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Acquisizioni

Savants et découvertes: la Biblioteca di Giovannella Caetani Grénier

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Se fondare biblioteche equivale – secondo la nota definizione di Marguerite Yourcenar – ad «ammassare riserve contro l’inverno dello spirito», sembra lecito affermare che donare una biblioteca abbia eguale (se non maggiore) valore.

Addentrarsi tra i moltissimi libri di Giovannella Caetani, la baronne Grénier, restituisce innumerevoli informazioni non solamente circa la sua formazione – caratterizzata dai molteplici stimoli culturali, ricevuti sin dalla nascita all’interno della propria, illustre ed assai dotta famiglia – ben oltre, si pone quale chiara testimonianza dei numerosi interessi, dei viaggi intrapresi assieme al marito, il barone e ambasciatore belga Albéric Grénier (che la condussero sino a Pechino, alla presenza dell’imperatrice Cixi), e dei contatti con scrittori, scienziati, filosofi. In sintesi, si comprende la cultura aperta, eclettica, dagli ampi orizzonti, caratterizzata da una schietta vivacità intellettuale.

All’interno della biblioteca, un tempo conservata nella splendida villa romana progettata nel 1915 per i coniugi Grénier dall’architetto Tullio Passarelli, è possibile individuare alcune sezioni tematiche ben definite, tra cui, ad esempio, quella dei classici della letteratura italiana ed europea, dalla Commedia di Dante (autore assai amato dai Caetani) al Don Quixote di Cervantes (presente in diverse edizioni, quasi tutte in lingua originale), passando per la serie in nove volumi dei Racconti di Čechov (in edizione inglese) sino alle Poesie di Carducci.

Accanto a questi volumi vi sono numerosi saggi, letture specialistiche, veri e propri trattati accademici, ove si avvicendano disparate materie, quali storia (come la Chronologie de l’histoire mondiale, donata dalla regina Elisabetta del Belgio), filosofia (molti i testi in tedesco di Hermann Keyserling), pedagogia (Jules Payot), scienza (da Darwin a Lodge), fisica (Werner Karl Heisenberg), sino ad arrivare alla teoria dei quanti (valga un esempio su tutti: The strange story of quantum di Banesh Hoffmann). Numerose sono anche le pubblicazioni di astronomia, unite ad un sottile interesse (forse una fascinazione?) per l’astrologia vera e propria (riscontrabile in diversi volumi, tra cui lo scritto della statunitense Eleanor Kirk, The Influence of the Zodiac upon Human Life).

La lista potrebbe proseguire ad libitum, enumerando biografie storiche, letteratura di viaggio, poesie, religione, archeologia e storia dell’arte, tale è la molteplicità di scritti letti e commentati dalla baronessa Grénier, ma ciò che preme rilevare è che le opere esaminate recano diversi segni di appartenenza e studio dell’erudita nobildonna, tra questi i più evidenti sono i suoi ex-libris, così

come le firme di appartenenza (sovente apposte a matita), diverse le dediche di scrittrici e scrittori, di amici (ammiratori in alcuni casi?), e a volte, brevi e lucide parole di commento del volume letto («brutto», «bello», «noioso»). La lingua maggiormente ricorrente oltre l’italiano è, evidentemente, il francese, subito seguito dall’inglese, diverse edizioni sono in spagnolo, ed in numero minore, in tedesco. Non ultimo, lo stato di conservazione di diversi volumi attesta che sono stati letti e compulsati con particolare interesse, o frequenza, come riscontrabile da alcuni dorsi allentati delle legature, o dall’aver preservato alcuni volumi, non sempre i più fragili, con rilegature semplici e pratiche (a volte in cartonato). L’assenza di legature pregiate antiche o moderne, così come di rare edizioni di opere manoscritte o miniate, sembra indicare un maggior interesse per il contenuto piuttosto che non per il loro aspetto (diverse sono edizioni di grande tiratura, o in soft cover).

Inoltre, come in tutte le biblioteche ‘domestiche’, vi sono riferimenti a libri presi (o ricevuti) in prestito da altri, presenze sporadiche all’interno del nucleo di volumi esaminati, testimoniate dagli ex-libris, che attestano l’appartenenza a due dei fratelli di Giovannella, come Gelasio Caetani (diverse le pubblicazioni da lui curate sulla Caietanorum Genealogia) e di Livio Caetani (forse il più attento alla qualità delle edizioni e dei volumi, il vero bibliofilo della famiglia).

Al termine di questo breve e sommario excursus, la biblioteca di Giovannella Caetani Grénier è luogo ideale, benché squisitamente concreto e tangibile, in cui convivono il DVX di Margherita Sarfatti accanto al testo Pour Connaître la Pensée de Karl Marx di Henri Lefebvre, senza per questo individuare le simpatie politiche della nobildonna in nessuno dei due testi, giacché fu avversa al fascismo – tanto da organizzare, in casa propria, nell’ottobre del 1942, un incontro riservato tra la principessa di Piemonte Maria Josè e Monsignor Montini per sondare la possibilità che la monarchia italiana potesse dissociarsi dal regime e stringere accordi con gli alleati mediante il canale riservato del Vaticano – ma, parimenti, rimase lontana dell’ideologia marxista.

Una biblioteca realizzata con intelligenza, apertura mentale non comune e amore per la conoscenza, che sarà preservata, tutelata e valorizzata, grazie al generoso lascito voluto dagli eredi della baronne Grénier e all’impegno della Fondazione Camillo Caetani.

dario BEccarini

Le collane

Archivio Caetani

a cura di Caterina Fiorani

Collana concepita per accogliere in una serie organica le pubblicazioni sui diversi fondi dell’intero corpus documentario della famiglia.

Volumi pubblicati 1. C. Fiorani, Il fondo economico dei Caetani duchi di Sermoneta, 2010. 2. G. Bassani, M. Caetani, «Sarà un numero bellissimo». Carteggio 19481959, a cura di M. Tortora, 2011. 3. La rivista «Commerce» e M. Caetani. Direzione di S. Levie, I. Briefwechsel mit deutschsprachigen Autoren, hrsg. von K. Bohnenkamp und S. Levie, 2012. 4. La rivista «Commerce» e M. Caetani. Direzione di S. Levie, II. G. Ungaretti, Lettere a M. Caetani, a cura di S. Levie e M. Tortora, 2012. 5. La rivista «Commerce» e M. Caetani. Direzione di S. Levie, III. Letters from D.S. Mirsky and Helen Iswolsky to M. Caetani, 2015. 6. La rivista «Commerce» e M. Caetani. Direzione di S. Levie, IV. Correspondance française. Paul Valéry – Léon-Paul Fargue – Valery Larbaud. Édition présentée et annotée par E. Rabaté et S. Levie, 2016. 7. La rivista «Commerce» e M. Caetani. Direzione di S. Levie, V. Correspondance française. Marguerite Caetani, Jean Paulhan et les auteurs français.

