GIUSEPPE UNGARETTI LETTERE A MARGUERITE CAETANI

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Archivio Caetani

Fondazione Camillo Caetani Roma

Collana a cura di Caterina Fiorani
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LA RIVISTA «COMMERCE» E MARGUERITE CAETANI

Direzione diSophie Levie II

GIUSEPPE UNGARETTI

LETTERE A MARGUERITE CAETANI a cura di SOPHIE LEVIE e MASSIMILIANO TORTORA

ROMA 2012 EDIZIONI DI STORIA E LETTERATURA

Prima edizione: ottobre 2012 ISBN 978-88-6372-421-9

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INDICE DEL VOLUME

Marguerite Caetani, una mecenate americana in Europa di SOPHIELEVIEIX

Ungaretti e «Commerce» di MASSIMILIANOTORTORA XXXV

Nota al testo XLVII 1926 1 1927 13 1928 31 1929 39 1931 45 Senza data 51 Appendice 55

Indice dei nomi 63

Indice della Rivista «Commerce» (1924-1932) 69

MARGUERITE CAETANI, UNA MECENATE AMERICANA IN EUROPA*

Nell’archivio della Fondazione Camillo Caetani, che ha sede al secondo piano di Palazzo Caetani a Roma, è conservato il fondo delle lettere dei corrispondenti di Marguerite Caetani. L’archivio racchiude un corpus di materiale documentario ricchissimo per gli studiosi e gli appassionati di storia della letteratura della prima metà del Novecento. Marguerite Caetani intrattenne scambi epistolari con un nutrito e molto eterogeneo gruppo di scrittori attivi tra gli anni Venti e la fine degli anni Cinquanta, tra i quali figurano Paul Valéry, Paul Claudel, Giuseppe Ungaretti, Giorgio Bassani, Virginia Woolf, Archibald MacLeish, Dylan Thomas, Georges Bataille e Maurice Blanchot. Nell’area linguistica tedesca, i corrispondenti più importanti furono Rainer Maria Rilke, Hugo von Hofmannsthal, Rudolf Kassner, Herbert Steiner, Ingeborg Bachmann e Paul Celan. Marguerite tenne questi scambi epistolari in veste di mecenate e di caporedattore ‘dietro le quinte’ di due riviste letterarie: «Commerce», edita a Parigi dal 1924 al 1932, e «Botteghe Oscure», pubblicata a Roma dal 1948 al 1960. Marguerite Caetani, nata il 24 giugno 1880 a New London, nel Connecticut1, era figlia di Lelia Maria Gibert, proveniente da una famiglia americana di origine francese2, e di Lindley Hoffman Chapin, discendente da una

* La traduzione dall’olandese è a cura di Cecilia Tavanti.

1 Marguerite Caetani morì il 17 dicembre 1963 a Ninfa, in Italia.

2 Non è possibile stabilire con precisione quando questo ramo della famiglia Gibert emigrò negli Stati Uniti. Nel dizionario biografico di CHARLESN. BALDWIN e HENRYHOWARD CRAPO, A universal biographical dictionary, containing the lives of the most celebrated characters of every age and nation, New York 1825, a p. 211 si fa riferimento a membri della famiglia Gibert ad Aix (= Aix-en-Provence). Gloria Groom scrive a tal proposito: «On her mother’s side, she was the great-granddaughter of a ship-builder from Bordeaux who had settled in New York at the end of the nineteenth-century». Si veda GLORIAGROOM, Edouard Vuillard. Painter – Decorator. Patrons and Projects, 1892-1912. BCA in arrangement with

facoltosa famiglia americana proveniente dall’Inghilterra3. I due si erano sposati nel 1878 e in quell’occasione Lindley Chapin si era convertito al credo cattolico della consorte: la figlia Marguerite ricevette infatti un’educazione cattolica. Dopo la morte di Lelia Maria Gibert, che avvenne quando Marguerite aveva cinque anni, il signor Chapin, che frequentava la buona società, si risposò nel 1888 con Cornelia Garrison Van Auken, presbiteriana, come lo saranno anche i tre figli nati dalla loro unione4. Nel 1896 morì anche il padre lasciando Marguerite orfana a soli sedici anni. Cinque anni dopo, raggiunta la maggiore età, la giovane ereditò il patrimonio del nonno materno: da quel momento poté prendere decisioni in modo autonomo e dispose di mezzi economici sufficienti per realizzare i suoi progetti. Desiderando fortemente emanciparsi dalla situazione nella quale viveva in America, nel 1902 partì alla volta di Parigi in compagnia di una chaperonne canadese5. A spingerla alla decisione di costruirsi una propria vita in Europa furono sentimenti di estraneità verso il fratellastro e le sorellastre dovuti alla differenza d’età, alla diversa educazione religiosa e a una complessa relazione con la matrigna6. Il fatto che a Parigi vivessero parenti di parte materna e che anche la famiglia dal lato paterno avesse una spiccata propensione per la Francia (suo padre era notoriamente francofilo, mentre suo nonno era morto nel 1878 a

Yale University Press, 1994, p. 180. È accertato che il nonno materno, Frederic E. Gibert, nacque nel 1810 a Newport, nel Rhode Island.

3 Un antenato, il diacono puritano Samuel Chapin, era emigrato nel 1635 nel Massachusetts.

4 Lindley Hoffman Paul Chapin (1888-1938), Katherine Garrison Chapin (1890-1977) e Cornelia Van Auken Chapin (1893-1972). Katherine sposò nel 1918 Francis Biddle, che dopo la seconda guerra mondiale fu il giudice principale in rappresentanza degli Stati Uniti al processo di Norimberga. Cornelia rimase nubile. Diversamente da Marguerite, le due sorellastre furono anche in prima persona attive in ambito artistico, Katherine come poetessa e Cornelia come scultrice.

5 Appare singolare che a questa dama di compagnia, cui è fatto cenno alcune volte nella corrispondenza inedita di famiglia e che appare menzionata anche in varie pubblicazioni, non venga mai dato un nome.

6 Per le informazioni biografiche riguardanti Marguerite Caetani e la sua famiglia si è attinto principalmente ai dati desumibili dal New York Times del periodo compreso tra 1878 e 1911 nonché ai capitoli dedicati alla sua vita e alle sue iniziative negli scritti di Gloria Groom e di Helen Barolini. Si veda GLORIAGROOM, An American Princess and the “Féerie bourgeoise”: The Commission for Mlle Chapin, 1910-1911, in EAD., Edouard Vuillard. Painter – Decorator. Patrons and Projects, 1892-1912. BCA in arrangement with Yale University Press 1994, p. 179-199; 241-245 e HELENBAROLINI, Yankee Principessa: Marguerite Caetani, in EAD., Their Other Side. Six American Women and the Lure of Italy, New York 2006, p. 177231; 290, 291. Molti dati, finora ignorati, sono stati raccolti dal professore Paul Op de Coul (Amsterdam) che sta redigendo la biografia di Roffredo Caetani. I curatori lo ringraziano vivamente per aver messo a loro disposizione i risultati della sua ricerca.

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MARGUERITE CAETANI, UNA MECENATE AMERICANA IN EUROPA

Parigi), influì senz’altro sulla scelta di trasferirsi nella capitale francese. Marguerite andò ad abitare dapprima in avenue des Champs Elysées (in uno stabile dove risiedevano anche parenti di parte materna), poi in avenue d’Iéna (sempre nelle vicinanze di familiari) e a partire da febbraio si stabilì in un grande appartamento di proprietà in rue de l’Université, 11. Possiamo supporre che conducesse il genere di vita consono al suo status di ricca ereditiera americana. Prendeva lezioni di canto dal maestro Jean de Reszke7, che seguiva anche numerosi altri allievi americani, e frequentava senz’altro assiduamente musei, teatri, concerti e l’opera. Oggetto principale delle sue attenzioni in campo artistico fu inizialmente la pittura ed è proprio con gli incarichi a pittori che sembra prendere il via la sua ‘carriera’ di mecenate. Su sua richiesta Bonnard la ritrae nel 1910 e così nel medesimo anno Vuillard, in quadri e disegni di ambientazioni varie. A Vuillard, Marguerite chiede anche di decorare le pareti della sala da pranzo del suo appartamento a rue de l’Université8. Da quel momento fino al secondo dopoguerra inoltrato, l’arte visiva costituirà un importante filo conduttore nella vita di Marguerite: conferirà incarichi a pittori e scultori, frequenterà gallerie d’arte in cerca di giovani talenti e acquisterà con regolarità tele sia di grande sia di piccolo formato di artisti francesi e più tardi anche italiani. Negli anni Trenta, dopo la fine della pubblicazione di «Commerce» per via della crisi di Wall Street nel 1929, si dedicò attivamente per un certo periodo all’organizzazione di mostre di arte moderna a Londra, Parigi e New York9. Nulla è noto della sua formazione scolastica in America; pare tuttavia legittimo ipotizzare che l’attivo impegno culturale del padre e del nonno sia stato determinante, unitamente all’influenza francese tramite la famiglia Gibert, rispetto alla decisione di Marguerite di andare a Parigi e costruirsi un ruolo nella vita artistica dell’epoca. Il fatto poi che Parigi fosse intorno al 1900 la capitale culturale del mondo non può che aver accresciuto agli occhi della giovane il fascino di quella città.

7 Jean de Reszke (1850-1925), famoso tenore legato al Metropolitan Opera di New York, agli inizi del Ventesimo secolo, era emigrato a Parigi dove aveva avviato uno studio di pedagogia del canto. All’epoca in cui viveva in America era legato da amicizia al padre di Marguerite Caetani; a tal proposito si veda MARELLACARACCIOLO, Ninfa e gli ultimi Caetani, in MARELLACARACCIOLO e GIUPPIPIETROMARCHI, MARELLAAGNELLI, Il giardino di Ninfa, Torino 1997, p. 82.

8 A proposito dei dipinti di Vuillard che ritraggono Marguerite Caetani e delle opere commissionate da quest’ultima all’artista si veda Gloria Groom (cfr. note 2 e 6).

9 Particolari relativi a questa fase della sua vita si leggono nella corrispondenza inedita e in altri documenti conservati presso l’archivio della Fondazione Camillo Caetani a Roma.

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A partire dal 1910 il nome di miss Chapin, o anche «Mlle Chapin», si affaccia in più occasioni in diari e lettere, pubblicati o ancora inediti. I dati finora raccolti non consentono però di ricostruire un quadro chiaro dei primi dieci anni della vita di miss Chapin a Parigi. Quali ambienti frequentava? Chi erano i suoi ospiti? E quali le mete dei suoi viaggi in Europa? Queste domande rimangono per il momento senza risposta. Arrivata giovanissima, poco più che ventenne, a Parigi, secondo quanto finora noto Marguerite non aveva grande esperienza in campo artistico. In questa prima fase avrà senza dubbio approfittato della vicinanza della famiglia materna e delle relazioni sociali di cui questa era tramite. Non avendo l’abitudine di tenere diari ed essendo andata perduta la sua corrispondenza di questo periodo, è impossibile dire con certezza se il mecenatismo fosse fin dalle origini il suo obiettivo e chi l’abbia ispirata inizialmente nelle sue scelte. Gabriele d’Annunzio, Giovanni Boldini, Pierre Bonnard, Edouard Vuillard, Aristide Maillol ed Edward Gordon Craig sono solo alcuni dei numerosi artisti con i quali ebbe contatti negli anni attorno al 1910 e seguenti10. Preme qui sottolineare che la sua presenza in ambienti artistici diviene visibile soltanto quando si è ormai stabilita nella sua casa di proprietà; il periodo parigino precedente sembrerebbe aver avuto nella sua vita solo una funzione di ‘apprendistato’. A partire dal 1910 il suo nome compare di tanto in tanto nelle lettere o nei diari di coloro che aveva occasione di incontrare e tali rinvii aprono per un momento uno spiraglio sulla vita che Marguerite conduceva. Vuillard, per esempio, ha annotato nei propri ‘carnets’ inediti le sessioni di posa del 1910 e poi del 1911 con una data e spesso con un breve commento11.

10 Gli uomini rimanevano colpiti da Marguerite. A proposito dei sentimenti che Vuillard nutriva per lei si rimanda a quanto scritto da Gloria Groom. Il conte Harry Kessler ne era affascinato e Gabriele D’Annunzio sembra ne fosse perdutamente innamorato (si veda CHRISTIANE

VONHOFMANNSTHAL, Ein kleines nettes Welttheater. Briefe an Thankmar Freiherr von Münchhausen, Herausgegeben von CLAUDIAMERTZ RYCHNER in Zusammenarbeit mit MAYARAUCH, Frankfurt am Main, p. 90). Anche le lettere di alcuni autori di «Commerce» a Marguerite Caetani lasciano trapelare a volte sentimenti più forti della semplice amicizia.

11 Gloria Groom (cfr. le note 2 e 6) ha individuato nei taccuini di Vuillard più di venti rimandi ad altrettanti incontri con Mlle Chapin. Si tratta di colazioni, in compagnia di altre persone, a casa di Marguerite, sessioni di posa e brevi visite ad atelier vari, tra cui quello di Bonnard.

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Un salotto a Versailles

Nell’estate del 1910, tramite Emmanuel Bibesco che l’aveva invano corteggiata12, Marguerite Chapin conobbe Roffredo Caetani13, secondo figlio di Onorato Caetani, duca di Sermoneta e della consorte di questi, l’inglese Ada Bootle Wilbraham. Roffredo Caetani, che era stato tenuto a battesimo da Franz Liszt e nel 1900 si era recato a Berlino e a Vienna per entrare più approfonditamente in contatto con la vita musicale di quei luoghi, era a sua volta un compositore. Dal 1902 risiedeva a Parigi, dove nei primi anni del secolo erano state eseguite alcune sue composizioni. Egli era in cerca di opportunità per acquistare maggiore notorietà come compositore e frequentava soprattutto gli ambienti nobiliari. Roffredo Caetani e Marguerite Chapin furono, fin dal primo incontro, inseparabili e, dopo che Roffredo ebbe ricevuto a settembre il consenso paterno14, si sposarono il 30 ottobre 1911 a Londra. Roffredo Caetani aveva quarant’anni e Marguerite Chapin ne aveva trentuno. Nei primi anni di matrimonio viaggiarono spesso tra Francia (Parigi e la costa della Normandia), Roma e Londra, dove abitavano familiari di Roffredo di parte materna. Il luogo di stabile dimora era tuttavia Parigi dove risiedevano nell’appartamento di Marguerite in rue de l’Université. Con una certa regolarità organizzavano cene informali per pochi amici e conoscenti –in genere dell’alta società –, esponenti del mondo artistico dell’epoca15. Nel

12 Si veda BAROLINI (cfr. nota 6).

13 Roffredo Caetani nacque a Roma il 13 ottobre 1871, dove morì l’11 aprile 1961. Nel 1903 ricevette il titolo di principe di Bassiano. Dopo la morte nel dicembre 1946 di Onorato Caetani, figlio del fratello maggiore Leone (1869-1935), egli ereditò il titolo di duca di Sermoneta. A Parigi Roffredo e Marguerite Caetani erano noti come principe e principessa di Bassiano. Marguerite Caetani si firmava nelle lettere in genere Marguerite de Bassiano, a volte anche Marguerite Caetani di Bassiano.

14 «My dear Father, since Roffredo has telegraphed me the words containing my happiness – that you are willing to accept me as your daughter – I think I may call you this. With the help of my great love for him I hope to find the way to your heart and I am impatient to show you the love and gratitude that I feel in mine for you. As it was music that brought Roffredo and me together so my dearest wish is to make his music the greatest interest of my life. I hope so much to see you very soon so that you may begin to love me as quickly as possible and believe me your loving daughter, Marguerite». Lettera di Marguerite al suocero, su carta da lettere dell’Hotel Engadiner Kulm. St. Moritz, Engadine. Senza data, soltanto ‘Friday Morning’ (Archivio Caetani, Fondo generale, 15 settembre 1911).

15 «We have had two rather amusing dinners lately chez nous. Yesterday the Casati, the Princesse Landriano, Boldini and d’Annunzio. (…) Then our other dinner (very small and select) consisted of Messager and M. et Mme Jean de Reszke». Lettera non datata [1912?] di Marguerite Caetani al suocero (Fondazione Camillo Caetani).

MARGUERITE CAETANI, UNA MECENATE AMERICANA IN EUROPA
XIII

1913 nacque a Parigi la figlia Lelia16. Allo scoppio della prima guerra mondiale la famiglia fece ritorno in Italia, dove, in qualità di maggiore, Roffredo prestò servizio volontario su un treno ospedale e si occupò degli affari di famiglia a Roma e nelle tenute a sud della capitale17, mentre Marguerite soggiorna con Lelia in varie località a nord della città (Castel Gandolfo e Rocca di Papa) e poi, dopo la nascita del figlio Camillo18, a Firenze nel 1915, a Varese e a Forte dei Marmi. Nel novembre 1917 Marguerite poté tornare a Roma con i figli, ma come domicilio stabile venne evidentemente preferita la Francia giacché dall’autunno 1920 la famiglia risedette nella Villa Romaine a Versailles, sulla avenue Douglas Haig. Qui, la domenica, con cadenza quindicinale, Marguerite e Roffredo ricevevano nel proprio salotto una compagnia di ospiti, chi saltuariamente e chi più frequentemente, tutti esponenti del panorama artistico internazionale. In questo modo Marguerite Caetani potè dispiegare il proprio ruolo di mecenate e mediatrice nel mondo dell’arte, un ruolo le cui fondamenta erano già state poste negli anni parigini anteriori al primo conflitto mondiale.

Tra gli invitati nel salotto di Villa Romaine, vi erano artisti delle arti visive, compositori, cantanti lirici, direttori d’orchestra, scrittori, editori e altri personaggi che avevano un ruolo nella vita culturale dell’epoca. Se mai è esistito un libro degli ospiti questo non è arrivato ai giorni nostri; le lettere dell’archivio Caetani, però, insieme ad altro materiale edito e inedito, forniscono un lungo e quanto mai interessante elenco di nomi. Nonostante ogni invitato avesse un’esperienza del tutto personale di questi incontri e nonostante che la prospettiva cambi per ciascun autore, questi documenti delineano un quadro dello svolgimento di queste dimanches nella villa della famiglia Caetani. Nella tarda mattinata la macchina con autista andava a Parigi a prendere taluni invitati per condurli a Versailles, mentre altri raggiungevano la villa per conto proprio. Grande importanza era attribuita ovviamente alla conversazione dopo cena, spesso si suonava e si ascoltava musica19, si discuteva insieme di libri e si dava un’occhiata alle cartelle con schizzi e disegni. A volte c’erano perfino trenta persone a tavola. I racconti degli ospiti parlano nella maggior parte dei casi in termini positivi dell’atmosfera che regnava nel salotto di Villa Romaine, così come delle persone che lo frequentavano e dello scambio culturale che questo accoglieva.

Lelia Caetani (1913-1977).

Onorato Caetani morì il 2 settembre 1917.

Camillo Caetani (1915-1941)

Roffredo Caetani era molto impegnato nei preparativi per la prima della sua opera lirica Hypatia, che fu rappresentata nel maggio 1926 a Weimar. A volte egli suonava sul suo pianoforte a coda dei brani per i presenti.

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Occorre ricordare però che molti ospiti erano legati ai Caetani da un qualche rapporto di dipendenza e che erano interessati a questa frequentazione sotto il profilo sia sociale che economico. Questa condizione dava modo di esprimersi, non solo nelle lettere indirizzate alla padrona di casa, ma anche negli scambi epistolari che intrattenevano tra loro. Quando invece questi personaggi si sentivano pienamente liberi, nelle annotazioni su diario o nell’ambito di lettere a terzi estranei a quella cerchia, accade anche che i coniugi Caetani e l’ambiente intorno a loro vengano descritti in toni meno diplomatici. Offre uno sguardo senza censure su quella realtà una lettera di Roger Fry, poeta, pittore e critico dell’arte inglese. Il resoconto della sua visita a Villa Romaine è racchiuso nella lettera inviata l’11 novembre 1925 alla compagna Helen Anrep:

(…) Yesterday Groethuysen, that extraordinary pig-eyed Russian, Dutch, German, Frenchman, came to fetch me to the Princess Bassiano’s; we met at Hessel’s gallery in the rue de la Boëtie. While waiting we saw his collection of negro stuff, which is very large and, though not select, has some splendid pieces, some absolutely firstrate. I must try and get a Burlington article on that. (…) The Princess, who is a nice innocent little American with all an American’s passion for poetry, came and took us off in her car to her splendid villa at Versailles. A big grand house and horribly cold – a very good dinner; she’s celebrated for her entremets, but alas! Only champagne (tho’ good of its beastly kind), two exquisitely pretty children. The Prince is Italian and a caricature en beau of the English Lord. A family of enormous Sussex sheep dogs, which had to be continually shepherded back into the corner where they were supposed to lie. Groethuysen waving his hands in the air as he speculated in the abstract. After dinner Groethuysen and the Prince retired to work at the German translation of an opera which he has written in Italian and composed the music of – can so pretty a prince really be a musician and a poet? – and I was left to talk poetry and painting. Waley, Eliot, Ezra Pound, Virginia Woolf, etc., with the Princess – and to go round a picture gallery, Derain, Marchand and a fine screen by Vuillard and her latest addition, that beastly young Surrealist Masson on which she had my opinion sans réserves. To see people who’ve got Vuillard and Derain and Segonzac, now buying out of sheer docile snobbism this foul art nouveau muck made me let fly quite impolitely and impoliticly. The time began to drag heavily and at last Groethuysen and the Prince appeared and we were motored back to Paris20

20 Letters of Roger Fry. Edited with an introduction by DENNISSUTTON, London 1972, p. 584. Nel 1926 «Commerce» VII propone di Fry il racconto Moustiques tradotto dall’inglese da Charles Mauron.

Il resoconto di Fry conferma ancora una volta come tanto l’arte visiva quanto la poesia fossero campi di particolare interesse per Marguerite Caetani. I vari carteggi evidenziano tuttavia anche il suo preciso impegno nei primi anni Venti nella costruzione di una rete di relazioni tra esponenti del mondo della letteratura: l’editore parigino Gaston Gallimard la mise in contatto con Valery Larbaud, Paul Valéry venne introdotto nel suo circolo dall’americana Natalie Clifford Barney e su sua richiesta Léon-Paul Fargue le fece conoscere Saint-John Perse. Marguerite si immerse nello studio dell’opera di questi autori, tutti facenti parte del circolo della Nouvelle Revue Française, il periodico creato antecedentemente al conflitto mondiale da André Gide insieme a un gruppo di persone dalle idee affini che nel corso degli anni Venti crebbe fino a diventare un punto di riferimento in campo letterario a Parigi. A partire dal 1921, Marguerite Caetani cominciò a radunare nel suo salotto un gran numero di talenti letterari dei quali poté poi avvalersi quando si concretizzò il progetto di realizzare un periodico. Nel corso della discussione intavolata in un pomeriggio domenicale a Versailles era nata l’idea di fondare una rivista lettararia che avrebbe offerto ai suoi lettori soltanto letteratura pura (prosa, poesia, teatro)21. Critiche, cronaca, segnalazioni, illustrazioni, commenti ai testi e simili non vi avrebbero trovato posto, in quanto c’erano già altre riviste ad occuparsene. Era un piano che Marguerite Caetani accarezzava già da qualche tempo e riguardo al quale trasse ispirazione dall’esempio di altri?22 La creazione della rivista era

21 Sulla fondazione della rivista si veda SOPHIELEVIE, Commerce 1924-1932. Une revue internationale moderniste, Roma 1989, pp. 15-24. Il 27 novembre 2010 la signora Eve Rabaté ha discusso all’Università della Sorbona, a Parigi, la sua ‘thèse de doctorat’ intitolata L’espace littéraire de la revue Commerce (1924-1932). La signora Rabaté mi ha gentilmente fatto pervenire il suo manoscritto, che non è ancora stato pubblicato, a cui, dove possibile, si è fatto riferimento nella presente introduzione. Negli oltre venti anni trascorsi tra la ricerca della sottoscritta sulla rivista «Commerce» e quella condotta dalla Rabaté sono divenuti accessibili numerosi documenti sull’argomento. Con l’ausilio di questi, Rabaté ha potuto approfondire ulteriormente la descrizione della genesi di «Commerce» e della partecipazione di molti personaggi nella prima fase della rivista. Tuttavia le tante incongruenze nelle fonti e la consapevolezza che nei prossimi anni si disporrà di materiali nuovi non consentono ancora di scrivere una versione convincente e definitiva dei fatti. Ad analoga convinzione giunge anche Michel Jarrety, direttore della tesi di dottorato di Rabaté, già nel capitolo che egli dedica alla rivista «Commerce» nella sua imponente biografia di Valéry del 2008 (cfr. MICHELJARRETY, Paul Valéry, Paris 2008, pp. 574-590, note a p. 1255, 1256).

22 Rabaté rinvia a questo proposito a Natalie Clifford Barney, la quale nelle proprie memorie espone le proprie attività a beneficio di autori indigenti a titolo di esempio per Marguerite Caetani (cfr. NATALIECLIFFORDBARNEY, Aventures de l’esprit, Paris 1982 (1929), p. 131, 132). La Caetani era sicuramente al corrente delle vicende della rivista «The Criterion», che era diretta da T.S. Eliot e finanziata da Lady Rothermere, moglie dell’omonimo

SOPHIE LEVIEXVI

MARGUERITE CAETANI, UNA MECENATE AMERICANA IN EUROPA XVII

una delle iniziative che consentivano di dare agli autori l’opportunità di scrivere e pubblicare in una situazione di relativa tranquillità, senza che un lavoro d’ufficio consumasse tutto il loro tempo e le loro energie?23 I promotori dell’iniziativa intendevano rivolgersi ad un pubblico in particolare o «Commerce» era stata concepita inizialmente solo come piattaforma per un piccolo gruppo di autori francesi che condividevano idee affini? A nessuna di queste domande può essere data una risposta soddisfacente, ma gli scambi epistolari tra i fondatori mostrano che tutte queste questioni sono emerse in un qualche momento della fase di gestazione della rivista. Certo è che tra coloro che contribuirono ad elaborare questo progetto nel salotto Caetani vi era in ogni caso un nucleo fisso di frequentatori della Villa Romaine: Valery Larbaud, Léon-Paul Fargue, Paul Valéry, Jean Paulhan e Alexis Saint-Léger Léger. I primi tre, Larbaud, Fargue e Valéry, furono nominati direttori della rivista. Paulhan era in quel periodo segretario della Nouvelle Revue Française edita da Gallimard, il che era d’impedimento ad un incarico ufficiale in una seconda rivista. Léger, che dalla pubblicazione della sua lunga poesia Anabase nella Nouvelle Revue Française del 1 gennaio 1924 utilizzava lo pseudonimo Saint-John Perse nelle sue attività letterarie, seguiva una carriera diplomatica tenendo letteratura e diplomazia ben distinte24 Molto rare sono le tracce di un suo intervento diretto nella rivista, che fu dopo qualche discussione battezzata «Commerce»25, anche se egli definì come molto importante il proprio ruolo nell’impresa in sé26. A partire da

visconte (per informazioni al riguardo si veda The Letters of T.S. Eliot. Volume 2: 1923-1925, Ed. by VALERIEELIOT and HUGHHAUGHTON, London 2009).

23 Un esempio inglese è «Bel Esprit», fondata nel 1921 da Ezra Pound con l’obiettivo di affrancare T. S. Eliot dal suo impiego presso la Lloyds Bank garantendogli il supporto di una serie di benefattori anonimi. A quest’iniziativa, peraltro rapidamente naufragata, diedero un contributo economico anche Natalie Clifford Barney e Marguerite Caetani (si veda su «Bel Esprit»ad esempio IANHAMILTON, How much, in «London Review of Books», vol. 20 No 12, 18 June 1988, pp. 7-8. Secondo Clifford Barney la rivista «Commerce» fu creata per dare sostegno economico a Paul Valéry (Natalie Clifford Barney alla n. 25, p. 131, 132); ma di questa tesi non ho trovato alcuna prova.

24 Si veda SAINT JOHNPERSE, Œuvres complètes, Bibliothèque de la Pléiade, Paris 1972, p. 1093, 1094.

25 Secondo una versione della vicenda Valéry stesso avrebbe suggerito il titolo ‘commerce des idées’, secondo un’altra, invece, avrebbe proposto una citazione dal primo canto di Anabase, il poema di Saint-John Perse pubblicato nel gennaio 1924 sulle pagine della Nouvelle Revue Française. Lì si legge la frase «ce pur commerce de mon âme».

26 Nelle Œuvres complètes di Saint-John Perse si legge «Commerce: revue littéraire fondée, en 1924, à Paris par la Princesse de Bassiano, à l’instigation de Saint-John Perse, et pour la direction de laquelle il l’assistait amicalement, la rédaction demeurant placée, ostensiblement, sous la caution apparente de trois amis du poète: Paul Valéry, Valery Larbaud et Léon-Paul

questo momento Marguerite Caetani si concentrò sul progetto dedicandosi alla ricerca di situazioni e modi per far decollare l’iniziativa. Nella rivista avrà certo scorto l’occasione, a lungo cercata probabilmente, per realizzare varie ambizioni. Nel lavoro per «Commerce», oltre a poter coniugare il suo interesse per la letteratura con il desiderio di supportare giovani scrittori, aveva modo di impiegare il proprio patrimonio americano in maniera più concreta rispetto a quanto fatto nelle vesti di padrona di casa, mediante occasionali commesse agli artisti e l’acquisto di opere d’arte per la propria collezione privata. Costituì la Société Anonyme ‘Commerce’ (una società per azioni), quindi aprì presso la filiale parigina della banca Morgan Harjès un conto a questa intestato con un capitale di 60.000 franchi27. I tre redattori ricevettero ciascuno cento azioni della società del valore di cento franchi ciascuna quale compenso delle loro prestazioni d’opera intellettuale. La metà del capitale rimaneva nelle mani di Marguerite Caetani che in tal modo occupava una posizione privilegiata. Il pittore André Dunoyer de Segonzac, un ospite molto gradito a Villa Romaine con il quale Marguerite Caetani era solita setacciare musei e gallerie, venne designato commissaire della società. Nel rapport du commissaire, la relazione di sua competenza datata 28 novembre 1924, vengono specificati gli aspetti economici dell’impresa e definito il valore intellettuale e morale che alla rivista avrebbe procurato la partecipazione di Valéry, Fargue e Larbaud. La funzione di Marguerite Caetani vi veniva descritta come quella di «administratrice statutaire»28.

Fargue. Jean Paulhan aidait parfois Saint-John Perse à receuillir des manuscrits, ou s’excerçait finalement son choix». (SAINT JOHNPERSE, Œuvres complètes, cfr. n. 27, p. 1304). Queste parole devono tuttavia essere valutate con grande cautela dal momento che Léger ha curato personalmente l’edizione delle proprie Œuvres complètes e che tutti sanno che in ogni iniziativa di cui era partecipe egli era solito presentare il proprio ruolo come più importante e positivo di quanto non fosse in realtà. Si aggiunga che in questo periodo egli intratteneva una relazione con Marguerite Caetani, un fatto ritenuto noto nella ‘storia minore’ della letteratura francese (si veda anche Rabaté, cfr. n. 24, p. 34 e Jarrety cfr. n. 24, p. 575, 576). È ad ogni modo quantomeno singolare che, salvo due brevi lettere della fine del 1923 e dell’inizio del 1924, non vi siano lettere di Léger nell’Archivio Caetani, dove invece si trova un gran quantitativo di epistole dei tre redattori e di Paulhan a Marguerite Caetani. Le numerose mistificazioni e contraddizioni delle Œuvres complètes vengono considerate nella premessa alla biografia di Alexis Léger di Renaud Meltz pubblicata nel 2008. Tra i diversi modi di scrivere il proprio nome che il poeta usò, Meltz sceglie con valide argomentazioni la grafia Léger, alla quale ci conformiamo. Meltz è molto chiaro riguardo al ruolo di Léger nella rivista «Commerce»: egli costruisce infatti il racconto servendosi in gran parte della visione di Léger stesso ma utilizza anche altre fonti cosicché la vicenda viene resa con le opportune sfumature (RENAUDMELTZ, Alexis Léger dit Saint-John Perse, Paris 2008, pp. 9-13; pp. 234-248).

27 Convertita, la cifra equivarrebbe grosso modo a 45.000 euro nel 2011.

28 Il rapport du commissaire è riportato in LEVIE, Commerce, pp. 238, 239.

XVIII

A quella data il primo numero di «Commerce» era già apparso29. Sulla prima pagina di ogni numero figurava invariabilmente la scritta:

Commerce

cahiers trimestriels publiés par les soins de Paul Valéry, Léon Paul Fargue, Valery Larbaud

Il nome di Marguerite Caetani non compariva affatto, questo almeno in parte perché non si confaceva alla sua posizione sociale avere un ruolo pubblico nella vita letteraria dell’epoca. La principessa non poteva prendere parte attivamente alla vita culturale parigina in maniera paragonabile a quanto facevano, ad esempio, le sue connazionali Sylvia Beach e Gertrude Stein30. Tuttavia non era di certo il ruolo di libraio, di editore o di consulente di giovani talenti svolto in quei termini quello cui la principessa ambiva. Una posizione troppo chiaramente connotata sullo scenario letterario l’avrebbe resa vulnerabile e forse costretta a scelte politico-letterarie che non intendeva fare in pubblico. Non si addiceva alla classe sociale cui apparteneva fin dal matrimonio con Roffredo Caetani e alle cui consuetudini si conformava. Proprio come la principessa Marthe Bibesco o la sua connazionale Winaretta Singer, meglio nota come principessa Edmond de Polignac, ella avrebbe potuto in qualità di principessa di Bassiano svolgere le funzioni di mecenate e mediatrice tra persone e istituzioni31. Marguerite Caetani, tuttavia, non perseguiva la notorietà quanto queste due donne, che erano attive su più vasta scala e operavano anche in campo sociale. Le carat-

29 Il primo numero uscì intorno alla fine di agosto del 1924, l’ultimo fu quello della primavera del 1932. In totale uscirono 29 numeri di «Commerce». Il proposito originario era di pubblicare un fascicolo per ogni stagione. Il numero della primavera aveva una copertina verde, quello dell’estate rosso mattone; il numero dell’autunno era giallo, mentre quello dell’inverno grigio bruno.

30 Nello studio di HUGHFORD intitolato Published in Paris, ormai quasi un classico, viene dedicato un capitolo ad entrambe: From Princeton to Paris: Sylvia Beach e Gertrude Stein’s Plain Editions in HUGHFORD, Published in Paris. American and British Writers, Printers and Publishers in Paris, 1920-1939, with a Foreword by JANETFLANNER, Pushcart Press, New York 1975, pp. 3-33 e pp. 231-252. Tra i numerosi studi apparsi dopo il libro di Ford che illustrano aspetti della scena letteraria parigina di lingua inglese, si citano NOELRILEYFITCH, Sylvia Beach and the Lost Generation. A History of Literary Paris in the Twenties & Thirties, New York, London 1983 e la recente pubblicazione delle lettere di BEACH, The Letters of Sylvia Beach, edited by KERIWALSH, with a foreword by NOELRILEYFITCH, New York 2010.

31 Si veda GHISLAINDIESBACH, La Princesse Bibesco. La dernière orchidée, Paris 1986 e SYLVIAKAHAN, Music’s Modern Muse: A Life of Winnaretta Singer, Princesse de Polignac, Rochester 2009 (2003).

MARGUERITE CAETANI, UNA MECENATE AMERICANA IN EUROPA XIX

teristiche del suo mecenatismo, comunque, ben si inseriscono negli sviluppi che il finanziamento dell’arte conobbe nella prima metà del ventesimo secolo. Dopo oltre un secolo di rivoluzioni in Francia, Germania, Russia e altrove, il ruolo della nobiltà quale istituzione della vita politica si era esaurito e ormai l’unica possibilità che le rimaneva era l’arte.

