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Hydrochar e Co-Compost
L’hydrochar (HC) è ottenuto dal trattamento termochimico di biomasse attraverso carbonizzazione idrotermica (Hydrothermal Carbonization), tecnologia adatta al trattamento di biomasse di scarto e di rifiuto ad elevato contenuto di umidità, quali ad esempio fanghi, digestati, scarti agro-industriali. Può essere un’alternativa allo smaltimento di scarti e rifiuti e una soluzione per il recupero di nutrienti e sostanza organica necessari in agricoltura. La frazione solida che risulta dal processo viene definita hydrochar e potrebbe avere un impiego interessante in agricoltura come ammendante, anche se sono tuttora in corso numerosi lavori finalizzati ad evidenziare le specifici- tà agro-ambientali di questo prodotto organico.
I progetti C2LAND (EIT Climate-KIC; 2020, coordinato da UNITN) e HTC-Upfield (Lg PAT 6/99; 2020-2021, consulenza specialistica per Carborem Srl) hanno fornito dati ed informazioni relativi ad HC prodotto da diverse tipologie di scarto, rispettivamente da digestato da FORSU e digestato da fanghi agro-industriali. I dati emersi hanno evidenziato problematiche di fitotossicità dell’HC, legate da una parte alla presenza di composti chimici, presenti anche nelle biomasse di partenza (come salinità e contenuto in metalli), ma anche ai composti organici formatisi durante il processo termochimico. Quando l’HC non contiene composti tossici, come metalli o composti policiclici aromatici (PHA), come per l’HC ottenuto da digestato da FORSU, l’analisi della relazione dose-risposta ha evidenziato il fenomeno dell’ormesi, ovvero fitostimolazione a basse dosi e successiva insorgenza di fitotossicità, all’aumentare della dose. Questo fenomeno sembra essere legato da una parte alla presenza di nutrienti, ma anche di precursori delle molecole umiche, prodotte a valle della reazione di carbonizzazione che potrebbero agire stimolando la germinazione e la crescita delle piante. A dosi elevate, la presenza di composti carboniosi facilmente degradabili può stimolare l’attività microbica del suolo e l’immobilizzazione dei nutrienti, nonché l’insorgenza di fenomeni di anossia dovuti all’accumulo di anidride carbonica. https://doi.org/10.1016/j.jenvman.2022.114894
Nell’ambito del progetto C2LAND è stata dimostrata la validità del co-compostaggio dell’HC per superare efficacemente le problematiche legate alla fitotossicità dovuta alla presenza di composti organici non completamente degradati, per ottenere così un ammendante di buona qualità, con proprietà specifiche anche rispetto al compost.
Gli studi condotti nell’ambito di questi progetti hanno validato un approccio di studio dei fertilizzanti organici che combina valutazioni chimiche ad analisi degli effetti sulle piante e sul suolo, al fine di trovare impieghi sempre più efficienti in un’ottica di bioeconomia circolare.
Maggiori informazioni si possono trovare nell’articolo pubblicato su Journal of Environmental Management (2022) 312, 114894.
PAROLE CHIAVE: hydrochar, co-compostaggio, proprietà agro-ambientali
LUCA TOMASI