolari, che fino ad allora avevo visto solo in filmati americani, patagonici e neozelandesi. Alla luce di quella magica esperienza, insieme ad Alessandro, decidemmo di immortalare il tutto in un DVD e cogliere l’occasione per spiegare la tecnica della czech nymph applicata alle acque italiane. Coadiuvati dall’esperienza nel settore dell’amico pescatore Graziano D’Onofrio, siamo riusciti a produrre questo nostro progetto. Il DVD si può dividere in due parti fondamentali: dopo una breve introduzione storica sulla nascita della czech nymph, Alessandro spiega i fondamenti di questa tecnica in compagnia di Graziano, illustrando le peculiarità di questa pesca, che ben si addicono alle diverse conformazioni dei nostri corsi d’acqua. Anche se la czech nymph può sembrare una tecnica semplice nel suo complesso, nel dvd Alessandro cercherà di insegnare gli aspetti principali della czech che, se trascurati, ne compromettono l’efficacia. La czech risulterà quindi micidiale in fiumi avari di attività in superficie come la Sieve in estate e la Rienza ad inizio stagione. La seconda parte del DVD è pura pesca in compagnia dei due campioni italiani, intervallata da scene dell’amico Graziano che, in giorni e condizioni diverse, mette in pratica il loro insegnamento e devo dire con ottimi risultati. Come in tutte le pescate tra amici, sfottò, strappate e un pò di sana competizione, faranno da cornice a uno dei più bei giorni di pesca che io abbia mai filmato, ed è mio grande piacere condividere questa mia esperienza in questo DVD. Nella speranza che questo nostro progetto possa essere di gradimento per molti PAM, vi auguro la mia più sincera buona visione. Max Sodino
La sette millesima regina, Guido Foroni
Quando iniziai ad annotare scrupolosamente le mie uscite di pesca, correva l’anno1992, la scheda giornaliera viene cosi redatta: Luogo TorrenteTempoAcquaOrario inizioOrario fine -Trote catturateTrote trattenuteMosche perseiudizio giornata -*/**/***/****/*****/ Note di giornataL’asterisco determina il buon esito della giornata, cosi come fa la critica cinematografica.
Cinque asterischi per i capolavori, e giù a scendere fino a un asterisco che vuol dire che sarebbe stato meglio starsene fra calde lenzuola. E qui il critico è chi vi scrive, so essere critico con me stesso. I capolavori sono stati pochi, il primo fu quando feci per la prima volta la quota massima consentita di cinque capi, ma è di un altro capolavoro che vi voglio parlare. 1999 era l’anno, le regine catturate erano 3109. Facendo un rapido calcolo ed essendo la statistica, una scienza quasi esatta ho scoperto che nell’anno 2008. mantenendo la media attuale Sarei arrivato a quota 7000 catture. mi affacciai alla finestra che dava sul magazzino e mi rivolsi ai miei colleghi, feci un solenne annuncio “quando avrò catturato la sette millesima regina, andrò in pensione”. Forse lo urlai troppo forte qualcuno mi sentì e pensò bene di anticipare l’evento. Mandandomi in prepensione con tre anni d’anticipo cosa da me non gradita, ma questa è un’altra storia, storie di cessioni di rami d’azienda, storie di questi tempi. Ma è di un’altra storia di cui vi voglio parlare. 6635, tutto sembrava coincidere l’anno è arrivato, 2007, ora tutto è nelle mie mani anzi nella destra. Perché è lei che fa tutto il lavoro, non posso disattendere la promessa fattami. Ricevo una lettera dall’IMPS, dove mi comunica che ho maturato i requisiti per la pensione. Grazie ma non sono ancora
pronto, non l’ho detto a loro il motivo per il quale non sono ancora pronto se no mi fanno ricoverare. Si comincia la prima uscita mette in risalto le cattive condizioni del torrente, la lunga siccità ha lasciato il segno, se non piove, l’annata sarà molto dura. Non lo avessi mai detto, piovve come mai prima avevo visto, per un mese non ho più potuto pescare, tanto da farmi pensare che sarebbe stato difficile raggiungere la meta prefissata. Agosto sta giungendo al termine, come se non bastasse maneggiando incautamente il coltello mi sono ferito seriamente il pollice sinistro, il sangue non era ancora sgorgato, che il primo pensiero fu “meno male che non è la mano destra”. E per quanto tempo non avrei più potuto