Vaccini. es: la meningite

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Le collane Libertà di sapere Libertà di scegliere

TUMORE AL SENO

La vaccinazione come strumento di prevenzione Un esempio: la meningite



INDICE

Diritto di parola

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Meningite: riconoscerla tempestivamente salva la vita

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Vaccinazione: l'arma più importante contro la meningite

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Vaccinazioni e meningite, due temi caldi: perché ancora tanti dubbi e timori?

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La meningite in sintesi

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La meningite da pneumococco

Le risposte scientifiche alle domande di tutti

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La meningite da meningococco

Informarsi, approfondire, leggere

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La meningite da Haemophilus influenzae

Fondazione Umberto Veronesi

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La meningite in Europa e in Italia

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COMITATO SCIENTIFICO CHE HA PARTECIPATO AL PROGETTO Gian Vincenzo Zuccotti Professore Ordinario di Pediatria, Università degli Studi di Milano Paolo Veronesi Presidente Fondazione Umberto Veronesi


Le collane

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Libertà di sapere. Libertà di scegliere

Cara Amica, Caro Amico,

mococco) e Haemophilus influenzae.

in medicina sono due i fattori che hanno contribuito in maniera determinante ad aumentare, come mai si era verificato nella storia, l’aspettativa di vita media: antibiotici e vaccinazioni.

Oggi - non dimentichiamolo - nonostante i progressi della medicina nella rianimazione e nell'assistenza al paziente, la mortalità per meningite C non è diminuita e circa il 10% delle persone infettate perde la vita.

Mentre sui primi siamo tutti d’accordo - l’uomo ne è così dipendente che negli ultimi anni si sta verificando un abuso di questi farmaci rendendoli di fatto sempre meno efficaci per via delle resistenze -, sui secondi c’è ancora inspiegabilmente una notevole diffidenza, sia da parte della popolazione sia, in misura molto minore, anche tra i professionisti della salute. Eppure i vaccini hanno cambiato la storia di molte malattie. Tra quelli di più recenti sviluppo vi sono i vaccini contro la meningite, malattia infettiva causata principalmente da Neisseria meningitidis (meningocco) e in maniera minore da Streptococcus pneumoniae (pneu-

Il vaccino rimane la vera e sola arma che abbiamo a disposizione per combattere la malattia. Vaccinarsi non solo è fondamentale per prevenire la patologia, ma lo è anche in caso di infezione contratta. Non è un caso che chi si vaccina, se contrae la malattia, ha una prognosi migliore. Attraverso questo volume abbiamo voluto spiegare tutto ciò. L’informazione, quando è corretta e chiara, fa davvero bene.

Paolo Veronesi

Presidente Fondazione Umberto Veronesi

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Le collane

Diritto di parola Le vaccinazioni sono universalmente riconosciute tra le 10 fondamentali conquiste della medicina, grazie all’enorme impatto che hanno avuto sul controllo di infezioni, anche mortali, e di conseguenza sulla qualità e sull’aspettativa di vita di milioni di persone. Nonostante le innegabili dimostrazioni di efficacia, stiamo purtroppo attraversando un momento storico in cui è sempre più evidente la mancanza di fiducia nei confronti delle vaccinazioni. Questo “sentimento” sta portando, negli anni, a un lento ma sensibile calo delle coperture vaccinali, anche nel nostro paese. I dubbi sulla sicurezza dei vaccini e la scarsa conoscenza e consapevolezza del rischio di contrarre le malattie sono le principali motivazioni riportate alla base del rifiuto dell’offerta vaccinale. Non secondario è il ruolo della disinformazione che si è creata sul tema, favorita dal sempre maggior accesso al mondo dei nuovi media, in primis internet. Da medico, ma soprattutto da pediatra, vorrei riportare l’attenzione sul vero significato delle vaccinazioni. Queste ultime sono fondamentali per proteggere il lattante e il bambino e per porre le basi per la sua salute futura. Negli ultimi anni l’introduzione di nuovi vaccini efficaci e ben tollerati contro malattie anche mortali ha permesso di espandere le opportunità preventive.

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Vorrei ricordare l’esempio della vaccinazione contro l’epatite B, malattia responsabile di epatite e di neoplasie epatiche, la cui campagna di immunizzazione, che ha visto l’Italia tra i primi paesi impegnati in questa missione, ha permesso di ridurre drasticamente i casi di infezione, nonché della vaccinazione contro il meningococco C, batterio responsabile della meningite. E infine, dopo tanti anni impegnati nella ricerca scientifica, è stato approvato il nuovo vaccino contro la meningite di tipo B verso cui, fino a pochi mesi fa, non si aveva a disposizione nessuna arma preventiva. A fronte degli innegabili successi e traguardi raggiunti nella prevenzione delle malattie infettive per cui abbiamo a disposizione un vaccino, la mia speranza è che, quanto prima, si ritorni a considerare le vaccinazioni come “opportunità” e non come “fonte di danno”.

Gian Vincenzo Zuccotti Professore Ordinario di Pediatria Università degli Studi di Milano


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Vaccinazioni e meningite, due temi caldi: perchè ancora tanti dubbi e timori?

