Dossier Lombardia

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OSSIER LOMBARDIA L’INTERVENTO.........................................15 Jacopo Morelli Bernhard Scholz

PRIMO PIANO IN COPERTINA.......................................18 Roberto Formigoni POLITICA ECONOMICA .....................24 La regione in cifre Alberto Barcella Giorgio Merletti Carlo Sangalli OBIETTIVO EXPO.................................34 Paolo Alli Giuliano Pisapia Guido Podestà

ECONOMIA E FINANZA SISTEMA FIERISTICO........................42 Francesca Golfetto Michele Perini Gianpiero Cantoni Bruno Ermolli QUOTAZIONE PMI ...............................52 Luca Peyrano Michael Tesch Ambra Redaelli POLITICHE GIOVANILI.......................62 Giorgia Meloni GIOVANI E IMPRESA..........................66 Stefano Poliani Marco Colombo Nicola Motolese QUOTE ROSA.........................................74 Mara Carfagna Lella Golfo Marisa Montegiove FOCUS COMO .......................................82 Francesco Verga Giansilvio Primavesi

DESIGN....................................................86 Roberto Snaidero Carlo Guglielmi Davide Rampello Matteo Ingaramo IMPRENDITORI DELL’ANNO...........98 Franco Tomaselli Adriano Tomaselli, Laura Sala, Paolo Franco Zanella, Eurosicma, Andrea Manzi, Thomas Guerinoni, Stefano Croci e Gaetano Besana, Matteo Codazzi, Giuseppe Merlino, Jerome Marmi, Gabriele Lorenzi, Francesco Savelli, Emanuela Raza Sabatti, Piero Ferremi Giuseppe Angelo Costa, Claudio Schiavo e Federico Boffelli, Giorgio Cattaneo, Ruggero Brunori, Giuseppe Stefana, Bruno Bertoli, Marco De Bernardi e Pietro Vagliviello, Attilio Colombo, Mario Grechi, Paolo Tarquinio, Renato Viganò, Gianluigi Cappelletti, Simone Fantin, Federico Vittadini, Silvia Novali, Davide Gaggino, Augusto Vidoni, Elisabetta Osti, Alfredo Tricomi, Andrea Giorgi, Raffaele Femminis e Alberto Maialetti, Sergio Modina, Andrea Rottola, Mattia Paneroni, Luigi Caglio, Luigi Tosello, Antonio e Saverio Monti, Enrico Calegari, Matteo Manenti, Pietro Lironi, Paolo Vaccari, Elena e Walter Palma, Lucio Fusaro, Massimo Collarini IL SETTORE TESSILE.......................196 Emanuele Bellini Andrea de Micheli Maurizio Rigamonti IL SETTORE MECCANO-TESSILE ..........................202 Loris Bellini IL SETTORE CHIMICO.....................204 Andrea Giunta Guido Cami Emilio Micheletti IL SETTORE FARMACEUTICO ......210 Stefano Colombo CARBURANTI ......................................214 Giovanni Vincenzi Desmo Roberto Galvagni

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SICUREZZA SUL LAVORO.............222 Paolo Maria Rossin Tesorino Fragomeli Gianluigi Mussinelli COMUNICAZIONE ............................232 Sandro Ferroli EVENTI .................................................234 Mario Conserva Federico Guglielmi TRADIZIONI ARTIGIANALI ............238 Renato Gamba Gabriele Ghislotti PRODOTTI PER BELLE ARTI .......242 Giovanna Agostoni CONSULENZA ...................................244 Alberto Minasi INFORMATION TECHNOLOGY .....246 Giovanni Grechi e Vincenzo Cassese E-COMMERCE ...................................248 Chiara Sioli ed Emanuela Noseda


Sommario AMBIENTE ED ENERGIA

TRASPORTI.........................................280 Giorgio Zanon Alessio Miglietta Lorenzo Podestani Faustino Corna

TURISMO ENOGASTRONOMICO...338 Stefano Maullu Giulio De Capitani Piereugenio Marchesini Paolo Rossi

LOGISTICA...........................................288 Claudio Zavardino e Fabrizio Dal Pont

TURISMO .............................................346 Roberto Bernardelli

SMALTIMENTO RIFIUTI .................262 Carlo Giomini

SICUREZZA ........................................292 Stefano Piovani Gian Luca Tedesco

GIUSTIZIA

LA DISTRIBUZIONE DELL'ACQUA .......................................264 Alessandro Ramazzotti

COSTRUZIONI E IMPIANTI TECNOLOGICI ............296 Pietro Castioni

TERRITORIO

ARCHITETTURA E URBANISTICA .................................300 Umberto Capelli

ENERGIE RINNOVABILI..................252 Roberto Testore Roberto Barbieri Marco Schiavio QUALITÀ AMBIENTALE..................260 Giuseppe e Monica Prandi

INFRASTRUTTURE...........................268 Raffaele Cattaneo Francesco Bettoni Paolo Malvestiti Ettore Pirovano

EDILIZIA ...............................................302 Claudio De Albertis Ada Lucia De Cesaris Giulio Gallera Raffaele Gualberto Luigi Agazzi Paolo Colombi MATERIALI ...........................................316 Giorgio Mavridis Orazio Marchetto Alessandro Zanardi Gaetano Fabbrocini INTERNI ................................................326 William Valoti Alberto Lualdi

REATI FISCALI...................................350 Alessio Scarcella Alessandro Solidoro Alessio Lanzi

SANITÀ EDILIZIA SANITARIA .......................360 Luciano Bresciani WELFARE ............................................362 Giuseppe Guzzetti Giulio Boscagli POLITICHE ANTIDROGA ...............370 Giovanni Serpelloni ELETTROMEDICALI .........................374 Giuseppe Lo Presti Daniela Delledonne IMPLANTOLOGIA..............................380 Edoardo Combe e Carlo Mangano TRA PARENTESI ...............................383 Antonio Catricalà

AMBIENTI ............................................330 Cristiano Pagnoncelli Ettore Cimini NUOVI MATERIALI............................334 Alberto Bergamin IL SETTORE IDRO-TERMO-SANITARIO.............336 Mariano Crovato

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Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx L’INTERVENTO

Il futuro dell’Italia parte dal merito di Jacopo Morelli isogna partire dai giovani e agire nel loro interesse per avere delle prospettive perché la priorità del Paese in questo momento è la crescita economica e la creazione di posti di lavoro per i giovani. Stiamo proponendo che venga utilizzato già nella scuola un sistema meritocratico per fare in modo che gli studenti che hanno più capacità, indipendentemente dalle condizioni economiche della famiglia di origine, possano emergere. Affinché la parola merito torni ad avere pieno significato, non si può prescindere dal rilancio dell’università. Per spingere il sistema verso una competizione virtuosa fra atenei dobbiamo avere il coraggio di abolire il valore legale dei titoli di studio che alimenta l’illusione che tutte le scuole e le università siano uguali e che tutti i diplomi e le lauree siano uguali. L’università deve invece evolversi, in maniera più incisiva rispetto alle pur apprezzabili riforme attuali. Libertà di azione e merito sono gli unici parametri da adottare. Per aumentare autonomia e concorrenza nel sistema universitario, bisogna eliminare il tetto alle tasse universitarie e incrementare le borse di studio perché il successo di un Paese si misura sulla capacità di creare premi Nobel e attrarre studenti da tutto il mondo. Dobbiamo preoccuparci di attrarre talenti e cervelli perché dei quasi 3 milioni di studenti che tutti gli anni vanno in giro per l’Europa a studiare, noi riusciamo a intercettarne circa l’1,7%, che è un dato irrisorio. Bisogna puntare su un sistema universitario che dia spazio a corsi in grado di suscitare interesse e garantire libertà di ricerca e organizzazione del lavoro a chi sceglie l’Italia. Non c’è una ricetta per Firenze o una per Siracusa, c’è una ricetta per l’Italia: diventare un Paese per giovani. L’ingre-

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Presidente del gruppo Giovani Imprenditori di Confindustria

diente principale perché riesca in questo processo è detassare le nuove imprese. Abbiamo proposto una fiscalità di vantaggio, con aliquote tendenti allo zero, per i giovani e le donne che entrano nel mondo del lavoro. Anche la Banca d’Italia ha evidenziato come i salari di riferimento per i giovani siano drammaticamente scesi in questi ultimi anni e allora bisogna fare in modo che i giovani, all’inizio della loro carriera, possano avvantaggiarsi di una pressione fiscale meno accentuata. Questo porterebbe loro un vantaggio economico e l’iniziale sacrificio dell’Erario verrebbe ripagato subito in termini di sviluppo economico. Se la disoccupazione giovanile è in crescita, abbattere l’Irap sulle start up incentiverebbe l’imprenditorialità, a partire dai più giovani. È importante sviluppare la cultura d’impresa e celebrarne i successi e sviluppare il mercato del capitale di rischio, che premi progetti e innovazione. Israele, un Paese di 7 milioni e mezzo di abitanti, meno di quanti ne abbia la Lombardia, è stato definito “start up nation”, perché attraverso un uso consapevole della fiscalità ha saputo mettere vento nelle vele dei nuovi imprenditori. Israele oggi ha 125 imprese quotate al Nasdaq: più di tutti i paesi europei, Giappone, Corea, India e Cina messi assieme. L’Italia deve entrare con forza nella classifica dei Paesi che creano, che investono, che finanziano le idee, perché le energie e le competenze ci sono, e risiedono nei giovani. LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 15



Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx L’INTERVENTO

Lombardia, rete strategica e vetrina internazionale di Bernhard Scholz Presidente della Compagnia delle Opere

attuale dibattito politicomediatico lascia pochissimo spazio ad argomenti come la famiglia, il lavoro, la scuola o l’impresa. Tutto tende a essere ridotto a questioni di schieramento partitico o personalistico. Il rischio è che anche i segnali, pur presenti, di una timida ripresa non vengano colti come tali. Invitiamo da tempo a riposizionare la bussola sulle questioni che contano senza ulteriori distrazioni, offrendo il nostro contributo a chiunque voglia dialogare costruttivamente. Rispetto alle esigenze specifiche delle imprese, l’asse del nostro impegno è orientato verso la formazione, le iniziative per l’internazionalizzazione e l’innovazione, il miglioramento dei servizi commerciali e finanziari. L’esempio più significativo di quanto Cdo fa è “Matching”, il grande evento milanese di fine novembre, al quale partecipano migliaia di imprese da tutta Italia e dal mondo e che quest’anno, per la prima volta, ha vissuto un’anteprima internazionale con la prima edizione di Matching Russia del 28 e 29 giugno, in cui aziende provenienti da tutta Italia ha esplorato le potenzialità di questo grande mercato. L’esperienza ci insegna che chi va fuori si rafforza dentro. Perciò Milano e la Lombardia sono un terreno fertile, che rimarrà tale quanto più saprà aprirsi al mondo e al dialogo con tutti. Il criterio più adeguato per valutare l’utilità di un’azione a favore delle imprese riguarda essenzialmente il sostegno all’innovazione e all’internazionalizzazione, cioè a quelle leve che permet-

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tono di ripensarsi nel medio periodo, di valutare la propria tenuta organizzativa e di riprogettarsi per competere sul mercato globale. Per questo ci auguriamo che le regioni, nell’ambito di una giusta attenzione al territorio che amministrano, seguano questo criterio nell’adottare le proprie misure. La riduzione delle tasse e l’alleggerimento della burocrazia sono elementi essenziali per la ripresa. Se il primo tema è ancora una specie di tabù, a causa della congiuntura economica e della tenuta dei conti pubblici, sul secondo qualcosa si sta muovendo. Tra gli altri fattori che possono favorire le pmi, noi puntiamo molto anche sulla capacità di fare rete: per accrescere il know how, sviluppare economie di scala o condividere un nuovo rischio imprenditoriale connesso all’esplorazione di un nuovo mercato, la ricetta più semplice è quella di mettersi insieme, di collaborare con responsabilità ai nuovi progetti. Ma, al tempo stesso, questa è una sfida che impone anche un cambiamento di mentalità da parte degli imprenditori chiamati, in un certo senso, a riscoprire il valore della collaborazione e a superare la barriera dell’individualismo. LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 17


IN COPERTINA

TROVIAMO IL CORAGGIO DI CAMBIARE PER IL BENE DEL PAESE arà ricordata come una fine estate rovente quella del 2011, non solo dal punto di vista meteorologico ma anche, e soprattutto, da quello politico e finanziario, tra i continui tonfi delle Borse e i diversi tentativi di predisporre una manovra economica che “s’ha da fare” per fermare la speculazione e arginare il debito pubblico italiano. Rigore e crescita. Su questo binomio inscindibile doveva - e certamente tuttora deve - fondarsi la strategia di recupero del nostro Paese. Ma per raggiungere questo traguardo, occorre scompaginare lo status quo, che non può più essere preservato. Ridurre i costi e, al contempo, aumentare la competitività diventano imperativi programmatici non più procrastinabili. Ad alimentare il dibattito relativo a una governance istituzionale maggiormente efficiente, in termini di gestione e contenimento della spesa, è stata la

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«Basta allo sperpero diffuso», è l’invocazione del governatore Roberto Formigoni. Senza, però, arrivare a scaricare le conseguenze dell’attuale situazione del Paese soltanto sulle Regioni, soprattutto quelle più virtuose. Come la Lombardia che, nonostante tutto, prova a guardare alla ripresa Francesca Druidi

proposta di Roberto Formigoni. Ridisegnare i confini regionali, questo l’ambizioso disegno lanciato dal governatore lombardo: un accorpamento degli attuali enti in un numero inferiore di amministrazioni regionali, sulla scorta dell’esempio tedesco, capace a ogni modo di tenere conto di determinati fattori storici, economici, geografici, territoriali e culturali. Non un provvedimento calato dall’alto, ma un’operazione gestita in compartecipazione con tutti i cittadini coinvolti. Del resto, la situazione italiana si presenta oggi quanto mai critica. Ma se l’autunno alle porte si annuncia influenzato dal contenuto della manovra, la Lombardia ha deciso di non restare ad aspettare che il vento cambi da solo. Per questo, il presidente Formigoni rilancia sul

territorio l’importanza di investimenti che puntino allo sviluppo, promuovendo le reti d’impresa, la ricerca e l’innovazione su un doppio fronte di azione: il contesto regionale e nazionale, ma anche e soprattutto quello globale nel quale sono chiamate a operare le imprese lombarde. Ritiene realmente fattibile una razionalizzazione dell’assetto amministrativo del Paese, considerando anche la presenza delle regioni a statuto speciale? Come intende ulteriormente portare avanti questa proposta? «Come ho più volte ribadito in queste ultime settimane, sono disposto a mettere sul tavolo la riduzione del numero delle Regioni in cambio di un loro aumento di potere. Ho allo studio diversi modelli, che ne prevedono sei o sette, perché serve una


Roberto Formigoni

Il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni


IN COPERTINA

In Lombardia abbiamo ridotto all’osso i costi di funzionamento, che restano comunque i più bassi pro capite d’Italia

profonda semplificazione di tutti gli enti sub statali, Regioni, Province e Comuni. Una riflessione in questo senso è ormai irrinunciabile, se viene approfondita mantenendo sempre come faro i criteri della razionalizzazione della spesa, dell’ottimizzazione della gestione dei servizi e della qualità di questi ultimi, indirizzati prima di tutto ai cittadini. Dobbiamo fare uno scatto avanti e dobbiamo dimostrare di saperlo fare con coraggio per il bene del Paese. Non è più accettabile vivere ancorati a schemi costituzionali che pure hanno avuto una loro ragion d’essere, seppur a volte non completamente espressa, ma che 20 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011

oggi possono rivelarsi meno performanti di altre soluzioni». La Regione ha già fatto molto sul fronte della riduzione dei costi della politica, ma ha intenzione di proseguire il discorso. Su quali aspetti è opportuno concentrarsi per arginare gli sprechi? «Innanzitutto, scolpiamo nella pietra questo slogan: basta allo sperpero diffuso, basta al radicalizzarsi di certi comportamenti di mala gestione che diventano congeniti alle strutture istituzionali stesse. Bisogna, però, smetterla di guardare al dito e non alla luna! Le Regioni rappresentano poco più del 20% della spesa pubblica e

l’approccio iniziale è stato subito quello di caricare loro addosso un macigno come il 57% di tagli, che alla fine impediscono materialmente agli enti locali di prestare ai cittadini servizi che lo Stato si è impegnato a fornire loro attraverso Regioni, Province e Comuni. In Lombardia abbiamo ridotto all’osso i costi di funzionamento, che restano comunque i più bassi pro capite d’Italia a fronte di un livello di servizi eccellente, evidenza certamente non diffusa in modo omogeneo sull’intero territorio nazionale». Ma c’è sul tavolo un progetto più ampio, che supera in confini


Roberto Formigoni

Nella pagina accanto, il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni in aula durante i lavori del Consiglio regionale

regionali. «La nostra attenzione sul problema costi si è tradotta proprio di recente in una specifica proposta, sottoscritta da tutti noi governatori, di autoriforma delle Regioni sui costi delle istituzioni e di una governance che riparta dal Codice delle autonomie, senza dunque necessariamente passare per via costituzionale. Detto ciò, aggiungo che rimane un’evidente sproporzione tra la radicalità dei tagli chiesti agli enti locali e la parte che ha giocato fino a oggi l’apparato centrale dello Stato: abbiamo uno Stato ricco che deve mettere le mani su se stesso, dando il buon esempio». Ha sottolineato l’esigenza di realizzare politiche d’innovazione efficaci per lo sviluppo dell’economia regionale in grado di promuovere la creazione e il consolidamento delle reti d’impresa e dei partenariati. Come la Regione si muoverà in

questo senso, date anche le opportunità offerte dal contratto di rete? «La Regione si è già mossa, e da tempo, nell’ottica di rafforzare questo tipo di approccio assolutamente vincente. I progetti cui abbiamo dato vita mirano, infatti, a promuovere l’eccellenza delle nostre imprese favorendo scambi e sinergie non solo tra aziende stesse, ma anche con quei soggetti che meglio di tutti sono in grado di offrire una piattaforma di strumenti e di strategie d’innovazione - centri di ricerca, università -, oggi quanto mai indispensabile per vivere o spesso sopravvivere alle esigenze dei mercati, a maggior ragione considerato il contesto di grave crisi che ci ha travolto. L’aggregazione e il partenariato d’impresa per noi si concretizzano in molteplici direzioni: cito, ad esempio, una tra le più recenti, che è attualmente oggetto di studio, cioè l’applicazione di un’innovativa e concreta modalità di utilizzare il “rating di rete” per facilitare l’accesso al credito di forme strutturate di aggregazione nell’utilizzo dei fondi Bei. Esplorare LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 21


IN COPERTINA

Rimane un’evidente sproporzione tra la radicalità dei tagli chiesti agli enti locali e la parte che ha giocato fino a oggi l’apparato centrale dello Stato

nuovi percorsi di sviluppo è essen- estremi di una crisi apparsa ini- richiesta di accelerare quel proziale, perché ci permette di mirare dritto a quelli che sono i nostri obiettivi specifici: crescita, networking e innovazione». È soddisfatto della capacità innovativa e di ricerca espressa dalle imprese lombarde o rileva gap di qualche tipo da parte di queste realtà rispetto ai competitor europei e non solo? «Le nostre imprese non hanno nulla da invidiare a quelle estere. La Lombardia è considerata nel mondo un distretto tecnologico e produttivo di assoluta qualità e il senso del nuovo, del bello e la creatività scorrono nel sangue della nostra gente, marchiando da secoli la storia di questa terra. Per questo, credo che le imprese debbano essere sempre sostenute dalle istituzioni quando dimostrano di essere veri e propri catalizzatori di sviluppo. Sappiamo che il 2010 ha rappresentato in qualche modo un anno di transizione, dai poli 22 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011

zialmente tragica a quelli, più mitigati, di una seppur lenta ripresa. Mai come oggi allora tendiamo la mano». In che modo? «Regione Lombardia ha impegnato negli ultimi mesi 100 milioni di euro per programmi di finanziamento che incentivassero la collaborazione tra imprese, università e centri di ricerca allo scopo di realizzare prototipi di prodotti nuovi e tecnologicamente avanzati, in grado di trovare spazio sul mercato e rendere così più competitive le aziende lombarde. Un’azione, la nostra, che prosegue poi sullo scenario internazionale attraverso interventi di primissimo livello, come i numerosi accordi di collaborazione stipulati con le maggiori istituzioni scientifiche estere in diversi campi». Tornando all’ambito politico, una domanda sul Pdl. Lei è stato tra i protagonisti di una diffusa

cesso di rinnovamento interno al partito a lungo invocato. Che tipo di appuntamento sarà l’election day di ottobre? «Direi che sarà uno degli appuntamenti storici di questo percorso di rinnovamento. Credo che sia doveroso in questo cammino complesso ma necessario a rendere il partito più adeguato ai tempi moderni - accentuare una competizione virtuosa tra modelli di governo possibili all’interno della stessa coalizione. È questa la chiave di lettura privilegiata con cui guardare all’appuntamento di ottobre, che sarà certamente un momento di “democratizzazione”, come è stato spesso definito ed è giusto definirlo, ma soprattutto un momento in cui tutti, protagonisti della vita politica nel partito, dimostriamo di saper cogliere nel profondo quella vocazione alla modernità che a volte emerge con vigore inarrestabile».



POLITICA ECONOMICA

L’incertezza non deve bloccare lo sviluppo Il consolidamento della pur lenta spinta produttiva in Lombardia è frenato dai preoccupanti segnali sul fronte della domanda interna. Ecco l’attuale scenario economico della regione che emerge dai dati Unioncamere Francesca Druidi

er scattare la fotografia del quadro economico lombardo bisogna partire dai dati congiunturali del II trimestre 2011 e, in particolare, dall’incremento della produzione che, come sottolinea il presidente di Unioncamere Lombardia Francesco Bettoni, rappresenta «un dato reale, concreto, che di per sé dovrebbe portarci fiducia per i prossimi mesi». Si assesta, infatti, la crescita della produzione industriale della regione, pur procedendo ancora a piccoli passi: +1,0% è la variazione destagionalizzata sul trimestre precedente e +4,9% la variazione su base annuale. Registrano andamenti positivi quasi tutti i settori industriali, con siderurgia (+11,4%) e pelli-calzature (+10,2%) che presentano incrementi a due cifre. In aumento anche il fatturato: +2,9% rispetto al trimestre precedente e +7,9% su base annua. «Con la crisi del 2008 e 2009 – annota Bettoni – l’indice della produzione industriale lombarda era caduto da quota 107 a quota 87: a metà 2011 siamo risaliti a 101,6. Nulla di eccezionale, certo, ma abbiamo recuperato tre quarti dei livelli persi durante la crisi». L’econo-

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mia reale in Lombardia ha, quindi, marciato a livelli discreti. Non così hanno fatto la finanza e le politiche economiche a livello nazionale e internazionale. Troppi i fattori d’incertezza, soprattutto finanziaria e geopolitica, che lasciano scarso spazio all’ottimismo. Ancora una volta, la tenuta dei livelli produttivi lombardi è determinata dalla domanda estera (+1,7% gli ordinativi dall’estero su base annua), mentre quella interna si mostra cronicamente debole e stagnante. «È evidente che in questo modo non solo la ripresa resta più debole che in altri Paesi, ma restiamo anche maggiormente esposti alle incertezze internazionali. Elevata disoccupazione, redditi bloccati o erosi dall’inflazione e incertezza sul futuro sono una miscela micidiale per il livello della domanda interna». La ricetta per invertire la tendenza, secondo Bettoni, include «una positiva combinazione di maggiore occupazione, maggior reddito reale e previsioni di relativa stabilità: tutti fattori scarsamente immaginabili nel breve e medio periodo a livello italiano». Le imprese che hanno recuperato buoni ritmi produttivi sono soprattutto


La regione in cifre

quelle fortemente orientate all’export e in grado di competere con la qualità dei loro prodotti e dei loro servizi sui mercati internazionali. «Resta però una quota non marginale di aziende (fra il 20 e il 25%, secondo le nostre indagini congiunturali) che continua a diminuire i livelli produttivi e fatica a percorrere la strada dell’innovazione e dell’internazionalizzazione». Il numero uno di Unioncamere rileva come, in alcuni casi, a pesare sia la mancanza di risorse umane, conoscenze e professionalità necessarie per affrontare i complessi temi della competitività. La strada diventa allora quella delle «aggregazioni d’impresa per la realizzazione di progetti comuni e condivisi. Ciò che le imprese non riescono a fare singolarmente, spesso diventa possibile se si accordano fra loro in una logica di rete, mettendovi ognuna le proprie capacità migliori e raggiungendo così, anche senza fondersi e mantenendo la propria autonomia, elevate economie di scala e messa in comune di singoli fattori di competitività». Resta per Bettoni il problema dei mancati investimenti per lo sviluppo. «Si deve compiere uno sforzo maggiore per agire su tutti e tre i versanti: meno spese superflue e improduttive; maggiori introiti da settori e soggetti che possono contribuire in questa fase al riequilibrio, ma anche possibilità per le imprese di investire in innovazione e qualità, magari non tartassando gli utili reinvestiti, e un carico fiscale che consenta ai redditi medio-bassi di alimentare la domanda interna». C’è, inoltre, il rischio che i tagli del governo colpiscano in modo pesante e indiscriminato Regioni ed enti locali, indipendentemente dal buon governo o meno, riducendo a tal punto le risorse da rendere insostenibili le “normali” spese per servizi essenziali come la salute o il trasporto pubblico. «In questo quadro, anche per la Lombardia sarà difficile, se non impossibile, indirizzare risorse allo sviluppo economico». Unioncamere non si tira però indietro di fronte al delicato momento: «Faremo comunque il possibile per sostenere politiche di sviluppo insieme alla Regione, agli altri enti locali e al mondo associativo, individuando priorità comuni e aggregando le scarse risorse disponibili». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 25


POLITICA ECONOMICA

La crescita è la grande priorità «Privatizzazioni, liberalizzazioni, provvedimenti che riducano gli oneri su chi produce», sono le misure indicate dal presidente di Confindustria Lombardia, Alberto Barcella, per ridare fiato alle imprese. Senza dimenticare lo slancio verso l’innovazione, leva di sviluppo Francesca Druidi

uci e ombre emergono dall’analisi congiunturale relativa all’economia lombarda nel II trimestre 2011. L’industria manifatturiera registra, infatti, una variazione positiva, così come il fatturato (+7,9%) e gli ordinativi dall’estero. Di segno negativo risulta però la componente interna per quanto riguarda gli ordinativi acquisiti nel

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Alberto Barcella, presidente Confindustria Lombardia

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trimestre dalle imprese industriali. Anche l’occupazione, per quanto la situazione sia in lieve recupero, non riesce ancora a stare al passo rispetto al riassesto dei livelli produttivi. Ma in uno scenario di profonda incertezza come quello attuale, non deve mancare la propulsione verso un aumento complessivo della competitività del sistema produttivo. Lo sottolinea il

presidente degli industriali lombardi Alberto Barcella, che afferma: «Le imprese non si tireranno indietro di fronte a ulteriori impegni» ma, di certo, servirà un sostanziale sforzo da parte di Stato centrale e amministrazioni pubbliche per invertire la tendenza e puntare allo sviluppo. Le attese degli imprenditori seguono una preoccupante parabola discendente. Come valuta nel complesso lo stato di salute dell’economia regionale? «Nell’ultima rilevazione congiunturale non sono mancati diversi elementi positivi, ma le aspettative degli imprenditori risultano negative su tutti i fronti: domanda di mercato, produzione, occupazione. Questo perché il clima di forte incertezza, dato dalla somma di una ripresa che non si può certo definire robusta e di una politica lenta e incapace di dare ascolto al senso di emergenza che le imprese vivono, rappresenta un grande ostacolo per le attese riguardanti la crescita e il recupero dei livelli produttivi. In questo momento, l’economia regionale è al giogo di quella nazionale, che risente pesantemente della criticità della finanza pubblica». Cosa la manovra dovrebbe fare per le imprese?