pescare. Ci vollero sette punti fra interni ed esterni per ricucire la ferita. Cominciai a pensare che qualche forza oscura stava tramando contro di me. Passarono tre settimane prima di ritornare sul fiume la ferita ancora non si era rimarginata ma io dovevo tener fede a quanto mi ero preposto. Il gran giorno è arrivato nove trote mi separano dal grande evento, sto per prendere la sette millesima trota. Il tempo non prometteva niente di buono, in questi casi devo ricorrere a. ”lo sguardo sul torrente”così mi piace chiamarlo, il mio amico Giorgio che ormai da venti anni gli rompo le scatole ogni volta che voglio sapere la condizioni del torrente. Sperando di trovarlo in casa turni di lavoro permettendo e che soprattutto non stia dormendo, a lui basta affacciarsi alla finestra di casa per dirmi se posso preparare il borsone o no, oppure se l’indomani potrò starmene abbracciato al mio cuscino evitando la levataccia. Tutto ok il torrente è nelle migliori condizioni. L’autostrada è ormai alle mie spalle, mi separano dalla meta 25 km di tornanti poi …... Eccomi arrivato, il tempo non promette bene, lungo la piccola
valle grigie nubi non promettono nulla di buono ma non saranno certamente loro a fermarmi, oggi è il giorno! Parcheggio l’auto nel solo posto libero. Non mi piace se dovesse piovere forte, qui viene giù tutta la riva, come non detto! Una folata di vento scuote l’albero sopra di me, crac, crac, un grosso ramo che da chissà quanto tempo era li cade sfiorando l’auto, le cose non stanno andando per il verso giusto, ma niente può fermarmi oggi è il gran giorno lo sento, tutto apposto il rituale della vestizione è concluso si parte mi attende una comoda mulattiera trenta minuti di buon passo mi separano dal sito, dove ho deciso che l’evento si svolgesse. Il luogo e magnificamente selvaggio e... perdonatemi l’omissione. Meno si sa meglio è.
Pochi passi. Mi si stacca la suola intercambiabile degli scarponi, il bottone a clip non tiene più, e intanto le nubi diventano sempre più scure risistemo al meglio la suola e via . ma via dove! Pochi passi e di nuovo si distacca un’altra volta, bip.bip. qui qualcuno mi vuole male, con quello che mi sono costati ! neanche più dei Tedeschi ti puoi fidare, ma questo è l’effetto della globalizzazione sulla suola spicca Made in China bip.bip pure a loro, m’invento una soluzione alla MAC Gyver, con scarsi risultati. Niente da fare, qualcosa mi dice che la piccola valle dove avevo scelto che si avverasse la mia previsione non fosse lì, detto fatto, ritorno sui miei passi, scelgo di andare dove ho fatto il mio primo
capolavoro ***** la mia prima quota forse è destino che ciò avvenga lì? Eccomi prima delle tante pose …. Niente, di trote neanche l’ombra dopo mezzora di lanci inutili comincio a guardarmi in giro, qui qualcosa non quadra e di fatti quello che stavo cercando, tracce di pescatori fresche avevano dissipato ogni mio dubbio ecco perché le trote non si vedevano, ero stato preceduto sicuramente a conferma di ogni mio dubbio eccoli sul sentiero di ritorno due pescatori. Mi salutano “salve !come va!” rispondo con un cenno della mano al loro saluto, e come volete che vada mi avete rovinato la mattinata! Questo ovviamente l’ho solo pensato. La mattinata è ormai andata e nessuna trota in vista. Qui si mette male mi mancano sole nove trote, imbocco la via del ritorno verso il paese lì di solito non ce’ mai nessuno, sfilo la canna ancora montata dal baule e dopo mezzora di pesca faccio mie sette trote, ci siamo. Ancora due trote e poi…… E poi più niente, di trote neanche con lo storditore sarebbero venute fuori, non posso mollare adesso, cambio torrente vado sulla Brembo, una bella spianata di acqua limpida mi si para d’innanzi, primo lancio eccola salire, una discreta fario, la libero senza neanche guardarla troppo, il mio pensiero è alla prossima, poso dolcemente la piccola mosca, un’ombra sale dal fondo quando sto per ferrare se ne ritorna sul fondo, non è lei la predestinata, qualcosa mi spinge
a cambiare posto. Mi porto su un’ampia curva dove l’anno prima feci mio un bel temolo da 33 cm. Scruto bene l’acqua bollate neanche a pagarle, un bel masso affiorava ai margini della riva, e proprio ai piedi del masso con la coda dell’occhio vedo una mosca che svolazza sul pelo dell’acqua, si posa e…. Un ampio cerchio si disegna magicamente l’ignaro insetto
