O P E R A / O P E R
Trovatore
Il
Giuseppe Verdi MER/MI 02.12.2009 ore 20.00 Uhr Ven/FR 04.12.2009 ore 20.00 Uhr Dove/wo
teatro comunale/stadttheater
Durata/dauer ca. 180’ Lingua/Sprache
IT
sovratitoli/übertitelt
IT + DT
1999 – 2009 10 anni/10 Jahre
Il Trovatore:
dove l’impossibile è «più vero del vero» Dopo i successi dei primi anni, con la cosiddetta ‘triologia popolare’ (Rigoletto, Il Trovatore e La Traviata), Giuseppe Verdi (18131901) era ormai diventato una ‘star’ internazionale. La critica di allora e la musicologia di oggi hanno però avuto spesso problemi ad avvicinarsi al Trovatore, l’opera scritta dal compositore bussetano su libretto di Salvatore Cammarano. In realtà le tre composizioni citate, benché nate in un ristretto lasso di tempo, fanno riferimento a principi estetici diversi. Pur restando la tragedia al centro delle composizioni, esse vengono avvicinate da Verdi in modi assai diversi. Delle tre opere citate, il Trovatore soffre maggiormente di un impianto drammaturgico complesso e, per parte della critica, viene tuttora reputato ‘impossibile’ nella sua tragica casualità. Nonostante la frammentarietà dell’azione narrata dal libretto ispirato al Trovador di Garcìa Gutierrez, non v’è dubbio che Verdi riesca ugualmente nell’intento di unire con la musica ciò che la drammaturgia aveva segmentato. Il risultato, allora come oggi, è sotto gli occhi o, meglio, nelle orecchie di tutti. Il Trovatore – e non solo per «Di quella pira» o «Chi del gitano» – è a ragione tra le partiture più amate del maestro. Con essa si fissa non soltanto una nuova fase nell’evoluzione compositiva del maestro, ma si assiste anche al fenomeno della diffusione internazionale delle sue composizioni. All’indomani della prima parigina, il Courrier de Paris pubblica un’intervista a Giuseppe Verdi, parlando di lui come di un italiano «strano»: «Verdi non ama la società, fugge gli onori. […] Gli è stato offerto il posto di maestro di cappella dell’imperatore a Vienna e l’ha rifiutato: la sua arte gli basta. […] Venendo dopo Rossini, Bellini, Donizetti, egli doveva cercare di fare diversamente da quanto avevano fatto questi maestri, pena rimanere confuso nella folla dei compositori. Se ha colpito fortemente, se ha impressionato un po’ brutalmente gli spiriti, ciò era al fine di risvegliarli, al fine di suscitare la loro attenzione.» L’autore dell’articolo, Jules Lecomte, distingue tra un prima ed un dopo, due fasi nelle quali il genio di Verdi ha saputo cioè esprimersi in modo diverso, ma complementare, secondo un processo che lo avrebbe portato alla perfetta assimilazione di uno stile melodrammatico internazionale tanto da avere «nella sua seconda maniera, in Rigoletto, il Trovatore […] più grazia, più melodia, più delicatezza nell’orchestrazione, meno di quegli unisoni brillanti e strepitosi che gli sono stati tanto rimproverati» Subito dopo la prima, Il Trovatore viene visto come un’opera di svolta nel percorso verdiano. Amante dei grandi quadri e delle narrazioni articolate, il compositore italiano sembra ora concentrarsi su altri aspetti costitutivi del melodramma approdando ad un principio che egli stesso avrebbe espresso più tardi con lucida chiarezza. La narrazione, infatti, non deve essere intesa in senso vettoriale e diacronico. Non è chiamata a descrivere il vero: quella – a dire di Verdi – sarebbe semplice fotografia. L’opera, invece, è da intendere come pittura. Il melodramma è come un quadro, grazie al quale l’artista può creare un vero «più vero del vero: il verosimile». Così Manrico, Leonora, Azucena e il Conte di Luna, reputati personaggi ‘impossibili’ da parte della critica contemporanea, sono da intendere nella logica verdiana come personaggi in carne ed ossa, più veri del vero, come di lì a qualche anno avrebbe detto all’amica Clara
