Rivista di Pesca a Mosca
Rivista bimestrale a pubblicazione online registrata presso il Tribunale di Modena il 09/07/2009 prot. n째1963
LA PRIMA RIVISTA ITALIANA DI PESCA A MOSCA ONLINE GRATUITA Maggio - Giugno 2011
n째10
Moreno Borriero
Neno
Guido Fregoni
Britsh fly fishing international
Quando piccolo è bello
Non fu un mattino come gli altri
Direttore Responsabile Baroni Franco Direttore Editoriale Mondini Alberto Grafici Mondini Alberto Bagagli Daniele Gammelli Luca
Massimo Mgliocco
Philip Bailey
Roberto Miceli
La pesca a mosca secca seconda parte
Lo scrso Novembre....
Missione UK
Coordinatore Redazionale Magliocco Massimo Collaboratori Castellani Luca Borriero Moreno Bailey Philip
Distribuzione WEB Pubblicazione Bimestrale Registrazione Presso il Tribunale di Modena n° 1963 del 09/07/2009 Rivista Gratuita Pubblicità Alberto Mondini Tel. 3318626216 e-mai: flyfishing1949@gmail.com
Che volete....siamo fatti così... Con la vendita della Modern Flies di Aldo Silva ad una azienda spagnola, avvenuta ormai da un bel po’ di tempo, la produzione di canne da mosca in Italia, intesa a certi livelli è quasi a zero. Ci sono molti importatori che fanno il loro egregio lavoro dando a tutti la possibilità di acquistare a prezzi di mercato, una canna straniera. Spesso mi sono chiesto il motivo per il quale nel nostro paese non ci è mai stata una vera produzione di canne da mosca. Se ci pensate ci sono tante aziende preparate che producono canne per altre tecniche, ma niente, uno sviluppo deciso del fly fishing è sempre mancato. Una delle risposte, suffragate dalle teorie che il mio amico Silva mi confidava, è che noi italiani siamo un bel pò esterofili e crediamo che i prodotti esteri siano sempre migliori dei nostri. Non è così ? Forse si in alcuni settori ma in altri il marchio “made in Italy”, come dimostrato dai fatti, è superiore. Per motivi professionali ho iniziato delle collaborazioni con delle aziende estere, quindi sono venuto a contatto con le realtà di oltre confine ed al di là della loro concezione di come deve essere prodotta una canna da mosca, ho conosciuto molti pescatori che hanno apprezzato ed apprezzano tutt’ora il prodotto italiano. Ad esempio ci sono pescatori a mosca inglesi che hanno acquistato delle Maxia e se le tengono strette e quando hanno saputo che su una di esse ci ho lavorato io, mi hanno fatto mille domande su di essa e non capivano perché la Modern Flies avesse venduto il suo marchio. E’ un vero peccato anche perché per chi non lo sapesse le canne prodotte da importanti aziende straniere, hanno sviluppato le varie azioni di alcuni modelli di canne, proprio su suggerimenti di tecnici italiani ed alcune producono certi modelli per il mercato italiano. Per concludere posso solo dire che come al solito se le canne prodotte in Italia avessero avuto il proprietario che aveva il nome che finiva per H o Y, probabilmente avremmo avuto dei risultati diversi con delle canne che sicuramente avrebbero fatto la loro bella figura sia all’estero che in Patria. Ma che volete, siamo fatti così…. Massimo Magliocco
Fondate negli anni '40 le nostre cantine sono a Rivergaro, il centro della ridente Val Trebbia. Siamo aperti alle visite e alle degustazioni sia nei giorni feriali, quando è possibile seguire il ciclo di lavorazione, sia per appuntamento in quelli festivi. Organizziamo eventi culturali tra cui l'incontro di studio "la TERRA è Madre del vino". Cantine F.lli Bonelli s.r.l. Via Roma, 86 - 29029 Rivergaro, Val Trebbia (Piacenza) Italia Tel.: 0523.95.86.21 - Fax: 0523.95.61.26 www.cantinebonelli.it - bonelli@cantinebonelli.it orari di apertura: giorni feriali dalle 8 alle 12 e dalle 14 alle 17 sabato dalle 9 alle 12 e pomeriggio su appuntamento domenica solo su appuntamento
British Fly Fishing International 2010
Moreno Borriero
Il British Fly Fishing International quest’anno si è svolto a fine Ottobre e come sempre, la fiera che è una delle più importanti del Regno Unito, ha raccolto visitatori da tutto il Regno Unito ed espositori da tutta Europa. Per me è stata la terza edizione e come sempre è bellissimo ritrovare vecchie conoscenze e farne altre nuove. A rappresentare l’Italia come Fly Tyer c’era Federico Renzi con le sue bellissime imitazioni esatte ma oltre a queste, Federico ha dimostrato l’esecuzione di alcune sue creature tra le più innovative del momento. Tra le novità di questa edizione, c’è stata la presenza per la prima volta di una Scuola di Lancio Italiana – la Fly Fishing Masters, che oltre a presentare il lancio all’Italiana a un pubblico interessato ha anche presentato la nuova rivista FFMAGAZINE.uk. La rivista, come sapete, è scaricabile on-line, come grande novità ha deciso di presentarsi a un pubblico più vasto. Infatti, da qualche tempo, avrete notato che alcuni articoli sono presenti sia in Italiano sia in Inglese e dai prossimi numeri sarà completamente bilingue con la speranza che in futuro il servizio possa essere esteso anche ad altre lingue.
