Rivista di Pesca a Mosca
Rivista bimestrale a pubblicazione online registrata presso il Tribunale di Modena il 09/07/2009 prot. n째1963
LA PRIMA RIVISTA ITALIANA DI PESCA A MOSCA ONLINE GRATUITA Gennaio - Febbraio 2011
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Ciao Occhiazzurri…. Cari amici pescatori a mosca, di solito con un editoriale si cerca di mettere in evidenza un fatto o un qualcosa di attualità che riguarda gli argomenti della rivista per cui si scrive. Questo è un editoriale purtroppo diverso, triste e non riguarda ne fiumi ne pesci Magari fosse così. Ci è sembrato doveroso, attraverso queste poche righe, ricordare un amico che ci ha lasciato. Claudio D’angelo, per gli amici “Occhiazzurri” fondatore nonché vecchio istruttore della SIM, se ne è andato poche settimane fa così, senza rumore perché lui pur essendo un grande ha sempre preferito stare in disparte, fuori dalle luci della ribalta di questo nostro mondo pam. Chi lo ha conosciuto ricorderà le sue proverbiali doti di costruttore con le sue mosche da salmone, ma anche il suo essere ottimo istruttore nonché vecchio moschista. Ma tutti e dico tutti coloro che lo hanno conosciuto ricorderanno il suo genuino umorismo. Le sue barzellette ma ancor di più le sue battute spesso nate li per li, hanno fatto storia e che dire delle sue performance di chitarrista ? Occhiazzurri era sempre presente con la sua chitarra alla festa del corso per istruttori. Claudio era anche un uomo tutto di un pezzo, uno che si faceva rispettare. Ricordo, tanti anni fa, ad una riunione del C.D. della SIM in cui si discuteva tra l’altro dei doveri degli istruttori, uno duro scontro con l’allora D.T. Roberto Pragliola. Claudio non ebbe nessun timore reverenziale nei confronti del personaggio principe quale era Pragliola, portato sul palmo della mano da tutti noi,
ribattendo violentemente a delle decisioni prese dal D.T. che se non ricordo male poco democratiche. Non è facile trovare altre parole per ricordare un amico che ci ha lasciato. Anche sforzandomi non riesco e non mi va di essere banale continuando a sottolineare le sue grandi doti umane. Tanto chi lo ha conosciuto non potrà far altro che ricordarlo per quello che è stato, un grande uomo e un grande amico. Ciao Occhiazzurri, ci mancherai.
Massimo Magliocco
FFMAGAZINE n째 2 in Inglese
Roberto Mazzali
Giovanni Squarta
Massimo Magliocco
Esplorando la Val di Sole
Giovanni e la pesca a mosca
La pesca a mosca secca
Direttore Responsabile Baroni Franco Direttore Editoriale Mondini Alberto Grafici Mondini Alberto Bagagli Daniele Gammelli Luca
Mala Malagugini
Antonio Napolitano
Luca Castellani
Pesca alternativa
Sava autunnale
Personaggi nascosti
Coordinatore Redazionale Magliocco Massimo Collaboratori Castellani Luca Borriero Moreno Bailey Philip
Distribuzione WEB Pubblicazione Bimestrale Registrazione Presso il Tribunale di Modena n° 1963 del 09/07/2009 Rivista Gratuita Pubblicità Alberto Mondini Tel. 3318626216 e-mai: flyfishing1949@gmail.com
Fondate negli anni '40 le nostre cantine sono a Rivergaro, il centro della ridente Val Trebbia. Siamo aperti alle visite e alle degustazioni sia nei giorni feriali, quando è possibile seguire il ciclo di lavorazione, sia per appuntamento in quelli festivi. Organizziamo eventi culturali tra cui l'incontro di studio "la TERRA è Madre del vino". Cantine F.lli Bonelli s.r.l. Via Roma, 86 - 29029 Rivergaro, Val Trebbia (Piacenza) Italia Tel.: 0523.95.86.21 - Fax: 0523.95.61.26 www.cantinebonelli.it - bonelli@cantinebonelli.it orari di apertura: giorni feriali dalle 8 alle 12 e dalle 14 alle 17 sabato dalle 9 alle 12 e pomeriggio su appuntamento domenica solo su appuntamento
Foto: Alberto Mondini
P_ape (terrestrial)
Paolo Pettine
amo: tmc 100 #14 filo di montaggio: gudebrod 8/0 nero addome: seta gialla con ribbing in filo di seta nero torace: dubbing di scoiattolo dark brown ali: punte di hackle di gallo browm zampe: fibre di cervo splittate dorso: foam nero
ESPLORANDO LA VAL DI SOLE
Laghi di Soprasasso
Roberto Mazzali
Per un Reggiano, il trentino e’ la “montagna” per antonomasia; per noi l’autostrada del Brennero e’ una specie di aspirapolvere che tutto l’anno ci risucchia per sciare, fare trekking, andare per funghi e per me soprattutto, per pescare. Adige, Avisio, Sarca, Leno, Chiese sono mete consuete per me e per tanti Pam di tutta Italia. Voglio invece raccontarvi del comprensorio della Val di Sole, che con i suoi torrenti Noce, Rabbies e Meledrio rappresenta una nicchia poco frequentata dalla massa dei moschisti, ma se affrontata con le giuste indicazioni regala emozioni genuine e….tanti pesci. Siamo a fine luglio e il mio compagno di avventure e’ l’amico Gianpiero istruttore FFM, che essendo di Dimaro, vive e lavora con il Noce che scorre ai piedi dalla sua falegnameria. Inoltre e’ un socio attivo nell’Associazione Pescatori Solandri. Insieme a lui e’ nata l’idea di scrivere a 4 mani un’articolo che serva da traccia a chi volesse vivere un’esperienza in questa valle. Inizio io, che da forestiero, porto le impressioni e le azioni di chi vive una novita’. La seconda parte invece e’ di Giampiero che vi trasmettera’ un po’ delle sue conoscenze. Tornando al mio arrivo a Dimaro, dato che sono andato per pescare e non per pettinare porcospini, appena dopo l’indispensabile caffe’ vado al sodo, anche perche’ i fiumi che Gianpiero mi presenta sono 3, me li descrive come molto diversi l’uno dall’altro e per niente facili. E’ inevitabile che sento l’adrenalina montare. Siamo nella bellissima falegnameria artigianale “Bertolini” di Gianpiero, dove nascono da assi grezze di essenze pre-
giate bellissimi mobili artigianali in stile solandro e alpino. La prossima volta porto mia moglie cosi’ si sceglie un armadio o una credenza da farsi su misura, ma adesso non e’ il momento dello shopping e incalzo Gianpiero perche’ mi parli dei fiumi, per capire da dove iniziare: il Noce e’ nel periodo di disgelo, si tratta di un fiume dalla grande portata e da giugno a fine agosto e’ impescabile a causa dell’acqua di neve. Mi dicono che e’ ricco di marmorate di tutte le classi di eta’, naturalmente nel Noce nuotano tante fario robustissime data l’abitudine a contrastare le correnti impetuose. In ogni caso se ne riparla a settembre quando lo pescheremo nei momenti liberi di un corso FFM. Allora per bagnare le code scegliamo tra le altre 2 opzioni:
Rabbies
il Rabbies e il Meledrio. Gianpiero mi lascia la scelta e io opto per il No Kill del Rabbies. L’estate e’ molto piovosa e i livelli non si sono ancora abbassati ; in queste condizioni non vedo Gianpiero preoccupato, nonostante il Rabbies faccia i “cavalloni”. Allora gli chiedo che arma preparare e mi risponde senza dubbi: ninfa e….anche pesante!! Ci apprestiamo quindi ad afforntare il breve ma pittoresco No Kill, a partire dal ponticello di legno che lo attraversa. Il torrente scorre tra prati bellissimi e lo percorriamo in tandem sia entrando in acqua che stando fuori. Nonostante la corrente impetuosa, l’acqua e’ trasparente e gli occhi e le piccole morte sono numerosi. Con un po’ di osservazione diventa istintivo capire i posti caccia e dopo i primi 100 metri di tentativi a vuoto, ecco che la grossa ninfa in pelo di lepre con pallina in tungsteno da 3 mm si ferma improvvisamente: e’ il primo strike di una fario culturista tanta e’ la forza, poi mi accorgero’ che sono tutte cosi’, tozze e forti. Giampiero mi racconta di catture frequenti sopra i 45 cm sia di fario, ibridi e marmorate. Purtroppo non risco ad imbattermi in questi pezzi, anche se francamente non so come si possa tirare fuori un over 50 con quella forza. L’esperienza di avere in canna fario e ibridi da 28-30-35 cm e’ stata veramente appagante. Il paesaggio e’ da cartolina e la Val di Rabbi , valle senza sbocco, che termina nel Parco Nazionale dello Stelvio, e’un’oasi di pace e di purezza. Durante la sua discesa, il Rabbies, anche a valle del tratto No Kill, ha pendenza abbastanza costante, anche la conformazione e la larghezza di 7-10 metri con grandi massi