sparisce in un gorgo d’acqua. Un bel cerchio! Una bella regina!controllo che la mia mosca sia ben salda al terminale, tutto ok lancio perfetto, un’ombra scura. Sale dal fondo, un risucchio fa sparire la mosca da me magnificamente posata. Mai prima mi era riuscito un lancio cosi perfetto, chissà chi mi ha guidato proprio lì in quel momento, dopo tutte le peripezie del mattino. La ferrata è sicura la canna diventa un arco teso, il cuore mi sale in gola, non avevo mai
sentito prima dall’altra parte della canna una forza come quella, la paura era che il sottile terminale dello 0’10 cedesse a tale veemenza la belva sembrava impazzita non vedevo cosa fosse puntò il masso da dove era uscita, pensai, se entri nella sua tana addio regina! Mi venne alla mente il temolo dell’anno prima, ancora non sapevo cosa fosse, un temolo o una trota, ora la curiosità ha preso, il posto della paura. Niente non si fa vedere, il braccio comincia a farmi male, eccola è una regina, mostra la sua magnifica livrea, una splendida marmorata, il cuore batteva come un tamburo, il momento più brutto è ora, quasi capisse che sta per cedere, il colpo di coda è il più pericoloso. Eccola sulla riva al sicuro non può più scappare. 42 cm i magnifici colori brillano al
sole settembrino, ancora non ci credo eppure è lì la più bella trota che io abbia mai preso, è lì davanti a me, mi ritornano in mente tutte le trote mancate come se tutto fosse stato coordinato perche, l’evento tanto da me atteso dovesse realizzarsi nel miglior modo possibile quasi a risarcirmi dal torto subito (prepensionamento). Il capolavoro è compiuto (***** con lode) questo evento resterà sempre nei miei ricordi. Proprio su quella roccia ho voluto incidere con il coltello con il quale mi sono affettato il dito e che se non fosse stato per quell’evento oggi, forse non avrei scritto questa che per me resterà un ricordo indelebile. Se su quella roccia affiorante su quella curva della Brembo se qualcuno troverà inciso (06/09/08=7000) ora sa il perché.
IL TRONTO
Antonio Napolitano Remo Blasi
Quanti PAM, almeno una volta, hanno desiderato di avere a “portata di canna” un luogo dove poter esercitare l’attività alieutica preferita? Un luogo che non richieda necessariamente trasferimenti paragonabili a traslochi per dar modo alle proprie code di distendersi o ai propri finali di raggrupparsi alla ricerca dell’ambita preda? Un luogo che, terminata una giornata stressante di lavoro, permetta di immergersi in un ambiente accogliente per ritemprare le meningi? Io credo che in molti se lo siano chiesto e così anche i PAM del “Flyfisherman Club” di Ascoli Piceno che, anche grazie alla collaborazione dell’amministrazione provinciale locale, sono riusciti nell’intento di rispondere alle domande poste sopra creando la A.R.S. Tronto di cui ci accingiamo a parlare. La riserva, sebbene si “snodi”
per circa 4 km nel percorso che il fiume Tronto compie solcando la città di Ascoli Piceno, mantiene tutte le caratteristiche di un ambiente naturale gradevole sia ai pescatori che ai non “addetti ai lavori”. La popolazione di salmonidi presente è costituita da trote fario (mediterranee e puccini) e da sporadiche trote iridee, frutto, quest’ultime, di ripopolamenti legati al passato. Il “Flyfisherman Club” (sempre coadiuvato come già detto da addetti del settore Caccia e Pesca della Provincia di Ascoli Piceno) non solo si occupa del ripopolamento della riserva ma ne monitorizza sempre lo stato constatando, tra l’altro, l’avvenuta riproduzione di specie immessa in ripopolamenti precedenti. La “popolazione entomologica” presente in riserva è costituita sia da effemerotteri (del genere Baetis, Caenis, Ephemera, Ecdyonurus in particolare) che tricotteri. Per quanto riguarda i livelli, essi sono condizionati dall’affluire di due torrenti (il Castellano ed il Chiaro) ma, ancor più, da un paio di dighe, a monte della città, che, in base alle necessità, potrebbero rilasciare più acqua della norma con l’ovvia conseguenza di alterare i livelli stessi.