Purtroppo per una serie di malintesi, anche spiacevoli, alla scuola non è stato permesso l’uso della vasca di lancio nonostante si fosse liberato uno spazio a metà mattinata della Domenica. Invece lo spazio che in un primo momento era stato promesso alla FFM da un lanciatore inglese (che ringraziamo) che ha dato forfeit, è stato dirottato a un altro lanciatore Inglese. Non so se riuscite a immaginare il disappunto. La FFM, è la scuola di lancio fondata da Massimo Magliocco, ha fondato recentemente con Philip Bailey (www.flyfishwithme.net) e Rob Smith (http://www.northcountryflies.com/), in alcuni momenti morti alcuni istruttori FFM tra cui Massimo Magliocco, Franco Baroni, Arduino Sabbatini e Alberto Mondini (sì il nostro Capo Editore è un lanciatore con i fiocchi!!) hanno eseguito alcune brevi dimostrazioni e immediatamente si formava il capannello di curiosi che rimanevano letteralmente allibiti della maestria
dei nostri lanciatori. Alcuni PAM, vedendo il lancio in velocità ci chiedevano di vedere e provare le canne è rimanevano stipiti dalla loro azione! Non solo – quando venivano informati che si trattava di code DT #3 spalancavano gli occhi increduli. E' quindi prevedibile che la FFM UK insieme ai rappresentanti inglesi riscuoterà un grande successo. Come altra novità, insieme al costruttore di canne inglese Stephen Parkes della Atomsix che è stato presentato da Philip e Rob, la FFM sta progettando una nuova canna nella classica misura per il lancio all’Italiana, cioè una 7’ 6” per coda tre. Il primo prototipo è già pronto per essere testato da Massimo Magliocco che è, di fatto, l’artefice della progettazione. Altra presenza che ha come sempre suscitato grandissimo interesse è stata quella di Terenzio Zandri noto a tutti per le sue code in seta e le sue mosche al telaio. Terenzio ha lavorato senza sosta i due giorni della fiera regalando un gran numero delle sue creazioni ai curiosi che costantemente si soffermavano davanti al suo banco da costruzione. Le sue code, che ormai non
Terenzio
Marit Cronin
Bruno Pimpanini necessitano più di presentazione, sono note a livello internazionale - dagli Stati Uniti al Giappone, sono andate a ruba. In effetti, per i Britannici, che sono molto attaccati alla tradizione, il connubio canna in bambù e coda in seta è obbligatorio. Terenzio, nonostante parli pochissimo Inglese, con la sua simpatia e serenità si è fatto sempre intendere dagli antistanti. Terenzio è un personaggio della PAM italiana che si fa onore e fa onore all’Italia su tutto il pianeta. Tra i Fly tyers internazionali si poteva riconoscere alcuni personaggi importanti come Charles Jardine, Oliver Edwards, Roy Christie, Bruno Pimpanini, Marit Kronen ed altri che non nomino per paura di dimenticarne qualcuno. Il livello delle mosche è elevatissimo: Mosche da salmone fully dressed, artificiali da luccio, artificiali in CDC, artificiali da steel head – tutti costruiti con eccellente maestria. Tra gli espositori non potevano mancare nomi importanti come Snowbee con
le sue attrezzature e canne, Marc Petitjean con il suo CDC e attrezzature di elevata qualità, la Partridge of Redditch che sta vivendo una vera rivoluzione con il nuovo titolare Mark Hamnett che ho avuto l’onore di accompagnare a pesca nella TWT al Bamboo Day che si è svolto in concomitanza al WTO. Tra le New entry esponeva anche Au Ver à Soie – un’azienda storica parigina che produce filati in seta per la costruzione di mosche oltre a delle ottime code sempre in seta. Insomma un’esperienza che sarà rinnovata il prossimo 18 e 19 giugno 2011 nella nuova sede allo Staffordshire County Showground. Noi certamente ci saremo!!
Moreno Borriero www.mbrods.it
Federico Renzi
Quando piccolo è bello
Neno
Solita telefonata del venerdì sera per mettersi d’accordo sull’ uscita del sabato, l’ amico Andrea mi chiama e mi dice: << Domani vorrei battere un posto nuovo>> e così colgo l’ occasione per proporgli una toccata e fuga sul torrente Padola. Andrea sembra entusiasta e così l’appuntamento è per il giorno dopo alle 8.00 sotto casa mia. Il Padola è un torrente che è stato aperto alla pesca C&R alcuni anni fa, prima è stato una bandita, lasciando alla natura il compito di ripopolare il fiume, scorre nel primo tratto,quello più a valle, molto incassato nella montagna ed è un tratto non per tutti, visto che a volte, bisogna fare qualche piccola arrampicata, ma è anche il tratto che preferisco in quanto sono pochi quelli che vi si avventurano. Il tratto più impegnativo finisce con una grande buca ai piedi di un’ antica diga “LA
STUA”che ai tempi della Repubblica Veneziana permetteva la raccolta dei tronchi provenienti dalla Val Comelico e la loro successiva fluitazione verso Venezia lungo il fiume Piave di cui il Padola è affluente. Come dicevo a monte di questa diga il nostro torrente diventa più pianeggiante, sempre rimanendo un po’ infrascato,ma comunque ben popolato di trote e non impossibile da affrontare. Dopo questa breve descrizione torniamo alla nostra avventura, ore 8:00 Andrea è sotto casa mia, carichiamo la mia “roba” in macchina e si parte, arriviamo all’omonimo paese di Padola adagiato su un piccolo pianoro circondato da maestose montagne e fornito di tutti i comfort, tanto che questa meta la consiglio a chi porta con sè la famiglia.
Corriamo a fare i permessi e a mangiare un panino e a mezzogiorno entriamo in pesca. Questo torrente per me è sinonimo di pesca a secca di conseguenza monto la mia fida canna 7.6 per coda 3. Andrea che è meno pragmatico di me, monta una 8.5 per coda 5, dissi ad Andrea: <<Guarda che peschiamo sopra>> e lui mi risponde <<E’ quello che sto facendo>>, montando un wooly bugger nero,con la chiara intenzione di pescare molto pesante nelle varie buche e buchette che incontrerà. Scendiamo lungo la riva e vediamo trote ovunque, tutte rintanate sotto i rami o all’ombra delle enormi foglie di “sgiavassa”, ma attente a quello che porta giù la corrente, decidiamo per non disturbarci a vicenda di battere un tratto a testa, alternandoci, perché come tutti i piccoli torrenti chi passa per secondo trova l’ambiente compromesso dal passaggio di chi l’ha preceduto. E’ il turno di Andrea, appoggia la sua insidia dietro un sasso e “sbam” ecco il primo pesce della giornata, una discreta fario dai colori vivacissimi fa capolino dalla sua tana, foto di rito e poi via libera. Ora tocca a me, avevo precedentemente montato la mia mosca che chiamo “CIAPONA” (in dialetto veneto “che prende molto”) e noto una trota sotto un ramo che bolla tranquilla, tento il lancio e quasi con mia meraviglia la mosca si posa esattamente dove volevo, proprio a venti centimetri a monte del pesce che la lascia transitare per alcuni centimetri prima di decidersi di fermare la corsa dell’ artificiale con una fragorosa bollata, bellissima fario di circa 35 cm. che appena liberata è ritornata esatta-
mente nel punto in cui l’avevo ferrata. La palla passa ad Andrea che in un giro d’ acqua cava fuori altre due belle trote, per farla breve in un tratto di circa 200mt. riusciamo a catturare una decina di pesci a testa fino ad arrivare ad una buca, che chiamo “la buca dei carabinieri”per la vicinanza alla piccola caserma lì vicina. Questa buca è l’unico punto dove è possibile pescare uno vicino all’altro a patto che uno dei due lanci di rovescio, anche questa pool non si smentisce, e catturiamo io pescando a secca ed Andrea pescando a ninfa, altri 5 o 6 pesci a testa. Eravamo già soddisfatti per come erano andate le cose e decidemmo di fare una pausa, così siamo risaliti lungo la strada che porta in paese e ci siamo fermati a bere una birra fresca ancora increduli della quantità e qualità dei pesci presi.
