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NOTIZIE DAL CORPO NAZIONALE DEL SOCCORSO ALPINO

appelliamo alla giunta provinciale affinché protegga i nostri monti e la loro bellezza da uno sfruttamento senza freni», così Engelbert Mauroner della Lia per Natura y Usanzes e Tullio Mussner della Lia da Mont. In considerazione dei rapidi cambiamenti climatici e della moria di numerosi tipi di piante ed animali sono quindi urgenti provvedimenti che frenino l'attuale andamento, a tutela della natura. Il Plan da Cunfin sotto al gruppo del Sassolungo si trova già nel mezzo di una fitta rete di impianti di risalita tra Sellaronda e Alpe di Siusi, ed è di immenso valore. I consigli comunali di S. Cristina e Castelrotto nel 2020 si sono accordati per avviare uno studio di fattibilità per un collegamento tecnico sciistico tra Monte Pana e Saltria sull'Alpe di Siusi. «Un collegamento non solo rovina i prati umidi, unici nel loro genere, ma inoltre mette in pericolo le fonti di acqua potabile del comune di Ortisei e non comporta una soluzione al problema del traffico in Val Gardena», ricordano Valentine Kostner e Heidi Stuffer di Nosc Cunfin. Per loro è incomprensibile il motivo per cui fino ad oggi la giunta provinciale non abbia previsto l'inserimento del gruppo del Sassolungo e del Plan da Cunfin tra i parchi naturali. Questo corrisponde anche al desiderio della popolazione del luogo, che appunto si identifica fortemente con questo paesaggio e vede il gruppo del Sassolungo come il loro simbolo di casa. Circa l'80% dei partecipanti al sondaggio organizzato da Nosc Cunfin, all'inizio dell'anno, si é pronunciata a favore della messa sotto tutela

Gazzettino | 2 luglio 2022

p. 10, edizione Belluno

Soccorsi in quota già saliti del 10% «Un altro elicottero serviva davvero»

L'elicottero Delta Echo è decollato anche ieri, dalla base temporanea sull'aviosuperficie di Fiames, a Cortina, per interventi di soccorso e di recupero di escursionisti. Era partito già venerdì, pochi minuti dopo la presentazione del nuovo servizio sperimentale, che affiancherà l'elicottero Falco del Suem 118 di Pieve di Cadore, coordinati entrambi dalla stessa centrale.

IL SECONDO ELICOTTERO

A volere con forza questa novità è stata Dolomiti Emergency, l'associazione presieduta da Laura Menegus: «L'ideazione è nostra conferma e per questo abbiamo creato un gruppo di lavoro che, oltre a me, comprende Dimitri De Gol, Chiara Da Damos e Giovanni Cipollotti. Ci siamo impegnati per un anno, per riuscire a creare un modello. L'intento è far capire alla Regione quanto importante sia, durante le stagioni estiva e invernale, avere un secondo elicottero in provincia. Infatti la Regione ci ha dato il supporto, insieme all'Ulss; ha erogato centomila euro per il progetto. A questo punto vogliamo portare numeri, dati, statistiche, che facciano capire quanto è importante disporre del secondo velivolo, invece di dover chiamare un elicottero da fuori provincia, con tempi più lunghi, quando il Suem è già impegnato. Così c'è anche la possibilità di coprire l'arco intero della giornata: un elicottero può volare soltanto dodici ore e attualmente quello del Suem vola dalle 9 alle 21. Se invece usciamo per soccorsi, come è accaduto in questi giorni, già alle 6 del mattino, si capisce la necessità del secondo mezzo».