È su questo sfondo che deve essere considerata l’avventura intrapresa da Marguerite Caetani. Da un lato, dunque, come impresa di una mecenate che tramite il matrimonio disponeva di connessioni con la corte italiana e frequentava l’aristocrazia più altolocata di tutta Europa, con tutte le convenzioni che questo comportava. Dall’altro, come il lavoro creato da una ricca americana con una grande passione per l’arte, la musica e la letteratura di cui seguiva attivamente gli sviluppi, e volentieri si lasciava anche consigliare. Se in quel momento avesse previsto veramente che l’impresa avrebbe occupato per nove anni larga parte del suo tempo, e che si sarebbe trovata ad instaurare scambi epistolari, a volte molto fitti, con talune figure di spicco della realtà letteraria internazionale del periodo interbellico, come T.S. Eliot, Rilke e Hofmannsthal, non è però possibile stabilirlo.

Un’altra ragione della scelta di Marguerite Caetani di non apparire nella rivista «Commerce» risiede nella sua piena consapevolezza di non avere nel mondo della letteratura una propria posizione al di fuori di quella di appassionata acquirente di libri e di lettrice di testi classici e moderni. Non scrivendo lei stessa, agli occhi degli autori che intendeva conoscere Marguerite appariva come un’interlocutrice, un’ammiratrice e una cassa di risonanza, ma certo non una collega. L’autorevolezza dei tre redattori di «Commerce» e la rete di relazioni che nel corso della loro carriera essi avevano costruito nel mondo della letteratura, erano indispensabili per realizzare quello che i fondatori della rivista si erano prefissati. In primo luogo un forum dove fosse possibile pubblicare i propri testi e che inoltre fornisse un’immagine dello stato della letteratura francese. In secondo luogo «Commerce» avrebbe dovuto essere, e questa era l’espressa volontà di Marguerite Caetani, quanto più internazionale possibile. Se fosse dipeso da Larbaud e, in misura minore, da Valéry, «Commerce» non avrebbe mai avuto uno status ufficiale. La corrispondenza riferibile alla fase di costituzione della rivista evidenzia le tante esitazioni e perplessità nei riguardi della realizzazione del progetto. Perché mai fare un’istituzione pubblica di un dibattito letterario che in forma privata e senza tante formalità funzionava bene per tutti gli interessati? Erano già tante le riviste, argomentava Larbaud, perché aggiungerne ancora un’altra?32 Ma Marguerite Caetani non desistette dal suo progetto.

SOPHIE LEVIE
XX 32 LEVIE, Commerce, pp. 22, 23.

Il particolare fermento che anima il mondo artistico di Parigi dei primi decenni del Ventesimo secolo e il mescolarsi in ogni articolazione della vita artistica parigina di un gran numero di americani e di russi, fuggiti dal loro paese per ragioni molto diverse, ma anche di figure di altre nazionalità, sono dati acquisiti a livello generale da parte della storiografia di questo periodo33. Chi facesse visita a chi, quali cerchie si frequentassero e quali no, quali fossero i sogni di ciascuno e quali ambizioni nutrisse il singolo, tutto questo si legge nello specifico nei numerosi diari, carteggi e (auto)biografie che sono stati pubblicati e che continuano ad essere pubblicati34. L’internazionalizzazione della cultura parigina non sfuggiva neppure a Marguerite Caetani e oggi percepiamo come una grande lacuna il fatto che non abbia tenuto un diario, nel quale poter seguire in dettaglio quanto sentiva e vedeva intorno a sé e le persone che incontrava. Si potrebbe persino sostenere che lei stessa fosse un’esponente di quell’internazionalizzazione date le sue origini americane e la sua unione con un nobile italiano, la cui famiglia aveva una mentalità cosmopolita e contatti internazionali35. Marguerite e

33 L’ambiente che viene descritto negli studi di Ford e Riley Fitch (si veda n. 30) fornisce una visione dell’internazionalizzazione della vita culturale parigina nei primi decenni del ventesimo secolo promossa dall’Occidente, precisamente da Gran Bretagna e Stati Uniti. Informazioni specifiche sull’apporto dato da figure femminili come Barney, Beach, Stein e altre sono fornite da SHARIBENSTOCK, Women of the Left Bank. Paris, 1900-1940, University of Texas Press 1986. Si veda anche il catalogo ricchissimo di dati della mostra Americans in Paris ospitata nel 2006 alla National Gallery a Londra (KATHLEENADLER, ERICAE HIRSHNER, H. BARBARAWEINBERG (eds.), London 2006). Dello stimolo almeno altrettanto grande proveniente dall’Oriente trattano ad esempio ROBERTH. JOHNSTON, “New Mecca, New Babylon”, Paris and the Russian Exiles, 1920-1945. Kingston and Montreal 1988, e LEONIDLIVAK, How it was done in Paris. Russian Emigré Literature and French Modernism, University of Wisconsin Press 2003.

34 Esempi recenti sono le lettere di Sylvia Beach (si veda n. 30), e il secondo volume delle lettere di T.S. Eliot (si veda n. 22). Dati sulla presenza russa nella cultura francese si leggono ad esempio nelle biografie di Marina Tsvetaeva (VIKTORIASCHWEITZER, Tsvetaeva, London 1992), di Igor Stravinskij (STEPHENWALSH, Stravinsky. A Creative Spring: Russia and France 1882-1934, New York 1999, ID., Stravinsky: The Second Exile: France and America, 1934-1971, New York 2006) e di Serge Diaghilev (SJENGSCHEIJEN, Diaghilev. A Life, London 2009).

35 Michelangelo Caetani (1804-1882), nonno di Roffredo, aveva sposato la contessa polacca Kaliksta Rzewuska. Dopo la morte prematura di questa nel 1842, si era risposato con l’inglese Margaret Knight; inglese fu anche la sua terza moglie, Harriet Ellis Howard. Tra i frequentatori del salotto di Michelangelo Caetani a Palazzo Caetani vi erano Stendhal, Chateaubriand, Balzac, Scott, Longfellow, Mommsen, Taine e il compositore Franz Liszt, che nel 1861 avrebbe tenuto a battesimo Roffredo. Onorato Caetani, padre di Roffredo, sposò come detto l’inglese Ada Bootle Wilbraham. Roffredo era dunque il terzo Caetani consecutivo ad avere una consorte di lingua inglese. Il marito di Lelia Caetani fu Sir Hubert

Roffredo Caetani erano interessati ai nuovi sviluppi dell’arte e approfittavano di quanto Parigi aveva da offrire nel campo della vita musicale, del teatro, delle gallerie e del cinema. Dal carteggio tra i due emerge la loro presenza alla leggendaria esecuzione del Sacre du Printemps di Stravinsky nel 1913, l’acquisto da parte di Marguerite di opere di Picasso prima che questi raggiungesse la notorietà, la frequentazione da parte di entrambi di spettacoli dei Ballets Russes, un’uscita di Roffredo al cinematografo per vedere un film con Charlie Chaplin e la loro presenza ad alcune esibizioni del basso russo Fedor Chaliapin (tra le altre nell’opera Boris Godunov di Musorgskij).

A Villa Romaine oltre ai tanti ospiti già menzionati, la coppia ricevette nei primi anni Venti anche Erik Satie, Reynaldo Hahn, André Derain, Aristide Maillol, Jacques Rivière e André Gide. Questa serie di nomi mostra come, malgrado l’internazionalizzazione, il loro salotto avesse comunque in primis la funzione di ritrovo per artisti francesi. Dopo tutto «Commerce» era una faccenda francese, veniva edito a Parigi e pubblicava principalmente testi francesi che non erano mai apparsi in precedenza36.

Ritratto di «Commerce»

Il primo numero di «Commerce» conteneva testi dei tre direttori ufficiali, una parte del ciclo La Gloire des Rois di Saint-John Perse e frammenti dell’Ulysses di James Joyce, in una traduzione di Valery Larbaud e Auguste Morel37. I testi francesi non erano mai stati pubblicati prima e i frammenti del romanzo di Joyce in lingua francese rappresentavano una novità assoluta. I testi che figuravano sulle pagine di «Commerce» non potevano essere già apparsi in pubblico: questo era uno dei punti più importanti del programma non scritto della rivista. Di ‘Inédits’ doveva trattarsi, insomma, e a questa regola, valida sia per i testi francesi che per quelli tradotti, la redazione si atteneva quanto più possibile38. La regola veniva anche addotta per

Howard (1907-1987). Nella corrispondenza di almeno quattro generazioni di Caetani figurano i nomi di familiari polacchi, inglesi e americani.

36 In totale pubblicarono sulle pagine di «Commerce» 46 autori francesi, 19 autori anglofoni, 8 autori germanofoni, 7 autori italiani, 5 autori russi e 3 spagnoli.

37 Il contenuto di «Commerce» I era costituito da Paul Valéry, Lettre; Léon-Paul Fargue, Épaisseurs; Valery Larbaud, Ce vice impuni, la lecture; Saint-John Perse, Amitié du prince; James Joyce, Ulysse – fragments. Il numero contava 158 pagine.

La pubblicazione dei frammenti di Ulysses implicò dunque già subito una violazione di questa clausola. Il romanzo era apparso nel 1922 in lingua inglese, stampato a Digione e diffuso a partire da Parigi (si veda RICHARDELLMANN, James Joyce, Oxford University Press 1959, revised edition 1982).

38

SOPHIE LEVIEXXII

giustificare la mancata accettazione di materiali o per cercare una soluzione congeniale a «Commerce» in caso di problemi. I testi stranieri selezionati dalla redazione non erano inseriti in lingua originale nella rivista ma venivano prima tradotti, e questo era un secondo punto del programma interno39. «Commerce» ha pubblicato in traduzione francese letteratura inglese, tedesca, italiana, spagnola, russa e danese. L’idea era che un poeta venisse tradotto da un poeta e questo criterio produsse tutta una serie di coppie interessanti40. Così la traduzione della poesia di T.S. Eliot nel terzo numero di «Commerce» venne eseguita da Saint-John Perse, Paul Valéry tradusse Thomas Hardy e il poeta surrealista Louis Aragon contribuì alla traduzione di Léonce und Lena di Büchner. Marguerite Caetani poteva poi sempre contare su Valery Larbaud: questi tradusse per «Commerce» dall’inglese (tra gli altri Edith Sitwell), dall’italiano (tra gli altri Emilio Cecchi) e dallo spagnolo (tra gli altri il messicano Alfonso Reyes e l’argentino Ricardo Guïraldes). Una terza caratteristica della rivista era la combinazione di scrittori giovani (‘jeunes’ come li definiva Marguerite Caetani) con i testi della tradizione (‘anciens textes’). Per quel che riguarda i ‘jeunes’ Marguerite Caetani faceva appello ai suoi redattori e a Jean Paulhan, con il risultato che la maggior parte degli autori giovani di «Commerce» fu francese. Per i testi classici, invece, si avvalse degli indispensabili suggerimenti di Bernard Groethuysen. Frequentatore assiduo della Bibliothèque Nationale, dove andava in cerca di documenti e materiali sconosciuti, questi procurò alla rivista i trattati latini sul mondo animale e vegetale di Gerolamo Cardano (Jerôme Cardan), medico milanese del Cinquecento, la cronaca di viaggio di J.B. Tavernier, mercante del Seicento che attraversò l’Asia in cerca di pietre preziose e la relazione di missionari gesuiti che nel XVIII secolo viaggiavano attraverso la Cina. Groethuysen effettuava una selezione che riteneva adeguata alla rivista, traduceva quanto doveva essere tradotto e corredava i frammenti di un’introduzione per i lettori. Contribuì anche alla scelta di testi antichi meno esotici per «Commerce», come ad esempio quelli di Meister Eckhart e Friedrich Hölderlin. Larbaud e le relazioni che aveva acqui-

39 Nemmeno questo principio venne applicato in maniera sistematica. In «Commerce» III una parte della poesia The hollow men di T.S. Eliot era stampata in inglese e in francese. Nella pubblicazione di Roy Campbell, Thomas Hardy e Archibald MacLeish, di Friedrich Nietzsche e di Ricardo Guïraldes e Alfonso Reyes il testo originale era riportato sulla pagina sinistra (rispettivamente in lingua inglese, tedesca e spagnola) e la traduzione francese su quella destra.

40 Il numero XII di «Commerce» propose le poesie di Ungaretti tradotte in francese dal loro stesso autore: vi fu dunque una deroga alla regola, e al principio ‘il poeta sia tradotto da un poeta’ venne assegnata un’accezione particolare.

MARGUERITE CAETANI, UNA MECENATE AMERICANA IN EUROPA
XXIII

sito grazie alla «Nouvelle Revue Française» assicurarono alla rivista la pubblicazione, tra gli altri, di Sir Thomas Wyatt, Alexander Puškin e Giacomo Leopardi. Questi tre punti (‘inédits’, traduzioni e l’associazione di giovane e antico in ogni numero) erano punti chiave della politica redazionale. Dal momento però che il programma non è mai stato fissato su carta, è possibile individuarne i contenuti solo mediante una classificazione storico-letteraria dei testi dei 29 numeri e la ricerca di pareri sulla poetica nelle lettere dei collaboratori. La redazione non si rivolgeva al suo pubblico mediante un manifesto, non formulava mai nella rivista un’opinione politico-letteraria favorevole o contraria ad una certa corrente e forniva raramente, tramite una breve nota, indicazioni al lettore per poter inquadrare un autore di un paese lontano o di un remoto passato41.

Era per l’attuazione di questa politica, incentrata dunque sul reclutamento di autori rispondenti ai requisiti, sulla valutazione di testi e sul reperimento di traduttori, che Marguerite Caetani aveva nominato i suoi tre redattori. Inizialmente l’impresa fu organizzata in modo che Adrienne Monnier, proprietaria della libreria La Maison des Amis des Livres in rue de l’Odéon42, e vecchia conoscenza dei redattori, avesse la funzione di ‘gérante’ della rivista, un incarico che riguardava soprattutto la gestione dell’esercizio43. Monnier tuttavia fu solo per un brevissimo periodo attiva in «Commerce». Problemi insorti tra quest’ultima e Fargue, in parte di natura privata e in parte derivanti dall’essere l’affascinante poeta di continuo in ritardo con la consegna del lavoro promesso, si inasprirono fino a coinvolgere dall’agosto 1924 anche la redazione. Per questo motivo la relazione «Commerce» – Monnier risultava già compromessa nel momento in cui uscì il primo numero della rivista44. Il 16 dicembre 1924, dopo aver regolato defi-

41 Come ad esempio prima ai testi di Meister Eckhart in «Commerce» IV e i testi di Leopardi in «Commerce» XIV.

42 La libreria di Adrienne Monnier si trovava fin dal 1915 al numero 7 di rue de l’Odéon; sul lato opposto della strada, al numero 12, Sylvia Beach aprì nel 1921 Shakespeare and Company. In entrambe le attività, che ebbero la funzione di luogo di incontro dell’intera Parigi letteraria di lingua francese e inglese, era possibile non solo acquistare libri, ma anche prenderli in prestito, sfogliare riviste e guardarsi intorno quanto si voleva (si veda LAURE MURAT, Passage de l’Odéon. Sylvia Beach, Adrienne Monnier et la vie littéraire à Paris de l’entre-deux-guerres, Paris 2003).

43 In una lettera a Marguerite Caetani, Adrienne Monnier enumera i compiti contemplati dal suo incarico: contatti con il tipografo e l’editore, tutte le questioni economiche, l’istituzione e gestione dell’archivio, la corrispondenza amministrativa e la corrispondenza con la redazione e con gli autori, secondo le istruzioni della Caetani e dei membri della redazione (informazione tratta da MURAT, Passage de l’Odéon, cfr. n. 42, pp. 74, 75).

44 Gli screzi tra i due sono descritti in LEVIE, Commerce, pp. 18-24 e in MURAT, Passage

SOPHIE LEVIEXXIV

MARGUERITE CAETANI, UNA MECENATE AMERICANA IN EUROPA XXV

nitivamente l’aspetto pratico della questione con la costituzione della Société Anonyme Commerce, Marguerite Caetani inviò una lettera a Monnier nella quale le chiedeva di restituire tutti i documenti riguardanti l’amministrazione della società e la sollevava da ogni ulteriore incombenza45. A causa di queste vicende e malgrado tentativi di mediazione di Valéry e Larbaud, l’esistenza di «Commerce» sembrò nell’autunno 1924 per un momento incerta, ma dopo qualche tempo venne individuato un nuovo amministratore in Ronald Davis46. Anch’egli però non rimase in carica a lungo perché quando la redazione ritenne che stesse commettendo troppi errori Marguerite Caetani designò a decorrere da «Commerce» IX l’editore/ libraio Louis Giraud-Badin. Nelle funzioni di tipografo, nonché di editore, operarono, durante l’esistenza di «Commerce», senza variazioni, il direttore della parigina Société générale d’imprimerie et d’édition Levé e i suoi collaboratori47. Risulta ormai impossibile ricostruire l’esatta ripartizione dei compiti per l’esiguità dei dati societari nei documenti dell’amministrazione di Marguerite Caetani, peraltro quasi interamente andati perduti. Certo è che la corrispondenza redazionale non venne curata dagli amministratori succedutisi negli anni, ma fu la administratrice statutaire/mecenate ad occuparsene personalmente. La Caetani era molto generosa nei riguardi dei redattori e aveva la fama, a ragione, di retribuire con grande liberalità i suoi autori. Pubblicare su «Commerce» era dunque estremamente allettante come emerge con una certa frequenza nelle lettere a lei dirette. La tiratura di «Commerce» era modesta se paragonata ad altre riviste e il singolo numero era costoso. Tutto questo induce a ritenere che «Commerce» si rivolgesse ad un pubblico d’élite e non mirasse ad una posizione di rilievo sul mercato delle riviste letterarie48. La redazione non si riunì mai, tra l’altro, anche per la rottura tra Larbaud e Fargue seguita alle difficoltà con Adrienne Monnier. Facile immaginare che questo generasse qualche problema, tuttavia il modello operativo adottato dalla Caetani rendeva l’incontro della redazione al completo superfluo. Non sappiamo se inizialmente fossero

de l’Odéon, pp. 74-78 (cfr. n. 42); in Rabaté (cfr. n. 21), pp. 75-96 viene fornita una versione ricca di particolari.

45 Questa lettera è riportata in LEVIE, Commerce, pp. 20, 21.

46 Ronald Davis, un inglese che nella prima guerra mondiale combatté sul continente e poi rimase in Francia, ebbe nel contesto della Parigi letteraria un ruolo di secondo piano quale traduttore (tra gli altri di Valéry) ed editore (si veda www.kb.nl/bc/koopman/19261930/c83.html).

47 Sulle modalità di lavoro si veda Rabaté (cfr. n. 21), pp. 96-116.

48 Cifre su tirature e costi e un confronto con altre riviste vengono forniti da Rabaté (cfr. n. 21) a pp. 98-102 e pp. 116-127.

invece previste riunioni redazionali con cadenza regolare. La Caetani era spesso assente dalla Villa Romaine, in quanto soggiornava con la famiglia sulle coste della Normandia o sulla Costa Azzurra, e gli stessi membri della redazione non sempre erano disponibili per una riunione a Parigi. La concertazione aveva luogo per via epistolare49, durante i pomeriggi domenicali a Versailles o quando ci si incontrava a Parigi.

Un’analisi storico-letteraria del complesso dei testi di «Commerce» restituisce un quadro di moderato rinnovamento. I tre redattori avevano raggiunto la mezza età50 e già largamente dimostrato i loro meriti e i jeunes che essi presentavano non erano di certo degli avanguardisti estremi, ammesso che ne circolassero ancora intorno al 1925. Ai violenti attacchi con cui dal 1910 gli esponenti del futurismo, del dadaismo e in Francia soprattutto del surrealismo avevano tempestato l’arte e la letteratura dell’Ottocento, seguì già durante la prima guerra mondiale un ritorno a forme più classiche. Le devastazioni che la guerra aveva portato nell’intera Europa in tutti i campi immaginabili, vi contribuirono senz’altro. Questo cambiamento di tendenza venne descritto in Francia in una serie di saggi di Jean Cocteau e definito con il termine ‘le rappel à l’ordre’51. Il gioco con la tradizione, che si esprimeva in un reimpiego di forme antiche e nel mescolamento di temi propri di periodi e culture diversi, era già ravvisabile in Picasso tra 1917 e 1923, quando le sue tele si riempirono di gigantesche figure classiche e arlecchini. Compiono un’analoga virata neoclassica anche Stravinsky nel periodo intorno al 1920 con Pulcinella e T.S. Eliot con un poema come The Waste Land (1922). Questi tre artisti, tutti gravitanti ai margini dell’ambiente della famiglia Caetani, ebbero un ruolo cardine nel panorama dell’arte tra le due guerre. Essi sono rappresentanti per eccellenza di quel connubio tra tradizione e rinnovamento che «Commerce» perseguiva come punto programmatico. Nella letteratura la ricerca di nuovi percorsi si esplicò in sperimentazioni formali nell’ambito di generi letterari diversi e in tentativi di definire nella narrativa la coscienza dell’uomo del Novecento. Intrapresero una ricerca di questo genere ad esempio Virginia

49 I carteggi di Marguerite Caetani con Valery Larbaud e con Jean Paulhan sono stati i più corposi in assoluto. Furono loro due a darle, nella gestione della redazione, l’appoggio più consistente.

50 Nel 1924 i redattori compirono rispettivamente 53 (Valéry), 48 (Fargue) e 43 (Larbaud) anni.

51 Sotto questo titolo Jean Cocteau riunì un gruppo di saggi sull’estetica risalenti agli anni 1918-1926 nei quali egli aveva nuovamente riportato la tradizione al centro dell’attenzione (JEANCOCTEAU, Le rappel à l’ordre, Paris 1926).

SOPHIE LEVIEXXVI

Woolf nei suoi saggi e romanzi52, Thomas Mann in Der Zauberberg (1924) e Marcel Proust nel suo ciclo romanzesco À la recherche du temps perdu (1913-1927). Anche nei contributi alla rivista firmati dai membri della redazione sono evidenti l’attenzione per la coscienza e le sperimentazioni di genere. Quattro testi di Valéry, più tardi confluiti nell’antiromanzo Monsieur Teste53, vennero presentati proprio sulle pagine di «Commerce» e tra i contributi di Larbaud54 vi era una serie di brani in prosa nei quali egli sperimentava con la tecnica dello stream of consciousness55. Le poesie che Fargue diede alla rivista56 sono i testi che più si avvicinano al Surrealismo e quindi non sorprende che egli non di rado facesse rimostranze contro il tono compassato di «Commerce», la mancanza di apertura e l’aura elitaria che aleggiava intorno ad esso57. «Commerce» ha ospitato solo qualche testo surrealista e nessuna antologia di testi dell’Espressionismo, come invece sarebbe stato ovvio. Occasioni mancate, forse, ma uno sguardo all’insieme dei contenuti dei numeri della rivista mostra come la lamentela di una ‘eccessiva uniformità’ non sia tuttavia fondata. La selezione di letteratura internazionale degli anni Venti e dei primi anni Trenta è variegata e l’associazione di testi della tradizione a volte molto singolari con la scelta di testi contemporanei operata da Marguerite Caetani e dalla redazione ha prodotto un’antologia che ben illustra gli sviluppi della poetica del periodo interbellico58. «Commerce» ha promosso con vigore il dialogo letterario interna-

52 Gli esempi sono Modern Fiction del 1919 e Mr Bennett and Mrs Brown del 1924; «Commerce» X (hiver 1926) ospitava la parte centrale del romanzo To the Lighthouse (London 1927); si veda LEVIE, Commerce, pp. 174-178 sul contributo di Woolf.

53 Lettre in «Commerce» I, Lettre de Madame Emilie Teste in «Commerce» II, Préface pour une nouvelle traduction de la Soirée avec M. Teste in «Commerce» IVe Edmond Teste: Log Book (extraits) in «Commerce» VI.

54 Si veda LEVIE, Commerce, pp. 84-104 circa i contributi di Larbaud e gli esperimenti tecnici nei suoi racconti.

55 Il tentativo di verbalizzare il flusso dei pensieri di un personaggio era una delle risposte letterarie alle teorie dei filosofi William James e Henri Bergson, al pensiero di Friedrich Nietzsche e di Sigmund Freud e alle scoperte di Albert Einstein, dove percezione e tempo sono elementi guida (si veda ad esempio ARTBERMAN, Preface to Modernism, University of Illinois Press 1994 e PERICLESLEWIS, The Cambridge Introduction to Modernism, Cambridge University Press 2007).

56 Fargue diede a «Commerce» complessivamente diciannove contributi, poesie e poemi in prosa che in alcuni passaggi rivelano le radici simboliste, mentre in altri testi un sogno febbrile o una passeggiata attraverso Parigi sono occasione di salti surrealisti e relativa cornice.

57 Parafrasi di una lettera di Fargue a Marguerite Caetani del 1925, citata in LEVIE, Commerce, p. 105.

58 Da pp. 63-67 è riportato il contenuto dei diversi numeri di «Commerce», cui segue una panoramica della singola letteratura nazionale.

zionale e questo era esattamente quello che si prefiggeva Marguerite Caetani con la sua rivista. Per realizzare questo scambio letterario interpellò nel corso del 1925 e 1926 una serie di autori stranieri, che già avevano pubblicato su «Commerce» o che ebbe modo di conoscere attraverso uno dei suoi redattori. Ciascuno di loro fu invitato, se non lo aveva ancora fatto, a fornire un proprio contributo alla rivista e si vide affidare il compito di segnalare testi della propria letteratura rispondenti ai requisiti del programma di «Commerce». Per l’area linguistica inglese Marguerite si rivolse a T.S. Eliot, il suo consulente per l’italiano divenne Giuseppe Ungaretti, per la letteratura russa si avvalse della collaborazione di Dmitri Mirsky. Infine, per la letteratura di lingua tedesca, Marguerite si avvalse di tre collaboratori: Rainer Maria Rilke (fino alla sua morte nel 1926), Hugo von Hofmannsthal, e dal 1929 Rudolf Kassner59.

La traduzione di Anabase.

Ciascuno dei tre redattori francesi aveva una propria rete di relazioni letterarie dalla quale «Commerce» traeva vantaggio. Per i numerosi immigrati e visitatori stranieri la vita letteraria parigina era marcatamente cosmopolita e l’ambiente dei Caetani non era certo nazionalista; fu proprio grazie a questo comitato redazionale straniero che si affermò la considerevole internazionalizzazione della rivista. Dell’esistenza di questo comitato e di quanto dialogassero i vari membri si apprende solo dalla corrispondenza che Marguerite Caetani intratteneva con ciascuno di loro. Risulta impossibile dire pure se conoscessero il rapporto che ciascuno di loro aveva con «Commerce» in veste di consulente. Non era prevista alcuna designazione collettiva o intervento congiunto; riguardo alla formazione non vi era stata alcuna concertazione con la redazione francese e sebbene fossero stati tutti in visita a Villa Romaine, non accadde mai che fossero lì insieme contemporaneamente. La composizione del comitato redazionale straniero non risulta registrata in alcun documento ufficiale e, diversamente dai redattori francesi, i nomi di Eliot, Mirsky, Ungaretti e dei tre autori germanofoni compaio-

59 Di T.S. Eliot, cugino di Marguerite Caetani, figurava un contributo già in «Commerce» I; il contatto con Ungaretti fu stabilito grazie a Jean Paulhan (si veda Correspondance Jean Paulhan – Giuseppe Ungaretti. Édition établie et annotée par JACQUELINEPAULHAN, LUCIANOREBAY et JEAN CHARLESVEGLIANTE. Préface de LUCIANOREBAY. Cahiers Jean Paulhan 5, Paris 1989, p. 51, 61, passim); la conoscenza con Mirsky avvenne tramite André Gide o Bernard Groethuysen (si veda G S SMITH, D.S. Mirsky. A Russian-English Life, 1890-1939, Oxford University Press 2000, p. 118, 128); Rilke fu introdotto da Paul Valéry.

SOPHIE LEVIEXXVIII

no in «Commerce» soltanto attraverso i loro contributi. Quanto a visibilità le condizioni della redazione straniera erano in fondo analoghe a quelle del programma di «Commerce»: il programma c’era ma non venne mai scritto, la redazione internazionale esisteva ma non venne mai nominata. È solo collegando i testi con le concezioni letterarie del periodo interbellico e attraverso la lettura dei diversi carteggi che «Commerce» perde in parte la sua inafferrabilità e risulta possibile inquadrare la rivista nella storia letteraria dell’epoca. Nelle epistole le frasi con le quali Marguerite Caetani invitava i suoi redattori stranieri a segnalare nuovi autori sono quasi ogni volta le stesse; un rituale ricorrente era anche l’invio del compenso annuale a titolo di ringraziamento per i pareri elargiti e le prestazioni rese, come ad esempio una traduzione o la revisione di questa oppure la stesura di una breve introduzione60. Tanto le formule da lei usate quanto i ringraziamenti degli interessati evidenziano con chiarezza come la Caetani stesse costruendo intorno a «Commerce» una rete letteraria internazionale.

Anche se non è possibile ricostruire come e quando si concretizzasse il progetto di dare vita a una redazione internazionale, è ovvio che diversi fattori vi abbiano contribuito. Le modalità di formazione di questa rete sono paragonabili ai modi in cui i contorni del programma andarono progressivamente definendosi. La direzione nella quale andava «Commerce» non era stabilita in partenza ma si delineò strada facendo.

L’internazionalizzazione della rivista non può tuttavia essere considerata in maniera avulsa dall’instancabile impegno profuso da Marguerite Caetani per ‘fare una sorpresa’ al suo amico Alexis Léger con la traduzione delle sue liriche in inglese, italiano e tedesco. La richiesta di tradurre le poesie di Léger attraversa come un filo rosso la corrispondenza con i consulenti stranieri: ogni volta l’invito ad individuare nella rispettiva letteratura testi idonei per la rivista è preceduto dall’invito a tradurre poesie di Saint-John Perse61. Poco tempo dopo aver fatto uscire sulla Nouvelle Revue Française, sotto lo pseudonimo di Saint-John Perse, il poema Anabase composto

60 Sfortunatamente le lettere di Marguerite Caetani a Giuseppe Ungaretti non sono giunte a noi, ma è molto probabile che gli si rivolgesse con modalità simili a quelle impiegate nelle corrispondenze con gli altri redattori.

61 Fanno eccezione le lettere a Dmitry Mirsky, che non venne chiamato a partecipare al progetto perché la traduzione russa di Anabase, opera di due giovani emigrati, era stata già pubblicata a Parigi nel 1926. Larbaud scrisse su richiesta di Marguerite Caetani una prefazione portando in questo modo il poeta all’attenzione della comunità degli emigrati russi a Parigi (si veda SOPHIELEVIE, Vertalen onder dwang. Driemaal Anabase aan het eind van de jaren twintig, in «Filter. Tijdschrift voor vertalen & vertaalwetenschap», a. 2, n. 2, 1995, pp. 2-12 e RENAUDMELTZ, Alexis Léger dit Saint-John Perse (cfr. nota 26), p. 243.

XXIX

durante la sua permanenza in Cina come segretario d’ambasciata, Léger proibì la pubblicazione delle sue opere in Francia. La prima pubblicazione di Léger sulla «Nouvelle Revue Française» risaliva già al 1909; egli aveva molti contatti nel mondo letterario parigino ed era come poeta noto e stimato da colleghi di vario orientamento, dal cattolico Paul Claudel al surrealista André Breton. Il divieto di pubblicazione rimase in vigore durante l’intera carriera diplomatica e fu abolito solo nel 1945. Ovviamente non era però vietato scrivere a proposito di Anabase e importanti poeti e critici francesi del momento, tra i quali René Crevel, Roger Vitrac, Marcelle Auclair, Lucien Fabre e Albert Thibaudet, si lanciarono poco dopo la sua apparizione a farne una recensione62. La loro attenzione per questo testo enigmatico fu tutt’altro che dannosa alla reputazione di Léger, che in Francia mantenne la propria invisibilità come poeta per ben venti anni. La ricezione della sua opera oltre i confini francesi è stata fortemente stimolata dal fatto che T.S. Eliot, Rilke, Kassner e Ungaretti si sono dedicati alla sua poesia. Il poeta-diplomatico non aveva nulla in contrario alle traduzioni; lasciava che dell’organizzazione della ricezione delle sue opere a livello internazionale si occupasse Marguerite Caetani, ma è pressoché certo che fosse lui stesso a suggerirle che le sue poesie meritavano un pubblico internazionale63. La Caetani non perse tempo, e non c’era lettera in cui non si informasse presso i traduttori dei loro progressi. Al contempo li legò alla sua rivista mediante la nomina a consulenti internazionali. Per la forma e i contenuti64 Anabase rispondeva alla perfezione ai criteri del programma di «Commerce», ma la traduzione dell’opera richiese in ogni caso impegno e tempi molto maggiori di quanto auspicato e previsto65. Léger rispondeva spesso con enorme

62

Nella Bibliographie critique dell’opera omnia del poeta vengono citati gli articoli di questi autori (SAINT JOHNPERSE, Œuvres complètes, Bibliothèque de la Pléiade, Paris 1975, pp. 1380-1392).

63 Si veda MELTZ, Alexis Léger dit Saint-John Perse (cfr. n. 26), pp. 241-243.

64 La descrizione di Anabase fornita da Meltz sembra racchiudere l’intero programma di Commerce: «Le poème lui-même, sous l’apparence d’une épopée universelle, émancipé de toute époque et localisation n’échappe pas à une lecture historicisante; son motif correspond à des lieux familiers (la Chine, la Judée biblique); sa matière procède d’épopées historiques (celles d’Alexandre le Grand ou de Gengis Khan), de textes sacrés (la Bible, le Livre des Rois), de classiques (Chateaubriand, Nietzsche, Whitman, Claudel) et de lectures documentaires (Le Tibet révolté de l’orientaliste Bacot, qu’Alexis faisait lire à la princesse de Bassiano, des ouvrages de Victor Maignan et même Victor Segalen); son éthique de l’esprit aventureux, enfin n’est pas séparable d’une ambition bien de son temps, que l’on invoque la vogue de la pensée nietzschéenne ou l’idéologie impériale de la IIIe République», RENAUD MELTZ, Alexis Léger dit Saint-John Perse (cfr. n. 26), p. 237, 238.

Dati riguardanti le traduzioni dell’opera di Saint-John Perse cui presero parte i redattori stranieri di «Commerce» si trovano in SAINT JOHNPERSE, Œuvres complètes, Bibliothè-

65

SOPHIE LEVIEXXX

ritardo alle richieste dei suoi traduttori di leggere insieme il loro testo e chiarire i passi oscuri; le condizioni nelle quali versavano gli editori divennero sul finire degli anni Venti sempre più difficili e, nel clima politico che andava inasprendosi, la poesia aveva l’attenzione di pochi. Come nella corrispondenza con T.S. Eliot e con i redattori germanofoni, la traduzione di Anabase è argomento che ricorre con grande frequenza anche nelle lettere di Ungaretti e pure in questo caso la pubblicazione si è fatta attendere molto più a lungo di quanto auspicato da Marguerite Caetani (e Ungaretti)66.

L’Appendice.