Alberto Barcella

Serve innovare per crescere, quindi nuovi prodotti e nuove alleanze con imprese, università e centri di ricerca

«Facendo appello alla coesione di tutte le forze politiche e sociali, Confindustria ha richiamato ancora una volta l’attenzione su forti misure strutturali finalizzate alla crescita. Privatizzazioni, liberalizzazioni, provvedimenti che riducano gli oneri su chi produce, sarebbero una vera e propria boccata d’ossigeno per le imprese. E abbiamo aggiunto che le imprese non si tireranno indietro di fronte a ulteriori impegni e sacrifici per scongiurare ulteriori rischi per l’Italia e l’Europa. Occorre più coraggio: riequilibrare le entrate e impegnarsi sulla crescita. Così riconquisteremo credibilità anche sui mercati finanziari». Da un’indagine effettuata da Intesa Sanpaolo sui distretti lombardi, emerge come quelli della gomma, dello spumante Franciacorta e della calzetteria abbiano saputo reggere all’urto della crisi. In un contesto così mutevole, come devono agire le realtà pro-

duttive del territorio? «Per competere sui mercati vanno sviluppate le eccellenze produttive attraverso produzioni a più alto valore aggiunto. Riassunto in uno slogan: innovare per crescere. Nuovi prodotti, nuovi processi, nuovi mercati, nuove alleanze con altre imprese, con l’università e centri di ricerca. L’Accordo di programma tra Regione e Miur, che abbiamo presentato alle imprese a luglio insieme al presidente Formigoni e al ministro Gelmini, è l’esempio di una politica che legge e interpreta la richiesta di una industrializzazione del sapere da parte del mondo produttivo attraverso la trasformazione dei saperi tecnologici in progetti e prodotti. Ora va però anche predisposto un contesto di infrastrutture e regole che stimoli la diffusione delle reti della conoscenza, la partecipazione ai bandi comunitari in forma aggregata e un rapporto continuo con la ricerca anche per la crescita

del capitale umano aziendale». Contenimento e ottimizzazione della spesa pubblica nonché riduzione dei costi della politica rappresentano ormai esigenze improrogabili. Quali priorità individua nello specifico in Lombardia? Cosa chiedono in particolare gli imprenditori lombardi al governo nazionale e regionale? «La Lombardia, pur registrando migliori performance rispetto alle altre regioni, ha anch’essa spazi di miglioramento soprattutto sul versante degli enti e delle aziende regionali. Tuttavia, credo che gli obiettivi da raggiungere affinché non venga inficiata la competitività nei confronti degli altri paesi europei siano, da un lato, impedire un’ulteriore e insostenibile crescita dell’imposizione fiscale sulle imprese e, dall’altro, contrastare un affossamento del federalismo fiscale che l’attuale manovra, colpendo le autonomie, sembra invece imporre». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 27


POLITICA ECONOMICA

ià a fine luglio, in occasione della pubblicazione degli ultimi dati regionali congiunturali, Giorgio Merletti aveva rimarcato come, in un quadro generale ancora “dentro la bufera”, sarebbe stato più che mai importante “un intervento forte della classe politica con decisioni coraggiose e risposte a temi ineludibili”. Alla luce degli ultimi sviluppi a livello nazionale, il presidente di Confartigianato Lombardia ribadisce con ancora più forza questo concetto: «Credo che queste decisioni e queste risposte siano ogni giorno più necessarie». Perché «quella che stiamo attraversando non è una crisi ciclica, per cui dopo le difficoltà torneremo tutti quelli di prima. È cambiato, e sta continuando a mutare, lo scenario in cui operiamo, e in relazione a esso devono necessariamente cambiare le strategie produttive e di mercato». Per le aziende artigiane manifatturiere lombarde, il secondo trimestre 2011 si presenta positivo sia per quanto riguarda il dato tendenziale (+1,3%) che per quello congiunturale (+0,6%), ma si riduce l’intensità della crescita. Quali aspetti critici rileva in maniera particolare? «Guardando alla specifica situazione dell’artigianato, alle difficoltà congiunturali si aggiungono due elementi strutturali che ne rendono la situazione ancora più complessa: innanzitutto il fortissimo ruolo di gran parte del nostro artigianato manifatturiero quale subfornitore nella catena produttiva, ma la subfornitura, per la sua po-

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La sfida è saper leggere i mercati Il quadro economico attuale sta imponendo cambiamenti strutturali alle aziende, anche e soprattutto quelle artigianali. Le reti d’impresa possono essere una soluzione, come afferma Giorgio Merletti, numero uno di Confartigianato Lombardia Francesca Druidi

sizione nella filiera, è purtroppo la prima a soffrire delle crisi e l’ultima a risollevarsi. L’altro elemento è la bassa percentuale di export che caratterizza la maggior parte delle nostre imprese: chi oggi si sta riprendendo, lo sta facendo grazie alle esportazioni, e molto più difficilmente attraverso un miglioramento delle dinamiche sul mercato interno. Anche in questo senso, rischiamo, quindi, di scontare le maggiori problematiche». Settori come siderurgia, meccanica, gomma-plastica, pelli-calzature e abbigliamento risultano in buona salute, soffre invece l’agroalimentare. Quali sono, in generale, le prospettive per l’artigianato nel prossimo futuro? «In questo momento è in atto, ed è uno dei principali dati di novità nell’evoluzione del nostro comparto, un forte processo di

selezione delle imprese, che riguarda in modo trasversale tutti i settori. Più che comparti che funzionano e altri che sono in crisi, si assiste in ciascun settore produttivo a uno scenario sempre più differenziato: ci sono aziende che


Giorgio Merletti

emergono, altre che ce la fanno con più fatica e molte che, purtroppo, per incapacità di adattamento o bassa competitività, hanno definitivamente perso terreno e sono state o saranno presto

Giorgio Merletti, presidente di Confartigianato Lombardia

costrette a chiudere. In questo senso, credo non sia più adeguato parlare del futuro dell’artigianato, quanto piuttosto del futuro degli artigianati: situazioni molto diverse, dove vince chi riesce a mettere a frutto quel Dna positivo che caratterizza da sempre le imprese come le nostre, dove i valori guida sono la personalizzazione, la qualità, la flessibilità. Ecco, chi riesce a scommettere su questi valori, a interpretarli alla luce del nuovo contesto, ce la fa. Rimanendo se stesso, ma con un occhio molto sensibile ai cambiamenti in atto, per poterli cavalcare rafforzandosi dal punto di vista strutturale». Se la strada della ripresa passa oggi dall’aggregazione in reti d’impresa, dall’innovazione e dalla proiezione sui mercati internazionali, come sostenere adeguatamente queste azioni? «Il tema delle reti d’impresa è per noi particolarmente decisivo e stiamo concentrando da tempo la nostra attenzione sulle possibili modalità di sviluppo a vantaggio delle nostre aziende. Fare rete è una ricetta che permetterebbe a molte imprese di superare i limiti dimensionali, dove questi sono un ostacolo, di unire le forze per innovare e fare investimenti importanti, di fare ricerca anche quando la struttura aziendale è estremamente snella. Vogliamo puntare, oltre che alla creazione di nuove reti, anche e soprattutto a formalizzare e rendere strutturato ciò che oggi già esiste come rete informale, passando da collaborazioni che spesso si sono rivelate molto proficue a un elemento più

concreto e definito: solo così possiamo pensare di standardizzare processi che già sono nel nostro dna - pensiamo, ad esempio, alle infinite contaminazioni di filiera tra le imprese di uno stesso distretto produttivo - rendendoli più facilmente replicabili e, quindi, utili anche per le imprese nuove o in crescita». Il Documento strategico annuale recentemente approvato dalla Regione potrà dare un contributo significativo? «Regione Lombardia sta lavorando bene in questa direzione, fornendo strumenti, come il bando Ergon, di recente pubblicazione, che ci sono particolarmente utili nel perseguire questo obiettivo». È stata approvata la riforma dell’istituto dell’apprendistato. Come inciderà questo provvedimento sul mercato del lavoro relativo all’artigianato lombardo? «La nuova norma sull’apprendistato rappresenta un passo positivo e interessante. Dopo anni in cui sembrava che tutta la formazione dovesse essere fatta fuori dall’azienda, finalmente vediamo l’impresa anche come importante soggetto formativo. Siamo convinti che questo nuovo approccio avrà ricadute concrete su un effettivo ampliamento dell’uso di questo strumento, che riteniamo ideale per favorire l’ingresso delle nuove generazioni nel mondo del lavoro. Certo, occorrono convinzione e sostegno anche da parte delle istituzioni, affinché questo provvedimento si trasformi in una risorsa preziosa sia per le imprese che per i giovani lavoratori». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 29


POLITICA ECONOMICA

Obiettivo crescita, sostenere i consumi La crisi c’è, ma Milano non resta a guardare. Dai distretti urbani del commercio alla costituzione di un tavolo permanente di confronto tra istituzioni e imprese, la città insegue la ripresa e lo sviluppo. A spiegarlo è Carlo Sangalli Francesca Druidi Carlo Sangalli, presidente della Camera di Commercio di Milano

er Milano si profilano segnali di ripresa, trainata principalmente dall’export. Quei segnali di ripresa che già si erano intravisti nel 2010. A evidenziarlo sono gli ultimi dati del rapporto annuale “Milano produttiva 2011”, curato dall’ufficio studi della Camera di Commercio cittadina. «I numeri, infatti, indicano un +12,8% nell’export e +13% nell’import. Grazie poi agli investimenti esteri, Milano guadagna il sesto posto in Europa, in particolare per quanto riguarda settori vivaci quali elettronica e telecomunicazioni, software e moda», rileva Carlo Sangalli. Dato fondamentale, come sottolinea il presidente, è il fatto che il capoluogo regionale abbia riconquistato «la sua centralità nei confronti dei mercati stranieri per capacità di innovazione, creatività e attenzione alla qualità. Occorre sfruttare questi effetti positivi per far ri-

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30 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011

partire i consumi, i quali possono attivare la vera svolta e innescare una crescita virtuosa e duratura». Come si possono sostenere turismo e occupazione, leve altrettanto necessarie al recupero della domanda interna? «Per ora, nel commercio e nei servizi, gli affari migliorano leggermente rispetto all’anno precedente, ma la domanda resta ancora debole. Sono le stesse imprese, a cui abbiamo rivolto un questionario congiunturale, a proporre la ricetta della crescita: sostegno al lavoro, all’occupazione e incentivi all’innovazione sono la priorità per quasi un’impresa milanese su due (44%), mentre circa una su sei punta sul miglioramento delle infrastrutture (15%). Per quanto riguarda il turismo, Milano continua a essere uno dei principali centri attrattivi in Italia, soprattutto per il turismo d’affari e con-

gressuale. Migliorare la città, la sua capacità di accoglienza e la qualità della vita, rappresenta un incentivo per allungare il soggiorno dei nostri visitatori e in questa direzione va la nostra collaborazione con le altre istituzioni del territorio anche in vista dell’Expo». Lo scorso giugno ha rimarcato l’esigenza di creare un tavolo istituzionale permanente tra istituzioni e mondo imprenditoriale per promuovere lo sviluppo di Milano. Quali le priorità sulle quali confrontarsi immediatamente? «Il sindaco Pisapia si è assunto l’impegno di costituire in autunno un tavolo permanente con le parti sociali, da noi proposto già durante la campagna elettorale. L’obiettivo è quello di realizzare un patto per lo sviluppo che oggi, alla luce della crisi, diventa indispensabile. Tradotto in concreto, il tavolo permetterà un confronto operativo


Carlo Sangalli

con il Comune sui temi strategici per l’economia e le imprese milanesi. Milano rappresenta “la città degli imprenditori”: qui un cittadino su undici ha una propria attività che svolge con spirito di servizio verso la comunità, diffondendo benessere collettivo, attenzione al territorio e presidio sociale. Al centro di un confronto positivo tra le istituzioni vanno inseriti i giovani, che risultano tra i più colpiti dalla crisi per la fatica a inserirsi in un mercato lavorativo poco dinamico, anche nei confronti di chi ha pun-

tato su una formazione universitaria e sul mercato della conoscenza. Per questo abbiamo in cantiere un progetto che lega l’occasione dell’Expo allo sviluppo del mercato del lavoro giovanile». Qual è lo stato dell’arte dei distretti urbani del commercio, che a Milano riguardano i quartieri Isola, Navigli, Brera, Sarpi e Giambellino? «Promuovere con i distretti la rete commerciale di importanti aree urbane significa dare risposte efficaci sulla vivibilità delle città. I benefici

Per i cinque distretti di Milano città sono state realizzate numerose azioni, nella direzione di valorizzare l’area di distretto come area omogenea

dei distretti commerciali ricadono, infatti, sull’intera cittadinanza perché vengono realizzati interventi che qualificano il territorio interessato. A Milano, i distretti urbani del commercio sono condivisi in una cabina di regia da Comune, Confcommercio e Camera di Commercio. Per i cinque distretti di Milano città, che vedono la partnership fra pubblico e privato, sono state realizzate numerose azioni che vanno nella direzione di valorizzare l’area di distretto come un’area omogenea, con un’immagine coordinata». Quali misure sono state portate avanti? «Iniziative di comunicazione, marketing, promozione culturale e animazione. Sono stati realizzati interventi sull’arredo urbano e la sicurezza: dal rifacimento dell’illuminazione, alla dotazione di arredo esterno ai punti vendita, ai finanziamenti per le saracinesche antigraffiti e le vetrine antisfondamento dei negozi. Milano, con il Comune capofila, si è anche proposta per poter usufruire delle opportunità di rifinanziamento offerte dal nuovo bando regionale sui distretti. L’idea dei distretti urbani del commercio come strumento per valorizzare il territorio costituisce, infatti, un importante passaggio operativo sulla strada che ci porterà ad Expo 2015». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 31




OBIETTIVO EXPO

opo il Giappone e la Cina, la “vecchia” Europa torna al centro dell’Esposizione universale e lo fa con un tema di forte impatto: l’alimentazione. La risposta da parte dei paesi stranieri è incoraggiante, tanto che l’obiettivo di raggiungere le 50 adesioni entro la fine del 2011 è stato addirittura centrato in anticipo di qualche mese. Cosa diversa e più complessa è puntare gli occhi sul “contenitore” della grande manifestazione. Grazie ad Arexpo, la società controllata dalla Regione, si è chiuso con successo l’acquisto dei terreni dai vecchi proprietari (Fondazione Fiera e Gruppo Cabassi). Ma questo è solo l’antefatto: ora la newco deve curare il processo di infrastrutturazione e di trasformazione dell’area per assicurarne la valorizzazione a “lungo termine”: un’operazione su cui sarà determinante l’investimento dei privati. Su questo per Paolo Alli, sottosegretario della Regione per l’attuazione del programma ed Expo 2015, non ci sono dubbi, mentre ancora tanti altri aspetti come la possibilità di ridimensionare il progetto e il futuro del dopo Expo - sono ancora in fase di work in progress. Si prospettano mesi impegnativi per le due interfacce istituzionali di maggior peso: il numero uno del Pirellone, Roberto Formigoni, e il sindaco di Milano, Giuliano Pisapia, nominati rispettivamente commissario generale e commissario straordinario con superpoteri per accelerare i tempi dell’Expo. Arexpo ha completato l’acquisto

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L’avventura è già cominciata Per il sottosegretario Paolo Alli ci sono tutte le premesse per garantire un’infrastruttura degna dell’Expo, ora si “corre” per farsi trovare pronti all’appuntamento del 2015 Paola Maruzzi

delle aree. In che misura ora sono determinanti gli investimenti dei privati? «L’argomento è complesso. Se le aree fossero rimaste ai privati, avremmo avuto da questi dei contributi ma non avremmo potuto farci finanziare le opere. I privati

hanno diverse opportunità di coinvolgimento: Formigoni ha parlato di “fuori salone” e di sponsor, già previsti dal piano finanziario. Ci sono diverse opportunità sia rispetto alla realizzazione delle opere che all’evento. Per la realizzazione degli edifici servono in tempi ra-


Paolo Alli

pidi dal momento che i primi appalti partiranno a ottobre. Per incentivare gli investimenti Arexpo elaborerà un business plan». Prima la continuità del progetto Moratti-Pisapia, poi l’asset Regione-Comune: crede che questi equilibri si manterranno? «Siamo ottimisti. L’alleanza con il Comune si è confermata più stabile di quanto potessimo prevedere. Certo, Pisapia ha le sue gatte da pelare, cosa normale per qualsiasi maggioranza al governo. Quello che non verrà toccato è l’accordo di programma da poco ratificato. Le intenzioni del sindaco di Milano sono chiare: non creare scompiglio, cosa che significherebbe rinunciare all’Expo». Sembra quasi sorpreso nel vedere in Pisapia un alleato. «Visti i nervosismi di Boeri e di altri assessori della sua giunta, potevamo aspettarci una posizione più dura, invece Pisapia ha dato prova di grande realismo, molto apprezzato da Formigoni». E alla Provincia che ruolo spetta? «Il presidente Podestà ha fatto ca-

Il progetto è modulare, capace di adattarsi ad altri utilizzi anche dopo il 2015

pire che un ruolo, anche finanziario, lo vuole giocare, staremo a vedere. Finora c’è stata grande collaborazione, una condizione fondamentale per la riuscita dell’intero progetto». È vero che l’esigenza di ridurre i costi rende plausibile l’ipotesi di rivedere il progetto iniziale? «Il progetto è nato in momento in cui si presumeva una disponibilità finanziaria diversa dall’attuale. L’ha capito anche il Bie, che ha già accettato alcuni ridimensionamenti. Il progetto approvato dal dossier di registrazione è diverso rispetto a quello di candidatura. Ora si sta valutando se eliminare alcuni margini, pur conservando padiglioni e spazi espositivi. La questione è complessa, bisognerà fare chiarezza, anche perché alcuni padiglioni verranno realizzati dai paesi ospiti, altri dalla società e dati in affitto, poi ci saranno padiglioni realizzati a bassissimo costo che verranno abbattuti come accade, in buona parte, in tutti gli Expo. L’aspetto positivo è che la cosiddetta “piastra”,

cioè le opere di base, sarà a elevata flessibilità. Il progetto è modulare, capace di adattarsi ad altri utilizzi anche dopo il 2015. Per ora partiamo dalla cose essenziali: poco per volta negozieremo, garantendo una struttura all’altezza dell’Expo». L’Expo sarà da una parte l’insieme di infrastrutture “pesanti”, dall’altra tanti contenuti sostenibili. Come garantire l’interazione di questi due aspetti? «La società Expo 2015 ha il compito di garantire quest’equilibrio e mi sembra si stia andando verso questa direzione. Il dialogo tra contenuti e palcoscenico è ancora in work in progress. Formigoni e Pisapia, in sinergia con Expo spa, metteranno a punto un’interfaccia determinate, in cui non ci sarà né troppo cemento, né troppo ambientalismo esasperato di sinistra. Poi chiederemo ai paesi espositori che all’interno della manifestazione prevalga la coerenza tra gli stessi contenuti per evitare un caotico accostamento come accaduto all’Expo di Saragozza, un vero disastro da questo punto di vista». Cosa accadrà a manifestazione conclusa? «Ne discuteremo con i soci al più presto. In ballo ci sono tante idee valide, dalla cittadella della giustizia alla città dello sport al parco tecnologico. Ci vorrà un indirizzo politico da parte dei soci che decideranno nei prossimi mesi. Servirà un piano che permetta di recuperare risorse il più possibile, tenendo conto del duplice interesse: sia finanziario che di sviluppo della città. Lo spirito non è speculare su un evento che si “brucia” nel giro di qualche mese». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 35


OBIETTIVO EXPO

«Verso il 2015 con grande entusiasmo» I lavori di preparazione per l’Expo avanzano e presto partiranno i primi cantieri. È la fase più delicata, quella su cui si stabilisce anche l’eredità del dopo evento. Per Giuliano Pisapia è segno che «si è tornati in carreggiata», Milano non vuole perdere un’opportunità irripetibile Paola Maruzzi

onostante le ristrettezze economiche e alcune posizioni scettiche interne alla giunta “arancione”, l’Expo si conferma una priorità per Milano. Il sindaco Giuliano Pisapia non ha dubbi a riguardo, consapevole che da qui al 2015 Palazzo Marino dovrà trovare e versare oltre 200 milioni di euro. Ma lo sforzo finanziario non sarà tutto: sulla manifestazione si gioca la scommessa, anche culturale, di riconsegnare alla città l’ex area industriale di Rho-Pero completamente trasformata. Non è ancora chiaro quale progetto prevarrà per il dopo Expo, ma è certo che il 56% dell’area sarà destinato al verde. Per ora è indispensabile pensare all’immediato futuro, quindi far partire i lavori. Con la firma dell’accordo di programma tra le istituzioni protagoniste e la costituzione della newco Arexpo, si è aperta la fase operativa, quella più delicata, su cui, promette Pisapia, «sarà indispensabile vegliare per impedire che la costruzione delle infrastrutture non diventi un affare immobiliare fine a se stesso». A inizio agosto è stata lanciata la prima gara da circa 90 milioni e, se son si

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vuole rischiare il cartellino rosso del Bie (Bureau International des Expositions), le prime ruspe dovranno partire a ottobre. Sindaco, l’Expo si conferma una priorità per Milano e l’Italia. Cosa sarà determinante per trovare i fondi necessari all’avanGiuliano Pisapia, sindaco di Milano zamento dei lavori? «L’Esposizione universale del 2015 è certamente una grande altrettanto». occasione per la nostra città e per il Stefan Christensen, presidente Paese. In particolare per il rilancio del Bie, ha detto che i lavori doeconomico, culturale e sociale ed è vranno iniziare al massimo entro ancora più importante in un mo- ottobre. Nessuna preoccupazione? mento di grave crisi economica «Ero preoccupato a giugno, come quello che stiamo vivendo. È quando c’era il grosso rischio di questo il fattore determinante per vedere arenato definitivamente trovare i fondi, soprattutto gli in- Expo 2015 dopo tre anni passati vestimenti che il governo si è im- tra litigi e ritardi. Il Bie era pronto pegnato a stanziare per la realizza- a estrarre il cartellino rosso. Ora zione delle infrastrutture, perché questo rischio non esiste più: la in gioco c’è non solo la credibilità firma di luglio dell’accordo di prodell’Italia, ma lo sviluppo utile alla gramma permetterà, come richiepopolazione sia in occasione di sto, l’avvio dei lavori entro ottobre. Expo, ma soprattutto dopo. Quello Inoltre, entro fine mese approderà che rimarrà, infatti, migliorerà il si- in consiglio comunale la delibera stema della mobilità dell’area mi- sull’ingresso di Palazzo Marino lanese. Ribadisco che l’ammini- nella società Arexpo con una quota strazione comunale farà la sua paritaria agli altri soggetti coinparte, confido che il governo faccia volti. Siamo tornati in carreggiata,


Giuliano Pisapia

ora possiamo guardare al 2015 davvero con grande entusiasmo nonostante il lavoro che ci aspetta sia molto». L’Expo richiama un importante giro d’affari. Come garantire la trasparenza? «La trasparenza per noi è un impegno prioritario. Ci saranno controlli e ispezioni. Le gare d’appalto, ad esempio, non verranno decise in base al criterio del massimo ribasso, che spesso permette infiltrazioni criminali, ma saranno valutate le offerte economicamente più vantaggiose. Ci saranno inoltre grandi controlli su appalti e subappalti. Sarà poi costituita una commissione antimafia all’interno del consiglio comunale. Mentre è già stato istituito il Gicex, gruppo operativo interforze che “sorveglierà” su Expo. La nomina a com-

missari straordinari mia e del presidente della Regione Roberto Formigoni è poi un ulteriore atto di garanzia verso i cittadini e verso il Bureau international des expositions». Si è detto più volte che l’effetto Expo andrà ben oltre il 2015. Come immagina il futuro di quest’area? «Lo ripeto sempre e non mi stancherò mai di farlo. Dobbiamo lavorare per fare di Expo 2015 un successo nei suoi sei mesi di manifestazione. L’impegno è rivolto anche al dopo Esposizione, con l’obiettivo di valorizzare le aree, affinché si trasformino in un territorio vivo, destinato all’interesse pubblico, dove sorgerà uno dei parchi più grandi d’Europa, con almeno il 56% dell’area destinata a verde e con uno sviluppo abitativo

che vada nella direzione di un vero housing sociale. Grazie all’Expo ci saranno poi le vie d’acqua, sarà sistemata la Darsena, un luogo importantissimo per Milano, ma da troppi anni abbandonato e ci saranno anche numerose altre strutture per i cittadini. Penso ad esempio un grande teatro da 4mila posti. C’è anche il progetto per una nuova sede della Rai. L’Expo lascerà in eredità anche un gran numero di servizi di pubblica utilità». L’assessore alla Cultura di Milano, Stefano Boeri, ha espresso perplessità riguardo al quartiere di uffici e residenze. Come rassicurare coloro che guardano con preoccupazione al “cemento” dell’Expo? «Abbiamo posto vincoli precisi per evitare speculazioni edilizie nelle aree di Expo. All’area metropolitana milanese servono maggiori servizi, non palazzi da 9mila euro al metro quadrato destinati a rimanere invenduti. Inoltre le scelte urbanistiche rimarranno in capo al Comune di Milano». L’Expo è un impegno preso con il Bie ma anche con i cittadini. Che parte sono chiamati a giocare? «L’Esposizione universale del 2015 avrà ricadute positive anche sul fronte dei posti di lavoro, in particolare per i giovani. Ora che i lavori per Expo partiranno davvero si creeranno molte opportunità, diversificate tra loro, penso ai settori del turismo, della cultura e dei servizi. Ecco perché parlo di questa manifestazione in termini di rilancio economico. Questo evento avrà la capacità di dare un nuovo impulso all’economia non solo di Milano». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 37


OBIETTIVO EXPO

L’Expo chiede una regia a più mani La stretta economica non frena i preparativi per il grande evento e si rafforza l’equilibrato gioco di parti tra gli enti locali. Ma il presidente della Provincia di Milano Guido Podestà ricorda: «È soprattutto un impegno governativo» Paola Maruzzi

onostante l’impegno finanziario per entrare nella società Arexpo sia eccessivo per Palazzo Isimbardi, lo scorso luglio a firmare l’accordo di programma sulle aree di Expo 2015 c’era anche il presidente della Provincia di Milano, Guido Podestà, assieme a Roberto Formigoni, Giuliano Pisapia, Pietro Romano, sindaco di Rho, e un rappresentante di Poste italiane. Poco dopo il “patto” è stato ratificato e sull’edificabilità del sito, pari a un massimo di 0,52, non si torna più indietro. La strada imboccata prevede che il 56% della superficie, cioè 450mila metri quadrati, vengano destinati al verde. È chiaro che dietro i preparativi del grande evento ci sia anche l’evoluzione di un’area periferica, quella di Rho-Pero, a nord ovest di Milano, dapprima votata all’industria, poi dismessa, ora al centro di una vicenda internazionale il cui epilogo, si legge nell’accordo, sarà uno «sviluppo che vada a integrale vantaggio dei cittadini». E se la “storia” della riqualificazione dovesse ripetersi altrove? Podestà non lo esclude. Ad avallare l’ipotesi c’è una ricerca condotta da

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un gruppo di ricercatori dell’Università Bocconi per conto di un alcuni imprenditori riuniti sotto l’associazione Bonifichexpo2015. La Provincia vede con favore una più ampia riflessione in tema di riqualificazione. Cosa si augura possa scaturirne? «Secondo lo studio commissionato da Bonifichexpo, sul territorio provinciale ci sono 10 milioni di metri quadri da bonificare per un business che vale 11 miliardi. Parlare di bonifica è forse improprio, è meglio definire questo potenziale processo “recupero” dei terreni dismessi in funzione delle esigenze del mercato. Queste operazioni permetterebbero di non consumare altro terreno. Per ora la Provincia la vede come un’opportunità per rilanciare attività nuove. Starà poi ai privati e agli enti locali approfittarne in modo intelligente». In questi mesi sono stati al centro dell’atten-


Guido Podestà

L’Expo è un evento di grande rilevanza per il territorio e il Paese, dobbiamo far di tutto per sostenere questa opportunità

zione i terreni dell’Expo. Non era necessario bonificarli? «Secondo gli enti preposti che hanno eseguito i carotaggi la bonifica non è stata ritenuta necessaria». I tempi stringono e per farsi trovare pronti all’appuntamento del 2015 è necessaria una piena sintonia tra gli attori istituzionali: quali sono le priorità per la Provincia? «L’Expo è un evento di grande rilevanza per il territorio e il Paese. Al di là della difficoltà generale per l’economia e della stretta per gli enti locali, dobbiamo far di tutto per sostenere questa opportunità e ricavarne il massimo in termini di crescita duratura. La Provincia ha forse un ruolo eccessivo rispetto alle

sue possibilità, difficilmente reggeremo completamente quest’impegno, certi comunque che altri enti accresceranno la loro partecipazione. Ma abbiamo delle responsabilità per ciò che concerne l’accessibilità al sito, sia per la viabilità ordinaria che per le grandi opere, quindi Pedemontana e Brebemi, che in qualche fanno capo alla Serravalle di cui la Provincia detiene più della metà delle azioni». Le opere fanno da collante. Come procedono? «È la Regione a condurre il gioco e lo fa in piena sinergia con il nostro ente: dall’ultimo Tavolo Lombardia di fine luglio è emerso che tutto è ancora nei tempi. A preoccuparmi c’è dell’altro, un tema che ho sotto-

lineato in modo esplicito rivolgendomi direttamente al presidente del consiglio, al ministro del Tesoro e ai soci di Expo 2015: è improprio che l’incidenza dell’evento, rispetto al patto di stabilità, faccia carico sugli enti locali. Ricordiamo che l’Expo è prima di tutto un accordo tra Stato italiano e Bie, è un impegno governativo. Va bene il fatto che gli enti locali debbano metterci delle risorse, ma questo non deve condizionare il patto di stabilità, impedendo di investire altre risorse, che pure avremmo, verso altre priorità come la manutenzione di strade e scuole. È qualcosa che va affrontato. Il sottosegretario Gianni Letta mi ha risposto, vedremo cosa succederà». L’asse Regione-Comune è determinante. La Provincia non si sente un po’ tagliata fuori? «Ognuno fa la sua parte, in un bilanciato gioco di equilibri. La Provincia ha sempre mostrato una concreta collaborazione con Roberto Formigoni e Giuliano Pisapia, che ricoprono gli incarichi di commissari per l’Expo. Le responsabilità sono in capo alle persone giuste». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 39




SISTEMA FIERISTICO

La rovina è il campanilismo Francesca Golfetto, docente di marketing all’Università Bocconi, analizza il sistema fieristico italiano: «La razionalizzazione la fa il mercato, non credo a soluzioni dall’alto. Ma occorre risolvere il conflitto tra indotto e opportunità per le imprese» Riccardo Casini

iniziato bene il 2011 per il sistema fieristico italiano: secondo i dati diffusi dall’Aefi, nel primo trimestre risulta infatti attivo il saldo relativo a numero di manifestazioni, espositori, superficie occupata, visitatori e fatturato. Non fa eccezione nemmeno la Lombardia, dove, come ricorda Francesca Golfetto, docente ordinario di marketing alla Bocconi e responsabile della divisione Business communication and media presso il Cermes, «il sistema fieristico è costituito principalmente da Fiera Milano, che rappresenta in questo momento il punto più alto dell’Italia nella competizione internazionale tra sistemi fieristici, potendo competere con Parigi, Francoforte e Düsseldorf, ovvero i principali poli a livello europeo. E non è un caso se si tratta in tutti i casi di strutture ospitate in grandi aree produttive». Ma quali sono oggi le principali sfide che si trova a dover affrontare Fiera Milano? «Il momento non è semplice, occorrono grandi sforzi per restare a questo livello. Le difficoltà del settore manifattu-

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riero si sommano alla competizione con i mercati emergenti: ogni paese cerca giustamente visibilità per le proprie fiere, dal momento che queste portano poi benefici alle imprese del territorio. Ma il budget delle aziende si è ristretto, portandole a diventare sempre più selettive: così, andando a meno fiere, la lotta per mantenere vive queste ultime si fa sempre più accesa». In che modo oggi le fiere possono costituire il volano di sviluppo per un territorio e la sua economia? «Vi sono due tipologie di fattori di sviluppo che una fiera crea: da una parte la visibilità che, in quanto piattaforma di marketing collettivo, offre alle imprese locali o nazionali; dall’altra l’indotto territoriale, in termini di servizi e turismo che ne deriva. Le pmi ritengono ovviamente più importante il primo, dal momento che per loro non è facile farsi vedere se non quando si presentano e si promuovono congiuntamente, ma nonostante questo si tende sempre a parlare maggiormente del secondo

aspetto, anche sui media. Tutti, infatti, vorrebbero guadagnare questo indotto; purtroppo, in un’economia di pmi, si tratta di due fattori in conflitto». Come risolverlo? «La rovina è il campanilismo. Le piccole e medie imprese

Francesca Golfetto, docente ordinario di marketing all’Università Bocconi


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devono trovare un accordo tramite le loro associazioni di categoria, e non per mano del settore pubblico: personalmente non credo alle soluzioni calate dall’alto, anzi spesso sono proprio i sistemi locali di governo a creare i disastri maggiori. E soprattutto occorre rivedere il sistema delle fiere internazionali: per ogni settore ne sarebbero sufficienti una o due al massimo, ma ben organizzate, in modo da evitare una dispersione e uno spreco di energie che nuoce a tutti, fiere stesse e imprese. La visibilità internazionale deve essere focalizzata. Le fiere locali invece possono anche coesistere». A proposito, in questa fase vari distretti fieristici italiani stanno cercando sinergie a livello locale e regionale, anche nell’ottica di una maggiore razionalizzazione. È giusto procedere in questa direzione? In un mercato globale le sinergie non andrebbero ricercate a un livello più ampio, e comunque transregionale? «Parlare di distretti fieristici è sbagliato. Esiste un distretto dell’offerta e uno della domanda, e per soddisfare quest’ultimo sono sufficienti, come detto, uno o due punti di visibilità. Ma per questo serve una visione internazionale, non distrettuale. In

In Europa il concetto di fiera si è molto evoluto, passando da luogo in cui si andava per raccogliere ordini a vetrina dell’andamento del settore

quanto alla razionalizzazione, poi, è necessario comprendere che a farla è il mercato stesso, non gli enti locali: è inutile intromettersi, ogni location ha i suoi punti di forza. Purtroppo la guerra tra poli fieristici invece è supportata spesso dalle Regioni. Ma dovrebbero comprendere che sarebbero più utili sostegni anziché interventi che cerchino di indirizzare il mercato». Come si sta evolvendo invece il concetto stesso di fiera? L’Italia è al passo con le altre realtà europee in questo senso? «In Italia e in Europa il concetto di fiera si è molto evoluto negli ultimi anni, passando da luogo in cui si andava per risparmiare forza vendita e raccogliere ordini a vetrina per informare sull’andamento del settore e relazionarsi coi clienti. In Oriente si è ancora fermi al primo aspetto, mentre nei paesi evoluti le attività più banali di vendita sono state trasferite su Internet, lasciando alle fiere il contatto fisico e visivo, che svolge ancora le funzioni più preziose ma è anche il più costoso. In Oriente inoltre le fiere non sono così specializzate e raggruppano vari settori, anche se si stanno evolvendo rapidamente. L’Italia è al passo con l’Europa, offre fiere specializzate ed evolute, ma è purtroppo devastata da questa lotta tra location: per questo è necessario risolvere al più presto il conflitto tra indotto e opportunità per le imprese». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 43