Édition présentée et annotée par L. Brisset et S. Levie, 2017.

Arte, archeologia e storia urbana

a cura di Giovanna Sapori

Ideata per accogliere studi su temi in diverse forme e misure connessi alla famiglia Caetani.

Volumi pubblicati

La pittura del Quattrocento nei feudi Caetani, a cura di A. Cavallaro – S.

Petrocchi, 2013. 1. G. Ioele, Prima di Bernini. Giovan Battista Della Porta scultore, 2016. 2. G. Sapori, L’Album amicorum Caetani e le sue immagini. Aristocrazia germanica e viaggi di istruzione a fine Cinquecento, con una Nota tecnica di

Maria Cristina Misiti, 2019.

Atti e rendiconti

a cura di Caterina Fiorani

Raccoglie gli atti dei convegni che si sono svolti presso il palazzo Caetani.

Volumi pubblicati 1. Luigi Fiorani, storico di Roma religiosa e dei Caetani di Sermoneta. A un anno dalla morte, a cura di C. Fiorani e D. Rocciolo, 2013. 2. Giorgio Bassani, critico, redattore, editore, a cura di M. Tortora, 2012. 3. Il Novecento di Marguerite Caetani, a cura di C. Fiorani e M. Tortora, 2017. 4. Avanguardia a più voci. Scritti per Jacqueline Risset, a cura di U. Todini, A.

Cortellessa, M. Tortora, 2020.

Schede di libri

Principi e corti nel Rinascimento meridionale. I Caetani e le altre signorie nel Regno di Napoli, a cura di Fulvio Delle Donne – Giovanni Pesiri, Roma, Viella, 2020.

Il volume intende analizzare l’impulso offerto dalle corti signorili presenti nell’Italia meridionale alle reti letterarie, culturali, economiche e di persone che si snodarono e svilupparono tra la fine del XIV e l’inizio del XVI secolo. I Caetani ebbero un ruolo di primo rilievo in quanto presenti efficacemente sul territorio tra Fondi e Sermoneta dove avevano fissato la loro sede.

Laurie Dennett, La principessa americana. La vita straordinaria di Marguerite Chapin Caetani, mecenate dell’arte, giardiniera a Ninfa, traduzione di Lorenzo Salvagni, Torino, Allemandi, 2020.

Esce nel 2020 la traduzione italiana di The American Princess di Laurie Dennett, pubblicata negli Stati Uniti nel 2016, e ora, grazie ad Allemandi editore, e alla traduzione di Lorenzo Salvagni (già attento studioso della famiglia Caetani), disponibile per il pubblico italiano. Si tratta di un’attenta biografia di una delle figure femminili più brillanti della cultura europea del Novecento: Marguerite Chapin, moglie di Roffredo Caetani. A lei si devono due imprese memorabili nel contesto prima europeo (e specificamente quello dell’entre-deux-

guerres) e poi italiano (del secondo dopoguerra): le riviste «Commerce» e «Botteghe Oscure». Di queste due riviste Marguerite Caetani è stata direttrice ombra, redattrice, e generosa mecenate; ma soprattutto è stata la promotrice di un dialogo tra le culture, la cui importanza viene percepita ancora oggi. La principessa americana è un libro estremamente documentato, capace di spaziare in tutti i campi che hanno interessato Marguerite: la letteratura certamente, ma anche l’arte, il giardinaggio, e latamente la politica. Ma la mole documentaria non sfocia mai nell’erudizione, e un piglio fortemente narrativo consente una lettura appassionata, che poi è la passione per la lettura che ha contraddistinto la vita di Marguerite Chapin.

Giorgio Bassani, Interviste 1955-1993, a cura di Beatrice Pacchiari – Domenico Scarpa, con una premessa di Paola Bassani, Milano, Feltrinelli, 2020.

Anno dopo anno la figura di Giorgio Bassani diventa sempre più determinante per comprendere il percorso culturale e letterario del secondo Novecento. E non ci riferiamo solo al narratore – di cui Feltrinelli sta ripubblicando tutta l’opera – ma anche all’intellettuale, capace di intervenire in questioni legate al romanzo, alla poesia, alla società civile. Quest’importanza è ribadita dalla recente edizione delle Interviste 1955-1993, sempre per Feltrinelli, e a cura di Beatrice Pecchiari e di Domenico Scarpa. Si tratta di un’ininterrotta presenza di Bassani nella seconda parte del secolo breve. La sua voce è sempre garbata, e pure ferma nel difendere sempre e comunque un urbano decoro (per usare un termine sereniano) del ‘fare cultura’. Per questo motivo Bassani prende le distanze da tutte le forme letterarie più iconoclaste, e non esita a rivendicare la sua discendenza crociana e la sua fedeltà al romanzo ottocentesco. E da autore dichiaratamente non comunista è risoluto a difendere sempre e comunque i suoi ideali antifascisti. Certamente le interviste (così come gli interventi saggistici) dei grandi autori aiutano a comprendere i grandi fenomeni culturali in atto in un determinato periodo: per questo motivo la raccolta unitaria delle Interviste giunge opportuna. È un modo per seguire il tortuoso cammino del secondo Novecento.

Archivio

1. Il fondoMiscellanea

Il fondo Miscellanea, di circa 1000 unità archivistiche e per un lungo arco cronologico di quasi 500 anni, raccoglie la documentazione raccolta dalla famiglia Caetani durante le attività di cinque secoli. Il fondo custodisce infatti documentazione di argomento amministrativo, come gli statuti comunali emanati dai duchi nei confronti della popolazione locale, o attestati di scambi di terreni, acquisti o transazioni patrimoniali. Molti documenti riguardano le lunghe controversie circa la gestione delle attività di sfruttamento del suolo o del territorio: pesca, taglio legna, pascolo o coltivazione. Una cospicua sezione del fondo raccoglie invece volumi di ambito letterario, come il pregevole codice quattrocentesco della Commedia, o cronache e diari redatti dagli intendenti di Casa.

La Fondazione ha voluto diffondere e rendere fruibile questa notevole fonte storica tramite l’informatizzazione dell’inventario, curata dal dott. Michele Carosi. Lo strumento elettronico e la consultazione di inventari e indici dei nomi e di luoghi, tramite web, sono gli ausili necessari e ormai imprescindibili per ottenere tali risultati.

2. Il fondoGonzaga

Il lavoro di digitalizzazione del fondo Gonzaga nasce dalla necessità di produrre copia immateriale del fondo nella sua interezza (4 unità, 103 unità archivistiche, 1542-1594) e dall’urgenza di acquisire le immagini di quei documenti in esso contenuti con diffusa fragilità del supporto cartaceo. Il file digitale fotografico offre allo studioso la possibilità di avere piena analisi del documento e all’unisono lo sottrae dalla logorante manipolazione che a lungo andare mina il condizionamento della carta.