• La vaccinazione contro la meningite è sicura al 100%? • È obbligatorio vaccinarsi contro la meningite? • Sono solo i batteri a causare la meningite? • Ho sentito dire che la meningite da meningococco si diffonde soprattutto nei luoghi affollati, è vero? • È obbligatorio denunciare i casi di meningite alla Sanità Pubblica?

• È vero che oggi alcune forme di meningite in Italia sono praticamente scomparse grazie alle vaccinazioni? • È vero che la rigidità del collo rappresenta uno dei sintomi più evidenti della meningite batterica? • Chi si ammala di meningococco rischia anche la sepsi? • Ho 42 anni e non sono vaccinato contro la meningite. Dovrei farlo? 7


Le collane Quante domande sono solite scatenarsi tra genitori, mamme e familiari quando si parla di vaccinazioni! Quanti timori, soprattutto dei possibili effetti collaterali, spesso considerati più pericolosi delle gravi malattie che i vaccini consentono di prevenire. Purtroppo i casi drammatici di malattie che potrebbero essere evitate grazie alle vaccinazioni occupano le pagine dei giornali: nel caso del meningococco B, ad esempio, sono quasi sempre i più piccoli a pagarne le conseguenze più gravi. Perché allora ancora tanta diffidenza nei confronti dei vaccini, in particolar modo quelli pediatrici? Nel 2013, circa il 20% dei genitori italiani con figli sino a 15 anni ha dichiarato di essere contrario o indeciso a vaccinarli. Una chiara spia della confusione, alimentata anche da false informazioni, che circola intorno alle vaccinazioni e che quindi, comprensibilmente, crea timori in molti genitori. In questo quaderno dedicato alla meningite daremo parola agli esperti, con l'obiettivo di dare risposta alle domande e alle paure più ricorrenti. Proveremo a raccontare cos'è la malattia, quando e come si manifesta e quali siano gli agenti patogeni più comuni in grado di provocarla, quali lo pneumococco, il meningococco e Haemophilus influenzae. Non mancherà poi una fotografia della situazione sanitaria in Italia e in Europa, l'elenco delle vaccinazioni raccomandate e obbligatorie nel nostro Paese e quali siano le azioni da compiere per reagire prontamente in caso di sospetta meningite. A chiusura del quaderno, infine, sono 8

riportate alcune delle domande più comuni che spesso sorgono quando si parla di meningite, vaccinazioni e salute pubblica: un'occasione per vederci chiaro e districarsi nel mare di informazioni nel quale, oggi, siamo immersi.


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La meningite in sintesi La meningite è un’infiammazione delle membrane che avvolgono il cervello e il midollo spinale, chiamate appunto meningi. Questa condizione infiammatoria può essere causata da infezioni batteriche; ma anche virus, funghi, parassiti e reazioni avverse ad alcuni farmaci possono provocare l’infiammazione delle meningi. In alcune circostanze particolari, come l’abbassamento delle difese immunitarie o la presenza di altre patologie, alcuni batteri, virus o funghi possono diffondersi nel corpo: in questi casi si parla di malattia invasiva, che può

avere delle conseguenze molto serie sull’organismo. Nel caso un batterio riesca a raggiungere il flusso sanguigno si ha una complicanza detta sepsi; nel caso un patogeno riesca invece a diffondersi attraverso il liquido cerebrospinale (il fluido che permea e protegge il cervello e il midollo spinale) questa condizione può provocare l’infiammazione delle meningi (o meningite) in forma più o meno grave. Sepsi e meningite possono presentarsi insieme oppure singolarmente e rappresentano una delle complicanze più gravi della malattia invasiva.

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Le forme di meningite più comuni Meningite virale La meningite virale (conosciuta come meningite asettica) è abbastanza comune e meno grave rispetto alle meningiti batteriche. I sintomi sono molto simili a quelli di una comune influenza, e talvolta non viene neppure diagnosticata come meningite. Meningiti da funghi Si tratta di forme rare che colpiscono in particolar modo le persone con il sistema immunitario fortemente debilitato: provocano una forma di polmonite che può estendersi anche alle meningi. Meningiti batteriche Le meningiti causate da batteri sono causate da 3 diverse specie: Haemophilus influenzae di tipo B (conosciuto come Hib), Streptococcus pneumoniae (lo pneumococco) che può provocare anche polmoniti, infezioni delle prime vie respiratorie e otiti, e infine Neisseria menigitidis (o meningococco). In ognuna di queste specie può evolvere in forme gravi chiamate forme invasive: in questi casi, una complicanza ricorrente è appunto la meningite.

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Cause minori Forme più rare di meningite sono quella parassitaria, dovuta in genere all’ingestione di cibi contaminati (più frequente in quelle regioni del mondo dove le condizioni igieniche sono scarse o carenti), e quella dovuta ad alcuni farmaci o a specifiche condizioni patologiche. Nel primo caso i parassiti possono colpire il sistema nervoso arrivando a causare una grave infiammazione delle meningi. Nei restanti casi, invece, la malattia può derivare dall’assunzione di farmaci antinfiammatori o antibiotici, oppure dalla diffusione di infiammazioni pregresse come la sarcoidosi – localizzata tipicamente a livello polmonare e caratterizzata dalla comparsa di granulomi – o la vasculite – un'infiammazione che interessa i vasi sanguigni.


