Quaderno dei Grant 2021

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Grant 2021 Il nostro sostegno alla ricerca scientifica


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Grant 2021

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INDICE Lettera di Paolo Veronesi

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Lettera di Carlo Alberto Redi a nome del Comitato Etico

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Neuroscienze

137

Cardiologia

147

Nutrigenomica e prevenzione delle malattie

153

Lettera di Chiara Tonelli a nome del Comitato Scientifico

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In cosa crediamo

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Scuola Europea di Medicina Molecolare

170

Dichiarazione sull’integrità della ricerca

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Borse di formazione e specializzazione

172

I numeri del 2021

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Progetti di ricerca

174

I risultati dei nostri ricercatori

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Fondazione Umberto Veronesi Award

L'impegno contro l'emergenza SARS-CoV-2

184

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Ricercatori in classe

28

Protocolli clinici per l'oncologia pediatrica

194

Progetti internazionali

198

Indice dei ricercatori

206

I ricercatori sostenuti negli anni

210

Istituti finanziati negli anni

222

Sostieni Fondazione Umberto Veronesi

229

Oncologia Tumore al seno Tumore all'ovaio Tumore all’utero Tumore alla prostata Tumore al testicolo Tumore ai reni Leucemie e tumori ematologici Tumore al polmone Tumore all’intestino Tumore al pancreas Tumori del sistema nervoso Tumori della pelle Tumori delle ossa e dei tessuti molli Tumori di testa e collo

35 40 66 72 76 82 84 88 96 100 104 108 120 124 134

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“HO DEDICATO LA MIA VITA A COMBATTERE MALATTIE INCURABILI E DARE SPERANZA A CHI NON CE L'HA.” Umberto Veronesi Fondatore

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Paolo Veronesi Presidente Fondazione Umberto Veronesi

Per migliorare la qualità e la prospettiva di vita delle persone la scienza è lo strumento più potente a nostra disposizione. La sua funzione non investe soltanto l’esistenza degli individui, ma quella dell’intera collettività. Allargare gli orizzonti della conoscenza è un’opportunità e al tempo stesso un dovere dell’essere umano. Per questo Fondazione Veronesi ha lo scopo di promuovere il progresso della scienza, lavorando in due grandi direzioni: la 8

promozione di una cultura scientifica e il sostegno alla ricerca. In 18 anni di attività i numeri sono cresciuti in maniera importante ed è con orgoglio che quest’anno presentiamo 110 ricercatori che svolgeranno la loro ricerca nel nostro Paese. In particolare sosterremo la ricerca nei settori dell’oncologia, della cardiologia e delle neuroscienze, avendo come principale obiettivo la personalizzazione delle cure. L’anno appena trascorso e i primi mesi del 2021 sono stati difficili, pieni di paura ed incertezza. La pandemia di Covid-19 ci ha però anche insegnato molto. Da un lato ci ha ricordato quanto sia prezioso il diritto alla salute, dall’altro ci ha mostrato alcune fragilità del nostro sistema sanitario nel garantire la possibilità di accesso alle cure a tutti. Abbiamo capito che per difendere la salute e migliorare la qualità della nostra vita è necessario continuare ad investire in ricerca scientifica. Per questa ragione, oltre ai tradizionali progetti nei campi sopracitati, abbiamo voluto investire parte delle risorse in progetti legati a Covid-19. Tra i vari che abbiamo finanziato, alcuni mirano ad identificare misure efficaci per proteggere gli individui più fragili, come i pazienti oncologici o gli individui affetti da patologie croniche con un sistema immunitario indebolito, quindi esposti a fattori di rischio diversi ed esigenze di cura diverse. Tutto ciò è stato possibile grazie al contributo di tanti donatori che traducono in gesti spesso silenziosi e anonimi la voglia di poter fare la propria parte a sostegno della ricerca. Il progresso scientifico è un’impresa collettiva. La ricerca scientifica non è una spesa ma un investimento per il domani.


Carlo Alberto Redi

Presidente Comitato Etico Fondazione Umberto Veronesi già Professore Ordinario di Zoologia e Biologia dello Sviluppo Università degli Studi di Pavia

COMITATO ETICO Carlo Alberto Redi Presidente Giuseppe Testa Vicepresidente Giuliano Amato Presidente Onorario Cinzia Caporale Presidente Onorario

Spesso si tende a opporre tra loro scienza ed etica, come se il compito di quest’ultima fosse solo quello di ostacolare la ricerca o di rallentare il progresso scientifico. In realtà, questa visione è profondamente errata, perché non può esistere alcun progresso scientifico che non sia al contempo anche un progresso etico. Da una parte, infatti, è l’etica stessa a spingerci verso un maggiore impegno nella ricerca scientifica, sia per cercare di garantire a tutti migliori condizioni di vita, sia per comprendere meglio noi stessi e la realtà nella quale viviamo. Dall’altra parte, la scienza ha sempre bisogno di confrontarsi con l'etica per capire quali ricerche promuovono davvero il bene dei singoli, dell’umanità e dell'ambiente e quali invece sono contrarie a questo fine. Scienza ed etica, quindi, rappresentano due facce della stessa medaglia e nessuna delle due può essere concepita come a sé stante. Consapevole di questo rapporto, nel 2009 Umberto Veronesi ha deciso di istituire un Comitato Etico, dotandolo di una missione importantissima: confrontarsi con i problemi etici che sorgono in relazione al progresso tecnico-scientifico, elaborando nuovi strumenti che aiutino i decisori politici, la società e gli individui a compiere scelte sempre più consapevoli per il bene comune. Marco Annoni Coordinatore Telmo Pievani Roberto Defez Giuseppe Remuzzi Luigi Ripamonti Guido Bosticco Alfonso Maria Rossi Brigante Giorgio Macellari

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Chiara Tonelli

Presidente Comitato Scientifico Fondazione Umberto Veronesi Professore Ordinario di Genetica Università degli Studi di Milano

“Per il progresso delle scienze”: questo è da sempre il motto ispiratore della ricerca per Fondazione Umberto Veronesi. E la Fondazione da 18 anni si impegna in questa direzione, sostenendo il lavoro di molti giovani ricercatori e attraverso la divulgazione dei risultati della ricerca.

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Il mondo della ricerca e della medicina da alcuni anni sta attraversando una vera e propria rivoluzione. La Fondazione Veronesi intende sostenere una nuova mentalità, quella che vede la ricerca di laboratorio affiancata e proiettata alla prevenzione e alla cura. Per questa ragione la Fondazione crede e sostiene la crescita e la formazione di una nuova generazione di scienziati capaci di pensare e agire contemporaneamente da clinici e da ricercatori. La grande sfida per gli scienziati di domani è parlare la lingua della medicina del futuro, una medicina molecolare, preventiva e personalizzata, che trae innovazione dalle nuove conoscenze messe a disposizione dalla genomica e dalle altre tecniche “omiche”. Nel 2021 sono 110 le borse di ricerca a singoli ricercatori post-dottorato messe a disposizione dalla Fondazione Veronesi in tutta Italia, oltre al sostegno della Scuola Europea di Medicina Molecolare (SEMM), a 15 progetti di ricerca all’avanguardia e a 4 protocolli di cura nell’ambito dell’oncologia pediatrica. Il Comitato Scientifico, di cui sono onorata di far parte in qualità di Presidente, da sempre opera perché venga privilegiato il merito. Come? Premiando ricercatori meritevoli, valutati in base al curriculum scientifico, alla qualità delle pubblicazioni e del laboratorio di cui fanno parte; vengono inoltre premiati progetti di alta innovazione che portino a un rapido trasferimento dei risultati dai laboratori di ricerca alla pratica clinica e alla prevenzione delle malattie croniche, come i tumori, le malattie cardiovascolari e del sistema nervoso.


“La Fondazione investe su giovani ricercatori e lo fa promuovendo il merito sia selezionando con strumenti e logiche meritocratiche l’assegnazione dei fondi sia monitorando nel tempo i ricercatori beneficiari. Questo metodo di lavoro, oltre a contribuire ad una allocazione delle risorse verso i ricercatori più promettenti, è anche un segnale importante per il resto della comunità scientifica: la valorizzazione in base al merito è possibile anche in Italia.” Tratto da “Il valore economico-sociale degli investimenti nella ricerca bio-medica” di GIOVANNI FATTORE Professore Ordinario Dipartimento di Analisi delle Politiche e Management Pubblico, Università Bocconi, Milano

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In cosa crediamo

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Fondazione Umberto Veronesi si è dotata di una Carta dei Principi e dei Valori che definisce la missione, i principi e gli scopi della Fondazione.

Principi • L’universalità della scienza • La libertà e la responsabilità nella scienza • L’integrità nella ricerca scientifica

Missione e scopi di Fondazione • Favorire il progresso delle scienze • Favorire lo sviluppo di condizione di vita migliori per tutti

• La tutela della dignità umana

• Promuovere la pace e il dialogo tra i popoli

• L’autonomia individuale e il consenso informato

• Contribuire a creare una nuova generazione di ricercatori

• L’equità e la giustizia nelle politiche pubbliche per la salute

• Rafforzare la cooperazione scientifica internazionale e promuovere l’innovazione tecnologica

• La qualità e la sicurezza nella ricerca e nelle cure • La promozione della prevenzione nella gestione della salute

• Migliorare la comunicazione tra la comunità scientifica e la società e diffondere la consapevolezza dell’importanza della scienza per l’uomo

• La professionalità dei ricercatori, dei medici e degli operatori della sanità • Il dovere di informare e il ruolo sociale dei Comitati Etici • La tutela dell’habitat e della biosfera

Il documento è pubblicato integralmente su fondazioneveronesi.it

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Dichiarazione sull’integrità della ricerca

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Fondazione Umberto Veronesi si riconosce nei principi e nei valori dell’integrità nella ricerca, così come affermati nei principali strumenti di orientamento e regolazione nazionali e internazionali sulla materia, tra i quali la Dichiarazione di Singapore sull’Integrità nella Ricerca (II World Conference on Research Integrity, 2010), il Codice di condotta per l’integrità nella ricerca (European Science Foundation - ESF and All European Academies - ALLEA, 2011) e le Linee guida per l’integrità nella ricerca del CNR (2015). In particolare, Fondazione fa propria la definizione di integrità nella ricerca contenuta in quest’ultimo documento: “Per integrità nella ricerca si intende l’insieme dei principi e dei valori etici, dei doveri deontologici e degli standard professionali sui quali si fonda una condotta responsabile e corretta da parte di chi svolge, finanzia o valuta la ricerca scientifica, nonché da parte delle istituzioni che la promuovono e la realizzano. L’applicazione dei principi e dei valori e il rispetto della deontologia e degli standard professionali sono garanzia della qualità stessa della ricerca e contribuiscono ad accrescere la reputazione e l’immagine pubblica della scienza, con importanti ricadute sullo sviluppo della stessa e sulla società”.

Nello svolgimento delle mie attività scientifiche, in qualità di ricercatore mi impegno a:

Fondazione Umberto Veronesi chiede ai ricercatori che svolgono attività di ricerca finanziate da Fondazione stessa o condotte sotto la sua egida, di condividere e rispettare la seguente dichiarazione.

6. chiedere la ritrattazione di un articolo di cui sono autore o co-autore che sia basato su dati fabbricati/falsificati o che contenga errori gravi nonché a ritrattare l’annuncio sui media di un risultato o scoperta da me conseguiti ove tale annuncio si sia dimostrato infondato;

1. non fabbricare o falsificare i dati o i risultati della mia ricerca, nonché a documentare le sperimentazioni e a conservare con diligenza i materiali e i dati primari ottenuti nel loro svolgimento; 2. non commettere plagio né sottrarre intenzionalmente o per una condotta negligente dati, risultati, testi o idee altrui; 3. esplicitare eventuali conflitti di interesse in modo trasparente e a menzionare nelle mie pubblicazioni il contributo dei soggetti finanziatori; 4. pubblicare tempestivamente i risultati delle mie ricerche in modo accurato, obiettivo e attendibile, non offrendo, attribuendo, imponendo o negando in modo improprio ad altri lo status di co-autore di una pubblicazione né accettando tale status non avendone i requisiti; 5. non annunciare in modo enfatico sui media di aver conseguito un risultato o di aver compiuto una scoperta qualora non vi fossero le basi scientifiche per affermarlo;

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7. non manipolare o falsificare il mio curriculum vitae, la mia affiliazione o l’elenco delle mie pubblicazioni né a includervi deliberatamente informazioni erronee; 8. non sabotare, ostacolare, rallentare o sminuire le ricerche dei colleghi né a fomentare pregiudizi o a ledere la loro reputazione scientifica in modo ingiustificato o per interesse personale; 9. segnalare un’eventuale condotta scorretta commessa da un altro ricercatore ove esistano fondate ragioni e opportuni riscontri, a non contribuire a nascondere eventuali condotte scorrette mie o di altri e a non formulare accuse malevole e/o infondate; 10. agire con professionalità, responsabilità, lealtà, rigore, imparzialità, trasparenza e fair play, rendicontando pubblicamente le mie ricerche e rispettando i diritti di tutte le persone coinvolte.

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"Perché hai scelto di diventare ricercatrice?"

Sono sempre stata estremamente curiosa e sin da piccola facevo “esperimenti” con i materiali che trovavo a casa o in giardino. Per me la ricerca è stata una scelta naturale: il bello è che non si smette mai di imparare. Cristina Maracci

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I numeri della ricerca 2020 186 Borse di ricerca 9 Progetti di ricerca in corso 6 Protocolli di cura in corso 2019 198 Borse di ricerca 8 Progetti di ricerca in corso 5 Protocolli di cura in corso 2018 188 Borse di ricerca 7 Progetti di ricerca in corso 4 Protocolli di cura in corso 2017 194 Borse di ricerca 4 Progetti di ricerca in corso 3 Protocolli di cura in corso 2016 165 Borse di ricerca 4 Progetti di ricerca in corso 3 Protocolli di cura in corso 2015 179 Borse di ricerca 17 Progetti di ricerca in corso 5 Protocolli di cura in corso 2014 153 Borse di ricerca 18 Progetti di ricerca in corso 2013 125 Borse di ricerca 14 Progetti di ricerca in corso

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2012 94 Borse di ricerca 26 Progetti di ricerca in corso 2011 59 Borse di ricerca 13 Progetti di ricerca in corso 2010 54 Borse di ricerca 7 Progetti di ricerca in corso 2009 43 Borse di ricerca 5 Progetti di ricerca in corso 2008 42 Borse di ricerca 2007 44 Borse di ricerca 2006 15 Borse di ricerca 2005 13 Borse di ricerca 2004 4 Borse di ricerca 2003 4 Borse di ricerca


I numeri del 2021 Borse

110

Borse di ricerca

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Borse di formazione e specializzazione

Progetti

15 3

Progetti di ricerca pluriennali Progetti internazionali

Protocolli di cura in corso di finanziamento

4

Protocolli di cura in oncologia pediatrica

Scuola Europea in Medicina Molecolare

Sostegno alla gestione e alle attività didattiche. Nel 2021 sono iscritti 138 dottorandi

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I risultati dei ricercatori

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Il metro di giudizio più utilizzato per quantificare la produttività scientifica di un ricercatore è la valutazione delle sue pubblicazioni scientifiche su riviste specializzate. Pubblicare i propri risultati vuol dire condividerli con il resto della comunità scientifica e della società; ma affinché i dati presentati siano ritenuti attendibili è necessario che compaiano su una rivista peer-reviewed. Queste riviste prevedono un processo di revisione “tra pari” (peers): un gruppo indipendente di esperti sul tema, selezionati dall’editore, esaminano il contenuto per verificare se i risultati siano convincenti, innovativi e robusti, e potranno anche esprimere un parere negativo o proporre un’integrazione. Un processo tutt’altro che semplice e non esente da limiti ma, al momento, il migliore disponibile, essenziale per vagliare la bontà dei nuovi concetti scientifici messi a disposizione di tutti. Gli autori di un articolo scientifico non sono elencati in modo casuale: il primo nome è solitamente quello del ricercatore che in prima persona ha eseguito la maggior parte degli esperimenti; l’ultimo nome è quello del responsabile del laboratorio nel quale la ricerca è stata svolta nonché, solitamente, colui che ha dato il maggior contributo nell’impostazione strategica del progetto, e titolare dei fondi utilizzati per la sua realizzazione. Tra questi due nomi sono inseriti tutti i diversi collaboratori, ordinati secondo il ruolo che hanno avuto.

L’Impact Factor (IF) Si tratta del punteggio che indica il valore e il prestigio di ciascuna rivista scientifica peer-reviewed e, di conseguenza, degli articoli che vi sono pubblicati. Il punteggio dell’IF è calcolato ogni anno in base al numero di citazioni degli articoli della rivista, partendo dal presupposto che, in linea teorica, più innovativo e importante è uno studio e maggiore è la probabilità che sia citato da altri. Le riviste che pubblicano gli articoli maggiormente citati sono considerate le più ragguardevoli nel loro ambito. In linea generale, più l’Impact Factor è elevato, maggiore è la bravura del ricercatore, in termini di produttività e prestigio. I risultati dei nostri ricercatori Negli ultimi undici anni, tra il 2009 e il 2020, i ricercatori sostenuti da Fondazione Umberto Veronesi hanno prodotto: 1516 pubblicazioni su riviste scientifiche internazionali peer-reviewed, di cui 1423 con Impact factor disponibile; 1221 sono articoli originali di cui il 91,1% sono stati a loro volta citati in altri articoli e ricerche, per un impact factor medio di 6,79*. Alcune delle riviste internazionali peer-reviewed su cui hanno pubblicato i nostri ricercatori nel 2020: Nature Communications, Science Translational Medicine, Cell Reports, Journal of Clinical Investigation, Cancer Research, Cell Death and Differentiation, Blood, Leukemia, Journal of Hepatology, EMBO Molecular Medicine, Proceedings of the National Academy of Science, Circulation, European Heart Journal, Molecular Psychiatry.

* L’impact factor medio di tutte le pubblicazioni dei 49 IRCSS italiani è di 4,36 (fonte: Ministero della Salute 2018)

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Fondazione Umberto Veronesi Award

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Eccellenza e merito: questi sono le principali caratteristiche con cui vengono selezionati i ricercatori sostenuti ogni anno da Fondazione Umberto Veronesi. Oltre 1700 grandi cervelli che dalla nascita di Fondazione, dal 2003 a oggi, hanno contribuito al progresso della ricerca e della medicina in Italia. Per valorizzare il talento, la professionalità e la passione dei nostri ricercatori, dal 2018 Fondazione Umberto Veronesi ha istituito il Fondazione Umberto Veronesi Award, che vuole premiare i tre migliori articoli scientifici di ricercatori sostenuti da Fondazione e pubblicati nell’anno precedente.

Per essere inclusi nella competizione, gli articoli scientifici devono rispettare i seguenti requisiti: • pubblicazione nell’anno precedente su una rivista internazionale peer-reviewed; • il ricercatore sostenuto da Fondazione Umberto Veronesi deve risultare come primo o ultimo autore; • Fondazione Umberto Veronesi deve essere esplicitamente nominata nei ringraziamenti e/o nelle affiliazioni; • In caso parte della ricerca sia stata svolta all’estero, l’affiliazione del ricercatore deve riportare anche il laboratorio italiano di provenienza; • l’articolo deve essere stato inviato a Fondazione Umberto Veronesi a pubblicazione avvenuta. Il comitato scientifico di Fondazione Umberto Veronesi inoltre valuta gli articoli scientifici sulla base dell’Impact Factor e del potenziale traslazionale della ricerca.

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I vincitori del 2021

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Marta Anna Kowalik Sostenuta da Fondazione Umberto Veronesi nel 2017, 2018 e 2019. Ha svolto la ricerca presso il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università degli Studi di Cagliari. Articolo premiato Thyroid hormone inhibits hepatocellular carcinoma progression via induction of differentiation and metabolic reprogramming, pubblicato su Journal of Hepatology il 15 gennaio 2020. Breve descrizione progetto La ricerca ha dimostrato che l’ormone tiroideo, modificando profondamente il metabolismo delle cellule cancerose, esercita un potente effetto antitumorale sul carcinoma del fegato, un tumore caratterizzato da una prognosi infausta a causa della scarsa efficacia delle terapie attualmente disponibili.

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Ombretta Melaiu Sostenuta da Fondazione Umberto Veronesi nel 2017. Ha svolto la ricerca presso l’IRCCS Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma. Articolo premiato Cellular and gene signatures of tumor-infiltrating dendritic cells and natural-killer cells predict prognosis of neuroblastoma, pubblicato su Nature Communications il 25 Novembre 2020. Breve descrizione del progetto La ricerca ha mostrato l’importanza delle cellule dendritiche e delle cellule natural killer, due tipi di cellule immunitarie, nel predire la sopravvivenza dei pazienti colpiti da neuroblastoma e la loro risposta positiva alle terapie immunologiche mirate sulle molecole PD-1 e PD-L1.

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Anna Julie Peired Sostenuta da Fondazione Umberto Veronesi nel 2018, 2019, 2020 e 2021. Ha svolto la ricerca presso il Dipartimento di Scienze Biomediche, Sperimentali e Cliniche Mario Serio dell'Università degli Studi di Firenze. Articolo premiato Acute kidney injury promotes development of papillary renal cell adenoma and carcinoma from renal progenitor cells, pubblicato su Science Translational Medicine il 25 marzo 2020. Breve descrizione progetto La ricerca ha dimostrato che il danno renale acuto fornisce un abnorme stimolo proliferativo a cellule staminali renali “impazzite”, e questo costituisce un importante fattore di rischio per lo sviluppo del tumore renale, soprattutto il sottotipo papillare.

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Ricercatori in classe

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Il progetto Ricercatori in classe nasce nel 2016 con l’obiettivo di sensibilizzare gli studenti delle scuole secondarie di secondo grado sul valore della ricerca scientifica, attraverso la testimonianza diretta dei ricercatori sostenuti da Fondazione Umberto Veronesi. Il progetto prevede la realizzazione di incontri in cui i ricercatori raccontano agli studenti il loro lavoro, come applicare il metodo scientifico, le meraviglie e le emozioni della ricerca e perché sostenerla è così importante per la qualità della vita e il futuro di tutti. Un confronto stimolante e partecipato nel quale gli studenti possono acquisire un nuovo punto di vista sulla scienza e dialogare direttamente con i principali attori del mondo della ricerca, che la vivono quotidianamente e ne hanno fatto la propria passione. Durante l’incontro viene dedicato uno spazio all’importanza della prevenzione, intesa come insieme di comportamenti quotidiani da promuovere sin dalla giovane età, a beneficio della salute individuale e pubblica. L’iniziativa costituisce un momento di informazione e orientamento rivolto agli studenti, con l’obiettivo di divulgare contenuti scientifici di alto livello e stimolare i ragazzi a considerare una carriera nelle discipline STEM (Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica). Si tratta inoltre di un’esperienza formativa per gli stessi ricercatori, che hanno occasione di mettersi in gioco e comunicare il proprio progetto di ricerca a un pubblico di non esperti.

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Ricercatori coinvolti

Studenti coinvolti

Incontri realizzati

2016

74

5.602

75

2017

118

8.962

139

2018

139

9.674

168

2019

143

13.547

209

2020

119

7.691

159

2021 *

34

2.500

43

Totale

627

47.975

793

*Dati aggiornati al 04-03-2021

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La sfida è riuscire a far comprendere quale sia il ruolo del ricercatore e della ricerca nella vita quotidiana e come affidarsi a persone competenti in un mondo in cui le informazioni e la disinformazione sono alla portata di tutti. Professore, ISI Brunelleschi Ferraris, Empoli (FI)

Questa iniziativa prermette di entrare in contatto con l'energia propositiva di ragazzi che si stanno affacciando al mondo universitario e sono pieni di entusiasmo per il loro futuro e nel contempo di poter trasmettere la passione per la ricerca scientifica, preparandoli anche alle inevitabili difficoltà che potrebbero incontrare sul loro cammino. Francesca Talpo, ricercatrice sostenuta nel 2020 e nel 2021

È stato interessante poiché per me ha costituito un'occasione di chiarimento di un ambito, la ricerca, del quale non conoscevo quasi nulla. Molto interessante, è importante conoscere la prevenzione e l'importanza della ricerca. Ritengo che la professione di ricercatore sia sottovalutata, quindi il fatto che ci sia questo tipo di divulgazione penso possa far cambiare opinione a diverse persone. Lo consiglierei sicuramente ai miei compagni! Studenti che hanno partecipato al progetto nell’edizione 2020 31


Borse di ricerca 2021

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Le scienze progrediscono ovunque ci sia vero scambio.

Nello specifico, le borse di ricerca che Fondazione bandisce si rivolgono a:

Scambio di esperienze, di conoscenze, di procedure, di risultati, di modi di arrivare alla soluzione di un problema. Per questo, la Fondazione Umberto Veronesi promuove una cultura delle scienze che non abbia confini, favorendo la formazione professionale degli scienziati più meritevoli provenienti dall’Italia e dai diversi Paesi del mondo.

Ricercatori e medici italiani

Fondazione Umberto Veronesi presenta annualmente il bando pubblico BORSE DI RICERCA per giovani ricercatori e medici che lavorano su progetti innovativi presso le migliori istituzioni italiane e straniere con l’obiettivo di trovare nuove soluzioni per il trattamento di diverse malattie, offendo loro concrete opportunità di crescita e di specializzazione in vari ambiti della medicina e della ricerca biomedica.

I candidati prescelti svolgeranno il periodo di lavoro presso centri di eccellenza in ambito nazionale e internazionale: una concreta opportunità per crescere professionalmente, approfondire, confrontarsi con metodi di lavoro differenti.

Ricercatori e medici stranieri

I candidati prescelti svolgeranno il periodo di lavoro presso centri di eccellenza in Italia.

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Paolo Veronesi

Presidente Fondazione Umberto Veronesi Direttore Programma Senologia IEO Milano Professore Associato di Chirurgia Generale, Università degli Studi di Milano

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Uno dei settori nel quale la Fondazione investe maggiormente è quello della lotta al cancro. Negli ultimi anni l’oncologia è cambiata radicalmente. I dati lo testimoniano: sono circa 3,6 milioni le persone vive dopo la diagnosi. Un numero importante, il 37% in più rispetto a 10 anni fa. Questi risultati sono il frutto di un duplice approccio: da un lato c’è l’alto livello nella gestione delle cure da parte dei nostri centri oncologici, dall’altro l’arrivo di farmaci sempre più innovativi. Penso ad esempio ai farmaci immunoterapici, molecole capaci di stimolare il sistema immunitario a combattere le cellule cancerose. Risultati possibili innanzitutto grazie alla ricerca scientifica degli ultimi decenni. Se possiamo disporre di terapie sempre più mirate è perché negli anni si è investito nel cercare di decifrare quei meccanismi che il tumore mette in atto per crescere. Negli ultimi tempi grazie alla ricerca è stato possibile creare “terapie personalizzate” che utilizzano le nostre cellule di difesa. Un’evoluzione della classica immunoterapia che prende il nome di Car-T. Anche quest’anno abbiamo voluto continuare a sostenere la ricerca in oncologia con una particolare attenzione sia allo studio dei meccanismi alla base dello sviluppo della malattia sia a quelli che portano a una riduzione dell’efficacia delle terapie. Una ricerca sempre più a misura di paziente.


[Rapporto AIRTUM-AIOM 2020]

Oncologia I tumori sono un insieme di malattie molto complesse caratterizzate da proliferazione anomala di alcune cellule. Questa è causata da mutazioni a livello del DNA che rendono le cellule tumorali insensibili al controllo. Col tempo, le cellule acquisiscono la capa-

cità di sfuggire al sistema immunitario, iniziano a migrare in altri tessuti del corpo, causando metastasi, e diventano resistenti ai farmaci. Comprendere i meccanismi molecolari dei tumori è essenziale per sviluppare nuove terapie più efficaci.

Oltre 200

I tipi di tumori maligni conosciuti

377.000

nuovi casi di tumore maligno diagnosticati in Italia nel 2020

Oltre 1000

diagnosi di tumore al giorno in Italia

40%

percentuale di tumori collegati a scorretti stili di vita: fumo, dieta scorretta e obesità

65%

pazienti italiani vivi a 5 anni dalla diagnosi di tumore

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Oncologia

Hind Abdo Obiettivo del progetto: identificare i meccanismi fisici e molecolari coinvolti nella formazione delle metastasi tumorali. Dove svilupperà il progetto

Istituto FIRC di Oncologia Molecolare (IFOM), Milano

Note biografiche

• Nata a Rasmaska Chemalie (Libano) nel 1983 • Laureata in Scienze Biologiche e Biotecnologie presso l ’Università di Nantes (Francia) • PhD in Biologia Cellulare presso l’Università di Nantes (Francia)

Meccanismi alla base delle metastasi nelle cellule tumorali Le metastasi rappresentano la principale causa di morte nelle patologie tumorali. Per questo motivo è cruciale comprendere come un tumore, inizialmente localizzato in un singolo organo, riesca a invadere e colonizzarne altri formando metastasi. I tessuti del nostro corpo, normalmente, sono in grado di passare da uno stato solido a uno stato più fluido e viceversa: questa abilità è necessaria durante lo sviluppo degli organi e la guarigione di ferite, ma viene sfruttata dai tumori per diffondersi nell’organismo. Infatti, mentre un tessuto solido è perfettamente immobile, la sua fluidificazione 36

ne facilita la plasticità e il movimento. I meccanismi che controllano la capacità delle cellule tumorali di effettuare questa transizione di stato non sono ancora chiari. Obiettivo del progetto sarà identificare i processi biologici e fisici coinvolti nell’acquisizione delle proprietà invasive delle cellule tumorali. Un’analisi dettagliata permetterà di identificare le molecole chiave coinvolte nei processi di fluidificazione e di diffusione del cancro, rappresentando un passo fondamentale per l’individuazione di terapie mirate.


Oncologia

Giuseppe Ercolano Obiettivo del progetto: studiare la re-

lazione tra gas trasmettitori e ILC, con l’obiettivo di identificare nuovi bersagli terapeutici per le forme tumorali più aggressive.

Dove svilupperà il progetto

Università degli Studi di Napoli Federico II

Note biografiche

• Nato a Napoli nel 1986 • Laureato in Farmacia presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II • PhD in Scienze Farmaceutiche presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II

I messaggeri gassosi e le ILC nella risposta immunitaria ai tumori Alcune forme gravi di tumore, come il melanoma o il cancro del colon, mostrano resistenza anche alle terapie più promettenti come l’immunoterapia. Negli ultimi anni è stato identificato un nuovo gruppo di cellule del sistema immunitario, chiamate cellule linfoidi innate (ILC), che sembrano essere importanti per l’eliminazione di virus e batteri. Studi recenti hanno inoltre dimostrato che queste cellule svolgono un ruolo chiave anche nella risposta immunitaria contro i tumori, agendo sia da supporto che da arma contro le cellule cancerose. I meccanismi molecolari che legano le ILC al cancro riman-

gono tuttavia in gran parte sconosciuti. Tra i vari componenti del microambiente tumorale (la zona dove si sviluppa la neoplasia), i “gas trasmettitori”, cioè messaggeri in forma di gas come monossido di azoto, monossido di carbonio e idrogeno solforato, sembrano essere fattori chiave nel modulare la risposta immunitaria e favorire la progressione del tumore. Obiettivo del progetto sarà valutare come i gas trasmettitori presenti nel microambiente tumorale influenzino le ILC nella risposta al tumore.

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Oncologia

Rani Pallavi Obiettivo del progetto: studiare i geni che permettono alle cellule leucemiche di resistere alla “restrizione calorica” – così da sviluppare nuovi approcci terapeutici antitumorali. Dove svilupperà il progetto

Istituto Europeo di Oncologia (IEO), Milano

Note biografiche

• Nata a Muzaffarpur (India) 1979 • Laureata in Biotecnologie presso la Maharaja Sayajirao University, Baroda (India) • PhD in Biochimica presso l’Indian Institute of Science, Bangalore (India)

La risposta dei tumori alla restrizione calorica La restrizione calorica – una consistente riduzione dell'apporto di nutrienti – si sta affermando come una strategia efficace per supportare le terapie antitumorali. I motivi, tuttavia, non sono ancora completamente chiari. In generale le cellule tumorali sono sensibili alla restrizione calorica, ma possono adattarsi rapidamente (regolando specifici geni) e continuare a crescere. Alcuni recenti studi in modelli animali di leucemia confermano queste osservazioni: la restrizione calorica è in grado di ridurre la massa tumorale, ma dopo un certo periodo di tempo le cellule leucemiche inibiscono una 38

specifica via di segnalazione mediata dall’interferone (IFN) e si adattano alla restrizione calorica. Obiettivo del progetto sarà sperimentare la restrizione calorica su cellule leucemiche inibendo contemporaneamente l’azione di LSD1 – un fattore che regola i geni della via di segnalazione IFN. Questo approccio si è dimostrato in grado di eradicare completamente il tumore, e nel progetto verranno studiati approfonditamente i meccanismi che permettono al tumore di adattarsi alla restrizione calorica – con l’obiettivo di sviluppare nuove terapie.


Oncologia "Se ti dico ricerca scientifica, cosa pensi?"

Progresso e futuro. Una società che non investe nella scienza e nella ricerca scientifica è destinata a non evolversi. Alice Cani

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[Rapporto AIRTUM-AIOM 2020]

Oncologia

Tumore al seno

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Il tumore al seno è il più diffuso nel sesso femminile. Nonostante le alte probabilità di sopravvivenza se diagnosticato in tempo, data la sua diffusione, è responsabile ancora del 16% di tutte le morti per cause oncologiche fra le donne. La diagnosi precoce è resa possibile grazie a screening come

la mammografia. Inoltre, è possibile prevenirlo con una dieta sana ed evitando sovrappeso e fumo. Tuttavia esistono ancora dei sottotipi di tumore al seno particolarmente aggressivi e che sviluppano metastasi e resistenza alle terapie.

55.000

le nuove diagnosi di tumore al seno in Italia nel 2020

50-69 anni

età in cui è massima l’incidenza di tumore al seno

99%

dei pazienti sono donne

5-10%

dei tumori al seno è di origine ereditaria

87%

percentuale di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi


Oncologia - Tumori femminili

Andrea Astolfi Obiettivo del progetto: identificare possibili farmaci in grado di bloccare selettivamente l’attivazione della proteina AKT, come approccio di oncologia di precisione nei tumori del seno e dell’ovaio. Dove svilupperà il progetto

Università degli Studi di Perugia

Note biografiche

• Nato a Pescara nel 1988 • Laureato in Biotecnologie Farmaceutiche presso l'Università degli Studi di Perugia • PhD in Scienze Farmaceutiche presso l'Università degli Studi di Perugia

La proteina AKT come bersaglio nell'oncologia di precisione Lo sviluppo di terapie oncologiche di precisione rappresenta una sfida nella lotta ai tumori e si basa su un concetto molto semplice: colpire selettivamente uno specifico bersaglio tumorale individuando la terapia più adeguata per il singolo paziente. In questo contesto, la via di segnalazione cellulare – una catena di meccanismi molecolari strettamente legati tra loro – mediata dalle proteine AKT, PI3K e mTOR ha un ruolo chiave nell’aggressività tumorale. In particolare, l’attivazione di AKT contribuisce significativamente alla crescita, alla proliferazione e alla sopravvivenza di diversi tipi di tumori, tra cui quelli

del seno e dell'ovaio: “spegnere” AKT significa ridurre la crescita e l’invasività delle cellule cancerose. Obiettivo del progetto sarà l'identificazione di possibili farmaci in grado di bloccare selettivamente l’attivazione di AKT e, in secondo luogo, la costruzione di una piattaforma online facilmente consultabile e contenente tutte le informazioni note riguardanti lo “spegnimento” delle proteine AKT, PI3K e mTOR. Questo strumento potrà supportare la comunità scientifica, favorendo lo scambio di informazioni nella ricerca e sviluppo di nuove strategie per l’oncologia di precisione. 41


Oncologia - Tumori femminili

Lidia Avalle Obiettivo del progetto: contrastare l’aggressività dei tumori al seno basali interferendo con l’attività di alcuni geni (centri nodali) in grado di regolarne a loro volta molti altri. Dove svilupperà il progetto Università degli Studi di Torino

Note biografiche

• Nata a Carmagnola (TO) nel 1985 • Laureata in Biotecnologie Mediche presso l’Università degli Studi di Torino • PhD in Medicina Molecolare presso l’Università degli Studi di Torino

I “centri nodali” dell’espressione genica come bersagli terapeutici Il tumore al seno è una malattia molto eterogenea: per alcuni sottotipi, tra cui quello noto come basale, non sono attualmente disponibili terapie mirate. Le caratteristiche delle cellule tumorali, come la loro capacità di crescere incontrollatamente o di migrare in altri distretti dando origine alle metastasi, sono il risultato di complessi meccanismi controllati dai geni. Il funzionamento di ciascun gene (in gergo tecnico, “espressione”) è spesso regolato a sua volta da altri geni: grazie a moderne tecniche che consentono di misurare l’attività di tutti i geni contemporaneamente, oggi è possibi42

le generare delle “reti di espressione” che mostrano queste informazioni di mutua regolazione nel loro complesso. Analizzando i dati provenienti da campioni di tumore di tipo basale, sono stati individuati alcuni geni che funzionano da centri nodali per la regolazione di molti altri. Obiettivo del progetto sarà interferire specificamente con la loro attività per ridurre l’espressione di tutti i geni da essi controllati, compresi quelli coinvolti nell’aggressività del tumore al seno di tipo basale.


Oncologia - Tumori femminili

Daniele Avanzato Obiettivo del progetto: identificare il

ruolo della proteina TBC17 nella riprogrammazione metabolica dei tumori mammari triplo negativi.

Dove svilupperà il progetto Fondazione del Piemonte per l’Oncologia, Candiolo (TO)

Note biografiche

• Nato a Torino nel 1986 • Laureato in Scienze Biomolecolari presso l’Università degli Studi di Torino • PhD in Sistemi Complessi per le Scienze della Vita presso l’Università degli Studi di Torino

Il ruolo di TBC1D7 nel metabolismo dei tumori al seno triplo negativi Il tumore al seno triplo negativo rappresenta ancora oggi una sfida clinica perché non si conoscono bersagli molecolari verso cui indirizzare una terapia mirata. Studi recenti hanno evidenziato come questi tumori, pur tra loro geneticamente molto eterogenei, siano accomunati da un’elevata attività metabolica – con alta aggressività e possibilità di recidive. Da alcuni anni viene studiato il ruolo di una famiglia di proteine, chiamate RabGAP, in grado di controllare l’assorbimento e l’utilizzo dei nutrienti. Questa famiglia sembra implicata nel metabolismo dei tumori triplo negati-

vi: in particolare, è stato osservato che la proteina TBC1D7 (appartenente alle RabGAP) è presente in grandi quantità in questi carcinomi mammari. Obiettivo del progetto sarà identificare il ruolo di TBC1D7 nel metabolismo delle cellule tumorali triplo negative e comprendere in che modo questa proteina aumenti la capacità di invadere altri tessuti. Si analizzeranno inoltre i geni regolati dall’aumento del metabolismo, per capire il legame con l’aggressività di questo tumore e individuare eventuali nuovi bersagli terapeutici.

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Oncologia - Tumori femminili

Arianna Bertossi Obiettivo del progetto: identificare vulnerabilità “strutturali” delle cellule metastatiche che possano diventare un bersaglio terapeutico nel tumore al seno metastatico. Dove svilupperà il progetto Università degli Studi di Trieste

Note biografiche

• Nata a Udine nel 1982 • Laureata in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche presso l’Università degli Studi di Parma • PhD in Biochemistry presso la Ludwig Maximilians Universität, Monaco (Germania)

Il legame tra stimoli meccanici e formazione di metastasi nel tumore al seno Il tumore al seno è il tumore più frequente nelle donne, e la sua mortalità è spesso associata alla disseminazione di metastasi aggressive e resistenti alle terapie. Le interazioni delle cellule tumorali con il microambiente – la zona dove cresce e si sviluppa la neoplasia – sono di fondamentale importanza: alterazioni delle proprietà fisiche del microambiente (come l’aumentata rigidità dei tessuti) possono alterare l’involucro del nucleo cellulare, favorendo il comportamento tumorale e metastatico. Lo stress meccanico, tuttavia, può provocare la rottura dell’involucro del nucleo, causando la fuoriuscita di 44

DNA nel citoplasma: in questo caso avviene una secrezione di fattori pro-infiammatori che possono potenziare la risposta immunitaria nei confronti del tumore. Obiettivo del progetto sarà studiare i meccanismi molecolari che aumentano la resistenza delle cellule metastatiche agli stress meccanici. Questi meccanismi, una volta identificati, potrebbero essere colpiti farmacologicamente e inibiti, così da alterare la stabilità del nucleo, rendere le cellule sensibili ai trattamenti chemioterapici e potenziare la risposta immunitaria del paziente nei confronti del tumore.


Oncologia - Tumori femminili

Giacomo Biagiotti Obiettivo del progetto: utilizzare la

nanocellulosa come veicolo per composti radiosensibilizzanti, così da potenziare l’effetto della radioterapia nei tumori mammari triplo negativi.

Dove svilupperà il progetto

Università degli Studi di Firenze

Note biografiche

• Nato a Firenze nel 1988 • Laureato in Scienze Chimiche presso l’Università degli Studi di Firenze • PhD in Scienze Chimiche presso l’Università degli Studi di Firenze

Nanomateriali: rilascio mirato della radiotossicità nel tumore La radioterapia è uno degli approcci terapeutici più utilizzati per il trattamento dei tumori solidi. Si tratta però di una tecnica che può presentare problematiche, come l’insorgenza di radio-resistenza e il danneggiamento dei tessuti sani attorno alla massa tumorale. I radio-sensibilizzanti sono composti capaci di aumentare la sensibilità del tumore alla radioterapia: interagiscono con le radiazioni, accelerando i danni al DNA delle cellule tumorali e rallentandone i processi di auto-guarigione. Obiettivo del progetto sarà sperimentare l’uso di un nanomateriale di origine

naturale, la cellulosa nanocristallina, che verrà opportunamente modificato per veicolare e rilasciare in modo mirato dei radiosensibilizzanti nei tumori mammari triplo negativi. Una volta raggiunta la massa tumorale, la cellulosa agirà da “cavallo di Troia” veicolando una quantità significativa di radiosensibilizzante sulle cellule tumorali. Lo scopo finale della sperimentazione sarà duplice: in primo luogo orientare la radiotossicità specificamente sulla massa tumorale e, di conseguenza, ridurre la dose di radiazioni da somministrare.