SISTEMA FIERISTICO

Con lo sguardo oltre l’Europa Nel primo semestre 2011 Fiera Milano ha visto incrementare il contributo delle attività all’estero sui ricavi. Il presidente Michele Perini parla di una «svolta» e dice: «Nei grandi mercati emergenti dobbiamo essere noi a seguire la domanda»

renta manifestazioni e 17 eventi per 722mila metri quadrati di superficie e oltre 12mila espositori: i numeri, nonostante la lieve flessione rispetto allo scorso anno, confermano i due quartieri di Fieramilano e Fieramilanocity ai vertici del sistema fieristico italiano anche nel primo semestre del 2011. Soprattutto se a questi numeri si aggiungono anche le 13 manifestazioni svolte all’estero, tra Cina, India e Brasile, per un totale di 105.495 metri quadrati (contro i 61.605 dell’analogo periodo dell’esercizio precedente) e 2.397 espositori (contro 1.613). Una componente, quella estera, che sta assumendo un ruolo sempre più importante. E forse è anche per questo che Michele Perini, presidente di Fiera Milano spa, parla significativamente del 2011 come «anno della svolta». «Negli ultimi esercizi – spiega – abbiamo messo in atto un ambizioso programma di riorganizzazione del gruppo, volto all’efficientamento gestionale. Ci siamo anche fortemente focalizzati sul nostro core busi-

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44 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011

ness, ovvero l’organizzazione di mostre professionali e l’erogazione di servizi specialistici fieristici e congressuali. Quest’azione è culminata con la presentazione nello scorso marzo del piano industriale 2011-2014». Perché parla di svolta? Quali sono i principali elementi di rottura? «Il piano prevede una forte progressione dei ricavi e del margine con un netto miglioramento della posizione finanziaria, l’accelerazione dell'attività all’estero, destinata a contribuire in maniera sempre più significativa al fatturato, e il completamento della nostra riorganizzazione con la costituzione di una media company e di una società di servizi che amplierà, estendendola a logistica e movimentazione, l'attività di allestimento. Si apre così un nuovo capitolo di Fiera Milano. Questo piano industriale segna una forte discontinuità con il passato. E una risposta in termini di numeri è già arrivata: Fiera Milano ha chiuso il primo semestre con una redditività in crescita, malgrado una flessione dei ricavi dovuta

Cristina Pica

Riccardo Casini

a un calendario mostre sfavorevole rispetto a quello del primo semestre 2010». I ricavi delle vendite e delle prestazioni da gennaio a giugno ammontano infatti a 139,6 milioni di euro rispetto ai 148,1 dell’anno precedente. Il contributo delle attività all’estero è passato però dall’1,9% al 5,4% in questo semestre. Come si sta muovendo Fiera Milano sul fronte dell’internazionalizzazione? Su quali mercati è giusto puntare in questa fase? «La globalizzazione dell’economia è ormai un fatto ineludibile anche nel business fieristico. Nei grandi mercati


Michele Perini

emergenti dobbiamo essere noi a seguire la domanda: non basta più il vecchio approccio che consisteva nel richiamare gli operatori esteri verso i nostri eventi domestici. Noi abbiamo imboccato con determinazione la strada dell’internazionalizzazione e abbiamo fatto negli ultimi tempi significativi progressi. A inizio 2011 siamo entrati in Brasile, con l’acquisizione del 75% dell’affermato organizzatore fieristico Cipa, che ha in portafoglio 18 manifestazioni, e con cui è già iniziato uno scambio di prodotti: Reatech, mostra dedicata al mondo dei disabili, molto nota in Sudamerica, verrà “importata” nel nostro quartiere espositivo a Milano nel 2012, mentre Macef e la mostra della fluidotecnica Fluidtrans Compomac terranno un’edizione

brasiliana. Nello stesso solco dell’internazionalizzazione si inquadra la decisione di portare Macef, l’evento leader nel settore della casa, in Russia, dove abbiamo stretto una partnership commerciale con un affermato operatore locale». Insomma, i cosiddetti paesi Bric costituiscono l’interlocutore privilegiato. «Non solo. Con Promos, l’agenzia speciale della Camera di commercio di Milano, abbiamo avviato la costituzione di una società commerciale che venderà le nostre mostre in Francia, Germania, Spagna, Stati Uniti e Turchia. Certo, continuiamo poi a lavorare con soddisfazione anche con la Fiera di Hannover, con cui abbiamo costituito due società che ormai da qualche anno organizzano manifestazioni professionali in Cina e India, dove stiamo anche lavorando con

La concorrenza è il fattore nuovo che costringe oggi chi fa questo mestiere a ragionare e comportarsi come un’impresa

organizzatori locali e un grande player internazionale al lancio a Delhi di Motor Match, un’innovativa mostramercato dell’autoveicolo». Qual è invece oggi il ruolo di Fiera Milano all’interno del sistema fieristico nazionale? «Siamo il leader di mercato, ma in tempi di grande cambiamento: tempi affrontati con la riorganizzazione, che riteniamo costituisca la miglior garanzia per confermare la nostra leadership in futuro. D’altra parte anche le fiere ormai sono attività che devono confrontarsi con il mercato, non solo domestico ma globale. La concorrenza è il fattore nuovo che ha sconvolto i vecchi assetti del sistema e che costringe oggi chi fa questo mestiere, un tempo in qualche modo protetto e fortemente legato al territorio, a ragionare, organizzarsi e comportarsi come un’impresa che opera in libera concorrenza e si giustifica solo se ricava un utile dalle risorse finanziarie e umane che impegna. Questo mutamento epocale forse non è ancora stato metabolizzato come dovrebbe». Ritiene necessaria una razionalizzazione tra le varie fiere presenti in regione e nel Paese? «In Italia l’attività fieristica resta fortemente frammentata e dispersa su un gran numero di centri espositivi, più numerosi ad esempio di quelli presenti in Germania, e che non sempre sono in grado di raggiungere la soglia critica dove

In apertura, Michele Perini, presidente di Fiera Milano

A sinistra, un momento del Macef

LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 45


XXXXXXXXXXX SISTEMA FIERISTICO

E la Fondazione torna al core business Dalle infrastrutture agli eventi fieristici: per il presidente Gianpiero Cantoni «dopo aver realizzato l’hardware vogliamo dedicarci al software». Con un occhio attento all’Expo omento di grandi cambiamenti anche per Fondazione Fiera Milano, l’ente che controlla le società Fiera Milano e Sviluppo Sistema Fiera. «Nei primi dieci anni di vita – spiega il presidente Gianpiero Cantoni – la fondazione ha messo a disposizione del gruppo Fiera Milano e dell’intero Paese le più moderne strutture fieristiche e congressuali per poter affrontare la sempre crescente concorrenza Gianpiero Cantoni, presidente di Fondazione Fiera Milano degli altri quartieri fieristici, in particolare tedeschi. Completata questa fase, la fondazione volta pagina e torna a dedicarsi alla promozione e al sostegno del core business fieristico al fianco della propria controllata Fiera Milano e dell’intero sistema economico nazionale. In pratica, dopo aver realizzato l’hardware adesso vogliamo dedicarci al software. Fin dalla sua nascita, la Fiera di Milano è sempre stata considerata la vetrina del made in Italy nel mondo; ogni anno dai suoi padiglioni passa la quasi totalità di quei prodotti che poi si affermano su tutti i mercati del pianeta. Oggi noi mettiamo il nostro know how a sua completa disposizione per far sì che questa posizione venga ulteriormente rafforzata».

M

La fondazione si è impegnata anche nella costituzione di una newco per l’acquisizione dei terreni che ospiteranno l’Expo 2015. Qual è l’importanza di questa operazione? Quali invece i possibili rischi?

«Fondazione Fiera Milano si è sempre impegnata in prima persona per la realizzazione dell’Expo. Attualmente non vedo rischi particolari, se non quelli fisiologici alla realizzazione di eventi di importanza planetaria. E non sono d’accordo nemmeno con chi dice che tutto procede troppo lentamente: nel nostro Paese a volte i tempi subiscono sempre qualche dilatazione nella fase di progettazione, poi però sappiamo sempre realizzare ciò in cui siamo impegnati con la massima efficacia agli occhi del mondo. E anche questa volta non saremo da meno». (RC)

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le manifestazioni professionali diventano effettivamente mostre internazionali in grado di competere con l’offerta fieristica globale, facendo così un servizio reale di internazionalizzazione alle nostre imprese. Un’area dove forse potremmo avviare un utile ricompattamento è proprio la penetrazione dei mercati internazionali, dove credo che potremmo unire con buoni risultati le nostre forze». Expo a parte, su cosa punta oggi Fiera Milano? Quali sono i vostri progetti futuri? «Abbiamo riorganizzato la nostra attività focalizzandola su quattro aree operative: gestione del quartiere e organizzazione diretta di mostre; servizi integrati di logistica e allestimento; comunicazione multimediale e multicanale; congressi nazionali e internazionali. Per quanto riguarda quest’ultimo, l’ospitalità congressuale è un business in netta crescita: per questo da maggio scorso la nostra controllata Fiera Milano Congressi dispone del Mico, il complesso convegnistico più moderno e vasto d’Europa, realizzato nell’area di Fieramilanocity da Fondazione Fiera Milano con un investimento

di oltre 64 milioni di euro. Si tratta di un complesso ai vertici mondiali, capace di accogliere fino a 18mila delegati, con 54mila metri quadrati espositivi a supporto». E per quanto riguarda la media company? «Accorperà le controllate Fiera Milano Editore (editoria tecnica e pubblicità), Expopage (servizi internet) e Business International (convegnistica e formazione), offrendo alle aziende un servizio di comunicazione integrata che riteniamo rispondente ai tempi in rapida evoluzione, soprattutto in questo settore: una comunicazione in grado di sfruttare sia i canali tradizionali come la pubblicità e la carta stampata, sia il web e i device mobili sia le relazioni interpersonali. Ma stiamo anche lavorando all’ampliamento della gamma di servizi di allestimento, che verranno estesi alla logistica e movimentazione, allo stoccaggio e all’erogazione di servizi tecnici a completamento della fornitura delle strutture espositive. Il tutto sia con l’evoluzione delle professionalità già al nostro interno sia con l’inserimento di nuove risorse umane adeguate all’evoluzione imposta dal mercato».


Ettore Riello

Visitatori e fatturato in aumento Ettore Riello, presidente di Aefi, commenta il trend positivo del sistema fieristico. Ma avverte: «serve più coesione. E manca una visione della politica sul valore delle fiere per l’impresa» Riccardo Casini isitatori in aumento per il 42% dei quartieri, fatturato in crescita per il 48%. Ma salgono anche superficie occupata (per il 42%), espositori (per il 45%) e numero manifestazioni (per il 29%): i dati diffusi dall’Associazione esposizioni e fiere italiane, relativi al primo trimestre 2011, mostrano un saldo nettamente attivo rispetto allo stesso periodo del 2010. E tutto questo in un settore che risulta ancora strategicamente di grande importanza: secondo il centro studi Aefi, infatti, nell’ambito delle fiere italiane oggi si sviluppano affari per 60 miliardi di euro, oltre a nascervi il 10% del totale dell’export nazionale. Ma le fiere costituiscono anche uno dei principali, se non il principale, strumento di promozione per il 75% delle imprese industriali e per l’88,5% delle pmi. Dati inequivocabili, che anche il presidente di Aefi, Ettore Riello, conferma. Cosa occorre invece in ottica futura? «È necessario – spiega – mantenere questo trend di crescita e investimento a livello di singole fiere, mentre se parliamo di sistema è necessaria una maggiore coesione: in questo senso credo vada l’idea di una federazione o associazione unica tra Aefi e Cfi. Purtroppo

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oggi manca una visione della politica sul valore delle fiere a supporto dell’impresa». Oggi vari distretti fieristici sembrano cercare sinergie, in particolare a livello locale. Si tratta della rotta giusta? Le sinergie tra poli espositivi della stessa regione non rischiano di avere comunque un respiro troppo poco ampio in un mercato globale come quello attuale? «Le intese possono essere importanti a tutti i livelli, sia sul mercato globale che in quei casi che possono valorizzare le sinergie e le valenze a livello locale. Di certo dobbiamo maggiormente misurarci con i competitors europei». Quali conseguenze potrà avere per le imprese italiane la soppressione dell’Ice voluta dal governo? In che modo il sistema fieristico italiano può aiutarle oggi nella promozione, in particolare verso l’estero? «La soppressione dell’Istituto per il commercio estero potrebbe avere un impatto negativo sull’organizzazione di manifestazioni al di fuori dell’Italia, soprattutto nel breve periodo. Tuttavia esistono altri enti e strutture che possono supportare le fiere e le imprese italiane nel percorso di internazionaliz-

zazione. È molto importante che le fiere prendano sempre più coscienza del proprio ruolo di promozione e valorizzazione delle eccellenze, delle pmi e dei distretti italiani sui mercati e sulle piazze estere; ma tutto non si può fare da soli». A proposito di mercati, quali ritiene maggiormente interessanti oggi? In quali direzioni devono muoversi le fiere italiane? «I paesi appartenenti al Bric offrono indubbiamente opportunità di sviluppo e di espansione per le fiere ma soprattutto per le aziende italiane. Tuttavia è importante consolidare anche piazze fieristiche importanti come Usa ed Europa. Ma non dimentichiamo il nostro mercato».

Ettore Riello, presidente di Aefi

LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 47


SISTEMA FIERISTICO

Fiere e internazionalizzazione Secondo Bruno Ermolli, presidente di Promos, «la maggiore competitività del sistema fieristico significa maggiore attrattività all’estero delle imprese lombarde» per le quali, aggiunge, «occorre un’offerta di servizi su misura» Riccardo Casini

arketing territoriale e internazionalizzazione: sono questi i due principali ambiti di intervento di Promos, l’azienda speciale della Camera di Commercio di Milano che da tempo ha stretto un accordo con Fiera Milano per lo sviluppo del sistema fieristico e l’organizzazione di Expo 2015. Secondo il suo presidente Bruno Ermolli, infatti, «le fiere sono un supporto essenziale per la crescita e lo sviluppo economico del territorio e delle

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imprese poiché sostengono e rafforzano la loro vocazione internazionale. Gli imprenditori manifestano sempre maggior interesse verso i Paesi emergenti, nuovi mercati di sbocco per i loro prodotti e servizi; in questo senso, le fiere rappresentano un utile strumento di promozione, una vetrina per le molteplici eccellenze produttive oltre che un fattore di attrazione per il turismo d’affari. E Milano e la Lombardia vantano un sistema fieristico molto attivo e competitivo sul piano internazionale, nazionale e locale». Qual è allora il compito di Promos in questo ambito? «È importante che le fiere diventino sempre più occasione concreta e mirata di business. Il contributo che Promos può dare al sistema regionale va nella direzione di una maggiore ottimizzazione organizzativa e di una più efficace corrispondenza tra la domanda di internazionalizzazione delle nostre pmi e l’offerta del sistema fieristico. L’offerta di servizi su

misura per le nostre pmi è infatti la leva per incrementare sia la partecipazione alle fiere internazionali sia l’incoming di aziende e buyer dall’estero. Promos dispone di una rete estera snella ed efficiente, composta da 16 uffici dislocati nei mercati più strategici per il business delle imprese lombarde e italiane, come ad esempio Cina, Brasile, Russia, India, i Paesi del Mediterraneo e del Golfo o gli Stati Uniti». Qual è il loro ruolo? «Sono antenne che sviluppano contatti e relazioni con interlocutori economici, finanziari e istituzionali, assicurano il supporto organizzativo e logistico per la realizzazione di fiere e missioni, promuovono l’attrattività del sistema regionale nei Paesi in cui operano. Con questi stessi obiettivi, Promos ha siglato all’inizio di quest’anno un’alleanza con Fiera Milano, che aprirà filiali commerciali all’estero per promuovere a livello internazionale le pmi milanesi e lombarde e portare a Milano il mondo degli espositori e quello dei buyer». Ad agosto Promos ha siglato anche una convenzione con la Regione che prevede un investimento da parte di


Bruno Ermolli

quest’ultima per oltre 207mila euro a sostegno degli eventi fieristici che si svolgeranno in Lombardia nel 2012. Qual è l’importanza di questo accordo? Come verranno investiti concretamente questi fondi? «L’accordo permetterà di dare maggiore slancio e incisività agli eventi fieristici regionali, potenziando innanzitutto gli strumenti di comunicazione per diffondere a livello locale e internazionale le iniziative in programma, promuovendone le specificità e ampliando il calendario di eventi con missioni settoriali all’estero e focus sul territorio. La maggiore competitività del nostro sistema fieristico significa infatti maggiore attrattività delle nostre imprese e un posto di sempre maggior rilievo dei loro prodotti sul palcoscenico mondiale». L’Expo 2015 rappresenta

indubbiamente un’occasione irripetibile per il territorio lombardo e non solo. Come procede il lavoro dei tavoli tematici istituiti da Promos? Quali sono le principali difficoltà incontrate sinora nella preparazione di questo evento? «I nove tavoli hanno riunito, in un solo anno di lavoro, oltre 300 professionisti e imprenditori dei settori di punta del nostro territorio, dalle infrastrutture all’energia, dalla cultura alla sanità, dall’agroalimentare alla ricettività e al non profit. Sono più di 120 i progetti pervenuti, molti dei quali elaborati dai giovani manager che abbiamo coinvolto in un tavolo ad hoc. La prima fase di raccolta di idee e proposte si è conclusa; ora inizia la seconda, più impegnativa ma non meno interessante: dare vita ai progetti sostenibili, favorire la nascita di start up, dare forma e

2200 ISCRIZIONI Le nuove realtà iscritte nei registri delle Camere di commercio nei primi 9 mesi del 2010

8070 PARTECIPAZIONI Le imprese estere partecipate dalle imprese lombarde a fine 2010: occupano oltre 440mila dipendenti per un fatturato di circa 115 miliardi di euro

In apertura, Bruno Ermolli, presidente di Promos

concretezza allo spirito imprenditoriale che anima i nostri partecipanti. Per questo abbiamo istituito un apposito tavolo del credito, che vaglierà i business plan dei progetti e li sosterrà in un’ottica di project financing». Promos lavora anche per incrementare l’attrattività del sistema regionale all’estero. Quale aiuto arriva in questo ambito dalla Regione? «Nel panorama dei soggetti che operano per l’internazionalizzazione della business community e la promozione dell’Italia all’estero, Promos rappresenta una best practice per capacità di fare sistema con le istituzioni territoriali, nazionali e di respiro globale, attraverso accordi di programma, memorandum e convenzioni. Sono molteplici le sinergie sviluppate con la Regione, a cui ci unisce un obiettivo comune: l'attività di marketing territoriale svolta da Promos vuole infatti rafforzare la capacità del sistema milanese e lombardo di attrarre risorse dall'estero, in particolare investimenti, flussi turistici e capitale umano qualificato, contribuendo allo sviluppo e alla competitività del territorio su scala internazionale, realizzando progetti e iniziative per promuovere Milano e la Lombardia nel mondo, presentando e valorizzando le opportunità e le eccellenze del territorio nel campo dell'economia, della formazione, del turismo e della moda». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 49




QUOTAZIONE PMI

Appello agli investitori Luca Peyrano, responsabile Primary markets di Borsa italiana, parla della fase delicata dei mercati e spiega come avvicinare le pmi alla quotazione: «Occorre una comunità dedicata. Famiglie e investitori però devono adattarsi reciprocamente» Riccardo Casini

52 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011

iorni di grande incertezza per le Borse di tutto il mondo, con quella italiana che non fa certamente eccezione, mentre la politica cerca soluzioni e correttivi per tranquillizzare i mercati. A ciò nel nostro Paese si aggiunge la difficoltà rappresentata da un sistema costituito in prevalenza da piccole e medie imprese, ancora lontane dallo strumento della quotazione. Ne parliamo con Luca Peyrano, responsabile Primary markets di Borsa italiana, che riassume la sua personale ricetta per incentivarle in uno slogan: «Parlare meno di controllo e oneri, e discutere di crescita e opportunità». «La fase – premette – è delicata. Oggi gli investitori nazionali e soprattutto internazionali ricercano nelle azioni di governo rigore ed equilibrio dei conti pubblici associato a politiche volte a favorire prospettive di crescita, un mix che rappresenta la vera sfida dei policy-makers. L’andamento volatile dei mercati non va però ricondotto esclusivamente alla delicata fase che sta attraversando il nostro Paese. D’altra parte lo scenario in cui operiamo è internazionale e le Borse sono da considerarsi ormai piattaforme globali: per questo i movimenti che vi si registrano, in rialzo o in ribasso, sono frutto sia di aspetti domestici, quali appunto le scelte di un governo, sia di fattori internazionali, come nel caso del downgrade del debito statunitense».

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Di che tipo di cura necessiterebbero allora oggi i mercati? «I mercati sono allergici all’incertezza e gli investitori necessitano in primo luogo di regole chiare, stabili e trasparenti. La mia impressione è che una maggiore armonizzazione delle regole a livello internazionale, condivisa e coordinata fra le due sponde dell’oceano, possa contribuire a restituire un quadro più chiaro e stabile entro cui operare. Sul fronte economico invece è importante che si continuino a rafforzare le politiche e i percorsi di sostegno alla crescita». Nel 2007 è nato Aim Italia, il mercato dedicato alle pmi del nostro Paese. Il loro approccio al mercato borsistico è cambiato in questi anni? «In Italia ci sono tre aspetti che costituiscono sfide per il futuro: produttività, domanda e capacità di attrarre investimenti internazionali. Su quest’ultimo punto va detto che le Borse costituiscono proprio un gateway, una porta d'ingresso per i capitali internazionali. Quando fu lanciato l’Aim in Italia l’obiettivo era esattamente questo: creare una piattaforma di raccolta di capitali internazionali per pmi italiane. Questa visione originaria permane, ma nel frattempo sono mutate le condizioni di contesto e i mercati sono entrati in una crisi difficilmente prevedibile. Ritengo però che oggi più che mai serva continuare a crederci, perché si tratta di uno strumento straordinario per la cre-


Luca Peyrano

scita e lo sviluppo della parte più vitale del tessuto economico di un paese». Come rafforzarlo? «Recentemente Borsa italiana ha creato un advisory board che riunisce gli operatori di mercato, inclusi Confindustria, Abi e le principali banche e broker italiani, con lo scopo di elaborare una nuova proposta di modello di mercato ancor più rispondente alle esigenze di investitori e imprenditori medi e piccoli: in sostanza, partendo dal modello inglese, cerchiamo una soluzione ottimale che sia adatta alle caratteristiche del nostro Paese e alle mutate condizioni di contesto economico e finanziario». A fine 2010 in Italia il peso della capitalizzazione di borsa sul Pil era pari al 27%, a fronte del 43% della Germania, del 74% della Francia e del 133% del Regno Unito. Secondo alcuni le potenzialità dello strumento della quotazione sono ancora poco note per i piccoli imprenditori. Come creare una conoscenza diffusa? «Da molti anni Borsa italiana è impegnata nell’attività di educazione finanziaria su più livelli. Oggi non credo si possa parlare di una scarsa conoscenza tecnica dello strumento; è vero, partiamo da un livello di confidenza con i mercati finanziari diverso dai paesi anglosassoni, ma questo vale anche per Francia e Germania, che però vantano un fisco più incentivante per la quotazione delle pmi e so-

prattutto una politica di incentivi che ha supportato la creazione di investitori dedicati. I grandi assenti in Italia non sono infatti gli imprenditori che si vogliono quotare, ma spesso gli investitori interessati a investire in pmi: Borsa italiana lavora da tempo in questa direzione, tuttavia forme di contribuzione da parte delle istituzioni pubbliche aiuterebbero senz’altro a raggiungere prima e con successo l’obiettivo di disporre anche in Italia di una comunità dedicata di investitori specializzati in pmi». In cosa consiste l’impegno di Borsa italiana? «Abbiamo siglato una serie di accordi di collaborazione con i principali stakeholder, come

I mercati sono allergici all’incertezza, gli investitori necessitano in primo luogo di regole chiare

Confindustria, Abi e Aifi, al fine di trovare sinergie operative e rafforzare quello che è un messaggio ormai condiviso: gli imprenditori devono considerare la quotazione in Borsa uno strumento naturale di crescita e accelerazione dei propri piani di sviluppo». Di certo le pmi italiane rivelano ancora una particolare resistenza nei confronti della cultura dell’accountability, anche a causa del carattere familiare delle loro strutture proprietarie. Come superare questo ostacolo?

A sinistra, Luca Peyrano, responsabile Primary markets di Borsa italiana

LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 53


XXXXXXXXXXXPMI QUOTAZIONE

Non è vero che il controllo familiare costituisce un aspetto negativo per gli investitori

«Uno studio di Credit Suisse sono familiari e richiedono per gono nel processo di quotaha dimostrato come le società a controllo familiare quotate godano di una sovraperformance dell’8% rispetto ad altre società simili; questo si spiega col fatto che una famiglia riesce a dare una visione più stabile e di più lungo periodo a un progetto industriale, che il mercato riconosce e premia con valorizzazioni relative superiori. Non è vero quindi che il controllo familiare costituisce un aspetto negativo per gli investitori; dal canto loro le famiglie devono capire che questi ultimi non

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questo un comportamento trasparente e di condivisione. La Borsa ha un meccanismo di giudizio molto semplice: se gli investitori apprezzano le strategie restano, altrimenti escono dal capitale. Le famiglie non devono per questo cambiare strategie, semmai fare tesoro del parere di analisti e investitori preparati e affinare le proprie capacità di analisi e comunicazione. Bisogna insomma adattarsi reciprocamente». Quali sono invece le principali criticità che perman-

zione delle Pmi e che costituiscono un disincentivo per gli imprenditori? «Da una parte occorre non concentrarsi sul tema del controllo, ma su quello della crescita: è necessario far cogliere quali opportunità offrono capitali e visibilità internazionali. Dall’altra, bisogna focalizzarsi meno sui costi e guardare invece al rapporto con i benefici: la quotazione ha dei costi, è vero, ma spesso si tratta di costi di struttura, come nel caso dei bilanci certificati, che non a caso vengono richiesti anche da private equity, o addirittura da multinazionali di alto calibro in caso vi si debba lavorare insieme. E anche se questi costi si considerassero alti, vanno comunque proporzionati ai benefici: penso all’accesso permanente a una piattaforma di raccolta dei capitali, a una visibilità internazionale che nessun’altra forma di finanziamento può garantire e all’apertura di un’opzione di crescita che può valere davvero il cambiamento definitivo di pelle di un’azienda».


Michael Tesch

Una nuova cultura d’impresa Michael Tesch, presidente di Andaf Lombardia, illustra l’impegno dell’associazione in termini formativi e informativi: «Bisogna far comprendere all’imprenditore i vantaggi della quotazione. Il temporary management può essere una soluzione» Riccardo Casini

n Italia sono circa 300, contro le 700 della Germania, le mille della Francia e le oltre 3mila della Gran Bretagna. Se nel nostro Paese, ormai fanalino di coda a livello europeo, il numero delle piccole e medie imprese quotate in Borsa è rimasto praticamente invariato nell’ultimo decennio, i motivi vanno ricercati anche all’interno delle imprese stesse: da più parti infatti, oltre a politiche incentivanti, si invoca un cambio culturale da parte degli imprenditori. La formazione in questo senso è proprio uno degli obiettivi dell’Associazione nazionale direttori amministrativi e finanziari (Andaf ), come spiega Michael Tesch, presidente della sezione lombarda che, con 390 soci al 31 dicembre scorso, risulta la prima in Italia. Quali sono oggi le difficoltà per le pmi che affrontano il processo di quotazione in Borsa? E i principali rischi? «Le principali difficoltà da affrontare oggi sono la costruzione e l’adeguamento di tutti i sistemi aziendali, in partico-

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lare quello informativo, di governance e compliance e di financial reporting, ma anche la necessaria trasparenza contabile e finanziaria al mercato azionario, con l’inevitabile conseguenza per il padrone di dover aprire i libri. Spesso poi mancano le competenze necessarie all’interno dell’azienda padronale per far fronte alle nuove esigenze, in particolare per quanto riguarda le figure del direttore finanziario e del

direttore operativo. Infine un’ulteriore difficoltà è costituita dal cambio culturale che si deve affrontare passando da una gestione padronale a una Michael Tesch, presidente di Andaf gestione più strutturata della Lombardia catena decisionale aziendale. Pertanto il rischio maggiore è proprio quello di non riuscire a innescare questo cambio culturale e di metodo, nonché di superare queste difficoltà». A proposito di cambio culturale, l’imprenditoria ita- LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 55


XXXXXXXXXXXPMI QUOTAZIONE

Credo che il temporary management possa essere una buona soluzione per l’imprenditore che deve affrontare l’Ipo

liana presenta ancora delle re- rienze e informazioni e di fare ria italiana non ha ancora piesistenze da vincere. In che modo è possibile superarle? «Da una parte bisogna far comprendere all’imprenditore i vantaggi della quotazione: penso all’accesso a nuove fonti di finanziamento, all’apertura a nuove logiche di gestione più efficienti ed efficaci, all’implementazione di un risk management integrato per proteggere l’impresa dai vari rischi aziendali e alle nuove opportunità di crescita di fatturato e di business. Dall’altra parte è necessario fare cultura d’impresa». Su quali di questi aspetti si concentra oggi l’attività di Andaf, in particolare a livello formativo e informativo? «Andaf ha l’obiettivo di costruire un sistema di relazioni tra i propri associati per promuovere lo scambio di espe56 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011

cultura d’impresa. La vita associativa si svolge tramite le 10 sezioni regionali che organizzano incontri su temi di interesse professionale per gli associati e tramite i 6 comitati tecnici Andaf, “Le fabbriche del sapere”; l’anno scorso tra l’altro in Lombardia si è tenuto proprio un convegno sul processo di quotazione e il mercato Aim. Per quanto riguarda invece la formazione sono stati avviati 4 master universitari di secondo livello Cfo in collaborazione con alcune prestigiose università italiane». Che importanza ha avuto per le pmi la nascita di un mercato come Aim Italia? «La creazione del mercato Aim Italia è stata una scelta strategicamente corretta, ma probabilmente l’imprendito-

namente compreso e scoperto le sue potenzialità». Il temporary management oggi è visto come uno degli strumenti per aiutare la crescita delle pmi. Questa soluzione può rivelarsi efficace anche per affrontare il processo di quotazione? «Il temporary management è una soluzione veloce ed efficace per chi ha bisogno di specialisti altamente competenti con un’adeguata seniority. In generale ai temporary manager vengono affidati progetti con un output ben preciso. Quindi la logica di lavorare per “progetto” può sicuramente essere applicata anche al processo di quotazione. Credo che il temporary management possa essere una buona soluzione per l’imprenditore che deve affrontare l’Ipo».