Il fondo si presenta generalmente in discrete condizioni di conservazione, fatta eccezione per un certo numero di fascicoli con preoccupante stato di disgregazione materica. Per acquisire le immagini di questi ultimi si è osservata grande cautela durante le fasi di spostamento dal faldone allo sfondo neutro su cui sarebbero stati fotografati.

Dal punto di vista tecnico, si è costruito un set fotografico con uno speciale cavalletto con collo a T il quale ha permesso di collocare la macchina fotografica esattamente sopra il documento in perfetto asse perpendicolare ad esso. Tale collocazione esclude sgradevoli deformazioni prospettiche che snaturano le proporzioni del documento. Lavorando di fino nel senso della prospettiva, ho infine scelto di utilizzare un obiettivo fisso di 50 millimetri che offre la più bassa deformazione ottica possibile. La macchina fotografica utilizzata è stata una Fuji XT-3 con 26,4 milioni di pixel, capace di rendere immagini stampabili fino a circa 1,8 metri senza distorsione.

Particolare cura è stata osservata alla fonte di luce. Si è scelto di oscurare quella naturale unidirezionale proveniente dal finestrone che, per ovvi motivi, avrebbe creato un chiaro scuro non utile ai nostri fini. Ci siamo affidati a un flash opportunamente schermato con diffusore attenuante e collocato a una certa altezza dal documento grazie a uno stand. Le fotografie ottenute mostrano una completa nitidezza dei caratteri e una giusta morbidezza di luce sull’intero campo documentario.

Il fondo Gonzaga resta bisognoso di un intervento di restauro; la sua digitalizzazione, che consta di circa 2400 scatti, ne preserva lo stato attuale di conservazione e al contempo non lo esclude dalla eventuale consultabilità ai fini di ricerca.

FrancESco cantonE

3. Il fondo culturale Marguerite Caetani

Nel corso del 2020 la Fondazione ha affidato al dott. Francesco Cantone il lavoro di ricondizionatura del fondo culturale di Marguerite Caetani. Tale lavoro ha comportato una revisione sistematica del posseduto dalla Fondazione e un miglioramento della fascicolazione. Il lavoro di revisione ha avuto soprattutto il merito di identificare alcune delle firme apposte a lettere contenute in un generico fascicolo Lettere indecifrabili. Sono state così riconosciute le firme di Roethke, Lowell, Singer, Nancy Wilson, Bernard Wall e William Carlos Williams. L’avvenuta riemersione dall’oblio ha arricchito la pubblicazione curata dalla prof.ssa Cristina Giorcelli sulla corrispondenza intercorsa tra la principessa Marguerite Caetani e gli autori statunitensi apparsi nella rivista «Botteghe Oscure».

4. Il fondofotografico

Il primo intervento di digitalizzazione del fondo fotografico dell’Archivio Caetani ha riguardato 3000 fotografie che, a partire da luglio 2020, sono state schedate in formato digitale su piattaforma Sinapsi; in questo arco di tempo ho condotto il lavoro secondo 3 fasi, articolate nelle seguenti attività.

FaSE 1: schedatura digitale delle schede fotografiche cartacee – Acquisizione in formato digitale in alta risoluzione delle schede fotografiche cartacee. – Riscontro inventariale e verifica del numero complessivo delle schede. – Ricollocazione delle schede secondo l’ordine numerico. – Verifica della correttezza dei dati riportati sulle schede fotografiche (numero di negativo, quantità dei negativi, titolo, supporto originale) e implementazione dei dati stessi. – Creazione delle schede fotografiche digitali nella banca dati Sinapsi secondo la suddivisione per ‘temi’ (Amici e personalità, Documenti e lettere, Famiglia, Fogliano, Guerra e Esercito, Località varie,

Sermoneta, Palazzo Caetani, Varie) data al fondo delle schede cartacee. – Compilazione delle schede informatizzate non limitandosi ad un semplice data entry delle informazioni contenute nelle schede fotografiche cartacee ma verificandole, correggendole e implementandole; le schede sono state inserite secondo l’ordine numerico progressivo delle schede fotografiche cartacee; inoltre sono state create nuove ‘voci d’indice’ e ‘fonti’, poi messe in relazione con le singole schede fotografiche informatizzate.

Nell’attività svolta nella Fase 1 sono state create 1531 schede fotografiche informatizzate a fronte delle 1442 schede cartacee che ci si aspettava, stando al loro numero d’inventario progressivo; ciò perché i precedenti archivisti del fondo hanno usato una ‘sottonumerazione’ (ad es. inv. n. 1367_1, 1367_2 , 1367_3 ecc.); in altri casi, invece, hanno attribuito un doppio numero d’inventario a singole schede cartacee; in questo ultimo caso, d’accordo con la Direzione dell’Archivio, si è proceduto ad attribuire alla scheda fotografica informatizzata il doppio numero d’inventario indicato nella scheda cartacea, ma solo qualora essa riportasse ad un solo numero di negativo fotografico (ad es. inv. n. 1366-1367, Testa entro clipeo, neg. n. 396); qualora, invece, la singola scheda cartacea presentasse un doppio numero d’inventario e l’indicazione di due numeri di negativo, verificata l’esistenza e la corrispondenza dei negativi citati in scheda, si è proceduto a creare dalla singola scheda cartacea due schede informatizzate, associando a ciascun numero d’inventario un numero di negativo (ad esempio, la scheda cartacea n. 468-469, Ciociare, nn. negg. 627/629, nella redazione informatizzata è diventata: scheda n. 468, Ciociare, neg. 468; scheda n. 469, Ciociare, neg. 469).

Il lavoro della Fase 1 non è consistito in un semplice inserimento nella piattaforma informatizzata dei dati riportati nelle schede cartacee; come accennato sopra, infatti, si è provveduto a verificare, correggere e implementare dette informazioni. In particolare, i personaggi indicati solo con il titolo nobiliare sono stati individuati e inseriti nei campi ‘titolo’ e, talvolta, ‘contenuto’ con nome, cognome e titolo nobiliare; di queste personalità sono state create le relative schede nelle ‘voci d’indice’ e messe in correlazione con le schede fotografiche informatizzate. Le schede ‘voci d’indice’ sono state implementate con l’inserimento di numerosi nomi di artisti (ad esempio Antonio Cavallucci, Paul Brill, Cristoforo Roncalli, Pompeo Batoni, Girolamo Siciolante da Sermoneta, Paris Nogari ecc.) e di luoghi.