Durante la bevuta proposi al mio socio di tentare il “coup de soir” alla buca sotto la diga “LA STUA” e così verso sera ci portammo in zona. La discesa non è delle più agevoli, anche a causa di una frana che qualche anno fa ha spazzato via una specie di sentiero che portava giù, ma con un po’ di cautela riusciamo nell’intento. Ora siamo davanti alla buca e rimaniamo qualche istante a contemplare il fondo nel tentativo di individuare le trote, poi decidiamo di iniziare a pescare. Qui devo abbandonare la secca e montare uno streamer ben piombato, per riuscire ad arrivare sul fondo che stimo essere sui 3 mt. e ricominciamo le danze con alcune catture che andavano dai 30 ai 40 cm. Poi capitò un fatto che ricorderò per sempre: avevo agganciato una trotella e mi accingevo a recuperarla, quando dietro di lei si materializza un’altra trota che la insegue fino ai miei piedi e la addenta, la strattona ed io mi trovo con la mia 7/6 piegata fino al manico. Fino a qui niente di particolarmente strano, perché credo sia capitato anche ad alcuni di voi, ma quello che accadde dopo, per me ha dell’incredibile, nel parapiglia generale la trotella riesce a sfuggire alla presa dell’inseguitrice e nel medesimo istante si slama, con lo streamer che schizza fuori dall’acqua, d’ istinto porto la
canna in avanti facendo rituffare la mosca nelle vicinanze del trotone che non dà il tempo all’esca di entrare in pesca, perché viene a prendersela quasi in superficie, ferro ed inizia la battaglia fatta di salti e fughe verso il centro della buca e dopo alcuni interminabili minuti il pesce, vinto, si lascia portare al guadino. Rimango qualche istante a guardarla, scattiamo un paio di foto e alla fine riconquista la sua libertà dirigendosi verso il punto più profondo della buca, dove probabilmente aveva la sua tana. Ogni tanto ripenso a quella trota e mi piace pensare che è ancora lì e che magari renderà felice anche altri pescatori. La giornata volge al termine, il sole sta tramontando, eravamo pienamente appagati, e sulla via del ritorno, in macchina per un po’ di tempo non ci parlammo, ma entrambi avevamo un sorriso che faceva intendere che anche questa volta il PADOLA non ci aveva tradito.
Per avere informazioni sul PADOLA basta mandare una mail all’ indirizzo info@bacinocomelicosappada.eu O telefonare direttamente al sig. FERDINANDO GANT 3294329864 persona molto disponibile che vi informerà su tutto compresi anche gli altri tratti C&R della zona. Il costo del permesso è di 16 euro.
Si arricchisce di un interessante volume la libreria dei pescatori a mosca del centro Italia. “La fauna ittica e i corsi d’acqua dell’Umbria” è un recente contributo indirizzato agli studiosi di acque e fauna ittica, ma anche agli appassionati di pesca sportiva che possono trarre dalla lettura del testo interessanti spunti di riflessione sulla loro più profonda passione. In anni di siccità idrica, dibattiti sulle specie di pesci infestanti e di vulnerabilità dell’ecosistema, fà sicuramente piacere agli amanti del genere sfogliare un testo aggiornato sui contenuti e ricco di pregevoli scatti fotografici, che lo rendono anche utile alla promozione in forma turistica del territorio che intende illustrare: l’Umbria. Il libro, che è stato pubblicato dalla Regione Umbria realizzato dall’assessorato all’Agricoltura ed alle politiche faunistiche in collaborazione con le Province di Perugia e Terni, unitamente all’Università degli studi, è definito dagli addetti ai lavori come “osservatorio sui pesci”. Un lavoro divulgativo per diffondere la conoscenza anche dei corsi d’acqua e dunque dell’ambiente. Il volume raccoglie, sintetizza e rielabora i dati ottenuti nell’arco di sei anni di studi della Carta Ittica dell’Umbria. Infatti, fin dal 1989, la Regione dell’Umbria ha prodotto una carta ittica su flora e fauna dell’intera rete fluvio-lacustre. Negli anni si sono susseguite pubblicazioni sempre più dettagliate dei bacini del Tevere e dei suoi principali affluenti. Nel 2010 l’indagine si è compiuta includendo il monitoraggio dei laghi presenti in Umbria. Dal testo emerge chiaramente la convinzione che le carte ittiche costituiscono un valido strumento per la salvaguardia della bio diversità (è noto come in Italia e in particolare in Umbria è presente il maggior numero di specie endemiche d’Europa, ma anche a maggior rischio di estinzione) e che la divulgazione di una coscienza ambientalista e rispettosa del territorio passa anche da una formazione scientifica del pescatore amatoriale. In “La fauna ittica e i corsi d’acqua dell’Umbria”, infatti, vengono trattati temi come pregi e rischi dei ripopolamenti; origine e tendenze dell’introduzione delle specie esotiche; i tanti punti di vista sull’evoluzione normativa della pesca professionale e amatoriale. Per questo il volume si divide in 5 parti: 1. ecologia degli ambienti acquatici 2. la gestione della fauna ittica 3. i fiumi dell’Umbria 4. i risultati della carta ittica dell’Umbria
5.
specie ittiche presenti nei corsi dâ&#x20AC;&#x2122;acqua umbri
In conclusione un semplice un dato numerico: 47 specie ittiche sono presenti in Umbria di cui 14 indigene e 33 esotiche. Il libro non è in vendita ma in distribuzione gratuita. Buona lettura a tutti. Fabio Bocci Agonista di pesca al colpo fin dalla giovinezza, si avvicina per caso alla pesca a mosca nel giugno 2008. Lâ&#x20AC;&#x2122;incontro, quindi, con la tecnica di lancio della FFM lo coinvolge a tal punto da farlo desistere nel continuare a praticare le altre tecniche di pesca. Pesca e lavora in provincia di Perugia.
Guido Fregoni
â&#x20AC;&#x153;non fu un mattino come tanti altriâ&#x20AC;?