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Meningite da pneumococco

La causa più comune di meningite batterica in Europa

Lo Streptococcus pneumoniae è presente, in normali condizioni, nelle vie respiratorie superiori (naso e gola) di bambini e adulti sani. La sua trasmissione da persona a persona avviene con grande facilità, attraverso starnuti o colpi di tosse da parte dei portatori del batterio. La malattia, tuttavia, non si presenta se non in caso di un calo delle difese immunitarie, come avviene ad esempio negli stati febbrili o nelle sindromi influenzali tipici del periodo invernale. Le forme più gravi di patologia da pneumococco si verificano nel caso in cui il batterio si riproduca in ambienti quali il sangue, i polmoni o i liquor (il liquido che avvolge il cervello). In questo caso possono avere luogo fenomeni di otite,

polmonite e meningite batterica. Secondo i dati dell’ECDC (il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie) contenuti nel report annuale 2019 (con dati riferiti al 2017, i più aggiornati), in Europa si sono verificati 23.886 casi di infezioni da pneumococco – causate principalmente dai sierotipi 8, 3 e 22F. Le infezioni da pneumococco riportate in Italia sono state 1717 e nel 28% dei casi si sono manifestati episodi di meningite. Ormai da diversi anni è disponibile un vaccino efficace contro lo pneumococco: in Italia non è obbligatorio ma rientra tra i vaccini fortemente raccomandati ed è incluso nel Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale 2017-2019 (quindi somministrato gratuitamente dal Servizio Sanitario Nazionale) per bambini e anziani sopra i 65 anni 11


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Meningite da meningococco Una malattia che fa paura

La meningite da meningococco è causata da una sola specie di batterio, chiamata Neisseria menigitidis, di cui però in natura ne esistono 13 diversi sottotipi (in termine scientifico “sierotipi”) che si differenziano per la diversa capsula polisaccaridica – una struttura di rivestimento che avvolge questi microrganismi. Sono però solo 5 i sierotipi rilevanti dal punto di vista clinico perché capaci di provocare malattie pericolose e gravi epidemie: si tratta dei sierotipi A, B, C, Y, W135, contro i quali esistono dei vaccini specifici. Normalmente il meningococco è presente nella flora batterica del naso e nella faringe degli adulti: rimane inattivo anche per tutta la vita, ma può “risvegliarsi” in occasione di un calo di difese immunitarie oppure in presenza di un’altra infezione. Si calcola che circa il 30% della popolazione sana possa considerarsi portatrice di meningococco senza presentare alcun sintomo e senza che questo fatto aumenti le possibilità di diffusione della malattia. La meningite si trasmette attraverso le secrezioni respiratorie, come saliva, tosse, starnuti. Fortunatamente questo batterio sopravvive pochissimo al di fuori dell’organismo umano perché è molto suscettibile alle variazioni di temperatura e di umidità: questo significa che il contagio deve avvenire a distanza ravvicinata ed è più facile nei luoghi chiusi. 12

Dal naso, alle meningi e al sangue: come evolve la malattia

Quando il meningococco passa dal tratto naso-faringeo ad altre regioni del corpo può scatenarsi una malattia invasiva da meningococco. Questa si presenta in forme differenti: la meningite, se il batterio raggiunge le meningi passando per il sistema circolatorio, oppure la sepsi, se il batterio si diffonde nei tessuti e negli organi al di fuori del sistema nervoso centrale tramite il circolo sanguigno. Secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità riferiti al 2017, in Italia sono stati segnalati 198 casi di malattia invasiva da meningococco. Circa il 40% dei pazienti ha sviluppato meningite, il 26% sepsi, mentre il 30% ha avuto un quadro clinico con meningite e sepsi insieme. Nei casi di meningite meningococcica la letalità è elevata e provoca il decesso nell’8-14% dei pazienti colpiti, una percentuale che sale al 50% in assenza di cure adeguate.


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Il meningococco nel mondo Nel mondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità segnala circa 500.000 casi ogni anno. In Europa, la maggior parte dei casi di meningite da meningococco sono causati da due sierotipi, B e C, mentre in altri continenti prevalgono i sierotipi Y e A. I tassi più alti della malattia nel mondo si registrano nella cosiddetta meningitis belt (fascia della meningite), area che comprende i Paesi dell’Africa sub sahariana, dal Senegal all’Etiopia. In questa zona, dove vivono circa 300 milioni di persone, la malattia è endemica e la stagione secca

ne favorisce la diffusione. Nel 1996 in questa zona si è verificata la più grave epidemia di meningite mai registrata, con circa 250.000 casi e 25.000 morti in Niger, Nigeria, Burkina Faso, Ciad, Mali e altri Paesi limitrofi. In Europa e negli Stati Uniti, la maggior parte dei casi è data da meningococco B e C. Negli ultimi dieci anni, in molti Paesi europei l’introduzione della vaccinazione di massa contro questi ceppi ha ridotto significativamente il numero dei casi.

