NEWSLETTER_N1_2020

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01/2020

Sostenere la ricerca è sostenere la vita

Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n°46) art. 1, comma 1, LO/MI - Numero 1 - Gennaio 2020

Umberto Veronesi

NEWS IL GIORNALE DI CHI CREDE NELLA RICERCA

RICERCA

Solidarietà e ricerca per non dimenticare Pietro

RICERCA

IN SALUTE

NOI & VOI

TERAPIE SU MISURA PER BIMBI E ADOLESCENTI

EDUCARE L’UOMO AI CONTROLLI MEDICI

TUTTI IN PIAZZA A MARZO COL “POMODORO”

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A PAGINA 8

A PAGINA 14


NEWS 01/2020 IN QUESTO NUMERO

RICERCA

Tutti insieme per donare in ricordo di nostro figlio

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RICERCA

Dalla parte dei bambini con le cure su misura

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Troppe le terapie anticancro passate dagli adulti ai piccoli. “Gold for Kids” è un progetto con ricercatori dediti ai tumori infantili e apertura di protocolli innovativi per i minori

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Pietro se n’è andato nel 2012 a 23 anni, per un tumore che l’aveva colpito a 14 anni. Il padre Franco racconta le tante iniziative che ancora promuovono gli amici del figlio per sostenere la ricerca sull’oncologia pediatrica IN SALUTE

Colon-retto: un alto rischio che rifiutiamo di prevenire

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È il secondo tumore in Italia, evitabile per la metà con un corretto stile di vita. L’invito allo screening arriva a 6.250.000 persone, ma solo il 41 per cento risponde

SALUTE A TAVOLA

Prebiotici, probiotici & Co. Così l’intestino resta in salute Sostanze vive abitano il nostro addome formando un insieme detto “microbiota”. Fondamentali i primi tre anni di vita per raggiungere stabilità. Star bene “di pancia” è la base del benessere

NOI & VOI

Le nostre 29 delegazioni con speciale attenzione verso i bambini Tante sono le Delegazioni che fanno informazione e raccolta fondi soprattutto per la lotta ai tumori pediatrici

SCIENZA E ETICA

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Omeopatia: la grande illusione Non c’è prova di laboratorio o d’altro genere che sostenga l’efficacia di queste cure cosiddette “alternative”. È l’autorevole verdetto del Comitato Etico della Fondazione Veronesi


L’EDITORIALE di Paolo Veronesi

08 IN SALUTE

L’uomo fuori controllo: la prostata è tabù È la loro ghiandola sessuale, ma i maschi la ignorano e non eseguono esami e visite periodiche. Invece ci sono malattie da prevenire o combattere. Una breve guida NOI & VOI

In piazza con il pomodoro!

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Il 14-15 marzo tornano i nostri banchetti con le tre lattine di pelati, polpa e pomodorino. Un frutto che fa bene alla salute e che aiuterà la raccolta fondi per i bambini malati di tumore. Impegniamoci tutti in questa impresa del bene

20 Eventi 22 Aziende per la ricerca Presidente Paolo Veronesi Direttore Monica Ramaioli

via Solferino 19, 20121 Milano Tel. +39 02 76018187 - Fax +39 02 76406966 info@fondazioneveronesi.it - www.fondazioneveronesi.it

DAI BAMBINI MALATI ALLA SALUTE MASCHILE. SOSTENETE I NOSTRI OBIETTIVI FINO ALLE PIAZZE COL “POMODORO” A METÀ MARZO

Cari sostenitori, nel primo numero dell’anno della newsletter di Fondazione Umberto Veronesi abbiamo scelto di dare ampio risalto al progetto dedicato ai tumori pediatrici. Due gli obbiettivi: finanziare la ricerca e le migliori cure mediche per i giovani pazienti oncologici attraverso l’attivazione dei protocolli di cura e svolgere attività di informazione e divulgazione sul tema dei tumori nei bambini e nei ragazzi. Un progetto possibile grazie alla vostra generosità. Come qualla di Franco, il padre di Pietro, un ragazzo scomparso nel 2012 a causa di un tumore. Un’esperienza dolorosa alla quale gli amici di Pietro hanno reagito dando il via a numerose iniziative in sua memoria con l’obbiettivo di sostenere la ricerca scientifica sui tumori pediatrici. Una parte della newsletter è dedicata anche alla salute della prostata. Una breve guida per saperne di più su prevenzione ed esami da fare. Inoltre troverete un interessante approfondimento sul ruolo dei prebiotici e probiotici nella salute del nostro intestino, altro argomento che genera spesso dubbi. In questo ricco numero non mancano i temi etici: il nostro Comitato Etico in questi mesi ha lavorato alla stesura di un importante documento dal titolo “Omeopatia e rimedi a base di placebo”. Infine voglio segnalarvi che anche quest’anno, il 14 e 15 marzo, saremo nelle piazze con il progetto “Il Pomodoro. Buono per te, buono per la ricerca”. L’obiettivo della raccolta fondi sarà il sostegno della ricerca e cura in oncologia pediatrica. Buona lettura!

NEWS - Notiziario della Fondazione Umberto Veronesi - Periodicità trimestrale - Aut. Tribunale di Milano N° 265 del 13/04/2004 Fondazione Umberto Veronesi - Piazza Velasca 5, 20122 Milano Direttore responsabile: Serena Zoli - Redazione: Marco Annoni, Daniele Banfi, Donatella Barus, Agnese Collino, Fabio Di Todaro, Elena Dogliotti, Vera Martinella, Chiara Segré - Segreteria di redazione: Cecilia de’ Donato - Foto: Archivio FUV, Roberto De Riccardis - Progetto grafico: Simone Scarsellini - Stampa: Società Generale dell’Immagine srl - Via Pomaro, 3 - 10136 Torino

Presidente


di Serena Zoli

«M

a no, io non sono un donatore. Sono un coordinatore di donazioni semmai, quelle raccolte con varie attività dagli amici di mio figlio». Franco Martini parlando da Grosseto, col sorriso nella voce gentile, si schermisce. Suo figlio Pietro non c’è più dal 2012, ma deve essere stato un ragazzo davvero speciale, non solo per i suoi genitori, se sette anni dopo un gruppo di suoi amici ancora organizza eventi nel suo nome. Non è comune. «Sì, è vero – conviene Martini – alla morte di nostro figlio io e mia moglie siamo stati accolti dentro un grande abbraccio dai suoi amici che dura tuttora. Ne fanno parte anche i figli dei nostri amici, miei e di Mariella. Un grande calore». A inventarsi manifestazioni per raccogliere fondi, spiega, sono soprattutto alcuni giovani tra cui svettano Andrea e Simone. «I ragazzi sono partiti da quello che piaceva a Pietro, la pallavolo e la fotografia – racconta Franco – così ecco inventato subito a Grosseto un torneo di pallavolo, che si è trasformato nel più moderno beach volley. Si tiene ogni anno il sabato di Pasqua. E Andrea, l’animatore dell’i-

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Fondazione Umberto Veronesi

Pietro se n’è andato nel 2012 a 23 anni, per un tumore che l’aveva colpito a 14 anni. Il padre Franco racconta le tante iniziative che ancora promuovono gli amici del ragazzo per sostenere la ricerca sull’oncologia pediatrica