I primi tepori primaverili si fondevano nell’aria, mi avviavo stancamente verso il quotidiano quando ... poggiati al muro della portineria, dei neri sacchi rigonfi di vestiti smessi, destinati ai più bisognosi, avevano attirato la mia attenzione. Un lungo astuccio di legno faceva capolino tra di loro, ne fui magicamente attratto, quello che sembrava un mattino come tanti altri stava per cambiare radicalmente il mio futuro di pescatore. Ancora oggi mi chiedo come sarebbe stato senza quel evento, chissà!? Forse ha cambiato non solo il mio destino di pescatore. Con una certa circospezione e destrezza da fare invidia ad un prestigiatore feci mio l’astuccio, non amo farmi sorprendere con le mani tra i sacchi della spazzatura, schiusolo, vidi con stupore una canna da pesca in bambù, pensai subito di non aver sottratto nulla ai più bisognosi. Ero incuriosito da questa per me inconsueta canna, in tre pezzi, con una sconosciuta impugnatura in sughero, con strani passafilo,
uno strano porta mulinello, ... mai visto nulla del genere prima d’oggi “cosa è sta canna” ??!! Le mie prime curiosità non trovavano chiare risposte, e più non trovavo risposte più la cosa mi incuriosiva, pochi sapevano e pochi erano a sapere … “pescatori con la mosca” chi erano costoro? Fino ad allora sapevo poco ma sapevo … di cagnotti, vermi, camole, rotanti, galleggianti. Su un piccolo libro regalatomi “storie di un vecchio pescatore” se ne faceva qual-
che accenno magnificandone la tecnica, in qualche rivista del settore iniziavo a rinvenire solitari articoli in materia, o forse distrattamente prima d’ora da me trascurati. Chi? ... e perché? Qualcuno, che abitava il mio stesso domicilio, si era liberato di quello che per me sarebbe diventato poi l’irrinunciabile. Non l’ho mai saputo, forse il santo protettore dei Pescatori aveva fatto si che ciò accadesse; a proposito ma esiste un Santo protettore dei Pescatori? Come è pescare con la mosca? Non ho avuto grandi incoraggiamenti a tal proposito, “E' una disciplina per pochi capaci, e con capaci portafogli“ mi dicevano tutti, ora non siamo più pochi, ma i portafogli devono sempre essere capaci. Il mio primo timido approccio lo feci con il classico “Dovrei fare un regalo ad un pescatore con la mosca, cosa mi consiglia?” non ho mai saputo se Dario (che non finirò mai di ringraziare per avermi inco-
raggiato ad iniziare) sapesse che il pescatore in questione ero io. Il corso di lancio tecnico in palestra, i primi rudimenti sulla tecnica di pesca, le prime difficoltà, ”Non ci riuscirò mai !!” ed invece eccomi qua. Le prime uscite solitarie sul fiume, gli sguardi curiosi “Ma che fa quello li? Frusta l’aria?!” in effetti era solo aria che pescavo perché di pesci neanche a pagarli nonostante imitazioni di mosche confezionate da sapienti mani. Lo sconforto mi dava tormento, “Non prenderò mai niente“ ma ho vinto, ed il premio è stato il più grande. Dopo un anno trascorso a far pose e frustare l’aria a vuoto, ecco il momento magico, non ridete….!! La mia prima cattura, un’alborella, sì ! e allora ! questo è stato. Poi primo contatto con il torrente dove vive la REGINA, la mia prima REGINA catturata, e da quel giorno in poi mi sarei dedicato solo a lei come si conviene a tal lignaggio come un antico Cavaliere .
La prima gara, non amando perdere, non amo gareggiare, non amando la confusione, le gare sono l’opposto di ciò che io amo di più, la solitudine, ma è lo scotto che devi pagare quando sei alle prime armi, allorché vuoi conoscere posti nuovi e gente esperta che ti insegni ad andar per torrenti, tanto è stato, che mi è capitato di fregiarmi del titolo di “CAMPIONE PROVINCIALE F.I.P.S. MILANO” suscitando qualche invidia, mai un neofita si era decorato col titolo alla prima gara, ma cosi è andata, forse è opera del Santo sopracitato. Prima ed ultima gara….. non amo nemmeno essere invidiato. Poi è stato ed è solitudine. Se si può dire di esser soli quando sei tutt'uno ……., con il torrente, il cielo, la pioggia il bosco i prati, il profumo dei ciclamini, il capriolo che si disseta d’innanzi a te, lo scoiattolo guizzante fra i rami, le frenetiche immersioni del un merlo acquaiolo, le mucche al pascolo, il volteggiare vigile in cielo del falco, il verde bril-
lante dei muschi, ed in fine lei la SOVRANA. No! Credo non si possa dire!! E poi… la dolce posa, la ferrata, l’inganno si è compiuto, ed è li, al tuo cospetto, poi rispettosamente restituita al suo reame, “non tutte per la verità” qualcuna a deliziato, tra i profumi dell’orto, il palato di qualche commensale amico mio, se tutto questo è essere soli… ti amo solitudine!! Aimè molte primavere sono ormai andate ma la passione è sempre crescente, ma non è stato ancora forgiato il chiodo a cui dovrò appendere l’attrezzo. Il vagabondare tra scivolosi sassi lascia ormai il segno sulle stanche ossa, da pensar che basti … ma il giorno dopo nel religioso riassettar di mosche di nodi ai terminali, ecco tutto è pronto che !! …… la febbre sale e la mente è già disegna la prossima posa che vorrei già fosse ora. Le prime nebbie autunnali concedono il giusto riposo alla REGINA non più insidiabile, mi restano i ricordi della stagione consumata. Immagini rubate da una video camera e nelle fredde giornate invernali alla visione l’emozione la fa da padrona, ed il pensiero è là dove la REGINA … ora sta garantendo il proseguo della propria stirpe . Anch’io come lei … vorrei poter far vivere a chi lo vorrà le mie emozione. “non fu un mattino come tanti altri”
Tipografia Maserati nasce nel 1950 , da prima come cartoleria e tipografia con sede in Corso Vittorio Emanuele, poi con il cambiamento delle esigenze del mercato si è via via evoluta, acquisendo nuove tecnologie e nuovi metodi produttivi, sempre al fine di soddisfare le esigenze di una Clientela piÚ esigente e competente. Oggi, la Tipografia Maserati si propone alla propria Clientela in una veste totalmente rinnovata con al suo interno uno studio grafico capace di sviluppare e proporre idee, macchinari per la stampa off-set digitale di ultima generazione, personale capace di affiancare e consigliare il cliente nel pre e post vendita; servizi di consegne effettuate direttamente e dunque in tempi piÚ solleciti; personale addetto alla stampa sicuro e competente capace di utilizzare sia tecniche tipografiche per lavori particolari come oro a caldo o stampa a rilievo, sia tecniche off-set e digitale per stampa commerciale. Tipografia Maserati annovera tra i propri clienti nomi illustri dell'economia piacentina e non solo come CONFINDUSTRIA PIACENZA, STEP spa, RDB spa, CONFAPI, BIFFI TYCO, PIACENZA EXPO e molte altre, non disdegnando il piccolo artigiano o commerciante.
Massimo Magliocco Foto: Alberto Mondini
LA PESCA A MOSCA SECCA
seconda parte
Chi mi conosce sa che amo alla follia il torrente e la pesca a mosca secca in esso praticata poichÊ ritengo che chi è in condizione di confrontarsi con queste acque e con questa tecnica avendone i risultati sperati, possa sentirsi in grado di non avere nessun problema di approccio con tutti i tipi di acque.