Alla luce del materiale conservato alla Fondazione Caetani, sembra opportuno concludere che nel periodo di esistenza di «Commerce» Ungaretti fu l’unico con il quale Marguerite Caetani trattò di letteratura italiana nella propria corrispondenza. Una differenza notevole rispetto a quanto avveniva con le proposte in lingua francese, inglese e tedesca: riguardo alla selezione di testi di queste aree linguistiche, infatti, Marguerite interpellava non solo i propri redattori ma in molti casi anche gli autori ammessi a pubblicare sulla rivista. L’Archivio Caetani custodisce lettere di scrittori francesi, tedeschi, inglesi e americani del periodo tra le due guerre che offrono spesso chiarimenti e analisi particolareggiate delle questioni di carattere storico-letterario, testuale o linguistico di ogni genere che vengono discusse nella corrispondenza con Valéry, Larbaud, T.S. Eliot, Rilke e altri. Per quanto riguarda la letteratura italiana vi sono, invece, soltanto le lettere di Ungaretti; mancano pertanto nel presente volume le voci degli autori (italiani?) che pubblicavano su «Commerce». Ulteriori considerazioni si trovano tuttavia nella corrispondenza dello stesso Ungaretti, ad esempio nel carteggio con Giuseppe Raimondi e in quello con Paulhan cui era legato da profonda amicizia67. A più riprese egli vi esprime la propria preoccupazione per lo stato que de la Pléiade, Paris 1975, pp. 1102-1108. Anche in questo caso occorre tenere presente che la fonte non è tra le più affidabili e che per informazioni precise è necessario consultare anche altre fonti.

66 Si veda a questo proposito tra l’altro il doc. 16, n. 6 nel presente volume.

67 Su Raimondi si veda ad esempio doc. 2, n. 12 e G UNGARETTI, Lettere a Giuseppe Raimondi 1918-1966. Con dodici lettere di Raimondi a Ungaretti, a cura di E CONTI, Bologna, Patron, 2004; su Paulhan doc. 2, n. 2 del presente volume e in numerosi punti nell’ambito della Correspondance Jean Paulhan – Giuseppe Ungaretti, 1921-1968.

in cui versano le lettere italiane, una preoccupazione che emerge con assoluta chiarezza anche nelle missive a Marguerite Caetani. Già in precedenza, il 23 agosto 1923, in una lettera a Valery Larbaud aveva scritto:

Vous savez, certes, comment depuis Leopardi la poésie italienne s’était arrêtée dans une impasse. Pour retrouver nos traditions, nous avons dû observer de très près les expériences françaises de ces 25 ans, et accomplir un effort assez semblable à celui qui, visant à un même but se fait en France, je crois, depuis Baudelaire et Mallarmé vis-à-vis de la littérature anglaise68

Qui Ungaretti si dichiara convinto del ruolo di stimolo che il dialogo serrato e profondo con un’altra tradizione letteraria è in grado di svolgere per la propria letteratura. La lettera ad Andrea Caffi69, della fine degli anni Venti, mostra ancora una volta come Ungaretti intenda analizzare gli sviluppi della letteratura con uno sguardo internazionale. Quale fosse il fine di questo suo ‘esercizio di storiografia letteraria’ Ungaretti non lo dice. Tuttavia, considerato che egli cita in prevalenza autori francesi, e li raggruppa per generazioni, appare legittimo concludere che gli era stata commissionata l’introduzione ad una pubblicazione di autori francesi, con ogni probabilità una raccolta di poesie. Ungaretti chiede a Caffi di inviargli dei numeri di «Commerce» come pure diversi volumi che sa o ritiene essere presenti nella biblioteca di Marguerite Caetani. Da quanto scrive emerge infatti con chiarezza che egli deve a breve portare a termine un incarico affidatogli e che si avvale di Caffi come interlocutore per verificare le proprie idee e avere un confronto: «Scrivimi, illuminandomi ancora su tutti i punti, e mostrandomi insomma come potrei fare per essere breve, esatto, e nello stesso tempo per dare una visione come quella che tu mi presenti e che è profondamente reale».

Da Lautréamont, che è il suo punto di partenza, e passando per i Canti di Maldoror, egli approda ai surrealisti e agli imagisti, citando nel percorso Pascal, Baudelaire, Rimbaud, Mallarmé, Leopardi ed Esenin. Chiede comunque di fargli avere anche testi di Poe e vuole lumi su quali poeti inglesi (Campbell, Blake) e tedeschi occorra inserire per rendere completa la rassegna. In posizione centrale nella sua lettera vi sono i poeti francesi del momento: Claudel, Fargue, Valéry, i surrealisti e come ultimo Limbour; viene menzionato a volte anche il nome di Saint-John Perse («un umanista che evoca un mondo arcaico, come il Rinascimento evocava la Grecia e

68 Citata in LEVIE, Commerce, p. 189. L’originale di questa lettera è conservato presso il Fonds Larbaud della Bibliothèque Municipale, Vichy; anche in O RUGGIERO, Valery Larbaud et l’Italie, Paris, Nizet, 1963, viene citato a p. 205 un passo tratto da questa lettera.

69 Su Caffi si veda doc. 5, n. 1 nel presente volume.

SOPHIE LEVIEXXXII

Roma»). È allettante supporre che Ungaretti stesse qui preparandosi a redigere la promessa prefazione alla traduzione di Anabase, che aveva ormai ultimato70. Un’ipotesi confortata dal fatto che in quest’occasione egli intende utilizzare appunto numeri della rivista «Commerce» per comporre il proprio scritto e che richiede inoltre testi di ogni genere dalla biblioteca di Marguerite Caetani.

L’ultimo testo italiano, il racconto Vieille Parme di Bruno Barilli, tradotto in francese da Valery Larbaud, apparve nel numero XIX della rivista. In seguito sarebbero usciti ancora altri nove numeri, ma delle tante proposte avanzate da Ungaretti nemmeno una venne in quegli ultimi anni accolta da «Commerce».

SOPHIELEVIE

La presente edizione è stata resa possibile grazie al contributo finanziario di NWO, ente olandese per la ricerca scientifica [Nederlands Wetenschappelijk Onderzoek].

70 Si veda doc. 16 e nota 3. Ungaretti ritiene ancora che Anabase sarà pubblicato presso l’editore Ribet.

MARGUERITE CAETANI, UNA MECENATE AMERICANA IN EUROPA XXXIII

UNGARETTI E «COMMERCE»

1. Ungaretti redattore di «Commerce».

«Commerce» uscì a Parigi dall’estate del 1924 all’inverno del 1932, con scadenza trimestrale per complessivi 29 numeri. I direttori erano Paul Valéry, Léon-Paul Fargue e Valery Larbaud, mentre ideatrice e mecenate dell’impresa fu Marguerite Caetani. La rivista pubblicò unicamente testi creativi, ad eccezione di qualche saggio, che in verità si presentava anch’esso come intervento letterario invece che critico. Furono accolti, in originale e/o in traduzione, testi francesi (Aragon, Artaud, Claudel, Gide, Larbaud e Fargue – entrambi presenti in ben 19 numeri –, Malraux, Paulhan, solo per citare alcuni dei nomi più illustri), inglesi (Eliot, Faulkner, Joyce, la Woolf e tra gli autori del passato Poe e Hardy tradotti da Valéry, e Coleridge nella versione francese di Larbaud), tedeschi (tra gli altri Hofmannsthal, Kafka, Kassner, Rilke direttamente in francese, oltre che Nietzsche, Meister Eckhart e Hölderlin), russi (Mandel’štam, Pasternak, Puškin, Rozanov), spagnoli (García Lorca e Ortega y Gasset ad esempio) e italiani; ci furono anche traduzioni francesi dal danese (Kierkegaard), dal malgascio (Ra Chrysalide) e dal cinese (T’ao Yuan Ming), senza contare i frammenti latini riadattati da Bernard Groethuysen e la traduzione del persiano Ahmad Ghazali per opera di Louis Massignon. Sempre per idea di Marguerite Caetani, ogni area nazionale doveva avere un consulente a cui fare capo: così dell’area francese si occupavano i direttori, coadiuvati da Paulhan e SaintJohn Perse, di quella inglese T.S. Eliot, Hofmannsthal era responsabile della sezione tedesca, e Mirsky di quella russa. Per quanto concerne la letteratura italiana punto di riferimento fu eletto Giuseppe Ungaretti1. A rile-

1 Sulla nascita e l’organizzazione di «Commerce» cfr. S. LEVIE, «Commerce» 1924-1932. Une revue internationale moderniste, Roma, Fondazione Camillo Caetani, 1989, in particolare le pp. 189-198, dedicate a Ungaretti e alla letteratura italiana. Ma su Ungaretti e «Commerce» cfr. anche E CONTI, Ungaretti mediatore culturale di «Commerce», «Intersezioni», XXII (aprile 2002), 1, pp. 89-108. Su «Commerce» sempre utile è il saggio di G MACCHIA,

varlo è una lettera di quest’ultimo a Marguerite Caetani del 7 aprile 1926, quando «Commerce» non aveva ancora due anni di vita, e, soprattutto, non aveva ancora pubblicato autori italiani:

Sono confuso e commosso, Principessa, della fiducia e della stima, e della bontà ch’Ella mi dimostra. Mi metterò subito all’opera per la scelta di scrittori nostri antichi e moderni di alto tono lirico, non indegni dell’ospitalità di «Commerce».

A Ungaretti dunque spettò il compito di individuare non solo autori contemporanei, ma anche testi dei secoli passati da pubblicare nella rivista. Il poeta svolse assiduamente e con acrimonia la sua funzione di consulente, avanzando molteplici proposte, e invitando sulle pagine di «Commerce» quegli scrittori che riteneva meritori. Tuttavia gran parte dei suoi progetti non andarono in porto sia perché molti poeti e prosatori italiani finirono per rifiutare l’invito, sia, soprattutto per quanto concerne i testi medievali e sei-settecenteschi, per il diniego di Marguerite Caetani, che in qualità di promotrice della rivista godeva del diritto di veto assoluto e incontrastato. Proprio per questo motivo la lettura del carteggio con la principessa Caetani permette di individuare quale linea Ungaretti promosse per la letteratura italiana, ricavandone un panorama più mosso e articolato rispetto a quello che si può desumere dalla sola lettura degli autori pubblicati.

2. La scelta degli «scrittori nostri antichi».

Il testo più antico pubblicato da Ungaretti sulle pagine di «Commerce» è un brano estrapolato dalla Storia di fra Michele Minorita, tradotto in francese da Eugène Marsan, e presentato ai lettori con il titolo Brûlement d’un hérétique2. Con queste parole il 10 maggio 1926 il testo viene presentato a Marguerite Caetani:

Le mando, per tramite di Paulhan, alcune poesie italiane antiche (del secolo avanti Dante e del ’300) pochissimo note e che mi sembrano molto belle, e due prose del ’300, una delle quali Il bruciamento d’un eretico, per il movimento della folla,

Biografia di una rivista: «Commerce», in ID., Il paradiso della ragione, Torino, Einaudi, 1972, pp. 367-375, mentre doverosa è la lettura di G. UNGARETTI, La rivista «Commerce», in ID., Vita d’un uomo. Saggi e interventi, a cura di M. DIACONO e L. REBAY, Milano, Mondadori, 1974, pp. 661-665.

2 Cfr. ANONIMO, Brûlement d’un hérétique (fragment de la Storia di fra Michele Minorita), traduit de l’italien par E MARSAN, «Commerce», X (hiver 1926), pp. 189-200.

UNGARETTI E «COMMERCE»XXXVI

per la figurazione della santità, per il colore del tempo, per il carattere del Toscano e dell’Italiano, mi sembra cosa unica.

Ungaretti ritrova dunque nell’anonimo trecentesco tre elementi. Il primo è di ordine prettamente narrativo: viene rilevata infatti la capacità di descrivere la folla che ora inneggia, ora biasima il povero martire che si accinge al rogo. Il tutto, sia detto per inciso, è messo in scena attraverso un serrato dialogo che contrappone alle ingiurie o alle preghiere del popolo le pronte repliche di Fra’ Michele Minorita. E proprio questa impostazione quasi teatrale fa emergere il secondo elemento su cui Ungaretti punta l’indice: la santità del martire, riconosciuto tale, nel finale, anche da chi lo avversava e lo riteneva posseduto dal demonio. In questa conclusione, isolata appunto dall’antologizzazione di Ungaretti, il trionfo morale di Fra’ Michele diventa espressione di condanna contro i facili dogmatismi e le perniciose illusioni: insomma la prosa dell’anonimo Toscano assume i tratti di un testo decisamente moderno, in cui l’intelligenza e la razionalità hanno la meglio sulle false credenze e i puerili timori; ed è proprio quest’aspetto di modernità a colpire Ungaretti, il quale non a caso nella lettera testé citata a Marguerite Caetani parla della «fisionomia del santo» e non di quella dell’eretico. Il terzo elemento che viene rimarcato è invece di taglio linguistico: «per il carattere del Toscano e dell’italiano, mi sembra una cosa unica» scrive Ungaretti alla sua interlocutrice. E infatti a rileggere il testo, anche nella traduzione francese, scopriamo una prosa ampiamente comunicativa e referenziale, ma al tempo stesso capace di sottoporre agli occhi del lettore la scena che si sta consumando: una necessità, questa della lingua comunicativa, che Ungaretti ribadirà come vedremo tra poco anche nelle scelte degli autori di secoli più tardi.

La stessa lettera a Marguerite Caetani del 10 maggio 1926 informa che unitamente alla Storia di fra Michele Minorita erano state spedite anche un’altra prosa coeva, e delle liriche di poeti due e trecenteschi. Purtroppo non ci sono elementi che possono aiutare ad individuare quali furono i testi inviati3. Certamente possiamo ipotizzare che l’altra prosa trecentesca avesse caratteristiche di fondo simili a quella inerente Fra’ Michele Minorita, mentre per quanto concerne le poesie si può immaginare qualche rimatore toscano, ora

3 In questo senso non aiuta neanche il carteggio Ungaretti-Paulhan; in una lettera del maggio 1926, quella in cui venivano spediti i testi da far pervenire a Marguerite Caetani, leggiamo soltanto: «Je t’envoie pour Mme de Bassiano quelques proses et poésies anciennes»

(Correspondance Jean Paulhan-Giuseppe Ungaretti, 1921-1968, édition établie et annotée par J PAULHAN, L REBAY, J CH VEGLIANTE, Paris, Gallimard, 1989, p. 73).

UNGARETTI E «COMMERCE» XXXVII

antecedente ora contemporaneo a Dante. Ma in riferimento alla poesia antica è doveroso ricordare che pochi giorni prima, il 5 maggio 1926, Ungaretti aveva spedito a Marguerite Caetani anche alcuni sonetti di Petrarca:

Per tramite di Paulhan Le mando: […]

2o alcuni sonetti del Petrarca, dove il grado di trasposizione metafisica mi sembra sublime, e la musica delle parole d’una purezza allucinante.

Anche in questo caso non siamo in grado di indicare specificamente quali testi Ungaretti propose, né intendiamo azzardarci in ipotesi che finirebbero per non avere alcun valore. Tuttavia si può rimarcare come il Petrarca prescelto sia quello più filosofico e spirituale («il grado di trasposizione metafisica mi sembra sublime»), vicino forse ad una poesia che se non può essere di taglio ragionativo non è però nemmeno quella esclusivamente lirica, su cui si fonda la successiva tradizione cinquecentesca. Accanto a ciò si noti che anche nel caso di Petrarca l’elemento linguistico finisce per essere determinante: viene evidenziata infatti l’alta musicalità, che è difficile non mettere in relazione con la poetica dell’Allegria e del Sentimento, raccolte in cui la suggestione sonora della parola finisce spesso per essere più incisiva del mero significato; insomma il culto della parola perseguito da Ungaretti fino agli anni Trenta sembra essere ricercato anche nel modello petrarchesco.

Ma non solo a testi medievali Ungaretti si interessò per «Commerce». L’altro grande filone che perseguì fu quello della prosa scientifica e dei resoconti di viaggio del Seicento, con alcune sporadiche incursioni fino al Settecento e all’Ottocento. Nella stessa occasione in cui inviava i testi di Petrarca, il 5 maggio 1926, Ungaretti spediva altri contributi per la rivista:

Per tramite di Paulhan Le mando:

1o una cosa del Pananti letterato toscano del primo ottocento. È scritta con il decoro e la precisione del tempo. Ma il buon senso di quell’uomo mi sembra di aver raggiunto un grado tale da rasentare la grandezza, e direi la mostruosa ironia. 2o alcuni sonetti del Petrarca […].

3o Un libretto di pagine scelte d’uno scrittore del ’700, Lorenzo Magalotti. Guardi Metafisica del Piacere (pag. 77) e Arte di godere le stagioni (pag. 80). È forse il nostro migliore esotico. Credo piacerà molto a Valery Larbaud.

A ciò si aggiunga che nell’agosto del 1927 Ungaretti dichiarava di essersi appoggiato a Falqui per trovare alcuni prosatori scientifici del Seicento

UNGARETTI E «COMMERCE»XXXVIII

da pubblicare; in questa occasione pronuncia anche il nome di Galilei, su cui tornerà anche in altre occasioni del carteggio con Marguerite Caetani:

L’indirizzo di Enrico Falqui, che ha raccolto quelle prose scientifiche del seicento, è fino alla metà di settembre, viale Mazzini, 8, Palazzo Plastina, Cosenza. Credo che, se gli mandasse 500 lire, gli parrebbe di toccare il cielo colle dita. A completare quelle prose, nella crestomazia del Falqui, ho scelto anche l’acclusa prosa di Galileo che mi pare molto curiosa.

Infine in una lettera non datata Ungaretti presenta un piano dettagliato di autori non contemporanei da presentare sulle pagine di «Commerce»; ancora una volta la prosa del Seicento è predominante:

Non sono riuscito a trovare il Combattimento di galli del Bartoli, mandatoLe le due precedenti volte. Peccato! Stava molto bene accanto alla Favoletta degli amori della vipera colla murena del Redi. Per il Galileo, questa scelta del Falqui non mi piace affatto. Dà vagamente un’idea dello stile; e la grandezza dell’uomo merita una scelta più complessa. Sto facendola; ma non avendo a disposizione l’opera, devo fare le ricerche alla Biblioteca e per questo Le chiedo un altro po’ di pazienza. Forse sarebbe bene aggiungere qualche cosa del Lupis, quel moralista surrealista del 600, di cui Ella possiede un volumetto. Caffi vorrà essere tanto buono di cercare con Lei la prosa più adatta. Degli scrittori acclusi, direi di mettere: il Bartoli – (Leopardi lo considerava il Dante della nostra prosa) – Forse quel chirurgo Bellini va anche bene? – Il Redi, senza dubbio. Il Negri, non saprei, tanto per metterci anche un viaggiatore? Il ritratto di Galileo del Viviani, mi pare perfetto. Ciò che qui è dato del Magalotti, spirito assai bizzarro, è poco convincente. Cercherò dell’altro. Per le traduzioni a chi pensa di rivolgersi? Credo che Chuzeville farebbe molto bene. Prende qualche cantonata; ma la traduzione potrei rivederla io.

Dalle citazioni delle tre lettere qui riportate ricaviamo che ciò che Ungaretti voleva pubblicare su «Commerce», senza però riuscire nel suo intento probabilmente a causa del rifiuto di Marguerite Caetani (ma è solo una supposizione, dal momento che non possediamo le risposte della Principessa), era soprattutto la prosa scientifico-letteraria del Seicento: Galilei, Redi, Viviani, Bellini, fino a Magalotti, che com’è noto è del Settecento; accanto a questi propose viaggiatori come Negri, Bartoli, forse Lupis (ma non è escluso che di quest’ultimo abbia proposto qualche stralcio di romanzo), fino al leggendario Pananti, le cui pagine risalgono ai primi dell’Ottocento. È decisivo notare che a parte Pananti, suggerito da Raimondi4, gli altri auto-

4 Su questo aspetto cfr. in questo carteggio doc. 2, nota 12.

UNGARETTI E «COMMERCE» XXXIX

ri furono frutto di ricerche personali di Ungaretti. In modo particolare non è azzardato ritenere che il poeta sia stato messo sulle tracce di questi scrittori dalla lettura dello Zibaldone, che proprio nei tardi anni Venti lo occupò a lungo (una lettura finalizzata anche a «Commerce» come vedremo): Bartoli, Redi, Galilei, Magalotti infatti sono oggetto di dissertazione in più luoghi dell’opera leopardiana. Sicché leggere la rosa di autori proposti proprio attraverso la lente di Leopardi non è affatto peregrino, ma anzi doveroso. Se ne deduce che ciò che Ungaretti ritrovava in questa letteratura erano essenzialmente due elementi. Da un lato Galilei, Redi, Magalotti, Bellini, insieme ai viaggiatori esotici, mettevano in crisi l’antropocentrismo, e l’eurocentrismo, proponendo una visione del mondo più relativizzata e complessa. Insomma questi scrittori conducevano al centro del problema della modernità, e di questa si potevano dire gli iniziatori. Dall’altro lato, e qui l’insegnamento leopardiano è decisivo, offrivano un modello di prosa referenziale e comunicativa, efficace ed essenziale5; insomma anche in questo caso il Seicento non letterario (a parte il Lupis non vengono citati romanzieri; mentre dei poeti, Marino e i marinisti, non c’è traccia) si ergeva a momento incipitale della moderna prosa italiana.

Ma la modernità per Ungaretti, stando alle scelte compiute per «Commerce», ha un nome preciso: quello di Giacomo Leopardi. Sulla rivista di Marguerite Caetani vennero pubblicate tre liriche, L’infinito, Il sabato del villaggio e Il tramonto della luna, nella traduzione francese dello stesso Ungaretti, e una brevissima antologia dello Zibaldone, anche questa tradot-

5 Esemplari sono le parole di Leopardi su Galileo Galilei e Redi: «La duttilità della lingua francese si riduce a potersi fare intendere, la facilità di esprimersi nella lingua italiana ha di più il vantaggio di scolpir le cose coll’efficacia dell’espressione, di maniera ch’il francese può dir quello che vuole, e l’italiano può metterlo sotto gli occhi, quegli ha gran facilità di farsi intendere, questi di far vedere. Però quella lingua che purché faccia intendere non cerca altro né cura la debolezza dell’espressione, la miseria di certi tours (per li quali la lodano di duttilità) che esprimono la cosa ma freddissimamente e slavatissimamente e annacquatamente è buona pel matematico e per le scienze; nulla per l’immaginazione la quale è la vera provincia della lingua italiana: dove però è chiaro che l’efficacia non toglie la precisione anzi l’accresce, mettendo quasi sotto i sensi quello che i francesi mettono solo sotto l’intelletto, ond’ella non è men buona per le scienze che per l’eloquenza e la poesia, come si vede nella precisa efficacia e scolpitezza evidente del Redi del Galilei ec.» (G LEOPARDI, Zibaldone, [30]); e poi ancora: «La nostra lingua ha, si può dire, esempi di tutti gli stili, e del modo nel quale può essere applicata a tutti i generi di scrittura: fuorché al genere filosofico moderno e preciso. Perché vogliamo noi ch’ella manchi e debba mancare di questo, contro la sua natura, ch’è di essere adattata anche a questo, perché è adatta a tutti gli stili? Ma nel vero, quantunque l’esito sia certo, non s’è fatta mai la prova di applicare la buona lingua italiana al detto genere, eccetto ad alcuni generi scientifici negli scritti del Galilei del Redi e pochi altri» (ibidem, [1317])

UNGARETTI E «COMMERCE»XL

E «COMMERCE»

ta e presentata dall’autore del Sentimento del tempo. Il quale sul finire del ’27, proprio mentre sta ultimando la selezione dei pensieri leopardiani da pubblicare su «Commerce», scrive a Marguerite Caetani:

Sto preparando una conferenza su Leopardi che terrò a Napoli verso la fine del mese, e nello stesso tempo, faccio la scelta dei suoi pensieri per «Commerce». Si tratta d’una rilettura di più di 4000 pagine, densissime; e note molto male in Italia, e totalmente ignorate, credo, fuori. Leopardi mi pare non solo un sommo poeta; ma il pensatore più singolare comparso in Europa dopo Pascal. Le sue osservazioni sul mondo antico, il suo acume di filologo, la sua critica del cristianesimo precorrono Nietzsche. Le sue scoperte psicologiche, le sue teorie sulla nullità del tutto, sul piacere, sulla poesia, sul sogno, sull’infelicità, sulla natura, sull’immaginazione, sulle lingue; la sua diatriba contro la ragione e l’arte sembrano riassumere le più audaci discussioni degli ultimi venti anni. I suoi appunti su uomini e fatti della storia e le sue divagazioni politiche sono d’una chiaroveggenza sbalorditiva.

Il Leopardi di Ungaretti non è quello «mutilato»6 della «Ronda», proposto pochi anni prima: l’antologizzazione dello Zibaldone7 infatti non ha come scopo quello di proporre un modello di prosa ordinata e precisa, ma piuttosto di far toccare con mano il pensiero moderno, quasi novecentesco, di Leopardi. E questo spiega perché invece delle Operette morali, altro cavallo di battaglia della «Ronda», troviamo quattro testi dei Canti8. I quali, ricaviamo dai saggi ungarettiani dedicati all’argomento, vengono anch’essi letti come primo esempio di poesia moderna, e fondamento di tutta la successiva tradizione lirica: L’infinito infatti, per citare un esempio su tutti, sarebbe un caso di «esperienza psicologica»9, che mette fine all’io seriale presentato dalla lirica petrarchesca e post-petrarchesca, e apre le porte ad un io lirico nuovo, che è di fatto un individuo unico e irripetibile, condannato a gestire le proprie vicende senza alcuna garanzia superiore, metafisica o sociale; insomma l’io moderno della lirica moderna.

6 Scrive Ungaretti infatti: «il gruppo della «Ronda» con una raccolta di estratti dello Zibaldone, ci ha presentato, isolato, il teorico della lingua, ma, mutilato, pure offrendoci qualche veduta geniale, il pensiero leopardiano non poteva che patire» (ID., Il pensiero di Leopardi [1933-1934], in ID., Vita d’un uomo. Saggi e interventi, p. 325).

7 Cfr. G LEOPARDI, Pensées, traduites de l’italien et précédées d’une note de G UNGARET TI, «Commerce», XIV (hiver 1927), pp. 141-180.

8 ID., Poèmes [L’infini, Coucher de lune, Samedi au village, A lui-même], traduits de l’italien par B. CRÉMIEUX, «Commerce», IV (printemps 1925), pp. 177-185.

9 G. UNGARETTI, Secondo discorso su Leopardi [1950], in ID., Vita d’un uomo. Saggi e interventi, p. 494.

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E ancor di più sono le pagine dello Zibaldone pubblicate in «Commerce» a confermare questa fisionomia leopardiana. Del resto già la lettera a Marguerite Caetani offriva un’immagine di Leopardi successore di Pascal, e anticipatore, scopriamo anche dai saggi e da una lettera a Caffi10, di Nietzsche. I passi selezionati dal capolavoro leopardiano avvalorano tale lettura: troviamo così le pagine dedicate al dolore, al nulla, alla vanità, e al relativismo morale, volto a sgombrare il campo da qualsiasi verità superiore e imperitura11. Quello che ricerca Ungaretti è insomma il pensatore, più che il prosatore: un pensatore che per le conclusioni a cui è giunto appare di sorprendente attualità, capace di «riassumere le più audaci discussioni degli ultimi venti anni», e dunque di essere di una «chiaroveggenza sbalorditiva». Non stupisce pertanto che il più grande sforzo editoriale di «Commerce» in riferimento agli autori italiani non contemporanei si risolva nell’edizione leopardiana dei Canti e dello Zibaldone: è lì infatti che Ungaretti individua il punto d’appoggio di tutto il Novecento letterario.

3. La scelta degli autori contemporanei.

A parte Ungaretti, gli altri autori italiani contemporanei pubblicati su «Commerce» furono Barilli, Cecchi, Cardarelli e Bacchelli12: tutti e quattro, anche quando riconosciuti come valenti poeti (è il caso di Cardarelli e di

10 Leggiamo, sempre ne Il pensiero di Leopardi: «Vorrei, per esempio, sapere con esattezza, quanto il Nietzsche deve a Leopardi?» (ibidem, p. 324); mentre in una lettera ad Andrea Caffi, non datata, Ungaretti scrive: «Ricordi l’aforisma di Nietzsche? “Più nulla è vero, tutto è permesso”, che capovolge il pensiero di Leopardi: “L’uomo ha tolto alla realtà il mistero, non resta che la visione straziante del vero”» (doc. 25).

11 Cfr. il seguente passo dello Zibaldone tradotto da Ungaretti: «On tient naturellement pour absolues, alors qu’elles ne sont que relatives, les vérités touchant aux choses bonnes et mauvaises, c’est-à-dire le bien et le mal. C’est là une très grande source d’erreurs, vulgaires ou philosophiques. S’il est un fait général, propre à détruire une foule de systèmes philosophiques et à aplanir un nombre infini de contradictions et de difficultés dans la considération des choses, examinées dans leur généralité tout aussi bien que dans leurs rapports, c’est qu’il n’existe presque aucune autre vérité que celle-ci : tout est relatif. Telle doit être la base de toute métaphysique» (LEOPARDI, Pensées, p. 165).

12 Cfr. V. CARDARELLI, Prologues, traduits de l’italien par J. BARUZI, «Commerce», VII, printemps 1926, pp. 127-143; E. CECCHI, Aquarium (traduit de l’italien par B. CRÉMIEUX), Kaléidoscope (traduit de l’italien par V LARBAUD), «Commerce», VIII, été 1926, pp. 127-147; B BARILLI, Trois essais (traduit de l’italien par M NEBBIA et V LARBAUD), «Commerce», X (hiver 1926), pp. 145-156; R BACCHELLI, Trois divinités sur les Apennins, «Commerce», XII (été 1927), pp. 145-151; B. BARILLI, Vieille Parme (traduit de l’italien par V. LARBAUD), «Commerce», XIX (printemps 1929), pp. 203-230.

UNGARETTI E «COMMERCE»XLII

Bacchelli), comparirono sulle pagine della rivista con delle prose di tipo meditativo, a tratti lirico, certamente non narrativo. Questa selezione ha condotto critici che si sono occupati della questione a ritenere che Ungaretti, nel suo ruolo di consulente e redattore capo della sezione italiana, abbia voluto proporre quella linea rondista, che solo pochi anni prima aveva tentato di imporsi nel panorama letterario13.

In realtà, a ben vedere, la situazione è più mossa. Già la scelta di Cecchi e Cardarelli non può essere univocamente definita rondista: in loro infatti riecheggia anche la precedente esperienza della «Voce», ravvisabile in alcune inversioni sintattiche, in una prosa non sempre sequenziale, e più in generale in alcuni, seppur a volte solo sporadici, accenti espressionisti; elementi, questi, che si ritrovano anche nei testi pubblicati su «Commerce». E se è vero che invece in Bacchelli il passato vociano è duramente liquidato, è pur vero che le sue prose apparse sulla rivista di Marguerite Caetani non sembrano coincidere in tutto e per tutto al modello rondista: la scelta infatti di un soggetto mitologico, trattato con degli esiti che possiamo definire onirici, rimanda piuttosto ad un certo sperimentalismo, sia pur molto pacato, che ha il sapore di inizio secolo. E una riflessione simile può essere avanzata anche per la Vieille Parme pubblicata da Barilli su «Commerce»: anche in questo caso infatti la prosa appare costruita su una sintassi ricercata (almeno nella traduzione francese), e volta a ricreare un’atmosfera sognante e rarefatta (insomma come se alcune labili tracce del passato lacerbiano faticassero ad estinguersi).

Ma per comprendere a pieno il progetto culturale perseguito attraverso le pagine di «Commerce» bisogna allargare il campo d’indagine anche a quegli autori che Ungaretti invitò o pensò di invitare a collaborare, e che invece non riuscì a pubblicare. Nella già citata lettera del 5 maggio 1926, la seconda del carteggio con Marguerite Caetani, ossia risalente ad un periodo iniziale della sua esperienza in «Commerce», Ungaretti scrive:

13 È questa la tesi di Eleonora Conti che sostiene: «Si potrebbe cominciare citando gli autori italiani che pubblicarono i loro testi in «Commerce»: Bacchelli, Barilli, Cardarelli e Cecchi – tutti, tranne forse il primo, proposti da Ungaretti. A noi pare agevole riconoscere nella scelta di questi autori una linea rondista, potenziata dalla presenza, fra gli autori meno recenti, di Leopardi prosatore e poeta (CONTI, Ungaretti mediatore culturale di «Commerce», pp. 94-95); e poi sul finale del saggio la Conti ribadisce con ancora più energia la sua tesi: «Ungaretti trasgredisce in più punti l’orientamento della rivista: pubblica i propri testi in italiano, contrariamente alla tendenza alla traduzione di tutti i testi stranieri; prende posizione per un gruppo definito («La Ronda»), quando «Commerce» tendeva a non ancorarsi a nessun movimento preciso» (ibidem, p. 107).

UNGARETTI E «COMMERCE» XLIII

La ringrazio di pubblicare in questo numero alcuni Prologhi di Cardarelli. È un artista, uno dei tre o quattro migliori dell’Italia d’oggi. […]

Ritengo Cecchi un artista, il nostro prosatore più raffinato. Non vado neanch’io matto della Giornata delle belle donne, ma Aquarium mi sembra un gioiello di scrittura, e la sensibilità estrema di Cecchi, un uomo tutto ferito, mi sembra che quella prosa la renda atrocemente. Lo preferisco a tutti gli altri scrittori italiani d’oggi. Savinio è, come in pittura il fratello, pieno di foga. È artista singolare. I giornalisti l’hanno messo al bando, e questo mi pare dimostrazione ottima della buona qualità del suo talento.

Ho chiesto a Barilli di darmi alcune Sue cose, e le avrò presto.

Devo chiedere qualche cosa a Pea?

Se dirigessi una rivista italiana, vorrei a compagni Cecchi, Cardarelli, Savinio, Barilli, Pea, Gargiulo, Montano, Bacchelli se tornasse quello di prima, qualche volta Raimondi, – e per ora non vedo altri. Dimenticavo Palazzeschi. Ciò per dirLe in quale stima tengo gli scrittori che Le segnalo. È ciò che abbiamo di meglio.

Guarderò le 1000 pagine di Vailati.

C’è un poeta matto – è in manicomio da molti anni – che ha pubblicato nel 913-14 i Canti Orfici. L’avrà sentito nominare, Dino Campana? Ci sono nel suo libretto illuminazioni. Le manderò qualche saggio. E se le andasse, li potrebbe pubblicare con una breve presentazione di qualcuno che gli sia stato amico. Ha anche delle lettere curiosissime.

Mentre nel marzo del 1927, apprendiamo sempre dal carteggio con Marguerite Caetani, Ungaretti invia testi di Raimondi e di Baldini:

Le mando alcune cose di Baldini e di Raimondi. Del primo mi piace molto Ciociaria. Il suo saggio Petrarca contro Laura è forse d’attualità, in quest’anno di feste avignonesi. Raimondi è un giovane che stimo assai. Il Vento, Destino dei fiori, Emilia mi sembrano cose molto poetiche.