Maffei: «Pare che vi sia contraddizione tra queste tre parole: inventare il vero. Può darsi che [Shakespeare] si sia trovato con qualche Falstaff, ma difficilmente avrà trovato uno scellerato così scellerato come Jago, e mai e poi mai degli angioli come Cordelia, Imogene, Desdemona etc. … eppure sono tanto veri! Copiare il vero è una bella cosa, ma è fotografia, non Pittura». Durante la breve, ma intensa gestazione del Trovatore, Verdi cerca di far porre l’attenzione del librettista non tanto sul logico svolgimento della vicenda, ma sulle singole unità drammatiche che costituiscono la cifra dell’opera. Proprio la novità e la bizzarria drammaturgica costituiscono un importante punto di interesse per Verdi che scrive a Cammarano: «Ho letto il vostro programma, e voi uomo di talento e di carattere tanto superiore non vi offenderete se io meschinissimo mi prendo la libertà di dirvi: che se questo soggetto non si può trattare per le nostre scene con tutta la novità e bizzarria del dramma spagnolo è meglio rinunziarvi». Nonostante tutte le perplessità dell’ascoltatore contemporaneo, abituato a ben altro tipo di dramma musicale, il tempo avrebbe dato ragione al maestro. Nonostante le difficoltà degli esordi Il Trovatore si risolse in un successo che dura intatto sino ai nostri giorni. Il Trovatore per fare i conti in tasca a Verdi Andato in scena per la prima volta al teatro Apollo in Roma il 19 gennaio 1853, Il Trovatore ottenne immediato successo. La prima rappresentazione in un paese di lingua tedesca avvenne a Vienna l’anno seguente, mentre a Parigi il melodramma era già andato in scena. Proprio sull’onda di questo successo, Jules Lecomte in un articolo apparso sulla Gazzetta dei teatri (21 luglio 1855), racconta tra l’altro: «In dieci anni Verdi ha realizzato una di quelle fortune colossali che non si guadagnano d’ordinario che alla borsa valori. Il prezzo delle sue partiture ha preso un tale sviluppo che le sue ultime opere gli sono state pagate 60.000 franchi da Ricordi di Milano. Inoltre egli percepisce dei diritti d’autore. In Italia, ecco in quale modo si esercitano tali diritti. Un compositore fa un’opera, ne vende la partitura ad un editore e questi la noleggia a stagione per tre mesi a diversi direttori. Su questi noli Verdi si riserva la metà del prezzo: il Trovatore non si noleggia a meno di 5.000 franchi a stagione; vi sono quattro stagioni e ottanta teatri in Italia: fate i conti. Ma non tutti i teatri sono in condizione di pagare 5.000 franchi il nolo della partitura; il mestiere del compositore sarebbe troppo bello; ciò non ha tuttavia impedito al Trovatore di incassare, da parte sua, in un anno 80.000 franchi». Pari a circa 480.000 euro in moneta corrente. Il Trovatore, prima opera di Verdi ad essere eseguita in Alto Adige, venne rappresentato per la prima volta a Bolzano il 24 maggio del 1856, segno della rapida irradiazione internazionale della partitura. Giacomo Fornari
Il Trovatore:
Wenn das Unmögliche „wahrhafter ist als die Wahrheit“ Nach den Erfolgen der ersten Jahre mit Rigoletto, Il Trovatore und La Traviata – die drei Opern bilden die sogenannte „trilogia popolare“ – wurde Giuseppe Verdi (1813-1901) ein international gefeierter Star. Damals wie heute hatten Kritik und Musikwissenschaft jedoch Probleme mit dem Trovatore (Libretto von Salvatore Cammarano). Obwohl die drei oben genannten Opern in einer relativ kurzen Zeitspanne entstanden sind, liegen ihnen ganz unterschiedliche ästhetische Prinzipien zu Grunde. Wenn auch die Tragödie im Zentrum der jeweiligen Komposition steht, hat sich Verdi den drei Werken auf ganz unterschiedliche Weise genähert. Von den drei Opern ist es der Trovatore, der an einer komplexen dramaturgischen Struktur krankt, die seitens der Kritik in seiner Tragik oft als unwahrscheinlich definiert wurde. Wenn auch die Geschehnisse, die sich an das Werk El Trovador von Garcìa Gutierrez anlehnen, bruchstückhaft dargestellt werden, so ist es Verdi mit seiner Musik zweifelsfrei gelungen, die dramaturgischen Lücken zu schließen. Die Musik überzeugt gestern wie heute. Nicht umsonst zählt Il Trovatore mit Arien wie „Di quella pira“ und „Chi del gitano“ zu den beliebtesten Verdi-Opern. Die Oper markiert nicht nur den Durchbruch einer neuen, musikästhetischen Konzeption von Verdi, sondern es ist auch jene Oper, welche international so schnell wie kein anderes seiner Werke Verbreitung fand. Am Vortrag der Pariser Premiere, veröffentlichte der Courrier de Paris ein Interview mit Verdi und stellte ihn als einen „eigenartigen“ Italiener dar: „Verdi mag die Gesellschaft nicht, er entzieht sich allen Ehrbezeugungen. […] Der Kaiser von Wien hat ihm den Posten eines Kappellmeisters angeboten, den Verdi abgelehnt hat – ihm genüge seine Kunst. […] Um sich von Vorgängern wie Rossini, Bellini oder Donizetti abheben zu können und nicht in der Schwemme von Komponisten unterzugehen, muss er versuchen, andere Wege einzuschlagen. Wenn er nun einen so starken Eindruck hinterlässt und derart beeindruckt, so geschieht dies vor allem, um ihre Aufmerksamkeit auf sich zu ziehen.“ Jules Lecomte, der Verfasser des Artikels, unterschied zwischen einem Vorher und einem Nachher – zwei Phasen, in denen sich das Genie Verdis auf ganz unterschiedliche Weise ausdrückte. Beide Phasen vervollständigten sich und charakterisierten einen Prozess, der die perfekte Assimilierung Verdis an einen international üblichen melodramatischen Stil darstellt. So finde man „in Rigoletto und Trovatore […] mehr Grazie, mehr Melodie, eine größere Feinheit in der Orchestrierung und weniger jene brillanten und großartigen Unisoni, die man ihm oft vorgehalten hat.“ Gleich nach seiner Uraufführung wurde Il Trovatore als eine Art Kehrtwende in Verdis Schaffen gesehen. Verdi, der bis dahin für seine Vorliebe für große Bilder und artikulierte Erzählstränge bekannt war, schien sich nun auf andere Aspekte der Dramaturgie zu konzentrieren. Verdi liefert später selbst eine klare Definition dieses Prinzips. Die Erzählung darf nicht als absolut und diachronisch gesehen werden. Sie muss nicht die Wahrheit beschreiben – dies sei, so Verdi, simple Fotografie. Die Oper sollte hingegen als Malerei verstanden werden. Das Drama ist wie ein Bild, anhand dessen der Komponist eine „wahrhaftigere Wahrheit“ schaffen kann: das „Verosimile“. So sind Manrico, Leonora, Azucena und der Conte di Luna, die von der damaligen Musikkritik als
unglaubwürdige Figuren bezeichnet wurden, nach Verdis Logik Personen aus Fleisch und Blut, wahrhaftiger als wahr. Verdi erklärte dies seiner Bekannten Clara Maffei: „Es mag scheinen, dass die Worte, „die Wahrheit erfinden“, einen Widerspruch darstellen. Vielleicht hat ja Shakespeare jemanden wie Falstaff gekannt, aber es ist sehr unwahrscheinlich, dass er jemanden so frevelhaften wie Jago oder diese engelsgleichen Wesen wie Cordelia, Imogen oder Desdemona gekannt hat… und dennoch scheinen sie so wahrhaftig! Das wahre Leben zu kopieren ist schön, aber simple Fotografie, nicht Malerei.