La precisione. La velocità dell’acqua è uno degli elementi caratterizzanti del torrente e quindi, di conseguenza, è importantissimo agire rapidamente. Ma per un giusto equilibrio tra la rapidità di esecuzione e tutte le altre componenti che sono alla base di un opportuno approccio al torrente, è necessario essere precisi elemento fondamentale per poter ridurre i tempi operativi e funzionali della nostra azione in relazione al comportamento tipo “mordi e fuggi” che un pescatore di torrente deve avere. Ma perché questa importanza ? Se nelle acque lente abbiamo più tempo per ragionare e quindi abbiamo più possibilità di essere precisi, in acque mosse questo tempo è sensibilmente minore, compresso, e per giunta tenere la coda in acqua per più di tanto è sinonimo di potenziale dragaggio, quindi si rende necessario agire con più velocità e quindi è necessario essere precisi. Chi non è preciso avrà poche opportunità di successo. Il tutto è la
Alberto Modini
conseguenza della direzionalità impressa alla coda nel lancio, e qui ci si riallaccia al discorso del lancio che è sempre e prepotentemente alla base di tutta la pesca a mosca.
Operazione mimetica Il mio primo maestro di pesca alla trota non si stancava mai di ripetermi che “Il bravo pescatore è colui che riesce a gestire nel migliore dei modi il torrente senza che esso ne avverta la presenza”. Credo che nulla più di questo detto riesca a far capire l’importanza di questo elemento. Tutti i movimenti che si fanno sono estremamente “pericolosi” al fine di un buon approccio al torrente, e quindi le operazioni pratiche come il lancio, o come i singoli movimenti da i più semplici, come il frugare nelle tasche del gilè, ai più vistosi, come spostarsi o camminare in torrente vanno eseguiti in modo estremamente circospetto, pena l’annullamento di tutto quello che di buono si è fatto in quella circostanza. Frugare nelle tasche per prendere la scatola porta mosche, scegliere
l'artificiale e poi montarlo, sono delle operazioni banali, elementari che in altri posti si fanno con molta disinvoltura, ma qui in torrente ed in più molto vicini al punto in cui stiamo per lanciare, possono, se eseguiti in maniera maldestra, mettere a repentaglio l'intera operazione. Spesso si da la colpa degli insuccessi alle poche trote presenti poiché queste non si vedono senza pensare che magari sono fuggite immediatamente prima ancora che il pescatore mettesse piede in acqua. Un elemento importantissimo è rendersi conto della situazione di “copertura” che il torrente offre nel punto in cui si è deciso di lanciare. Del resto la giusta distanza che deve esserci tra il pescatore e la trota è quella che ci dia la giusta copertura e che non generi un lancio troppo lungo pena dragaggi immediati. Ed è proprio questa di-
Alberto Mondini
stanza di sicurezza che è necessario assimilare ed inserire tra gli elementi cardine che “fanno” un pescatore di torrente. Tutte le operazioni di carattere organizzativo, come montare la mosca, tirare fuori una porzione di finale, ecc., tutte quelle in cui è necessario muovere le braccia, è consigliabile farle più a valle, ed è quindi utile arrivare a “tiro” già pronti a lanciare, in caso contrario è necessario abbassarsi fino al limite. L’ideale è allungare la coda in altra direzione per poi arrivare sulla trota con un solo falso lancio e poi con uno shooting finale che non faccia così passare in testa alla trota coda e finale ma faccia arrivare all’improvviso e da molto vicino all’acqua la mosca. Dopo aver lanciato, l'operazione dinamica continua in quanto si entra in una fase di controllo della mosca per evitare il dragaggio. Sarà quindi necessaria una eventuale correzione della coda ed è in questo momento che ci si dovrà mettere in azione di nuovo. Se siamo stati in grado di eseguire un lancio anti-dragaggio che abbia quindi la finalità di evitare l'infida scia, ma se per evitare il dragaggio si è costretti ad intervenire sulla coda per correggere eventuali curve pericolose, si dovrà necessariamente operare dovendosi ulteriormente sbracciare mettendo in pericolo nuovamente la zona. Anche come si risale il torrente rientra nell’operazione mimetica. Molte volte si vedono pescatori che contro ogni logica risalgono il torrente nel bel mezzo del letto e poi magari si nascondono solo nel momento del lancio, come se prima fossero stati invisibili o non avessero fatto nessun rumore. Il pescatore quindi deve mimetizzarsi il più possibile con l’ambiente in cui sta
pescando e ricordarsi di tutti quei dettagli che sono importarsi per nascondersi alla vista del pesce.
Le correnti e le velocità dell’acqua. Nell’ambiente aspro ed impervio come il torrente l’acqua non scende come in una risorgiva piatta e tranquilla ma, avendo la natura disegnato un percorso sinuoso disseminato di mille ostacoli, pietre, massi, tronchi e radici sommerse, profondità del letto del fiume molto diverse tra loro
e quindi di conseguenza una miriade di “nervature liquide”, di correnti e correntine, di intrecci d'acqua che variano ogni millimetro, rende questo ambiente unico e maledet-
tamente bello. Quando parlo delle correnti e delle velocità dell’acqua in torrente, faccio sempre un esempio che, a mio avviso, fa capire immediatamente il concetto. Se rovesciassimo un secchio d'acqua su di una collinetta, vedremmo che il liquido non verrebbe giù diritto ma prenderebbe delle strade diverse, quasi a seguire una linea immaginaria detta linea di massima pendenza, cioè quella linea non rettilinea che è il risultato di un percorso avente la pendenza maggiore. Se immaginiamo il torrente come se scendesse anch’esso da un enorme secchio potremmo affermare che il percorso che l’acqua sceglie è quello che so sovrappone sulla linea di massima pendenza e dove questa sarà maggiore
la spinta dell’acqua sarà altrettanto maggiore generando quindi una corrente veloce. In relazione alla pesca il dragaggio sarà più marcato proprio in questi punti. Tutto questo per dire che un buon pescatore a mosca dovrebbe riconoscere dal solo andamento dell’acqua quale situazione si trova di fronte e quale accorgimento adottare. Ma le correnti e le relative velocità oltre alle pendenze sono anche soggette ad altri fattori come la larghezza dell'alveo e la quantità di pietre e massi sparsi lungo il percorso. Questi ultimi due influiscono moltissimo sulle tensioni superficiali e subacquee ed è verso di essi che dovremmo rivolgere la nostra maggiore attenzione nel momento dello studio di un tratto di torrente. Le pietre si dividono in due parti ben distinte quelle che amo chiamare “positive” e “negative per la loro influenza sulla nostra azione di pesca. Le prime sono quelle che hanno la parte superiore totalmente fuori dall’acqua e spesso ci sono di aiuto quando, dovendo posare la nostra coda in un tratto molto veloce, fungono da “rompitratta” cioè da appoggio che ci accorcia, diciamo così, la coda in acqua e ci aiuta nel combattere il dragaggio. Quelle negative sono quelle che sono sia sotto che poco al di sopra del pelo dell’acqua. Le prime generano dei vortici subacquei che si ripercuotono in superficie mentre le seconde vengono sommerse e poi riaffiorano generando intorno ad esse dei tur-
binii d’acqua molto pericolosi, inoltre facendo passare sopra ad esse la coda, questa verrà immediatamente intrappolata subito a valle di esse. Quindi uno studio della loro disposizione si rende obbligatorio proprio per distinguere quelle positive da quelle negative oltre agli intrecci di tensioni che queste generano. Quante volte in presenza di lastre di pietra verticali che scendono sul fondo e in cui l'acqua sbatte e genera un mulinello verso il basso, abbiamo dovuto desistere dal provare a lanciare per l'inabissamento della nostra coda ? Ora questo è un caso limite d'accordo, ma provate a pensare anche ai più piccoli mulinelli d'acqua verticali che “succhiano” il nostro finale. Quante volte l'occhio del pescatore è in grado di vederli e quanti sono in grado di contrastarli ? Quanti sanno che in quei momenti quello che sta dragando non è la mosca ma è il finale ? Quanti sanno che questo fenomeno è più negativo del dragaggio della mosca ?