5 PER MILLE E SPONSOR

Dolomiti Emergecy è in crescita, con numerose adesioni fra le persone che frequentano la montagna: «Devo dire grazie ai nostri soci, che sono passati da 9mila a 18mila, in questi sei anni della mia presidenza ha spiegato Laura Menegus e tanti ci aiutano anche con la firma del 5 per mille, che lo scorso anno ci ha fruttato 50mila euro. Poi ci sono gli sponsor, davvero tanti, aziende del territorio che credono in noi e ci sostengono, con contributi e in altre forme». Si sta affrontando una estate intensa, con tante chiamate di soccorso, anche se non tutte sono di somma urgenza: «E' vero commenta Laura Menegus soprattutto dopo la pandemia, la montagna è stata riscoperta anche da persone non esperte e ci sono stati tantissimi recuperi in più. Quest'anno la differenza si è vista addirittura già a metà maggio, per cui sicuramente ci saranno dei numeri importanti, a fine stagione».

IL PRIMO SEMESTRE

Il 18 giugno, a Cortina, all'incontro sul coordinamento delle istituzioni che si occupano di soccorso in montagna, Rodolfo Selenati, il presidente del Cnsas Veneto, aveva riferito: «I numeri sono in salita; dal 1 gennaio a oggi abbiamo già 424 interventi, con 440 persone soccorse: a metà giugno c'è ormai un aumento di oltre il 10 per cento sul 2021. Continuo a notare interventi anomali: spossatezza o perdita di orientamento. Bisogna lavorare bene per eliminarli: innescare una cultura della montagna, già dalle scuole».

Corriere delle Alpi | 11 luglio 2022

p. 9

Barattin: tanta gente ad alta quota anche dopo la strage sul ghiacciaio

la testimonianza Il fascino irresistibile delle Dolomiti. Tantissima gente anche ieri sulle montagne bellunesi, tra alpinisti e semplici escursionisti. Sia turisti che locali. A meno di una settimana dalla tragedia sotto il seracco della Marmolada, ieri sono stati innumerevoli gli interventi degli uomini di Soccorso alpino, 118, Soccorso alpino della Guardia di finanza e Aiut Alpin. Sul campo e in cielo, tutti gli uomini e gli elicotteri disponibili, per recuperare feriti, contusi e purtroppo anche una persona deceduta.Non c'è una contabilità precisa, ma «siamo ai livelli di una giornata di agosto», sottolinea il delegato del Cnsas, Alex Barattin, che ieri era ancora a Canazei per le operazioni di recupero dell'ultimo corpo restituito dal ghiacciaio della Marmolada, «le chiamate sono state numerosissime e non dev'essere stato per niente semplice gestirle tutte. I ragazzi sono stati impegnati per tutta la giornata e hanno fatto un grande lavoro in ogni situazione».Nessuna situazione potenzialmente a rischio come quella della Marmolada, ma un vero assalto a sentieri, rifugi e cime: «Ce ne siamo accorti già in mattinata, quando abbiamo dovuto affrontare una coda infinita, anche solo per arrivare a passo Fedaia e scollinare dall'altra parte. Si continua ad andare molto volentieri in montagna, mettendo anche in conto il fatto che possa accadere un imprevisto. Purtroppo capita e noi ci siamo apposta». Quello che non deve mai mancare, nei confronti delle crode, è il rispetto. Non ci può essere spazio per chi improvvisa e si presenta sul sentiero con le infradito brasiliane o al rifugio in bermuda come all'ora dell'aperitivo. Così si va al mare: «Non ci si può permettere d'improvvisare in montagna, questo è sicuro e lo andiamo dicendo da sempre, non sempre ascoltati. Occorre essere adeguatamente attrezzati, a meno che non si tratti di una passeggiata senza alcuna insidia e, comunque, sempre grande attenzione. Per quello che so da Canazei, ieri non sono stati registrati casi di questo tipo e meno male. La maggior parte degli interventi ha riguardato alpinisti, che si sono trovati in difficoltà ed erano consapevoli di quello che stavano facendo e senz'altro preparati. L'incidente può capitare e noi soccorritori dobbiamo essere pronti a intervenire con la nostra esperienza e le nostre conoscenze».In altri tempi, si andava sui monti a prendere il fresco. Afa era una parolina sconosciuta, al di fuori delle città della pianura. Con il cambiamento climatico in corso, questo non è più tanto vero: «La temperatura in quota è senz'altro più gradevole», osserva Barattin, «ma non c'è dubbio che si sia alzata, rispetto ad anni fa. Questo può essere un fattore di rischio in più e non va certo sottovalutato. Il clima, adesso, è questo, e occorre moltiplicare l'attenzione». --G.S.© RIPRODUZIONE RISERVATA

