Programma di sala Food Opera Forèst | Saalprogramm Food Opera Forèst

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Forèst Food Opera

di | von Matteo Franceschini Libretto Volodia Serre

Prim a a ssoluta u r a u ff ü h r u n g

16 . 04 . 15 ORE 20.00 UHR 17 . 04 . 15 ORE 18.30 + 20.30 UHR 18 . 04 . 15 ORE 18.30 + 20.30 UHR 19 . 04 . 15 ORE 16.30 + 18.30 + 20.30 UHR


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Forèst Food Opera

di | von Matteo Franceschini Libretto Volodia Serre Prim a a ssoluta u r a u ff ü h r u n g

16 . 04 . 15 ORE 20.00 UHR 17 . 04 . 15 ORE 18.30 + 20.30 UHR 18 . 04 . 15 ORE 18.30 + 20.30 UHR 19 . 04 . 15 ORE 16.30 + 18.30 + 20.30 UHR

Palcoscenico, Sala Grande | Bühne, Großer Saal Durata | Dauer ca. 65 min senza intervallo | ohne Pause

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Forèst Food Opera in quattro stagioni, un prologo e un epilogo Food Opera in vier Jahreszeiten mit Prolog und Epilog di | von Matteo Franceschini Libretto Volodia Serre Prima rappresentazione | Uraufführung 16.04.2015 Teatro Comunale di Bolzano | Stadttheater Bozen Commissione | Auftragswerk Fondazione Orchestra Haydn di Bolzano e Trento | Stiftung Haydn Orchester von Bozen und Trient Editore | Herausgeber Casa Ricordi, Milano Regia | Regie Volodia Serre Creazione menu | Menükreation Alessandro Gilmozzi Scene e costumi | Bühnenbild und Kostüme Mathias Baudry Visual Design Luca Franceschini, Andrea Franceschini Light Design Kévin Briard Interpreti | Besetzung Soprano | Sopran Laura Catrani Basso | Bass Nicholas Isherwood Attore | Schauspieler Clément Bresson Fisarmonica | Akkordeon Pierre Cussac Violoncello Leo Morello Live electronics Matteo Franceschini

Produzione | Produktion Fondazione Orchestra Haydn di Bolzano e Trento | Stiftung Haydn Orchester von Bozen und Trient Coproduzione | Koproduktion Festival Paris quartier d’été, Neue Oper Wien Partner ARCAL – compagnie nationale de théâtre lyrique et musical, Podere Provinciale Cantina Laimburg | Landesweingut Laimburg Con il sostegno di | Mit Unterstützung von Provincia Autonoma di Trento Direttore di scena | Inspizienz Sandro Pasqualetto Ingegnere del suono | Tonmeister Davide Zuccotti Datore luci | Stellwerk Mario Zanella Tecnico video, audio, luci | Video-, Ton- und Lichttechnik Erwin Canderle Attrezzista | Requisite Serena Ghiglia Trucco | Maske Gudrun Pichler Sartoria | Schneiderei Kali Fortin Vestitrice | Garderobe Elisabetta Starita Consulenza allestimento | Technische Beratung Gian Carlo Turato, Pasquale Quaranta Realizzazione scene | Bühnenbau Fondazione Teatro Comunale e Auditorium Bolzano | Stiftung Stadttheater und Konzerthaus Bozen (Gian Carlo Turato, Peter Bamhackl, Gianluca Cucco, Mauro Mannella, Andrea Rizzi, Andrea Zampolli), Stefano Giaier Servizi tecnici | Technik Fondazione Teatro Comunale e Auditorium Bolzano | Stiftung Stadttheater und Konzerthaus Bozen

Progetto finalista | Finalist FEDORA Rolf Liebermann Prize for Opera 2014

Noleggio materiali audio e luci | Verleih Licht- und Audiomaterial Maffeiservice Catering Ristorante El Molin – Cavalese Uno speciale ringraziamento a | Ein besonderer Dank an Françoise Goddard

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Foto | Probenfotos: Claudia Corrent

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Un’opera per tutti i sensi. La passione per la cucina ha spinto il compositore Matteo Franceschini a intraprendere un percorso per la creazione di un’opera che avesse come tema il cibo. Nasce così l’idea della prima food opera. Con Forèst Franceschini crea un’opera multisensoriale nella quale, accanto agli elementi visivi e acustici, viene presentata l’esperienza del gusto. L’arte culinaria assume così la stessa valenza della musica e della scenografia. Ragion per cui, accanto a Matteo Franceschini e al regista Volodia Serre, troviamo fra gli autori lo chef stellato Alessandro Gilmozzi. Il progetto vuole abbinare e fondere impressioni sensoriali da un lato e forme d’espressione differenti dall’altro: suoni, sapori, immagini e colori si incontrano per dare vita a qualcosa di nuovo. Il punto di partenza è il noto sonetto Correspondances contenuto nella raccolta I fiori del male di Baudelaire. Il poeta, avvalendosi di sinestesie, enuncia la propria visione del mondo e trova corrispondenze tra gli elementi della natura. Come in My Way to Hell (Electropera, 2010), anche in Forèst il librettista Volodia Serre si ispira a rinomati autori fra i quali Dante, Thoreau, Shakespeare, Ibsen e Ovidio. Accanto ai capolavori letterari sono fonte di ispirazione anche i sapori del “bosco” di