al centro e ai lati delle forti correnti lo rendono un ambiente da pesca in caccia con grossi terrestrial e sedge per la secca e ninfe pesanti nella pesca sotto. Non e’ un torrente da pesca in schiusa, o da correnti lente e costanti; e’ molto tecnico e sa regalare giornate strepitose cosi’ come giornate magre. Il Meledrio invece e’ un’altra storia, qui la pesca a mosca secca si puo’ fare ovunque. Il bello di questo torrente e’ che nel corso di pochi chilometri varia la conformazione e modalita’ di approccio. La zona bassa che attraversa il paese di Dimaro, e’ la piu’ comoda da raggiungere e da pescare, infatti pur rimanendo un torrente stretto, con un minimo di dimestichezza con il lancio nel breve si possono sondare correntine, buchette e i sottoriva infrascati. In questo primo tratto, oltre alle trote fario di piccola e media taglia,presenti in gran numero e sempre molto vivaci essendo nate in fiume o seminate da molto piccole, trovano spazio le bellissime marmorate del Noce, che trovandosi a poche centinaia di metri di distanza, risalgono il Meledrio probabilmente per cacciare o per l’ossigeno o per chissa’ quale motivo. “L’avvicinamento!!! Ecco la prima e fondamentale regola sul Meledrio”, questa verita’ detta da Gianpiero in modo perentorio, mi serve come promemoria, perche’ chiunque, anche il piu’ bravo lanciatore prima di scegliere la mosca e lanciarla in modo ottimale, deve arrivare in modo invisibile e silenzioso, altrimenti il torrente ci sembrera’ deserto. La parte qualche chilometro a monte dell’abitato di Dimaro
diventa selvaggia e in alcuni passaggi impegnativa; per questo motivo e’ poco frequentata sia dai locali che dai turisti. Anche lì, le fario di media pezzatura sono numerose, oltre al frequente pezzo da 90 che esce anche a secca ….a patto che sappiamo come farlo salire. In particolare c’e’ un passaggio in un canyon che necessita di livelli bassi oppure di un cavallo alto per essere affrontato; superato questo passaggio c’e’ una natura spettacolare e selvaggia, dove potrete provare quella sensazione rara di pescare pesci che vedono un pescatore ogni tanto. Proseguendo sulla strada per Madonna di Campiglio, oltrepassata FolgaTrota catturata nel Rabbies dal mio amico Fausto
rida, si trovano sulla sinistra alcune strade forestali che portano fino al torrente, per il terzo tratto che vi descrivo. Qui la pesca si fa estrema a causa di spazi esigui che ci costringono anche ad utilizzare lanci particolari come lanci a balestra e altre soluzioni non convenzionali, io e Giampiero abbiamo canne da 7’6” e ci divertiamo a fare arrivare grosse sedge nelle buchette che ospitano trotelle aggressive. Il luogo e’ una tavolozza di colori e di profumi, di per se “un brodo caldo per l’anima”. Le numerose trotelle catturate e un paio di nonne slamate confermano che nonostante il torrente in quel tratto sia “Kill”, e’ ben popolato. Ora passiamo 2 mesi in avanti, nel tardo settembre, quando durante il
corso di perfezionamento FFM, finite le ore di lavoro, ci regaliamo una pescata in compagnia nel tumultuoso Noce. Questo bel fiume risente dell’acqua di neve , quindi e’ pescabile a galla solo da settembre o poco dopo l’apertura. Invece marzo, aprile, meta’ maggio, settembre sono ottimi per i ninfaroli, con possibilita’ di catturare tanto e grande, viste le “bestie” che risalgono i riali per riprodursi e vengono recuperate per la spremitura durante il periodo invernale
Gianpiero nel Meledrio alto
e successivamente reimmesse. Questa volta pesco in compagnia Alberto Mondini, entrambi in high stick, con la mia Sage XP 10’. L’acqua leggermente velata e’ molto fredda perche’ nella notte e’ nevicato in alto e il sole ha sciolto quel po’ di neve rallentando l’attivita’ che il giorno prima ha regalato a Matteuzzi una decina di catture in 2 ore, con 5 marmorate dai 30 ai 45 cm.
Facendo lavorare le ninfe attorno e dietro ai massi che rompono le forti correnti, riesco a sentire qualche tocca, e finalmente aggancio e porto a riva 3 trote, 2 fario e una marmoratina di 28 cm. La ninfa che ha funzionato e’ un’imitazione di effimera con testina in tung, corpo e torace color ghiaccio e sacca alare in fagiano; i colori scuri quel giorno non hanno funzionato ma il mio test non fa statistica. Infatti, passando la parola a Gianpiero, vi dico che solitamente in Noce si pesca con profitto con imitazione di portasassi su amo a gambo lungo del 10/12 , oppure con ninfe a imitazione di plecotteri con corpo in lepre o scoiattolo non voluminosi , alette oca nere e testina in tung 2/2,5 il tutto su ami del 16/18. Questa ricetta vale sia per il noce che per il Rabbies. Ovviamente se l’acqua sale bisognera’ appesantire di molto le nostre ninfe, sia con un sottocorpo in piombo e pallina in tung anche del 3,5/4 ,e di conseguenza aumentare la misura del nostro amo,arrivando fino ad
un 8/10 questo per contrastare le forti correnti ,cercando di andare a sondare lentamente tutti gli anfratti in cerca delle grosse prede.Il fiume e’ da affrontare rimanendo a ridosso della riva, sia in acqua che appena fuori perche’ la portata e’ davvero importante. Per quanto riguarda il Meledrio invece e’ tutta un'altra storia. Il bello di questo torrente e’ che si puo’pescare a secca quasi tutta la stagione ,dato il livello delle sue acque quasi sempre costanti e limpide .Qui non ci sono grosse strategie su come scegliere la mosca adatta , semplicemente perche’ non essendoci grosse quantita’ di insetti, e a causa delle sue acque torrentizie le trote e i salmerini alpini del meledrio non si fanno scappare di certo un bocconcino che si vedono passare sotto il naso. Nel meledrio comunque le schiuse piu’ frequenti sono quelle di tricotteri molto piccoli dal colore marroncino e grigiastro, e qualche schiusa di effimerina . Questo e’un torrente molto impegnativo da peLancio a cappella
scare a secca ,sia per le strategie di avvicinamento che per la presentazione della mosca. Ma per chi volesse mettere in pratica alcuni lanci specifici antidragaggio ,vi assicuro che qui’ troverete un ottima palestra,e la cattura sara’di certo piu’ meritata e appagante . Per chiunque vorra’provare a bagnare la propria mosca in queste acque nel pieno rispetto di questo luogo che ricordo, un bene appartenente a tutti sara’il benvenuto , e accompagnato lungo la Val Meledrio , valle ancora impregnata di sensazioni uniche sia dal punto di vista alieutico che paesaggistico. Solo la passione e l’impegno di alcune persone fa si che nella Val di Sole, la pesca sia una realta’consolidata, ma ricordo anche che la natura a bisogno di una mano da parte di tutti, e semplicemente senza grossi sforzi rispettando l’ ambiente che ci ospita sia questo in Trentino piuttosto che in Toscana o in Lombardia con piccole azioni che a volte potrebbero sembrare insignificanti contribuiremo a salvaguardare il nostro sport e il nostro bel territorio Italiano. Bene ,dopo questo mio sfogo ambientalista ,a cui comunque credo molto, torniamo a parlare di intinerari di pesca: Fin qui vi abbiamo parlato dei tre’ torrenti principali, ma ne esistono di altri , piu piccoli e poco conosciuti,ma altrettanto belli e tecnici dalle acque limpide e freddissime che meritano di essere pescati solo a secca. Torrentelli che scendono dai fianchi della val di sole e della val di rabbi ,popolati da trotelle fario e salmerini non di grossa taglia ma senz’altro molto sospettosi e combattivi .Inoltre per chi volesse associare una camminata ad una uscita di
pesca in acque ferme ,ci sono numerosi laghetti alpini sperduti e quasi per nulla frequentati dai pescatori. Ve ne cito solo alcuni: Lago glaciale di Barco popolato quasi esclusivamente da salmerini alpini,situato sulla destra orografica all’ altezza del paese di Vermiglio scendendo dal passo del Tonale. Altri due laghetti, sono i laghi alti di Mezzana , due specchi d’ acqua favolosi ,popolati da salmerini alpini e trote fario,anche di grossa taglia. Con circa 1ora e 30 di camminata ci si arriva comodamente percorrendo un sentiero camminabilissimo. I laghi si trovano salendo per la val di sole , e arrivati all’ altezza del paese di Mezzana ,si sale dalla parte sx della montagna. In ultimo vi cito un trittico di laghetti tutti vicini tra di loro, e sono i laghi di Soprasasso, situati sulla destra orografica della splendida Val di Rabbi , ad una quota di 2100 s.lm. Qui la camminata si fa un po piu’ impegnativa ,ma con un paio d’ore di cammino ci si arriva tranquillamente, e lo sforzo sara’ ripagato di certo dal paesaggio veramente mozzafiato. Anche questi laghetti sono popolati da salmerini alpini e trote fario dai colori particolarissimi. Ai piedi del primo laghetto che si incontra, vi aspetta un bivacco in tronchi di larice ,molto caratteristico e accogliente,e per chi volesse veramente passare un fine settimana di pesca in alta quota; consiglio vivamente di pernottare nel rifugio, portandosi ovviamente dei viveri e un sacco a pelo. Avendo cosi la possibilita’ di pescare la sera all’ imbrunire e la mattina all’alba. Esperienza fantastica che vi consiglio vivamente . Mosche consigliate : piccoli chironomi dai co-