“ In der kurzen, aber intensiven Vorbereitungszeit des Trovatore, versuchte Verdi die Aufmerksamkeit des Librettisten weg von den logischen Abläufen der Erzählung, hin zu den einzelnen dramaturgischen Einheiten zu lenken, die die Summe der Oper ausmachen. Genau diese Neuerung und die bizarre Dramaturgie suchte Verdi. Seinem Librettisten Cammarano schrieb er: „Ich habe ihr Programm gelesen, und ich hoffe, dass ein talentierter und charakterlich weit über mir stehender Mann mir nicht übel nimmt, wenn ich Armseliger mir die Freiheit nehme zu sagen: wenn wir dieses Sujet nicht zugunsten der Neuheit und der Besonderheit des spanischen Dramas verändern können, dann verzichten wir besser auf das Ganze“. Aller Ratlosigkeit seiner damaligen Zuhörerschaft, die an eine andere Art des Musikdramas gewohnt war, zum Trotz, hat die Zeit Verdi recht gegeben. Und obschon der anfänglichen Schwierigkeiten, ist Il Trovatore eine Erfolgsgeschichte, die bis in die heutige Zeit andauert. Il Trovatore: ein großer ökonomischer Erfolg für Verdi Der Siegeszug des Trovatore hat direkt im Anschluss an die Uraufführung am 19. Januar 1853 am Teatro Apollo in Rom begonnen. Die erste Aufführung in einem deutschsprachigen Land fand im darauf folgenden Jahr in Wien statt, während das Werk in Paris bereits gezeigt worden war. Genau auf dieser Erfolgswelle ging Jules Lecomte in einem Artikel in der Gazzetta dei teatri (21.071855) ein: „In nur zehn Jahren hat Verdi ein solches Vermögen angehäuft, welches man ansonsten nur an der Börse erlangen könne. Der Preis für seine Partituren ist derart gestiegen, dass er für seine letzten Arbeiten 60.000 Francs von Ricordi in Mailand erhalten hat. Zudem kassiert er Autorenrechte. In Italien werden die Autorenrechte wie folgt behandelt: Ein Komponist schreibt eine Oper, verkauft die Partitur einem Verlag und dieser verleiht die Partitur für drei Monate pro Saison an verschiedene Direktoren. Die Hälfte dieser Einnahmen behält sich Verdi vor: der Preis des Trovatore beläuft sich auf 5.000 Francs pro Spielzeit. In Italien gibt es vier Saisonen und achtzig Theaterhäuser: rechnen sie selbst! Aber nicht alle Theaterhäuser sind in der Lage, 5.000 Francs an Leihgebühr für eine Partitur zu bezahlen; dann wäre die Arbeit als Komponist ja zu schön. Dennoch hat allein der Trovatore in einem Jahr 80.000 Francs eingespielt.“ Dies entspricht heute ca. 480.000 Euro. Il Trovatore, die erste, in Südtirol aufgeführte Verdioper, kam im Zuge der schnellen internationalen Verbreitung der Oper am 24. Mai 1856 nach Bozen. Giacomo Fornari
Il Trovatore:
Giuseppe Verdi
Dramma in quattro parti /Drama in vier Akten Libretto Salvatore Cammarano 1 parte/1, Teil: 75’ Pausa/Pause: 25’ 2 parte/2. Teil: 80’
Personaggi e interpreti/Besetzung Conte di Luna Carlo Kang Leonora Olga Romanko Azucena Katarina Jalovcova Manrico Stuart Neill Ferrando Enrico Iori Ines Alice Quintavalla Ruiz Alessandro Fantoni Il vecchio Zingaro DIEGO ARTURO MANTO Un Messo COSIMO ORESTE Direzione musicale/Musikalische Leitung ANTONELLO ALLEMANDI Regia, Scene, Costumi e Luci/Regie, Bühnenbild, Kostüme, Licht
ROBERTO LAGANÀ MANOLI
Assistente alla regia/Regieassistenz BARBARA STAFFOLANI Assistente alla Luci/Lichtassistenz Fiammetta Baldiserri Maestro del Coro/Chorleitung Corrado Casati ORCHESTRA/ORCHESTER
ORCHESTRA REGIONALE DELL’EMILIA ROMAGNA Coro/Chor CORO DEL TEATRO MUNICIPALE DI PIACENZA Coproduzione/Koproduktion Teatro Municipale di Piacenza e Teatro Comunale di Bolzano/Stadttheater Bozen Allestimento/Ausstattung ENTE LIRICO REGIONALE TEATRO MASSIMO “V. BELLINI” DI CATANIA