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Oncologia - Tumori femminili

Silvia Brich Obiettivo del progetto: studiare gli effetti della terapia metabolica in pazienti con tumore mammario triplo negativo, valutando la risposta a livello della singola cellula. Dove svilupperà il progetto

Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, Milano

Note biografiche

• Nata a Cernusco sul Naviglio (MI) nel 1982 • Laureata in Biologia Applicata alla Ricerca Biomedica presso l’Università degli Studi di Milano • PhD in Nanotecnologie presso l’Università degli Studi di Trieste

Il ruolo della terapia metabolica nel carcinoma mammario Il carcinoma triplo negativo è un sottotipo di tumore al seno altamente aggressivo e senza terapie mirate: rispetto ad altre tipologie di carcinoma mammario, infatti, mancano bersagli molecolari da colpire e l’unica opzione terapeutica è la chemioterapia tradizionale. Il metabolismo riveste un ruolo cruciale nella biologia di questi tumori, e studi recenti hanno dimostrato che agire su questo aspetto può rappresentare una strategia efficace per potenziare gli effetti della chemioterapia. Per questi motivi è stato avviato un grande studio che coinvolgerà pazienti 46

con tumore mammario triplo negativo, nel quale sarà valutata l’efficacia terapeutica della “dieta mima-digiuno” in combinazione con la metformina (un diffuso farmaco antidiabetico) e in aggiunta alla chemioterapia standard. Obiettivo del progetto sarà valutare gli effetti di queste terapie sul tessuto tumorale delle pazienti, con una metodica innovativa in grado di studiare i meccanismi molecolari a livello delle singole cellule. I risultati consentiranno di individuare nuovi marcatori biologici, che potrebbero rivelarsi utili nel predire l’efficacia delle terapie o l’eventuale resistenza ai farmaci.


Oncologia - Tumori femminili

Eleonora Brivio Obiettivo del progetto: verificare come il supporto per via telematica influisca su aderenza e risposta ai trattamenti delle pazienti con cancro al seno. Dove svilupperà il progetto

Istituto Europeo di Oncologia (IEO), Milano

Note biografiche

• Nata a a Milano nel 1983 • Laureata in in Psicologia delle Organizzazioni e del Marketing presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano • PhD in Psicologia Sociale presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

Supporto a distanza, aderenza ai trattamenti e cancro al seno La tele-oncologia consiste nell’uso di varie tecnologie da parte dei professionisti sanitari (come le video-chiamate) per effettuare screening, diagnosticare, trattare e supportare psicologicamente a distanza i pazienti oncologici. I sistemi di comunicazione da remoto – anche a causa della pandemia Covid-19 – stanno entrando a far parte di nuovo standard di cura: non esistono, tuttavia, evidenze scientifiche della loro efficacia per i pazienti. Il supporto oncologico fornito attraverso queste tecnologie, infatti, non è mai stato studiato in maniera estensiva. Obiettivo del progetto sarà verificare

fattibilità ed efficacia del supporto psicologico a distanza per pazienti con il cancro al seno, e comprendere in che modo contribuisca – rispetto al sostegno in presenza – all’aderenza delle pazienti al trattamento e alla buona risposta alle cure. I risultati permetteranno di sviluppare una conoscenza approfondita dei processi del supporto psicologico a distanza per pazienti con tumore al seno e di sviluppare delle linee guida che guidino gli psico-oncologi nel fornire una cura appropriata da remoto.

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Oncologia - Tumori femminili

Christopher Bruhn Obiettivo del progetto: valutare l’ec-

cesso di istoni come “marker prognostico”, utile per predire l’efficacia dei trattamenti dietetici nei tumori al seno triplo negativi.

Dove svilupperà il progetto

Istituto FIRC di Oncologia Molecolare (IFOM), Milano

Note biografiche

• Nato a Elmshorn (Germania) nel 1983 • Laureato Biochimica e Biologia Molecolare presso la Friedrich Schiller University, Jena (Germania) • PhD in Biologia Molecolare presso la Friedrich Schiller University, Jena (Germania)

Il ruolo degli istoni nel metabolismo del tumore al seno triplo negativo Il tumore in espansione necessita di nutrienti per sopravvivere e crescere: ecco perché le diete che abbassano i livelli di glucosio nel sangue potrebbero supportare e potenziare le terapie oncologiche classiche con lo scopo di “affamare” la neoplasia. Non tutti i tumori, però, sono ugualmente dipendenti dal glucosio: capire i motivi di questa diversa sensibilità potrà aiutare nello sviluppo di programmi dietetici a supporto della terapia oncologica. Questo approccio potrebbe essere particolarmente utile per i tumori con scarse opzioni terapeutiche, come i tumori del seno triplo negativi. 48

Studi recenti hanno osservato che il carcinoma triplo negativo presenta cellule con un numero eccessivamente alto di complessi proteici chiamati istoni (che tengono il DNA impacchettato nel nucleo): questa alterazione renderebbe il tumore più dipendente dal glucosio. Obiettivo del progetto sarà verificare questa ipotesi, capire se la quantità di istoni possa predire l’efficacia dei regimi dietetici in ambito oncologico e valutare se gli istoni rendano il tumore sensibile alla combinazione di dieta e chemioterapia classica.


Oncologia - Tumori femminili

Roberto Campagna Obiettivo del progetto: studiare il

ruolo dell’enzima paraoxonasi-2 nella capacità metastatica e nella risposta ai chemioterapici del tumore al seno triplo negativo.

Dove svilupperà il progetto

Università Politecnica delle Marche, Ancona

Note biografiche

• Nato a Foggia nel 1986 • Laureato in Biologia Applicata presso l’Università Politecnica delle Marche, Ancona • PhD in Scienze Biomediche presso l’Università Politecnica delle Marche, Ancona

Il ruolo dell’enzima paraoxonasi-2 nel tumore al seno triplo negativo Il tumore al seno triplo negativo è sottotipo di carcinoma mammario più difficile da trattare, poiché non presenta nessuna molecola “bersaglio” conosciuta e utilizzabile nelle terapie. Per questo motivo è necessario individuare marcatori molecolari specifici per questo tipo di tumore, così da sviluppare nuove terapie migliorare la risposta dei pazienti alle cure. La paraoxonasi-2 sembra essere un candidato promettente: si tratta di un enzima presente ad alti livelli in diversi tumori, ed è stato suggerito un suo ruolo nella sopravvivenza e nella proliferazione delle cellule malate. Obiettivo del

progetto sarà esaminare i livelli della paraoxonasi-2 in campioni di tumore al seno triplo negativo, verificando se esista una correlazione tra la quantità di enzima e le caratteristiche cliniche dei pazienti. Verrà inoltre valutato se, modulando i livelli di paraoxonasi-2 in linee cellulari di tumore al seno triplo negativo, vi siano effetti in termini di proliferazione cellulare, capacità metastatica e risposta ai chemioterapici. I risultati permetteranno di capire se l’enzima possa predire l’aggressività della neoplasia e la risposta alla chemioterapia.

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Oncologia - Tumori femminili

Alessandra Cataldo Obiettivo del progetto: studiare il ruolo di un piccolo RNA, miR-302b, nella resistenza alla chemioterapia dei tumori al seno triplo negativi. Dove svilupperà il progetto

Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, Milano

Note biografiche

• Nata a Salerno nel 1987 • Laureata in Biotecnologie Mediche e Medicina Molecolare presso l’Università degli Studi di Milano • PhD in Patologia e Neuropatologia Sperimentale e Clinica presso l’Università degli Studi di Milano

MicroRNA, sistema immunitario e resistenza alle terapie nel tumore al seno Il microambiente tumorale è composto da diversi tipi di cellule che circondano quelle cancerose. Le cellule del sistema immunitario presenti svolgono un ruolo molto importante, che può declinarsi sia come pro- che come anti-tumorale. Tra le cellule immunitarie più abbondanti nel microambiente ci sono i macrofagi: questi sono classificati in M1, che agiscono contro il tumore, e M2, che invece lo favoriscono inducendone la crescita, la capacità di metastatizzare e la resistenza alla chemioterapia. Le cellule tumorali e quelle del microambiente possono comunicare tra loro 50

attraverso i microRNA, piccole molecole in grado di regolare l’attività dei geni. Alcuni di questi microRNA possono bloccare la produzione di fattori che inducono la crescita del tumore e la chemioresistenza. Obiettivo del progetto sarà studiare il ruolo di uno specifico microRNA, miR-302b: l’ipotesi è che ostacoli l’azione pro-tumorale dei macrofagi M2. L’azione del miR-302b sui macrofagi M2 potrebbe essere uno dei meccanismi che rendono alcuni casi di tumore triplo negativo più responsivi alla chemioterapia, limitandone l’aggressività e migliorando la prognosi.


Oncologia - Tumori femminili

Paolo Contessotto Obiettivo del progetto: individuare i fattori che regolano la capacità di generare metastasi nelle cellule tumorali, studiando le interazioni tra il tumore al seno e il suo microambiente. Dove svilupperà il progetto

Università degli Studi di Padova

Note biografiche

• Nato a Treviso nel 1989 • Laureato in Biotecnologie Farmaceutiche presso l’Università degli Studi di Padova • PhD in Ingegneria Biomedica e Medicina Rigenerativa presso la National University of Ireland Galway (Irlanda)

Microambiente e stimoli meccanici alla base della formazione di metastasi Una delle cause più significative di mortalità legata ai tumori al seno è costituita dallo sviluppo di metastasi ai polmoni. Nonostante i numerosi studi, i meccanismi che regolano la proliferazione e la migrazione delle cellule tumorali verso i siti preferenziali di metastasi non sono ancora del tutto chiari. Alcuni studi provano ad approfondire l’interazione tra il tumore e il suo microambiente (e in particolare gli stimoli meccanici da esso derivanti, come le diverse rigidità dei tessuti): questo legame, infatti, sembra essere fondamentale nel determinare la capacità proliferativa e metastatizzante delle

cellule cancerose. Obiettivo del progetto sarà valutare le caratteristiche distintive del microambiente in cui si trovano le cellule di tumore primario rispetto al corrispettivo metastatico. In particolare, si cercherà di capire gli effetti delle proteine YAP/ TAZ – fattori chiave per la capacità di generare metastasi – a seconda delle interazioni meccaniche delle cellule con i diversi microambienti.

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Oncologia - Tumori femminili

Anastasia De Luca Obiettivo del progetto: identificare i meccanismi molecolari legati al rame e alle proteine rame-correlate nella formazione di metastasi del tumore al seno triplo negativo. Dove svilupperà il progetto Università degli Studi di Roma "Tor Vergata"

Note biografiche

• Nata a Roma nel 1982 • Laureata in Biotecnologie Mediche presso l’Università degli Studi di Roma "Tor Vergata" • PhD in Biologia Cellulare e Molecolare presso l’Università degli Studi di Roma "Tor Vergata"

L’importanza del rame nella progressione del tumore al seno triplo negativo Il rame è un metallo indispensabile per le cellule del nostro organismo: i suoi livelli vengono controllati da proteine specifiche, poiché sia l’eccesso che la carenza sono nocivi per la salute umana. L’alterazione dei livelli di rame, delle sue proteine di controllo (come Atox1 ed ATP7A) e dell’enzima lisil ossidasi (che funziona grazie al rame) sono coinvolti nella progressione del tumore al seno triplo negativo. Studi recenti hanno dimostrato che la diminuzione dei livelli di rame riduce la progressione metastatica di questo tumore: resta però da chiarire il ruolo del rame e delle proteine correlate durante 52

la cosiddetta “transizione epitelio-mesenchimale” (EMT) – un processo che consente il distacco di cellule del tumore primario per formare metastasi. Obiettivo del progetto sarà studiare il ruolo del rame e delle proteine coinvolte nella sua regolazione durante l’EMT nel tumore al seno triplo negativo. Inoltre, nel tentativo di impiegare molecole di natura vegetale come agenti terapeutici, si analizzerà la capacità di alcuni componenti dell’olio di oliva (oleuropeina aglicone e il suo derivato idrossitirosolo) nel modulare la formazione di metastasi.


Sostenuta dalle Pink Ambassador

Oncologia - Tumori femminili

Alessandra Margherita De Scalzi

Obiettivo del progetto: ridurre la

mortalità delle recidive dei tumori al seno personalizzando il follow-up delle pazienti dopo il percorso di cura.

Dove svilupperà il progetto

Istituto Europeo di Oncologia (IEO), Milano

Note biografiche

• Nata a Milano nel 1986 • Laureata in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Milano • Specializzazione in Chirurgia Generale presso l’Università degli Studi di Milano

Sviluppare percorsi di follow-up personalizzati per ridurre le recidive nel tumore al seno Il tumore del seno colpisce 1 donna su 8, rendendolo la malattia oncologica più diffusa nel sesso femminile. Anche se questa neoplasia è diventata sempre meno mortale e più curabile grazie alla ricerca scientifica, la recidiva tumorale rimane uno degli eventi più temuti e pericolosi. Attualmente una donna colpita da tumore al seno segue un percorso di controlli standard, ma ormai sta diventando sempre più chiaro che sarebbe opportuno prevedere dei percorsi di follow-up su misura, poiché ogni donna e ogni tumore è diverso dall’altro. Basandosi sui dati di oltre 15 mila pazienti, i medici dell’Isti-

tuto Europeo di Oncologia hanno sviluppato, uno strumento per calcolare il rischio della singola paziente di andare incontro a una recidiva di tumore al seno. Questo strumento permette di individuare le pazienti ad alto rischio e di creare, attraverso un team multidisciplinare, un percorso dedicato con controlli personalizzati. Il progetto si propone così di ridurre il rischio di mortalità associato alla recidiva del tumore del seno sottoponendo la paziente a controlli modellati sulla persona e sulla malattia specifica che ha affrontato.

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Oncologia - Tumori femminili

Concetta Di Natale Obiettivo del progetto: sviluppare un cerotto a microaghi per la somministrazione meno invasiva, più efficace e con meno effetti collaterali di farmaci contro il tumore al seno triplo negativo. Dove svilupperà il progetto

Università degli Studi di Napoli Federico II

Note biografiche

• Nata a Napoli nel 1988 • Laureata in Biotecnologie Mediche presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II • PhD in Ingegneria dei Materiali presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II e Istituto Italiano di Tecnologia (CABHC@CRIB Napoli)

Cerotto a microaghi: una sfida contro il tumore al seno triplo negativo Il tumore al seno triplo negativo rappresenta circa il 15% di tutte le neoplasie mammarie ed è spesso associato a una prognosi negativa. La mancanza di terapie mirate sta spingendo la comunità scientifica allo sviluppo di nuovi trattamenti contro questo tumore, come gli approcci di immunoterapia. Il trattamento immunoterapico di maggior successo è rappresentato dall'anticorpo monoclonale atezolizumab che, in combinazione con l’antitumorale paclitaxel, è stato approvato per il trattamento del tumore al seno triplo negativo. Nonostante i risultati preliminari positivi, gli anticorpi mo54

noclonali mostrano però ancora alcuni limiti come la bassa penetrazione nel sito del tumore. L’obiettivo del progetto sarà sviluppare un nuovo sistema di somministrazione farmacologica composto da un cerotto di microaghi in grado di aumentare la stabilità dei farmaci e la loro penetrazione nel sito tumorale, migliorandone il potere terapeutico e riducendone gli effetti collaterali grazie a una modalità di somministrazione mini-invasiva.


Oncologia - Tumori femminili

Paola Falletta Obiettivo del progetto: identificare nuovi bersagli molecolari coinvolti nella migrazione delle cellule per prevenire e ridurre le metastasi nel tumore al seno triplo negativo. Dove svilupperà il progetto

IRCCS Ospedale San Raffaele, Milano

Note biografiche

• Nata a Finale Ligure (SV) nel 1980 • Laureata in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Genova • PhD in Biologia e Medicina Sperimentale, Molecolare e Clinica presso l’Università degli Studi di Genova

Identificare e combattere le cause di metastasi nel tumore al seno triplo negativo La causa principale di mortalità per le pazienti di tumore al seno triplo negativo è la metastasi, ovvero la diffusione e crescita delle cellule cancerose in organi distanti dal sito primario di sviluppo. Nonostante i grandi passi avanti nel trattamento del tumore negli stadi iniziali di crescita, il cancro al seno triplo negativo non ha ancora una terapia mirata in grado di curare le pazienti e a prevenire le metastasi. Recentemente si è scoperto che la cellula tumorale sfrutta un meccanismo di risposta allo stress a proprio vantaggio: se sottoposta a stress ambientali, altera la produzione di specifiche proteine e si tra-

sforma in una cellula “migratoria” così da sfuggire all’ambiente ostile. Inoltre, queste cellule tumorali reclutano il sistema immunitario e lo manipolano per aumentare ulteriormente la capacità di formare metastasi. L’obiettivo della ricerca sarà identificare nuovi bersagli molecolari coinvolti nella risposta allo stress o nel legame tra cellula tumorale e sistema immunitario, così da sviluppare terapie che riducano la sopravvivenza del tumore – sia durante la fase di crescita che durante la disseminazione nell’organismo.

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Oncologia - Tumori femminili

Gisella Figlioli Obiettivo del progetto: stimare il ri-

schio di carcinoma mammario causato da mutazioni nel gene FANCM mediante un’analisi complessiva di diversi studi genetici.

Dove svilupperà il progetto

Istituto FIRC di Oncologia Molecolare (IFOM), Milano

Note biografiche

• Nata a Erice (TP) nel 1985 • Laureata in Scienze e Tecnologie Biomolecolari presso l’Università di Pisa • PhD in Scienze Biologiche e Molecolari presso l’Università di Pisa

Mutazioni nel gene FANCM e rischio di carcinoma mammario Il carcinoma mammario è uno dei tumori umani più frequenti nella popolazione femminile e rappresenta la principale causa di morte per cancro tra le donne. La forma “familiare” di questa patologia può essere causata da mutazioni ereditarie in alcuni geni denominati ad alto rischio, come BRCA1, BRCA2 e PALB2. Negli ultimi anni, anche FANCM è stato descritto come un gene di suscettibilità al carcinoma mammario, ovvero capace di aumentare significativamente il rischio di sviluppare questa neoplasia. L’obiettivo del progetto sarà stimare con maggiore precisione possibile il rischio di carcinoma mammario conferito 56

dalle mutazioni di FANCM. Verrà usato un metodo di analisi statistica − chiamato meta-analisi − che consentirà di analizzare complessivamente i dati genetici derivanti da diversi studi. In particolare, l’analisi sarà eseguita su 10 diversi studi che comprendono un totale di circa 160.000 casi di carcinoma mammario e 120.000 controlli sani. I risultati ottenuti consentiranno una stima del rischio ereditario di carcinoma mammario legato a FANCM e contribuiranno a migliorare i programmi di prevenzione e sorveglianza nelle persone portatrici di mutazioni in questo gene e nei loro familiari.


Oncologia - Tumori femminili

Maria Grazia Filippone Obiettivo del progetto: studiare il ruolo e i meccanismi molecolari del gene CDK12, un potenziale nuovo marcatore clinico per la terapia personalizzata nel tumore al seno. Dove svilupperà il progetto

Istituto Europeo di Oncologia (IEO), Milano

Note biografiche

• Nata a Scafati (SA) nel 1983 • Laureata in Biotecnologie Mediche presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II • PhD in Genetica e Medicina Molecolare presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II

CDK12: un nuovo marcatore di prognosi e terapia nel tumore al seno Nonostante gli sviluppi di nuove terapie avanzate, che hanno contribuito ad aumentare la sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi sino all’87%, il tumore al seno resta una delle principali cause di mortalità nelle donne – specialmente a causa dell’insorgenza di recidive. Studi recenti hanno identificato un gene, CDK12, che è presente ad alti livelli in circa il 22% dei tumori mammari ed è associato a un’evoluzione molto aggressiva della malattia, causando resistenza alle comuni chemioterapie. CDK12, infatti, sembra essere in grado di alterare il metabolismo energetico delle cellule tumorali, così

da sostenere la loro elevata capacità di proliferazione e neutralizzare l’azione delle chemioterapie. Al tempo stesso, però, l’elevata capacità energetica indotta dall’azione di CDK12 costituisce un vero e proprio “tallone d’Achille” per le cellule tumorali, che è possibile colpire tramite l’utilizzo di terapie anti-metaboliche in parte già disponibili nella pratica clinica. Obiettivo del progetto sarà quello di comprendere come CDK12 altera il metabolismo cellulare; in questo modo, sarà possibile utilizzarlo come marcatore biologico per predire la risposta individuale a terapie farmacologiche mirate. 57


Oncologia - Tumori femminili

Cristina Maracci Obiettivo del progetto: studiare l’effetto di un nuovo farmaco inibitore, specifico della sintesi proteica, su cellule di carcinoma mammario triplo negativo.

Dove svilupperà il progetto

Università Politecnica delle Marche, Ancona

Note biografiche

• Nata a Osimo (AN) nel 1984 • Laureata in Biologia Molecolare e Applicata presso l’Università Politecnica delle Marche, Ancona • PhD in Scienze Biomolecolari presso l’Università Politecnica delle Marche, Ancona

Arrestare lo sviluppo del tumore al seno bloccando la sintesi proteica Le cellule tumorali si distinguono per la loro elevata attività e incontrollata proliferazione, che comporta un’accelerata sintesi delle proteine. Alcune proteine regolatrici della sintesi proteica sembrano essere più abbondanti nei tumori più aggressivi, come il cancro al seno triplo negativo, per il quale non esiste a oggi una terapia mirata. Una di queste proteine, eIF4E, costituisce un “fattore limitante” all’inizio della sintesi proteica ed è riconosciuta come un bersaglio per lo sviluppo di nuovi farmaci antitumorali. Obiettivo del progetto sarà analizzare l’azione antitumorale di un nuovo po58

tenziale farmaco, sintetizzato su misura e altamente specifico per eIF4E. L’efficacia del trattamento verrà misurata attraverso l’analisi di parametri fondamentali come crescita, tossicità e motilità cellulare, usando colture cellulari di tumore al seno triplo negativo. Allo tempo stesso verranno misurati i livelli di alcuni geni regolatori, specifici del cancro al seno triplo negativo, così da verificare la specificità del trattamento – un requisito fondamentale per lo sviluppo di una terapia mirata.


Oncologia - Tumori femminili

Francesca Reggiani Obiettivo del progetto: utilizzare farmaci epigenetici per stimolare le cellule immunitarie NK e migliorare la risposta alla chemioterapia nel tumore al seno. Dove svilupperà il progetto Azienda Unità Sanitaria Locale di Reggio Emilia – IRCCS

Note biografiche

• Nata a Montecchio Emilia (RE) nel 1986 • Laureata in Biotecnologie Animali presso Alma Mater Studiorum Università di Bologna • PhD in Medicina Molecolare presso la Scuola Europea di Medicina Molecolare (SEMM) - Università degli Studi di Milano

Riprogrammazione dell'immunità nel tumore al seno triplo negativo I tumori al seno di tipo triplo negativo rappresentano una forma di tumore particolarmente aggressiva che colpisce circa il 20% delle pazienti con diagnosi di tumore al seno. Attualmente, le terapie disponibili per questo tumore sono limitate. L’obiettivo del progetto sarà sviluppare una nuova terapia basata sull'attivazione del sistema immunitario (immunoterapia). A tale scopo saranno utilizzati dei farmaci epigenetici, in grado di modificare la lettura del DNA in modo transitorio e di riprogrammare specifiche cellule immunitarie – dette Natural Killer (NK) – per rendere più attive verso il tumo-

re. Questi farmaci aumentano il traffico di vescicole di trasporto all'interno delle cellule NK, favorendo il rilascio di fattori tossici a seguito del contatto con le cellule tumorali e causando la morte delle stesse. Il progetto valuterà nel dettaglio questo meccanismo, valutando possibili effetti combinati con la chemioterapia tradizionale. Infine verranno identificati nuovi marcatori biologici, capaci di fornire informazioni sul tumore, così da capire in anticipo quali pazienti potranno beneficiare maggiormente dell’immunoterapia nel trattamento del tumore al seno triplo negativo. 59


Oncologia - Tumori femminili

Sostenuta dalle Pink Ambassador

Claudia Riccardi Obiettivo del progetto: sviluppare di nano-formulazioni di farmaci a base di rutenio(III), con elevata selettività di azione e limitati effetti collaterali, nella terapia del tumore al seno triplo negativo. Dove svilupperà il progetto

Università degli Studi di Napoli Federico II

Note biografiche

• Nata a Scafati (SA) nel 1990 • Laureata in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II • PhD in Scienze Chimiche presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II

Liposomi multifunzionali per il trattamento del cancro al seno Il cancro al seno è una delle forme tumorali più comuni nelle donne e il sottotipo triplo negativo è particolarmente aggressivo, con opzioni di trattamento ancora limitate. Negli ultimi anni la ricerca di farmaci antitumorali si è focalizzata su composti a base di complessi metallici, e in particolare su quelli di rutenio(III), per le loro promettenti attività antitumorali associate a bassa tossicità. Di recente sono stati messi a punto dei sistemi per veicolare nelle cellule questi farmaci a base di rutenio(III) attraverso liposomi, ovvero piccole vescicole: queste “nano-formulazioni” hanno 60

mostrato eccellenti attività antiproliferative su cellule di cancro al seno, e in particolare su cellule di triplo negativo, risultando prive di tossicità su cellule sane utilizzate come controllo. Obiettivo del progetto sarà quello di migliorare la selettività e l’entrata dei liposomi nelle cellule. A questo scopo, i liposomi saranno ulteriormente modificati con altre macromolecole in grado di riconoscere precisi bersagli sulle cellule tumorali, favorendo così il rilascio selettivo dei farmaci a base di rutenio(III).


Oncologia - Tumori femminili

Patrizia Romani Obiettivo del progetto: capire come

le cellule tumorali dormienti dialoghino con il microambiente per identificare nuovi bersagli terapeutici contro le metastasi di tumore al seno.

Dove svilupperà il progetto

Università degli Studi di Padova

Note biografiche

• Nata a San Benedetto del Tronto (AP) nel 1982 • Laureata in Biologia Cellulare e Molecolare presso Alma Mater Studiorum - Università di Bologna

Metabolismo e microambiente nel tumore al seno metastatico Il tumore al seno ER+, con cellule positive al recettore degli estrogeni, viene considerato un tumore ad alto tasso di recidiva anche a distanza di anni dal trattamento. Le ultime scoperte scientifiche hanno sottolineato l’importanza delle “cellule tumorali dormienti”: queste cellule sono spesso invisibili agli strumenti di diagnostica per immagini, si trovano in uno stato quiescente e, per motivi ancora non noti, possono risvegliarsi anche dopo anni dalla diagnosi iniziando a proliferare e originando metastasi. Studi recenti hanno dimostrato che le cellule tumorali dormienti possiedono un’elevata resisten-

• PhD in Biologia Cellulare, Molecolare e Industriale presso Alma Mater Studiorum - Università di Bologna

za ai farmaci, e questa caratteristica potrebbe dipendere da cambiamenti specifici nel loro metabolismo. Obiettivo del progetto sarà studiare i meccanismi molecolari in grado di causare quiescenza e resistenza, oltre a capire in quali condizioni le cellule sono in grado di riattivarsi. In particolare verrà studiata la relazione con il microambiente tumorale (l’insieme di cellule e tessuto nel quale si sviluppa il tumore) per comprendere come le cellule dormienti si spengano o si accendano, al fine di sviluppare nuove terapie efficaci contro le recidive di tumore al seno. 61


Oncologia - Tumori femminili

Marianna Rossetti Obiettivo del progetto: perfeziona-

re un dispositivo portatile, in grado di rilevare e monitorare anticorpi in una goccia di sangue, utile per l'autodiagnosi precoce del cancro al seno.

Dove svilupperà il progetto Università degli Studi di Roma "Tor Vergata"

Note biografiche

• Nata ad Avellino nel 1984 • Laureata in Chimica Analitica presso l’Università degli Studi di Roma "La Sapienza" • PhD in Scienze Chimiche presso l’Università degli Studi di Roma "Tor Vergata"

Monitoraggio di anticorpi per la diagnosi del cancro al seno Il trattamento del cancro al seno ha ottenuto progressi significativi negli ultimi anni, ma la diagnosi precoce e il monitoraggio della risposta alle terapie rimangono cruciali per valutare il decorso della malattia. Nel corso del 2020 è stato sviluppato un dispositivo rapido, accurato, portatile, facile da usare e a basso costo che consente il rilevamento di anticorpi nel sangue. Questo dispositivo ha dimostrato, a oggi, di essere promettente per il monitoraggio degli anticorpi nei trattamenti immunoterapici, ma necessita di essere ulteriormente potenziato per permettere la rilevazione diretta di au62

to-anticorpi nel sangue (cioè anticorpi diretti contro alcune cellule del proprio corpo) specifici per il cancro al seno. Per raggiungere questo obiettivo verranno combinati i vantaggi degli acidi nucleici artificiali e le potenzialità del sistema enzimatico CRISPR/Cas (uno strumento di modifica precisa e puntuale del DNA), in modo da realizzare un dispositivo che permetterà la diagnosi precoce del tumore al seno in maniera simile a quanto oggi avviene per la determinazione del glucosio nell’automonitoraggio della glicemia.


Oncologia - Tumori femminili

Matteo Sensi Obiettivo del progetto: sviluppare un dispositivo in grado di rilevare le diverse forme della proteina NFYA, legate alla progressione del tumore al seno e al polmone. Dove svilupperà il progetto

Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia

Note biografiche

• Nato a Bergamo nel 1988 • Laureato in Biotecnologie Industriali presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca • PhD in Scienze Chimiche, Geologiche e Ambientali presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca e l’Université d'Aix-Marseille (Francia)

Un biosensore per classificare i pazienti con tumore al seno e al polmone Il DNA può essere considerato come un codice che viene letto dalle cellule per produrre le proteine necessarie alle loro funzioni essenziali. I fattori trascrizionali sono proteine che, legando una specifica porzione di DNA, regolano questo processo, e l’organismo è in grado di produrre diverse varianti di questi fattori trascrizionali, dette isoforme. Diversi studi hanno osservato che alcune isoforme possono indurre effetti nefasti, e in particolare possono produrre alterazioni della crescita cellulare, spesso associate all’insorgenza di tumori. Monitorare la presenza di differenti isoforme nei pazienti onco-

logici, potrebbe dunque essere d’aiuto per identificare precocemente la presenza di tumori e definirne lo stadio di progressione. L'obiettivo del progetto sarà realizzare un biosensore, ossia un dispositivo in grado di rilevare e distinguere le diverse isoforme del fattore trascrizionale NFYA, coinvolto nella progressione dei tumori al polmone e al seno. La classificazione dei pazienti oncologici sulla base dello stato del tumore porterà al miglioramento della cura e alla definizione di piani di trattamento personalizzati.

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Oncologia - Tumori femminili

Jose Vila Obiettivo del progetto: identificare il sottogruppo di pazienti con carcinoma duttale in situ che possono trarre beneficio dalla gestione del tumore tramite sorveglianza attiva. Dove svilupperà il progetto

Istituto Europeo di Oncologia (IEO), Milano

Note biografiche

• Nato a Valencia (Spagna) nel 1982 • Laureato in Medicina e Chirurgia presso Universitat Rovira i Virgili, Tarragona (Spagna) • Specializzazione in Ginecologia e Ostetricia presso Universitat de València (Spagna)

Carcinoma duttale a basso rischio: chi beneficia della sorveglianza attiva? Il carcinoma duttale in situ (DCIS) e il tipo più comune di cancro al seno non invasivo. Il DCIS e chiamato non infiltrante perché non diffonde all’esterno del condotto mammario e ha un basso grado di malignità. Il DCIS può comunque aumentare il rischio di sviluppare un tumore più aggressivo, chiamato carcinoma mammario infiltrante, anche se la maggior parte delle pazienti non incorre in questa neoplasia più pericolosa. Le opzioni terapeutiche disponibili a disposizione sono la chirurgia, che può essere associata a radioterapia o all’ormonoterapia, oppure un monitoraggio costante senza interven64

ti che prende il nome di osservazione attiva. Obiettivo del progetto sarà sviluppare procedure e determinare marcatori biologici in grado di identificare quei pazienti che possono essere trattati con un trattamento di follow-up e sorveglianza attiva, evitando trattamenti più aggressivi. I risultati dello studio permetteranno di stabilire il trattamento migliore in ciascun caso, così da conciliare la massima efficacia terapeutica con i minori effetti collaterali possibili e migliorare la qualità di vita delle pazienti.


Oncologia - Tumori femminili

Junbiao Wang Obiettivo del progetto: identificare nuovi farmaci antitumorali con bassa tossicità nella cura del cancro al seno triplo negativo, a partire da funghi medicinali della tradizione cinese.

Dove svilupperà il progetto

Università degli Studi di Camerino

Note biografiche

• Nato a Shehong (Cina) nel 1986 • Laureato in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Camerino • PhD in Molecular Biology and Cellular Biotechnology presso l’Università degli Studi di Camerino

Studio dei funghi medicinali come potenziali farmaci per il cancro al seno triplo negativo Tra i diversi sottotipi di cancro al seno, il triplo negativo ha la peggiore prognosi a causa della mancanza di bersagli terapeutici specifici, necessari per cure efficaci e mirate. Negli ultimi decenni molte molecole di origine naturale, ad esempio estratte dai vegetali, sono diventate oggetto di studio come possibili farmaci antitumorali, perché inibiscono la proliferazione e inducono l'apoptosi (una morte cellulare “programmata") di molte linee di cellule tumorali. Alcuni studi preliminari, in particolare, hanno evidenziato come i funghi medicinali – in uso nella medicina tradizionale asiatica e dell'E-

stremo Oriente – sembrino possedere un potenziale antitumorale. Obiettivo del progetto sarà studiare tre funghi medicinali tipici della medicina tradizionale cinese, valutando i loro effetti su cellule di carcinoma mammario triplo negativo in vitro. Se l’azione antitumorale verrà confermata, saranno identificate le molecole responsabili di questo effetto e i meccanismi molecolari collegati, con l’obiettivo di sviluppare nuovi farmaci mirati per il trattamento del cancro al seno triplo negativo.

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[Rapporto AIRTUM-AIOM 2020]

Oncologia - Tumori femminili

Tumore all’ovaio

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Il tumore all'ovaio è meno frequente del tumore al seno, ma è più difficilmente curabile; non dà sintomi evidenti fino a stadi avanzati della malattia, e questo influisce sull’esito delle terapie. I sintomi sono addome gonfio, aerofagia e necessità di urinare spesso.

La terapia di elezione per il trattamento del tumore alle ovaie è la chirurgia, con chemioterapia adiuvante per eliminare eventuali micrometastasi. Numerosi però sono i casi di ricadute e di sviluppo di resistenza ai farmaci.

5.200

le diagnosi in Italia nel 2020

3%

di tutti i tumori diagnosticati nelle donne

2%

aumento della speranza di vita delle pazienti nell’ultimo decennio

40%

sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi


Oncologia - Tumori femminili

Elena Alexandrova Obiettivo del progetto: studiare una

serie di geni-chiave del carcinoma ovarico per comprenderne la funzione e individuare nuovi bersagli farmacologici.

Dove svilupperà il progetto

Università degli Studi di Salerno

Note biografiche

• Nata a Mytisci (Russia) nel 1983 • Laureata in Matematica e Fisica Applicata presso il Moscow Institute of Physics and Technology, Mosca (Russia) • PhD in Biologia Molecolare presso il Shemyakin-Ovchinnikov Institute of Bioorganic Chemistry, Mosca (Russia)

Identificare i geni responsabili della sopravvivenza del tumore ovarico Il tumore all’ovaio è una neoplasia ginecologica maligna che viene spesso diagnosticata in fase avanzata, quando il tumore ha la tendenza a sviluppare resistenza ai farmaci e le pazienti mostrano frequenti ricadute dopo il trattamento. Per questi motivi è urgente identificare nuovi bersagli farmacologici partendo da una conoscenza approfondita della “biologia” del tumore. Recentemente, utilizzando un approccio basato sul gene editing (una tecnica di modifica puntuale del DNA), sono stati individuati diversi geni che potrebbero rivelarsi cruciali per la sopravvivenza e la proliferazione del tumore.

Obiettivo del progetto sarà analizzare singolarmente questi geni tramite tecnica knock-out – cioè rendendoli inoperativi in modo puntuale e specifico. In questo modo sarà possibile valutare il loro effetto sulla crescita del tumore ovarico, studiarne i meccanismi molecolari correlati e, potenzialmente, individuare nuovi bersagli molecolari che potrebbero rivelarsi utili nella terapia contro questo carcinoma.

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Oncologia - Tumori femminili

Aisling Coughlan Obiettivo del progetto: studiare campioni di carcinoma ovarico, provenienti da pazienti diverse, così da individuarne le peculiarità molecolari e individuare nuovi bersagli terapeutici.

Dove svilupperà il progetto

Istituto Europeo di Oncologia (IEO), Milano

Note biografiche

• Nata a Dublino (Irlanda) nel 1991 • Laureata in Scienze Naturali e Genetica presso il Trinity College Dublin (Irlanda) • PhD in Genetica Molecolare presso il Trinity College Dublin (Irlanda)

Individuare nuovi bersagli molecolari nel carcinoma ovarico sieroso di alto grado Il tumore all’ovaio è uno dei tumori femminili più comuni e presenta la maggiore incidenza in Nord America ed Europa: la prognosi è spesso ancora infausta, principalmente a causa dell’assenza di sintomi chiari in fase precoce e alla resistenza ai chemioterapici. Per questi motivi esiste la necessità di sviluppare trattamenti più efficaci e specifici. Il primo passo in questa direzione è capire in che modo il tumore di una paziente differisce da quello di un’altra: individuare le unicità molecolari e capire le differenze nell’attività dei geni è essenziale per scegliere terapie personalizzate. 68

Obiettivo del progetto sarà identificare le “firme molecolari” peculiari dei tumori ovarici provenienti da diverse pazienti. L’analisi verrà condotta studiando le differenze a livello delle singole cellule tumorali, usando tecniche di indagine innovative, allo scopo di individuare possibili “sensibilità” ai trattamenti. I risultati evidenzieranno nuovi bersagli molecolari, che potrebbero diventare oggetto di terapie farmacologiche e migliorare la sopravvivenza delle pazienti con carcinoma ovarico sieroso di alto grado.


Oncologia - Tumori femminili

Elisabetta Grillo Obiettivo del progetto: studiare il

ruolo della proteina VEGFR2 nella metastatizzazione del carcinoma ovarico sieroso per sviluppare nuove terapie personalizzate ed efficaci.

Dove svilupperà il progetto

Università degli Studi di Brescia

Note biografiche

• Nata a Termini Imerese (PA) nel 1986 • Laureata in Biotecnologie Mediche presso l’Università degli Studi di Brescia • PhD in Biotecnologie Cellulari e Molecolari Applicate al Settore Biomedico presso l’Università degli Studi di Brescia

La proteina VEGFR2 nel carcinoma dell’ovaio: nuove strategie terapeutiche Il carcinoma ovarico sieroso di alto grado è il tipo di tumore dell’ovaio più diffuso e aggressivo: in buona parte dei casi, purtroppo, la diagnosi avviene quando sono già presenti metastasi addominali o addirittura in organi più distanti. La mancanza di marcatori biologici per la diagnosi precoce e l’assenza di valide opzioni terapeutiche contro le metastasi rende quindi urgente la ricerca su questo tumore femminile. Tra le terapie mirate, il blocco di VEGFR2 (una proteina presente sulla membrana cellulare) è in grado di ridurre la crescita del tumore ma può, in alcuni casi, aumentare il rischio di sviluppare

metastasi. Obiettivo del progetto sarà studiare il ruolo controverso di VEGFR2 nel tumore all’ovaio e nella capacità di dare origine a metastasi. Verrà utilizzato come modello di studio un sottotipo di tumore all’ovaio sieroso di alto grado che possiede bassi livelli di VEGFR2 e che ha un comportamento aggressivo, con una forte tendenza a migrare e formare metastasi in organi distanti. Verrà studiato in particolare il ruolo del citoscheletro, l’insieme delle strutture che consente alle cellule di spostarsi, al fine di identificare nuove strategie terapeutiche.

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Oncologia - Tumori femminili

Raffaella Petruzzelli Obiettivo del progetto: analizzare i meccanismi alla base della risposta lisosomiale che determinano la resistenza al cisplatino nel cancro ovarico, così da sviluppare nuovi protocolli terapeutici.

Dove svilupperà il progetto

Telethon Institute of Genetics and Medicine (TIGEM), Napoli

Note biografiche

• Nata a Battipaglia (SA) nel 1980 • Laureata in Biotecnologie presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II • PhD in Medicina presso la University of Southampton (Regno Unito)

Lisosomi come responsabili della chemioresistenza nel tumore ovarico I tumori ovarici sono tra le neoplasie ginecologiche più aggressive, e un’elevata percentuale di pazienti sviluppa resistenza alla chemioterapia con cisplatino. Diversi studi hanno dimostrato che queste pazienti presentano alti livelli della proteina ATP7B, capace di pompare l’eccesso di platino fuori dalla cellula attraverso delle strutture chiamate lisosomi: si tratta di vescicole con funzione di “spazzini” cellulari, che eliminano le molecole pericolose per l’organismo e talvolta anche i farmaci assunti, alimentando il fenomeno della chemioresistenza e rendendo il tumore più aggressivo. I meccanismi molecolari legati a questo 70

fenomeno sono ancora da chiarire. Recentemente è stato dimostrato che la proteina TFEB è in grado di attivare ATP7B, promuovendo la detossicazione (cioè l’eliminazione) del cisplatino attraverso i lisosomi. TFEB, inoltre, organizza una risposta del tumore specifica contro cisplatino all’interno dei lisosomi, che permette al tumore di proliferare rendendo vana la chemioterapia. Obiettivo del progetto sarà trovare molecole terapeutiche che blocchino le proteine lisosomiali coinvolte in questo processo, allo scopo di sviluppare protocolli terapeutici più efficaci per questo tipo di tumore.


Oncologia - Tumori femminili "Cosa vorresti dire alle persone che scelgono di donare a sostegno della ricerca scientifica?"