Limitando per ora il discorso alla prosa, si noti come Ungaretti, oltre ai quattro autori che effettivamente vedranno comparire i loro testi su «Commerce», proponga Savinio, Pea, Raimondi e Baldini; a ciò si aggiunga che sempre verso la fine degli anni Venti venne contattato anche Ardengo Soffici. A parte Baldini e Raimondi, gli altri autori menzionati non sono riconducibili alla «Ronda»; e comunque degli stessi Baldini e Raimondi vengono proposti dei testi a metà strada tra la prosa lirica e il racconto, del tutto simili a quelli di Barilli e Cecchi di cui si è discusso poco sopra. Più interessante però è osservare come accanto a questi autori “rondisti”, Ungaretti mediti di pubblicare Pea, Soffici ed elogi Palazzeschi. In questo caso la chiave di volta non sembra essere tanto il ritorno all’ordine sbandierato dalla «Ronda», ma

UNGARETTI E «COMMERCE»XLIV

al contrario una prosa innovativa, antiromanzesca, in qualche modo d’avanguardia. Di Pea infatti è noto che Ungaretti apprezzò soprattutto le pagine liriche di Fole, di Montignoso, e de Lo spaventacchio, ritenute forse addirittura superiori a Moscardino14; mentre a Soffici l’invito a «Commerce» è vincolato ad una «cosa – nuova o vecchia – di carattere lirico – da tradursi»15. Insomma appare evidente che Ungaretti cerca di promuovere quel filone frammentista, antinarrativo e sperimentale che aveva agitato la letteratura italiana di inizio secolo, e che era ancora vivo e vivace negli Venti e Trenta. Un progetto, questo, che senza dubbio incontrò il favore di Marguerite Caetani16, particolarmente incline a privilegiare quei testi collocabili tra prosa e poesia, tanto più se firmati da autori già affermati (e forse tutto ciò può spiegare anche la sorprendente esclusione dei modernisti Pirandello e Svevo, quest’ultimo, oltretutto, esplicitamente apprezzato da Ungaretti17). Sembra quasi che nel campo della prosa Ungaretti cerchi un aggancio alla stagione avanguardista, e guardi con interesse quelle esperienze di scrittura che con quella stagione non avevano tagliato tutti i ponti, o che per lo meno ne subivano, sia pure in forma indiretta, gli influssi.

Diverso è il caso della poesia. Dopo aver pubblicato Leopardi, e aver proposto Petrarca e qualche altro autore due-trecentesco, Ungaretti pubblica solo se stesso (in due occasioni). L’unico altro poeta che cita nelle lettere a Marguerite Caetani è, come visto, Dino Campana. Ma anche in questo caso, come per Svevo, si può supporre che poi Ungaretti non si sia ado-

14 Scrive infatti Ungaretti: «Ho riletto in questi giorni, dopo tanti anni, Le fole, Montignoso, Lo spaventacchio, i libri che scrisse allora. Ciascuno di quei libri fu messo in bella copia da me, e siccome Pea aveva imparato a leggere e a scrivere da sé, ne dovetti correggere un po’ l’ortografia e metterci la punteggiatura. Per la sintassi e la proprietà del vocabolario, non avevo nulla da fare, erano d’una perfezione impareggiabile. […] La poesia dopo il 1914 non è della stessa qualità, è quasi poesia superflua. Ma dopo il ’14 pubblicò il Romanzo di Moscardino, e, soprattutto la prima parte, quella intitolata Moscardino, è un modello di prosa narrativa» (G. UNGARETTI, Ricordo di Pea [1959], in ID., Vita d’un uomo. Saggi e interventi, pp. 682 e 684).

15 G. UNGARETTI, Lettere a Soffici 1917-1930, a cura di P. MONTEFOSCHI e L. PICCIONI, Firenze, Sansoni, 1981, p. 119. Sull’invito a collaborare a «Commerce», rivolto da Ungaretti a Soffici, cfr. doc. 2, nota 9.

16 Sulla predilezione di Marguerite Caetani per i testi a metà strada tra prosa e lirica cfr. LEVIE, «Commerce» 1924-1932. Une revue internationale moderniste, pp. 24-32.

17 Scriveva infatti Ungaretti a Raimondi il 15 aprile 1926: «Svevo scrive in triestino, ma è un tipo veramente in gamba», G. UNGARETTI, Lettere a Giuseppe Raimondi 1918-1966. Con dodici lettere di Raimondi a Ungaretti, a cura di E CONTI, Bologna, Patron, 2004, p. 64). Sul rifiuto di Marguerite Caetani di pubblicare Svevo cfr. LEVIE, «Commerce» 1924-1932. Une revue internazionale moderniste, pp. 196-198 e CONTI, Ungaretti mediatore culturale di «Commerce», pp. 102-104.

UNGARETTI E «COMMERCE» XLV

perato più di tanto per pubblicarlo. Sul motivo che può aver spinto ad una selezione così severa si è già espressa con chiarezza Eleonora Conti, la quale ritiene che «la scelta ungarettiana, denunciando una forte coscienza del proprio valore di poeta e una sicura volontà di autopromozione (legata anche alla delusione di non trovare un autentico riconoscimento dei propri meriti in Italia), nasconde forse un’intenzione più sottile: quella di apparire sulle pagine della rivista quale unico poeta italiano contemporaneo, accanto al maître Leopardi»18.

Se ne deduce che quella pubblicata da «Commerce» non è tanto un’antologia della migliore letteratura italiana degli anni Venti e Trenta, quanto la proposta di un canone personale, sensibile a quelle esperienze innovative di inizio secolo, e figlio in qualche modo della disgregazione dei generi innescata dalle avanguardie; si tratta insomma del personalissimo canone di Giuseppe Ungaretti.

UNGARETTI
XLVI 18 Ibidem, pp. 96-97.

NOTA AL TESTO

Il presente carteggio, interamente conservato presso gli archivi della Fondazione Camillo Caetani di Roma, si costituisce di ventiquattro lettere di Giuseppe Ungaretti a Marguerite Caetani, cui seguono, in Appendice, due missive dello stesso Ungaretti a Roffredo Caetani e ad Andrea Caffi, e un’altra di Emilio Cecchi a Marguerite Caetani.

Nella trascrizione dei documenti si è seguito un criterio di stretta fedeltà agli originali, emendando soltanto gli sporadici refusi, e segnalando comunque in nota la correzione effettuata. Inoltre, al fine di rendere graficamente omogeneo il testo, è stato utilizzato il corsivo per le parole sottolineate e, indipendentemente dall’uso degli scriventi, per i titoli delle opere, mentre quelli delle riviste e dei quotidiani sono stati resi in tondo, tra virgolette basse. Infine sono state uniformate le indicazioni relative a data e luogo di spedizione, collocandole sempre in alto a destra; eventuali informazioni deducibili dal contesto o dal timbro postale sono state inserite tra uncinate.

Ogni lettera è corredata da una breve nota, in cui viene descritto l’autografo e argomentata, lì dove si è presentata la necessità di una congettura, la datazione proposta.

I due curatori hanno lavorato comunemente, in un clima di costante confronto e collaborazione: ad entrambi va attribuita la trascrizione delle lettere e delle note filologiche che accompagnano le singole missive. Le note di commento a piè di pagina sono state redatte da Massimiliano Tortora, mentre gli indici analitici in fondo al volume sono stati curati da Sophie Levie.

Nel mandare alle stampe il volume, i curatori intendono esprimere un pensiero di gratitudine nei confronti di Anna Maria Ungaretti, che ha gentilmente concesso l’autorizzazione a pubblicare le lettere del padre a Marguerite Caetani. Un sentito ringraziamento è rivolto anche al prof. Carlo Ossola e alla dott.ssa Caterina Fiorani, per la disponibilità, il supporto e la consulenza scientifica.

S.L. M.T.

1.Marguerite Caetani e Giuseppe Ungaretti nel 1958, a Roma a Palazzo Primoli, in occasione della presentazione dell’Hommage a «Commerce». Lettres et arts a Paris 1920-1935 (Archivio Caetani, Fondo fotografico).

2.Busto in terracotta di Giuseppe Ungaretti, realizzato da Gelasio Caetani probabilmente tra il 1927 e il 1934 (Collezione privata).

3.Manoscritto della lettera di Giuseppe Ungaretti a Marguerite Caetani del 5 maggio 1926 (Archivio Caetani, Fondo Marguerite Caetani).

4.Copia della princeps di Sentimento del tempo (Quaderni di Novissima, Roma 1933) con dedica autografa a Marguerite Caetani (Biblioteca Marguerite Caetani).

1926

Giuseppe Ungaretti a Marguerite Caetani

Roma (27)

Via Malta, 16 il 7 aprile 1926

Sono confuso e commosso, Principessa, della fiducia e della stima, e della bontà ch’Ella mi dimostra. Mi metterò subito all’opera per la scelta di scrittori nostri antichi e moderni di alto tono lirico, non indegni dell’ospitalità di «Commerce»1.

È uscita in questi giorni una raccolta di poesie di Papini Pane e vino con un’introduzione polemica. Non mi pare sia questo il Papini raccomandabile2. Credo che nel Rapporto sugli uomini, al quale ha molto lavorato, ci sarà modo di trovare qualche pagina d’un’esperienza meno facile e fiacca3

1. Un bifolio manoscritto con inchiostro nero solo sul recto, per complessive due pagine. Data e luogo sono indicati sul margine superiore della prima facciata.

1 Con questa lettera Ungaretti accetta l’invito di Marguerite Caetani ad essere il consulente della sezione italiana. Come ricorda Sophie Levie, la scelta di avere referenti per letterature diverse da quella francese, fu un’iniziativa esclusiva di Marguerite Caetani, intrapresa molto probabilmente senza interpellare i tre direttori di «Commerce», ossia Paul Valéry, Léon-Paul Fargue e Valery Larbaud (cfr. S LEVIE, «Commerce» 1924-1932. Une revue internazionale moderniste, Roma, Fondazione Camillo Caetani, 1989, in particolare pp. 162-166). Dalla risposta di Ungaretti si ricava che la principessa di Bassiano aveva chiesto indicazioni non solo sulla letteratura contemporanea, ma anche, secondo uno spirito che animò la rivista nei suoi nove anni di attività, su autori dei secoli precedenti, meritori di essere imposti all’attenzione del panorama internazionale; in riferimento a questi ultimi cfr. G. LEOPARDI, Poèmes [L’infini, Coucher de lune, Samedi au village, A lui-même], traduits de l’italien par B CRÉMIEUX, «Commerce», IV (printemps 1925), pp. 177-185, ANONIMO, Brûlement d’un hérétique (fragment de la Storia di fra Michele Minorita), traduit de l’italien par E MARSAN, «Commerce», X (hiver 1926), pp. 189-200, e G. LEOPARDI, Pensées, traduites de l’italien et précédées d’une note de G. UNGARETTI, «Commerce», XIV (hiver 1927), pp. 141-180.

2 Cfr. G. PAPINI, Pane e vino; con un soliloquio sulla poesia, Firenze, Vallecchi, 1926.

3 Si tratta del titolo originario di Giudizio Universale, stampato da Vallecchi solo nel 1957. In una lettera non datata, ma riconducibile proprio al 1926, Ungaretti scriveva a Papini: «avresti un capitolo del tuo Rapporto sugli Uomini da darmi per «Commerce»? «Commerce» paga discretamente la collaborazione – una cinquantina di lire la pagina – tra l’altro – Inoltre vorrei qualche pagina di Vailati, che sceglieresti» (G. UNGARETTI, Lettere a Giovanni Papini. 1915-1948,

1

Joseph Baruzi ha tradotto tutto Cardarelli e ottimamente, con scrupolo e perfezione, mi pare4. Chiederò a Cardarelli d’indicarmi i brani che dovrebbero accogliersi di preferenza5.

Il Principe di Bassiano è ancora a Roma? E potrei, senza recargli disturbo, andarlo a salutare?6

Ella mi ha fatto l’onore di parlarmi del Duca di Sermoneta. Sarei felice d’incontrarlo, se non gli dispiacesse7.

a cura di M. A. TERZOLI, Milano, Mondadori, 1988, p. 313); e qualche tempo dopo, Ungaretti, sempre in una lettera non datata, tornava a chiedere a Papini il contributo per la rivista: «Carissimo | aspetto la tua cosa per «Commerce»» (ibidem, p. 314). Nonostante le insistenze di Ungaretti, il progetto non andò in porto, e Papini non collaborò mai con «Commerce».

4 V CARDARELLI, Voyages dans le temps, Préface et traduction de J BARUZI, Paris, Plon, 1928.

5 Il progetto ungarettiano andò a buon fine: cfr. V. CARDARELLI, Prologues, traduits de l’italien par J. BARUZZI [sic], «Commerce», VII (printemps 1926), pp. 127-143.

6 Si tratta di Roffredo Caetani (Roma 1871-Roma 1961), marito dal 1911 di Marguerite. Figlioccio di Liszt, fu un compositore apprezzato inizialmente all’estero, e poi in un secondo momento in Italia. Tra le sue opere, in ogni caso non numerosissime, occorre ricordare per quanto concerne la musica da camera Quintetto in fa maggiore op. 4 («che in seguito verrà molto apprezzato a Parigi», B. ORIGO, Roffredo Caetani, in Dizionario biografico degli italiani, vol. 16, Roma, Enciclopedia italiana, 1973, p. 224), Intermezzo sinfonico per grande orchestra (con il quale, nel 1890, presso la Sala Palestrina di Roma, venne eseguito il secondo concerto di Roffredo), Composizione per pianoforte op. 9, mentre sono forse ancora più interessanti i libretti Hypatia (per la cui redazione il compositore fu costretto ad una serrata ricognizione della filosofia neoplatonica) e L’Isola del sole. Sulla figura di Roffredo Caetani, cfr. F. GABRIELI, Gli ultimi Caetani, «Nuova Antologia», maggio 1969, pp. 48-57 (ripubblicato con il titolo Gli ultimi Caetani e Ninfa, in Ninfa una città, un giardino. Atti del colloquio della Fondazione Camillo Caetani, Roma, Sermoneta, Ninfa, 7-9 ottobre 1988, a cura di L. FIORANI, Roma, L’Erma di Bretschneider, 1990, pp. 325-328), L FIORANI, Roffredo Caetani (1871-1961) una vocazione per la musica, in La musica a Roma. Atti del Convegno Internazionale (Roma, 4-7 giugno 1992), a cura di B M ANTOLINI, A MORELLI, V V SPAGNUOLO, Lucca, Libreria Musicale Italiana, pp. 573-579, e P. OPDECOUL, Roffredo Caetani. L’evoluzione di un compositore tra Ottocento e Novecento, in Palazzo Caetani. Storia arte e cultura, a cura di L. FIORANI, Roma, Istituto Poligrafico Zecca dello Stato, 2007, pp. 407-416. Si segnala infine che Paul Op de Coul sta preparando una biografia di Roffredo Caetani, che uscirà nel 2013 presso le edizioni della Fondazione Camillo Caetani.

7 Il Duca di Sermoneta, fratello di Roffredo, e dunque cognato di Marguerite Caetani, è Leone Caetani, noto islamista che nel luglio del 1921 per motivi personali (la separazione da Vittoria Colonna), e in seguito politici (l’avversione al fascismo), lasciò l’Italia per il Canada, dove morì nel 1935 (proprio l’anno in cui il regime gli tolse la cittadinanza italiana), all’età di 66 anni. La sua opera più imponente sono i dieci volumi degli Annali dell’Islam, usciti a Roma e a Milano, tra il 1905 e il 1927. Grazie alla sua disponibilità finanziaria riuscì anche a fondare una ricchissima biblioteca, che donò poi all’Accademia dei Lincei, presso cui venne istituita nel 1924 la Fondazione Caetani per gli studi musulmani (oggi Fondazione Leone Caetani). Fu anche attivo in politica, e nel 1909 venne eletto deputato nel quarto col-

GIUSEPPE UNGARETTI A MARGUERITE CAETANI4

Eccomi tornato all’ovile. Ho trovato esuberanza di primavera, ma la città è piena di calma.

Dopo un mese d’assenza m’aspettavo che la mia bambina – ha 14 mesi soli – non mi riconoscesse più8. M’è venuta incontro all’arrivo, correndo come un leprotto, e con voce perentoria l’ho sentita esclamare: «Babbo, babbo, babbo».

Mi creda, Principessa, il suo riconoscente e devoto

Giuseppe Ungaretti a Marguerite Caetani

Via Malta, 16 Roma (27) il 5 maggio 1926

La Sua lettera, cara Principessa, mi ha profondamente commosso. Come esprimerLe la gratitudine che provo per tanta Sua bontà a mio riguardo? Incontrerò giovedì Suo cognato1.

Ho subito riletto l’Anabase. Lo tradurrò con entusiasmo. Avrò da chiedere alcune spiegazioni. Tutta la difficoltà sarà d’arrivare alla stessa semplicità, alla stessa intensità2.

legio di Roma; «seguì un indirizzo radicale e anticlericale, e nel 1911 si trovò a fianco del gruppo socialista nella opposizione alla impresa di Libia» (F GABRIELI, Leone Caetani, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 16, p. 188). Sulla sua figura, oltre alla voce del Biografico, cfr. C. A. NALLINO, Leone Caetani islamista, «Oriente moderno», XVI (1936), pp. 4852, GABRIELI, Gli ultimi Caetani, G. LEVIDELLAVIDA, Fantasmi ritrovati, Vicenza, Neri Pozza, 1966, pp. 21-72, e soprattutto P. GHIONE V. SAGARRIAROSSI, L’archivio Leone Caetani all’Accademia Nazionale dei Lincei, Roma, L’Erma di Bretschneider, 2004.

8 Anna Maria Ungaretti, detta Ninon, nacque il 17 febbraio 1925.

2. Un bifolio manoscritto con inchiostro nero solo sul recto, per complessive due pagine. Data e luogo sono indicati sul margine superiore della prima facciata.

1 Si tratta di Leone Caetani, su cfr. doc. 1, n. 7.

2 La versione ungarettiana di Anabase di Saint-John Perse apparirà nel 1931 su «Fronte» (cfr. SAINT JOHNPERSE, Anabasi, traduzione a cura di G UNGARETTI, «Fronte», I (ottobre 1931), 2, pp. 43-69), per poi essere ripubblicata cinque anni più tardi, con varianti, all’interno del volume Traduzioni, Novissima, Roma, 1936, pp. 9-46. Sempre nel ’26, nel mese di agosto, a

1926 5
2

Aspetto impaziente Eloges3

La ringrazio di pubblicare in questo numero alcuni Prologhi di Cardarelli4. È un artista, uno dei tre o quattro migliori dell’Italia d’oggi. EccoLe il suo indirizzo:

Vincenzo Cardarelli

Giornale «Il Tevere» Via dell’Orso, 28 Roma

Ritengo Cecchi un artista, il nostro prosatore più raffinato. Non vado neanch’io matto della Giornata delle belle donne5, ma Aquarium mi sembra un gioiello di scrittura, e la sensibilità estrema di Cecchi, un uomo tutto ferito, mi sembra che quella prosa la renda atrocemente. Lo preferisco a tutti gli altri scrittori italiani d’oggi6.

Savinio è, come in pittura il fratello, pieno di foga. È artista singolare. I giornalisti l’hanno messo al bando, e questo mi pare dimostrazione ottima della buona qualità del suo talento.

Ho chiesto a Barilli di darmi alcune Sue cose, e le avrò presto7

Devo chiedere qualche cosa a Pea?

Se dirigessi una rivista italiana, vorrei a compagni Cecchi, Cardarelli, Savinio, Barilli, Pea, Gargiulo, Montano, Bacchelli se tornasse quello di proposito di Anabase Ungaretti scriveva a Paulhan: «J’ai travaillé ces jours-ci à la traduction de l’Anabase. J’en ai traduit une bonne moitié. Ce n’est encore qu’une traduction très littérale. J’espère terminer cette première traduction pour la fin du mois. Il y a bien des points qui me restent obscurs. Je prends note de ces difficultés, et je les signalerai au moment de reprendre entièrement mon travail pour sa forme définitive. Je crois que Saint-John Perse sera content. Il me faudra aussi en écrire la préface. Je vais dans le courant du mois prochain traiter avec l’éditeur» (Correspondance Jean Paulhan-Giuseppe Ungaretti, 1921-1968, édition établie et annotée par J PAULHAN, L REBAY, J CH VEGLIANTE, Paris, Gallimard, 1989, p. 84). Sul rapporto tra Ungaretti e Saint-John Perse cfr. H LEVILLAIN, G. Ungaretti et Saint-John Perse: des affinités sélectives, «Revue des études italiennes», XXXV, 1-4, Janvier-décembre 1989, pp. 51-57.

3 Cfr. SAINT JOHNPERSE, Eloges, Paris, Éditions de la Nouvelle Revue Française, 1911.

4 Cfr. CARDARELLI, Prologues.

5 Cfr. E. CECCHI, Giornata delle belle donne, Roma, La Terza Pagina, 1924.

6 Oltre ad Aquarium, citato in questa lettera da Ungaretti, Cecchi pubblicò anche un’altra prosa sull’ottavo fascicolo di «Commerce»: cfr. ID., Aquarium (traduit de l’italien par B CRÉMIEUX), Kaléidoscope (traduit de l’italien par V LARBAUD), «Commerce», VIII (été 1926), pp. 127-147.

7 Barilli comparve in due occasioni su «Commerce»: cfr. B. BARILLI, Trois essais (traduit de l’italien par M. NEBBIA et V. LARBAUD), «Commerce», X (hiver 1926), pp. 145-156; ID., Vieille Parme (traduit de l’italien par V LARBAUD), «Commerce», XIX (printemps 1929), pp. 203-230.

GIUSEPPE UNGARETTI A MARGUERITE CAETANI6

prima, qualche volta Raimondi, – e per ora non vedo altri. Dimenticavo Palazzeschi8. Ciò per dirLe in quale stima tengo gli scrittori che Le segnalo. È ciò che abbiamo di meglio9. Guarderò le 1000 pagine di Vailati10. C’è un poeta matto – è in manicomio da molti anni – che ha pubblicato nel 913-14 i Canti Orfici. L’avrà sentito nominare, Dino Campana? Ci sono nel suo libretto illuminazioni. Le manderò qualche saggio. E se le andasse, li potrebbe pubblicare con una breve presentazione di qualcuno che gli sia stato amico. Ha anche delle lettere curiosissime11.

Per tramite di Paulhan Le mando: 1o una cosa del Pananti letterato toscano del primo ottocento. È scritta con il decoro e la precisione del tempo. Ma il buon senso di quell’uomo mi sembra di aver raggiunto un grado tale da rasentare la grandezza, e direi la mostruosa ironia12.

8 Degli autori menzionati da Ungaretti, oltre a Cecchi, Cardarelli e Barilli, di cui si è già detto, solo Bacchelli pubblicherà su «Commerce»: cfr. R BACCHELLI, Trois divinités sur les Apennins, «Commerce», XII (été 1927), pp. 145-151.

9 Si ricordi che oltre agli autori citati in questa lettera, Ungaretti chiese anche a Soffici di collaborare con «Commerce»; a questi scriveva il 20 aprile 1926: «Carissimo | se vuoi mandami per «Commerce» una tua cosa – nuova o vecchia – di carattere lirico – da tradursi –mi farai un regalo. «Commerce» compensa le pubblicazioni – anche bene» (G UNGARETTI, Lettere a Soffici 1917-1930, a cura di P MONTEFOSCHI e L PICCIONI, Firenze, Sansoni, 1981, p. 119); e qualche settimana più tardi Ungaretti rinnovava la richiesta all’amico: ««Commerce» diretta da Valéry, Valéry [sic] Larbaud, Fargue, rivista diffusa in tutto il mondo, che ha cinquemila abbonati, darà in ogni suo numero una cosa di scrittore italiano, vivente o antico. E sarà tradotta da scrittori di prim’ordine come Valéry Larbaud, ecc. e quando la traduzione non è possibile, data in originale. Ha già pubblicato cose mie; in questo numero darà quattro prologhi di Cardarelli; sul prossimo una prosa del trecento e Cecchi; e poi tutti quanti. Ti ho scritto subito anche a te, chiedendoti un manoscritto! Hai ricevuto quel mio biglietto? Pagano molto bene. Vorrebbero, se possibile, cose inedite. Danno un migliaio di lire» (ibidem, pp. 120-121). Soffici accettò l’invito dell’amico, ma inviando un testo troppo breve; scrive infatti Ungaretti il 7 luglio 1926: «Carissimo | ricevo la tua lettera e Raggio [una raccolta di aforismi, pubblicata il 1° luglio 1914 su «Lacerba»]. È una cosa troppo breve. Bisognerebbe darne due o tre altre insieme» (ibidem, p. 122). E ancora Ungaretti torna sull’argomento qualche giorno dopo: «Carissimo, | ho i tuoi libri. Compreso Raggio, vedrò di scegliere altre due o tre cose» (ibidem, p. 123). Nonostante la volontà di Ungaretti, e dello stesso Soffici a quanto pare, il progetto non andò in porto.

10 Cfr. G. VAILATI, Scritti (1863-1909), Firenze, Seeber, 1911 (il volume consta di 972 pagine). Si ricordi che Ungaretti aveva chiesto a Papini di selezionare alcuni brani dell’opera di Vailati (cfr. doc. 1, n. 3), ma evidentemente la richiesta non venne accolta: infatti pagine di Giovanni Vailati non vennero mai pubblicate sulla rivista di Marguerite Caetani.

11 Il nome di Campana non comparirà mai negli indici di «Commerce».

12 Filippo Pananti (Ronta 1766-Ronta 1837) venne consigliato da Raimondi, a cui Ungaretti si era rivolto per avere suggerimenti circa testi di autori italiani non contemporanei da pub-

1926 7

2o alcuni sonetti del Petrarca, dove il grado di trasposizione metafisica mi sembra sublime, e la musica delle parole d’una purezza allucinante.

3o Un libretto di pagine scelte d’uno scrittore del ’700, Lorenzo Magalotti. Guardi Metafisica del Piacere (pag. 77) e Arte di godere le stagioni (pag. 80). È forse il nostro migliore esotico. Credo piacerà molto a Valery Larbaud13. In settimana andrò in biblioteca a ricercare le altre cose. La ringrazio di cuore della decisione presa a riguardo di Bontempelli14.

blicare su «Commerce». Scriveva infatti Ungaretti all’amico il 24 febbraio 1926: «Ho da chiederti un favore: | «Commerce» vorrebbe una poesia o una prosa di vecchio scrittore italiano (dalle origini al 700 italiano) da pubblicarsi prossimamente. Potresti darmi qualche indicazione? Viaggi? Prosa scientifica? Qualche cosa che possa stuzzicare il pubblico finissimo e internazionale della rivista. Possibilmente una cosa poco nota anche da noi» (G UNGARETTI, Lettere a Giuseppe Raimondi 1918-1966. Con dodici lettere di Raimondi a Ungaretti, a cura di E CONTI, Bologna, Patron, 2004, p. 61). Raimondi assolse il suo compito, e suggerì a Ungaretti una serie di autori, tra cui anche il Pananti, come si ricava da una lettera ungarettiana del 15 aprile 1926: «Carissimo | grazie di tutto. Il Guazzo mi pare si dilunghi un po’ troppo. Le cose del Pananti come sono? E il Sassetti? Potrei cercare da me «L’ammazzamento di Lorenzino»? Dove? Vedrò se qui in biblioteca c’è la Storia del reame degli Orsi. I viaggi forse darebbero le maggiori sorprese» (ibidem, p. 64). Successivamente a questa lettera Raimondi spedì i testi degli autori consigliati, o almeno di una parte di essi, e sicuramente quello di Pananti. Sicché il 5 maggio 1926, stesso giorno in cui scrive a Marguerite Caetani, Ungaretti comunica all’amico le sue impressioni sul testo; curioso notare che pur utilizzando le medesime espressioni («mostruosa ironia»), nella lettera a Raimondi il giudizio sul Pananti non è così positivo come quello che si legge nella missiva indirizzata alla principessa di Bassiano: «Caro Raimondi, | ho guardato il Pananti. Presto te lo rimanderò. A parte quel capitolo sul modo di star bene in schiavitù, ch’è, a furia di buon senso, d’una mostruosa ironia, non trovo altro. Il rimanente, son cose di cui mille viaggiatori del tempo hanno parlato» (ibidem, p. 67).

13 Né Pananti, né Petrarca, né Magalotti furono pubblicati su «Commerce». Si ricordi che nel maggio del ’26 Ungaretti avvertiva Paulhan dell’invio di questi testi: «Je t’envoi en même [temps], pour Mme de Bassiano, un choix de sonnets du Petrarque, un livre de pages choisies du Magalotti, et une prose du Passanti [sic]. Cette semaine j’irai en bibliothèque et j’enverrai les choses anciennes. Le Passanti, dans ses Conseils à ceux qui pourraient devenire esclaves est grand à force de bon sens. Il a vécu au début du siècle dernier. Les choses anciennes pourraient être précédées d’une note que je ferais faire ici, ou qu’on pourrait faire en France. Le Magalotti, est un écrivain du XVIIe. Notre meilleur exotique. Valery Larbaud l’aimera beaucoup. J’indique Metafisica del piacere et Arte di godere le stagioni (pages 77 et 80)» (Correspondance Jean Paulhan-Giuseppe Ungaretti, 1921-1968, p. 70).

14 Bontempelli aveva proposto a «Commerce» un testo che venne rifiutato da Marguerite Caetani. Lo rivela una lettera, molto dura, di Ungaretti a Soffici dell’8 giugno 1926: «Bisognerebbe che tu sapessi certe cose: il B. a Parigi ha cercato di ficcarsi da tutte le parti: solo Crémieux l’appoggia. «Commerce» gli ha rimandato i suoi manoscritti; ha insistito mandando dell’altro: gliel’hanno rimandato con insolenza» (UNGARETTI, Lettere a Soffici 1917-1930, p. 120). Per un’attenta ricostruzione della polemica tra Ungaretti e Bontempelli, che com’è noto conobbe anche i vertici di un duello l’8 agosto 1926 nella villa di Pirandello, cfr. E CONTI, Introduzione a UNGARETTI, Lettere a Giuseppe Raimondi, in particolare pp. 20-26.

GIUSEPPE UNGARETTI A MARGUERITE CAETANI8

Era una misura indispensabile d’igiene. Ella non ignorerà lo stato della nostra letteratura d’oggi. Disastroso. Pensi che in Italia non c’è una rivista, non dico buona, ma neanche mediocre; che gli uomini di valore – dico nel campo letterario – si affannano persino, per paura che guastino la festa. Il regno dell’equivoco e dei cialtroni. Tre o quattro piccoli giornalisti intriganti fanno il buono e il cattivo tempo. E si figuri l’effetto che su questa provincia ch’è l’Italia farebbe un riconoscimento venuto da Parigi, e da «Commerce» ch’è l’organo letterario di Parigi considerato più autorevole. Sarebbe un’alta autorizzazione a mal fare, a far peggio. La Sua decisione coraggiosa, cara Principessa, sarà salutare. In quanto alla rivista in francese, sarà una delle tante voci messe in giro da questi furbi di provincia per ragioni di tattica letteraria?15 Si sono annunziate tante riviste che non si sono mai fatte. Anche se uscisse, in Italia nessuno la leggerebbe. Sarebbe fatta da Bontempelli e da due altri giornalisti giovani. E le pare che, nell’orrendo francese che avrà, e per tante altre ragioni d’organizzazione pratica, possa diffondersi all’estero? Se uscisse, la baracca al secondo o al terzo numero, sarebbe all’aria. Ma non so proprio perché do tanta importanza a cose che non ne hanno alcuna, abusando, Signora, della Sua cortesia e del Suo tempo.

La mia bambina le pensa tutte. Vuol mangiare la terra, strappare le piante, salire le scale; e se ci fossero altre cose proibite, non esiterebbe. E lo sa ch’è male, la birbantessa. La vedrà, quando avremo la fortuna d’un Suo ritorno a Roma. E conosceremo anche i Suoi bambini?16

15 Il riferimento è a «900. Cahiers d’Italie et d’Europe», rivista che, sotto la direzione di Massimo Bontempelli e Curzio Malaparte, uscì con il primo numero nel novembre del ’26. Parole molto severe sull’iniziativa bontempelliana, Ungaretti le esprime anche in una lettera a Paulhan di inizio maggio 1926: «La Revue que veut faire Bontempelli n’aura pas de succès. D’abord il n’a comme collaborateurs que 2 ou 3 jeunes journalistes. Ensuite on ne lit pas ici une revue italienne écrite en français, et il devra chercher ses lecteurs à l’étranger. C’est dire qu’il n’aura pas de lecteurs» (Correspondance Jean Paulhan-Giuseppe Ungaretti, 19211968, p. 70).

Roffredo e Marguerite Caetani ebbero due figli: Camillo (1915-1940), ultimo erede maschio della dinastia familiare, che morì sul fronte albanese durante la seconda guerra mondiale, e Lelia (1913-1977), che invece ebbe una discreta fama come pittrice; sulla sua opera cfr. A. ONORATI, Appunti sulla pittura di Lelia Caetani Howard, in Ninfa una città, un giardino, pp. 343-346; L. BIANCHI, Lelia Caetani Howard, giardiniera, e B. RICCIO, Lelia Caetani Howard, pittrice, in Palazzo Caetani, pp. 417-420 e 421-429; e infine Lelia Caetani pittrice. Nei luoghi dei Caetani. Catalogo delle opere delle Fondazioni, Roma-Latina, Fondazione Camillo Caetani-Fondazione Roffredo Caetani, 2008.

16

1926 9

La mia moglie La saluta17. E creda alla mia gratitudine, alla mia vivissima amicizia e alla mia devozione.

Il suo devotissimo

Giuseppe Ungaretti a Marguerite Caetani

Roma (27)

Via Malta, 16 il 10 maggio 1926

Cara Principessa,

Sono stato giovedì in via Giacomo Medici al Gianicolo, a trovare Suo cognato1, ma non era a casa. Gli ho lasciato due righe, esprimendogli il mio desiderio d’incontrarlo.

Le mando, per tramite di Paulhan, alcune poesie italiane antiche (del secolo avanti Dante e del ’300) pochissimo note e che mi sembrano molto belle, e due prose del ’300, una delle quali Il bruciamento d’un eretico2, per il movimento della folla, per la figurazione della santità, per il colore del tempo, per il carattere del Toscano e dell’Italiano, mi sembra cosa unica. Le mando anche un altro Cecchi3.

Le manderò altri testi antichi, via via che li troverò.

Il 15 le manderò i manoscritti di Barilli4. Se Le dicessi di amare moltissimo Cardarelli direi una bugia. Sono stato io a chiedere a Baruzi di tradur-

17 Jeanne Dupoix (1888-1958) si sposò con Giuseppe Ungaretti il 3 giugno 1920.

3. Un bifolio manoscritto con inchiostro nero solo sulla prima facciata; data e luogo sono indicati sul margine superiore.

1 Si tratta dell’islamista Leone Caetani, che Ungaretti chiese di incontrare nella lettera a Marguerite Caetani del 7 aprile 1926 (cfr. doc. 1, n. 7); nonostante l’esilio canadese, infatti, il Duca era solito tornare in Italia per brevi periodi.

2 Cfr. ANONIMO, Brûlement d’un hérétique (fragment de la Storia di fra Michele Minorita)

3 Dovrebbe trattarsi di Kaléidoscope, tradotto in francese da Larbaud, e apparso sull’VIII fascicolo di «Commerce», pubblicato nell’estate del 1926.

4 I manoscritti di Barilli sono quelli dei Trois essais, pubblicati, come già detto, sul X fascicolo di «Commerce», stampato nell’inverno del ’26.

3
GIUSEPPE UNGARETTI A MARGUERITE CAETANI10

lo. È uno dei migliori nostri d’oggi. In una rivista ottima, ci sta benissimo. È6 il genere chiacchieroni esteti di talento, come Suarès. Preferisco Cecchi, perché la sua materia è infinitamente più sofferta, più precisa, più nostra, di gente del 1926. E mi sembra anche come scrittura più fine. Sono contento ch’Ella accolga Cardarelli7. Merita assolutamente d’essere aiutato. E, in ogni caso, relativamente, la sua, è produzione di prima qualità. Le dico queste cose, perch’Ella conosca il mio esatto pensiero.

Tradurrò con entusiasmo, e Le ho già scritto in proposito, Anabase8. E mi metterò subito al lavoro.

Sono, Principessa, il Suo devotissimo e affezionatissimo

Giuseppe Ungaretti a Marguerite Caetani

‹inizio agosto 1926›

Carissima Principessa, Dall’8 di questo mese sarò a Arnara (prov. di Roma) presso il Signor D’Annibale.