QUOTAZIONE PMI

Dalla quotazione la forza per integrarsi Secondo Ambra Redaelli, presidente del comitato Piccola industria di Confindustria Lombardia, le pmi non devono considerare l’approdo in Borsa «come un fine, ma come un’opportunità. Occorre sensibilizzarle ma anche snellire la burocrazia prevista» Riccardo Casini

ra le imprese associate a Confindustria Lombardia, circa l’80% ha meno di 50 dipendenti. Basterebbe questo dato per comprendere il peso delle pmi all’interno del sistema produttivo regionale: un mondo che oggi vive grandi difficoltà e incertezze, nonché ancora una notevole diffidenza nei confronti dello strumento della quotazione. Come superarle? Ambra Redaelli, amministratore delegato della Rollwasch italiana e dallo scorso anno presidente del comitato Piccola industria di Confindustria Lombardia, ha destato scalpore qualche tempo fa in-

T Ambra Redaelli, presidente del comitato Piccola industria di Confindustria Lombardia

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dicando, tra le misure necessarie per uscire dalla crisi, l’abolizione delle ferie di agosto e la stesura di un piano quinquennale, «come facevano i paesi comunisti». Quali invece le ricette per avvicinare i “piccoli” alla Borsa? «Le aziende di minore dimensione della Lombardia – spiega – guardano oggi con molta attenzione ai lavori dell’advisory board presieduto dal presidente della Piccola industria di Confindustria Vincenzo Boccia, un organismo che ha l’obiettivo di favorire la quotazione delle pmi attingendo all’esperienza del Mac, il mercato alternativo dei capitali, nato per la quotazione delle

piccole imprese su iniziativa di Confindustria, Borsa italiana e Aim, e gestito dalla London stock exchange». Quali risultati vi attendete? «La scommessa è quella di portare verso questo mercato più pmi e attrarre attenzione e risorse degli investitori su questo tipo di realtà. Ma è altrettanto importante sensibilizzare le aziende sull'utilità di diversificare il capitale di rischio e smarcarsi dal rapporto banca – impresa, favorendo un processo di quotazione più snello grazie a un intervento sulla pesante burocrazia prevista per questi iter». Secondo Borsa italiana dal 1998 a oggi si sono quotate


Ambra Redaelli

167 società con capitalizzazione inferiore ai 500 milioni di euro. È ancora così forte la percezione da parte delle pmi della distanza con i mercati finanziari nello sviluppo dei sistemi economici? «Lo scollamento tra economia reale e quotazioni non rassicura certamente le imprese che già di per sé sono molto diffidenti verso questo segmento; in questo momento di sconforto e confusione, benché i listini delle small cap siano stati meno colpiti dalle turbolenze dei mercati finanziari, le pmi lombarde si stanno avvicinando con più coraggio ad altri strumenti». Ad esempio? «Penso al Fondo italiano d’in-

vestimento, uno strumento di private equity non speculativo che incide direttamente sul capitale dell’azienda in modo spesso propedeutico alla quotazione. Ora auspichiamo di poter intervenire sulla parte indiretta del fondo facendo incontrare operatori finanziari di qualità con i migliori progetti industriali, moltiplicando di conseguenza le risorse disponibili». Recentemente ha dichiarato che per il futuro “l’unico modello è l'integrazione tra aziende” anche se, “soprattutto in Brianza, questo è ancora un tabù”. Si tratta di un percorso obbligato anche per chi desidera quotarsi?

«Dipende dalle dimensioni e dai progetti. Credo più nel percorso contrario, ovvero che la quotazione possa rappresentare uno degli strumenti per il rafforzamento di imprese, soprattutto per quelle che si vorranno integrare per conquistare mercati e valorizzare prodotti. La quotazione, naturalmente, non deve essere vista come un fine, ma come un’opportunità e uno strumento». Come è possibile allora superare questo tabù? Si tratta solamente di un ostacolo di tipo culturale? «Dipende da ogni singolo caso. Certamente l’aspetto culturale e storico è rilevante. Per questo motivo è importante focalizzarsi su progetti forti e vincenti che possano incentivare la volontà a mettere in campo ogni mezzo per raggiungerli». Lei ha dichiarato anche che per uscire dalla crisi “avremmo bisogno di un piano quinquennale”. Come vede oggi il futuro delle pmi lombarde? Quali risposte urgenti devono arrivare dalla politica? «Credo che i tempi che stiamo vivendo siano la risposta a quanto tempo fa auspicavo. Un’idea ferma delle imprese che vorremo, nella nazione che vorremo, e una coesa e convinta politica per affrontare i prossimi anni con determinazione: poche idee chiare con misure strutturali per la crescita». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 59




POLITICHE GIOVANILI

Lavoro, casa e formazione, più certezze per i giovani Il ministro Giorgia Meloni illustra le più recenti azioni pensate per i giovani e avverte: «Occorre preparare le nuove generazioni e la società a un mercato del lavoro che sta cambiando, affinché nessuno resti indietro» Michela Evangelisti

riorità all’occupazione. È questa, secondo il ministro della Gioventù Giorgia Meloni, la questione più urgente da affrontare per dare maggior sicurezza al futuro delle nuove generazioni. Il suo ministero, insieme a quelli dell’Istruzione e del Lavoro, ha già promosso un piano d’azione per l’occupabilità giovanile, per il quale è stato stanziato nel complesso un miliardo di euro; tra le linee d’azione il monitoraggio delle professionalità richieste dal mercato e di quelle disponibili, l’orientamento delle scelte educative, l’integrazione scuola-università-lavoro, il rilancio del contratto di apprendistato, l’auto imprenditorialità, ma anche la diffusione nelle scuole della cultura della previdenza e della sicurezza sul lavoro. «Le misure più urgenti messe in campo nelle ultime settimane – illustra il ministro – sono il “forfettino” del 5% per le imprese under 35, che rappresenta il regime fiscale più vantaggioso d’Europa, e i fondi di garanzia per il diritto alla casa, al lavoro e alla formazione rivolti ai giovani attraverso il pacchetto “Diritto al

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Giorgia Meloni, ministro della Gioventù

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futuro”». Ministro, ha sottolineato a più riprese l’importanza dell’apprendistato per rispondere al problema lavoro: come vi muoverete? «Ci siamo già mossi: il contratto di apprendistato è già una realtà. Offre vere opportunità perché è uno strumento che ricostruisce finalmente un rapporto tra mondo dell’istruzione e mondo del lavoro (fino a oggi uno dei nodi più problematici per i giovani italiani), ma anche diritti, perché è soprattutto un contratto di lavoro vero, garantito, a tempo indeterminato. Uno strumento utile a combattere l’utilizzo improprio che si fa di alcune fattispecie del nostro ordinamento, che dovrebbero avere esclusivamente finalità formative e sono troppo spesso utilizzate per mascherare rapporti di lavoro subordinato». L’intenzione è anche quella di puntare al potenziamento delle attività di orientamento. «Ora l’obiettivo comune è fornire ai giovani gli strumenti necessari ad affrontare con serenità e consapevolezza la scelta del proprio percorso di studi, nella prospettiva di un futuro inserimento professionale. Senza dimenticare la già attuata riforma dell’università: una scelta coraggiosa, senza la quale sarebbero venuti a mancare quei cambiamenti strutturali necessari per garantire ai giovani reali opportunità».


Giorgia Meloni

Una delle novità negli stanziamenti del dipartimento della Gioventù è il fondo Mecenati. «Esatto, si tratta di un fondo al quale possono accedere le grandi strutture private che intendono investire risorse proprie sulla valorizzazione professionale, lavorativa o imprenditoriale di giovani meritevoli. Ha una dotazione di 40 milioni di euro, che rappresentano il 40% del cofinanziamento complessivo; ciò vuol dire che saranno mobilitati, grazie all’intervento Mecenati, 100 milioni sul talento e l’eccellenza giovanili». Qual è l’obiettivo di questo fondo? «È far sì che il talento dei giovani possa svilupparsi in attività produttive di successo nel campo della cultura, dell’arte, dell’impresa e della ricerca. Giovani attori, ricercatori uni-

versitari, artisti, musicisti, ragazzi e ragazze con una buona idea imprenditoriale: esempi di giovani con forti potenzialità. Ma che, per quanto validi, hanno bisogno di qualcuno che creda in loro e li supporti nella fase di avvio del loro progetto. Ciò che si vuole fare con il fondo Mecenati è stimolare i privati a investire su queste giovani ecEURO cellenze, secondo lo storico modello dei Stanziamento complessivo mecenati, appunto». per il piano d’azione Altro tema caldo per i giovani italiani è per l’occupabilità quello della casa. Insieme all’Associazione giovanile, promosso dal ministero bancaria italiana avete studiato nuove inidella Gioventù insieme a quelli ziative sui mutui giovani. dell’Istruzione «Il 31 agosto, con Abi e Inps, abbiamo pree del Lavoro sentato una serie di fondi di garanzia volti a sostenere l’accesso al credito per gli studenti universitari, l’accesso al mutuo per l’acquisto della prima casa da parte delle giovani coppie di precari e il bonus dedicato a stabilizzare i giovani genitori precari». Come si articolano nel dettaglio questi fondi? «Il fondo “Casa” consente alle giovani coppie con un reddito sufficiente, seppur di natura precaria, di ottenere un mutuo per l’acquisto della prima casa, anche se prive delle garanzie abitualmente richieste. Il fondo “Precari” riconosce ai giovani genitori disoccupati o precari una dote trasferibile ai datori di lavoro che li assumono alle proprie dipendenze con contratto a tempo indeter-

mld

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POLITICHE GIOVANILI

Lo scopo del fondo Mecenati è far sì che il talento dei giovani possa svilupparsi in attività produttive di successo nel campo della cultura, dell’arte, dell’impresa e della ricerca

minato, anche a tempo parziale. Il fondo “Diamogli futuro” consente ai giovani meritevoli, ma privi dei mezzi finanziari sufficienti, di intraprendere un percorso di studi o completare la propria formazione grazie a un prestito garantito dallo Stato». Il ministero mantiene anche un’attenzione sempre alta al contrasto di alcol, droga e altre dipendenze. «Abbiamo promosso diverse iniziative, tra cui “Naso Rosso”, un progetto del ministero affidato all’Istituto superiore di Sanità che si avvale di giovani volontari. Prevede azioni su più livelli a partire dall’educazione stradale, passando per la formazione degli operatori che lavorano nell’industria della notte. Baristi e buttafuori dei locali che aderiscono all’iniziativa del ministero partecipano ai corsi dell’Iss e s’impegnano a gestire più responsabilmente il rapporto con i ragazzi che frequentano i locali. Naso Rosso è attivo in 11 regioni e nei primi 6 mesi, nel corso di più di 1.200 serate, grazie al lavoro di circa 200 giovani volontari a serata, sono stati fatti quasi 60mila alcol test». 64 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011

Quali altre iniziative avete all’attivo su questo fronte? «Con il bando sulla sicurezza stradale il ministero della Gioventù ha investito 4,5 milioni di euro per finanziare le iniziative di contrasto alle stragi del sabato sera, sostenendo così le migliori attività esistenti sul territorio e i progetti migliori destinati a combattere l’abuso di alcol e la guida in stato di ebbrezza. Il ministero patrocina e sostiene poi molte altre iniziative sul territorio, in alleanza con altre istituzioni e con privati. Cito solo quella che ha preso il via poco prima delle vacanze estive, “Divertiti responsabilmente”, in collaborazione con la fondazione Umberto Veronesi e sponsorizzata da Diageo e Carrefour. La capillare diffusione dei punti vendita Carrefour, che ha messo a disposizione del progetto circa 60 ipermercati in tutto il Paese, unita alla conoscenza del settore degli alcolici di Diageo, ha permesso di sensibilizzare circa 3 milioni di consumatori su tutto il territorio nazionale, diffondendo stili di consumo responsabili e consapevoli».



GIOVANI E IMPRESA

Ambizione e fiducia per l’oggi e il domani Un piano strutturato per la crescita e la modernizzazione del Paese, ma l’internazionalizzazione resta la priorità del programma del presidente del gruppo Giovani di Confindustria Lombardia, Stefano Poliani Renata Gualtieri Stefano Poliani, presidente dei giovani industriali lombardi

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Stefano Poliani

a da poco ricevuto il testimone da Alessia Zucchi, ma il suo mandato si apre in un contesto che è mutato rispetto a quello di chi l’ha preceduto. «Per questo – sottolinea Stefano Poliani – anche il movimento dei Giovani imprenditori ha bisogno di nuovi metodi di funzionamento che vedono nell’innovazione e nell’interscambio gli strumenti che permettono non solo di affrontare il contingente ma anche di saper prevedere il futuro». Occorre dunque rinnovare le modalità di funzionamento per rafforzare il modo di comunicare con l’esterno, a partire dalle scuole e dai parchi scientifici e tecnologici, determinando una forte mescolanza fra livelli, modalità, pratiche e processi da condividere come best practice con tutto il sistema. Con quali strumenti pensa di raggiungere questi obiettivi? «Il movimento lombardo è protagonista attivo della presidenza nazionale sia per il numero di rappresentati nel consiglio centrale, nella giunta e nelle diverse commissioni, sia per la ritrovata compattezza del gruppo regionale. Siamo sulla stessa lunghezza d’onda del presidente nazionale, Jacopo Morelli, e sosteniamo la sua impronta innovatrice che, a partire dal “più imprenditori meno politici” del convegno di Santa Margherita Ligure, ha immesso in noi giovani una straordinaria energia di cui in Lombardia ci sentiamo collettore e innesco». Quali doti sono necessarie a un giovane imprenditore al passo con i tempi? «Occorrono ambizione e fiducia. Le sfide di oggi sono imprevedibili: mettersi in gioco, sapersi adattare, essere flessibili sono le armi per affrontare il futuro e difendere le proprie conquiste». In che modo si può modernizzare il Paese e la società lombarda? «Non si tratta solo del modo ma anche del tempo

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e il nostro purtroppo è scaduto. In questo preciso momento il percorso di modernizzazione del Paese deve necessariamente passare attraverso un piano strutturato per la crescita. Ma il percorso deve essere risoluto, direi quasi ostinato. Le ricadute positive per la società lombarda sarebbero certe se la politica provasse almeno a crederci». Quali idee stanno portando avanti i giovani imprenditori lombardi? «Oltre a un piano di innovazione e modernizzazione del sistema, stiamo lavorando sull’internazionalizzazione, di cui abbiamo la delega dalla presidenza di Confindustria Lombardia, e sulla “generazione Expo” ovvero sulle opportunità che Expo 2015 può creare per le giovani generazioni e per gli imprenditori. A oggi i paesi che hanno aderito all’Expo sono 50; intendiamo attivare un desk per i giovani imprenditori incoming e organizzare incontri specifici per ogni area di mercato. Noi crediamo nell’Expo 2015 come occasione di recupero di competitività, di attrazione di investimenti e di creazione di occupazione e sono sicuro ne saremo protagonisti». A quali esigenze risponde l’idea di un Comitato wiki? «In un mondo sempre più interconnesso creare un Comitato wiki non significa solo condividere delle conoscenze ma anche costruire una rete organizzata per essere più attivi nella partecipazione e più veloci nelle scelte. Il coSosteniamo l’impronta innovatrice mitato risponde a un’esidel presidente Morelli espressa genza di consolidamento al convegno di Santa Margherita Ligure della leadership della Lombardia, da sempre punta avanzata del sistema».

Due momenti del convegno di Santa Margherita Ligure

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GIOVANI E IMPRESA XXXXXXXXXXX

I giovani danno ottimismo all’agricoltura italiana Sono le aziende guidate da giovani che danno grandi soddisfazioni e sono, secondo Nicola Motolese, presidente dell’Anga, l’associazione che riunisce i giovani di Confagricoltura, il vero futuro del settore a livello nazionale e mondiale Renata Gualtieri

l positivo trend di crescita dell’occupazione nel settore, registrato nel 2010 (+3,3% secondo i dati Istat) con due milioni di giornate lavorate in più, sembra confermarsi anche quest’anno. Sono, invece, ancora troppo pochi gli imprenditori giovani: per ogni under 40 si contano ben 13 over 65. Se, da un lato dunque crescono gli occupati, che è un buon segno perché dimostra la vitalità del settore, dall’altro, i giovani imprenditori nelle campagne italiane sono troppo pochi e insufficienti a garantire il futuro dell’agricoltura. «Evidentemente piacerebbe impegnarsi in agricoltura, ma diversi ostacoli impediscono l’ingresso di giovani nel settore. Sono diventate urgenti dunque – commenta Nicola Motolese, presidente dell’Associazione nazionale giovani agricoltori – precise scelte di politica nazionale ed europea, mirate proprio all’insediamento e alla permanenza dei giovani che agiscano sul credito, sul reperimento del bene terra e sull’abbattimento della burocrazia». Quale ruolo possono ricoprire i giovani nel rilancio dell’agricoltura mondiale? «Da una ricerca Censis per Confagricoltura risulta che proprio le aziende guidate da giovani sono quelle che puntano sull’innovazione e su politiche commerciali alternative e selettive, riuscendo così a collocarsi in nicchie di mercato che danno soddisfazioni anche a livello economico. Questi imprenditori “di punta” sono ac-

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comunati da due caratteristiche: l’età decisamente bassa per il sistema agricolo nazionale e uno spiccato dinamismo manageriale. Anche i dati Eurostat mostrano che gli agricoltori “under” 40 conducono, abitualmente, aziende più Motolese, presidente dell’Associazione grandi della media, garanti- Nicola nazionale giovani agricoltori scono una maggiore occupazione e hanno una maggiore propensione verso la diversificazione e la gestione manageriale». Quali pratiche agricole attirano di più le nuove generazioni? «I giovani agricoltori italiani si cimentano in tutti i settori: dai più tradizionali, come l’allevamento, le colture viticole e olivicole, il florovivaismo e la produzione di frutta e ortaggi, ai più moderni come le agroenergie. Forte è anche la tendenza a sperimentare e a valorizzare l’enorme contributo che la ricerca scientifica può apportare al mondo agricolo. È in crescita anche il numero di ragazze che hanno voglia di impegnarsi professionalmente in campagna. Tutti, senza distinzioni, trovano il modo di esprimere l’amore per la natura e la professione in molti ambiti, sempre però con un taglio moderno e tendono al miglioramento qualitativo della produzione, attraverso la diversificazione varietale e la sperimentazione di nuovi cultivar o razze. C’è una


Nicola Motolese

bile indirizzare le risorse verso lo sviluppo dell’agricoltura. Penso, ad esempio, alle tante aziende “non professionali” che non presidiano il territorio, che contribuiscono a fare aumentare la burocrazia e sottraggono energie ingessando l’innovazione e la crescita dell’agricoltura. Si è veramente coscienti che, ad esempio, quasi la metà delle aziende italiane riceve poche centinaia di euro l’anno da Bruxelles? E che tutto questo si traduce in enormi costi in termini di tempo e impegno, maggiori delle cifre elargite? Questo denaro potrebbe essere “messo a Gli agricoltori, come è stato fatto in occasione frutto” in modo diverso, per contribuire, ad esempio, a del G20 di Parigi, chiedono che sia sempre progetti di sviluppo del siriconosciuta la missione principale stema, come l’innovazione e il dell’agricoltura: nutrire le popolazioni del mondo ricambio generazionale». Cosa chiedono gli agricolcostante che mi rende orgoglioso: associamo tori per garantire un settore agricolo sano imprenditori giovani e appassionati». e competitivo a livello globale? Sicurezza alimentare, sostenibilità e am- «Prima di tutto, come è stato fatto in occasione biente sono i temi su cui ci si è confrontati del G20 di Parigi, che sia sempre riconosciuta al G20 di Parigi. Quali interessanti spunti la missione principale dell’agricoltura: nutrire le sono emersi? popolazioni del mondo. Ovviamente il discorso «C’è stato l’accordo per il “piano d’azione” sulla di produrre quantità si può e si deve coniugare volatilità dei prezzi alimentari e l’agricoltura. con quello di produrre qualità e reddito. Il comOrmai bisogna ragionare sempre più “glocal”, pito dell’imprenditore agricolo è quello di procioè avere un approccio globale per valorizzare durre, con responsabilità e attenzione alla quala nostra produzione. Così, prima il G20 delle lità, alla salubrità degli alimenti e all’ambiente. organizzazione agricole, poi quello recente- Servono scelte precise anche qui, bisogna fare mente conclusosi a Parigi, hanno concordato ordine nel sistema: troppo spesso le compesulla necessità di aumentare la produttività del- tenze nelle materie che riguardano l’agricoltura l’agricoltura, gli investimenti nella ricerca, la sono sminuzzate e di competenza di enti e amtrasparenza, il coordinamento della politica in- ministrazioni diverse. Poi c’è la questione della ternazionale, la regolazione dei mercati finan- politica agricola. È necessario difendere e salvaziari. Per far questo occorrono innovazione e in- guardare il budget europeo per l’agricoltura. E vestimenti. Ne consegue che è giunto il tempo soprattutto è fondamentale promuovere l’insedelle scelte, non si può più temporeggiare e, an- rimento dei giovani: un settore che non ha riche a livello nazionale, è diventato indispensa- cambio è a rischio di futuro».

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QUOTE ROSA

Più spazio ai talenti femminili dal 2012 «In molti casi, le donne nelle aziende sono in maggioranza ma poche di loro arrivano in cima agli organigrammi» afferma Mara Carfagna. «Quante diventano rettori? Quante primarie?». Intanto è legge il provvedimento sulle quote rosa: un nuovo modo di fare impresa Elisa Fiocchi al 2012 i Cda delle aziende quotate in Borsa o a partecipazione pubblica apriranno le porte ad almeno un quinto di donne dopo l’approvazione in via definitiva della Camera alla legge sulle quote rosa. Il passo successivo è previsto nel 2015, quando la soglia di lavoratrici salirà di almeno un terzo. La legge, presentata dalla deputata del Pdl Lella Golfo, prima firmataria del testo assieme alla collega del Pd Alessia Mosca, ha raccolto il sostegno del ministro

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Mara Carfagna, ministro per le Pari opportunità

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per le Pari opportunità Mara Carfagna che, compiuto il primo passo, guarda con fiducia, per il futuro, a un Parlamento nazionale ed europeo più “rosa”. «Questa legge è una terapia graduale per un male che stava diventando cronico nel nostro Paese» sostiene. «Soltanto raramente, meno di un caso su dieci, le donne riescono a raggiungere le vette delle carriere, entrare nei consigli d’amministrazione». Un forte cambiamento attende i talenti femminili, da attuare gradualmente e senza escamotage.


Mara Carfagna

Grazie alle quote rosa sarà più probabile per una donna avere un dirigente del suo stesso sesso e, di conseguenza, più sensibile al tema

Risale al 1932 l’ingresso della prima donna in un Cda: ottant’anni dopo le presenze femminili hanno raggiunto solo quota 7,2%. «Ci siamo resi conto che la moral suasion da sola non poteva essere sufficiente e, per riparare a questa stortura, abbiamo lavorato a un testo condiviso ed equilibrato. Quasi sempre le donne nelle aziende sono in maggioranza, ma poche di loro riescono ad arrivare in cima agli organigrammi. Mi viene in mente l’esempio delle numerosissime docenti universitarie: quante di loro, diventano rettori? Oppure le donne medico: sono più numerose degli uomini, ma pochissime riescono a diventare primari e uno studio recente ha fatto emergere che molte di esse fanno fatica ad affermarsi in quanto ostacolate dai colleghi uomini. Una legge sulle quote rosa può aiutare anche loro. Si tratta di una svolta epocale, che si deve alla tenacia di tutte le donne del Parlamento e, in primo luogo, alla prima proponente del testo, Lella Golfo». Ha definito la legge equilibrata, graduale e temporanea. Una maggiore presenza di

donne come cambierà la cultura del lavoro nelle aziende? «La legge entrerà in vigore tra un anno e, comunque, al primo rinnovo dei Cda e degli organi di MEDIA controllo. Si comincia con una percentuale più In meno bassa, che aumenta con gradualità. L’obiettivo è di un caso su dieci, colmare il gap col resto dell’Europa e rompere le donne riescono a raggiungere le quel “tetto di cristallo” che da sempre penalizza vette della carriera le donne, ma senza creare scompensi o problemi nelle aziende, specie quelle più piccole. La gradualità servirà non solo a evitare cooptazioni o escamotage, ma anche a consentire realmente una valorizzazione dei talenti femminili che già esistono dentro le aziende. Sono certa che queEURO sta legge, alla lunga, porterà un forte cambiaLa multa prevista mento nel modo di fare impresa e libererà nuove per il datore di lavoro che discrimina energie. Sono altrettanto sicura che è una leggeuna dipendente simbolo molto importante, che aiuterà a camnell’avanzamento di carriera o dopo biare l’immagine della donna così come ancora il periodo oggi, in alcuni contesti, viene rappresentata». di maternità Nel biennio 2008/2009, 800mila neo mamme sono state licenziate o messe in condizioni di doversi dimettere in seguito alla gravidanza. Come si può garantire loro pari oppor-

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mila

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QUOTE ROSA

tunità e tutele in linea con i modelli

L’obiettivo è colmare il gap col resto dell’Europa e rompere quel “tetto di cristallo” che da sempre penalizza le donne

di legge di stampo europeo? «Uno dei nostri passi in questa direzione è stato proprio il recepimento della direttiva europea numero 54 che punisce quei datori di lavoro nel caso discriminino una dipendente nell’avanzamento di carriera o la ostacolino nel rientro dopo il periodo di aspettativa per maternità. Grazie a questa legge sono previste multe fino a 50mila euro e, nei casi più gravi, la detenzione, fino a sei mesi. Inoltre, abbiamo creato in tutte le pubbliche amministrazioni, i Cug, Comitati unici di garanzia, che lavorano per prevenire e combattere le discriminazioni dovute non soltanto al genere, ma anche all’età, alla disabilità, all’origine etnica, alla lingua, alla razza, e all’orientamento sessuale. Una tutela per i lavoratori che comprende il trattamento economico, le progressioni in carriera, la sicurezza sul luogo di lavoro. Sacrificare anni di studi, di impegno, il talento e le ambizioni professionali è una privazione a cui nessuna donna deve essere sottoposta. Certamente, grazie alle quote rosa, sarà più probabile per una

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donna avere un dirigente del suo stesso sesso e, di conseguenza, più sensibile al tema». L’Anci segnala come la presenza femminile nelle giunte comunali sia quasi raddoppiata dopo l’ultima tornata elettorale: la percentuale di donne nelle amministrazioni è salita dal 18 al 30%. Quale sarà il suo impegno nell’iter verso l’approvazione del ddl che modifica la legge elettorale di Comuni e Province? «M’impegnerò affinché il testo che ho presentato, ed è stato approvato dal Consiglio dei ministri, possa trovare la più ampia e trasversale condivisione tra le forze politiche. Siamo partiti da un cambiamento che dovrebbe riguardare le istituzioni più vicine alla gente, quali i consigli provinciali e comunali, i luoghi dove si forma la classe politica. L’obiettivo è quello di riuscire ad avere, un giorno, anche un Parlamento nazionale ed europeo più “rosa”».


Lella Golfo

L’esercito rosa in marcia per la parità Le donne nuove protagoniste della gestione del potere economico: Lella Golfo, dopo la definitiva approvazione della legge sulle quote rosa, guarda al futuro delle nuove generazioni, più inclini a una maggiore parità sostanziale. «Ora bisogna radicarla nella società» Elisa Fiocchi

elle società quotate in Borsa, le donne rappresentano poco più del 6% e nel bacino delle società controllate dalle pubbliche amministrazioni si stima che la loro presenza non arrivi al 4%. Attraverso questi numeri, «si capisce la portata storica di questo provvedimento e gli enormi risvolti pratici» commenta Lella Golfo, prima firmataria della legge da lei stessa ideata, elaborata e presentata come primo atto del suo lavoro parlamentare. «Sin da subito non ho esitato a definirlo un traguardo epocale perchè si tratta della legge che per la prima volta in Italia creerà una vera leadership femminile» dichiara la deputata del Pdl e presidente della Fondazione Bellisario, che illustra i principali obiettivi raggiunti. L’ingresso nel circuito economico del Paese di un “esercito” di talenti femminili, l’apertura di un dibattito importante e la rottura di un tabù come quello della partecipazione femminile alla gestione del potere economico. La legge sulle quote rosa ha ottenuto l’approvazione in via definitiva alla Camera. Come considera il traguardo appena raggiunto? «Grazie a questa legge a partire dal 2012 le società quotate e controllate dovranno avere nel loro Cda e nel loro collegio sindacale almeno il 20% di donne, per arrivare al 30% nel 2015. È un provvedimento legislativo transitorio e durerà per tre mandati consecutivi. Le aziende che non

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si adegueranno avranno prima un richiamo da parte della Consob, successivamente una multa da 100mila e 1 milione di euro fino alla decadenza dell’intero consiglio d’amministrazione». Chi è sceso in campo e ha offerto un sostegno fondamentale nel portare avanti la proposta di legge? «Un fiume di donne. È stata una vera e propria catena di solidarietà. Hanno risposto ai miei appelli, hanno mandato lettere ai Presidenti di Camera e Senato e ai quotidiani e al momento della vota- Lella Golfo, deputata zione in Aula alla Camera e al Senato hanno del Popolo della Liberà e presidente della riempito le tribune. Citando solo due donne e Fondazione Bellisario due uomini, direi il Ministro Carfagna, il vicedirettore generale della Banca d’Italia Anna Maria Tarantola, il presidente della commissione Finanze Gianfranco Conte e il presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato Antonio Catricalà. All’indomani dell’approvazione, ho fatto una festa meravigliosa per brindare alla legge e per la prima volta nella storia della Fondazione Bellisario abbiamo assegnato a Gianfranco Conte il Premio Bellisario proprio per l’impegno, la costanza e la serietà con cui si è battuto per questo provvedimento». In Italia, le famiglie in cui lavora solo LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 77


QUOTE ROSA

l’uomo raggiungono la per-

Dal 2012 le società quotate e controllate dovranno avere nel loro Cda e nel loro collegio sindacale almeno il 20% di donne

centuale di record europeo del 40%. Come si può favorire l’ascesa delle donne lavoratrici nel nostro Paese? «Bisogna radicare una mentalità nuova per la quale donne e uomini devono avere le stesse chance sia nell’accesso al lavoro sia nelle possibilità di carriera. E poi, mettere mano a un welfare che potenzi i servizi e risolva l’annoso problema della conciliazione tra vita lavorativa e famiglia. Anche se penso che, pure in questo ambito, sia la mentalità a dover cambiare. I congedi di paternità, per esempio, esistono già ma non vengono sfruttati. Io ho presentato una proposta di legge che mira a estenderli e renderli obbligatori. Credo che le nuove generazioni abbiano già fatto propria una maggiore parità sostanziale, ora bisogna radicarla nella società tutta». Nel 1960 partecipavano al mercato del lavoro già quattro donne su dieci mentre nel 2010 il dato è di soltanto cinque di loro. «La legge sulle quote dà certamente un contributo decisivo per una maggiore presenza femmi-

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nile ai vertici e molte società - una tra tutte Mediobanca - hanno deciso di anticipare i tempi di entrata in vigore del provvedimento. Quanto al problema della disoccupazione, sono certa che una partecipazione femminile al mercato del lavoro sia la carta vincente dello sviluppo. Questo governo ha già fatto tanto in questa direzione: penso al Testo unico dell’apprendistato, al collegato al lavoro e ai contratti d’inserimento, che sanano la disoccupazione laddove supera la soglia del 20%. Tanto resta ancora da fare. Tra le prime misure penso a un rifinanziamento della legge 215 sull’imprenditoria femminile che tanti risultati positivi ha raggiunto, soprattutto nel Meridione. Gli ultimi dati di Unioncamere segnalano che le imprese femminili sono cresciute più di quelle maschili, soprattutto al Sud e dunque l’imprenditoria femminile può rappresentare la strada giusta per attivare un circolo virtuoso con effetti sul tasso di occupazione femminile».



