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SOCIETÀ

SALUTE

PAOLO VERONESI

«TUMORE AL SENO IN ETÀ SEMPRE PIÙ PRECOCE È IL MOMENTO DI RIPARTIRE CON LA PREVENZIONE» Il presidente della Fondazione Veronesi presenta i dati delle diagnosi mancate a causa del lockdown e fa il punto sulla ricerca. Che non si è mai fermata e offre terapie personalizzate

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DI ADRIANA BAZZI

s stituto Europeo di Oncologia (Ieo) «che potrebbero á avere meno probabilità di guarigione. Si sa, infatti, § che se un tumore viene scoperto all'inizio può essere curato al meglio e guarire». Stiamo parlando, qui, di prevenzione secondaria o, meglio, di diagnosi precoce: la possibilità, ribadiamo, di intercettare un tumore appena nato grazie alla mammografia o altre p tecniche diagnostiche. «Gli screening offerti gratuitamente dal sistema sanitario pubblico, che prevedono una mammografia ogni due anni, riguardano una fascia di età che PAOLO VERONESI va dai 5o ai 69 anni» continua Paolo Veronesi. «Ma CINQUANTANOVE NNI,E anche donne più giovani dovrebbero sottoporsi a ADELLA PRESIDENTEFONDAZIONE controlli». Anche perché,come dimostrano le staUMBERTO VERONESI, INTESTATA AL tistiche, l'età di comparsa del tumore al seno si PADRE, E DIRETTORE DELLA DIVISIONE sta abbassando negli ultimi anni. .<

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DI SENOLOGIA CHIRURGICA DELL'ISTITUTO EUROPEO DI ONCOLOGIA

PREVENZIONE "PERSONALIZZATA" Per capire come fare al meglio prevenzione, a tutte le età,la Fondazione Veronesi ha dato vita allo studio P.I.N.K(Prevention,Imaging, Network, Knowledge), avviato nel 2018 con il coinvolgimento di 15 centri in Italia: la ricerca ha l'obiettivo di reclutare 5o mila donne in Italia in cinque anni, per valutare quali tecniche diagnostiche, fra cui la mammografia, l'ecografia e la tomosintesi(un esame che permette la ricostruzione in tre dimensioni della mammella),

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Fondazione Umberto Veronesi

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ecuperare il tempo perduto. Nel 2020, complice il Covid, sono mancate all'appello 3.300 donne che avrebbero scoperto di avere un tumore al seno, se si fossero sottoposte a una mammografia di routine. Ma i programmi di sereening sono stati sospesi, almeno fino alla prima metà del 2021, perché il sistema sanitario era troppo assorbito dalle cure per i pazienti colpiti dal coronavirus. Non solo: molte donne, anche dove era possibile ricorrere a questi esami, hanno disertato le strutture sanitarie per paura del contagio. Secondo alcune stime, in tutta Europa le diagnosi mancate di tumore ammontano a un milione,dall'inizio della pandemia. È il momento adesso di rassicurare il pubblico femminile e di ricominciare. È questo il messaggio che vuole lanciare la Fondazione Veronesi in questo mese di ottobre, dedicato alla prevenzione del turnore al seno, con l'invito, per le donne, a sottoporsi di nuovo agli esami di screening. «Questo lockdown della prevenzione potrà comportare un aumento delle diagnosi di casi di malattia in fase più avanzata» commenta Paolo Veronesi, presidente di Fondazione Umberto Veronesi e direitore della Divisione di Senologia chirurgica dell'I-


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55.000donne all'anno,in Italia, scoprono di avere un tumore al seno

3300diagnosi di tumore del seno mancate in Italia dall'inizio della pandemia da Covid (1 milione in Europa)

itumore maligno su 3,

87 per cento delle donne

90 per cento e più le donne che sopravvivono se il tumore è diagnosticato nelle fasi iniziali