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Alessandro Gilmozzi: nel menu dello chef della Val di Fiemme si trovano ingredienti insoliti come aghi di abete, cristalli di resina e licheni. Il bosco è – insieme all’esperienza sinestetica – la cornice dell’opera, la scena madre. La trama, suddivisa in quattro stagioni, conduce lo spettatore attraverso la foresta in un viaggio visionario e onirico. Il titolo Forèst non è inteso soltanto nella sua accezione più immediata, ma consente varie interpretazioni: nel dialetto trentino forèst significa estraneo, straniero. E, tematicamente, l’opera si orienta in entrambe queste direzioni. Il pubblico – 50 spettatori a recita – prende posto all’interno di una installazione, una “camera del suono” circolare, in cui vengono proiettati video che trasformano la scenografia. In scena due cantanti, un attore, un fisarmonicista e un violoncellista. Matteo Franceschini in persona realizza la componente dei live electronics.

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Foto | Probenfotos: Claudia Corrent

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Oper hören. Oper sehen. Oper schmecken. Oper riechen. Seine Leidenschaft, das Kochen, bewog den Komponisten Matteo Franceschini vor vier Jahren dazu, sich an ein Opernprojekt zum Thema Essen zu wagen. Die Idee zur ersten Food Opera war geboren. Mit Forèst schuf Franceschini eine Aufführung für die Sinne, in der neben dem visuellen und auditiven Erleben vor allem die gustatorische Erfahrung im Zentrum steht. Der Kochkunst kommt in Forèst dieselbe Bedeutung zu wie der Musik und dem Bild. Sie ist nicht Beiwerk, sondern der Protagonist der Aufführung. Neben Franceschini und dem Regisseur Volodia Serre zeichnet daher auch der Sternekoch Alessandro Gilmozzi für die Aufführung verantwortlich. Das Opernprojekt verschreibt sich der Verbindung und Verschmelzung der Sinneseindrücke einerseits und der verschiedenen künstlerischen Ausdrucksformen anderseits: Klänge, Geschmäcker, Formen und Farben treffen aufeinander und lassen Neues entstehen. Als Ausgangspunkt dient eines der berühmtesten Werke der Synästhesie-Literatur, Baudelaires Sonett Correspondances (Entsprechungen). Der Dichter legt darin seine synästhetischen Anschauungen offen und beschreibt das sinnliche Erleben der Natur. Wie bereits in My Way to Hell (Electropera, 2010) ließ sich der Librettist Volodia Serre auch in Forèst von großen Autoren wie Dante, Thoreau, Shakespeare, Ibsen

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und Ovid beeinflussen. Neben literarischen Meisterwerken dienten vor allem Alessandro Gilmozzis außergewöhnliche „Wald“-Gerichte als Inspiration. Auf der Speisekarte des Sternekochs aus dem Fleimstal finden sich ungewöhnliche Zutaten wie Fichtennadeln, Harzkristalle und Islandmoos. Der Wald ist – neben dem synästhetischen Erlebnis – das verbindende Element der Oper, der Schauplatz sozusagen. Die in vier Jahreszeiten gegliederte Handlung führt den Zuschauer durch den Wald auf eine imaginäre Reise. Der Titel Forèst ist nicht nur der offenkundigen Bedeutung geschuldet, sondern lässt mehrere Lesarten zu. Forèst bedeutet im Trentiner Dialekt forestiero (Fremder), der Mensch, der sich von der Natur immer mehr entfremdet. Thematisch orientiert sich die Oper an diesen beiden entgegengesetzten Bedeutungsinhalten. Das Publikum – 50 Zuschauer pro Vorstellung – nimmt in einer Klangraum-Installation Platz, eine Art Lichtung, die mit Videos bespielt wird und das Bühnenbild formt. Auf der Bühne stehen zwei Sänger, ein Schauspieler, ein Akkordeonist und ein Violoncellist. Matteo Franceschini bedient die Live-Elektronik.

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La vicenda L’opera, preceduta da un prologo e seguita da un epilogo, consta di quattro quadri, ispirati alle quattro stagioni e ai quattro elementi, con un’attenzione particolare ai loro aspetti territoriali e alle loro possibili rappresentazioni gastronomiche. A condurre il viaggio è un’esperta guida, che farà incontrare quattro donne (una madre, una donna-acero, una donna-cechoviana, una donna-ribelle: tutte interpretate da un soprano) e quattro uomini (un padre, un uomo-cechoviano, un uomo-cervo, un uomo-appollaiato: affidati a un basso). Nel prologo, la Guida invita il pubblico a entrare in quella che per ora è solo una “selva oscura”: lo fa servendosi di immagini tratte da Dante, Henry David Thoreau e Anton Cˇechov. Seguono istruzioni sul modo di prepararci agli assaggi gastronomici offerti a ogni spettatore nell’apposito kit.