Data la formazione di storica dell’arte, ho rivolto particolare attenzione alla descrizione delle fotografie relative al patrimonio storico-artistico e architettonico, andando a verificare titoli, autori e luoghi, anche sulla base della ricerca bibliografica che, a sua volta, ha portato all’implementazione delle schede relative alle ‘fonti’.

Particolare rilievo è stato dato, inoltre, agli autori delle fotografie, i cui nomi sono stati inseriti come voci d’indice di persona o di ente (nel caso degli studi fotografici).

Questo lavoro di verifica e ricerca ha consentito, quindi, di ‘aggiornare’ le schede, ossia di: – correggere le informazioni, come nel caso di alcuni affreschi ancora in loco a Ninfa ma erroneamente indicati nella schede cartacee come staccati e trasferiti al Castello di Sermoneta (schede nn. 754-757); – implementare le informazioni, come nel caso, ad esempio, delle schede degli affreschi di Palazzo Rospigliosi, nelle qua-

li sono stati aggiunti autore e titoli (mancanti nelle schede cartacee), o come nel caso delle riproduzioni fotografiche delle incisioni, alle cui schede digitali sono stati aggiunti gli autori e i titoli propri dove le schede cartacee riportavano genericamente il solo soggetto; ancora, nel caso di schede in cui c’erano localizzazioni generiche (Grindelwald, Pontresina, Tirolo) sono stati aggiunti, ove possibile, dei titoli più puntuali come Le tre cime di Lavaredo in luogo del generico Tirolo indicato nella scheda cartacea; – riattribuire titoli corretti come nel caso del campanile del Duomo di Anagni, invece individuato nella scheda fotografica (n. 1142-1143) con il campanile della chiesa di Santa Maria Assunta a Sermoneta, o della chiesa di Santa Maria Maggiore a

Fondi confusa con quella di San Pietro; – dare titoli e localizzazioni ex novo a

schede che ne erano prive; 119 schede fotografiche sono risultate prive dell’indicazione sia del titolo sia della localizzazione; facendo ricerche bibliografiche e confronti è stato possibile attribuire i corretti titoli e localizzazioni a 50 immagini; – fare rimandi ad altri fondi, come nel caso delle foto dei disegni e delle mappe di Ninfa nelle cui schede fotografiche informatizzate (nel campo ‘Nota dell’archivista’) sono stati inseriti i numeri d’inventario degli originali conservati nel Fondo Piante e Mappe.

FaSE 2: catalogazione informatizzata degli album fotografici

Al fine di raggiungere il numero totale di 3000 schede fotografiche previste, dietro indicazione della Direzione dell’Archivio, si è

passati a inventariare e catalogare sulla piattaforma Sinapsi anche gli album fotografici conservati in Archivio.

Sulla piattaforma è stata creata, quindi, una nuova serie archivistica, denominata ‘album fotografici’, che è stata aggiunta all’originario albero gerarchico; all’interno della nuova serie sono state create le schede dei 49 album fotografici conservati in Fondazione.

Ogni Album cartaceo è stato descritto in una scheda fotografica ‘madre’ informatizzata; ciò affinché si possa poi procedere, con attività future, alla schedatura informatizzata delle fotografie raccolte in tutti i singoli album.

Ad ogni album è stato attribuito un numero di segnatura (da ‘album 1’ ad ‘album 48’, giacché esiste una busta, individuata dalla segnatura ‘Album 5 bis’, contenente fotografie sciolte legate all’Album 5); in ogni scheda è stato riportato il titolo dell’album, ove presente; nel caso di mancanza di un titolo originario, ne è stato attribuito uno sulla base del contenuto.

Ciascun album è stato descritto sia fisicamente (materia, misure, numero di fogli, numero di fotografie) sia nel contenuto, inserendo le voci d’indice dei personaggi cui sono appartenuti, nonché quelle dei luoghi e delle personalità che figurano nell’album.

L’esame degli album (spesso ricchi di didascalie) ha consentito di individuare luoghi e persone già presenti nelle schede fotografiche cartacee; in tali casi si è provveduto ad aggiornare le schede fotografiche informatizzate facendo riferimento all’album nel campo ‘Nota dell’archivista’.

Inoltre, lo studio contestuale alla catalogazione ha consentito di riconoscere, tra gli album senza titolo, quello dedicato al funerale di Gelasio Caetani (1934); l’identificazione si basa su vari elementi: – la presenza di alcune personalità in divisa del Partito Nazionale Fascista che suggerisce di datare l’evento successivamente al 1922; – individuato il terminus post quem, un indizio è fornito dalla presenza del solo Roffredo tra i fratelli Caetani nel corteo funebre (Livio era morto durante la Grande Guerra, Michelangelo era malato, Leone viveva in Canada; non può trattarsi delle foto del funerale di

Camillo, figlio di Roffredo, morto al fronte nel 1941 giacché le immagini relative alla sua salma sono tra le foto non ancora condizionate presenti in archivio); – soprattutto, sulla bara sono esposti un elmetto Adrian (usato dai militari del regio Esercito nella Prima guerra mondiale), una sciabola e un’ascia (rimando, quest’ultimo, all’Arma del Genio, di cui

Gelasio fece parte durante il conflitto).

Si tratta di una piccola scoperta in un fondo che riserva moltissime sorprese e che conserva fonti preziose circa le Esplorazioni, l’Oriente, la Grande Guerra ma anche relative alla storia del territorio del basso Lazio nonché alle personalità della Roma tra ’800 e ’900.

FaSE 3: digitalizzazione e catalogazione informatizzata delle fotografie contenute in alcuni album fotografici

Dato il contenuto prezioso degli album fotografici, e al fine di raggiungere il numero necessario di schede per arrivare a ‘quota 3000’, si è passati a digitalizzare le fotografie contenute nei seguenti album: – Livio Caetani. Fotografie del viaggio d’esplorazione all’Omo e al Lago Rodolfo; – Gelasio Caetani, La guerra europea, voll.I-II; – Ballo in costume in casa Caetani; – Ritratti della Gens Caietana dal 1867 al 1935.

Ogni foglio degli album è stato numerato a matita e ogni fotografia individuata da lettera maiuscola.

In mancanza di uno scanner planetario (più idoneo all’acquisizione in formato

digitale di libri e album di grandi dimensioni), le immagini sono state acquisite sistemando lo scanner ad altezze diverse (utilizzando libri e faldoni come basi) per creare la distanza utile ad ottenere l’inquadratura corretta.

Nel caso dell’Album di Livio l’acquisizione in digitale delle immagini è stata particolarmente laboriosa, sia per le dimensioni del volume, sia per la presenza di numerosi ‘panorami’ composti da 2, 3, 4 fotografie unite insieme e ripiegate su se stesse.