Donare per la ricerca vuol dire aiutare a curare malattie che generano sofferenza. Donare vuol dire essere parte di una comunità che fa ricerca scientifica per migliorare le proprie strategie terapeutiche. Forse non tutte le risposte o cure saranno accessibili in tempi brevi, ma sostenere ogni progetto di ricerca aiuta ad aggiungere un tassello nella comprensione delle cose. Andrea Berardi

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[Rapporto AIRTUM-AIOM 2020]

Oncologia - Tumori femminili

Tumore all’utero

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Il cancro può colpire anche il collo (chiamato cervice) o il corpo dell’utero: i tumori tipici di queste due aree sono diversi per caratteristiche e per fattori di rischio. Il tumore della cervice uterina è associato ad uno specifico fattore di rischio: l’infezione da Papillomavirus Umano (HPV), un virus a trasmissione sessuale. Non a caso questo tipo di neoplasia è più frequente nella fa-

scia giovanile, al di sotto dei 50 anni di età. Per quanto riguarda il tumore del corpo dell’utero, principali fattori di rischio sono l’età, l’obesità e il diabete. Anche i livelli di estrogeni nel sangue (ormoni femminili prodotti dalle ovaie) rivestono un ruolo importante. Raramente questa patologia viene diagnosticata prima dei 50 anni, con un picco dopo i 60 anni.

2.400

le diagnosi di tumore al collo dell’utero in Italia nel 2020

99,7%

i tumori al collo dell’utero causati dall’HPV

8.300

le diagnosi di tumore al corpo dell’utero in Italia nel 2020

68-77%

sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi


Oncologia - Tumori femminili

Marta Celegato Obiettivo del progetto: studiare una

serie di molecole capaci di contrastare l’effetto tumorale dei papilloma virus umani (HPV) ad alto rischio, per prevenire e curare le neoplasie HPV-correlate.

Dove svilupperà il progetto

Università degli Studi di Padova

Note biografiche

• Nata a Mestre (VE) nel 1981 • Laureata in Biotecnologie Industriali presso l’Università degli Studi di Padova • PhD in Virologia e Biotecnologie Microbiche presso l’Università degli Studi di Padova

Sviluppo di nuovi farmaci per la terapia di tumori correlati all’HPV I papilloma virus umani (HPV) ad alto rischio sono una famiglia di virus responsabili dei tumori della cervice uterina – una neoplasia abbastanza diffusa e causa di mortalità soprattutto nei Paesi in via di sviluppo – e dei tumori ano-genitali e del distretto testa-collo. Attualmente non sono disponibili farmaci specifici e, poiché il programma di vaccinazione per prevenire l’infezione da HPV è stato avviato solo negli ultimi anni, sono necessari trattamenti specifici per i pazienti già infetti e ad alto rischio di sviluppare tumori associati a questi virus. La principale proteina oncogena di

HPV (E6) è considerata uno dei più importanti possibili bersagli terapeutici per il trattamento dei carcinomi indotti da HPV. Allo scopo di sviluppare nuove terapie per i carcinomi HPV-correlati, questo progetto studierà l’attività anti-tumorale di alcuni composti capaci di degradare la proteina E6 e impedirne le interazioni con altre proteine necessarie per le sue funzioni, bloccando così la sua attività tumorale. I composti studiati verranno usati contro diversi ceppi ad alto rischio di HPV per verificare la loro efficacia contro la famiglia dei papilloma virus umani.

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Oncologia - Tumori femminili

Maria Rosaria De Filippo Obiettivo del progetto: studiare il funzionamento molecolare di alcuni meccanismi di riparazione del DNA nei tumori dell’endometrio. Dove svilupperà il progetto

Istituto Europeo di Oncologia (IEO), Milano

Note biografiche

• Nata a Vico Equense (NA) nel 1983 • Laureata in Biotecnologie Mediche e Farmaceutiche presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II • PhD in Biologia Computazionale e Bioinformatica presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II

Meccanismi di riparazione del DNA e sviluppo dei tumori endometriali Alcuni tumori morfologicamente simili, come quello dell’endometrio e del colon, presentano carenze nei meccanismi di riparazione del DNA – tra cui sistema DNA Mismatch repair (MMR) e DNA Polymerase Eta (POLE). Questi meccanismi permettono di limitare gli “errori” durante la divisione cellulare e, se vengono a mancare, nel DNA si accumula un numero elevato di mutazioni. Ciò nonostante, il tumore dell’endometrio mostra al suo interno la presenza di cellule immunitarie (segno che la neoplasia viene riconosciuta), oltre ad avere una buona prognosi e una buona risposta all’immunoterapia – una tecni74

ca che potenzia il sistema immunitario contro i tumori.Recenti studi suggeriscono che, nei tumori con carenze del sistema MMR/POLE, ci siano spesso mutazioni nei geni appartenenti alla via di segnale OAS/RNASEL (un insieme di meccanismi molecolari legati tra loro a cascata). Questi geni controllano un tipo di morte cellulare “programmata” e, se vengono meno, questo potrebbe influire sulla crescita tumorale. Obiettivo del progetto sarà studiare questi meccanismi, mai approfonditi, per aumentare le conoscenze sui tumori dell’endometrio e del colon – sviluppando nuovi approcci per l’immunoterapia.


Oncologia - Tumori femminili

Federica Scalorbi Obiettivo del progetto: individuare una “firma” radiomica e genomica nei tumori della cervice uterina, che ne spieghi l’eterogeneità e la diversità aggressività. Dove svilupperà il progetto

Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, Milano

Note biografiche

• Nata a Portomaggiore (FE) nel 1985 • Laureata in Medicina e Chirurgia presso l’Università degli Studi di Ferrara • Specializzazione in Medicina Nucleare presso Alma Mater Studiorum – Università di Bologna

Analisi radiomica PET e analisi genomica nei tumori della cervice uterina Le nuove tecniche di elaborazione delle immagini permettono di ottenere sempre più informazioni sui tumori e sulla loro aggressività. Un esempio è la radiomica, che consente di conoscere la morfologia e le caratteristiche del tumore senza effettuare una biopsia invasiva sulla paziente. Per farlo vengono usate delle immagini PET – una tecnica diagnostica che studia il metabolismo tumorale – che sono poi analizzate da software innovativo in grado di elaborare un gran numero di informazioni. Il progetto, giunto al terzo anno di sviluppo, ha già raccolto e analizzato molte immagini PET che mostrano il me-

tabolismo delle lesioni tumorale alla cervice uterina, indice della loro aggressività. Obiettivo dello studio sarà studiare anche le caratteristiche genomiche dei sottotipi tumorali identificati, e in particolare la presenza di piccole molecole di RNA (microRNA). Studi recenti hanno dimostrato che i microRNA possono influenzare la chemioterapia e influenzare lo sviluppo tumorale; per questo motivo, lo studio potrà fornire informazioni sempre più dettagliate sui tumori della cervice uterina, contribuendo a personalizzare le cure.

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[Rapporto AIRTUM-AIOM 2020 per i dati italiani

Oncologia - Tumori maschili World Cancer Research Fund (www.wcrf.org) per i dati internazionali]

Tumore alla prostata

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La prostata è una ghiandola deputata alla produzione del liquido seminale. Il tumore alla prostata è uno dei più diffusi nel sesso maschile. Nelle prime fasi non dà sintomi evidenti, ma può già essere diagnosticato attraverso una visita urologica. Il principale fattore di rischio è l’età: è raro al di sotto dei 40 anni, mentre due terzi dei tumori sono

diagnosticati dopo i 65 anni di età e il 70-90% degli uomini oltre gli 80 anni ha un tumore alla prostata. Chi ha casi di tumore alla prostata in consanguinei ha un rischio doppio di sviluppare tumore alla prostata e anche scorretti stili di vita (dieta ricca di grassi, obesità, inattività fisica) influenzano il rischio.

Primo tumore

più diffuso negli uomini sopra i 50 anni

2 su 3

tumori alla prostata diagnosticati nei paesi sviluppati

36.000

italiani colpiti nel 2020

92%

probabilità di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi

1,4%

diminuzione per anno della mortalità per tumore alla prostata


Oncologia - Tumori maschili

Marco Catucci Obiettivo del progetto: sviluppare una tecnica per quantificare e tracciare le cellule immunitarie infuse nei pazienti (immunoterapia) contro il cancro alla prostata. Dove svilupperà il progetto

IRCCS Ospedale San Raffaele, Milano

Note biografiche

• Nato a Mottola (TA) nel 1982 • Laureato in Biologia Cellulare e Molecolare presso l’Università degli Studi di Roma "Tor Vergata" • PhD in Biologia Cellulare e Molecolare presso l’Università Vita-Salute San Raffaele, Milano

“Tracciatura” dei linfociti T nella terapia cellulare contro il tumore della prostata La terapia cellulare è una branca dell’immunoterapia che si basa sulla possibilità di modificare geneticamente specifiche cellule immunitarie isolate dal sangue dei pazienti, dette linfociti T. Queste cellule vengono rese in grado di produrre e “mostrare” delle proteine che si ancorano alla membrana cellulare: queste molecole, chiamate CAR-T, possono riconoscere il tumore e rendono in grado i linfociti T di colpire la neoplasia quando rinfusi nel paziente. Nei tumori solidi, come il tumore della prostata, la terapia cellulare è promettente ma presenta ancora dei problemi, come la bassa capacità

di infiltrare il tumore e di raggiungere tutte le cellule cancerose. Oggi non sono disponibili tecniche efficaci e non invasive per tracciare e quantificare i linfociti T nei pazienti trattati, e l’obiettivo del progetto sarà perfezionare una tecnologia in grado di “seguire” queste cellule dopo una trasfusione. In particolare verranno usate delle nanoparticelle contenenti fluoro-19, già approvate per uso clinico, che potranno essere monitorate attraverso risonanza magnetica e daranno informazioni sull’efficacia dell’immunoterapia in tempo reale.

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Oncologia - Tumori maschili

Luigi Ippolito Obiettivo del progetto: studiare il

ruolo dell'acido lattico nella regolazione del metabolismo e dell’attività genica delle cellule tumorali, osservando il microambiente del cancro prostatico.

Dove svilupperà il progetto

Università degli Studi di Firenze

Note biografiche

• Nato a Polla (SA) nel 1989 • Laureato in in Biotecnologie Mediche presso l’Università degli Studi di Siena • PhD in Biochimica e Biologia Molecolare presso l’Università degli Studi di Siena

Acido lattico e collagene nelle metastasi del carcinoma prostatico La progressione dei tumori deve essere sostenuta da un microambiente favorevole (l’insieme di cellule e tessuti intorno si sviluppa la neoplasia), e questo concetto è vero anche per il carcinoma della prostata. Tra le cellule “di supporto” del microambiente ci sono i fibroblasti associati al tumore (CAFs), responsabili, tra le molte funzioni, di aumentare la quantità di acido lattico vicino alla neoplasia. Tuttavia, quando le cellule tumorali utilizzano l’acido lattico per sostentarsi, di riflesso viene stimolata la produzione di collagene – un elemento importante della cosiddetta matrice extracellulare. 78

Questo processo, insieme al cambiamento del metabolismo delle cellule, rende il carcinoma della prostata più aggressivo, favorisce il rimodellamento della matrice extracellulare e promuove la formazione di metastasi. Obiettivo del progetto sarà valutare come l'acido lattico prodotto dai CAFs possa influenzare la deposizione del collagene e promuovere lo sviluppo di metastasi. I risultati aiuteranno a identificare i meccanismi molecolari legati al microambiente e al metabolismo cellulare, che in futuro potrebbero diventare nuovi bersagli farmacologici.


Oncologia - Tumori maschili

Federica Maccarinelli Obiettivo del progetto: sperimentare un approccio terapeutico basato sulla regolazione del livello di ferro, aumentandolo o diminuendolo all’interno delle cellule di carcinoma prostatico.

Dove svilupperà il progetto

Università degli Studi di Brescia

Note biografiche

• Nata a Brescia nel 1983 • Laureata in Biotecnologie Mediche presso l’Università degli Studi di Brescia • PhD in Biotecnologie Cellulari e Molecolari Applicate al Settore Biomedico presso l’Università degli Studi di Brescia

Modulare i livelli di ferro come terapia nel tumore prostatico Il cancro alla prostata (PCa) in fase avanzata rappresenta una delle principali cause di morte nella popolazione maschile. La terapia di deprivazione degli androgeni è il trattamento principale per la maggior parte dei pazienti, ma dopo una prima fase in cui il tumore risponde positivamente al farmaco (12-24 mesi) la neoplasia può sviluppare resistenza ed evolvere verso una forma più aggressiva – caratterizzata da prognosi sfavorevole e con poche opzioni terapeutiche. Studi recenti hanno evidenziato che le cellule del PCa sono particolarmente sensibili ai livelli di ferro intracellula-

re: il ferro è infatti un elemento essenziale per la crescita e la proliferazione cellulare, ma in caso di sovraccarico può portare alla morte della cellula mediante un meccanismo definito ferroptosi. Obiettivo del progetto sarà quello di esplorare due approcci antitumorali opposti, volti ad aumentare o a diminuire, tramite esperimenti in vitro e in vivo, i livelli di ferro nelle cellule di carcinoma prostatico. I risultati permetteranno di approfondire il legame tra ferro e cancro alla prostata e di validare un nuovo approccio terapeutico basato sulla ferroptosi.

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Oncologia - Tumori maschili

Sergio Occhipinti Obiettivo del progetto: sviluppare uno screening del tumore alla prostata affidabile, rapido ed economico, basato su un esame delle urine.

Dove svilupperà il progetto Università degli Studi di Torino

Note biografiche

• Nato a Savona nel 1981 • Laureato in Biotecnologie Mediche presso l’Università degli Studi di Torino • PhD in Immunologia Molecolare presso l’Università degli Studi di Torino

Un test delle urine per lo screening del tumore alla prostata Il tumore alla prostata è una delle malattie oncologiche più diffuse negli uomini. Per rilevarne la presenza vengono solitamente prescritti degli esami preliminari (come il test del PSA e l’esplorazione rettale), che sono poi interpretati dal medico per valutare quei pazienti su cui sia necessario eseguire una biopsia prostatica. Queste procedure, tuttavia, non sono perfettamente indicative della presenza tumorale e inducono molti individui sani a sottoporsi erroneamente all’esame bioptico, aumentando i costi per il sistema sanitario e il disagio per i cittadini. Grazie a studi precedenti è stato pos80

sibile identificare una combinazione di molecole nelle urine (biomarker), presenti in modo differente nei pazienti con prostata sana rispetto a quelli in cui è presente un tumore prostatico. Obiettivo del progetto sarà proseguire lavoro degli anni precedenti e continuare lo sviluppo di un dispositivo affidabile, rapido e a basso costo, che utilizzi sensori su carta innovativi per rilevare i biomarker in un ampio numero di pazienti. Le informazioni potranno essere ottenute attraverso un semplice esame e permetteranno di conoscere in anticipo il grado di aggressività del tumore.


Oncologia

Akiko Omori Obiettivo del progetto: studiare il ruolo dei mitocondri e della proteina Opa1 nella progressione dei tumori prostatici resistenti alla terapia di deprivazione degli androgeni. Dove svilupperà il progetto

Veneto Institute of Molecular Medicine (VIMM), Venezia

Note biografiche

• Nata a Kumamoto (Giappone) nel 1981 • Laureata in Biologia presso l’Institute of Molecular Embryology and Genetics, Kumamoto (Giappone) • PhD in Life Science, Pharmacology presso la Kumamoto University (Giappone)

Il ruolo dei mitocondri nella progressione del carcinoma prostatico Nella maggior parte dei pazienti con cancro prostatico, il primo approccio terapeutico è la cosiddetta terapia di deprivazione degli androgeni. Nel tempo, tuttavia, si possono originare forme tumorali resistenti e in questi casi risulta fondamentale sviluppare nuove strategie terapeutiche. Un approccio sperimentale riguarda i mitocondri: questi organelli cellulari funzionano come centrali energetiche, hanno un ruolo cruciale nel metabolismo e nel rifornimento energetico, e sono state riscontrate alterazioni a loro carico in diversi tumori. Obiettivo del progetto sarà capire il

ruolo dei mitocondri anche nel carcinoma prostatico: confrontando cellule della prostata normali e cancerose, verranno analizzate le differenze nel metabolismo e nell’attivazione di alcuni geni-chiave legati al tumore. In particolare, verrà studiato il ruolo della proteina mitocondriale Opa1 che – se inibita farmacologicamente – sembra essere in grado di ridurre la crescita e la severità del tumore. I risultati consentiranno di identificare nuovi bersagli farmacologici per colpire i tumori della prostata resistenti alla terapia di deprivazione degli androgeni.

81


[Rapporto AIRTUM-AIOM 2020]

Oncologia

Tumore al testicolo

82

Questi tumori prendono origine dalle cellule che costituiscono i tessuti del testicolo e si dividono in due tipi: seminomi e non seminomi. I primi derivano dalle cellule germinali che danno origine agli spermatozoi, i secondi includono diversi tipi di neoplasie derivanti da cellule di origine embrionale. Nel complesso sono rari ma diventano

la prima causa di tumore negli uomini giovani con meno di 40 anni di età. Grazie ai progressi della ricerca, oggi si curano 9 tumori al testicolo su 10, soprattutto se diagnosticati in fase iniziale. L’autopalpazione regolare del testicolo è un buon sistema per identificare eventuali problemi precocemente.

Primo tumore

più diffuso negli uomini sotto i 50 anni

12%

di tutte le neoplasie diagnosticate negli uomini fino a 40 anni

91%

probabilità di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi

70%

riduzione di mortalità dal 1970 ad oggi grazie alla ricerca scientifica


Oncologia

Chiara Celestina Grasso Obiettivo del progetto: identificare e studiare le varianti genetiche responsabili della predisposizione genetica al tumore a cellule germinali del testicolo.

Dove svilupperà il progetto Università degli Studi di Torino

Note biografiche

• Nata ad Alba (CN) nel 1986 • Laureata in Biotecnologie Farmaceutiche, Mediche e Veterinarie presso l’Università degli Studi di Torino • PhD in Scienze Biomediche e Oncologia Umana presso l’Università degli studi di Torino

Studiare le varianti genetiche di rischio per il tumore del testicolo Il tumore a cellule germinali del testicolo è la neoplasia più comune negli uomini di età compresa tra 20 e 39 anni, e la sua incidenza è in aumento. Questo tumore origina da una cellula germinale (precursore degli spermatozoi) che non ha completato il suo corretto sviluppo durante la vita fetale: il fattore di rischio principale sembra essere quello “ereditario”, probabilmente dovuto alla somma di numerose varianti genetiche. Obiettivo del progetto sarà identificare queste varianti e studiarne le possibili conseguenze, con particolare attenzione alle varianti dei geni coinvolti nella

metilazione del DNA, un processo biologico fondamentale per il corretto sviluppo delle cellule germinali. Il progetto verrà svolto in collaborazione con il Consorzio Internazionale per il Tumore del Testicolo, che ha raccolto e analizzato migliaia campioni di biologici provenienti da pazienti con tumore a cellule germinali del testicolo e da controlli sani. Conoscere queste varianti permetterà di capire meglio i meccanismi molecolari alla base dello sviluppo della malattia e di identificare i soggetti con un alto rischio di sviluppare un tumore del testicolo.

83


[Rapporto AIRTUM-AIOM 2020 per i dati italiani World Cancer Research Fund (www.wcrf.org) per i dati internazionali]

Oncologia

Tumore ai reni

84

I reni sono due organi simmetrici situati nella parte posteriore dell’addome e hanno il compito di filtrare il sangue per depurarlo da tutte le sostanze di scarto, che vengono poi eliminate con le urine. I sintomi del tumore al rene possono essere perdita di peso repentina, stanchezza, febbricola, anemia, ipertensione e ipercalcemia, e rara-

mente, sangue nelle urine, dolore lombare e presenza di masse addominali. Esiste anche una forma infantile, il nefroblastoma o tumore di Wilms. Gli uomini hanno un rischio quasi doppio rispetto alle donne, mentre il fattore di rischio ambientale più importante è il fumo.

400.000

nuove diagnosi all’anno nel mondo

13.500

nuovi casi ogni anno in Italia

71%

probabilità di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi

10%

aumento nel tasso di sopravvivenza negli ultimi 20 anni


Oncologia

Paola Avena Obiettivo del progetto: studiare il

ruolo della proteina ERRα e dei macrofagi associati al tumore nel carcinoma adrenocorticale per ampliare le opportunità terapeutiche.

Dove svilupperà il progetto

Università della Calabria, Rende (CS)

Note biografiche

• Nata a Rossano (CS) nel 1982 • Laureata in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche presso l’Università della Calabria, Rende (CS) • PhD in Biochimica Cellulare e Attività dei Farmaci in Oncologia presso l’Università della Calabria, Rende (CS)

Il ruolo del 27-idrossicolesterolo e di ERRα nella progressione del carcinoma adrenocorticale Il carcinoma adrenocorticale è una neoplasia rara e aggressiva della ghiandola surrenale, con scarse opzioni terapeutiche. Studi recenti hanno mostrato che il 27-idrossicolesterolo (27HC), molecola che deriva dal metabolismo del colesterolo, sembra legarsi a ERRα – una proteina del nucleo che regola il metabolismo energetico e i segnali coinvolti nella crescita tumorale. Altri studi hanno dimostrato che l’interazione tra cellule tumorali e cellule del sistema immunitario, i macrofagi, può supportare la progressione maligna. Queste informazioni sono importanti perché nei pazienti trattati con mitota-

no, l’unico farmaco a oggi disponibile per carcinoma adrenocorticale, sono stati riscontrati elevati livelli di colesterolo. Inoltre i farmaci utilizzati per l’ipercolesterolemia, riducono i macrofagi associati a diverse forme tumorali. Obiettivo del progetto sarà studiare gli effetti di 27HC e il ruolo della proteina ERRα, valutando i meccanismi che determinano la progressione tumorale e che regolano la comunicazione tra cellule tumorali e macrofagi – un’area di ricerca ancora poco sviluppata per questo tumore.

85


Oncologia

Anna Julie Peired Obiettivo del progetto: sviluppare un database che cataloghi i diversi RNA contenuti nelle cellule di carcinoma papillare renale per sviluppare nuove terapie. Dove svilupperà il progetto

Università degli Studi di Firenze

Note biografiche

• Nata a Toulouse (Francia) nel 1977 • Laureata a in Biologia presso l’Université Toulouse III - Paul Sabatier (Francia) • PhD in Biotecnologia Endocrinologica, Molecolare e Rigenerativa presso l’Università degli Studi di Firenze

Studio del carcinoma papillare renale a livello delle singole cellule Il carcinoma papillare renale (pRCC) rappresenta il 20% di tutti i tumori ai reni. Oggi la rimozione chirurgica (seguita da radiazioni e chemioterapia) rimane la prima scelta per il trattamento di questo tumore, ma possono insorgere resistenze ai farmaci con ricomparsa del tumore e metastasi. Studi recenti hanno appurato che il danno renale acuto ai progenitori delle cellule renali non differenziate – cioè non completamente mature – rappresenta un fattore di rischio per il carcinoma papillare renale. Tuttavia, i meccanismi che portano alla trasformazione dei progenitori in cellule tumorali sono ancora scono86

sciuti. Obiettivo del progetto sarà studiare in maniera approfondita tutte le molecole collegate al danno renale acuto e coinvolte nello sviluppo dei progenitori renali. A questo scopo sarà utilizzata una nuova tecnologia per “leggere” il contenuto di RNA (un acido nucleico simile al DNA) presente nelle singole cellule tumorali provenienti da un modello animale con pRCC. I risultati ottenuti permetteranno di creare un database pubblico, fruibile dall’intera comunità scientifica, così da aprire la strada allo sviluppo di nuove terapie per il carcinoma papillare renale.


Oncologia "Se ti dico ricerca scientifica, cosa pensi?"

La speranza e la possibilità che il mio lavoro possa contribuire come una goccia nel mare delle conoscenze, e di poter dare un piccolo aiuto concreto agli altri. Marta Celegato

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[Rapporto AIRTUM-AIOM, AIEOP]

Oncologia

Leucemie e tumori ematologici

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I linfomi e le leucemie sono tumori a carico delle cellule del sangue; le cellule staminali nel midollo osseo si dividono senza controllo, causando alterazioni nel corretto numero di globuli bianchi. Molti tumori del sangue sono tipici dell’età infantile e sono causati

da mutazioni e alterazioni nel DNA, sia a livello di singoli geni che di cromosomi. Le cause delle mutazioni possono essere ereditarie o ambientali: ad esempio è nota la correlazione tra aumento di leucemia ed esposizione a grandi dosi di radiazioni.

51%

di tutti i tumori infantili sono leucemie e linfomi

85%

probabilità di sopravvivenza a 5 anni per alcune leucemie infantili

30%

aumento di sopravvivenza dal linfoma dal 1970 al 2009 grazie alla ricerca

2 su 3

dei pazienti colpiti da mieloma multiplo ha più di 65 anni


Oncologia - Tumori pediatrici

Andrea Berardi Obiettivo del progetto: identificare nuovi farmaci e nuovi approcci terapeutici per la cura della leucemia mieloide acuta pediatrica. Dove svilupperà il progetto

IRCCS Ospedale San Raffaele, Milano

Note biografiche

• Nato a Termoli (CB) nel 1986 • Laureato in Biotecnologie Molecolari e Industriali presso Alma Mater Studiorum - Università di Bologna • PhD in Biochimica presso l’Università degli Studi di Milano

Identificare nuovi farmaci per la cura della leucemia mieloide acuta pediatrica La leucemia mieloide acuta è una tipologia di tumore che insorge in età infantile e rappresenta una vera sfida per la ricerca scientifica, sia per la mancanza di valide opzioni terapeutiche, che per la prognosi generalmente infausta. In questo tipo di leucemia si registrano elevati livelli della proteina Nup98-NSD1 che, interagendo con la proteina Nizp1, regola l’accensione di alcuni geni responsabili dell’insorgenza della patologia. Affinché questa interazione avvenga è necessario che specifiche regioni delle due proteine, chiamate PHDvC5HCH (localizzato su Nup98-NSD1) e C2HR (situato su Nizp1), si incontrino formando un complesso.

Obiettivo del progetto sarà quello di individuare molecole capaci di impedire la formazione di questo complesso fondamentale per la progressione della malattia. A questo scopo verranno impiegate metodologie biochimiche per individuare molecole col potenziale di diventare nuovi farmaci, le quali verranno poi sperimentate su linee cellulari di leucemia mieloide in vitro al fine di verificarne la capacità antitumorale.

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Oncologia - Tumori pediatrici

Alice Cani Obiettivo del progetto: valutare il

ruolo degli esosomi, piccole vescicole rilasciate dalle cellule tumorali, nella leucemia linfoblastica acuta pediatrica a cellule B.

Dove svilupperà il progetto

Istituto di Ricerca Pediatrica Città della Speranza, Padova

Note biografiche

• Nata a Ravenna nel 1985 • Laureata in Biotecnologie Mediche e Farmaceutiche presso l’Università degli Studi di Ferrara • PhD in Scienze Biomediche presso l’Università degli Studi di Ferrara

Il ruolo degli esosomi nella leucemia linfoblastica acuta a cellule B Le leucemie sono il tumore più diffuso dell’età infantile e, sebbene a oggi siano stati fatti moltissimi progressi nel loro trattamento, circa il 20% dei bambini va incontro a ricaduta con prognosi spesso infausta. Le cellule leucemiche utilizzano vari meccanismi per comunicare con le cellule circostanti, tra i quali il rilascio di esosomi, piccole vescicole contenenti RNA, DNA e proteine, in grado di regolare il funzionamento delle cellule in cui vengono veicolati. Questo meccanismo può avvenire anche nel midollo osseo dove le cellule tumorali, comunicando con l’ambiente circostante, inducono 90

cambiamenti pro-leucemici creando un ambiente protettivo per il tumore e favorendo la recidiva della malattia. Obiettivo del progetto sarà quello di studiare le informazioni contenute all’interno degli esosomi raccolti dal plasma di pazienti pediatrici con leucemia, così da valutarne il ruolo nella comunicazione cellula-cellula, nella progressione tumorale e nella resistenza alla terapia. I risultati di questo studio permetteranno di comprendere nuovi meccanismi alla base dell’aggressività e della resistenza farmacologica nelle leucemie pediatriche.


Oncologia - Tumori pediatrici

Simona Caruso Obiettivo del progetto: creare una “banca” di cellule Natural Killer opportunamente modificate per curare la leucemia mieloide acuta nei bambini. Dove svilupperà il progetto

Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma

Note biografiche

• Nata Oliveto Citra (SA) nel 1987 • Laureata in Biotecnologie Mediche presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II • PhD in Terapie Avanzate Medico-Chirurgiche presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II

Immunoterapia con cellule NK per curare la leucemia mieloide acuta pediatrica La leucemia mieloide acuta è la seconda forma più frequente di leucemia dei bambini: a causa di una mutazione, le cellule staminali del midollo osseo (progenitrici delle cellule del sangue) si trasformano in cellule tumorali. Oggi la chemioterapia è il trattamento principale per questa forma tumorale, ma la sopravvivenza dei pazienti resta circa del 70%. Di recente è stata introdotta anche l’immunoterapia, una tecnica che “insegna” alle cellule del sistema immunitario del paziente (linfociti T) a riconoscere ed eliminare il tumore; nonostante i successi, tuttavia, questa terapia è ancora costosa, con lunghi

tempi di produzione e di difficile applicazione nei piccoli pazienti. Obiettivo del progetto sarà sviluppare una tecnica di immunoterapia che utilizzi le cellule del sistema immunitario chiamate Natural Killer (NK), le quali, a differenza dei linfociti T, possono essere prelevate da donatori sani e infuse nei pazienti pediatrici affetti da leucemia acuta. Verranno create delle vere o proprie “banche” di cellule NK pronte all’uso, geneticamente modificate con una molecola chiamata CAR (Chimeric Antigen Receptor) che le rende capaci di riconoscere ed eliminare le cellule leucemiche. 91


Oncologia - Tumori pediatrici

Sostenuta dalla Delegazione di Roma

Valentina Cianfanelli Obiettivo del progetto: studiare il

ruolo delle fosfatasi PP2A nell’autofagia, per comprendere i meccanismi di resistenza ai farmaci nelle cellule staminali tumorali e nella leucemia mieloide acuta.

Dove svilupperà il progetto

Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma

Note biografiche

• Nata a Albano Laziale (RM) nel 1985 • Laureata in Biologia Molecolare e Cellulare presso l’Università degli Studi di Roma "Tor Vergata" • PhD in Biologia Molecolare e Cellulare presso l’Università degli Studi di Roma "Tor Vergata"

L’autofagia al servizio delle cellule staminali tumorali La leucemia mieloide acuta è un tumore aggressivo delle cellule del sangue, caratterizzato da proliferazione incontrollata ed errori nella maturazione – il processo con cui globuli bianchi, globuli rossi e piastrine si sviluppano a partire da cellule progenitrici. Studi preliminari hanno identificato una classe di enzimi, le fosfatasi, come importanti regolatori di questi processi. In particolare sembra essere coinvolta l’autofagia, un meccanismo di auto-digestione utilizzato dalle cellule per eliminare componenti malfunzionanti, vecchie o dannose, che vengono poi riciclate per la costruzione di nuove 92

molecole. In questo modo, l’autofagia garantisce la sopravvivenza delle cellule in condizioni sfavorevoli, e questo meccanismo potrebbe venire sfruttato dalle cellule tumorali per sopravvivere allo stress indotto dalla chemioterapia. Obiettivo del progetto sarà studiare il ruolo delle proteine fosfatasi 2A (PP2A) nell’autofagia, e in particolare nelle cellule tumorali staminali: queste cellule sono alla base della proliferazione incontrollata del tumore e della presenza di recidive, e quindi rappresentano un bersaglio importante per studiare la resistenza alle terapie.


Oncologia

Alessandra Mancino Obiettivo del progetto: definire i meccanismi molecolari che regolano la presenza delle molecole CD1, così da migliorare l’efficienza dell’immunoterapia contro la leucemia mieloide acuta. Dove svilupperà il progetto

IRCCS Ospedale San Raffaele, Milano

Note biografiche

• Nata a Milano nel 1979 • Laureata in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Milano • PhD in Patologia e Neuropatologia Sperimentali presso l’Università degli Studi di Milano

Le molecole CD1: un bersaglio per l’immunoterapia nella leucemia mieloide acuta Nell’immunoterapia si guidano le cellule immunitarie del paziente verso uno specifico bersaglio del tumore: nel caso della leucemia mieloide acute, le molecole CD1 – in particolare variante CD1c – sembrano rappresentano un buon bersaglio. Si tratta di recettori per i lipidi normalmente presenti nelle cellule del sangue, che però si riscontrano anche nel 60% delle cellule leucemiche dei pazienti. In linea teorica, dunque, si potrebbero usare specifici linfociti T diretti contro CD1c, in grado di legarsi ed eliminare le cellule tumorali che presentino questa molecola. Per rendere concreto questo approc-

cio, tuttavia, è necessario aumentare l’espressione delle molecole CD1c sulle cellule leucemiche (e dunque la loro quantità) così da renderle più “visibili”. Obiettivo del progetto sarà effettuare un’analisi del DNA codificante per le molecole CD1, utilizzando cellule del sangue provenienti da donatori sani e da pazienti leucemici. In questo modo sarà possibile valutare quali siano i fattori che contribuiscono a una maggiore presenza della molecola, e utilizzarli come bersaglio farmacologico per migliorare l’efficienza dell’immunoterapia.

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Oncologia - Tumori pediatrici

Claudia Tregnago Obiettivo del progetto: sperimen-

tare farmaci analoghi a quelli già usati per la schizofrenia come trattamento per la leucemia mieloide acuta pediatrica.

Dove svilupperà il progetto

Università degli Studi di Padova

Note biografiche

• Nata a Verona nel 1984 • Laureata in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche presso l’Università degli Studi di Padova • PhD in Medicina dello Sviluppo e Scienze della Programmazione presso l’Università degli Studi di Padova

Vecchi farmaci per nuove cure contro la leucemia mieloide acuta La leucemia mieloide acuta pediatrica è un tumore del sangue che, in una frazione significativa dei casi, presenta ancora recidive e prognosi infausta: per questi motivi, è necessario esplorare e sviluppare nuove opzioni terapeutiche. Studi preliminari hanno identificato un farmaco, originariamente usato per il trattamento della schizofrenia, efficace anche contro la leucemia. Questa molecola, tuttavia, presenta gravi effetti collaterali a livello del sistema nervoso centrale come sedazione e apatia. Per cercare di ridurre queste problematiche stati generati dei composti analoghi – cioè 94

simili, ma con qualche modifica nella struttura molecolare. Obiettivo del progetto sarà sperimentare questi composti, identificando i più promettenti e valutandone efficacia e sicurezza d’uso. Sarà inoltre definito il dosaggio con la massima efficienza farmacologica e i minori effetti collaterali a livello del sistema nervoso centrale e del cuore. Il composto più promettente sarà sperimentato in combinazione con bassi dosaggi di chemioterapia, per verificare un possibile effetto sinergico a vantaggio dei pazienti.


Oncologia

Elena Vendramini Obiettivo del progetto: studiare il ruolo di LINC00173 e dei complessi Polycomb nella leucemia linfatica cronica con trisomia 12 per sviluppare nuove opportunità terapeutiche. Dove svilupperà il progetto

Centro di Riferimento Oncologico (CRO), Aviano (PN)

Note biografiche

• Nata a Pordenone nel 1981 • Laureata in Biotecnologie Industriali presso l’Università degli Studi di Padova • PhD in Medicina dello Sviluppo e Scienze della Programmazione presso l’Università degli Studi di Padova

Il ruolo dei complessi Polycomb della leucemia linfatica cronica La leucemia linfatica cronica (LLC) rappresenta il 40% delle leucemie dell’adulto e, nonostante la lenta progressione, rimane una malattia difficilmente curabile. Il 15% delle LLC presenta una copia in più (trisomia) del cromosoma 12. In questo sottogruppo, la via di segnale Ras-MAPK – una serie di meccanismi molecolari legati a catena – risulta molto attiva e sembra essere importante per la sopravvivenza e la proliferazione cellulare. Alcuni studi recenti hanno iniziato a identificare i meccanismi molecolari che promuovono la progressione tumorale tramite Ras-MAPK. Tra questi,

sembra esserci una minore attività dei fattori chiamati Polycomb: si tratta di complessi proteici in grado di “spegnere” i geni attraverso modificazioni della cromatina (l’insieme di DNA e proteine che forma la struttura tridimensionale del patrimonio genetico). In linea con questi studi si è osservata una minore presenza di LINC00173, molecola che funziona da “guida” per i complessi Polycomb. Obiettivo del progetto sarà studiare il ruolo di LINC00173 e dei complessi repressivi Polycomb nell’attivazione della via Ras-MAPK, e quindi nella progressione della LLC con trisomia 12. 95


[Rapporto AIRTUM-AIOM 20209 World Cancer Research Fund (www.wcrf.org)]

Oncologia

Tumore al polmone Il tumore al polmone è la prima causa di morte per malattia oncologica. Questo è principalmente dovuto alla tardività nella diagnosi, quando il tumore è già in metastasi. Il principale fattore di rischio è il fumo, per il quale è chiara la relazione dose-effetto. L’incidenza del tumore al polmone è in diminuzione

96

graduale tra gli uomini ma in crescita fra le donne, a causa proprio dell’aumento nel numero di fumatrici. L’identificazione di marcatori precoci è una delle linee di ricerca più promettenti per migliorare la cura del tumore al polmone.

Primo

tumore più diffuso al mondo

2 milioni

nuove diagnosi ogni anno nel mondo

9 su 10

tumori al polmone sono causati dal fumo

6.100

i non-fumatori che ogni anno in Italia ricevono una diagnosi di tumore al polmone

16%

probabilità di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi


Oncologia

Daniela Benati Obiettivo del progetto:

ingegnerizzare i linfociti T di pazienti affetti da carcinoma polmonare per renderli capaci di riconoscere ed eliminare le cellule tumorali.

Dove svilupperà il progetto

Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia

Note biografiche

• Nata a Bologna nel 1980 • Laureata in Biotecnologie Farmaceutiche presso Alma Mater Studiorum Università di Bologna • PhD in Biologia dell’Evoluzione presso l’Università degli Studi di Siena

Linfociti T modificati per combattere il tumore al polmone Il carcinoma polmonare rappresenta una delle principali cause di morte per tumore nei Paesi con economie avanzate. L’immunoterapia – un insieme di tecniche che ha come obiettivo quello di indirizzare le cellule del sistema immunitario del paziente contro il tumore – ha recentemente mostrato risultati promettenti nella lotta contro questo tumore. Obiettivo del progetto sarà quello di “ingegnerizzare” (cioè modificare) alcune cellule del sistema immunitario di pazienti chiamate linfociti T, così da renderli capaci di riconoscere ed eliminare il tumore.

I linfociti T saranno ingegnerizzati in modo sicuro e preciso attraverso l’impiego della tecnica detta CRISPR/Cas9 che, come una forbice molecolare, permetterà di modificare il recettore TCR – una sorta di “antenna” presente sui linfociti T. Una volta modificate le cellule verranno reintrodotte nel paziente, così da valutare se siano in grado di innescare una risposta immunitaria capace di ridurre e contrastare la crescita del tumore.

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Oncologia

Tommaso Colangelo Obiettivo del progetto: migliorare la diagnosi precoce del tumore al polmone attraverso lo sviluppo di un nuovo test del sangue basato sui microRNA. Dove svilupperà il progetto

Ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza” – IRCCS, San Giovanni Rotondo (FG)

Note biografiche

• Nato a Benevento nel 1982 • Laureato in Biologia presso l’Università degli Studi del Sannio, Benevento • PhD in Bioinformatica presso l’Università degli Studi del Sannio, Benevento

Nuovi biomarcatori per la diagnosi precoce del tumore al polmone Il tumore al polmone è la principale causa di morte per cancro nei Paesi occidentali: la prognosi infausta è spesso legata alla diagnosi tardiva, quando la malattia è ormai metastatica. Per questo motivo, negli ultimi anni si è cercato di sviluppare nuove strategie per la diagnosi precoce, attraverso programmi di screening con strumenti diagnostici come la TAC spirale computerizzata (LDCT), in combinazione con analisi non invasive quali la ricerca di biomarcatori tumorali in circolo nel sangue. Obiettivo del progetto sarà studiare alcuni nuovi possibili biomarcatori, i 98

microRNA (piccole molecole di RNA), contenuti all’interno degli esosomi – vescicole rilasciate dalle cellule tumorali. I risultati getteranno le basi per lo sviluppo di un test del sangue innovativo, specifico e poco invasivo, impiegabile nella diagnosi precoce e in grado di ridurre il numero di falsi positivi che attualmente si ottengono con lo screening LDCT. Inoltre, le informazioni raccolte potranno evidenziare nuovi bersagli terapeutici per il trattamento del carcinoma polmonare.


Oncologia

Emanuela Fina Obiettivo del progetto: studiare l'eterogeneità del tumore al polmone attraverso l'analisi molecolare delle diverse popolazioni di cellule tumorali circolanti. Dove svilupperà il progetto

Istituto Clinico Humanitas, Rozzano (MI)

Note biografiche

• Nata a Lecce nel 1983 • Laureata in in Biotecnologie Mediche e Medicina Molecolare presso l’Università degli Studi di Bari "Aldo Moro" • PhD in Life and Biomolecular Sciences presso la Open University, Milton Keynes (Regno Unito)

Cellule tumorali circolanti ed eterogeneità del tumore al polmone Le cellule del tumore al polmone presentano caratteristiche biologiche molto differenti, sia tra paziente e paziente, sia all'interno dello stesso tessuto tumorale. Studiare e comprendere l’eterogeneità del carcinoma polmonare è quindi fondamentale per poter offrire terapie personalizzate a ciascun paziente. In quest’ottica, le cellule che il tumore rilascia nel sangue, chiamate cellule tumorali circolanti (CTC), offrono la possibilità di seguire l’andamento della malattia nel tempo e accedere a numerose informazioni in maniera non invasiva. Studi recenti condotti sulle CTC hanno

evidenziato la presenza di diverse tipologie di cellule circolanti, che possono essere distinte per caratteristiche morfologiche e molecolari. Obiettivo del progetto sarà studiare l’eterogeneità del tumore del polmone attraverso l’analisi delle diverse popolazioni cellulari circolanti rilevate in pazienti con tumore al polmone. I risultati permetteranno di migliorare la sensibilità e specificità dei test diagnostici e di comprendere i meccanismi di resistenza alle terapie per poter sviluppare in futuro protocolli terapeutici sempre più efficaci.

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[Rapporto AIRTUM-AIOM 2020 per i dati italiani World Cancer Research Fund (www.wcrf.org) per i dati internazionali]

Oncologia

Tumore all’intestino

100

I tumori all’intestino sono causati dalla progressiva mutazione di determinati geni che normalmente bloccano l’eccessiva proliferazione. Vi sono poi alcuni fattori di rischio “ambientali”, come una dieta troppo ricca di carni rosse; essa provoca uno stato di in-

fiammazione cronica che col tempo può favorire la trasformazione neoplastica. L’intestino è inoltre sede della più numerosa comunità di microorganismi nel nostro corpo, che contribuiscono a mantenere lo stato di salute e a prevenire i tumori.

