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REGIONE DEL VENETO: FUTURI INVESTIMENTI NEL COMPARTO SCIISTICO

nostra ricerca siamo andati a trovare anche esempi positivi» dice Maurizio Dematteis. «Siamo alla fine di un periodo di post-fordismo, ma alcune realtà hanno un futuro, partendo dal punto di vista delle comunità. Chiaro che, come dice Luca Mercalli, Cervinia ha davanti 30 anni di attività. Per un investitore è ancora appetibile. Ma per chi vive lì? Forse vale la pena iniziare a pensarci».Per Dematteis «in tante piccole realtà si rischia la desertificazione. Ma ci sono comunità che hanno reagito, e le raccontiamo». Reagito come? «Sono piccoli numeri, ma bisogna diversificare l'offerta, E noi abbiamo cercato e raccontato anche il "non ancora" del turismo di montagna».Il libro verrà presentato a Trento martedì 13 dicembre, alle 17.30, al Muse di Trento.

Corriere delle Alpi | 8 dicembre 2022

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Legambiente e Cgi: al ghiacciaio rimangono solo quindici anni di vita

ROCCA PIETORE Ancora 15 anni di vita per il ghiacciaio della Marmolada? L'infausta ipotesi è di Legambiente e del Comitato glaciologico italiano. L'estate 2022 ha messo a dura prova i ghiacciai di montagna. Tra fine giugno e metà luglio la temperatura non è quasi mai scesa sotto lo zero, causandone un repentino scioglimento. Uno studio della Provincia autonoma di Bolzano sostiene che tra 10-20 anni è molto probabile che i ghiacciai più grandi avranno perso circa la metà del loro volume attuale mentre i più piccoli potrebbero addirittura scomparire. Di cambiamenti climatici si sta parlando in questi giorni anche nell'ambito del Comitato olimpico internazionale, un po' "preoccupato" per il futuro dei Giochi olimpici invernali (costi energetici, clima e riutilizzo degli impianti di gara). E ieri, alla vigilia della Giornata internazionale della montagna, Legambiente e Comitato glaciologico italiano (Cgi) hanno presentato a Roma il report finale di "Carovana dei ghiacciai 2022" nella conferenza "Monitorare la scomparsa dei ghiacciai per comprendere l'urgenza dell'adattamento climatico" all'hotel Nazionale di Roma. Numerosi gli arretramenti delle fronti, in gran parte dovuti alla cesura delle parti frontali, oltre un chilometro per la Vedretta de la Mare e a 600 metri per il ghiacciaio di Lares (gruppo dell'Adamello). Nelle Alpi Occidentali si registra in media un arretramento frontale annuale di circa 40 metri. Si ritira di 200 metri il ghiacciaio del Gran Paradiso, si ritirano i ghiacciai del Timorion (in Valsavaranche) e del Ruitor (La Thuile), di Verra (Val d'Ayas), il Lys e gli altri corpi glaciali del Monte Rosa, come l'Indren. I ghiacciai Planpincieux e Grandes Jorasses in Val Ferret (Aosta) potrebbero crollare, travolgendo gli insediamenti e le infrastrutture del fondovalle. Sulle Alpi Orientali, il Ghiacciaio del Careser (Val di Pejo) si è ridotto dell'86%. Arretrano di oltre un chilometro la Vedretta de la Mare e di 600 metri il Lares (Gruppo dell'Adamello). Perdono spessore i ghiacciai di Malavalle e della Vedretta Pendente. E il ghiacciaio della Marmolada tra quindici anni potrebbe scomparire del tutto, dopo che nell'ultimo secolo ha perso più del 70% in superficie e oltre il 90% in volume. Unica eccezione, sulle Alpi Orientali, è il ghiacciaio occidentale del Montasio, piccolo ma resistente che, pur avendo subito in un secolo una perdita di volume del 75% circa e una riduzione di spessore pari a 40 metri, dal 2005 risulta stabilizzato, in controtendenza dunque rispetto agli altri ghiacciai alpini. «La crisi climatica non arresta la sua corsa, sembra anzi accelerare ad un ritmo impensabile anche dagli stessi esperti, non risparmiando le nostre montagne, sua sentinella principale», ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente. «In occasione della Giornata internazionale ad esse dedicata torniamo a ribadire l'urgenza di programmare al più presto una reale governance del territorio e dei rischi ad esso connessi, con adeguate strategie e piani di adattamento al clima su scala regionale e locale, a tutela dei territori e delle comunità». --fdm© RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere delle Alpi | 4 dicembre 2022