Le fotografie sono state catalogate su piattaforma Sinapsi come schede fotografiche ‘figlie’; la segnatura di ogni foto include in sequenza il numero di album, il numero del foglio e la lettera che identifica la foto; per quanto riguarda i titoli, si sono utilizzate le didascalie, ove presenti; negli altri casi sono stati attribuiti alle singole immagini titoli descrittivi generici.

Per l’album dell’esplorazione di Livio Caetani si è intervenuti nella trascrizione delle didascalie, verificando il più possibile la correttezza delle parole e tendendo a uniformare la loro scrittura (ovviando così al fatto che alcune ricorressero a volte accentate, a volte no, e che altre talvolta riportassero la K invece della C).

La schedatura di questo album necessiterebbe di un approfondimento specialistico; ad una prima, rapida verifica, infatti, molte località non trovano un attuale riscontro o presentano dei nomi che vengono oggi identificati con tribù. Questo lascia pensare che i luoghi fotografati documentino una ‘geografia storica’, anche nei nomi, che necessiti quindi di un approfondimento alla luce di confronti con i materiali bibliografici e i fondi fotografici d’epoca.

L’album dell’esplorazione di Livio costituisce una testimonianza fotografica di eccezionale importanza: oltre 400 fotografie relative alla spedizione al fiume Omo e al soggiorno di Livio Caetani ad Addis Abeba tra il 1906 e il 1907.

Sulla scorta della ricerca bibliografica («Rivista Coloniale» in primis), è stato possibile identificare l’autore delle foto contenute in quest’album con Secondo Bertolani, titolare della stazione telegrafica di Addis Abeba e fotografo amatoriale, del quale la raccolta fotografica dell’Isiao conserva un fondo importante con il quale sarebbe interessante (e auspicabile) confrontare quello dell’archivio Caetani.

Gli album di Gelasio Caetani relativi alla Guerra Europea sono una testimonianza altrettanto preziosa in quanto documentano visivamente il conflitto, con particolare riferimento agli studi propedeutici all’esplosione della cima del Col di Lana e alla realizzazione delle gallerie sotterranee sul Carso. Anche in questo caso un approfondito, successivo studio potrebbe portare a correlare in modo più puntuale questo fondo fotografico con le Lettere di guerra di un ufficiale del Genio, di Gelasio Caetani, riedite dalla Fondazione Camillo Caetani nel 2007.

Ma ulteriori contributi alla conoscenza giungerebbero senza dubbio dalla schedatura degli altri album (in primis dai sette piccoli album della Raccolta delle fotografie trovate tra le carte di Don Livio) nonché dal riordino delle numerose fotografie sciolte che potrebbero costituire un’ulteriore serie archivistica; benché, ad un rapido esame, sia sembrato di riconoscere tra di esse molte stampe di fotografie già schedate, al contempo si sono notate immagini ancora inedite e ‘complementari’ a quelle note che risulterebbero certamente preziose per una ricostruzione più completa, sia della ‘storia per immagini’ della famiglia Caetani, sia del contesto storico-sociale romano e regionale – ma anche nazionale ed internazionale – in cui gli ultimi esponenti della casata hanno vissuto e operato.

dESiréE toMaSSELLi

5. Il fondoContenzioso

Si è conclusa l’esercitazione di stage per la dott.ssa Teresa D’Avelli, proposta in collaborazione con l’Università di Roma Tor Vergata per l’informatizzazione dell’inventario cartaceo del fondo Contenzioso. Si tratta di documentazione inerente soprattutto cause in corso e cause cessate, divisione operata dai Caetani stessi durante lo svolgimento delle loro varie attività. Anche questo inventario verrà messo a disposizione degli studiosi tramite il sito della Fondazione Camillo Caetani.

6. Migrazione microfilm in digitale

La Fondazione Camillo Caetani, agli inizi degli anni Novanta, aveva proceduto alla microfilmatura del fondo generale. Il Consiglio aveva ritenuto opportuno procedere alla creazione di una copia di backup del più ampio fondo conservato dalla Fondazione e prodotto dalla famiglia Caetani in 500 anni di storia. Nel corso del 2020 la Fondazione ha curato la migrazione delle quasi 300 bobine di microfilm, trasformandole in digitale: l’operazione ha prodotto una mole di 680000 files di dati digitali. La nuova sfida che la Fondazione ha voluto affidare alla dott.ssa Chiara Rotondi, dal 1 settembre 2020, è la sistematica descrizione informatica del fondo generale cui saranno agganciate le immagini digitali tratte dalla digitalizzazione del microfilm.

Laboratori e Convegni

Caietana. Nuove ricerche e prospettive degli studi sulla famiglia Caetani

A seguito del più che decennale rapporto con il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università di Roma Tre, nell’ambito del Dottorato di ricerca in Storia e Conservazione dell’Oggetto d’arte e di architettura, a cui la Fondazione ha finanziato una borsa di studio triennale, si è svolto il secondo incontro tra i borsisti, occasione per comunicazione e confronto sulle varie ricerche gravitanti intorno a temi storici, archeologici e artistici pertinenti la famiglia Caetani.

Circolazione, scambi e modelli: gli scultori a Roma nella metà del Cinquecento

Il 22 marzo 2019 si è svolta presso la Fondazione Camillo Caetani la seconda giornata del convegno Circolazione, scambi e modelli: gli scultori a Roma nella metà del Cinquecento, organizzato da Grégoire Extermann, Tancredi Farina, Giovanna Ioele e Livia Nocchi, i cui atti sono ormai di prossima uscita. Hanno preso parte all’incontro illustri studiosi ed è stata l’occasione di poter discutere un tema ormai di importanza fondamentale per la piena comprensione della storia dell’arte della seconda metà del Cinquecento e del secolo successivo. Il convegno è inoltre interamente visibile nel Nuovo Archivio Multimediale dell’Accademia Nazionale di San Luca, che ha ospitato la prima giornata (http://nam.accademiasanluca.eu/ nam/index.do?text=scultori+circolazione) (Livia Nocchi).

Caetani vs. Borgia: la spada di Cesare

A seguito del rinnovato allestimento del celebre manufatto artistico, la Fondazione ha organizzato un laboratorio a cui hanno partecipato Duccio K. Marignoli di Montecorona, Fulvio Cervini, Sir Timothy Clifford, Sante Guido, Manuel Vaquero Piñeiro, Francesco Leonelli. L’incontro si è concentrato sul restauro, sul signifi cato storico artistico, sulla rivalsa storica dell’acquisto da parte di casa Caetani. Nella sala adiacente al laboratorio è stata allestita una mostra documentaria che ha presentato la bolla di Giulio II che reintegrava i Caetani dei loro possedimenti, il codice di Lucrezia Borgia cui l’erasione della fi rma era inteso come estremo tentativo di damnatio memoriae da parte dei Caetani, e infi ne i documenti di acquisto da parte di mons. Onorato, sul fi nire del Settecento, proprio della spada come rivalsa contro i Borgia da lui defi niti come gli «acerrimi nemici di Sua Casa».