** spalla/Konzertmeister, * prima parte/Stimmführer
Maestro di sala e collaboratore/Korrepetitor Giuliana Panza Maestri collaboratore/Korrepetitoren Massimo Guidetti
Fabrizio Milani
Maestro alle luci/Lichtinspizienz Paolo Burzoni Figuranti/Komparsen Marco Circhirillo, Nicola Di Ricco
Alessia Franchi, Giuseppe Fochi, Marco Guidi Pilar Ogalla La Torre, Novella Margini, Marco Pancini, Elena Panigada, Laura Panigada, Sara Poldi Allai, Davide Ranieri Direttore di scena/Inspizienz Marina Dardani Costumi/Kostümfertigung Ditta ARRIGO, Milano Attrezzeria/Requisite La Bottega Fantastica, Catania Calzature/Schuhe Ditta EPOCA, Milano Parrucche/Perücken Mario Audello, Torino
Capo tecnico macchinista/Bühnenmeister Emanuele Grilli Macchinista/Bühnentechniker Massimo Groppelli
ORCHESTRA REGIONALE DELL’EMILIA ROMAGNA VIOLINI PRIMI/ERSTE VIOLINE MIHAELA COSTEA *, VIOLANTE VALENTINA GIANNI COVEZZI, CLARA BALDRATI, MAURIZIO DAFFUNCHIo, MARIO MAURO LUCA TALIGNANI, FEDERICA VERCALLI, JULIA GELLER, CLAUDIA PICCININI VIOLINI SECONDI/ZWEITE VIOLINE LAURENTIU VATAVU **, JASENKA TOMIC MASSIMO ARCIERI, CELLINA CODAGLIO, SABRINA FONTANA, CARLO PERUCCHETTI VANNA ROSSI, FRANCO TOMASI viole/Viola MATTEO AMADASI *, CARMEN CONDUR, CATHRYN MURRAY DIEGO SPAGNOLI DANIELE ZIRONI, SARA SCREPIS violoncelli/Cello DIANA CAHANESCU *, VINCENZO FOSSANOVA MICAELA MILONE, DONATO COLACI, FILIPPO ZAMPA contrabassi/Kontrabass ALBRETO FARLOFI, AGIDE BANDINI, CLAUDIO SAGUATTI flauti-ottavini/Flöte – Piccoloflöte ANDREA OMAN *, DONATELLA TONI oboi/Oboe LUCA AVANZI *, MASSIMO PARCIANELLO clarinetti/Klarinette DANIELE TITTI *, MIRIAM CALDARINI fagotti/Fagott LUCA REVERBERI *, ELIO GALEAZZI corni/Horn ETTORE CONTAVALLI *, GIORGIO NEVI, GIUSEPPE AFFILASTRO, ALBERTO SERPENTE trombe/Trompete MATTEO BESCHI *, ROBERTO RIGO tromboni/Posaune CARLO GELMINI *, GIANMAURO PRINA, ANTONIO MARTELLI Cimbasso ERIK ZAVARONI* timpani/PAUKE PAOLO MANTELLI* percussioni/schlagzeug GIANNI GIANGRASSO *, PAOLO MURENA, GUIDO ARALDI arpa/Harfe ROSANNA VALESI* ORGANO/orgel GUIDETTI MASSIMO *
CORO DEL TEATRO MUNICIPALE DI PIACENZA SOPRANI/SOPRAN Eva Grossi, Tania Lombardozzi, Emanuela Moreschi
Milena Navicelli, Luisa Staboli, Barbara Pistillo, Barbara Aldegheri Vittoria Vitali, Koga Akiko, Giovanna Ferri MEZZISOPRANI/MEZZOSOPRAN Elena Calzari, Gloria Contin, Ilaria Italia Cristina Chiaffoni, Mariangela Lontani CONTRALTI/Alt Angela Albanesi, Claudia Freddi, Bettina Block Angelica Gorgni, Paola Leveroni
Operatore alle proiezioni/Übertitel Stefano Cremona Capo Attrezzista/Chef-Requisiteurin Madrilena Gallo
TENORI/TENOR Aronne Rivoli, Roman Likov, Amerigo Iori, Filiberto Ricciardi Bruno Nogara, Carlo Bernardoni Cosimo Oreste, Giorgio Sordoni Mariano Speranza
Capo Truccatori/Chef-Maskenbildnerin Alessandra Santanera Capo parrucchieri/Perückenmeister Fulvio Vivona Capo sarta/Gewandmeisterin Silvana Rossetti
SECONDI TENORI/ZWEITER TENOR Enzo Grella, Massimiliano Lotronto Simone Bertolaso , Claudio Quaresmini, Marcello Cantoni Ezio Pirovano, Pier Andrea Veneziani
Organizzazione e gestione servizi tecnici/Organisation und Abwicklung technische Dienste CON.COP.AR. srl, Piacenza
BARITONI/BARITON Enrico Rolli, Andrea Kim, Tommaso Norelli Arturo Manto Diego, Luca Signorelli, Alfredo Stefanelli, Carmelo Urga
personale tecnico e amministrativo della
BASSI/BASS Jordi Bernaus, Luca Marcheselli, Daniele Cusari Alexander Nurulaev, Massimo Carrino, Mario Zanetti Alberto Marcenaro
Fondazione Teatro Comunale e Auditorium - Bolzano Technisches Personal und Verwaltung der
Stiftung Stadttheater und Konzerthaus - Bozen
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