Meledrio alto: rovescio difficile
lori piuttosto accesi su ami 18/20/22. Bene cari lettori pam, e non solo, prima di salutarvi, di seguito vi elenco alcune informazioni utili per tutti coloro che volessero passare un fine settimana di pesca in Val di Sole. Innanzitutto qui la pesca a inizio la prima domenica di Marzo e termina a fine Settembre. Zone di sola pesca a mosca : Torrente Rabbies in val di Rabbi zona nk all’altezza del paese di S.Bernardo. Lunghezza tratto circa un kl. Presenza di trote fario, marmorate pure e ibridi di mormorata/fario anche di grossa pezzatura.
Torrente Meledrio ,localita’ Dimaro zona centro sportivo. Lunghezza tratto 700/800 metri dalla confluenza con il torrente noce ,al primo ponte che si incontra. Popolazione trote fario e mormorate. Torrente Vermigliana Dalla seconda briglia sotto invaso di decantazione fino al ponte ai piedi del castello di Ossana. Lunghezza kl. 1,100 . Presenza di trote fario e mormorate. Qui la pesca puo’ essere effettuata con profitto sia a secca che a ninfa data la varieta’ delle sue acque. Zona trofeo fiume noce. Dal incubatoio sociale in localita’ Cavizzana al primo ponte della strada. Lunghezza circa 800 metri,presenza di grosse fario e mormorata . Qui la pesca e’consentita , naturalmente con la mosca secca o ninfa , ma anche con lo spinning , moschera , camoSalmerini Lago Crvo
lera, amo singolo senza ardiglione, sono escluse tutte le esche naturali e siliconiche. Taglia minima trattenibile 50cm per tutte le spece. Un solo esemplare. Informazione per i soli moschisti: Per chi volesse praticare la pesca nk, da quest’ anno e’ possibile col solo permesso giornaliero pescare naturalmente nelle nk, ma anche nelle zone libere passando pero’ prima per una zona nk. Ricordo in oltre che la popolazione ittica presente nelle acque della Val di Sole non e’ frutto di immisioni di trote di allevamento,ma unicamente di esemplari nati in loco o generati dalla spremitura di grossi riproduttori. Gli avanotti cosi’ ottenuti vengono liberati nei torrenti allo stadio di avannotto o trotella 6/9 cm. Volevo sottolineare questo aspetto per far capire ai frequentatori di queste zone che le prede catturate sono animali veramente rustici e selvatici, e la soddisfazione sara’ senz’altro maggiore, provare per credere. Per chi volesse invece trattenere il pescato ricordo che le misure minime sono le seguenti: Trota fario cm.25 5 esemplari. Trota mormorata 35 cm 2 esemplari Ibrido mormorata fario 35 2 esemplari Salmerino alpino 20 3 esemplari. Il costo del permesso giornaliero e’ di € 15,00 con la possibilita’ come ho detto in precedenza ,di poter praticare la pesca nk. In tutte le acque dell’ associazione laghi inclusi . Ad esclusione della zona trofeo nella quale il permesso avra’ validita’ solo nella zona stessa.
Marmorata del Rabbies
Punti di riferimento per permessi di pesca: Localita’ Dimaro bar Riverside sulla statale direzione Passo del Tonale. Oppure nel paese di Dimaro al bar affittacamere Jolli. Localita’ val di Rabbi : S. Bernardo bar Centrale sulla strada che vi portera’ direttamente alla nk. Per chi volesse ulteriori informazioni potra’ andare sul sito dell’ Associazione Pescatori Solandri, o semplicemente contattarmi tramite mail o telefono . Bertolini Gianpiero Dimaro val di sole (TN) Cell. 335/6067074 Mail: fale_bertolini@alice.it Saro’ ben lieto di accogliervi nella mia valle e se vorrete , accompagnarvi per le acque di questi luoghi. Ciao.
Giovanni e la pesca a mosca Sapevo che prima o poi sarebbe successo. Quando vidi per la prima volta Giovanni in occasione di un raduno di Calabria Pesca On Line, mi accorsi che era molto interessato alla pesca con la mosca. Evidentemente c’era qualcosa che covava dentro di lui da tanto tempo, mi ricordo che se ne stava li ad ascoltare timidamente le mie esperienze da pam. Quando organizzammo il primo incontro sul Lao fu il primo ad aderire, in quella occasione conobbe il maestro Donato Tedesco, il bravissimo Antonio Vitolo e tutti gli altri partecipanti. Lo vidi osservare tutti con attenzione e scattare decine di foto. Quella giornata fu “galeotta” in quanto fece esplodere in lui quello che covava dentro da tanto tempo, ci mettemmo d’accordo per procurargli una canna, un mulinello e una coda di topo, lui da parte sua acquistò alcune mosche dei finali e si mise a leggere tutto quello che trovava sull’argomento. Finalmente arriva la canna, lui entusiasta mi contatta per rendermi partecipe della cosa, mi Giovanni Squarta
sono accorto che non stava più nella pelle. Arriva finalmente il giorno tanto atteso, siamo all’appuntamento con gli amici campani, si va al bar a consumare il caffè, Donato si avvicina a me e dice:<< oggi non pesco, devo stare dietro a Giovanni>> e così è stato.Passano alcune settimane durante le quali il nostro Giovanni sfrutta ogni ritaglio di tempo per esercitarsi nel lancio in un torrente vicino casa. Un sabato sera mi arriva la telefonata: Aldo, ti va di salire domani in Sila a fare quattro lanci? Accetto subito e ci diamo l’appuntamento per l’indomani .La giornata è splendida, una di quelle adatte a chi vuole mettere in pratica le teorie acquisite su una nuova tecnica, una di quelle giornate adatte alla diffusione del virus PAM. Giovanni era già infetto ma dopo quello che è accaduto quella domenica credo che non guarirà più da questa malattia. La Sila ci accoglie nel suo meraviglioso scenario ricco di una splendida
vegetazione che emana intensi profumi e che invita a respirare a pieni polmoni quell’aria fresca e salubre. Qua e la, sui rami dei larici si scorge qualche scoiattolo e nei sottoriva alcuni merli d’acqua. Decidiamo di montare le canne, discutendo su come meglio affrontare le buche e le correntine.Proseguiamo uno accanto all’altro alternandoci nei lanci. La prima trota della giornata la prendo io, una fario sui 25 centimetri che riguadagna subito la libertà. E’ la volta di Giovanni che da un fine buca tira fuori la sua prima trota dai colori meravigliosi. Le catture si susseguono numerose per la gioia di Giovanni che sembrava toccasse il cielo con un dito.Raggiungiamo una bella buca abbastanza lunga ai lati della quale, in una correntina appena percettibile, scorgiamo delle magnifiche bollate. Fatico non poco a farlo lanciare
per primo ma riesco a convincerlo, lui capisce che le trote sono di discreta taglia e si fa vincere dall’emozione sbagliando il lancio per due o tre volte .Allora mi avvicino, gli prendo la canna dalle mani e dico: <<ora ti faccio vedere, è semplicissimo, osserva bastano due falsi lanci per asciugare la mosca e la posi in
shooting >>. Quando si dice il caso! Come la mosca tocca l’acqua, una bella fario sale a prenderla e come tutte le altre viene rimessa in acqua una volta fotografata. Gli restituisco la canna e dico << adesso fammi vedere tu>>. Lui di rimando << e che ci vuole, ecco come si fa due falsi lanci e via>>, ma come per incanto appena la mosca tocca la superficie accade la stessa identica cosa. La gioia di Giovanni è incontenibile, rimessa in acqua la trota, corre ad abbracciarmi saltando come un bambino. La giornata continua con altre catture, ma per me la cosa più bella è stata quella di vedere un omone alto quasi un metro e novanta trasformarsi in un bambino che gioisce abbracciandomi ad ogni suo e mio successo. il sole è ormai tramontato, siamo anche esausti ma facciamo finta di nulla, siamo troppo soddisfatti per la stupenda giornata. Sono certo di una cosa: Giovanni ha “abboccato” alla mosca e nessuno lo fermerà più.
