FFMagazine n°1

Page 1

Scuola di Pesca a Mosca

LA PRIMA RIVISTA ITALIANA DI PESCA A MOSCA ONLINE GRATUITA

N째 1 Laboratorio di pesca a mosca di: Gianluca Mascitti

Ninfa e Mastallone di: Marco Albini

Ninfa di Chironomo di: Alberto Mondini

Luglio - Agosto 2009 Rivista a pubblicazione online registrata presso il Tribunale di Modena il 09/07/2009 prot. n째1963


F i n a l m e n t e w w w. f f m a g a z i n e . i Di: Massimo Magliocco Comunicare la nascita della prima rivista di pesca a mosca on-line gratuita per noi di FFM è una grossa soddisfazione. Molti diranno che di numeri ne hanno già ricevuti nove, ma a questi lettori va detto che quella era una semplice newsletter, ben fatta e con degli ottimi contenuti, mentre questo è il n. 1 di una rivista vera e propria con tanto di Direttore Responsabile che non ha nulla di diverso delle altre riviste in commercio tranne che viene spedita per e-mail a chi lo desidera e, cosa molto importante, gratuitamente. L'impaginazione è fatta in modo da poterla sfogliare come una rivista cartacea per dare la possibilità al lettore di girare la pagina senza dover scendere giù o tornare su come per la vecchia newsletter. Un altro elemento è che la rivista è un veicolo di informazioni aperto a tutti e cosa importante, non tratterà della vita di FFM e quindi di corsi e quant'altro ma di tutto quello che una vera rivista pam deve trattare. Sono certo che molti si chiederanno cosa ci guadagniamo noi della scuola a mandare una rivista gratuita a tutti coloro che lo desiderano. Giusta domanda. E' una questione di immagine ed anche di soddisfazione per essere stati i primi a concepire un prodotto del genere e, non ultimo, un veicolo importante ed innovativo e direi anche un pochino rivoluzionario di fare comunicazione nell'italico mondo del fly fishing. Di idee ne abbiamo molte altre e credo che alla fine le porteremo a termine perché siamo cocciuti e, proprio per aver scelto la politica dei piccoli passi, siamo abituati a volare basso ma sempre con il nostro obbiettivo da raggiungere bello chiaro in mente e forti del fatto che fino ad oggi le promesse che ci siamo fatti, le abbiamo sempre mantenute. Una delle idee che abbiamo, e che vorremmo sapere se possa essere interessante per i lettori, è quella di fare, su richiesta, delle stampe su carta alla fine dell'anno così da raccogliere i sei numeri che produrremo. Noi crediamo che possa essere una bella cosa così da poter archiviare e rileggere i numeri comodamente sul divano e sarebbe bello sapere se può essere interessante. Altra idea, ma direi progetto già avanzato, è quella di una collaborazione con delle riviste importanti straniere poiché crediamo che ormai la globalizzazione sia un elemento imprescindibile. In effetti tra non molto dovremmo iniziare scambi di articoli con prestigiose testate del Fly Fishing d'oltre Manica e oceano. La nuova Rivista possiede già un suo sito specifico che è www.ffmagazine.it in cui trovare tutti i numeri e le informazioni. Che dire dunque, fateci un grosso "in bocca al lupo", poiché ne abbiamo bisogno, per questa che riteniamo con orgoglio, essere un'avventura molto importante per essere stati i primi in Italia a creare una Rivista di pesca a mosca on-line. Scusate se è poco !!!


Sommario n° 1

LUGLIO AGOSTO 2009

LA NUOVA "ERA" DELLA PESCA A NINFA. di Roberto Blanchi "The Czecher"

NINFA DI CHIRONOMO di: Alberto Mondini

LABORATORIO DI PESCA A MOSCA di: Gianluca Mascitti

Direttore Responsabile Baroni Franco Grafici Zagolin stefano

NO-KILL ROGGIA RINO (Alkina) di: Andrea Garinei

Coordinatori Redazionali Magliocco Massimo Mondini Alberto Castellani Luca Collaboratori Albini Marco Mazzali Roberto Berdin Marco Santoro Luca

GLI OEM NELLE ATTREZZATURE di: Massimo Magliocco

NINFA E MASTALLONE di: Marco Albini

GLI ARTISTI NELLA PESCA di: Giovanni Squarta

CHALAMY UNA PERLA IN VAL D’AOSTA di: Roberto Mazzali

Distribuzione WEB Pubblicazione Bimestrale Registrazione Presso il Tribunale di Modena n° 1963 del 09/0772009 Rivista GRATUITA Tutti i Diritti Riservati FFMagazine www.ffmagazine.it


I FORUM PAM SECONDO LILLO E LALLO DI WING Ehi Lallo, ma tu i forum di pesca a mosca li leggi ? Si, sono ormai una decina di anni che seguo con molta attenzione gli interventi. Alcuni forum sono dichiaratamente "leggeri", mentre altri invece si atteggiano a "verbo" nel senso che tutto ciò che è scritto li sopra, è da prendere come legge per la pesca a mosca. E tu li leggi questi forum ? Certamente e trovo molto interessante tutto ciò che viene proposto in ambito di itinerari. Altre cose le sorvolo proprio. Questo significa che non ti fidi molto di quelli che danno giudizi tecnici ? Esatto. Alcuni di coloro che scrivono, pochi a dir la verità, sono pescatori e tecnici di provata esperienza mentre i più hanno da pochi mesi a pochissimi anni di mosca sulle spalle. Va beh, ma hanno il diritto di dire la loro no ? Assolutamente si, ci mancherebbe altro, ma a mio avviso non fanno il bene della mosca. Che vuoi dire ? Semplicemente che quasi tutti i novizi vengono involontariamente mal consigliati con dei suggerimenti, specie sulle canne e sul lancio, a dir poco allucinanti. Spesso quello che si legge è il riassunto di articoli tecnici apparsi sulle riviste, articoli spesso criticabili, poiché la tecnica di lancio o di pesca non si improvvisa ma è quasi sempre matematica e chi scrive sulle riviste non sempre è un "matematico"…. Caspita Lillo, sei bello carico, non ti ho mai visto così deciso. Mi dicono che spesso questi personaggi li beccano quelli delle Scuole in occasioni di fiere o manifestazioni e in quelle circostanze, magari con la canna in mano, si mettono a nudo da soli. Quindi una volta "tanati" vanno via con la coda tra le gambe ma, il giorno dopo li ritrovi sulla "piazza" a dire che tizio è meglio di caio e che di sempronio non ci si può fidare…. Quindi per concludere mi pare di capire che nel tuo discorso tu intenda dire che un forum deve essere "usato" per cose tipo come fare i permessi in un fiume che non si conosce, come stanno i livelli di tale fiume, quale itinerario è migliore per andare su quel fiume, dove mangiare e dormire, giusto ? Non puoi impedire di chiedere di cose tecniche e di rispondere, ma credo che il neo fruitore debba capire che alcuni forum lasciano il tempo che trovano e che sarebbe meglio andare ad informarsi altrove. Allora che fare ? Semplice, usare quei forum che definirei "generici" per cose altrettanto generiche e postare su forum tecnici per argomenti più "tosti" dove a rispondere siano interlocutori che danno garanzie di possedere tecnica ed esperienza da vendere. Scusa, se dovessi investire in borsa e avessi bisogno di info a quale forum ti iscriveresti, a quello del quotidiano del quartiere o a quello di "Milano Finanza o del Sole 24 Ore" ? Credo che non avresti dubbi. Sei un grande Lillo!!!! Ciao Lillo


La legge non è uguale per tutti I pescatori segnalano mancanza di controlli e la non applicazione della legge regionale sulla pesca Alla fine del 2008 la Regione ha varato la nuova legge 15/2008 sulla pesca apportando numerose modifiche rispetto al vecchio regolamento. Sono state inasprite le sanzioni con multe minime a 300 euro ed è prevista la confisca degli attrezzi di pesca. E ancora a discapito di alcune categorie di pescatori nelle acque a salmonidi è stato vietato l'ingresso in acqua per il primo mese di pesca a salvaguardia della fauna ittica accorciando cosi (ma non per tutti) di trenta giorni il periodo in cui si può pescare in queste acque pregiate. Per finire è stata aumentata anche la licenza di pesca di un quaranta percento. Tutto questo come sempre i pescatori lo hanno accettato di buon grado rispettando, anche se in parte ingiustificate, le decisioni delle istituzioni. La legge però regolamenta anche gli altri sport acquatici presenti sul territorio umbro fino ad ora privi di norme, un regolamento che dopo lunghe discussioni ad aprile è stato approvato. Ma allora dov'è il problema? Il problema è che il regolamento ad oggi non è stato attuato. Se andate nel sito della Regione Umbria e ricercate e consultate il bollettino n.15 del 03-04-2009 troverete cose come: valutazione di incidenza per le attività svolte, strutture di imbarco e di approdo, logo e numero sulle imbarcazioni, necessità di definire il tirante idraulico ovvero se c'è acqua a sufficienza per poter navigare in certi corsi d'acqua. Tutto questo ed altro ancora attualmente non è stato applicato e ancora più grave nessuno controlla, nessuno se ne interessa, nessuno fa niente. Ma evidentemente la legge non è uguale per tutti: dopo una legge ed un regolamento c'è chi si ritrova, oltre che a pagare di più, con più regole e restrizioni e chi invece spendendo niente fa quello che vuole. Detto questo si può affermare che ancora una volta la legge non è uguale per tutti.