Roma capitale: la città laica, la città religiosa (1870-1915)

La Fondazione Campidoglio, Sala della Protomoteca Camillo Caetani, Le identità nazionali nella nuova Roma Ore 15:00 Presiede Giuseppe Monsagrati (Ordinario Storia del Risorgimento) Fernando Garcia Sanz (Consejo Superior de Investigaciones Científicas), Roma e la Spagna: in collaborazioambasciate, ambasciatori e politica estera Arthur Hérisson (Ecole française de Rome), I cattolici francesi di fronte alle due Rome dopo il 20 settembre Francesco Guida (Università “Roma Tre”), Un’utile neutralità: la presa di Roma e l’Austria-Ungheria Daniele Fiorentino (Università “Roma Tre”), Tra Grand Tour e grandi ideali: ne con il Centro gli americani e Roma capitale Giovanni Iamartino (Università di Milano), La breccia di Porta Pia nella stampa inglese del tempo Marina Formica (Ordinaria Storia Moderna), Conclusioni Studi Roma ’800, L’accesso avviene solo su prenotazione tramite i seguenti indirizzi: per il Campidoglio eventi@fondazionecamillocaetani.it per l’Istituto Luigi Sturzo coordinamentogenerale@sturzo.it l’Istituto Sturzo e per la Biblioteca di storia moderna e contemporanea bsmc.prenotazioni@gmail.com Per le sessioni presso la Fondazione Camillo Caetani l’accesso è libero fino ad esaurimento posti In ottemperanza alla vigente normativa in materia sanitaria, si procederà alla misurazione della tempela Società Romana ratura e alla registrazione. Sarà obbligo indossare la mascherina e rispettare il distanziamento fisico. In considerazione di tali limitazioni e per consentire una più ampia fruizione le sessioni saranno trasmesse sul canale Youtube della Fondazione Camillo Caetani. Organizzazione scientifica di Storia Patria, a cura di Marina Formica, con Tommaso di Carpegna, Giuseppe M. Croce, Luigi Giorgi, Giuseppe Monsagrati, Paola Pavan, Antonio Rodinò di Miglione, Patrizia Rusciani Segreteria ha organizzato un Caterina Fiorani 375 6370674 eventi@fondazionecamillocaetani.it Si ringraziano il Comune di Roma e l’Istituto Centrale per i Beni Sonori e Audiovisivi (ICBSA) per la colla- ROMA CAPITALE: convegno dal titoborazione In copertina: Museo Centrale del Risorgimento, Ricordo commemorativo dedicato a Vittorio Emanuele II per il 20 settemLA CITTÀ LAICA, LA CITTÀ RELIGIOSA (1870-1915) lo Roma capitale: bre 1870. Litografia colorata a mano Convegno internazionale Roma, 21-24 settembre 2020 la città laica, la città religiosa (1870-1915), che si è svolto dal 21 al 24 settembre 2020, apertosi presso l’Aula Giulia Cesare, alla presenza della sindaca Virginia Raggi. Il convegno internazionale ha voluto essere l’occasione per una rifl essione storiografi ca sul complesso tema di Roma Capitale e sulle vicende storiche e politiche avvenute nel primo cinquantennio della

Fondazione Camillo Caetani con il patrocinio dell'Università degli studi di Roma “Tor Vergata”

Ministero per i beni e le attività culturali e per il turismo

Biblioteca di storia moderna e contemporanea

Roma italiana. Sono state analizzate le modalità del governo della Città, la presenza delle identità religiose, dei ceti e gruppi imprenditoriali e delle famiglie nobiliari nonché la creazione della Capitale culturale, passando per le identità nazionali della nuova Roma.

Italia mia. Il madrigale italiano da Petrarca

a Monteverdi

La Fondazione Camillo Caetani ha ospitato a Palazzo Caetani dal 29 settembre al 2 ottobre la prima sessione dell’articolato progetto sul madrigale italiano da Petrarca a Monteverdi, curata dall’Associazione Ghimel. Il progetto, concepito e articolato su un percorso triennale, prevede seminari, conferenze e concerti incentrati su quello che è forse il punto più alto del rapporto poesia-musica che la cultura italiana abbia saputo concepire e che nella sua forma come nei contenuti ha dettato legge a tutta l’Europa musicale del pieno Rinascimento. Questa prima sessione, incentrata soprattutto su Luca Marenzio e sul musicista di corte dei Gonzaga Giaches de Wert, è stata occupata dalle lezioni-seminario per l’esecuzione dei madrigali, a cura del Maestro Walter Testolin e dell’ensemble Rosso Porpora.

Città e fortificazioni nella prima età moderna: il cantiere di Sermoneta

La storia della costruzione del sistema difensivo di Sermoneta non è stata ancora scritta ma i numerosi documenti che sono conservati presso l’archivio Caetani sono ricchi di informazioni e meritano di essere conosciuti. L’opportunità per trattare della loro straordinaria importanza si è concretizzata presso la sede della Fondazione Camillo Caetani in occasione dell’incontro/laboratorio dal titolo Città e fortificazioni nella prima età moderna: il cantiere di Sermoneta, durante il quale i contributi di Paolo Fiore, Guglielmo Villa e della scrivente hanno consentito di mettere in relazione Sermoneta con l’Europa e hanno fornito una ipotesi sulle fasi principali del cantiere sia delle mura urbiche che del Castello Caetani.

C’è da chiedersi, visti l’importanza e l’ottimo stato di conservazione delle mura di Sermoneta, quale sia il motivo per cui la storia del sistema difensivo della città caetana sia stata poco trattata. Gelasio Caetani (1877-1934), che così appassionatamente si dedicò al riordino dell’archivio avito proseguendo l’attività avviata dal fratello maggiore Leone all’inizio del ’900, deve aver visto e studiato i documenti da me individuati qualche decennio dopo, ma evidentemente l’imponente opera dedicata alla storia della sua famiglia, la Domus Caetana, deve aver

assorbito tutte le sue attenzioni. Tuttavia, in una nota al testo della Domus egli aveva espresso il proposito di dedicare un’opera al Castello e alle difese di Sermoneta, cosa che non gli riuscì di fare prima della morte che lo colse all’età di 57 anni.

Il tema delle difese della città è un tema avvincente e direi centrale per chi voglia comprendere le leggi che determinarono la costruzione delle città. Le mura nascono insieme alla città: esse sono in tempo di pace recinto, perimetro, delimitazione dello spazio adibito alla vita urbana e linea di separazione dal territorio della campagna; e in tempo di guerra sono riparo, scudo difensivo, simbolo di forza.