La primavera La primavera è annunciata dallo scrosciare dell’acqua di una cascata. La Guida invita a risvegliare gli echi sopra il suono dell’acqua. È il primo contatto che la Guida fa recuperare con la natura nei suoi fenomeni ancestrali; a cominciare dall’acqua fresca da cavare dalla bisaccia e da bere. Passa quindi a introdurre il primo episodio: il picnic di una coppia con i suoi bambini. La loro esperienza diventa l’occasione per riprovarla in scena: un olio speciale preparato aggiungendo i sapori di erbe e fiori di campo. È il primo assaggio. La Guida ci ricorda il lungo tempo che i nostri antenati dedicarono a gustare l’acqua e i sapori del bosco, fino a farne manifestazioni sacre, altrettante Fonti di Castalia. La Natura è un tempio…, ripete con le parole di Baudelaire. La bufera scaccia l’acqua e si apre a noi il secondo episodio.

L’estate L’estate è la stagione dell’aria, che nelle malghe si va a cercare fresca. Senza dimenticare il buon vino. Un sorso di vino per preparare il secondo assaggio, ravioli al formaggio. Con un’importante raccomandazione, da ripetere ogni volta che si assaggia un cibo: “Mai inghiottire senza assaporare!”. Lo spettatore lo prova subito, assaggiando in successione tre ravioli ripieni di formaggi con tre diverse stagionature che lo accompagnano a ritroso nel tempo. Si affaccia tra i rovi la prima donna, che tanto vorrebbe identificarsi con quell’acero degli Indiani d’America, incapace di annoiarsi grazie al vento che lo fa fremere. La Guida sa come deliziosamente scrocchiano i suoi semi sotto i denti. Tutto suona come un inno alla natura incontaminata.

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L’autunno Il bramito di un cervo fa capire che si apre una scena di caccia. L’animale è assimilato ad Atteone, altra figura della mitologia greca, che nel corso di una battuta di caccia provocò l’ira di Artemide, dea dell’arte venatoria, quando la sorprese mentre faceva il bagno insieme alle sue compagne all’ombra della selva. La dea trasformò il giovane in un cervo. L’umanizzazione del cervo innesca una questione sempre più viva oggi: “Quale diritto hanno gli esseri umani di uccidere gli animali?”, protesta la donna ribelle. La Guida prende le distanze dalle preoccupazioni dei due animalisti e riporta in primo piano la componente radicale della vicenda, la cucina, consentendo agli spettatori stessi di scegliere tra la carne di cervo e quella di trota marmorata.

L’inverno La stagione, e il freddo portato dal vento del nord, è introdotta con l’immagine evocata dalla celebre poesia di Jacques Prévert: Le foglie morte. La Guida sembra voler riscattare i rapporti che l’uomo moderno ha nei confronti della natura, quando rivendica il diritto degli uomini a nutrirsi di carne. “Abbattere un animale o un albero non equivale a dire che io appartengo allo stesso mondo?” Ossia, siamo cacciatori proprio come lo sono gran parte degli animali. Rivendica in altre parole l’originaria “barbara” natura dell’uomo, sulla scorta della Scienza nuova di Giambattista Vico. Cade la neve, che invita a godere del tepore di casa: una casa sullo specchio d’acqua; e lo sguardo corre all’audace casa sulla cascata di Frank Lloyd Wright, il grande architetto americano. Anche la sua costruzione rimanda allo stato di natura: l’ambiente boschivo è stato rispettato, l’acqua scorre libera come prima. La casa è “un santuario per l’uomo dentro la natura, un santuario per la natura dentro l’uomo”. E nella natura ritroviamo gli elementi originari della nostra alimentazione.

Bozzetto | Kostümentwurf: Mathias Baudry

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Die Handlung Die zwischen Prolog und Epilog eingebettete Oper ist in vier Bildern unterteilt. Jedes davon lehnt sich an eine der vier Jahreszeiten und eines der vier Elemente an, indem spezielle regionale Zusammenhänge und die vielfältigen damit einhergehenden kulinarischen Ausformungen besonders in den Vordergrund gerückt werden. Durch das Programm führt ein Reiseleiter mit langjähriger Erfahrung, der vier Frauen (die Mutter, die Ahorn-Frau, die Tschechowianerin, die Rebellin: alle von einer Sopranstimme gesungen), jeweils mit einem der vier Männer (der Vater, der Tschechowianer, der HirschMann, der Kauernde: gesungen von einem Bass) zusammenführt. Im Prolog lädt der Reiseleiter das Publikum ein, ihm auf die Bühne zu folgen, in einen dantesken „dunklen Wald“. Dabei greift er immer wieder Bilder von Dante, Henry David Thoreau und Anton Tschechow auf. Anschließend führt er die Zuschauer, die eine Tasche mit verschiedenen Häppchen mitbekommen haben, an diese Köstlichkeiten heran.