Mosca Club Etruria Cucco Mosca Club

Segnalazione fatti accaduti sul fiume Corno. In data 19-06-2009 alle ore 11,30 ero a pesca sul fiume corno per l'esattezza a metà tragitto che separa l'impianto ittiogenico di Rossi al ponte romano che si trova circa 300 metri più a monte. Mentre pescavo ad un certo punto ho sentito arrivare molti furgoni nel campo vicino al fiume che ad un tratto ho pensato fosse un mezzo da lavoro tanto il prolungarsi del rumore. Dopo 10 minuti però poco più a monte di dove mi trovavo ho iniziato a sentire un chiasso infernale provocato da schiamazzi di molte persone, a quel punto ho capito, visto che già ho assistito altre volte sempre quest'anno a queste scene, che qualche centro rafting si era fermato a fare il bagno sotto il ponte romano. Tempo 5 minuti è accaduta una cosa veramente grave l'acqua si è velata pesantemente trasportando una gran quantità di detriti, da qui ho capito che questa volta era veramente tante persone. A questo punto una domanda sorge spontanea, tutto questo vi sembra normale? Posso capire se si intorbida l'acqua a seguito di una pesante piovuta più a monte o di un rilascio accidentale da parte di qualche stazione di pompaggio dell'endesa ma da persone che fanno il bagno vi sembra possibile?. Ho continuato a pescare per cinque minuti ma capirete visto cosa stava accadendo e il casino che c'era ho chiuso la canna per andarmene. A questo punto mentre stavo partendo sono incominciati ad arrivare i gommoni, cari signori erano in otto e portavano ciascuno un adulto più otto bambini per un totale di 72 persone a fare bagni chiasso e quant' altro su un tratto di fiume come quello. Non sono una persona competente perciò lascerò a voi giudicare quanto accaduto ma per favore accordatemi qualche considerazione che vorrei porre alla vostra attenzione dopo aver letto legge e regolamento emessi dalla regione Umbria. Punto 1 - Art. 27 L.R. 15/2008 (Sport fluviali) 1. La Regione, ai fini della tutela della fauna ittica, della salvaguardia degli ambienti acquatici e per consentire lo svolgimento della pesca sportiva, adotta norme regolamentari inerenti: b) i criteri e le modalità per esercitare gli sport acquatici e il transito in acqua in qualsiasi modo, nonché la navigazione nei corsi d'acqua con qualsiasi mezzo, natante o supporto galleggiante, compatibilmente con le caratteristiche del corso d'acqua e con la pesca sportiva; Dopo l'accaduto vi sembra che ci sia compatibilità con la pesca sportiva? Punto 2 -Art. 7 regolamento regionale del 1 aprile 2009 7. Per le attività di cui l'articolo 2, comma 3 la partenza, l'arrivo e le attività di balneazione e acquaticità sono effettuate esclusivamente nei punti di imbarco ed approdo attrezzati, autorizzati dalla provincia competente per territorio. A seguito di questo articolo vi chiedo, fermarsi con dei gommoni durante la discesa, fare il bagno schiamazzi e cavolate varie e poi ripartire per uscire più a valle vi sembra un punto di imbarco o di approdo? In conclusione la legge e il regolamento riuscite a spiegarmi a cosa servono? Per farvi rendere conto meglio allego una foto scattata due settimane prima questi erano solo tre gommoni immaginatene otto. Qualora vogliate rendervi conto di persona sarò lieto di accompagnarvi tanto sono episodi che si ripetono tutti i giorni più volte al giorno. Guglielmo Todini: Referente regionale Umbria scuola pesca a mosca FFM


IL FASCINO DELLA MOSCA COSTA VOLPINO:UN'ASSOCIAZIONE DI PESCATORI INSEGNA A CATTURARE I PESCI SENZA UCCIDERLI. E' possibile pescare solo con mosche finte? A Costa Volpino (provincia di Bergamo) insegnano come fare. Qui opera infatti l'associazione sportiva dilettantistica "JOE SPORT" che e' affiliata alla FIPSAS (Federazione Italiana Pesca Sportiva) e si divide in tre rami: -PESCA TRADIZIONALE ALLA TROTA (con esche naturali) -PESCA SPINNING (con esche artificiali metalliche e silicone) -PESCA A MOSCA (con esche artificiali costruite con piume e peli di animali che cercano di assomigliare il piu' possibili a insetti veri). Il presidente del sodalizio e' la signora Paola Anelli,mentre il vice presidente,referente per la pesca a mosca e' il signor Bortolotti Mauro. Gli obiettivi dell'associazione sportiva dilettantistica sono la promozione della pesca a mosca,la creazione di un centro di aggregazione per tutti gli appassionati,la pratica del "NO KILL" (cioe' del rilascio immediato del pescato) e, non ultimo,l'attenzione alla conservazione degli ecosistemi fluviali,per una tutela della fauna ittica e dell'ambiente,nel rispetto del patrimonio naturalistico dei beni inalienabili ed insostituibili,non solo per coloro che esercitano attivita' ricreative ma per il bene dell'intera collettivita'. L'associazione organizza corsi aperti al pubblico per imparare la tecnica di costruzione e il lancio delle esche a mosca. Fino ad ora siamo riusciti ad organizzare nr.2 corsi per un totale di 12 persone. In questi corsi sono previste 6 lezione di costuzione e 4 di lancio in palestra ed una eventuale uscita sul fiume per apprendere le nozioni teoriche imparate. Fondamentale in questi corsi far capire la pratica del "CATCH AND RELEASE",ovvero del caccia e rilascia,una tecnica praticata in tutta Europa che permette di praticare lo sport della pesca rilasciando i pesci catturati non recando loro danni e permettendone la sopravvivenza.Il Catch and Release (dall'inglese catturare e rilasciare,appunto) e' una filosofia di pesca per la quale non si uccide il pescato, qualsiasi sia la tecnica utilizzata,ma lo si rilascia in acqua,dando cosi' non solo esempio di civilta' e di rispetto ambientale,ma rappresentano una vera e propria filosofia e approcio alla pesca. Questo tipo di pesca -continua il vice presidente- e' praticato ormai in tutta europa da diversi club. La tecnica del catch and release si fonda su alcune regole basilari:usare ami singoli e senza ardiglione,in modo da non provocare ferite gravi al pesce,recuperare e slamare il pesce il piu' veloce possibile,tenere il pesce in acqua,maneggiarlo delicatamente con le mani bagnate ed infine rilasciare il pesce catturato con la massima cura. Pescando con la mosca artificiale il pesce puo' essere liberato senza danni. Il club si riunisce due volte al mese,solitamente un incontro e' dedicato alla costruzione di mosche,l'altro alla lettura riguardanti nuove tecniche di costruzione e lancio.A costa Volpino per questi sono arrivati anche grandi esperti di questo tipo di pesca e una volta, per la serata di costruzione di nuove esche,e' arrivato il campione di pesca Edy Dona',che durante l'incontro ha costruito insetti e mosche classiche. Il club inoltre organizza uscite di pesca domenicali sui fiumi e torrenti del nord Italia. Fino ad adesso -conclude Bortolotti- abbiamo incontrato i bambini delle elementari di Costa Volpino in occasione della Giornata dello sport 2008; i ragazzi si sono mostrati entusiasti,quindi speriamo di ripetere l'iniziativa. Anche sabato 23 maggio 2009 in occasione della festa delle associazioni a Lovere abbiamo avuto un interessamento da parte delle scolaresche. Il club di pesca a mosca e' nata da un'idea di pochi soci,quattro o cinque,in memoria di un amico pescatore,Giovanni Baisini. A solo un anno dalla costituzione,conta 22 soci di eta' compresa tra i 22 e i 60 anni;chi fosse interessato puo' rivolgersi presso il negozio "Joe Sport" in via nazionale 243 a Costa Volpino o contattare il numero di telefono 035/970170. IL CLUB PESCA A MOSCA GIOVANNI BAISINI.