Per limitare tale fenomeno si è giunti ad un’accordo con l’ente gestore di tali dighe che si è impegnato a ridurre al minimo i problemi appena menzionati. C’è anche da precisare, ad onor del vero, che la presenza di tali dighe permette che la temperatura dell’acqua non vada mai oltre i 18 gradi anche nel periodo estivo, garantendo un habitat ottimale alla popolazione di salmonidi presenti. A sinistra: Beatis Niger Tronto città
A destra: Effimera in schiusa
Remo
Per quanto riguarda l’acqua che i due affluenti possono riversare dipende molto dagli eventi atmosferici più prossimi alla nostra uscita…. Ah, dimenticavo, ogni volta che si decide di scendere sul fiume, sebbene sicuramente il pesce non manchi, si deve lasciare in macchina la convinzione di fare sicuramente incetta di catture (anche se se ciò può ovviamente avvenire) perché si potrebbe rimanere delusi. Questo grazie al fatto che i ripopolamenti vengono effettuati in periodi studiati a tavolino per far sì che i pinnuti si abiutino quanto prima all’ecositema presente nella A.R.S. e rendano tutt’altro che scontata una pescata in riserva. Inotre, ahimè, posso confermarlo di persona in quanto, proprio pochi giorni fa quando, con il mio amico Antonio eravamo impegnati in una delle nostre uscite. Erano ore che pescavo a secca e non c’era verso di far salire qualche pinnuto a ghermire la mia mosca mentre altri pam presenti in riserva, in barba “all’elite” della secca , tiravano su, ogni tanto, dei pesciotti niente male. Fortunatamente, sono riuscito con una versione povera (privata della piuma grizzly) della Adams Parachute, pescando in caccia, a guadinare un bell’esemplare di fario presente in riserva da un po’ di tempo e ad evitare un cappotto che, con i 36 gradi presenti al momento, non si abbinava assolutamente. Altri giorni invece mi sono divertito, come quando, vedendo delle bollate classiche da emergente, montai un
Le mosche di Remo
emergentina di effimera alla quale avevo messo un esuvia in yarn . Beh, su tre lanci tre trote!!!! L’appunto importante da fare è relativo alle schiuse di insetti che non si fanno attendere. Alle sei di in un mattino di Agosto, ad esempio, c’era una schiusa di Caenis che faceva ribollire il fiume come una pentola al momento di buttare la pasta. O a tarda sera quando schiudono le effimere, senza escludere le bollate su sedge di misura non certo strabiliante. Questa è ovviamente una descrizione sommaria della A.R.S. Tronto poiché, sebbene nata da una esigenza di PAM locali, l’obiettivo che si è prefissato il Flyfisherman Club è quello di far fruire il fiume a quanti, anche da fuori, vogliano sperimentare cosa vuol dire avere in città una riserva che funzioni. Pertanto, volontariamente, non ci spingiamo oltre nella descrizione, sperando che la curiosità di PAM in cerca di nuovi “fronti dove combattere”, li spinga a farci visita. Per chi arriva dalla A14 si prende l’uscita per Ascoli Piceno. Si prende successivamente il raccordo AscoliMare (direzione Ascoli) per uscire in direzione Porta Cartara. Da qui si va a sinistra direzione centro e si va avanti, costeggiando il Castellano sino ad arrivare al primo semaforo (dopo circa 1-1,5 km). Passate il semaforo e dopo circa 50 m girate a sinistra per prendere una strada in discesa. Da qui fate 300-400 m e vi troverete la tabella della ARS Tronto sulla sinistra e siete arrivati. Se avete problemi chiedete alla gente del luogo dove passare per andare “sotto ai mulini” (denomina-
zione locale del posto dove si trova l’accesso principale alla riserva). Sicuramente troverete qualcuno disponibile ad aiutarvi.Per chi arriva da Roma basta che esca alla stessa uscita (Porta Cartara) e segua le inidicazioni di cui sopra. Per il rilasacio dei tesserini, il cui costo giornaliero è pari a 10 euro ci si può rivolgere: al negozio Ale&Fly fishing in via Circonvallazione Ovest 35 ad Ascoli Piceno il cui proprietario sarà a vostra disposizione e, se possibile e siete alla vostra priuma uscita, vi accompoagnerà sul posto di pesca; presso il bar Aurora in via Marcello Federici 65 sempre ad Ascoli Piceno Siamo fiduciosi del fatto che in futuro numerosi nuovi PAM verranno a farci visita soprattutto perché…. chi è venuto è anche già ritornato. A presto, Remo
