ffmagazine n° 5

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Rivista di Pesca a Mosca

Rivista bimestrale a pubblicazione online registrata presso il Tribunale di Modena il 09/07/2009 prot. n째1963

LA PRIMA RIVISTA ITALIANA DI PESCA A MOSCA ONLINE GRATUITA Aprile - Maggio 2010

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Di: Massimo Magliocco

w w w. f f m a g a z i n e . i t ECCOLO DI NUOVO.... "Aprile dolce dormire", recitava un detto che è ancora sempre di moda. Ma per i pescatori questo periodo coincide con l'inizio della bella stagione, sempre che il "generale inverno" decide di andare in ferie e quindi, di dormire, i pescatori non ne vogliono sentir parlare appellandosi all'altro detto che dice "chi dorme non piglia pesci". Comunque, detti a parte, diciamo che la stagione di pesca entra nel vivo e tutti i pam si sentono in questo periodo elettrizzati dall'aria che si riscalda e da tutti quei profumi che la natura sprigiona. Ora, però, lasciatemi spendere due parole per il "mio" amato fiume, quello che mi ha da sempre fatto sognare, quello che mi ha fatto migliorare come pescatore, quello che mi ha insegnato quasi tutto sul lancio e sulla pesca a mosca, insomma il fiume del mio cuore, il Nera. Il titolo di questo editoriale recita "eccolo di nuovo" e qualcuno ha già capito a cosa alludo. Infatti mi riferisco all'ultima tormentata vicissitudine che questo straordinario fiume ha avuto nella scorza stagione. Chi non ricorda tutti i problemi che sono nati intorno all'uso di queste splendide acque, specie riguardo alle scuole di pesca, che hanno fatto rischiare che andasse perduto dall'inizio di questa nuova stagione, tutto il meticoloso lavoro svolto da Legambiente e da tutti coloro che indirettamente gli hanno girato intorno. Lo è stato anche per l'Aniene che senza troppo clamore, aveva "perso" il suo tratto no-kill ma, straordinariamente, le è stato ridonato senza troppi problemi. Ritornando al Nera direi che per coloro che praticano il fly fishing su questo fiume è stato veramente un gran bel regalo. Ora vorrei fare alla nuova"dirigenza", chiamiamola così, di coloro che guideranno le sorti del Nera tra cui metto il mio amico Guglielmo Todini in prima persona, un grosso in bocca al lupo per il lavoro che dovranno svolgere da qui in poi che sarà come sempre arduo e faticoso e che se in futuro dovessero stagliarsi di nuovo all'orizzonte delle nubi ricche di problemi, di trovare immediatamente un dialogo per risolvere prima che sia troppo tardi, gli eventuali contenziosi. Passando a questo numero della rivista vorrei sottolineare l'articolo del mio amico Philip Bailey, uno straordinario pescatore a mosca australiano che da anni vive in Inghilterra, che a partire da questo numero ci delizierà di articoli di storia degli artificiali classici ed anche di costruzione, come in questo primo articolo in cui, con una piuma di cdc e una hackles di gallo, costruisce una mosca straordinaria e leggerissima. Inoltre vorrei sottolineare anche l'articolo di Alessandro Sgrani. Chi non conosce Ale, ma credo siano ben pochi, troverà nei suoi scritti tutta l'arte della pesca a ninfa di cui Ale non è solo un profondo conoscitore ma anche uno straordinario divulgatore. Con questo non è che mi sono dimenticato degli altri collaboratori che scrivono sulle pagine di FFMagazine, ma essendo ormai "compagni d'avventura" fissi, non hanno bisogno di presentazioni. Buona lettura ed in bocca al lupo per la nuova stagione di pesca. Massimo Magliocco


Sommario n° 5

Aprile - Maggio 2010

Hanno collaborato a questo numero: Stonefy di Antonio Vitolo e Aldo Porto

Pescare in Austria di Roberto Mazzali

La nuova Era di Massimo Magliocco

Naviglio Sforzesco di Andrea Garinei

Con le sue fotografie é con noi Simone Repetti

L’Ombra di Philip Bailely

Sedge Pupa di Alberto Mondini

Catture Inaspettate di Gabriele Bielli

Errori comuni in situazioni non evidenti di: Alessandro Sgrani

Trote Native di Maurizio Penserini

Direttore Responsabile Baroni Franco Grafici Zagolin Stefano Mondini Alberto Coordinatori Redazionali Magliocco Massimo Mondini Alberto Castellani Luca Collaboratori Albini Marco Mazzali Roberto Berdin Marco Santoro Luca Marco Pippi Distribuzione WEB Pubblicazione Bimestrale Registrazione Presso il Tribunale di Modena n° 1963 del 09/07/2009 Rivista GRATUITA Pubblicità Mazzali Roberto Tel. 3358701177 e-mail:flyfishing1949@gmail.com Tutti i Diritti Riservati FFMagazine www.ffmagazine.it


La FFM comunica che sono aperte le iscrizioni alla nostra associazione, che ricordiamo essere non a scopo di lucro, per la stagione di pesca 2010 appena cominciata. Tale iscrizione, che ha un costo di euro 15,00, da al socio una serie di vantaggi che non possono essere ignorati come ad esempio, sconti in zone no-kill, sconti sull'acquisto del materiale da pesca, sconti sull'acquisto di prodotti editoriali sulla pesca a mosca, sconti sui corsi FFM, sconti su viaggi di pesca in Europa ecc. Tali sconti verranno praticati dai sottostanti sponsor che hanno accettato di collaborare: Ai corsi della Fly Fishing Masters Albergo Bucaneve Via >Giardini Sud,31 41027 Pievepelago Tel. 0536 71383 Edy Donà Di Edgardo Donà via Monte Rosa, 68 20025 Legnano (MI) Cell. 3487616494 AKTIV HOTEL Tel. Adriano 0043-6645307670 Tel. Alberto 0043-6641736341 Tel. Erika 0043-663951805 L'ALTRO SPORT Via Felice Frasi 25 c 29100 PIACENZA

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Mayfly di Giorgio Ferrari Via Zuavi n°16 20077 Melegnano MI Tel.02 9838901

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Podere Violino Località Gricignano, 52037 Sansepolcro /AR) Tel, 0575-710174

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Modern Fishing in Lapland Ufficio Amministrativo Holmvagen 210 S-920 SE Infos Italia: 0039 348 6004118 Infos Svezia: 0036 73 8213607 E.Mail. info@loe-mfl.com

20 Euro

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Il Pesce fuor D’Acqua SNC di Lazzaro Gianluca & C 36030 Costabissara (VI) Via Montegrappa 48 tel/fax 0444 970611 FFM POINT e-mail ilpescefuordacqua@alice.it

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Edizioni NUMA di Massimiliano Nucci-Piva L.go Straidberg 30 00142 Roma www.edizioni muma.com

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Chi fosse interessato ad associarsi e quindi entrare in possesso della nostra tessera, può recarsi presso tutti gli esercizi commerciali e/o le strutture che svolgono il servizio di seguito riportate, oppure tramite carta di credito di euro 15,00 che si può fare attraverso il sito www.flyfishingmasters.it nella apposita pagina, oppure attraverso bonifico bancario iban IT02-H-05164-03213-000000175379 oppure può mettersi in contatto con la segreteria al 3343328889. Crediamo che i vantaggi che si possono avere con tale tessera siano estremamente interessanti cui tutti i pescatori a mosca non possono rinunciare. Esercizi e/o strutture convenzionate:


Ormai è diventato un appuntamento fisso! L'IBRA - Italian Bamboo Rodmakers Association organizza il 6° raduno Italiano costruttori canne in Bambù che si svolgerà presso il Podere Violino Loc Gricignano Sansepolcro (AR) www.podereviolino.it nei giorni 22 e 23 Maggio 2010. Oltre ai moltissimi rodmakers provenienti da tutta l'Italia ed il mondo, l'ospite d'onore quest'anno sarà Per Brandin, uno dei più noti costruttori di canne in bambù. Il programma, ricco di contenuti interessantissi, sarà a breve pubblicato sul sito dell'IBRA www.rodmakers.it . Come da tradizione, oltre al raduno, si svolgerà nella Tailwater del Tevere il Bamboo Only - Solo Bamboo Day il 21 Maggio 2010, giornata nella quale sarà permesso pescare solo con canne in bambù. Gli appassionati e tutti i pescatori che non lo hanno mai fatto, possono provare le canna in bambù che saranno messe a disposizione dai soci IBRA e le code in seta di Terenzio. Nel corso della manifestazione, saranno esposte le canne in bambù dei rodmakers partecipanti e vi sarà una sezione dedicata alle canne storiche. Per informazioni contattare l'addetto stampa Moreno Borriero press@rodmakers.it.

IBRA - 6° Raduno Italiano


Costruttori Canne in Bamb첫 per la pesca a mosca


Primo di una serie di video riguardanti la costruzione in cui, tre dei migliori costruttori italiani, istruttori FFM, si cimentano nelle loro personali interpretazioni. In questo primo video vedremo come Alberto Mondini, Gianluca Mascitti e Luca Santoro, rappresentano i tre stadi di effimera, ninfa, emergente ed insetto adulto risultato di decenni e decenni di esperienza di costruzione e di pesca a mosca che si traducono in tre modi diversi di concepire la costruzione di ciò che abbiamo definito "novità sull'acqua" Oltre 90 minuti di grande costruzione messe a disposizione di chi ama cimentarsi nella realizzazione dei propri "gioielli" da pesca. Un video da non perdere.