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Venezia stacca l'assegno: 30 milioni per lo sci

Francesco Dal Mas BELLUNO Altri 30 milioni, dalla Regione, per gli impianti a fune e lo sci, che andranno a stimolare investimenti per 83 milioni in considerazione delle compartecipazioni. Ben 12 i progetti, distribuiti nel territorio dell'alta provincia, da Malga Ciapela al Comelico. Però senza passare, ad esempio, per il Nevegal, che non ha partecipato al bando. Lo stanziamento di 29,8 milioni - questa la cifra esatta - arriva dopo il primo finanziamento di 4 milioni. Ne seguirà un terzo, a dimensioni più contenute, che riguarderà prevalentemente la ristrutturazione della rete di innevamento e l'approvvigionamento della risorsa idrica (leggi bacini). «I contributi che riusciamo a concedere consentono

di realizzare tutti gli interventi a strategia regionale risultati ammissibili e quindi in graduatoria», precisa l'assessore regionale al turismo Federico Caner. «Parliamo di una dozzina di progetti per un valore stimato di circa 83,2 milioni di euro che andranno a valorizzare l'intero sistema sciistico regionale rendendolo ancora più competitivo e attrattivo».Ad Arabba ne hanno beneficiato tre strutture. Un impianto rigenerato a Malga Ciapela sostituirà i due che erano obsoleti e sono stati dimessi. Investimenti anche a Palafavera, in Zoldo. Hanno partecipato con successo anche gli operatori di Comelico Superiore per incrementare la loro offerta, in attesa del futuro collegamento. Alcune strutture in rinnovamento a Cortina. Ma nessun nuovo impianto.«Quello tra Cortina e la Val Badia», precisa ancora Caner, «è ancora in fase di ripensamento. Non siamo neppure alla prima progettazione. E, in ogni caso, interloquiremo col territorio». Da Passo Falzarego si sale al Passo Valparola e poi si scende verso san Cassiano, quindi si evita Arabba. Più avanti nell'ideazione il collegamento tra le 5 Torri, il Passo Giau, in parte già esistente, Selva di Cadore e l'aggancio col sistema Civetta. «Qui siamo più avanti, anche se lo studio progettuale dobbiamo portarlo ancora all'esame della comunità locale. Però qualche impianto finanziato col bando appena concluso è prodromo a questo collegamento», precisa Caner. «Dopo l'assegnazione di 4 milioni di euro sul primo stanziamento destinato ai primi progetti nella graduatoria per la concessione di contributi in conto capitale per lo sviluppo delle aree sciabili attrezzate, sono state reperite ulteriori risorse che ci consentono lo scorrimento della stessa sino al suo intero esaurimento. L'operazione», conclude «è stata resa possibile attraverso un sinergico impiego di distinte fonti di finanziamento. Complessivamente destiniamo al comparto montagna 29,8 milioni di euro per sostenere un programma di investimenti rilevante anche in vista anche dell'appuntamento olimpico di Cortina 2026».La graduatoria ultima è quella legata al bando pubblicato nel 2020 con il quale sono stati concessi contributi per la realizzazione di nuovi impianti di risalita e ammodernamento di impianti esistenti. --© RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere delle Alpi | 10 dicembre 2022

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Zaia punta sullo sci contro lo spopolamento «La rete degli impianti di risalita va estesa»