Siamo a fine Agosto e trascorse le vacanze con la famiglia cercando sempre luoghi predisposti anche a qualche fuitina piscatoria, vedi trentino, austria e slovenia, ci si ritrova sul fiume sotto casa per raccontarsi le ultime uscite o semplicemente trascorrere qualche ora con i wader in acqua al riparo da un sole che , specie quest anno, pare non voglia darci tregua . Come pescatore a mosca mi capita spesso di pensare alla grossa fortuna di avere una riserva come questa , praticamente in città ma la vera magia è quella di trovarsi immersi in un contesto isolato con una natura spontanea e avvolgente , distaccata dal circuito cittadino. Infatti lungo il fiume non si incontrano altre persone a parte i pescatori e solo a tratti è possibile vedere alcune case. La pesca è un occasione per rilassarsi e svincolarsi per qual-
che ora magari con qualche amico con il quale accendere una piccola e divertente competizione o prendersi in giro ….quasi una pesca comparativa. Sui fiumi si incontrano due tipologie di pescatori, quelli che quando ti vedono arrivare nascondono la mosca con la quale hanno catturato 6 trote , e alla domanda “come và ? ” rispondono : “male , oggi non salgono in caccia e neanche a ninfa niente !”
si credono padroni del fiume e risultano gelosi anche del parcheggio quando arrivano con la macchina . E poi quelli che invece condividono il fiume , le mosche e magari stanno lì a disposizione per aiutarti con il guadino ! Sono pronti per una battuta, una risata quando si slama un pesce, scambiano pareri sulle schiuse e mosche da adoperare......a tutti noi piace stare in pace ai margini di una correntina dove , mentre cambiamo il tip o scegliamo la mosca , ascoltiamo le bollate frenetiche nel bel mezzo di una schiusa perfetta, ma poter condividere tutto ciò, secondo me è ancora meglio !! Per questi motivi accetto volentieri di pescare insieme ad altri, in questo caso con il mio amico Remo con il quale vado a pesca da circa 10 anni e ormai di esperimenti, sventure , cappotti e grandi giornate ne abbiamo vissute tante. La riserva offre tante e diverse
situazioni di pesca, dalle correntine alle buche, dai tratti con massi e giri d'acqua alle lame di acqua piatta e lenta... per questo è sempre bello poter variare la tecnica in base a quello che ci troviamo davanti e la possibilità di montare la mosca secca, la ninfa o streamer rendendo la pesca molto “ragionata”. Decidiamo di scendere nel tratto intermedio della riserva e costeggiamo il fiume fino
ad arrivare alla confluenza con il torrente “CHIARO” In quel momento non si vedevano grosse schiuse e praticamente nessuna trota bollava proprio perchè non vi era nulla su cui bollare . La scelta è caduta sulla ninfa, una pheasant tail con tinsel oro e bead color giallo fluorescente, questa imitazione gestita con una canna adeguata , un finale corto e un tip 5X mi ha sempre dato grosse soddisfazioni. Spesso a fine “passata” la richiamo con una leggera trattenuta facendola saltellare sul fondo e risalire , non ho ancora capito il perchè ma questo movimento scatena un’aggressività incredibile e al 90 % le trote presenti in quella vena di corrente afferrano la ninfa . Dopo qualche cattura a ninfa decido di allungare il finale , aggiungo all'asolina un tip di 2 metri e monto un imitazione di bruco che realizzo in avvolgendo, su di un amo del 8 a gambo lungo, una striscia di foam lasciando un piccolo spazio tra le spire che poi riempirlo facendo un