La Buca In questo ambiente aspro e selvaggio, esistono delle zone particolarmente importanti in cui si sviluppa in maniera ancor più ampia la vita del torrente: le buche. Analizzare quella che può essere considerata la zona
più importante in cui praticare la pesca a mosca secca, è estremamente importante poiché la buca non è solamente un avvallamento del letto del fiume in cui esiste una maggiore quantità di acqua, ma è un elemento a se stante, diverso, che nulla ha a che fare con le altre zone del torrente. Ma ogni buca piccola o grande che sia è a sua volta un mondo diverso dalle altre buche e possiamo dire che ogni buca è “responsabile” della vita che scaturisce in essa poiché è un ambiente in cui trovano uno spazio migliore per vivere sia la trota, gli insetti e gli altri minuscoli suoi abitanti che fruiscono della linfa vitale del torrente. Per tutto ciò la buca influisce anche sul carattere, o meglio dire comportamento, della trota che vi abita poiché ha le sue vene d'acqua subacquee e superficiali che trasportano “vita” e quindi ogni suo abitante ne è necessariamente dipendente. Un buon pescatore riesce a intuire il percorso naturale del cibo che, secondo la regola del “miglior risultato con il minimo sforzo”, sarà, guarda caso, oggetto di interesse da parte del salmonide. Il pescatore che possiede il famoso senso dell'acqua sarà in grado di sfruttare al massimo queste “direttrici” di cibo. In una buca in cui non è presente vegetazione riparia,
sicuramente le sue vene d'acqua saranno portatrici, per la grandissima maggioranza delle volte, degli insetti in schiusa, mentre quelle correnti portatrici di cibo che si trovano sotto la vegetazione riparia, sono interessanti per il trasporto di animali che non sono in relazione solo alle schiuse ma a tutto ciò che gravita intorno al fiume, stravolgendo cosÏ, solo per questo elemento, le abitudini della trota. Che la buca quindi sia formatrice del carattere della trota, è quindi un dato di fatto. A conferma di questo dato possiamo fare un esempio e cioè una trota che abita una buca non molto grande ma abbastanza profonda in cui l'acqua arriva in maniera discretamente veloce e che genera quindi una leggera increspatura, a causa della massa d'acqua che non le consente una ottimale visione di quello che succede in superficie o anche per l'increspatura superficiale e non ultimo lo sforzo non giustificato che questa dovrebbe compiere
per salire a prendere un insetto in alto, tende ad alimentarsi per lo più in profondità e salire a bollare sugli insetti in schiusa quando ne vale la pena ma non per un solo boccone. Mentre le trote che vivono in una buca con una discreta vegetazione riparia ai bordi, con una profondità non eccessiva e magari con la superficie relativamente poco increspata, sono più facilmente portate ad alimentarsi a galla anche quando non è in atto una schiusa sia perché possono vedere meglio ciò che succede sulla superficie a causa della minore quantità di liquido, e sia per il fatto che la vegetazione riparia è elemento apportatore di insetti che cadono accidentalmente in acqua e quindi diventano prede occasionali della trota fuori quindi dalla schiusa, non ultimo, in questi casi la possibilità di salire in alto con poco sforzo a causa della minor quantità di acqua presente. Gli esempi di queste due tipologie diverse di buche bastano a farci capire quanto l'ambiente del torrente in particolar modo le buche, siano estremamente caratterizzanti ai fini dei comportamenti alimentari e qualificanti della trota.
Alberto Mondini
Simone Repetti
When I was in Italy during November I had the privilege os looking at the many patterns that Aldo Silva had in this factory. Lo scorso Novembre Ho avuto il privilegio di vedere molte dei dressing che Aldo Silva aveva nella sua fabbrica. Mi ha colpito che molti pescatori a mosca europei si stanno indirizzando verso le piccole ninfe, simili alle ‘micro-nymphs’ che sono utilizzate nella Repubblica Ceca. Da qualche tempo pratico una Tecnica simile a quella utilizzata dai Francesi e ho sviluppato questo osservando I Francesi e I Cechi al lavoro. I Cechi hanno portato il French Nymphing a un livello diverso e pur continuando a utilizzare la Tecnica del finale corto, hanno adottato lo stile francese così da potere pescare più lontano con ninfe piccole. Il finale utilizzato è molto più semplice e non esitano a lanciare a monte per fare derivare le mosche a valle per fare l’arco a fine passata. NDT didascalia del disegno: Un segnalatore è inserito nel finale e sono usati tippet molto sottili per permettere l’uso delle micro ninfe. L’indicatore è mantenuto appena sopra la superficie dell’acqua e a qualsiasi variazione avviene una reazione da parte del pescatore.