Terzo

tumore più diffuso al mondo

1,8 milioni

le nuove diagnosi all’anno nel mondo

44.000

le diagnosi in Italia ogni anno

Seconda

causa di morte per tumori in Italia

65%

probabilità di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi


Oncologia

Michaela Fakiola Obiettivo del progetto: studiare i fat-

tori che regolano il funzionamento del sistema immunitario e dei linfociti T nei tumori del polmone e del colon-retto.

Dove svilupperà il progetto

Istituto FIRC di Oncologia Molecolare (IFOM), Milano

Note biografiche

• Nato ad Atene (Grecia) nel 1978 • Laureata in Biologia presso l’Aristotle University of Thessaloníki (Grecia) • PhD in Genetica Umana presso la University of Cambridge (Regno Unito)

La regolazione del sistema immunitario nello sviluppo tumorale Il sistema immunitario gioca un ruolo fondamentale nel contrastare i tumori: i linfociti T, in particolare, rappresentano un sottogruppo di cellule immunitarie il cui alterato funzionamento può favorire la crescita del cancro. Nello specifico, i linfociti T chiamati “regolatori” possono avere un’azione inibitoria sulle nostre difese immunitarie favorendo la crescita tumorale, mentre i linfociti denominati “citotossici CD8” – che normalmente colpiscono le cellule cancerose – possono spegnersi esaurendo la loro azione protettiva. Obiettivo del progetto sarà studiare i meccanismi molecolari che portano alla

alterazione della funzionalità dei linfociti T in pazienti con tumore al polmone e al colon-retto, sia primari che con metastasi. Saranno utilizzate tecnologie all’avanguardia denominate “-omiche” per analizzare, nel suo complesso, il genoma delle cellule immunitarie e l’attività dei geni che contribuiscono all’attivazione o allo spegnimento delle stesse. I risultati permetteranno di identificare nuovi bersagli terapeutici in grado di migliorare la risposta immunitaria contro i tumori.

101


Oncologia

Oscar Illescas Pomposo Obiettivo del progetto: valutare l’efficacia di un farmaco antinfiammatorio che inibisce la citochina MIF (chiamato ibudilast) nel contrastare le metastasi peritoneali da cancro del colon-retto. Dove svilupperà il progetto

Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, Milano

Note biografiche

• Nato a Città del Messico (Messico) nel 1984 • Laureato Pharmaceutical and Biological Chemistry presso la National Autonomous University of Mexico • PhD in Biological Sciences presso la National Autonomous University of Mexico

La citochina MIF come bersaglio nelle metastasi peritoneali Le metastasi del peritoneo (una membrana che riveste la cavità addominale e quella pelvica, ricoprendo le viscere) sono il secondo sito più comune di progressione nel cancro del colon-retto. Le terapie attualmente disponibili sono poco efficaci e la presenza di metastasi peritoneali è associata a una prognosi sfavorevole. Attraverso colture tridimensionali in vitro, derivate da cellule staminali tumorali dei pazienti, è stato possibile identificare una proteina, la citochina MIF, come un possibile bersaglio per bloccare la crescita del tumore metastatico. Obiettivo del progetto sarà valutare 102

l’utilizzo dell’ibudilast, un farmaco antinfiammatorio che inibisce l’attività di MIF, come potenziale terapia per le metastasi peritoneali. Questo farmaco è ben tollerato ed è già stato utilizzato con successo nel glioblastoma, dove induce apoptosi (morte cellulare programmata) e potenzia l’effetto di altri farmaci. Le colture cellulari tridimensionali derivate da pazienti verranno trattate con ibudilast, anche in combinazione con trattamenti convenzionali per le metastasi peritoneali, per cercare di incrementare l’efficacia terapeutica senza aumentare gli effetti tossici.


Oncologia

Francesca Truzzi Obiettivo del progetto: studiare se i

composti naturali spermidina ed eugenolo possano avere un ruolo sinergico nel ridurre la vitalità del tumore colon-rettale.

Dove svilupperà il progetto Alma Mater Studiorum Università di Bologna

Note biografiche

• Nata a Carpi (MO) nel 1979 • Laureata in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia • PhD in Medicina Molecolare e Rigenerativa presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia

Spermidina ed eugenolo per contrastare il tumore del colon Il tumore del colon-retto è la terza neoplasia più diffusa nel mondo e occorre migliorare i trattamenti a disposizione per i pazienti. Studi recenti hanno dimostrato che alcuni composti organici di origine naturale, chiamati spermidina ed eugenolo, possono avere un effetto antitumorale agendo su meccanismi cellulari come l’autofagia (un processo che elimina e ricicla le strutture danneggiate della cellula) e l’apoptosi (una sorta di morte cellulare programmata). Obiettivo del progetto sarà quello di valutare se la combinazione di spermidina ed eugenolo possa avere un

effetto sinergico nel ridurre la vitalità del tumore, inducendo l’apoptosi cellulare e modulando l'autofagia. A questo scopo verranno usati dei modelli in vitro di carcinoma del colon-retto: se la combinazione dei due componenti mostrasse un’efficace azione antitumorale si potrebbe valutarne l’utilizzo in una specifica dieta preventiva, in grado di limitare la progressione del tumore o di evitare recidive nei pazienti.

103


[ Rapporto AIRTUM-AIOM 2020 per i dati italiani World Cancer Research Fund (www.wcrf.org) per i dati internazionali]

Oncologia

Tumore del pancreas

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Il pancreas è un piccolo organo situato nell’addome, fondamentale nei processi di digestione (produce diversi enzimi che agiscono poi nell’intestino) e nella produzione di ormoni come l’insulina, che regola il livello di zuccheri nel sangue. Il tumore del pancreas non dà sintomi nelle prime fasi, ma si diffonde molto rapidamente al sistema

linfatico e ad altri tessuti del corpo, soprattutto fegato e polmoni, posti in sua prossimità, dando origine a metastasi. Per questo, il tumore al pancreas ad oggi è uno dei più difficili da curare. I fattori di rischio principali sono l’età (tra i 60 e gli 80 anni), il fumo, il diabete non insulino-dipendente, l’obesità.

14.500

le nuove diagnosi in Italia nel 2020

8%

probabilità di sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi

15%

dei tumori al pancreas sono attribuibili al fumo

tre volte

più frequenti nei Paesi ad alto reddito


Oncologia

Giovanni Daniele Guarneri Obiettivo del progetto: migliorare il recupero funzionale e ridurre l’incidenza di complicanze nei pazienti sottoposti a chirurgia per tumore pancreatico. Dove svilupperà il progetto

IRCCS Ospedale San Raffaele, Milano

Note biografiche

• Nato a Cremona nel 1988 • Laureato in Medicina e Chirurgia presso l’Università Vita-Salute San Raffaele, Milano • Specializzazione in Chirurgia Generale presso l’Università Vita-Salute San Raffaele, Milano

Identificare le fragilità del paziente prima della chirurgia nel tumore pancreatico La chirurgia è fondamentale nel trattamento del tumore pancreatico localizzato: si tratta di un intervento delicato e con alto tasso di complicanze, che spesso ritardano o impediscono l’inizio delle terapie oncologiche. Molti studi hanno dimostrato che migliorare lo stato funzionale del paziente prima dell’intervento (cioè il grado di autonomia fisica nello svolgere tutte le attività quotidiane) ne riduce la mortalità e velocizza il recupero. Obiettivo del progetto sarà identificare i pazienti con alto rischio di complicanze post-operatorie e migliorarne lo stato funzionale. Lo studio si comporrà

di due fasi: la prima consisterà in uno screening pre-operatorio attraverso un’indagine chiamata PROMs (Patient Related Outcomes Maserese), utile per valutare lo stato funzionale, psicologico, nutrizionale e fisico del paziente. In una seconda fase, identificati i pazienti a rischio, si attuerà un programma di abilitazione pre-operatorio, correggendo i fattori di rischio del paziente come inadeguata alimentazione e attività fisica. La correzione delle fragilità pre-operatorie del paziente dovrebbe ridurre i tempi di ricovero, diminuire le complicanze e velocizzare l’inizio di eventuali terapie oncologiche post-operatorie. 105


Oncologia

Elisa Montaldo Obiettivo del progetto: identificare marcatori tumorali attraverso l’analisi dei geni “accesi o spenti” nei neutrofili di pazienti con adenocarcinoma del pancreas. Dove svilupperà il progetto

IRCCS Ospedale San Raffaele, Milano

Note biografiche

• Nata a Genova 1983 • Laureata in Biologia Molecolare e Cellulare presso l’Università degli Studi di Genova • PhD in Immunologia Clinica e Sperimentale presso l’Università degli Studi di Genova

I neutrofili: possibili marcatori dell’adenocarcinoma del pancreas I neutrofili, i globuli bianchi più abbondanti nel sangue, sono normalmente deputati a difendere l’organismo dalle infezioni. Alcune sostanze rilasciate dai tumori, tuttavia, alterano le funzioni dei neutrofili e li riprogrammano in cellule capaci di favorire la crescita neoplastica. L’adenocarcinoma duttale del pancreas (PDAC) non fa eccezione, e l’aumento del numero di neutrofili è associato a una prognosi peggiore. Purtroppo esistono altre malattie in grado di aumentare la presenza dei globuli bianchi, e quindi, attualmente, non è possibile considerarli come marcatori specifici per monitorare la 106

progressione del tumore. Obiettivo del progetto sarà identificare nuovi marcatori capaci di discriminare le alterazioni dei neutrofili che sono indotte in modo specifico dal PDAC. Per questo motivo, verranno analizzati i neutrofili provenienti da pazienti, isolando le cellule presenti nel sangue oppure prelevandole dal tumore. In questo modo sarà possibile creare una sorta di “carta d’identità” dei neutrofili, identificando i geni “accesi” o “spenti”, e queste informazioni aiuteranno nello sviluppo di tecniche per la diagnosi precoce nei pazienti con PDAC.


Oncologia

Emanuele Valli Obiettivo del progetto: studiare i meccanismi molecolari collegati alla proteina ETV5, per valutare il suo ruolo nella maturazione e nell’aggressività delle cellule di tumore pancreatico. Dove svilupperà il progetto

Istituto Europeo di Oncologia (IEO), Milano

Note biografiche

• Nato a Novafeltria (RN) nel 1983 • Laureato in Biotecnologie Industriali e Molecolari presso Alma Mater Studiorum Università di Bologna • PhD in Biologia Cellulare, Molecolare e Industriale presso Alma Mater Studiorum Università di Bologna

ETV5: un fattore chiave nell’eterogeneità del tumore pancreatico Il tumore del pancreas origina da una crescita incontrollata delle cellule pancreatiche, e rappresenta oggi una delle neoplasie più aggressive e dalla prognosi infausta. Questo tumore è altamente eterogeneo, e al suo interno coesistono cellule con diversi gradi di maturazione e aggressività. Studi recenti hanno dimostrato che la proteina ETV5 è molto attiva (e presente ad alti livelli) nelle cellule più aggressive e meno mature, ed è potenzialmente responsabile della loro formazione. Obiettivo del progetto sarà studiare approfonditamente il ruolo di ETV5 nella progressione del tumore pancreatico.

Usando delle apposite linee cellulari di adenocarcinoma duttale del pancreas, verranno identificati i geni controllati (o correlati) da ETV5, in modo da chiarire i meccanismi molecolari con cui questa proteina promuove la crescita tumorale. I risultati ottenuti permetteranno di identificare nuovi potenziali bersagli molecolari, promuovendo lo sviluppo di terapie innovative ed efficaci contro il tumore del pancreas.

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[ Rapporto AIRTUM-AIOM 2020 www.neuroblastoma.org www.osservatoriomalattierare.it]

Oncologia

Tumori del sistema nervoso Esistono numerose tipologie di tumori del sistema nervoso, a carico delle diverse cellule specializzate che lo compongono. I più comuni sono i gliomi, come i glioblastomi e gli astrocitomi, mentre il neuroblastoma è molto comune nei bambini. I tumori primari del sistema nervoso sono abbastanza rari,

108

mentre più frequenti sono le metastasi da parte di altri tumori, come seno e polmone. Tuttavia sono molto aggressivi e causano sintomi debilitanti, tra cui aumento della pressione intracranica con forti mal di testa e disturbi fisici e cognitivi.

6.100

nuovi casi di tumori del sistema nervoso centrale diagnosticati in Italia nel 2019

15%

di tutti i tumori cerebrali primari sono glioblastomi

tra i 50 e i 65 anni

età del picco di incidenza dei glioblastomi

120

nuovi casi di neuroblastoma diagnosticati nei bambini in Italia ogni anno

2 anni

età media alla diagnosi per il neuroblastoma


Oncologia - Tumori pediatrici

Gennaro Bruno Obiettivo del progetto: studiare la

relazione tra β3-AR e i “checkpoint immunitari” (gli interruttori delle nostre difese) per individuare i meccanismi che regolano l’immunità tumorale.

Dove svilupperà il progetto

Ospedale Pediatrico Meyer, Firenze

Note biografiche

• Nato a Crotone nel 1987 • Laureato in Biologia presso l’Università degli Studi di Firenze • PhD in Biochimica e Biologia Molecolare presso l’Università degli Studi di Siena

β3-AR e la regolazione dei “checkpoint immunitari” nel neuroblastoma Il neuroblastoma è un tumore solido che origina da cellule del sistema nervoso simpatico e che colpisce più frequentemente nei primi anni di vita. Nonostante esistano diverse strategie terapeutiche, la prognosi rimane comunque sfavorevole per una parte dei pazienti. Nei casi più gravi sta emergendo la possibilità di affidarsi all’immunoterapia, un insieme di strategie che mira a colpire il tumore agendo sul sistema immunitario del paziente. Studi recenti sul neuroblastoma hanno suggerito che il recettore β3-adrenergico (β3-AR) sia in grado di regolare l'attività di alcuni “checkpoint immu-

nitari” – una sorta di interruttori per le nostre difese: in particolare sembrano coinvolte PD1 e PD-L1, proteine responsabili della “fuga” del tumore dal sistema immunitario. Obiettivo del progetto sarà studiare in dettaglio i meccanismi molecolari attraverso cui β3-AR regola l’immunità nel neuroblastoma, al fine di sviluppare nuove strategie terapeutiche disponibili all’uso clinico.

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Oncologia

Ermes Candiello Obiettivo del progetto: studiare il ruolo di MET e di altri oncogeni nella diffusione metastatica per stabilire cure innovative in grado di contrastare le metastasi cerebrali. Dove svilupperà il progetto

Fondazione del Piemonte per l’Oncologia, Candiolo (TO)

Note biografiche

• Nato a Benevento nel 1987 • Laureato in Scienze e Tecnologie Genetiche presso l’Università degli Studi del Sannio, Benevento • PhD in Neurobiochemistry presso la Georg-August-Universität Göttingen (Germania)

Il ruolo del gene MET nella progressione delle metastasi cerebrali Le metastasi cerebrali rappresentano ancora oggi un nemico difficile da sconfiggere, e i meccanismi che consentono al tumore di raggiungere il cervello e diffondersi rimangono poco studiati. Il gene MET sembra essere uno dei principali responsabili della “crescita invasiva” del tumore metastatico: si tratta di un oncogene, cioè un frammento di DNA che, se mutato, è capace di indurre la trasformazione cancerogena di una cellula normale. Obiettivo del progetto sarà comprendere il ruolo di MET e di altri oncogeni nei meccanismi che regolano la formazione delle metastasi. In particolare ver110

ranno studiate le cellule metastatiche provenienti da pazienti con metastasi al cervello, oppure pazienti con tumore primario ignoto e metastasi diffuse. Inoltre, verranno isolate dal sangue le cosiddette cellule tumorali circolanti, che rappresentano uno step intermedio tra la neoplasia primaria e la diffusione metastatica. Su queste cellule sarà studiata l'attività di MET e di altri oncogeni, regolandola farmacologicamente e tramite manipolazione genetica. Lo studio favorirà la comprensione dei processi molecolari coinvolti e lo sviluppo di terapie in grado di contrastare le metastasi cerebrali.


Oncologia - Tumori pediatrici

Marta Colletti Obiettivo del progetto: studiare il ruolo della proteina YAP1 nella progressione del neuroblastoma per identificare nuovi possibili bersagli terapeutici. Dove svilupperà il progetto

Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma

Note biografiche

• Nata a Magliano Sabina (RI) nel 1980 • Laureata in Biotecnologie Mediche, Cellulari e Molecolari presso l’Università degli Studi di Roma "La Sapienza" • PhD in Biologia Umana e Genetica presso l’Università degli Studi di Roma "La Sapienza"

YAP1 nella riprogrammazione del metabolismo nel neuroblastoma Il neuroblastoma è il più comune tumore solido extra-cranico in età pediatrica. I pazienti che presentano metastasi hanno spesso una prognosi infausta, per cui comprendere i meccanismi alla base della disseminazione metastatica è fondamentale per la messa a punto di nuove strategie terapeutiche. Un evento che facilita la formazione delle metastasi è la cosiddetta riprogrammazione del metabolismo cellulare: le cellule metastatiche, migrando in diverse parti del corpo, vengono esposte a diversi cambiamenti dell’ambiente circostante in termini di nutrienti e ossigeno, e di conseguenza devono

adattare il loro metabolismo per poter sopravvivere. Studi recenti hanno evidenziato un ruolo importante per la proteina Yes-Associated Protein (YAP-1) nella regolazione del metabolismo e nell’insorgenza delle metastasi in diversi tumori. Obiettivo del progetto sarà studiare le variazioni del metabolismo cellulare nel neuroblastoma e comprendere il ruolo svolto da YAP1. I risultati aiuteranno a comprendere i meccanismi che supportano la progressione tumorale e permetteranno lo sviluppo di nuovi approcci terapeutici.

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Oncologia

Sostenuta dall'Associazione Il dono di Rossana

Brunella Costanza Obiettivo del progetto: studiare il ruo-

lo del metabolismo cellulare nella resistenza ai farmaci contro LSD1 nel glioblastoma.

Dove svilupperà il progetto

Istituto Europeo di Oncologia (IEO), Milano

Note biografiche

• Nata a Belvedere Marittimo (CS) nel 1987 • Laureata in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche presso l’Università della Calabria, Rende (CS) • PhD in Biomedical and Pharmaceutical Science presso la University of Liege (Belgio)

Meccanismi di resistenza all'inibizione di LSD1 nel glioblastoma Il glioblastoma multiforme è il tumore cerebrale maligno più comune negli adulti. Questa neoplasia è caratterizzata da prognosi infausta soprattutto a causa della resistenza alle terapie e la forte possibilità di recidive tumorali. Queste caratteristiche rendono il tumore particolarmente aggressivo e sono dovute principalmente alla presenza di cellule staminali tumorali, in grado di alimentare il tumore e sopravvivere anche in condizioni sfavorevoli grazie a un metabolismo molto versatile. Le cellule staminali tumorali sono un ottimo bersaglio farmacologico: studi recenti hanno dimostrato il ruolo fon112

damentale della proteina LSD1 nel promuovere lo sviluppo tumorale, agendo sul metabolismo delle cellule cancerose. Spesso, tuttavia, il glioblastoma si dimostra resistente ai farmaci pensati per colpire LSD1. Obiettivo del progetto sarà analizzare gli effetti della rimozione di LSD1 nelle cellule di glioblastoma in vitro. In particolare, verranno identificati e valutati i cambiamenti nell’attività di alcuni geni chiave della regolazione metabolica, resistenti all’inibizione farmacologica di LSD1. I risultati permetteranno di disegnare terapie ad hoc per pazienti difficilmente trattabili.


Oncologia - Tumori pediatrici

Luisa Frizziero Obiettivo del progetto: studiare i segni oculari, tipici della neurofibromatosi 1, come marcatori utili per la diagnosi precoce e la prognosi di malattia. Dove svilupperà il progetto

Università degli Studi di Padova

Note biografiche

• Nata a Padova nel 1986 • Laureata in Medicina presso Alma Mater Studiorum - Università di Bologna • Specializzazione in Oftalmologia presso l’Università degli Studi di Padova

Nuovi marcatori biologici oculari per la gestione della neurofibromatosi 1 La neurofibromatosi di tipo 1 (NF1) è una delle malattie genetiche più comuni, e può portare a importanti complicanze in particolare nei bambini: tra queste ci sono problemi cognitivi e tumori cerebrali (come il glioma delle vie ottiche) che possono causare significative disabilità, costringendo a visite frequenti e terapie impegnative. NF1 si presenta con sintomi molto variabili e questo rende difficile identificare precocemente la malattia e prevederne il decorso. Recentemente sono stati identificati importanti nuovi segni di malattia (chiamati marker) a livello dell’occhio,

il cui studio potrebbe permettere una migliore comprensione di cause e meccanismi della patologia. Obiettivo del progetto sarà valutare se questi marker oculari per NF1 siano correlati con il decorso della patologia e l’insorgenza di complicanze, in modo da poter formulare una diagnosi precoce e una prognosi più precisa per ciascun paziente.

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Oncologia - Tumori pediatrici

Valeria Lucarini Obiettivo del progetto: identificare nuove strategie terapeutiche per potenziare la risposta immunitaria anti-tumorale nel neuroblastoma ad alto rischio.

Dove svilupperà il progetto

Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma

Note biografiche

• Nata a Frosinone nel 1988 • Laureata in Biotecnologie Mediche presso l’Università degli Studi di Roma "La Sapienza" • PhD in Scienze e Tecnologie Biomediche presso l'Università degli Studi Roma Tre

Nuovi approcci di immunoterapia per la cura del neuroblastoma Il microambiente che circonda il tumore svolge un ruolo fondamentale nella progressione del cancro. Il trattamento con chemioterapici richiama nel microambiente le cellule del sistema immunitario, come i linfociti T (CD8+), la cui presenza è stata associata a una prognosi favorevole poiché capaci di aumentare la risposta verso il tumore. La recente scoperta dei checkpoint immunitari (simili a “interruttori” del nostro sistema di difesa) ha contribuito allo sviluppo di terapie – chiamate nel loro insieme immunoterapia – capaci di rinvigorire la risposta immunitaria contro il tumore. 114

I risultati sono promettenti negli adulti, ma l'efficacia di questi approcci non è stata ancora completamente dimostrata nei tumori pediatrici, incluso il neuroblastoma ad alto rischio. Obiettivo del progetto sarà identificare nuove strategie terapeutiche per potenziare la risposta anti-tumorale mediata dai linfociti T (CD8+). A questo scopo verranno prodotte delle colture di sferoidi tumorali (strutture 3D che simulano la vera struttura della neoplasia) provenienti dai tessuti di pazienti con neuroblastoma, così da sviluppare nuove terapie personalizzate.


Oncologia - Tumori pediatrici

Francesca Romana Mariotti Obiettivo del progetto: studiare le forme solubili dei checkpoint inibitori come possibili marcatori biologici nei pazienti affetti da neuroblastoma.

Dove svilupperà il progetto

Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma

Note biografiche

• Nata a Roma nel 1980 • Laureata in Biologia presso l’Università degli Studi di Roma "La Sapienza" • PhD in Cell Biology presso The Edinburgh University (Scozia)

Molecole solubili che spengono il sistema immunitario nel neuroblastoma Il neuroblastoma è un tumore pediatrico con grande variabilità biologica e di prognosi: i pazienti “ad alto rischio”, tuttavia, presentano ancora oggi un decorso sfavorevole e necessitano di miglioramenti nelle opzioni terapeutiche. Per questi motivi è necessario identificare dei marcatori biologici, molecole che permettano di prevedere se i pazienti risponderanno positivamente a determinati trattamenti. I checkpoint immunitari potrebbero essere un candidato ideale. Si tratta di recettori che, interagendo con specifiche molecole (ligandi), agiscono da “interruttori” del sistema immunita-

rio. I tumori possono sfruttare questo meccanismo per evadere dal sistema immunitario, proprio grazie al rilascio di ligandi inibitori. Studi recenti hanno dimostrato la presenza di forme solubili per questi ligandi, libere di entrare in circolo, con un ruolo importante nella regolazione della risposta immunitaria. Obiettivo del progetto sarà studiare le forme solubili dei checkpoint inibitori nei pazienti con neuroblastoma ad alto rischio, allo scopo di valutare un loro possibile utilizzo come marcatori biologici utili per la prognosi e la predizione di risposta alla terapia.

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Oncologia

Riccardo Pascuzzo Obiettivo del progetto: distinguere tra pseudo-progressione e vera progressione nel monitoraggio del glioblastoma tramite tecniche avanzate di risonanza magnetica. Dove svilupperà il progetto

Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta, Milano

Note biografiche

• Nato a Bologna nel 1989 • Laureato in Matematica presso Alma Mater Studiorum - Università di Bologna • PhD in Metodi e Modelli Matematici Applicati all'Ingegneria e alla Biostatistica presso il Politecnico di Milano

Monitoraggio della terapia nei glioblastomi mediante risonanza magnetica avanzata Il glioblastoma è la neoplasia del cervello più frequente negli adulti e ha un decorso generalmente aggressivo. La risonanza magnetica è la metodica principale per valutare la progressione tumorale e la risposta ai trattamenti con radio e chemioterapia. Purtroppo, in alcuni casi, le tecniche convenzionali di risonanza non sono sufficienti per distinguere una vera progressione tumorale dalla cosiddetta "pseudo-progressione", in cui un peggioramento osservato nelle immagini diagnostiche dipende in realtà da una risposta infiammatoria indotta dalla terapia e non necessariamente dalla recidiva tumo116

rale. Questo potrebbe portare il neurooncologo a considerare erroneamente che la terapia non stia funzionando e quindi che sia necessario terminarla. L'obiettivo del progetto è migliorare la capacità diagnostica nel distinguere casi di pseudo-progressione da quelli di vera progressione, utilizzando nuove tecniche avanzate di risonanza come l’Amide Proton Transfer (APT) e la perfusione. Nel progetto si cercherà di capire se queste metodiche siano in grado di valutare con più precisione la risposta dei pazienti alla terapia, evitando l’erronea interruzione precoce di trattamenti efficaci.


Oncologia - Tumori pediatrici

Marsha Pellegrino Obiettivo del progetto: identificare quei composti che, insieme all’immunoterapia con cellule CAR-GD2, abbiano il migliore effetto terapeutico contro il glioma diffuso intrinseco del ponte. Dove svilupperà il progetto

Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma

Note biografiche

• Nata a Flint, Michigan (USA) nel 1977 • Laureata in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi Roma Tre • PhD in Scienze Endocrinologiche ed Endocrino-Chirurgiche Sperimentali presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore, Roma

Nuove combinazioni di farmaci e immunoterapia contro il glioma diffuso del ponte Il glioma diffuso intrinseco del ponte (DIPG) è un tumore cerebrale pediatrico molto aggressivo e senza cure specifiche. Studi preclinici hanno mostrato il grande potenziale dell’immunoterapia basata su cellule CAR-T, chiamate CARGD2, ovvero cellule immunitarie (i linfociti T) ingegnerizzate per riconoscere una specifica molecola presente nelle cellule tumorali (GD2) ed eliminarle. Alcune cellule cancerose, tuttavia, riescono a evadere il trattamento, ed è quindi necessario sviluppare nuove strategie terapeutiche. Un approccio promettente sembra essere l’utilizzo delle cellule CAR-GD2 in

combinazione a farmaci chemioterapici. Per identificare i farmaci più efficaci è stato sviluppato un saggio cellulare, grazie al quale sono stati sperimentati 1528 composti già approvati: ne sono stati identificati 167 che aumentano l’eliminazione delle cellule tumorali in combinazione con le cellule CAR-GD2. Obiettivo del progetto sarà focalizzarsi su 35 composti, selezionati in base alla potenza, per comprenderne il meccanismo d’azione e valutarne l’efficacia su modelli tumorali 3D in vitro: queste analisi rappresentano un primo passo per l’introduzione di nuovi trattamenti contro il DIPG. 117


Oncologia - Tumori pediatrici

Elisabetta Stanzani Obiettivo del progetto: studiare l’interazione tra sistema immunitario, tumori e vescicole, per identificare nuovi bersagli terapeutici nel glioblastoma e nel medulloblastoma. Dove svilupperà il progetto

Istituto Clinico Humanitas, Rozzano (MI)

Note biografiche

• Nata a Bologna nel 1986 • Laureata in in Biotecnologie presso Alma Mater Studiorum - Università di Bologna • PhD in Biomedicina presso l’Universitat de Barcelona (Spagna)

Studiare l’interazione tra i tumori cerebrali e il microambiente Il glioblastoma (GBM) e il medulloblastoma (MB) rappresentano i tumori cerebrali primari più comuni rispettivamente negli adulti e nei bambini. A oggi il GBM ha una risposta limitata alle terapie e una mortalità elevata, mentre i pazienti affetti da MB hanno una elevata frequenza di deficit cognitivi e neuroendocrini. Le vescicole extracellulari rilasciate dalle cellule nel microambiente (cioè la zona intorno al tumore, fondamentale per il suo sviluppo) sono ormai considerate dei mediatori chiave della comunicazione tra le cellule, e in ambito tumorale hanno acquisito rilevanza diagnostica 118

e terapeutica. Obiettivo del progetto sarà definire le modalità con cui le vescicole prodotte dalle cellule di GBM e MB siano in grado di modulare il sistema immunitario adiacente alla massa cancerosa, inducendo la soppressione della risposta immunitaria e favorendo lo sviluppo del tumore. In questo modo sarà possibile identificare nuovi bersagli terapeutici e migliorare l’aspettativa di vita dei pazienti affetti da GBM e MB.


Oncologia "Perché hai scelto di diventare ricercatrice?"

Sin da bambina ho avuto la passione per la medicina, volevo migliorare la salute delle persone. Ma la spinta più grande l’ho avuta vedendo un bambino a me caro ammalarsi di una forma aggressiva di leucemia. Osservando la sofferenza nei suoi occhi e l’inefficacia di alcune terapie, ho capito che il mio desiderio più grande era quello di poter fare la differenza, trovare un giorno una cura per aiutare tutte quelle persone che soffrono. Raffaella Petruzzelli

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[Rapporto AIRTUM-AIOM 2020, Fondazione AIOM]

Oncologia

Tumori della pelle

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La pelle è il tessuto dell’organismo esposto verso l’ambiente esterno e quindi sottoposto a maggiore stress ambientale. Uno dei maggiori fattori di rischio per i tumori alla pelle è l’esposizione ai raggi ultravioletti del sole. La loro energia penetra nelle cellule e può causare danni e mutazioni nel DNA,

anticamera della trasformazione tumorale. Tra i diversi tipi di tumore della pelle, il melanoma è il più aggressivo: è curabile (tramite asportazione chirurgica) senza conseguenze se diagnosticato in tempo, mentre la sua forma metastatica ha spesso una prognosi infausta.

64.000

le diagnosi di carcinoma basocellulare della cute ogni anno in Italia

19.000

i casi di carcinoma cutaneo a cellule squamose ogni anno in Italia

2.000

circa le morti in Italia ogni anno per melanoma

170.000

persone in Italia convivono con una pregressa diagnosi di melanoma

40-50%

melanomi con una mutazione nel gene BRAF


Sostenuta dalla Delegazione di Domodossola e Novara

Oncologia

Elena Boggio Obiettivo del progetto: sviluppare un nuovo strumento affidabile e versatile per la poli-chemioterapia nella cura del melanoma. Dove svilupperà il progetto

Università degli Studi del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro", Novara

Note biografiche

• Nata a Borgomanero (NO) nel 1982 • Laureata in Biotecnologie Mediche e Farmaceutiche presso l’Università degli Studi del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro", Novara • PhD in Medicina Molecolare presso l’Università degli Studi del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro", Novara

Poli-chemioterapia innovativa nel trattamento del melanoma Il melanoma è un tumore della pelle molto aggressivo e diversi pazienti presentano una prognosi incerta anche dopo la rimozione chirurgica, a causa della comparsa di recidive e metastasi in circa il 60% dei casi a 4 anni dall’intervento. Studi recenti suggeriscono che ICOS, una molecola coinvolta nel funzionamento del sistema immunitario, potrebbe essere sfruttata nella terapia contro il cancro. Per questi motivi è stata sviluppata una molecola, chiamata ICOS-Fc, in grado di bloccare le cellule tumorali che possiedono sulla loro superficie il recettore per ICOS. Obiettivo del progetto sarà sperimenta-

re un nuovo approccio terapeutico che prevede la somministrazione di diversi chemioterapici classici in combinazione con ICOS-Fc tramite nanoemulsioni – cioè piccolissime goccioline in grado di trasportare questo mix di farmaci e distribuirlo facilmente nell’organismo. L’uso delle nanoemulsioni rappresenta una innovazione nel campo della poli-chemioterapia (cioè l’utilizzo contemporaneo di più farmaci con diverso meccanismo d’azione), e potrebbe dimostrarsi uno strumento altamente efficace, sicuro e versatile per la cura del melanoma.

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Oncologia

Letizia Granieri Obiettivo del progetto: identificare nuove combinazioni terapeutiche per il trattamento del melanoma metastatico attraverso lo studio del meccanismo di azione di USP7. Dove svilupperà il progetto

Istituto Europeo di Oncologia (IEO), Milano

Note biografiche

• Nata a Perugia nel 1989 • Laureata in Biologia Applicata alla Ricerca Biomedica presso Università degli Studi di Roma "La Sapienza" • PhD in Scienze e Biotecnologie Agrarie, Alimentari e Ambientali presso l’Università degli Studi di Perugia

Inibire USP7 per sopprimere la crescita del melanoma metastatico L'immunoterapia (un insieme di tecniche che potenzia il sistema immunitario del paziente contro il tumore) ha radicalmente modificato la prognosi e l’aspettativa di vita dei pazienti con melanoma metastatico. Ciò nonostante, molti sviluppano resistenza ai farmaci o notevoli effetti collaterali che non consentono il proseguimento delle terapie. Per rispondere all’esigenza di nuove cure è stata studiata la regolazione di un gene essenziale per la crescita del melanoma, USP7, contro cui già esistono farmaci specifici. La sua presenza è collegata alla capacità del tumore di metastatizzare e a una pro122

gnosi infausta per i pazienti. Studi in modelli animali hanno dimostrato che l’abbassamento dei livelli di USP7 è in grado di bloccare la proliferazione delle cellule tumorali. Obiettivo del progetto sarà studiare i meccanismi d’azione di USP7, analizzando i cambiamenti che induce all’interno della cellula e sul microambiente intorno al tumore. In parallelo, per identificare nuove combinazioni terapeutiche, verranno analizzati dei composti in grado di eliminare specificamente tutte le cellule tumorali “bloccate” in seguito all’inibizione di USP7.


Oncologia

Sara Rezzola Obiettivo del progetto: colpire la popolazione di cellule staminali tumorali responsabili dell’insorgenza di recidive e metastasi nel melanoma uveale. Dove svilupperà il progetto

Università degli Studi di Brescia

Note biografiche

• Nata a Desenzano del Garda (BS) nel 1987 • Laureata in Biotecnologie Mediche presso l’Università degli Studi di Brescia • PhD in Biotecnologie Cellulari e Molecolari Applicate al Settore Biomedico presso l’Università degli Studi di Brescia

Colpire il melanoma uveale eliminando le cellule staminali tumorali Con il termine melanoma si identifica il tumore delle cellule pigmentate del corpo. In rari casi (circa 400-500 ogni anno in Italia) questa neoplasia può colpire alcune zone dell’occhio, come l’iride, prendendo il nome di melanoma uveale (MU). Il MU ha una prognosi infausta in circa 1 paziente su 3, spesso a causa della formazione di metastasi al fegato: in questo stadio non esiste una terapia farmacologica e pertanto occorre individuare nuove strategie di cura. Un possibile bersaglio farmacologico sono le cosiddette “cellule staminali tumorali”: questa popolazione di cellule, presenti all’interno del tumore, pos-

siede dei meccanismi di sopravvivenza potenziati ed è in grado di rendere il tumore resistente alla chemioterapia – originando recidive e favorendo le metastasi. Di recente, la presenza di queste cellule è stata confermata anche nel MU. Obiettivo del progetto sarà quello di valutare il potenziale terapeutico di un nuovo approccio farmacologico che, bloccando selettivamente una molecola chiamata FGF, è in grado di colpire la popolazione di cellule staminali tumorali.

123


[Rapporto AIRTUM-AIOM 2019, AIEOP]

Oncologia

Tumori delle ossa e dei tessuti molli

124

I tumori (o sarcomi) dei tessuti molli derivano da tessuti di origine mesenchimale, come quello adiposo, muscolare, fibroso e vascolare e si localizzano ad esempio a livello degli arti, del tronco e delle viscere. Sono abbastanza rari, ma alcune forme sono tipiche

dell’infanzia e dell’adolescenza, come il rabdomiosarcoma o il sarcoma di Ewing. La tempestività nella diagnosi è fondamentale per aumentare le probabilità di guarigione e gli interventi comprendono chirurgia, radioterapia e chemioterapia.

oltre 100

tipi diversi di sarcoma dal punto di vista clinico e istopatologico

11%

di tutti i tumori infantili sono sarcomi

2.300

nuovi casi di sarcomi dei tessuti molli in Italia nel 2019

90%

sopravvivenza a 5 anni se diagnosticati in tempo

15%

sopravvivenza a 5 anni se sono già presenti metastasi alla diagnosi


Oncologia - Tumori pediatrici

KatarÍna Juríková Obiettivo del progetto: studiare la

connessione tra gli RNA prodotti dalle porzioni finali dei cromosomi (telomeri) e l’infiammazione nelle cellule tumorali di osteosarcoma.

Dove svilupperà il progetto Università degli Studi di Trento

Note biografiche

• Nata a Detva (Slovacchia) nel 1988 • Laureata in Biologia presso l'Università Comenio di Bratislava (Slovacchia) • PhD in Genetica presso l'Università Comenio di Bratislava (Slovacchia)

La funzione degli RNA telomerici nell’osteosarcoma ALT-positivo L’osteosarcoma è un tumore osseo che colpisce principalmente bambini e adolescenti. Le cellule di questa neoplasia hanno due caratteristiche distinte, fino a oggi mai messe in connessione tra loro: in primo luogo producono molti frammenti di RNA a partire dai telomeri, le estremità dei cromosomi (cioè le strutture nelle quali è organizzato il DNA). Nelle cellule tumorali di osteosarcoma “ALT-positive”, questi RNA telomerici favoriscono la proliferazione allungando le estremità dei cromosomi con un meccanismo chiamato “allungamento alternativo dei telomeri” (ALT).

Una seconda caratteristica è la presenza di infiammazione nei tessuti tumorali, correlata a una prognosi sfavorevole. Obiettivo del progetto sarà studiare la possibile connessione tra gli RNA telomerici e l’infiammazione nelle cellule di osteosarcoma ALT-positive. Lo studio vuole approfondire il ruolo degli RNA telomerici nell’infiammazione del citoplasma (la porzione della cellula al di fuori del nucleo): se la connessione venisse confermata, in futuro, queste molecole potrebbero diventare marcatori diagnostici o target terapeutici per il trattamento dell’osteosarcoma. 125


Oncologia - Tumori pediatrici

Costanza Montagna Obiettivo del progetto: studiare il ruolo dell’enzima antiossidante GSNOR nel rabdomiosarcoma per identificare nuovi bersagli terapeutici e sviluppare terapie mirate. Dove svilupperà il progetto Università degli Studi di Roma "Tor Vergata"

Note biografiche

• Nata a Roma nel 1983 • Laureata in Biologia Cellulare e Molecolare presso l’Università degli Studi di Roma "Tor Vergata" • PhD in Biologia Cellulare e Molecolare presso l’Università degli Studi di Roma "Tor Vergata"

Il ruolo dell’enzima antiossidante GSNOR nel rabdomiosarcoma Il rabdomiosarcoma è un tumore dei cosiddetti “tessuti molli” (muscoli, legamenti, cartilagini, adipe) che colpisce principalmente i bambini. Alla base del rabdomiosarcoma c’è la trasformazione tumorale delle cellule che danno origine ai muscoli scheletrici volontari, le quali non riescono a differenziarsi in cellule muscolari mature e si trasformano invece in rabdomioblasti. Studiare i meccanismi legati a questo errato differenziamento è il primo passo per riuscire a sviluppare terapie mirate. Studi recenti hanno individuato come possibile causa del rabdomiosarcoma 126

una eccessiva produzione di specie reattive all’ossigeno (ROS), molecole molto reattive che possono causare danni alle cellule. Obiettivo del progetto sarà studiare il ruolo dell’enzima antiossidante S-nitroso-glutatione reduttasi (GSNOR) nell’insorgenza e lo sviluppo del rabdomiosarcoma. Risultati preliminari suggeriscono che GSNOR abbia un duplice ruolo protettivo contro il tumore, riducendo la quantità di ROS e promuovendo la corretta maturazione delle cellule muscolari, e la ricerca permetterà di confermare questi meccanismi.


Oncologia - Tumori pediatrici

Ramona Palombo Obiettivo del progetto: studiare gli effetti della “modulazione” dell’orologio biologico, in sinergia con la chemioterapia, per la cura del sarcoma di Ewing. Dove svilupperà il progetto

Fondazione Santa Lucia IRCCS, Roma

Note biografiche

• Nata a Pontecorvo (FR) nel 1986 • Laureata in Biotecnologie Farmaceutiche presso l’Università degli Studi di Roma "La Sapienza" • PhD in Biochimica e Biologia Molecolare presso l’Università degli Studi di Roma "Tor Vergata"

Ritmo circadiano e potenziamento della chemioterapia nel sarcoma di Ewing Il sarcoma di Ewing è un tumore pediatrico aggressivo che colpisce le ossa e i “tessuti molli” (come muscoli, cartilagini, tendini, tessuto connettivo). Il suo trattamento prevede l’uso della chemioterapia, affiancata dalla chirurgia e dalla radioterapia. I risultati ottenuti con l’attuale strategia terapeutica sono incoraggianti, ma l’alta tossicità dei trattamenti e lo sviluppo di resistenza farmacologica ancora non permettono una completa guarigione nei soggetti più gravi. Per questo motivo, è importante valutare strategie alternative e migliorare la sopravvivenza dei pazienti.

L’orologio biologico del corpo (o ritmo circadiano) ha un ruolo rilevante nella risposta farmacologica: studi preliminari hanno permesso di identificare sostanze in grado di modularlo, così da rendere più efficace l’azione dei farmaci contro il sarcoma di Ewing. Obiettivo del progetto sarà studiare questi effetti in un contesto biologico più ampio: verranno usati modelli animali di topo per individuare la finestra temporale più idonea alla somministrazione della terapia, e le informazioni ottenute permetteranno di sviluppare un piano chemioterapico più efficace.