QUOTE ROSA

Se nulla cambia culturalmente, entrano in gioco le leggi Marisa Montegiove non ama parlare di “quote rosa”, ma in un Paese dove ci sono posizioni difficili da scardinare non si può più attendere una differente cultura del lavoro nelle aziende: «Più donne al vertice e spazio a coloro che hanno fatto la gavetta» Elisa Fiocchi

l gruppo Donne manager di Manageritalia, fondato a Milano nel 1997, promuove la partecipazione delle donne alla vita attiva dell’associazione lombarda e s’impegna a diffondere la cultura delle pari opportunità tra gli associati e le aziende. Il sostegno alla legge sulle quote rosa è avvenuto dopo una lunga serie di valutazioni sul tema: «Abbiamo sempre ritenuto – afferma la responsabile Marisa Montegiove – che certe scelte professionali avvengono sulla base del merito e non del genere: per questo motivo, non avevamo mai fornito nessun sostegno alle quote rosa, una brutta definizione che va a scapito di quel talento che dovrebbe essere fattore determinante sia per le donne sia per gli uomini». Nel 2008 in occasione del convegno “Facciamo il punto”, lo scambio di proposte sulle pari opportunità tra il noMontegiove, stro gruppo e alcune deputate, Marisa vicepresidente ci ha condotto al definitivo di Manageritalia Milano cambio di rotta: «Siamo tor- e responsabile del gruppo nate sui nostri passi dopo aver Donne manager preso coscienza che nulla, purtroppo, stava cambiando». Ora l’attenzione è rivolta all’iniziativa europea, promossa dalla commissaria dell’Ue Vivian Reding, che chiede alle aziende più avanzate nella gestione delle risorse umane di impegnarsi ad anticipare l’applicazione della legge e invita a un impegno formale per garantire il 30% entro il 2015 e il 40% entro il 2020.

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Marisa Montegiove

Tante donne meritano un ruolo al vertice del settore pubblico, come nel terziario, maglia rosa per presenza femminile

A quali Paesi, dovrebbe ispirarsi l’Italia per garantire maggiori opportunità professionali al genere femminile? «Senza dubbio sono i paesi nordici i maggiori promotori nei decenni passati di politiche in sostegno delle donne. In Italia, per una questione culturale, le aziende non considerano la donna una risorsa, nonostante l’ottima preparazione, anzi è un costo per la struttura soprattutto per colpa della maternità. A tal proposito, abbiamo promosso un’iniziativa, “Un fiocco in azienda”, per trasmettere serenità tra le dipendenti e le imprese, smontando il concetto di “problema” connesso alla gravidanza. Finora vi hanno aderito più di quaranta aziende. Tutto però dipende dalle istituzioni finora incapaci di aiutare le donne, e da questa manovra che di certo non facilita la situazione se andrà a mancare il sostegno dei Comuni». Come giudica l’agire economico e sociale della nostra società nei confronti delle lavoratrici? «Nel nostro Paese ci sono posizioni difficili da scardinare e non possiamo più solo lottare in

virtù di un cambiamento culturale all’interno delle aziende. È necessaria una maggiore presenza delle donne e un assiduo sostegno nel loro cammino professionale. Anche sulla base dei risultati emersi dallo studio di Roberta Zizza della Banca d’Italia, che individuano l’impatto sul prodotto interno lordo di una maggiore presenza femminile nel mercato del lavoro. Si parla non solo di una maggiore autonomia della donna, ma anche di un doppio stipendio nel nucleo familiare con la possibilità di una programmazione futura più solida che consenta un aumento demografico ora inesistente nel nostro paese». La legge sulle quote rosa potrebbe garantire maggior slancio alle donne dirigenti del settore pubblico (già superiori al 30%) e nel privato che impegna solo il 12% delle donne. «Ci sono tante donne che meritano un ruolo al vertice nella pubblica amministrazione, come avviene ad esempio nel settore del terziario che detiene la maglia rosa per presenza femminile. Nel privato la situazione è circoscritta a un numero ristretto di donne, in maggioranza figlie d’arte. È difficile trovare donne che hanno fatto la gavetta e sono state premiate al vertice di un’azienda. Più facile, invece, è sentir parlare sempre di una decina di donne indubbiamente preparate - nelle cariche dirigenziali. Il ventaglio di possibilità deve estendersi, anche a chi è partita da zero». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 81


FOCUS COMO

«La crisi? Per i comaschi è un doppio stimolo» Francesco Verga, presidente di Confindustria Como, fa appello all’impresa flessibile, giusta alternativa per aggirare la crisi e rispondere alle esigenze dei mercati di oggi, globali e “nervosi” Paola Maruzzi

a appena due mesi presidente degli industriali di Como, Francesco Verga descrive con lucido realismo l’attuale situazione economica locale: non lascia trasparire nessuno slancio eccessivo sulla ripresa, ma preferisce parlare piuttosto di «ottimismo moderato». Grazie ai tradizionali settori dell’abbigliamento e del tessile, il secondo trimestre del 2011 si è chiuso sotto il segno positivo dell’export, che per Verga rappresenta la strada maestra per uscire dalla crisi, a patto che l’impresa sappia dare risposte flessibili. Che le esportazioni siano state determinanti lo conferma il fatto che negli ultimi mesi la crescita

D Francesco Verga, presidente di Confindustria Como

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media dell’economia locale è risultata leggermente superiore rispetto a quella della Lombardia, in pratica 5,9% contro il 5% regionale. A livello nazionale gli industriali fanno appello alla politica, pena la perdita di competitività per il Paese. Per lei cosa significa essere alla guida degli industriali di Como in un momento così delicato? «Ora che la crisi sta mostrando tutta la sua recrudescenza per i presidenti delle associazioni di categoria è un brutto momento. Battute a parte, preferisco ribaltare le prospettive e vedere in questa difficile congiuntura un doppio stimolo. Dobbiamo rimboccarci le maniche, fare il più possibile. L’unico sistema per uscire dalla crisi è agire localmente, insistendo sulla ricerca, aiutando le imprese ad accedere ai bandi, spingendole ad aggregarsi e ad aumentare l’export». Proprio le esportazioni sono il fiore all’occhiello dell’industria comasca. «È proprio così. Nel secondo trimestre del 2011 l’export è cresciuto del 17%, un dato straordinario, mentre il mercato interno è fermo allo 0,2. Il divario è enorme e questo induce a un’unica conclusione: dobbiamo battere la strada dell’export. I Paesi di riferimento sono quelle del Bric, con l’aggiunta di Turchia e Sudafrica, senza dimenticare gli Stati Uniti. A trainare l’export sono l’abbigliamento


Francesco Verga

(20%) e il tessile (10%). Soffrono, invece, il legno, la chimica e la meccanica che si aggirano attorno al +4%, un trend ancora poco rilevante. Qualche buona notizia arriva sul fronte occupazione: rispetto all’anno scorso la cassa integrazione è passata da 3 milioni di ore a 2 milioni, un dato positivo, ma siamo ancora lontani dai numeri di quattro anni fa». A proposito di stimoli, a Como alcuni imprenditori non hanno chiuso ad agosto per rispettare le consegne. Le regole del mercato cambiano, quale contropartita viene chiesta agli industriali? «Mi preme dire che la scelta di non chiudere ad agosto non è stata affatto un sacrificio. Se accettiamo di star dentro un’economia globalizzata dobbiamo accettarne anche le regole. All’estero è impensabile che si chiuda per un mese intero. Il mercato è così sensibile e “nervoso” che se non vengono rispettati i tempi il committente andrà a rivolgersi da una altra parte. Per fortuna i lavoratori hanno risposto positivamente, in molti casi felici di andare in ferie a luglio, trovando prezzi più abbordabili. Il sacrificio, se così possiamo chiamarlo, coincide con la flessibilità. Insomma, non bisogna essere fiscali, accettare i contratti di secondo livello, uscire dai

Nel secondo trimestre del 2011 l’export è cresciuto del 17%, un dato straordinario, mentre il mercato interno è fermo

parametri a cui siamo stati abituati fino a oggi. In altre parole, lavorare di più». I sindacati cosa dicono? «C’è un buon dialogo, pur nel rispetto dei ruoli di ognuno». Come vede l’ipotesi di annessione di Como a un grande Canton Ticino che in questi giorni sta tornando alla ribalta? «Credo sia solo una provocazione estiva, montata ad arte per far scatenare i leghisti di turno. Non credo possa mai avverarsi. Ma, stando al gioco, immaginerei piuttosto il Canton Ticino annesso a Como, non il contrario». Eppure c’è chi dice, con studi alla mano, che potrebbe essere economicamente vantaggioso. «In Svizzera le cose funzionano meglio, ma in fatto di innovazione Como, e più in generale l’Italia, hanno una marcia in più. Il genio italiano è senza dubbio più vispo».

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Ricostruire l’attrattiva comasca Il capoluogo lariano riscopre il vantaggio di stare a due passi dal Canton Ticino: dagli svizzeri arriva una boccata d’ossigeno, ma per il presidente di Confcommercio bisogna riqualificare l’immagine della città Paola Maruzzi livello nazionale, da marzo a luglio, si è registrato un tiepido aumento dei consumi (+0,4%), un rialzo che per dirsi significato dovrà essere confermato nei prossimi mesi. Del tutto simile è l’umore dei mercati comaschi registrato da Confcommercio. «Da inizio estate a fine agosto c’è stato un boom di presenze, con ovvie ripercussioni sul volume del commercio», spiega il presidente Giansilvio Primavesi. Grazie all’attrattiva del lago, la tradizione ricettiva è tutt’oggi l’anima dell’economia lariana tanto che c’è quasi coincidenza tra turista e consumatore tipo: «Sono un po’ le due facce delle stessa medaglia». La spinta positiva rischia però di essere affievolita dall’aumento dell’Iva inserito nella manovra, che «colpirà tutti, anche i meno abbienti, – aggiunge Primavesi – diminuendo i consumi senza stimolare l’economia». Da città di confine quale è, negli ultimi mesi Como ha comunque dimo-

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strato di avere un asso nella manica, che ha in qualche modo colmato le “lacune” del mercati interni: gli svizzeri, attratti dal favorevole cambio franco-euro, che ha sfiorato il rapporto uno a uno, si muovono in massa dal vicinissimo Canton Ticino per fare rifornimento nei negozi comaschi. È nato persino un marchio “Vai dove ti porta il franco”, a cui hanno aderito tante attività in un’inedita alleanza tra pubblico e privato. Ora la scommessa è potenziare il fenomeno, lavorando soprattutto sull’immagine della città. Cosa chiedete all’amministrazione comunale affinché vengano supportate le attività commerciali? «Che venga riqualificata l’immagine della città. Un esempio? L’ex stabilimento Ticosa anziché essere un fiore all’occhiello è stato completamente abbandonato. Chiediamo che ci sia più ordine e pulizia sul lungolago


e lungo le strade del centro». Recentemente vi siete battuti contro la misura anti-movida voluta dal Comune. A cosa vi preparate? «Anticipare la chiusura dei locali pubblici a mezzanotte e nel fine settimana all’una è impensabile per una città che cerca di vivere di turismo: questo penalizza i locali del centro storico e per giunta non risolve il problema del chiasso notturno, che si è semplicemente spostato in altre zone. Abbiamo fatto ricorso al Tar, che ci ha respinti. Ora prepariamo il terreno per il prossimo anno: pensiamo di rivolgerci al Consiglio di Stato». Cosa ha fatto Confcommercio per rinnovare l’immagine della città? «Grazie a fondi regionali, abbiamo fatto in modo che quelle attività che hanno rinnovato insegne, tavolini, vetrine abbiamo usufruito di un rimborso del 50%. Inoltre abbiamo spinto per fare delle nuove insegne turistiche e quest’estate ab-

biamo istituito uno spazio in cui era possibile lasciare i bambini a giocare, mentre i genitori si dedicavano allo shopping». Sono in molti a varcare il confine dalla Svizzera per fare acquisti di ogni tipo a Como: come si potrebbe potenziare questo interessante fenomeno? «Da maggio e giugno è partita la campagna promozionale “Vai dove ti porta il franco”, mirata al Canton Ticino. C’è stato un grande fermento, seguito dalle tv locali: è chiaro, infatti, che agli svizzeri viene meno una potenzialità commerciale, ma da noi hanno grandi vantaggi. Il franco è forte e poi, essendo extracomunitari, hanno diritto al rimborso dell’Iva». L’economia italiana sta attraversando un periodo critico. Come vede il futuro di Como? «Per l’aspetto turistico e commerciale confidiamo nella nostra tradizionale attrattiva. Abbiamo avuto una notevole affluenza di stranieri. A luglio c’è stato il boom di presenze asiatiche, oltre ai soliti russi e americani. Insomma, stiamo godendo del vantaggio degli stranieri, che garantiscono alle attività il guadagno che non arriva dai locali».

Giansilvio Primavesi, presidente di Confcommercio Como

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DESIGN

Il legno punta ai paesi emergenti Internazionalizzazione? «Un imperativo della federazione» risponde Roberto Snaidero, presidente di Federlegnoarredo. Tra le sue priorità anche il sostegno alle nuove generazioni e un rapporto più stretto con le imprese sul territorio, «a partire dal Meridione» Michela Evangelisti ue sono le priorità: il bisogno d’internazionalizzazione delle nostre imprese e la necessità di crescere in numeri, forza e consapevolezza». Da questi punti fermi parte il mandato di Roberto Snaidero, che, a capo di Federlegnoarredo per il triennio 2011−2014, si trova ad affiancare le circa 2.500 aziende associate in un momento economico delicato. «Sicuramente metterò a disposizione della federazione i contatti che ho consolidato nel corso degli anni con la diplomazia e le organizzazioni

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internazionali – annuncia –. Vorrei poi portarla a essere sempre più vicina al territorio in cui operano le nostre imprese, a partire dalle regioni del Meridione». A queste linee guida se ne aggiungono altre: il sostegno alle nuove generazioni, per favorire la creazione di una rinnovata classe dirigente, la promozione di una grande campagna di trasparenza, per ristabilire una piena alleanza con i clienti finali, e lo sviluppo di un’azione di lobby mirata agli obiettivi da centrare, delegando alcuni consiglieri su specifiche competenze. Per il settore il 2010 si è concluso con un aumento del fatturato dell’1,8% rispetto all’esercizio precedente. Cosa dobbiamo aspettarci? «Per i prossimi mesi la congiuntura sottolinea ancora l’allargamento della forbice tra mercati esteri e mercato interno. In riferimento all’in-


Roberto Snaidero

Nella pagina a fianco, Roberto Snaidero, presidente di Federlegnoarredo

Servono professionalità di ogni tipo: ingegneri, architetti, figure commerciali, operai, artigiani. Il settore offre molte opportunità ai giovani

tera filiera legno-arredamento, nei primi due mesi 2011 le esportazioni sono aumentate del 9% in valore, mentre il fatturato realizzato sul mercato nazionale dalle imprese italiane, al contrario, è diminuito del 6,6%. Francia (+ 4,9% in valore) e Stati Uniti (+ 11,3%) si confermano i paesi maggiormente dinamici, mentre la Germania ritorna a una crescita significativa (+ 14,5%), così come la Russia (+ 17,3%)». Il mercato estero nei primi mesi del 2011 ha dato quindi segnali positivi: come la federazione sosterrà le imprese per consolidare questo trend? «L’internazionalizzazione è un imperativo della federazione, da affrontare sviluppando quelle relazioni business to business che Federlegnoarredo ha avviato già da tempo. Fra le nostre priorità ci sono senz’altro le missioni imprenditoriali verso paesi emergenti, con particolare focus sull’area balcanica e mediorientale, lo sviluppo dei saloni WorldWide, a cominciare dall’evento che realizzeremo a Mosca in ottobre, fino ai progetti per il mercato turco, cinese e americano che abbiamo pensato per il 2012, senza dimenticare le opportunità specifiche offerte da alcuni paesi emergenti, quali ad esempio l’India o il Brasile». È intervenuto di recente a proposito delle attuali politiche governative sottolineando LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 87


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la mancanza di vere “misure a

Le nostre imprese hanno necessità di crescere in numeri, forza e consapevolezza

favore della crescita e dello sviluppo delle imprese”. Quanto rischiano le imprese in questa fase? «La forbice tra mercato interno e mercato estero è da attribuire a un’incapacità del nostro Paese di rilanciare lo sviluppo, di sostenere le imprese, di proiettare l’Italia verso una nuova stagione di crescita attraverso investimenti infrastrutturali. Lo sforzo che le imprese continuano a fare per controbilanciare il deficit competitivo strutturale non può essere illimitato nel tempo. È evidente che senza politiche di crescita l’economia non potrà ripartire; del resto è proprio questa la critica che stiamo ricevendo in questi giorni dalle istituzioni europee». La presenza di Federlegnoarredo al recente meeting di Rimini ha inteso accendere i riflettori sull’importanza del tema della formazione professionale dei giovani. Quali possibilità offre il settore in termini di occupazione? «Il settore può offrire molte opportunità di inserimento e di crescita ai giovani. Servono professionalità di ogni tipo, a partire dagli ingegneri del legno e dagli architetti, per un comparto, quello delle case in legno, che in questi anni sta crescendo, ma sono richieste anche figure commerciali, operai, artigiani del legno, insomma addetti a ogni livello. Dal

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punto di vista formativo la federazione nutre il sogno di inaugurare la prima scuola di formazione professionale per gli operatori del legno, già in cantiere nel distretto della Brianza. Vorrei portare a compimento questo progetto, nato dall’intuizione del presidente Messina e di altri imprenditori brianzoli, per replicarlo in tutti gli altri distretti dove siamo presenti. Vorrei infine incrementare la cooperazione con le Università e i centri di ricerca, arrivando all’istituzione di una cattedra specialistica sull’uso della materia prima del legno presso il Politecnico di Milano». Ad ottobre avrà luogo a Milano Made expo. Quali opportunità di crescita offrirà al settore? «Made expo è la più importante manifestazione fieristica nazionale per il mondo delle costruzioni e del progetto: è quindi punto di riferimento per l’intero settore. Business internazionale, creazione di opportunità di mercato, innovazione: sono questi i principali elementi che, attraverso la manifestazione, possono aiutare le imprese. Grazie alla sua dimensione internazionale, Made expo coinvolge operatori stranieri e grandi buyer che entrano in diretto contatto con le aziende».


Carlo Guglielmi

Come si espande il concetto di design, tra arte e industria Non solo pezzi unici provenienti dall’industria del mobile e della luce: Carlo Guglielmi spiega come la progettazione diventa valore aggiunto per tutte le aziende che investono nell’innovazione, per opere seriali dal valore industriale Elisa Fiocchi

l design è un settore strategico per l’area milanese e lombarda che ne ha subito colto le potenzialità a livello industriale. Delle 140 imprese nazionali dell’arredamento che puntano sulla creatività del prodotto, ben 80 sono localizzate nel solo capoluogo lombardo, a cui s’aggiungono sempre nuove filiere industriali (dall’automotive alle macchine utensili, dal packaging alla carpenteria metallica) che coniugano la «qualità funzionale a quella formale», sottolinea Carlo Guglielmi, alla presidenza di Cosmit, la società che organizza il Salone internazionale del mobile. A spingere in alto il business, fioriscono poi numerosi eventi culturali in città, che assieme all’arte e all’industria s’intrecciano in un’unica proposta indirizzata al consumatore: «È un disegno chiaro e fortemente voluto, perchè tra cultura e business non esiste più alcuna distinzione». E mentre le aziende abbracciano nuove metodologie di produzione, Cosmit conquista Milano attraverso la promozione costante di nuove iniziative nel settore dello spettacolo, degli eventi e del teatro. In attesa della prossima edizione del Salone del mobile, quali sono le priorità di Cosmit? «In questo momento siamo concentrati sull’offerta dei servizi per il visitatore. Non è accettabile, ad esempio, il cattivo costume dei prezzi al rialzo negli alberghi durante le manifestazioni fieristiche. Così come andrà migliorata la rete dei trasporti. Siamo in cerca di

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risposte da parte delle istituzioni perchè, se è vero che in veste di operatori privati portiamo a Milano 330mila persone in soli cinque giorni, ci aspettiamo altrettanto impegno dal pubblico, con una rete di servizi adeguata alla qualità della manifestazione». Come rispondono le realtà produttive milanesi all’attuale contesto economico internazionale? «Si muovono con attenzione e dimostrano di apprezzare il design in fase di produzione. Penso ai nuovi ristoranti nati in città, piut- Carlo Guglielmi, tosto che al settore della pelletteria con com- presidente di Cosmit pagnie quali Samsonite e Piquadro che hanno dimostrato grande interesse per il prodotto di design. Tuttavia, non si può estendere questa tendenza a tutte le categorie: non mancano alberghi con architetture arabiche, una rete urbana che fa venire i brividi, come nel caso dei lampioni in stile ottocento al cui interno è inserito un led». La crescita nel 2010 è stata trainata dal segmento dell’illuminazione: come si chiude l’anno 2011? «Siamo la prima fiera nel campo dell’arredamento e della luce e vogliamo continuare ad avere questo primato anche oltre confine, LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 89


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come sta avvenendo a Mosca,

Siamo la prima fiera nel campo dell’arredamento e della luce e vogliamo mantenere questo primato

dove il Salone WorldWide ha ampliato i suoi metri quadrati e accolto un numero sempre maggiore di espositori. Nel futuro, punteremo a consolidare questi risultati con un’attenzione particolare al numero dei visitatori, malgrado lo stato di crisi internazionale renda i contorni indefiniti e le previsioni non facili. Nel frattempo, mi auguro che le tante polemiche che contraddistinguono il nostro Paese, si esprimano con toni moderati e che la classe politica, talvolta divisa, apra il campo alla serenità e all’intelligenza nell’agire». A proposito dei mercati esteri, la Russia, quarto mercato per il made in Italy, a quali segmenti di mercato fa riferimento? «La Russia segue principalmente il concetto di casa d’arredo e, dunque, antepone il mobile di stile a quello di design. In generale, assistiamo a un ritrovato interesse dei consumatori russi dopo la crisi economica e registriamo volumi in netta crescita, sempre in riferimento ai mobili di stile».

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Anche la Cina, l’India e il Brasile dimostrano un notevole interesse per l’arredo made in Italy. Quali nuove prospettive giungono dai mercati emergenti? «Per quanto riguarda il Brasile, i margini sono interessanti sulla carta ma assai problematici. Esistono tassi d’interesse inaccettabili che rendono i nostri prodotti di extra lusso e ci hanno costretto a richiedere l’intervento del Ministero. In Cina, invece, ci troviamo a fare i conti con norme che tutelano principalmente il loro mercato pur se presentate in funzione degli standard di sicurezza. È assurdo che una nostra lampada, che ha superato una serie di controlli, non possa entrare in Cina, soprattutto se pensiamo a quanti loro prodotti sono esportati nel nostro Paese. Si tratta in questo caso di ottenere un allineamento delle loro norme con quelle europee. Per quanto riguarda l’India poi, si tratta di un mercato molto interessante ma privo di una reale distribuzione e quindi contraddistinto ancora da volumi ridotti».



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Una Triennale in Cina, tra memoria e innovazione Musei, biblioteche, agenzie culturali, negozi di moda e design, ristoranti, festival, teatri d’opera e di prosa. Il centro di produzione culturale milanese conquista Shanghai grazie alle eccellenze nazionali. Ecco il padiglione che diventerà la casa permanente del made in Italy Elisa Fiocchi

l design non è solo arredo e luce ma un mezzo per risolvere la realtà, una cultura delle fasi progettuali che comprende anche l’immateriale. Dal latino significa appunto disegno, con tutti i connotati di astrazione che ne derivano». Davide Rampello, presidente della Triennale, parte da un concetto chiave per descrivere l’ultimo viaggio compiuto dalla piattaforma culturale milanese capace, con il suo «concerto di eccellenze», di incantare Shanghai all’Expo 2010 e dirottare oltre quarantamila passanti al giorno nella struttura italiana, seconda in assoluto per presenze dopo quella cinese. Il successo ottenuto ha convinto il governo locale a riconvertire il padiglione affinché venga accolta una mostra permanente. Davide Rampello svela tutte le novità del progetto che aprirà i battenti a marzo 2012. Cosa avvicina la Cina al mercato italiano? «Il fascino delle nostre eccellenze. Nell’intera area dismessa, sono rimasti solo cinque padiglioni, tra cui quello italiano, l’unico che ha mantenuto la medesima destinazione originaria, fulcro del made in Italy. Presto la struttura sarà sovra elevata per consentire anche la costruzione di un esclusivo ristorante italiano. Inoltre, sarà la Triennale a organizzare una mostra annuale che coniughi memoria e innovazione attraverso una serie di temi: gioielli, ambiente, paesaggio, sostenibilità, design, moda e agroalimentare».

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Davide Rampello, presidente della Triennale di Milano

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Davide Rampello

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A Shanghai trionferà tutto il made in Italy, non solo il design

Quali segmenti industriali saranno coinvolti dalla partnership cinese? «Tutto il made in Italy, non solo il design. Il proINAUGURAZIONE getto si rivolge all’intero sistema museale italiano e a prestigiose aziende con la partecipazione di Nel mese di marzo Altagamma, Cosmit, Confindustria, Federleaprirà i battenti la casa italiana gno e la Camera di Commercio». a Shanghai In occasione dell’Expo 2015, il contributo della Triennale si concentrerà sul tema dell’alimentazione, una sorta di teatralizzazione della via dell’acqua e del latte. «Vogliamo comunicare l’alimentazione nel senso METRI QUADRI più ampio e profondo del termine. La Triennale La superficie ha coinvolto scrittori a cui ha commissionato del Padiglione racconti e novelle sul tema. Nel frattempo, è stata Italia a Shanghai avviata una ricerca sulla storia dell’alimentazione a Milano che si concluderà con la pubblicazione di un libro in uscita a Natale. È la prima volta che si presenta un volume sulle eccellenze dell’alimentazione lombarda (le botteghe storiche, i VISITATORI generi alimentari): chi avrebbe mai pensato che la città di Milano nell’Ottocento fosse la più imIl numero di persone che hanno portante nel commercio del formaggio?». visitato l’ex Bovisa La fusione con il teatro rimanda alla vol’anno scorso lontà di dare spazio anche al sociale: quale

2012

7 mila

65 mila

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direzione intende seguire la Triennale nei prossimi anni? «La Triennale è nata come palazzo dell’Arte ed è proprio ritornando a quel concetto primario che teatro, arte e cultura si fonderanno assieme attraverso performing arts, concerti, danza e il contributo di tanti autori. Il potenziale è enorme. Pensiamo ad esempio come poteva trasformarsi l’ultima mostra sulle “Espressioni di Gio Ponti” affiancandovi dialoghi e performance teatrali». La succursale dell’ex Bovisa sta subendo particolarmente la crisi economica. Come si può trasformare questo spazio al fine di renderlo luogo d’incontro tra cultura e impresa ed evitare futuri ridimensionamenti? «Fino all’anno scorso abbiamo registrato 65mila visitatori: un dato eccezionale se paragonato ai 42mila ingressi della Triennale di otto anni fa. Purtroppo i costi e i tagli impongono nuove soluzioni e forse un cambiamento nella sua funzione. Fino a primavera, però, è stato confermato il calendario di mostre e, solo in seguito, se saranno fermate le attività, potrebbe cominciare un’opera di restauro». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 93


DESIGN

Nuove affinità tra prodotto e design Dallo start-up d’impresa ai corsi di natura tecnologica e progettuale. Centinaia di aziende si rivolgono a Polidesign, a caccia di innovazione e conoscenza Elisa Fiocchi l valore distintivo di Polidesign è costituito dalle competenze. Oltre alle risorse della Facoltà del Politecnico, che integrano la componente di architettura con quella di ingegneria, il consorzio ha la capacità di coinvolgere in modo sistematico operatori esterni, creando inedite sinergie fra mondo universitario, professioni e mercato. Un vero «braccio operativo», così come lo definisce il direttore Matteo Ingaramo, rivolto al sistema di imprese a cui fornisce conoscenza accademica e nuovi impulsi. «Sempre più realtà produttive vedono nel design un valore aggiunto al prodotto». Il punto sull’alta formazione e sulle proposte per la produzione e lo sviluppo d’impresa.

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Matteo Ingaramo

Dove si sta dirigendo l’offerta formativa? «Gli orizzonti sono sempre più vasti e il Consorzio ha aumentato del 30% l’attività di formazione sulla scia della forte crescita del design associato al prodotto. Inizialmente l’offerta consisteva in corsi di durata consistente ma con il passare del tempo, la formazione è diventata più leggera e mirata attraverso l’alta formazione. Ora pensiamo a una serie di corsi molto curiosi, a partire dal mondo del fashion, con un corso di design della calzatura e un altro dedicato alla progettazione retail; due corsi di design per il teatro (costruzione del sistema scenografico e dei costumi); un corso di design puro per l’industria e un master course sui materiali avanzati». Quante imprese hanno fatto riferimento al consorzio per migliorare le proprie competenze? «In undici anni di attività, abbiamo collaborato con centinaia di aziende, a tutti i livelli del sistema produttivo e dei servizi. In alcuni casi si tratta di piccole collaborazioni, in altri di grandi progetti di ricerca e supporto alla creatività. Spaziamo dallo start-up di una piccola impresa ad

una batteria di corsi specifici di natura tecnologica e progettuale. Possiamo, in sintesi, garantire supporti di progettazione integrata o molto dedicati in virtù delle esigenze dell’azienda». Tra le attività proposte, una è rivolta alla costruzione di reti d’impresa. «È un modo per facilitare il trasferimento della conoscenza tra i diversi comparti industriali, anche in settori non omogenei. È noto ormai che, nel nostro Paese, la relazione tra imprese, in maggioranza di piccole o medie dimensioni, rappresenta una bestia nera». Il meta-distretto del design lombardo può, in tal senso, favorire nuove sinergie? «Ci sono stati tanti tentativi di aggregrazione al suo interno che hanno registrato la partecipazione del Consorzio. Non si può dire che non siano stati fatti passi in avanti, ma lo sforzo non è del tutto compiuto. La definizione di metadistretto rappresenta un’entità astratta dove il tessuto produttivo del design emerge nelle grandi kermesse, fatte, però, di attori singoli. Mettersi al centro, insieme, è una grande sfida che necessita di continue interazioni e reali sistemi di imprese».