Come vedrà dai giornali che Le invio è scoppiata la battaglia1.

6 «E» nel manoscritto.

7 Come già ricordato, Cardarelli apparve sul VII fascicolo di «Commerce» (primavera 1926), con Prologues.

8 Sulla traduzione di Anabase, cfr. doc. 2, n. 2.

4. Un foglio manoscritto con inchiostro nero solo sul recto. Il documento non è datato, ma alcune indicazioni presenti nel testo permettono di collocarlo all’inizio di agosto 1926. Infatti, come si ricava da altri carteggi, sappiamo che nel 1926 Ungaretti trascorse il mese di agosto ad Arnara; e del resto in questa lettera il poeta avverte Marguerite Caetani che si trasferirà dal «Signor D’Annibale» «Dall’8 di questo mese»: se ne deduce pertanto che la redazione di questa missiva risale certamente alla prima settimana di agosto del 1926.

1 Come puntualmente annota Eleonora Conti, commentando una lettera di Ungaretti a Raimondi scritta da Arnara nello stesso periodo, agosto 1926, su ««Roma fascista» (19241943), settimanale diretto da Umberto Guglielmotti, era uscita una nota che accusava Ungaretti di ostacolare il successo editoriale degli scrittori italiani in Francia. Nella risposta [cfr. Una lettera di Giuseppe Ungaretti, «Il Tevere», 2 agosto 1926], Ungaretti rivendicava il proprio ruolo di mediatore e sottolineava il peso avuto nella compilazione dell’Anthologie des

4
1926 11

Aspetto Sue notizie.

Sono il Suo dev.mo e aff.mo

Se mi scrive subito, avrò la Sua lettera qui.

Ungaretti

poètes italiens contemporains (1880-1920), Paris, Éditions de la Bibliothèque Universitaire, 1921 e nel progetto di riedizione della stessa insieme a Pavolini, previsto per il 1926» (UNGA RETTI, Lettere a Giuseppe Raimondi, p. 73, n. 5).

GIUSEPPE UNGARETTI A MARGUERITE CAETANI12
1927

Giuseppe Ungaretti a Marguerite Caetani

‹Roma, 2 aprile 1927›

Carissima Principessa, ho avuto nei giorni ch’è stato qui, il grande piacere d’incontrare due volte il Principe.

Mi sono ancora occupato del precettore per il Loro ragazzo, e spero di poter presentare al Principe, al suo ritorno in maggio, tre o quattro candidati1.

Questi giovanotti sono straordinari. Quando si fa loro la proposta, battono le mani e sembra che tocchino il cielo con un dito. Il giorno dopo saltano fuori mille difficoltà. La verità è che qui, insegnando nelle scuole pubbliche, guadagnano poco, ma non s’ammazzano di lavoro. In media hanno una quindicina d’ore settimanali di lezione. E le vacanze, sommate tutte, fanno più di quattro mesi di libertà all’anno. E poi le facoltà di lettere sono deserte, e i posti d’insegnante vacanti nelle scuole sono già più numerosi dei concorrenti. Avviene qui, ciò che deve avvenire anche in Francia, che a seguire i corsi di lettere non ci sono più che donne e preti. Ho qui due giovanotti. E aspetto una risposta da Torino.

5. Un foglio manoscritto con inchiostro nero solo sul recto. Della missiva è rimasta anche la busta, indirizzata «Alla Principessa di Bassiano | Villa Romaine | Avenue Douglas Haig | Versailles | (Seine et Oise) | Francia», e proveniente da «Ungaretti | Via Malta, 16 | Roma (27)». Data e luogo di spedizione sono ricavati dal timbro postale («ROMA | 2.4.27»).

1 Nella selezione alla fine prevalse il nome di Andrea Caffi, il socialista che dopo aver partecipato alla rivoluzione russa, al fianco dei menscevichi, ed essere inviato sempre in Russia per il «Corriere della Sera», rientrò in Italia nel ’23. Dopo poco però, con l’avvento del fascismo, Caffi preferì riparare in Francia, nel ’26, dove trovò impiego presso i Caetani: dalla fine del ’27, o al più tardi inizio 1928, fino al 1929 fu precettore di Camillo Caetani. Sulla sua figura cfr. G. BIANCO, Un socialista irregolare. Andrea Caffi: intellettuale e politico d'avanguardia, Lerici, Cosenza, 1977 (poi riedito con il titolo Socialismo e libertà. L’avventura umana di Andrea Caffi, da Jouvence, Roma, nel 2006); Andrea Caffi: un socialista libertario. Atti del convegno di Bologna, 7 novembre 1993, a cura di G LANDI, Pisa, BFS, 1996; M BRESCIANI, La rivoluzione perduta: Andrea Caffi nell'Europa del Novecento, Bologna, Il Mulino, 2009.

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Auguro al Principe il più lieto successo della sua opera. Mi creda, carissima Principessa, il suo devoto e affezionato Ungaretti

Giuseppe Ungaretti a Marguerite Caetani

Via Malta, 16 Roma (27) ‹aprile 1927›

Carissima Principessa, sono senza Sue notizie da qualche tempo, e inquieto per la Sua salute e quella dei Suoi.

Io tiro avanti alla meglio, e vorrei ch’Ella mi perdonasse di non avere portato ancora a termine il lavoro che m’ha affidato1. Non è facile, e voglio fare in tutto una cosa degna. E pensi che sono in queste condizioni: da due anni non ho potuto dedicarmi un momento alla mia poesia, ed ho la testa piena di fantasmi; e non ho potuto neanche trovare un po’ di calma per pensare ai miei pensieri, e scrivere qualche riga che non mi disgustasse.

Non verrà Ella mai a Roma? Sarei tanto contento di rivederLa, e di mostrarLe ciò che ho già fatto. Ed Ella potrebbe anche rendersi conto che non c’è stata cattiva volontà da parte mia; ma che le circostanze persistono a non volermi essere favorevoli. Le mando alcune cose di Baldini e di Raimondi*.

Del primo mi piace molto Ciociaria. Il suo saggio Petrarca contro Laura è forse d’attualità, in quest’anno di feste avignonesi. Raimondi è un giovane che stimo assai. Il Vento, Destino dei fiori, Emilia mi sembrano cose molto poetiche2.

6. Un bifolio manoscritto con inchiostro nero solo sulla prima facciata. Gli estremi del mittente, «Via Malta, 16 | Roma (27)», sono annotati dopo la firma, ma prima della nota asteriscata. Il documento non è datato: si può tuttavia collocarlo al 1927, grazie al riferimento al libro di Puccini, pubblicato da Kra proprio in quell’anno; e più precisamente ad aprile (e con sicurezza non oltre questo mese), dal momento che questa lettera è di poco precedente alla seguente (doc. 7), la cui redazione risale certamente all’aprile 1927 appunto: in quest’ultima infatti Ungaretti comunica alla Caetani di averle già scritto riguardo a Cristiani di Mario Puccini.

1 Si tratta della traduzione italiana di Anabase di Saint-John Perse: cfr. doc. 2.

2 Sia Baldini che Raimondi non pubblicheranno su «Commerce»: i loro scritti verranno rifiutati da Marguerite Caetani, nonostante qualche timida insistenza di Ungaretti (cfr. doc. 10).

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GIUSEPPE UNGARETTI A MARGUERITE CAETANI16

Mi scriva.

Creda al mio affetto e alla mia riconoscenza.

Ungaretti * come “stampe raccomandate a parte”.

Ricevo in questo momento Cristiani di Mario Puccini, e li unisco alle altre cose. Sono già tradotti – e mi pare bene – e faranno parte d’un volume che Kra sta preparando3. Mi sembrano un’ottima cosa.

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Giuseppe Ungaretti a Marguerite Caetani

Via Malta, 16 Roma (27) ‹aprile 1927›

Carissima Principessa,

Le chiedo tanto tanto perdono di non averLe subito scritto. Ma come accettare per «Commerce» quella somma che ha voluto mandarmi. Per «Commerce» non ho fatto nulla. Quella somma è un regalo. È stato una vera benedizione. Mi è giunta in un momento di molta povertà. Le siamo tanto riconoscenti.

C’è una polemica sull’endecasillabo – pensi dietro a quali cose bisogna perdersi – e ho già dovuto buttar giù due articoloni semplicemente per rile-

3 Cfr. M PUCCINI, Quatre-vingt dix ans, Paris, Kra, 1927.

7. Un foglio manoscritto con inchiostro nero solo sul recto. Gli estremi del mittente, «Via Malta, 16 | Roma (27)», sono annotati dopo la firma. Il documento non è datato, ma può essere collocato con certezza all’aprile del ’27, grazie ad alcuni elementi interni al testo. Ungaretti infatti afferma di aver partecipato alla polemica sull’endecasillabo con «due articoloni», che sappiamo essere usciti su «Il Mattino» il 4-5 marzo e il 31 marzo-1° aprile 1927 (cfr. n. 1); tuttavia esiste anche un terzo intervento di Ungaretti sulla questione, che evidentemente all’altezza di questa lettera non era ancora stato pubblicato: l’articolo uscirà con il titolo Metrica o estetica? su «Il Mattino» del 19-20 aprile 1927; data che pertanto si erge come indiscutibile termine ante quem.

1927 17

vare che due e due fanno quattro e che ogni giorno la confusione delle lingue in arte, qui e non solo qui, si fa più grande1.

Anche le cose della politica mi tengono inquieto. Esse sole. Ella sa che per mille ragioni, d’educazione, sentimentali (amicizie, parenti) io sono profondamente legato alla Francia. Ma temo molto che di francofili in questo paese non ne rimarranno più che pochissimi, e bisognerà riconoscere che la Francia avrà fatto di tutto per scavare l’abisso. Dio non voglia. E basterebbe così poco per appianare le cose. Da parte dei giornali del Cartello un po’ più di rispetto degli Italiani; i quali hanno ormai raggiunto l’età del giudizio e hanno il diritto di scegliersi il governo e il regime che a loro sembrano migliori.

Ho incominciato a rivedere e a ricopiare la traduzione dell’Anabase. Non vorrei venire a Parigi; almeno per ora. Quest’anno mia moglie e la bambina vorrebbero andare a rivedere la famiglia di mia moglie a Clermont Ferrand, e forse potrei venirLa a trovare dov’Ella sarà allora. Un incontro è indispensabile. Ci sono diversi punti che non afferro bene, e un’infinità di nonnulla sui quali anche è necessario io non abbia esitazioni di significato, e per lettera non si finirebbe più.

1 Cfr. G. UNGARETTI, L’endecasillabo, «Il Mattino», 4-5 marzo 1927, e ID., Difesa dell’endecasillabo, «Il Mattino», 31 marzo-1° aprile 1927. La polemica sull’endecasillabo era nata da un articolo di Francesco Flora, La crisi dei versi, apparso su «Il Mattino» di Napoli nel settembre del ’26, in cui il critico sosteneva che l’endecasillabo nasceva dalla fusione del quinario con il settenario. Alla risposta di Cecchi, apparsa nel febbraio del ’27 su «Libri del giorno» (Ritorno all’endecasillabo, pp. 57-58), aveva replicato nuovamente Flora con Morte e resurrezione dell’endecasillabo («La Fiera Letteraria», 13 febbraio 1927). Solo a questo punto della querelle si inserisce l’intervento ungarettiano apparso su «Il Mattino» del 4-5 marzo, cui Flora risponde con ben due articoli: Preliminari all’endecasillabo, «La Fiera Letteraria», 13 marzo 1927, e Il numero nel verso italiano. A proposito delle ultime polemiche, «La Fiera Letteraria», 20 marzo 1927. La controreplica di Ungaretti coincide con il secondo “articolone” apparso su «Il Mattino» (Difesa dell’endecasillabo), e conosce un’ulteriore risposta di Flora: Congedo ad una polemica (a proposito dell’endecasillabo), «Il Mattino», 34 aprile 1927. Non sarà inutile ricordare che al Congedo, nominale e non fattuale, segue un’ulteriore risposta di Ungaretti, apparsa sempre su «Il Mattino», del 19-20 aprile: Metrica o estetica?. Come puntualmente ricordano Luciano Rebay e Mario Diacono, «la polemica ebbe una coda Cecchi-Flora. Cecchi intervenne con una nota ancora nei «Libri del giorno» dell’aprile ’27 [Ancora dell’endecasillabo, pp. 169-171], a cui Flora rispose con La tregua dell’endecasillabo («La colonna infame») nella «Fiera Letteraria» del 17 aprile dello stesso anno. Flora raccolse poi i suoi interventi sotto il titolo La polemica dell’endecasillabo, in Taverna del Parnaso, Prima Serie, Roma, Tumminelli, 1943, pp. 113-160» (G UNGARETTI, Vita d’un uomo. Saggi e interventi, a cura di M DIACONO e L REBAY, Milano, Mondadori 1974, p. 913). I tre articoli di Ungaretti furono riproposti con il titolo Difesa dell’endecasillabo, «Corrente di vita giovanile», II (15 giugno 1939), 11, p. 9; si possono ora leggere in Vita d’un uomo. Saggi e interventi, pp. 154-170.

GIUSEPPE UNGARETTI A MARGUERITE CAETANI18

Le ho subito telegrafato per Puccini2. C’è stato qui Papini, e m’ha promesso di darmi qualche cosa d’inedito per «Commerce»3.

Alla «Tribuna» e al «Tevere» m’hanno promesso di scrivere sul numero invernale. Questa benedetta gente, per ricavarne qualche cosa, bisogna scuoterla e riscuoterla4.

Grazie ancora della Sua bontà.

Farò presto annunziare la traduzione dell’Anabase. E Le scriverò anche con precisione circa l’editore.

Sono il Suo devoto e riconoscente Grazie. Grazie.

Corso Vittorio Colonna, 68 Marino (prov. di Roma) ‹agosto 1927›

Carissima Principessa, aspetto ansiosamente la traduzione di Eliot1. Quest’ottobre mi propongo di venire a Parigi a farLe vedere il lavoro fatto. Ci ho messo tutta l’anima. Ed è stata per me una grande illuminazione. Le sono gratissimo d’avermi affidato questo compito.

2 Ungaretti aveva già spedito a Marguerite Caetani alcuni testi di Puccini: cfr. doc. 6.

3 Come già ricordato (cfr. doc. 1, n. 3), Papini non pubblicherà mai su «Commerce».

4 Dalle bibliografie correnti non risultano recensioni a «Commerce» su «La Tribuna» e su «Il Tevere».

8. Un foglio manoscritto con inchiostro nero solo sul recto. Gli estremi del mittente, «Corso Vittorio Colonna, 68 | Marino | (prov. di Roma)», sono annotati dopo la firma. Il documento non è datato, ma può essere fatto risalire all’estate del ’27, quando Bacchelli, citato nella lettera, pubblicò su «Commerce» Trois divinités sur les Apennins; certamente è precedente a settembre, dal momento che si dice che Falqui fino al 15 di quel mese risiederà a Cosenza.

1 «Eliott» nel manoscritto. Si ricordi che anche Eliot stava lavorando alla traduzione di Anabase, che vide la luce però solo qualche anno più tardi, ossia nel 1930 (cfr. SAINT JOHN PERSE, Anabasis, translated by T S ELIOT, London, Faber&Faber, 1930).

8
1927 19

Bacchelli abita a Milano, via S. Marco, 182

L’indirizzo di Enrico Falqui, che ha raccolto quelle prose scientifiche del seicento3, è fino alla metà di settembre, viale Mazzini, 8, Palazzo Plastina, Cosenza. Credo che, se gli mandasse 500 lire, gli parrebbe di toccare il cielo colle dita. A completare quelle prose, nella crestomazia del Falqui, ho scelto anche l’acclusa prosa di Galileo che mi pare molto curiosa4.

Qui è molto bello. Ho davanti il Monte Cavo, da un lato una pergola, giù un bosco, su un cielo che s’annuvola e torna sereno, promettendo da un mese la pioggia. Andrò a Roma solo una o due volte la settimana. Col Ministero mi sono messo d’accordo per fare il lavoro a casa.

L’ultimo numero di «Commerce» è molto, molto bello.

Ma stamani credo che pioverà. È San Rocco. E i contadini sono convinti che farà piovere. Intanto s’è levato un ventaccio, e fa quasi freddo.

Mi dia Sue nuove.

Mi ricordi al Principe. E mi creda il Suo riconoscente e devoto Ungaretti

Giuseppe Ungaretti a Marguerite Caetani

‹agosto 1927›

La traduzione di Eliot1 è attesa colla massima impazienza2. Già Caffi colle sue note precise e illuminate ha appianato quasi tutte le difficoltà.

2 Come già ricordato, Bacchelli pubblicò su «Commerce» in una sola occasione, ossia nell’estate del ’27: cfr. BACCHELLI, Trois divinités sur les Apennins.

3 Le prose selezionate da Falqui verranno raccolte diversi anni più tardi in volume: cfr. E FALQUI, Antologia della prosa scientifica italiana del Seicento, Firenze, Vallecchi, 1943.

4 Nessuna delle prose scientifiche del Seicento italiano venne pubblicata su «Commerce».

9. Lettera acefala, costituita di un unico foglio, manoscritto con inchiostro nero solo sul recto. Il documento non è datato; è probabile tuttavia che sia più o meno coevo al doc. 8, che risale all’agosto 1927, dal momento che anche in quella lettera, come in questa, Ungaretti dichiara di attendere ansiosamente la traduzione eliotiana di Anabase

1 «Eliott» nel manoscritto.

2 Eliot, come Ungaretti, stava traducendo Anabase; anche nella precedente lettera, dell’agosto 1927, Ungaretti dichiara di attendere ansiosamente la versione eliotiana dell’opera di Saint-John Perse.

GIUSEPPE UNGARETTI A MARGUERITE CAETANI20
9

Sono rimasti due o tre punti, nei quali non si poteva che giuocare di congetture. E su questi Eliot3 mi porterà certo la luce4.

Sono tanto contento che Caffi abbia tradotto Alvaro5. Sarà una cosa perfetta.

Di nuovo La saluto con grande affetto.

10

Giuseppe Ungaretti a Marguerite Caetani

Corso Vittorio Colonna, 68 Marino (Roma) ‹10 settembre 1927›

Carissima Principessa,

Le ho mandato l’indirizzo di Falqui e quello di Bacchelli, ed Ella avrà ricevuto quella mia lettera1.

Aspetto con impazienza la traduzione d’Eliot2 per rivedere la mia, e poi darla a copiare a macchina.

3 Anche in questo caso il manoscritto riporta la lezione «Eliott».

4 Il ruolo di Caffi nella revisione della traduzione di Anabase è rilevato da Ungaretti anche in una lettera a Paulhan, forse del settembre 1928: «Pour Perse, j’ai le contrat de l’éditeur [si tratta di Mario Gromo, direttore della casa editrice dei fratelli Ribet; cfr. doc. 16]. Mais je ne suis pas content de la traduction. Il y a des points qui me restent obscurs. J’attends le texte d’Eliot revu par Perse. Caffi m’a, sur beaucoup de points, illuminé. Mais je voudrais être sur le poème entier tout a fait éclairé» (Correspondance Jean Paulhan-Giuseppe Ungaretti, 1921-1968, pp. 153-154).

5 Dai riscontri bibliografici da noi effettuati non sono emerse traduzioni di opere di Corrado Alvaro da parte di Andrea Caffi (per una lista completa delle pubblicazioni di Caffi cfr.

A. CASTELLI, Bibliografia caffiana, in Andrea Caffi: un socialista libertario, pp. 169-181).

10. Un foglio manoscritto solo sul recto con inchiostro nero. L’indicazione di luogo è annotata sul margine sinistro della pagina. La data è ricavata dal timbro postale («MARINO | 10.9.27») sulla busta, indirizzata «Alla Principessa di Bassiano | Villa Païta | La Baule-lesPins | (Loire Inf.) | Francia» (non sono indicati invece i dati del mittente).

1 Cfr. doc. 8, dell’agosto 1927.

2 «Eliott» nel manoscritto.

1927 21

Non è Ella un po’ ingiusta verso Baldini? Quelle sue pagine sulla Ciociaria mi sembrano venute molto bene, e la sua non è solo qualità di scrittura, personale in grado impareggiabile, ma anche qualità rara di osservatore.

Amo anche molto Raimondi. E vorrei che le sue cose fossero pubblicate anche per un’altra ragione. Sono ora in pessime relazioni coll’«Italiano», del quale Raimondi è redattore principale. Mi dispiacerebbe che la non avvenuta pubblicazione fosse creduta una rappresaglia da parte mia3.

Ho chiesto a Puccini di mandarmi altro. Per la novella tradotta da Michel4, Ella ha ragione. È troppo lunga, e forse un po’ farraginosa e fastidiosa. Ma quando Puccini l’imbrocca è il nostro primo novelliere d’oggi5

Come sta? Come stanno il Principe, i loro bambini?

Un giorno sì e uno no, vado a Roma. Perdo un po’ più tempo di prima. Ma stiamo molto, molto meglio. Finalmente ha piovuto. Tutta questa settimana. Non ci si credeva più. Vedere il cielo farsi scuro, e non per prenderci in giro, è stata proprio una novità. Ora è di nuovo sereno. C’è una gran luna, e Ninon trova che è tonda come un biscotto. S’è fatta rosea, non è più nervosa, e salta e corre come prima, un vero folletto sempre.

Mia moglie e la bambina e io La salutiamo con tanto affetto e tanta riconoscenza

3 Come già ricordato, né Baldini, né Raimondi saranno accettati dalla Caetani.

4 Paul Henri Michel era un traduttore molto vicino all’ambiente di «Commerce» (in particolar modo era legato a Larbaud): si ricordi che oltre a tradurre Puccini, curò la versione francese de La coscienza di Zeno, nonché di Una burla riuscita, novella sveviana proposta a Marguerite Caetani, ma da quest’ultima rifiutata; su questa vicenda cfr. LEVIE, «Commerce» 1924-1932. Une revue internazionale moderniste, pp. 196-198 e E. CONTI, Ungaretti mediatore culturale di «Commerce», «Intersezioni», XXII (aprile 2002), 1, pp. 89-108, in particolare pp. 102-104 (è da segnalare in ogni caso che dietro il rifiuto di Svevo non ci fu Ungaretti, il quale il 15 aprile 1926 scriveva a Raimondi: «Svevo scrive in triestino, ma è un tipo veramente in gamba», Lettere a Giuseppe Raimondi, p. 64).

5 Anche Puccini, come Baldini e Raimondi, non compare negli indici di «Commerce».

GIUSEPPE UNGARETTI A MARGUERITE CAETANI22

Giuseppe Ungaretti a Marguerite Caetani

68, Corso Vittorio Colonna Marino (Roma) ‹settembre 1927›

Carissima Principessa,

Sono privo di Sue notizie da qualche tempo. Spero ch’Ella e la Sua famiglia stiano bene.

Come già Le ho scritto, nella seconda metà di ottobre verrò a Parigi, per una settimana1. Vorrei sottoporLe la mia traduzione2. E vorrei che fosse presente alla lettura anche Larbaud. Ho cercato per ora di aderire al testo con una precisione assoluta. Non ho mutato una virgola, né una parola. La lingua – dico il mio testo italiano – mi sembra già molto bella così com’è. Ma, naturalmente, quando sarò rassicurato sulla precisa traduzione, rivedrò la mia lingua, e la rivedrò anche con due o tre nostri migliori cultori di lettere. Spero di giungere ad una cosa degna dell’originale.

Ho molto lavorato anche a cose mie. Ho quasi finito di mettere a posto il mio libro, di quelle poesie, ultimamente pubblicate da «Commerce»3, ne ho rifatte diverse. Sono sicuro che sarà un bel libro, e ch’Ella lo troverà bello. Passando da Parigi, Le mostrerò anche questo manoscritto.

11. Un foglio manoscritto solo sul recto con inchiostro nero. L’indicazione di luogo –«68, Corso Vittorio Colonna | Marino | (Roma)» – è annotata in fondo al testo, dopo la firma. La data è ricavata dal contesto. In un passo della lettera si legge infatti: «Come già Le ho scritto, nella seconda metà di ottobre verrò a Parigi, per una settimana». La missiva in cui Ungaretti avverte la Caetani di volersi recare a Parigi risale all’agosto del ’27 (cfr. doc. 8), data che si impone pertanto come attendibile termine post quem; è ovvio altresì che la lettera sia precedente all’ottobre del ’27, dal momento che il progettato viaggio non è ancora stato effettuato.

1 Ungaretti aveva comunicato il suo progetto di andare a Parigi già nell’agosto del ’27 (cfr. doc. 8).

2 Si tratta della traduzione di Anabase di Saint-John Perse, alla quale Ungaretti lavora nell’estate del ’27, come dimostrano gran parte delle lettere precedenti.

3 Il libro al quale Ungaretti fa riferimento è naturalmente Sentimento del tempo, uscito per Vallecchi nel ’33; le liriche apparse sulla rivista di Marguerite Caetani sono le seguenti: G. UNGARETTI, Appunti per una poesia (I) [Nascita d’aurora; Giugno; Roma; Sera; Usignolo; Lido; Inno alla morte], «Commerce», IV (printemps 1925), pp. 17-29; e ID., Appunti per una poesia (II) [Sogno 1 et 2 (“O navicella accesa”; “O gioventù impietrata”); La fine di Crono; L’i-

11
1927 23

Sono in festa di poterLa presto rivedere, e di poterLe dire a voce la riconoscenza mia e della mia famiglia per tanta Sua bontà verso di noi. Mi creda il Suo devoto e affezionato

Ungaretti

Giuseppe Ungaretti a Marguerite Caetani

Corso Vittoria Colonna, 68 Marino (Roma) ‹fine 1927›

Carissima Principessa, ho incontrato giovedì Caffi. Gli avevo lasciato il giorno prima un biglietto e la notizia l’ha fatto cadere dalle nuvole. De Bosis, che conosce da poco tempo, non gli aveva detto nulla. E l’insistenza di De Bosis per andare insieme a vedere Don Gelasio1 a parlargli di studi bizantini, gli era sembrata strana. sola; Colore; Il Capitano; Aura], texte italien et traduction par l’Auteur, «Commerce», XII (été 1927), pp. 22-41.

12. Un foglio manoscritto solo sul recto con inchiostro nero. L’indicazione di luogo –«Corso Vittorio Colonna, 68 | Marino | (Roma) – è annotata in fondo al testo, dopo la firma. La data è ricavata dal contesto. Come si desume dal testo, infatti, all’altezza della presente missiva Caffi non ha ancora assunto l’incarico come precettore di Camillo Caetani e chiede oltretutto di poter entrare in servizio solo a partire dal mese di gennaio: poiché sappiamo che la ricerca di un precettore venne iniziata nell’aprile del ’27 (cfr. doc. 5), e che nel ’28 Caffi era già dipendente della famiglia, l’unico gennaio possibile è quello del 1928; e dunque questa lettera dovrebbe essere di qualche mese precedente.

1 Gelasio Caetani (Roma 1877-Roma 1934) era fratello di Roffredo, e dunque cognato di Marguerite. Ingegnere minerario, si contraddistinse per una brillante carriera negli studi, culminata con una fulminea specializzazione negli U.S.A., paese dove ricoprì incarichi di alta responsabilità presso diverse aziende (fino a fondarne una propria). Partecipò alla prima guerra mondiale, ottenendo numerose decorazioni: la sua azione più famosa risale al 17 aprile 1916, quando fece brillare la mina del Col di Lana. Nel dopoguerra aderì con convinzione al fascismo, partecipando già alla marcia su Roma, e ottenendo il plauso di Benito Mussolini, che lo nominò, dal ’22 al ’25, ambasciatore a Washington. Nel frattempo, nel ’22, diventò vicepresidente della AGIP, ruolo che ricoprì fino al 1928. Ma la sua opera più memorabile consiste nel riordino delle carte dell’archivio della famiglia, e nella pubblicazio-

GIUSEPPE UNGARETTI A MARGUERITE CAETANI24
12

Insomma, credo che verrà volentieri e per nobiltà d’animo, finezza di modi, vastità di cultura è difficile imbattersi in meglio.

Non vorrebbe assumersi l’impegno che dopo un certo periodo di prova, e credo ciò convenga altrettanto a Loro quanto a lui2. E credo che prima di gennaio gli sarebbe difficile di essere libero. Ha da terminare per l’Enciclopedia di Gentile alcune voci bizantine3. Per un’altra Enciclopedia d’arte sta lavorando all’“arte musulmana”, e deve presto presentare il lavoro. Ha poi due lavori in corso di stampa, uno sulla civiltà bizantina nell’Italia meridionale, e un altro sulla civiltà bizantina4.

Quando verrà qui il Principe, esporrà a voce le sue difficoltà, ma non credo siano insormontabili.

Sono tanto contento. Pensi che Caffi è uno dei miei più vecchi amici. Una delle rare persone nelle quali ho una fiducia assoluta.

Le scriverò più a lungo.

M’avverta dell’arrivo del Principe.

Creda all’affetto e alla devozione del Suo

ne di molti documenti, che ancora oggi costituiscono una fonte importante per gli studi medievali (si ricordino, tra le diverse opere da lui edite, la Caietanorum genealogia, Perugia, 1920, i Regesta chartarum, Perugia, 1925-1932, e la Domus Caietana, San Casciano Val di Pesa, 1927-1933, ossia la storia della famiglia Caetani dalle origini al XVI secolo). Sulla sua figura cfr. GABRIELI, Gli ultimi Caetani; G. G. MIGONE, Il regime fascista e le comunità italoamericane (1922-25), in ID., Problemi di storia nei rapporti tra Italia e Stati Uniti, Torino, Rosenberg&Sellier, 1971, pp. 25-42; A SCOLARISELLERIOJESURUM, Gelasio Caetani, in Dizionario Biografico degli Italiani, vol. 16, pp. 171-172.

2 Ungaretti si riferisce all’incarico come precettore di Camillo Caetani, che Andrea Caffi svolse nel biennio 1928-1929 (ma su questo punto cfr. doc. 5, n. 2).

3 Tra il 1929 e il 1930 Caffi curò diverse voci per l’Enciclopedia Italiana diretta da Giovanni Gentile: cfr. A. CAFFI, Adasev Aleksej Fedorovic, in Enciclopedia italiana, vol. I, Roma, Istituto G. Treccani, 1929, p. 482; ID., Adriano patriarca di Mosca, in Enciclopedia Italiana, vol. II, Roma, Istituto G. Treccani, 1929, p. 539; ID., Alessandro diacono, ibidem, p. 324; ID., Alessandro Romano, ibidem, p. 345; ID., Alessandro Michajlovic, ibidem, p. 346; ID., Andrea Bogoljubski, in Enciclopedia Italiana, vol. III, Roma, Istituto G. Treccani, 1929, p. 205; ID., Asia minore, età medievale, in Enciclopedia Italiana, vol. IV, Roma, Istituto G. Treccani, Roma 1929, pp. 931-936; ID., Basilio I, in Enciclopedia Italiana, vol. VI, Roma. Istituto G. Treccani, 1930, p. 329; ID., Botari, in Enciclopedia Italiana, vol. VII, Roma, Istituto G. Treccani, Roma 1930, pp. 284-286; ID., Bolgary, ibidem, p. 300.

4 Difficile comprendere a quale opere Ungaretti si riferisca: molto probabilmente a Santi e guerrieri di Bisanzio nell’Italia meridionale, saggio storico uscito in appendice a P. ORSI, Le chiese basiliane in Calabria, Firenze, Vallecchi, 1929, pp. 243-330.

1927 25

Giuseppe Ungaretti a Marguerite Caetani

Cara Principessa, ho tardato a scriverLe, e mi vorrà perdonare, perché volevo avere delle notizie precise da darLe.

Per Mirsky, è già partito il telegramma che autorizza il nostro consolato di Londra a rilasciargli il visto al passaporto1.

Per Souvtchinsky2, è successo un contrattempo. All’ufficio passaporti hanno letto sulla mia lettera Pouotchnitsky, e si stupivano di non avere ricevuto per quel nome la richiesta dal consolato di Parigi. Nel frattempo arrivava la domanda da Parigi che, naturalmente, siccome portava il nome giusto, non era trattenuta e andava a finire al Ministero degli Interni per le solite informazioni. Ora ho fatto scrivere agli Interni, e sono sicuro che presto anche Souvtchinsky sarà accontentato.

Non ho potuto rivedere Caffi, ma gli ho telefonato. Giubila di venire in casa loro. Credo che quell’anticipo gli farebbe molto comodo. Il suo indirizzo è:

Andrea Caffi, Associazione per il Mezzogiorno –Palazzo Taverna,

13. Un bifolio manoscritto solo sul recto con inchiostro nero per complessive due pagine. L’indicazione di luogo – «Marino | (Roma) – è annotata in fondo al testo, dopo la firma. La data è ricavata dal contesto: Ungaretti fa infatti riferimento alla pubblicazione di alcuni passi dello Zibaldone, stampati su «Commerce» proprio sul finire del ’27 (fascicolo XIV), nonché all’assunzione di Andrea Caffi presso casa Caetani, avvenuta anch’essa nello stesso periodo.

1 D.S. Mirsky era il responsabile della sezione russa; sulla sua figura, e sul suo ruolo svolto in «Commerce», cfr. LEVIE, «Commerce» 1924-1932. Une revue internationale moderniste, pp. 198-205.

2 Pierre Souvtchinsky («Souvtchnitsky» nel manoscritto) non pubblicò mai su «Commerce»; è difficile comprendere il motivo per cui Marguerite Caetani e Giuseppe Ungaretti si preoccuparono del suo visto per il passaporto.

GIUSEPPE UNGARETTI A MARGUERITE CAETANI26 13

Via Monte Giordano, 36 Roma.

Lo vedrò sabato.

Sto preparando una conferenza su Leopardi che terrò a Napoli verso la fine del mese, e nello stesso tempo, faccio la scelta dei suoi pensieri per «Commerce»3. Si tratta d’una rilettura di più di 4000 pagine, densissime; e note molto male in Italia, e totalmente ignorate, credo, fuori. Leopardi mi pare non solo un sommo poeta; ma il pensatore più singolare comparso in Europa dopo Pascal. Le sue osservazioni sul mondo antico, il suo acume di filologo, la sua critica del cristianesimo precorrono Nietzsche4. Le sue scoperte psicologiche, le sue teorie sulla nullità del tutto, sul piacere, sulla poesia, sul sogno, sull’infelicità, sulla natura, sull’immaginazione, sulle lingue; la sua diatriba contro la ragione e l’arte sembrano riassumere le più audaci discussioni degli ultimi venti anni. I suoi appunti su uomini e fatti della storia e le sue divagazioni politiche sono d’una chiaroveggenza sbalorditiva5.

Ninon è ora sana, e giuoca qui vicino. Le manda a Lei e alla Sua famiglia, insieme a mia moglie, ogni desiderio di bene.

Mi ricordi al Principe.

Sono il Suo devoto e affezionato

3 Ungaretti fa riferimento alla pubblicazione di alcuni passi dello Zibaldone, in traduzione francese, pubblicati sul XIV fascicolo di «Commerce», uscito appunto nell’inverno del 1927: cfr. LEOPARDI, Pensées.

4 «Nietzche» nel manoscritto.

5 «Sbalordiva» nel manoscritto.

1927 27

Giuseppe Ungaretti a Marguerite Caetani

Cara Principessa, sono quasi sicuro di poterLe mandare questo sabato la scelta dei pensieri, già tradotti da me. Verso la metà della settimana seguente avrà la mia breve introduzione a detti pensieri1.

Le scriverò presto a lungo.