1° Fly Fishing Valdieri day Domenica 28 marzo si è svolto a Valdieri (Cuneo) il "1° Fly Fishing Valdieri day". L'evento, che si è svolto nel Salone delle Conferenze gentilmente messo a disposizione dall'Ente Parco delle Alpi Marittime, con il patrocinio della provincia di Cuneo e del C.O.N.I., ha riscosso un notevole successo di pubblico intervenuto per la presentazione della nuova riserva "Il Gesso della Regina". Emanuel Parracone, sindaco di Valdieri, ha dato il benvenuto a tutti i presenti e ha presentato i successivi interventi di Enrico Gallina, responsabile di Pesca Promotion ASD e presidente del gruppo che gestirà la riserva, l'architetto Simone Ardigò a cui va riconosciuta la paternità del progetto "Il Gesso della Regina". Altri soci fondatori hanno poi illustrato alcune iniziative che si articoleranno sul nuovo no -kill durante la stagione. Davis Fantino ha quindi introdotto la seconda parte del programma presentando Massimo Ginanneschi, Danilo Lazzarini, Sandro Mandrini, Fulvio Michelotti e Agostino Roncallo tutti soci IFTA (Italian Fly Tiers Association) che si sono cimentati nella costruzione di artificiali spiegando di ogni modello i vari passaggi costruttivi. Alle 13.00 circa un ricchissimo rinfresco, offerto da ristoratori locali, ha dato modo a tutti di degustare tante prelibatezze tipiche della Val Gesso, abbinate agli ottimi vini piemontesi offerti dalla Cantina di Santo Stefano Belbo. Nel pomeriggio gran lavoro per i FlyTiers dell'IFTA che hanno polarizzato l'attenzione dei tanti appassionati che, complice la bella giornata e l'introduzione dell'ora legale, hanno indugiato nel Salone delle Conferenze fino al tardo pomeriggio. Che dire... grazie a tutti,Pubblico, FlyTiers e organizzatori, arrivederci al 2011 e...lunga vita alla "Regina"!!!


STONELY


MATERIALI Lamierino di stagno rachidi di penna di germano lana oppure bodyglass penne di faggiano colla gommosa rachidi di hackles di gallo

Di: Antonio Vitolo e Aldo Porto


Breve biografia di Antonio Vitolo. Nasce a Nocera superiore il 28 ottobre del 1957, amante della natura e con una forte propensione per l'arte, Non a caso i suoi hobby sono: la pesca, la musica (suona il basso) e la pittura su tela. Inizialmente la tecnica di pesca preferita è lo Spinning. Negli anni '70, proprio durante una battuta a spinning sul Sele, incontra un pescatore a mosca del nord Italia che era in vacanza da quelle parti. Subito fu attratto e meravigliato dalla facilità con cui quel pescatore del nord faceva volteggiare la coda e pescava le trote con quella tecnica. Si soffermò a lungo ad ammirarlo fino a quanto quel pescatore non si accorse della sua presenza e lo chiamò, gli chiese se voleva provare a lanciare, Antonio gli rispose che non sapeva da che parte iniziare . Il pescatore, notando la curiosità di Antonio per quella tecnica nuova, accennò ad un sorriso e gli disse: Se mi prometti che imparerai a pescare con la mosca ti regalo una delle mie canne complete di mulinello e coda. Antonio non si fece sfuggire l'occasione e, contento com'era, accettò subito. Nei giorni seguenti si incontrarono ancora sul Sele, il pescatore mantenne la promessa, regalò la canna assieme ad alcune mosche ad Antonio e gli insegnò i primi passi della tecnica. Successivamente, nei suoi allenamenti con la canna da mosca, incontrò sul fiume altri pescatori a mosca e fra questi Donato Tedesco, ne nacque una bella amicizia e da questo momento in poi la passione per la mosca non lo abbandonerà più , acquisisce una formidabile esperienza nel lancio e nella costruzione degli artificiali. Giudicate voi se questa non è ARTE!!!!!


DRESSING Fissare il lamierino su un amo a gambo lungo con un po' di colla. Portarsi con il filo di montaggio in prossimitĂ della curvatura dell'amo e fissare due code di calamo di germano. Fissare uno spezzone di bodyglass. Forma il sottocorpo con lana e ricoprire con il bodyglass per formare l'addome. Fissare nella parte sottostante del torace una piuma incollata che servirĂ da chiusura dopo aver montato le zampette. Procedere al posizionamento delle zampe con legature incrociate. Posizionare tre piume incollate per formare le sacche alari dopo averle sagomate a caldo con l' apposita pinzetta. Fissarle sovrapponendole fino in prossimitĂ dell'occhiello. Ritornare sulla piuma incollata fissata precedentemente sotto al torace e coprire con essa le legature delle zampe, fissandola in prossimitĂ dell'occhiello. Fissare due antenne ricavate dal calamo di germano e formare la testa. Con l'aiuto di uno spillo leggermente riscaldato si da la forma alle zampette e si conclude l'artificiale tagliando l'eccedenza delle zampe.






LA "NUOVA" ERA" Il titolo potrebbe ingannare ma, se l'uso delle canne lunghe utilizzate con la tecnica moderna per molti è una cosa nuova, allora ci sta tutto…. "Pescare con una canna lunga, quindi, può dare dei vantaggi che una più corta forse non da". Potrebbe essere questa la frase conclusiva di questo articolo, frase in cui si può racchiudere tutta l'essenza di quanto vi apprestate a leggere. Ma andiamo con ordine. Per moltissimi anni sono stato un fervente fautore del "corto e leggero" e ho lavorato sodo per spingere i pescatori a condividere queste mie idee fatte di regole ferree, giuste o sbagliate che siano ma dalle quali è "proibito" discostarsi. Potremmo dir loro che sono degli "integralisti del lancio" ed associarli a quel proverbio che dice che "non c'è peggior sordo di chi non vuol sentire". Comunque niente di particolare se ci si mantiene in un ambito di "democrazia alieutica", chiamiamola così, nel senso che basterebbe far rientrare il tutto in un normale scambio di opinioni e quindi limitarsi a far osservare i vantaggi di questa tecnica o quella attrezzatura. L'importante è non scadere in un "se non lanci come me non capisci un tubo" oppure "con questa attrezzatura ci fai tutto". Ma il pescatore a mosca si sa, è litigioso di natura. Tornando al sottoscritto, anche io facevo parte di questa schiera di baldi e impettiti lanciatori, finchè un bel giorno, mettendo il naso fuori "dall'uscio di casa", ho scoperto un altro mondo, estremamente più grande e variegato di cui ne conoscevo l'esistenza ma che in qualche modo rinnegavo arrivando spesse volte anche a deriderlo. Invece mi sono accorto che l'errore più grande sarebbe stato quello di continuare a sottovalutare questo universo mentre, ora che l'ho conosciuto, mi sono reso conto della sua grande cultura nella quale si parlano lingue diverse ma tutte, indistintamente, finalizzate ad arrivare allo stesso obbiettivo, e cioè mandare la nostra mosca nel miglior modo possibile sull'acqua. Ma chi mi conosce sa anche che sarei un ipocrita se rinnegassi il mio passato ed è proprio questo mio passato che mi ha spinto a completare la tecnica di lancio e a far coincide-


re, con altre tipologie di attrezzature, la quadratura del cerchio. Questo preambolo era necessario per dire che, come avrete capito, ho scoperto da un pò di tempo le attrezzature lunghe e attraverso di esse, la possibilità di completare, direi decisamente bene, diversi elementi inerenti il lancio insieme a quelli che già conoscevo. Quindi l'obbiettivo è stato quello di lavorare affinchè si potesse integrare la "mia" tecnica fatta per lo più di attrezzature corte, con altri elementi aggiuntivi presi a prestito da altre tecniche di lancio e basare il tutto su un ventaglio di attrezzature che vanno dalla corta alla lunga, mettendo, comunque al centro, proprio quest'ultime. L'idea mi è venuta qualche anno fa quando parlando con uno dei nostri sponsor tecnici che produce e vende canne, mi sono reso conto che la stragrande maggioranza dei pescatori a mosca lancia e


pesca con la 9', definita a ragione, un jolly. Tutti i pescatori a mosca sanno cosa vuol dire pescare a secca con una 7',6'' e poi, nella stessa giornata, passare alla ninfa. Chi asserisce che con la 7',6'' ci si può fare tutto, dalla ninfa allo streamer, allora il problema non sussiste, ma se si è un poco più razionali, allora è necessario tornare in auto e cambiare la canna sempre che non si stia pescando con una teleregolabile. Non sarebbe meglio in questi casi utilizzare una canna polivalente adattabile ad entrambe le tecniche ?

Sopra. Spazi ampi canna lunga A fianco: spazi ridotti canna corta

Personalmente pesco solo a secca e questo non so se sia un pregio o un difetto, fatto sta che mi diverto solo con questa tecnica. Fino a qualche anno fa usavo praticamente solo la 7',6'' e solo quando dovevo pescare in un fiume più grande, passavo a misure maggiori. Ora, ammesso che l'ambiente me lo consenta, pescando sempre e solo a secca, sono passato all'uso di una 9'. Oggi le canne, almeno quelle poche costruite in Italia, possiedono più o meno gli stessi requisiti di quelle di misura inferiore, ad esempio le 7',6'' che, come tutti ormai sanno, hanno come caratteristica principale quella di essere rapide e progressive, e non sto qui a spiegare il significato di progressivo poiché credo che ormai questo concetto sia conosciuto da tutti (?). Queste componenti importantissime, conferiscono a questa tipologia di canne una caratteristica molto valida che si sposa alla perfezione con il lancio della coda di topo in funzione della tecnica secca. Ora, se da una 9' vogliamo avere le stesse risposte di una più corta, questa deve essere, passatemi il termine, come una "sorella più grande". Qui qualcuno potrebbe dire che con queste caratteristiche una canna non si adatta bene alla pesca a ninfa. Non sono d'accordo, anzi, ormai la maggior parte dei pam lancia decentemente e non trova nessuna difficoltà a gestire al meglio un tale attrezzo pescando a ninfa. Addirittura credo che sia un vantaggio nel senso che molti lanci che si usano per la secca possono tornare utili anche alla ninfa ed una canna con certe caratteristiche aiuta ed anche di molto. Ma questa tecnica di lancio moderna nata e sviluppata, secondo alcuni, per essere utilizzata con una canna corta, con una lunga con quali dinamiche va utilizzata ? Le stesse, basta solamente adattarsi ai suoi tempi, che come si può