A sinistra, Matteo Ingaramo, direttore del consorzio POLI.design e alcuni momenti dei Corsi di Alta Formazione e dei Master

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

Tecnologie per l’automazione Un laser di controllo tridimensionale, software dedicati e lo sguardo costantemente rivolto all’innovazione tecnologica. Ecco come il settore dell’automazione industriale si evolve continuamente Emanuela Caruso

n mercato complesso, competitivo e molto dinamico quello delle tecnologie per l’automazione. Soggetto a continui cambiamenti, miglioramenti, novità tecniche, necessita di realtà aziendali pronte a rinnovarsi e a seguire il suo ritmo frenetico senza indugi. Crea collaborazioni e rapporti lavorativi sia tra società nazionali che internazionali ed è quindi fondamentale, per farvi parte, essere dotati di versatilità e competenza, ma avere anche un occhio sempre vigile sullo scenario globale. Nata a Legnano, in provincia di Milano, la Steel Mec Sald è un’azienda che sin dalla sua fondazione ha saputo introdursi in questo mercato con forza e qualità. Si è posta come obiettivo principale l’efficienza produttiva. «Per raggiungere la nostra mission aziendale – spiega Franco Tomaselli, amministratore unico della società – e per destreggiarci in

U

In basso, a destra Franco Tomaselli, amministratore della Steel Mec Sald di Legnano (MI), Laura Sala e Adriano Tomaselli. Nella pagina a fianco, fase di produzione e controllo macchine www.steelmecsald.it

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maniera ottimale in questo settore che non permette errori poniamo grande attenzione alle esigenze dei clienti, miglioriamo in continuazione la qualità dei nostri prodotti aumentando il livello tecnologico e la complessità dei processi produttivi, e ci avvaliamo del lavoro di personale qualificato e costantemente formato». Queste caratteristiche hanno permesso all’azienda di affermarsi e raggiungere il successo in breve tempo, tanto che a oggi i suoi servizi sono richiestissimi. «La Steel Mec Sald si occupa della costruzione di attrezzature e macchinari, ad esempio manipolatori, posizionatori a rulli, tavole rotanti, portali di saldatura, nel rispetto delle esigenze del cliente, cioè su misura. La nostra capacità ingegneristica e di prototipizzazione si è così evoluta e migliorata nel tempo, che l’utenza che si rivolge alla società lo fa perché ha bisogno di soluzioni all’avanguardia e altamente tecnologiche in grado di risolvere i problemi legati all’automazione di saldatura». E sono infatti soprattutto i settori più tecnologicamente avanzati a richiedere i servizi della Steel Mec Sald: il campo energetico, con le turbine a gas e a vapore e le torri eoliche, i cantieri navali, il settore delle automotive e dell’edilizia relativa alla costruzione di grandi strutture. Grazie all’innovazione dei macchinari l’azienda non è solo molto competitiva, ma è anche in grado di realizzare e fornire tecnologie capaci di ottimizzare tempi, costi e risultati. «Uno dei macchinari che si è rivelato davvero vincente – continua Adriano Tomaselli, socio e coordinatore tecnico dell’attività – è il manipolatore universale di sal-


Franco Tomaselli, Adriano Tomaselli e Laura Sala Antonio Caserta

4.4

mln EURO

È il fatturato della Steel Mec Sald nell’ultimo anno

datura ad assi cartesiani. Lo consideriamo il main business aziendale e ha il compito di sostenere l’impianto di saldatura e di permettere, mediante il movimento verticale e orizzontale, il posizionamento della torcia di saldatura, così da raggiungere considerevoli dimensioni nello spazio operativo». Tutte le macchine prodotte dalla Steel Mec Sald mirano a un livello qualitativo altissimo e all’automazione del processo lavorativo e del controllo costante della saldatura. «Questo

risultato si ottiene con l’utilizzo di un laser di controllo tridimensionale e con l’aiuto di software dedicati. Il punto focale della nostra attività è produrre macchinari da sostituire all’intervento umano, che preclude in sé un indice di errore perenne, eliminabile con i nostri sistemi di automazione ad alta definizione e di controllo». A fronte di tutti questi aspetti del settore, diventa essenziale il concetto di innovazione continua e per tale motivo la società sforna scelte progettuali all’avanguardia ogni volta che il mercato o i clienti lo richiedono. «Siamo alla costante ricerca di prodotti nuovi e provenienti dall’estero – commenta Laura Sala, controller della parte finanziaria – e di nuove materie prime capaci di stupire e di farci tenere il passo con tutte le realtà concorrenti». Il raggio d’azione della Steel Mec Sald è ormai così ampio che copre e offre servizi a moltissimi Paesi. «La produzione aziendale destinata all’export coincide con il 60-70% della produzione totale ed è rivolta all’Europa in generale e all’Azerbaijan, all’Algeria, alla Turchia, a Dubai e alla Russia in particolare. Ogni anno la crescita della società è del 30%». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 99


IMPRENDITORI DELL’ANNO

La ripresa si concretizza anche con un ritorno “alle origini” li ultimi anni, caratterizzati dalla crisi economica e finanziaria globale, sono stati molto duri per le aziende, con perdite di ordini e fatturati che spesso si sono tramutati in scomparsa di posti di lavoro. Particolarmente esposte si sono rivelate le attività che operano nel settore della produzione di beni strumentali, che hanno subito i tagli degli investimenti da parte dei vari comparti produttivi. Fortunatamente gli imprenditori italiani hanno continuato a puntare sulla qualità del loro lavoro e oggi cominciano a trarre i primi positivi risultati di questi anni di sacrifici appena trascorsi. Abbiamo fatto una panoramica sulla situazione del mercato dei prodotti strumentali insieme all'ingegnere Paolo Franco Zanella, presidente di Antil, azienda con sede a San Giuliano Milanese, specializzata nell'automazione industriale d'avanguardia. Come sono stati gli ultimi anni per le aziende del vostro settore? «Credo che questi ultimi anni siano stati un severissimo banco di prova per tutto il comparto industriale, in particolare per i costruttori di beni strumentali». Che conseguenze hanno causato queste difficoltà? «Il calo produttivo generalizzato e l’incertezza sullo sviluppo futuro hanno provocato il congelamento della maggior parte dei nuovi in-

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Paolo Franco Zanella, presidente di Antil www.antil.it

100 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011

La crisi economica globale ha rappresentato un duro banco di prova per le attività industriali, ma puntando sulla qualità, anche le aziende di automazione possono crescere. Ne abbiamo parlato con Paolo Franco Zanella Manuel Zanarini

vestimenti. Abbiamo avuto un crollo delle richieste di robot di piegatura, sistemi di caricoscarico per macchine di taglio laser e punzonatrici, magazzini automatici. Per questi prodotti standard nel 2010 sono state consegnate un terzo delle unità prodotte nel 2008». Come è stato possibile superare questi momenti difficili? «Per limitare l’impatto della contrazione nella produzione standard, abbiamo dovuto, per così dire, “tornare alle origini”, puntando soprattutto sulla diversificazione e la personalizzazione dell'offerta». È importante puntare molto sull'innovazione? «Assolutamente sì. All'inizio della nostra attività progettavamo esclusivamente impianti dedicati, con una spiccata vocazione all’innovazione; così in questa crisi siamo tornati allo studio di impianti speciali, più efficienti, che permettessero nuove opportunità produttive». Quanto conta soddisfare le singole esigenze? «È decisivo. Insieme a clienti vecchi e nuovi, ascoltandoli e seguendoli, abbiamo modificato le nostre macchine e ne abbiamo progettate di nuove. Così facendo, sono nate linee nuove, e quelle già esistenti hanno visto migliorare le loro prestazioni in modo entusiasmante». Quindi serve anche una diversificazione


Paolo Franco Zanella

della clientela? «È molto importante. Circa il 38% dei nostri clienti sono società che lavorano nel campo della carpenteria metallica per conto terzi. La restante parte ha un prodotto proprio, enormemente diversificato. Con le nostre macchine vengono costruiti parti per cappe, cucine industriali e ad uso domestico, arredamento metallico, condizionatori, macchine da caffè e un’infinità di altri oggetti». Oltre alla personalizzazione, la produzione deve anche garantire la ripetibilità. Come conciliare questi due aspetti? «I nostri impianti necessitano sempre di un certo livello di personalizzazione. Per poter seguire questa variabilità mantenendo l’efficienza nella progettazione e nella produzione, negli anni sono stati standardizzati gruppi che ven-

Visto il calo della produzione standard siamo “tornati alle origini”, puntando soprattutto sulla diversificazione e la personalizzazione dell'offerta

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+60% FATTURATO

gono continuamente riutilizzati nella progettazione. Così una nuova macchina è un assemblaggio di gruppi già utilizzati in altre macchine, magari con caratteristiche migliorate. Le tecniche di calcolo agli elementi finiti, affiancate all’esperienza storica, aiutano molto in questa operazione». Quanto conta l'innovazione in questo settore? «È decisiva, ma bisogna puntare su un'innovazione “concreta”. Ad esempio, abbiamo una linea di robot di piegatura che, nati per portare 35 chilogrammi, ne possono maneggiare 400. Nati per sostituire l’operatore nelle operazioni di manipolazione della lamiera davanti alle presse, oggi, con la portata estesa fino a 400 Kg, permettono di realizzare pezzi in lamiera piegata impossibili fino a pochi anni fa». Vede sviluppi sui mercati esteri? «Stiamo entrando in mercati extra europei, come la Russia e il Brasile, dove l’automazione sta diventando importante per la sicurezza, la ripetibilità e l’affidabilità che garantisce: il potenziale di sviluppo per il futuro è ancora alto».

Questo il dato relativo all’aumento di fatturato registratosi nel 2011 rispetto all’anno precedente

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

Il made in Italy vincente nelle macchine automatiche Grazie alla grande qualità e innovazione dei loro prodotti, alcune aziende del nostro Paese esportano con successo il made in Italy nel mondo. Una di queste imprese è Eurosicma Spa, storica azienda di Segrate, specializzata nella produzione di macchine automatiche Manuel Zanarini

e esigenze sempre più sofisticate dei consumatori hanno portato, nel settore alimentare e dolciario, una crescente necessità di beni strumentali capaci di valorizzare la riconoscibilità, garantire la sicurezza e assicurare un migliore confezionamento dei prodotti. In questo contesto, le aziende produttrici di macchine automatiche con alto valore aggiunto hanno possibilità di ampliare il proprio volume d'affari se trovano il modo di soddisfare le più svariate esigenze dei produttori di dolci. Altro aspetto molto importante è In questa pagina, i membri delle famiglie Ajani e Redaelli: la portata complessiva del Marco Redaelli e Franco Ajani, amministratori delegati mercato potenziale, grande e la terza generazione, da sinistra: Alberto, Simona, Sergio e Francesco Redaelli. Nella pagina seguente: quanto il mondo. Come ci forza lavoro aziendale, la quale ha affrontato grandi conferma la dirigenza di Eusacrifici per contribuire al successo della società www.eurosicma.it rosicma Spa – fondata nel 1965 dalle famiglie Ajani e Redaelli, che la conducono ancora oggi - «è molto importante sfruttare le opportunità fornite dai mercati internazionali. Noi abbiamo internazionalizzato la commercializzazione fin dalla nostra fondazione. Attualmente con-

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tiamo 4.000 installazioni, in 80 Paesi diversi. Basti pensare che nel 2010, il mercato che ha sviluppato il fatturato più elevato è stato quello indiano». Riuscire a operare in situazioni così diverse, richiede un’ ottima strategia, nonché organizzazione, aziendale, «basata sullo sviluppo di nuovi prodotti e tecnologie necessarie alla realizzazione di impianti automatici da fornire con formula “turnkey” e valorizzando il know how basandosi sulla diversificazione dell'offerta». Il management di Eurosicma sottolinea come «la multispecializzazione è stata e continua ad essere uno degli elementi che guidano la nostra crescita, e a essere un elemento che ci contraddistingue dalla concorrenza. Le tecnologie sviluppate e in via di sviluppo sono svariate e permettono molteplici applicazioni, utili per soddisfare le esigenze delle industrie dolciaria, cosmetico e farmaceutica. Vorrei aggiungere che la qualità è l'altra chiave vincente. Per raggiungere livelli di eccellenza, abbiamo scelto di non delocalizzare


Eurosicma

la produzione, mantenendola interamente in Italia, invece di optare per Paesi caratterizzati da basso costo della manodopera e da regimi fiscali agevolati». Lo sviluppo tecnologico è essenziale per questo genere di evoluzione aziendale. Valutando la produzione di Eurosicma ci si accorge subito di quanto sia importante, come ci confermano i suoi dirigenti: «noi siamo all'avanguardia riguardo a questo aspetto. Per esempio, oggi, siamo tra i pochi al mondo in grado di offrire tecnologie di confezionamento sia stile Fold che Flow pack, a 3 e 4 saldature nonché sistemi di alimentazione e porzionatura completamente automatici anche per prodotti critici da gestire come oggetti irregolari e appiccicosi. Un altro esempio, è quello del controllo assi basato sulla tecnologia Pc che rappresenta un importante vantaggio competitivo rispetto a tutti i concorrenti che utilizzano tecnologie più datate e in alcuni casi addirittura obsolete. La solidità patrimoniale e finanziaria ha permesso di affrontare con decisione e ottimismo anche il difficile momento di crisi globale, senza smettere di investire in ricerca e sviluppo». In un mercato complesso come quello odierno, le aziende devono essere “customer oriented”, approccio che lo stesso management di Eurosicma ritiene essere al centro della propria strategia aziendale: «Efficienza e affidabilità, sono variabili importanti per la marginalità delle produzioni di chi utilizza macchine confezionatrici. Per garantire nel tempo

La nostra azienda opera da sempre in ambito internazionale. Oggi agiamo su scala mondiale, contiamo 4.000 installazioni distribuite in 80 Paesi diversi

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questi valori occorre fornire adeguata formazione e supporto post vendita a tutti i clienti. Al fine di raggiungere pienamente tale obiettivo, Eurosicma ha realizzato ingenti investimenti nelle proprie strutture, istituendo un apposito ufficio interno e centri di assistenza locali. Siamo presenti con organizzazioni di vendita e assistenza in Nord e Sud America, India ed Estremo Oriente, per essere sempre più vicini ai clienti che scelgono il nostro brand, avere quindi il loro stesso fuso orario e parlare la loro lingua». Tale scelta aziendale, sta dando i risultati sperati, «la nostra clientela sta premiando lo sforzo del management aziendale e della nostra forza lavoro. Stiamo vivendo un momento di forte crescita. Basti pensare che, nel 2010, il fatturato complessivo consolidato della nostra, e delle aziende controllate, è stato 23 milioni di Euro e la proiezione per il 2011 è di raggiungere quota 30 milioni». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 103


IMPRENDITORI DELL’ANNO

Scenari innovativi per l’impiantistica industriale rasformare la crisi in un’opportunità di sviluppo, investendo nella ricerca per una ridefinizione dei processi operativi e organizzativi volta a eliminare quanto non crea valore, e a misurarne efficacia ed efficienza con l’obiettivo di rendere l’azienda sempre più competitiva. È questa la ricetta messa in atto da fgm engineering, consolidata realtà nel campo della progettazione e costruzione di impianti industriali. «Le competenze maturate in oltre 36 anni di attività e i servizi proposti, sono rivolti a diversi ambiti di applicazione, dal settore petrolifero e chimico a quello energetico e ambientale», sottolinea il presidente, Andrea Manzi, a testimonianza di una vitalità che ha permesso al gruppo di affrontare la recente crisi economica senza particolari contraccolpi. «Siamo presenti principalmente sul mercato nazionale – prosegue Manzi – dove possiamo vantare una notevole esperienza nella fornitura di servizi di ingegneria di dettaglio e di studi di fattibilità, oltre che di gestione, acquisti, coordinamento e realizzazione di specifici progetti. Siamo inoltre specializzati nella realizzazione di contratti EPC “chiavi in mano” che, dal 1982, costituiscono, di fatto, il core

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I membri del Cda della fgm engineering, Francesco Manzi, Silvestro Frola e Marco Tavian. Seduto al centro, il presidente Andrea Manzi www.fgmengineering.com

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Quella della fgm engineering è un’attività complessa e ad alto contenuto tecnologico, sempre più rivolta verso la ricerca della qualità e la tutela dell’ambiente. La progettazione e costruzione degli impianti industriali di nuova generazione secondo Andrea Manzi Guido Puopolo business aziendale». Dal 2005, inoltre, per meglio fronteggiare le esigenze attuali e future, e per garantirsi una maggiore flessibilità nella gestione dei lavori, è operativa a Taranto la fgm engineering Sud, fondata con l’obiettivo di fornire un servizio ancora più tempestivo e puntuale alle specifiche necessità industriali presenti nel territorio del Centro Sud: «Tale scelta assume oggi un valore strategico ancora maggiore – sottolinea Manzi - soprattutto se inquadrata nell’attuale situazione di crisi, caratterizzata da un contesto di decelerazione della crescita e da un clima non favorevole agli investimenti». In quest’ottica, inoltre, è da considerare anche la scelta di rispondere alle sempre più pressanti esigenze dei vari impianti in materia di salvaguardia ambientale, attraverso la creazione di un apposito gruppo di lavoro, come conferma Manzi: «Abbiamo istituito, al nostro interno, un gruppo di progettazione specializzato, che si avvale di collaboratori con una consolidata esperienza nel settore, per la progettazione e la realizzazione di impianti per il trattamento di effluenti liquidi e gassosi, come ad esempio im-


Andrea Manzi

fgm vanta collaborazioni con alcune tra le principali società operanti nel settore a livello nazionale, come Eni, Enipower, Polimeri Europa, Syndial, Erg, Iplom, Ies e Tamoil

pianti Tas, ossidatori termici e catalitici, e impianti per il recupero di vapori/abbattimento sfiati da carico Atb e stoccaggi. Una scelta vincente, considerato che ci ha permesso di realizzare, negli ultimi anni, numerosi interventi in questo senso». Proprio la competenza del personale impiegato, rappresenta un valore aggiunto determinante per il successo dell’azienda: «Il nostro staff è costituito da operatori altamente qualificati, con specifiche competenze nelle diverse discipline tecniche quali ingegneria di processo, civile, meccanica, elettrica/strumentale e strutturale – spiega Manzi – Questa multidisciplinarietà ci permette di porci come unico interlocutore per i nostri partner, con enormi vantaggi in termini di efficienza e tempestività degli interventi». Un servizio completo, dunque, che fa della qualità il proprio elemento distintivo:

«Dal 2000 l’azienda è certificata in accordo alla norma Uni En Iso 9001 – specifica Manzi - e in considerazione della complessità dell’attuale realtà industriale, del panorama sociale in cui ci troviamo a operare e di una legislazione sempre più attenta allo sviluppo di politiche che favoriscano le buone pratiche OH&S – Occupational Health and Safety - si è rafforzata nel management aziendale la convinzione della necessità di certificarsi, adottando e personalizzando anche il modello proposto dalla norma Ohsas18001, per contribuire così al consolidamento di un ambiente di lavoro sicuro per il personale e i collaboratori dell’azienda». A testimonianza della qualità del servizio reso, l’azienda vanta collaborazioni con alcune tra le principali società operanti nel settore a livello nazionale, come Eni, Enipower, Polimeri Europa, Syndial, Erg, Iplom, Ies e Tamoil, con l’obiettivo di ampliare il proprio raggio d’azione verso il mercato estero, come conferma lo stesso Manzi: «Attualmente l’azienda sta operando con cantieri e attività di ingegneria multidisciplinare in diversi siti industriali sul territorio nazionale, mentre per il futuro contiamo di “esportare” le nostre idee e la nostra esperienza anche al di fuori dei confini nazionali».

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

Verso impianti tecnici più completi vilupparsi in un settore specializzato e competitivo è una vera sfida, soprattutto se il settore a cui ci si rivolge è quello dell’impiantistica elettrica, dove le realtà concorrenti sono tante. Per sopravvivere bisogna munirsi di tecnica, qualità e strategie produttive innovative e vincenti. La Process Impianti, ora con sede a Costa di Mezzate, in provincia di Bergamo, viene fondata circa quindici anni fa proprio su queste basi e da società artigiana per la realizzazione di impianti elettrici in genere, diventa una realtà capace di produrre ogni tipo di impianto e di insinuarsi in vari settori di riferimento, da quello pubblico a quello del terziario avanzato. «Abbiamo dedicato gran parte della nostra attenzione allo sviluppo di realizzazioni in serie e di tipo custom dei quadri elettrici – racconta Thomas Guerinoni, titolare dell’attività. L’esperienza maturata precedentemente in cantiere ha contribuito alla riuscita del nostro obiettivo e siamo giunti in breve tempo alla produzione di quadri elettrici di elevata qualità e praticità d’uso. Ogni quadro realizzato è inoltre conforme alle normative tecniche». Quale tipo di servizio fornite? «Garantiamo un servizio chiavi in mano, cioè completo in ogni sua fase, dalla consulenza tecnica e dalla progettazione, alla realizzazione e al collaudo dell’impianto. Ogni proposta studiata viene formulata valutando attentamente la tipologia delle lavorazioni, le richieste dell’utente e l’ubicazione del cantiere, in que-

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Negli ultimi anni il settore impiantistico ha risentito degli sconti sugli appalti e dell’incertezza sui termini e i tempi di pagamento. Thomas Guerinoni spiega come migliorare la situazione Emanuela Caruso

Lo staff della Process Impianti Srl. Nelle altre immagini, alcune fasi della produzione di impianti elettrici www.processimpianti.it


Thomas Guerinoni

sto modo riusciamo a offrire un servizio di qualità alta ma a un costo onesto è stabilito, perché preventivamente concordato. Per essere in grado di adempiere a questo compito, abbiamo costituito un personale tecnico interno altamente specializzato, squadre di operai formati per il lavoro in loco, dislocato su tutto il territorio nazionale, e collaboriamo con altre aziende di qualità e operanti nel mercato da tempo». Da qualche anno la Process Impianti ha varcato la soglia del settore delle energie rinnovabili. In che modo si sviluppa la vostra attività in questo specifico ambito? «Qualche anno fa è scoppiato il boom delle energie rinnovabili e del risparmio energetico e per riuscire a sfruttare quel periodo fertile e innovativo sono nate dal nulla, senza esperienza e tantomeno senza personale tecnico

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Nei prossimi anni gli impianti per le energie rinnovabili rivestiranno ancora un ruolo fondamentale e capace di far sviluppare molte aziende del settore

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specializzato, moltissime attività che hanno iniziato a proporsi come Epc, cioè come società general contractor per la progettazione e realizzazione di impianti fotovoltaici. Di fronte a questa situazione la Process Impianti ha deciso di intraprendere una strada diversa e ci siamo offerti al mercato come costruttori e fornitori di quadri elettrici in corrente continua e alternata e come impiantisti della sola parte elettrica che costituisce un impianto fotovoltaico, cercando così di dare qualcosa di cui il mercato necessita ma ne è carente , la capacità tecnica. A lungo termine questa strategia diversa da tutte le altre si è rivelata vincente». Proprio a partire da quest’anno avete allargato la vostra operatività anche al settore meccanico e idraulico, quali i motivi di questa scelta? «La decisione di allargare l’attività è nata dalla volontà di offrire ai nostri attuali e futuri clienti un interlocutore unico per tutto ciò che riguarda gli impianti tecnici applicabili nei settori residenziale, industriale e terziario. Presentare all’utenza un servizio che includa competenze elettriche, idrauliche e meccaniche permette al committente una gestione più semplice ed economica dei subappaltatori impiantisti, ottenendo di conseguenza un’ottimizzazione dei costi e della qualità del prodotto finito». Quali sono le prospettive e gli obiettivi futuri della società? «Il settore impiantistico è una realtà difficile e competitiva e con i tempi che corrono è diventato davvero complicato lavorare. Quello che ci aspettiamo per l’azienda nel prossimo futuro è di trovare il giusto compromesso tra qualità e prezzo e tra servizio e assistenza post-vendita. Il desiderio è di riuscire a distinguersi dalla massa per poter aumentare ancora il successo della società. Sicuramente anche nei prossimi anni rivestiranno un ruolo importante gli impianti destinati alle energie rinnovabili». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 107


IMPRENDITORI DELL’ANNO

Meccanica e tecnologia al servizio del settore energetico Sfruttare le potenzialità offerte da un settore a elevata internazionalizzazione come quello energetico e petrolifero, puntando su tecnologie e macchinari all’avanguardia. Come svolgere un ruolo fondamentale nel mercato Oil & Gas secondo l’esperienza di Stefano Croci e Gaetano Besana Guido Puopolo

na piccola officina meccanica impegnata nel campo della componentistica oleodinamica trasformatasi, nel giro di pochi anni, in una consolidata realtà nel settore energetico e petrolifero, con lo sviluppo di tutti i mercati Oil & Gas, legati all’estrazione di idrocarburi. È questa, in sintesi, la storia di Téchne Srl, azienda di Erba, in provincia di Como, specializzata nella produzione di componenti destinati principalmente al settore petrolifero. «Il significato del nome Téchne trae spunto da quanto espresso da Platone nel “Le Tecniche” – sottolinea Stefano Croci, socio e titolare insieme a Gaetano Besana – e rimanda all’idea di una conoscenza condivisa, pratica e teorica. “…Téchne comprende sia la

U

Da sinistra, Stefano Croci e Gaetano Besana, titolari della Téchne Srl di Erba. Nelle altre immagini, momenti di lavoro all’interno dell’azienda www.technevalves.com

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nostra arte, sia la nostra tecnica, sia la capacità, manuale e no, di fare qualcosa che si svolge secondo una regola. Non una mera esecuzione di progetti altrui, che l'esecutore può non condividere o addirittura non comprendere, né una creatività libera da regole, ma una partecipazione consapevole a ciò che si fa, da parte di tutti gli attori coinvolti, siano essi operai, architetti o ingegneri…”. Per quanto possibile cerchiamo di applicare questi concetti alla nostra attività, con l’obiettivo di fornire sempre un servizio completo e puntuale». Cosa ha significato per voi questa evoluzione da un punto di vista produttivo? STEFANO CROCI: «Certamente questa scelta ha rappresentato un notevole cambiamento, soprattutto in relazione ai mercati di riferimento e ai macchinari utilizzati, visto che abbiamo dovuto adeguare i nostri impianti alle nuove esigenze aziendali, con importanti investimenti rivolti in questa direzione». Su quali attività si concentra maggiormente il vostro core business? S. C.: «Il nostro lavoro si rivolge prevalentemente a produttori di primo impianto, soprattutto produttori di valvole a sfera, saracinesca, ritegno e globo, ai quali forniamo componenti lavorati sulla base delle loro specifiche necessità, attraverso un’attività di “customizzazione” che sempre più viene richie-


Stefano Croci e Gaetano Besana

sta dai nostri partner e che, unitamente a un’eccellente flessibilità dei reparti di progettazione e produzione, rappresenta il vero punto di forza dell’azienda. Un mercato parallelo sul quale siamo altrettanto attivi è quello legato alle operazioni di manutenzione, tanto che a riguardo stiamo provvedendo a definire speciali agreements con aziende italiane ed estere operanti in questo ambito. Oltre alla fornitura di componenti, lavorati in accordo ai requisiti richiesti dai nostri committenti, a partire dal 2004 abbiamo iniziato a specializzarci nella progettazione e produzione di una vasta gamma di accessori, in grado di essere utilizzati anche a elevate pressioni, dedicati agli impianti Oil & Gas. A questo proposito sono state depositate una serie di soluzioni brevettate dalla nostra azienda, la cui applicazione permette di ridurre drasticamente le emissioni accidentali in atmosfera dei fluidi presenti negli impianti stessi». Quali sono attualmente i vostri principali mercati di riferimento? GAETANO BESANA: «Inizialmente abbiamo sviluppato le nostre competenze cercando di affermarci dapprima sul mercato italiano, dove esistono diverse unità operative di alcune tra le più importanti compagnie petrolifere a livello mondiale. Col tempo, però, abbiamo assunto una dimensione sempre più globale, diventando interlocutori privilegiati per diverse realtà operanti un po’ in tutto il mondo. At-

Portiamo avanti da sempre un’incessante politica di innovazione, reinvestendo ogni anno la maggior parte dei nostri utili in attività di ricerca e sviluppo tecnologico

tualmente siamo presenti in Europa, Stati Uniti, Canada, Emirati Arabi e Asia, a testimonianza del livello di internazionalizzazione raggiunto dal nostro business». Questa presenza capillare sul mercato internazionale vi ha permesso di rispondere in maniera più efficace alla crisi che ha colpito il sistema economico mondiale? G. B.: «Grazie alle tecnologie applicate siamo riusciti ad affermarci in un mercato altamente competitivo, tanto da esserci guadagnati la stima e il rispetto dei principali operatori del settore. A partire dal 2005, ad esempio, abbiamo instaurato una solida partnership con Sealweld Corporation, società Canadese impegnata nella manutenzione di impianti Oil & Gas. La bontà della nostra attività è testimoniata anche dalle numerose certificazioni di qualità di cui disponiamo, rilasciate non soltanto da organi italiani ed europei ma anche, ad esempio, da appositi enti certificatori americani e canadesi. I numeri LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 109


IMPRENDITORI DELL’ANNO

del fatturato, del resto parlano chiaro. No- fatto di essere in grado di produrre lotti conostante il difficile momento dell’economia internazionale, infatti, per quel che ci riguarda, in tutti questi anni abbiamo sempre realizzato performance di segno positivo». Quindi non siete stati danneggiati neanche dalla concorrenza proveniente dai paesi in via di sviluppo? G. B.: «La nostra è un’attività ad altissima specializzazione, e quindi, fino a questo momento, non abbiamo subito concorrenza da parte di giganti come Cina e India che, nonostante possano disporre di manodopera a bassissimo costo, da questo punto di vista non riescono a garantire livelli di qualità e servizio sufficientemente adeguati. Inoltre il

La nostra è un’attività ad altissima specializzazione, e quindi, fino a questo momento, non abbiamo subito alcun tipo di concorrenza da parte di giganti come Cina e India

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stituiti anche da poche unità, puntando più sulla qualità che sulla quantità delle produzioni, ci permette di soddisfare nicchie di mercato che anche i nostri competitors occidentali faticano a rifornire». Quali strategie imprenditoriali avete adottato per riuscire a imporvi in un mercato così esigente? G. B.: «Parafrasando la storia della cicala e della formica possiamo dire che in questi anni ci siamo comportati come una formica previdente, cercando di minimizzare gli sprechi e di ottimizzare le nostre produzioni. Fin dalla nascita dell’azienda abbiamo portato avanti un’incessante politica di innovazione, reinvestendo ogni anno la maggior parte dei nostri utili in attività di ricerca e sviluppo tecnologico, cercando di interpretare e anticipare le nuove tendenze del mercato. In questi anni non abbiamo mai voluto accontentarci, acquistando macchinari di ultima generazione che, a fronte di considerevoli sacrifici economici sostenuti, ci


Stefano Croci e Gaetano Besana

hanno garantito, sul medio e lungo periodo, un notevole vantaggio produttivo». Quali sono, a questo proposito, le ultime tecnologie adottate a livello aziendale? S. C.: «Gli strumenti utilizzati per la nostra attività richiedono un costante aggiornamento, per risultare sempre adeguati ai bisogni di un mercato in continua evoluzione. Oggi disponiamo di una ventina di macchine assolutamente innovative, suddivise tra centri di lavoro e torni a controllo numerico, che assicurano elevati standard qualitativi. Nello specifico utilizziamo macchinari di fabbricazione Giapponese, tra i migliori in circolazione, capaci di offrire il massimo delle prestazioni sia da un punto di vista meccanico che elettronico. Precisione e tempi di produzione ridotti sono i requisiti ai quali i nostri strumenti devono rispondere. Oltre a questo, però, un ruolo fondamentale è svolto dai nostri collaboratori, figure professionali di altissimo livello sottoposte a continuo aggiornamento, attraverso corsi di formazione, ma anche mediante l’affiancamento da parte dei nostri operatori più esperti». Quali sono, infine, le prospettive per il futuro dell’azienda? S. C.: «Pensiamo di poter chiudere il 2011 con un consistente aumento del fatturato, che dovrebbe superare i 6.5 milioni di euro. Questo incremento potrebbe tradursi, a breve, in un ampliamento delle nostre strutture produttive, un’operazione necessaria per poter fronteggiare le crescenti richieste pro-

venienti dai nostri committenti. Le opportunità di sviluppo, infatti, non mancano, anche se troppo spesso, in Italia, siamo costretti a fare i conti con una burocrazia opprimente, che di fatto contribuisce a rallentare lo sviluppo delle imprese presenti sul nostro territorio. Per cercare di ovviare a queste problematiche, nel passato abbiamo anche valutato la possibilità di spostare la nostra produzione nella vicina Svizzera approfittando degli incentivi ottenibili dal “Progetto Copernico”, cosa che ci avrebbe sicuramente agevolato sotto molti aspetti. Alla fine, però, abbiamo deciso di continuare a lavorare in Italia e di rimanere legati al nostro territorio e alle nostre tradizioni sia per garantire una continuità di occupazione ai nostri dipendenti sia per cercare di contribuire, con impegno e convinzione, al rilancio del sistema industriale italiano».