A,C B,C B,C

B,C,Y

A,B,C

B,Y

A,W-135,X B,W-135 B,C,Y,W-135 B,C

B,C

Adattata da Black et al., Science Translational Medicine 2012

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La meningite da Haemophilus Influenzae

Un batterio sotto controllo grazie al vaccino

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Haemophilus influenzae è un batterio che presenta 7 diversi sierotipi (a, b, c, d, e, e', f) che si distinguono in base alla capsula polisaccaridica presente intorno al patogeno. Haemophilus influenzae di tipo B (Hib) è il responsabile del 95% dei casi di tutte le forme invasive da haemophilus nelle persone suscettibili ed è una causa importante di infezioni che risultano fatali soprattutto nella popolazione infantile. Hib è solitamente responsabile di una patologia simil-influenzale che si risolve nel giro di qualche giorno, ma in alcuni casi l’infezione può evolvere in forme invasive e quindi gravi. Fino alla fine degli anni Novanta, Hib è stata la causa più comune di meningite nei bambini fino a 5 anni, ma con

l’introduzione del vaccino esavalente i casi di meningite causati da questo batterio si sono ridotti moltissimo. L’efficacia del vaccino è stata tale che, attualmente, la gran parte delle infezioni da Haemophilus influenzae sono dovute a sierotipi diversi dal B, per i quali attualmente non esiste un vaccino. Fortunatamente, questi casi sono limitati in numero (circa 3500 in Europa nel 2017) e l’aggressività dei sierotipi non-B è minore. Haemophilus influenzae di tipo B, tuttavia, non è scomparso e la sua riduzione è dovuta all’efficacia del vaccino: secondo le stime dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, la sua letalità è di circa il 5% dei pazienti colpiti, mentre i danni neurologici (permanenti o meno) sono stati registrati nel 15-30% dei casi.


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La meningite In Europa e in Italia Una situazione stabile

Sul finire degli anni Novanta, la meningite costituiva un pericolo molto serio e ben più diffuso di oggi. L’introduzione dei vaccini contro Haemophilus influenzae di tipo B, pneumococco e meningococco ha ridotto il numero di queste infezioni batteriche e, conseguentemente, ha diminuito l’incidenza di meningite. Oggi, i casi più frequenti di meningite sono quelli da pneumococco, particolarmente diffusi nei paesi del Nord Europa. A seguire, per frequenza la meningite da meningococco e l’infiammazione da Haemophilus influenzae, la più rara – perché il vaccino anti-Hib è stato il primo a essere inserito nei calendari vaccinali nazionali. Le fasce di età più colpite, in ciascuno dei tipi di meningite batterica, sono quelle degli anziani oltre i 65 anni di età e dei bambini sotto i 5 anni. Dal punto di vista geografico, invece, i Paesi dell’Europa del Nord mostrano l’incidenza più alta: Danimarca, Svezia e Finlandia per lo pneumococco, Lituania, Regno Unito e Irlanda per il meningococco, Svezia, Norvegia e Finlandia per l’Haemophilus influenzae. Rispetto al 2008, la situazione in Europa è sostanzialmente stabile: si è registrato un lieve aumento dei casi di meningite da pneumococco e da Haemophilus influenzae, e un debole calo dei casi di malattia dovuta a meningococco.

Italia, casi sotto controllo

Ogni anno in Italia si contano circa 2000 casi di malattie invasive da pneumococco, meningococco e Haemophilus influenzae, con circa 500 casi di meningite. La fascia di popolazione più a rischio sono i lattanti dai 4 agli 8 mesi di età, ma anche i bambini fino ai 4 anni circa e gli adolescenti, perché il batterio si diffonde più facilmente negli spazi chiusi (aule di scuola/università e luoghi di ritrovo dei giovanissimi). Lombardia, Piemonte, Veneto ed Emilia-Romagna sono le Regioni più colpite, anche se non va trascurato il più alto tasso di notifica e di diagnosi. Negli ultimi anni il numero di casi è rimasto sostanzialmente stabile, ma questo risultato deve rimarcare l’importanza dei vaccini e la necessità di mantenere alta l’adesione alla pratica vaccinale.

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Numero di casi e incidenza di malattie invasive batteriche in Italia 2016 - 2018

Anni

2018

2017

2016

0

500

1000

1500

2000 Numero di casi

Haemophilus influenzae

2016 2017 2018

Numero di casi 141 150 161

Incidenza per 100.000 0,23 0,25 0,27

Meningococco

2016 2017 2018 16

Numero di casi 227 198 167

Incidenza per 100.000 0,37 0,33 0,28

Pneumococco Numero di casi 2016 1531 2017 1717 2018 1231

Incidenza per 100.000 2,52 2,83 2,04


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Meningite: riconoscerla tempestivamente salva la vita Meningite: quali sintomi?