RICERCA Nella pagina accanto, Pietro Martini e i genitori. Dall’alto: Andrea e Simone, amici di Pietro; un torneo di beach volley; il gruppo delle “Lady Bike”

niziativa, trova sempre modo di mettere un riferimento a Pietro nei pantaloncini o nella maglietta della gara. Sa, era il compagno di stanza di Pietro all’università…». Pietro aveva 23 anni quando se n’è andato, sconfitto da un neuroblastoma, un tumore pediatrico: in effetti si era ammalato nel 2004, a 14 anni. Il suo amico Simone dà voce alla sua altra passione: con una mostra fotografica inserita nella festa del paese di S. Angelo in Colle, vicino Montalcino, ogni prima domenica di giugno. «E riscuote sempre un bel successo – commenta Franco Martini - tanto più che vi ha aggiunto un trekking tra le vigne del Brunello che finisce con un gran pranzo alla cucina del Circolo ricreativo».

zatori. A programmare, qui, sono stati Mauro e il gruppo delle “Lady Bike”. E anche stavolta si finisce con una visita a una cantina». A tutte queste manifestazioni motivate dall’amore e dal rimpianto di Pietro, e dall’intenzione di sostenere la ricerca perché arrivi a sconfiggere il neuroblastoma e altri tumori, Franco e Mariella partecipano sempre. «Però cerchiamo di apparire in second’ordine, vogliamo che in primo piano risaltino gli amici di nostro figlio, perché il merito di quanto si fa e si raccoglie è loro. Sono uomini ormai perché hanno 30-31 anni. Simone ha anche due bambini e il maschio lo ha voluto chiamare Pietro. Lui e nostro figlio erano amici d’infanzia, inseparabili. Quanto calore ci danno tutte queste persone strette intorno a noi. Ci frequentiamo anche fuori dagli eventi, vengono a cena da noi, mia moglie poi li segue molto, in tutte le vicende familiari. Diciamo che lei è un po’ la pierre del gruppo…», ride Franco. Specifica che i bollettini postali per le donazioni alla ricerca attraverso la nostra Fondazione vengono compilati e spediti dagli organizzatori stessi, a loro nome, in modo che abbiano il giusto merito per il loro impegno…». Ma a indagare un po’ in Fondazione si scopre che ci sono anche bollettini a firma Martini, ci sono sì, contributi raccolti tra gli amici personali che, nella sua modestia, il papà di Pietro tenta di nascondere. E tutte queste donazioni hanno una indicazione precisa: oncologia pediatrica. Il nostro progetto “Gold for Kids”, che si occupa di ricerca sui tumori dell’infanzia.

TUTTI INSIEME PER DONARE IN RICORDO DI NOSTRO FIGLIO A sentirlo raccontare ci si vede dispiegare intorno un pezzo di Toscana dai nomi magici, sinonimi di bellezza e cultura, più - molte volte – di buon vino. E le cantine compaiono spesso negli eventi benefici organizzati dagli amici di Pietro. «Tutte contribuiscono gratuitamente e questa è una buona occasione per ringraziarle – continua il nostro donatore-non donatore. Agli eventi fin qui narrati si è aggiunto lo scorso ottobre, “Pedalando per la vita”, una passeggiata in bicicletta a Castelnuovo dell’Abate, «un posto bellissimo per cui, ancora di più, mi sento di ringraziare i ragazzi organiz-

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Troppe le terapie anticancro passate dagli adulti ai piccoli. “Gold for Kids” è un progetto con ricercatori dediti ai tumori infantili e apertura di protocolli innovativi per i minori di Daniele Banfi

DALLA PARTE DEI BAMBINI CON LE CURE SU MISURA U na diagnosi di tumore è di per sé qualcosa che “sconvolge” la vita. Quando però questa avviene in un bambino tutto si fa ancora più difficile. Perché se anche la ricerca ha fatto passi da gigante e molti tumori in età pediatrica possono essere curati con successo, spesso le terapie vengono mutuate dagli adulti, ma questo non sempre è un bene. Partendo da questa costatazione, nel 2014 Fondazione Umberto Veronesi ha dato vita al progetto “Gold for Kids” dedicato all’oncologia pediatrica. Due gli obbiettivi: finanziare la ricerca e le migliori cure mediche per i giovani pazienti oncologici attraverso l’attiva-

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zione dei protocolli di cura e svolgere attività di informazione e divulgazione sul tema dei tumori nei bambini e nei ragazzi. Gli ultimi dati del 2019 ci dicono che in Italia sono 371 mila i nuovi casi di tumore. Fortunatamente nei più piccoli i tumori sono un evento estremamente raro. Le stime ci dicono che nel nostro paese anche quest’anno saranno 1.400 i casi nei bambini e 800 negli adolescenti. Proprio per questa “fortunata” sproporzione rispetto ai numeri dell’adulto, occorre studiare dei percorsi di cura che siano mirati alle caratteristiche dei piccoli. E la Fondazione, in sinergia con Aieop (Associazione Italiana di

Ematologia e Oncologia Pediatrica) e la sua fondazione, Fieop, ha cominciato a farlo. Lo studio e l’avviamento di questi percorsi su misura dei più piccoli ha lo scopo di garantire ai pazienti di essere curati al meglio. Vuol dire incidere sulle possibilità di guarigione e sulla qualità della vita dei bambini che si ammalano. In Italia soltanto l’otto per cento delle sperimentazioni di farmaci è condotta nell’interesse esclusivo del bambino. Ecco il perché dell’impegno di Fondazione. Grazie alla generosità di molti, dall’inizio del progetto sono stati raccolti ol-


RICERCA

I NUMERI TASSO DI SOPRAVVIVENZA ALL’ANNO TRA 1988/1993

7/10 TASSO DI SOPRAVVIVENZA ALL’ANNO TRA 2003/2008

8/10 Nella fascia di età 0-19 anni con un guadagno netto di 12 punti percentuali nella sopravvivenza osservata a 5 anni: si è passati dal 72% del periodo 1988-1993, all’83% del periodo 2003-2008.

NUOVE DIAGNOSI DI TUMORE IN ITALIA CIRCA

1400 NEI BAMBINI FINO A 14 ANNI

800 NEGLI ADOLESCENTI DAI 15 ai 19 ANNI Rapporto AIRTUM

tre 4 milioni e 300 mila euro. Risorse con le quali abbiamo potuto finanziare 72 ricercatori e l’apertura di protocolli di cura mirati sulle esigenze dei bambini e degli adolescenti. In particolare abbiamo finanziato protocolli per la leucemia mieloide acuta, linfoma di Hodgkin, ependimoma, medulloblastoma, un progetto di genomica sui sarcomi e protocolli mirati per i sarcomi ossei, delle parti molli e sinoviali. Inoltre grazie alle donazioni per il progetto “Gold for Kids” abbiamo sostenuto il progetto “Passaporto del guarito”, ovvero lo sviluppo di una piattaforma informatizzata multilingue per la gestione a lungo termine

dei dati clinici dei bambini con una storia di tumore. Ma non vogliamo fermarci qui. Il nostro impegno continuerà anche nel 2020 con il finanziamento di nuovi protocolli per la leucemia linfoblastica acuta, per la leucemia mieloide acuta, per il neuroblastoma ad alto rischio e per i sarcomi dei tessuti molli. Non solo, in aggiunta allo sviluppo di questi percorsi, nel 2020 saranno 29 i nuovi ricercatori impegnati nella ricerca sui tumori pediatrici che finanzieremo con una borsa di ricerca. Un impegno per fare sì che tutti i bambini che si ammalano di tumore possano essere curati nel miglior modo possibile.