paio di giri di gallo grizzly fino ad ottenere un “non so che cosa” ma che mi piace molto. A monte di circa 100 mt della confluenza del torrente Castellano il fiume si allarga e si creano tante correntine spumeggianti, un tratto con un raschio dove la pesca in caccia diventa la massima espressione del piacere :-)) La vegetazione che rasenta l'acqua ombreggia la metà opposta del fiume e con lanci di circa 10 mt sbatto letteralmente la mosca nella schiuma e con un paio di mending essa rimane ferma nel giretto di corrente per qualche secondo , non vi dico l'emozione nel vedere le ombre che salgono a vedere cosa fosse quella mosca senza prenderla fino a che da un lato arriva una trota che, con maggiore convinzione e forse anche troppa fretta, afferra la mosca e inizia un bel combattimento con salti e continui cambi di direzione. Riesco a vedere la sua bella livrea e con l'aiuto del guadino e del mio amico Remo riesco a immortalere qesto pesce stupendo. Da lì in avanti inizia una discreta schiusa di effemere è nel momento in cui abbandonano l'esuvia diventano prede facili di quelle trote che si dispongono allineate a bollare con un ritmo che ipnotizza anche noi. Siamo arrivati sopra la cascatina detta “ delle Canterine” , qui il fiume diventa piatto , fermo , sembra uno specchio !
Questo tratto di fiume riesce a rapirti per ore, ho visto pescatori lanciare sulla stessa trota in bollata per 5-6 ore. Qui si giocano tutte le carte, assi compresi, il finale molto lungo, un lancio accurato, una posa delicata, la mosca giusta sono tutti elementi che non sempre portano al successo e alla cattura. In questo tratto denominato “tra i due ponti” bisogna entrare in simbiosi con le trote, non solo osservare ma anche ascoltare il timing delle bollate aiuta a non sprecare lanci inutili, sì, perchè sollevare coda, finale e mosca dall'acqua in modo rumoroso e come si dice “strappando “ la mosca dall'acqua interrompe quel ritmo frenetico delle bollate, in altre parole è come se qualcuno spegnesse l'interruttore !
Poi però dopo aver eseguito un buon curvo, con un mending secco e deciso ho riportato tutto a monte facendo scorrere la mosca presentandola con il finale alla spalle, il tutto a 3 metri dalla bella fario che bollava con mezzo corpo fuori dall'acqua.
In questi casi faccio sempre un conto alla rovescia nella mia testa e 3 ‌.. 2......1.... la bocca si spalanca e la mia mosca scompare !! Ê fatta , tengo la canna alta e accorcio la coda che ho fuori concedendone qualche metro alla fuga del pesce fino a riavvolgerla in pieno nel mulinello e poterla gestire in presa diretta con la canna, che inizia a piegarsi assecondando le testate del pesce piegandosi e disegnando la sua azione progressiva che fa apprezzare sia il lancio che la cattura. Dopo questa bella cattura mi raggiunge Remo e insieme ci avviamo verso il sentiero che ci riporta alla macchina, approfitto per ricordare che gli accessi al fiume sono molti e tutti segnalati con delle tabelle in legno e bacheche con le informazioni sulla riserva. Che dire, un altra bella giornata sul tronto insieme ad un compagno di pesca , spero di incontrarvi presto , vi aspetto. Antonio Napolitano
Tipografia Maserati nasce nel 1950 , da prima come cartoleria e tipografia con sede in Corso Vittorio Emanuele, poi con il cambiamento delle esigenze del mercato si è via via evoluta, acquisendo nuove tecnologie e nuovi metodi produttivi, sempre al fine di soddisfare le esigenze di una Clientela piÚ esigente e competente. Oggi, la Tipografia Maserati si propone alla propria Clientela in una veste totalmente rinnovata con al suo interno uno studio grafico capace di sviluppare e proporre idee, macchinari per la stampa off-set digitale di ultima generazione, personale capace di affiancare e consigliare il cliente nel pre e post vendita; servizi di consegne effettuate direttamente e dunque in tempi piÚ solleciti; personale addetto alla stampa sicuro e competente capace di utilizzare sia tecniche tipografiche per lavori particolari come oro a caldo o stampa a rilievo, sia tecniche off-set e digitale per stampa commerciale. Tipografia Maserati annovera tra i propri clienti nomi illustri dell'economia piacentina e non solo come CONFINDUSTRIA PIACENZA, STEP spa, RDB spa, CONFAPI, BIFFI TYCO, PIACENZA EXPO e molte altre, non disdegnando il piccolo artigiano o commerciante.