6.5

mln EURO

È il fatturato relativo al giro d’affari previsto dalla Téchne Srl per fine 2011

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

Il futuro dell’energia Il settore energetico sta cambiando rapidamente. Come evidenzia Matteo Codazzi, l’Italia in questo caso si farà trovare pronta e preparata, grazie anche al contributo di aziende nostrane Francesco Bevilacqua

l quadro sulla situazione energetica fornito da Matteo Codazzi è completo e ben delineato. Codazzi è amministratore delegato di Cesi Spa, azienda nata nel 1956 come centro di eccellenza nazionale nel campo della ricerca e dell’ingegneria del settore elettrico: «Oggi operiamo in trentacinque paesi del mondo, in tutti i campi del settore elettro-energetico, dalla generazione al trasporto, alla distribuzione agli usi finali dell’energia, includendo anche assistenza nel campo dell’ingegneria dell’ambiente e delle energie rinnovabili. Il 60% del nostro fatturato deriva dall’estero ed entro l’anno apriremo delle sedi in America Latina e Medio Oriente, oltre alla Cina dove siamo stati sempre presenti con importanti contratti». Qual è il vostro target? «Abbiamo partner sia pubblici che privati. In Italia lavoriamo prevalentemente con Enel e Terna, ma anche con le maggiori municipalizzate e i principali produttori di energia privati. All’estero serviamo anche istituzioni finanziarie, ministeri, enti regolatori o utility locali pubbliche che hanno problemi specifici, soprattutto se siamo in aree in via di sviluppo con grandi risorse naturali ma con competenze tecniche e regolatorie ancora non ottimizzate. Nel campo delle prove di testing e certificazione lavoriamo per tutti i grandi produttori di componenti elettromeccanici mondiali quali

I Matteo Codazzi, amministratore delegato di CESI Spa. Nelle altre immagini, tecnici al lavoro e una cella solare www.cesi.it

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ABB, Siemens, Ansaldo, Prysmian». Come valuta la situazione del settore energetico? «In questi ultimi anni il mondo dell’energia è stato influenzato da diversi aspetti, mi riferisco soprattutto agli impegni presi a Kyoto, ai target vincolanti stabiliti dall’Unione Europea per il 2020 e al dibattito su una de-carbonizzazione del settore elettrico a lungo termine. Siamo alle porte di un nuovo paradigma in campo elettro-energetico. Ad esempio, il concetto di generazione distribuita implicherà una rivisitazione completa nella gestione delle reti. La priorità, sulla quale anche noi ci stiamo concentrando in questo momento, va attribuita allo sviluppo dei grandi corridoi e delle infrastrutture di trasmissione, al concetto della generazione distribuita e rinnovabile, alla diffusione delle smart grids di distribuzione e trasmissione e, a livello trasversale, al tema della de-carbonizzazione dell’economia, sempre più fondamentale anche nelle scelte dei mix e quindi di sviluppo sostenibile delle fonti». Come saranno quindi le reti del futuro? «In futuro, l’energia sarà generata e trasportata attraverso reti magliate, flessibili, intelligenti e autoconfiguranti in tempo reale. In queste reti la presenza da un lato di piccole e molteplici sorgenti di energia localizzata – si pensi ai pannelli fotovoltaici o all’eolico i cui livelli di produzione ora per ora non sono prevedibili in quanto influenzati erroneamente dalle condizioni meteorologiche – e dall’altro di grandi produzioni concentrate e programmabili, renderanno necessaria


Matteo Codazzi

l’introduzione di modelli innovativi di gestione ed esercizio delle reti e dei mercati». Si riferisce alle smart grids? «Esattamente. Abbiamo studiato e stiamo sviluppando soluzioni innovative per l’ottimizzazione dell’inserimento delle rinnovabili nel sistema elettrico e per l’automazione della rete, consentendo una riduzione dei costi operativi e un incremento dell’efficienza e della continuità del servizio per l’utente finale. Su questo fronte l’Italia rappresenta il più vasto e avanzato esempio concreto di applicazione delle tecnologie smart e CESI è impegnata proficuamente nel supportare diversi clienti internazionali in alcuni progetti smart grid. Nel nostro paese puntare sulle smart grids e sulle fonti energetiche rinnovabili, in particolare su solare, eolico e geotermico, può rappresentare una straordinaria occasione per creare nuova occupazione e ridurre la dipendenza dalle importazioni di greggio, oltre a stimolare ricerca e innovazione tecnologica». Quali sono stati i principali cambiamenti degli ultimi anni?

«Nel 2004 l’acquisizione di Ismes ci ha permesso di accrescere le nostre competenze nei settori della salvaguardia del territorio, delle strutture dai rischi naturali, della diagnostica degli impianti, della qualifica strutturale del prodotto industriale, della tutela del patrimonio monumentale e dei servizi di monitoraggio. Il 2005 è stato l’anno dell’acquisizione di IPH GmbH e FGH GmbH, società tedesche di prove su componenti elettrici in alta, media e bassa tensione, con laboratori rispettivamente a Berlino e a Mannheim. Questo ci ha permesso di ampliare significativamente le nostre capacità nelle attività di Testing e Certificazione. Il CESI oggi con i risultati del bilancio migliore del quinquennio, può contare su circa un migliaio di persone, di cui siamo veramente fieri: tanti, oltre a vantare la produzione di copiosi articoli su riviste tecniche straniere, siedono anche al vertice di numerosi tavoli tecnici o prestigiosi comitati o gruppi di lavoro internazionali. Un altro importante progetto, avviato negli anni 2000, ha favorito importanti progressi nella produzione di celle solari per applicazioni spaziali. Infatti abbiamo sviluppato non solo il prodotto, protetto da diversi brevetti internazionali, ma anche una linea di produzione efficiente, tant’è vero che ci sono numerosi satelliti europei e persino russi in orbita intorno alla Terra che montano le celle di Cesi. Stiamo sviluppando questa tecnologia anche per le applicazioni di concentrazione fotovoltaica terrestre, dove stiamo raggiungendo ottimi risultati». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 113


IMPRENDITORI DELL’ANNO

Energia nucleare, la ricerca continua Il settore industriale è protagonista di una continua crescita nel campo nucleare, dove nonostante la diffidenza italiana vengono svolte continue ricerche. E quello ospedaliero vede una perenne evoluzione delle terapie mediche che si servono di radiazioni ionizzanti. Il commento di Giuseppe Merlino Emanuela Caruso

l recente referendum sul nucleare ha messo ulteriormente in crisi un mercato che, in Italia, non è mai riuscito a convincere la maggior parte della popolazione. Da sempre molto più vicino al declino che all’ascesa economica e commerciale, questo settore ha dovuto contare sulle forze delle poche aziende disposte a utilizzare la conoscenza del Giuseppe Merlino della El.Se. Srl di Trezzano sul Naviglio settore nucleare per la loro (MI), società specializzata nella produzione di apparecchiature ad alta tecnologia produzione ed espansione. www.el-se.com Una società che si è distinta dalle altre e che ha fatto di questa energia il proprio carro trainante è la El.Se, sorta in provincia di Milano, a Trezzano sul Naviglio. Nata nei primi anni 90, si è occupata inizialmente solo del servizio di assistenza tecnica post vendita di strumentazioni per la misura della radioattività. Dopo pochi anni di attività, però, dato il grande consenso riscontrato, la El.Se. ha iniziato a ingrandirsi assumendo nuovi tecnici sempre più specializzati e il dinamismo e la conoscenza ap-

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114 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011

profondita del mercato hanno portato all’incremento dei servizi forniti. «Oggi l’azienda, che può vantare la collaborazione di una squadra di professionisti distribuiti su tutto il territorio italiano – spiega Giuseppe Merlino, cofondatore della società insieme a Ferdinando Guallini –, progetta, realizza e vende strumentazioni di misura della radioattività e apparecchiature ad alta tecnologia per il controllo dei processi clinici, continuando a garantire assistenza tecnica in caso di necessità». Quali sono i settori operativi dell’azienda? «Le nostre divisioni operative coprono due diversi settori: quello industriale e quello ospedaliero. Progettiamo e realizziamo prodotti specifici per entrambi i contesti, diversificando ovviamente le tecniche e i materiali di costruzione. Ma quello che davvero ci ha fatto diventare una società unica in questo mercato di nicchia è la capacità di progettare e di fornire strumentazione di misura e sistemi sempre più complessi “chiavi in mano”, cioè realizzati secondo le reali esigenze del cliente, e quindi operativi dal momento dell’installazione. Questo processo di produzione è reso possibile dalle conoscenze e competenze tecniche dei nostri collaboratori, che lavorano con grande perizia». Quali sono i punti di forza della società? «L’essere operativi in due settori di interesse ha


Giuseppe Merlino

La nostra società fornisce strumentazioni e apparecchiature sia per il settore industriale sia per quello ospedaliero. Il nucleare può quindi essere utile in più settori

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sicuramente permesso alla El.Se. di rimanere sempre al passo coi tempi e di espandersi in maniera esponenziale. Infatti, il settore industriale è protagonista di una continua crescita nel campo nucleare, dove nonostante la diffidenza italiana vengono svolte continue ricerche, e quello ospedaliero vede una continua evoluzione delle terapie mediche che si servono di radiazioni ionizzanti, ad esempio la radioterapia, la diagnostica, la medicina nucleare e la radiofarmacia. Riponendo inoltre grande fiducia nell’innovazione, nella formazione e nelle motivazioni del nostro team, ci siamo impegnati sin dall’inizio nella creazione di uno staff tecnico di giovani laureati in ingegneria e fisica, che fondano le basi della nostra produzione». In che modo vi rapportate con gli utenti? «I clienti del nostro mercato di riferimento sono sempre molto informati, conoscono le tecniche innovative e quelle invece ormai obsolete e sanno perfettamente ciò di cui hanno bisogno. Diventa allora importante seguire con molta attenzione la crescita degli utenti, in quanto porta con sé anche la nostra. Garantiamo un servizio completo pre e post ven-

7,5 mln EURO

dita, caratterizzato da competenza, rapidità e flessibilità, cerchiamo di capire in ogni minimo dettaglio le esigenze della clientela, che in questo modo si trova a interloquire non con un semplice fornitore, ma con un collaboratore che mette a disposizione assistenza tecnica, facile reperibilità e puntualità nelle consegne e nei tempi di risposta. Con l’aiuto dei nostri utenti creiamo prodotti customizzati, cioè personalizzati e studiati per essere efficienti e ottimali». Quali obiettivi si pone l’azienda per l’immediato futuro? «La volontà collettiva dell’azienda è di poter sfruttare maggiormente il nucleare e per riuscire a farlo ci siamo posti due obiettivi fondamentali: trovare e sviluppare nuovi ambiti di ricerca in questo campo e spingerci verso nuovi mercati esteri, dove il nucleare è apprezzato e prodotto. Al momento i territori esteri con cui intrecciamo rapporti sono l’Europa, l’Oriente, il Medio Oriente e il Nord Africa, ma per il futuro intendiamo portare la nostra esperienza e competenza anche in altri paesi, così da espandere ulteriormente il nostro mercato».

È il fatturato raggiunto dall’azienda nel 2010

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

L’outsourcing nel campo dei trattamenti termici Partnership strategiche di alto livello, per la realizzazione di trattamenti termici indispensabili all’attività di moltissime aziende manifatturiere. La qualità del servizio al centro della politica industriale di Bodycote, nelle parole di Jerome Marmi Guido Puopolo

l trattamento termico svolge un ruolo determinante nell’aumento delle possibilità di impiego e nel miglioramento delle prestazioni di durata di utensili e componenti meccanici. La scelta di un partner competente nei trattamenti termici può risultare, dunque, decisiva per il business di un’impresa, con notevoli benefici in termini di costi ed efficienza. A questo proposito un ruolo di primissimo piano nel campo dei trattamenti termici di metalli, è ricoperto dalla Bodycote Plc, società inglese leader a livello mondiale e presente sul territorio italiano attraverso il gruppo Bodycote Trattamenti Termici Spa. L’azienda, la cui sede legale si trova a Rodengo Saiano (BS), dispone in Italia di altri tre stabilimenti, tutti ubicati in Lombardia. «I settori in cui operiamo, attraverso le nostre divisioni, coprono l’intero panorama manifatturiero industriale e dei servizi», spiega l’amministratore, Jerome Marmi. «Il nostro know-how è impiegato, tra l’al-

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Jerome Marmi, amministratore della Bodycote Trattamenti Termici Spa. Nella pagina accanto, un momento di lavoro all’interno dell’azienda www.bodycote.com

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tro, in ambito automotive, aerospaziale, energetico, alimentare e medicale». Quali sono i vantaggi derivanti dai servizi da voi proposti? «Grazie alla nostra organizzazione e alle tecnologie di ultima generazione di cui disponiamo, molte aziende manifatturiere, pur in taluni casi potendo realizzare questi interventi anche al loro interno, preferiscono affidare a noi la totale fornitura dei servizi sui loro prodotti. Bodycote offre la più aggiornata impiantistica, ampie capacità produttive e i più moderni processi tecnologici, tanto che sono sempre di più le realtà industriali che riconoscono nell’“outsourcing for industry” una risorsa vitale per il loro business. In questo modo, infatti, le aziende hanno la possibilità di liberare significative risorse economiche e umane, da impiegare nelle attività primarie per il loro mercato, con evidenti miglioramenti da un punto di vista produttivo». Che tipo di lavorazioni esegue Bodycote nel mondo? «I nostri settori tecnologici sono essenzialmente quattro, gestiti da altrettante divisioni. Oltre a occuparci di trattamenti termici veri e propri su leghe metalliche, di tecnologia di giunzione dei metalli e pressatura isostatica a caldo su un’ ampia gamma di materiali, realizziamo rivestimenti metallurgici speciali, ad elevata resi-


Jerome Marmi

stenza alla corrosione». L’ampiezza della gamma di trattamenti termici offerta è uno dei vostri punti di forza. Come riuscite a soddisfare le diverse esigenze di ogni singolo committente? «Le nostre aziende in Italia sono in grado di realizzare tutte le tipologie di trattamento termico e termochimico presenti sul mercato. A tutto ciò uniamo la possibilità di ripartire le lavorazioni nelle varie unità produttive, operanti tra loro in stretta sinergia e in costante collegamento. La grandezza della serie di manufatti da trattare è infatti molto vasta, e dipende dal settore di provenienza dei pezzi: i componenti per automotive e la minuteria in genere formano naturalmente grandi lotti, mentre per altri settori, quali ad esempio il tessile o l’oil &gas, si hanno lotti più piccoli, talvolta costituiti da singoli grossi manufatti. I trattamenti termici che realizziamo spesso sono produzioni personalizzate, eseguite sulla base delle singole esigenze tecnologiche e di ser-

Nel settore metallurgico, accanto a sofisticate tecniche di automazione e controllo, il fattore umano gioca sempre un ruolo basilare

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vizio dei nostri committenti. Per ogni singola richiesta di fornitura viene effettuata la valutazione di fattibilità tecnico-economica, con l’analisi delle singole fasi del flusso di operazioni da eseguire, dal ricevimento della merce fino alla certificazione e consegna». Quali sono le peculiarità del vostro servizio? «L’esperienza e il know-how presenti in azienda, integrati perfettamente con un evoluto sistema informatico di acquisizione e analisi dei dati, ci permettono di formulare in tempo reale e per uno stesso trattamento le possibili alternative, sottoponendo ai nostri partner tutte le diverse opzioni in termini di caratteristiche ottenibili e relativi costi. Ogni stabilimento italiano, inoltre, ›› LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 117


IMPRENDITORI DELL’ANNO

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negli ultimi anni si è specializzato in alcune tipologie di trattamento termico, organizzando il proprio operato attorno a determinate tipologie di clientela. Disponiamo infine di un affiatato team di specialisti e seri professionisti, che garantisce continuità operativa e capacità di risoluzione dei problemi, in tempi brevi e con assoluta competenza». In che modo assicurate sempre elevati standard qualitativi? «La necessità di garantire maggiormente il mercato sulla qualità delle lavorazioni e sull’esistenza e mantenimento di un sistema interno di garanzia della qualità, ci ha spinto ad affrontare la certificazione del nostro sistema fin dagli anni Novanta, fra i primi in Italia nel settore dei trattamenti termici. Ogni stabilimento è dotato di un proprio laboratorio, con microdurometri e microscopi ottici per severi controlli di produzione e approfondite analisi metallografiche. Ad oggi il nostro sistema è pienamente conforme alla ISO 9001, mentre gli obiettivi per il 2012 sono il completamento delle certificazioni ISO TS 16949 e ISO 14001». Le risorse umane rappresentano un valore aggiunto capace di fare la differenza nella vostra attività? «I nostri collaboratori costituiscono un patrimonio

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Ogni stabilimento dispone di un proprio laboratorio per severi controlli di produzione e approfondite analisi metallografiche

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per l’azienda, poiché nel settore metallurgico, accanto a sofisticate tecniche di automazione e controllo, il fattore umano gioca sempre un ruolo basilare. Per questo cerchiamo di offrire ai nostri dipendenti condizioni di lavoro ottimali e stabilità degli impieghi, nel rispetto delle reciproche funzioni, competenze e responsabilità, attraverso uno sviluppo continuo della politica di She – Safety, Health and Environment – .Questo è per noi un aspetto strategico, in quanto componente essenziale di quel servizio che proponiamo: sapere che Bodycote è attenta all’ambiente che la circonda, all’integrità e alla salute di chi vi lavora, nel pieno rispetto di leggi e normative, dà ai nostri partner la certezza di serietà e di continuità di fornitura dei servizi offerti».



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Innovazioni nei trattamenti termici Macchinari ad alto contenuto tecnologico, capacità di diversificare la produzione e di mantenersi attivi su diversi mercati. Gabriele Lorenzi fa il punto sul settore dei trattamenti termici Manuel Zanarini

na delle armi vincenti, forse la migliore, delle imprese italiane è sempre stata quella di offrire un prodotto di alta qualità, adeguandolo alle esigenze di ogni cliente. Anche nel mercato internazionale e in cui si assiste alla diffusione della produzione standardizzata e omologata, riuscire a offrire servizi di alta qualità, basati sull'innovazione e sull'efficienza, rappresenta un valore aggiunto molto elevato, che permette di ottenere grandi vantaggi sulla concorrenza. Abbiamo parlato degli ultimi sviluppi del settore dei trattamenti termici, con Gabriele Lorenzi, direttore della Vacuum, azienda di Trezzano sul Naviglio, presente sul mercato, italiano ed europeo, dal 1976. Quanto viene apprezzata la capacità di innovazione dal vostro mercato? «L’innovazione è una componente fondamentale, infatti noi siamo sempre stati molto attenti a questo aspetto; la Vacuum è stata una tra le prime aziende italiane ad impiegare la tecnologia del vuoto nel settore del trattamento termico dei metalli». Quindi anche aggiornarsi costantemente è molto importante? «È fondamentale. Noi siamo riusciti a consolidare l'ottima posizione sul mercato proprio grazie al fatto che ci siamo sempre mantenuti al passo con le più moderne tecnologie, completando la gamma di lavorazioni offerte ai clienti e affian-

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cando ai trattamenti termici in senso stretto (tempra, rinvenimento, criogenia, normalizzazioni ed omogeneizzazioni, solubilizzazioni, invecchiamenti, ricotture, distensioni, saldobrasature), trattamenti termo-chimici (niturazione) e rivestimenti Pvd». Il mercato richiede una diversificazione dell'offerta? «Per mantenerci competitivi dobbiamo essere in grado di trattare termicamente una grande varietà di materiali: acciai da bonifica, acciai legati, alto legati, acciai inox, acciai rapidi, duplex, superleghe, indurenti per precipitazione, titanio, etc.. Così facendo, possiamo rivolgerci a diversi settori, in modo da sopperire alle periodiche crisi. Per questo agiamo su una grande varietà di segmenti: energia, petrolchimico, aeronautica/aerospaziale, automobilistico, racing e Formula1, biomedicale, macchine automatiche e industria alimentare ed altri ancora». Quanto incide la formazione del personale? «A mio avviso è decisiva; infatti, per quanto riguarda la nostra realtà, nel panorama delle aziende del settore vantiamo un alto rapporto tra il numero di addetti con alta formazione e il to-

Gabriele Lorenzi direttore della Vacuum. In basso e a lato momenti di produzione e controlli nello stabilimento Vacuum www.vacuum.it


Gabriele Lorenzi

Agiamo su una grande varietà di segmenti: energia, petrolchimico, aeronautica/aerospaziale, automobilistico, racing e Formula1, biomedicale, macchine automatiche e industria alimentare

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tale dei dipendenti». In quali ambiti questa formazione acquista un valore importante? «In tutti gli aspetti dell'attività aziendale. Noi sfruttiamo questo grande valore aggiunto tramite un attrezzato laboratorio metallurgico che oltre a fornire un efficiente supporto alla produzione, è in grado di eseguire controlli metallografici, profili di indurimento e prove di trazione, oltre che un’attività di consulenza nella caratterizzazione e scelta dei materiali». Su che tipo di impiantistica potete contare? «Abbiamo un parco macchinari di primissimo ordine: 7 forni da tempra in vuoto con dimensioni utili fino a 1500x1500x2200 mm e portata fino a 3.000 kg, con una pressione di raffreddamento massima di 10 bar; 7 forni da rinveni-

mento con dimensioni massime di 800x800x1200 mm; 3 impianti di nitrurazione in plasma con dimensioni massime di diametro di 1200x3000 mm e portata utile di 5.000 kg. di cui 2 impianti con generatore di plasma pulsato per un ottimale controllo del processo; 3 impianti di rivestimento Pvd che consentono di ottenere sia rivestimenti tradizionali (TiN, CrN, AITiN, etc.) sia rivestimenti nanostrutturati (AITiSiN)». Quali sono le caratteristiche imprescindibili per affermarsi in questo settore? «Qualità, dimostrabile tramite le qualifiche e le certificazioni internazionali; efficienza, attraverso impianti tecnologicamente avanzati, manutenzione continua e capillare, controllo attento e puntuale del ciclo produttivo e delle caratteristiche metallurgiche dei prodotti; e affidabilità del servizio, garantito da un personale altamente qualificato». Viene data molta importanza anche ai servizi al cliente? «Proprio in tal senso, abbiamo organizzato un efficiente servizio di presa e consegna del materiale, che copre tutto il Nord Italia, e che si basa su punti di raccolta in Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia Romagna». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 121


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Il settore delle fonderie è in ripresa Dopo un biennio molto difficile, il settore delle fonderie segna oggi un’evidente ripresa, figlia della capacità di innovarsi e dell'elevata competitività delle imprese italiane. L’analisi di Francesco Savelli Manuel Zanarini

l settore europeo delle fonderie è ormai quasi esclusivamente in mano a pochissime aziende, tre per la precisione, di cui due originariamente tedesche, le quali sono ora state acquistate da giapponesi e cinesi. Il vantaggio che alcuni Paesi europei hanno rispetto all'Italia è dato dal costo energetico delle imprese di questo settore. Potendo contare sull'energia nucleare, il costo dell'energia è molto inferiore rispetto a quello che si paga in Italia, e, in un settore in cui i forni devono raggiungere elevatissime temperature, per la fusione dei metalli, questo è un aspetto che fa la differenza. A questi problemi strutturali, vanno aggiunte le difficoltà dovute alla crisi economica e finanziaria globale, che, negli anni 2009 e 2010, ha fatto dimezzare gli investimenti nella fonderia. Abbiamo parlato delle strategie per sopravvivere, e anzi aumentare sensibilmente il fatturato, con Francesco Savelli, sales & marketing director della Savelli spa, azienda di Brescia, unica realtà internazionale del settore delle fonderie in terra a verde. Come vede la situazione del mercato delle fonderie? «Dopo un biennio durissimo, oggi vediamo chiari segni di ripresa, che ci permettono di avere già in lavorazione progetti per tutti il

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Francesco Savelli, Sales & Marketing director. Nella pagina affianco, parti di impianti di formatura in terra a verde per la produzione di getti fusi in ghisa e acciaio www.savelli.it

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2012. Nel 2008 avevamo un fatturato vicino ai 50 milioni di euro, poi, tra il 2009 e il 2010, si è quasi dimezzato; oggi, invece, pensiamo di chiudere il 2011 nuovamente attorno ai 50 milioni di euro. Basti pensare che per diciotto mesi non abbiamo avuto ordini, ma mentre noi siamo riusciti a restare sul mercato, altri nostri concorrenti hanno dovuto chiudere». Cosa ha permesso di superare il biennio di crisi? «Siamo riusciti a firmare un contratto negli Stati Uniti con la John Deere, molto importante, che ci ha consentito di rimanere l’ultima azienda europea fornitrice di impianti di formatura “high performance” per fonderie in terra a verde». È quindi fondamentale internazionalizzare il mercato il più possibile? «Sicuramente sì. La nostra fortuna è che lavoriamo veramente in ogni angolo del mondo: in Corea con la Hyundai e la Valeo; nel Nantong, in Cina; in India; in Russia, con un'azienda produttrice di vagoni ferroviari; in Brasile; in Francia. Proprio per questo abbiamo deciso di assumere persone, nel settore commerciale provenienti da altri Paesi, per poter contattare direttamente i clienti stranieri». Quanto conta la diversificazione del-


Francesco Savelli

La produzione personalizzata fa la differenza rispetto ai nostri competitor tedeschi e giapponesi che hanno una produzione molto più standardizzata e che puntano a guadagnare sulla quantità

l'offerta? «È molto importante. La nostra produzione copre una lunga serie di segmenti di mercato. Realizziamo impianti per produrre getti fusi per vari segmenti di mercato: industria automobilistica, agricoltura, edilizia, aeronautica, settore navale e industria ferroviaria». È quindi molto importante avere una produzione personalizzata sulle esigenze della clientela? «È certamente la carta vincente. E fa la differenza rispetto ai nostri competitor tedeschi e giapponesi che hanno una produzione molto più standardizzata e che puntano a guadagnare sulla quantità, rispetto alla qualità e alla complessità dell'impianto, come invece facciamo noi». L'innovazione tecnologica è un aspetto centrale per il settore? «Per aziende come la nostra certamente. Noi sviluppiamo impianti diversi per ogni commessa. La conseguenza di questa strategia industriale è una continua evoluzione. Per noi, lo sviluppo tecnologico è alla base di tutto». È necessario affiancare all'innovazione una costante ricerca della qualità? «La nostra produzione avviene tutta in Italia, perché in questo modo la qualità che possiamo

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garantire è molto superiore a un prodotto realizzato all'estero, come invece fanno altre aziende che eseguono la fase della progettazione e della vendita dall'Italia, ma hanno delocalizzato la produzione in Paesi dove la manodopera e l'energia sono più convenienti». Come vede le possibilità offerte dalla Cina? «La Cina è il primo Paese per numero di fusioni al mondo; inoltre, acquista una quantità elevatissima di impianti. Al momento solo il 10% del nostro fatturato proviene dalla Cina, quindi abbiamo deciso di creare una joint-venture con un'azienda cinese, per espanderci su quel mercato. Il pericolo è però quello di perdere il know how, quindi lì realizzeremo solo parti accessorie, mentre il cuore della produzione avverrà sempre in Italia». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 123


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I vantaggi della fusione a cera persa Tecnologie innovative capaci di attualizzare tecniche di lavorazione millenarie, per produrre stampi e componenti adatti a diverse applicazioni. Le microfusioni di precisione spiegate da Emanuela Raza Sabatti Guido Puopolo

na tecnica di lavoro antichissima, usata già dagli egizi, per produrre opere d’arte e oggetti d’uso quotidiano. È il processo di fusione a cera persa, che oggigiorno, ripreso in forme industriali, rappresenta la soluzione ottimale per la realizzazione in un solo pezzo di assiemi costituiti da componenti diversi, permettendo di ridurre le fasi produttive ed evitando in tal modo i costi e le difficoltà di assemblaggio. Una consolidata realtà in questo campo è la Microfond Bresciana, azienda che da anni opera con successo nel settore delle microfusioni di precisione basate sulla tecnica della cera persa e del Metal Injection Moulding. «Ogni anno produciamo più di un milione di pezzi di acciaio, destinati alle industrie meccaniche e automobilistiche in Italia, ma anche in Germania, Inghilterra e Stati Uniti», spiega l’amministratore unico, Emanuela Raza Sabatti, la prima donna in Europa a guidare un’azienda di questo tipo. Quali sono i benefici derivanti da questo genere di lavorazione? «Sicuramente la possibilità di realizzare forme geometriche di notevole complessità, non otte-

U Emanuela Raza Sabatti, titolare della Microfond Bresciana. Nella pagina accanto, immagine di microfusione a cera persa www.microfond.it

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nibili mediante i tradizionali processi fusori se non attraverso costose riprese di lavorazione meccanica, rende questi procedimenti molto vantaggiosi, soprattutto quando sono richiesti prodotti con particolari caratteristiche strutturali quali raccordi, intersezioni, nervature e scanalature. L’altro grande vantaggio riscontrabile nella tecnica della cera persa risiede nella possibilità di eliminare i problemi che possono insorgere nell'assemblaggio di più elementi, che sono invece piuttosto diffusi nelle classiche lavorazioni meccaniche. Inoltre questo sistema di lavorazione, così come il metodo del Metal Injection Moulding, assicura massima flessibilità nell'utilizzo di tutti quei materiali speciali, che migliorano la qualità dei prodotti e la cui lavorabilità è difficoltosa se non addirittura impossibile. La fusione a cera persa, ad esempio, è fondamentale nel trattamento di molte leghe metalliche, come acciaio inossidabile e nickel, per ottenere la più alta resa qualitativa, senza irregolarità e riducendo


Emanuela Raza Sabatti

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Ogni anno produciamo più di un milione di pezzi di acciaio, destinati alle industrie meccaniche e automobilistiche in Italia, ma anche in Germania, Inghilterra e Stati Uniti

notevolmente lo spreco di materiale costoso». Quali sono le peculiarità alla base del vostro lavoro? «Siamo dotati di un’organizzazione che ci permette di svolgere l’intero processo produttivo direttamente all’interno dell’azienda. Disponiamo di un reparto di progettazione ed esecuzione stampi all’avanguardia, in cui trovano posto i più moderni software di modellazione 3D, che ci rende totalmente indipendenti rispetto alle tempistiche solitamente imposte dalle officine esterne. Il reparto di attrezzeria, invece, è composto da un parco macchine utensili di ultima generazione, grazie al quale possiamo realizzare anche le attrezzature più complesse, sempre con costi contenuti. Tutto ciò si traduce in una notevole riduzione dei tempi di consegna del prodotto finito, che insieme alla possibilità di risolvere in modo rapido e ottimale anche i problemi più complessi, ci consente di offrire

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sempre stampi della migliore qualità e di elevata affidabilità». Che accorgimenti adottate per garantire sempre un prodotto all’altezza delle aspettative dei vostri committenti? «Durante l'intero ciclo produttivo vengono effettuati rigorosi controlli qualitativi, che grazie all’uso di sofisticati apparecchi sono in grado di assicurare la massima resa del prodotto finale. Al termine della lavorazione, inoltre, ogni singolo elemento è soggetto ad analisi dimensionali, metallurgiche e strutturali, per verificarne la corrispondenza con gli standard iniziali e la conformità alle esigenze del committente. Disponiamo di tecnici altamente qualificati, a completa disposizione delle più svariate necessità dei nostri partner, in grado di offrire consulenze personalizzate e assistenza continua». Anche alla luce della situazione attuale, quali obiettivi intende perseguire l’azienda nel prossimo futuro? «Nel corso di questi anni ci siamo guadagnati il rispetto e la fiducia del mercato, e per questo, pur in un momento difficile per l’economia internazionale, vogliamo continuare a percorrere la strada della qualità, che fino a oggi ha premiato i nostri sforzi. Viviamo il nostro lavoro come una sfida continua, e per questo siamo pronti a cogliere con grande entusiasmo le nuove opportunità che il mercato ci potrà presentare». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 125