OGGI L’80 PER CENTO DIVENTERANNO ADULTI I tumori pediatrici più comuni sono le leucemie, secondi in ordine di frequenza quelli del sistema nervoso centrale e i linfomi. Questi tre gruppi sono responsabili di oltre due terzi dei casi di cancro nell’infanzia. Sino agli anni cinquanta, sia per gli adulti sia nei più piccoli, la parola cancro rappresentava una condanna. Oggi, grazie a terapie sempre più mirate, la situazione è radicalmente cambiata. L’oncologia pediatrica ha una storia relativamente giovane. Le prime cure e i primi reparti nacquero negli anni cinquanta, quando solo 20 bambini malati su 100 potevano sperare di diventare adulti. Mezzo secolo dopo l’80% dei tumori in età pediatrica si può guarire, con picchi superiori per alcune patologie come la leucemia linfoblastica acuta (Lla).

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È la loro ghiandola sessuale, ma i maschi la ignorano e non eseguono esami e visite periodiche. Invece ci sono malattie da prevenire o combattere. Una breve guida di Fabio Di Todaro

L’UOMO FUO LA PROSTAT S

imboleggia la sessualità maschile e, nello stesso tempo, vede spesso il suo stato di salute deteriorarsi. La prostata, si può dire, è l’equivalente del seno nelle donne. È una ghiandola che si trova al di sotto della vescica e “avvolge” l’uretra, il condotto che porta all’esterno l’urina e lo sperma. Al suo interno viene secreto il liquido seminale, fondamentale per la qualità degli spermatozoi. Nonostante tutto questo, però, spesso gli uomini non ne conoscono la collocazione e la funzione e della prostata si rendono conto soltanto se qualcosa non va. Nella migliore delle ipotesi, perché è ingrossata (ipertrofia prostatica). Nella peggiore, perché si è ammalata gravemente (tumore). L’ipertrofia prostatica benigna - malattia che comporta l’ingrossamento della ghiandola: determinato da un’infezione (batterica o virale), da alterazioni ormonali, da problemi di natura autoimmune o dall’invecchiamento - è il disturbo urologico più diffuso. Ne soffrono sette milioni di italiani, con «punte» che raggiungono l’80 per cento degli uomini oltre gli 80 anni. Il primo indicatore dell’infiammazione cronica della ghiandola può derivare dall’aumentata frequenza con cui un uomo urina, soprattutto di notte. Un segno obbiettivo è dato invece dalla pre-

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senza di calcificazioni a livello prostatico, rilevabili attraverso un’ecografia. I farmaci d’elezione per il trattamento dell’ipertrofia prostatica benigna (sovrappeso, sedentarietà e fumo sono i principali fattori di rischio) appartengono a due categorie: gli alfa-litici (agiscono contro i sintomi) e gli inibitori della 5-alfareduttasi (rallentano la progressione della malattia), talvolta usati in abbinamento. Da un po’ di tempo si ricorre anche a un farmaco derivato da una palma dell’America sudorientale (Serenoa Repens), che agisce sui meccanismi infiammatori alla base dell’ipertrofia. È in calo da anni, invece, il ricorso alla chirurgia, destinata ai casi più gravi e comunque in seguito al fallimento della terapia medica. Le opzioni, in questo caso, sono due: la resezione endoscopica della prostata (Turp) e l’enucleazione prostatica con il laser. Ma la prostata può essere colpita anche da un tumore: 37mila le diagnosi effettuate nel 2019 (è il quarto tumore più frequente), con numeri che crescono di pari passo con l’età. La malattia spesso non spaventa, visti i progressi registrati sul piano terapeutico (oltre 9 pazienti su 10 sono vivi dopo cinque anni). Il merito, in questo caso, è dall’aumento delle diagnosi effettuate in fase precoce. Quando la massa tumorale cresce, dà


IN SALUTE

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MILIONI

. 37 000

9 su 10

1 su 3

GLI ITALIANI AFFETTI DA IPERTROFIA PROSTATICA BENIGNA

TUMORI ALLA PROSTATA DIAGNOSTICATI IN UN ANNO

I SOPRAVVISSUTI A 5 ANNI DALLA DIAGNOSI DI TUMORE

TUMORI ALLA PROSTATA A “BASSO RISCHIO”

RI CONTROLLO: A È TABÙ origine a sintomi quali la difficoltà a urinare (in particolare a iniziare), il bisogno di farlo spesso, la presenza di sangue nelle urine o nello sperma. La malattia viene diagnosticata a seguito di una visita urologica (esplorazione rettale e dosaggio del Psa), seguita dalla risonanza magnetica e da una biopsia. In base allo stadio della malattia e all’età del paziente, si definisce il trattamento: “sorveglianza attiva”, chirurgia (eventualmente robotica), radioterapia o ormonoterapia (se la malattia non è confinata alla sola ghiandola). Il trattamento del tumore della prostata può determinare una serie di effetti collaterali: calo del desiderio sessuale, impotenza, vampate, aumento di peso, perdita di massa muscolare e stanchezza.

METTI IL TUMORE SOTTO SORVEGLIANZA Nel tumore della prostata, il più diffuso nell’uomo, un paziente su tre presenta un tumore a basso rischio: di piccole dimensioni e poco aggressivo. In questi casi è possibile evitare terapie radicali come chirurgia o radioterapia a favore della “sorveglianza attiva” che consiste nel monitorare il paziente nel tempo attraverso controlli periodici (dosaggio del Psa ogni tre mesi, visita con palpazione della ghiandola a cadenza semestrale e biopsia prostatica a un anno dalla diagnosi), evitando il ricorso alle terapie radicali (chirurgia e radioterapia). In questo modo il tumore viene trattato alla stregua di un “sorvegliato speciale”, con il vantaggio che i pazienti possono evitare (o quanto meno rimandare) il trattamento chirurgico e gli effetti collaterali negativi associati senza per questo vedere condizionate le probabilità di sopravvivenza.

DIMMI CHE PSA HAI… L’esame del dosaggio dell’antigene prostatico specifico (Psa, un enzima prodotto dalla prostata) viene prescritto agli uomini quando si sospetta una possibile malattia prostatica. È considerato un valido indicatore per monitorare la salute di chi ha già avuto un tumore della prostata. Meno affidabile è invece il suo ruolo come test di screening per la diagnosi precoce della neoplasia in persone sane e senza sintomi. L’esame va consigliato soltanto ai pazienti che hanno superato i 50 anni: se c’è un fondato sospetto della presenza di un tumore, in caso di familiarità o se si soffre di disturbi urinari. I risultati dell’esame vanno poi fatti leggere a un urologo, che li valuterà tenendo conto delle variazioni del Psa nel tempo e delle dimensioni della prostata, prima di approfondire le indagini.