Corriere delle Alpi | 13 luglio 2022

p. 17

Montagna, il pericolo viene dai social «Consigli errati e superficiali, state attenti»

Francesco Dal Mas BELLUNO Ma si può andare in alta montagna seguendo il tutorial che si trova su youtube? «Altro che social. Ti capita di vedere escursionisti che si orientano al cellulare, con il tutorial, appunto, che ti consiglia tutto, dalle scarpe da calzare al ritmo da tendere, ma non ti indica magari il pericolo e il tratto esposto», racconta Marco Spazzini, a capo delle guide del Veneto. La montagna digitale. Ma il soccorso, quando accade l'incidente, è reale."Una volta arrivati con la funivia sul Pordoi, qual è il miglior giro da fare?" si chiedeva ieri, su un noto gruppo social, un escursionista probabilmente improvvisato. Consiglio come risposta: "Io eviterei la funivia, andrei su per la forcella del Pordoi, poi Capanna Fassa, Rifugio Boè, tornerei indietro fino al Rifugio Maria e prenderei la funivia per scendere al passo". Immaginiamo che cosi quel passeggiatore abbia fatto. «Ci auguriamo che gli sia andata bene, ma quell'invito era quanto meno improprio, perchè non si sa a chi è rivolto», commenta Rodolfo Selenati, capo del Cnsas veneto.I social, dando spazio all'improvvisazione, sono quanto di più rischioso si possa immaginare per chi perlustra le alte quote. Che il più delle volte non conosce i luoghi dove si avventura. «Ma sapete che su questi social», chiede, sorpreso lui per primo, il presidente Selenati, «ci sono mamme al nono mese che chiedono percorsi in montagna adatti alla loro condizione; persone che si ritrovano senza conoscersi; altri che consultano qualche blog quando si svegliano e poi si lanciano magari in camminate di due o tre ore. Altri ancora che fanno colonna lungo il sentiero per il Sorapis, solo perché hanno visto splendide foto sul sito di determinati influencer affrontando. Senza contare chi dà consigli sbagliati». E i siti che celebrano itinerari da suggestione, magari con tanto di foto, ma che ovviamente non descrivono i pericoli? "Ciao a tutti - leggiamo. "Avrei intenzione di andare a fare la Ferrata delle Trincee. Ricordo che l'inizio è caratterizzato da un muro di 20/30 metri da superare in aderenza. Il mio ricordo risale a più di 25 anni fa. Qualcuno sa dirmi se è rimasto così o se hanno messo una scaletta per agevolare la salita?". È un altro post di questi giorni. Tanta leggerezza è testimoniata dalla superattività del Soccorso alpino di questi giorni: «Prima di intraprendere qualsivoglia percorso, è indispensabile consultare il bollettino molto meticoloso dell'Arpa, una guida del Cai, scritta da chi quel sentiero lo ha percorso», afferma Selenati. «Non va improvvisata neppure la più semplice camminata. I soccorsi di questi giorni certificano che in molti casi le persone non sono attrezzate, a volte neppure delle scarpe adatte». Lo sfinimento e il disorientamento costituiscono il motivo delle chiamate più frequenti. «È un'altra prova dell'impreparazione», insiste il presidente Cnsas. «Ci sono tanti che mitizzano il fatto di andare da soli, che è la cosa più pericolosa che esista».Lo ammette anche la guida alpina: «Arrivano da soli, magari però chiedono l'accompagnamento della guida e che cosa pretendono? Di essere portati dove vogliono loro, perché pagano. E dicono che quella salita è praticabile perché l'hanno vista su 45

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