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Oncologia - Tumori pediatrici

Elena Poli Obiettivo del progetto: identifica-

re gli antigeni nel rabdomiosarcoma, molecole che permettono al sistema immunitario di riconoscere il tumore, per perfezionare le tecniche di immunoterapia.

Dove svilupperà il progetto

Istituto di Ricerca Pediatrica Città della Speranza, Padova

Note biografiche

• Nata ad Asiago (VI) nel 1985 • Laureata in Biologia Molecolare presso l’Università degli Studi di Padova • PhD in Medicina dello Sviluppo e Scienze della Programmazione Sanitaria presso l’Università degli Studi di Padova

Identificazione degli antigeni nel rabdomiosarcoma per lo sviluppo di nuove terapie Il rabdomiosarcoma (RMS) è il più frequente tumore dei “tessuti molli” (muscoli, legamenti, cartilagini, adipe) in età pediatrica, e può presentarsi in forme molto aggressive. Un approccio terapeutico innovativo ed efficace è rappresentato dall’immunoterapia, che potenzia la capacità del sistema immunitario di riconoscere il tumore ed eliminarlo. Le cellule neoplastiche, infatti, presentano alcune molecole specifiche (chiamate antigeni) che permettono al nostro organismo di riconoscerle come estranee. Obiettivo del progetto sarà studiare la risposta immunitaria contro il RMS dal 128

punto di vista molecolare mediante tecniche di immunoproteomica (che permettono di individuare gli antigeni in grado di stimolare il sistema immunitario) e di sequenziamento – una sorta di “lettura” dei geni attivi nel tumore. Identificare le molecole capaci di stimolare in maniera efficace la risposta immunitaria rappresenta un passo importante per lo sviluppo di nuovi trattamenti immunoterapici contro il rabdomiosarcoma.


Oncologia - Tumori pediatrici

Alessio Reggio Obiettivo del progetto: studiare come l’autofagia possa essere modulata per contrastare la crescita e la sopravvivenza delle cellule tumorali di rabdomiosarcoma embrionale. Dove svilupperà il progetto

Telethon Institute of Genetics and Medicine (TIGEM), Napoli

Note biografiche

• Nato a Roma nel 1988 • Laureato in Biologia Molecolare e Cellulare presso l’Università degli Studi di Roma "Tor Vergata" • PhD in Biologia Molecolare e Cellulare presso l’Università degli Studi di Roma "Tor Vergata"

Comprendere l'autofagia per combattere il rabdomiosarcoma Il rabdomiosarcoma embrionale (ERMS) è un tumore che colpisce pazienti in età pediatrica, la cui prognosi è spesso aggravata dalla presenza di metastasi. Le attuali terapie si basano su chemioterapia, radioterapia e rimozione della massa tumorale, ma per alcuni pazienti si rivelano insufficienti. Obiettivo del progetto sarà di superare le attuali limitazioni terapeutiche provando a modulare un particolare meccanismo interno alla cellula che prende il nome di autofagia. In questo processo molecolare, che avviene normalmente, le cellule rimuovono e riciclano le proprie componenti

danneggiate. Il meccanismo, tuttavia, deve essere ben bilanciato e alterazioni nel suo equilibrio sono comuni in molti tumori. Il progetto cercherà di identificare nuove vie di segnalazione cellulari legate all’autofagia (dei segnali molecolari a “cascata”) che, una volta colpite, possano incrementare la vulnerabilità del rabdomiosarcoma embrionale alle terapie. In questo modo sarà possibile identificare nuovi approcci terapeutici, da soli o in combinazione con altre terapie antitumorali, per eradicare con precisione le cellule tumorali.

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Oncologia - Tumori pediatrici

Federica Riccardo Obiettivo del progetto: valutare il potenziale della vaccinazione anti-CSPG4 come terapia innovativa per il trattamento dell’osteosarcoma.

Dove svilupperà il progetto Università degli Studi di Torino

Note biografiche

• Nata a Cuneo nel 1985 • Laureata in Scienze Biologiche presso l’Università degli Studi di Torino • PhD in Medicina Molecolare presso l’Università degli Studi di Torino

Un vaccino contro CSPG4 per il trattamento dell’osteosarcoma L'osteosarcoma è un tumore osseo che colpisce prevalentemente pazienti pediatrici e adolescenti. Sebbene le terapie attuali (chirurgia e chemioterapia) abbiano migliorato la sopravvivenza, la maggioranza dei pazienti sviluppa recidive e metastasi che rendono la prognosi infausta e richiedono nuove cure. Studi preliminari suggeriscono che la molecola CSPG4 sia importante nella progressione dell’osteosarcoma: questa proteina si trova presente in grande quantità sulle cellule tumorali ma non su quelle sane, e ciò la rende un interessante bersaglio da colpire con l’immunoterapia. 130

Su queste basi è stato sviluppato un vaccino, in grado di stimolare in modo specifico il sistema immunitario dei pazienti contro le cellule tumorali che presentano la molecola CSPG4. Obiettivo del progetto sarà verificare l’efficacia di questo vaccino, sia in modelli di topo, sia in pazienti canini affetti da osteosarcoma spontaneo. Questi animali, infatti, presentano naturalmente una forma di tumore delle ossa molto simile al nostro e potrebbero dare informazioni preziose per l’uso clinico nei pazienti umani.


Oncologia - Tumori pediatrici

Michela Rossi Obiettivo del progetto: valutare la relazione tra la presenza della proteina ADAR2 e la progressione dell’osteosarcoma, per indentificare nuovi approcci terapeutici.

Dove svilupperà il progetto

Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma

Note biografiche

• Nata in a Rieti nel 1988 • Laureata in Biotecnologie Molecolari e Cellulari presso l’Università degli Studi dell’Aquila • PhD in Tecnologie Innovative nelle Malattie dello Scheletro, della Cute e del distretto Oro-cranio-facciale presso l’Università degli Studi di Roma "La Sapienza"

Il ruolo della proteina ADAR2 nella progressione dell’osteosarcoma L’osteosarcoma è un tumore maligno delle ossa che colpisce principalmente in età pediatrica e adolescenziale. Gli approcci terapeutici a oggi disponibili sono la chemioterapia, la radioterapia e la chirurgia, ma non sempre si rivelano risolutivi. La maggior parte dei pazienti, infatti, sviluppa recidive e metastasi prevalentemente ai polmoni, che rendono ancora elevati i casi con prognosi infausta. Nonostante siano stati effettuati numerosi studi per identificare i meccanismi molecolari alla base di questo tumore, esiste ancora la forte necessità di individuare nuovi bersagli terapeutici. In al-

tre neoplasie è stato dimostrato il ruolo “protettivo” della proteina ADAR2, la cui presenza nelle cellule tumorali ne riduce crescita e aggressività. Obiettivo del progetto sarà quello di valutare il ruolo della proteina ADAR2 nelle cellule di osteosarcoma utilizzando modelli preclinici in vitro e in vivo, allo scopo di identificare nuovi approcci terapeutici per l’osteosarcoma.

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Oncologia - Tumori pediatrici

Federica Scotto di Carlo Obiettivo del progetto: studiare i meccanismi molecolari alla base della divisione delle cellule di osteosarcoma per identificare nuovi target terapeutici specifici. Dove svilupperà il progetto

Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Genetica e Biofisica (IGB-CNR), Napoli

Note biografiche

• Nata a Napoli nel 1991 • Laureata in Biologia presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II • PhD in Scienze Biomolecolari presso l’Università degli Studi della Campania "Luigi Vanvitelli", Napoli

Il ruolo della proteina Profilina-1 nell’osteosarcoma L’osteosarcoma è il più aggressivo e frequente tumore delle ossa dell’età infantile e pediatrica. A oggi non esistono terapie mirate, soprattutto a causa della mancanza di chiari bersagli terapeutici, e la prognosi rimane spesso infausta nei pazienti con metastasi. Durante la divisione delle cellule dell’osteosarcoma si verificano frequenti errori nella suddivisione dei cromosomi – le strutture in cui è organizzato il patrimonio genetico. All’interno delle cellule tumorali, inoltre, si è osservata la mancanza della proteina Profilina-1, una molecola importante per la corretta divisione cellulare e ri132

partizione dei cromosomi. Obiettivo del progetto sarà verificare la connessione tra queste due caratteristiche dell’osteosarcoma, valutando se l’assenza di Profilina-1 sia effettivamente responsabile degli errori nella suddivisione dei cromosomi. Studiare i meccanismi e i componenti che controllano questo processo potrà aprire la strada all’identificazione di nuovi specifici bersagli terapeutici per la cura dell’osteosarcoma.


Oncologia - Tumori pediatrici

Annie Zappone Obiettivo del progetto: studiare i meccanismi molecolari che controllano la formazione degli ibridi RNA:DNA, causa della crescita tumorale dell’osteosarcoma. Dove svilupperà il progetto Università degli Studi di Trieste

Note biografiche

• Nata a Polistena (RC) nel 1991 • Laureata in Biotecnologie per la Salute presso l’Università degli Studi di Messina • PhD in Biomedicina Molecolare presso l’Università degli Studi di Trieste

Colpire gli ibridi RNA:DNA come nuova terapia contro l'osteosarcoma L’osteosarcoma è un tumore dei tessuti ossei che colpisce prevalentemente in età infantile e adolescenziale, con frequenti metastasi e prognosi infausta. Una delle caratteristiche dell’osteosarcoma è l’instabilità genomica – cioè la rottura della doppia elica del DNA – che causa mutazioni e danni ai cromosomi (le strutture in cui è organizzato il patrimonio genetico). In particolare, le mutazioni dei geni DAXX e ATRX possono aumentare i cosiddetti ibridi RNA:DNA, delle strutture dove le catene di RNA e DNA si legano tra loro. Questi ibridi esistono normalmente, ma in caso di aumentata presenza possono stimolare i

telomeri (le estremità dei cromosomi) e causare un incremento nella proliferazione delle cellule. Per questi motivi, gli ibridi RNA:DNA sembrano coinvolti nel potenziale di crescita del tumore. Obiettivo del progetto sarà studiare la funzione del complesso DAXX/ATRX e di SFPQ, una proteina capace di disassemblare gli ibridi in eccesso ed evitare la crescita incontrollata dell’osteosarcoma. Verranno studiati i meccanismi molecolari in vitro, e i risultati potranno aprire la strada a una nuova terapia contro l’osteosarcoma basata sul controllo dei telomeri.

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[Rapporto AIRTUM-AIOM 2020 per i dati italiani World Cancer Research Fund (www.wcrf.org) per i dati internazional]

Oncologia

Tumori di testa e collo

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I tumori della testa e del collo comprendono tutti i tumori del cavo orale, di laringe, faringe, cavità nasali, collo, orecchio e ghiandole salivari. La probabilità di sopravvivenza è più alta rispetto ad altre tipologie di tumore, a patto di diagnosticarli tempestivamente.

I fattori di rischio sono eccessivo consumo di alcol e fumo, ma anche infezioni dai virus di Epstein Barr (EBV) e del papillomavirus umano (HPV) e una cattiva igiene orale.

9.900

nuovi casi in Italia ogni anno

75%

dei tumori testa e collo oltre i 50 anni è causato da fumo e alcool

30%

dei tumori del cavo orale sono causati da un’infezione da HPV

58%

probabilità di guarigione a 5 anni dalla diagnosi


In memoria di Florenzo e Liliana Jaia

Oncologia

Simona Citro Obiettivo del progetto: studiare la

proteina SMAD4 come marcatore biologico, in grado di prevedere l’efficacia terapeutica della chemioterapia nei carcinomi della laringe.

Dove svilupperà il progetto

Istituto Europeo di Oncologia (IEO), Milano

Note biografiche

• Nata a Milano nel 1977 • Laureata in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche presso l’Università degli Studi di Milano

SMAD4 come marcatore biologico nel carcinoma della laringe Ogni anno vengono diagnosticati nel mondo circa mezzo milione di nuovi tumori della testa e del collo, di cui la metà localizzati nella laringe e nella faringe. Per anni la terapia principale per questo tipo di tumore è stata l'asportazione completa della laringe, anche se questa procedura comporta a gravi conseguenze a livello psico-sociale con un peggioramento della qualità della vita. È quindi necessario sviluppare approcci non chirurgici, anche se la mancanza di marcatori biologici noti (molecole collegate al tumore che permettano diagnosi precoce o monitoraggio) ostacola la ricerca di nuovi trattamenti.

• PhD in Scienze Farmacotossicologiche, Farmacognostiche e Biotecnologie Farmacologiche presso l’Università degli Studi di Milano

Una molecola promettente sembra essere SMAD4, proteina che, se eccessivamente ridotta, aumenta il rischio di sviluppare diversi tipi di tumore. Inoltre SMAD4 sembra influenzare la sensibilità a farmaci utilizzati per trattare i carcinomi, come gli inibitori di PARP. Obiettivo del progetto sarà valutare SMAD4 come potenziale marcatore biologico per i trattamenti del tumore alla laringe. Nel dettaglio, verrà usato un nuovo approccio terapeutico (somministrando cisplatino e olaparib, un inibitore di PARP) e si cercherà di capire se SMAD4 possa prevedere l’efficacia di questo trattamento. 135


Neuroscienze

Michela Matteoli

Humanitas University Direttore del Neuro Center, Istituto clinico e di ricerca Humanitas Rozzano (Milano)

Il sistema nervoso è costituito da decine di miliardi di neuroni, connessi attraverso migliaia di punti di contatto. Perché il sistema nervoso svolga in modo appropriato il suo compito – quello di controllare tutte le funzioni vitali del nostro organismo – è essenziale che specifiche molecole si organizzino in modo preciso all’interno dei neuroni, per consentire il passaggio e l’integrazione dell’informazione. 136

Molti tipi di cellule non neuronali contribuiscono in modo selettivo a questo processo. Data la altissima precisione richiesta, non stupisce che disfunzioni a uno qualsiasi di questi livelli possano portare a una situazione patologica, originando malattie neurodegenerative come la malattia di Alzheimer, di Parkinson, la corea di Huntington, la sclerosi multipla e sclerosi laterale amiotrofica, ma anche malattie psichiatriche e del neurosviluppo come la depressione, le psicosi o l’autismo. Per molte di queste malattie non abbiamo farmaci, e i pochi che abbiamo a disposizione trattano solo i sintomi della malattia, senza purtroppo riuscire a curarne le radici. Il progressivo invecchiamento della popolazione aggrava la situazione, aumentando l’incidenza delle malattie neurodegenerative, che sono ormai diventate una emergenza sanitaria. È quindi essenziale identificare i processi molecolari alterati nelle patologie del sistema nervoso e accelerare il più possibile il trasferimento dei risultati dal laboratorio alla clinica. Anche quest’anno la Fondazione Umberto Veronesi ha raccolto questa sfida, e ha finanziato 8 borse nell’ambito delle neuroscienze. Si è cercato di premiare i ricercatori più meritevoli che intendano capire come funziona il sistema nervoso e come si possa intervenire efficacemente in condizioni patologiche. L’altissima qualità scientifica di molti dei partecipanti, che ha reso estremamente difficile il lavoro di scelta da parte della commissione, rappresenta un enorme motivo di orgoglio per la ricerca italiana.


[FONTI: Epicentro www.epicentro.iss.it Neuroscienze Ministero della Salute www.salute.gov.it Fondazione Grigioni per il Morbo di Parkinson www.parkinson.it ]

Neuroscienze Le malattie neurologiche comprendono le malattie del sistema nervoso centrale (sclerosi multipla, malattie cerebrovascolari, Alzheimer, Parkinson, epilessia, malattie autoimmuni e degenerative) e il sistema nervoso periferico (polineuropatie).

Possono essere collegate a disturbi del neurosviluppo o all’invecchiamento dei neuroni, queste ultime in aumento a causa dell’allungamento della vita media. Possono essere altamente invalidanti dal punto di vista fisico e cognitivo.

1.000.000

italiani affetti da una forma di demenza

50-60%

dei casi di demenza sono costituiti da malattia di Alzheimer

430.000

circa gli italiani affetti dalla malattia di Parkinson

1 su 100

bambini ha disturbi dello spettro autistico

137


Neuroscienze

Niccolò Candelise Obiettivo del progetto: studiare il ruolo di TDP-43 in modelli di SLA sottoposti a stress cronici per comprendere le cause dell’insorgenza della malattia. Dove svilupperà il progetto

Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), Roma

Note biografiche

• Nato a Cosenza nel 1990 • Laureato in Neurobiologia presso l’Università degli Studi di Roma "La Sapienza" • PhD in Medicina Molecolare presso la Georg-August-Universität Göttingen (Germania)

Quale ruolo per lo stress cronico nella sclerosi laterale amiotrofica? La sclerosi laterale amiotrofica (SLA) è una malattia degenerativa che colpisce i neuroni responsabili del movimento volontario, chiamati motoneuroni. Sebbene una piccola percentuale di casi dipenda da mutazioni in specifici geni, la maggioranza dei pazienti sviluppa una patologia senza una chiara componente genetica. In modo analogo ad altre malattie degenerative del sistema nervoso, come il morbo di Alzheimer, la SLA è caratterizzata dalla presenza di fibrille composte da proteine che si aggregano, causando nel tempo la morte dei motoneuroni. Nella maggior parte dei pazienti affetti da 138

SLA, la proteina che danneggia i neuroni si chiama TDP-43. Diversi studi hanno confermato che TDP-43 subisce modifiche strutturali e posizionali all’interno della cellula in seguito a stress acuti, che ne causano l’aggregazione e favoriscono la morte dei neuroni. Obiettivo del progetto sarà studiare il ruolo di questa proteina quando le cellule sono sottoposte a stress meno aggressivi ma prolungati nel tempo (stress cronici) – una condizione più simile alla SLA, che può richiedere molti anni prima di manifestare sintomi.


Neuroscienze

Vanessa Era Obiettivo del progetto: studiare l’attività elettrica del cervello durante l’interazione motoria, così da stabilire nuovi approcci per la riabilitazione nei pazienti con Parkinson. Dove svilupperà il progetto Università degli Studi di Roma "La Sapienza"

Note biografiche

• Nata a Caserta nel 1990 • Laureata in Neuroscienze Cognitive e Riabilitazione Psicologica presso l’Università degli Studi di Roma "La Sapienza" • PhD in Psicologia e Neuroscienze Sociali presso l’Università degli Studi di Roma "La Sapienza"

Predire, monitorare e coordinare il movimento nella malattia di Parkinson La malattia di Parkinson è un disturbo neurodegenerativo caratterizzato da deficit motori, cognitivi e motivazionali. Il Parkinson influisce sulla qualità della vita dei pazienti e sulle relazioni interpersonali: quando interagiamo è infatti necessario predire e monitorare le azioni altrui, oltre che le proprie, così da raggiungere obiettivi comuni. Tra i deficit cognitivi Parkinson si riscontra proprio la difficoltà nel monitorare le azioni, cioè nel confrontare le azioni effettuate con quelle che si intendono effettuare. Obiettivo del progetto sarà registrare l’attività elettrica del cervello (elettroe-

ncefalografica o EEG) di pazienti durante compiti di interazione motoria, in cui viene richiesto di coordinare le proprie azioni con un compagno per afferrare insieme un oggetto. Lo studio degli EEG in contesti interattivi potrà consentire lo sviluppo di approcci non farmacologici, combinando la registrazione EEG con una stimolazione cerebrale non invasiva, per migliorare l’abilità dei pazienti di coordinare le proprie azioni con gli altri.

139


Neuroscienze

Chiara Fabbri Obiettivo del progetto: identificare i

fattori sociali, clinici e genetici che determinano il funzionamento e il benessere nelle persone con depressione per sviluppare trattamenti personalizzati.

Dove svilupperà il progetto Alma Mater Studiorum Università di Bologna

Note biografiche

• Nato a Faenza (RA) nel 1986 • Laureato in Medicina e Chirurgia presso Alma Mater Studiorum Università di Bologna • Specializzazione in Psichiatria presso Alma Mater Studiorum Università di Bologna

Depressione: fattori clinici e genetici legati al benessere A livello globale i disturbi depressivi rappresentano la malattia non fatale con il maggiore impatto sulla salute, e si stima che siano responsabili del 7,5% di tutti gli anni vissuti con disabilità. Quasi la metà delle persone con depressione mostra sintomi residui a lungo termine, con ripercussioni sulla salute e sul funzionamento socio-lavorativo. Attualmente non esistono indicatori o marcatori biologici in grado di predire gli esiti della malattia: questa mancanza rende difficile stilare piani e trattamenti personalizzati, che potrebbero ridurre significativamente l’impatto negativo della depressione sul sin140

golo e sulla società. Obiettivo del progetto sarà identificare i fattori, genetici e non genetici, che influiscono e modulano il funzionamento socio-lavorativo e il benessere individuale in più di 45.000 pazienti. Le variabili valutate includeranno specifici sintomi depressivi e d’ansia, fattori psicosociali, malattie concomitanti, stili di vita e varianti genetiche. Verranno quindi sviluppati modelli predittivi in grado di stimare l’effetto combinato di queste variabili, allo scopo di facilitare la personalizzazione delle terapie antidepressive.


Neuroscienze

Luca Pangrazzi Obiettivo del progetto: studiare i meccanismi che regolano l’infiammazione nel cervelletto in modelli animali di topo che simulano l’autismo, per identificare nuovi target farmacologici. Dove svilupperà il progetto Università degli Studi di Trento

Note biografiche

• Nato a Cles (TN) nel 1988 • Laureato in Biotecnologie IndustrialiFarmacogenomica presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca • PhD in The Aging of Biological Communication Systems presso la Medizinische Universität Innsbruck (Austria)

Autismo e infiammazione nel cervelletto: quale legame? I disturbi dello spettro autistico (DSA) sono un insieme di disordini del neurosviluppo – il processo di formazione del sistema nervoso durante la vita pre-natale e post-natale – caratterizzati da compromissione dell'interazione sociale, comportamenti ripetitivi e deficit nella comunicazione. Alcuni studi hanno osservato che il malfunzionamento del sistema immunitario nei pazienti autistici, causa di infiammazione nel cervello, potrebbe aggravare o addirittura causare la malattia. Numerose ricerche hanno inoltre rivelato come il cervelletto, regione cerebrale coinvolta nel coordinamento motorio, nel con-

trollo emozionale e nel linguaggio, sia strutturalmente e funzionalmente anomalo in chi soffre di disturbi autistici. Infine, alcuni dati preliminari (in modelli animali di topo con DSA) suggeriscono la presenza di alterazioni infiammatorie proprio nel cervelletto. Obiettivo del progetto sarà studiare in modo dettagliato gli scompensi infiammatori nel cervelletto con l'obiettivo di identificare target molecolari e sviluppare nuovi farmaci in grado di mitigare il deficit di interazione sociale in pazienti con DSA.

141


Neuroscienze

Sara Sepe Obiettivo del progetto: valutare il po-

tenziale terapeutico della “modulazione” dei danni al DNA nei neuroni, una condizione legata alla degenerazione cerebrale nella malattia di Alzheimer.

Dove svilupperà il progetto

Istituto FIRC di Oncologia Molecolare (IFOM), Milano

Note biografiche

• Nata a Venosa (PZ) nel 1984 • Laureata in Biotecnologie Mediche presso l’Università degli Studi di Roma "Tor Vergata" • PhD in Biologia Cellulare e Biomolecolare presso l’Università degli Studi Roma Tre

Limitare i danni al DNA nella malattia di Alzheimer La malattia di Alzheimer è la più diffusa malattia neurodegenerativa. Le sue cause non sono ancora chiare: lo sviluppo della patologia coinvolge diversi fattori cellulari e le terapie sviluppate fino a oggi non risultano efficaci. Studi recenti hanno dimostrato che i danni al DNA nei neuroni durante l’invecchiamento possono contribuire all’insorgenza della malattia. In particolare, l’accumulo di danni nelle regioni terminali dei cromosomi (le strutture nelle quali è organizzato il DNA), chiamate telomeri, sembra essere coinvolto nell’origine della malattia. Obiettivo del progetto sarà chiarire 142

questo aspetto della patologia impiegando un modello animale di topo e cellule umane derivate da pazienti colpiti da Alzheimer. Di recente è stata sviluppata una strategia per “modulare” i danni al DNA, basata su molecole chiamate “oligonucleotidi antisenso”, che è già rivelata efficace per altre patologie legate all’invecchiamento. Il progetto si propone di valutare questo approccio terapeutico anche per la malattia di Alzheimer.


Neuroscienze

Francesca Talpo Obiettivo del progetto: studiare gli effetti sui neuroni della proteina ADAM10, un nuovo potenziale bersaglio terapeutico nella corea di Huntington. Dove svilupperà il progetto Università degli Studi di Pavia

Note biografiche

• Nata a Calcinate (BG) nel 1985 • Laureata a Neurobiologia presso l’Università degli Studi di Pavia • PhD in Fisiologia e Neuroscienze presso l’Università degli Studi di Pavia

ADAM10: un possibile bersaglio terapeutico nella corea di Huntington La corea di Huntington è una malattia genetica neurodegenerativa che colpisce in particolare un'area del cervello chiamata striato. Questa zona è costituita da 4 classi di neuroni con diverse funzioni, che vengono compromessi in modi e misure differenti nel corso della patologia. L'aumento dell'attività di una proteina chiamata ADAM10 sembra essere particolarmente importante nel determinare le alterazioni dei neuroni nello striato. Obiettivo del progetto sarà valutare – attraverso l'impiego di un modello animale di topo che simula la malattia di Huntington – in quali neuroni del-

lo striato si verifica una compromissione dovuta all'eccessiva attività di ADAM10. In seguito, si proverà a mitigare i danni ai neuroni attraverso l'inibizione di questa proteina. Infine, verrà studiato il profilo di attività genica dei neuroni (attraverso l’analisi degli RNA) per individuare quali neuroni rispondano meglio all'inibizione di ADAM10, in modo da aprire la strada a terapie personalizzate per il trattamento della corea di Huntington.

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Neuroscienze

Monica Tambalo Obiettivo del progetto: identificare i meccanismi molecolari della dieta chetogenetica usata nei casi di epilessia infantile resistente ai farmaci. Dove svilupperà il progetto

Istituto Clinico Humanitas, Rozzano (MI)

Note biografiche

• Nata a Mantova nel 1986 • Laureata in Biologia Molecolare presso l’Università degli Studi di Padova • PhD in Biologia dello Sviluppo presso il King’s College London (Regno Unito)

Epilessia infantile e dieta chetogenica: comprenderne i meccanismi L’epilessia è una malattia del neurosviluppo – il processo di formazione del sistema nervoso durante la vita pre-natale e post-natale – le cui cause cellulari e molecolari rimangono in gran parte sconosciute. Una forma particolarmente grave è l’epilessia infantile, nella quale il feto può essere affetto da crisi epilettiche già durante la gravidanza. Obiettivo del progetto sarà sviluppare un modello accurato per studiare l'epilessia infantile grazie all'utilizzo degli organoidi cerebrali, ovvero cellule neuronali fatte crescere in strutture tridimensionali e capaci di simulare 144

in modo realistico lo sviluppo del cervello. Gli organoidi verranno usati per riprodurre delle crisi epilettiche, monitorando i cambiamenti nell’attività dei geni grazie a tecniche all’avanguardia, e questo permetterà di identificare la “firma” molecolare lasciata dall’attacco. Il modello sarà inoltre utilizzato per studiare il meccanismo d’azione della dieta chetogenica (un regime alimentare che riduce in modo drastico i carboidrati, aumentando proteine e grassi), attualmente utilizzata per il trattamento di forme di epilessia resistenti ai farmaci ma di cui non si conosce l’esatto funzionamento.


Neuroscienze

Elena Zenaro Obiettivo del progetto: studiare l’in-

terazione tra i neutrofili e l’alterazione del microbiota intestinale durante la progressione dell’Alzheimer in un modello animale di topo.

Dove svilupperà il progetto Università degli Studi di Verona

Note biografiche

• Nata a Bussolengo (VR) nel 1978 • Laureata in a in Biotecnologie presso l’Università degli Studi di Verona • PhD in Biologia Molecolare e Cellulare e Patologia presso l’Università degli Studi di Verona

Interazione tra neutrofili e microbiota intestinale nella malattia di Alzheimer L’intestino umano ospita una vasta gamma di microrganismi che prendono il nome di microbiota. Questa popolazione è responsabile di molti di effetti benefici, come la regolazione del sistema immunitario, la fornitura di nutrienti per le nostre cellule e la prevenzione delle infezioni da parte di batteri e virus dannosi. In alcune condizioni patologiche, tuttavia, l’equilibrio microbico si altera fino a raggiungere uno stato definito disbiosi: a oggi non è chiaro se questa condizione rappresenti la causa di una malattia o un effetto secondario. Studi recenti suggeriscono che la disbiosi intestinale e una condizione di

infiammazione sistemica siano associati allo sviluppo di disturbi cerebrali come il morbo di Alzheimer: alcune cellule dell’immunità innata, i neutrofili, potrebbero mediare questa interazione. Obiettivo del progetto sarà studiare i meccanismi di interazione tra i neutrofili e la disbiosi intestinale durante la progressione dell’Alzheimer in un modello animale di topo. Saranno inoltre studiate alcune molecole prodotte dal microbiota intestinale che possono migliorare la progressione della malattia agendo sulla funzionalità dei neutrofili.

145


Cardiologia

Direttore, Neuromed Biobanking Centre Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione IRCCS Neuromed Pozzilli (IS)

Vengono premiati quest’anno progetti che mirano a comprendere i meccanismi alla base della morfogenesi del cuore e a migliorare l’approccio alle cardiopatie congenite, ad applicare tecniche innovative di “imaging” cardiaco per la diagnosi e cura dello scompenso, e infine, per quanto riguarda le coronaropatie, propongono studi di meccanismi di base, cercano algoritmi di predizione della mortalità cardiovascolare per un approccio personalizzato al paziente diabetico o propongono percorsi innovativi di studio dell’asse cuore-cervello.

Le malattie cardio e cerebrovascolari sono la prima causa di ospedalizzazione e mortalità nel mondo. La loro rilevanza per la salute pubblica si può apprezzare dalle osservazioni fatte in questo anno di pandemia, in cui i danni da ridotta attenzione alle malattie

Sulla base del loro curriculum di studio e ricerca, delle loro pubblicazioni ed esperienze internazionali, nonché della loro attitudine alla comunicazione scientifica, sono stati selezionati 5 ricercatori che lavoreranno in varie istituzioni di ricerca, con una “mission” comune: prevenire e curare le malattie cardio-cerebrovascolari e le loro complicanze.

Maria Benedetta Donati

146

cardiovascolari sono stati ingenti (vedi l’aumento della mortalità da infarto o ictus, ad esempio). Del resto, la stessa malattia da SARS-CoV-2 si può definire una malattia a base vascolare dato il frequente riscontro di manifestazioni trombotiche a livello polmonare e, di conseguenza, l’attenzione rivolta al possibile miglioramento della prognosi con il trattamento anticoagulante. Il rilievo “globale” di queste malattie è cruciale e richiede strategie di prevenzione che ben rientrano nella “mission” di Fondazione Umberto Veronesi.


[Organizzazione Mondiale della sanità (WHO)Cardiologia www.who.int Ministero della Salute www.salute.gov.it Osservatorio Ictus Italia www.osservatorioictus.it]

Cardiologia Le malattie cardiovascolari colpiscono il cuore e i vasi sanguigni. Tra le cause principali vi è l’aterosclerosi, cioè il restringimento dei vasi sanguigni per un’occlusione causata da accumulo di colesterolo, infiammazione e ispessimento delle pareti. Le conseguenze possono essere infarto, ictus e sindro-

mi vascolari. Rientrano nelle malattie cardiovascolari anche difetti congeniti del cuore, patologie reumatiche e croniche, scompenso e insufficienza cardiaca. Sono molto diffuse nei paesi occidentali, soprattutto a causa di errati stili di vita e mancata prevenzione.

prima

causa di morte nei paesi industrializzati

18 milioni

decessi all’anno nel mondo per problematiche cardiovascolari

160.000

infarti all’anno in Italia, di cui 40.000 fatali (stime pre-COVID19)

200.000

casi all’anno di ictus in Italia

fino all'80%

riduzione delle morti per malattie cardiovascolari migliorando la prevenzione e gli stili di vita 147


Cardiologia

Fabrizia Bonacina Obiettivo del progetto: sviluppare una terapia a base di linfociti T regolatori, con funzione potenziata, per limitare l’infiammazione associata all’aterosclerosi. Dove svilupperà il progetto Università degli Studi di Milano

Note biografiche

• Nata a Carate Brianza (MB) nel 1987 • Laureata in Farmacia presso l’Università degli Studi di Milano • PhD in Scienze Farmaceutiche presso l’Università degli Studi di Milano

Cellule immunitarie come innovativa terapia per l’aterosclerosi L’aterosclerosi rappresenta una delle principali cause di malattie cardiovascolari come l’infarto miocardico. In questa condizione patologica si osservano lesioni delle arterie, caratterizzate da accumuli lipidici (in particolare colesterolo) che si depositano nella parete dei vasi. Alcuni studi recenti, tuttavia, hanno dimostrato che anche l’infiammazione riveste un ruolo significativo nel processo aterosclerotico. Molti pazienti rischiano infatti di sviluppare eventi cardiovascolari nonostante i trattamenti ipolipemizzanti – che abbassano i livelli di lipidi nel sangue. 148

Per questo motivo è fondamentale sviluppare terapie mirate a colpire la risposta infiammatoria. Obiettivo del progetto sarà studiare nuove strategie per limitare l’infiammazione associata all’aterosclerosi grazie all'impiego di cellule chiamate linfociti T regolatori. Queste cellule hanno il compito di regolare e limitare l’azione del sistema immunitario: se opportunamente dirette, potrebbero ridurre l’infiammazione e l’aterosclerosi, offrendo un approccio complementare al trattamento delle malattie cardiovascolari.


Cardiologia

Leonardo Sandrini Obiettivo del progetto: identificare nuovi bersagli molecolari per sviluppare terapie farmacologiche da usare contro le malattie cardiovascolari associate alla depressione. Dove svilupperà il progetto

Centro Cardiologico Monzino, Milano

Note biografiche

• Nato a Brescia nel 1991 • Laureato in Chimica e Tecnologia Farmaceutiche presso l’Università degli Studi di Milano • PhD in Scienze Farmacologiche Biomolecolari, Sperimentali e Cliniche presso l’Università degli Studi di Milano

Comprendere il legame tra patologia cardiovascolare e depressione Diversi studi clinici hanno mostrato un’associazione negativa tra la depressione e il decorso della patologia cardiovascolare, aumentando il rischio di mortalità in questi pazienti. I meccanismi alla base di questo legame non sono del tutto chiari, ma è comunque importante trattare i sintomi depressivi per migliorare il quadro clinico. Purtroppo l’uso di farmaci antidepressivi in pazienti con patologia cardiovascolare non è sempre possibile, e diventa quindi fondamentale l’identificazione di nuovi bersagli per sviluppare terapie sicure ed efficaci. Alcune alterazioni della neurotrofina

BDNF (una proteina importante per la sopravvivenza e la salute dei neuroni) sono note da tempo per essere coinvolte nello sviluppo della depressione, ma di recente sono state associate anche a un aumento del rischio cardiovascolare. Obiettivo del progetto sarà studiare come le alterazioni di BDNF influiscano su cellule e tessuti, e individuare i meccanismi molecolari alla base della patologia cardiovascolare associata a depressione, così da sviluppare nuove strategie farmacologiche in grado di curare entrambe le patologie contemporaneamente.

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Cardiologia

Gianluca Santamaria Obiettivo del progetto: identificare i geni e i fattori chiave dello sviluppo cardiaco embrionale, tra cui il retinolo, per risolvere i difetti alla base delle cardiopatie congenite. Dove svilupperà il progetto

Università degli Studi "Magna Graecia" di Catanzaro

Note biografiche

• Nato a Benevento nel 1985 • Laureato in Scienze e Tecnologie Genetiche presso l’Università degli Studi del Sannio, Benevento • PhD in Bioinformatica presso l’Università degli Studi del Sannio, Benevento

Identificare i geni responsabili dello sviluppo di cardiopatie congenite Esistono diversi geni responsabili del corretto sviluppo del cuore durante la gravidanza e, alcuni di questi, sono collegati alla presenza delle cosiddette malformazioni cardiache congenite. In particolare, lo sviluppo embrionale umano dipende fortemente dalla disponibilità di retinolo (detto anche vitamina A) a livello della placenta, e una carenza di questa molecola causa malformazioni cardiache. L’acido retinoico, un prodotto della vitamina A, sembra infatti essere responsabile di controllare i geni che regolano lo sviluppo del cuore. Obiettivo del progetto sarà identificare 150

i geni che, regolati dall'acido retinoico nella fase precoce dello sviluppo cardiaco umano, siano responsabili del differenziamento delle cellule progenitrici cardiache. Studiare la funzionalità di questi geni, insieme al coinvolgimento del retinolo, potrebbe aiutare a conoscere meglio i meccanismi molecolari legati alle malformazioni cardiache congenite.


Cardiologia

Aida Zulueta Morales Obiettivo del progetto: studiare il metabolismo dei lipidi nel rimodellamento cardiaco patologico, una condizione legata all’accumulo di lipidi e all’infiammazione possibile dopo un infarto. Dove svilupperà il progetto Università degli Studi di Milano

Note biografiche

• Nata a La Habana (Cuba) nel 1977 • Laureata in Biochimica presso l’Universidad de La Habana (Cuba) • PhD in Medicina Molecolare presso l’Università degli Studi di Milano

Il ruolo del metabolismo lipidico nel rimodellamento post infarto Il rimodellamento cardiaco patologico è un’alterazione che può verificarsi dopo un infarto. Nel miocardio si formano depositi anomali di lipidi e si instaurano processi infiammatori: il cuore non recupera completamente la funzionalità e va incontro a ingrossamento (ipertrofia cardiaca). Il ceramide, uno dei lipidi presenti, può aumentare di molto e contribuire al danno da ischemia e riperfusione – una condizione in cui il ripristino della circolazione causa infiammazione, stress ossidativo e danno ai tessuti. Studi precedenti condotti in modelli di topo hanno dimostrato che la som-

ministrazione intraventricolare di miriocina (una molecola recentemente brevettata che blocca la produzione di ceramide) limita il danno iniziale legato all’ischemia e riduce il danno dovuto al rimodellamento cardiaco. Obiettivo del progetto sarà studiare i meccanismi molecolari legati al metabolismo lipidico nel rimodellamento cardiaco, utilizzando cellule cardiache provenienti da pazienti infartuati e valutando gli effetti molecolari della miriocina in vitro. Questi studi potrebbero validare, in futuro, l'uso della miriocina come terapia farmacologica nel post infarto. 151


Chiara Tonelli

Professore Ordinario di Genetica Università degli Studi di Milano

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Nel 2010 l’UNESCO ha inserito la dieta mediterranea nell’elenco dei patrimoni mondiali immateriali dell’umanità; aiuta infatti a ridurre il rischio di malattie cardiovascolari, obesità, diabete e cancro. Fondazione Umberto Veronesi, da sempre attenta alla prevenzione delle malattie croniche legate agli stili di vita, ha scelto di sostenere ricercatori che studieranno, ad esempio, i meccanismi attraverso cui i fitonutrienti possano contrastare l’infiammazione e i tumori, o per lo stress metabolico. Altri studi indagheranno le differenze di sesso e genere in vari regimi dietetici, o l’effetto sul microbiota intestinale dell’alimentazione materna e del bambino nei primi mille giorni di vita. Studi recenti hanno infatti messo in luce il ruolo centrale del microbiota nella prevenzione delle malattie croniche; un altro studio analizzerà il suo ruolo nell’insufficienza renale. Infine, di interesse per Fondazione Umberto Veronesi quest’anno è lo studio di come alcune sostanze inquinanti, come le nanoplastiche, influenzino la salute e il rischio di sviluppare patologie. In totale, nel 2020 Fondazione Umberto Veronesi sostiene 14 ricercatori impegnati in ricerche che contribuiranno a sviluppare strategie di prevenzione sempre più efficaci ed evidence-based.


[Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO) www.who.int Nutrigenomica e prevenzione OKkio alla Salute, Istituto Superiore di Sanità www.epicentro.iss.it/okkioallasalute]

Nutrigenomica e prevenzione delle malattie La nutrigenomica è la scienza che studia le relazioni tra patrimonio genetico e cibo; come le molecole che introduciamo con la dieta influenzano i nostri geni e quindi la nostra salute, sia positivamente che negativamente. La nutrigenomica va di pari passo con la

prevenzione, soprattutto delle malattie croniche cardiovascolari, cerebrovascolari e dei tumori, responsabili dei tre quarti delle morti nei paesi sviluppati. Un corretto stile di vita è la prima arma a disposizione per combattere la maggior parte delle malattie.

2 miliardi

adulti nel mondo in sovrappeso o obesi

1 su 3

bambini di 8-9 anni in Italia in sovrappeso o obeso

15 al minuto

decessi nel mondo attribuibili al fumo

oltre 200

le malattie collegate all’alcol

fino all’80%

casi di ictus, cardiopatie e diabete evitabili con un corretto stile di vita

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Nutrigenomica e prevenzione

Lavinia Casati Obiettivo del progetto: studiare l’ef-

fetto delle nanoplastiche sulle cellule ossee e il loro potenziale antitumorale sulle cellule di osteosarcoma.

Dove svilupperà il progetto Università degli Studi di Milano

Note biografiche

• Nata a Seregno (MB) nel 1981 • Laureata in Biotecnologie Farmaceutiche presso l’Università degli Studi di Milano • PhD in Scienze Morfologiche presso l’Università degli Studi di Milano

Nanoplastiche, salute e osteosarcoma: un possibile effetto “Giano”? Oggi più che mai siamo consapevoli dell’impatto che ambiente e inquinamento possono avere sulle nostre vite. Le nanoplastiche, frammenti di plastica derivanti dalla degradazione dei rifiuti del diametro di un miliardesimo di metro, sono in grado di entrare in circolo nel nostro organismo mediante la catena alimentare. Durante il progetto, giunto al secondo anno, sono stati valutati gli effetti delle nanoplastiche sulle cellule responsabili della formazione e del rimodellamento dell’osso (osteoblasti, osteociti e osteoclasti) in condizioni fisiologiche, evidenziando un effetto tossico dovuto allo stress ossidativo. 154

Sarebbe possibile utilizzare la tossicità della nanoplastiche per combattere la progressione del tumore dell’osso (osteosarcoma)? Obiettivo del progetto sarà analizzare questo potenziale effetto “Giano Bifronte” (la divinità latina dalle due facce contrapposte, bene e male), sia in condizioni fisiologiche – usando cellule ossee sane – sia in condizioni patologiche – utilizzando linee cellulari di osteosarcoma. In particolare verranno analizzati gli effetti delle nanoplastiche sull’epigenoma, l’insieme delle molecole che funzionano come “segnalibri” sul DNA per attivare o spegnere specifici geni.