Massimo Magliocco Foto: Alberto Mondini
LA PESCA A MOSCA SECCA
prima parte
Chi mi conosce sa che amo alla follia il torrente e la pesca a mosca secca in esso praticata poichÊ ritengo che chi è in condizione di confrontarsi con queste acque e con questa tecnica avendone i risultati sperati, possa sentirsi in grado di non avere nessun problema di approccio con tutti i tipi di acque.
Iniziare con la mosca venticinque/trenta anni fa era un problema grosso, non tanto per la difficoltà nel reperire il materiale da pesca che comunque prima o poi si trovava, quanto per tutte le informazioni relative all’aspetto alieutico e in particolare come affrontare il fiume. Oggi tutto è più facile, veloce. Una volta ci si accostava alla mosca dopo una infinità di tempo trascorso a pescare con altre tecniche, oggi molti frequentano corsi di lancio senza mai aver preso in mano una canna da pesca. Quale può essere l’esperienza che possono avere ? Ma ancor di più, cosa conoscono del torrente e degli innumerevoli intrecci di corrente che salta di sasso a sasso o che scivola via veloce tra le rocce ? Ricordo un tizio che non aveva mai messo piede in acqua dolce ma aveva pescato solo in mare e, quando durante un corso lo portai nell’acqua di un torrente per insegnargli alcuni lanci fece una faccia un po preoccupata chiedendomi come fosse possibile che dei pesci potes-
sero vivere in un posto come quello, ma ancor di più come potesse restare in piedi in quell’acqua così veloce. Comunque e per fortuna non tutti sono come quel tizio. Oggi attraverso riviste specializzate, video, scuole di pam e una infinità di club, c’è l’imbarazzo della scelta per poter iniziare a praticare la nostra tecnica, ma per poter avere qualche successo è necessario imparare e conoscere a fondo quelle che io amo chiamare le regole del torrente che un vero un pescatore a mosca secca dovrebbe conoscere. Proviamo ad analizzarle.
Lanciare corto Lanciare corto e con una posa detta in gergo “tagliata”, cioè da un lato del pesce per evitare che veda coda e finale è indispensabile. Lanciare corto però comporta contemporaneamente anche avvicinarsi alla trota e questo se mal gestito genera il fuggi fuggi totale. Quindi è necessario trovare la giusta distanza di lancio un giusto compro-
messo che possa permettere di lanciare e non essere scorti dal pesce e questo è solo fattibile attraverso l’esperienza maturata in anni in torrente. Qui, e non credo di essere smentito, entra in ballo l’importanza di saper lanciare, di saper gestire al meglio la coda, insomma di fare con disinvoltura e nascosti alla vista del salmonide quello che serve a posizionare un artificiale nel modo corretto. Allungare in altra direzione, fare un solo falso lancio e indirizzare la coda con una dinamica angolata, sono le essenze per poter arrivare bene sull’obiettivo senza che la trota ci individui.
Schiuse e pasto sporadico. La trota che vive in torrente si nutre a tutte le quote poiché è l’ambiente che glielo impone. In risorgiva ad esempio,
se non c’è schiusa, difficilmente si interesserà a quello che capita in superficie. In torrente no, ora mangia una ninfa, ora un insetto caduto in acqua e così via. Partendo da questi elementi, viene spontaneo dire che in torrente non è corretto parlare di pesca a secca sulle bollate, ma che esistono le schiuse degli insetti, ma queste non sono preponderanti per la pesca a secca, o meglio essendo molto limitate per quantità e tempi, non sono quelle su cui si basa la strategia principale di pesca. Il tempo quindi è diviso in altri momenti importanti oltre q quello delle schiuse e cioè i periodi in cui la trota non è in attività in superficie, ma che ogni tanto dimostra il suo interessamento a ciò che succede “sopra”, e quando sembra invece non essere presente. Questi due ultimi periodi sono quelli che sommati insieme, riempiono la maggior parte del tempo di pesca. Quando c’è la schiusa la trota di torrente si avvicina a quella di fondovalle e risorgiva mettendo in pratica una discreta selettività, dimostrando di essere minuziosa e a volte anche esigente nella scelta dell'artificiale. Ma se si facesse una sorta di graduatoria circa l’importanza in relazione alla pesca che la schiusa assume in torrente, sicuramente arriverebbe terza, anche se in quei rari momenti è forse l’essenza della pesca a secca. Gli altri periodi in cui non ci sono schiuse quindi, si possono considerare più importanti perché questi coprendo la maggior parte della giornata e sono quelli sicuramente più impegnativi. Se quando c’è la bollata la trota in qualche modo si rende presente, nelle altre due situazioni tutto è “nascosto”. In altre parole un conto è lanciare sulla bollata perché l’ab-
biamo vista un altro è pescare l’acqua e quindi andare alla cieca quindi contando solo sulla nostra esperienza. Il termine di pesca in caccia, può sembrare un po’ generico dal momento che per tale definizione si intende lanciare la mosca in posti in cui si crede che possa stare una trota e aspettare che questa salga a prenderla, ma in realtà il discorso è molto più profondo e molto più tecnico di quanto si possa pensare. Questo è forse uno dei concetti più importanti, insieme all'avvicinamento, della pesca a mosca secca in torrente. La pesca in caccia dunque è la vera pesca che si deve eseguire in torrente ma attenzione a credere che lanciare qualsiasi artificiale da caccia in mezzo alle correnti sia sufficiente a dire che di li a poco una trota salirà. Una schiusa spesso in torrente si identifica con le effimere. Quando c'è in atto una schiusa in torrente spesso si identifica con le effimere. Le trote sanno che questa tipologia di insetti è presente in modo cospicuo nella schiusa, ma non lo è in altri periodi. Potrebbe essere quindi un errore montare una mosca da caccia che sia un imitazione di effimera con so-
lamente una taglia maggiore. Non è matematica intendiamoci, ma l'utilizzo delle imitazioni di effimere nel contesto caccia potrebbe non avere l’importanza che gli si da come ha, a mio avviso, una sua logica l'utilizzo di artificiali che imitano altre tipologie di insetti o non imitano niente. Gli altri due periodi quando non c’è schiusa andranno gestiti in modo diverso l'uno dall'altro montando quindi, e qui mi riallaccio al discorso fatto sopra, delle imitazioni tali che nel primo caso siano finalizzate a far stare la trota sempre con un occhio alla superficie, e nell'altra finalizzata a farla scattare all'improvviso sulla mosca in momenti in cui è impegnata a mangiare sul fondo. Il primo caso è ad esempio quando si tenta una trota
sotto a della vegetazione riparia, in cui spesso qualche insetto terrestre cade in acqua. Qui, che tra i due periodi è senz'altro il più semplice da gestire e in cui si rafforzano i concetti esposti, si dovrà scegliere un artificiale che sia ad esempio un terrestrial, nell'altro invece, che è forse l'elemento in cui si concentra al massimo la pesca a secca in torrente, è genericamente più difficile perché in questo caso non c'è solamente l'aspetto artificiale, inteso come mosca, ma a questa che sarà scelta con un minimo di oculatezza si somma l'altro grande elemento a cui si dovrà necessariamente dare sempre il giusto peso, e cioè il lancio, poiché sarà tramite questo che il più delle volte riusciremo a risolvere molti dei problemi che si incontrano in acque mosse.