Tail Water Tevere Luca Castellani
La notte tra il 29 ed il 30 dicembre 2010 è stata una notte da incubo per gl’abitanti della valtiberina. Il crollo di un “baffo” di cemento laterale di contenimento dell’invaso ha fatto si che si riversasse a valle, all’improvviso, almeno settecento metri secondo di acqua del lago di Montedoglio. Si poteva sfiorare la catastrofe. I danni invece sono stati contenuti, rispetto alla gravita dell’accaduto, anche per merito della morfologia (area golenale e alberi non tagliati) del fiume a monte di Sansepolcro. Chissà in quanti anni dovremo aspettare per tornare alla regolare funzione della diga? Per quanto riguarda l’aspetto della pesca credo di essere stato, se non l’unico, uno dei pochi ottimisti sul danno limitato causato dal cambiamento o la trasformazione di diverse aree del fiume specialmente nella zona a monte della area a regolamento specifico. La
mia convinzione è che i pesci muoiono per la carenza d’acqua o se questa è inquinata, non certo affogati per troppa H2O. Qualche perplessità me la lasciava il futuro degl’insetti, non essendomi, per fortuna, trovato in una situazione similare non ero in grado di farmi un idea su che danno potesse fare una situazione del genere, ma soprattutto in quanto tempo, magari in anni, si poteva pensare ad un ritorno alla normalità. Secondo me solo questo avrebbe potuto influenzare la quantità di pesci che potevano vivere nel fiume. Ma già in aprile questi timidi timori si sono dissolti.
Sono andato a pescare nel libero, a valle di Sansepolcro e ho potuto riscontrare un’attività insettivora pressoché immutata rispetto lo stesso periodo dell’anno precedente, almeno a livello visivo. Non mi rendo conto se questo sia un miracolo oppure la natura ha delle risorse inimmaginabili per noi. Credo più alla seconda ipotesi. Mentre l’incertezza: se l’acqua del lago sia in quantità sufficiente ad alimentare la vita della Tail Water, qualche preoccupazione ce la da ancora oggi, anche se i calcoli dell’ente irriguo ci dovrebbero far stare tranquilli. In ogni caso è divertente sentire le opinioni “stravaganti” di molti pescatori a mosca riguardo l’accaduto. A raccogliere tutti giudizi e consigli sentiti e trasferirli in un libro sarebbe come pubblicare la “Bibbia” delle stupidaggini. E’ incredibile come spesso degli stimati professionisti, ca-
Disegnata espressamente da Massimo Magliocco per La Tecnica di Lancio Moderna La Magliocco 7.6 esprime in sè tutte le qualità che necessitano a chi desidera esprimere il massimo nei suoi lanci. Sviluppata dalla Atomsix di Steve Parkes questa canna utilizza per il blank un Carbonio di ultima generazione e l'innovativa tecnologia di "cottura in Autoclave" (utilizzata in fomula 1 e nell'ingegneria aerospaziale) che esclude rischi di rottura del grezzo derivanti da un'errata compressione del nastro termorestringente, normalmente utilizzato nelle produzioni classiche. La cottura del carbonio risulta cosi' omogenea e senza interruzioni, priva di difetti tipici delle prouzione tradizionale. Estremamente rapida e progressiva, l'azione della canna somma un pedone di buona potenza ed una vetta in grado di esprimersi anche sui lanci a breve distanza. Le finiture sono completamente personalizzabili contattando il produttore: www.atomsix.co.uk Caratteristiche: • Espressamente progettata per il lancio veloce • Sugheri di prima qualità • Anelli a ponte singolo in fuji alconite • Finitura nero satinato antiriflesso • Azione progressiva, pedone potente e vetta sensibile • Vibrazioni del tip pressochè assenti. Costruite interamente a mano e corredate di tubo portacanna in alluminio Prezzo: £390.00 (la canna viene venduta direttamente da atomsix www.atomsix.co.uk