La storia del territorio come terra da difendere da nemici sia locali che provenienti da altri Stati, fa emergere con più chiarezza il destino di molte città come Sermoneta che vengono trasformate in piazze d’armi militari per ragioni strategiche e, in questo modo, sacrificate alla difesa di una vasta porzione di territorio. Sacrificio pagato principalmente dalle popolazioni civili vessate da dazi, carestie, prepotenze, argomento di cui la storia non si è occupata abbastanza. I Caetani, grazie alla loro dichiarata e duratura fedeltà allo Stato della Chiesa di Roma, sono stati per molti secoli una dinastia ricca e illuminata e Sermoneta, sotto il loro governo, ha vissuto un continuo, lento ma costante progresso. È stata, infatti, la città capitale del feudo che comprendeva Ninfa, Bassiano, S. Felice e S. Donato e le terre fino a S. Felice Circeo e al mare, luogo di riferimento del potere della famiglia e sua residenza.

La scoperta delle numerose fonti dell’archivio Caetani sul tema delle difese, che vanno dalla metà del XV alla metà del XVII secolo, hanno reso evidente come Sermoneta abbia partecipato a un dibattito epocale focalizzato sulla riorganizzazione delle difese cosiddette alla moderna a seguito dell’avvento delle armi da fuoco.

Le fonti ci raccontano come per tutto il Medioevo bravi magistri erano in grado di sottoscrivere capitolati di appalto per la costruzione di recinti fortificati, come il noto contratto che leggiamo da un protocollo del notaio Tuzi sottoscritto nel 1448 tra Onorato Caetani (1421-1477) e il magister Pietro Giovanni di Castro Ripi da Napoli, nel quale si impegnarono a costruire quel tratto delle mura sermonetane nel quartiere di Torrenuova.

A quel tempo bisognava costruire mura alte e scarpate adatte alla difesa a tiro piombante perché l’altezza doveva impedire o rendere al nemico più difficoltosa la scalata e al contempo garantire la difesa agli assediati che, dall’alto degli spalti, gettavano a piombo ogni cosa utile a ricacciare indietro il nemico.

Tutto ciò risultò drammaticamente inutile di fronte ai nuovi scenari bellici che dalla fine del XV secolo videro la comparsa delle artiglierie pesanti: il nemico non aveva più la necessità di giungere al piede delle mura, ma era sufficiente posizionare a dovuta distanza le possenti bombarde e con quelle sfondare le mura, penetrare nelle città e conquistarle.

Nel 1494 Carlo VIII di Francia, nell’attraversare la penisola diretto verso Napoli alla testa di un forte esercito munito di pesanti artiglierie, non trovò alcuna opposizione da parte delle armate locali. Questa fu l’occasione per le potenze italiane di comprendere l’inadeguatezza delle proprie difese, inaugurando una fase politica contraddistinta da una frenetica corsa agli armamenti.

In un panorama politico in cui le maggiori potenze europee con alterne alleanze e con sempre nuovi pretesti entravano in guerra tra loro, l’attività principale divenne dotarsi del sistema necessario per difendersi e vincere: nuove armi, nuovi eserciti addestrati alle armi da fuoco e nuove fortificazioni alla moderna.

Bisognava anteporre alle vecchie mura altre barriere per allontanare le postazioni del nemico, costruire fossati, eliminare o abbassare le torri (diventate ormai facili bersagli per il tiro dei cannoni), costrui-

re nuove mura con un fronte continuo di tratti rettilinei alternati a bastioni a forma pentagonale. Diventava fondamentale lo studio del territorio e dei luoghi in funzione della loro morfologia, ed era all’architetto che veniva delegata la decisione di lasciare o abbattere gli edifici preesistenti fuori dalle mura come i conventi o gli edifici industriali (operazione chiamata guasto); era l’architetto che doveva stabilire quali vie di accesso sbarrare, quali aree considerare luoghi deboli da rinforzare e quali presidiare perché ritenuti luoghi forti.

Così troviamo scritto da Giovanni Andrea Cesareo, segretario di Bonifacio Caetani (1516-1574) il 31 luglio 1556: «sto in Sermoneta con M° Giulio architettore mandato dal cardinale a rifare (?) alcuni luoghi deboli con trencere e cose simili intorno alla terra per gli sospetti che (…) sono di imperiali quali hanno e cavalli e fanti».

Discipline come la geometria, la matematica, la fisica, la balistica vengono utilizzate per il progetto del nuovo fronte bastionato e ha inizio in questo secolo una vera e propria ‘scienza della guerra’. È in questo momento che la figura dell’architetto si definisce con più vigore come soggetto di importanza sociale indispensabile alla politica del governo della città perché era a lui che veniva affidata la sorte dell’intera collettività.

Anche la storia della città di Sermoneta è segnata da questo mutamento improvviso: numerosissimi sono i disegni corredati da annotazioni, relazioni tecniche, lettere in cui si mettono a confronto considerazioni su una materia ancora sperimentale. Esse confermano come Sermoneta da città ‘culla del feudo Caetani’ venga destinata a essere città-fortezza dello Stato della Chiesa, assumendo con questa funzione una rilevanza nazionale.

Papa Alessandro VI Borgia (1431-1503) intuisce che i tempi richiedono una nuova strategia di difesa, non è più necessario fortificare tutto il territorio ma concentrare le forze lungo i confini dello Stato; ed ecco che la fortezza di Ostia, di Nettuno e le torri costiere diventano i punti di difesa sul mare, Ancona, Civitacastellana, Nepi sono le roccaforti lungo i confini settentrionali dello Stato, mentre Sermoneta è l’avamposto fortificato ai confini con lo Stato di Napoli.

Il papa spagnolo, come è noto, dopo aver inaugurato una politica di sistematico annientamento della forza delle famiglie baronali romane (tra cui i Caetani) e di nepotismo a favore dei figli Giovanni, Lucrezia e Valentino, avviò cantieri nelle maggiori roccaforti dello Stato ecclesiastico tra cui Sermoneta. Il contratto riguardante Sermoneta fu firmato dal magistro Giovanni Anastasio Fiorentino e mastro Giovannello da Milano, l’8 novembre 1499 nel Palazzo apostolico in Roma, e prevedeva la ristrutturazione del Castello Caetani e, secondo l’interpretazione di chi scrive, anche della difesa della città. È nostra ipotesi infatti che si dia inizio in questo momento alla costruzione del recinto fortificato della città nella parte ad ovest del Castello, sotto la cosiddetta cittadella.