Annuncio data 4° raduno Europeo 2011
4th European Rodmakers Gathering 2011
Proseguendo la grande tradizione dei raduni europei avviata dall’Ibra nel 2008 abbiaamo il piacere di comunicarvi che il 4° raduno europeo dei costruttori di canne in bamboo si trrà a Sansepolcro in Toscana - italia nei giorni 67-8 maggio 2011. I dettagli relativi all’evento verranno comunicati non appena definito il programma anche con il sostegno degli amici organizzatori degli altri raduni europei. Ci auguriamo di vedere come gia nelle prcedenti edizioni, la partecipazione di numerosi Rodmakers Europei ed Extraeuropei.
Continuing the great tradition of the European Gatherings which began in 2008 by IBRA (Italian Bamboo Rodmakers Association), it is with great pleasure that we announce that the 4th European Rodmakers Gathering will take place in Sansepolcro, Tuscany (Italy) on May 6 - 7 and 8, 2011. We will inform you about the details as soon as the programme is defined with also the help of the friends who organized the previous European Gatherings. As it was in previous editions, we sincerely hope that many European and non-European rodmakers will participate. Best Regards Gabriele Gori CEO of the Italian Bamboo Rodmakers Association
GABRIELE GORI PRESIDENTE DEL'IBRA
Hunting Show é il punto di riferimento per tutti gli appassionati del mondo venatorio. Nell’arco di soli 5 anni il salone della caccia, della natura e del tiro sportivo si è arricchito e ampliato arrivando a coinvolgere più di 110 espositori su 22.000 mq (incluso Pescare Show) di superficie espositiva. Hunting Show vanta la presenza dei maggiori marchi nella produzione di armi, di munizioni e di ottiche ma anche l’area degli accessori e degli articoli per la caccia offre una ricca vetrina di prodotti (dall’abbigliamento alle calzature, dagli accessori di sicurezza agli articoli per cani e uccelli da richiamo, dal turismo venatorio all’ editoria di settore). La vivacità, la dinamicità, l’interattività con il visitatore e la possibilità da parte delle aziende di vendere direttamente al pubblico, sono i punti di forza di una manifestazione che coinvolge ogni anno un’utenza sempre più ampia. Molto importante è la presenza degli Assessorati alla Caccia della Regione del Veneto e della Provincia di Vicenza che collaborano con Fiera di Vicenza alla realizzazione di molti eventi sul tema della salvaguardia ambientale e della promozione delle attività venatorie nel territorio. DATI HUNTING SHOW 2010: TOTALE ESPOSITORI: 149 SUPERFICIE ESPOSITIVA: Padiglioni F e B: mq. 10.600 SETTORI MERCEOLOGICI: Armi da caccia, abbigliamento per la caccia, accessori per la caccia, accessori di sicurezza, buffetteria, prodotti e articoli per cani, prodotti e articoli per uccelli da richiamo, turismo venatorio, editoria, associazioni di categoria, gourmet. N° PROVINCE RAPPRESENTATE: 35 N° PAESI ESTERI: 17: Argentina, Austria, Belgio, Cina, Finlandia, Germania, Giappone, Gran Bretagna, Polonia, Repubblica Ceca, Romania, Russia, Svezia, Svizzera, Turchia, Ungheria, USA. HUNTING SHOW E PESCARE SHOW 2011 19 - 21 Febbraio 2011 Fiera di Vicenza S.p.A. Padiglioni Centrali: F - B – G Orario di apertura: Sabato - Domenica: 9.00 - 19.00 Lunedì: 9.00 - 16.00 Ingresso: Intero: 12,00 Euro Ridotto: 8,00 Euro Biglietto ridotto: cacciatori e pescatori con licenza di caccia o pesca, bambini tra i 6 e i 12 anni, over 60, gruppi superiori alle dieci persone, pre-registrazione sul sito della manifestazione, depliant promozionale e pagina pubblicitaria.
Salone dedicato al mondo della pesca tradizionale, della pesca a mosca e dello spinning in acqua dolce e in mare, Pescare Show è una tappa obbligata per gli appassionati del settore. La manifestazione può contare sulla presenza dei maggiori marchi e su una vasta esposizione di attrezzature e articoli per la pesca sportiva. Numerosi sono gli eventi, le attività, le mostre d’arte dedicate alla pesca o ad attrezzature storiche e gli incontri organizzati in collaborazione con i più importanti club di pesca. Rimane consolidata la presenza delle associazioni e delle scuole di pesca, impegnate nella dimostrazione dei lanci in ampie casting pool da 15 mt per lo spinning e la pesca a mosca. Nel 2011, alle casting pool si aggiungerà il più grande acquario mobile d’Europa, nel quale i pescatori potranno collaudare le più moderne attrezzature da spinning. Non mancano infine le aree dedicate alla costruzione di mosche artificiali, dove i migliori costruttori italiani organizzano dimostrazioni e corsi di costruzione per i più giovani. DATI PESCARE 2010: TOTALE ESPOSITORI: 148 SUPERFICIE ESPOSITIVA: Padiglione G: mq. 9.000 SETTORI MERCEOLOGICI: Abbigliamento per la pesca, accessori per la pesca, attrezzatura per la pesca, imbarcazioni, turismo alieutico, associazioni di categoria, editoria, gourmet. N° PROVINCE RAPPRESENTATE: 33 N° PAESI ESTERI: 11: Austria, Cuba, Francia, Giappone, Gran Bretagna, Madagascar, Repubblica Ceca, Slovenia, Svezia, Ungheria, USA. VISITATORI HUNTING SHOW E PESCARE 2010: Tot: 26.650 + 43% rispetto all’edizione 2009 Hunting Show é il punto di riferimento per tutti gli appassionati del mondo venatorio. Nell’arco di soli 5 anni il salone della caccia, della natura e del tiro sportivo si è arricchito e ampliato arrivando a coinvolgere più di 110 espositori su 22.000 mq (incluso Pescare Show) di superficie espositiva
Premetto subito che non si tratta del solito articolo finalizzato a consigliare chissà quale meta esotica alla ricerca del pesce della vita. Tantomeno vi parlerò di tecnica o, se lo farò, sarà in modo piuttosto marginale. Questa volta il soggetto del mio articolo è un pesce. Un pesce che in natura non dovrebbe esistere. Un pesce snobbato dai pescatori, che ha l’unica colpa di essere stato partorito in seguito alle solite manipolazioni dell’uomo, effettuate unicamente per scopi commerciali. Un pesce sterile, creato a partire dalle uova dello Striped Bass (Morone saxatilis) e dallo sperma del White Bass (Morone chrysops). L’ibrido che si ottiene prende il nome di Sunshine Bass, altrimenti noto come Palmetto Bass. Pensate che questo “pescetto” riesce a sopravvi-
vere sia in acqua dolce che salata, entro un range di temperatura piuttosto ampio che va dai 5 ai 30°C, con una temperatura ottimale per la crescita che oscilla tra i 25 e i 27°C. Insomma, un pesce d’allevamento che si adatta a quasi tutti i climi e le condizioni d’acqua. Ma torniamo a bomba. Perché ho deciso di parlarvene? Perché è buono da mangiare? Sicuramente questo potrebbe essere un buon motivo, visto l’interesse che suscita sui banchi dei supermercati, ma in realtà è perché, personalmente, lo trovo molto molto divertente da insidiare pescando a mosca. La sua corporatura robusta e la grande pinna caudale, infatti, ne fanno un vero lottatore, un combattente mai domo, dalla forza incredibile. Insomma, se un principiante mi dovesse chiedere un consiglio sulla preda ideale da insidiare per imparare a gestire pesci potenti con la canna da mosca, gli risponderei senza esitazioni: il Palmetto Bass. Parliamo ora del suo comportamento: innanzi tutto il Palmetto Bass ama soprattutto il caldo, in particolar modo quelle giornate afose in cui tutti confidiamo assai poco o per nulla dal punto di vista delle opportunità di cattura. Naturalmente, trattandosi di un pesce allevato a scopi commerciali, la sua presenza, si limiterà unicamente ai luoghi in cui può essere immesso senza
Michele (Mala) Malagugini