immaginare, sono più dilatati. Immaginatevi per un momento sul vostro fiume con in mano una 9' mentre state pescando a secca. Ora fate finta che in mano non avete la canna più lunga ma la solita 7',6'' e quindi in quel momento state manovrando l'attrezzo con la tempistica che quest'ultima richiede. Capirete subito che i tempi sono troppo stretti per avere delle buone risposte. Alcuni mi hanno obiettato che non riuscivano ad immaginare come avrebbero potuto adattarsi a tempi diversi. La 9' ha i suoi tempi che quindi sono più lunghi di quelli di una 7',6'' ma, e questo è un elemento molto importante, con una azione generale del lancio più breve. Mi spiego meglio. Chi lancia con una 7',6'' di solito prima del lancio finale, se è bravino, fa almeno un paio di falsi lanci adoperando un tempo "X". Lo stesso pescatore con una canna più lunga a parità di dinamica avrà un'andatura leggermente più lenta dovuta, come abbiamo detto, ai tempi della canna, ma avrà bisogno di un falso lancio di meno. Risultato: tempi (movimenti) leggermente più lunghi ma tempo totale di lancio inferiore. Questo per chi con la canna corta fa un paio di falsi lanci. Ma quanti sono questi pescatori ? La maggioranza dei pam quanti falsi lanci esegue prima di fare quello finale ? Quindi, più falsi lanci si fanno, meno tempo impiegheremo con la 9' a posare la mosca in acqua. Vogliamo parlare di tutti quei lanci cosiddetti "specifici" ? Analizziamoli. Lancio Angolato Rallentato. Senza spiegarne le dinamiche chi lo conosce dirà subito che con una 9' si farà molto meglio. Lanci


che prevedono un ribaltamento della coda sia in acqua che in aria. Stesso discorso. Lancio Sottovetta Totale. Lo abbiamo ampiamente dimostrato in una importante fiera della pesca a mosca in Toscana. Quindi idem. Lancio in angolazione. Questo forse è uno i quei lanci in cui una canna più corta può aiutare, ma mi viene spontanea una domanda: chi conosce bene la sua dinamica ? E quindi, chi lo sa fare alla perfezione ? Dilemma vecchio quanto la moderna tecnica di lancio. Ergo, si può fare bene anche con una 9' Lanci in cui è prevista una posizione della coda parallela all'acqua. Stesso discorso del lancio in angolazione, con in più un aumento delle difficoltà legate non alla canna ma alle dinamiche intrinseche di questi lanci. Lanci curvi. Chi li sa fare si da una risposta da solo. Per non parlare di tutti quei lanci che servono a tirare fuori la mosca dall'acqua o quelli che si usano quando alle spalle abbiamo una folta vegetazione. Ma torniamo a parlare della tecnica di lancio. Se si è d'accordo nel dire che quest'ultima, pescando trote e temoli quindi con code leggere 3/5, è ormai una, nel senso che è standardizzata anche se si lancia con canne di lunghezze diverse, allora siamo in sintonia, se invece si dice che la tecnica cambia in funzione della lunghezza della canna allora la sintonia non c'è evidentemente più. Ma coloro che affermano questa cosa dovrebbero anche spiegarci i motivi per i quali le tecniche dovrebbero variare a seconda della lunghezza delle canne e con questo non voglio certo dire che è sbagliato farlo ma, dico anche, che è controproducente usare


delle tecniche diverse in relazione alle attrezzature. Attenzione non mi riferisco a quelle che gestiscono code dalla 8 in su o le canne a due mani quindi canne potenti, ma quelle usate per pescare normalmente. Non è meglio, per semplificare, uniformare la tecnica di lancio con il duplice fine di perdere meno tempo e migliorarsi con questa dinamica poiché sempre sotto allenamento ? A mio avviso, e lo ripeto, l'unica differenza che c'è nell'uso di canne lunghe rispetto a quelle corte, sono i tempi di manovra dovuti ad una lunghezza maggiore, mentre la dinamica vera e propria, cioè le escursioni del braccio (che possono anche essere inferiori), le spinte sia in avanti che indietro, la progressione di avanzamento della canna, le trazioni della mano sinistra e gli ammortizzamenti sia in avanti che indietro, restano tutti indistintamente i medesimi. A questo punto qualcuno potrebbe dire che in base a questi miei discorsi le 7',6'' non servono più a niente. Non è così, anzi, con questa lunghezza si impara meglio l'arte del lancio sempre che si usi una tecnica adeguata. Inoltre il passaggio a canne più lunghe è molto più facile, l'importante quindi è usarla nei posti dovuti. Il titolo la "nuova" era quindi deve essere interpretato come una provocazione nel senso che di nuovo in realtà non c'è nulla, anzi, è tutto molto vecchio, ma di nuovo c'è di aver capito che il lancio, la pesca ed anche il modo di pensare la mosca, è fatto di mille piccole e grandi cose alle quali fino a qualche anno fa non volevo credere e che inoltre rinnegavo pure.


"Pescare con una canna lunga, quindi, può dare dei vantaggi che una più corta forse non da" meglio 9' capacità di adattamento alle varie tecniche ampi spazi spazi ristretti e/o infrascati numero limitato di falsi lanci esecuzione lanci specifici Lunghezza del lancio manovrabilità Veloce cambio di tecnica (secca - ninfa) apprendimento della tecnica di lancio

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CANNE A CONFRONTO A PARITA' DI AZIONE meglio7',6'' + / - uguali

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Podere Violino Loc. Gricignano, 99, 52037, Sansepolcro, AR tel.e fax 0575-720174 www.podereviolino.it info@podereviolino.it



Di: Alberto Mondini

Stretch Tubiing-S Sedge Pupa


Amo tipo grub 8/10 e seta

Appesantire a piacere

Con la seta cercare di di riempire tutti gli spazi che inevitabilmente si creano avvolgendo il filo di piombo


Fissare in prossimità della curvatura dell’amo del Stretch Tubing e una o due fibre di piuma di pavone

Per creare un effetto sanguineo passare dello smalto trasparente sul sottocorpo

Avvolgere il Tubing fino a dove si vuol formare il torace


Fissare le fibre di penna di pavone e la seta rossa con il filo di montaggio

Fissare le fibre di piuma del fagianoe ed una piuma di pernice

Avvolgere con un giro la piuma di pernice, quindi formare il torace con il pelo di foca o sostituto ed in fine creare la sacca alare e chiudere con il nodo a formare la testa ed un goccio di colla


Amo: 8 / 10 modello grub Filo di montaggio : marrone Coda : no Corpo : sottocorpo in seta rosso fluorescente o verniciato Corpo : Stretch Tubing ambra chiaro, fra una spira e l’altra di Tubing avvolgere una fibra di piuma di pavone Collarino : Piuma di Pernice Sacca alare : Fibre di piuma della coda di fagiano preferibilmente maschio Torace : Pelo di Foca o sostituto


Errori comuni in situazioni non evidenti Di: Alessandro Sgrani

Quando affrontiamo fiumi con caratteristiche differenti rispetto a dove siamo abituati a pescare, o comunque ambienti nuovi o frequentati di rado, ci possiamo trovare in situazioni di non facile lettura, specialmente se i fiumi in questione sono ampi e dispersivi e soprattutto....


se è inizio stagione, quando ancora le schiuse sono brevi e il freddo rende poco attivi i pesci. Intendo dire che, in assenza di pesci in bollata o facilmente visibili sul fondo, non è facile capire qual' è la tecnica giusta da utilizzare, ma soprattutto non è facile capire quali sono i posti giusti dove cercare i nostri amici pinnuti. Quando non vedo attività, affronto il fiume pescando a ninfa, adatto la tecnica alla stagione, alle condizioni del fiume e alle sensazioni che percepisco, questa è una regola generale. Ad inizio stagione è normale immaginare che i pesci stiano sul fondo, con poca voglia di salire e di fare grandi scarti per mangiare le ninfe. Di conseguenza cerco di far lavorare le mosche più vicino al fondo e più lentamente possibile. Capita però che l'approccio e la tecnica non siano corretti, la poca concentrazione e la troppa insistenza nell' impiego di un tipo di pesca, possano far perdere tempo prezioso e bruciare tratti di fiume con scarsi risultati. Infatti non c'è la peggio che cadere nella tentazione di muoversi continuamente, macinando strada, per catturare un pesce ogni chilometro, con il risultato di non concentrarsi e quindi di non capire. Per meglio spiegare cosa voglio dire, vi racconto cosa mi è capitato in una delle mie ultime uscite di pesca. Nel mese di marzo ho passato tre giorni a Bolzano con due amici, abbiamo pescato nel tratto cittadino dell'Isarco e nell'Adige, nel tratto FIPSAS che va da Gargazzone a Terlano. Il tratto cittadino dell'Isarco è lungo circa 1,3 km e va dal ponte Roma al ponte Loreto, il permesso per entrambi i fiumi si ottiene al Bar Lidia in Via Firenze 9 a Bolzano. L'Isarco è piuttosto largo e la portata d'acqua cambia in funzione del disgelo e delle tante dighe a monte che ne regolano il livello. Comunque ad inizio stagione è abbastanza facile trovare ottime condizioni. La presenza di temoli e trote, comprese marmorate e ibridi, anche di taglia importante, è piuttosto abbondante; abbiamo, quindi, passato due giornate di pesca veramente divertenti. In questi due giorni la tecnica della czech nymph ha fatto la parte maggiore, la ricerca nelle correnti sostenute e sugli scivoli veloci con passate precise fruttava