PROVACI ANCORA, SAM La Fondazione Umberto Veronesi da anni porta avanti un progetto dedicato alla Salute Al Maschile (Sam) per combattere i tumori dell’uomo, con un’attenzione particolare ai tumori della prostata, della vescica e del testicolo. Un punto fondamentale è la sensibilizzazione degli uomini, che tendono a ignorare visite mediche e controlli. Per maggiori informazioni, scarica il nostro manuale sui tumori maschili.

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È il secondo tumore in Italia, evitabile per la metà con un corretto stile di vita. L’invito allo screening arriva a 6.250.000 persone, ma solo il 41 per cento risponde

LO SCREENING PER I TUMORI DEL COLON-RETTO IN ITALIA NUMERO DI PERSONE INVITATE : 6.249.128 ADESIONE ALL’INVITO: ITALIA 41%

NORD 52%

CENTRO 35%

SUD 24%

Fonte: Osservatorio Nazionale Screening (dati 2017)

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IN SALUTE

di Donatella Barus

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il secondo tumore più diffuso in Italia e ha un impatto importante in termini di nuove diagnosi e di vittime. Parliamo del cancro al colon-retto, una delle malattie oncologiche su cui la ricerca ha segnato grandi progressi nelle cure e nelle opportunità di prevenzione, grazie a stili di vita

GLOSSARIO no che non solo si possono identificare con un esame endoscopico, ma anche rimuovere, stroncando sul nascere il rischio di carcinoma. Questo approccio funziona. Secondo l’Iarc, l’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro, lo screening per i tumori del colon-retto, nelle sue

COLON-RETTO: UN ALTO RISCHIO CHE RIFIUTIAMO DI PREVENIRE corretti e controlli periodici adeguati. Opportunità che – ahimè – ancora in troppe circostanze non vengono colte. Ogni anno circa 49.000 persone (27.000 uomini e 22.000 donne) nel nostro Paese scoprono un tumore colorettale. I dati sono in leggero calo, probabilmente anche grazie a passi avanti in termini di prevenzione. Si stima infatti che un caso su due possa essere evitato attraverso l’esercizio fisico, una dieta sana e il controllo del peso. E almeno un terzo dei decessi si possa scongiurare grazie allo screening, ovvero alla possibilità di arrivare a diagnosticare presto la malattia tramite test a tappeto sulle persone statisticamente più esposte. I tumori del colon-retto hanno caratteristiche che permettono di anticipare e contrastare la malattia: nella gran parte dei casi il cancro si sviluppa a partire da polipi adenomatosi, piccole escrescenze sulla parete interna dell’intesti-

varie modalità, ha dimostrato di ridurre il rischio di morire per questa malattia: fino al 30-40 per cento i vari test per il sangue occulto nelle feci (Sof), fino al 70 per cento la colonscopia. Eppure oggi in Italia questa opportunità di salute è ampiamente sottovalutata. A ricevere l’invito allo screening è solo il 75 per cento della popolazione che dovrebbe essere coinvolta, con profonde differenze fra Regioni (in Puglia, ad esempio, lo screening è partito solo nel 2019). Quando, poi, la lettera arriva a casa, oltre la metà delle persone la cestina o la accantona sulla credenza, rimandando indefinitamente uno degli appuntamenti più importanti a cui si dovrebbe rispondere. Meno della metà, nelle fasce di età interessate, accetta l’invito allo screening organizzato (tramite ricerca di sangue nelle feci, seguita, quando occorre, da un approfondimento con colonscopia,

SOF – RICERCA DEL SANGUE OCCULTO NELLE FECI È un test condotto su un piccolo campione di feci, per cercare tracce invisibili di sangue che potrebbero segnalare la presenza di polipi precancerosi nell’intestino. È consigliato ogni due anni fra i 50 e i 69 anni. Se positivo, richiede un approfondimento con endoscopia (uno degli esami sotto elencati). COLONSCOPIA E RETTOSIGMOIDOSCOPIA Sono esami che permettono di esaminare la superficie interna del colon tramite una sonda flessibile (endoscopio) per via anale. Nella pancolonscopia, o colonscopia completa, si esamina l’intestino crasso. Nella rettosigmoidoscopia solo gli ultimi 50-60 cm dell’intestino. È consigliata una volta fra i 58 e i 60 anni, se negativa non serve ripeterla.

tranne alcuni programmi che offrono come primo esame anche una rettosigmoidoscopia). Molto più basso il dato al sud rispetto al nord e qualche adesione in più fra le donne. Perché tanta esitazione? Specie se si confrontano le percentuali di partecipazione agli screening organizzati e gratuiti per i tumori del seno e del collo dell’utero, il distacco stride. Uno studio condotto dall’Università di Siena su 500 donne ha indicato come fattori respingenti l’imbarazzo e la paura del dolore; invece come elementi che motivano allo screening l’esperienza della malattia in famiglia e il consiglio del medico di fiducia.

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A cura di ELENA DOGLIOTTI, biologa nutrizionista, supervisore scientifico per Fondazione Umberto Veronesi

CIBI FERMENTATI? I SÌ E I NO Sono alimenti prodotti mediante crescita microbica controllata e utilizzo di enzimi. Nel corso della storia è stato un modo per preservare e insaporire gli alimenti, come carne, pesce, latte, verdure, legumi, cereali, radici amidacee e frutta. Cibi fermentati sono ad esempio lo yogurt, i formaggi, il kefir (fermentato da latte), i crauti, alimenti della tradizione orientale come il miso (fermentato da soia gialla), il kimchi (verdure miste fermentate), il kombucha (the fermentato). Alcune lavorazioni, come la pastorizzazione, l’affumicatura, la cottura al forno o il filtraggio, neutralizzano gli organismi vivi. I benefici I composti ottenuti dalla fermentazione possono contribuire ad aumentare le concentrazioni di vitamine, la disponibilità di minerali come il ferro e lo zinco, a ridurre le sostanze potenzialmente tossiche. Fermentato = salutare? Non sempre. La fermentazione alcolica porta a una molecola tossica e cancerogena. Il kimchi e i fermentati di soia contengono spesso molto sodio, formaggi e salumi hanno molti grassi, sodio e (i salumi) altre sostanze potenzialmente cancerogene.