La diagnosi di meningite non è semplice, anche perché i sintomi possono spesso essere confusi con quelli di un'influenza. Alcuni segnali sono invece caratteristici della meningite: i più frequenti negli adulti e nei bambini sono letargia, irritabilità, fotofobia, torcicollo, presenza di eruzioni cutanee e convulsioni. Più complicata la diagnosi nei neona-

Sintomi della meningite in adulti e bambini

vomito

febbre

fotofobia

nausee

mal di testa

nuca rigida

dolori articolari

fitte

Questi sintomi possono non verificarsi simultaneamente

ti, che potrebbero essere più irritabili, avere un po’ di febbre oppure una temperatura minore rispetto al solito, presentare rigidità del corpo e del collo e piangere in modo particolarmente acuto. In qualsiasi caso è necessario rivolgersi in modo tempestivo al proprio medico di fiducia, per facilitare la corretta diagnosi e consentire una cura il più possibile anticipata.

Sintomi della meningite nei neonati

febbre mani e piedi possono essere freddi

rifiuto del cibo o vomito, diarrea

pianto stridulo o lamenti

rifiuto del contatto

tensione della testa e della schiena all'indietro

sguardo apatico, inarcamento della fontanella all'esterno

difficoltà nel risveglio, letargia

pallore, macchie17 sul corpo

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Le collane Esistono tuttavia due manifestazioni caratteristiche oggettive, chiamate segno di Kernig e segno di Brudzinski. Si tratta di reazioni ad alcune manovre mediche che indicano uno stato di infiammazione delle meningi e che possono aiutare a riconoscere tempestivamente la malattia.

Il segno di Kerning

Segno di Kernig

Così chiamata in onore di Vladimir Michajloviè Kernig (medico russo di fine ‘800), questo segno viene rilevato in posizione seduta e sdraiata. Quando il paziente è seduto gli è impossibile mantenere le gambe estese: tenderà invece a fletterle a causa dell’intenso dolore. Questo è il segno positivo. Allo stesso modo, quando il paziente è in posizione supina, diventa impossibile stendere la gamba verso l’alto bloccando il ginocchio: il paziente tenderà a flettere l’arto verso il petto in risposta al forte dolore.

Posizione che il paziente riesce a mantenere in caso di segno negativo

Movimento involontario del paziente in caso di segno positivo

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Il segno di Brudzinski

Il segno di Brudzinski è così chiamato da Jozef Brudzinski, un pediatra polacco del primo Novecento che studiò i segni neurologici associati alla meningite. Ne esistono due diversi tipi. Nel segno tipo I, o “della nuca", il paziente è supino con le dita incrociate dietro la testa e le gambe allineate. Con una mano si flette la nuca del paziente verso il petto, mentre con l'altra mano si impedisce l'alzarsi del torso. Se il paziente reagisce cercando di flettere le ginocchia e/o le anche, il segno è da considerarsi positivo. Nel segno di tipo II, o "riflesso controlaterale", si posiziona il paziente supino e si flette uno dei due arti inferiori portando il ginocchio in alto. Se questa flessione provoca un riflesso analogo nell'altra gamba, allora il segno è da considerarsi positivo.

Il segno di Brudzinski di tipo I

Posizione che il paziente riesce a mantenere in caso di segno negativo

Movimento involontario del paziente in caso di segno positivo

Il segno di Brudzinski di tipo II

Posizione che il paziente riesce a mantenere in caso di segno negativo

Diagnosi

In caso di sospetta meningite gli specialisti effettuano alcuni esami specifici, come il prelievo di un campione del liquido cerebro-spinale attraverso una puntura lombare. Questo esame consente di verificare se vi è infezione e, in caso positivo, se è un virus o un batterio a causarla.

Movimento involontario del paziente in caso di segno positivo

Altri esami sono l’analisi molecolare, per identificare tracce di DNA del patogeno all’interno dell’organismo e l’esame colturale, in cui campioni biologici vengono seminati su una piastra da laboratorio per verificare l’eventuale crescita del batterio. 19


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Cura

La cura prevede il ricovero in struttura ospedaliera con somministrazione di antibiotici, la terapia principale contro la meningite batterica. A questi possono essere aggiunti corticosteroidi (cortisone) per ridurre l’infiammazione delle meningi, oppure liquidi per la reidratazione dell’organismo in caso di febbri elevate. In alcuni casi vengono somministrati analgesici per alleviare i sintomi.

La profilassi per familiari, compagni di scuola e amici del paziente

Il batterio del meningococco non ha vita lunga al di fuori del corpo umano. Per questo motivo nel nostro Paese, dove il rischio di epidemia è limitato, i locali frequentati dal malato non sono sottoposti a quarantena. Particolare attenzione, invece, è riservata alle persone che sono venute a stretto contatto con il malato, che devono seguire una terapia farmacologica preventiva a base di antibiotici allo scopo di scongiurare l'eventuale malattia. Il periodo di sorveglianza dura circa una decina di giorni, dato che la malattia ha un periodo di incubazione medio di 3-4 giorni, ma variabile da 2 a 10. La valutazione delle persone da sottoporre a profilassi è effettuata caso per caso e può riguardare: • i conviventi, considerando anche l’ambiente di studio (la stessa classe) o di lavoro (la stessa stanza); • chi ha dormito o mangiato spesso nella stessa casa del malato; 20

• le persone che nei 7 giorni precedenti l’esordio della malattia hanno avuto possibili contatti con la saliva del paziente (attraverso baci, stoviglie, spazzolini da denti, giocattoli); • i sanitari che sono stati direttamente esposti alle secrezioni respiratorie del paziente (per esempio durante manovre d’intubazione o respirazione bocca a bocca).