spesso bei temoli. Mentre la maggior parte delle trote sono uscite vicino a grossi massi prevalentemente sui lati del fiume. La qualità dei pesci, la difficoltà e la frequenza di catture in questo tratto sono, a mio parere, più che soddisfacenti. Per tornare invece all'argomento introdotto precedentemente, la giornata passata in Adige, nel tratto sopra descritto, credo che possa spiegare perfettamente quello che voglio dire. L'Adige in quel tratto è un fiume piuttosto largo, dai venti ai trenta metri circa, con corrente sostenuta, con rari ostacoli, qualche masso prevalentemente sui lati, e soprattutto ghiaieti con ciottoli e qualche avvallamento in prossimità delle rive. Ad inizio stagione è facile trovare dei livelli relativamente bassi e l'acqua chiara. L'Adige di per se non offre grandi punti di riferimento, quindi abbiamo da subito camminato sulla sponda cercando situazioni più promettenti, provando a czech nymph negli occhi formati da questi rari massi o in prossimità delle rive, dove si presentava una situazione, a nostro parere, migliore con acqua più profonda e corrente più lenta. Abbiamo scartato a priori tratti di bassofondo, credendo che i pesci in questa stagione cercassero la profondità e le acque più lente. Dopo un paio d'ore con scarsi risultati, e l'auto sempre più lontana, ho provato a fermarmi un attimo per ragionare su cosa stavamo sbagliando. Un paio di pesci visti scappare nell'acqua bassa mi hanno suggerito che forse stavamo saltando tratti di fiume soltanto perché l'approccio non era corretto. Ho allungato il finale, montato un palmer sul #14 in drop e una ninfetta in lepre in punta, sempre sul #14 con pallina di tungsteno da 2,3. Con cautela e, pescando molto morbido, con lanci lunghi otto/dieci metri al massimo, ho iniziato a battere quei posti che prima, pescando corto a czech aggredivo eccessivamente, provocando troppo disturbo. E' quindi evidente che con una visione ed un approccio completamente differente i risultati sono arrivati subito, con un susseguirsi di catture di temoli e trote. Risalendo lentamente e facendo questa pesca mi sono


ritrovato, infatti, ad avvistare i temoli e a poterli pescare a vista, con grande soddisfazione. La differenza stava soprattutto nell'approccio, avvicinarsi troppo nel bassofondo, per eseguire la czech nymph spaventava i pesci. Ovviamente non li vedevamo scappare, altrimenti avremmo capito subito il problema. Pescando in drop, invece, con pose delicate, da una certa distanza, non comportava disturbo. Inutile dire che i pesci, non salivano a prendere il palmer, ma mangiavano la ninfetta che, sostenuta dalla secca, effettuava passate lunghe e perfette, sondando ampi tratti di fiume. Utilizzando questo metodo risultavano pescabili anche tratti che precedentemente avevamo scartato a priori. Credo che ciò sia dovuto al fatto di essere o meno in pesca, ovvero, quando sei concentrato e sicuro di quello che stai facendo, perché i risultati ti danno ragione, è più facile notare cose che poco prima non consideravi e catturare anche in zone dove precedentemente non immaginavi di poter avere risultati positivi. Questo tipo di errore è piuttosto comune, è provocato soprattutto dalla mancanza di concentrazione, da una osservazione poco attenta e spesso dalla pigrizia di provare a


cambiare metodo. Frequentemente, infatti, giudichiamo con troppa fretta, non solo dopo una giornata di pesca, ma addirittura durante. Ci convinciamo senza prova di qualcosa che diamo per scontato ma scontato non è. Insistiamo, quindi, nell'errore che a volte non riusciamo a correggere e giudichiamo in maniera approssimativa e generica il fiume appena affrontato. Frequentemente sento dire che nel tale fiume non ci sono pesci, spesso questa, non è altro, che l'affermazione conclusiva di una o più giornate di pesca andate male. Può succedere infatti che la situazione non sia favorevole per eventi difficili da decifrare, ma spesso ci mettiamo del nostro perseverando nell'errore. Il classico gatto che si morde la coda insomma, perdiamo fiducia, concentrazione e non riusciamo a risolvere una situazione non così impossibile. Pescando in fiumi con presenza di pesce naturale o comunque ben ambientato, capita che sia difficile individuarlo, dobbiamo sempre tenere conto di questo aspetto, infatti l'equazione non vedo pesce = non c'è , può essere valida in tratti gestiti con pesci pronta pesca, ma è quanto mai inadeguata in fiumi con pesci naturali o immessi e ben ambientati. Questa è una regola che mi sono ben stampato in testa e mi aiuta a risolvere molte situazioni di difficoltà. Non avere una ferma fiducia sulla presenza dei pesci nel luogo in cui stiamo pescando, credo sia il miglior alleato per rovinarci una giornata di pesca.

http://edizioninuma.com


Pescare in Austria

Testo di: Roberto Mazzali Foto di: Alberto Mondini Stefano Zagolin


Pescare in Austria e' una frase che di per se suona molto bene. Per gli italiani evoca pescare in acque ben gestite e con pesci di taglia; poi in Austria c'e' di tutto: piccole acque semisconosciute, fiumi mitici che spesso di mitico hanno mantenuto il costo dei permessi ed infine fiumi che possono permettersi solo pochi fortunati. Una realta' che "facilita" il godimento della pesca in Austria e' la gestione della Famiglia Gargantini in Carinzia. Il mio report attraversa 2 week end: uno estivo e uno invernale, vissuti con Stefano "Zago" Zagolin e l'amico e mitico Alberto Mondini, che con la sua compagnia ed esperienza rende ogni pescata un "master". E' stato facile organizzare il tutto la prima volta: un'occhiata al sito www.tropyclub.it, una telefonata ad Adriano per concordare l'orario d'arrivo e le dritte per arrivare all' Aktiv Hotel e via che si parte. Passato Tarvisio, con solo un'altra mezzora si e' arrivati e dal primo minuto ho percepito quella bella sensazione a pelle di sentirmi il benvenuto. Alberto e Adriano poi, dopo 2 minuti che si conoscono, iniziano a fare dei remember in dialetto Lodigiano stretto. Io li lascio per dedicarmi alle nuove generazioni, cioe' Alberto e Franz, che mi mettono da subito a proprio agio e si lasciano tempestare dalle mie domande sui livelli dell'acqua, schiuse, consigli. Si vede da subito che sono veramente ragazzi in gamba e grandi lavoratori. Erika poi, la moglie di Adriano, si presenta per ultima ma e' chiaro che e' il timone dell' albergo e con premura e passione mi chiede se per cena puo' andare un brodo caldo,

Sopra. una veduta della Sorgiva Sotto: Roberto con una bella cattura

Sopra: Alberto tenta di salpare una grossa Fario


e per secondo uno stinco (intero!!) con patate‌.Immaginate la risposta. La mattina partiamo per la Sorgiva, accompagnati da Franz che oltre a farci strada nei chilometri che separano l'hotel dal fiume, una volta arrivati ci da le dritte di massima. Appena vediamo la Sorgiva io e Alberto capiamo che siamo di fronte ad un chalk stream particolare, grazie alla varieta' di situazioni: ricco di vegetazione acquatica e riparia, con sponde a tratti basse e a tratti alte, massi e rami che forniscono molteplici tane. A quel punto Alberto tira fuori le scatole porta mosche e ci abbaglia con maggiolini luccicanti, api vaporose e formiconi; a me non resta che fare l'occhio languido e porgere la mano che so gia' verra' riempita dalla sua magnanimita'. Sono le 9,30 e da un ponte in metallo noto vari pesci immobili sul fondo. Franz ci tranquillizza dicendoci che da meta' giornata in poi i pesci entrano in attivita' a galla. Decido di scendere a valle di 300-400 metri e risalire in wading, lanciando di dritto e rovescio nei sottosponda erbosi‌.niente; ho la sensazione che ci sia tanto pesce ma non riesco a farli salire. Pescare a ninfa in quell'ambiente non mi va, allora esco dall'acqua e scambio quattro chiacchiere con un pescatore di Gubbio che come me non aveva inquadrato la situazione . Mentre chiacchieriamo, sento in lontananza Mondini che mi chiama a gran voce; capisco subito che ha in canna qualcosa di importante, infatti arrivo giusto giusto per vedere un'iridea enorme, che nell'ultima fuga rompe tutto. Ci ridiamo su mentre Alberto con le mani mi indica una lunghezza esagerata. Da li in poi parte una supergiornata con tante catture, alcune in posizioni relativamente semplici, altre frutto di lanci molto tecnici. Saper gestire la coda sia di dritto che di rovescio, lanciare anche con ostacoli dietro la schiena e mettere la mosca sotto i rami, raddoppia come minimo le possibilita' di successo. Abbiamo catturato pesci bellissimi e la sorpresa e' stata la varieta' delle specie presenti: abbiamo catturato iridee, fario, salmerini e un temolo. La sorgiva di Gargantini e' lunga vari chilometri e non si sporca mai. Cos'altro dire, forse non piacera' a chi ama il grande fiume, ma io ci torno. Il ritorno all' Aktiv Hotel e' una mezzora di macchina tra prati e mucche al pascolo, per arrivare alla veranda all'aperto con una abbondante grigliata e birrona, con Adriano che passa tra tavolo e tavolo per discutere, consigliare, ridere. Goduria.

A sinstra: Stefano con la sua prima cattura a mosca Nelle altre foto: Roberto e Alberto con 2 catture


A sinistra e sopra: Alberto e Stefano sul Vellach A destra: Grosso Cavedano risalito dalla Drava nel Vellach catturato con delle imitazioni di Maggiolino

Vellach Un gioiello, nella natura incontaminata; correntine, buche, lame con fondale bicolore si vedono dal ponte della strada da cui siamo arrivati. Alberto Gargantini che ci ha guidati ci avverte che sono in frega i cavedani risaliti dalla Drava, spaventando letteralmente trote e temoli. Beh non resta che iniziare: io risalgo , Alberto e Zago scendono. Ai primi lanci aggancio un cavedano di mezzo chilo, seguito da un cavedano/sommergibile che con 2 testate spacca lo 0,16‌.forza da incredibile hulk. Sfortunatamente cavedani non ne incontro piu', in compenso il maggiolino in foam rosso di Alberto fa salire bei pezzi. Mi accorgo subito di non aver portato la macchina fotografica, peccato perche' da un bell'occhio dietro un masso sale una fario maschio di 44 cm (reali)con un becco veramente impressionante e dalla livrea scurissima. Ho risalito 500 metri di torrente circa, catturando alcune trote iridee e fario nei sottoriva e temoli non grossi in centro fiume. Torno dai ragazzi contento, pero' scopro che a loro e' andata male, a causa dei famigerati branchi di cavedani in frega. Per il week end puo' bastare con appuntamento all'autunno per la pescata in Gail e Drava.