Der Frühling Angekündigt wird der Frühling durch das Tosen eines Wasserfalls. Der Reiseleiter erweckt das Echo am Klang des Wassers und verweist zum ersten Mal auf die Natur und deren Phänomene, ausgehend vom Trinkwasser in der Tasche. Dann führt er in die erste Szene ein, in der ein Paar mit seinen Kindern picknickt. Diese Szene soll das Publikum dazu anregen, die erste Kostprobe, eine Olivenölkugel mit Bergkräutern zu sich zu nehmen. Der Reiseleiter erinnert daran, wie unsere Vorfahren das Wasser und andere Nahrungsmittel, die der Wald hergab, mit Genuss verzehrten und daraus sogar heilige Handlungen, Kastalische Quellen entstanden. Er zitiert Baudelaire: Die Natur ist ein Tempel… Der Sturm vertreibt das Wasser und es beginnt die zweite Szene.

Der Sommer Der Sommer steht im Zeichen der Luft, auf Almen sucht man nach Abkühlung und Frische. Die Zuschauer verkosten den Wein. Vor dem Essen wird geraten: „Nichts schlucken, ohne vorher zu verkosten!“ Dann werden die drei Ravioli, gefüllt mit Almkäse in unterschiedlichen Reifegraden, gegessen und der Zuschauer wird in die Vergangenheit entführt… Aus Brombeersträuchern erscheint eine Frau, die sich mit einem Ahornbaum identifiziert, Symbol der Indianer Nordamerikas, der sich dank des Windes, der ihn erzittern lässt, nie langweilt. Der Reiseleiter weist darauf hin, dass sich der Klang, beim Aufknacken der Samen des Ahornbaumes, anhört wie eine Hymne an die unberührte Natur.

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Der Herbst Das Röhren eines Hirsches leitet eine Jagdszene ein. Das Tier symbolisiert Aktaion, eine Figur aus der griechischen Mythologie. Aktaion war auf der Jagd und überraschte Artemis mit ihren Freundinnen beim Baden im Wald. Dies erzürnte die Göttin dermaßen, dass sie ihn in einen Hirsch verwandelte. Die Vermenschlichung des Hirsches führt zu einer noch immer aktuellen Frage: „Mit welchem Recht töten Menschen Tiere“, protestiert eine rebellische Frau. Den Reiseleiter lassen die Sorgen kalt und er wendet sich dem Essen zu. Er lässt den Zuschauer zwischen Hirschfleisch und marmorierter Forelle wählen.

Der Winter Der kalte Nordwind bringt uns den Winter, eingeführt wird diese Jahreszeit vom Gedicht Das trockene Laub von Jacques Prévert. Der Reiseleiter will den Umgang des modernen Menschen mit der Natur rechtfertigen, indem er auf das Recht des Menschen verweist, sich von Fleisch zu ernähren. „Ein Tier zu töten oder einen Baum zu fällen, bedeutet das nicht auch, dass ich derselben Welt angehöre?“ Wir sind, wie die meisten Tiere, Jäger. Er nimmt damit Bezug auf die ursprünglich „barbarische“ Natur des Menschen anhand der Scienza Nuova von Giambattista Vico. Es fällt Schnee. Ein Haus spiegelt sich im Wasser und der Blick fällt auf das Anwesen Fallingwater von Frank Lloyd Wright, dem amerikanischen Architekten, dessen Bauwerk im Einklang mit der Natur steht. Beim Bau wurden der Wald und der Lauf des Wassers respektiert. Fallingwater, ein „Heiligtum für den Menschen in der Natur, ein Heiligtum für die Natur im Menschen“. Und in der Natur finden wir auch die ursprünglichen Zutaten unserer Nahrung.