Le conseguenze della meningite

La meningite è una condizione seria: le complicanze, specie in caso di meningococco, possono essere molto gravi e causare danni transitori o permanenti, fino ad avere un esito infausto, con la morte del paziente. La malattia può comportare alcuni problemi neurologici come sordità, difficoltà della vista, convulsioni e persino difficoltà intellettive. Alcuni pazienti, specialmente i più piccoli, possono sviluppare problemi neurologici che persistono per tutta la vita, soprattutto se la diagnosi (e quindi l’inizio del trattamento) non è stata sufficientemente tempestiva. In altri casi, la gravità dei sintomi può comportare l’amputazione degli arti o la presenza di cicatrici permanenti causate dall’infezione.


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Vaccinazione: l’arma più importante contro la meningite

Che la meningite sia una malattia grave, addirittura letale, è chiaro da tempo a chi vigila a livello nazionale sulla nostra salute. In Italia il Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2017-2019 comprende le vaccinazioni contro tutte le principali cause batteriche di meningite: lo pneumococco, il meningococco e l’Haemophilus influenzae B. Si tratta di vaccini offerti gratuitamente dalle regioni per quelle fasce di popolazione maggiormente a rischio come bambini e anziani.

Pneumococco

La vaccinazione da pneumococco è fortemente raccomandata. In particolare sono due i vaccini attualmente disponibili per la meningite da pneumococco: un vaccino coniugato 13-valente raccomandato per i bambini di età inferiore ai 5 anni – che protegge dai 13 più aggressivi sierotipi del batterio e prevede la somministrazione di 3 dosi (al 3°, 5° e 11° mese di vita) – e un vaccino 23-valente che viene in genere utilizzato per gli anziani ed è raccomandato per gli ultrasessantacinquenni. 21


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Meningococco

La vaccinazione anti-meningococco C è stata introdotta in Italia nel 2005. È fortemente raccomandata ed è disponibile in due forme: quella monovalente indirizzata esclusivamente contro il tipo C, e quella tetravalente contro i sierotipi A, C, Y e W135. La scheda vaccinale in vigore con il Piano Vaccinale 2017-2019 prevede una dose di vaccino monovalente nei bambini tra il 13° e il 15° mese di vita, e una somministrazione di tetravalente nell’adolescenza, sia come richiamo per chi è già stato vaccinato contro il meningococco C da piccolo, sia per chi non è mai stato vaccinato. La vaccinazione contro il meningococco B esiste in forma monovalente ed è disponibile in Italia dal 2014: è fortemente raccomandata per i bambini sotto al primo anno di vita (2 dosi al 4° e 6° mese di vita e un richiamo al 13° mese).

Haemophilus Influenzae

Il vaccino contro l’Haemophilus influenzae di tipo B è compreso nella vaccinazione esavalente e viene quindi somministrato in 3 dosi (al 3°, 5° e 11° mese di vita, insieme a quello contro lo pneumococco). Rispetto allo pneumococco e al meningococco, il vaccino contro l’Haemophilus influenzae di tipo B è obbligatorio per i nuovi nati dal 2017.

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Meningite e viaggiatori Per i viaggiatori il rischio di meningite è basso. La vaccinazione contro il meningococco è tuttavia raccomandata per coloro che si recano in Paesi della cintura subsahariana, soprattutto chi permane per tempi lunghi a stretto contatto con la popolazione locale, o in aree con epidemie in atto. Inoltre per tutti i viaggiatori che si recano in pellegrinaggio a La Mecca è obbligatoria la vaccinazione tetravalente (A, C, Y, W135), come richiesto dall’Arabia Saudita.

Questo perché il meningococco si diffonde più facilmente nelle situazioni sovraffollate, come ad esempio lo spostamento di gruppi numerosi che si recano a un luogo di culto o in determinate aree dell’Africa, dove è particolarmente attivo il sierotipo W135.

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24 aprile: la giornata mondiale contro la meningite Si tratta di una patologia tanto grave e improvvisa da richiedere l’attenzione del mondo intero almeno un giorno l’anno. In Italia è attiva la campagna di sensibilizzazione nazionale promossa dal Comitato contro la Meningite - Liberi dalla Meningite, con lo slogan: “Contro la meningite P.U.O.I. fare la differenza”. P.U.O.I è acronimo di Previeni, Unisciti, Os-

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serva, Informati, 4 punti spiegati in modo chiaro per far conoscere l’importanza della malattia. Il Comitato, costituito da cittadini e associazioni a livello nazionale, è il primo gruppo in Italia impegnato nel rappresentare i bisogni e i diritti delle persone colpite da meningite.


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Le risposte scientifiche alle domande di tutti La vaccinazione contro la meningite è sicura al 100%?