Nutrigenomica e prevenzione

Giorgio D'Andrea Obiettivo del progetto: studiare il meccanismo d’azione dell’idrossitirosolo e gli effetti del suo consumo sulle capacità di apprendimento di individui anziani, usando un modello animale. Dove svilupperà il progetto

Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), Roma

Note biografiche

• Nato a Velletri (RM) nel 1989 • Laureato in Biologia Cellulare e Molecolare presso l’Università degli Studi di Roma "Tor Vergata" • PhD in Ecologia e Sviluppo Sostenibile delle Risorse Ambientali presso l’Università degli Studi della Tuscia, Viterbo

Idrossitirosolo: un fenolo dell’olio d’oliva contro l’invecchiamento L’olio extravergine d’oliva, ingrediente chiave della dieta mediterranea, ha molteplici effetti benefici sulla salute dovuti alle molecole in esso presenti, tra le quali il composto fenolico idrossitirosolo. Uno studio recente studio ha dimostrato che la somministrazione di idrossitirosolo in topi adulti, soprattutto anziani, causa un aumento della produzione di nuovi neuroni a partire dalle cellule staminali – un processo chiamato neurogenesi. Negli anziani avviene una naturale diminuzione di neurogenesi, correlata al calo delle capacità di apprendimento e al declino cognitivo tipico dell’età avanzata.

Per questo motivo, una sfida per le neuroscienze è quella di individuare fattori capaci di incrementare la produzione di nuovi neuroni e combattere così l’invecchiamento cognitivo. L’obiettivo del progetto sarà valutare gli effetti del consumo di idrossitirosolo sulle capacità di apprendimento di individui anziani, mediante l’utilizzo di modelli animali. Inoltre, questi studi saranno abbinati a indagini molecolari e cellulari per determinare i meccanismi d’azione di questa molecola sul nostro cervello.

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Nutrigenomica e prevenzione

Sostenuta dalla Delegazione di Pescara

Marica Franzago Obiettivo del progetto: valutare l’importanza di un ambiente intrauterino “sfavorevole” nei figli nati da madri con obesità e diabete gestazionale. Dove svilupperà il progetto

Università degli Studi "G. D’Annunzio" Chieti-Pescara

Note biografiche

• Nata a Lanciano (CH) 1985 • Laureata in Biotecnologie Mediche presso l’Università degli Studi dell'Aquila • PhD in Neuroimaging Funzionale: Strumenti, Metodi e Modelli per lo studio delle relazioni Mente-Cervello-Comportamento presso l’Università degli Studi "G. D’Annunzio" Chieti-Pescara

Gli effetti del diabete gestazionale e dell’obesità durante la gravidanza L’obesità e il diabete gestazionale (DG) sono condizioni molto comuni che possono comportare complicanze a breve e lungo termine, sia per la madre che per il feto. Numerosi studi dimostrano che i figli nati da donne con obesità o DG (non diagnosticato o non trattato) presentano un maggior rischio di sviluppare obesità, sindrome metabolica, diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari nella vita adulta. La diagnosi di DG e un corretto approccio all’obesità materna rappresentano una possibilità di modificare il corso naturale delle malattie cardiometaboliche e individuare strategie preventive sempre più 156

“personalizzate” nell’ottica della medicina di precisione. Obiettivo del progetto sarà valutare la relazione tra un ambiente intrauterino sfavorevole e le alterazioni nella regolazione di geni coinvolti nella crescita e nel metabolismo. Un ulteriore obiettivo sarà valutare come l’influenza della dieta e dell’attività fisica siano modulate dalla genetica individuale, agendo insieme sull’espressione dei geni dell’individuo. Studiare approfonditamente le relazioni tra geni e ambiente in gravidanza potrà avere implicazioni rilevanti in termini di prevenzione e terapia.


Nutrigenomica e prevenzione

Alessandro Gialluisi Obiettivo del progetto: costruire mappe personalizzate di età biologica, analizzando i tassi di invecchiamento dei vari organi e la relazione con gli stili di vita. Dove svilupperà il progetto

IRCCS Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed, Pozzilli (IS)

Note biografiche

• Nato a Castellana Grotte (BA) nel 1984 • Laureato in Scienze e Tecnologie Biomolecolari presso l’Università di Pisa • PhD in Genetica presso la Radboud University Nijmegen (Olanda)

Stili di vita e mappe personalizzate di invecchiamento biologico L'età biologica di un individuo rappresenta l’effettiva età dell’organismo, e può differire dall’età anagrafica rappresentando un indice più efficace di invecchiamento. Alcune ricerche scientifiche hanno ipotizzato che i diversi organi e apparati invecchino a un ritmo differente, sebbene le evidenze scientifiche a supporto di questa tesi siano scarse. Inoltre, si conosce poco o nulla su quali fattori potrebbero influenzare questo diverso tasso di invecchiamento. Al fine di arricchire le conoscenze scientifiche sul tema, in questo progetto verranno studiati dei sistemi di misura dell’età biologica organo-specifici at-

traverso algoritmi di machine learning (cioè programmi che “imparano” ad analizzare meglio i dati man mano che questi vengono processati). I dati provengono da una coorte di popolazione italiana – lo studio Moli-sani – e sarà valutato il grado di sovrapposizione tra età degli organi ed età biologica dell’intero organismo. Si cercherà inoltre di capire se l’età biologica dei diversi organi sia in grado di predire eventi chiave dell’invecchiamento – come il rischio di mortalità e di ospedalizzazione – e quale sia l’influenza degli stili di vita come le abitudini alimentari, l’esercizio fisico, il fumo e l’alcol. 157


Nutrigenomica e prevenzione

Pablo Giraudi Obiettivo del progetto: individuare dei biomarcatori, rilevabili nel sangue in modo non invasivo, che diano informazioni sullo stato del fegato in pazienti con steatoepatite e fibrosi epatica.

Dove svilupperà il progetto

Fondazione Italiana Fegato, Trieste

Note biografiche

• Nato a Carlos Pellegrini (Argentina) nel 1978 • Laureato in Biotecnologie presso l’Universidad Nacional de Rosario (Argentina) • PhD in Scienze Biomolecolari presso l’Università degli Studi di Trieste

Diagnosi della fibrosi epatica tramite biomarcatori del sangue L’obesità è un fattore determinante per lo sviluppo della steatosi (il cosiddetto fegato grasso), la quale costituisce una delle principali cause di malattie epatiche. Il fegato grasso ha uno sviluppo cronico ed è considerato benigno e reversibile. In alcuni casi, tuttavia, può progredire verso stadi più gravi quali la steatoepatite (con o senza fibrosi) oppure favorire l’insorgenza della cirrosi epatica e del tumore al fegato. Oggi la biopsia epatica rimane l’unico metodo affidabile nella diagnosi di steatoepatite e fibrosi epatica (stadi ancora reversibili della malattia): si tratta però di un esame altamente invasivo, e dunque 158

esiste un‘urgente necessità di sviluppare nuove tecniche diagnostiche. Obiettivo del progetto sarà identificare, mediante uso della biologia dei sistemi e delle cosiddette scienze “-omiche” (discipline che studiano l’insieme dei geni, proteine e metaboliti), potenziali biomarcatori e obiettivi farmacologici coinvolti nello sviluppo e nella progressione della malattia epatica. Verranno identificate e quantificate le molecole più promettenti rilevate nel sangue dei pazienti, consentendo di creare un “pannello” utile al medico per la diagnosi della malattia epatica senza dover ricorrere alla biopsia.


Nutrigenomica e prevenzione

Manuela Leri Obiettivo del progetto: valutare se i

polifenoli dell’olio extravergine di oliva siano in grado di “mimare” l’attività neuroprotettiva degli estrogeni, contrastando la progressione dell’Alzheimer.

Dove svilupperà il progetto

Università degli Studi di Firenze

Note biografiche

• Nata a Montevarchi (AR) nel 1986 • Laureata in Biotecnologie Mediche e Farmaceutiche presso l’Università degli Studi di Firenze • PhD in Scienze Biomediche - Biochimica e Biologia Applicata presso l’Università degli Studi di Firenze

Prevenire la malattia di Alzheimer con i polifenoli dell’olio La malattia di Alzheimer è la causa più comune di demenza e due terzi dei pazienti sono donne, in particolare in post-menopausa, con concentrazioni di estrogeni significativamente ridotti. Gli estrogeni esercitano un’azione neuroprotettiva e la loro carenza, come conseguenza della menopausa precoce, è stata associata a un aumento del rischio di sviluppare la malattia di Alzheimer. Fino a oggi, la riduzione fisiologica dei livelli ormonali e la gestione dei sintomi post-menopausa sono stati trattati con la terapia ormonale sostitutiva (TOS). Sfortunatamente, la TOS non riduce il rischio di sviluppare de-

menza, e può presentare, inoltre, una serie di effetti collaterali come aumento del rischio di ictus, trombosi venosa e tumore al seno. Obiettivo del progetto sarà valutare l’uso dei polifenoli naturali, o fitoestrogeni, molecole che presentano attività estrogenica e potrebbero essere utilizzate come analoghi degli estrogeni per mantenere alte le funzioni neuroprotettive. L’identificazione di nuove strategie terapeutiche, di origine naturale e con minori effetti collaterali, potrebbe essere utile per prevenire e rallentare la progressione della malattia di Alzheimer. 159


Nutrigenomica e prevenzione

Giulia Magni Obiettivo del progetto: studiare il ruolo di un supplemento dietetico a base di mais rosso nella prevenzione della sclerosi multipla e del dolore trigeminale associato. Dove svilupperà il progetto Università degli Studi di Milano

Note biografiche

• Nata a Monza (MB) nel 1985 • Laureata in Biotecnologie Mediche Molecolari e Cellulari presso l’Università Vita-Salute San Raffaele, Milano • PhD in Drug Discovery presso l'Istituto Italiano di Tecnologia – Università degli Studi di Genova

Interazioni tra antocianine e asse intestino-cervello nella sclerosi multipla Le antocianine, pigmenti violacei presenti in frutta e verdura, possiedono proprietà antinfiammatorie e antiossidanti e possono modificare la composizione e le funzioni del microbiota intestinale – la comunità di microorganismi che colonizza il nostro intestino. Il microbiota contribuisce al benessere generale dell'organismo, e anche il cosiddetto asse intestino-cervello può essere influenzato. La composizione del microbiota, tuttavia, non è immutabile, e può essere modulata con un approccio dietetico personalizzato per il trattamento di diverse malattie. Obiettivo del progetto sarà studiare 160

il ruolo di un supplemento dietetico a base di mais rosso, arricchito in antocianine, come adiuvante per rallentare o modificare la progressione della sclerosi multipla e del dolore trigeminale connesso alla malattia. Impiegando un modello animale di ratto con sclerosi multipla, verrà valutato se la somministrazione preventiva del supplemento dietetico sia in grado di modificare il decorso della malattia, influenzare positivamente l'asse intestino-cervello, ridurre l’infiammazione dei neuroni e l’autoimmunità – cioè la presenza di anticorpi diretti contro il proprio corpo.


Nutrigenomica e prevenzione

Alessandra Marinelli Obiettivo del progetto: studiare i meccanismi molecolari con cui i polifenoli riducono l'infiammazione acuta e prevengono la comparsa dell’infiammazione cronica. Dove svilupperà il progetto Università degli Studi di Milano

Note biografiche

• Nata a Milano nel 1975 • Laureata in Biologia Biomolecolare presso l’Università degli Studi di Milano • PhD in Biologia Molecolare e Cellulare presso l’Università degli Studi di Milano

Il ruolo dei polifenoli nella prevenzione dell’infiammazione cronica L'infiammazione è una risposta immunitaria specifica e auto-controllata che, in caso di infezioni e lesioni, ha l'obiettivo di localizzare, eliminare l'agente nocivo e rimuovere i componenti danneggiati del tessuto, ristabilendo la normale funzionalità dell’organismo. Tuttavia, risposte infiammatorie incontrollate o prolungate inducono un'eccessiva produzione di fattori che sono spesso legati allo sviluppo di malattie croniche. Fattori ambientali, come la dieta, svolgono un ruolo importante nell'infiammazione, e uno stile di vita sano e attivo può proteggere delle malattie infiammatorie.

In particolare, i composti bioattivi presenti in frutta e verdura, come i polifenoli, sembrano essere efficaci nel ridurre la produzione di molecole responsabili dell’infiammazione e nell'aumentare le molecole che prevengono lo stato infiammatorio. Obiettivo del progetto sarà studiare i meccanismi molecolari attraverso cui una dieta ricca in polifenoli sia in grado di modulare l’attività di alcune proteine, chiamate fattori di trascrizione, responsabili dell’attivazione di geni legati all’infiammazione.

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Nutrigenomica e prevenzione

Marilena Marraudino Obiettivo del progetto: studiare la

predisposizione all'obesità legata all'esposizione postnatale alla genisteina e il ruolo dei recettori degli estrogeni convolti.

Dove svilupperà il progetto

Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi (NICO), Orbassano (TO)

Note biografiche

• Nata a Tricarico (MT) nel 1988 • Laureata in Biologia Applicata alle Scienze Biomediche presso l’Università di Pisa • PhD in Neuroscienze presso l’Università degli Studi di Torino

Predisposizione all'obesità: quali effetti della genisteina sui circuiti nervosi? I contaminanti di sintesi presenti negli alimenti, come i pesticidi usati per le coltivazioni, rappresentano un rischio ben conosciuto per la salute umana – oggetto di dibattito anche nell’opinione pubblica. Meno noti, invece, sono i rischi associati ad alcune molecole di origine naturale come i fitoestrogeni, tra cui la genisteina, abbondantemente presente in tutti gli alimenti a base di soia. La genisteina lega i recettori degli estrogeni (che normalmente si legano agli ormoni sessuali) e può alterare meccanismi fisiologici come la riproduzione, il metabolismo energetico, l’assunzione di cibo, ma anche lo 162

sviluppo dei circuiti neurali che regolano queste attività. L'alterazione dei circuiti nervosi potrebbe essere alla radice di alcuni problemi in costante crescita nella nostra società, come la predisposizione all'obesità nei bambini alimentati con latte di soia. È quindi importante, per la sicurezza alimentare e la salute umana, proseguire gli studi e approfondire gli effetti dei fitoestrogeni sul sistema nervoso centrale, tra cui le possibili ripercussioni sull’organizzazione dei circuiti nervosi regolati dagli ormoni.


Nutrigenomica e prevenzione

Nadia Panera Obiettivo del progetto: valutare gli effetti dell’idrossitirosolo e della vitamina E sulla malattia del fegato grasso e sulla fibrosi epatica in età pediatrica.

Dove svilupperà il progetto

Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, Roma

Note biografiche

• Nata Roma nel 1982 • Laureata in Biologia presso l’Università degli Studi Roma Tre • PhD in Biologia e Sviluppo Cellulare l’Università degli Studi di Roma "La Sapienza"

Gli effetti dell’idrossitirosolo sulla steatosi e la fibrosi epatica pediatrica La malattia del fegato grasso (NAFLD) è oggi la più frequente malattia cronica del fegato e colpisce prevalentemente bambini e adulti in sovrappeso o in condizione di obesità. La NAFLD può manifestarsi nel fegato con danni di lieve entità (steatosi epatica), oppure con lesioni severe come la fibrosi. Studi recenti hanno dimostrato che la combinazione dell’idrossitirosolo (molecola antiossidante derivante dall’olio extravergine d’oliva) con la vitamina E è in grado di migliorare la steatosi e i parametri metabolici, infiammatori e di stress ossidativo in bambini con NAFLD.

Obiettivo del progetto sarà quello di valutare se questa combinazione di molecole può mantenere a lungo termine i benefici già osservati, ma soprattutto valutare se sia in grado di migliorare i parametri ematici associati a fibrosi epatica. Gli stessi effetti verranno anche valutati su modelli cellulari di malattia in vitro. Oggi non sono disponibili molecole efficaci e sicure per il trattamento della NAFLD pediatrica, e i risultati dello studio potrebbero far emergere l’idrossitirosolo come un “avversario” naturale della progressione della NAFLD verso la forma più severa di fibrosi epatica. 163


Nutrigenomica e prevenzione

Francesca Pivari Obiettivo del progetto: valutare l’a-

zione protettiva di alcune molecole antiossidanti, studiando l'interazione con il microbiota intestinale nei pazienti con insufficienza renale cronica.

Dove svilupperà il progetto Università degli Studi di Milano

Note biografiche

• Nata a a Novara nel 1989 • Laureata in Biologia Applicata alla Nutrizione presso l’Università degli Studi di Milano • PhD in Medicina Molecolare e Traslazionale presso l’Università degli Studi di Milano

Alimentazione e microbiota intestinale nella malattia renale L’insufficienza renale cronica (IRC) è una patologia molto diffusa nella popolazione, con una prevalenza globale che arriva all’11-13%. Il paziente nefropatico è molto fragile, spesso affetto da patologie cardiovascolari e diabete, e con alto rischio di malnutrizione. Inoltre, l’IRC induce uno stato persistente di infiammazione cronica. Questa condizione sembra essere legata all'invecchiamento, e alcuni studi suggeriscono che sia possibile contrastarla (e quindi contrastare l’IRC) agendo sulla composizione del microbiota intestinale. Per ottenere questi risultati è fonda164

mentale unire l’approccio nutrizionale a quello farmacologico. Nell'ultimo decennio è cresciuta la consapevolezza che le molecole antinfiammatorie e antiossidanti, come quelle presenti nella curcuma e nell'olio di oliva, svolgono un ruolo fondamentale nel controllo della progressione della IRC e delle complicanze cardiovascolari. Obiettivo del progetto sarà studiare questi aspetti dal punto di vista molecolare e dell’interazione con il microbiota, allo scopo di limitare il peggioramento della patologia e migliorare la qualità della vita dei pazienti.


Nutrigenomica e prevenzione

Benedetta Raspini Obiettivo del progetto: studiare il legame tra gli stili di vita materni e la composizione del microbiota intestinale nel neonato, promuovendo una visione di prevenzione “intergenerazionale”. Dove svilupperà il progetto Università degli Studi di Pavia

Note biografiche

• Nata a Barga (LU) nel 1985 • Laureata in Scienze Fisiopatologiche presso l’Università di Pisa • PhD in Scienze della Nutrizione presso l’Università degli Studi di Milano

A.MA.MI. Alimentazione MAmma e bambino nei primi MIlle giorni I primi mille giorni (nove mesi di gravidanza più i primi due anni di vita) rappresentano un periodo critico, sia per lo sviluppo e la crescita del bambino, che per il mantenimento di una buona salute nel corso dell’intera vita. Sono molti i fattori che possono influenzare questa finestra temporale: tra questi, l'alimentazione materna prima e durante la gravidanza, il tipo di parto, allattamento e svezzamento sono in grado di modulare la composizione del microbiota intestinale e influenzare significativamente l’iniziale colonizzazione dell’intestino del neonato. Lo scopo di questo studio sarà studiare

la composizione e lo sviluppo del microbiota intestinale in bambini da 0 a 12 mesi, in associazione con l’alimentazione, lo stile di vita materno durante e dopo la gravidanza, e il tipo di parto, allattamento e svezzamento. I dati ottenuti saranno utili per impostare programmi di prevenzione materno-infantili, con l’obiettivo di promuovere stili di vita adeguati nelle donne in gravidanza e nelle neo-mamme e una nutrizione di qualità nel primo anno di vita, al fine di garantire lo sviluppo sano del bambino e del futuro adulto.

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Nutrigenomica e prevenzione

Emilia Ruggiero Obiettivo del progetto: studiare i cambiamenti nella qualità della dieta e la loro associazione con i fattori di rischio cardiovascolare e i marcatori biologici infiammatori. Dove svilupperà il progetto

IRCCS Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed, Pozzilli (IS)

Note biografiche

• Nata a Napoli nel 1991 • Laureata in Scienze della Nutrizione Umana presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II • PhD in Health, Medicine and Life Sciences presso la Maastricht University (Olanda)

Qualità della dieta e biomarcatori infiammatori e cardiovascolari Una dieta sana è fondamentale per mantenere il nostro stato di salute e prevenire le principali malattie croniche. Tra le abitudini alimentari raccomandate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità viene riservata particolare attenzione alla limitazione dei grassi saturi e grassi trans a favore di un consumo di grassi insaturi, come quelli monoinsaturi presenti nell'olio extravergine di oliva e nella frutta a guscio. Tra i meccanismi biologici attraverso cui una sana alimentazione esercita i suoi effetti benefici, ci sono quelli che controllano l’equilibrio del colesterolo e l’infiammazione. 166

Obiettivo del progetto sarà valutare i cambiamenti nella qualità della dieta, stimata rispetto al consumo di grassi e di alimenti ricchi di polifenoli, in un sottogruppo di pazienti dello studio epidemiologico “Moli-sani” seguiti per circa 13 anni. Il progetto esaminerà se i cambiamenti nella qualità della dieta avvenuti nel corso del tempo siano associati alla modifica di fattori di rischio cardiovascolare e di marcatori biologici infiammatori, con possibili conseguenze sulla salute.


Nutrigenomica e prevenzione

Chiara Ruocco Obiettivo del progetto: studiare le differenze di genere e il ruolo degli aminoacidi nel metabolismo energetico, così da sviluppare regimi alimentari utili a prevenire obesità e diabete.

Dove svilupperà il progetto Università degli Studi di Milano

Note biografiche

• Nata a Finale Ligure (SV) nel 1983 • Laureata in Chimica e Tecnologie Farmaceutiche presso l’Università degli Studi di Genova • PhD in Farmacologia, Chemioterapia e Tossicologia Medica presso l’Università degli Studi di Milano

Differenze di genere e metabolismo nelle diete ricche di amminoacidi Lo sviluppo di obesità e diabete è più frequente nell’uomo e nella donna in menopausa rispetto alla donna in età fertile, con un importante ruolo svolto dagli estrogeni. Studi scientifici in modelli animali dimostrano che il consumo di una dieta ricca in grassi saturi, in cui la componente proteica è sostituita da una combinazione di aminoacidi essenziali, previene lo sviluppo di obesità e migliora il diabete esclusivamente nei topi maschi. Obiettivo del progetto sarà estendere queste osservazioni: usando un modello animale che simula la condizione di menopausa femminile (sottoposto

a ovariectomia), le femmine verranno alimentate con le stesse diete usate per i maschi studiando gli effetti sul metabolismo energetico. In particolare, verranno analizzati il consumo di cibo, il peso, la sensibilità insulinica (parametro legato all’insorgenza del diabete) e la spesa energetica. Verrà inoltre valutato lo stato di attivazione dei mitocondri, le “centrali energetiche” della cellula, e di mTOR, un insieme reazioni legate al metabolismo. Infine, verranno analizzati gli effetti di questa dieta sulla composizione del microbiota intestinale.

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Nutrigenomica e prevenzione

Gabriele Sansevero Obiettivo del progetto: studiare

come dieta e attività fisica adottate dalle madri durante la gravidanza influiscono sullo sviluppo del sistema nervoso dei nascituri.

Dove svilupperà il progetto

Istituto di Neuroscienze – CNR, Pisa

Note biografiche

• Nato a Pietrasanta (LU) nel 1986 • Laureato in Biologia Applicata alla Biomedicina presso l’Università di Pisa • PhD in Neuroscienze presso l’Università degli Studi di Firenze

Dieta e attività fisica della madre: come influenzano lo sviluppo del nascituro? Negli ultimi anni è emerso come l’esercizio fisico durante la gravidanza eserciti effetti benefici, sia sullo sviluppo del sistema nervoso del feto che per la salute della madre stessa. Nei nascituri, in particolare, è stato osservato un incremento delle funzionalità cerebrali e delle molecole che promuovono lo sviluppo del cervello. Studi preliminari hanno anche osservato come l’assunzione di vitamina E – una pratica ritenuta salutare – sia capace di bloccare i benefici indotti dall’esercizio fisico sul sistema nervoso; in particolare questo avverrebbe tramite il blocco di IGF-1, una molecola fondamentale anche per 168

lo sviluppo del feto. Obiettivo del progetto sarà quello di analizzare se l’assunzione di vitamina E durante la gravidanza abbia effettivamente un impatto sullo sviluppo dei bambini. La riduzione di IGF-1 potrebbe non solo bloccare tutti i benefici dell’esercizio fisico sulla prole, ma anche compromettere il normale sviluppo del sistema nervoso – una possibilità da vagliare con attenzione date le importanti conseguenze per la salute nell’età infantile e adulta.


Nutrigenomica e prevenzione

Claudio Tabolacci Obiettivo del progetto: aumentare le conoscenze sui meccanismi d’azione del peperoncino e dei suoi componenti nella prevenzione e nel trattamento di condizioni di obesità.

Dove svilupperà il progetto

Istituto Superiore di Sanita (ISS), Roma

Note biografiche

• Nato a Tivoli (RM) nel 1982 • Laureato in Biologia ed Evoluzione Umana presso l’Università degli Studi di Roma "Tor Vergata" • PhD in Immunologia e Biotecnologie Applicate presso l’Università degli Studi di Roma "Tor Vergata"

Studiare gli effetti benefici dei composti del peperoncino L'obesità è caratterizzata da un eccessivo accumulo di grasso corporeo e rappresenta uno dei problemi di salute pubblica più importanti nei Paesi sviluppati: questa condizione può influire in modo significativo sulla durata e la qualità della vita, e la sua incidenza è in crescita a causa di stili di vita non equilibrati. Molti studi hanno dimostrato che l'obesità è associata a un'infiammazione sistemica di basso grado, una condizione che aumenta il rischio di sviluppare altre patologie come cancro e malattie cardiovascolari. Al contrario, l’adozione di stili di vita sani e alcune sostanze presenti nella

dieta, comprese le spezie, svolgono un ruolo cruciale nel ridurre il rischio di obesità. In particolare la capsaicina, molecola responsabile del carattere piccante del peperoncino, mostra delle potenziali proprietà antiobesità. Obiettivo del progetto sarà quello di estendere le conoscenze sulle proprietà benefiche della capsaicina e di tutte le sostanze presenti nel peperoncino (denominate nel loro insieme “fitocomplesso”) mediante una combinazione di approcci di biologia molecolare, biochimica, analisi funzionale e del metabolismo.

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Scuola Europea di Medicina Molecolare Scuola Europea Medicina Molecolare

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Scuola Europea Medicina Molecolare

Fondazione Umberto Veronesi da sempre sostiene le attività della Scuola Europea di Medicina Molecolare (SEMM), un’istituzione che promuove l’alta formazione in biomedicina e la ricerca nei settori emergenti di genomica, medicina molecolare, biologia computazionale, e ricerca biomedica e delle scienze cognitive. La SEMM è stata istituita nel 2001 con Decreto Ministeriale congiunto dei Ministeri della Sanità, del Tesoro e dell’Istruzione, dell’Università e Ricerca Scientifica. La scuola collabora attivamente con due Università italiane, Università degli Studi di Milano e Università Federico II di Napoli e opera all’interno di sette centri di eccellenza della ricerca italiana. Ha come scopo la promozione e la gestione di iniziative per l’alta formazione nel settore della medicina molecolare e l’integrazione della ricerca di base con la pratica clinica. È infatti l’unica scuola di alta specializzazione in Italia ad occuparsi di tutte le possibili applicazioni in ambito medico e scientifico conseguenti al sequenziamento del genoma umano. Per quanto riguarda l’attività didattica, SEMM gestisce un programma di dottorato in Medicina dei Sistemi che si articola su quattro curricula: 1. Molecular Oncology 2. Human Genetics 3. Computational Biology 4. Medical Humanities (MeMe)

La didattica proposta da SEMM è basata sull’integrazione di conoscenza e know-how, sulla trasferibilità della conoscenza alla pratica medica, sull’interdisciplinarietà e sulla creazione di un “contesto” internazionale. Il modello didattico SEMM prevede quindi, oltre all’inserimento degli studenti nell’attività di ricerca, anche l’organizzazione di corsi e seminari tenuti da esperti internazionali. SEMM è inoltre coinvolta a livello internazionale in 2 network europei per l’organizzazione di meeting internazionali organizzati da e per studenti di dottorato. I numeri della SEMM • 551 gli studenti iscritti alla SEMM dall’inizio delle attività didattiche • 413 hanno conseguito di titolo di Dottorato di Ricerca (PhD). • 138 studenti attualmente in corso di cui il 20% di nazionalità estera • 70 seminari all’anno tenuti da scienziati di fama internazionale • 20 corsi all’anno di didattica frontale Fondazione Umberto Veronesi da sempre sostiene concretamente la gestione e le attività didattiche della Scuola Europea di Medicina Molecolare.

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Borse di formazione e specializzazione

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Borse di formazione e specializzazione

La scienza procede dove c’è un vero scambio. Scambio di esperienze, know-how, procedure, risultati e soluzioni. Per questo Fondazione Umberto Veronesi promuove una scienza e una ricerca medica senza confini, favorendo la formazione professionale e la specializzazione in ambito oncologico di medici e professionisti sanitari sia italiani che provenienti dai più diversi paesi del mondo. I medici e gli operatori sanitari avranno l’opportunità di specializzarsi nelle tecniche chirurgiche, diagnostiche, terapeutiche, assistenziali e comunicative più all’avanguardia per il trattamento e la cura dei tumori, svolgendo la loro attività nei migliori istituti di ricerca e cura sul territorio italiano.

Ilaria Durosini Italia

Roberta Amparado Miziara Brasile

Marco Pizzocri Italia

Marco Annoni Italia

Mariano Félix Ramírez Argentina

Lucia Beltrán Argentina

Vanesa Rodriguez Sanchez Venezuela

Maria José Chico Argentina

Leonor Beatriz Urbinati Argentina

Angelita Curle Meneghini Brasile

TaisChebat Watanabe Brasile

Thauana Dias dos Santos Brasile

Jennifer Janet Welch Reyes Guatemala

Luca Ferraro Italia Laura Fontana Italia Yanalith Fortul Becerra Venezuela Gonzalo Rogelio Lamas Argentina Leiliane Lima Martins Brasile Ludovica Mastrilli Italia Maria Veronica Pesce Argentina

Elena Dogliotti Italia 173


Progetti di ricerca Progetti di ricerca

La ricerca promossa da Fondazione Umberto Veronesi ha come obiettivo il miglioramento della qualità della vita. A ogni risultato raggiunto corrisponde non solo la soluzione più utile e innovativa a un interrogativo scientifico, ma anche una nuova speranza per chi soffre, nuove prospettive di una vita migliore che incidono sulla famiglia, sul mondo del lavoro, sulla società intera. Il progresso scientifico non si alimenta senza ricerca.

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Per questo Fondazione Umberto Veronesi investe energie e fondi, condividendo con studiosi autorevoli importanti iniziative che possano aprire le porte al futuro. Per raggiungere questi obiettivi ogni anno Fondazione Umberto Veronesi sostiene progetti di ricerca di elevato profilo scientifico e ampia ricaduta sulla salute pubblica, nel campo dell’oncologia, della cardiologia, delle neuroscienze e dei corretti stili di vita.


Progetti di ricerca

Roberto Boffi Obiettivo del progetto: aumentare

la conoscenza dei medici oncologi e sensibilizzare i pazienti alle tecniche di dissuasione dal fumo di sigaretta per aumentare l’efficacia della terapia oncologica.

Dove svilupperà il progetto

Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori, Milano

Partecipanti

Roberto Boffi Elena Munarini Chiara Veronese

Anna Maria Mancuso Roberto Mazza Rita Vetere

Training sulle tecniche di dissuasione dal fumo di sigaretta nei pazienti oncologici Oltre prevenirne l’insorgenza, smettere di fumare nel momento in cui si riceve una diagnosi di tumore contribuisce a migliorare il decorso della malattia. Nonostante ciò il momento della diagnosi non sempre è utilizzato nella pratica clinica come un’opportunità di accompagnamento dei pazienti nel difficile percorso di smettere di fumare. Da uno studio condotto nel 2016 dal centro antifumo dell’Istituto Tumori di Milano è risultato che solo il 23% dei medici ha conoscenze di strategie di dissuasione al fumo e seguono i loro pazienti anche in questo percorso. Al fine di incentivare e favorire la dis-

suasione al fumo nei pazienti oncologici, il progetto si prefigge di aumentare tra gli oncologi la consapevolezza dei danni da fumo nei malati di tumore e la diffusione delle conoscenze sulle strategie da adottare per smettere. Questo sarà realizzato attraverso seminari di formazione e tavoli di discussione da tenersi in 10 centri oncologici italiani, e tramite la realizzazione di materiale informativo distribuito ai pazienti dei centri oncologici dai volontari dell’Associazione Salute Donna debitamente formati.

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Progetti di ricerca

Fabio Conforti Obiettivo del progetto: fare luce sulle differenze con cui il sistema immunitario di uomini e donne risponde al tumore e influenza l’efficacia dell’immunoterapia.

Dove svilupperà il progetto

Istituto Europeo di Oncologia (IEO), Milano

Partecipanti Fabio Conforti

Studio delle differenze dell’immunoinfiltrato tumorale legate al genere Uomini e donne sono diversi anche per i tassi di incidenza e mortalità per malattie autoimmuni, infettive e tumorali: questa diversità è dovuta a differenze nel comportamento del sistema immunitario. In ambito oncologico, è stato recentemente dimostrato che il sesso influisce sull’efficacia dell’immunoterapia contro alcuni tumori, come quello del polmone e il melanoma. Il progetto punta a chiarire quali siano, tra uomini e donne, le differenze molecolari che condizionano la diversa risposta del sistema immunitario contro i tumori, e che differenze ci siano nei modi che la malattia usa per evadere 176

dal controllo del sistema immunitario. In particolare, verranno analizzate biopsie provenienti da 25 uomini e 25 donne affetti da melanoma a stadio avanzato, trattati con l’immunoterapico anti- PD1, prima e dopo la cura. Verranno sequenziati DNA e RNA ed effettuate altre analisi volte a identificare differenze molecolari, di base o acquisite durante la terapia e il ruolo degli ormoni femminili e maschili nel condizionare risposta anti-tumorale e resistenza ai farmaci.


In ricordo di Jeanne e Joseph Nissim

Progetti di ricerca

Giovanni Corso Obiettivo del progetto: valutare la frequenza di mutazioni patologiche nel gene CDH1 nella sindrome del cancro ereditario allo stomaco e del cancro al seno lobulare.

Dove svilupperà il progetto

Istituto Europeo di Oncologia (IEO), Milano

Altri centri coinvolti

Gruppo Italiano di Ricerca sul Tumore Gastrico Chirurgia generale e oncologica Università di Siena PATH Biobank Monaco di Baviera, Germania IPATIMUP & I3S University of Port Portogallo

Screening genetico intensivo per il gene CDH1 nella sindrome del cancro ereditario a stomaco e mammella Mutazioni nel gene CDH1 sono associate a un rischio del 70% di sviluppare tumore gastrico diffuso ereditario e, nelle donne, del 40% di sviluppare un tumore al seno lobulare. Tuttavia, ad oggi, la frequenza complessiva delle diverse mutazioni a carico del gene CDH1 in queste due patologie è sconosciuta. Il progetto ha l’obiettivo di valutare questa frequenza di mutazione, avvalendosi di metodi avanzati di screening genetico. Il progetto è coordinato dall’Istituto Europeo di Oncologia ma è multicentrico internazionale, per estendere l’analisi su 500 pazienti arruolati in quattro istituti oncologici specializzati

nel tumore gastrico ereditario e nel tumore al seno lobulare. Verranno raccolti campioni biologici dei pazienti insieme alla loro storia clinica e analizzati attraverso le tecnologie di sequenziamento di nuova generazione. Verrà anche offerto un servizio di consulenza genetica e un programma di sorveglianza medica personalizzato. I risultati aiuteranno a comprendere meglio le basi molecolari causate dalle mutazioni nel gene CDH1 nella progressione del cancro e a utilizzare questa conoscenza per migliorare la gestione clinica dei pazienti ma anche dei portatori asintomatici di mutazioni pericolose. 177


Progetti di ricerca

Monica Iorfida Obiettivo del progetto: validare un metodo di diagnosi precoce delle metastasi da tumore al seno invasivo attraverso una specifica risonanza magnetica total body. Dove svilupperà il progetto

Istituto Europeo di Oncologia (IEO), Milano

Partecipanti

Marco Colleoni Giuseppe Petralia Massimo Bellomi Paolo Veronesi Viviana Galimberti

Mattia Intra Mario Rietjens Enrico Cassano Gabriella Pravettoni Ketti Mazzocco

Diagnosticare precocemente le metastasi di tumore al seno Il carcinoma mammario è il tumore più frequente tra le donne al mondo. Nonostante i grandi passi avanti compiuti nella sua cura, il 20% circa delle pazienti muore a 10 anni dalla diagnosi; la principale causa di morte non è il tumore primario, ma le metastasi. È quanto mai necessario, quindi, identificare strategie di follow-up dopo il trattamento del primo tumore onde identificare con tempestività ricadute e metastasi, tenendo conto del tipo di tumore al seno, ad esempio positivo a HER2 o triplo negativo, che differiscono in termini di tempi di recidiva e diffusione metastatica. 178

La risonanza magnetica diffusion whole body sta emergendo come uno strumento promettente per il rilevamento delle metastasi e il monitoraggio della terapia in diversi tipi di tumore e potrebbe essere uno strumento importante per il riscontro precoce di metastasi da carcinoma mammario. Scopo del progetto, denominato fREEDOM, è verificare, in donne con carcinoma mammario invasivo, se il follow-up annuale con risonanza magnetica diffusion whole body porti a una diminuzione del rischio di morte a 5 anni nelle pazienti analizzate, rispetto a pazienti seguite con metodi radiologici standard.


Progetti di ricerca

Sabrina Molinaro Obiettivo del progetto: mettere a

punto strategie personalizzate di prevenzione secondaria del tumore al seno con un approccio integrato, personalizzato e di medicina di precisione.

Dove svilupperà il progetto IFC-CNR di Pisa

Partecipanti

L’elenco completo di ospedali e centri diagnostici aderenti si trova sul sito www.pinkstudy.it

Prevenzione secondaria del tumore al seno: strategie integrate e personalizzate La diagnosi tempestiva dei tumori del seno permette non solo una cura meno invasiva e meno costosa, ma anche una riduzione di mortalità; tuttavia questa può anche comportare sovra-diagnosi, sovra-trattamento e insostenibili costi economici e sociali. Date queste premesse, lo studio P.I.N.K. vuole indagare le migliori forme di diagnostica (la cosiddetta “prevenzione secondaria”) per il tumore al seno (mammografia, ecografia, tomosintesi o una loro combinazione) personalizzandole in base alle caratteristiche di ogni donna. Quest’anno lo studio verrà ampliato tramite un’indagine nutrizionale, la

creazione di una biobanca di imaging e un’analisi delle radiazioni impiegate. L’indagine nutrizionale potrebbe aprire nuove correlazioni tra stile di vita e rischio di specifiche forme di tumore, utili sia per la prevenzione primaria sia per stabilire la prevenzione secondaria più efficace. La creazione di una biobanca di immagini e informazioni cliniche rappresenta uno strumento preziosissimo per la ricerca epidemiologica e clinica. L’analisi delle radiazioni permetterà una valutazione costi/benefici di eventuali danni da radiazioni rispetto a maggiore precisione e tempestività diagnostica. 179


Progetti di ricerca

Pierluigi Novellis Obiettivo del progetto: migliorare i

programmi di screening per i fumatori e gli ex fumatori, per identificare le patologie fumo correlate.

Dove svilupperà il progetto

Ospedale San Raffaele e Università Vita Salute San Raffaele, Milano

Partecipanti

Pierluigi Novellis Vanesa Gregorc Giulia Veronesi Rosalba Lembo Giovanni Favaro Isabella Retegno

Prevenzione primaria e secondaria integrata delle patologie correlate al fumo Il fumo di sigaretta causa 70mila morti ogni anno in Italia, collegate principalmente a malattie polmonari e cardiovascolari. A oggi i programmi di diagnosi precoce basati sulla tomografia computerizzata a basso dosaggio (low-dose computer tomography, LDCT) rappresentano la strategia più promettente per ridurre la mortalità da tumore del polmone in individui ad alto rischio. Recenti studi suggeriscono che questo esame sia in grado di visualizzare anche l’estensione delle calcificazioni coronariche (predittive di malattie cardiovascolari): l’LDCT potrebbe quindi migliorare anche 180

la prevenzione cardiovascolare. Questo screening può però a volte fornire dei “falsi positivi”: è necessario abbinare analisi di marcatori molecolari specifici per il tumore polmonare, ad esempio le cellule tumorali circolanti nel sangue. Inoltre, lo screening può rappresentare un’opportunità per intervenire sugli stili di vita. L’obiettivo è creare un programma integrato di prevenzione primaria e secondaria per forti fumatori o ex fumatori, da implementare nell’attuale screening basato su LDCT aggiungendo analisi di marcatori e un programma di supporto personalizzato.


Progetti di ricerca

Pier Giuseppe Pelicci Obiettivo del progetto: identificare le alterazioni genetiche ereditarie o acquisite che espongono a un maggior rischio di leucemia nei sopravvissuti a un tumore precedente. Dove svilupperà il progetto

Istituto Europeo di Oncologia (IEO), Milano

Centri coinvolti

IRCCS Ospedale San Raffaele, Milano Istituto Nazionale dei Tumori, Milano Istituto Nazionale dei Tumori “Fondazione G.Pascale”, Napoli Istituto Clinico Humanitas, Milano

Rischio di leucemia secondaria in pazienti guariti da tumore Come conseguenza dell’allungamento della vita media che determina un incremento dell’incidenza dei tumori, ma anche grazie al miglioramento delle cure, i pazienti guariti da tumore sono in continuo aumento: solo in Italia sono oltre un milione. Sfortunatamente, a causa delle terapie eseguite per il tumore iniziale, i sopravvissuti a un tumore, sia adulti che bambini, hanno un rischio più elevato di sviluppare anemia, sindromi mielodisplastiche e leucemie che spesso non sono diagnosticate o lo sono troppo tardi e rappresentano una sfida per la qualità della vita e la sopravvivenza delle persone guarite da tumore.

