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RIFUGI: RISTRUTTURAZIONI STRUTTURE

AURONZO Cinquant'anni, anzi 52, e non sentirli. Per lo chalet lago Antorno è tempo di festeggiare un traguardo storico: sabato, in una giornata a porte aperte all'insegna del divertimento, della buona musica ma anche della promozione turistica, ci sarà l'occasione per festeggiare il mezzo secolo della struttura situata sulle rive dell'omonimo lago, costruita nel 1970 da Giuseppe Corte Metto, padre di Mario che col passare del tempo l'ha ereditata. La festa è stata rimandata di due anni causa Covid, ma sabato finalmente potrà essere celebrata, dalle 10 del mattino con cibo e bevande gratuite che faranno da contorno ad un "porte aperte" in cui gli attuali proprietari, oltre che gestori, mostreranno i lavori che hanno accompagnato i 52 anni di attività. Una profonda riqualificazione iniziata contestualmente all'aumento delle presenze attorno alle Tre Cime di Lavaredo di cui il lago Antorno, oltre che location turistica d'eccezione, riveste anche il ruolo di "porta d'accesso" .« Lo chalet è stato costruito insieme alla strada d'accesso alle Tre Cime», racconta Mario Corte Metto, che tutti ad Auronzo conoscono col soprannome di Bano (da Urbano, nome del nonno), «a quei tempi alle Tre Cime arrivavano pochi e selezionati turisti, nessuno ne aveva ancora colto l'elevato appeal economico a partire dalle stesse persone, auronzane, che lo costruirono. Poi, a cavallo tra gli anni Settanta ed Ottanta, le cose cambiarono, fino ai tempi moderni che raccontano un turismo molto diverso, con tante ombre e qualche luce».Non manca il senso critico nelle parole di Mario Corte Metto che ogni giorno, d'estate, apre la porta del suo chalet e si ritrova davanti una fila interminabile di auto che tentano di raggiungere il monumento naturale patrimonio Unesco simbolo delle Dolomiti nel mondo.«È stato superato il limite di guardia. Il campanello d'allarme è scattato da un pezzo ma nessuno pare preoccuparsene. Serve limitare gli accessi alle Tre Cime, introdurre il numero chiuso come già fatto in altri siti simili come il lago di Braies ad esempio, dove nel corso dell'estate appena trascorsa il flusso turistico è stato fortemente limitato nel segno del rispetto dell'ambiente. La stessa cosa dovrà essere fatta, molto presto, anche qui».Detto delle Tre Cime, lo chalet di Mario Corte Metto, insieme al lago, è stato spesso in questi anni set cinematografico o televisivo.«Il ricordo indelebile è legato alle riprese girate per Star Wars, in un ambiente surreale visto che per diversi giorni hanno chiuso tutto», racconta, «mi sono ritrovato in un mondo parallelo, fatto di tanti soldi tanto da renderlo quasi fantasioso. Un vortice in cui ci siamo ritrovati indirettamente, durato pochi giorni per poi svanire come una bolla di sapone». --dierre© RIPRODUZIONE RISERVATA

Alto Adige | 1 Ottobre 2021

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Coronelle, a rischio l'estate 2022