Primo di una serie di video riguardanti la costruzione in cui, tre dei migliori costruttori italiani, istruttori FFM, si cimentano nelle loro personali interpretazioni. In questo primo video vedremo come Alberto Mondini, Gianluca Mascitti e Luca Santoro, rappresentano i tre stadi di effimera, ninfa, emergente ed insetto adulto risultato di decenni e decenni di esperienza di costruzione e di pesca a mosca che si traducono in tre modi diversi di concepire la costruzione di ciò che abbiamo definito "quello che i pesci non hanno mai vitso" Oltre 90 minuti di grande costruzione messe a disposizione di chi ama cimentarsi nella realizzazione dei propri "gioielli" da pesca. Un video da non perdere.


LA NUOVA "ERA" DELLA PESCA A NINFA. di Roberto Blanchi "The Czecher"


Affrontando il tema della pesca a ninfa in Italia ed analizzandone la sua evoluzione nel corso degli anni, ritengo di poter definire l'epoca più recente come "una nuova era" per questo affascinante modo di interpretare la pesca a mosca. Perché tuttavia, parlare di una "nuova era"? Poiché ritengo che da qualche anno a questa parte, ma in particolare in epoca recentissima, la pesca a mosca con artificiali "bagnati" abbia avuto un costante e crescente sviluppo, sia nel numero di praticanti che nella diffusione della conoscenza degli aspetti tecnici più complessi ed articolati, a mezzo di pubblicazioni, libri, e dei vari forum sul web. Ad ulteriore riscontro del crescente interesse per la pesca "del sotto", sia in Italia che nel resto del mondo, si può notare come anche i maggiori produttori di canne per la pesca a mosca, evidentemente interessati da questa tendenza di crescita del fenomeno, abbiano posto in catalogo attrezzature studiate e "calibrate" per la pesca a ninfa. Ma considerata l'indubbia eleganza ed il fascino propri della pesca a mosca secca, perché cimentarsi con la pesca a ninfa? Le repliche a tale quesito saranno sicuramente molteplici, e tutte ovviamente allineate allo spirito con cui ciascuno di noi interpreta la pesca a mosca, questo stupendo modo di vivere il tempo libero. La risposta che credo più o meno tutti si siano dati, almeno durante il periodo di noviziato, è il desiderio di poter catturare anche in quei momenti "no", in cui la pesca in superficie risulta poco o per nulla produttiva, come ad esempio durante il periodo primaverile, in occasione dello scioglimento delle nevi. Proprio in questo tipo di approcio, per quanto spontaneo e comune, è insito il rischio di ingenerare nel pescatore una distorta interpretazione della "filosofia" della pesca a ninfa, tesa unicamente alla ricerca della cattura "a tutti i costi". Classificare una tecnica di pesca come un "ripiego" inoltre, nella stragrande maggioranza dei casi farà sì che ad essa ci si approci superficialmente e con una certa insofferenza, quasi fosse lo "scotto" da pagare per ottenere quella fatidica cattura in più. In questi termini, il rischio di rendere "banale" una branca della pesca a mosca estremamente tecnica e complessa nei suoi vari aspetti costitutivi, è estremamente concreto. Viverla con mediocrità, reputandola una tecnica "acchiappa-pesci", tanto da ritenerla invasiva e accomunabile alla pesca con esche naturali piuttosto che alla pesca con la mosca artificiale, farà sì che difficilmente si potranno cogliere quegli aspetti estremamente affascinanti e specialistici che essa cela, proprio a causa dei preconcetti con i quali ci accostiamo alla sua pratica. In realtà, se analizzata con un'ottica decisamente più obiettiva, la pesca sotto la superficie dell'acqua si rivelerà nella sua estrema complessità di variabili ed interpretazioni, e quindi il raggiungimento di un'adeguata cognizione costituirà un traguardo estremamente appagante per il pescatore, sia esso esperto o novizio. Una consuetudine, estremamente significativa di questa diffusa e distorta interpretazione della tecnica di pesca (e qui invito tutti i lettori che non sono soliti pescare a ninfa a fare un piccolo esame "di coscienza" per verificare l'attendibilità di quanto stò per dire), è osservare come il pescatore a mosca tenda tradizionalmente ad associare e restringere il concetto di pesca a ninfa all'impiego di artificiali di generose dimensioni (amo # 8), generosamente appesantiti (definiti goliardicamente "ferri da stiro"), lanciati con code "pesanti", secondo il nostrano metro di giudizio (# 5 - 6 e oltre). La realtà della pesca è ben differente e, ad esempio, la maggior parte delle mie uscite "a ninfa" sul torrente sono caratterizzate dall'impiego di code estremamente leggere #2-3 ed artificiali di ridotte dimensioni #16-14-12, annodati a sottili terminali diametro 0.12 - 0.14 . Tornando ai pensieri dei detrattori di questo genere di pesca, sento spesso affermare che la pesca a ninfa esulerebbe addirittura dal contesto della pesca a mosca, risultando a tutti gli effetti una pesca "al tocco" con esche artificiali. Dal mio punto di vista ciò non corrisponde affatto alla realtà, in quanto l'approcio all'acqua ed il controllo della deriva degli artificiali ben poco hanno a che spartire con la tradizionale presentazione di un'esca naturale. La "percezione dell'abboccata" in particolare, intesa come quel complesso di sensazioni che permettono di riconoscere la presa dell'artificiale da parte del pesce, richiede l'acquisizione e la padronanza di un considerevole bagaglio di conoscenze, normalmente non riscontrabile né nella pesca a mosca secca, né nelle tecniche


di pesca con esche naturali, escluse forse alcune peculiati situazioni. Proprio nell'istante in cui si riesce ad intuire l'abboccata si raggiunge per molti l'apice dell' "incantesimo" della pesca a ninfa, quella circostanza cioè in cui abbiamo la sensazione di afferrare per un istante quella sorta di "filo invisibile" che ci congiunge agli artificiali, e che ci suggerisce i tempi della ferrata. E' una situazione veramente ardua da descrivere, una percezione che può originarsi dall'improvvisa intuizione di una vibrazione, dalla visione di un impercettibile sfavillio sott'acqua, uno scarto, un rallentamento, … un chè di "strano" che riconosciamo nella deriva delle nostre imitazioni. Complicato a spiegarsi, … davvero complicato, credo sia una cognizione che non mi è mai riuscito di trasmettere come avrei voluto a coloro che mi hanno interpellato in merito, proprio in ragione della sua natura estremamente poliedrica ed indeterminata al tempo stesso. Magia sul fiume… magia e fascino, allo stato puro. Catturare un pesce all'ennesimo passaggio, dopo aver avuto la "sensazione" non esplicita della sua presenza, che ci ha permesso di "inquadrarne" posizione e comportamento, credo costituisca la linea di traguardo estremamente appagante di questa tecnica. Ecco dunque perché credo di poter parlare di una "nuova era", reputo infatti che la pesca a ninfa stia ora percorrendo in Italia quel cammino di innovazione e perfezionamento che la pesca a mosca secca ha già vissuto in passato, con lo sviluppo di varie scuole di pesca. Ulteriore stimolo ed impulso a questa innovazione è certamente giunto dal miglioramento tecnologico delle attrezzature a nostra disposizione. E' innegabile infatti che nella pesca a ninfa, ove la lunghezza della canna riveste spesso un ruolo determinante per il controllo e la presentazione degli artificiali, avere a disposizione attrezzi sempre più leggeri, bilanciati e sensibili abbia favorito il perfezionamento della tecnica e la godibilità dell'azione di pesca. In conclusione consiglierei a tutti coloro che non vi hanno ancora provato, o che fino ad 'ora l'hanno considerata esclusivamente una tecnica "di ripiego", di accostarsi alla pesca a ninfa con una nuova mentalità, più aperta e "curiosa". Provate, … sperimentate, … senza farvi scoraggiare dai primi sicuri insuccessi. La pesca con imitazioni sommerse richiede una vasta teoria di adattamenti alle caratteristiche e condizioni delle acque ed all'umore dei pesci, in misura spesso considere-

volmente maggiore rispetto alla pesca in superficie. Problematiche ad esempio come il "dragaggio", ampiamente conosciute ed analizzate nella pesca in superficie, vanno affrontate e risolte anche nella pesca in profondità, ove risultano però molto spesso più subdole e difficili da gestire e percepire. Constaterete quindi che, se vissuta con un'ottica obiettiva ed equilibrata, la pesca del "sotto" vi potrà schiudere nuovi orizzonti, permettendovi di vivere in maniera ancora più coinvolgente la pesca a mosca.