il pericolo che possa entrare a contatto con ambienti naturali, quindi stiamo parlando di cave e laghi privati. Spesso il Palmetto Bass si muove in branco, per cui la cattura di un esemplare spesso ne precede subito delle altre. Individuarne la presenza non è poi così difficile. Molto spesso si manifestano con vistose scie, altre volte si scorgono perché “spanciano” vistosamente sul fianco, anche quando sostano in superficie oppure a mezz’acqua. E se proprio non riuscite a vederli, ma siete sicuri della loro presenza, battete con metodo la superficie dello specchio d’acqua in cui vi trovate e vedrete che, se sono in attività, le abboccate non si faranno attendere. Per quanto riguarda le esche, la mia esperienza mi porta a consigliare l’utilizzo di piccoli streamer di fantasia, dai colori sgargianti (argento,oro, rosso, bianco), possibilmente poco o per nulla piombati affinché possano lavorare bene
in prossimità della superficie. L’eventuale affondamento di questi artificiali potrà essere ottenuto semplicemente aggiungendo un piccolo piombino sul finale, da togliere all’occorrenza. Inoltre ho potuto notare che spesso i Palmetto Bass inseguono l’esca mordendola da dietro, per cui artificiali muniti di lunghe codine o wiggler tail potrebbero non rappresentare l’arma vincente, nonostante risultino sicuramente più attrattivi degli streamer “corti” In una delle foto allegate all’articolo sono raffigurati alcuni degli artificiali che uso più spesso. Nulla di particolare come potete vedere. Inoltre, un particolare interessante per chi ama la pesca con la mosca secca: mi è capitato di insidiare e catturare i Palmetto Bass anche utilizzando generiche imitazioni di effimera allo stadio di emergente, fatte lavorare appena sotto il
pelo dell’acqua e recuperate molto molto lentamente. Per dovere di cronaca devo anche dire che questo fatto mi è accaduto una sola volta, in occasione di un’intensa schiusa di baetis. Comportamento: Come ho già detto, il Palmetto Bass è un pesce che ama il caldo e le giornate torride e afose; quelle giornate che tutti i pescatori odiano; proprio allora dovremo andare a cercarlo. Una volta immesso, il palmetto tende ad ammassarsi con i propri simili formando grossi branchi a ridosso dei sottosponda; in questo momento sono facili da riconoscere, ma difficilmente insidiabili con gli artificiali. Una fase a me oscura, che ancora non mi spiego, è quando mi capita di scorgere i pesci che iniziano a strusciarsi l’uno sull’altro, frenetici, emettendo bagliori di luce proprio come fanno tutti i pesci in periodo di frega; questo è un momento ottimo per insidiare il Palmetto Bass. Evidentemente si tratta di un comportamento istintivo, atavico, che l’uomo, con le sue manipolazioni, non è riuscito a cancellare. Comunque i Palmetto in attività amano muoversi in branco, non saltano, non bol-
lano, ma generano onde e sciate facilmente riconoscibili; questo è il momento in assoluto migliore per insidiarli, perché corrono dietro a tutto quello che si muove. Attrezzatura consigliata: Pur trattandosi di un pesce estremamente potente, a sua taglia difficilmente supera i 3 Kg per cui la canna ideale è, a mio avviso, rappresentata da una nove piedi per coda del 5 ÷ 6. Come coda andrà benissimo una decentrata galleggiante qualsiasi, poiché dovremo lanciare artificiali tutto sommato piuttosto leggeri, mentre come finale potrà bastare un semplice spezzone di nylon del 35 lungo un paio di metri, al quale legheremo un tip di un metro di fluoro carbon del 25. Il mulinello, invece, dovrà contenere almeno una ventina di metri di backing, per contrastare le prime fughe del Palmetto che, come vedrete, sapranno sorprendervi. Concludendo… se avete voglia di provare l’esperienza di catturare nuovi, potenti ed insoliti pesci, fate come il sottoscritto: lasciate a casa la diffidenza, prendendovi un giorno di vacanza dai soliti stereotipi tipici del pescatore a mosca e andate a pescare i Palmetto Bass. Sono sicuro che non ve ne pentirete. Ciao
La Sava in Autunno
Antonio Napolitano
E' Autunno inoltrato , le giornate si accorciano e le temperature ci portano al cambio del guardaroba, dopo un periodo lavorativo decisamente pesante,sento il forte bisogno di evadere e decido con il mio amico Stefano di partire per un week end in Slovenia e precisamente a Bled. Da qualche anno passo qui parte delle vacanze estive con mia moglie e mio figlio e trovo il luogo ideale per il relax grazie alla bellezza del contesto e le persone del posto dispo nibili e gentili . Bled con i suoi alberghi e strutture termali circonda l'omonimo lago dove spicca un isolotto centrale che ospita una Antica Chiesa. Osservo incantato questo paesaggio cosÏ diverso rispetto a quanto sono abituato a vedere in estate e già mi sento appagato. Ma noi siamo arrivati fin qui per pescare quindi dopo una buona colazione in albergo ci rechiamo al negozio di Pesca e facciamo il permesso. Da Bled è possibile , in pochi minuti, raggiungere la Sava Dolinka,la Radovna e la Sava Bohinjka. La nostra scelta ricade sulla
Sava Bohinjka e via via che costeggiamo il fiume osserviamo affascinati i tanti spot che offrono vedute mozzafiato , acque dal colore unico e pesci che con i loro movimenti scattosi sembrano essere messi lÏ per attirare la nostra attenzione. Questo fiume non nasce da una sorgente ma dal lago Bohinj, ospita temoli, trote Fario, Trote iridee e Hucho Hucho che, anche se di dimensioni modeste, ricoprono una buona presenza. Sono quasi le 9 e mentre ci cambiamo iniziamo ad osservare gli insetti presenti nei dintorni e scegliamo le attezzature. I livelli sono buoni ma l'attività per ora sembra interessare solo la parte vicina al fondale per cui la sceltaricade su una ninfa , ricordo che in questo tratto della Sava è possibile pescare con un solo artificiale con ardiglione schiacciato ed è permesso l'utilizzo dello Strike indicator. Ci siamo , man mano che si entra nel fiume ci si allontana dal mondo reale e ci sentiamo rapiti
da questa natura magnetica. L'accesso al fiume è comodo per cui è semplice sia l'avvicinamento che lo spostamento, inizio, lancio... manding...manding... pausa , il mio strike si “inchioda” …. Ferrata !! una bella iridea inizia a tirar via coda fino a rassegnarsi ad entrare nel mio guadino. Quella della ninfa è una buona scorciatoia per arrivare alla cattura aspettando le bollate e devo dire che qui il discorso vale doppio, ogni lancio, ogni passata, ogni trattenuta ci da la possibilità di effettuare una cattura . Durante le prime ore di pesca osserviamo anche i livelli che nel frattempo per via di alcuni lavori a monte tendono ad alzarsi e sporcarsi leggermente ma nulla di compromettente, anzi pare che l'attività aumenti con il passare delle ore. E' ora di pranzo e ci fermiamo , gli occhi però rimangono puntati verso quelle trote che
al mattino presto restavano ferme sul fondo e ora pare vengano su a delfinare su qualche insetto. Si tratta di emergenti di effimera e mentre finiamo il panino iniziamo il dibattito sulla scelta degli artificiali. La canna diventa una 9 per coda 4 e con la secca anche i lanci cambiano , le code volteggiano e tutto sembra essere perfetto. Il solo fatto di pescare in acque dal colore verde smeraldo, trovarsi circondati da una natura quasi incontaminata e respirare un clima puro dal punto di vista floro-faunistico è forse più appagante delle catture che si susseguono La trasparenza della Sava ci ricorda che l'avvicinamento mimetico e il senso dell'acqua sono essenziali per riuscire nelle catture e sfruttare al meglio questo stupendo fiume. La giornata prende forma , la temperatura è salita e i tanti temoli che in mattinata giocavano con le ninfettine sul fondo ora salgono a bollare , in competizione ci sono diverse trote di taglia che cercano di anticipare la “schienata” per ac-