davide pasquali BOLZANO «Se devo essere sincero, non so molto del progetto del nuovo Coronelle. Avrei bisogno di saperne di più, per poter programmare; ho chiesto, però in Provincia non mi hanno dato risposte». A parlare è il gestore del rifugio Aleardo Fronza alle Coronelle sul Catinaccio, il fassano Pierpaolo Trottner. Prima i nonni, poi i genitori, poi lui e dopo ancora il figlio. Quattro generazioni. Gestiscono con passione il rifugio ininterrottamente dal giugno del 1945. In famiglia chiamano il Fronza "la nostra casa in montagna".Trottner è persona assai pacata, nota da quattro decenni per la squisita cortesia del servizio. Non desidera innescare polemiche, ma parla chiaro e tondo: «Mi sono sempre detto che prima o poi sarebbe venuto il tempo di cambiare. Però al momento io so molto poco. Articoli di giornale, qualche chiacchiera». Dal 1945 al 2010 sotto la proprietà del Cai Verona, poi sotto la Provincia, con contratti tre più tre. L'attuale è in scadenza nel 2022, quindi sulla prossima stagione estiva Trottner e famiglia non hanno certezza alcuna. Banalmente: il rifugio sarà aperto? «Se devo essere sincero non lo so. Io leggo che si vuole fare questo intervento, però non so quando inizino. Devo dire che al riguardo ho avuto pochissime informazioni dalla Provincia. Ne ho bisogno, più volte ho già chiesto di sapere, anzi avrei avuto bisogno di saperlo prima». Al rifugio lavora l'intera famiglia, ma non è soltanto questo. «È una questione organizzativa: associazioni alpinistiche e scuole alpinistiche di Austria e Germania fanno adesso i programmi per l'estate 2022, mi chiedono se possono appoggiarsi da noi per dormire». E Trottner non sa cosa rispondere. «Vado avanti come se ci fosse un altro anno, non posso dire cambiate giro. Per il resto se decidono di costruire non potrò fare tanto altro».Trottner sa che il progetto di partenariato pubblico privato tra Provincia e Latemar Carezza srl prevede che sia il privato concessionario per 35 anni a gestire la nuova struttura. Se sarà quella la strada, non ci saranno grandi chance. «Non voglio fare polemiche di nessun tipo. Ho avuto la fortuna di gestire questo rifugio per più di 40 anni, mi spiacerebbe chiudere con delle polemiche». Dopodiché, «io farei dell'altro, non farei un intervento del genere. C'è da dire che il rifugio ha bisogno, va rimesso a posto, ormai ha più di cento anni. Io lo ristrutturerei, ma è solo la mia idea».Il Coronelle è un rifugio storico. Il Dav di Colonia, che lo costruì, quest'anno gli ha dedicato un bellissimo libro. Appese ai muri foto d'epoca del sentiero attrezzato del Santner e del rifugio, accanto un meraviglioso panorama ad acquerello di inizio Novecento. E le foto di famiglia: 76 anni di lavoro.«Chi viene qua è dispiaciuto. La gente che frequenta i rifugi è gente che vuole il rifugio, la sua camera senza servizi. È cambiato un po' il discorso delle camerate, non più gradite, ma la camera da quattro senza eccessivi comfort piace ancora molto. La gente che dorme qui fa il giro di altri rifugi dove non ci sono comodità. Qualcuno mi ha detto: be' se diventasse davvero un albergo... un certo tipo di clientela non lo frequenterà più, arriverà altra clientela. Penso che per l'inverno c'è una clientela che gradisce altro, ma in estate la gente che

sale con lo zaino si accontenta del rifugio. Chi dorme al Vajolet, al Vael, al Bolzano, all'Antermoja, poi arriverà qui: comfort, servizi in camera, ma ciò significa un altro prezzo». Difficile si pagherà come oggi, solo 55 euro per la mezza pensione, cena dormire colazione.Trottner chiosa così: «Negli archivi di Cai e Provincia, su di noi non c'è una sola lettera di lamentele, e questo qualcosa vorrà pur dire». Un grande motivo di orgoglio. «Il giorno che mi diranno "hai finito", auguro a chi sarà il nuovo proprietario di trovare una famiglia che lo gestisca con tanta passione, con tanta voglia come abbiamo fatto noi. C'è bisogno di questo, sui rifugi. C'è gente che arriva qui e si stupisce della cortesia; per noi è una cosa normalissima, ma ci dicono: "Guardi che in altri rifugi non è mica così"».

Alto Adige | 1 Ottobre 2021

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Il perché del nuovo rifugio Santner