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PREBIOTICI, PROBIO COSÌ L’INTESTINO R

N

el nostro intestino c’è… un intero ecosistema. Che merita di essere tutelato e che fa la differenza in termini di salute. Si tratta del microbiota intestinale, formato dai miliardi di batteri e altri organismi che popolano principalmente il tratto del colon, e i cui cambiamenti possono influire sul sistema immunitario, sul metabolismo e perfino sulla sfera neuro-comportamentale. Come mantenere, dunque, un microbiota sano? I fattori in gioco – come vedremo – sono tanti e non tutti ancora ben chiari. Ma la dieta è un elemento chiave A CIASCUNO IL SUO MICROBIOTA La composizione del microbiota intestinale può variare molto da una persona all’altra, per fattori intrinseci (come la genetica, la regolazione immunitaria e quella metabolica), fattori legati alla nascita e alla prima infanzia (alimentazione della madre in gravidanza, parto naturale

o cesareo, tipo di allattamento e svezzamento), ma anche per il tipo di dieta, l’uso di antibiotici, stress. Tra gli stili di vita l’alimentazione influisce soprattutto nei primi tre anni di vita. Dopo, infatti, il microbiota rimane più stabile, anche se la qualità e la quantità dei nutrienti possono ancora avere un impatto anche in un adulto, con molte differenze fra individuo e individuo. DIETA MEDITERRANEA E PREBIOTICI La dieta mediterranea è stata identificata tra i regimi alimentari più salutari, anche per l’intestino. Merito soprattutto delle fibre vegetali di verdura, frutta, legumi e frutta a guscio, che funzionano da “nutrimento” per i batteri buoni. Per questo motivo le fibre vengono definite “prebiotici”: sostanze che migliorano la crescita e l’attività dei batteri ospiti del nostro intestino. Si tratta, oltre a vari tipi di fibre alimen-


SALUTE IN TAVOLA

Sostanze vive abitano il nostro addome formando un insieme detto “microbiota”. Fondamentali i primi tre anni di vita per trovare stabilità. Star bene “di pancia” è la base del benessere

TICI & CO. ESTA IN SALUTE tari, di composti fenolici e fitochimici, acido linoleico e acidi grassi polinsaturi (negli oli vegetali, nel germe di grano, nella soia e in alcuni semi), e una vasta gamma di oligosaccaridi (presenti in piante come il grano, l’avena e la soia, la cipolla, i porri e l’aglio, la cicoria, i carciofi, le banane). I prebiotici si possono trovare in molti alimenti, oppure essere assunti in forma di integratori. Migliorano il funzionamento gastrointestinale e la funzione “barriera” dell’intestino, aumentano l’assorbimento dei sali minerali, modulano il metabolismo energetico e la sazietà, riducono il rischio di infezioni intestinali. I PROBIOTICI Cambia solo una vocale, ma non sono da confondere con i prebiotici. I probiotici sono “microrganismi vivi che, in quantità adeguate, conferiscono un beneficio per la salute dell’ospite”. Molti batteri probiotici vengono tradizionalmente uti-

lizzati nella fermentazione del cibo, ad esempio per produrre yogurt, formaggi, kefir, miso (vedi box), anche se oggi vengono assunti prevalentemente sotto forma di integratori. I probiotici infatti devono arrivare vivi all’intestino per favorire l’equilibrio della flora batterica. Lo yogurt classico, ad esempio, contiene due ceppi di probiotici, il Lactobacillus Bulgaricus e lo Streptococcus Thermophilus, ma questi non sopravvivono all’acidità del nostro stomaco. Quali sono i loro benefici? Alcuni studi hanno identificato ceppi specifici che possono essere efficaci, ad esempio nella diarrea associata all’uso di antibiotici, nell’insulino-resistenza in caso di diabete, nel controllo delle malattie infiammatorie dell’intestino. Tuttavia, le risposte individuali all’utilizzo dei probiotici possono essere differenti ed è importante sempre consultarsi con il medico prima di acquistare degli integratori.

PATÉ DI MISO: DAL GIAPPONE CON GRAN SAPORE Un paté un po’ particolare ma simpatico da offrire tra tante salsine, per antipasto o per l’aperitivo… Chi gradisce, lo potrebbe anche abbinare a verdure lessate. Ingredienti • 2 cipollotti • 1 cucchiaio di miso • 3 cucchiai di tahin • 1 spicchio d’aglio • 1 cucchiaio di prezzemolo fresco tritato • 5 cucchiai d’acqua • 1 o 2 filetti di acciuga sott’olio (sgocciolate) o sotto sale (in questo caso passatele sotto l’acqua corrente) • 1 cucchiaio di capperi sottaceto • 60 g di tofu • 1 cucchiaio di olio extravergine di oliva Come si prepara Affettate finemente i cipollotti e fateli saltare in padella con tutti gli ingredienti: miso, tahin, aglio, prezzemolo tritato, acciughe spezzettate, capperi, tofu e olio. Lasciate intiepidire e frullate tutto quanto: il paté è pronto per essere spalmato su crostoni di pane integrale o verdure lessate. Potete anche prepararlo in versione light senza miso, tahin né acciuga, sostituendo questi ingredienti con una manciata di olive nere denocciolate. Da “Le ricette dei magnifici 20” di Marco Bianchi, Ed. Ponte alle Grazie

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IN PIAZZA CON IL POMODORO!

Il 14-15 marzo tornano i nostri banchetti con le tre lattine di pelati, polpa e pomodorino. Un frutto che fa bene alla salute e che aiuterà la raccolta fondi per i bambini malati di tumore. Impegniamoci tutti in questa impresa del bene

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utti in piazza mentre sta per arrivare la primavera! E per una buona ragione: il 14 e 15 marzo 2020 torna “Il Pomodoro. Buono per te, buono per la ricerca”, l’evento di raccolta fondi a sostegno della ricerca e cura sui tumori pediatrici organizzato da Fondazione Umberto Veronesi grazie al contributo dell’Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali (Anicav) e del Consorzio nazionale riciclo e recupero imballaggi acciaio (Ricrea). In tante piazze, in tante città, a fronte di una donazione minima di 10 euro, i nostri volontari distribuiranno una scatola con tre lattine di pomodoro: pelati, polpa e pomodorino. Tutti ottimi. L’obiettivo della raccolta fondi è il sostegno della ricerca e cura in oncologia pediatrica. In particolare


NOI & VOI

«CON LA FONDAZIONE VERONESI PERCHÉ CREDIAMO NELLA RICERCA PER I BAMBINI» di Serena Zoli

Fondazione Umberto Veronesi si pone l’obiettivo di completare la copertura dei costi di gestione e avviamento di un protocollo internazionale di cura sulla leucemia linfoblastica acuta pediatrica (Lla) che rappresenta il 75% dei casi di leucemia infantile e in Italia colpisce oltre 350 bambini all’anno. Il fine del protocollo è migliorare sempre di più i tassi di guarigione dalla Lla pediatrica. Si tratterà della terza edizione dell’iniziativa. Nel 2019 abbiamo sfiorato i 300.000 € di raccolta con circa 1400 volontari coinvolti, distribuendo 20.000 confezioni di pomodoro. Quest’anno l’obiettivo è superare i 30.000 prodotti distribuiti e raccogliere sempre più fondi per prendersi cura dei bambini malati di tumore.