paci, intelligenti, preparati nel proprio mestiere, quando prendono una canna da mosca in mano diventino immediatamente degl’emeriti stolti. Mah. Il potere della pam. La sorpresa di trovare degl’avannotti di trota verso la prima metà di aprile lungo alcuni punti della Tail Water è stata grande. Nel periodo della ipotetica frega, gennaio, il fiume aveva una portata che teoricamente non avrebbe permesso ai pesci la possibilità di trovare dei letti di frega, e certamente quelle trotelle non sono nate da riproduttori ritardatari di marzo, anche con l’acqua in uscita da Montedoglio più calda. La formula tempo/temperatura/schiusa uova permetteva di accertare che quei pesci sono stati fecondati prima di marzo. Comunque sia, una dimostrazione di forza dell’ecosistema Tevere. In ogni caso per fugare ogni dubbio in
aprile con la complicità dell’ente irriguo, che ha rilasciato per una giornata meno acqua, abbiamo proceduto insieme alla Provincia d’Arezzo a testare con l’elettro storditore delle zone a campione, quelle più morfologicamente cambiate, per farci un idea ed evitare di fare danni ai nuovi nati. Il risultato è stato più che soddisfacente. Temoli e trote stavano dove “dovevano stare”. Alla faccia di chi diceva che i pesci grandi li ha portati via la piena. Dal risultato degli stordimenti, come ogni anno, viene fuori poi il progetto di modifica di ripopolamento, se ce ne fosse bisogno. Finalmente arriva maggio e l’apertura della pesca. Maggio non è un gran mese per la trota in Tail Water, ma lo è per il temolo, specialmente per chi lo pesca con la ninfa. Verso il venti di questo mese si cominciano a vedere i primi gruppetti di temoli nati nella parte bassa ( zona briglie), poi con il passare dei giorni anche più a monte. Diversi video su youtube certificano questa realtà. A giugno si sono svolti su un tratto di fiume della TWT i campionati italiani di pesca a mosca under 18. L’ammini-
strazione provinciale e il comitato direttivo ha pensato che potesse essere un modo per rilanciare l’area dopo il crollo della diga, anche perché con il campionato italiano si sarebbero abbinati i campionati del mondo o giochi mondiali della pesca, alla fine d’agosto. Una grande opportunità per dimostrare al mondo che il fiume è vivo e fruibile. Il MCAT non si è lasciato sfuggire questa occasione. Con il senno del poi la possiamo considerare anche una buona esperienza. Nonostante che l’Italia sia arrivata seconda. Queste le cose belle. Dei cambiamenti ci sono stati, non solo a livello morfologico. Qualche nuova difficoltà rispetto alla pesca c’è e credo che ci sarà ancora per qualche tempo. La prima riguarda la colorazione e la temperatura dell’acqua. I livelli più bassi della diga hanno fatto si che non ci fossero gli scambi ter-
mici sul lago e quindi dove viene pompata l’acqua per mandarla alle turbine è più calda e quindi la colorazione e la trasparenza che di solito assume il Tevere in luglio ed agosto è venuta meno. La parte alta della zona dell’area a regolamento specifico ha avuto per tutta la stagione condizioni di acqua “tagliata”. Comunque pescabile. La seconda è
la temperatura dell’acqua più elevata ha reso con la calura del solleone i pesci più apatici. Di solito agosto è stato sempre uno dei migliori mesi per la pesca sulla Tail Water Tevere. Questo ha permesso a molti ciprinidi per la prima volta, di risalire a questa latitudine per la riproduzione ed ai bagnanti di refrigerarsi nelle acque non più così gelide della Tail Water, creando disturbo a qualche pescatore nelle ore meno buone alla pesca. In ogni caso pescare sulla Tail Water Tevere è sempre una esperienza da non perdere, un fiume molto tecnico, dove i costruttori di artificiali devo dare il meglio per cercare di cogliere i suggerimenti dati dalla natura. Il “cappotto” per i pam che non hanno spirito d’osservazione o presunzione di conoscenza è sempre pronto dietro l’angolo. Vi aspettiamo, saremo lì fino al 31 dicembre.Luca Castellani http://www.lucacastellani.it/