Mi saluti Caffi; e creda alla mia riconoscenza e al mio devoto affetto. Il Suo

Ungaretti

C’è stata la prima riunione per la Rivista. C’erano con me, Emilio Cecchi, Gargiulo, Pavolini e Giannini2. Durante la discussione s’è saputo che anche Ojetti voleva fare una rivista3, e sarebbe stato disposto a intendersi

14. Un foglio manoscritto solo sul recto con inchiostro nero. L’indicazione di luogo –«Marino | (Roma)» – è annotata in fondo al testo, dopo la firma e prima del post scriptum («C’è stata… cerbero»). La data è ricavata dal contesto: Ungaretti fa infatti riferimento alla pubblicazione di alcuni passi dello Zibaldone, apparsi sul XIV fascicolo di «Commerce», stampato verso la fine del 1927.

1 Cfr. LEOPARDI, Pensées.

2 Di questa riunione, per la fondazione di una nuova rivista letteraria, Ungaretti parla anche con Soffici, in due lettere non datate, ma successive all’agosto del ’26: «Carissimo, | sono stato chiamato d’urgenza una ventina di giorni fa da Giannini [capo ufficio stampa di Mussolini], il quale mi ha detto che sarebbe stato facile convincere il Duce a dare i fondi per una rivista. Mi ha chiesto in proposito le mie idee. Devi sapere che più d’un anno fa ho trasmesso al Duce un progetto di rivista. Ho chiesto dalle 2 alle 300.000 lire all’anno. La somma non è sembrata enorme. E mi s’è anche detto che si sarebbe cercato d’assicurar la vita alla rivista per cinque o sei anni» (UNGARETTI, Lettere a Soffici 1917-1930, p. 124); e qualche tempo dopo Ungaretti torna sull’argomento, progettando appunto una riunione preliminare: «Carissimo, | ho rivisto Giannini. L’idea d’una riunione preliminare è stata trovata ottima. Indicami dunque le persone che dovrebbero essere invitate e dimmi anche verso che data potresti trovarti a Roma. Giannini stesso, credo, farà gl’inviti, per la data che mi indicherai» (ibidem, p. 125). Nonostante l’impegno profuso, la rivista ungarettiana, vagheggiata sin dal ’22 (si veda la lettera a Soffici del 23 novembre 1922, ibidem, pp. 102-103), non vedrà mai la luce.

3 La rivista che Ojetti stava progettando è «Pegaso», il cui primo numero uscì nel 1929.

GIUSEPPE UNGARETTI A MARGUERITE CAETANI28 14

con noi. Sono scattato. Ojetti faccia cento riviste se vuole; ma noi non siamo della gente brillante, della gente da salotto, ma dura, e amara e che spera. L’idea Ojetti è stata senz’altro messa alla porta. Naturalmente sarà, se arriveremo in porto, la nostra, una rivista libera, ma guardata da un cerbero.

Giuseppe Ungaretti a Marguerite Caetani

‹fine 1927/inizio 1928›

Carissima Principessa,

Le scrivo in tutta fretta per ringraziarLa della Sua lettera e per dirLe che non sono ancora arrivati i 10 numeri di «Commerce». Spediti più d’un mese fa, o per un errore d’indirizzo o per altro motivo, devono essere andati perduti. Il libraio che fa il servizio, dovrebbe reclamare alla posta. Ed Ella, intanto, mi farebbe un vero favore chiedendogli di mandarmi alcune altre copie, ma come stampe raccomandate, non per pacco postale, perché vorrei riceverle al più presto.

Quando uscirà il prossimo numero di «Commerce»? Qui, l’ultimo, appena arrivato, è andato a ruba dai librai. Ne avessero avuto il doppio, sarebbero stati tutti presi lo stesso giorno. Ora, occupandosene i giornali, la richiesta verrà rinnovata alle librerie.

Andrò a salutare il Principe, e a giorni Le scriverò a lungo. I miei stanno bene, e con me, Le inviano pensieri affettuosi e riconoscenti! Il suo dev.mo

Ungaretti

15. Un bifolio manoscritto con inchiostro nero solo sulla prima facciata. Il documento non è datato; è possibile tuttavia collocarlo tra la seconda metà del ’27 e i primi mesi del ’28, poiché Ungaretti richiede le dieci copie che gli spettavano in qualità di autore: copie dunque che dovrebbero riferirsi al numero XII di «Commerce» (uscito nell’estate del ’27), dove apparvero gli Appunti per una poesia (II), o al cahier XIV (stampato a cavallo tra il ’27 e il ’28), che accolse brani dello Zibaldone, tradotti appunto da Ungaretti. È escluso invece che le dieci copie si riferiscano a quanto pubblicato sul IV quaderno di «Commerce» (Appunti per una poesia e quattro canti leopardiani), poiché a quell’altezza, ossia nel ’25, il carteggio con la Caetani non era ancora iniziato.

1927 29
15
1928

Cara Principessa,

‹Roma, 2 luglio 1928›

Le ho mandato l’altro giorno un giornale con una nota sul Leopardi di «Commerce»1. E credo che anche altri giornali ne parleranno. È stato un grande servizio reso alla letteratura italiana, e più che alla letteratura, al pensiero, ciò che conta assai di più.

È passato San Giovanni, e l’estate non ha ormai più freni. Ma qui non ho visto lucciole, né udito cicale. Forse sono ancora poco pratico di campagna, e dovrei aspettare luglio o agosto. E non sono stanco di più. Sono molto stanco. C’è stata un gran pazzia di papaveri. Non mi muoverò da Marino. Non che mi manchi il desiderio di venire a Parigi e di rivederLa; ma come fare? Ho mille cose da portare avanti, e non sono più fatto per i viaggi. Vorrei tanto rivederLa; ma forse in Autunno Ella si deciderà a tornare in Italia.

Il Principe è stato a Roma? Mi ricordi a Lui.

Creda al mio affetto e alla mia gratitudine

Non ho notizie dei manoscritti di Baldini e Alvaro. Non sono certo Dante né Leopardi; ma paragonati a ciò che si produce oggi, non dico in Italia, ma in Europa, sono di primissimo ordine2 .

16. Un bifolio, manoscritto con inchiostro nero solo sulla prima facciata, su cui si legge il testo della lettera fino al primo post scriptum («Non ho notizie […] primissimo ordine.»); e un foglio, manoscritto solo sul recto con inchiostro nero, su cui è annotato il secondo post scriptum («L’editore mi scrive […] all’editore.»). Data e luogo sono ricavati dal timbro postale («ROMA | 2-VII-28-VI°») sulla busta, indirizzata «Alla Principessa di Bassiano | Villa Romaine | Avenue Douglas Haig | Versailles | (Seine-et-Oise) | Francia» (non sono annotati invece i dati del mittente).

1 Non è stato possibile individuare l’articolo a cui Ungaretti fa riferimento in questa lettera.

2 In realtà né Baldini, né Alvaro pubblicheranno mai su «Commerce»: il motivo risiede probabilmente in uno scarso apprezzamento da parte di Marguerite Caetani.

16

L’editore mi scrive per l’Anabase. Accetta tutte le condizioni. Non ha capito bene il punto relativo alla ristampa dell’originale. La difficoltà è che ristampandola colla traduzione, il prezzo di copertina verrebbe a essere forse troppo alto, e qui non se ne venderebbe più una copia.

Per le percentuali sulla vendita, anche la mia parte naturalmente spetta all’autore. In tutto non credo s’arriverà a un migliaio di lire (calcolando il 25% sul prezzo di copertina) e i conti vengono fatti di solito sei mesi dopo l’uscita del libro.

Mi dica esattamente ciò che, punto per punto, dovrò rispondere all’editore3

3 Nell’Archivio Caetani è conservata una lettera di Mario Gromo, della casa editrice Ribet, a Ungaretti, inerente la pubblicazione di Anabase, che evidentemente il poeta spedì poi a Marguerite Caetani per conoscenza e per avere ragguagli su come rispondere. Il testo della lettera è il seguente: «Caro Ungaretti, | grazie per la nuova cordialità che viene a stabilirsi fra noi, per questo amichevole “tu” del quale son lieto. | Ti rispondo subito punto per punto: | 1° il libro sarà stampato in corsivo, come vorrete; | 2° per il formato sceglieremo quello che più vi piacerà (eh, che editore arrendevole?) | 3° così pure per il corpo dei caratteri; | 4° si potrebbe poi, in prosieguo di tempo, ma non dopo che s’inizi la composizione, avere una letterina dall’amministrazione di «Commerce» con la quale s’impegni al ritiro di 100 copie non appena stampate, al prezzo di copertina? O, uno scrittarello corrispondente? (Perdonami la richiesta, ma devo amministrare i pochi bajocchi degli altri); | 5° mi parli dell’originale francese che si vorrebbe pubblicare con la traduzione: si dovrebbe cioè esser pronti noi contemporaneamente alla ristampa francese, o si dovrebbe addirittura far due edizioni, una italiana e una francese? Nel caso, nessuna difficoltà. Altrimenti, avvertimi al più presto per la coincidenza di date; | 6° per le percentuali sulla vendita, sia all’autore che a te, fai tu: ricordati che la nostra baracca vive sui nostri sacrifici personali e che faccio l’editore en artiste. | Infine, un’ultima domanda: sarebbe bene, per semplificare le cose, che tu ottenessi dal Perse tutte le autorizzazioni ecc. (e ciò l’avrai già da tempo) in modo che il contratto definitivo si potesse poi redigere fra la Ribet e te, semplicemente. | Son lieto di avere la tua preziosa collaborazione in questo che dovrà essere uno dei nostri libri migliori (in ogni senso, tipografico e letterario) ed abbiti un’affettuosa stretta di mano dal tuo | Gromo | Torino, 28 giugno 1928». Nonostante la disponibilità dell’editore, l’accordo saltò, e la versione italiana di Anabase, dopo la prima pubblicazione su «Fronte» nel 1931, uscì in volume solo nel 1936, all’interno della raccolta Traduzioni

GIUSEPPE UNGARETTI A MARGUERITE CAETANI34

Giuseppe Ungaretti a Marguerite Caetani

Cara Principessa, ho ricevuto la Sua lettera. La Sua bontà verso di me è tanto grande. Come farò mai a sdebitarmi. Vorrei poterLe dire a voce la riconoscenza mia e della mia famiglia, e m’auguro di poterLa rivedere in ottobre.

Vedrò oggi il Principe.

Andrò dai librai, come Ella mi dice, per «Commerce». Non ho ancora ricevuto il numero di Primavera, ma credo sia colpa dell’indirizzo errato.

Anche qui fa un caldo furioso, dai 30 ai 33 e 34 gradi. Ma quando fa caldo, la mia salute è buona, e non ho il diritto d’imprecare.

Sono curioso di leggere quello scritto di cui Ella mi dice bene1. E non mancherò di metterne, per quel poco d’influenza che ho, in risalto i meriti.

Vorrei scriverLe più a lungo, e Le scriverò presto. Queste poche righe sono solo per dirLe la mia gratitudine.

Creda al mio affetto e alla mia devozione.

17. Un bifolio manoscritto con inchiostro nero solo sulla prima facciata. Data e luogo non sono indicati, tuttavia è possibile collocare il documento all’estate del 1928. Che la lettera sia stata scritta a luglio o ad agosto è suggerito dal riferimento al clima: «Anche qui fa un caldo furioso, dai 30 ai 33 e 34 gradi». Inoltre in questa missiva Ungaretti si lamenta di non aver ricevuto il numero di «Commerce» di primavera: la stessa lamentela viene espressa anche in doc. 18, databile con certezza all’altezza di agosto-settembre 1928; concordanza, questa, che induce a ritenere le due lettere redatte in un periodo ravvicinato.

1 Non siamo stati in grado di individuare lo «scritto» a cui Ungaretti fa riferimento in questa lettera.

1928 35 17
‹luglio-agosto 1928›

Giuseppe Ungaretti a Marguerite Caetani

‹agosto-settembre 1928›

Carissima Principessa, mi sono messo a scriverLe più di una volta, e poi la stanchezza, non la stanchezza fisica, ma la stanchezza morale, non mi ha fatto andare avanti. Qui c’è un sordo complotto da parte di tutta la letteratura contro di me. Perché mi sia resa giustizia, occorrerà che prima intervenga la morte. So che non è una cosa straordinaria, né particolare al mio paese. Ma anche per l’amore che ho per il mio paese, e per la sua civiltà d’oggi, è una cosa che profondamente mi rattrista. Insomma, mi perdoni questo sfogo.

Come sta? Come sta il Principe? Come stanno i suoi bambini?

Ho ricevuto l’ultimo numero di «Commerce». Ma quello di Primavera non m’è giunto. Il motivo è che continuano ancora a mandarli all’indirizzo di via Piave, casa che non abito più da quattro anni. Per favore, mi faccia mandare un numero di Primavera. Il numero d’Estate è magnifico. Sul saggio di Paulhan, ho scritto una nota, traducendolo in gran parte, sul «Resto del Carlino»1. Mi pare sia la prima volta che il problema della critica è affrontato nella sua difficoltà primordiale. Anche il saggio di Mirski è ottimo2. E che dirLe di Giono?3 È una cosa magnifica, magnifica.

Sono in vacanza per tutto questo mese. Spero di poter lavorare. Non ho ancora scritto a Caffi, ed è una gran colpa. Gli scriverò presto. E Lei vuol darmi presto Sue notizie. Le aspetto con ansia. Mi ricordi al Principe. E mi creda il Suo aff.mo e dev.mo

18. Due fogli manoscritti con inchiostro nero solo sul recto. Il documento non è datato: è possibile collocarlo all’agosto-settembre 1928, dato il riferimento al recente articolo, comparso su «Il Resto del Carlino» e dedicato a Paulhan, uscito il 23 agosto 1928.

1 Cfr. G. UNGARETTI, Di un difetto della critica, «Il Resto del Carlino», 23 agosto 1928 (ora in ID., Vita d’un uomo. Saggi e interventi, pp. 182-187); il saggio recensito da Ungaretti è: J PAULHAN, Sur un défaut de la pensée critique (suivi d’une note sur Taine et Rousseau), «Commerce», XVI (été 1928), pp. 31-52.

2 Cfr. D. S. MIRSKY, Sur Pouchkine, «Commerce», XVI (été 1928), pp. 85-97.

3 Cfr. J. GIONO, Colline, «Commerce», XVI (été 1928), pp. 121-210.

GIUSEPPE UNGARETTI A MARGUERITE CAETANI36 18

Giuseppe Ungaretti a Marguerite Caetani

Cara Principessa, è tanto che non ho Sue notizie. Ma spero ch’Ella ed i Suoi stiano bene. La mia salute è ottima. Alla casa stanno facendo un’intercapedine e si spera di vincere così l’umidità. In tal modo m’auguro d’avere un inverno senza dolori. Quest’estate ho lavorato, a intervalli. Talvolta ero preso da una disperazione che mi tagliava ogni forza. E poi il gran sole, che quest’anno è stato implacabile, risarciva ogni male dell’animo; o almeno le punture più crudeli. Ho ripreso una mia vecchia poesia Alla Pietà, e dopo averla rifatta in francese, ora mi provo a darle una forma definitiva nella mia lingua1. Mi pare voglia venirmi su forte. Cerco di esprimervi le condizioni morali, il dramma, d’un uomo d’oggi. Voglio farne una cosa nuda, melodica, una specie di polifonia dell’anima, con voci contrastanti, ma unite in cima dall’impeto unico. Ho molte difficoltà tecniche da superare; non mi fanno paura.

Le cose delle lettere in Italia? Siamo sempre alle solite. Si annunzia per dicembre la rivista d’Ojetti, che aumenterà la confusione2. Ma sono ancora vivo, e credo ci siano anche altri giovani, vivi. Sarà una specie di «Annales», o di «Lectures pour tous», o di «Revue de France», o tutte queste cose insieme. Roba innocua, se avessimo qualche altro organo letterario, che

19. Un bifolio manoscritto solo sul recto, per complessive due pagine. La lettera, non datata, risale al settembre-ottobre 1928, come rivelano alcuni riferimenti interni al testo. In primo luogo Ungaretti comunica a Marguerite Caetani di stare lavorando ad un testo intitolato Alla pietà (poi Pietà nella versione definitiva), composto appunto nel 1928. E all’interno di quell’anno ci troviamo in un momento successivo all’estate (menzionata da Ungaretti come una stagione da poco conclusasi), ma precedente non solo al dicembre (momento in cui sarebbe dovuta uscire «Pegaso», la rivista di Ojetti), ma all’ottobre-novembre, dato il riferimento al numero autunnale di «Commerce», di imminente uscita. Non smentisce tale ricostruzione la lamentela di Ungaretti per il mancato ricevimento del numero di primavera, che è espressa anche nelle precedenti lettere estive del 1928 (cfr. docc. 17 e 18).

1 Cfr. G. UNGARETTI, La pietà, Caino, La preghiera, «L’Italia letteraria», 24 aprile 1932; il testo de La pietà, insieme agli altri due apparsi insieme su «L’Italia letteraria», confluirà nell’edizione vallecchiana di Sentimento del tempo del 1933; nella raccolta la lirica è datata «1928».

2 Si tratta di «Pegaso», di cui Ungaretti aveva già accennato a Marguerite Caetani alla fine del ’27 (cfr. doc. 14, n. 3).

1928 37 19
‹settembre-ottobre 1928›

avesse qualche profondità. Bisognerà pure – resto fiducioso – che un bel giorno, anche nel campo delle lettere, si metta un po’ d’ordine in Italia.

Per conto mio, ricevo da tutte le parti inviti a Antologie, Cataloghi, ecc., perché con questa roba si vorrebbe qui consolidare la fama d’un uomo – e non rispondo a nessuno; e non mi faccio che dei nemici nel campo di tutti i confusionari che credono, colla confusione, di fare il bello e il cattivo tempo. Sono ancora, vivaddio, un intrattabile, un guastamestieri, un guastafeste. Coll’ingegno che c’è in Italia, con il fermento che c’è qui, è una disperazione che tanti ragazzi pieni di doti finiscano giornalisti di 3a pagina, France o Voltaire in diciottesimo. Ma ho fiducia che anche le lettere finiranno col trovare una direzione e un ordine.

Avrò la fortuna di vedere Lei e il Principe quest’inverno in Italia?

C’è un progetto di qualche conferenza in Olanda. Non so ancora nulla di preciso. Se si realizzasse passerei da Parigi, verso la fine d’ottobre. Ma ancora non so nulla.

Potrò avere il numero di Primavera di «Commerce», che ancora non ho ricevuto? Ella dovrebbe anche farmi il favore di dire al Libraio che il mio indirizzo da diversi anni non è più a Roma, in via Piave. E che ora sto a Marino (prov. di Roma). Per evitare altri disguidi.

Ho diversi manoscritti per «Commerce»: di Montano, Moravia, Barilli3 Glieli manderò presto. Ci sono cose interessanti nel numero d’Autunno?

Caffi come sta? Non gli ho più scritto. Mi vorrà male? Gli scriverò presto. Mi saluti il Principe.

Mi creda il Suo devoto e affezionato

GIUSEPPE UNGARETTI A MARGUERITE CAETANI38
3 Solo Barilli
comparirà
su
«Commerce»: cfr. BARILLI, Vieille Parme
.
1929

Marino (prov. di Roma) il 15 aprile 1929

Cara Principessa, la gratitudine è un sentimento che le parole non riescono a esprimere. Mi domando spesso che cosa sanno esprimere le parole. Non sappiamo esprimere che cose o convenzionali o troppe lontane da quello che in noi accade e vive. Ella è stata buona verso di me; per la Sua bontà la mia famiglia ha avuto qualche momento di tranquillità. I miei ed io non lo dimenticheremo mai1

Ma non vorrei ch’Ella immaginasse che questa mia lettera mi sia suggerita da motivi d’interesse. La mancanza di denaro mi ha fatto e mi fa soffrire. Posso dire però, che non un atto, mai, mi è stato suggerito dal desiderio del denaro. I miei avrebbero a quest’ora, una vita comoda, se, per mantenermi fedele a ciò che nell’arte e nella vita io considero il bene, non avessi, senza esitare, fatto sempre l’opposto di ciò che il mio benestare pratico richiedeva. Credo, ed a questo unicamente tende ogni mio sforzo, d’essere un uomo franco e leale. Quando una cosa non mi va, non so trattenermi dal

20. Due bifoli manoscritti con inchiostro nero solo sul recto per complessive tre pagine. La data è sul margine superiore destro della prima pagina; il luogo è in calce alla lettera, dopo la firma, ma prima del post scriptum («Mi ricordi al Principe e a Caffi.»).

1 In realtà qualche mese più tardi, nel novembre del 1929, Ungaretti si lamenterà con Paulhan dell’avarizia di Marguerite Caetani, e di un compenso a suo avviso non adeguato al lavoro svolto: «Je te prie de garder le secret absolu sur cette partie: | La Princesse a été avec moi d’une avarice sordide. Elle connaît la situation folle dans laquelle je me trouve. Elle ne donne même plus signe de vie. J’ai reçu en tout 7, ou 8000 francs ; j’ai traduit – et avec quel scrupule – l’Anabase, j’ai traduit et préparé le Leopardi, j’ai donné deux fois des poèmes, j’ai procurée des textes anciens et de presque tous les écrivains italiens qui comptent aujourd’hui, j’ai fait pour tous le numéros de la revue des notes sur les journaux d’ici et j’en ai fait faire ; enfin je crois avoir donné bien plus, bien plus que je n’ai reçu» (Correspondance Jean Paulhan-Giuseppe Ungaretti, 1921-1968, p. 196).

20

dirlo, e forse in un modo troppo crudo – ma alla mia età, è difficile ch’io cambi natura – e gl’interessati sono i primi a conoscere il mio pensiero.

Questa lettera mi è suggerita da un timore, forse assurdo, che mi turba da una quindicina di giorni. Da certi segni m’è sembrato che il Suo sentimento a mio riguardo non fosse più quello d’una volta. Sarà mania di persecuzione; ho conosciuto tanta ingiustizia.

Da che cosa potrebbe dipendere un Suo giudizio sfavorevole? La mia collaborazione al «Tevere», forse, del quale è stata recentemente vietata l’entrata in Francia? Sono Italiano. Ma dopo la mia Patria, nessuno credo possa più di me amare la Francia, mia seconda Patria. La polemica giornalistica fra i due paesi, l’ho sempre deplorata. Potevo poco, ma ho fatto il mio possibile perché cessasse. Era umano che agl’insulti dell’ «Œuvre», dell’«Ere Nouvelle», del «Quotidien», del «Populaire», del «Soir», di cento giornali francesi, e non solo, purtroppo di giornali, ma di organi dove le parole hanno il tempo per essere meditate a lungo prima d’essere date in pasto all’odio, – era naturale che qui si perdesse qualche volta la pazienza. Il Direttore del «Tevere», non è un francofobo. Tutt’altro. È poi un uomo di grande probità, e uno scrittore. Può sbagliarsi, come tutti noi, ma sempre in buona fede2. Al «Tevere», ch’è l’unico giornale dove la parte letteraria sia affidata a veri scrittori (Barilli, Pirandello, Emilio Cecchi – firma il Tarlo – Silvio d’Amico, Cardarelli, Aniante, e giovanissimi pieni di promesse), tra i quali sono i nomi di quelli che in Italia amano più sinceramente la Francia, – ho accettato di scrivere perché non esiste ancora in Italia una rivista letteraria come la vorrei, perché avevo bisogno d’avere qui una tribuna, perché avevo bisogno di dire su molte cose, pubblicamente, il mio pensiero. Se non avessi accettato, sarei stato un disertore3.

2 Telesio Interlandi fu direttore de «Il Tevere» dal 27 dicembre 1924, prima uscita del giornale, al 29-30 giugno 1943, quando il quotidiano, fondato dallo stesso Interlandi e finanziato sistematicamente dal Partito Nazionale Fascista, cessò le sue pubblicazioni. Nonostante l’accorata difesa di Ungaretti, è da dire che Interlandi si contraddistinse per un acceso antieuropeismo, nonché, qualche anno più tardi, per un intransigente antisemitismo, che lo condusse a fondare, nel 1938, il famigerato quindicinale «La Difesa delle Razza».

3 Parole lusinghiere su «Il Tevere», e sul suo direttore, sono espresse da Ungaretti anche nella lettera a Paulhan del maggio 1929: «Le «Tevere» n’est pas un journal francophobe. Le Directeur est un homme vraiment loyal. Ce n’est pas un journaliste, c’est un homme de foi. Je sais qu’il aime la France, comme d’ailleurs tout le monde dans le fond de son cœur l’aime ici.

Au «Tevere» il a réuni la meilleure collaboration littéraire que possède un journal italien. Il n’y a en Italie aucune revue littéraire possédant une collaboration aussi belle. Beaucoup de ceux qui y collaborent ont, par exemple, refusé de collaborer a «Pegaso». Il y a là quelques-uns des meilleurs amis de la France en Italie : Emilio Cecchi (il signe : il Tarlo), Barilli, Silvio D’Amico, moi (trois petites notes par mois), Cardarelli, et les meilleurs parmi les jeunes. On considère ici comme un honneur d’être invité à collaborer au «Tevere»» (ibidem, p. 175).

GIUSEPPE UNGARETTI A MARGUERITE CAETANI42

E non solo la polemica giornalistica tra l’Italia e la Francia deploro, ma ogni polemica che separi i popoli già tanto divisi, ma ogni atto che non tenda a ristabilire tra gli spiriti una certa fraternità.

Siamo ancora nel mondo in un periodo di crisi, in un periodo di eccesso di passione, di parole e di atti. Per quanto tocca a me, non getto davvero olio sul fuoco.

Mi dica, cara Principessa, quale sbaglio ho commesso? Ella ha vivo il sentimento della giustizia. In coscienza, senza offendere la Sua coscienza, Ella non può condannarmi prima d’avermi interrogato.

Non posso chiudere questa lettera senza ricorrere ancora una volta alla Sua bontà. Tempo fa Cecchi mi aveva parlato d’un giovine poeta e acquafortista ch’è in mezzo alle più gravi noie economiche. S’era pensato, come vedrà dall’unita lettera di Cecchi4, di ricorrere a Lei. Le mando quattro acqueforti. Mi sembrano molte belle. Se non Le piacessero, vorrà rispedirmele. Quel caro figliolo chiede 100, o 150 lire per ciascuna. Si chiama Bartolini5, e sta a Caltagirone, 121, Viale Duca degli Abruzzi.

Sono il Suo devoto e affezionato

Mi ricordi al Principe e al Caffi.

Ungaretti

3 La lettera di Cecchi è andata dispersa.

4 Si tratta del letterato e artista Luigi Bartolini: presso la Fondazione Camillo Caetani di Roma non sono conservate sue opere artistiche, e dunque non siamo in grado di sapere se Marguerite acquistò le acqueforti suggeritele da Ungaretti. Si ricordi che Bartolini nel ’51 pubblicò su «Botteghe Oscure», l’altra rivista fondata da Marguerite Caetani nel secondo dopoguerra, alcune poesie: cfr. L BARTOLINI, Poesie [L’Eremo dei Frati bianchi, Ospite, non ti posso più accogliere, Lido di Roma], «Botteghe Oscure», VII (primavera 1951), pp. 53-64.

1929 43
1931

Marino (Roma), il 3 luglio IX ‹1931›

Cara Principessa, è un grosso rimprovero ch’Ella avrebbe da muovermi; ma forse, conoscendo le circostanze del mio silenzio, mi vorrà perdonare. Pochi giorni prima di partire per l’Egitto ricevevo dagli Esteri una lettera, nella quale mi si diceva che, trascurando i miei doveri d’ufficio, dovevo considerarmi licenziato. Altro che missione a Parigi, come Ella pensava nella Sua bontà! Mi si toglievano anche quelle poche lire mensili! Intervenni, non perché fosse ritirata la decisione – era un’offesa troppo grave – ma perché mi fosse data quella liquidazione alla quale avevo diritto dopo 12 anni di lavoro, e forse qualche servizio reso a questo mio Paese che amo molto più di me stesso. Fu una cosa snervante. Partii per l’Egitto in uno stato di salute pietoso. Per una quindicina di giorni fui quasi nell’impossibilità di toccare cibo e di pensare a checchessia. In questo stato d’animo e di salute, dovetti girare come un matto per l’Egitto a raccogliere “impressioni di viaggio”1. Tornato qui, tro-

21. Un foglio manoscritto con inchiostro nero solo sul recto. Data e luogo sono in fondo al documento, dopo la firma, ma prima del post scriptum «Lavora sua figlia? […] Jacopone.»; il secondo post scriptum, «Nel prossimo […] Prefazione.», è annotato in verticale sul margine sinistro del documento.

1 Ungaretti poi pubblicò le sue «impressioni di viaggio» in una serie di articoli apparsi sulla «Gazzetta del Popolo» nella seconda metà del 1931; cfr. G. UNGARETTI, Viaggio in Egitto. Per mare interno, «Gazzetta del Popolo», 9 luglio 1931; ID., Viaggio in Egitto. Una grande avventura, «Gazzetta del Popolo», 11 luglio 1931; ID., Viaggio in Egitto. La colonna romana, «Gazzetta del Popolo», 16 luglio 1931; ID., Viaggio in Egitto. Pianto nella notte, «Gazzetta del Popolo», 21 luglio 1931; ID., Viaggio in Egitto. Rivalità di tre potenze, «Gazzetta del Popolo», 1° agosto 1931; ID., Viaggio in Egitto. Il lavoro degli italiani, «Gazzetta del Popolo», 6 agosto 1931; ID., Viaggio in Egitto. Chiaro di luna, «Gazzetta del Popolo», 14 agosto 1931; ID., Viaggio in Egitto. Il deserto, «Gazzetta del Popolo», 29 agosto 1931; ID., Viaggio in Egitto. La risata dello Dginn Rull, «Gazzetta del Popolo», 12 settembre 1931; ID., Viaggio in Egitto. Il povero nella città, «Gazzetta del Popolo», 24 settembre 1931; ID., Viaggio in Egitto. Il cotone e la crisi, «Gazzetta del Popolo», 24 novembre 1931; ID., Viaggio in Egitto. Giornata di fantasmi, «Gazzetta del Popolo», 3 dicembre 1931.

21

vavo Jeanne con una nevrite a un braccio che da due mesi ancora non le lascia pace. E poi mi dovetti mettere al lavoro per il giornale. Oggi dunque l’unico poeta che abbia questo paese, e uno dei quattro o cinque, veramente originali, rimasti nel mondo, ha, con due bambini2, ha anche meno di ieri, la sicurezza del domani. Ma, insomma, non mi manca il coraggio! Se non avessi famiglia, avrei da un pezzo dato buonanotte alla vita. Solo per me forse, perché sono d’una dirittura spaventosa, è crudelissima.

Avrà ricevuto il mio vecchio libro3, e insieme «Fronte». In «Fronte» avrà letto le mie poesie4. Sono mi sembra, d’una purezza assoluta. Se ci fosse nel mondo ancora civiltà lo si griderebbe sui tetti. E chi, invece, se ne accorge? Ah! viva Ojetti!

Scipione è molto gravemente colpito. È al Sanatorio Battisti di Monte Mario. (Roma). Sono stato a vederlo. Oh! povero ragazzo. È molto coraggioso e sereno5.

Spero ai primi d’ottobre di venire, per cose mie, a Parigi. È anzi una cosa sicura. Un amico che verrà con me, mi darà i denari.

Il Signor Visconti di Modrone è un uomo maleducato, e s’è permesso di non rispondere a una mia lettera6. Siccome non tollero affronti, verrà l’ora che gli darò la mia lezione(1)

Il Marchese Visconti Venosta è invece una persona di grande anima. Che mi piace sempre di più7.

Il mio affetto, Principessa, per Lei è molto, molto grande. Vorrei ch’Ella lo sentisse.

2 Dopo Anna Maria (17 febbraio 1925), il 9 febbraio 1930 nacque il secondo figlio di Giuseppe Ungaretti e Jeanne Dupoix, Antonio Benito.

3 Il riferimento è alla nuova edizione dell’Allegria: cfr. ID., Allegria, Milano, Preda, 1931.

4 Cfr. ID., Cinque canti, «Fronte», I (giugno 1931), 1, pp. 23-29; le cinque liriche confluiranno poi in Sentimento del tempo, dove costituiranno un unico componimento diviso in canti, intitolato La morte mediata

5 L’artista Scipione (Gino Bonichi), fondatore della Scuola Romana insieme a Mafai, Mazzacurati e la Raphael, morì di tubercolosi nel 1933, all’età di appena 29 anni.

6 Ungaretti si era rivolto a Giuseppe Visconti di Modrone, aristocratico milanese con una certa sensibilità letteraria, per avere un incarico a Parigi (cfr. doc. 22).

7 Non sappiamo per quale ragione Ungaretti sia entrato in contatto con il marchese Visconti Venosta: forse con la speranza di ottenere un impiego che gli restituisse una certa serenità economica, dopo il repentino licenziamento dal Ministero degli Esteri. Si ricordi per inciso che nel ’33 Ungaretti recensì Il libro di preghiere (Roma, Novissima, 1933) di Carlo Visconti Venosta (cfr. G. UNGARETTI, Libro di preghiere di Carlo Visconti-Venosta, «L’Italia Letteraria», 14 maggio 1933).

GIUSEPPE UNGARETTI A MARGUERITE CAETANI48

La saluto e mi scriva. Il Suo devoto

Ungaretti Lavora Sua figlia?7 Le dica di lavorare e che La saluta cordialmente il commentatore di Jacopone.

Nel prossimo numero di «Fronte», esce l’intera Anabasi, colla mia Prefazione8.

(1) A questo facchino io ho scritto soltanto perché il Principe m’aveva detto che potevo rivolgermi a lui. 22

Giuseppe Ungaretti a Marguerite Caetani

Marino, 14 luglio ‹1931› (Roma)

Cara Principessa,

Le sono grato della lettera che ricevo ora.

Certo l’Anabase uscirà in volume. A «Fronte» volevano, per fare l’effetto necessario, pubblicarlo intero. È una cosa che difficilmente si divide. L’unità da capo a fondo ne è assoluta, e avevo paura, spezzandola, di offenderne la grandezza1

7 Lo si è già ricordato che la figlia di Marguerite, Lelia, era pittrice (cfr. doc. 2, n. 16).

8 Come già segnalato, la versione ungarettiana dell’Anabase uscì su «Fronte» nell’ottobre del ’31; cfr. SAINT JOHNPERSE, Anabasi

22. Un foglio manoscritto con inchiostro nero solo sul recto. Data e luogo sono in alto a destra della prima pagina. L’anno, 1931, è ricavabile dal contesto: nella lettera infatti vengono menzionati il «Signore Visconti di Modrone», l’artista Scipione, e l’imminente pubblicazione di Anabase su «Fronte», tutte questioni affrontate anche nella precedente missiva del 3 luglio 1931.

Così come richiesto dalla redazione di «Fronte», il poema di Saint-John Perse uscì in versione integrale, senza tagli, nell’ottobre del ’31.

1

1931 49

Economicamente, in questo momento, non sto male. Ho avuto dal Ministero, a titolo d’indennizzo – somma, del resto, inferiore a quella stabilita per legge; ma per farla finita, ho accettato – diecimila lire. E sto scrivendo, come un negro, gli articoli. Qualche punto è bello; il resto sta lì per riempire le due colonne. Ma dai punti belli, e dalla mia vecchia prosa, verrà, spero, per «Commerce», una cosa che Le piacerà molto2. È l’avvenire che, io sento, sarà buio!

La nevrite di Jeanne è verso la guarigione. Ha sofferto moltissimo. È l’umidità presa nella vecchia casa di Marino. Abbiamo ora cambiato casa.

Al Signore Visconti di Modrone, avevo scritto due lettere, chiedendogli di aiutarmi nel senso che Le avevo detto, per un incarico a Parigi. Ed era del resto una promessa che m’avevano fatto, da più parti. Si trattava semplicemente di avere un po’ di tranquillità pratica per i miei. Quel Signore non s’è nemmeno degnato di rispondere. Ella non può nemmeno immaginare i bastoni tra le ruote che da tutte le parti, senza motivo, mi vengono messi per rendermi la vita praticamente insopportabile. Pensi che non ho mai fatto male a nessuno. E che ho cercato, quando m’è stato possibile, di fare del bene.

