La salute dell'ovaio. Conoscere. Prevenire Curare

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La salute dell'ovaio. Conoscere per prevenire.


Tumore all'ovaio I fattori di rischio e prevenzione È possibile fare prevenzione secondaria? Fondazione Umberto Veronesi


Tumore all'ovaio


Le ovaie sono due piccoli organi intraddominali con due importantissime funzioni: quella riproduttiva e quella endocrina (cioè di produzione di ormoni). Anche le ovaie possono diventare la sede di un tumore: il carcinoma ovarico. Si tratta della causa di morte più frequente per tumore ginecologico perché, spesso, viene rilevato in fase avanzata. Se diagnosticato in fase iniziale, invece, la probabilità di guarigione aumenta significativamente. I sintomi del tumore ovarico possono variare da caso a caso, e alcuni sono presenti anche nelle prime fasi della malattia. Purtroppo si tratta di sintomi generici come: dolore addominale o pelvico, senso di pienezza precoce, distensione addominale persistente, sanguinamento vaginale e modifiche nella minzione e nelle abitudini intestinali. Sebbene non siano


sempre la spia di un tumore ovarico, se alcuni di questi sintomi persistono è bene consultare il proprio medico di fiducia. I carcinomi ovarici si dividono in epiteliali (più comuni), che derivano dal rivestimento dell’organo, e non epiteliali, che originano dal tessuto interno all’organo (più rari, rappresentano il 5-10% dei casi e colpiscono prevalentemente donne giovani). I tumori epiteliali sono a loro volta divisi in tumori di tipo 1, di tipo 2 e borderline. Quelli di tipo 1 comprendono i tumori sierosi micropapillari di basso grado, i mucinosi, gli endometrioidi e i tumori a cellule chiare. Quelli di tipo 2 comprendono i tumori sierosi di alto grado e i carcinomi indifferenziati, e purtroppo vengono spesso diagnosticati in forme già avanzate. Infine, i borderline sono poco aggressivi e a crescita lenta.


I numeri In Italia sono diagnosticati 5.200 nuovi tumori ovarici ogni anno Quasi 50.000 le pazienti che convivono con una precedente diagnosi La percentuale di sopravvivenza media a 5 anni dalla diagnosi è pari al 40% se diagnosticato in fase precoce, il tasso di sopravvivenza aumenta fino all’85-90% Il 75% dei nuovi casi, purtroppo, viene diagnosticato in fase avanzata È più frequente in menopausa, tra i 50 e i 65 anni, ma può colpire anche donne più giovani In Italia è la quinta causa di morte per tumore nelle donne tra i 50 e i 69 anni


I fattori di rischio e prevenzione


Non si conoscono esattamente le cause che determinano l’origine del tumore ovarico, anche se sono noti alcuni importanti fattori che aumentano il rischio di sviluppare questa patologia, e alcuni fattori protettivi.

Fattori non modificabili o legati all’assetto ormonale Fattori genetici Circa il 10% dei tumori ovarici è legato ad alterazioni di un gene acquisite dai genitori. È bene fare attenzione ai casi familiari pregressi di tumore ovarico e del seno (soprattutto se hanno colpito in giovane età o nei maschi). Le mutazioni genetiche note riguardano i geni BRCA1 e 2, ma anche ARID1A, PTEN e tp53, RAD51C, RAD51D e BRIP1.

Endometriosi L’endometriosi è legata a un aumento del rischio di tumore ovarico di circa il 30%, sebbene i tumori associati a questa patologia siano di solito poco aggressivi e diagnosticati precocemente. Chi soffre di endometriosi dovrebbe comunque sottoporsi a controlli accurati, specialmente sopra i 35 anni.


Cisti ovariche Le cisti ovariche semplici non rappresentano in genere un fattore di rischio per il tumore ovarico, mentre le cisti ovariche con inclusioni vanno comunque tenute sotto controllo ed eventualmente rimosse.

Gravidanza e menopausa Il rischio di tumore ovarico varia in base a fattori ormonali e alla propria storia riproduttiva. La comparsa precoce delle mestruazioni e la menopausa tardiva aumentano il rischio, mentre questo diminuisce all’aumentare delle gravidanze, del periodo di allattamento e con l’uso prolungato della pillola anticoncezionale.

