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ORME DEI DINOSAURI: SISTEMAZIONE DEL SENTIERO

L’annuncio è stato dato dagli stessi autori, il professor Alexander Nützel e il suo studente Baran Karapunar, nella 92esima Giornata annuale della Società paleontologica della Germania. «La sorpresa è stata davvero grande: è un nuovo segnale di fiducia e ottimismo per le donne nella scienza» riferisce Kustatscher. Di solito, spiega, le dediche si scambiano fra esperti dello stesso campo. «Non avrei escluso che, magari fra 10 anni, un mio studente (Kustatscher insegna Paleobotanica all’Università di Innsbruck, n.d.r. ) mi dedicasse una nuova pianta preistorica. Ma non immaginavo che colleghi paleontologi avrebbero pensato a me» spiega. D’altro canto il prezioso aiuto nello studio di zone «uniche al mondo, come la cosiddetta Formazione litostratigrafica di San Cassiano dove è stato scoperto il gasteropode a me dedicato» hanno reso possibile un riconoscimento «che altrimenti agli scienziati spetta da molto vecchi o, più spesso, dopo la morte». Il tutto in un contesto «fortemente dominato da uomini, anche per l’impegno fisico che richiede fare campagne di studio in quota, magari in zone montuose molto esposte e pericolose. Ma, soprattutto in paleobotanica, la presenza femminile è sempre maggiore. Forse perché richiede pazienza certosina e l’indole a farsi molte domande» sottolinea Kustatscher. Kustatscher ha 45 anni, vive a Vipiteno e da 10 mesi è madre della sua prima figlia. Vincitrice nel 2014 del Premio per la ricerca scientifica dell’Alto Adige, per la paleobotanica altoatesina il ruolo delle donne nella scienza è fondamentale. Due delle sue scoperte più importanti sono dedicate «a due donne che nella paleontologia hanno avuto un ruolo fondamentale: la mia docente dell’Università di Ferrara e Maria Mathilda Gordon, geologa e paleontologa scozzese vissuta tra la fine dell’800 e l’inizio del ‘900, prima donna a ricevere un dottorato all’Università di Londra nonché un PhD all’Università di Monaco». Dal 2005 Kustatscher lavora al Museo di Scienze Naturali di Bolzano dove è curatrice della collezione paleontologica, ma si occupa anche di divulgazione: fra i suoi lavori, un volume sulla Gola del Bletterbach di Aldino. «Le piante fossili sono un mondo da scoprire. Essendo molto resistenti alle estinzioni di massa e agli eventi climatici estremi, possono anche offrirci una speranza per il futuro: se riusciamo a contenere il cambiamento climatico e a non distruggere completamente la Terra, saranno probabilmente proprio le piante a fare in modo che la vita continui ad esistere».

Corriere delle Alpi | 9 Ottobre 2021

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Orme dei dinosauri sul Pelmo il sentiero verrà valorizzato

Enrico De Col VAL DI ZOLDO Al via l'operazione di sistemazione del celebre sentiero che porta alle "orme dei dinosauri" sul Pelmo.In questi giorni sono partiti i cantieri, che si concluderanno all'incirca entroa un mese, per un'operazione che interessa sia la sistemazione del percorso sia la realizzazione dell'area di accoglienza e di parcheggio a valle. L'intervento ha un costo di circa 140 mila euro ottenuti tramite fondi europei gestiti dal Gal con una piccola quota di cofinanziamento del Comune di Val di Zoldo.Le aree interessate sono passo Staulanza, da dove partono gli escursionisti, fino al ghiaione dove si possono ammirare le orme, che si trova sul sentiero che porta verso il rifugio Venezia.«L'intervento è composto da varie azioni», spiega il sindaco Camillo De Pellegrin. «La prima è quella di cercare di risolvere il nodo critico dei parcheggi sul passo. Nei mesi estivi c'è tanto traffico con le auto sistemate nel ciglio della strada in posti pericolosi. La questione è complessa perché le competenze sono varie, non solo del Comune. C'è infatti anche Veneto Strade, una parte del Comune di Selva e le Regole di Borca con cui abbiamo fatto un accordo per sistemare l'area parcheggio. Sicuramente questo è un primo passo perché andrebbe fatto un ragionamento più ampio sulla gestione della mobilità nelle Dolomiti».Poi c'è la sistemazione del sentiero fino alla zona delle orme. «Uno dei grossi problemi», continua De Pellegrin, «è la forte presenza di acquitrini in caso di piogge persistenti. Quindi i lavori si concentreranno sul drenaggio e sulla creazione di alcuni ponticelli nell'ottica di una maggiore sicurezza generale. Il principio base, discusso con il Cai che gestisce il sentiero, è però quello del rispetto della naturalità del tracciato classico che a volte presenta tratti più aspri, per esempio con presenza di radici, ma che devono essere conservati per mantenere l'identità che ha reso unica la val di Zoldo senza "spianare tutto". È stata unanimemente condivisa la necessità di non alterare le caratteristiche del sentiero, uno dei più belli e caratteristici di tutte le Dolomiti. Questo non vuol dire non pensare all'accessibilità: ci saranno comunque altre vie in altri luoghi per garantire la percorribilità della montagna anche per le persone disabili». Infine ci saranno alcuni ritocchi nella zona delle orme in cui sarà installata una piattaforma con un cannocchiale per i camminatori che non se la sentono di salire più vicino. Per completare l'opera il Comune ha poi dato incarico alla cooperativa Cadore di effettuare la pulizia della rimanente parte del tragitto che porta al rifugio Venezia, in tempo per la partenza della stagione turistica 2022. --© RIPRODUZIONE RISERVATA

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