Al momento di ripetere per il terzo anno la loro offerta, i nostri partner per “Il Pomodoro. Buono per te, buono per la ricerca” appaiono quanto mai convinti e motivati. Giovanni De Angelis, che è direttore generale dell’Anicav, l’Associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali, dichiara subito: «Speriamo che la nostra partnership con Fondazione Veronesi si rafforzi e cresca». E fa riferimento alla responsabilità sociale che rientra nei doveri dell’impresa: «Vuol dire essere coscienti anche del mondo fuori dalla fabbrica e intervenire. Noi, poi, essendo un’associazione non valorizziamo questo o quel marchio. Quello che rappresentiamo è il pomodoro, un prodotto naturale, che fa bene alla salute ed è cruciale per la cucina italiana». Sull’altro versante c’è il contenitore del saporito pomodoro, la lattina in acciaio che ci viene donata da Ricrea, Consorzio nazionale riciclo e recupero imballaggi in acciaio, il cui presidente è Domenico Rinaldini. «Poteva bastava – dice - lo scopo stesso dell’iniziativa a convincerci, la cura dei bambini da mali terribili. Ma erano ben tre gli elementi che funzionavano: 1) la qualità della Fondazione Veronesi, la sua serietà; 2) la qualità del prodotto: naturale, che fa bene ed è un simbolo dell’italianità; 3) la qualità del contenitore: l’acciaio, che fa bene all’ambiente. Perché si può riciclare infinite volte, è un “materiale permanente” che entra nella “economia circolare”. Nel 2018 sono stati riciclati il 78% di tutti gli imballaggi d’acciaio». Che sono diventati binari, travi o telai per biciclette. Entriamo tutti in un circolo virtuoso donando ai banchetti perché arrivino risorse per la ricerca. Destinatari ultimi: i bambini. Partecipiamo tutti! Nella foto, da sinistra: Giovanni De Angelis, Domenico Rinaldini, Gennaro Esposito, Paolo Veronesi, Gianluigi Di Leo

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Cena di raccolta fondi delegazione di Torino 8 maggio 2019. Officine Grandi Riparazioni. PiĂš di 350 partecipanti Cena di raccolta fondi delegazione di Como 12 novembre 2019. Teatro Sociale. PiĂš di 500 persone

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NOI & VOI

Se devo dire perché faccio parte di questa grande Fondazione la risposta è l’entusiasmo. L’entusiasmo per cercare di vincere sfide che fino a pochi anni fa sembravano invincibili, l’entusiasmo per la scienza nelle sue molteplici forme, l’entusiasmo infine per aiutare l’altro.

APPUNTAMENTI A TORINO E A MODENA

ADELE ARTOM, Responsabile della delegazione di Torino

INQUINA UN PO’ MENO

LE NOSTRE 29 DELEGAZIONI CON SPECIALE ATTENZIONE VERSO I BAMBINI

Dopo aver realizzato un manuale che, con chiarezza e concisione, affronta i criteri che vengono utilizzati per stabilire i rapporti tra i cosiddetti fattori di rischio, l’incidenza e la prevalenza delle malattie, Fondazione Veronesi, da sempre consapevole dell’importanza della prevenzione nella salvaguardia del benessere di tutti e della necessità di un’informazione puntuale e corretta come strumento di salute, ha scelto di trattare il tema dell’inquinamento atmosferico e dei suoi effetti sulla salute attraverso una serie di incontri pubblici. L’obiettivo è quello di fare chiarezza rispetto alle informazioni a disposizione dei cittadini, a volte inesatte o incomplete, per aiutare a comprendere quali sono i rischi reali e quali le possibili soluzioni. Un approccio alla conoscenza rigoroso e coraggioso può dare alle persone informazioni corrette e permettere di fare quanto possibile per vivere in un ambiente più sano. Partiti da Novara lo scorso 2 ottobre e a Bergamo il 17 dicembre, il prossimo appuntamento sarà a Torino, presso il Circolo dei Lettori, alle ore 18 di venerdì 24 gennaio. Interverranno Ennio Cadum (Direttore del Dipartimento di Igiene e Prevenzione sanitaria, Agenzia per la Tutela della Salute Ats di Pavia) e Pier Mannuccio Mannucci (Professore emerito di Medicina Interna, Università di Milano), moderati da Gabriele Beccaria (giornalista de La Stampa, responsabile dell’inserto TuttoSalute e TuttoScienze). L’incontro successivo sarà lunedì 3 febbraio a Modena, alle ore 18, presso la Sala Bassoli del Forum Monzani di Via Aristotele 33.

Tanti sono i gruppi locali che fanno informazione e raccolta fondi impegnati soprattutto per la lotta ai tumori pediatrici

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er portare avanti la propria mission su tutto il territorio nazionale, Fondazione Umberto Veronesi si è posta l’ambizioso obiettivo di costituire delle delegazioni nelle principali città italiane. Con il 2019 appena concluso la Fondazione è giunta a quota 29. Tra i tanti progetti sostenuti, “Gold for Kids” - ampiamente descritto nel servizio a pagina 6 e 7 - è uno di quelli che ha visto maggiormente impegnate le delegazioni attraverso l’organizzazione di eventi per la raccolta fondi. Quest’anno, in particolare, le delegazioni hanno scelto di contribuire al finanziamento di due protocolli: quello internazionale finalizzato alla cura dei sarcomi sinoviali, che potrà essere avviato grazie all’impegno della delegazione di Como, e il protocollo per la leucemia linfoblastica acuta, già avviato lo scorso anno, e che anche per il 2020 sarà sostenuto dalle delegazioni di Torino, Arezzo, Belluno, Bergamo, Pesaro e Urbino e Terni.

Scarica il manuale gratuito “Inquinamento e salute” dal sito www.fondazioneveronesi.it

Sono felice ed onorata di poter dare il mio contributo a Fondazione Umberto Veronesi, grazie alla quale si raggiungono risultati molto importanti. Sono altresì grata a Como ed ai suoi cittadini per il costante e crescente sostegno a supporto di una causa che, per diversi motivi, mi sta davvero molto a cuore FRANCESCA RUFFINI, Responsabile della delegazione di Como

Sono felice ed onorata di poter dare il mio contributo a Fondazione Umberto Veronesi, grazie alla quale si

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Non c’è prova di laboratorio o d’altro genere che sostenga l’efficacia di queste cure cosiddette “alternative”. È l’autorevole verdetto del Comitato Etico della Fondazione Veronesi di Marco Annoni

OMEOPATIA: LA GRANDE ILLUSIONE A

volte, anche una terapia inefficace può comportare dei gravi rischi per la salute. Per esempio, quando viene assunta al posto di una terapia la cui validità e sicurezza sono invece state dimostrate secondo rigorosi standard scientifici. Oppure quando conferisce un falso senso di sicurezza a chi la prende, portandolo a credere di aver già ricevuto una “diagnosi” e una “cura”. E ritardando, così, l’esecuzione di esami più approfonditi o il ricorso a un secondo consulto medico. Il caso peggiore accade, però, quando la scelta di credere a medicine “alternative” mette a rischio la salute di bambini che sono affetti da malattie gravi ma curabili con i farmaci già disponibili, provocando danni inutili o irreparabili.