Gail La Gail nel tratto di Gargantini, a valle di Villach e' una forza della natura, largo dai 30 ai 60 metri, con tanta acqua, piane placide e larghe e rapide impetuose. Ci troviamo ad affrontarlo a meta' novembre, dopo piogge importanti, quindi con acqua limpida ma livelli non ideali. Pero' noi siamo o non siamo istruttori FFM? La schiusa e' nelle ore centrali e fortunatamente ci troviamo nella piana giusta al momento giusto, cosi' alcuni temoli smaliziati ci fanno sudare prima di essere ingannati. Niente di grosso, ma le potenzialita' del fiume si percepiscono e sia prima che dopo la schiusa, pescando con ninfe pesanti agganciamo alcune trote importanti sui fili di corrente. Grande Drava I grandi fiumi mi trasmettono un'energia speciale; quando ero piccolo andavo in Po con mio padre e rimanevo incantato dai gorghi e gli intrecci delle correnti. Ora sono attratto dalle acque pulite, quindi il Po di Reggio Emilia non e' piu' un mio sogno. L'idea di pescare nella Grande Drava mi aggiunge qualcosa di importante, da incorniciare tra le altre mie icone: Piave, Sava, Soca, Isel, Brenta. E' novembre inoltrato, le ore pescabili sono circa 4, i colori dell'acqua sono quelli del letargo, ma i temoli, i padroni di casa di quelle acque, a detta di Adriano, sono ancora attivi. Adriano ci racconta che fino a 15 gg prima schiuse imponenti hanno mandato in frenesia alimentare supertemoli da 40 cm e oltre. La Drava infatti e' luogo da record, dove tutti saprete che

In questa pagina: Roberto con una piccola Trota, nelle altre foto Temolo e Trota di buona taglia catturati in Gail


e' possibile partecipare al temolo d'oro, concorso per chi cattura il temolo piu' grande, ideato dal vulcanico Gargantini. Nel frattempo Adriano e Mondini si mettono a raccontarsi cose di 30 anni fa; li stoppo dopo 30 secondi facendo loro notare che sarebbe ora di pescare. Il tratto che scegliamo e' la lunghissima piana a fine riserva vicino al ponte di legno. La temperatura negli ultimi giorni si e' abbassata e nell'aria non vola niente, quindi montiamo le canne lunghe e con la 10' e le ninfe consigliate e costruite da Alberto Gargantini, solitamente vincenti in quelle acque. Dopo un'ora in cui abbiamo sondato vari strati d'acqua senza risultato, si inizia a vedere qualche bollatina qua e la, solo che non si capisce se si tratta di moscerini, chironomi o altro. Immediato cambio di attrezzatura e, montando un'emergentina rosa sul 22, alcuni temoli di 25-30 centimetri abboccano. I pezzi grossi sono fermi immobili sul fondo; alcuni si riescono a vedere a poca distanza dalla riva. Poi finalmente scendono sporadiche effimere ed ecco una bollata fragorosa vicino alla sponda opposta, lontana ma non irraggiungibile.

In questa pagina e nella sucessiva: Roberto e Alberto con alcuni Temoli catturati in Drava


E' sicuramente un bel pesce, ma non bolla piu'; comincio a pensare che non salira' e invece sale con un tonfo da brivido e mi trovo in canna uno dei temoli belli che tira come un treno. La lotta e' abbastanza breve e per rispettare al massimo il pesce, lo libero velocemente slamandolo all'interno del guadino. Il bello di questa riserva, oltre alla qualità dei fiumi ed il prezzo del soggiorno, è che si riesce sempre a pescare visto la quantità e la diversità delle acque a disposizione: per la pesca con artificiali, Aktiv Hotel mette a disposizione circa 16 Km di acque, delle quali 9 Km (solo pesca a mosca) di una meravigliosa sorgiva, circa 7 Km di fiume, la grande Drava, la Gail a monte di Villach (solo pesca a mosca), i torrenti Rosenbach, Seebach e Treffnerbach, in più circa 200 Km di sponde divise con altre tecniche di pesca. Insomma, un gran bel posto per passare alcuni giorni di pesca.


CALENDARIO CORSI STAGIONE 2010 SERIO

PONTE NOSSA

BG

26-27-28 - MARZO

NERA

B.CERRETO

PG

09-10-11- APRILE

TRONTO

ASCOLI PICENO

AP

16-17-18- APRILE

OGLIO

COSTA VOLPINO

BG

30-APRILE 1-2- MAGGIO

AVETO

REZZOAGLIO

SCOLTENNA

PIEVEPELAGO

MO 03-04-05-06- GIUGNO

MASTALLONE

FOBELLO

VC

18-19-20- GIUGNO

info@flyfishingmasters.it

ASTICO

ARSIERO

VI

02-03-04- LUGLIO

Segreteria Nazionale: Baroni Franco

GESSO

VALDIERI

CN

16-17-18- LUGLIO

Tel: 3343328889

SOANA

VAL SOANA

TO

03-04-05- SETTEMBRE

MASTALLONE

FOBELLO

VC

10-11-12- SETTEMBRE

NOCE

DIMARO

TN

24-25-26- SETTEMBRE

SIEVE

S.PIERO A SIEVE

FI

05-06-07- NOVEMBRE

TWT

SAN SEPOLCRO

14-15-16- MAGGIO

GE

AR

DA DESTINARSI

FFM Fly Fishing Masters Associazione Sportiva Dilettantistica Nazionale Via Cesare Costa, 25 41027 Pievepelago (MO) www.flyfishingmasters.it


LA RISERVA DEL NAVIGLIO SFORZESCO


Al confine tra Lombardia e Piemonte, immerso nel meraviglioso contesto del Parco del Ticino in località San Martino di Trecate (NO), scorre il Naviglio Sforzesco, uno splendido corso d'acqua che nasce a Galliate dalla Lama Barcellona; le sue acque sono di origine prettamente risorgiva ma ricevono anche un contributo importante direttamente dal Ticino grazie ad un canale di collegamento; tutto questo permette di mantenere sempre una portata d' acqua costante durante tutto l'arco dell' anno a garanzia di livelli pescabili e di una fauna costante. L' ambiente in cui scorre il Naviglio Sforzesco e' di grande impatto e davvero si stenta a credere di essere a pochi chilometri dalla provincia di Milano, infatti nel tratto della riserva si e' immersi in una natura rigogliosa ed incontaminata, dove flora e fauna la fanno davvero da padroni. Nei boschi circostanti ci sono meravigliose querce, noccioli e pioppi ed e' presente una discreta popolazione di animali selvatici come cinghiali, lepri, volpi, scoiattoli, poiane, nibbi e molti altri. Naturalmente la fauna ittica e' ben popolata con la presenza sia di trote fario che di trote iridee dislocate un po' su tutto il tratto, si sono fatte invece piÚ rare le trote marmorate che un tempo popolavano in abbondanza queste acque; gli unici esemplari che ancora oggi vengono catturate sono grosse trote che risalendo dal Ticino durante il periodo di frega, si fermano successivamente in questo tratto, che a quanto pare, si rivela straordinariamente idoneo alla loro permanenza. Negli ultimi anni pero' è stata fortunatamente osservata una certa ripresa di questa specie, con la segnalazione ( documentata ), di catturare anche di esemplari "giovani".


Tutto il tratto e' riservato alla pesca con la mosca (solo in un "settore" e' possibile affiancare anche lo spinnig), le tecniche con cui si può affrontare il Naviglio sono comunque molteplici, infatti, ci si può divertire pescando a secca ( ovviamente cercando di attenersi alle schiuse nelle varie stagioni), a sommersa (spiders), a ninfa e a streamer. Sicuramente la "secca" la fa' da padrona sia per la tipologia dell'ambiente ( fondali non eccessivamente profondi) e sia perchè in certi particolari momenti della giornata e facile assistere ad improvvisi risvegli dell'intera popolazione ittica che danno luogo ad una frenetica attività di superficie; ovviamente sarà la nostra cura nella scelta della mosca e nella sua presentazione che ci potra' regalare catture davvero inaspettate. Naturalmente il piacere di queste catture e' "amplificato" se si effettua con una pesca definita "leggera", utilizzano canne corte dai 7 agli 8 piedi (misure consigliate anche a causa della fitta vegetazione presente in certi tratti sulle sponde), magari affiancate a code di tipo DT 2 o DT 3, al fine d'ottenere così pose più delicate.