Ninfa di Chironomo Di: Alberto Mondini

Si tratta di piccoli insetti che, colpa dell’inquinamento organico delle acque, hanno colonizzato tutti i corsi d’acqua. Non vi é fiume, stagno o lago in cui non sia presente in enorme quantità: amo: Mustad 80250 (16/14 ) filo: bruno coda: ciuffetto in cul de canard bianco tagliato addome: fettuccia di plastica di color rosso avvolto a spire serrate( io uso quei nastrini di alcune cofezioni di alimentari ) torace: dubbing color bruno zampe: piuma di cul de canard fermata al di sotto e rovesciata in avanti Antenne: ciuffetto di cul de canard bianco


.

Realizzarela coda fissando in prossimità della curvature un ciuffetto di cul de canard bianco. Fissare uno spezzone di fettuccia di plastica rossa.

Avvolgere la fettuccia di plastica a spire serrate realizzando così l’addome. Bloccare con alcuni giri di filo e recidere l’eccedenza.

Fermare una piuma di cul de canard naturale al di sotto e rivolto verso l’interno.

Predisporre il filo per creare il dubbing.

Realizzare il torace piuttosto vaporoso avendo l’accortezza di non andare a ridosso dell’occhiello.

Fissare una piuma di cul de canard bianco al termine del torace

Rovesciare la piuma bianca in avanti e formare un anello. Recidere l’eccedenza.

Rovesciare in avanti la piuma di cul de canard naturale in modo da formare una sacca voluminosa. Recidere l’eccedenza e chiudere con alcuni giri di filo ed un goccio di colla.

Con le forbici divdere il ciuffo bianco di cul de canard


Valmastallone: i giovani a pesca con la

FFM

Di: Gianluca Mascitti


T

ra le tante iniziative della Fly Fishing Masters spicca l'attenzione che questa scuola di pesca con la mosca artificiale rivolge ai giovani. I corsi della FFM sono spesso frequentati sia da ragazzi che da pescatori più maturi ed esperti dando vita ad un'osmosi, unica nel suo genere, di entusiasmo ed esperienza. Proprio un'esperienza di questo tipo è stata attuata nei giorni 13 e 14 giugno 2009 durante i quali, grazie ad un'iniziativa fortemente voluta dal Consorzio Valmastallone in sinergia con la Fly Fishing Masters, un gruppo di 12 ragazzi ha approfondito la conoscenza dell'ecosistema fluviale e della pesca con la mosca, a compimento di un percorso iniziato sui banchi di scuola con simili iniziative. Durante questo weekend, gli istruttori della FFM hanno incontrato e vissuto due giornate intense con un gruppo di entusiasti ragazzi e ragazze tra i 7 ed i 12 anni ai quali si è aggiunto, con analogo entusiasmo, un adolescente di 17 anni che, in compagnia di uno degli istruttori FFM, ha raggiunto ed ammirato, fin dalla capitale, le bellezze della Valmastallone. E se un ragazzo di 17 anni è disposto a sorbirsi un viaggio di 750 km vuol dire che gli stimoli che gli sono stati forniti sono senza dubbio quelli giusti! Il programma si è articolato attraverso due momenti ben distinti attraverso un percorso ludico ed un linguaggio semplice e divertente. Il tutto con l'obiettivo di destare l'interesse dei ragazzi che non hanno smentito le aspettative ed hanno interagito proficuamente con gli istruttori durate tutte le attività proposte. Le due giornate sono state organizzate come se si trattasse di un minicampo estivo: i ragazzi sono stati suddivisi in due gruppi e, mentre un gruppo iniziava a prendere dimestichezza con le attrezzature da pesca con la mosca e ad iniziare a lanciare sul prato, un altro gruppo approcciava teoricamente, e con il supporto di materiale predisposto dalla FFM, agli ecosistemi fluviali, ai pesci e ai relativi cicli riproduttivi, ai cicli vitali degli insetti e la loro stretta relazione con il fiume come parte integrante del ciclo vitale fluviale e come indicatori biologici, all'approccio corretto che i visitatori del fiume, pescatori e non, devono avere nella frequentazione dei corsi d'acqua, nonché alla stretta


relazione che c'è tra l'acqua e l'esistenza degli uomini. In particolare in questa fase e durante quella pratica di raccolta degli insetti sul fiume curata con grande competenza in parte dell'istruttore di vigilanza Giuseppe Fumagalli e dagli istruttori FFM, i ragazzi hanno mostrato un notevole interesse intervenendo spesso e ricollegandosi alle lezioni effettuate a scuola con lo stesso I.V. Fumagalli, anche tutore dello splendido fiume Mastallone, persona squisita e raffinata nonchÊ grande conoscitore dell'ecosistema fluviale e al quale va grande ringraziamento della FFM. Durante la parte pratica sul fiume i ragazzi hanno messo in atto, con grande entusiasmo, quanto appreso sul prato e gli istruttori li hanno guidati anche nell'effettuare qualche cattura nonostante le condizioni, per l'entusiasmo e la sonorità dei giovani allievi, non fossero quelle ideali. Un aspetto simpatico è stato quello di vedere coinvolti anche alcuni genitori che seguivano, con discrezione ma con interesse, le varie tematiche affrontate e non mancando, talvolta, di partecipare con qualche domanda. Sono certo che alcuni di loro hanno rispolverato vecchie passioni per la pesca con la mosca e non mi meraviglierei se dovessimo incontrarli con i proprio figli sul fiume mentre scelgono la mosca giusta per il coupe de soir!


Il secondo giorno i ragazzi si sono cimentati in una percorso al bersaglio mostrando notevole abilità con la coda di topo. Al termine ci si è ritrovati tutti a tavola, grandi e piccini, per un momento di festa in cui i ragazzi, su iniziativa del consorzio Valmastallone, hanno ricevuto in dono una canna da pesca con la mosca artificiale completa di mulinello e coda di topo, con la speranza che dei nuovi pescatori, con una rinnovata etica alieutica ed ambientale, possano affacciarsi a questa bellissima ed affascinante disciplina. In conclusione non posso esimermi dal testimoniare che la Valmastallone si è mostrata in tutta la sua bellezza: un paesaggio unico, un fiume stupendo che offre notevoli possibilità di pesca, simpatia, accoglienza ed ospitalità da parte degli albergatori, ristoratori e degli operatori del Consorzio Valmastallone, sapori della tavola unici e, cosa di questi tempi non trascurabile, un rapporto qualità prezzo decisamente equo e alla portata di tutti. Un consiglio dalla FFM: andate a pescare in Valmastallone!


Sabato 13 e domenica 14 giugno verranno ricordate in Valsesia come due giornate, dal punto di vista meteorologico, splendide. Noi della Val Mastallone le ricorderemo magnifiche grazie al bellissimo laboratorio di pesca a mosca che hanno seguito i nostri ragazzi. Grazie alla collaborazione di alcune istituzioni sul territorio, Consorzio Valmastallone, FFM e Comunità Montana, i nostri figli hanno potuto imparare tecniche di pesca e osservare la vita che c'è nel nostro magnifico torrente. I ragazzi si sono divertiti molto e noi genitori presenti abbiamo imparato qualcosa di nuovo. Un grazie particolare agli istruttori della FFM che con la loro pazienza hanno seguito i piccolo pescatori per due giorni, a Giuseppe Fumagalli come sempre molto attivo, disponibile e molto preparato, a Daniela Carmellino la quale, oltre a seguire il suo giovanotto, si è presa cura, come solo lei sa fare, di tutte le pratiche prima e durante il corso. Ringraziamo inoltre anche i soci della Selva che autotassandosi hanno contribuito a fare un " regalone " a tutti i 12 ragazzi iscritti. Ora nessuno potrà fermare questi giovani pescatori: hanno imparato che nel loro territorio esiste una ricchezza naturale come il Mastallone che va salvaguardata e valorizzata nel miglior modo possibile. Ancora grazie per la bella esperienza e arrivederci (speriamo) all'anno prossimo. Articolo apparso sul Corriere Valsesiano N.26 del 26.06.2009.