Bozzetto | Kostümentwurf: Mathias Baudry

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Musica e concetto | Konzept und Musik

Matteo Franceschini Nato a Trento nel 1979, Matteo Franceschini si è diplomato in composizione sotto la guida di Alessandro Solbiati presso il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano. Perfezionatosi con Azio Corghi presso l’Accademia Nazionale Santa Cecilia di Roma, ha poi frequentato il Cursus Annuel de Composition et d’Informatique Musicale presso l’IRCAM di Parigi. Premiato in diversi concorsi, ha presentato i suoi lavori in vari festival internazionali, tra cui la Biennale di Venezia, e in teatri rinomati tra i quali la Scala di Milano. È compositore in residenza all’Orchestre National d’Île de France, all’Accademia Filarmonica Romana e presso ARCAL, Compagnie Nationale de Théâtre Lyrique et Musical di Parigi. Nel 2011 è stato ospite al Teatro Comunale di Bolzano con l’opera My Way to Hell. Matteo Franceschini wurde 1979 in Trient geboren. Seine musikalische Ausbildung in Komposition machte er bei Alessandro Solbiati am Konservatorium Giuseppe Verdi in Mailand. Er perfektionierte sein Studium bei Azio Corghi an der Accademia Nazionale Santa Cecilia in Rom. Anschließend besuchte er den Cursus Annuel de Composition et d’Informatique Musicale am IRCAM in Paris. Franceschini erhielt zahlreiche Auszeichnungen. Seine Arbeiten wurden auf internationalen Festivals (u. a. der Biennale von Venedig) und an großen Theaterhäusern, wie der Mailänder Scala, gezeigt. Er ist Composer in Residence am Orchestre National d’Île de France, an der Accademia Filarmonica Romana, am ARCAL, Compagnie Nationale de Théâtre Lyrique et Musical von Paris. Im Stadttheater Bozen war er 2011 mit seiner „Electropera“ My Way to Hell zu Gast.

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Foto: Carlo Baroni


Foto | Probenfotos: Claudia Foto: Corrent Bettina Stoess

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Libretto e Regia | Libretto und Regie

Volodia Serre Dopo aver completato gli studi al Conservatoire National Supérieur d’Art Dramatique di Parigi nel 2001, Volodia Serre ha proseguito la carriera di attore dedicandosi al contempo ai propri progetti come regista. La sua prima creazione è stata Le Suicidé, di Nikolaï Erdman, presentato nel 2008 al Théâtre Romain Rolland di Villejuif, al Théâtre 13 di Parigi e in tournée. Successivamente ha diretto Tre sorelle di Cˇechov al Théâtre de l’Athénée Louis-Jouvet a Parigi nel 2011/2012 e l’adattamento del romanzo di Goncˇarov, Oblomov, presso la Comédie Française nel 2013. Nel 2011 ha lavorato con Matteo Franceschini alla messa in scena dell’opera My Way to Hell, della quale è librettista. Nach seinem Studium in Paris am Conservatoire National Supérieur d’Art Dramatique war Volodia Serre als Schauspieler in Frankreich tätig. Daneben widmete er sich auch anderen Regieprojekten. Sein Debüt als Regisseur feierte er mit Le Suicidé von Nikolaï Erdman, aufgeführt wurde das Stück 2008 am Romain Rolland di Villejuif und am Théâtre 13 in Paris. Er inszenierte das Theaterstück Drei Schwestern von Tschechow am Théâtre de l’Athénée Louis-Jouvet in Paris. 2013 zeichnete er verantwortlich für die Regie in Oblomow von Gontscharow an der Comédie-Française. Im Jahr 2011 schrieb er das Libretto zur Oper My Way to Hell und zeichnete für die Regie verantwortlich.

Foto: Sarah Robine Légende

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Chef stellato | Sternekoch

Alessandro Gilmozzi Alessandro Gilmozzi è uno dei più quotati chef italiani, specialista di piatti che prendono forma e gusto dai sapori del bosco: una cultura acquisita alla corte di nomi come Michel Bras e Alain Ducasse. A Cavalese, sperimenta da più di vent’anni materie prime inusuali, come i licheni, o perfeziona le ricette antiche che hanno perso un po’ di smalto. La sua è una cucina che profuma di affumicatura, di erbe dei boschi, di capanna da caccia. Queste conoscenze si sposano ad hoc con il nuovo, con le tecniche di cucina più avanzate: cucina molecolare, cotture a bassa temperatura, l’uso creativo del fumo, l’avvicinamento primordiale fra il fuoco, il legno e la carne. Alessandro Gilmozzi ist einer der erfolgreichsten Sterneköche Italiens. Sein Handwerk lernte er bei Meisterköchen wie Michel Bras und Alain Ducasse. Gilmozzi vereint in seinen Rezepten die Aromen des Waldes. Seit über 20 Jahren experimentiert er in Cavalese mit ungewöhnlichen Zutaten wie Flechten und Harzen; er überarbeitet alte Rezepte und verleiht diesen neuen Glanz. In seiner Küche duftet es nach Geräuchertem, nach Waldkräutern und nach Jagd. Er verschreibt sich zum einem dem archaischen Kochen und bereitet Gerichte auf einfache, elementare Weise mit Feuer, Glut und dem Geruch von Rauch zu, zum anderen bereichert er seine traditionellen Rezepte mit modernsten Kochtechniken, wie etwa der Molekularküche.