Purtroppo non sono ancora disponibili test per prevedere il loro sviluppo. Questo studio si propone di analizzare il DNA di 2000 sopravvissuti al tumore per evidenziare alterazioni geniche ereditarie o acquisite al fine di mettere a punto un test genetico per la predizione del rischio e la diagnosi precoce di malattie ematologiche secondarie. Verrà inoltre studiata la relazione tra ambiente e geni nei singoli individui. L’identificazione di fattori genetici ereditari e non-ereditari alla base del rischio di leucemie secondarie può essere poi esteso a tutte le leucemie fornendo elementi per la prevenzione. 181


Progetti di ricerca

Gabriella Pravettoni Obiettivo del progetto: sviluppare un programma di eHealth (sanità digitale) per migliorare il benessere psico/ fisico, e quindi l’aderenza alle terapie, delle pazienti con cancro al seno metastatico Dove svilupperà il progetto

Istituto Europeo di Oncologia (IEO), Milano

Partecipanti

50 donne con una diagnosi di cancro al seno metastatico

Tumore al seno metastatico: nuove tecnologie per riprendere in mano la propria vita Dopo una diagnosi di tumore al seno, la sopravvivenza a 10 anni per le pazienti è di circa l’80%. Tuttavia, circa il 1520% delle pazienti sviluppa metastasi e il 3-5% dei casi si presentano con metastasi fin dall’esordio della malattia. La diagnosi di tumore al seno metastatico è considerata incurabile e le cure mirano a garantire una maggiore sopravvivenza e qualità della vita. Con l’allungamento dell’aspettativa di vita la paziente metastatica è portata a confrontarsi con l’incertezza davanti a qualsiasi gesto quotidiano. Per questo motivo, diventa difficile impegnarsi nel conseguimento di obiettivi personali e 182

professionali, continuamente messi di fronte all’orizzonte del fine vita. La sensazione di impotenza è origine di depressione e ansia, riduce la resilienza di fronte alla malattia e, molto importante, persino l’aderenza ai trattamenti. Il progetto intende sviluppare un nuovo approccio di aiuto mediante l’uso di strumenti di sanità digitale (eHealth) associati a programmi di sostegno psicologico. Nello specifico, realizzare una tecnologia mobile utilizzabile in autonomia dalle pazienti che sia da supporto quotidiano ai loro comportamenti, costantemente supervisionato da psicologi professionisti.


Progetti di ricerca "Cosa vorresti dire alle persone che scelgono di donare a sostegno della ricerca scientifica?"

Li ringrazio infinitamente. Vorrei che tutti capissero che se oggi alcune malattie sono curabili lo si deve alla ricerca scientifica effettuata nei decenni precedenti. Tutti dovremmo sostenere la ricerca in proporzione alle nostre disponibilità, poiché ne beneficeremo noi stessi, i nostri figli e i nostri cari. Roberto Campagna

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L’impegno contro l’emergenza SARS-CoV-2 Progetti di ricerca

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Emergenza Progetti di SARS-CoV-2 ricerca

Fondazione Umberto Veronesi è scesa in campo attivamente nella lotta contro l’emergenza da pandemia da coronavirus SARS-CoV-2, partecipando come ente finanziatore per lo sviluppo e l’identificazione di terapie e sistemi di diagnostica e analisi contro le infezioni da SARS-CoV-2, nell’ambito di un bando promosso dalla Regione Lombardia, insieme a Fondazione Cariplo. L’impegno di Fondazione Umberto Veronesi si è concentrato sulla ricerca biomedica nei seguenti ambiti:

2) Studi di popolazione per determinare i tassi reali di letalità e infettività di SARS-CoV-2. Obiettivo primario di quest’ambito di ricerca è stimare in maniera affidabile il numero di persone infettate dal virus in modo asintomatico o con sintomi lievi. Conoscere questi numeri con precisione è molto importante per ricavare reali percentuali di letalità e diffusione del virus e sviluppare le migliori misure di contenimento e tutela della salute pubblica.

1) sviluppo di terapie e di procedure per affrontare le epidemie di coronavirus attuali. L’emergenza sanitaria del Covid-19 ha messo in luce i limiti delle attuali misure per contrastare, a livello sociale e di salute pubblica, epidemie infettive di larga portata. È quanto mai urgente quindi mettere a punto, da una parte protocolli terapeutici da implementare negli ospedali che gestiscono l’emergenza e, dall’altra, sviluppare procedure innovative per la rapida ed efficace disinfezione. Queste misure dovranno però essere basate su una solida evidenza scientifica, onde massimizzare lo sforzo e l’investimento di risorse limitate in azioni davvero efficaci. Le procedure individuate poi potranno essere utilizzate anche per gestire meglio eventuali analoghe situazioni future.

3) Sviluppo di misure per proteggere gli individui fragili e più a rischio di complicazioni. Come per tutte le forme influenzali e ancora di più per la patologia da SARSCoV-2, alcune categorie di persone sono più a rischio di complicazioni gravi e morte; anziani, pazienti oncologici, individui immunodepressi o affetti da patologie croniche che indeboliscono il sistema immunitario. Ognuna di queste categorie ha fattori di rischio diversi, e diverse esigenze di presa in carico in caso di comparsa di sintomatologia. È necessario quindi elaborare dei protocolli di gestione e trattamento personalizzati ed evidence-based in base alle diverse criticità dei soggetti più a rischio per quanto riguarda terapie, gestione in ospedale, e follow-up.

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Emergenza SARS-CoV-2 Progetti di ricerca

I sette progetti finanziati da Fondazione Umberto Veronesi, presentati da istituti di ricerca e aziende ospedaliere, pubblici e privati, sono stati selezionati sulla base dei seguenti criteri: • qualità e fattibilità progettuale; • aderenza degli obiettivi della proposta rispetto alle finalità del bando e dell’ambito di ricerca corrispondente alla proposta; • appropriatezza dell’approccio scientifico/sanitario delle azioni descritte rispetto agli obiettivi strategici indicati; congruità del piano temporale ed economico; • grado di innovazione e impatto atteso in termini di ricadute sulla diagnosi e cura della malattia, sulla gestione dell’emergenza del SARS-CoV-2 e/o di epidemie future; • qualità del partenariato che propone il progetto.

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Emergenza Progetti di SARS-CoV-2 ricerca

Giancarlo Comi Obiettivo del progetto: capire se i farmaci immunomodulatori possono avere un effetto sulle conseguenze più gravi da Covid-19 Dove svilupperà il progetto

IRCCS Ospedale San Raffaele, Milano

Centri coinvolti

Università Vita-Salute San Raffaele, Milano Università degli Studi di Milano Istituto Neurologico “Carlo Besta”, Milano Università degli Studi di Milano-Bicocca

Patologie del sistema immunitario e immunomodulatori: quale legame con Covid-19? Uno degli aspetti più rilevanti dell’infezione dal virus SARS-CoV-2 è la tempesta di citochine, causate da una violenta reazione del sistema immunitario contro il virus. Questo “eccesso” di attività causa infiammazione generalizzata, che può causare problemi più o meno gravi fino al decesso per insufficienza multiorgano. Tra le persone colpite dal virus ci sono pazienti con patologie immunitarie, come leucemia linfatica cronica e sclerosi multipla: entrambe le condizioni richiedono trattamenti con immunomodulatori del sistema immunitario, e l’uso di questi farmaci potrebbe ridurre l’infiamma-

zione prodotta dalla tempesta di citochine, rendendo meno severi i sintomi del Covid. Obiettivo dello studio sarà verificare questa ipotesi. Verranno effettuate analisi su pazienti con leucemia linfatica cronica e sclerosi multipla entrati in contatto col virus, valutando l’entità dei sintomi. Le analisi verranno integrate con studi in vitro sulle cellule immunitarie per valutare se il loro “livello di attività” sia influenzato dagli immunomodulatori. I risultati permetteranno di stabilire se il loro uso sia utile nella fase acuta della malattia da Covid-19.

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Emergenza Progetti SARS-CoV-2 di ricerca

Gianluigi Condorelli Obiettivo del progetto: studiare le complicanze cardiovascolari causate dall’alterata risposta immunitaria contro il coronavirus durante l’infezione da Covid-19.

Dove svilupperà il progetto

Istituto Clinico Humanitas, Rozzano (MI)

Centri coinvolti

Università del Piemonte Orientale, Novara

Alterazioni della risposta immunitaria in pazienti Covid-19 con patologie cardiovascolari pregresse L’epidemia da virus SARS-CoV2 emersa in Cina a Wuhan alla fine del 2019 ha dimostrato che il tasso di mortalità per Covid-19 (la malattia causata dal virus) è più alto nei pazienti cardiopatici rispetto alla popolazione generale. Inoltre, è stato osservato che circa la metà delle morti per Covid-19 è associata alla simultanea presenza di complicanze cardiovascolari determinate da una sproporzionata risposta immunitaria e ad una produzione abnorme, da parte delle difese dell’organismo, di molecole infiammatorie denominate ‘citochine’. Questo progetto si propone di identificare e quantificare le citochine 188

infiammatorie responsabili della sintomatologia cardiovascolare (in particolare della miocardite, l’infiammazione del muscolo cardiaco) associata all’infezione Covid-19, sia in pazienti cardiopatici che in pazienti senza alcuna patologia pregressa. Vuole inoltre studiare gli effetti dell’infezione da coronavirus nelle cellule cardiache e sviluppare strumenti diagnostici per l’identificazione precoce della miocardite indotta dall’infezione Covid-19.


Emergenza Progetti di SARS-CoV-2 ricerca

Licia Iacoviello Obiettivo del progetto: confrontare i

livelli sierologici di anticorpi in popolazioni a basso e alto rischio di infezione per approntare interventi mirati di prevenzione.

Dove svilupperà il progetto

Università degli Studi dell’Insubria, Varese

Centri coinvolti

ASST Sette Laghi, Varese Istituto Neurologico Mediterraneo NEUROMED, Pozzilli (IS)

Studio della diffusione di SARS-CoV-2 in popolazioni con alto e basso rischio di infezione Per fotografare la diffusione di un’infezione virale pandemica, come quella da coronavirus SARS-CoV-2, sono necessarie indagini di sieroprevalenza ad ampio raggio, cioè esami ematologici che rilevano la quantità di anticorpi specifici nel siero di una determinata popolazione. Sono analisi importanti per programmare interventi di prevenzione approntando provvedimenti mirati per ciascuna fascia di rischio e quindi ottimizzando risorse ed efficacia. A questo scopo, il progetto ha l’obiettivo di valutare la sieroprevalenza in popolazioni con diversa esposizione al virus, effettuando l’analisi su circa 3.000 cittadini tra la Lombardia, regio-

ne molto esposta all’infezione virale, in particolare nel territorio di Varese, e il Molise, regione meno esposta all’infezione virale. Inoltre lo studio confronterà le differenze tra popolazione generale e personale sanitario. Su questo sottogruppo verrà stimata anche l’incidenza di condizioni di burn-out e disturbo da stress post-traumatico. I risultati saranno integrati con dati riguardanti lo stato di salute generale e patologie pregresse, gli stili di vita (abitudini alimentari, fumo, attività fisica), ritmi di lavoro, viaggi e attività ricreative. È prevista la messa a punto di piattaforme tecnologiche per la raccolta e analisi integrata dei dati.

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Emergenza SARS-CoV-2 Progetti di ricerca

Domenico Mavilio Obiettivo del progetto: stabilire l’effettivo beneficio clinico dei farmaci biologici che mirano a limitare l’infiammazione causata da SARS-CoV-2.

Dove svilupperà il progetto

Istituto Clinico Humanitas, Rozzano (MI)

Centri coinvolti

Università Vita-Salute San Raffaele, Milano Università degli Studi di Milano ASST Fatebenefratelli-Sacco, Milano

Colpire l’infiammazione generalizzata per migliorare il decorso clinico nei pazienti anziani colpiti da Covid-19 Uno degli aspetti più rilevanti dell’infezione da SARS-CoV-2 è la tempesta di citochine: il sistema immunitario reagisce violentemente al virus aumentando troppo il livello di citochine pro-infiammatorie, con infiammazione generalizzata che può portare anche al decesso per insufficienza multiorgano. Per questi motivi, è stato proposto l’utilizzo di farmaci biologici immunomodulatori, in grado di “colpire” il processo infiammatorio. Occorrono però maggiori informazioni sul bilanciamento tra rischi e benefici, soprattutto nei più anziani. In questo studio verranno reclutati 150 190

pazienti in tre fasce di età (20-40 anni, 40-60 anni, >60 anni) prelevando campioni di sangue e di lavaggio broncoalveolare. Le analisi permetteranno di stabilire il livello di attivazione delle cellule immunitarie, analizzandone la “firma molecolare”. Questi dati saranno poi correlati con l’età, il decorso clinico e la severità della patologia da Covid-19. In aggiunta, utilizzando campioni di ex-pazienti si analizzerà il livello di citochine per valutare l’efficacia dei trattamenti con gli immunomodulatori (ex-post) e stabilire se ci siano stati benefici.


Emergenza Progetti di SARS-CoV-2 ricerca

Luca Pastorelli Obiettivo del progetto: stabilire se le malattie infiammatorie croniche intestinali rappresentino un fattore di rischio per i pazienti con infezione da virus SARS-CoV-2. Dove svilupperà il progetto

IRCCS Policlinico San Donato, Milano

Centri coinvolti

Università degli Studi di Milano Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico, Milano Università del Piemonte Orientale “A. Avogadro”, Novara

SARS-CoV-2 e malattie infiammatorie croniche intestinali nei pazienti fragili Durante l’emergenza sanitaria dovuta al virus SARS-CoV- 2 sono state identificati diversi fattori di rischio correlati a un decorso più grave della malattia e a una maggiore mortalità: ipertensione, diabete e presenza di coronopatie preesistenti. Le malattie infiammatorie croniche intestinali (IBD) come la colite ulcerosa e il morbo di Crohn potrebbero rappresentare un ulteriore fattore di rischio, poiché la presenza di questi disturbi debilita l’organismo nel tratto intestinale (una porzione colpita dal virus). Obiettivo dello studio è chiarire se i pazienti affetti da IBD siano maggiormente esposti a SARS-CoV-2 e se presentino un decorso clinico più gra-

ve rispetto alla norma. A questo scopo, verrà studiata la quantità di RNA virale presente nelle feci dei pazienti per stimare la “carica virale”, verrà valutato il livello della proteina ACE2, un recettore presente sulle cellule della parete intestinale usato dal virus come “chiave di accesso” per entrare nelle cellule. In caso di risultati positivi, la presenza di malattie infiammatorie croniche intestinali verrà annoverata tra i fattori di rischio nei pazienti da SARS-CoV-2 permettendo un’anamnesi e un monitoraggio più accurato dei pazienti al momento del ricovero o del monitoraggio clinico. 191


Emergenza SARS-CoV-2 Progetti di ricerca

Stefano Savonitto Obiettivo del progetto: sviluppare criteri condivisi di gestione dei pazienti con Covid-19 per ottimizzare i ricoveri ospedalieri e rafforzare la medicina del territorio. Centri coordinatori

ASST Lecco ASST Grande Ospedale Metropolitano Niguarda, Milano

Centri coinvolti

ASST Rhodense, Presidi di Rho e Garbagnate (MI) ASST Fatebenefratelli-Sacco, Milano Policlinico San Matteo, Pavia ASST Melegnano e della Martesana (MI) Istituto Clinico Humanitas Rozzano (MI) ASST Lodi

Protocollo di gestione integrata ospedale-territorio per i pazienti affetti da Covid-19 Il virus SARS-CoV-2 ha contagiato decine di milioni di persone in tutto il mondo causando centinaia di migliaia di decessi. Uno dei problemi nella gestione della pandemia in Italia è stata la rapida saturazione degli ospedali. È emerso, tuttavia, che non tutte le persone ospedalizzate ne avevano effettiva necessità: alcuni pazienti necessitano un monitoraggio limitato e, se ricoverati, possono affollare in modo ingiustificato gli ospedali. Sarebbe quindi fondamentale coinvolgere i medici di medicina generale per la stratificazione del rischio dei pazienti Covid-19 con parametri definiti, per 192

decidere in quali casi predisporre il ricovero. Obiettivo del progetto sarà stabilire criteri di follow up domiciliare coordinando il medico di medicina generale e l’ospedale: un percorso così definito permetterebbe di raggiungere una diagnosi precoce, facilitare l’isolamento, il tracciamento e il contenimento dei focolai, e trattare al domicilio i casi lievi. Le strutture e network telematici di supporto potrebbero inoltre rimanere attive anche alla fine della pandemia rinforzando tutta la “medicina del territorio”.


Emergenza Progetti di SARS-CoV-2 ricerca

Giovanni Tonon Obiettivo del progetto: stabilire se le malattie infiammatorie croniche intestinali rappresentino un fattore di rischio per i pazienti con infezione da virus SARS-CoV-2. Dove svilupperà il progetto Ospedale San Raffaele, Milano

Centri coinvolti

Università degli Studi di Padova

Confronto genetico tra pazienti sintomatici e asintomatici da Covid-19 tra i cittadini di Vo’ Euganeo Il 21 febbraio 2020 all’ospedale di Schiavonia (Padova), avviene il primo decesso per Covid-19 in Italia. Il paziente 77enne è di Vo’ Euganeo, paese di quasi 3.300 abitanti poco distante. Dal 23 febbraio all’8 marzo 2020 l’intera popolazione di Vo’ è stata sottoposta a tamponi nasofaringei per fotografare la diffusione del contagio. L’analisi ha dimostrato che il 43% dei positivi al virus era asintomatico. Inoltre è emerso che la carica virale non differiva molto tra sintomatici e asintomatici, indicando l’esistenza una diversa predisposizione individuale a sviluppare la malattia conclamata.

Obiettivo del progetto sarà sequenziare il genoma dei cittadini di Vo’ sottoposti a tampone per confrontare le varianti genetiche tra sintomatici e asintomatici in alcuni geni coinvolti nell’infezione e trasmissione del virus, come ACE2 e TMPRSS2. L’identificazione di queste varianti genetiche è di rilevanza prognostica: poter predire il decorso della malattia in un individuo è fondamentale per un approccio terapeutico efficace e personalizzato.

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Protocolli clinici per l’oncologia pediatrica Protocolli clinici per l’oncologia pediatrica

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Protocolli clinici per l’oncologia pediatrica

Nel 2014 nasce il progetto Gold for kids di Fondazione Umberto Veronesi a sostegno dell’oncologia pediatrica. L’obiettivo di Gold for kids è sostenere le migliori cure secondo i più elevati standard internazionali per i pazienti di oggi e favorire la ricerca clinica per i pazienti di domani. Per fare questo, Fondazione Umberto Veronesi lavora in sinergia con AIEOP (Associazione Italiana di Ematologia e Oncologia Pediatrica) e la sua fondazione, FIEOP, a cui vengono devoluti i fondi raccolti per sostenere le spese di apertura e gestione dei protocolli di cura nei reparti di oncologia pediatrica di tutta Italia. Grazie alla generosità di molti, dall’inizio del progetto sono stati raccolti oltre 4 milioni e 300 mila euro che hanno portato ai seguenti traguardi.

Apertura di protocolli clinici per: • Leucemia mieloide acuta (2014/2015) • Linfoma di Hodgkin (2014/2015) • Ependimoma (2016) • Medulloblastoma a rischio standard (2016) • Medulloblastoma metastatico ad alto rischio (2016) • Progetto di ricerca e cura Sargen sulla genomica dei sarcomi (2017) • Sarcomi ossei metastatici (2017) • Sarcomi delle parti molli (2018) • Sarcomi sinoviali (2019) Apertura di tre studi osservazionali (MOD 1.01, ROT e leucemia mieloide cronica) nel biennio 2014/2015. Sostegno al progetto "Passaporto del guarito", per lo sviluppo di una piattaforma informatizzata multilingue per la gestione a lungo termine dei dati clinici di sopravvissuti a tumore pediatrico (2019). Protocolli di cura in corso di finanziamento Nel 2021 Fondazione Veronesi rinnova il suo impegno per raccogliere fondi da destinare all’apertura di sempre nuovi protocolli, mentre continua a erogare i contributi per i seguenti quattro già in corso.

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Protocolli clinici per l’oncologia pediatrica

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Protocollo internazionale AIEOP-BFM ALL 2017 per la leucemia linfoblastica acuta Questo protocollo vuole valutare nei trattamenti di prima linea l’efficacia di terapie innovative non basate su farmaci chemioterapici, secondo la logica della “precision medicine”. Il protocollo è caratterizzato da una fase di diagnostica estremamente complessa che consente di adattare al meglio possibile il trattamento per ogni sottogruppo di pazienti e in casi specifici anche per singoli pazienti, accoppiando l’uso di farmaci non chemioterapici, in sinergia con essa. Un progetto della durata di 5 anni, che coinvolgerà 1000 pazienti all’anno (di cui 350 italiani) dagli 0 ai 18 anni.

Il protocollo ha una durata 20 di 6 anni, e coinvolgerà circa 120 pazienti di età compresa tra i 3 e i 22 anni.

Protocollo internazionale per il medulloblastoma metastatico, con residuo di malattia post-chirurgico e ad alto rischio biologico. Questo protocollo ha l’obiettivo di trattare tutti i pazienti colpiti da una forma aggressiva di medulloblastoma, con presenza di metastasi e residuo di malattia dopo l’intervento chirurgico. Prevede una fase di trattamento con farmaci, una successiva stratificazione dei pazienti in base alla risposta ottenuta, la suddivisione in tre diversi regimi di radioterapia, e una successiva fase di mantenimento.

Progetto di ricerca e cura SAR-GEN 2016 sulla genomica dei sarcomi. L’obiettivo del progetto è sviluppare un approccio di medicina di precisione personalizzando le strategie terapeutiche per ogni paziente affetto da sarcoma osseo o dei tessuti molli tramite l’analisi del profilo genomico tumorale e valutando rapidamente l’impatto di farmaci specifici per ogni specifica alterazione molecolare. Il progetto dura 5 anni arruolando 130 pazienti ogni anno.

Protocollo internazionale di cura dei sarcomi sinoviali con olaratumab. Questo protocollo ha l’obiettivo di verificare l’efficacia terapeutica della combinazione farmacologica ifosfamide-doxorubicina + olaratumab nel trattamento dei sarcomi sinoviali ad alto rischio, tumori delle parti molli che compaiono soprattutto tra i 15 e i 30 anni di età. Il protocollo coinvolge circa 30 pazienti italiani tra i 2 e i 30 anni di età, ed è coordinato dall’Istituto dei Tumori di Milano.


Protocolli scientifica, clinici per l’oncologia pediatrica "Se ti dico ricerca cosa pensi?"

Per me scienza e ricerca sono vita. Nel senso che sono gran parte della mia vita, ma anche indispensabili alla vita di tutti: questa pandemia da Covid-19 l’ha mostrato al mondo intero. Claudia Tregnago

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Progetti internazionali Progetti internazionali

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Progetti internazionali

La scienza al servizio della pace nelle aree di crisi Fondazione Umberto Veronesi da diversi anni si impegna a favore della tutela della salute anche in alcune aree del mondo colpite da conflitti o in stato di grave necessità. L’operato di Fondazione Umberto Veronesi si focalizza in particolare sulla prevenzione e sulla diagnosi dei tumori femminili, come quella al seno e al collo dell’utero, che colpiscono numerose donne, spesso prigioniere di condizioni sociali umilianti e ostacolate da culture locali che negano loro ogni diritto, tra cui quello di curarsi. Il progetto prevede in quei territori l’apertura di ambulatori dotati di adeguate attrezzature mediche, formazione del personale medico in loco e in Italia, erogazione di borse di ricerca per sostenere i medici nelle loro attività e gestione di programmi di prevenzione oncologica. Tutte queste attività vengono realizzate da Fondazione Umberto Veronesi in collaborazione con partner autorevoli presenti sul territorio.

2020 Afghanistan, Herat Messa a regime operativo del laboratorio di citologia presso il Maternity Hospital di Herat, per la diagnosi del tumore alla mammella, con sistema di controllo continuativo della lettura dei vetrini a distanza a cura di APOF (Associazione Patologi Oltre Frontiera) 2019 Afghanistan, Herat Messa a regime operativo del laboratorio di citologia presso il Maternity Hospital di Herat, per la diagnosi del tumore alla mammella. Messa in opera di un sistema di controllo della lettura dei vetrini a distanza grazie al contributo di APOF (Associazione Patologi Oltre Frontiera) 2018 Afghanistan, Herat Allargamento dell’ambulatorio di diagnosi del tumore alla mammella di Herat con l’allestimento di un laboratorio di anatomia patologica, gestito da un medico e un tecnico di laboratorio formati in Italia presso l’Ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia. Terzo training formativo del medico responsabile del centro del Maternity Hospital presso la USL1 Umbria.

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Progetti internazionali

2017 Haiti, Port-au-Prince Formazione di medici e operatori sanitari haitiani nella diagnosi e cura del tumore al seno all'interno della Breast Cancer Task Force.

2013-2015 Repubblica di Guinea, Conakry Allestimento del primo ambulatorio per la diagnosi precoce del tumore al seno e formazione professionale di un medico oncologo.

2016 – 2017 Afghanistan, Herat In India formazione di due tecnici di radiologia e secondo training in screening mammografico per la responsabile dell’ambulatorio di diagnosi del tumore al seno ad Herat.

2012-2015 Afghanistan, Herat Allestimento del primo ambulatorio del paese per la diagnosi precoce del tumore al seno presso il Maternity Hospital di Herat e formazione professionale del medico responsabile in collaborazione con la Cooperazione italiana presente in loco e la Rezai Foundation.

2016 Haiti, Port-au-Prince e Repubblica di Guinea, Conakry Progetto Breast Cancer Task Force per la formazione professionale di medici e operatori sanitari locali nella diagnosi e nella gestione del tumore al seno in collaborazione con la Fondazione Francesca Rava e la Comunità di Sant’Egidio. 2014-2016 Repubblica Democratica del Congo, Kinshasa Progetto Women Profile for Africa in collaborazione con il Cesvi per l’implementazione di strategie di prevenzione e diagnosi precoce del tumore al collo dell’utero nella regione di Kinshasa.

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2011 Afghanistan, Herat Formazione professionale di 10 dottoresse afgane in senologia attraverso la loro partecipazione a un Convegno sulla senologia a Istanbul (Turchia). 2010 Territori palestinesi, Jenin Formazione professionale di oncologi, radioterapisti e medici palestinesi. 2009 Israele, Gerusalemme Est Donazione di un mammografo al centro medico Al Ram.


Progetti internazionali

2006 Israele, Nazareth Campagne di diagnosi precoce del tumore al seno per la popolazione femminile locale. 2004 Egitto, Cairo Campagne di diagnosi precoce del tumore al seno per la popolazione femminile locale.

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Progetti internazionali

Gabriel Farante Obiettivo del progetto: formare giovani medici sudamericani nella diagnosi e cura del cancro, affinché trasferiscano il know how nel loro Paese contribuendo a creare centri specializzati. Dove svilupperà il progetto

Istituto Europeo di Oncologia (IEO), Milano

Creazione di centri oncologici in America Latina Secondo le previsioni dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, entro il 2030 i nuovi casi di tumore nel mondo saranno 21 milioni ogni anno, con 13 milioni di decessi. Sebbene l'incidenza complessiva del cancro sia inferiore in America Latina (191 casi ogni 100.000 abitanti) rispetto a Europa e Stati Uniti (264-300 per 100.000 abitanti), il tasso di mortalità è più alto, anche per la mancanza di diagnosi e trattamenti adeguati e sufficienti. È necessaria una risposta strategica e forte per affrontare questo grave problema. Una delle soluzioni è la creazione di nuovi centri dedicati alla diagnosi e 202

cura del cancro, a oggi inesistenti in tutta l'America Latina. Avvalendosi della collaborazione con l’Hospital Consulting, società internazionale di consulenza sanitaria che ha ideato un modello standard di centro oncologico capace di essere riprodotto in ogni paese adattandolo alle esigenze locali, il progetto prevede la creazione di nuovi centri per il cancro in America Latina e la formazione di giovani medici latinoamericani, affinché raggiungano l'eccellenza scientifica nella diagnosi e nel trattamento del cancro da riportare nel loro Paese.


Protocolli clinici per l’oncologia pediatrica

Lawrence Faulkner Obiettivo del progetto: creare centri per la cura del neuroblastoma pediatrico e di altre gravi malattie del sangue nei Paesi del Sudest asiatico con le risorse disponibili. Dove svilupperà il progetto

Fondazione Cure2Children Onlus di Firenze

Partecipanti

Katherine Matthay Scott Howard Nehal Parikh Catherine Lam

Diagnosticare e curare il neuroblastoma nel Sudest asiatico Nei Paesi in via di sviluppo i tumori stanno emergendo come fattore importante di mortalità infantile: in India si stimano 13.000 morti all’anno per patologie oncologiche pediatriche e il neuroblastoma ad alto rischio (NBL) è fra i principali responsabili. Mentre in occidente il NBL è guaribile in circa il 50% dei casi, in India e in Pakistan è considerato incurabile e le esigue risorse locali vengono molto spesso dirottate su tumori infantili a maggiore guaribilità. Cure2Children ha creato il Global Neuroblastoma Network, che riunisce i massimi esperti sul neuroblastoma, e

ha messo a punto strategie efficaci per la diagnosi e la cura del neuroblastoma nei Paesi in via di sviluppo. Obiettivo del progetto è di capitalizzare l’esperienza decennale di Cure2Children nella cura della talassemia, malattia ematologica grave abbastanza comune nel Sudest asiatico, utilizzando il trapianto di cellule staminali per trattare anche questo tumore solido. Il progetto intende sviluppare un centro a Bangalore, in India, che costruisca l’expertise per il trattamento del neuroblastoma pediatrico e di altri gravi tumori pediatrici, soprattutto ematologici. 203


Progetti internazionali

Ambulatorio per la diagnosi del tumore al seno - Herat Obiettivo del progetto: fornire strut-

ture, equipaggiamento e formazione per la diagnosi del tumore al seno in Afghanistan, per perfezionare l’attività diagnostica e introdurre la pratica chirurgica.

Dove svilupperà il progetto

Maternity Hospital di Herat (Afghanistan) Ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia

La diagnosi del tumore al seno in Afghanistan

204

La diagnosi precoce dei tumori è ancora impossibile in molti Paesi in via di sviluppo. L’Afghanistan rappresenta un’emergenza in termini di salute delle donne, sia per la loro difficile condizione sia per la povertà e l’instabilità politica del paese. Nel 2013 Fondazione Umberto Veronesi, in collaborazione con Rezai Foundation, ha realizzato un ambulatorio per la diagnosi del tumore al seno presso il Maternity Hospital di Herat. L’ambulatorio è dotato, grazie a Fondazione BNL, di ecografo e mammografo. Nel 2018 i medici afgani hanno partecipato a un tirocinio in screening mammario presso la USL1 Umbria, un

training in citologia per presso l’Ospedale Santa Maria della Misericordia di Perugia e nel riconoscimento di casi sospetti da sottoporre a “second opinion” all’Associazione Patologi Oltre Frontiera. Nel 2018 Fondazione Umberto Veronesi ha realizzato un laboratorio di citologia a Herat. Nel 2019 le donne che hanno visitato il centro sono state circa 1100. Il progetto è reso possibile grazie alla collaborazione della Cooperazione italiana in Afghanistan.


Progetti internazionali "Cosa vorresti dire alle persone che scelgono di donare a sostegno della ricerca scientifica?"

Li vorrei ringraziare dal profondo del cuore. Stanno dando fiducia a delle persone, cosa non scontata al giorno d’oggi. Vorrei che sappiano che stanno compiendo un atto di amore verso gli altri e verso se stessi. Leonardo Sandrini

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Indice dei ricercatori Progetti internazionali

206


RICERCATORI 2021 Abdo Hind

36 De Scalzi

Alexandrova Elena

67 Alessandra Margherita

Astolfi Andrea

41 Di Natale Concetta

Avalle Lidia

42 Era Vanessa

Avanzato Daniele

43 Ercolano Giuseppe

Avena Paola

85

Omori Akiko

81

53 Pallavi Rani

38

54 Palombo Ramona 139 Panera Nadia 37 Pangrazzi Luca

Fabbri Chiara

140 Pascuzzo Riccardo

Benati Daniela

97 Fakiola Michaela

101 Peired Anna Julie

Berardi Andrea

89

Falletta Paola

Bertossi Arianna

44 Figlioli Gisella

Biagiotti Giacomo

45

Filippone Maria Grazia

Boggio Elena

121 Fina Emanuela

Bonacina Fabrizia

148

Franzago Marica

55 Pellegrino Marsha 56 Petruzzelli Raffaella

127 163 141 116 86 117 70

57 Pivari Francesca

164

99 Poli Elena

128

156 Raspini Benedetta

165

Brich Silvia

46

Frizziero Luisa

113 Reggiani Francesca

Brivio Eleonora

47

Gialluisi Alessandro

157 Reggio Alessio

129

Bruhn Christopher

48

Giraudi Pablo

158 Rezzola Sara

123

Bruno Gennaro

109

Granieri Letizia

122 Riccardi Claudia

Campagna Roberto

49

Grasso Chiara Celestina

83 Riccardo Federica

Candelise Niccolò

138

Grillo Elisabetta

69 Romani Patrizia

Candiello Ermes

110

Guarneri

Cani Alice Caruso Simona Casati Lavinia

90

Giovanni Daniele

Rossetti Marianna 105 Rossi Michela

91 Illescas Pomposo Oscar 102 Ruggiero Emilia 154

Ippolito Luigi

59

60 130 61 62 131 166

78 Ruocco Chiara

167

Cataldo Alessandra

50 Juríková Katarína

125 Sandrini Leonardo

149

Catucci Marco

77 Leri Manuela

159 Sansevero Gabriele

168

Celegato Marta

73 Lucarini Valeria

114 Santamaria Gianluca

150

Cianfanelli Valentina

92

Citro Simona

135

Maccarinelli Federica Magni Giulia

Colangelo Tommaso

98 Mancino Alessandra

Colletti Marta

111

Contessotto Paolo

Maracci Cristina

51 Marinelli Alessandra Mariotti

Costanza Brunella

112

Coughlan Aisling

68 Francesca Romana

D'Andrea Giorgio

155

De Filippo

79 Scalorbi Federica 160 Scotto di Carlo Federica 93

Sensi Matteo

58 Sepe Sara 161

75 132 63 142

Stanzani Elisabetta

118

Tabolacci Claudio

169

115 Talpo Francesca

143

Marraudino Marilena

162 Tambalo Monica

144

Montagna Costanza

126 Tregnago Claudia

94

Maria Rosaria

74 Montaldo Elisa

De Luca Anastasia

52

Occhipinti Sergio

106 Truzzi Francesca

103

80 Valli Emanuele

107 207


Vendramini Elena

95

L'IMPEGNO CONTRO

Vila Jose

64

L'EMERGENZA

Wang Junbiao

65

SARS-CoV-2

Zappone Annie

133

Comi Giancarlo

187

Zenaro Elena

145

Condorelli Giancarlo

188

Zulueta Morales Aida

151

Iacoviello Licia

189

Mavilio Domenico

190

Pastorelli Luca

191

SCUOLA

Savonitto Stefano

192

EUROPEA

Tonon Giovanni

193

MEDICINA MOLECOLARE

170 PROGETTI INTERNAZIONALI

BORSE DI FORMAZIONE E SPECIALIZZAZIONE

173

Farante Gabriel

202

Faulkner Lawrence

203

Ambulatorio per la diagnosi del tumore al seno - Herat

PROGETTI DI RICERCA

208

Boffi Roberto

175

Conforti Fabio

176

Corso Giovanni

177

Iorfida Monica

178

Molinaro Sabrina

179

Novellis Pierluigi

180

Pelicci Pier Giuseppe

181

Pravettoni Gabriella

182

204


"Se ti dico ricerca scientifica, cosa pensi?"

Passione, pazienza, sacrificio e speranza. Marta Colletti

209


I ricercatori sostenuti negli anni

210


BORSE DI RICERCA 2020 • Accardo Giuseppe • Alexandrova Elena • Alicata Claudia • Auciello Francesca Romana • Avanzato Daniele • Avena Paola • Avitabile Concetta • Baragetti Andrea • Belardinilli Francesca • Bellazzo Arianna • Benati Daniela • Bertossi Arianna • Bertucci Alessandro • Bianchi Francesca • Bonfiglio Rita • Bordi Matteo • Borgo Francesca Claudia • Brich Silvia • Brivio Eleonora • Broniarczyk Justyna • Bruckmann Chiara • Bruno Gennaro • Bruschini Pietro • Bury Loredana • Calcaterra Francesca • Candiello Ermes • Cappellini Francesca • Carbone Maria Luigia • Casati Lavinia • Castagnoli Lorenzo • Cataldo Alessandra • Catucci Marco • Cazzanelli Giulia • Celegato Marta • Cerrato Valentina • Cianfanelli Valentina • Ciccone Roselia • Ciceri Sara • Cimmino Flora • Citro Simona • Colletti Marta • Coppi Elisabetta • Corallo Diana • Cordone Valeria • Costabile Gabriella • Costanza Brunella • Coughlan Aisling • De Leo Federica • De Mori Roberta • De Rosa Lucia • De Scalzi Alessandra Margherita • Di Donato Marzia • Di Filippo Ester Sara • Di Paolo Virginia

• Donati Giulio • Durosini Ilaria • Duskey Jason • El Bezawy Rihan • Fabbri Chiara • Facchinello Nicola • Fakiola Michaela • Falcinelli Emanuela • Falletta Paola • Fina Emanuela • Fiorcari Stefania • Fiorentino Francesco Paolo • Fossati Giuliana • Frigè Gianmaria • Fuentes Patricio • Fuoco Claudia • Fusella Federica • Gaffo Enrico • Gagliano Onelia • Gatti Elena • Gialluisi Alessandro • Gigliucci Valentina • Giraudi Pablo • Girolimetti Giulia • Granieri Letizia • Griguoli Marilena • Grillo Elisabetta • Gryzik Magdalena • Hanack Christina • Ippolito Luigi • Kosar Martin • Lago Sara • Lamberti Maria Julia • Lazzari Elisa • Liccardo Daniela • Lodovichi Samuele • Lovisa Sara • Lucarini Valeria • Maccarinelli Federica • Magnani Giovanni • Majorini Maria Teresa • Mancino Alessandra • Marinelli Alessandra • Mariotti Francesca Romana • Masetti Michela • Massenzio Francesca • Mattoscio Domenico • Mauro Nicolò • Montaldo Elisa • Montefusco Sandro • Motta Benedetta Maria • Mucci Adele • Naro Chiara • Noro Fabrizia • Occhipinti Sergio

• Palombo Ramona • Patergnani Simone • Peired Anna Julie • Pellegrino Marsha • Pescarini Elena • Pilipow Karolina • Pivari Francesca • Polito Vinicia Assunta • Pomella Silvia • Pompei Simone • Principi Elisa • Proserpio Valentina • Rampazzo Elena • Raspini Benedetta • Reggiani Francesca • Reggio Alessio • Rezzola Sara • Riccardo Federica • Romani Patrizia • Romano Oriana • Roscigno Giuseppina • Rossetti Marianna • Rossi Alessandra • Ruocco Chiara • Rurali Erica • Sansevero Gabriele • Sartori Roberta • Scalorbi Federica • Scarale Maria Giovanna • Scavello Francesco • Scavone Mariangela • Scheggia Diego • Sepe Sara • Shyti Reinald • Simoni Laura • Sorrentino Claudia • Sproviero Daisy • Stanzani Elisabetta • Sterlini Bruno • Sukowati Caecilia • Tabolacci Claudio • Talpo Francesca • Tambalo Monica • Tamborini Matteo • Tassone Evelyne • Triulzi Tiziana • Valli Emanuele • Vendramini Elena • Vigolo Emilia • Vila Jose • Vincenzi Marian • Wang Junbiao • Zanna Claudia • Zappone Antonina • Zenaro Elena • Zubovic Lorena • Zulueta Morales Aida 211


PROGETTI DI RICERCA 2020 • Di Balsi Chiara • Iorfida Monica • Molinaro Sabrina • Munzone Elisabetta • Pelicci Pier Giuseppe • Pravettoni Gabriella BORSE DI RICERCA 2019 • Alicata Claudia • Andreata Francesco • Annaratone Laura • Antonelli Antonella • Antonica Francesco • Antonucci Laura • Baci Denisa • Barbagallo Federica • Bedogni Francesco • Belardinilli Francesca • Bellazzo Arianna • Bellet Marina Maria • Benati Daniela • Bertossi Arianna • Bianchi Francesca • Bianchini Elena • Bonzano Sara • Bordi Matteo • Borreca Antonella • Bosio Maria Cristina • Bottani Emanuela • Bruckmann Chiara • Bruschini Pietro • Bury Loredana • Buttiglione Valentina • Calamita Piera • Calusi Silvia • Cambiaghi Marco • Campaner Elena • Candiello Ermes • Cappellini Francesca • Cataldo Alessandra • Ciaglia Elena • Cimmino Flora • Citron Francesca • Colnaghi Luca • Colombo Francesca • Cordani Nicoletta • Coretti Lorena • Costa Alessia • Costabile Gabriella • D'Aguanno Simona • D'Alesio Carolina • De Leo Federica • De Rosa Lucia • Di Donato Marzia • Di Filippo Ester Sara 212

• Di Giorgio Eros • Di Leo Milena • Di Vito Clara • Donati Giulio • El Bezawy Rihan • Eleuteri Simona • Falcinelli Emanuela • Falconi Giulia • Ferretti Roberta • Figlioli Gisella • Filippone Maria Grazia • Fina Emanuela • Fiorcari Stefania • Fiorentino Francesco Paolo • Fiorini Claudia • Fossati Giuliana • Frigè Gianmaria • Fuoco Claudia • Gaffo Enrico • Gambino Valentina • Gargiulo Paola • Germano Giovanni • Gigliucci Valentina • Girolimetti Giulia • Giussani Marta • Guerriero Ilaria • Iaccino Enrico • Iachettini Sara • Invento Alessandra • Kosar Martin • Kouloura Andriana • Kowalik Marta Anna • Lauri Antonella • Leoncini Pier Paolo • Lorentino Francesca • Lovisa Federica • Lucarini Valeria • Maccarinelli Federica • Maeda Akihiro • Magliaro Chiara • Magnani Giovanni • Majorini Maria Teresa • Malfitano Anna Maria • Mancino Alessandra • Marinelli Alessandra • Marino Arianna • Masetti Michela • Mattoscio Domenico • Mauro Nicolò • Merigliano Chiara • Mira Alessia • Montaldo Elisa • Montariello Daniela • Morelli Maria Beatrice • Motta Benedetta Maria • Napolitano Francesco