Gestire rifugi in alta quota, ancor più se privi di impianti di risalita o strade di accesso, non è affatto una passeggiata. Vale per il Coronelle, come per altri rifugi di cui si sta molto discutendo in questo periodo, come il Santner, nell'occhio del ciclone per i lavori di demoricostruzione. Per capire facciamo un passo indietro: il nonno di Pierpaolo Trottner lavorava al Coronelle, poi aveva preso in gestione il Ciampedie. Ma aveva visto che tra le due guerre sul versante altoatesino c'era molto più turismo che non sul versante fassano. «Quando il Cai Verona finita la guerra cercava un gestore, lui scelse il Coronelle perché qui si lavorava meglio. Mio nonno aveva cinque figlie. Era arrivato qui e aveva chiesto loro di iniziare a rimboccarsi le maniche. Era tutto spaccato, tutto rotto, ma disse loro: "Se volete mettere qualcosa sotto i denti quest'inverno, questo è"». Da allora, i Trottner si sono sempre trovati molto bene, col Cai Verona prima, con la Provincia poi. Ma gestire un vecchio rifugio non è una passeggiata. Il Coronelle avrebbe bisogno di essere ristrutturato. Come ha bisogno di rinnovarsi il Santner. Spiega Trottner, salito nei giorni scorsi al passo a trovare il collega Michel Perathoner, figlio del gestore dell'Alpe di Tires. «I lavori sono iniziati. Probabilmente, neve permettendo, rimarranno su fino a tutto il mese di ottobre per proseguire col cantiere. Nei primi giorni di agosto 2022 si trasferiranno nella prima metà della parte nuova, poi abbatteranno la vecchia per creare una struttura unica. Sarà moderna, molto funzionale, ma rimarrà un rifugio: piccole camerette al primo piano, camerette un po' più grandi al secondo piano, tutte però senza servizi, che saranno comuni, al piano. Ci saranno una trentina di posti, qualcosa in più degli attuali dodici». Il Santner aveva tenuto chiuso per alcuni anni. «È una fortuna per tutto quanto l'indotto che qualcuno l'abbia preso. Mi hanno raccontato come lavorano loro e sinceramente per dei giovani che hanno voglia di darsi da fare... La coppia di gestori non può nemmeno prendersi qualcuno che li aiuti perché non sanno dove metterli a dormire. Per lavorare un po' decentemente un intervento era necessario». Trottner al posto loro non avrebbe fatto una struttura moderna, ma è questione di gusti. «Loro hanno preferito così».

Corriere dell’Alto Adige | 12 Ottobre 2021

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Coronelle, esposto sul cantiere Rifugio, in arrivo il nuovo bando Mountain Wilderness in Procura. Bessone: affideremo la gestione per tre anni L. R.

BOLZANO Con i riflettori ormai puntati sul futuro del Rifugio Coronelle, l’attenzione degli ambientalisti cade ora anche sui lavori dell’attigua stazione a monte della nuova cabinovia. Si tratta di un’opera che finora non era stata al centro di particolari proteste anche perché, essendo interrata, non offre le stesse criticità, almeno per quanto riguarda l’impatto visivo, registrate per la prevista, e contestatissima, «torre di cristallo». Questa volta a venire criticata è una presunta carenza delle misure di sicurezza del cantiere, almeno secondo quanto segnalato dall’associazione Mountain Wilderness, che ha perfino presentato un esposto in procura. «Durante una recente escursione presso il Rifugio Coronelle — scrive Mountain Wilderness — abbiamo rilevato che il cantiere per la costruzione della stazione a monte della cabinovia era sprovvisto di recinzione e di cartello di cantiere. In secondo luogo gli escursionisti avevano accesso all’area di cantiere in assenza di qualsiasi avvertimento dei pericoli presenti. Si è quindi ritenuto opportuno presentare un esposto alla Procura e una segnalazione all’Ispettorato del lavoro di Bolzano, affinché si verifichino eventuali violazioni di legge per quanto attiene la sicurezza nei cantieri». Mountain Wilderness ha anche allegato, all’esposto, una documentazione fotografica e saranno ora gli inquirenti a valutare la situazione. Nel frattempo la Provincia si appresta ad indire un nuovo bando per l’assegnazione della gestione del Rifugio Coronelle per il prossimo triennio, come spiega l’assessore al Patrimonio, Massimo Bessone: «Come noto è stata presentata alla Provincia, da parte della società privata Latemar Srl, una proposta di partenariato pubblico-privato (Ppp), per abbattere e ricostruire il Rifugio Fronza alle Coronelle. Una proposta che viene ora analizzata dalla Conferenza interdisciplinare di servizio, la quale comunicherà alla giunta le sue valutazioni sulla fattibilità e sulla convenienza, o meno, di quel progetto. Nel frattempo però scade il contratto di gestione e così, entro fine mese — spiega Bessone — pubblicheremo il bando per il rinnovo della gestione dell’attuale Rifugio, per il prossimo triennio, con l’opzione di rinnovare per altri tre anni».

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