caparrarsi la prima scelta degli insetti che scendono a valle. A questo punto , con l'attrezzatura aggiornata, allunghiamo il finale e iniziamo la nostra lotta cercando di limitare errori e dragaggi presentando le nostre imitazioni. I lanci pian piano diventano fondamentali e la dove prima bastava far rotolare una ninfettina di attrazione ora è necessario posare con delicatezza la mosca raggruppando il finale o presentando prima di tutto la mosca con la massima dinamicità. Ci applichiamo e i risultati non tardano ad arrivare, prendiamo alcuni temoli e qualche bella trota arrivando a sfruttare tutta la luce a disposizione fino alle 17:00 circa. Si sa, appena ci si ferma arriva la stanchezza per cui riprendiamo la strada dell'albergo e ci rilassiamo davanti una buona cenetta in un ambiente davvero confortevole e accogliente. Il nostro albergo si trova sul lago ed oltre ad offrire una vista lago bellissima è collocato nella zona centrale di Bled. Al Mattino seguente decidiamo di cambiare zona, ci spostiamo verso monte nel tratto R4 sotto il villaggio di RIBNO. i livelli sono stabili e nonostante la pioggia l'acqua rimane limpida e ricca di attività. Stefano stà pescando con la classica pheasant tail #12 con bead in tungsteno da 3,5 di color rosso, manovrando i lanci e controllando con ripetuti manding per evitare il dragaggio dello strike e di conseguenza dell'artificiale ( qui si apre il dibattito sul presunto dragaggio della Ninfa)
Io invece ho optato per la ninfa corta , con una canna da 10 piedi per coda 4, tramite un “loop to loop” ho collegato alla mia coda circa 1,00 mt di nylon dello 0,50 – 80 cm di 0,40 – 50 cm di nylon bicolore dello 0,30 – 60 cm di 0,20 chiudendo con un finale dello 0,18 al quale ho legato una ninfa …..... i lanci sono ovviamente corti , il finale lavora sotto il vettino della mia canna con la quale mi muovo verso valle alla stessa velocità della corrente senza mai togliere lo sguardo dal mio segnalatore bicolore che “disegna” tutto quello che accade sul fondo regalando attimi di grande emozione. Il bello di pescare in acque così pulite è vedere spanciare il pesce durante l'attacco e vivere l'azione di pesca con un forte coinvolgimento. Un altra cosa che faccio è cercare di pescare tutto il fiume , mi spiego meglio, spesso quando entriamo in acqua dalla sponda che scegliamo accade di puntare direttamente verso il centro del fiume, l'altra sponda o verso quello che ci sem-
bra l'hot spot camminando letteralmente sopra i pesci ! Io ci arrivo pescando quindi faccio un passettino ed effettuo qualche lancio, soprattutto con la tecnica dell'high stick questo atteggiamento risulta essere vincente, Infatti ,pescando sotto il vettino questi accorgimenti uniti alla giusta imitazione fanno quasi sempre la differenza. Anche la tecnica della pesca a ninfa ci ha regalato diverse catture , ci rimane solo provare a stanare qualche grosso esemplare nascosto e per fare questo proviamo con lo streamer . Le imitazioni che uso maggiormente sono le solite : wolly bugger, lethal weapon,black zonker ecc.. Inizio a lanciare dal centro del fiume verso la sponda a mio favore mandando in deriva l'artificiale facendolo affondare con un paio di manding, dopo aver ristabilito il contatto inizio a recuperare facendo una matassina con la mano sinistra e boom !! devo dire che ho pescato in altri fiumi in italia e all'estero ma difficilmente ho vissuto degli attacchi con tanta cattiveria , la cosa piÚ difficile per me in questi casi è sicuramente scegliere il timing giusto per la ferrata (infatti ho portato al guadino solo il 30 % delle trote che hanno attaccato il mio artificiale ). Mi capita di pensare al motivo che spinge un
pesce ad attaccare un artificiale piuttosto che un altro e la prima risposta che mi viene è quella della competizione alimentare forse per questo motivo pescando con lo streamer si ottengongo quasi sempre catture di buoni esemplari. Nell'arco della giornata mi piace pescare a secca, a ninfa e a streamer , per vivere a 360° la mia giornata di pesca e mi piace approfondire tutta la pesca a mosca. E' chiaro che ho le mie preferenze quando assisto alle schiuse copiose, quando affronto un torrente appenninico con le mie mosche da caccia ,mi dimentico di tutto e pesco solo e soltanto con la mia 7,6 esclusivamente a secca. Ma la passione è il divertimento per me hanno la stessa importanza , la pesca a mosca mi diverte, la pesca a mosca secca mi appassiona.
Luca Castellani
I Personaggi (Importanti) Nascosti Filippo Rondoni del MCAT
E’ risaputo che noi italiani abbiamo un approccio sbagliato nei confronti all’associazionismo. Non abbiamo una tradizione e non riusciamo a considerare il bene della comunità come valore comune, spesso lo riteniamo come qualcosa da “spremere” da sfruttare come se non fossimo noi i “finanziatori” di questo bene di tutti. Praticamente ci rubiamo in casa pensando di essere dei furbi. Di conseguenza come popolo ci ritroviamo come caratteristica comportamentale una spiccata tendenza a realizzarci individualmente. Questo fa si che si possono raggiungere i vertici e primeggiare in molti settori della vita, anche se si crea il vuoto intorno a noi; il rovescio della medaglia nel non avere il senso comune sono quelle “magagne” che vediamo intorno a noi tutti i giorni: dalla ricerca alle raccomandazioni per la della sanità o per un posto di lavoro, alla pulizia delle strade, oppure il non rispetto della fila all’ufficio postale etc etc e tutte quelle cose che con un po’ di senso civico potrebbero far migliorare la qualità della nostra vita e ricevere più attestati di considerazione nei nostri confronti e più rispetto per quello che ci circonda. Il perché di questo cappello?. Come “Mosca Club Altotevere” abbiamo
Autorizzazione lavori scala di rimonta
cercato negli anni di creare qualcosa di speciale, sapendo di far fronte alla mancanza di questa tradizione/cultura dell’associazionismo con delle regole da rispettare a cui nessuno di noi può non fare riferimento. Come in tutte le realtà della vita i buoni propositi non bastano ci vogliono poi le persone. Nella prima brochure della tail water Tevere avevo scritto: >tutto inizia come conseguenza di un numero di fattori casuali che congiungendosi hanno provocato un vero e proprio evento: la TWT.> Devo dire che per quel periodo la frase scritta rispecchiava quella realtà. Ora, per fortuna ,siamo andati avanti. In questi anni l’uomo che ha condotto il direttivo e messo la faccia per ogni iniziativa e su ogni
Luca e Filippo
progetto del mosca club è stato quello del presidente Mauro Raspini. Il pregio più grande del nostro presidente, non solo opinione personale , è quella che lo riteniamo una grande persona a cui piace condividere. Questo ha portato a me, Carlo Checcaglini, Filippo Rondoni, Alberto Giannini ed Enrico Barbagli a ritagliarci un ruolo importante. Le nostre posizioni e suggerimenti vengono valutati dal presidente e quindi siamo andati a formare un vero team. Nel tempo siamo cresciuti molto, secondo me. Ora riusciamo a vedere le cose anche in ottica reale e non soltanto ideologica e comportarci di conseguenza. Lo stratega occulto del nostro team è il nostro responsabile scientifico il Dott Filippo Rondoni. Geologo. Sempre in quella brochure avevo scritto di lui: < A capo del progetto scientifico c’è Filippo di cui tutti noi approfittiamo in termini di disponibilità. Per hobby la domenica mattina disegna quello che gl’ingegneri idraulici dovrebbero progettare per i corsi d’acqua, oppure mappa le fognature e trova soluzioni adatte, quindi a consigliare di proporre progetti atti a salvaguardia del fiume come ecosistema fluviale.> Il motto di Filippo quando si riferisce alle amministrazioni in genere, sia comunali che provinciali che
statali è: <i Politici vanno spesso molto bene ad orale ma vanno pesati sullo scritto> ovvio il riferimento alle promesse, troppe volte disattese. La cosa più rivoluzionaria che ha messo in pratica la nostra associazione , e che secondo me ci ha contraddistinto, è il modo di porci per le iniziative proposte. La presenza di Filippo Rondoni, con la sua competenza e il suo studio tecnico, ci ha permesso di presentare i progetti con tanto di piani di fattibilità, costi reali, e spesso la disponibilità ad offrirsi, Filippo, pure per la direzione dei lavori. L’aspetto negativo invece sta nel fatto che tanto il nostro lavoro dalle amministrazioni è considerato un divertimento. Si è vero veniamo presi sul serio, ma troviamo sempre il modo di rimetterci del tempo, rubato al lavoro, e quasi mai un’ un’adeguata logica remunerazione. Quando ci/gli va bene ci si