Come tutte le vaccinazioni e in generale tutti i farmaci, anche nel caso dei vaccini contro la meningite sarebbe sbagliato parlare di “sicurezza al 100%”. Una volta chiarito questo, è giusto mettere in evidenza gli enormi progressi fatti dai vaccini di ultima generazione, sia in termini di efficacia che di sicurezza. Gli effetti collaterali più comuni, poi, sono lievi: rossore, gonfiore nel sito dell’iniezione, febbre e sonnolenza. Gli effetti collaterali più gravi (come lo shock anafilattico, che è comunque controllabile somministrando il vaccino in ambiente medico dove i sanitari sono in grado di intervenire tempestivamente) sono rari e comunque meno frequenti delle gravi complicazioni causate dalla meningite. Per questi motivi, il rapporto tra rischi e benefici della vaccinazione li rende strumenti preziosissimi per salvaguardare la salute.

È obbligatorio vaccinarsi contro la meningite?

In Italia vi sono una serie di vaccinazioni obbligatorie, ovvero imposte dallo stato per evitare epidemie di massa. Nonostante il nuovo Piano Vaccinale abbia introdotto significative novità in termini di obbligo (pertosse, Haemophilus influenzae tipo B, morbillo, rosolia, parotite e varicella), le vaccinazioni contro la meningite da pneumococco o me-

ningococco non sono obbligatorie, ma rimangono caldamente raccomandate, soprattutto per le fasce più a rischio: i bambini sotto al primo anno di vita e gli anziani oltre i 65 anni, ai quali il vaccino viene offerto gratuitamente. Ad oggi, in Italia, tra i vaccini contro i patogeni della meningite è obbligatorio eseguire solo quello contro Haemophilus influenzae tipo B. Qualunque sia la propria posizione rispetto al tema dell’obbligo, l’innegabile efficacia delle vaccinazioni rimane davanti agli occhi di tutti: infatti è proprio nei Paesi in via di sviluppo, dove non vi è accesso gratuito alle vaccinazioni per ragioni economiche o dove non è presente un piano vaccinale strutturato, che avvengono più frequentemente gravi epidemie scongiurabili con una semplice vaccinazione.

Sono solo i batteri a causare la meningite?

No. A causare la meningite possono essere anche virus, funghi, parassiti, farmaci o malattie pregresse. Si tratta di cause minori, più rare, che in genere non arrivano a provocare condizioni tanto gravi quanto quelle dovute alle infiammazioni da meningococco, pneumococco o Haemophilus influenzae tipo B. La meningite virale è abbastanza comune, ma più lieve rispetto alle meningiti batteriche; spesso infatti non viene nemmeno diagnosticata, perché i suoi 25


Le collane sintomi sono molto simili a quelli di una comune influenza. Anche alcuni tipi di funghi, che riescono a colpire in particolar modo le persone in condizioni di ridotte difese immunitarie, provocano una forma di polmonite che talvolta arriva a estendersi fino alle meningi. Le meningiti parassitarie (più frequenti nelle regioni del mondo con scarse condizioni igieniche), possono invece derivare dall’ingestione di cibi contaminati. Infine, alcuni farmaci antinfiammatori o antibiotici e infiammazioni pregresse come la sarcoidosi o la vasculite, possono costituire delle cause più rare di meningite.

entro le 12 ore dalla individuazione del caso sospetto. Per tutti i casi accertati di meningite batterica e malattia invasiva da meningococco deve essere compilata anche un’apposita scheda di sorveglianza speciale, destinata al Ministero della Salute, all’Istituto Superiore di Sanità e alla Regione di appartenenza del malato. Nonostante il costante monitoraggio, si pensa che non tutti i casi effettivi di meningite da meningococco siano registrati: il numero di casi in Italia solitamente si attesta sui 200 circa, ma si stima che i casi reali siano addirittura il doppio.

È obbligatorio denunciare i casi di meningite alla Sanità Pubblica?

È vero che oggi alcune forme di meningite in Italia sono praticamente scomparse grazie alle vaccinazioni?

Sì, perché si tratta di una malattia infettiva che la Sanità Pubblica intende tenere sotto controllo per finalità epidemiologiche (e non solo): il monitoraggio del sierotipo che ha dato origine alla meningite e il conteggio dei casi sono effettuati dal Sistema Informatizzato Malattie Infettive (SIMI). Nel caso di meningiti batteriche, la denuncia mette in moto anche interventi sanitari specifici per il controllo del contagio. La denuncia (in termini tecnici “notifica”) è compito del medico di reparto che accerta la diagnosi ed è richiesta per la meningite e per le sepsi meningococciche. La meningite meningococcica, pur appartenendo a una categoria di malattie infettive definita di Classe II, attiva anche un flusso informativo speciale: la notifica al SISP (Servizio Igiene Sanità Pubblica), che deve essere effettuata 26