GENITORI E RAGAZZI


NO-KILL ROGGIA RINO

(Alkina)

Un chalk stream Inglese sotto casa. LE ORIGINI DELLA ROGGIA RINO : La roggia Rino nasce nel territorio di Caravaggio da acque sorgive e colatizie dei territori a monte,

ma riceve anche i contributi, in tale territorio, delle rogge Volongo e Carnadecco. Alla roggia Rino viene attribuita un' antica origine che la vede esistere giĂ alla fondazione della citta' di Crema in epoca longobarda (570 d.C. ). e acque del Rino ebbero, prima della funzione irrigua, una valenza strategica, di approvvigionamento idrico dei fossati difensivi esterni alla cinta muraria cittadina e di trasporto via acqua. In seguito, venuta meno l'originaria funzione, le acque furono utilizzate per l'irrigazione, oltre che per fornire energia alle ruote dei mulini. Di Andrea Garinei


I

L NO KILL DI FORNOVO S. GIOVANNI :

La roggia Rino rappresenta da diversi anni una solida realtà nel panorama della pesca a mosca in provincia di Bergamo, da sempre meta fissi di moltissimi PAM che nel lungo periodo di chiusura invernale, trovano in questo tratto no kill classificato come "zona a pesca facilitata" , l'unico sfogo a quell' irresistibile voglia di "posar piume". Il tratto infatti, classificato come acque di tipo " C ", rimane aperto anche durante la lunga chiusura invernale, questo nonostante la numerosa popolazione di salmonidi presenti in queste acque ( trote iridee, trote fario e salmerini di fonte).Recentemente, grazie all'intervento di numerosi appassionati, le immissioni di salmonidi si sono fatte piu' frequenti e la frequentazione da parte dei pescatori ormai copre la totalita' dell'anno. La roggia Rino è stata studiata spesso per le potenzialità che offre quale ambiente di accrescimento per i salmonidi e non solo, infatti in passato la provincia di Bergamo si e' appoggiata a queste acque anche per l'accrescimento del temolo austriaco ( timallide ). Basta pensare che da quello che si e' potuto constatare con queste immissioni, grazie all'abbondanza di cibo presente in queste acque, la crescita media sia compresa in una fascia che va da 1 - 1,5 cm al mese. Il tratto no-kill di ns. interesse comunque parte dal Comune di Fornovo S. Giovanni (BG) e attraversando le campagne circostanti, termina in prossimita' della statale nel Comune

Sopra:Uno dei tratti infrascati piu' suggestivi del no-kill di Fornovo S.Giovanni (BG Sotto: Un tipico tratto della risorgiva .


Sopra:Tipica bollata "decisa" delle trote della Roggia Rino. Sotto: Trote iridee in attivita' nel tratto no kill di Fornovo S. Giovanni.

di Mozzanica, per una lunghezza complessiva di circa 2 km; per praticare la pesca in queste acque non e' necessario munirsi di permessi a pagamento , infatti l'intero tratto e' completamente gratuito. LA PESCA NELLA RISORGIVA Tutti gli assidui PAM frequentatori della roggia sanno per esperienza "vissuta" che le trote immesse in questo tratto diventano particolarmente selettive, soprattutto e' con la secca che si incontrano le difficoltĂ maggiori, poiche' le abbondanti schiuse presenti in tutto l'arco del-


l'anno ( siamo in presenza di acque di risorgiva, che come risaputo, godono di una temperatura pressoche' stabile ), rendono le trote particolarmente attente ed i rifiuti sono all'ordine del giorno. Dall'esperienza personale e da quella di tanti amici frequentatori, le catture in questo tratto si possono comunque effettuare un po' con tutte le tecniche : con la secca, a sommersa, a ninfa ed anche a streamer; soprattutto con quest'ultime due tecniche pero' e' piu' facile imbattersi in esemplari davvero importanti, che in gergo vengono definiti "le vecchie". Io comunque mi voglio soffermare su quella che e' la mia specialita' e in linea di massima qui in Alkina e' anche quella maggiormente praticata, la "secca". Le difficolta' per il "secchista" in quest'ambiente non sono mai finite, infatti non possiamo trascurare assolutamente la presenza di tratti realmente infrascati che rendono l'azione di pesca estremamente difficoltosa. A complicare il tutto, vi e' anche la presenza di una miriade di correnti superficiali, (generate dallo scodare delle alghe), che creano non pochi problemi all'artificiale, che spesso cade nel deleterio "dragaggio"; al fine di evitare tutto questo, si puo' ricorrere ad un lancio idoneo molto comune e' quello ondulato o a serpentina, che permette di contrastare in maniera efficace quanto detto, altrimenti ( per i piu' esperti) si puo' ricorrere anche ad un ribaltato od ad un curvo. Naturalmente anche il ruolo del finale e' determinante, pertanto, finali molto lunghi con un tip anch'esso lungo aiutano non poco a contrastare questo deleterio fenomeno; un accorgimento molto valido che personalmente adotto sempre per la pesca in queste acque di risorgiva e' quello di ricorrere ad un finale ad asola. Le secche piu' usate e redditizie sono le classiche che tutti noi conosciamo: le Dun durante la schiusa, le Spinner Spent naturalmente durante e dopo la schiusa,le Sedge soprattutto nel periodo estivo e nel tardo pomeriggio, mentre la mosca che definisco " l' eccellenza " in questo tratto e' l' emergente d' effimera in cdc. Soprattutto e' su quest' imitazione che mi voglio maggiormente soffermare, anche perche' ci permette ( a differenza delle altre sopra riportate ), di

DRESSING EMERGENTE D' EFFIMERA IN CDC FILO DI MONTAGGIO : Marrone. AMO : TMC 212Y # 19. CORPO : Pavone spelato tinto rosso. SACCA ALARE : N.3 fibre fagiano reale. ALI : Ciuffetto di CDC


fare catture durante tutto l'arco dell'anno; pertanto, al fine di dare un valido aiuto a chi si cementera' per la prima volta in questa realta' o per i "vecchi" pescatori mai sazi di nuove soluzioni, voglio riportare uno dei miei dressing che ritengo piu' valido e redditizio. Fissato il filo di montaggio, ci si porta a circa 他 dell'amo ove viene fissato il pavone rosso precedentemente spelato. Riportato in testa il filo di montaggio, si eseguono delle spire serrate con il pavone che viene fissato in prossimita' dell'occhiello. Vengono a questo punto fissate n.3 fibre di fagiano con alcuni giri di filo di montaggio,tagliata l'eccedenza delle fibre, le si lasciano parallele al corpo dell'amo ( verso la coda ). A questo punto viene fissato il ciuffetto di cdc privo del calamo, sempre in prossimita' dell'occhiello/testa facendo attenzione di fissarlo a meta' della sua lunghezza in modo pero' che la parte piu' esile delle fibre sia a sinista dell'occhiello. Fissate saldamente con alcuni giri di filo di montaggio, si ripiegano le fibre piu' esili sulle altre ed il tutto viene nuovamente fissato con un paio di giri di filo di montaggio; diviso il ciuffetto di cdc in due parti uguali si ribaltano in avanti le fibre di fagiano all'interno di questo, fissandole con alcuni giri vicini all'occhiello. A questo punto avremmo creato una sorta di sacca alare che pero' dev'essere resa necessariamente piu' consistente, per fare cio', basta ribaltare nuovamente le fibre di fagiano riportandole in coda,fissarle e riportarle in testa; tagliare l'eccedenza e mediante alcuni giri formare una sorta di testa e consolidare il tutto con alcuni nodi di chiusura. Consiglio per una lunga durata del corpo in pavone, di ripassarlo con una spennellata di colla. Un ringraziamento speciale per la collaborazione va al negozio WWW.MAYFLY.IT


GLI OEM QUESTI SCONOSCIUTI

Di: Massimo Magliocco


Prodotti per la pesca a mosca rimarcati e "rivestiti" con altri componenti. E' giusto comprarli ad un prezzo inferiore dell'originale oppure si è anche disposti a spendere di più ? O.E.M.