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Per questo motivo, il Comitato Etico della Fondazione Umberto Veronesi ha deciso di dedicare il suo ultimo parere a un tema intorno al quale da sempre esiste grande confusione: l’omeopatia. Il documento inizia ricostruendo l’origine di questo sistema alternativo di medicina e prosegue spiegando perché, secondo la scienza e le prove oggi disponibili, non si può non concludere che l’omeopatia sia del tutto inefficace - quindi rischiosa. Come osserva il Comitato Etico, «i preparati omeopatici sono privi di efficacia specifica e capaci di indurre benefici soltanto attraverso l’effetto placebo». Nessuno studio rigoroso e indipendente, infatti, è mai riuscito a dimostrare che un qualsiasi preparato omeopatico sia più efficace di una pillola di zucchero o di una boccetta

di semplice acqua per “curare” una qualunque condizione o sintomo. I prodotti omeopatici non sono quindi né “cure”» né “medicine”, ma solo dei costosi placebo. D’altra parte, basta leggere la lista degli “ingredienti” riportati sulle loro confezioni per rendersene conto da soli. A partire da queste constatazioni, il comitato etico formula una serie di indicazioni rivolte, in primo luogo, ai decisori politici affinché «il sistema di etichette riguardanti i preparati omeopatici e, nel complesso, le note informative al paziente» esprimano con la massima chiarezza il fatto che «la medicina omeopatica non si basa su metodologie sperimentalmente attendibili e che i preparati omeopatici sono privi di qualsivoglia valutazione di efficacia da parte dell’autorità competente (Aifa)».


SCIENZA E ETICA

GLOSSARIO PLACEBO Qualsiasi cosa che, pur essendo ritenuta inefficace, viene somministrata a qualcuno come se fosse una medicina efficace. EFFETTO PLACEBO Fenomeno psicobiologico attraverso cui le aspettative (per esempio, di un beneficio) possono indurre un reale cambiamento di alcuni sintomi (di un dolore percepito, per esempio).

Inoltre, il Comitato si rivolge anche ai medici, chiedendo che «nella pratica clinica, la prescrizione e somministrazione di preparati omeopatici siano limitate alla popolazione adulta nel rispetto della libertà terapeutica personale e del principio di autodeterminazione». Il documento «Omeopatia e rimedi a base placebo» è scaricabile dalla pagina del Comitato Etico presente sul sito di Fondazione Umberto Veronesi

LA CARNE ARTIFICIALE SOTTO L’ESAME DEL COMITATO ETICO DELLA FONDAZIONE È online il nuovo numero di The Future of Science and Ethics, la rivista scientifica del Comitato Etico di Fondazione Umberto Veronesi (scaricabile dalla pagina del Comitato presente su www.fondazioneveronesi.it) che si propone di affrontare i temi più rilevanti che riguardano i rapporti tra la scienza, l’etica e la politica. Il volume, oltre a numerosi articoli a tema libero, raccoglie le proposte che, nel corso degli ultimi anni, sono state avanzate per ripensare i rapporti tra la comunità scientifica e il mondo delle decisioni politiche. Nel volume sono inoltre pubblicati i documenti dedicati, rispettivamente, al tema della carne ottenuta da colture di cellule staminali e dell’omeopatia e di tutte le altre terapie a base placebo. Ognuno di essi è accompagnato da una serie di commenti e approfondimenti a firma di scienziati ed esperti di livello internazionale. L’uscita del prossimo volume della rivista di scienza ed etica è prevista per giugno 2020 e conterrà un nuovo focus dedicato al tema, sempre più dibattuto, dell’obiezione di coscienza (non soltanto in ambito medico).

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EVENTI

“QUESTIONE DI UN ATTIMO”: UN CORTO PER LA PREVENZIONE E LA RICERCA È dedicata a sostenere la Fondazione Umberto Veronesi e la ricerca sui tumori femminili la settima edizione di “Natale con gli Autori”, format di valorizzazione della lettura-scrittura attraverso l’impegno sociale, nato da un’idea di Stefania Nascimbeni, con la direzione artistica di Valeria Merlini. Il 27 novembre è stato presentato in anteprima esclusiva il cortometraggio “Questione di un attimo”, da un soggetto di Lorenza Bernardi, con la regia di Riccardo Paoletti e le musiche di Saturnino. L’opera racconta la frenesia della vita quotidiana e la tendenza a dimenticare le cose importanti, come la prevenzione. L’uscita è prevista nella primavera 2020 nel circuito europeo di festival cinematografici.

L’attrice Giulia Bevilacqua, protagonista del film

Vuoi vedere il trailer di “Questione di un attimo”?

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“DONA LE TUE RUGHE” In una mostra le emozioni dell’incontro fra giovani artisti e donne colpite da tumore

Le rughe sono i segni delle emozioni e delle esperienze, felici o dolorose che siano; da tabù estetico sono diventate invece un simbolo di forza, resilienza e speranza. “Dona le tue rughe” è la campagna di L’Oréal Paris, ideata da McCann Worldgroup Italia con Fondazione Umberto Veronesi, che è stata lanciata lo scorso giugno a sostegno della ricerca sui tumori femminili.

A completare il progetto, un evento unico: a Milano, nello Spazio Solferino 19, dal 4 all’8 novembre, si è tenuta una mostra dove è stato possibile apprezzare le opere di 13 giovani promettenti artisti dell’Accademia di Belle Arti di Brera. Fotografie, installazioni e disegni che hanno espresso le emozioni dell’incontro con sei donne che hanno affrontato la malattia. «Il progetto si relaziona con qualcosa che misura e trattiene il tempo, che segna il passo della vita e della forza necessaria che occorre a tracciarne il percorso – ha commentato Maria Cristina Galli, vicedirettore dell’Accademia di Belle Arti di Brera –. Il tempo, inteso come un processo di rinascita quotidiana e l’inizio di una nuova avventura, è assieme alle protagoniste l’attore fondamentale di questa iniziativa».

Paolo Veronesi (Presidente Fondazione Umberto Veronesi), Guillaume Perrin (Brand Director L’Oréal Paris), Daniele Cobianchi (CEO & Chairman McCann WorldGroup), Maria Cristina Galli (Vicedirettore dell’Accademia di Belle Arti di Brera).


EVENTI

LE 14 CITTÀ 1. MILANO 2. VARESE 3. zona BRIANZA 4. TORINO 5. VERONA 6. BOLOGNA 7. FIRENZE 8. PERUGIA 9. ROMA 10. NAPOLI 11. BARI 12. CATANIA 13. PALERMO 14. CAGLIARI

ARRIVANO LE NUOVE PINK SE 800 VI SEMBRAN POCHE… Tante si sono candidate a correre. Aumentano le città sedi di un gruppo: da 12 a 14. Allenamenti e via con la mezza maratona

Che successo l’appello per le nuove Pink Ambassador 2020! Sono arrivate ben 800 candidature da tutte le regioni d’Italia. Aspiranti a diventare parte di un running team, uno dei gruppi di corsa sparsi per la penisola che verranno allenati nella loro città a cura della Fondazione Veronesi col consueto sostegno della Fidal, la Federazione di atletica leggera, e dei suoi tecnici. Le città per ora probabili sede di un running team nel 2020 sono 14 e sono illustrate in questa pagina. L’anno scorso erano 12. Chi sono le Pink Ambassador? Sono donne che hanno subito un’operazione per uno dei tre tumori femminili (seno, ovaie, utero) e che intendono reagire mostrando a tutti – e a se stesse in primis – di poter riprendere una vita normale. Piena di energia positiva. Correre è stato identificato come un

modo davvero espressivo per dare sfogo a questa energia, fa bene alla salute, aiuta anche nel riprendersi dal decorso degli interventi chirurgici. Fin qui abbiamo visto che cosa sono le Pink, giunte alla settima edizione. Ma perché Ambassador? Perché con la stessa partecipazione alle corse pubbliche (maratone e mezze maratone) sono “ambasciatrici” della notizia che il cancro si può combattere, Molto riconoscibili: perché tutte indosseranno una maglietta pink, rosa, con la scritta “Niente ferma il rosa/niente ferma le donne”. Inoltre ciascuna Pink dovrà organizzare una raccolta fondi, per essere partner attive nel sostegno alla ricerca scientifica. E per cominciare, ogni team, debitamente allenato, parteciperà a una mezza maratona.. Allora, pronte? Viaaaa!!