All'inizio della stagione e' consigliabile insidiare i pinnuti utilizzando piccole mosche in cdc o anche dei chironomi, poi con il proseguire dei mesi (aprile inoltrato), iniziano le schiuse piu' interessanti di Baetis Rhodani, regina delle schiuse di questa zona in primavera. A maggio possiamo ancora assistere alla comparsa della meravigliosa mosca di maggio(Mayfly), le sedges sono la grande fonte di cibo durante tutto l'arco dell'anno; i portasassi sono una preda ambita per le trote, inoltre garantiscono una ricca fonte di cibo nei mesi invernali. Per quanto riguarda lo stadio di insetto adulto ci sono varie specie che fanno la loro comparsa nei vari mesi dell'anno a partire da aprile fino ad ottobre, sicuramente le schiuse più intense e spettacolari comunque le si hanno nei mesi di giugno e luglio ed e' per tanto quasi d' obbligo ricorrere in questo periodo ad imitazioni decisamente piu' voluminose. Sullo Sforzesco, come su tutti i Chalk Stream, la pesca non è poi così facile, infatti in questi ambienti i pesci hanno si una minore diffidenza nei confronti del pescatore, ma aumentano notevolmente la loro selettività; per questo motivo, risulta fondamentale da parte del Pam ( al fine di garantirsi realmente delle catture), prestare sempre la massima attenzione alle schiuse dettate dal periodo e dal

momento della giornata, scegliendo l'imitazione piu' idonea. Oltre a questo, bisognerà dare il giusto peso alle correnti superficiali e ai flutti delle alghe, che sono i veri nemici in quest' ambiente; sono consigliati finali decisamente lunghi e pose calibrate in funzione del tratto e delle correnti. Per pescare a secca in queste situazioni e' quindi basilare avere una buona preparazione nel campo dei lanci antidragaggio, che risultano importanti anche nella pesca a "ninfa a vista" ( altro grande e divertente aspetto di questi ambienti) .


Il fondo ciottoloso e la presenza delle caratteristiche piante acquatiche permette, come accennato, di cementarsi con grande successo anche alla pesca con la ninfa, sia pescando a vista o in "High-Stick" o "Ninfa Ceca", con questa particolare tecnica la ninfa viene fatta passare abilmente trai i filari di crescione utilizzando un finale abbastanza corto, questo ci permetterà di "avvistare" direttamente l'eventuale abboccata, infatti ad ogni arresto di quest' ultimo, verra' sempre prontamente effettuata una "ferrata". Per quanto riguarda la sopra citata pesca a "vista", questa si rivela molto efficace lungo tutto il tratto, sia grazie all'estrema trasparenza dell'acqua ed ai fondali poco profondi e sia alla presenza di una grande macrofauna allo stadio ninfale, che non è di certo disdegnata dalle numerosissime trote presenti sul fondo, garantendo un'attività costante durante l'arco della giornata.


Naturalmente e' molto redditizia anche la pesca con lo streamer, utilizzando piccoli artificiali fatti abilmente "danzare", soprattutto se lanciati in prossimità delle sponde piÚ infrascate, nei correntini, o in prossimità delle numerose buche, dove molto spesso e' possibile imbattersi in qualche grossa trota di taglia capace d'aggredire in maniera fulminea il nostro artificiale, regalandoci sempre forti emozioni. In conclusione il Naviglio Sforzesco risulta essere davvero una meta interessante per tutti quei moschisti che si vogliono regalare una giornata di puro divertimento immersi in un ambiente di rara bellezza, dimenticandosi davvero di essere alle porte di una metropoli frenetica come Milano. INFO & CONTATTI. Per avere tutte le informazioni relative alla pesca nella riserva del Naviglio Sforzesco si può far riferimento a quanto riportato sul sito ufficiale http://www.navigliosforzesco.it/


Shadow flies L’OMBRA Philip Bailey


Dato che pesco e faccio la guida sui fiumi 4 giorni alla settimana, riesco ad osservare il comportamento di molte mosche e molti lanci. Mi trovo costantemente a consigliare ai clienti di rilanciare perché la mosca "sta dragando". Raramente riescono a vedere i minuscoli cambiamenti nel modo di galleggiare della mosca. Alcune volte riesci ad ottenere soltanto pochi cm senza dragaggio prima che si instauri una micro corrente e la mosca viene rifiutata. Questo perché non si muove sull'acqua in maniera naturale. Allora perché accade questo? Riuscire ad effettuare dei passaggi con la mosca secca in maniera naturale presenta alcune problematiche. Per prima cosa la mosca è collegata al finale. Questo impedisce un passaggio libero. Anche se il finale presenta delle spire, l'acqua agisce sulla mosca. Secondariamente, il design costruttivo delle mosche tradizionali le rende soggette al draggio. Prendiamo in esame un dressing del tipo che segue. Ciò che abbiamo è un corpo avvolto ad un amo con la sua bella curvatura che pende al di sotto. Ritengo che abbiamo creato una forma a barca che come oggetto subirà gli effetti di piccole correnti mentre il corpo si trova in acqua. Una mosca vera non fa questo; essa si trova al di sopra della pellicola. Aggiungi una Hackle (nella maniera tradizionale) e hai creato una grande "chiatta". Attualmente molti pescatori utilizzano mosche parachute. Mentre le Hackle riducono l'elemento "chiatta", esse non fanno altro che spingere il corpo ulteriormente nella superfice e questo crea ulteriori problemi di dragaggio.

Fishing and guiding on rivers, 4 days a week, you get to watch the behaviour of a lot of flies and casts. I am constantly reminding clients to "pick it up and cast again because the fly dragging". Very rarely do they see the minute change in the flotation of the fly. Some times you only get a few centimetres in a drift before 'micro-current' sets in and the fly is rejected. It isn't drifting naturally. So why is this? Drifting a dry fly naturally has a couple of inherent problems. Firstly we have a line attached to it. This acts to the detriment to a free drift. Even if you have some loose tippet the water still affects the fly. Secondly, the design of traditional flies also allows them to be impacted by drag. Take a standard tying. What we have is a body wrapped around a fine hook with a gape hanging down below. In my view we have created a 'boat shaped' object that by its nature will be impacted by the small currents as the body sits right in the water. A natural doesn't, it sits on top of the water.


Quindi in entrambi i casi si ottiene una barca con una chiglia attaccata ad una cima (il finale). Negli ultimi due anni sto studiando e sviluppando un dressing che inizia a risolvere alcuni di questi problemi.. Circa due anni al British Fly Fishing International fa ho osservato Zandri Terenzio fare una mosca al telaio piuttosto che al morsetto. Egli incorporava l'amo nell'artificiale in

Add a hackle (in the traditional manner), to it and you have created a 'barge'.Nowadays, most of anglers are using 'parachute' style flies. While the hackle design removes the 'barge' element, it does more to push the body further into the surface. Thus creating further drag problems.

In entrambi i casi si finisce con una barca e una chiglia con una fune di traino (il capo) in allegato. Nel corso degli ultimi due anni sono stato ricerca e sviluppo di un modello che comincia a venire su alcuni di questi problemi. Circa due anni fa ho visto Terrenzio Zandri produrre una mosca da un 'telaio' piuttosto che un vizio al British UK Fly Fishing Show internazionale. Ha incorporato il gancio nel modello in modo tale che semplicemente pendeva sotto. Ho sentito che si trattava di un break importante grazie a mio desiderio di produrre un modello che potrebbe ridurre la resistenza micro. Il problema era che aveva ancora un grande hackle seduta in acqua. Le mosche sono complesse, ma una cosa di bellezza comunque. Poi ho incontrato un modello chiamato 'la Umbrella'. Ora, questo si stava avvicinando, ma è necessario appositi ganci. Questi ganci sono dotati di una "Z" in alto e la mosca è legata in modo che tutto quanto (hackle inclusa) seduto sopra l'acqua. Certamente era una mosca

Either way you end up with a boat and a keel with a towrope (the leader) attached. Over the past couple of years I have been researching and developing a pattern that begins to over come some of these problems. About two years ago I watched Terrenzio Zandri produce a fly from a 'loom' rather than a vice at the UK British Fly Fishing International show. He incorporated the hook into the pattern in such a way that it simply hung loosely underneath. I felt that this was a major break through in my desire to produce a pattern that would reduce micro drag. The problem was that it still had a large hackle sitting in the water. The flies are complex but a thing of beauty though. I then came across a pattern called 'the Umbrella'. Now this was getting closer but it required special hooks. These hooks have a "Z" at the top and the fly is tied so that all of it (hackle included) sat above the water. It certainly was a simple fly to


semplice cravatta, ma ero ancora scontenti del modo in cui se ne stava in acqua. Il gancio è stato effettivamente penzoloni a un angolo di 45O. Così ho iniziato a sperimentare. I criteri che ho impostato per il volo è stato: 1. Doveva essere in grado di essere legato a gape piccoli ganci. 2. Il gancio per appendere aveva verso il basso, simile a quella del modello di Terrenzio. Ciò è perché ho sentito che la 'micro-corrente' non ha impatto sul volo tanto quando era in quella posizione. 3. Doveva essere piuttosto semplice da cravatta, ma anche abbastanza robuste per sopportare molti pesci. 4. E, infine, si è dovuto soddisfare ciò che io chiamo le tre 'punti di innesco' per un pesce di prenderlo (a) creare un ombra realistica; (b) creare stampe degli insetti 'piede', e (c) disporre di una serie di ali, proporzionate al volo reale, che il pesce a riconoscere, come un insetto realistico. Il risultato è stato una mosca che ho chiamato L'Ombra (che è italiano per l'ombra). Questo modello è ora di iniziare a lavorare bene per me in tutti i tipi di botole. I cravatta in un'ampia gamma di formati dal 14 al 20 e semplicemente selezionare la dimensione del diritto di 'partita la botola'. Non perdere tempo con colori diversi, in quanto non è necessario farlo. La mosca è qui una dimensione 20.

tie, but I was still unhappy about the way that it sat in the water. The hook was actually hanging down at a 45O angle. So I started experimenting. The criteria that I set for the fly was: 1.It had to be capable of being tied on small gape Hook: Partridge light wire nymph hook (BIN 14, hooks. 16 18 & 20) this is important as the hook needs 2.The hook had to hang straight down, similar to that of Terrenzio's pattern. This is because I felt that the to hang a fair way below the fly for 'hook up' 'micro-current' did not impact on the fly as much when it was in that position. Thread: Uni Thread Trico 17/0 3.It had to be pretty simple to tie, but also robust Wing: Two natural CDC tips tied back to back enough to withstand many fish. 4.And, finally, it had to satisfy what I call the three 'trigBody: Natural CDC feather tied "Wonder wing" ger points' for a fish to take it (a) create a realistic shastyle. dow; (b) create the insects 'foot prints'; and (c) Have a set of wings, proportionate to the actual fly, which the fish would recognise as a realistic insect. Hackle: Genetic dun saddle hackle The result was a fly I have called L'Ombra (which is Italian for shadow). This pattern is now starting to work well for me in all sorts of hatches. I tie it in a range of sizes from 14 down to 20 and simply select the right size to 'match the hatch'. I don't bother with having different colours, as it is not necessary to do so. The fly here is a size 20.