Foto: Andrea Bernasconi

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Scene e costumi | Bühnenbild und Kostüme

Mathias Baudry Diplomato in scenografia presso l’École supérieure des arts décoratifs di Strasburgo nel 2002, ha lavorato inizialmente come aiuto scenografo, in particolare di Pierre-André Weitz. Nel 2003 ha incontrato la regista Sophie Rousseau e ha firmato da quel momento le scenografie e i costumi di numerosi spettacoli della compagnia “La môme”, oltre che de Il castello di Cène di Bernard Noël, regia di Wissam Arbache. Nel 2007 ha iniziato a collaborare con la regista Julie Bérès e nel 2011 con la compagnia “En Attendant”. Ha lavorato con il regista e direttore del TJP Renaud Herbin, per Actéon Miniature (2013) e Profils (2015). Ha firmato poi le scenografie e i costumi delle opere dirette da Jean de Pange e de L’enfant et la nuit di Franck Villard, regia di Olivier Balazuc. Attualmente lavora ai progetti scenografici di Du temps que les arbres parlaient di Yves Lebeau. Nach seinem Abschluss an der École supérieure des arts décoratifs in Straßburg im Jahr 2002 arbeitete Baudry zunächst als Assistent, darunter vor allem für den Bühnenbildner Pierre-André Weitz. 2003 begegnete er der Regisseurin Sophie Rousseau und zeichnete seitdem für zahlreiche Bühnenbilder und Kostüme des Ensembles „La môme“ verantwortlich, außerdem für Le château de Cène von Bernard Noël, Regie Wissam Arbache. 2007 begann seine Zusammenarbeit mit der Regisseurin Julie Bérès und im Jahr 2011 mit dem Ensemble „En Attendant“. Zudem arbeitete er mit dem Regisseur und Leiter des TJP Renaud Herbin für die Produktionen Actéon Miniature (2013) und Profils (2015) zusammen. Danach trug er Bühnenbilder und Kostüme zu den Inszenierungen von Jean de Pange bei, sowie zu L‘ enfant et la nuit von Franck Villard, Regie von Olivier Balazuc. Zurzeit arbeitet er an einem Bühnenbildprojekt zu Yves Lebeaus Du temps que les arbres parlaient.

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Soprano | Sopran

Laura Catrani Laura Catrani, dopo essersi diplomata in canto e in musica vocale da camera presso il Conservatorio Verdi di Milano, si è specializzata nel repertorio barocco e settecentesco e nella musica del novecento e contemporanea. Ha cantato in diversi teatri e istituzioni musicali, tra i quali La Scala di Milano, il Teatro Regio di Torino, Il Teatro Carlo Felice di Genova, il Festival Milano Musica. Ha interpretato numerose esecuzioni di compositori come Luciano Berio (Sequenza III) e Giacomo Manzoni e di opere in prima assoluta quali quelle di Azio Corghi (Il dissoluto assolto, Teatro alla Scala di Milano), Alessandro Solbiati (Leggenda, Teatro Regio di Torino), Silvia Colasanti (La metamorfosi , Maggio Musicale Fiorentino) e Matteo Franceschini (Il gridario, La Biennale di Venezia). Laura Catrani spezialisierte sich nach ihrem Abschluss in Musik und Gesang am Konservatorium Verdi in Mailand zum einen auf Barockmusik und die Musik des 18. Jahrhunderts, und zum anderen auf die Musik des 20. Jahrhunderts bis heute. Ihre Stimme war bereits auf vielen renommierten Bühnen zu hören, unter anderem an der Mailänder Scala, dem Teatro Regio di Torino, dem Teatro Carlo Felice di Genova oder beim Festival Milano Musica. Sie interpretierte viele Male die Werke von Komponisten wie Luciano Berio (Sequenza III) oder Giacomo Manzoni. Auch bei diversen Uraufführungen wie Azio Corghis Il dissoluto assolto (Mailänder Scala), Alessandro Solbiatis Leggenda (Teatro Regio di Torino), Silvia Colasantis La metamorfosi (Maggio Musicale Fiorentino) oder Matteo Franceschinis Il gridario (Biennale von Venedig) wirkte die Sängerin mit.

Foto: Chico De Luigi

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Basso baritono | Bass-Bariton