NEL NOME DI ELY DALL’ARTE ALLA RICERCA Si chiama “LovEly” la collezione di arte venduta a Milano il 22 novembre. Il gioco di parole è evidente: love amore ed Ely, il nome della donna cui la manifestazione era dedicata. Elisa, detta Ely è mancata nell’agosto scorso a 37 anni a causa di un tumore al seno. Lasciando un marito e una figlia. E tanti amici amorevoli che hanno organizzato questa manifestazione con 5 opere riprodotte in 20 copie in vendita a 50 € l’una perché Ely, raccontano, era una giovane donna appassionata d’arte. Tutte le opere sono state vendute e il ricavato di 5.610 euro è stato versato alla Fondazione Umberto Veronesi per potenziare la ricerca sui tumori femminili. Un ringraziamento va a Mac Miradoli Arte Contemporanea, Franco Ferrari, Wood’d Castello degli Angeli e Marianna Suardi per il catering. Oltre a tutti gli artisti che hanno donato le proprie opere: Pao, Orticanoodles, Massimo Caccia, Nais e Seacreative, le fotografe Chiara Crosta e Claudia Conserva e il video maker Paolo Pegorari. Un grande grazie agli organizzatori, nel nome di Love-Ely.

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AZIENDE PER LA RICERCA

LACTACYD: METTI UNA BORSA NELLA RICERCA

GHD: SE LA BELLEZZA SPOSA LA SALUTE

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n “matrimonio” che dura da oltre dieci anni. Quella che va avanti tra Ghd (azienda leader nella realizzazione di prodotti elettrici per lo styling a caldo dei capelli per uso professionale e domestico) e Fondazione Umberto Veronesi è una partnership di successo nel segno delle donne. «Cerchiamo di farle sentire bene e a proprio agio con se stesse, non soltanto a livello estetico: per questo la collaborazione tra di noi è stata in un certo senso naturale», racconta Stefano Filipazzi, managing director per l’Italia dell’azienda, di base in Inghilterra. In poco più di due lustri, Ghd Italia ha devoluto oltre un milione di euro a Fondazione Umberto Veronesi. Un modo per lasciare un segno tangibile, destinando tutti i fondi al sostegno della ricerca sui tumori femminili (seno, utero, ovaio). Un’attività che, per Fondazione, rientra sotto un unico cappello: “Pink is Good”. Oltre a contribuire al lavoro dei ricercatori selezionati annualmente dal comitato scientifico coordinato dalla professoressa Chiara Tonelli, «abbiamo l’opportunità di catturare l’attenzione del nostro pubblico per veicolare informazioni socialmente utili», aggiunge Filipazzi. Entrambi gli obbiettivi fanno parte dell’agenda di Ghd Italia anche per il futuro. «La Fondazione porta il nome di un medico che è riuscito a far arrivare a tutti il valore della prevenzione e della diagnosi precoce nei confronti del tumore al seno. Dal momento che il nostro pubblico è prevalentemente femminile e l’azienda è molto sensibile, continueremo a sostenere la ricerca rivolta a una malattia così diffusa».

CIRFOOD: DALLA PARTE DEI PIÙ PICCOLI

Anche nel 2020 Cirfood sarà al fianco di Fondazione Umberto Veronesi. L’azienda, tra le maggiori nell’ambito della ristorazione collettiva e commerciale, devolverà il proprio contributo alla ricerca sui tumori pediatrici. Grazie a “Gold for Kids” - questo il nome del progetto che la Fondazione porta avanti assieme

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all’Associazione Italiana di Ematologia e Oncologia Pediatrica (Aieop) e alla sua Fondazione (Fieop) - saranno 29 gli scienziati al lavoro per massimizzare le probabilità di guarigione e migliorare la qualità di vita dei bambini e degli adolescenti che si ammalano di tumore. «Siamo da sempre impegnati nel sostegno a iniziative che mettano in primo piano solidarietà e innovazione, alcuni tra i valori alla base del nostro agire quotidiano - afferma Chiara Nasi, presidente di Cirfood -. Siamo orgogliosi di poter supportare e affiancare Fondazione Umberto Veronesi in questo importante progetto. Andiamo avanti insieme, per nutrire il futuro».

Una borsa di ricerca per contribuire a sconfiggere il tumore dell’ovaio, che ogni anno in Italia colpisce 5.200 donne. È questo l’obbiettivo di Perrigo Italia, azienda italiana leader nel settore dell’healthcare, che sosterrà la ricerca sui tumori femminili dedicando a “Pink is Good” la linea di prodotti per la detersione intima a marchio Lactacyd. Oltre a finanziare l’attività della ricercatrice Elisabetta Grillo (Università degli Studi di Brescia), l’azienda sarà al fianco di Fondazione Umberto Veronesi per divulgare informazioni riguardanti i corretti stili di vita e l’attività di prevenzione (primaria e secondaria) mirata alle malattie oncologiche femminili. L’attività andrà avanti durante tutto il 2020.

BALOCCO: SOTTO TIRO IL “TRIPLO NEGATIVO” La famiglia Balocco, proprietaria dell’omonima impresa dolciaria, dà continuità al proprio impegno al fianco di Fondazione Umberto Veronesi, nel segno delle donne. Dopo aver finanziato nel 2019 l’attività di ricerca sul tumore dell’ovaio portata avanti da Chiara Romani (Università degli Studi di Brescia), il contributo erogato quest’anno dall’azienda cuneese servirà a sostenere il lavoro di Federica Fusella. Il suo progetto mira a studiare le caratteristiche di un possibile nuovo “bersaglio” per le terapie contro il tumore al seno “triplo negativo” (la forma più aggressiva) e sarà condotto nei laboratori dell’Università di Torino.


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Alessandro ce l’ha fatta. Dopo una diagnosi di mielodisplasia, una rara malattia del sangue, oggi può raccontare a tutti la sua storia. Ma molti bambini e adolescenti lottano ancora con la malattia. Aiutali a esaudire il loro desiderio piĂš grande: diventare grandi.

Sostieni la ricerca sui tumori pediatrici. #ilmiodesideriopiĂšgrande


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