Ma cosa vuole? M’hanno visto all’Ambasciata d’America, m’hanno visto sostenuto da Lei e da altre persone gentili, hanno supposto che tramassi chi sa che, per arrampicarmi a chi sa quale posto, e m’hanno punito. Non è la prima volta. E sono cose che succedono in tutti i paesi del mondo.

Scipione3 sta molto meglio. E Bartoli4 m’ha assicurato che lavora. Mi scriva, Principessa, quando può. Il Suo affetto m’arricchisce. Sono tranquillo da quando ho avuto la Sua lettera. Le bacio la mano.

Il Suo Ungaretti

Ricevo proprio in questo momento «Commerce». È uno dei numeri più belli. Quello Schlumberger5 è d’una potenza veramente incredibile.

2 Nonostante quanto qui sostenuto, Ungaretti non pubblicò mai sue prose su «Commerce».

3 Si tratta dell’artista Gino Bonichi, già rammentato nella lettera del 3 luglio 1931 (cfr. doc. 21).

4 Si tratta del pittore Amerigo Bartoli Natinguerra (Terni 1890-Roma 1971), amico di Ungaretti.

5 Cfr. J. SCHLUMBERGER, Un miracle de Notre-Dame. Comment Elle garda une femme d’être brulée (adaptation d’un texte anonyme du Moyen-Age), «Commerce», XXVII (printemps 1931), pp. 77-139.

GIUSEPPE UNGARETTI A MARGUERITE CAETANI50

SENZA DATA

Giuseppe Ungaretti a Marguerite Caetani

Non sono riuscito a trovare il Combattimento di galli del Bartoli, mandatoLe le due precedenti volte. Peccato! Stava molto bene accanto alla Favoletta degli amori della vipera colla murena del Redi. Per il Galileo, questa scelta del Falqui non mi piace affatto. Dà vagamente un’idea dello stile; e la grandezza dell’uomo merita una scelta più complessa. Sto facendola; ma non avendo a disposizione l’opera, devo fare le ricerche alla Biblioteca e per questo Le chiedo un altro po’ di pazienza. Forse sarebbe bene aggiungere qualche cosa del Lupis, quel1 moralista surrealista del 600, di cui Ella possiede un volumetto. Caffi vorrà essere tanto buono di cercare con Lei la prosa più adatta. Degli scrittori acclusi, direi di mettere: il Bartoli – (Leopardi lo considerava il Dante della nostra prosa) – Forse quel chirurgo Bellini va anche bene? – Il Redi, senza dubbio. Il Negri, non saprei, tanto per metterci anche un viaggiatore? Il ritratto di Galileo del Viviani, mi pare perfetto. Ciò che qui è dato del Magalotti, spirito assai bizzarro, è poco convincente. Cercherò dell’altro. Per le traduzioni a chi pensa di rivolgersi? Credo che Chuzeville farebbe molto bene. Prende qualche cantonata; ma la traduzione potrei rivederla io2.

23. Lettera acefala e mutila, costituita da un solo foglio, manoscritto con inchiostro nero solo sul recto. Il documento non è datato, e non ci sono elementi per circoscrivere cronologicamente la possibile epoca di redazione: si ricordi soltanto che di un prosa galileiana indicata da Falqui, che però aveva l’assenso di Ungaretti, si parla anche nella lettera a Marguerite Caetani dell’agosto 1927 (cfr. doc. 8); tuttavia il fatto che si menzioni Caffi in qualità di consulente di «Commerce», impedisce una datazione anteriore alla fine del 1927, inizi 1928, periodo nel quale il giovane intellettuale cominciò a collaborare (sebbene saltuariamente) con la rivista e a prestare servizio, in qualità di precettore, presso casa Caetani (cfr. doc. 5, n. 2). Si ricordi infine che alla presente missiva è accluso un brano antologico, strappato da un volume, della Vita di Galileo di Vincenzo Viviani.

1 «quell» nel manoscritto.

2 Nonostante l’impegno di Ungaretti, nessuno degli autori secenteschi menzionati in questa lettera venne mai pubblicato su «Commerce».

23

Giuseppe Ungaretti a Marguerite Caetani

Carissima Principessa, posso venire martedì invece di lunedì? Ho da finire un articolo, e il giornale mi tormenta perché già sono in gran ritardo. In ogni caso decida come meglio le converrà.

Mi ricordi al Principe, e mi creda il Suo devotissimo Giuseppe Ungaretti

24. Un bifolio manoscritto solo sulla prima pagina con inchiostro nero. La lettera non è datata, e non ci elementi nel testo che permettano di indicarne possibili termini ante e post quem.

GIUSEPPE UNGARETTI A MARGUERITE CAETANI54 24

APPENDICE

Due lettere di Giuseppe Ungaretti ad Andrea Caffi e a Roffredo Caetani

Una lettera di Emilio Cecchi a Marguerite Caetani

Giuseppe Ungaretti ad Andrea Caffi

Mio carissimo, non so se hai mai visto un mio articolo su Lautréamont, in un numero dedicato precisamente a questo poeta, dal «Disque Vert», rivista che alcuni anni fa pubblicava Hellens a Bruxelles1. Cercavo, in un modo che oggi può parermi ingenuo, ma che allora toccava nel vivo un problema, in che modo potesse scoprirsi l’originalità di Lautréamont. E vedevo, mettendo in contrasto la prefazione alle poesie con i Canti di Maldoror, un’ironia spinta alle ultime conseguenze. Un’ironia in funzione di rivolta. Insomma Lautréamont dimostrava non solo che la parola può avere il suo senso e il senso opposto, che un detto sacro, come può essere quello d’un proverbio o d’una massima di Pascal, può diventare detto altrettanto sacro, mutando una parola, e mettendocene una che dica precisamente l’opposto, letteralmente, di quella che c’era, e la stessa cosa di prima, coll’arrivo dell’ironia; ma dimostrava anche che l’uso di quest’ironia poteva essere un’arma di disorientamento, e accelerare il finimondo, tanto egli aveva orrore dell’uomo. Poiché nella potenza della parola, da buon romantico, egli continuava a credere. In un Breton e in un Aragon il surrealismo mi pare sia andato prendendo questo valore. Colla differenza che Lautréamont, come Baudelaire, come Rimbaud, (come Essenine) come Leopardi, erano uomini tragici. E nei surrealisti la disperazione morale mi sembra un po’ dilettantesca – tran-

25. Due fogli manoscritti solo sul recto con inchiostro nero. I due post scriptum sono annotati sul margine sinistro rispettivamente nella prima e nella seconda pagina, così come sempre sul margine sinistro della seconda pagina sono inserite le formule di saluto («Mia moglie … abbraccio.»). La lettera non è datata; è comunque sicuramente successiva alla fine del ’27, inizio ’28, quando Andrea Caffi entrò in servizio presso i Caetani, (cfr. doc. 5, n. 2). Si segnala che un’altra breve missiva di Ungaretti a Caffi, anch’essa non datata, è custodita presso l’ANIMI (Associazione nazionale per gli interessi del Mezzogiorno d’Italia); il testo del biglietto, un bifolio manoscritto con inchiostro nero solo sulla prima pagina, è il seguente: «Carissimo Caffi, | ti avevo telefonato per Domenica. Non ho fortuna. Domenica dovrò tenere la conferenza su Leopardi a Catanzaro. | Spero di averti con noi la Domenica dopo, e che non succedano altri guai. | Con grande affetto | Ungaretti | | Corso Vittoria Colonna, 68 | Marino | (Roma)».

1 Cfr. G UNGARETTI, Le secret de Lautréamont, in Le cas Lautréamont, numero monografico de «Le Disque Vert», 1925, pp. 59-65.

25

ne in Éluard, che poi, nelle poche cose veramente poetiche, non è un surrealista, (salvo nel secondo senso che indico allato) ma un grande poeta, nel quale la potenza del sentimento infusa alle parole le rende non più parole d’un uomo e d’un secolo, ma parole che tra 10 mil’anni commuoveranno come mi commuovono, e come avrebbero commosso un indiano o un egiziano di tanti mai secoli fa, e come mi commuove, come se andasse in giro per le nostre strade, Eschilo. Insomma nei surrealisti, l’ironia li porta a vantare l’arte magica delle fattucchiere; ma è un modo puerile e in un certo senso civettone, e che, difatti – ciò che dimostra la potenza della parola – fa effetto – è un modo che in qualche modo protegge la loro dignità, di parte al valore mercantile, prostituito, che prende oggi ogni cosa, compresa l’arte. Non vedi come le più belle cose non durano che un momento, oggi, e subito sopra c’è un nugolo di mosche, che ne fanno tifo per tutti. E sul serio, critica e pubblico non prendono che lo sterco dei volgarizzatori2.

La tua idea intorno agli imaginisti, mi persuade. Ma c’è la difficoltà di mettere insieme poeti di così diversa tradizione: devo interpretare Lautréamont come un semplice esasperatore della fantasia romantica, e considerare le immagini puramente come oggetti, senza relazione coll’anima del poeta? Dico questo, nelle derivazioni. Come parlare d’un Fargue ch’è l’uomo più sensibile oggi vivente, e ch’è tutto pieno di stupore e interamente consolato davanti alle immagini che teneramente accoglie dalla sua sensibilità; e d’un Claudel caotico, teologante, e per il quale l’arte è un riposo, mentre è per Fargue l’unico lavoro concepibile, il lavoro d’un’ape? Come mettere insieme l’arte per l’arte di Fargue alacre e l’arte-poltrona divina dell’altro? Come mettere insieme Fargue e Perse. Perse con Claudel si può. Il secondo è l’uomo delle cattedrali gotiche, accomodate un po’ da Budda, il primo è un umanista che evoca un mondo arcaico, come il Rinascimento evocava la Grecia e Roma. È più un colore e un assoluto di spazio, nel caso Perse, che un colore e un assoluto di tempo, “l’epoca aurea” come nella fine del 3, nel 4 e nel 500. Il secondo è un romantico, e il primo, per il quale Claudel non è stato affatto indifferente, è un classico, nel senso ch’egli porta una forma alla sua estrema perfezione, e Claudel, invece in quella forma intride un certo lievito; è lievito di un bonzo, la forma di Claudel subisce il terremoto. Conosco poco Limbour. Mi dovresti mandare le sue cose, uscite in volume, e anche quelle nei numeri di «Commerce». Vorrei anche, se possibile, i saggi critici di Poe, possibilmente francese, le divagazioni (prose) di Mallar-

2 Da questo punto in poi Ungaretti traccia uno schema della letteratura francese, ricercando filiazioni e comunanze tra le differenti correnti letterarie e i diversi scrittori: per un’interpretazione di questa lettera rimando a quanto indicato da Sophie Levie nell’introduzione al presente volume.

APPENDICE58

mé, e le opere di Rimbaud. Sono libri che non ho più. Nella biblioteca della Principessa ci devono essere, a lavoro finito, li restituirei. Vorrei anche, se tu puoi trovarmelo, quel numero della «Révolution Surréaliste» sul suicidio3. D’inglesi chi c’è? Possiedi le loro opere? Le vedrei volentieri. Sono uscite traduzioni in francese; in «Commerce», forse? I tedeschi, – quei prosatori –sono stati tradotti, – almeno qualche cosa? Deve esserci una traduzione di Essenine francese. Domanderò a Lo Gatto se ci sono traduzioni italiane. Mandami la traduzione francese, se l’hai. Naturalmente se l’invio di questi libri ti recasse il minimo disturbo, non farlo. D’inglesi, mandami, se c’è specialmente Campbell. Anche Blake – vorrei, se possibile le traduzioni.

E tutto il lato Mallarmé in Fargue, Mallarmé, Valéry nei surrealisti, come fare a ometterlo? È più forte di Rimbaud e di Lautréamont in essi. Salutami con affetto paterno Groet e Alix4. Scrivimi, illuminandomi ancora su tutti i punti, e mostrandomi insomma come potrei fare per essere breve, esatto, e nello stesso tempo per dare una visione come quella che tu mi presenti e che è profondamente reale. Ci sono solo piani diversi di generazioni:

1) Claudel, Fargue;

2) Perse nati col «Mercure» come Valéry nato colla «N.R.F.» prima della guerra

3) Surrealisti

4) Limbour nati dopo la guerra nato, credo con «Dada», «Littérature», colla «Révolution la «Révolution surréaliste» surréaliste» e diversi piani di paesi, e tutto ciò ha una certa importanza. Come fare a trovare un’unità, senza insomma buttare all’aria il piano storico e quello geografico – che in poesia poi non sono indifferenti, ed era una bubbola crociana quella di credere a fatti d’ordine puramente estetico in arte, comprensibili unicamente a mezzo del “Kef” estetico. Dico questo, pur credendo, come dicevo per Eluard, che la poesia giunta a un certo grado, è universale, e si consuma tutte le contingenze, delle quali, spesso, a 50 anni di distanza, e a meno, spesso a giorni, nessuno più riesce ad avere notizia, e ad esserne toccato.

Cfr. «La Révolution Surréaliste», 2 (15 janvier 1925), contenente L’enquête sur le suicide 4 Si tratta di Bernard Groethuysen e Alix Guillan.

APPENDICE 59 3

Mia moglie ti saluta. E la Ninon ti abbraccia. Scrivimi presto. Sono il tuo aff.mo

Ungaretti e ti abbraccio

Ricordi l’aforisma di Nietzsche?5 «Più nulla è vero, tutto è permesso», che capovolge il pensiero di Leopardi: «L’uomo ha tolto alla realtà il mistero, non resta che la visione straziante del vero». E infine quel pensiero di Goethe: «Prima di liberare lo spirito, dategli la forza per sostenerne la libertà». L’ironia sarebbe questa forza (Goethe), questa nuova verità (Nietzsche6) o questo nuovo illusorio mistero (Leopardi)? Anche in questo senso va interpretato Lautréamont, e il surrealismo.

Dico le cose con palesi contraddizioni e confusioni, ma è la fretta e credo di essere ugualmente chiaro; mi scuserai. 26

Giuseppe Ungaretti a Roffredo Caetani

Caro Principe, ho letto con grande attenzione l’Hypatia1. Mi piace com’è mossa. La poesia ha un suono persuasivo. Ci sono forse qualche volta dei modi trop-

5 «Nietsche?» nel manoscritto.

6 «Nietsche» nel manoscritto.

26. Un foglio manoscritto solo sul recto con inchiostro nero. La lettera non è datata, e non ci elementi nel testo che permettano di indicarne possibili termini ante e post quem.

1 Hypatia è la prima opera lirica di Roffredo Caetani, pubblicata da Schott a Magonza solo nel 1925, e «rappresentata per la prima volta il 23 maggio 1926 in versione tedesca al Deutsches Nationaltheater di Weimar[, dove] riscosse uno strepitoso successo di pubblico e di critica. Altre riprese si ebbero a Düsseldorf e a Basilea, ma solo nel 1958 [1957 nel testo da cui è tratta la citazione] fu trasmessa alla RAI in una versione ridotta diretta da F. Previtali. | Nell’Hypatia il C. riesce a fondere gli stilemi dell’opera wagneriana con spirito e caratteristiche musicali prettamente italiani; sottraendosi, infatti, alle influenze proprie del bel canto riesce pur tuttavia a mantenere tipiche inflessioni meridionali e un certo dinamismo impulsivo, ottenuto (come osserva Willi Reich nella Wiener Zeitung del 1937) da una sapien-

APPENDICE60

po arcaici. Ma è cosa da nulla. S’ella crede, questo luglio riguarderei il testo attentamente, facendoLe con precisione le poche proposte di correzioni che, a mio giudizio, andrebbero fatte2.

Quando avrò il piacere di rivederla qui?

Il Leopardi3 è piaciuto a Mussolini.

E quando si darà la Sua opera in Italia? Sarebbe ora.

Mi creda il Suo affezionato e devoto

Emilio Cecchi a Marguerite Caetani

11 Corso d’Italia, Roma 1 luglio 1930

Illustre Signora,

Le accludo un mio articolo1 (molto brutto) uscito sul «Corriere della Sera», intorno al libro della Sitwell: tanto per illustrarLe che il Suo gentile invio non fu sprecato.

te orchestrazione con frequente divisione degli archi e dall’uso di due cori opposti secondo lo stile antico, che rafforzano l’azione e producono delicati e originalissimi effetti sonori. Non meno significativa si rivela una particolare forma di declamazione cantata, che soprattutto nelle scene culminanti dell’opera dà luogo ad effetti altamente drammatici» (ORIGO, Roffredo Caetani, p. 224).

2 Il fatto che Ungaretti proponga delle correzioni per Hypatia non significa affatto che l’opera non sia già stata pubblicata o addirittura rappresentata. È possibile infatti che i suggerimenti servissero per migliorare il testo in vista di future rappresentazioni.

3 Non è escluso che Ungaretti si riferisca ai passi dello Zibaldone da lui tradotti e pubblicati su «Commerce», con una sua nota introduttiva, nell’inverno del ’27 (cfr. LEOPARDI, Pensées).

27. Un bifolio manoscritto solo sulla prima pagina con inchiostro nero. La firma, in calce al testo, è sottolineata. Alla lettera è allegato il ritaglio di giornale del «Corriere della Sera», con l’articolo di Cecchi, Meridiano di Roma, uscito il 27 giugno 1930. Della missiva è conservata anche la busta, indirizzata alla «Principessa Caetani di Bassiano | Villa Romaine | Versailles | (Francia)» (non sono indicati invece i dati del mittente).

1 Cfr. E CECCHI, Meridiano di Roma, «Corriere della Sera», 27 giugno 1930.

APPENDICE 61
27

Ungaretti Le avrà mandate alcune mie prose per «Commerce»2. Sarei lieto se non le spiacessero. Io parto per S. Francisco verso il 20 di questo mese. Se Ella potesse presentarmi là a qualcuno, Le sarei riconoscente. Dopo S. Francisco, verso la fine di Dicembre, io anderò nel Messico; e non tornerò in Europa che verso febbraio o marzo 1931, se ancora sarò vivo. Perciò, se le prose mie usciranno in «Commerce», prego di non spedire il denaro; ma di trattenerlo presso la cassa della rivista. La casa mia si chiude; e lo chèque anderebbe perduto. Scriverò io al mio ritorno. Mi creda Suo dev.mo

2

Dopo la pubblicazione di Aquarium e di Kaléidoscope, testi usciti nell’VIII fascicolo dell’estate 1926, il nome di Cecchi non comparve più sugli indici di «Commerce»; non siamo quindi in grado di indicare quali «prose» lo scrittore avesse inviato, tramite Ungaretti, a Marguerite Caetani.

APPENDICE62

INDICE DEI NOMI

Adasev Aleksej Fedorovic, 25n

Adler Kathleen, XXIn

Adriano (patriarca di Mosca), 25n Agnelli Marella, XIn Alessandro Diacono, 25n Alessandro Magno, XXXn

Alighieri Dante, XXXVI n, XXXVIII , XXXIXn, 10, 33, 53

Alvaro Corrado, 21 e n, 33 e n Anatole France (pseudonimo di Jacques François-Anatole Thibault), Aniante Antonio (pseudonimo di Antonio Rapisarda), 42 Anrep Helen, XV Antolini Bianca Maria, 4n Aragon Louis, XXXIII, XXXV, 57 Auclair Marcelle, XXX

Bacchelli Riccardo, XLII XLIV, 6, 7n, 19n, 20-21

Bachmann Ingeborg, IX Bacot Jacques, XXX Baldini Antonio, XLIV 16 e n, 22 e n, 33 e n

Baldwin Charles N., IX Balzac Honoré de, XXIn Barilli Bruno, XXXIII, XLII XLIV, 6 e n, 7n, 10 e n, 38 e n, 42 e n

Barney Natalie Clifford, XVI e n, XVIIn, XXIn

Barolini Helen, X, XIII

Bartoli Daniello, XXXIX XL, 53

Bartoli Natinguerra Amerigo, 50 e n Bartolini Luigi, 43 e n Baruzi Joseph, XLII, 4 e n, 10 Basilio I di Bisanzio, 25n Bassani Giorgio, IX Bataille Georges, IX Baudelaire Charles, XXXII, 57 Beach Sylvia, XIX e n, XXIn, XXIVn Bellini Lorenzo, XXXIX XL, 53 Benstock Shari, XXI Bergson Henri, XXVII Berman Art, XXVII Bianchi Luigi, 9n Bianco Gino, 15n Bibesco Emmanuel, XIII, Bibesco Marthe, XIX e n Biddle Francis, Xn Blake William, XXXII, 59 Blanchot Maurice, IX Bogoljubskij Andrea, 25n Boldini Giovanni, XII, XIIIn Bonnard Pierre, XI XII Bontempelli Massimo, 8-9 Bootle Wilbraham Ada, XIII, XXIn Bresciani Marco, 15n Breton André, 57 Büchner Georg, XXIII

Caetani Camillo, XIV e n, 9n, 15n, 24n, 25n

Caetani Gelasio, 24 e n, 25n Caetani Lelia, XIV e n, XXIn, 9n, 49 e n

Caetani Leone, XIIIn, 4 e n, 5n, 10 e n

Caetani Michelangelo, XXI

Caetani Onorato, XIII e n, XIVn, XXI

Caetani Roffredo, Xn, XII e n, XIIIn, XIV e n, XIX, XXIn, XXII, XLVII, 4 e n, 9n, 15-16, 20, 22, 24n, 25, 27, 29, 33, 3536, 38, 43, 49, 54-55, 60-61

Caffi Andrea, XXXII e n, XXXIX, XLII e n, XLVII, 15n, 20, 21 e n, 24-26, 28, 36, 38, 41n, 43, 53 e n, 55, 57-60

Campana Dino, XLIV XLV, 7 e n

Campbell Roy, XXIIIn, XXXII, 59

Caracciolo Marella, XIn

Cardano Gerolamo, XXIII

Cardarelli Vincenzo, XLII XLIV, 4 e n, 6 e n, 7n, 10, 11 e n, 42 e n

Casati (coniugi), XIIIn

Castelli Alberto, 21n

Cecchi Emilio, XXIII, XLII XLIV, XLVII, 6 e n, 7n, 10-11, 18n, 28, 42 e n, 43 e n, 55, 61-62

Celan Paul, IX

Chaliapin Fedor, XXII

Chapin Lindley Hoffman, IX X Chapin Samuel, Xn Chaplin Charlie, XII

Chateaubriand François-René de, XXIn, XXXn

Chuzeville Jean, XXXIXn, 53

Claudel Paul, IX, XXX e n, XXXII, XXXV, 58-59

Cocteau Jean, XVI e n

Coleridge Samuel Taylor, XXXV

Colonna Vittoria, 4n

Conti Eleonora, XXXIn, XXXVn, XLIIIn, XLVN, XLVI 8n, 11n, 22n

Craig Edward Gordon, XII

Crémieux Benjamin, XLIn, XLIIn, 3n, 6n, 8n

Crevel René, XXX

Cvetaeva Marina, XXIn

D’Amico Silvio, 42 e n

D’Annunzio Gabriele, XII e n, XIIIn Davis Ronald, XXV e n

De Bosis Lauro, 24

Derain André, XV, XXII

Diacono Mario, XXVIn, 18n Diaghilev Serge, XXIn

Diesbach Ghislain, XIXn Dupoix Jeanne, 10 e n, 18, 22, 27, 48 e n, 50, 60

Einstein Albert, XXVIIn Eliot Thomas Stearns, XV, XVIn, XVIIn, XX, XXIn, XXIII e n, XXVI, XXVIII e n, XXX XXXI, XXXV, 19-21 Eliot Valerie, XVIIn

Ellmann Richard, XXIIn Éluard Paul, 58-59

Eschilo, 58 Esenin Sergej Aleksandrovi¥, XXXII, 57, 59

Fabre Lucien, XXX Falqui Enrico, XXVIII XXIX, 19n, 20-21, 53

Fargue Léon-Paul, XVI XIX, XXII, XXIV XXVII, XXX, XXXV, 3n, 7n, 58-59 Faulkner William, XXXV Fiorani Luigi, 4n Flanner Janet, XIXn Flora Francesco, 18n Ford Hugh, XIXn, XXIn Freud Sigmund, XXVIIn Fry Roger, XV XVI

Gabrieli Francesco, 4n, 5n, 25n Galilei Galileo, XXIX, XL e n, 20, 53 e n Gallimard Gaston, XVI XVII García Lorca Federico, XXXV Gargiulo Alfredo, XLIV, 6, 28 Garrison Chapin Katherine, Xn Gengis Khan, XXXn Gentile Giovanni, 25 e n Ghazali Ahmad, XXXV Ghione Paola, 5n Giannini Amedeo, 28 e n Gibert Frederic E., Xn

INDICE
64

Gibert Lelia Maria, IX X

Gide André, XVI, XXII, XXVIIIn, XXXV

Giono Jean, 36 e n Giraud-Badin Louis, XXV

Goethe Johann Wolfgang von, 60 Groethuysen Bernard, XV, XXIII, XXVIIIn, XXXV, 59 e n

Gromo Mario, 21n, 34n

Groom Gloria, IXn, Xn, XIn, XIIn Guazzo Stefano, 8n

Guglielmotti Umberto, 11n Guillan Alix, 59 e n Guïraldes Ricardo, XIII e n

Hahn Reynaldo, XXII Hardy Thomas, XXIII e n, XXXV Haughton Hugh, XVIIn Hirshner Erica E., XXI

Hofmannsthal Christiane von, XIIn Hofmannsthal Hugo von, IX, XX, XXVIII, XXXV

Howard Harriet Ellis, XXIn Howard Henry Crapo, IX Howard Hubert, XXII

Interlandi Telesio 42n,

Jacopone da Todi, 49 James William, XXVII Jarrety Michel, XVI, XVIII Johnston Robert H., XXIn Joyce James, XXII e n, XXXV

Kafka Franz, XXXV Kahan Sylvia, XVIIIn Kassner Rudolph, IX, XVIII, XXX, XXXV Kessler Harry, XIIn Kierkegaard Søren, XXXV Knight Margaret, XXIn

Landi Giampiero, 15n Landriano (Princesse), XIIIn

Larbaud Valery, XVI XX, XXII XXIII, XXV, XXVI n, XXVII n, XXXVIII n, XXXI

XXXIII, XXXV, XXXVII, XLIIn, 3n, 6n, 7n, 8 e n, 10n, 22n, 23

Lautréamont (pseudonimo di Isidore Lucien Ducasse), XXXII, 57-60

Leopardi Giacomo, XXIV e n, XXXII, XXXIX XLII, XLIIIn, XLV XLVI, 3n, 27 e n, 28, 33, 41n, 53, 57 e n, 60-61

Levi Della Vida Giorgio, 5n

Levie Sophie, XVIn, XVIIIn, XXn, XXIVn, XXVn, XVIIn, XXVIIIn, XXXIIn, XXXVn, XLVn, 3n, 22n, 26n, 58n

Levillain Henriette, 6n Lewis Pericles, XXVIIn Limbour Georges, XXXII, 58-59

Liszt Franz, XIII, XXIn, 4n Livak Leonid, XXIn Lo Gatto Ettore, 59 Longfellow Henry Wadsworth, XXIn Lupis Antonio, XXIX XXX, 53

Macchia Giovanni, XXXVn MacLeish Archibald, IX, XXIIIn Mafai Mario, 48n Magalotti Lorenzo, XXVIII XXX, 8 e n, 53 Maignan Victor, XXXn Maillol Aristide, XII, XXII Malaparte Curzio (pseudonimo di Kurt Erich Suckert), 11n Mallarmé Stéphane, XXXII, 58-59 Malraux André, XXXV Mandel’štam Osip ˙mil’evi¥, XXXV Mann Thomas, XXVII Marchand André, XVn Marsan Eugène, XXVI e n, 3n

Massignon Louis, XXXV Masson André, XV Mauron Charles, XVn

Mazzacurati Renato Marino, 48n Meister Eckhart (Eckhart von Hochheim O.P.), XXIII, XXIVn, XXXv Meltz Renaud, XVIIIn, XXIXn, XXXn, Mertz-Rychner Claudia, XIIn Michajlovi¥ Romanov Alessandro, 25n Michel Paul Henri, 22 e n

INDICE DEI NOMI 65

Migone Gian Giacomo, 25n

Mirsky Dmitri, XXVII e n, XXIXn, XXXv, 26 e n, 36 e n

Mommsen Theodor, XXIn

Monnier Adrienne, XXIV XXV

Montano Lorenzo, XLIV 6, 38

Montefoschi Paola, XLVn, 7n

Moravia Alberto (pseudonimo di Alberto Pincherle), 38

Morel Auguste, XXII

Morelli Arnaldo, 4n

Münchausen Thankmar Freiherr von, XIIn

Murat Laure, XXIVn

Mussolini, 24n, 28n, 61

Musorgskij Modest Petrovi¥, XXII

Nebbia Marie, XLIIn, 6n

Negri Francesco, XXXIX, 53

Nietzsche Friedrich, XXIII n, XXVII n, XXX, XXXV, XLI XLII, 27, 60

Ojetti Ugo, 28-29, 37 e n, 48

Onorati Alessandro, 9n

Op De Coul Paul, Xn, 44n

Origo Benedetta, 4n, 61n

Orsi Paolo, 25n

Ortega y Gasset José, XXXV

Palazzeschi Aldo (pseudonimo di Aldo Giurlani), XLIV, 7

Pananti Filippo, XXXVIII XXXIX, 7 e n, 8n

Papini Giovanni, 3 e n, 4n, 7n, 19 e n

Pascal Blaise, XXXII, XLI XLII, 27, 57

Paulhan Jacqueline, XVIII n, XXVIII n, XXXVIIn, 6n

Paulhan Jean, XVII, XVIIIn, XXIII, XXVIn, XXVIII n, XXXI e n, XXXV XXXVI , XXXVIIn, XXXVIII, 6n, 7, 8n, 9n, 10, 21n, 36 e n, 41n, 42n

Pavolini Alessandro, 12n, 28

Pea Enrico, XLIV XLV, 6

Petrarca Francesco, XXVIII, XLIV XLV, 8 e n, 16

Picasso Pablo, XXII, XXVI

Piccioni Leone, XLVn, 7n

Pietromarchi Giuppi, XIn

Pirandello Luigi, XLV, 8n, 42

Poe Edgar Alain, XXXV, 58

Pound Ezra, XVn, XVIIn

Previtali Ferdinando, 60n Proust Marcel, XXVII

Puccini Mario, 16n, 17 e n, 19 e n, 22 e n Puškin Alexander, XXIV, XXXV, 36n

Ra Chrysalide, XXXV

Rabaté Eve, XVIn, XVIIIn, XXVn

Raimondi Giuseppe, XXXI e n, XXXIX, XLIV, XLVN, 7 e n, 8n, 11n, 12n, 16 e n, 22 e n

Raphaël Antonietta, 48n

Rebay Luciano, XXVIII n, XXXVI n, XXXVIIn 6n, 18n

Redi Francesco, XXXIX XL, 53 Reich Willi, 60n

Reszke Jean de (pseudonimo di Jan Mieczysław Reszke), XI e n, XIIIn Reszke Marie de, XIIIn Reyes Alfonso, XXIII e n Riccio Bianca, 9n Riley Fitch Noel, XVIIIn, XXIn Rilke Rainer Maria, IX, XX, XXVIII e n, XXX XXXI, XXXV

Rimbaud, 57, 59

Rivière Jacques, XXII

Rothermere Harold Sidney Harmsworth, XVIn Rousseau Jean Jacques, 36n

Rozanov Vasilij Vasil’evi¥, XXXV

Ruggiero Ortensia, XXXIIn Rzewuska Kaliksta, XXIn

Sagarria Rossi Valentina, 5n

Saint-John Perse (pseudonimo di Alexis Leger), XVI XVII, XVIIn, XXII XXIII, XXIX e n, XXXn, XXXII, XXXV, 5n, 6n, 16n, 19n, 20n, 21n, 23n, 34n, 49n, 58-59

INDICE DEI
66

Sassetti Filippo, 8n Satie Erik, XXII

Savinio Alberto, XLIV, 6 Scheijen Sjeng, XXIn

Schlumberger Jean, 50 e n Schweitzer Viktoria, XXIn

Scipione (pseudonimo di Gino Bonichi), 48 e n, 49n, 50

Scolari Sellerio Jesurum Arianna, 25n Scott Walter, XXIn

Segalen Victor, XXXn Segonzac André Dunoyer de, XVn, XVIII Share Mary Lilian (Rothermere Lady), XVIn

Singer Winaretta, XIX e n

Sitwell Edith Louisa, XXIII, 61

Smith Gerald Stanton, XXVIIIn Soffici Ardengo, XLIV XLV, 7n, 8n, 28n

Souvtchinsky Pierre, 26 e n Spagnuolo Vera Vita, 4n Stein Gertrude, XIX e n, XXIn Steiner Herbert, IX

Stendhal (pseudonimo di Marie-Henri Beyle), XXIn

Stravinskij Igor Fëdorovi¥, XXIn, XXII, XXVI

Suarès André, 11 Sutton Dennis, XVn Svevo Italo (pseudonimo di Ettore Schmitz), XLV e n, 22n

T’ao Yuan Ming, XXXV Taine Hippolyte, XXIn, 36n

Tavanti Cecilia, IXn Tavernier Jean-Baptiste, XXIII Terzoli Maria Antonietta, 4n Thibaudet Albert, XXX Thomas Dylan, IX Tsvetaeva Marina, (vedi Cvetaeva Marina)

Ungaretti Anna Maria, 5 e n, 22, 27, 48n, 60

Ungaretti Antonio Benito, 48,

Vailati Giovanni, XLIVn, 4n, 7 e n Valéry Paul, IX, XVI XX, XXII XXIII, XXV e n, XXVIn, XXVII, XXVIIIn, XXXI XXXII, XXXV,3n, 7n, 59 Van Auken Cornelia, X e n Vegliante Jean-Charles, XXVIII, XXXVIIn, 6 Visconti di Modrone Giuseppe, 48 e n, 50

Visconti di Venosta Giuseppe, 48 e n Vitrac Roger, XXX Viviani Vincenzo, XXIX, XXXIX, 53 e n Voltaire (pseudonimo di François-Marie Arouet), 38 Vuillard Edouard, IXn, Xn, XI XII, XV

Waley Arthur, XV Walsh Keri, XIXn Walsh Stephen, XXIn Weinberg H. Barbara, XXIn Whitman Walt, XXXn Woolf Virginia, IX, XV, XXVII e n, XXXV Wyatt Thomas, XXIV

INDICE DEI NOMI 67

indice della rivista CommerCe (1924-1932)

1924

Cahier I – été 1924 – 158 pp. PaUl valÉrY, lettre lÉOn-PaUl FarGUe, Épaisseurs valerY larBaUd, ce vice impuni, la lecture st J. Perse, amitié du prince JaMes JOYce, Ulysse - fragments, traduction de mm Valery Larbaud et Auguste morel

Cahier II – automne 1924 – 188 pp. eMilie teste, lettre lÉOn-PaUl FarGUe, suite familière valerY larBaUd, lettre à deux amis lOUis araGOn, Une vague de rêve MicHel ieHl, Willerholz: Féerie dramatique en 3 tableaux (Premier tableau) Jean PaUlHan, luce, l’enfant négligée rainer Maria rilKe, Poèmes rOBert HerricK, Poèmes, traduction d’Auguste morel, préface de Valery Larbaud

Cahier III – hiver 1924 – 258 pp. saint-J. Perse, chanson t. s. eliOt, Poème, adaptation de s.-J. Perse MaX JacOB, Poèmes andrÉ BretOn, introduction au discours sur le peu de réalité rOGer vitrac, insomnie J.-B. tavernier (1605 -1689), Épître au roi, d’un commerçant français suivie de fragments de ses relations de voyage

BÜcHner, léonce et léna lÉOn-PaUl FarGUe, nuées valerY larBaUd, lettre d’italie 1925 Cahier IV – printemps 1925 – 186 pp. PaUl claUdel, le vieillard sur le mont Omi Francis JaMMes, trois extraits de ‘Ma France poétique’ GiUsePPe UnGaretti, appunti per una poesia Marcel JOUHandeaU, ermeline et les quatre vieillards JOHn antOine naU, au Mouillage PaUl valÉrY, Préface pour une nouvelle traduction de la soirée avec M. teste lÉOn-PaUl FarGUe, Poème sir tHOMas WYat, Poèmes, traduction d’Annie Hervieu et Auguste morel valerY larBaUd, sir thomas Wyat MaÎtre ecKHart, Fragments mysti ques, traduits et précédés d’un portrait par Bernard Groethuysen GiacOMO leOPardi, Poèmes, traduction de Benjamin Crémieux

Cahier V – automne 1925 – 231 pp. PaUl valÉrY, a B c lÉOn-PaUl FarGUe, tumulte Jean PaUlHan, l’experiénce du proverbe XXX, ra-chrysalide

indice della rivista CommerCe (1924-1932)

XXX, nukarpiartekak

rUdOlF Kassner, le lépreux Francis POnGe, Poèmes arcHiBald MacleisH, Poèmes Jean PrÉvOst, l’Homme à la montre andrÉ BeUcler, entreprises de féeries HŒlderlin, Poèmes, suivis d’une documentation sur la folie de Hœlderlin réunie par B. Groethuysen

MaUrice scÈve, Fragments de Microcosme, suivis de Notes sur maurice Scève par Valery Larbaud

Cahier VI – hiver 1925 – 208 pp. lÉOn-PaUl FarGUe, Banalité edMOnd teste, extraits de son log Book valerY larBaUd, le vain travail de voir divers pays andrÉ sUarÈs, saint-Juin de la Primavère cHarles MaUrOn, Poèmes HUGO vOn HOFMannstHal, voies et rencontres lOUis MassiGnOn, trois mystiques musulmans JOsÉ OrteGa Y Gasset, Mort et résurrection BOris PasternaK, Poèmes OssiPe MandelstaM, 1er Janvier 1924 Henri HOPPenOt, traversée de la ville 1926

Cahier VII – printemps – 200 pp. lÉOn-PaUl FarGUe, esquisses pour un paradis valerY larBaUd, Écrit dans une cabine du sud-express JUles sUPervielle, Poème antOnin artaUd, Fragments d’un journal d’enfer… rOGer vitrac, le Goût du sang editH sitWell, Poème vincenZO cardarelli, Prologues rOGer FrY, Moustiques

POUcHKine, le Maure de Pierre le Grand Cahier VIII – été 1926 – 204 pp.