Terapia ormonale sostitutiva (TOS) La TOS è associata a un aumento di rischio rilevabile dopo un periodo di 5 anni di assunzione. Il rischio cresce all'aumentare della durata della terapia, ma tende a diminuire al termine dell'assunzione. Il ruolo delle terapie contro l’infertilità, invece, è ancora controverso e occorrono più studi per valutare la loro incidenza sul tumore ovarico.


Fattori di rischio modificabili La prevenzione primaria è legata principalmente ai corretti stili di vita, e può influire molto nell’aumentare o ridurre il rischio di tumore dell’ovaio. Si tratta di una difesa importantissima a disposizione di tutte le donne.

Obesità L'obesità aumenta il rischio di tumori ovarici borderline ed endometrioidi fino al 70-80% per le donne con i più alti indici di massa corporea (IMC). Inoltre, il tasso di mortalità per i tumori ovarici aumenta del 10% ogni 5 punti in più nella scala IMC.

Alimentazione e grassi Una dieta a basso contenuto di grassi riduce il rischio di tumore, ed esiste un'associazione significativa tra i grassi totali della dieta (saturi, grassi trans e colesterolo) e aumento di rischio per il tumore dell'ovaio. Una corretta alimentazione è il primo strumento nella prevenzione dei tumori, incluso quello ovarico. �


È possibile fare prevenzione secondaria?


L’ecografia transvaginale è un esame poco invasivo che permette di vedere la forma delle ovaie nei minimi particolari. Viene eseguito dal ginecologo con una sonda ecografica inserita nel canale vaginale: non causa dolore né fastidio, se non in misura davvero minima, e dura pochi minuti. Oggi rappresenta il migliore strumento di diagnosi del tumore dell’ovaio. Tuttavia non può essere usata per lo screening di donne asintomatiche, perché le ovaie possono presentare alterazioni fisiologiche (cioè “diversità” non tumorali), e perché alcuni tumori dell’ovaio non mostrano alterazioni visibili. In altre parole, al momento non esiste un valido strumento di screening per la diagnosi precoce del tumore dell’ovaio (prevenzione secondaria), cioè un esame che possa essere esteso su vasta scala e che riduca la mortalità. La ricerca si sta muovendo per trovare uno screening affidabile e dedicato a tutte le donne. Un esempio è l’analisi di biomarcatori, molecole biologiche rilevabili nel sangue, la cui presenza può indicare uno stato alterato come un tumore. Il più noto è chiamato CA125, una proteina prodotta da utero, tube di Falloppio e organi addominali: in presenza di tessuti infiammati o danneggiati, come nel tumore ovarico, è possibile ritrovare elevate quantità di CA125 nel sangue. Tuttavia CA125 non è specifico (perché si trova anche in altre condizioni infiammatorie) e non dunque può essere usato come screening ad ampio raggio su tutte le donne.


Dove va la ricerca: un possibile screening per il tumore ovarico? Secondo un recente studio, la misurazione combinata di sei biomarcatori, chiamata OVALiFE test (osteopontina, leptina, prolattina, IGFII, MIF e CA125), avrebbe una sensibilità e una specificità molto superiore al solo CA125 per la diagnosi di tumore ovarico. L’analisi di questo “set” di marcatori è in fase di valutazione come screening di pazienti ad alto rischio per il tumore ovarico (es: donne con familiarità per tumori al seno/ovaio, oppure con mutazioni BRCA1/2).


Fondazione Umberto Veronesi


Nata nel 2003 su iniziativa del Professor Umberto Veronesi, Fondazione Umberto Veronesi si occupa di sostenere la ricerca scientifica di eccellenza attraverso l’erogazione di finanziamenti a medici e ricercatori qualificati e meritevoli, negli ambiti dell’oncologia, della cardiologia e delle neuroscienze. Al contempo, si impegna a promuovere campagne di prevenzione, di educazione alla salute e all’adozione di corretti stili di vita, affinché i risultati e le scoperte della scienza diventino patrimonio di tutti. Le attività di Fondazione rinnovano ogni giorno la visione del suo fondatore Umberto Veronesi, un medico che ha dedicato la propria vita a sviluppare conoscenze scientifiche innovative per metterle al servizio del benessere dei propri pazienti e della società in cui viviamo.


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