Nicholas Isherwood Dopo aver esordito sulle scene nel ruolo di Lucifero in Donnerstag aus Licht di Karlheinz Stockhausen alla Royal Opera House all’età di 25 anni, Nicholas Isherwood ha cantato nei principali teatri del mondo. Ha collaborato con compositori come Sylvano Bussotti, Elliott Carter, George Crumb, Hans Werner Henze, Mauricio Kagel, György Kurtág, Steve Lacy, Olivier Messiaen, Giacinto Scelsi, Karlheinz Stockhausen e Iannis Xenakis e si è esibito in un ampio repertorio che comprende la musica medievale e rinascimentale con Joel Cohen, la musica barocca francese con William Christie, Händel con Nicholas McGegan e la musica romantica con Zubin Mehta. Ha impartito master class al CNSM di Parigi, al Mozarteum di Salisburgo e alla Stanford University. È professore di canto presso il Conservatoire National Supérieur de Musique de Lyon. Mit 25 Jahren feierte Nicholas Isherwood sein Debüt als Opernsänger am Royal Opera House in London, er verkörperte den Luzifer in Donnerstag aus Licht von Karlheinz Stockhausen. Es folgten Auftritte an den prestigeträchtigsten Opernhäusern. Er arbeitete mit Komponisten wie Sylvano Bussotti, Elliott Carter, George Crumb, Hans Werner Henze, Mauricio Kagel, György Kurtág, Steve Lacy, Olivier Messiaen, Giacinto Scelsi, Karlheinz Stockhausen und Iannis Xenakis. Isherwood verfügt über ein breites musikalisches Repertoire, das von mittelalterlicher bis zu zeitgenössischer Musik reicht. Er arbeitete u. a. mit Dirigenten wie Joel Cohen, William Christie, Nicholas McGegan und Zubin Mehta. Isherwood gab Meisterklassen am Conservatoire de Paris, am Mozarteum in Salzburg und an der Stanford University. Derzeit lehrt er Gesang am Conservatoire National Supérieur de Musique von Lyon.

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Foto: Nafez Rerhuf


Attore | Schauspieler

Clément Bresson Si è formato alla scuola del Théâtre National de Strasbourg. Ha preso parte a numerose produzioni teatrali, tra cui Tartuffe diretto da Stéphane Braunschweig, Il giardino dei ciliegi con la regia di Alain Françon, American Tabloid di James Ellroy, Improvvisamente l’estate scorsa di Tennessee Williams, Il racconto d’inverno di William Shakespeare. Al Festival di Avignone ha interpretato nel 2014 il ruolo di Hohenzollern in Le Prince de Hombourg di Kleist diretto da Giorgio Barberio Corsetti. Bresson nahm am Théâtre National de Strasbourg Schauspielunterricht. Es folgten zahlreiche Theaterproduktionen, darunter Tartuffe unter der Regie von Stéphane Braunschweig, Der Kirschgarten von Tschechow in einer Inszenierung von Alain Françon, American Tabloid von James Ellroy, Plötzlich im letzten Sommer von Tennessee Williams und Ein Wintermärchen von William Shakespeare. Auf dem Festival in Avignon 2014 spielte er, unter der Regie von Giorgio Barberio Corsetti, Graf Hohenzollern in Kleists Drama Prinz Friedrich von Homburg. 23


Fisarmonica | Akkordeon

Pierre Cussac Pierre Cussac, dopo un master al Conservatoire Supérieur de Musique et de Danse de Paris, si è laureato in musicologia all’Université Paris IV Sorbonne. Ha lavorato per l’Orchestre Philharmonique de Strasbourg, l’Orchestre National d’Île de France e l’Orchestre de l’Opéra de Reims. Si è esibito su grandi scene internazionali, tra cui Salle Pleyel, Théâtre du Châtelet, Festival Musica, Festival Berlioz, Tokyo Forum International, Philharmonie di Ljubljana, Opéra di Plovdiv, Hall di Taipei. Nach einem Master am Conservatoire Supérieur de Musique et de Danse in Paris studierte Pierre Cussac Musikwissenschaft an der Sorbonne. Daraufhin war er Mitglied im Orchestre Philharmonique de Strasbourg, dem Orchestre National d’Île de France und dem Orchestre de l’Opéra de Reims. Heute tritt er auf den großen internationalen Bühnen auf, darunter die Salle Pleyel, das Théâtre du Châtelet, das Festival Musica, das Festival Berlioz, das Tokyo Forum International, die Philharmonie von Ljubljana, das Opernhaus Plowdiw und die National Concert Hall in Taipeh. 24


Violoncello

Leo Morello Nato nel 1994, Leo Morello studia con Enrico Bronzi presso il Mozarteum di Salisburgo. Si perfeziona con Giovanni Gnocchi e Antonio Meneses. Particolarmente interessato alla musica da camera e al repertorio contemporaneo, si è esibito in festival e stagioni concertistiche come Festival di Portogruaro, Abu Dhabi Festival, Sydney Opera House, con direttori del calibro di Vladimir Ashkenazy, Michael Tilson Thomas. È membro fondatore del New Art and Music Ensemble Salzburg. Leo Morello, 1994 geboren, studiert bei Enrico Bronzi am Mozarteum in Salzburg und nahm u. a. Unterricht bei Giovanni Gnocchi und Antonio Meneses. Morello ist der Kammermusik und dem zeitgenössischen Repertoire zu getan. Er trat bei zahlreichen Festivals und Konzerten unter der Leitung großer Dirigenten wie Vladimir Ashkenazy und Michael Tilson Thomas auf, darunter das Festival di Portogruaro, das Abu Dhabi Festival, am Sydney Opera House. Er ist Gründungsmitglied des New Art and Music Ensemble Salzburg. 25