sopravvivono a 5

anni dalla diagnosi di tumore al seno

nelle donne, colpisce il seno

12.300sono le vittime ogni anno,in Italia, di tumore al seno Corriere della Sera

siano le più adatte nell'individuare eventuali lesioni nelle singole persone. «L'idea è quella disuggerire una buona prevenzione anche al di fuori dei programmi di screening e di costruire una proposta "personalizzata" per ogni donna» spiega Veronesi « che tenga conto delle sue particolari caratteristiche biologiche. Oggi il 9518% delle persone con una diagnosi precoce di tumore al seno può guarire. II nostro obiettivo è di arrivare al loco per cento». Le strategie per combattere la malattia, però, non si basano soltanto sulla diagnosi precoce, ma contemPlano anche unaprevenzioneprimaria che ha come obiettivo quello di combattere i fattori di rischio che predispongono al tumore. Per esempio, l'abitudine al fumo, l'abuso di alcol, una dieta squilibrata, l'assenza di attività fisica. Comportamenti scorretti favoriti, in questi ultimi mesi, dal lockdown: basti pensare, per esempio a come lo smartworking abbia penalizzato le possibilità di movimento. «L'importante è queste cattive abitudini siano combattute con il ritorno alla normalità e a un corretto stile di vita» precisa Veronesi Se la prevenzione, sia primaria che secondaria, rimane un caposaldo della lotta contro il cancro, non va dimenticata la terapia, che negli ultimi anni ha fatto passi da gigante e ha permesso percentuali di

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DEI TUMORI MAMMARI È DI TIPO METASTATICO SENSIBILE AGLI ORMONI. E COMBINAZIONE DI DUE FARMACI, IL RIBOCICUD E IL LETROZOLO,HA MOSTRATO ORA UNA SOPRAWIVENZ AMAI VIETA PRIMA NELLE PAZIENTI CON QUESTO TIPO DI TUMORE

sopravvivenza,in Italia,fra le più alte al mondo:oggi l'87 r delle unato Ma sist esiste anorra ercentualedi persone che, alla lunga, non ce la fa e, se si tiene conto del fatto che ogni anno in Italia sono 55 mila le nuove diagnosi e che il tumore al seno è il più diffuso fra le donne, si capisce come anche questa piccola percentuale può portare in assoluto, a numeri importanti: ogni anno si contano ancora 12.3oo vittime,il 16 per cento di tutte le morti oncologiche fra le donne. NUOVI STUDI, NUOVE SPERANZE Ecco perché la ricerca non si deve fermare e deve trovare soluzioni capaci di controllare la malattia anche quando progredisce. I frutti non mancano.L'ultimo importante risultato positivo è appena stato annunciato all'Esmo, il congresso dell'European Society of Clinical Oncology, svoltosi in maniera virtuale. Si tratta dello studio, chiamato Monaleesa 2, che ha dimostrato come la combinazione di duefarmaci, il ribociclid e il letrozolo, assicuri una sopravvivenza mai vista prima nei tumori metastatici della mammella sensibili agli ormoni che rappresentano circa il 7o per cento dei tumori mammari.Più nel dettaglio: il calcolo della cosiddetta mediana di sopravvivenza ci dice che il 5o per cento delle donne sopravvive dopo cinque anni, dalla comparsa di metastasi, ma che molte possono arrivare anche a dieci anni. E non è il solo risultato importante. Un secondo studio riguarda un'altra categoria di tumori, quelli cosiddetti Her 2 positivi (che presentano, cioè, questo recettore sulla loro superficie): la combinazione trastuzumab- deruxtecan, costituita da un anticorpo monoclonale e da un farmaco,triplica,in queste pazienti,le possibilità di sopravfmo a 3o mesi)prima che la malattia si vivenza( ripresenti. «Oggile terapie mediche,sempre più mirate,hanno cambiato le prospettive di vita di molte donne» commenta Veronesi. Ma i progressi non riguardano solo le terapie mediche. Ci sono anche tante ricerche in ambito chirurgico. Per esempio, la chirurgia sta diventando sempre meno invasiva, grazie ai trattamenti preoperatori, e più rispettosa della qualità della vita. Proprio grazie a questi trattamenti preoperatori, si sta valutando la possibilità di risparmire il linfonodo "sentinella" (che dovrebbe dare indicazioni sulla diffusione della malattia)e di non "svuotare"il cavo ascellare". La ricerca, dunque,nonostante il Covid non si è fermata. O RIPRODUZIONE RISERVATA

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«LA PANDEMIA HA LASCIATO CATTIVE ABITUDINI CHE VANNO SUPERATE» AL CONGRESSO EUROPEO DI ONCOLOGIA LE COMBINAZIONI DI FARMACI CHE APRONO NUOVE STRADE

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