L'ANALISI Riecco i grandi collegamenti tra hub. La risposta, secondo il presidente della Regione, Luca Zaia, alla gran voglia di neve e di sci di questi giorni, anzi di questi tempi. Nonostante, si badi, la crisi. Un milione e mezzo di passaggi sulle piste di Dolomiti Superski? «Sì, 250 mila soltanto su quelle venete. È il rinascimento della nostra montagna. È un contraccolpo formidabile allo spopolamento. Ecco perché io insisto sulla prospettiva di completare i grandi collegamenti sciistici». Zaia finalmente sorride parlando di terre alte, di Olimpiadi. «Questo grande ritorno sulle piste; questa gran voglia di sciare non prescinde dalle Olimpiadi», insiste. «E il traino olimpico crescerà di giorno in giorno fino ad arrivare alla sua apoteosi non nel 2026, ma dopo le Olimpiadi perché ci sarà comunque l'eredità dei Giochi».Siamo in un monastero di monache di clausura, a San Giacomo di Veglia, per cui il presidente non si permette neppure il minimo gesto scaramantico. Però una pre-soddisfazione se la concede. «Ovviamente in questo contesto io penso che sia fondamentale ammodernare e completare la rete impiantistica esistente, ma anche realizzare in tempo utile i collegamenti strategici, quelli con Arabba, da una parte o dall'altra della valle, e con il Civetta. Ovviamente», aggiunge subito, «rispettando tutti i vincoli e le regole ambientali. Questo ci permetterebbe di completare quello che è il progetto della fruibilità della montagna».Zaia è convinto che passi anche da qui, dal movimento turistico, sciistico in particolare, il contrasto alla desertificazione delle terre più alte. «In un ponte dell'Immacolata, di solito scarso di presenze, registrare il tutto pieno significa un riscatto per tutto il sistema montagna: alberghi, ricettività diversa, bar, ristoranti, attività commerciali, impianti, rifugi, noleggi, trasporti. Ecco, chi immagina la montagna vergine, intonsa, senza alcuna traccia di intervento umano, esprime una posizione da rispettare, ma la montagna a quel punto sarebbe un problema di tutela che comunque dovrebbe essere gestito. Io direi che c'è una via di mezzo: rispettare l'ambiente, ma tenere la gente in montagna».Lunedì si festeggia la Giornata internazionale della montagna. A Belluno, in primavera, il ministro Gelmini si era augurata, in sede Confindustria, che per questo 12 dicembre la legge quadro sulla montagna fosse già varata. Invece bisognerà aspettare almeno un altro anno. C'è chi, fra i collaboratori del nuovo ministro, Roberto Calderoli, propone di inserire nel nuovo testo sgravi fiscali per le imprese che s'insedieranno in quota ed incentivi per il telelavoro. Sono misure auspicabili - chiediamo a Zaia - per trattenere i residenti nelle valli e in quota? «La gente è fondamentale anche perché noi dobbiamo riconoscere che la montagna ha delle difficoltà oggettive che sono quelle della logistica, degli spostamenti, dello spopolamento, difficoltà che vanno superate incentivando la vita in montagna. Lo si fa con grandi eventi come quello delle Olimpiadi, lo si fa con grandi interventi infrastrutturali, lo si fa con i presidi sanitari, ma lo si deve fare anche cercando di diventare attrattivi, promuovendo opportunità lavorative. Una montagna attrattiva è una montagna che deve essere dedicata ai giovani, alle nuove attività, a tutto quello che è comunque compatibile con l'ambiente montano».Anche il presidente della Regione Veneto si augura, in ogni caso, che la nuova legge sulla montagna veda la luce nei tempi più brevi, senza tralasciare altri incentivi, previsti dal testo originario: quelli per il personale sanitario e scolastico. E poi mettendo a terra il Fondo montagna: i 200 milioni previsti per il 2022 sono ancora in cassa. Secondo Zaia, il criterio dell'impiego non può essere quello della distribuzione a pioggia, ma del supporto a progetti strategici. E l'impiantistica può essere uno di questi. La Regione, infatti, dopo il recente bando, ne prevederà un altro per le reti di innevamento da rigenerare. E in Finanziaria sono previsti 30 milioni con questa destinazione. -- Francesco Dal Mas© RIPRODUZIONE RISERVAT

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