è l'acronimo di Original Equipment Manufacturer, termine inglese che, più o meno, vuole dire che una azienda o una semplice ditta individuale acquista prodotti da altre aziende e li rivende, rimarcandoli, come prodotti propri. Per moltissimi anni, lavorando presso grosse multinazionali, mi sono occupato di macchine per ufficio ed in questo settore gli o.e.m. sono all'ordine del giorno. Il nostro amato settore del fly fishing, non è da meno e alcune delle marche di canne che si vedono in giro, sono anch'esse degli o.e.m. Nulla di male per carità, in fondo se un tal prodotto che magari va anche bene lo si trova rimarcato ad un prezzo più basso ben venga, il problema è che alcune volte l'o.e.m. costa più dell'originale e, a mio modesto avviso, non è affatto giusto. Con questo non voglio certo dire che i prodotti risultanti siano di scarsa qualità rispetto agli originali, ma certamente dietro slogan e/o pubblicità che si leggono sulle riviste e sui vari forum, non ci può essere il benché minimo riscontro tecnico da parte dell'azienda che le vende. In altre parole, chi progetta e poi produce, genera uno sforzo sia fisico che mentale non indifferente. Pensate solamente a tutti quei passaggi lavorativi che ci vogliono per mettere in vendita una canna e quelli per mettere in pratica un'idea che esiste solo sulla carta e della quale non si è sicuri che poi possa essere valida. Tutto ciò per dire che chi progetta, produce e vende, ha senza dubbio un merito maggiore, questo non per togliere agli o.e.m. i loro diritti, ma se pensate che costoro prendono i grezzi finiti e poi si limitano a montarli credo che si è d'accordo nel confermare che lo sforzo sia indubbiamente minore. I forum di mosca sono spesso da leggere non solo per le cose utili che si trovano ma per i consigli che si danno dove di frequente c'è il tizio che chiede la qualità di una canna X nei confronti di una Y senza sapere che le due canne sono perfettamente uguali. Bene le risposte sono le più variegate ma tutte si indirizzano a consigliare l'una o l'altra. E qui si apre un altro discorso che a mio avviso è poco discusso e cioè la preparazione dei pescatori circa le "conoscenze" tecniche delle canne da mosca. Ricordo che su un noto forum di pesca a mosca un tizio, discutendo del mio ultimo DVD "Lanci Mosche e Strategie" nella parte in cui spiego come si può provare se un pedone di una canna è valido oppure no, affermava che l'operazione da me citata e che non ho certo inventato e che è di utilizzo "normale" di chi ci capisce di canne come progettisti, produttori è maestri di lancio, diceva più o meno così: "è una operazione abbastanza grottesca quella sull`azione delle canne e in particolare la spiegazione sul metodo per giudicare la validità di un attrezzo ( spingere con il palmo della mano ecc. ). Ed inoltre Il finale asolato non lo commento ... per rispetto dell`editore ;))))." Chiaramente non ho risposto al tizio che ha scritto questa cosa ci mancherebbe altro, ma questo denota la totale ignoranza in materia di canne. Ora, colui che ha scritto queste cose verrà ingenuamente "copiato" passatemi il termine, dal novello pam il quale andrà in giro a dire che chi prova la qualità di un pedone con la pressione del palmo della mano compie un'operazione, come dice il tizio del forum" grottesca e, ancor più grave, ci crede pure. Il tizio, visti i suoi scritti su come si provano le canne, spara un'altra stupidaggine circa il finale asolato. Prima di parlare bisogna sempre provare le cose ma spesso questo neanche basta nel senso che se a parlare è uno che ci capisce va bene, altrimenti anche se si fanno le prove non si hanno proprio le basi per poter dare sentenze. Il finale asolato è stato provato e riprovato per un anno intero dal sottoscritto e da molti componenti della nostra scuola quindi, ergo, da persone competenti. Un'altra grossa assurdità sempre su di un noto forum ma di un altro pam e sempre copiato ed incollato: "Io possiedo la XXX (c'è il nome della canna ma per correttezza non la cito), bellissima azione, proprio alcu-


ni giorni fa un mio amico ne ha acquistato una ed ho potuto provarla. Facendo un paragone tra le due azioni a mio parere , YYY (stesso discorso) è leggermente più morbida e meno rapida (qui la prima baggianata. Come si fa a paragonare due azioni con la rapidità) pur essendo entrambi piacevolmente progressive" (seconda e ancor più grave !! Ma sappiamo cosa c'è dietro l'appellativo PROGRESSIVO oppure continuiamo a confondere l'azione con la potenza e la rapidità ????). Costui magari è un altro di quelli che poi da consigli sempre sui forum. Ci sono delle canne che hanno difficoltà ad essere vendute e succede che viene chiesto a pam famosi di firmarle facendole diventare degli attrezzi "importanti". In altre parole capita che aziende produttrici di canne da mosca, code di topo, mulinelli ecc, trovandosi in situazioni di magazzini stracolmi di materiale, chiamino dei pam importanti e gli chiedano se possono firmare il prodotto. E' chiaro che questo non deve essere un attrezzo scadente sia per qualità di materiali che per risposta tecnica ma che sia confacente con le caratteristiche che il "firmante" richiede poiché andrebbe a suo discapito, anche se qualche fiasco in passato c'è stato. Altre volte anziché essere prodotti di marca le firme vengono apposte su attrezzi o.e.m. sempre con lo stesso criterio di qualità anche se in questo caso il prodotto finito si chiamerà X che alla fine sarà identico al ben più noto prodotto Y magari firmato da un altro nome della pam e che magari è stato progettato veramente dal sig. Y. Poi ci sono quelli che firmano un attrezzo definendolo ideale per una tecnica. Di questi discorsi, specie in questi ultimi anni, ne ho sentiti diversi e fatti molto spesso, per non dire sempre, dalla categoria di pescatori a mosca di cui fa parte il tizio che definiva grottesca la prova di un pedone eseguita con il palmo della mano, leggendo cose del tipo "questa canna è nata per lanciare con la tecnica X, mentre quell'altra è nata per lanciare con la tecnica Y". Una canna ha delle caratteristiche che la rendono ideale ad una tecnica, ma dire che per fare quel lancio ci vuole quella canna allora siamo messi male. Molti non sanno che ormai la produzione si è quasi del tutto allineata ad uno standard ben definito che ha delle matrici che ne delineano le risposte


tecniche e che entro le quali ci si sbizzarrisce a produrre degli attrezzi che variano di molto poco tra di loro. In altre parole oggi le canne di marca, tanto per dargli un nome, non sono poi così differenti tra di loro e solo chi possiede la "mano", o meglio dire il "manico", riesce ad apprezzarne le diversità che, anche se piccole o piccolissime, a certi livelli va a ricercare. Non è più come tanti anni fa in cui c'erano delle famose canne che avevano delle caratteristiche dichiarate, magari lente e molli, prodotte per una tipologia di pam che desiderava un attrezzo "rilassante", oppure di altrettante famose che erano note per essere più "nervose". Tutto questo vale sia per le canne originali che i nostri o.e.m. che comunque, anche se spesso sconosciuti, hanno una loro anima che è la stessa identica della "sorella" più fortunata originale. Unico neo, e lo ripeto, è che gli o.e.m. dovrebbero essere venduti a costi inferiori e non uguali o addirittura superiori a quelli "autentici" . Quindi quando acquistate una canna o una coda di una marca nuova oppure meno nota, specie se il suo costo non è poi quello che ci aspettiamo, cercate di fare degli approfondimenti affinchè possiate sapere prima quale sia la sua provenienza e/o se la cifra che vi apprestate a spendere sia giusta oppure no, un pò come fate quando comprate un prodotto alimentare, andate a vedere la sua provenienza.

Pescare in Austria Ospitalità, Qualità e Competenza le trovi da

GARGANTINI AKTIV HOTEL Tel.0043-6645307670 0043-6643951805 albertogargantini@libero.it - www.trophyclub.it


Ninfa e Mastallone Di: Marco Albini

Riflessioni di un pomeriggio……………………………


Credere di sapere, è il limite, che a volte non riusciamo ad avvertire, il confine oltre il quale c'è un mondo che aspetta solo di essere conosciuto. La mattina sta passando in autostrada, meta il Torrente Mastallone, con Moreno si discute, senza enfasi, sui livelli che troveremo, anche perchÊ i giorni precedenti ci hanno visti, nel nostro peregrinare, pescare in Chiusa di Pesio ed in Gesso dove ci siamo difesi, la pianura scorre uniforme intervallata da alti pioppeti e campi di riso verdeggianti macchiati dal bianco degli aironi, noi rovistando tra i ricordi si scherza sulle mie prime volte a ninfa. Non sono passati molti anni come per la "secca" la pesca a ninfa mi vede ancora risalire la china, conscio del fatto che per imparare ci vuole del tempo, lascio al tempo quest'onere, mentre percorro questo sentiero ricco di ostacoli, se si pensa che pescare in questo "modo" sia facile, posso affer-


mare con assoluta certezza il contrario, la pesca a ninfa da non confondere con quella con le ninfe, è un protocollo affascinante che coniuga la raffinatezza del gesto tecnico con l'intuito di chi lo esegue. Il Mastallone a Varallo sembra aver scaricato l'acqua dei giorni precedenti, anche se i livelli restano alti, la strada si inerpica verso il comune di Cravagliana e il torrente è laggiù che ci aspetta, mostrando tutti i suoi muscoli. Una volta arrivati al "Piano delle Fate" sbrighiamo i permessi con il guardapesca Sig. Fumagalli sempre gentilissimo e disponibile. Scendiamo in acqua, ci accompagna Franco Baroni Istruttore FFM e mio caro amico al quale deleghiamo il compito di scattare qualche foto, la corrente tira e la Tecnia 10e 6 per la 4/5 risulta appropriata, il finale è il classico da 3.50 con due gold in tung montate su ami 12 14 distanziate di 50 cm tra di loro, con la più pesante in deriva……….. ci proviamo e vediamo se funziona. Le sensazioni a questo gioco sono determinanti, l'elemento fondamentale, è leggere l'acqua, come per la "secca", ma in questo caso sono amplificate dal fatto che l'inganno glielo dobbiamo portare noi, e non vengono a prenderselo, perciò occhio e iniziamo. L'approccio è pescando " a piede asciutto" cercando di sondare il sottoriva, avverto subito che raschio troppo e mi cautelo alleggerendo la gold in deriva passando da 3,2 a 2,8 le cose sembrano migliorare la sensazione e quella di far solletico ai sassi, quasi accarezzarli, noto una rientranza dove la corrente sgrana a fianco di un grosso sasso sommerso, il fluo mi indica perfettamente il tragitto, avverto la "pizzicata" ma non ferro, rilancio, questa volta sono più attento, la Leopard non si fa pregare e questa volta abbocca decisa, pesci come questo di circa un kilogrammo in condizioni di acqua bassa non impegnerebbero il pescatore ma con i livelli attuali "piatta" in corrente e si fa trascinare via, temo per il vettino che vedo piegato, ma la Tecnia del mio amico Aldo Silva risponde bene anche sollecitata. Dopo averle "ridato l'acqua" mi soffermo nel fare un paragone con la "secca" in questo caso il pesce mi ha indicato la sua presenza e forse questo mi è un po' meno congeniale, conoscerne la posizione mi toglie adrenalina, anche se lo ritengo un modo molto chirurgico, preferisco comunque pescare in caccia, d'altron-