Direttore dei lavori
rimette non molto denaro. Tanto per noi è considerato un passatempo, un dopolavoro. A parte il tempo che richiede giornalmente la gestione del fiume, la programmazione naturalistica, la protezione delle freghe, il sistema idraulico, il combattere il taglio massimalistico degli alberi e la messa in opera di centraline idroelettriche (private) etc etc etc; tramite lo studio di Filippo, siamo riusciti a prospettare alle varie amministrazioni diverse proposte; alcune già realizzate ed altre in corso d’opera. Oltre agli spazi per il parcheggio auto lungo il fiume, aree verdi, la scala di rimonta, l’incubatoio di valle, la centralina di monitoraggio, i lavori svolti con le scuole; c’è pure l’ambizioso progetto dell’unificazione di diversi laghi con l’ingresso d’acqua fredda del fiume, adatta ai salmonidi. IL Mosca Club Alto Tevere non è solo il WTO. E il Mosca Club Altotevere non è solo Mauro Raspini o Luca Castellani. Na-
turalmente il timing che ci sogneremmo d’avere per avere l’autorizzazioni dalle amministrazioni per tradurre in realtà i progetti non è lo stesso che desidereremmo. Spesso le cose vanno a rilento, anche troppo per il nostro modo di vedere. Comunque alcune delle nostre proposte/progetti sono già andate a buon fine. Alcuni parcheggi sono stati completati, la scala di rimonta a valle della statale 73 Arezzo/Sansepolcro funziona molto bene, ed altre cose che non sto qui ad elencare. Non abbiamo mai considerato il limite territoriale provinciale come un ostacolo insormontabile, e ci muoviamo in più regioni. Abbiamo sempre privilegiato come riferimento il bacino del fiume. L’anno scorso è stato presentato un piano di lavoro per garantire la tutela di un tratto del Fiume Tevere a valle della ZRS al di là del confine regionale (in Umbria). Anche se ci rendiamo conto di quanto sia difficile, per quanto condiviso, portare avanti un progetto all’interno dei confini della stessa Amministrazione per la quale gestisci le Acque abbiamo avuto conferma di cosa significa, di quanto sia complicato portare avanti la ricerca di un accordo interregionale. (Toscana Umbria, bacino del
Scala di rimonta
Tevere). Senza demoralizzarci ci siamo impegnati ancora di più e Filippo è stato il riferimento . Bene, il risultato ad oggi, è che la Provincia di Perugia, grazie alla preziosa collaborazione dell’Ittiologo Dott. Mauro Natali, ha definito una zona di tutela assoluta per un tratto di fiume pari a circa 4 km dove avremo modo di conoscere al meglio la forza e vitalità del Tevere creando un bacino di riproduzione naturale in un’area immediatamente a valle della ZRS. In questi quattro anni sono stati inoltre fatti gli studi per comprendere natura e sviluppo della torbidità delle acque, l’erosione e l’instabilità di fondo alveo, il censimento degli scarichi fognari su circa 50 km di fiume, dove Filippo mi ha permesso di dare un piccolo contributo partecipando ad alcune fasi dei lavori. Questo grazie anche alla lungimiranza di alcune Amministrazioni che comprendono il senso della necessità di un cambio di rotta nell’approccio degli interventi di “risistemazione idraulica” dei corsi d’acqua in aree SIC (siti di interesse comunitario) ma non riescono a liberarsi dai lacci di un metodo tradizionalistico che vede l’ambiente fluviale come foriero di potenziali sventure connesse agli effetti delle esondazioni anche in ambiti extraurbani e solo di ripiego come risorsa ambientale e turistica. Nelle zone urbane, dove la possibilità di un recupero della naturalità del fiume a tutto tondo è condizionata dallo sviluppo secolare delle attività antropiche, sono stati progettati e realizzati i primi tratti sperimentali di campi gara utilizzando sistemi di ingegneria naturalistica, in modo da
restituire alle sponde dignità di verde in sostituzione di scogliere e cemento. Grazie Filippo. Stiamo predisponendo con L’amministrazione Provinciale d’Arezzo un progetto sperimentale di incubatoio di valle che permetta la rigenerazione di specie ittiche naturali quali il barbo comune (Barbus plebejus), il barbo canino/tiberino (Barbus meridionalis), la lasca (Chondrostoma genei), la rovella (Rutilus rubilio) e il cavedano etrusco (Leusiscus lucumonis) particolarmente importanti ai fini di conservazione faunistica locale, un’aula verde sfruttando vecchie strutture dismesse, per permettere alle scuole di conoscere l’ambiente nel quale i nostri ragazzi dovrebbero naturalmente vivere. Frequenti in questi ultimi tempi sono stati gli incontri con le Amministrazioni Comunali Locali che ci hanno richiesto la disponibilità a dare un nostro contributo per il nuovo piano territoriale, al fine di definire le strategie di tutela per la preservazione di un angolo ancora intatto che costituisce per la popolazione locale il mare in assenza di quello vero, ma che per questo e forse ancora di più, merita la giusta considerazione. L’obiettivo è quello di provare a costruire con l’impegno di tutti la nuova cultura dello sviluppo sostenibile in un’area dove certamente non mancano le radici storiche della cultura, ma che ha dovuto per necessità nell’ultimo cinquantennio, e come in molte altre parti del nostro Paese, rincorrere gli obiettivi di modernità per tenere il passo, riuscendo però nel contempo a mantenere vive quelle risorse naturali che oggi ci tornano preziose amiche e che pos-
sono di nuovo essere rivalutate. Lo spirito che ci anima è nella convinzione che, pur nelle difficoltà, l’unica strada perseguibile è quella di collaborazione con le Istituzioni per vedere realizzati appieno i nostri sogni che non vogliamo vivere da unici protagonisti ma come parti del mondo. I progetti e la direzione dei lavori, quelli già ultimati, è sempre stata del nostro responsabile scientifico Filippo Rondoni. Una bella soddisfazione per lui e tutto il Mosca Club Altotevere. Il nostro club è, probabilmente, uno dei pochi dove manca nella composizione dell’organigramma dell’associazione la casella dell’insegnamento tecnico: il “maestro di lancio e di pesca”. In poche parole. Non ne abbiamo sentito la mancanza. Probabilmente dobbiamo ringraziare molte persone che hanno permesso lo sviluppo della tecnica della pesca a mosca, ma sono le persone come Filippo Rondoni, con una visuale più estesa e meno settoriale, a cui dobbiamo esprimere riconoscenza. Se riusciamo ad andare a pescare in luoghi non snaturati ed abbiamo ed avremo la possibilità di sperare che le cose non peggiorino in futuro per i nostri eco-
Temolo del Tevere
sistemi fluviali dobbiamo dire grazie a lui ed a gente come lui. Purtroppo rara. Parlare di Filippo come pescatore a mosca è semplice. E’ mancino e sa pescare. Costruisce venti mosche all’anno e conosce dove vivono i pesci. Ha sempre le scatole portamosche con un unico esemplare dell’imitazione che serve ma se la cava comunque. Preferisce pescare con la stessa canna oramai da quasi trenta anni. E’ così appassionato di pesca che ha sempre stivali e canna dietro il portabagagli della Land Rover. Può accadere che la domenica mattina venga a pescare dalle 8,16 alle 10,23 per poi fuggire per assolvere i suoi tanti impegni di famiglia e tornare di nuovo il pomeriggio dalle 18,50 e pescare fino alle19,25 e vederlo comunque felice del tempo che ha avuto per pescare. Non importa se sono temoli, trote o cavedani l’importante è quello che ha reso possibile avere questo. Si è prefisso di lavorare ed impegnarsi per lasciare ai suoi figli il fiume almeno nella qualità dell’acqua di come l’abbiamo trovato noi, da piccoli. E’ un bel impegno, ma credo che farà tutto per riuscirci. Grazie da parte di tutti noi e di permetterci di essere amici tuoi.