Menu

Menü

Primavera • Acqua

Frühling • Wasser

Olio e la Montagna Sfera di burro di cacao e olio con 17 tipi di erbe diverse di montagna

Olivenöl und die Berge Kugel aus Olivenöl und Kakaobutter mit 17 verschiedenen Bergkräutern

Estate • Aria

Sommer • Luft

Malga 01.02.03 Tre ravioli al formaggio di malga in tre stagionature diverse con consommé wild (sambuco, malva, achillea)

Die Alm 01.02.03 Ravioli mit Almkäse in dreierlei Reifegraden mit Wildconsommé (Holunderblüten, Malve, Schafgarbe)

Lagrein Barbagòl 2011

Lagrein Barbagòl 2011

Autunno • Fuoco

Herbst • Feuer

La Caccia Carne di cervo marinata ed essiccata, pop corn di mais e licheni di pino

Die Jagd Marinierte, getrocknete Hirschschulter mit Popcorn und Eichenmoos

La Marmorata, Islandico e Pigna Tataki di trota marmorata cotta su braci di pigna, conservata in olio e carboni di legna con islandico e una goccia di brodo wild

Die Forelle und Islandmoos Tataki von der marmorieten Forelle, auf Kiefernzapfen kurz angebraten, in Olivenöl und Holzkohle eingelegt, mit Islandmoos und Wildconsommé

Inverno • Terra Borderline Terriccio di mais e aghi di abete, crema di topinambur e miele di melo, sorbetto di larice, cristalli di resina e lichene candito

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Winter • Erde Borderline Mit Apfelblütenhonig kandierte Topinamburcreme, Lärchensorbet, Mais mit Fichtennadeln, Baumharzkristallen und Eichenmoos


Foto | Probenfotos: Claudia Corrent

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Il Podere Provinciale Cantina Laimburg L’attività vitivinicola del Podere Provinciale Cantina Laimburg mira ad interpretare fedelmente la personalità di ciascun vitigno, per esprimere al meglio le qualità peculiari del vino. La produzione propria di vini di alta qualità comprende 15 diverse varietà: tra i bianchi spiccano Pinot Bianco, Sauvignon blanc e Gewürztraminer, tra i rossi Lagrein, Pinot Nero e Schiava. I vini della Cantina Laimburg seguono due linee stilistiche: i “Vini del Podere” sono tradizionali vini d’annata dal carattere tipicamente varietale. La “Selezione Maniero”, invece, accorpa vini dalla personalità più spiccatamente individuale, in prevalenza portati a maturazione in botti di rovere oppure selezionati, i cui nomi traggono origine dalle leggende ladine delle Dolomiti.

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Das Landesweingut Laimburg Das Landesweingut Laimburg verfolgt beim Rebbau und bei der Weinbereitung den Grundsatz, sich in den Charakter der Rebe hineinzufühlen und ihre besten Eigenschaften zu entfalten. Das Spektrum der Weine aus den Trauben der betriebseigenen Weinberge umfasst 15 Sorten: Weißburgunder, Sauvignon Blanc und Gewürztraminer sind die Hauptsorten bei den Weißweinen, Lagrein, Blauburgunder und Vernatsch bei den Rotweinen. Die Weine des Landesweinguts folgen zwei Weinstilistiken: Die „Gutsweine“ sind traditionelle, rebsortentypische Jahrgangsweine. Die Weine der „Burgselektion“ sind individuelle, vorwiegend im Eichenholzfass ausgebaute oder selektionierte Weine, deren Namen auf die ladinische Sagenwelt der Dolomiten zurückgehen.

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Il Lagrein Riserva Barbagòl 2011 Grazie alla maturazione in barrique, il Lagrein Riserva Barbagòl riesce ad esprimere il suo forte carattere ed i suoi tannini fini. Inizialmente morbido, poi ben strutturato e robusto con un finale persistente e piacevolmente tannico, il Lagrein Riserva ammalia i sensi come faceva lo stregone Barbagòl delle leggende dolomitiche.

Der Lagrein Riserva Barbagòl 2011 Der Lagrein Riserva Barbagòl entfaltet, durch die Reifung im Barrique gebändigt, seine feinen Tannine. Samtig beim Eintritt, kompakt und kräftig im Mittelbereich und lang anhaltend mit feiner Herbe im Abgang verzaubert der Lagrein Riserva genauso die Sinne wie der Hexenmeister Barbagòl in den Dolomitensagen.

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Foto: Christian Gufler


Ente organizzatore | Veranstalter Fondazione Orchestra Haydn di Bolzano e Trento | Stiftung Haydn Orchester von Bozen und Trient

Progettazione e realizzazione | Planung und Ausführung

Via Gilm | Gilmstr. 1/A

Piazza Verdi | Verdiplatz 40

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