È proprio così: fino alla fine degli anni Novanta la causa principale di meningite nei bambini era l’Haemophilus influenzae di tipo B (Hib), per questo il vaccino contro questa forma di meningite è stato il primo a essere inserito nei calendari vaccinali nazionali. Oggi questa vaccinazione fa parte dell'esavalente, obbligatoria per tutti i bambini entro i primi tre mesi di età. Anche l’infezione da meningococco C in Italia oggi si previene grazie alla relativa vaccinazione, introdotta in Italia nel 2005. La prima a inserire nel piano nazionale la vaccinazione contro il meningococco C è stata la Gran Bretagna, perché questo batterio poco più di quindici anni fa colpiva ogni anno circa 1.500 persone tra giovani e bambini, portandone al decesso circa 150 nel brevissimo tempo di due giorni e lasciando conseguenze


Libertà di sapere. Libertà di scegliere molto gravi in oltre il 30% dei casi. In seguito, la vaccinazione di massa è stata eseguita anche in altri Paesi del mondo, compresa l’Italia. Per questo possiamo dire che HiB e meningococco C fanno molta meno paura. Ci siamo tutti dimenticati, in pochi anni dall’introduzione di questi vaccini, che queste malattie rappresentavano un grande pericolo soprattutto per i più giovani. Occorre anche ricordare, tuttavia, che è bene non abbassare la guardia. L’ultima introduzione è il vaccino di nuova generazione contro il meningococco di tipo B.

È vero che la rigidità del collo rappresenta uno dei sintomi più evidenti della meningite batterica?

Purtroppo sì, anche se questa subdola malattia negli adulti si presenta spesso con i sintomi di una normale influenza. Circa nel 70% dei casi, però, la meningite batterica negli adulti comporta la rigidità del collo. Collo rigido e dolore cervicale generalmente non sono presenti in bambini sotto un anno di età o in pazienti con stato mentale alterato. Altri due segni tipici della meningite sono il segno di Kernig (se il paziente è seduto, non riu-

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Le collane scirà a tenere le gambe completamente estese) o il segno di Brudzinski (la flessione spontanea delle anche e del ginocchio che si verifica quando si piega la testa in avanti con il mento verso lo sterno).

Ho sentito dire che la meningite da meningococco si diffonde soprattutto nei luoghi affollati, è vero?

È vero: il meningococco colpisce soprattutto i bambini di età inferiore ai due anni, gli adolescenti e gli studenti. Questo perché è più facile che frequentino luoghi affollati, come asili, aule scolastiche, università, locali e discoteche, dormitori, caserme.

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Il meningococco è un batterio che si stabilisce nelle alte vie aeree del nostro organismo: basta uno starnuto perché i batteri si diffondano. La convivenza e la prossimità in ambienti chiusi, specialmente durante la stagione invernale, facilitano la trasmissione del batterio da persona a persona. Fortunatamente questo terribile batterio ha una scarsa sopravvivenza una volta fuoriuscito dall’organismo. Cambiare spesso aria agli ambienti è una buona regola non solo per prevenire il meningococco, ma anche per mantenere in generale un buon livello di salute: virus e batteri sono sempre pronti a intaccare il nostro sistema immunitario.


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Chi si ammala di meningococco rischia anche la sepsi?

In un certo senso sì. Si tratta di una delle possibili complicanze della meningite da meningococco: ricordiamo però che la sepsi può manifestarsi anche senza associarsi all’infiammazione delle meningi. Si parla di sepsi meningococcica quando il meningococco si diffonde nei vari organi e tessuti attraverso il sangue causando un’infiammazione sistemica. La sepsi meningococcica in forma grave può presentarsi in modo fulminante: è caratterizzata da febbre improvvisa ed elevata, eruzioni cutanee con o senza emorragie e altri sintomi (cefalea, acidosi lattica, petecchie, ecc.). La cura di questa forma deve essere tempestiva, ed è basata principalmente su terapia antibiotica.

Ho 42 anni e non sono vaccinato contro la meningite. Dovrei farlo?

Sebbene l’Italia non stia vivendo uno stato di emergenza epidemica e i vaccini per la meningite non siano obbligatori, è bene che le fasce di popolazione a rischio si vaccinino, in modo da continuare a garantire l’immunità collettiva. Secondo il Piano Nazionale di Prevenzione Vaccinale 2017 - 2019, il vaccino contro la meningite è caldamente raccomandato per gli infanti sotto al primo anno di vita e per gli anziani oltre i 65 anni; tra le fasce a rischio, sebbene in misura minore rispetto alle precedenti, ci sono però anche i bambini sotto 5 anni, gli adolescenti e i giovani adulti. Vaccinarsi, a ogni età, rimane comunque la scelta migliore. 29


Le collane

Informarsi, approfondire, leggere www.epicentro.iss.it Portale di epidemiologia dell’Istituto Superiore di Sanità

Rappuoli Rino, Vozza Lisa I vaccini dell’era globale Zanichelli, 2009

www.levaccinazioni.it

Grignolio Andrea Chi ha paura dei vaccini? Codice edizioni, 2016

www.salute.gov.it www.liberidallameningite.it www.vaccinarsi.org www.ecdc.europa.eu www.meningitis.org

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ECDC’s Annual Epidemiological Report I report annuali dello European Centre for Disease Prevention and Control che rilevano lo stato delle malattie infettive in Europa


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