Passaggio 1 : Scegliere l'amo e fissarlo nel morsetto come si farebbe normalmente. Avvolgere 5-6 giri di filo:

STEP 1 : Select a hook and place it into the vice, as you would normally do so to tie a standard pattern. Add 5 to 6 turns of the thread:

Passaggio 2 : Scegliere 2 piume di CDC allineate per le punte:

STEP 2 : Take two CDC feathers and match the points:

Passaggio 3 : Legatele in avanti verso l'occhiello e tagliare l'eccedenza. Assicurarsi che sono proporzionate alla misura dell'amo e all'insetto vero. Esempio 10mm sono sufficienti per un amo del 20.

STEP 3 : Tie these in pointing forward over the eye of the hook and clip off the excess. Make sure they are proportionate to the hook size and the natural. For example 10mm is sufficient for a size 20 hook.

Passaggio 4 : Preparare il corpo. Selezionare una piuma in CDC nella quale le barbule della punta sono abbastanza lunghe per creare le code. Nel punto dove volete che siano le code, stirate in avanti le restanti barbule verso il calamo. Ora tagliate la parte inferiore nel punto dove è della stessa misura dell'insetto vero: come regola generale per una misura 14 = 1 cm da dove volete formare la coda. Questo passaggio è importante perchÊ vi permette di sollevare il corpo una volta che lo avete fissato.

STEP 4 : Prepare the body. You need to select a CDC feather where the barbules at the point where they are long enough to create tails. At the point where you want the tails to be, pull the remaining barbules backwards towards the feather butt. Now 'clip out' the bottom section at a point which is relative to the natural insect size: As a general rule, a size 14 = 1cm from where you want the tail to form. This is an important step as it allows you to pull the body upwards once you have tied it in.


Passaggio 5 : Occorre fare attenzione in questa fase. Fissate la piume in CDC del corpo alla base delle ali ne punto dove si formano le code. Poi lentamente, tirare la piuma attraverso il filo finche si arriva al punto dove è stato tagliato il calamo. Questo si avverto non appena il filo scivola via dal calamo. A questo punto dovreste avere un corpo "Wonder wing". Fissate la Hackle e fate alcuni giri abbastanza stretti. Togliere l'eccedenza per creare le code. Ora potete spingere il corpo in Avanti verso le ali.

STEP 5 : You need to take care at this stage. Loosely tie the CDC body feather in at the base of the wings at the point where the tails will form. Then slowly and firmly pull the feather through the thread until you reach the point where the stem was cut. You will feel this as the threads slide off the stem. It helps to hold onto the thread and keep a little pressure on it. You should have a 'wonder wing' body. Tie the body hackle off with a few tight turns and clip off the excess and then clip out the tip to create the tails. You can then push the body forward towards the wings.

Passaggio 6 : Ora siete pronti per preparare la Hackle. Due punti importanti da considerare: (a) cercate di utilizzare spalle di qualità, il calamo è più sottile e non crea spessore (b) scegliete una Hackle due misure più grandi dell'amo. Questo assicura che la mosca si posa correttamente sull'acqua. Fate 3 - 4 giri di Hackle verso il corpo e fissato appena sotto al corpo. Le punte delle Hackle dovrebbero essere rivolte verso l'occhiello.

STEP 6 : Now you are ready to prepare hackle. Two important points (a) make sure you use a quality saddle hackle. The stem is thinner and reduces bulk. (b) You need to select a hackle that is two (2) sizes larger than the hook. This makes sure that the fly sits correctly on the water. Take three or four (3 or 4) wraps of the hackle back towards the body and tie off immediately under the body. The hackle points should be sloping towards the hook eye.

So there you have it. An l'Ombra shadow fly.

Philip Bailey is a professional fly-fishing guide and tutor in Yorkshire (United Kingdom) specialising in traditional North Country techniques using 'spider' patterns. He also fishes small dry flies when not guiding. You can visit his website on 'www.flyfishwithme.net'


Fra mosca e mou

Catture Inaspetta


Di: Gabriele Bielli

ntain bike:

ate sotto il diluvio

Dopo un lungo inverno a costruire Mosche sommerse e Ninfe sono partito da Bogliasco (genova) con il cuore ai luoghi dove mi recavo a pesca con mio nonno da bambino, zaino canna un quaderno bianco una penna, una storia da scrivere. Una voglia sfrenata di far scivolare le mie ninfe nelle buche profonde e nelle correnti schiumose del fiume, vedere la canna curvarsi e la coda sbattere sul manico dopo l' abbocata, immerso in un quadro di foglie cadute di aria fresca e di silenzi, sedersi su una roccia levigata di secoli e ricoperta di muschio ad osservare cosa il resto del mondo sta trascurando. La serenità mi avvolge ma c'è anche una voglia di entrare in simbiosi con ciò che mi circonda e di potermi considerare come un ospite privilegiato. Mi domando se il destino abbia disegnato qualcosa di magico per me e che da quelle tane possano mostrare ancora le loro livree le trote, compagne di cammino da rispettare. Mi ritrovo perciò alle nove del mattino sul fiume, solo. Io e una quarantina di piccole mosche delle quali solo alcuni toccheranno l' acqua, la mia canna e le gambe che tremano dall' emozione. Ma non dall' impazienza, la calma e la lentezza dei movimenti, il respiro lento portano al miglior stato mentale per affrontare la prima sfida dell' anno. Ho scelto un piccolo fiume secondario, nessun ripopolamento di iridee, nessuna auto ferma lungo il corso del fiume, c'è da camminare per raggiungere il fiume d' estate quasi un rusciello invisibile e mai considerato. D' inverno si trasforma in una cartolina. Comincio la risalita con una ninfa con la testa in tungsteno, il corpo in fagiano e pelo di coniglio e coda di pernice appena accennata, una collarino di seta rossa sul collo montata su amo grub del 10. Una Ninfa che mi ha consigliato un mio caro amico che non mi nasconde nulla delle sue conoscenze (come ritengo dovrebbero fare in molti con noi nuova generazione senza alcuna gelosia). La pesca a mosca dovrebbe essere motore di riflessione verso il rispetto verso la natura e non un businnes per pochi. Fino alle 11:30 nulla, il fiume è bellissimo ma le trote non rispondono all' appuntamento, sono comunque felice, anche se sopra di me i nuvoloni promettono di volersi scaricare di un peso insopportabile. Io ho raggiunto l' ultima pozza pescabile sotto una maestosa cascata di 7 metri, l' acqua è vorticosa e la corrente porta la mia ninfa sotto un masso di forma allungata, l' acqua nebulizzata mi entra dentro e mi bagna i vestiti. Inizia a piovere, per riflesso continuo a lanciare ormai senza speranza dell' incontro, quando ad un tratto qualcosa si muove, un'


ombra nera spunta dalla tana e in un battito del cuore si avventa sulla mia indifesa ninfa, la canna si irrigidisce, il mio volto si fa serio e gli occhi si illuminano di arcobaleno, la trota da testate a destra e a sinistra, il suoi riflessi alla luce fioca sono argentei, mi scivola il pianto del cielo sulla bocca inarcuata dalla gioia, adrenalina pura, la voglia di urlare di essere visto da mio nonno in quel momento, di poter esultare e di piangere. Recupero la trota che fuori dall' acqua mostra e i tratti caratteristici di una trota di ceppo mediterraneo, il che la rende enormemente piu' imponente, la fotografo con le mani bagnate e con cautela la riossigeno, e dopo alcuni attimi e di nuovo diretta verso la sua tana e io verso la mia. Una trota fario di 24cm. Mi faccio un autoscatto sotto la cascata, perché sono le foto che rendono vive le emozioni e le esperienze, piccoli quadri di vita vissuta e che bloccano la gioia e la riportano ogni qual volta le si guardi. Il giorno successivo mi sono recato sullo stesso fiume e con molta fatica mi sono avventurato sulla parte alta del fiume, aggirando la cascata con mezz'ora di cammino. Dall' altra parte un altro paradiso, enormi roccie tonde segnavano il letto del fiume con cascatelle pennellate e rami secchi. Lì ad ogni lancio nelle rare pozze pescabili c'era una trota sui 23 cm che abboccava e mostrava la sua combattività, salti e guizzi fulminei, schizzi che spezzavano la superficie del fiume. E che esaltavano mi plasmavano sul viso espressioni di sorpresa di incredulità, l' idea di vivere un sogno ad occhi aperti. Vedere la propria ninfa, costruita con il massimo impegno che richiama la voracità di una trota è la piu' intensa fra tutte le sensazioni. Ho terminato la giornata con cinque trote autoctone fra i 20 e i 27cm e due trote perse, ogni trota fotografata e rilasciata al proprio ambiente in segno di sensibilità verso animali ormai così rari da meritare il rispetto piu' totale da parte di noi pescatori e non . Martedì sono rientrato a Genova con molto da raccontare ai miei amici, anche loro appassionati, con un pochino di esperienza in piu' e la coscienza di aver rispettato gli scenari del mio passaggio, che sono luoghi di tutti e dei pesci in primo luogo. Approfitto per fare il mio migliore augurio ad un pescatore anziano di Pontremoli che purtroppo non sta bene e che mi ha insegnato molto e mi regalò le prime mosche. Chiusi la canna la prima volta che lo incontrai e lo seguii, perché l' anziano sa molto piu' del giovane e il giovane ha diritto di sapere.

Amo 10/12 grub Testa tungsteno 2,8mm Corpo fagiano e rame Coda pernice Addome di coniglio bianco e seta floss rossa.