PaUl valÉrY, au sujet des lettres persanes valerY larBaUd, rues et visages de Paris

MaX JacOB, Poèmes renÉ GUillerÉ, dans les espagnes arbitraires

Marcel JOUHandeaU, léda eMiliO ceccHi, aquarium-Kaléidoscope le PÈre FranÇOis (e. Binet), deux extraits de l’essai des merveilles de nature et des plus nobles artifices JacQUes riviÈre, 22-25 août 1914

Cahier IX – automne 1926 – 194 pp.

PaUl claUdel, le Poëte et le shamisen andrÉ Gide, dindiki MaX elsKaMP, Poèmes HenrY MicHaUX, villes mouvantes P drieU la rOcHelle, le Jeune européen rUdOlF Kassner, des Éléments de la grandeur humaine antOine HÉrOËt, complainte d’une dame surprise nouvellement d’amour Quelques notes sur antoine Héroët par M. valery larbaud

Cahier X – hiver 1926 – 200 pp. nietZscHe, le drame musical grec, traduit par Jean Paulhan andrÉ sUarÈs, variables virGinia WOOlF, le temps passe, traduit par C. mauron PaUl valÉrY, Oraison funèbre d’une fable BrUnO Barilli, trois essais, traduits par mme maria Nebbia et m. Valery Larbaud JUles sUPervielle, Oloron-sainteMarie lÉOn-PaUl FarGUe, second récit du naufrageur P. de lanUX, voix dans le vieux louvre

70

indice della rivista CommerCe (1924-1932)

XXX, Brulement d’un hérétique, traduit par eugène marsan 1927

Cahier XI – printemps 1927 – 197 pp. PaUl valÉrY, essai sur stendhal (à propos de Lucien Leuwen) lÉOn-PaUl FarGUe, trouvé dans des papiers de famille valerY larBaUd, sur le rebut Bernard GrOetHUYsen, essai sur la pensée de saint augustin Henri HertZ, Préparatifs de création Pierre Jean JOUve, Quatre fleurs renÉ GUillerÉ, sainte russie

Cahier XII – été 1927 – 233 pp. lÉOn-PaUl FarGUe, la drogue GiUsePPe UnGaretti, notes pour une poésie arcHiBald MacleisH, Poèmes, traduits de l’anglais par Valery Larbaud cHarles MaUrOn, Poèmes FranZ Hellens, indications peu salutaires andrÉ MalraUX, le voyage aux îles fortunées Henri MicHaUX, l’Époque des illu minés riccardO BaccHelli, trois divinités sur les apennins, traduit de l’italien par Valery Larbaud sÖren KierKeGaard, Fragments d’un journal, traduits du danois par Jean Gateau et précédés d’une introduction de r udolf Kassner MicHel PsellOs, deux épisodes du règne de constantin iX, traduit du grec par Émile renauld

Cahier XIII – automne 1927 – 193 pp. nietZscHe, socrate et la tragédie, traduit de l’allemand par Jean Paulhan PaUl valÉrY, sur Bossuet

lÉOn-PaUl FarGUe, l’exil valerY larBaUd, le Miroir du café Marchesi andrÉ BretOn, nadja GeOrGes neveUX, Quelle ombre soulève votre main BenJaMin PÉret, la Brebis galante liaM O’ FlaHertY, Barbara la rouge, traduit de l’anglais par Valery Larbaud

Cahier XIV – hiver 1927 – 228 pp. tHOMas HardY, abatage d’un arbre, traduit de l’anglais par Paul Valéry edGar POe, Quelques fragments des Marginalia, traduits et annotés par Paul Valéry riBeMOnt dessaiGnes, l’Évasion Marcel JOUHandeaU, le Marié de village leOPardi, Pensées, traduites de l’italien et précédées d’une note de Giuseppe Ungaretti lÉOn-PaUl FarGUe, esquisses pour un paradis (Fin)

1928

Cahier XV – printemps 1928 – 209 pp. t.-s. eliOt, Perch’io non spero …, traduit de l’anglais par Jean de menasce andrÉ sUarÈs, valeurs PaUl valÉrY, Préface au livre d’un chinois cHenG-tcHenG, Ma mère ricardO GÜiraldes, Poèmes solitaires, traduits de l’espagnol par Valery Larbaud valerY larBaUd, deux artistes lyriques JUles sUPervielle, la Pampa aux yeux clos lÉOn-PaUl FarGUe, Bruits de café

Cahier XVI – été 1928 – 210 pp. lÉOn-PaUl FarGUe, souvenirs d’un fantôme, fragments valerY larBaUd, actualité Jean PaUlHan, sur un défaut de la

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indice della rivista CommerCe (1924-1932)

pensée critique

POUcHKine, le coup de feu, traduit du russe par A. Gide et J. Schiffrin d.-s. MirsKY, sur Pouchkine t.-F. POWYs, John Pardy et les vagues, traduit de l’anglais par Charles mauron Jean GiOnO, colline

Cahier XVII – automne 1928 – 174 pp. XXX, lettre du prestre Jehan à l’empereur de rome, texte établi par Louis Chevasson, précédé d’une introduction d’André malraux valerY larBaUd, Une nonnain FedericO Garcia lOrca, le Martyre de sainte eulalie, traduit de l’espagnol par Jules Supervielle liaM O’FlaHertY, l’aviron, traduit de l’anglais par Valery Larbaud rUdOlF Kassner, la chimère, traduit de l’allemand par B. Groethuysen et J. Paulhan Marcel JOUHandeaU, la Bosco

Cahier XVIII – hiver 1928 – 256 pp. andrÉ Gide, Montaigne lÉOn-PaUl FarGUe, vieille France rOY caMPBell, Poèmes, traduits de l’anglais par G. Limbour valerY larBaUd, note sur nathaniel Hawthorne natHaniel HaWtHOrne, idées et germes de nouvelles, traduit de l’anglais par m. Valery Larbaud GeOrGes liMBOUr, le cheval de venise PaUl valÉrY, léonard et les philosophes MarQUis de nOintel, dépêches d’un ambassadeur de France au Xviième siècle (documents inédits)

1929

Cahier XIX – printemps 1929 – 230 pp. PaUl claUdel, conversations dans le loir-et-cher Jean PaUlHan, les Gardiens

lÉOn-PaUl FarGUe, signaux andrÉ sUarÈs, voyage du condottière BrUnO Barilli, vieille Parme, traduit de l’italien par Valery Larbaud

Cahier XX – été 1929 – 213 pp.

HUGO vOn HOFMannstHal, Émancipation du lyrisme français, traduit de l’allemand PaUl valÉrY, littérature

alFOnsO reYes, les Herbes du tarahumara, traduit de l’espagnol par Valery Larbaud G. riBeMOnt dessaiGnes, Première épître aux directeurs JÉrÔMe cardan, Fragments, adaptés du latin, présentés par B. Groethuysen v rOZanOv, l’apocalypse de notre temps, fragments

Cahier XXI – automne 1929 – 223 pp.

PaUl claUdel, le livre de christophe colomb t.-s eliOt, som de l’escalina, traduit de l’anglais par Jean de menasce valerY larBaUd, le Patron des traducteurs sir tHOMas BrOWne, chapitre v de ‘Hydriotaphia’, précédé d’Opinions de s.t. coleridge sur sir thomas Browne, traduit de l’anglais par Valery Larbaud lÉOn-PaUl FarGUe, Mimes

Cahier XXII – hiver 1929 – 245 pp. MOrven le GaËliQUe, Poèmes MicHel Yell, le déserteur Henri MicHaUX, le Fils du macrocéphale andrÉ sUarÈs, Fiorenza PaUl valÉrY, Petite préface aux poésies de t’au Yuan Ming t’aU YUan MinG, Oraison funèbre sur sa mort, traduit du chinois par Liang Tsong Taï rUdOlF Kassner, le christ et l’âme du monde, traduit de l’allemand par Jean Paulhan

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indice della rivista CommerCe (1924-1932)

1930

Cahier XXIII – printemps 1930 – 260 pp. valerY larBaUd, trois belles men diantes Henri BOscO, dans les petits pays de provence G. riBeMOnt dessaiGnes, au-delà du pouvoir Marcel JOUHandeaU, le cadavre enlevé ricHard aldinGtOn, le cœur mangé, traduit de l’anglais par André Beucler et Henry Church Jean PaUlHan, sur une poésie obscure

Cahier XXIV – été 1930 – 194 pp. PaUl valÉrY, Moralités renÉ daUMal, Poèmes valerY larBaUd, du sel ou du sable OssiPe MandelstaM, le timbre égyptien, traduit du russe par D.S. mirsky et Georges Limbour ÉcOle BOUddHiste Zen, ‘les dix étapes dans l’art de garder la vache’, adaptation française de Paul Petit

Cahier XXV – automne 1930 – 220 pp. andrÉ Gide, Œdipe lÉOn PaUl FarGUe, Une violette noire BenJaMin FOndane, Ulysse lOUis BraUQUier, Panama Jean FOllain, Poèmes Henri MicHaUX, Un certain plume GeOrGes MereditH, amour moderne, traduit de l’anglais par Gilbert de Voisins

Cahier XXVI – hiver 1930 – 211 pp. PaUl valÉrY, allocution

Marcel JOUHandeaU, tite-le-long lÉOn-PaUl FarGUe, d’un porteplume à un aimant GeOrGes scHeHadÉ, Poèmes G. riBeMOnt dessaiGnes, deuxième épître aux serins et même aux rossignols

FranZ KaFKa, récits, traduits de l’allemand par Alexandre Vialatte 1931 Cahier XXVII – printemps 1931 – 186 pp. PaUl valÉrY, amphion andrÉ delOns, Poèmes JOÉ BOUsQUet, l’Ombre d’une ombre XXX, Un Miracle de notre-dame, adaptation de Jean Schlumberger GeOrG BÜcHner, Woyzeck, traduit de l’allemand

Cahier XXVIII – été 1931 – 229 pp. PaUl claUdel, les cinq premières plaies d’Égypte JacQUes PrÉvert, tentative de des cription d’un dîner de têtes à Paris-France G. riBeMOnt dessaiGnes, Faust rOBert desnOs, siramour rUdOlF Kassner, l’individu et l’homme collectif, traduit de l’allemand par Jacques Decour 1932

Cahier XXIX – hiver 1932 – 197 pp. PaUl valÉrY, réponse valerY larBaUd, le vaisseau de thésée t s eliOt, difficultés d’un homme d’état, traduit de l’anglais par Georges Limbour GeOrGes GaraMPOn, réveil du début de l’été Henri MicHaUX, nous autres GeOrGes rOditi, l’abdication du matin WilliaM FaUlKner, Une rose pour emily, traduit de l’anglais par maurice-edgar Coindreau XXX, sinica: récits de missionnaires jésuites, présentés et précédés d’une introduction par Bernard Groethuysen

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indice della rivista CommerCe (1924-1932)

Autore opere in italiano

anOnYMe (trecento italiano)

BaccHelli, riccardo (1891-1985)

Barilli, Bruno (1880-1952)

Brûlement d’un hérétique (extrait de Histoire de Frère Michel Minorita, traduit par eugène Marsan)

trois divinités sur les apennins (traduit de l’italien par valery larbaud)

trois essais (traduits de l’italien par Maria nebbia et valery larbaud) vieille Parme (traduit de l’italien par valery larbaud)

NumeroPagine

X187-200

Xii 143-151

X XiX

cardarelli, vincenzo (1887-1959)

Prologues (traduit de l’italien par Joseph Baruzzi [sic])

143-156 201-230

vii 127-143

ceccHi, emilio (1884-1966)

aquarium (traduit de l’italien par Benjamin crémieux)

Kaléidoscope (traduit de l’italien par valery larbaud)

Poèmes (traduits par Benjamin crémieux) Pensées (traduites de l’italien et précédées d’une note de Giuseppe Ungaretti)

viii viii

iv Xiv 175-185 139-180

125-133 135-147 leOPardi, Giacomo (1798-1837)

UnGaretti, Giuseppe (1888-1970)

appunti per una poesia appunti per una poesia (2) (texte italien et traduction par l’auteur) note sur leopardi

iv Xii Xiv

15-29 21-41 141-146

Autore opere in francese NumeroPagine

anOnYMe (Moyen age)

Un Miracle de notre-dame, comment elle garda une femme d’être brûlée. adaptation par Jean schlumberger d’un texte anonyme du moyen-âge

Une vague de rêves ii 89-122

XXvii 75-139 araGOn, louis (1897-1982)

artaUd, antonin (1896-1948)

Fragments d’un journal d’enfer vii 63-79

BeUcler, andré (1898 -1985) visite à une entreprise de féeries v 139-168

74

BOscO, Henri (1888-1976)

BOUsQUet, Joé (1897-1950)

BraUQUier, louis (1900-1976)

BretOn, andré (1896-1966)

cardan, Jérôme (1501-1576)

indice della rivista CommerCe (1924-1932) 75

dans les petits pays de Provence

XXiii 31-47

l’Ombre d’une ombre XXvii 59-73

Panama XXv 113-122

claUdel, Paul (1868- 1955)

introduction au discours sur le peu de réalité nadja (première partie)

Fragments [cardan peint par lui-même: extraits du livre de vita Propria (ed. de 1654) et du livre de rerum varietate (ed de 1558) adaptés du latin par Bernard Groethuysen. extraits de livre de cardan intitulé de subtilitate rerum, traduit du latin en français par richard leblanc, et publié en 1578. avec note sur cardan par B. Groethuysen.]

le vieillard sur le mont Omi le Poète et le shamisen seconde conversation dans le loir-et-cher le livre de christophe colomb les cinq premières plaies d’egypte

iii Xiii 27-57 77-120

XX107-150

iv iX XiX XXi XXviii

(inséré) 5-40 5-81 5-98 5-39

daUMal, rené (1908-1944) Poèmes XXiv 67-98

delOns, andré (1909-1940)

Poèmes XXvii 51-58

desnOs, robert (1900-1945) siramour XXviii 165-196 drieU la rOcHelle, Pierre (1893-1945)

le Jeune européen iX85-104 elsKaMP, Max (1862-1931)

FarGUe, léonPaul (1876-1947)

Poèmes

Épaisseurs suite familière nuées Poème: ‘Gare de la douleur’

iX i ii iii iv

61-70 27-59 31-55 225-231 103-109

indice della rivista CommerCe (1924-1932)

tumulte Banalité esquisses pour un paradis esquisses pour un paradis (Fin) caquets de la table tournante: second récit de naufrageur trouvé dans des papiers de famille en 1909 la drogue l’exil Bruits de café souvenirs d’un fantôme vieille France signaux Mimes Une violette noire d’un porte-plume à un aimant

FOllain, Jean (1903-1971)

FOndane, Benjamin (1898-1944)

Père rené François (e. Binet, 1631)

GaraMPOn, Georges (1899- ?)

Gide, andré (1869-1951)

15-22 5-12 5-33 181-228 165-175 71-131 5-20 51-57 183-209 5-19 49-66 97-103 217-223 85-90 125-130

Poèmes XXv 123-141

Ulysse: Fragments (poèmes) XXv 91-111

deux extraits de l’essai des merveilles de nature et des plus nobles artifices viii 149-166

réveil du début de l’été XXiX89-98

dindiki, ou le Pérodictique potto Montaigne Œdipe, pièce en trois actes

iX Xviii XXv

41-59 5-48 5-83

GiOnO, Jean (1895-1970) colline Xvi 119-210

GrOetHUYsen, Bernard (1880-1946)

notice sur J.B. tavernier Maître eckhart essai sur la pensée de saint augustin Jérôme cardan: Fragments, adaptées du latin et présentées note sur Büchner sinica: récits de missionaires Jésuites présentés et précédés d’une introduction

iii iv Xi XX XXvii XXiX

GUillerÉ, rené (1878-1931)

73-142 147-173 147-160 107-150 141-144 139-198

dans les espagnes arbitraires sainte russie viii Xi 73-79 187-197

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v vi vii Xiv X Xi Xii Xiii Xv Xvi Xviii XiX XXi XXv XXvi

Hellens, FranZ (1881-1972)

HÉrOËt, antoine (1492-1568)

indice della rivista CommerCe (1924-1932) 77

indications peu salutaires

Xii 75-92

complainte d’une dame surprise nouvellement d’amour iX171-183

HertZ, Henri (1875-1966) Préparatifs de création Xi 161-180

HOPPenOt, Henri (1891-1977)

ieHl, Michel (? - ?) –voir Yell

JacOB, Max (1876-1944) –voir MOrven le GaeliQUe

JaMMes, Francis (1868-1938)

JOUHandeaU, Marcel (1888-1979)

traversée de la ville vi 201-208

Willerholz, féerie dramatique en trois tableaux (Premier tableau)

ii 123-157

Poèmes Poèmes iii viii 13-23 61-71

JOUve, PierreJean (1887-1976)

larBaUd, valery (1881-1957)

trois extraits de Ma France poétique iv 7-14

ermeline et les quatre vieillards léda le Marié de village la Bosco le cadavre enlevé tite-le-long

iv viii Xiv Xvii XXiii XXvi

31-74 81-124 79-138 137-174 93-161 17-124

Quatre fleurs Xi 181-186

ce vice impuni, la lecture lettre à deux amis Préface aux poèmes de robert Herrick lettre d’italie sir thomas Wyatt notes sur Maurice scève le vain travail de voir divers pays Écrit dans une cabine du sud-express rues et visages de Paris Quelques notes sur antoine Héroët sur le rebut le Miroir du café Marchesi deux artistes lyriques actualité

i ii ii iii iv v vi vii viii iX Xi Xiii Xv Xvi

61-102 57-88 173-180 233-285 127-145 225-231 27-79 35-57 29-60 184-194 133-146 59-76 109-136 21-28

MOrven le GaeliQUe (Max Jacob)

liMBOUr, Georges (1900-1970)

MalraUX, andré (1901-1976)

indice della rivista CommerCe (1924-1932)

Une nonnain note sur nathaniel Hawthorne le Patron des traducteurs trois belles mendiantes du sel ou du sable le vaisseau de thésée

Xvii Xviii XXi XXiii XXiv XXiX

25-70 87-98 105-184 5-30 99-118 15-78

Poèmes XXii 5-43

le cheval de venise Xviii 113-149

MaUrOn, charles (1899-1966)

MicHaUX, Henri (1899-1984)

le voyage aux iles Fortunées introduction à la lettre du Prestre Jehan à l’empereur de rome

Xii Xvii 93-131 7-24

Poèmes Poèmes vi Xii 123-137 53-74

villes mouvantes l’Époque des illuminés le Fils du macrocéphale (Portrait) Un certain plume nous autres

iX Xii XXii XXv XXiX

71-84 133-141 109-123 143-161 99-102

naU, John-antoine (1860-1918) au mouillage iv 75-92

neveUX, Georges (1900-1983)

MarQUis de nOintel (1635-1685)

Quelle ombre soulève votre main Xiii 121-127

dépêches d’un ambassadeur de France au Xviième siècle (documents inédits)

PaUlHan, Jean (1884-1969) luce, l’enfant négligée l’expérience du proverbe sur un défaut de la pensée critique (suivi d’une note sur taine et rousseau) les Gardiens sur une poésie obscure

Peret, Benjamin (1899-1959) la Brebis galante (fragments)

Xviii 207-256

ii v Xvi XiX XXiii

159-164 23-77 29-52 83-96 191-260

Xiii 129-170

78

POnGe, Francis (1899-1988)

indice della rivista CommerCe (1924-1932) 79

Poèmes

Prestre JeHan lettre du prestre Jehan à l’empereur de rome, texte établi par Louis Chevasson, précédé d’une introduction d’André malraux

v 123-126

Xvii 5-24

PrÉvert, Jacques (1900-1977)

tentative de description d’un dîner de têtes à Paris-France XXviii 41-61 PrÉvOst, Jean (1901-1944)

riBeMOnt dessaiGnes, Georges (1882-1974)

l’Homme à la montre v 133-138

l’evasion Première épître aux directeurs au-delà du pouvoir deuxième épître aux serins et même aux rossignols Faust

riviÈre, Jacques (1886-1925)

Xiv XX XXiii XXvi XXviii

43-78 79-105 49-92 145-181 63-164

22-25 août 1914 viii 167-204

rOditi, Georges (1906-1999)

amitié du prince chanson: ‘J’honore les vivants’ i iii 103-119 5-7

l’abdication du matin XXiX103-107 saint-JOHn Perse (1887-1975)

scÈve, Maurice (1500-1560)

Fragments de Microcosme v 209-231 scHeHadÉ, Georges (1910-1989

Poèmes XXvi 131-143 sUarÈs, andré (1868-1948) saint-Juin de la Primevère variables valeurs voyage du condottiere Fiorenza

sUPervielle, Jules (1884-1960)

tavernier, J.-B. (1605-1689)

Whisper Oloron-sainte-Marie la Pampa aux yeux clos

vi X Xv XiX XXii

vii X Xv

81-122 47-87 13-58 105-200 125-196

59-61 157-164 137-181

Épître au roi d’un commerçant français suivi de Fragments de ses relations de voyage iii 69-142 ?

valÉrY, Paul (1871-1945)

indice della rivista CommerCe (1924-1932)

lettre lettre de Madame emilie teste Préface pour une nouvelle traduction de la soirée avec M. teste a B c edmond teste: log Book (extraits) au sujet des lettres persanes Oraison funèbre d’une fable essai sur stendhal (à propos de lucien leuwen) sur Bossuet notes sur les Marginalia de Poe Préface au livre d’un chinois léonard et les philosophes littérature

Petite préface aux poésies de t’au Yuan Ming Moralités allocution (cinquantenaire des concerts lamoureux amphion, mélodrame (musique d’arthur Honegger) réponse

i ii iv v vi viii X Xi Xiii Xiv Xv Xviii XX XXii XXiv XXvi XXvii XXiX

5-26 5-30 93-102 5-14 13-25 5-27 135-142 5-69 45-50 11-41 59-77 151-205 13-65 197-209 5-66 5-16 5-50 5-14

vitrac, roger (1899-1952) insomnie le Goût du sang iii vii 59-68 81-111

Yell, Michel –voir ieHl le déserteur XXii 45-107

Autore

opere in inglese

le cœur mangé (traduit de l’anglais par andré Beucler et Henry church)

NumeroPagine aldinGtOn, richard (1892-1962)

XXiii 163-189

BrOWne, sir thomas (1605-1682)

caMPBell, roy (1901-1957)

cOleridGe, samuel taylor (1772-1834)

chapitre v de Hydriotaphia, précédé d’Opinions de s t coleridge sur sir thomas Browne (traduits de l’anglais par valery larbaud)

Poèmes (textes anglais et traduction par Georges limbour)

XXi 185-215

Xviii 67-85

Opinions sur sir thomas Browne (traduit de l’anglais par valery larbaud) XXi 189-195

80

eliOt, t s (1888-1965)

indice della rivista CommerCe (1924-1932) 81

the Hollow Men (extrait: texte anglais et adaptation de saint-John Perse) Perch’io non spero (texte anglais et traduction par Jean de Menasce) som de l’escalina (texte anglais et traduction par Jean de Menasce) difficultés d’un homme d’état (texte anglais et traduction par Georges limbour)

iii Xv XXi XXiX

FaUlKner, William (1897-1962)

FrY, roger (1866-1934)

HardY, thomas (1840-1928)

HaWtHOrne, nathaniel (1804-1864)

HerricK, robert (1591-1674)

Une rose pour emily (traduit de l’anglais par Maurice-edgar coindreau)

Moustiques (traduit de l’anglais par charles Mauron)

9-11 5-11 99-103 79-87

XXiX109-137

JOYce, James (1882-1941)

MacleisH, archibald (1892-1984)

MereditH, Georges (1828-1900)

O’FlaHertY, liam (1897-1984)

POe, edgar allan (1808-1849)

POWYs, t.F (1875-1953)

vii 145-154

Felling a tree (texte anglais et traduction par Paul valéry) Xiv 5-9

idées et germes de nouvelles (traduit de l’anglais par valery larbaud)

Poèmes (traduits de l’anglais par annie Hervieu et auguste Morel, préface de valery larbaud)

Ulysse: Fragments (traduits de l’anglais par auguste Morel et valery larbaud, avec note par valery larbaud)

Poèmes (textes anglais et traduction par valery larbaud) Poèmes (textes anglais et traduction par valery larbaud)

amour moderne (traduit de l’anglais par Gilbert de voisins, avec note du traducteur)

Barbara la rouge (traduit de l’anglais par valery larbaud) l’aviron (traduit de l’anglais par valery larbaud)

Quelques fragments des Marginalia (traduits de l’anglais et annotés par Paul valéry)

John Pardy et les vagues (traduit de l’anglais par charles Mauron)

Xviii 99-111

ii 171-188

i 121-158

v Xii

127-131 43-51

XXv 163-220

Xiii Xvii

171-193 79-93

Xiv 11-41

Xvi 99-118

sitWell, edith (1887-1964)

WOOlF, virginia (1882-1941)

WYatt, sir thomas (1503-1542)

indice della rivista CommerCe (1924-1932)

Une entrevue avec Mars (extrait de la Mort de vénus, texte anglais et traduction par valery larbaud)

le temps passe (traduit de l’anglais par charles Mauron)

vii 113-123

X89-133

Poèmes (traduits de l’anglais par annie Hervieu et auguste Morel) iv 111-126

Autore opere in tedesco

BÜcHner, Georg (1813-1837)

léonce et léna (traduit de l’allemand par denise levé et louis aragon) Woyzeck (traduit de l’allemand par Jeanne Bucher, Bernard Groethuysen et Jean Paulhan)

NumeroPagine

iii XXvii

143-223 141-186

MaÎtre ecKHart (1260-1327)

Fragments mystiques (traduits et précédés d’un portrait par Bernard Groethuysen) iv 147-173

GrOetHUYsen, Bernard vedi sotto Büchner, eckhart e Hölderlin

HOFManns tHal, Hugo von (1874-1929)

HÖlderlin, Friedrich (1770-1843)

KaFKa, Franz (1883-1924)

voies et rencontres (traduit de l’allemand par l’auteur ; revu par alexis leger) emancipation du lyrisme français (traduit de l’allemand par l’auteur ; revu par alexis leger)

Poèmes (traduits de l’allemand et suivis d’une documentation sur la folie de Hölderlin réunie par B. Groethuysen)

deux récits: Premier chagrin, Un champion du jeûne (traduits de l’allemand par alexandre vialatte)

Kassner, rudolf (1873-1959) le lépreux (traduit de l’allemand par Jean Paulhan) des éléments de la grandeur humaine (traduit de l’allemand par la Princesse alexandre de la tour et taxis) introduction à sören Kierkegaard (traduit de l’allemand par alix Guillain)

vi XX

139-150 5-11

v 169-207

XXvi 183-211

v iX

Xii

93-122 105-170 153-164

82

nietZscHe, Friedrich (1844-1900)

indice della rivista CommerCe (1924-1932) 83

la chimère (traduit de l’allemand par B. Groethuysen et J. Paulhan)

le christ et l’âme du monde (traduit de l’allemand par J. Paulhan)

l’individu et l’homme collectif (traduit de l’allemand par Jacques decour)

le drame musical grec (texte allemand et traduction par Jean Paulhan, avec note par Max Oehler)

socrate et la tragédie (texte allemand et traduction par Jean Paulhan avec note par Max Oehler)

Xvii XXii XXviii

95-136 215-245 197-229

X Xiii

5-46 5-44

rilKe, rainer Maria (1875-1926)

la dormeuse ii 165-169

Autore opere in russo NumeroPagine

MandelstaM, Osip (1891-1938)

ier Janvier 1924 (traduit du russe par Hélène iswolsky)

le timbre égyptien (traduit du russe par d.s. Mirsky et Georges limbour)

vi XXiv

193-199 119-168

MirsKY, d s (1890-1939) sur Pouchkine Xvi 83-97

PasternaK, Boris (1890-1960)

POUcHKine, alexandre (1799-1837)

rOZanOv, v (1856-1919)

Poèmes (traduits du russe par Hélène iswolsky) vi 187-192

le Maure de Pierre le Grand (traduit du russe par Hélène iswolsky)

le coup de feu (traduit du russe par andré Gide et Jacques schiffrin)

l’apocalypse de notre temps: fragments (traduits du russe par v. Pozner et B. de schloezer)

vii Xvi

155-200 53-81

XX151-213

PUBBLICAZIONI DELLA FONDAZIONE CAMILLO CAETANI

Studi e documenti d’archivio Collana diretta da LUIGIFIORANI

1. S. LEVIE, Commerce, 1924-1932. Une revue internationale moderniste, Roma 1989

2. Ninfa. Una città, un giardino. Atti del Colloquio della Fondazione Camillo Caetani, Roma-Sermoneta-Ninfa, 7-9 ottobre 1988, a cura di L FIORANI, Roma 1990

3. M VENDITTELLI, “Domini” e “universitas castri” a Sermoneta nei secoli XII e XIV, Roma 1993

4. J. HUNTER, Girolamo Siciolante pittore da Sermoneta (1521-1575), Roma 1996

5. Boniface VIII en procès. Articles d’accusation et dépositions des témoins (13031311). Èdition critique, introductions et notes par J. COSTE, Roma 1995

6. L. CAETANI, Altri studi di storia orientale. Pagine inedite, a cura di F. TESSITORE, Roma 1997

7. S. TOUSSAINT, De l’enfer à la coupole. Dante, Brunelleschi et Ficin. À propos del “codici Caetani di Dante”.Préambule d’E. GARIN, Roma 1997

8. S POLLASTRI, Les “Gaetani” di Fondi. Recueil d’actes (1174-1623), Roma 1998

9. Sermoneta e i Caetani, Dinamiche politiche, sociali e culturali di un territorio tra medioevo ed età moderna. Atti del convegno della Fondazione Camillo Caetani, Roma-Sermoneta, 16-19 giugno 1993, a cura di L. FIORANI, Roma 1999

10. La rivista Botteghe Oscure e Marguerite Caetani. La corrispondenza con gli autori italiani, 1948-1960, a cura di S VALLI, Roma 1999

11. P GHIONE, V SAGARIAROSSI, L’Archivio Leone Caetani all’Accademia dei Lincei, Roma 2004

12. Alcuni ricordi di Michelangelo Caetani duca di Sermoneta raccolti dalla sua vedova e pubblicati pel suo centenario, a cura di G. MONSAGRATI, Roma 2005

13. La rivista Botteghe Oscure e Marguerite Caetani. La corrispondenza con gli autori francesi, 1948-1960. Direzione di J. RISSET. I. Sezione francese a cura di L. SANTONE e P. TAMASSIA, Roma 2006

14. Laboratorio Campanella. Biografia, contesti, iniziative in corso. Atti del convegno della Fondazione Camillo Caetani, Roma, 19-20 ottobre 2006, a cura di G. ERNST e C. FIORANI, Roma 2007

15. La narrativa di Guglielmo Petroni. Atti della giornata di studi della Fondazione Camillo Caetani, Roma, 27 ottobre 2006, a cura di M. TORTORA, Roma 2007

Quaderni della Fondazione Camillo Caetani Collana diretta da LUIGIFIORANI

1. R. MORGHEN, Bonifacio VIII e il Giubileo del 1300 nella storiografia moderna, con una introduzione di L. SANDRI e una premessa di L. CAETANI, Roma 1975

2. A. STICKLER, Il Giubileo di Bonifacio VIII. Aspetti giuridico-pastorali, Roma 1977

3. P. O. KRISTELLER, Marsilio Ficino letterato e le glosse a lui attribuite nel codice Caetani di Dante, Roma 1981

4. J HUNTER, T PUGLIATTI, L FIORANI, Girolamo Siciolante da Sermoneta (15211575). Storia e critica, Roma 1983

5. S. LEVIE, La rivista Commerce e il ruolo di Marguerite Caetani nella letteratura europea, 1924-1932, Roma 1985

6. A. GARDI, Il cardinale Enrico Caetani e la legazione di Bologna (1586-1587), Roma 1985

7. L HADERMANNMISGUICH, Images de Ninfa. Peintures médiévales dans une ville ruinée du Latium, Roma 1986

8. R. ZAPPERI, Un buffone e un nano fra due cardinali. Aspetti della comicità a Roma nell’ultimo Cinquecento, con una nota di L. MEGLI, Roma 1995

Fuori collana

Il salotto delle caricature. Acquerelli di Filippo Caetani 1830-1860, a cura di G. GOR GONE e C CANNELLI, Roma 1999

“Il costume è di rigore”. 8 febbraio 1875: un ballo a Palazzo Caetani. Fotografie romane di un appuntamento mondano, a cura di G. GORGONE e C. CANNELLI, Roma 2002

Inventarium Honorati Caietani. L’inventario dei beni di Onorato II Gaetani d’Aragona, a cura di S POLLASTRI, Roma 2006

Palazzo Caetani. Storia, arte e cultura a cura di L. FIORANI, Roma 2007

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