de la pesca è così, si appropria del nostro "io" mettendoci sempre a confronto con noi stessi, come nella vita. Si risale, allungo un metro di coda, pescare "alla francese" è un modo che riconosco, in quanto lo ritengo molto tecnico privato da tutti quegli amenicoli quali la pasta gli strike che indicano l'abboccata, qui invece il finale è pulito e l'occhio e le sensazioni la fanno da padrone, intanto Moreno ci chiama, questo si che è un pesce, ha incannato una grossa Iridea sarà circa due kilogrammi spero di non fare notte per portarla a guadino. Questo andarle "incontro" assomiglia molto ad un approccio con una bella signora, diffidente, bizzosa, ed a volte un po' in la con gli anni; richiede una buona dose di intuito, faccia tosta, una certa esperienza ed un briciolo di pazienza, accompagnata naturalmente da una grande passione, il pesce, come lei, è lì che ci aspetta, ma non sempre è disposto a muoversi per primo, vuole un approccio galante, una proposta moderatamente indecente; un'offerta allettante da non poter rifiutare. Il pomeriggio trascorre veloce tra battute e complimenti, guardo Moreno pescare e ricordo le discussioni su certi aspetti dogmatici bisogna dargli atto che aveva ragione, un pescatore è


colui che non ha la presunzione che il fiume si adatti alle sue esigenze, ma viceversa. La mente ritorna alle diatribe "storiche" tra gli innovatori, come J.M. Skues (uno dei capostipiti della pesca a ninfa) e i puristi (Waltford); ne è passata di acqua sotto ai ponti da quando, con un colpo di mano, Skues venne allontanato dall'Avon (una delle "mecche" anglosassoni per la pesca a mosca), ufficialmente per dissapori con la gestione, ma in realtà, come è stato appurato oggi, perché nessuno voleva accettare il fatto che lui catturasse regolarmente le trote più grandi e più selettive, quelle refrattarie a qualsiasi mosca secca, ma soprattutto, credo, nessuno era disposto ad accettare, oltre all'evidenza delle catture le sue motivazioni profonde e le sue spiegazioni scientifiche. Il Mastallone in questo tratto si allarga le pozze lasciano spazio alle correnti e i riferimenti diventano più difficili, l'acqua e il colore del fondo diventano come un piano di riscontro e ci indicano dove posare, la gobba formata da un sasso sommerso mi indica un settore alimentare, proviamoci……………… roller, mending, mano sinistra a recuperare tensione, la gold in piuma di fagiano buca l'acqua su una sezione di 70 cm incannata decisa, bella fario di quelle del posto


frutto di un attento ripopolamento come mi spiegava il Fumagalli. La pescata volge al termine, si risale il torrente assaporando con la mente il bicchiere di Gattinara che ci aspetta, anche stasera dovrò ascoltare i soliti consigli di Moreno e le sue deduzioni sul posto, sui pesci, sugli artificiali, sulle……………………….. in qualche modo è il prezzo che mi tocca pagare, ma è un amico e un bravo pescatore e gli sono riconoscente. Un ringraziamento particolare a Franco Baroni e Moreno Guelfi, che hanno contribuito alla realizzazione di questo articolo.


Gli Artisti nella pesca:

di: Luca Castellani

Giovanni Squarta


La possibilità di avere a disposizione fiumi come il Nera, il Santa Susanna, il Velino e ora, da qualche anno, pure la Tail Water Tevere ha creato la condizione perché la pesca mosca in questa regione trovasse terreno fertile per fare molti "fedeli discepoli". L'Umbria così nel corso degl'anni è diventata terra di ottimi pescatori a mosca, più o meno famosi; lanciatori di eccellente livello e anche costruttori di mosche artificiali di tutto rilievo. Tutto questo anche prima dell'era delle aree a regolamento specifico. Giovanni non è tra gli "storici", è stato rubato al mondo agonistico diversi anni fa, ma la passione per tutto quello che riguarda la pesca con la mosca è stata per lui una illuminazione. Giovanni è diventato il nostro fornitore ufficiale dei nostri raccoglitori in radica; delle nostre scatole da viaggio per la costruzione degl'artificiali e dei nostri morsetti, da viaggio e da tavolo, senza tralasciare le custodie rivestite in cuoio per le nostre canne in bamboo . Per capirci è uno degl''artisti pescatori della nostra zona. Come quasi tutte le persone capaci, Giovanni è un personaggio timido e schivo e restio a ostentare le proprie capacità. Noi siamo contenti e "vigliaccamente" ne approfittiamo. Quando vediamo in giro qualcosa d'interessante e gli la sottoponiamo è sufficiente dirgli:< guarda che forse tu potresti anche migliorarla!.> Basta pronunciare queste paroline magiche lui è "fregato" e noi abbiamo quello di cui abbiamo bisogno. Radica di erica o di olmo, oppure radica d'olivo; se no ottone od acciaio inox; cuoio o legnami per le scatole, tutto si modella e prende forma tra le mani di Giovanni. Per merito del suo mestiere, ha una barberia, ha tempo libero per andare a pescare il lunedì con invidia buona di alcuni di noi e qualche volta i suoi "cari" amici non gli danno le giuste notizie cercando di sviarlo e indirizzarlo su posti non proprio idonei. Con questi amici non ha bisogno di nemici. Spesso ce la vorrebbe far pagare promettendoci di non invitarci più a cena, ma casa sua è sempre aperta, a tutti noi siamo da lui.. I mulinelli in radica. Ne costruisce in diversi tipi di radica, al momento in un'unica misura, ma la bobina può contenere una coda che va dal numero tre al numero sei. I colori che vanno dal chiaro naturale dell'olivo fino al più scuro dell'olmo o dell'arbo


reo. Il mio preferito è la radica d'arboreo, anche se mi è piaciuto possedere anche i modelli negl'altri colori. Nella foto com pletano le canne in bamboo di Gori, Portelli, Mog e Ferranti. La custodia in legno per la canna in bamboo Qui dipende se la canna è in due o tre pezzi più il vettino di ricambio, quindi non ha una misura specifica. Essendo un "professionista" deve essere tutto curato nei minimi dettagli. I disegni o le foto che ricoprono il davanti e il dentro di queste custodie sono fatte su vecchia carta che sembra già da subito antica. All'interno della scatola c'è lo spazio preciso per rimettere il mulinello nella propria scatolina e lo straccetto asciuga canna, coda e mulinello in radica. La valigetta da viaggio per la costruzione delle mosche. E' una valigetta di circa venticinque centimetri per quaranta, con un doppio fondo dotata già di morsetto, con un punto femmina dove può essere reso immobile e utilizzabile subito in ogni occasione che si vuole. All'interno ci sono in materiale plastico i vari porta pinze, annodatore, bobinatore e tutte gli attrezzi utili per la costruzione dei nostri artificiali. C'è spazio sufficiente per contenere ami, colli, piumaggio vario e materiali occorrenti alle nostre necessità. Ora su suggerimento di qualcuno di noi (abbastanza esaurito, non faccio il nome) lo ha realizzato anche con punta a vite da poter utilizzare comodamente lungo il fiume fermandolo semplicemente su un ramo o tronco di qualunque albero in caso di necessità incombente. Mah!?


Il morsetto Il suo morsetto classico è ancora da migliorare, (capito?) anche se noi ne facciamo uso già da lungo tempo e lo mettiamo a dura prova. E' semplice ma ha tutti i requisiti per poter costruire egregiamente la maggior parte delle mosche artificiali escluse quelle da mare o salt water. Giovanni Squarta è un amico a cui molti di noi devono dire grazie, sempre paziente, auto ironico, disponibile e pronto ad apprendere e nello stesso tempo generoso nel condividere con noi le sue conoscenze. Dimenticavo, mi manca il mulinello in radica per la canna a due mani in legno da salmoni, lo devo comprare da un'altra parte?