I lavori che papa Borgia avviò a Sermoneta nel 1499 seguirono di qualche anno quelli che lo stesso pontefice aveva fatto eseguire sotto la direzione di Antonio da Sangallo, ‘eccellentissimo’ nell’architettura civile e militare, alla fortezza di Castel S. Angelo i cui ampliamenti verranno ultimati nel 1497.

Dopo la morte di Alessandro VI avvenuta nel 1503, i Caetani continuarono nell’opera di fortificazione della città che proseguì fino alla metà del XVII secolo.

Dal 1500 alla metà del 1600 visitarono Sermoneta architetti, capitani militari, uomini d’arme chiamati a progettare, approvare e discutere le soluzioni più idonee per munire la città di un sistema di difesa possente.

È attribuita ad Antonio da Sangallo, probabilmente chiamato dallo stesso papa Borgia, la partecipazione al progetto del quale invece furono certamente protagonisti, su incarico dei Caetani, il capitano Jacopo Fusti Castriotto (1510-1563), Valerio Orsini (1504-1550), Francesco Montemelino

(?-1551), Francesco Paciotto (1521-1591), Palazzo da Fano (?), architetto Giulio (?), Bartolomeo Breccioli (?-1637) ed altri.

Dalla costruzione che Onorato III Caetani fece eseguire nel 1448 alla Torrenuova, i lavori delle mura proseguirono senza interruzione, pur con committenza diversa, e coinvolsero tutta la popolazione, le confraternite, le città vicine, spesso loro malgrado, costrette a farsi carico di nuove tasse o a prestare ore di lavoro al cantiere.

Tra i documenti più significativi dell’archivio Caetani, e a titolo di esempio della mia ricerca, pubblichiamo qui la bellissima planimetria che datiamo intorno al 1642 (Fondo generale, 1643-1644, n. 177705).

La mappa è un documento fondamentale che ci consente di conoscere non solo ciò che all’epoca era già stato realizzato, ma anche ciò che ancora era oggetto di discussione; ed è indicativa delle relazioni tra le singole parti della struttura difensiva e della loro funzione in rapporto ad una pianificazione delle difese a scala urbana.

Analizzando la mappa, si può prima di tutto identificare la morfologia del territorio a ridosso delle mura di cinta indicando il «monte non molto ripido», «monte quasi inaccessibile», gli «scogli inaccessibili». È una mappa disegnata a mano e in parte con l’ausilio di strumenti da disegno e deve leggersi in funzione di una scala geometrica riportata in canne. Nella mappa è disegnata la prima cinta antica costruita durante la signoria degli Annibaldi all’inizio del XIV secolo dove le case/fortezza delimitavano il borgo e si chiudevano intorno al Castello. La descrizione dell’espansione del borgo oltre il «muro antico di Sora antica nel scoglio» è indicata attraverso il perimetro delle case fortezza («un recinto aggiunto»).

Attingiamo le informazioni più preziose osservando il recinto fortificato alla moderna dove distinguiamo i tratti rettilinei, le cortine e i bastioni. Il Castello fu all’epoca evidentemente oggetto di nuovi lavori che riguardarono la costruzione della piazza tra la cittadella e la cordonata di ingresso. La legenda all’interno della mappa elenca le barriere

progettate per impedire l’ingresso al nemico: «primo ponticello attaccato alle scale del ponte, secondo ponticello incontro, primo cancello, secondo cancello fra li ponticelli, case spianate (sotto la piazza) piazza, fosso, maschio, cittadella, giardino».

Le informazioni che riguardano il recinto bastionato alla moderna nella parte al di sotto della cittadella confermano l’ipotesi da me avanzata che questa parte delle mura sia stata iniziata contestualmente alla ristrutturazione della Rocca nella fase borgiana dei lavori per creare una stretta connessione tra il sistema di difesa a linee concentriche del Castello e il perimetro fortificato della città. Il disegno ci conferma altresì che la progettazione delle difese urbiche dopo l’intervento borgiano si spostò nel lato opposto del borgo a difesa dell’ingresso del paese che si ritenne più debole. Infatti intorno al 1540 Jacopo Fusti Castriotto fu chiamato dai Caetani per progettare o completare la ‘tenaglia a coda di nibbio’ nel quartiere della Torrenuova e le difese tra la porta del Pozzo e il bastione di S. Sebastiano. A metà del XVII secolo, tuttavia, ancora non si riteneva completata l’opera. Osservando il sistema della difesa di porta del Pozzo si intuisce con chiarezza che il bastione di S. Sebastiano e i bastioni della Torrenuova furono conclusi ma manca la porta di S. Sebastiano e il ponte sorretto dalle tredici colonne in muratura che verranno costruiti intorno al 1643. Il disegno ci indica il termine di datazione ante quem, poiché la porta di S. Sebastiano verrà aperta quando si decise di chiudere quella del Pozzo e di non realizzare più un contromuro («cortina disegnata ma non fatta») e di demolire le torri tonde lungo la cortina della Torrenuova.

La porta di S. Nicola è disegnata senza includere l’omonimo bastione che fu realizzato più tardi e inglobò il convento sottostante. Risulta invece costruito il bastione della Portella e il tratto della cortina che si collega alla nuova porta Sorda che a sua volta si unisce alle case che chiudono il recinto prima della Torrenuova.

I risultati dello studio che ho avuto modo di esporre nell’incontro a Palazzo Caetani mi consentono oggi di avanzare un’ipotesi attendibile sulla costruzione di questo monumento arricchito dalla circostanza che mi ha visto dal 1995 al 2012 responsabile del progetto e della direzione del restauro di una parte consistente del recinto fortificato. Si è rivelata un’occasione di conoscenza ulteriore permettendomi di confrontare le informazioni archivistiche con quanto è stato effettivamente realizzato.

Anche durante il restauro la ricerca archivistica non si è interrotta perché gli interrogativi che sono emersi durante il progredire del cantiere ricco di continue scoperte ne hanno richiesto il supporto, aiutando a distinguere le parti dell’opera non finita o lasciata incompiuta in fase di costruzione diversa dalle mutilazioni o modifiche che il tempo e i danni antropici hanno inflitto al monumento.

L’intervento di restauro ha consentito di salvare dal degrado i bastioni di Torrenuova, il Rivellino, la cortina di Torrenuova, la porta del Pozzo, il bastione e la porta di S. Sebastiano, le tredici colonne in muratura a sostegno del ponte di porta S. Sebastiano, la cortina di via della Carbonara, la cortina della batteria di porta Sorda, il pomerio e la porta Sorda, il bastione della Portella, il bastione e la porta di S. Nicola, la cortina e il bastione sopra le Silici; e si è rivelato una vera occasione di conoscenza proprio perché è stato arricchito dal contestuale studio delle fonti archivistiche che mi ha permesso di eseguire un restauro conservativo più consapevole e di proporre una ipotesi cronologica più attendibile.

anna di FaLco

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