Philip Bailey
Le micro ninfe non sono soltanto montaggi ridotti delle ninfe ne sono imitazioni dei chironomi che utilizziamo di solito. Esse hanno una funzione ben precisa e offrono al pescatore, che vuole utilizzare una tecnica diversa, molto sofisticata. Il fatto di avere pescato in molti posti nel mondo mi ha aperto gli occhi ai modi per catturare pesci. Questo è oltremodo evidente nel modo della pesca competitiva. Il trasferimento di tecniche, le nuove imitazioni e idee permettono a quei pescatori che hanno la fortuna di rappresentare il proprio paese, un tesoro d’informazioni, ma quando ci troviamo a pescare a casa tutto è offuscato dalla “egomania” e dal marketing. Poiché la pesca a mosca è il mio mestiere, mi posso permettere certe asserzioni and nel mondo delle guide di pesca esiste un’opportunità sempre più eccitante in evoluzione che porta alla scoperta di cose nuove da persone che si spingono costantemente nella ricerca di nuove tecniche, finali nuovi e materiali da costruzione. Little Olive (Good for a PWO)
Questo ci riporta alle micro ninfe. Tutti abbiamo sentito parlare della ninfa ceca, della ninfa polacca o ninfe rotolanti che sono probabilmente l’apice della pesca con la ninfa piombata. Inizialmente indirizzata verso la pesca al temolo dell’Europa orientale e occidentale, queste tecniche sono diventate il baluardo della pesca competitiva in fiume oltre che a noi pescatori ricreativi. Jiri Lima ha iniziato a spostare le linee del traguardo. Ritiene che i montaggi sviluppati per quello stile siano specifici per la pesca con i tricotteri e i gamberi e che ignorano la miriade di altre forme che sono fonte di cibo per i pesci. Questo è probabilmente il motivo per il quale in certi momenti non funzionano. Sono stati sviluppati per torrenti che non hanno grandi popolazioni di effimere e nei quali la preda predominante è il temolo che se ne sta attaccato al fondo. Comunque in posti dove prosperano le effimere e le trote, occorre prendere n considerazione alcune alternative. Le micro ninfe diventano alloro le “ninfe ceche” per le trote e nei posti dove vi sono anche temoli, queste formeranno la maggior parte dei montaggi di ninfe che hanno successo. Apparvero per la prima volta negli anni ’90 quando Klima iniziò a esplorare la piombatura. Sono montaggi semplici creati per affrontare tipologie specifiche di situazioni e certe correnti e le preferenze dei pesci. Le Micro Ninfe sono piccole (la misura 14 è grande) e imitano tutto e niente. Va ricordato che il segreto è ingannare il pesce ad abboccare sull’esca offerta. Per avere successo dobbiamo presentare una mosche che appare edibile e che contiene abbastanza segnali che fanno sca-
turire la reazione del pesce. Molto di quello che mangia un pesce, è molto piccolo. Stuart Crofts sostiene che la maggior parte del cibo delle trote e dei temoli misura attorno a 3 mm. Capperi – ma è piccolissimo! Quindi le Micro Ninfe sono idonee a questo scopo. La maggior parte di noi è stata abituata a cercare di imitare la schiusa (match the hatch), per cui se riteniamo che il pesce si stia nutrendo di Baetis, utilizzeremo una ninfa di Baetis. Se sono chironomi – utilizzeremo l’imitazione di tale ninfa. Ma cosa accade se siamo costretti a pescare quando le schiuse non ci sono? Cosa facciamo? Ho imparato da altri pescatori e dalla mia esperienza che in alcune occasioni occorre dimenticare di imitare la schiusa. Dobbiamo essere ingannevoli e ricercare posti dove trovare i pesci e scoprire nuovi modi per cercare di fare arrivare la nostra mosca in pesca. Dobbiamo creare nuovi dressing che inducano il pesce a ghermire la mosca che stiamo presentando. Ecco che entrano in ballo le Micro Ninfe. Troppo piccole perché siano troppo dettagliate – esse diventano ninfe piombate con corpi sottili in modo da non porre resistenza all’affondamento. I Cechi sono diventati maestri in questo. Le caratteristiche salienti sono: • Misura piccolo (16 - 22) • Testa piombata • Sottocorpo piombato • Poco vestite • hot spot • collarini in pelo Non c’è più bisogno di lanciare artificiali pesantissimi. E’
Iron Blue
sorprendente come si possa aggiungere peso a una piccola mosca che diventa un’artificiale molto efficace ad affondamento rapido. Esaminando quali sono le nostre sfide: velocità corrente, profondità, condizioni meteo ecc., è evidente che I nostri dressing devono adattarsi alle condizioni. Se non riusciamo a fare arrivare la mosca al pesce, è probabile che non la degni nemmeno di uno sguardo. E' utile quindi creare artificiali di cose che i pesci mangiano volentieri e che lavorano alla giusta profondità e velocità. E’ anche utile costruire qualcosa che il pesce riesca a vedere. Sottacqua passa un sacco di roba – detriti, cadaveri, foglie e insetti e quindi se l’artificiale assomiglia poco a cibo, è ignorato. Noi cerchiamo cose edibili ma differenti. Con cose colorate, trace di flash, con il giusto profilo e luccichio. Sono combinazioni vincenti. Le Micro ninfe sono in evoluzione. Tipicamente non sono altro che mosche semplici modificate e ri-modificate. Troverete che sono divertenti da fare e ben presto capirete cosa funziona e cosa no. Sono difficili da classificare e spesso
si chiamo per colore e numero ad esempio Grigio N° 3. Arriviamo ora al loro montaggio. Dobbiamo considerare due cose – attributi meccanici e attributi prismatici. Queste due cose combinate possono innescare l’interesse. Un attributo meccanico potrebbe essere un corpo sottile or una perlina. Creano un ben definito zoccolo duro. Gli attributi prismatici possono essere ad esempio un collarino disordinato, una sacca allare oppure il flash o una perlina fluorescente. Entrambi questi attributi dovrebbero essere fusi per creare degli “hot spots”. Sono quindi necessari materiali che ci permettono di creare questi attributi: tinsel, perline, peli sono di solito tutto quello che serve. Di seguito alcune che potrete provare per poi passare alle vostre creazioni. Amo : Partridge BIN # 20 Testina: Tungsteno Black Piombatura: 3 giri di filo dietro alla testina Filo: Uni Trico Coda: 3 microfibbet (allargate) Corpo: Hends Body Quill BQ20 (Poi usare un sostituto oppure solo filo di montaggio verniciato) Alette ; punte di CDC tagliate corte Torace: lepre Amo: Partridge BIN Size 20 Piombatura: 3 giri dietro la testina Testina: Tungsteno Black Filo: Uni Trico Coda: 3 microfibbets (allargate) Corpo: 1° tratto Hends Body Quill BQ08, il restante Body Quill BQ15
(anche qui poi sostituire) Alette ; punte di CDC tagliate corte Thorace: Talpa Naturale Amo: Partridge BIN # 20 Piombatura: 3 giri dietro la testina Testina: Tungsten Black Filo: Uni Trico Coda: 3 microfibbets (allargate) Corpo: Hends Body Quill BQ32 (difficile da sostituire) Collarino: CDC 2 giri Alette: Crystal Flash corto Thorace: Orecchio di lepre. Questa è la gamma di colori per Hends Body Quill. Mi piace questo material perché si può variare il tono, variando il numero di avvolgimenti. Dona bei colori e forma. Si possono ottenere un gran numero di corpi diversi e si possono acquistare rocchetti individuali.
Missione UK Roberto Miceli
Verso metà Febbraio mi arriva una telefonata di Massimo che con il suo solito fare scanzonato mi dice: “che ne diresti di andare a fare l’apertura a fine Marzo sul fiume Wharf nello Yorkshire?”