CHALAMY

di: Roberto Mazzali istruttore di base FFM


CHALAMY, un gioiello in Valle D'Aosta Quasi sempre, al rientro da una giornata di pesca mi porto una scia di sensazioni che sfumano piano piano nel giro di qualche ora. Questa volta pero' sono passati 4 giorni dall'esperienza sul Chalamy e ho ancora negli occhi le buche selvagge in cui ho pescato pesci bellissimi e nelle orecchie il fragore dei suoi salti d'acqua. Il Chalamy e' un luogo da superlativi assoluti! L'idea di pescare li e' nata dal contatto con l'amico Marco, forestale di Verres, che conoscendo i gestori, mi ha dato la possibilita' di essere accolto e accompagnato sul fiume. Infatti il Sig. Luigi Berger e Valerio Santi Amantini , gestiscono la riserva con molta passione e, personalmente li ho trovati molto cordiali e per bene, ma soprattutto motivati ad offrire agli ospiti il meglio di questo angolo di paradiso. Allora partiamo dall'inizio; il Chalamy e' un torrente che scende all'interno del parco del Mont Avic, affluente destro della Dora Baltea, nella quale sfocia all'altezza di Champdepraz. Nasce dal lago alpino Leita, quindi non ha l'acqua di neve tipica dei torrenti a valle di ghiacciai. Il punto di partenza per raggiungere la riserva e' l'Hotel Park Mont Avic, di cui raccontero' successivamente in modo specifico. Per raggiungerlo bisogna percorrere circa 7 km di strada tutta curve e tornanti, piuttosto impegnativi, che dal fondovalle di Champdepraz, vi portera' come dicevo al parcheggio dell'hotel loc. Chevrère. Il no kill parte a circa 20 minuti di cammino a monte dell'albergo . Noi, indossati i waders su consiglio di Valerio per poter meglio esercitare l'azione di pesca in un ambinete naturale intatto, abbiamo saltato il primo pezzo della riserva, notando da subito l'acqua limpidissima e la corrente forte, il tutto immerso in una vegetazione che mi ricorda in scala maggiorata alcuni torrenti dell' alto appennino Reggiano.Ad un certo punto si arriva ad un ponte di legno, su una piana bellissima. Guardando a valle si vedono salti d'acqua impressionanti, con pozze blu in mezzo a rocce che fanno sognare pesci i enormi che le dovrebbero abitare. A monte del ponte, dopo una salita "secca" che culmina con una scala di legno, Valerio e il suo compagno di club Luigi dicono


che si puo' iniziare, per cui io e mio figlio Riccardo di 14 anni non ci facciamo pregare e in un attimo le Academy 7'6'' con coda 3 sono montate. Con il solito finale lungo 4,50- 5 mt, decidiamo di montare tip dello 0,20 dopo aver sentito che la media delle trote e' di 56 etti, ma andare oltre al chilo non e' certo un'eccezione. La prima parte della riserva che abbiamo esplorato, e' caratterizzato da buche profonde, schiumose in entrata, lunghe e che spesso tendono ad allargare con bellissimi posti caccia e tane sia nei sottoriva che nei paraggi dei massi sommersi. Notevoli anche alcuni occhi dietro alle pietre. Sono le 4 del pomeriggio e nell'aria ci sono varie effimere, ma soprattutto terrestri, quindi come imitazione battezziamo cavallette, maggiolini, api, sedge (gentilmente "confiscati" ad Alberto Mondini l'ultima volta che ci siamo visti). I nostri amici accompagnatori invece decidono di pescare a ninfa di cui sono veri maestri e, cosi' armati abbiamo iniziato a turno a goderci il fiume. X Alberto, metti la foto del tuo maggiolino Ad ogni buca, pescando con razionalita' sono salite a galla fino a 3-5 trote, ma il bello era che Valerio o Luigi dopo che noi "secchisti" avevamo finito, ripassando bene con le ninfe vicino alle grosse tane create dai massi giganti, riuscivano a catturarne altrettante. Solo qualche buca ha dato risultati nulli, lasciando il sospetto di trovarsi


nella casa di qualche "mostro". I sentieri che costeggiano il fiume ci hanno permesso di individuare dall'alto le trote in caccia e pescarle con un'avvicinamento da "indiani"; pescare in gruppo e' stata una vera goduria, grazie a Valerio che mi ha raccontato del fiume e dei suoi pesci . Per chi ama la pesca a mosca secca e il lancio con code leggere, posso dire che i lanci piu' utili nel Chalamy sono l'angolato rallentato e il sottovetta totale rallentato. Poi vista la varieta' dell'ambiente diventa un valore aggiunto saper curvare il finale, ribaltare la coda e fare mending efficaci, oltre a sfruttare le pietre come punto di appoggio per la coda. Ho notato che le trote spesso salivano a bollare in modo tranquillo, per cui evitare il piu' possibile il dragaggio ha lasciato spesso il tempo ai pezzi grossi di salire dal fondo buca per afferrare la mosca. Il pomeriggio e' filato via velocissimo, pescando seriamente ma non troppo, gustandoci soprattutto l'ambiente a 360째 e la nuova amicizia, oppure ridendo dopo una trotona ciccata dal giovane Richi. Verso le 8, avendo ancora un'ora di luce abbiamo deciso di tornare indietro, pungendo le ultime trote lanciando in alcune posizioni lasciate all'anda-


ta. Alla fine, la camminata che riporta all'auto ci e' servita per lo scambio di impressioni e per fissare il prossimo appuntamento, dove faremo "sul serio". Parliamo dei pesci che abbiamo preso: trote fario bellissime, alcune di ceppo mediterraneo puro, di cui i gestori stanno aumentando la popolazione a partire dalle uova selezionate fatte crescere negli affluenti, trote atlantiche stupende, scure e con pinne enormi. Oltre a queste poi vi potra' capitare qualche trota fario con pinne monche, residuo di vecchie immissioni; io ne ho allamate un paio e la cosa non mi ha dato una bella sensazione, pero' credo che la natura piano piano lascera' totalmente spazio alle stanziali. So che ci sono anche marmorate e ibridi, oltre a salmerini che popolano la parte alta. La riserva e' lunga quasi 10km. parte da un'altitudine di 1200 mt.per arrivare al Lago Bianco a 2.200 mt, a mio parere per pescarla tutta ci vogliono piu' giornate, anche per chi va veloce. Mi hanno detto che c'e' la possibilita' di pernottare in 2 baite che costeggiano il torrente in quota, in tratti che non ho visto ma mi dicono essere da sogno, con l'acqua che serpeggia tra i prati e pascoli. Dulcis in fundo, per chi ama i laghi alpini, dove il Chalamy nasce, ci sono laghetti da fotografia, ricchi di fario e salmerini. Il Chalamy No Kill costa 35 euro, scontati a 25 euro per chi alloggia nell'Hotel Park Mont Avic . A chi lo consiglio: A chi vuole pescare lontano dalla presenza umana in un luogo puro. Noi ad esempio abbiamo bevuto l'acqua del torrente. A chi piace camminare, mentre chi per ragioni fisiche o pigrizia puo' fare solo piccoli spostamenti non e' l'ideale. A chi piace la pesca varia e tecnica, interpretabile sia a secca che a ninfa. Al massimo si pesca a 8-10 mt di distanza. Non e' adatto a chi predilige gli spazi aperti, anche se pescando in wading si riescono a trovare posizioni "comode". A chi puo' prendersi una giornata di pesca, cioe' non e' la meta per una pescata mordi e fuggi. A chi vuole unire pesca e relax, anche con amici e compagne perche' il contesto alpino e' ottimo per prendere il sole o per passeggiate ed escursioni. L'Hotel Park Mont Avic, come anticipavo all'inizio, lo consiglio certamente per la pulizia e le belle camere nuove e ben arredate. Sottolineo il materasso ottimo, che e' spesso un dettaglio, ma e' essenziale per un vero relax. La cucina per la cena e' con menu tipico valdostano (ottimi anche i vini) e a detta di tutta la mia compagnia di ottima qualita' e abbondante nelle porzioni. Molto valida la colazione e ottimi i panini snack. Costo della mezza pensione â‚Ź 55 circa a seconda della stagione. Come leggerete tra le righe io sono rimasto molto colpito dall'insieme e dai particolari di questa esperienza, la consiglio a tutti e per ulteriori informazioni visitate il sito: www.pescavic.com troverete cio' che vi serve per organizzare la vostra avventura. Tanti saluti


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.