• Naro Chiara • Nicolini Fabio • Occhipinti Sergio • Palazzo Elisabetta • Palombo Ramona • Pasqua Teresa • Peired Anna Julie • Pesce Silvia • Petroni Giulia • Petruzzelli Raffaella • Pezzuto Beatrice • Pietrovito Laura • Pighi Chiara • Pilipow Karolina • Pisanu Claudia • Pizzamiglio Lara • Polito Vinicia Assunta • Pomella Silvia • Ponzetta Andrea • Proserpio Valentina • Punzi Simona • Qehajaj Dorina • Quaranta Maria • Ramos Cirillo • Priscilla Daniele • Rampazzo Elena • Ranallo Simona • Rasile Marco • Raspini Benedetta • Rojas Damaris Patricia • Romani Chiara • Romania Paolo • Roscigno Giuseppina • Rossetti Marianna • Rossi Alessandra • Rosso Tiziana • Rotondo John Charles • Salomè Mara • Sannino Vincenzo • Santangelo Carolina • Santolla Maria Francesca • Scalorbi Federica • Scavone Mariangela • Schioppa Tiziana • Scimeca Manuel • Serafin Valentina • Shyti Reinald • Silvestri Sonia • Simoni Laura • Sorrentino Claudia • Stanzani Elisabetta • Surdo Nicoletta Concetta • Tabolacci Claudio • Tamborini Matteo • Tammaro Claudia


• Todeschini Paola • Tramutola Antonella • Vannini Eleonora • Velletri Tania • Vendramini Elena • Vila Josè • Vincenzi Marian • Wang Junbiao • Zanchetta Melania Eva • Zanna Claudia • Zubovic Lorena • Zuccaro Emanuela • Zuccolo Estella • Zulueta Morales Aida PROGETTI DI RICERCA 2019 • Alloisio Marco • Molinaro Sabrina • Munzone Elisabetta • Passoni Lorena • Pelicci Pier Giuseppe BORSE DI RICERCA 2018 • Alicata Claudia • Annaratone Laura • Apicella Maria • Bachetti Tiziana • Badi Ileana • Bagnara Davide • Barandalla Sobrados Maria • Bedogni Francesco • Bellet Marina Maria • Bertolini Giulia • Bianchi Francesca • Bloise Nora • Bonzano Sara • Borreca Antonella • Bosio Maria Cristina • Bouché Valentina • Broniarczyk Justyna • Bruckmann Chiara • Brunetti Dario • Calamita Piera • Campaner Elena • Cappellini Francesca • Carbone Maria Luigia • Cardona Andrea • Carlino Elisa • Cataldo Alessandra • Cavallari Eleonora • Ceci Francesco • Celegato Marta • Cerri Chiara • Ciaglia Elena • Cimmino Flora • Cinti Stefano

• Colombo Francesca • Comito Giuseppina • Consolino Lorena • Conte Alexia • Coretti Lorena • D’Abundo Lucilla • Di Franco Simone • Di Lullo Giulia • Di Paolo Daniela • Di Paolo Virginia • Di Vito Clara • Diaferia Giuseppe • Dibitetto Diego • Dieci Elisa • Donati Giulio • Duskey Jason • Eleuteri Simona • Fabbri Chiara • Faccenda Danilo • Fakiola Michaela • Falcinelli Emanuela • Fattore Luigi • Ferrari Emanuele • Ferretti Roberta • Figlioli Gisella • Filipello Fabia • Filippone Maria Grazia • Fiorcari Stefania • Fiorentino Francesco Paolo • Frigé Gianmaria • Gambardella Gennaro • Gandolfi Sara • Gargiulo Paola • Ghini Veronica • Grolla Ambra • Guarnieri Fabrizia Claudia • Herkenne Stephanie • Idilli Aurora Irene • Izzi Benedetta • Kowalik Marta Anna • Krashia Paraskevi • Lemma Silvia • Livi Carmen Maria • Lupia Michela • Maffioletti Sara Martina • Magliaro Chiara • Magni Martina • Malfitano Anna Maria • Mancini Cecilia • Mancino Samantha • Marampon Francesco • Marchi Saverio • Margheri Francesca • Marinelli Alessandra

• Mattoscio Domenico • Mauro Nicolò • Mercatelli Neri • Miano Valentina • Micheli Emanuela • Milanese Chiara • Morandi Andrea • Morelli Maria Beatrice • Morello Lucia • Morigi Consuelo • Naponelli Valeria • Naro Chiara • Nato Giulia • Nicolini Fabio • Noberini Roberta • Occhipinti Sergio • Pagliarini Roberto • Palazzo Elisabetta • Palluzzi Fernando • Palmieri Valentina • Peired Anna Julie • Penzo Marianna • Pesce Silvia • Petrocelli Valentina • Pezzuto Beatrice • Piacente Francesco • Pighi Chiara • Pilipow-Vignati Karolina • Pisanu Maria Elena • Pisonero Vaquero Sandra • Pistoni Mariaelena • Plotegher Nicoletta • Pomella Silvia • Ponzetta Andrea • Porcellini Elisa • Prada Ilaria • Prinelli Federica • Proserpio Valentina • Puliafito Alberto • Pulignani Silvia • Punzi Simona • Raccosta Laura • Raggi Federica • Raspini Benedetta • Richichi Cristina • Romani Chiara • Roscigno Giuseppina • Rossetti Andrea Carlo • Rosso Tiziana • Sannino Vincenzo • Santamaria Gianluca • Santi Alessia • Santolla Maria Francesca • Sartori Roberta • Scavone Mariangela 213


• Schaeffer Céline • Schiavi Elisa • Schioppa Tiziana • Sepe Sara • Serafin Valentina • Simoni Laura • Smart Chanel Elisha • Solinas Michela • Stanzani Elisabetta • Straniero Letizia • Tarallo Sonia • Testa Stefano • Todeschini Paola • Todoerti Katia • Torreggiani Elena • Tramutola Antonella • Travelli Cristina • Vai Benedetta • Velletri Tania • Vendramini Elena • Verginelli Federica • Vignoli Beatrice • Vincenzi Marian • Weber Gerrit Andrea • Zizza Pasquale • Zubovic Lorena • Zuccaro Emanuela • Zucchetti Giulia PROGETTI DI RICERCA 2018 • Alloisio Marco • Faulkner Lawrence • Molinaro Sabrina • Passoni Lorena • Pelicci Pier Giuseppe • Pravettoni Gabriella BORSE DI RICERCA 2017 • Alba Posse Ricardo • Amirouchene Angelozzi Nabil • André Valentina • Antonini Stefania • Antonioli Manuela • Aranaga Natasha • Azzolini Michele • Badi Ileana • Bagnara Davide • Barbagallo Davide • Barbosa Fernanda • Baroncelli Laura • Baroni Sara • Beffagna Giorgia • Belgiovine Cristina • Belenkaya Katsiaryna 214

• Bellet Marina Maria • Bertolini Giulia • Bernava Giacomo • Bianchi Francesca • Bianchi Giovanna • Bloise Nora • Bonaiuti Paolo • Bordi Matteo • Bordicchia Marica • Bosio Maria Cristina • Bossi Daniela • Bottega Roberta • Bresolin Silvia • Bruno Antonino • Bruno Noemi • Busnelli Marta • Caffa Irene • Canti Lorenzo • Cambuli Francesco • Camisaschi Chiara • Cappellini Francesca • Caria Paola • Cataldo Alessandra • Catanzaro Daniela • Cattaneo Annamaria • Celegato Marta • Cerri Chiara • Chiacchiera Fulvio • Ciaglia Elena • Cinti Stefano • Cirigliano Maria Lucas • Citro Simona • Cocco Stefania • Colletti Marta • Colombo Francesca • Conte Alexia • Conti Laura • Corallo Diana • CostamagnaDomiziana • Costanzo Simona • Cuttano Roberto • Cuevas Susan • Dando Ilaria • De Luca Anastasia • Del Castillo Andres • Di Franco Simone • Di Giacomo Danika • Di Lullo Giulia • Di Vito Clara • Diaferia Giuseppe • Dieci Elisa • Dogliotti Elena • Duskey Jason • Faccio Flavia • Falcinelli Emanuela • Falcone Ana Beatriz • Falvo Paolo

• Ferretti Giulia • Figlioli Gisella • Fiorentino Francesco Paolo • Foglizzo Valentina • Fuchs Claudia • Gabellini Chiara • Gabrielli Martina • Galasso Ilaria • Galli Camilla • Gallerano Daniela • Garello Francesca • Gargiulo Giuseppe • Gargiulo Paola • Gentile Antonietta • Germain Pierre-Luc • Gesù Luis • Ghisleni Andrea • Giacomini Arianna • Gioè Monica • Giorgio Elisa • Giraudi Pablo • Giugliano Silvia • Gonzalez Veiga Melissa • Gowran Aoife • Gnocchi Andrea • Guimarães Luiz Fernando • Izzi Benedetta • Kowalik Marta Anna • Krakobsky Vanessa • La Mastra Federica • Leoncini Emanuele • Leoncini Pier Paolo • Locatelli Silvia Laura • Magni Martina • Magrì Andrea • Magrini Elena • Marinelli Alessandra • Marino Attilio • Marotta Vincenzo • Mastrodonato Valeria • Marzorati Chiara • Mazza Emilia Maria Cristina • Mazza Massimiliano • Melaiu Ombretta • Mensà Emanuela • Mercatelli Neri • Milan Marta • Minna Emanuela • Misani Marta • Morandi Andrea • Morandi Fabio • Munari Francesca • Musiani Daniele


• Naponelli Valeria • Nastały Paulina • Nino Suarez • Carlos Alberto • Novellis Pierluigi • Oliveira Giacomo • Palazzo Elisabetta • Pardini Barbara • Penzo Marianna • Peralta Juan Ignacio • Petrocelli Valentina • Petruzzelli Raffaella • Pesce Karina • Piccolo Raffaele • Pinotti Marianne • Pirovano Laura • Pivetti Silvia • Pisanu Maria Elena • Pizzoli Silvia • Pomari Elena • Ponzoni Luisa • Porcù Elena • Puliafito Alberto • Raccosta Laura • Raggi Chiara • Rapa Ida • Ranaivo Yvelise Isabelle Hortense • Ravaomiherimbololona Marina Claudine • Richichi Cristina • Rigoni Alice • Rizvi Abrar • Romano Alessandra • Roscigno Giuseppina • Rossin Federica • Rosso Tiziana • Russo Isabella • Sagheddu Claudia • Sanguinetti Elena • Sannino Vincenzo • Santi Alessia • Sartini Davide • Scarpa Maria Teresa • Silvestri Sonia • Simionato Gimena • Simoni Laura • Surgo Alessia • Spina Stefania • Tamburrino Anna • Tarallo Sonia • Testoni Monica • Todeschini Paola • Tomasi Cont Nicoletta • Tonazzini Ilaria • Tosatto Laura • Vacca Valentina

• Vedovelli Luca • Verginelli Federica • Vicini Elisa • Vincenzi Marian • Vinet Jonathan • Vottero Giulia Virginia • Vollbrecht Betina • Zubovic Lorena • Zuniga Ana PROGETTI DI RICERCA 2017 • Farante Gabriel • Faulkner Lawrence • Passoni Lorena BORSE DI RICERCA 2016 • Alaimo Alessandro • Alvarez Moya Blanca • Amatori Stefano • Amirouchene Angelozzi Nabil • Anania Maria Chiara • Anselmi Francesca • Anselmi Massimiliano • Arseni Lavinia • Atashpazgargari Sina • Badi Ileana • Baldassarre Antonello • Baroni Sara • Belgiovine Cristina • Bellet Marina Maria • Betto Giulia • Boccazzi Marta • Boeri Mattia • Bonaccio Marialaura • Bonfanti Elisabetta • Borsi Enrica • Bosio Maria Cristina • Bossi Daniela • Bruno Antonino • Busnelli Marta • Camacho-Leal Maria del Pilar • Cambuli Francesco • Campolo Michela • Camporeale Annalisa • Cardinali Barbara • Catucci Irene • Cattaneo Annamaria • Chivet Mathilde • Cimmino Flora • Cives Mauro • Colletti Marta • Conti Laura • Cordani Nicoletta • Cosentino Nicola

• Dallaglio Katiuscia • Dando Ilaria • De Luca Maria • De Nicola Milena • De Rosa Roberta • Decio Alessandra • Dettori Daniela • Di Lullo Giulia • Dimauro Ivan • Dogliotti Elena • Eletto Daniela • Elia Leonardo • Fakiola Michaela • Fassi Aurora • Foglietta Federica • Germain Pierre-Luc • Ghisletti Serena • Giannaccini Martina • Giannatempo Patrizia • Giraudi Pablo • Girelli Lara • Gowran Aoife • Griguoli Marilena • Gualtieri Alberto • Hot Edina • Iaccino Enrico • Jachetti Elena • Kopecka Joanna • La Rosa Piergiorgio • Laise Pasquale • Lo Dico Alessia • Lopergolo Alessia • Magni Giulia • Magrini Elena • Marinelli Alessandra • Martini Miriam • Maselli Angela • Massa Paul Edward • Mellone Manuela • Mercatelli Neri • Micheletti Alessandra • Mignogna Maria Lidia • Mira Alessia • Morandi Andrea • Moresi Viviana • Morotti Matteo • Mylona Elena • Naponelli Valeria • Novellis Pierluigi • Ottone Tiziana • Pagano Francesca • Pardini Barbara • Pastorino Fabio • Penzo Marianna • Piccolo Raffaele • Pinciroli Patrizia • Pischiutta Francesca 215


• Platonova Natalia • Ponzoni Luisa • Prada Ilaria • Provensi Gustavo • Provenzano Giovanni • Quintana-Cabrera Rubén • Raggi Chiara • Raimondo Stefania • Ricca Alessandra • Richichi Cristina • Rizzolo Piera • Romano Barbara • Rossi Simona • Roti Giovanni • Rusconi Francesca • Sartini Davide • Sette Giovanni • Simoni Laura • Skorokhod Oleksii • Sommariva Michele • Sorino Cristina • Tavel Fuchs Laurette • Testoni Monica • Tobia Chiara • Tomasi Cont Nicoletta • Tomasoni Romana • Tomay Federica • Tonazzini Ilaria • Truzzi Francesca • Vannini Eleonora • Verginelli Federica • Vicini Elisa • Vitali Eleonora • Vottero Giulia Virginia • Zama Daniele PROGETTI DI RICERCA 2016 • Alloisio Marco • Masetti Riccardo • Pravettoni Gabriella • Petroni Katia BORSE DI RICERCA 2015 • Amatori Stefano • Amodio Nicola • Anania Maria Chiara • Armentano Maria • Asteriti Italia Anna • Badi Ileana • Baj Gabriele • Barault Ludovic • Barbaro Barbara • Baroni Sara • Bellisario Veronica • Betto Giulia 216

• Boccardo Chiara • Boccazzi Marta • Boda Enrica • Boeri Mattia • Bonaccio Marialaura • Borghi Roberta • Bossi Gianluca • Bravi Francesca • Brognara Eleonora • Calvenzani Valentina • Calzarossa Cinzia • Camacho-Leal Maria del Pilar • Camorani Simona • Cerovic Milica • Chiacchiera Fulvio • Cicalese Angelo • Cimmino Flora • Cipolletta Ersilia • Citro Simona • Cortellino Salvatore • Cosentino Nicola • Damonte Patrizia • D’Andrea Aleco • De Luca Anastasia • Del Fattore Andrea • D’Eletto Manuela • Di Gennaro Alessandra • Di Giacomo Daniela • Di Gregorio Enza • Di Lullo Giulia • Di Paolo Daniela • Dogliotti Elena • Elgendy Mohamed • Falcinelli Emanuela • Fernández Carrión Maria Jezabel • Ferrari Matteo • Ferretti Elisa • Focaccetti Chiara • Fossati Giuliana • Franzone Anna • Frullanti Elisa • Gandolfi Greta • Garulli Chiara • Gay Sophie • Giampieri Francesca • Giraudi Pablo • Gori Manuele • Gowran Aoife • Gragnani Laura • Gruszka Alicja M. • Gualerzi Alice • Guerra Flora • Guglielmotto Michela

• Guglietta Silvia • Gurtner Aymone • Hudspeth Kelly • Iacovelli Stefano • Indrieri Alessia • Lo Buono Nicola • Locatelli Silvia Laura • Luoni Alessia • Luraghi Paolo • Malvezzi Matteo Charles • Mancini Manuela • Manni Sabrina • Marinelli Alessandra • Martin-Garcia Fernando • Martini Miriam • Massa Paul Edward • Massignan Tania • Mazzitelli Sonia • Mellone Manuela • Miceli Francesco • Mira Alessia • Molfino Alessio • Muraro Elena • Nizzoli Giulia • Noto Alessia • Occhipinti Sergio • Ottoboni Linda • Pagnan Gabriella • Pardini Barbara • Parravicini Chiara • Pelosi Andrea • Pena Altamira • Luis Emiliano • Perez Maria • Piccolo Raffaele • Pistillo Francesco • Platonova Natalia • Poggio Paolo • Prada Ilaria • Pratesi Alessandro • Provenzano Giovanni • Raggi Chiara • Riccardo Federica • Richichi Cristina • Rizzolio Sabrina • Rocco Nicola • Rosa Roberta • Rossi Marianna Nicoletta • Roti Giovanni • Russo Alessia • Russo Isabella • Saccheri Fabiana • Sampaoli Camilla • Schioppa Tiziana


• Segré Chiara • Sertic Sarah • Sommaggio Roberta • Sticozzi Claudia • Tabolacci Claudio • Tenori Leonardo • Tomaselli Sara • Tomasoni Romana • Tomay Federica • Tonazzini Ilaria • Trisciuoglio Daniela • Truzzi Francesca • Vecellio Matteo Luca • Vegliante Maria Carmela • Vian Laura • Villa Alessandra Micaela • Vitali Caterina • Zanotti Lucia • Zenaro Elena • Zuchegna Candida PROGETTI DI RICERCA 2015 • Arese Marco • Boccia Stefania • Boniolo Giovanni • Campanella Michelangelo • Della Porta Matteo Giovanni • Faulkner Lawrence • Gandini Sara • Gianfagna Francesco • Kallikourdis Marinos • Lucchiari Claudio • Marcello Elena • Martinelli Eugenio • Masetti Riccardo • Munzone Elisabetta • Muzio Luca • Pasini Diego • Petroni Katia BORSE DI RICERCA 2014 • Alaa Hamza • Apollonio Benedetta • Bacigaluppi Susanna • Baglio Serena Rubina • Barozzi Iros Giacomo • Barrero Blanco Veronica • Beffagna Giorgia • Bellet Marina Maria • Bellini Roberto • Boda Enrica

• Brescia Paola • Brunelli Laura • Buffone Amelia • Butti Erica • Calvaruso Maria Antonietta • Calvenzani Valentina • Calzarossa Cinzia • Campos Martinez Luis • Carleo Francesco • Carlessi Luigi • Casazza Andrea • Casucci Monica • Cattaneo Paola • Cattelani Sara • Cencioni Maria Teresa • Chiacchiera Fulvio • Cicalese Angelo • Cipolletta Ersilia • Ciró Marco • Citro Simona • Colasante Gaia • Conti Amalia • Conti Laura • Cortellino Salvatore • Cosentino Claudia • Cristofanon Silvia • Croci Stefania • Cuevas Novoa Susan • Dadda Patrizia • D’Aguanno Simona • Dallaglio Katiuscia • D’Andrea Aleco • Del Giudice Carmine • Del Signore Ester • Di Agostino Silvia • Di Caro Giuseppe • Di Giacomo Daniela • Di Salle Emanuela • Diaz Prado Yenia Ivet • Dogliotti Elena • Dragoni Silvia • Galeone Carlotta • Giovannetti Elisa • Giuffrida Domenica • Gomes Ana Paula • Gragnani Laura • Gruszka Alicja • Guerra Flora • Hudspeth Kelly • Intra Maria Victoria • Ivanova Olga • Kumar Amit • Laurent Audrey • Lecca Davide • Leuci Valeria • Lococo Filippo

• Lorenzon Laura • Lulli Matteo • Luraghi Paolo • Maggio Roberta • Maione Federica • Mancini Manuela • Marinelli Alessandra • Masi Alessio • Masiero Marianna • Maspero Elena • Massa Paul • Massari Giulia • Mazza Massimiliano • Mazzitelli Sonia • Melani Alessia • Mele Paolo • Minani Claude • Molfino Alessio • Monteverde Martino • Morgano Annalisa • Morini Raffaella • Nacci Giulia • Occhipinti Sergio • Ortensi Barbara • Pacchiana Giovanni • Pallavi Rani • Pardini Barbara • Picchio Maria Cristina • Poggio Paolo • Pounis Georgios • Pratesi Alessandro • Prodosmo Andrea • Raccosta Laura • Ramerison Ndremisa Seheno • Randriamamonjy Florence Yolande • Ravegnini Gloria • Ravenda Paola Simona • Renzi Chiara • Ribeiro Fontana Sabrina • Ricci Clara • Ricci Francesca • Richichi Cristina • Rota Matteo • Rotella Francesco • Roti Giovanni • Rotundo Ida Luisa • Sabbatino Francesco • Saccheri Fabiana • Salvati Erica • Sana Maria Elena • Santangelo Laura • Scapin Cristina • Scotti Mauro 217


• Segré Chiara • Sommariva Elena • Sticozzi Claudia • Tabolacci Claudio • Tassi Elena • Terranegra Annalisa • Thomazini Maria • Toledo Martinez Veronica • Vacca Michele • Vacca Valentina • Varadaraj Archana • Vecellio Matteo Luca • Vella Pietro • Vendramin Antonio • Venezia Oriella • Vila Jose • Vitali Caterina • Vivenza Daniela • Zuccaro Massimiliano PROGETTI DI RICERCA 2014 • Arese Marco • Boccia Stefania • Campanella Michelangelo • Della Porta Matteo Giovanni • Faulkner Lawrence • Gandini Sara • Gianfagna Francesco • Kallikourdis Marinos • Lucchiari Claudio • Marcello Elena • Masetti Riccardo • Muzio Luca • Petroni Katia • Raspini Benedetta BORSE DI RICERCA 2013 • Alaa Hamza • Alconchel Ara Pilar • Anania Maria Chiara • Arruga Francesca • Bachetti Tiziana • Bacigaluppi Susanna • Bagislar Sevgi • Barault Ludovic • Barrero Blanco Veronica • Batti Laura • Biasiotta Antonella • Borba De Souza Alessandra • Borgatti Monica • Bossi Daniela 218

• Bottillo Irene • Bravi Francesca • Calvenzani Valentina • Campos Martinez Luis • Cantelmo Rita • Carleo Francesco • Carrega Paolo • Carturan Sonia • Cereda Matteo • Chiroli Elena • Cianfrocca Roberta • Ciarlo Monica • Cicalese Angelo • Cimmino Flora • Cristofanon Silvia • Crupi Rosalia • Cuevas Novoa Susan • Cutrone Antonella • D’Alessandra Yuri • D’Andrea Aleco • De Marco Rossella • De Massimi Alessia Raffaella • Del Signore Ester • Della Rosa Francesco • Di Paolo Daniela • Di Stefano Paola • Diaz Federico • Dogliotti Elena • Erreni Marco • Ferrari Amorotti Giovanna • Ferretti Elisa • Ferrini Krizia • Fontana Francesca • Fontana Ribeiro Sabrina • Frullanti Elisa • Funel Niccola • Gabellini Chiara • Galeone Carlotta • Garcia Rodas Lisbeidi • Giuffrida Domenica • Griseri Paola • Hübner Arana Gabriel • Iommarini Luisa • Jinoro Jeromine • Kapanadze Nina • Laurent Audrey • Leoncini Emanuele • Levati Giorgia Virginia • Lo Buono Nicola • Lorenzoni Alice • Luraghi Paolo • Mancini Manuela • Marighetti Paola • Marinelli Alessandra

• Masetti Riccardo • Masiero Marianna • Massa Paul • Mihailovic Maija • Molfino Alessio • Mora Reyes Fabian • Morini Raffaella • Nevola Teixeira Luiz Felipe • Ortensi Barbara • Paterniti Irene • Pedace Lucia • Pellicori Pierpaolo • Pelosi Andrea • Peradze Sopio • Pereira Gomes Raposo Andre • Radesi Serghi Sinziana • Razafimahaleo Mahasoa Petera • Rizzo Angela • Rizzo Francesca • Romano Alessandra • Roti Giovanni • Santarpia Mariacarmela • Sassi Francesco • Sestito Rosanna • Skirycs Aleksandra • Sommariva Elena • Storini Claudio • Strigaro Gionata • Tarsitano Achille • Tassi Elena • Varano Gabriele • Vendramin Antonio • Vila Josè • Zecchin Davide • Zoccarato Anna PROGETTI DI RICERCA 2013 • Bertolini Francesco • Bianchi Paolo Pietro • Bonanni Bernardo • Ceppi Marcello • Ciarrocchi Alessia • Corona Giuseppe • Di Carlo Emma • Giorgio Marco • Marra Fabio • Matullo Giuseppe • Negri Eva • Nencioni Alessio • Pompilio Giulio • Verderio Claudia


BORSE DI RICERCA 2012 • Aladowicz Ewa • Alba Posse Sebastian • Alfonso Coto Juan Carlos • Amendola Pier Giorgio • Amendola Donatella • Artuso Simona • Barrero Blanco Veronica • Battista Andrea • Berrone Elena • Bezerra Phelipe • Calvenzani Valentina • Cancado Rezende Guilherme • Casali Lorenzo • Casolla Barbara • Cesana Francesca • Chahuan Badir • Cionfoli Nicola • Cocco Claudia • Codecà Claudia • Cosentino Claudia • Dekic Natasa • Del Re Marzia • Di Paolo Daniela • Dogliotti Elena • Dorivam Celso • Esposito Emanuela • Falato Claudette • Ferrario Anna • Ferro Leda • Fornasa Giulia • Fortunato Orazio • Fransen Gerhard • Galeone Carlotta • Galuppo Valentina • Gandini Chiara • Gatti Elena • Greco Andrea • Guccini Ilaria • Guerriero Francesco • Hamza Mostafa Amed • Lohsiriwat Visnu • Macedo Camila • Magi Fiorenza • Mancini Manuela • Mariani Francesco • Masetti Riccardo • Mazzoni Elisa • Messa Francesca • Molfino Alessio • Monsellato Igor • Mora Reyes Fabian • Myasoedova Veronika

• Nicolis Di Robilant Benedetta • Pardolesi Alessandro • Passaretti Rosa Anna • Passoni Lorena • Peralta Lorca Juan Ignacio • Peruzzi Daniela • Pezzoli Laura • Pinto Ivan • Quiroa Luis • Ramundo Valeria • Reussmann Veronica • Romero Ivana • Rossi Marta • Rubino Mara • Rusconi Francesca • Rusmini Marta • Santarpia Mariacarmela • Sarno Maria Anna • Serpi Francesco • Sommario Maria • Sposato Italia • Stagnaro Nicola • Sticozzi Claudia • Sukowati Caecilia • Vadilonga Valeria • Vecchio Donatella • Vidal Urbinati Aylin Mariela PROGETTI DI RICERCA 2012 • Bianchi Paolo • Bregni Marco • Brignole Chiara • Ciceri Fabio • Cirulli Francesca • Curigliano Giuseppe • De Censi Andrea • Di Fiore Pier Paolo • Gasparre Giuseppe • Gentilini Oreste • Gentilucci Luca • Golino Paolo • Invernizzi Pietro • Martinelli Eugenio • Mazzarella Luca • Nastrucci Candida • Nicassio Francesco • Pastorino Fabio • Pelicci Giuliana • Petroni Katia • Polesel Jerry • Rescigno Maria • Spaggiari Lorenzo

• Testori Alessandro • Varesio Luigi • Zucchetto Antonella BORSE DI RICERCA 2011 • Berrone Elena • Brollo Janaina • Calvenzani Valentina • Candeloro Bianca • Casali Lorenzo • Casolla Barbara • Cassilha Maximiliano • Colombo Beatrice • Del Castillo Andres • De Francesco Gian Paolo • Di Dia Giuseppina Amalia • Fando Couso Edeny • Fara-Tanyona Harizay • Fernander Filho Rivaldo • Khajeh Reza • Lohsuriwat Visnu • Mariani Francesco • Mazzoleni Federica • Montero Maybell • Parodi Matias • Pardolesi Alessandro • Passoni Lorena • Pellegrini Osmar • Pereira Lima Samuel • Quattrone Giuseppe • Salazar Lucila • Santulli Gaetano • Sommario Maria • Storino Francesco • Tiberio Paolo • Titta Lucilla • Vadilonga Valeria PROGETTI DI RICERCA 2011 • Bonanni Bernardo • Colombo Gualtiero • De Pas Tommaso Martino • Faulkner Laurence • Galbiati Massimo • Giorgio Marco • Mazza Manuelita • Novelli Giuseppe • Orecchia Roberto • Paganelli Giovanni • Priori Silvia • Roti Giovanni • Schoeftner Stefan 219


BORSE DI RICERCA 2010 • Camarotti Daniela • Del Castillo Andres Pedro • Bonello Luke • Ribeiro Martini Rafael • Rodriguez Peres Suanly • Santhiago De Carvahlo Emannuela • Seco Vasques Maria Javiera • Semenkiw Maria Eugenia • Calvenzani Valentina • Yodeiri Meydi • Chulam Thiago Celestino • Di Dia Giuseppina Amalia • Durli Iara • Ghezzi Leal Thiago • Kuenzer Ruy Fernando • Liotta Marco • Nevola Texeira Luiz Felipe • Passaretti Rosa Anna PROGETTI DI RICERCA 2010 • Bertolini Francesco • Blandino Giovanni • Bonizzi Giuseppina • Contino Gianmarco • Gandini Sara • Tarone Guido • Vismara Elena BORSE DI RICERCA 2009 • Arnaboldi Paola • Canseco Fernandez Rosario • Chanquetti Milene • Coelho Duarte Luciano • Colombo Beatrice • Comi Stefania • Conceicao Fraga Guedes Maria • Di Dia Amalia • Ghezzi Leal Tiago • Golin De Vasconcellos Paula • Grigol Martinez • Gabriela Cristina • Liotta Marco • Lorenzon Silveira • Paula Angelica • Massaro Mariangela 220

• Meirelles Barbalho Daniel • Monteiro Nogueira Alfredo Savio • Nevola Teixeira Luiz Felipe • Perin Fabiola Adelia • Ponzi Paola Andrea PROGETTI DI RICERCA 2009 • Ferrucci Pier Francesco • Basilico Claudio • Sullivan Richard • Sandri Maria Teresa • Genival Gioacchino Natoli BORSE DI RICERCA 2008 • Barbosa De Carvalho Genival • Braga Carvalho Felipe • Chanquetti Quiterio Milene • Comi Stefania • De Oliveira Filho Helio • Di Dia Giuseppina Amalia • Garcia-Etienne • Carlos Alberto • Grigol Martinez • Gabriela Cristina • Ponzi Paola Andrea • Ventura De Freitas Alejandra • Vidallè Dalila • Vilela Fusco Eduardo BORSE DI RICERCA 2007 • Spuri Paola • Cintra Baccaro Luiz Francisco • Alves Dos Santos Nelson • Iwata Andrè • Garcia Fleury Isabel • Brenelli Palermo Fabricio • Uez Maria Luisa • Jimenez Libia • Cabral Calvano • Carlos Marino • Mattar Fanianos Denise

BORSE DI RICERCA 2006 • Vidal Urbinati Aylin Mariela • Ramirez Cuellar • Adonis Tupac • Javan Soheil • Chambo Danielle • Arnaboldi Paola • Comi Stefania BORSE DI RICERCA 2005 • Novita Garcia Guilherme • Berrettini Anastasio • Sahium Rafaela • Barbosa Fabiane Silva • Scirea Tesseroli Marco Antonio • Civril Filiz • Pesce Karina • Benitez Gil Lisandro Luis • Alaite Zambelli Fernanda • Rotundo Silvana • Rodriguez Albanese Gustavo • Di Nuzzo Daniela • Benitez Gil Lisandro Luis • De Almeida Couto Viana Andrè • Novita Garcia Guilherme • Sahium Rafaela Cecilio • Pesce Karina Alejandra BORSE DI RICERCA 2004 • Gugiatti Marina • Galluccio Lara • Schuh Fernando • De Almeida Couto Andrè • Letzkus Berrios Jaine Mauricio • Arce Quesada Josè Mauricio • Lazzarini Silvia BORSE DI RICERCA 2003 • Bassani Luis Guillermo • Torres Fabio Franco


Grant 2021 221


Istituti finanziati negli anni

222


Arcispedale S. Maria Nuova Reggio Emilia ASST Monza, Monza ASST Spedali Civili di Brescia Brescia Azienda Ospedaliera Città della Salute e della Scienza Torino Azienda Ospedaliera “Maggiore Della Carità” Novara Azienda Ospedaliera Ospedale di Circolo, Busto Arsizio (VA) Azienda Ospedaliera Sanitaria Croce e Carle, Cuneo Azienda Ospedaliera San Camillo Forlanini, Roma Azienda Ospedaliero-Universitaria Meyer, Firenze Azienda Unità Sanitaria Locale IRCCS, Reggio Emilia Azienda Universitaria Policlinico Paolo Giaccone, Palermo Beth Israel Deaconess Medical Center Boston, USA CEINGE - Biotecnologie avanzate Napoli Central Institute of Mental Healt (CIMH), Mannheim (Germania) Centro Cardiologico Monzino Milano Centro di Biologia Integrata (CIBIO) Trento Centro di Riferimento Oncologico (CRO), Aviano (PN)

Columbia University, New York (USA) Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), Roma Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Biologia e Patologia Molecolari, Bari Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Cristallografia (IC-CNR) Bari Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Neuroscienze (IN-CNR) Padova Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Neuroscienze (IN-CNR) Pisa Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Neuroscienze (IN-CNR) Milano Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Biostrutture e Bioimmagini (IBB-CNR), Napoli Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto di Genetica e Biofisica (IGB-CNR), Napoli Consiglio Nazionale delle Ricerche Istituto per i Polimeri, Compositi e Biomateriali (UOS-CNR) Napoli Dana - Farber Cancer Institute Boston (USA) EURAC Research - Istituto di Biomedicina, Bolzano European Molecular Biology Laboratory (EMBL), Hinxton (UK) Fondazione Cure2children Onlus Firenze

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Fondazione del Piemonte per l’Oncologia, Candiolo (TO)

Institute for Research in Biomedicine (IRB), Barcellona (Spagna)

Fondazione di ricerca e cura Giovanni Paolo II, Campobasso Fondazione Don Carlo Gnocchi ONLUS, Milano

Institute for Research on Cancer and Aging (IRCAN), Nizza, Francia

Fondazione EBRI - European Brain Research Institute Rita Levi-Montalcini Roma Fondazione Filarete per le Bioscienze e l’Innovazione, Milano Fondazione FiorGen ONLUS Firenze Fondazione Istituto di Ricerca Pediatrica (IRP) Città della Speranza Padova Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori (INT), Milano Fondazione IRCCS Istituto Neurologico Carlo Besta, Milano Fondazione Italiana Fegato, Trieste Fondazione Mondino - Istituto Neurologico Nazionale a carattere scientifico IRCCS, Pavia Fondazione Salvatore Maugeri, Pavia Fondazione Santa Lucia, Roma Gruppo Multimedica, Milano Hertie Insitute for Clinical Brain Research, Tubinga (Germania) Hopital Robert Debré, Parigi (Francia) Humanitas University, Milano Institut de Neurobiologie de la Méditerranée (INMED), Marsiglia

Institute of Agrochemistry and Food Technology (IATA), Spanish Council for Scientific Research (CSIC) Valencia (Spagna) Instituto de Neurociencias Alicante (Spagna) Institute of Oncology Research (IOR) Bellinzona (Svizzera) Intergruppo Melanoma Italiano (IMI) Milano International Centre for Genetic Engineering and Biotechnoloy (ICGEB) Trieste IRCCS "Burlo Garofolo", Trieste IRCCS Istituto Neurologico Mediterraneo Neuromed, Pozzilli (IS) IRCCS Istituto Ortopedico Rizzoli (IOR) Bologna IRCCS Istituto Scientifico Romagnolo per lo studio e la cura dei tumori (IRST), Meldola (FC) IRCCS Multimedica Sesto San Giovanni (MI) IRCCS Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza San Giovanni Rotondo (FG) IRCCS Ospedale San Raffaele (OSR) Milano IRCCS San Martino, Genova IRCCS San Raffaele Pisana, Roma Istituto Auxologico Italiano, Milano

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Istituto Clinico Humanitas Rozzano (MI)

Karolinska Institute Stoccolma (Svezia)

Istituto Dermopatico Dell’Immacolata IDI-IRCCS, Roma Istituto di Ricerca Pediatrica (IRP) Fondazione Città della Speranza Padova

King's College London, Londra (UK)

Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri (IRFMN), Milano

Massachusetts General Hospital Boston (USA)

Istituto Europeo di Oncologia (IEO) Milano

Max-Planck Institute Monaco (Germania)

Istituto FIRC di Oncologia Molecolare (IFOM), Milano

Medical University of South Carolina Charleston (USA)

Istituto Giannina Gaslini, Genova

Nanyang Technological University Singapore

Istituto Italiano di Tecnologia (IIT) Genova

Laboratorio Nazionale CIB, Trieste London Research Institute Londra (UK)

Istituto Nazionale di Genetica Molecolare (INGM), Milano

National Enterprise for nanoScience and nanotechnology (NEST), Istituto Nanoscienze - CNR Pisa

Istituto Nazionale per le Malattie Infettive L. Spallanzani, Roma

National University of Ireland Galway (Irlanda)

Istituto Nazionale Tumori, IRCCS Fondazione Pascale Napoli

Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi (NICO) Orbassano (TO)

Istituto Nazionale Tumori "Regina Elena" (IFO), Roma

Ohio State University Columbus (USA)

Istituto Pasteur Italia – Fondazione Cenci Bolognetti, Roma

Oslo University Hospital Institute for Cancer Reseach, Oslo (Norvegia)

Istituto per l’Endocrinologia e l’Oncologia Sperimentale “Gaetano Salvatore” CNR (IEOS-CNR) , Napoli

Ospedale “Casa Sollievo della Sofferenza” – IRCCS, San Giovanni Rotondo (FG)

Istituto Superiore di Sanità (ISS) Roma Italian Institute for Genomic Medicine (IIGM), Torino

Ospedale Galliera e San Martino Genova Ospedale Pediatrico Bambino Gesù Roma Ospedale San Gerardo, Monza

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Ospedale San Paolo, Milano

Università degli Studi, Cagliari

Ospedale Santa Corona Pietra Ligure (SV)

Università degli Studi, Camerino

Perelman School of Medicine University of Pennsylvania Philadelphia (USA) Policlinico San Matteo, Pavia Policlinico Sant’Orsola-Malpighi Bologna Politecnico, Milano Polo Oncologico, Cuneo Università degli Studi della Campania "Luigi Vanvitelli", Napoli Seton Hall University South Orange (USA) Sidney Kimmel Comprehensive Cancer Center, Baltimore (USA) Technical University of Munich Monaco (Germania) Telethon Institute for Gene Therapy (TIGET), Milano Telethon Institute of Genetics and Medicine (TIGEM), Napoli Università Campus Bio-Medico Roma Università Cattolica del Sacro Cuore Roma

Università degli Studi “Gabriele D’annunzio”, Chieti-Pescara Università degli Studi, Ferrara Università degli Studi, Firenze Università degli Studi, Genova Università del Salento, Lecce Università degli Studi, Messina Università degli Studi, Milano Università degli Studi Milano-Bicocca Università degli Studi Modena e Reggio Emilia Università degli Studi Federico II Napoli Università degli Studi, Novara Università degli Studi, Padova Università degli Studi, Palermo Università degli Studi, Parma Università degli Studi, Pavia

Università degli Studi, Aquila

Università degli Studi, Perugia

Università degli Studi "Aldo Moro" Bari

Università di Pisa, Pisa

Università di Bologna, Bologna Università degli Studi, Brescia

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Università degli Studi, Catania Università degli Studi “Magna Graecia”, Catanzaro

Università degli Studi del Piemonte Orientale "Amedeo Avogadro", Novara Università della Calabria Rende (CS)


Università degli Studi "Foro Italico" Roma

University of Copenhagen Copenhagen (Danimarca)

Università degli Studi "La Sapienza" Roma

University of Hull Kingston upon Hull (UK)

Università degli Studi "Tor Vergata" Roma

University of Lausanne Losanna (Svizzera)

Università degli Studi, Salerno

University of Leuven Leuven (Belgio) University of Malta, Msida (Malta)

Università degli Studi, Sassari Università degli Studi, Siena Università degli Studi, Torino Università degli Studi, Trieste Università degli Studi, Urbino Università degli Studi, Verona Università Politecnica delle Marche Ancona University Hospital Basel Basilea (Svizzera) University Hospital of Bern Inselspital, Bern (Svizzera) University Medical Center Göttingen, Göttingen (Germania) University of Aarhus Aarhus (Danimarca) University of Baltimore Baltimora (USA) University of Bristol, Bristol (UK) University of Cambridge Cambridge (UK) University of California (UCLA) Los Angeles (USA)

University of Manchester Manchester (UK) University of Manitoba Winnipeg (Canada) University of Nice-Sophia Antipolis Nizza (Francia) University of Oxford, Oxford (UK) University of Southern California (USC), Los Angeles (USA) University of Texas MD Anderson Cancer Center, Houston (USA) Veneto Institute of Molecular Medicine (VIMM), Venezia VU University Medical Center of Amsterdam, Amsterdam (Olanda) Washington University in St. Louis Saint Louis (USA) Weil Cornell Medical College New York (USA) Weizmann Institute of Science Rehovot (Israele) Yale University School of Medicine New Haven (USA)

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Desideriamo ringraziare di cuore tutti i nostri sostenitori: donatori privati, aziende ed enti che, con la loro generosità, ci hanno permesso di raggiungere obiettivi ambiziosi a sostegno della ricerca scientifica. È grazie a loro se i ricercatori che sosteniamo potranno lavorare con continuità per trovare nuove cure e regalare a migliaia di persone che stanno soffrendo concrete speranze di guarigione.

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Sostieni la ricerca, sostieni la vita. Sostieni Fondazione Umberto Veronesi Modalità di donazione > VERSAMENTO POSTALE Intestato a: Fondazione Umberto Veronesi C/C postale n.46950507 > 5xmille Scrivere il codice fiscale 972 98 700 150 nella casella già presente sulla dichiarazione dei redditi dedicata al “Finanziamento della ricerca scientifica e dell’università” e apporre la propria firma. > ONLINE SUL SITO FONDAZIONEVERONESI.IT Tramite: carta di credito, Paypal, Satispay > VERSAMENTO BANCARIO Intestato a: Fondazione Umberto Veronesi IBAN IT52 M 05696 01600 000012810X39 > LASCITO TESTAMENTARIO Per saperne di più scrivi a lasciti@fondazioneveronesi.it o chiama il numero tel. 02 7601 8187

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