Trote Native

Dott. Maurizio Penserini - Mediterranean Trout Research Group


d'Italia

Q

uesto articolo che state per leggere, si discosta leggermente dalle tematiche consuete della pesca a mosca. Trote Native d'Italia nasce con l'obiettivo di presentare e far conoscere in maniera chiara e accessibile un argomento importante che riguarda non solo scienziati che si occupano dello studio dei pesci, ma anche pescatori. Tutti noi abbiamo pescato trote in diversi fiumi e torrenti del nostro paese, e tutti ci siamo resi conto che quelle trote non erano uguali. Anzi, il più delle volte sembravano talmente diverse quasi da non essere riconosciute. La scienza moderna che studia i pesci, l'ittiologia, una multidisciplina costituita da esperti provenienti dalle scienze biologiche, veterinarie e naturali, ha sviluppato negli ultimi anni imponenti ricerche e studi per ricostruire la storia evolutiva delle trote presenti nei nostri fiumi. Grazie alla sensibilizzazione degli enti amministratori e soprattutto delle associazioni di pescatori, che hanno sostenuto finanziariamente e con tanto volontariato la ricerca scientifica, si è potuto definire con valida precisione la distribuzione e la caratterizzazione delle trote native italiane. E a questo importante obiettivo partecipa con grande entusiasmo e risultato il Mediterranean Trout Research Group, primo gruppo di ricerca italiano sullo studio, il recupero e la salvaguardia delle trote mediterranee. Lo scopo di questo articolo è quello di riportare in maniera semplice la distribuzione delle principali trote autoctone italiane e le loro caratteristiche. Questo per rispondere all'esigenza del moderno pescatore a mosca, che non si accontenta più di catturare una bella trota, ma grazie alla sua più approfondita cultura vuole conoscere che tipo di trota pesca e che valore biologico rappresenta. La complessa distribuzione dei salmonidi mediterranei è stata negli ultimi anni peggiorata a causa di mescolamenti e immissioni ad opera dell'uomo di forme nord-europee zootecniche a scopo di ripopolamento. Questo fenomeno oltre ad aver causato profonde modificazioni nelle caratteristiche di rusticità delle trote autoctone, ha determinato persino la contrazione o la scomparsa di popolazioni mediterranee. Grazie all'ausilio della genetica, e di altre tecniche di indagine, siamo riusciti a identificare e risalire alle forme native pure e ricostruire la loro distribuzione e la loro storia. Storia che origina dagli ultimi eventi glaciali in età Pleistocenica. Si può considerare che le attuali forme di trote europee raggruppate all'interno della sottospecie Salmo trutta siano originate da un unico progenitore comune che può essere individuato in un Salmo mediterraneo anadromo ancestrale. Questa forma avrebbe colonizzato a più riprese, nelle varie fasi glaciali e interglaciali, le acque interne del territorio mediterraneo. Questo a causa delle condizioni dell'acqua del Mar Mediterraneo non sempre favorevoli al mantenimento di popolazioni anadrome determinando fenomeni di isolamento e di redistribuzione di queste trote all'interno del bacino mediterraneo. Tale fenomeno avrebbe generato le varie linee di trota mediterranea (Salmo mediterraneus, ora la chiameremo) presente nelle acque italiane. Pesci stanziali ad alta valenza e rusticità, capaci di colonizzare ambienti estremi tipici del territorio italiano. Chiaramente qui viene sintetizzata e semplificata la reale storia evolutiva delle trote mediterranee, che risulterebbe troppo lunga e complicata da esprimere in questa sede. La distribuzione naturale del complesso Salmo mediterraneus nelle acque italiane presenta: - una forma originatasi dal Salmo ancestrale definita Trota Mediterranea (Salmo mediterraneus mediterraneus); - una forma endemica originatasi dal Salmo ancestrale nel bacino padano definita Trota


fig. 1

fig. 2

fig. 3

Marmorata (Salmo mediterraneus marmoratus); - due forme costituite da endemismi puntiformi originatisi a causa delle dinamiche dell'ultima glaciazione definite carpione del Garda e Carpione del Fibreno (Salmo mediterraneus carpio e Salmo mediterraneus fibreni); La trota mediterranea (S. mediterraneus mediterraneus) può presentare due caratteristici ecotipi o fenotipi: "macrostigma" (punto nero) "fario" (punto rosso) Questi due eco-fenotipi sono adattamenti a condizioni ambientali diverse, ma geneticamente risultano appartenere alla stessa specie. La forma "macrostigma" (fig. 1)è legata ad alvei con medio basse pendenze, a fondali ghiaiosi,sabbiosi e argillosi, alla presenza di macrofite, ad elevate temperature (>22 - 24°C), basse concentrazioni di O2 (<6 ppm) e spesso si trova in comunità ittiche con ciprinidi reofili. Il fenotipo "fario" (fig. 2) invece è legato ad alvei con medie-elevate pendenze, a fondali ciottolosi e rocciosi, ad assenza di macrofite, a basse temperature (< 18 - 20°C) e ad elevate concentrazioni di O2 (> 8 ppm). Trota fario e macrostigma sono due adattamenti della stessa unità e non è così facile definire i limiti di distribuzione degli areali. Laddove i sistemi idrografici interessati siano omogeneamente caratterizzati da acque fredde e ossigenate e da elevate pendenze sarà logico prevedere la presenza del fenotipo "fario"(torrenti alpini), mentre laddove vi siano ambienti con acque ad alta temperatura e presenza di macrofite è facile aspettarsi che predomini il fenotipo macrostigma (fiumare del Sud). Non sempre un bacino idrografico è caratterizzato da condizioni ambientali omogenee, più spesso vi è una successione progressiva per cui gli alti corsi presentano le condizioni ideali per lo sviluppo di una livrea "fario" e il basso corso presenta le caratteristiche adatte al fenotipo "macrostigma" (gran parte dell'Appennino). Anche all'interno della stessa razza (fario o macrostigma) è possibile riscontrare livree diverse, questo a causa dell'elevata plasticità fenotipica dei salmonidi che è determinata dall'ambiente in cui vivono, e in particolare dall'alimentazione e dalle caratteristiche chimico-fisiche delle acque. La trota per eccellenza dei tributari alpini del grande Fiume Po: è la Trota Marmorata. Quella qui ritratta è quella dell'Alto Toce in Val d'Ossola (fig. 3). La specializzazione di questo salmonide agli ambienti fluviali alpini evidenzia la grande azione di modellamento degli agenti evolutivi che inesorabilmente plasma gli organismi viventi. Infatti la Marmorata la si può ritenere la trota mediterranea dei graniti e delle acque di scioglimento nivo-glaciali, avendo sviluppato in almeno 150'000 anni una livrea ed un comportamento vincente per tali condizioni estreme. Predilige la vita in comunità con ciprinidi reofili, come vaironi, barbi, scazzoni e cavedani di cui ama nutrirsi, soddisfando così la sua natura predatoria. E' nota anche per le ragguardevoli dimensioni che può raggiungere, specie se spende buona parte della sua vita trofica in alcuni laghi prealpini, Verbano e Ceresio, mantenendo così un comportamento migratorio rispetto agli immissari in cui svolge l'attività riproduttiva nei mesi autunnali. Circa 10'000 anni fa una lingua di ghiaccio ricopre ancora gran parte del lago di Garda. Per migliaia di anni il lago di Garda non ebbe immissari poiché la lingua di ghiaccio si ritirava con eccezionale lentezza. Questa situazione favorì l'instaurarsi nel lago di una forma


Fig. 4

Fig. 5

adattata a condizioni trofiche particolari e a compiere tutto il ciclo biologico-riproduttivo nel lago, il Carpione del Garda (Fig. 4). L'altro endemismo puntiforme, il Carpione del Fibreno (Fig. 5), vive nel Lago di Posta Fibreno, il quale fa parte del bacino orografico del Liri ed è alimentato direttamente da acque di risorgiva. Queste acque fluiscono nel lago a partire da una estesa rete carsica di gallerie e corsi idrici sotterranei che ricevono le acque provenienti dallo scioglimento dei ghiacciai del Gran Sasso. Durante l'ultima glaciazione le acque provenienti dal Gran Sasso furono sequestrate dai ghiacciai causando una profonda siccità che prosciugò il lago. Qualche individuo della forma ancestrale che veniva a riprodursi nel lago, per necessità, potrebbe aver colonizzato i sistemi carsici sotterranei in cui polle d'acqua avrebbero resistito alla crisi formando grandi laghi sotterranei. La popolazione, quindi, che si salvò utilizzando le acque sotterranee, si adattò alla vita troglobia, evolvendo una forma affetta da nanismo a causa delle scarsissime possibilità trofiche a disposizione. Le successive colonizzazioni post-glaciazione hanno originato le popolazioni di trota macrostigma del Fibreno, ma il carpione non verrà più in contatto con la forma del fiume per via di una barriera naturale costituita dall'elevata concentrazione di anidride carbonica delle acque sotterranee, in cui esso compie la riproduzione, insostenibile per le altre forme di salmonidi e a cui il carpione si è dovuto adattare per evidente necessità. È semplice definire questo articolo come un sunto delle complicate origini di questi importanti pesci. Questo però ci da la possibilità di capire in maniera chiara e accessibile cosa si intende per trota mediterranea e come si presenta alla luce della sua evoluzione. Risulta facile anche intuire quanto sia importante proteggere, salvaguardare e riabilitare le popolazioni di trota mediterranea, e incentivare la divulgazione delle conoscenze e delle problematiche che riguardano questi pesci. Il pescatore è il più profondo conoscitore e protettore dei fiumi e dei loro abitanti, e in maniera ancora più decisa deve rivolgere i suoi sforzi per collaborare a realizzare questi obiettivi. Le immagini presentate sono fedeli riproduzioni disegnate dal Dott. Stefano Esposito. È possibile ottenere più approfondite informazioni riguardo all'origine e alla distribuzione delle Trote Native Mediterranee al sito www.medtrout.org.


Semplice

Efficace Il Dressing lo trovi sul n째 6


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