Colto alla sprovvista, il mio cervello parte con una rapidissima revisione degli impegni, principalmente familiari e lavorativi…ma appena prima di bollare, mi viene in mente di chiedere:” come mai proprio lì?”…Mangiata la foglia, Massimo mi spiega che è in progetto un corso di lancio per i nostri amici inglesi Philip Bailey e Rob Smith, già affermate guide di pesca ed esperti moschisti, con l’obiettivo di formarli in modo da rappresentare FFM in UK e poter essere un valido aiuto per i futuri corsi in programma sul territorio britannico. Inoltre sarebbe stato con noi anche Steve Parkes, noto costruttore di canne (il suo brand è Atom Six), che stava proprio lavorando su delle canne pensate e progettate per la nostra tecnica di lancio. Le date, poi, sarebbero coincise proprio con l’apertura della pesca alla trota sul fiume
Wharf, e in particolare, in una giornata, saremmo dovuti essere ospiti del prestigioso Appletreewick Barden & Burnsall Angling Club, che gestisce il fiume. Ovviamente l’idea mi è apparsa così, ancora più allettante: la possibilità di stare con degli amici, Philip era già stato con noi per un bellissimo corso sull’Astico, vedere un posto nuovo, provare delle canne eccezionali e dulcis in fundo….poter pescare! Non c’è voluto molto ad ottenere il mio assenso e così, sistemati gli impegni e prenotati rapidamente i biglietti, siamo già al 24 marzo pronti per la partenza, direzione Yorkshire! Per fortuna il volo è diretto e in 3 ore scarse, in serata siamo a Leeds. Un sonno ristoratore e la mattina alle 8.00, ci viene a prendere Philip. C’è una mezz’ora di strada da dove siamo noi al fiume Wharf,
purtroppo per un paio di giorni ancora non potremo bagnare le code, ma dal terzo giorno ci sarà l’apertura della pesca con ciò che ne consegue…. Il paesaggio che si apre nel nostro breve tratto in macchina è meraviglioso, subito fuori dal paese è un susseguirsi di prati e vegetazione che si sta predisponendo all’esplosione primaverile. Ciò che immediatamente mi colpisce è l’ordine, la perfetta geometria dei campi delimitati da chilometri di suggestivi muretti a secco, retaggio ed eredità del passaggio dell’Impero Romano. Si incontrano interi greggi di pecore con gli agnellini, conigli selvatici, e cosa che mi ha colpito, in ogni campo, ho visto
almeno un fagiano intento a cibarsi, per nulla intimorito dal passaggio di macchine o pedoni. Arrivati sul posto, iniziamo subito gli allenamenti, Philip (Bob per un problema arriverà solo nei giorni successivi), dopo essersi scaldato e tolto un po’ di ruggine, dimostra di aver incamerato i rudimenti della nostra tecnica appresi nel corso precedente. Bisogna pensare che lo stile anglosassone è totalmente diverso dal nostro, in quanto le esigenze di pesca che l’ambiente propone differiscono in parte dalle nostre. Come sempre conoscere una tecnica diversa, può essere un’arma in più, e questo Philip, da buon pescatore, lo ha capito vedendoci pescare in Astico, da qui la sua grande curiosità e il desiderio di imparare e approfondire la nostra tecnica, ideale per spazi angusti e acque veloci…ma non solo. I primi due giorni, scorrono rapidi, ci alleniamo molte ore anche con un tempo non proprio generoso, ma l’allievo ri-
sponde e siamo soddisfatti…anche il nostro inglese, così come il lancio di Philip, comincia ad essere più fluido, ed i risultati si vedono. Nel frattempo, alla compagnia si è unito Steve, ci ha portato diverse canne, di diverse dimensioni, da provare. Quello che mi ha subito colpito delle canne di Steve è la cura nei dettagli, la bellezza delle rifiniture. Ogni canna è un piccolo gioiello e diciamo che se l’abito non fa il monaco, in questo caso, si può smentire il detto. Le canne a mio modo di vedere sono degli ottimi attrezzi, l’azione, la rapidità e tutte le richieste da noi fatte, in particolare da Massimo, sono state esaudite, al limite della puntigliosità. Si discute su ulteriori micrometriche modifiche, ma il prodotto c’è ed è veramente valido. Tornando a noi, stanchi ma soddisfatti, ci concediamo una birra in un pub, in attesa di una ricca cena in un locale tipico. Non facciamo tardi, il giorno dopo
saremo ospiti dell’Appletreewick Barden & Burnsall Angling Club, per l’apertura della loro stagione di pesca e in particolare parteciperemo alla loro tipica English Breakfast per darsi il bentrovati e l’in bocca al lupo per la stagione che inizia. Così la mattina, puntuali, ci ritroviamo al Red Lion, una bella costruzione in pietra in cui si può mangiare e dormire; qui
troviamo una compagnia cordiale e incuriosita da questi due italiani che pescano con cannette striminzite e code impalpabili. Il ghiaccio si rompe subito e tra uova, bacon, black pudding e toasts si conversa amabilmente di pesca, di tecnica e di fiumi. Mi sono spesso guardato intorno, trovandomi a pensare, che sebbene le abitudini siano differenti, in fondo un pescatore a mosca resta tale indipendentemente dalla sua nazionalità. Gli entusiasmi nei racconti, le foto dei pesci, descritti come “leggendari”, le mosche segrete e “serial killer”, sono caratteristiche comuni e cosmopolite.
E’ facile capire, quindi, come facilmente ci si possa sentire a proprio agio ed integrare, anche con persone che hanno abitudini e a volte modi di pensare distanti dai nostri. Tornando alla nostra colazione, subito dopo il discorso inaugurale del presidente, la compagnia si è sciolta per dare inizio alla pesca. Diversi pescatori, incuriositi dal nostro modo di pescare, si sono avvicinati a noi sul fiume, colpiti non solo dalla nostra differente gestione delle attrezzature, ma anche dalle catture che si sono susseguite! Due parole sul corso d’acqua sono doverose, il club ha in gestione sette miglia di questo bel fiume di fondovalle. Al solo guardarlo ispira serenità, scorre placido tra rive erbose e boschetti, e pescando, si è circondati da agnellini e conigli selvatici che si inseguono…quasi paradisiaco. L’acqua ha il classico colore ruggine di molti fiumi inglesi e scozzesi, l’ampiezza del fiume va dai 10 ai 30 mt e la corrente è lenta con qualche piana un po’ più briosa. Sono presenti trote fario e temoli. Un fiume diverso dai nostri torrenti del centro Italia o alpini in cui siamo abituati a pescare. Nella giornata in cui abbiamo pescato, nelle ore centrali, complice un bel sole primaverile, abbiamo assistito a timide schiuse di effimere, con conseguenti bollate e catture di magnifiche trote fario dalla livrea meravigliosa e dalle pinne
ben sviluppate. La giornata è proseguita tranquilla tra sfottò e catture. Abbiamo torchiato Philip anche sul fiume facendolo esibire in lanci antidragaggio….e dopo tanta fatica, ha avuto la soddisfazione di ottenere il primo meritato brevetto FFM-UK!!!! Complimenti Philip! La nostra missione è compiuta, siamo soddisfatti e appagati, abbiamo un nuovo istruttore, nuove attrezzature, abbiamo conosciuto persone speciali e pescato in un ambiente meraviglioso ricco di pesci da favola, di più non potremmo chiedere….. Un grande grazie a Philp, Bob e Steve, per la compagnia, l’ospitalità e la loro amicizia! A questo punto direi che è il momento di concludere, non mi resta che darvi appuntamento alla prossima avventura nello Yorkshire!!