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Ricerca e sviluppo nella pressofusione L'innovazione è estremamente importante per diversificare la produzione industriale: il successo in questo settore dipende dalla capacità di fornire macchine di semplice utilizzo che costino meno di altre già presenti sul mercato. Ne parlano Giuseppe Angelo Costa, Claudio Schiavo e Federico Boffelli Manuel Zanarini

e imprese che operano nella produzione di macchine automatiche per l'industria si muovono all’interno di un mercato fortemente competitivo, con una continua corsa all’innovazione: per emergere in questo campo è necessario produrre macchine di semplice utilizzo che forniscano un vantaggio competitivo e che, possibilmente, costino meno di ciò che viene offerto dalla concorrenza. A tal fine la soluzione é puntare sulla ricerca e l'innovazione. Abbiamo parlato delle recenti tendenze del settore con Giuseppe Angelo Costa, amministratore delegato e socio, insieme a Claudio Schiavo e Federico Boffelli, della D.M.R., azienda con sede a Travagliato nata in seguito all'esperienza di 35 anni nel settore dei tre fondatori. Quali sono le imprese che maggiormente si

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In basso, Costa, Schiavo e Boffelli, soci fondatori della D.M.R. Nell'altra pagina, macchinario e stand dell'azienda info@dmrgroup.it

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rivolgono ad aziende produttrici di macchinari come i vostri? «Prevalentemente si tratta di piccole realtà produttive, che utilizzano macchine per la pressofusione, per lavorazione di metallo, lamiere e plastica. Lavoriamo anche con altri tipi di imprese, ma quelle citate sono quelle di cui ci occupiamo maggiormente». Quali sono i servizi più richiesti dal mercato? «Le richieste si concentrano in prevalenza sull'assistenza e sull'innovazione: operiamo modificando i macchinari, rielaborandoli per aumentarne la velocità di produzione e inoltre fornendone di nuovi, da noi progettati e prodotti». Esiste quindi un mercato molto diversificato? «Oggi ci poniamo sul mercato operando in ambiti diversi, tra cui la ricerca di nuove tecnologie e soluzioni per l'ottimizzazione di interi processi produttivi, la realizzazione e la revisione di macchinari e l'assistenza ai clienti». La ricerca e l'innovazione sono quindi le armi vincenti? «L'innovazione è estremamente importante per diversificare la produzione. Il successo in questo settore dipende dalla capacità di fornire una macchina che dia qualcosa in più, che sia di semplice utilizzo e che costi meno delle altre, anche se quest'ultimo aspetto è il più difficile da ottenere. Per noi questi sono obiettivi fonda-


Giuseppe Angelo Costa, Claudio Schiavo e Federico Boffelli

mentali, dal momento che la nostra è un'esperienza tecnica e quindi siamo in grado di comprendere i problemi relativi alle difficoltà nell’utilizzo di un macchinario o alla sua eventuale scarsità di sicurezza. Considerato questo tipo di approccio, ci è sembrato opportuno iscriverci alla Regione Lombardia come Centro di Ricerca e Trasferimento Tecnologico (Crtt)». Ci sono nuovi progetti a riguardo? «Abbiamo in corso due domande di brevetto. Il primo riguarda una macchina per la pressofusione a piani invertiti, che offre maggiori qualità rispetto a quelle già in circolazione, essendo essa l'evoluzione delle attuali macchine “a due piani”: grazie ad essa abbiamo ricevuto il Premio Innovazione 2010. La seconda domanda riguarda un forno ad alto risparmio energetico che offre una grande sicurezza, poiché tutte le sue componenti sono racchiuse in un'unica unità che, riducendo la dispersione energetica, non ha parti meccaniche in movimento. Infine abbiamo studiato progetti per altri macchinari, tra i quali uno con movimentazione motori lineari, su cui però non posso dire altro, essendo appunto oggetto di domanda per brevetto». Quanto conta la cura dell'ambiente e l'attenzione alla sicurezza? «Per noi è fondamentale trasformare la fonderia in un'officina meccanica pulita, in cui sia possibile lavorare otto ore al giorno all'interno di un ambiente vivibile e sicuro. Nel progettare le nostre macchine iniziamo dalla tutela dell'ambiente, al fine di ridurre il fumo ed il rumore, garantendo sempre una maggiore sicurezza». Come è la situazione del mercato in cui operate? «Abbiamo raggiunto un buon fatturato, due milioni e quattrocentomila euro l'anno scorso, grazie alla scelta di mantenere pochi dipendenti ma al contempo collaborando con molte imprese artigianali del bresciano. Uno dei nostri punti di forza consiste nel pagamento regolare dei nostri collaboratori, cosa che li rende particolarmente fidelizzati. Questo ci permette un elevato livello di flessibilità, caratteristica necessaria per una realtà volta principalmente

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È fondamentale trasformare la fonderia in un’officina meccanica pulita, in cui sia possibile lavorare otto ore al giorno all'interno di un ambiente vivibile e sicuro

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allo sviluppo di sistemi altamente performanti, spesso costituiti da prototipi». Quali sono i progetti futuri? «Vogliamo realizzare un’open house che ci consenta di mostrare i nuovi prodotti in fase produttiva, in contrapposizione alla difficoltà relative alla brevettazione che spesso ostacolano il lavoro delle imprese; inoltre puntiamo a persistere nella produzione di macchine per la pressofusione, per la lavorazione della lamiera e della plastica, benché settori ad alta concorrenza e quindi con guadagni non elevatissimi».

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La qualità premia l’industria italiana In un mercato dominato dalla corsa al prezzo, il made in Italy punta sulla qualità del prodotto e sul valore di un servizio attento alle specifiche esigenze del cliente. L’esperienza di Giorgio Cattaneo, titolare di SEA Spa Erika Facciolla

Da destra, Giorgio Cattaneo con il figlio Federico, della SEA Spa, società con sede ad Agrate Brianza (MB) www.seaserbatoi.com

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n un momento economico altalenante come quello attuale, l’industria italiana afferma la propria identità nei mercati internazionali puntando sul binomio innovazione-tradizione. Se da una parte, infatti, la spinta all’innovazione è cavalcata con audacia attraverso il miglioramento tecnologico dei cicli produttivi, dall’altra si cerca di preservare valori consolidati come la qualità del prodotto e del servizio, che permettano di stabilire partnership durature e proficue anche sui mercati esteri. L’azienda brianzola SEA, giunta oggi alla terza generazione, opera dal 1950 seguendo questa filosofia. Nata come ditta specializzata in saldature generiche, in poco tempo ha allargato la produzione ai serbatoi a pressione, separatori e autoclavi, riuscendo a soddisfare tutte le esigenze del mercato. Nel corso degli anni ha effettuato numerosi investimenti in termini di automazione e qualità, che la pongono oggi all’avanguardia nel processo di sviluppo del prodotto. Ne parliamo con Giorgio Cattaneo, titolare dell’azienda. Quali sono i principali settori e i mercati di riferimento per SEA? «Il nostro core business è quello dei serbatoi per aria compressa, destinati principalmente al settore industriale, artigianale oltre che a quello agricolo, medicale e automotive. Negli ultimi anni, inoltre, il processo d’internazionalizzazione è stato molto rapido, raggiungendo una percentuale di export prossima al cinquanta per cento del fatturato. Recentemente SEA ha cominciato a penetrare i mercati dell’Est Europa e in particolar modo quello russo». Il progresso tecnologico ha rivoluzionato ogni circuito produttivo. Quali sono i miglioramenti apportati ai prodotti a marchio SEA? «La tecnologia è e sarà sempre l’arma principale della nostra azienda. In tutti questi anni non ab-

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Giorgio Cattaneo

biamo mai smesso di investire in nuove tecniche di costruzione per essere sempre più competitivi sul prezzo, migliorando al tempo stesso la qualità costruttiva. Oggi siamo arrivati ad un livello di automazione impensabile fino a pochi anni fa». Con quali obiettivi sono stati pianificati gli investimenti degli ultimi anni? «Nonostante questo periodo di lunga crisi economica, i nostri investimenti rappresentano una percentuale importante degli utili e sono mirati allo sviluppo tecnologico e all’ottimizzazione del ciclo produttivo. In un settore maturo come il nostro, il fattore critico di successo consiste nel poter garantire il miglior rapporto qualitàprezzo». Parliamo di sicurezza: quali sono gli accorgimenti adottati per ridurre al minimo i livelli di rischio? «Tutti i prodotti durante il ciclo produttivo sono sottoposti ad una serie di controlli di tipo visivo, radiografico, prove di scoppio e collaudo idraulico finale. Oltre a quelle già ottenute, tra cui ISO 9001:2008, SEA sta lavorando per conseguire nuove certificazioni che possano aprire margini di crescita in altri mercati, soprattutto quello americano». Verso quali nuove prospettive di crescita si dirige l’azienda? «La produzione è in continua evoluzione e grazie agli investimenti fatti possiamo offrire al mercato nuove tipologie di serbatoi come i separatori e i serbatoi in acciaio inox. I primi sono prodotti applicati principalmente nei settori industriali

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La produzione è in continua evoluzione e grazie agli investimenti fatti possiamo offrire al mercato nuove tipologie di serbatoi come i separatori e quelli in acciaio inox

all’interno dei compressori a vite, mentre i prodotti in acciaio inox rispondono soprattutto alle richieste dell’automotive». Come riuscite a rendervi competitivi in un mercato in cui si guarda spesso all’economicità piuttosto che al valore qualitativo? «Saper offrire un adeguato servizio diventa uno strumento di fidelizzazione straordinario: in tal senso, SEA è un’azienda dinamica e flessibile, in grado di rispondere tempestivamente alle esigenze dei clienti attraverso produzioni personalizzate, garantendo tempi di consegna rapidi e un servizio di assistenza efficace. Tutti questi valori ci hanno permesso di costruire relazioni durature con i nostri clienti che ci considerano spesso come un vero e proprio partner e non un semplice fornitore». Alla luce della sua esperienza quale pensa che sia il futuro del settore? «L’industria italiana sta vivendo un periodo veramente difficile che non trova precedenti. È in questo contesto che ritengo necessario reagire con coraggio e determinazione. Coloro che sapranno superare questo momento avranno un futuro ricco di certezze e gratificazioni».

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Il metallurgico verso la sostenibilità ambientale e valli bresciane hanno conseguito una fama internazionale grazie alla lavorazione dell'acciaio. Un capitolo importante di questa storia è stato scritto da coloro che producono il tondo per l'armatura del calcestruzzo, quello che ancora oggi molti chiamano “tondino”. Si tratta di un settore che da decenni rappresenta un polo importante nel nostro territorio, come conferma Ruggero Brunori, amministratore delegato della Ferriera Valsabbia di Odolo), azienda nata nel 1954. «Questa è una zona che vanta una storia lunghissima per la metallurgia, e che, dal dopoguerra, con l’affermarsi del fenomeno dei tondinari bresciani, ha letteralmente rivoluzionato la siderurgia italiana». È anche, però, un settore che ha dovuto adeguarsi al cambiamento del mercato, passato dal locale al globalizzato, nel giro di qualche anno, ma che non l'ha fatto passivamente. Come afferma Brunori, «ai cambiamenti del mercato possiamo solo adeguarci, ma l'innovazione la fa l'imprenditore, tramite la continua ricerca e lo sviluppo delle risorse umane». L'innovazione rappresenta una delle armi vincenti, come testimonia la storia della Ferriera Valsabbia, «già nel 1992, avevamo un prodotto pensato per l'acciaio antisismico; nel 1994, una protezione per l'acciaio da costruzioni, che è stata utilizzata per progetti italiani molto importanti, come la ricostruzione della Fenice di Venezia. Il progetto necessitava di un materiale protetto in origine, e noi fornimmo un tondo zincato rivestito, che ha una durabilità 20

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L'industria metallurgica vanta una lunga storia sul territorio bresciano. Negli anni si è adattata alle esigenze del mercato e oggi guarda con favore a una nuova produttività ambientale. Ne parla Ruggero Brunori Manuel Zanarini

volte superiore agli altri». Questo modo di operare richiede una grande fiducia nei propri mezzi, come sostiene Brunori, «abbiamo sempre creduto nella nostra mission, continuando a investire costantemente. Nel 2008 abbiamo inaugurato un nuovissimo impianto per la laminazione e il confezionamento, che ci ha permesso di au-

Nelle immagini, varie fasi di lavoro della Ferriera Valsabbia di Odolo (BS) www.ferrieravalsabbia.com


Ruggero Brunori

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Solo le aziende che otterranno produttività ambientale, riusciranno a garantire una primaria efficienza produttiva, risultando competitive sul mercato

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mentare la produzione del 50%, passando da una produzione di 70 o 80 tonnellate all'ora a una di 130 all'ora». Innovazione e ricerca significano anche garantire la massima qualità. Come testimonia Brunori, «la qualità è garantita a ogni livello del sistema produttivo. Tecnologia, prodotti e servizio, sono pienamente conformi ai parametri richiesti dalle certificazioni Iqnet e Igq». Anche l'ambiente è un tema molto sentito in questo settore. Come riconosce l'amministratore delegato della Ferriera Valsabbia, «resteranno sul mercato solo quelle aziende che investiranno in tal senso. Noi, pur non essendo una multinazionale, abbiamo nell’organico un ingegnere ambientale, con due assistenti, che studiano costantemente le nuove tecnologie e le loro possibili applicazioni. Del resto fino a qualche tempo fa, si pensava che investire in tutela ambientale fosse solo un costo economico. Certamente, lo è anche oggi, ma solo chi ottiene produttività ambientale, riuscirà a garantire una primaria efficienza produttiva, risultando competitiva sul mercato». Mercato che diventa sempre più globale, e che va sfruttato in modo intelligente, «bisogna esaltare le peculiarità dei singoli luoghi in cui si lavora. Bisogna infatti anche dire che, nonostante le difficoltà e le crisi internazionali, l'apertura di tanti mercati esteri offre grandi possibilità di sviluppo, basti pensare ai Paesi del Nord Africa, dalla Tunisia alla Libia, che, nei prossimi anni, dovranno essere ricostruiti». Certamente, la situazione italiana non aiuta,

continua Brunori, «in Italia, mancano le condizioni per poter operare con serenità. La burocrazia non aiuta , e, spesso, la pubblica amministrazione crea solo perdite di tempo. Si sprecano troppi soldi per una “economia dell'assistenza”, destinando fondi a progetti, magari per posizione geografica o conoscenze personali, senza considerare la sostenibilità aziendale. Basti pensare a Gioia Tauro, pubblicizzato come un grande polo industriale, realizzato sradicando agrumeti, e che è finito con un porto dato in gestione a imprese straniere. Infine, bisogna considerare che i fondi per le grandi opere continuano a calare, e il nostro settore vive proprio su queste realizzazioni, non certo sull'edilizia residenziale». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 133


IMPRENDITORI DELL’ANNO

La versatilità dell’alluminio Una produzione diversificata, per combattere la crisi e conquistare nuovi mercati. La lavorazione dell’alluminio e le sue innumerevoli applicazioni sulla base dell’esperienza di Bruno Bertoli Guido Puopolo

alluminio è senza dubbio uno dei metalli più utilizzati a livello industriale, in virtù delle eccezionali doti di duttilità, resistenza e leggerezza. E non sono da dimenticare le sue qualità estetiche e l’alta riciclabilità, elementi che rendono questo materiale indispensabile in innumerevoli ambiti. Proprio sulla lavorazione dell’alluminio ha costruito i suoi successi Metra Spa, azienda di Rodengo Saiano specializzata nell’estrusione delle leghe d’alluminio per l’industria in genere: «Attualmente la nostra attività si sviluppa prevalentemente su due divisioni principali: archittettura e industria», specifica il Presidente del gruppo, Bruno Bertoli. «Negli ultimi dieci anni abbiamo però assistito a un importante cambiamento del nostro core business, in risposta a una contemporanea trasformazione dei mercati, con la divisione industria che ha assunto un ruolo sempre più importante, tanto da rappresentare attualmente circa il 60 per cento della nostra produzione». La vostra è un’attività molto variegata.

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Cosa ha rappresentato questa diversificazione produttiva, soprattutto in un momento di crisi come quello attuale? «Sicuramente questa nostra peculiarità è stata un valore aggiunto importantissimo in un momento non facile per l’economia mondiale. I nostri profilati d’alluminio estruso trovano infatti applicazione in svariati ambiti, dal settore edile, per il quale produciamo, tra le altre cose, sistemi a battente, porte interne, pareti divisorie e persiane, a quello dei trasporti stradali, marittimi e ferroviari, dove collaboriamo con partner internazionali del calibro di Bombardier e Ansaldo Breda. Non va inoltre dimenticato il fatto che i nostri prodotti si adattano perfettamente anche ai settori dell’elettronica, della meccanica e dell’automazione. Questa diversificazione ci ha così permesso di superare la fase più acuta della crisi, grazie anche a un know-how consolidato da anni di esperienza che ci rende un punto di riferimento per tutto il mercato». Su quali aspetti avete dunque concentrato i vostri investimenti per rimanere competitivi? «Le attività di ricerca e sviluppo sono fondamentali per un’azienda come la nostra, per soddisfare in maniera completa le esigenze di ogni singolo committente. Lavoriamo a stretto contatto con i nostri partner, cercando di fornire le soluzioni più performanti sulla base delle indi-

In apertura, in basso, Bruno Bertoli, presidente di Metra Spa di Rodengo Saiano (BS). In alto, Palazzo Lombardia di Milano realizzato con profilati Metra. Nella pagina accanto, in basso, centro di lavorazione per il settore ferroviario. In alto, particolare dell’impianto di verniciatura www.metra.it


Bruno Bertoli

cazioni fornite, in un continuo scambio di idee. Ad esempio, nel settore dell’edilizia stiamo investendo importanti risorse nella realizzazione di edifici ecosostenibili, lavorando assieme ai progettisti con l’obiettivo di creare un’abitazione in cui l’energia non venga più dispersa bensì prodotta. Risultando inoltre l’aspetto estetico una parte molto importante nel settore dell’edilizia, abbiamo sostenuto significativi investimenti progettando un impianto di verniciatura molto versatile, capace di realizzare finiture di ottimo pregio». La vostra è un’azienda molto attenta alla tutela dell’ambiente. Che azioni avete intrapreso in questo senso? «Siamo molto sensibili alle tematiche ambientali, e per questo abbiamo messo in atto una serie di azioni concrete per cercare di ridurre l’impatto ambientale delle nostre attività, con una particolare attenzione rivolta al risparmio energetico. In primo luogo, sfruttando il calore proveniente dai forni della fonderia, abbiamo

I nostri profilati d’alluminio estruso trovano applicazione in diversi ambiti, dal settore edile a quello dei trasporti stradali, marittimi e ferroviari

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realizzato, all’interno dell’azienda, un innovativo impianto di teleriscaldamento a pavimento per la realizzazione dei nuovi spogliatoi dei dipendenti con il quale si ottiene anche l’acqua calda per i sanitari. Attualmente stiamo anche ristrutturando la sala mensa, sempre secondo i più moderni concetti di sostenibilità ambientale con l’intento di migliorarne anche qualità e servizio. A testimonianza del nostro impegno in campo ambientale, facciamo inoltre parte di un consorzio denominato Ramet, istituito dall’Associazione Industriali Bresciani, impegnato nella ricerca ambientale per la metallurgia». Quali sono, infine, le prospettive per il futuro della società? «Dopo un periodo di forte rallentamento di tutto il comparto, si è finalmente verificata l’inversione di tendenza, e siamo ormai tornati a crescere con ritmi che ci fanno prevedere un buon 2011 e ci fanno ben sperare per il prossimo anno. Negli anni i nostri profilati d’alluminio sono stati utilizzati per la realizzazione di alcuni tra i più importanti simboli dell’architettura moderna mondiale, tra cui la copertura dell’Ara Pacis a Roma, la Piramide del Louvre a Parigi, la Torre 7 a Ground Zero, l’Hearst Building e la sede della Goldman Sachs a New York, la torre – conchiglia HQ ad Abu Dhabi. Siamo dunque motivati a confermare quanto di buono fatto finora, continuando a trasformare concetti, stile e creatività in emozioni concrete, nel pieno rispetto dell’Italian Style Emotion». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 137


IMPRENDITORI DELL’ANNO

Da un’idea al mercato internazionale Investire sulla ricerca e sulla continua innovazione dell’attrezzatura. Ecco con quali basi costruire una solida azienda nel settore del trasferimento dei fluidi e come garantire prodotti affidabili e di qualità. L’esperienza di Marco De Bernardi e Pietro Vagliviello Emanuela Caruso

razie alla ricerca costante e all’adozione di particolari innovazioni, opportunamente brevettate, oltre che alla sensibilità verso le esigenze del mercato, con conseguente adeguamento della propria gamma di produzione, la Debem si è posizionata stabilmente sul mercato internazionale. Quest’azienda, con sede a Busto Arsizio, in provincia di Varese, è riuscita a costruirsi una rete di vendita che vanta una copertura internazionale e che può contare anche sul sostegno di un ufficio di rappresentanza in Cina. Una piccola realtà, con pochi addetti, che ha da sempre creduto nel suo prodotto ed è riuscita a distinguersi nel suo settore posizionandosi attivamente sul mercato mon-

G Nella foto, il titolare della Debem Srl, Marco De Bernardi, insieme al direttore generale Pietro Vagliviello www.debem.it

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diale. Inserita nel settore del trasferimento dei fluidi e specializzata nella produzione di sistemi di pompaggio industriali per ambienti altamente corrosivi, l’azienda progetta, realizza e vende i suoi prodotti alle industrie di svariati settori: chimico, tessile, alimentare, ecologico, petrolchimico, grafico, elettronico, e del biodiesel. «I mercati e le industrie che riforniamo – spiega il titolare Marco De Bernardi, affiancato dal direttore generale Pietro Vagliviello – richiedono soprattutto il rispetto dei termini di consegna, un’assistenza post-vendita veloce ed efficiente, una buona reperibilità sul mercato globale e le certificazioni di qualità e di antideflagranza». Debem ha fatto dell’affidabilità e della resistenza i suoi punti di forza. Quale importanza rivestono queste caratteristiche? «Le qualità di resistenza e affidabilità sono essenziali per il nostro mercato di riferimento e devono essere assicurate anche in situazioni e condizioni aggressive e non favorevoli. Infatti, i nostri prodotti sono largamente utilizzati come componenti di trasferimento di sostanze chimiche all’interno di impianti molto complessi e costosi, dove anche un solo piccolo guasto causerebbe gravi problemi sia alla produzione che alla sicurezza delle persone e dell’ambiente. Altrettanto importanti, soprattutto in caso di manutenzione, sono la facilità di sostituzione dei vari componenti e un intervento tempestivo del nostro servizio di assistenza


Marco De Bernardi e Pietro Vagliviello

6 mln EURO

composto da personale altamente competente». La vostra azienda detiene i brevetti di molti dei prodotti che realizzate? «La Debem detiene diversi brevetti a livello internazionale relativi ad alcuni accorgimenti particolari utilizzati nelle nostre pompe. Il più importante riguarda lo scambiatore pneumatico, cioè il sistema di azionamento delle pompe ad aria compressa. Il brevetto si articola e concentra su vari punti: gli aspetti della logica pneumatica, la semplicità di realizzazione e il montaggio della valvola di scambio all’interno della pompa. La differenza di questo prodotto da quelli proposti dalle aziende concorrenti sta nell’essere costituito da un solo scambiatore monoblocco anziché da due o tre scambiatori». Quali sono le ultime tecnologie applicate ai prodotti della Debem e verso quali ambiti si sta dirigendo la ricerca nel vostro settore? «La nostra politica di innovazione sta nella costante ricerca di materiali resistenti in ambiente corrosivo estremo. In particolar modo il materiale di realizzazione delle membrane

delle nostre pompe: la Debem ha speso energia e tempo su prove e test relativi al perfezionamento di questi componenti e ora possiamo asserire con sicurezza di essere riusciti a raggiungere un livello qualitativo eccellente. Inoltre, fin dalle origini aziendali, il nostro punto di forza è stato il nostro motore pneumatico in quanto diverso da quelli utilizzati dalla concorrenza: è caratterizzato da una grande semplicità di costruzione, da un limitato numero di pezzi che lo compongono, da un’ottima resistenza del funzionamento anche in caso di attivazione tramite aria compressa sporca e dall’elevata affidabilità, dimostrata delle poche richieste di ricambio ricevute finora. La Debem si è distinta anche per i continui investimenti in attrezzature e stampi all’avanguardia che riescono ad aumentare sempre più la qualità, la velocità di produzione, la competitività economica e l’ampliamento della gamma. Debem punta al miglioramento continuo attraverso la costante ricerca di perfezionamento dei nostri prodotti e di adeguamento alle richieste di un mercato in persistente evoluzione».

È il fatturato della Debem Srl

70% ENERGIA Proprio in questo periodo la Debem sta installando sul suo capannone dei pannelli solari che le permetteranno di raggiungere un risparmio energetico del 70%

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

L’illuminotecnica verso il risparmio energetico Con una serie di interventi legati all’illuminazione è possibile conseguire un risparmio energetico considerevole e un incremento delle performance degli impianti. L’esperienza di Mario Grechi Francesco Bevilacqua

li impianti d’illuminazione e le tecnologie con cui vengono realizzati rappresentano una chiave importante per affrontare i problemi energetici. Nuove soluzioni, come i led, ed efficaci sistemi di gestione rivestono quindi un ruolo di primo piano. «Oggi però ci sono tante aziende che vengono da settori dell’elettronica o da altri campi che con l’illuminazione non c’entrano niente – tiene a sottolineare Mario Grechi – che realizzano prodotti e corpi illuminanti senza possedere il know-how e le attrezzature per fornire soluzioni di qualità. Non posseggono neanche la

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Mario Grechi, titolare della Grechi Illuminazione di Magenta (MI). Nelle altre foto, alcuni impianti realizzati dall’azienda e una fase di progettazione www.grechi.com

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capacità di rapportarsi con gli enti pubblici e capire le esigenze della comunità in materia di illuminazione». Grechi evidenzia in particolare questo ultimo aspetto poiché la sua azienda, la Grechi Illuminazione, opera proprio nel campo della progettazione e realizzazione di corpi illuminanti per esterno – impianti sportivi, gallerie, strade e piazze –, un campo in cui i committenti sono quasi sempre soggetti che hanno lo scopo di fornire servizi rivolti al pubblico. «Noi lavoriamo sia con pubblico che con privato – chiarisce in proposito Grechi –, anche se effettivamente quasi tutte le nostre installazioni vanno ricondotte alla voce delle spese di pubblica utilità, a prescindere dal fatto che il nostro rapporto professionale sia direttamente con l’ente amministratore o con un’impresa che gestisce il servizio». Struttura, organizzazione aziendale e competenze sono complesse e variegate e non lasciano spazio all’improvvisazione: «Dal punto di vista commerciale ci appoggiamo a una nostra rete vendita che è composta da uno o due agenti per regione che curano il primo approccio con enti di pubblica amministrazione, progettisti e installatori elettrici. L’aggiudicazione del lavoro avviene poi tramite la partecipazione alle gare indette dalle varie municipalità. Possiamo inoltre contare su uno staff tecnico che si occupa di


Mario Grechi

La conquista più importante è la realizzazione di prodotti che permettono, a parità di risultati illuminotecnici, di conseguire sensibili risparmi energetici e di ridurre le emissioni

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progettazione illuminotecnica e progettazione meccanica e ultimamente è stata creata anche una sezione che si occupa di programmazione e ingegneria elettronica». Quest’ultimo punto è particolarmente importante, poiché la Grechi Illuminazione fornisce, oltre al prodotto, anche un sistema di gestione dell’impianto: «Possiamo fornire dei sistemi di gestione del punto luce intesi come dimerizzazione del punto luce stesso, controllo del funzionamento, manutenzione e così via. È un sistema che viene venduto al committente, il quale poi gestirà in maniera diretta e autonomamente il funzionamento del corpo illuminante. Noi fondamentalmente vendiamo un’applicazione, un sistema tecnico grazie al quale l’acquirente, oltre al punto luce, ha la possibilità di comprare anche un software e un hardware per gestirselo». Grechi passa quindi ad affrontare il discorso relativo al risparmio energetico e alla tutela am-

bientale, di primaria importanza quando si parla di illuminazione: «Il risparmio energetico è stato l’obiettivo principale di una serie di investimenti che da ormai sei o sette anni riguardano la tecnologia led. La conquista più importante consiste nell’essere giunti a realizzare prodotti che permettono, a parità di risultati illuminotecnici, di conseguire sensibili risparmi energetici e di ridurre le emissioni di anidride carbonica nell’ambiente». Questi ragguardevoli risultati che l’azienda e il settore dell’illuminazione in generale ha conseguito hanno portato notevoli vantaggi e qualche piccola soddisfazione, come ricorda lo stesso Grechi: «C’è un Comune in provincia di Belluno, chiamato Ponte nelle Alpi, che ha vinto il premio Comuni a Cinque Stelle, organizzato dall’Associazione Comuni Virtuosi, utilizzando le nostre apparecchiature. Dati alla mano ha dimostrato che con una serie di interventi legati all’illuminazione è stato possibile conseguire un risparmio energetico considerevole e un incremento delle performance degli impianti di illuminazione. In questo caso non abbiamo ricevuto il premio direttamente ma in qualche modo, attraverso uno dei nostri clienti, abbiamo dato il nostro contributo». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 143


IMPRENDITORI DELL’ANNO

La trasformazione innescata dall’avvento del led er garantire un servizio e un prodotto di livello, ogni momento di lavoro all’interno dell’azienda deve essere scrupolosamente curato e controllato, non solo le fasi finali, quelle più prossime all’output o, nel caso della fornitura di servizi, quelle in cui il personale aziendale è in contatto con il fruitore finale. È ciò che Paolo Tarquinio, presidente della Tarquinio Srl, ha chiamato “politica della qualità”: «Invitiamo i nostri collaboratori ad attenersi al principio di non adottare mai compromessi in fatto di sicurezza e qualità; i livelli di eccellenza devono rappresentare traguardi irrinunciabili da conseguire prioritariamente». Sulla piazza dal 1975, la Tarquinio Srl si occupa di impianti elettrici e tecnologici, realizzando ex novo strutture di diverso genere e ristrutturando complessi già esistenti». Quali sono i campi in cui operate e i principali servizi che offrite? «Operiamo nel campo degli impianti elettrici

P Paolo Tarquinio, al centro, presidente della Tarquinio Srl di Milano www.tarquiniosrl.it

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La nuova tecnologia sta portando notevoli vantaggi dal punto di vista ambientale, tra cui risparmio dei consumi energetici e abbattimento delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera. Paolo Tarquinio fa il punto sui vantaggi dell’illuminazione a led Amedeo Longhi

e tecnologici e in quello dell’illuminazione per la grande distribuzione e il retail. Sviluppiamo e offriamo prodotti e servizi di alta qualità e tecnologie innovative a basso consumo energetico. Collaboriamo attivamente con clienti e partner nella ricerca della soluzione ottimale. Questi oltre trent’anni di esperienza ci hanno permesso di distinguerci sul mercato per il nostro servizio, serietà e professionalità». Quali sono le ultime novità tecnologiche nel settore dell’illuminazione? «Il settore dell’illuminazione sta subendo una trasformazione che è stata innescata dall’avvento del led. Questa nuova tecnologia sta portando notevoli vantaggi dal punto di vista ambientale, che si possono individuare in un considerevole risparmio dei consumi energetici e nell’abbattimento delle emissioni di anidride carbonica in atmosfera. Grazie a un’elevata durata e a un’ottima stabilità del flusso luminoso nel tempo, la necessità di interventi di manutenzione si è notevolmente ridotta e di conseguenza i costi di gestione si sono abbassati, rendendo questa nuova tecnologia anche più conveniente dal punto di vista economico». È importante per voi offrire soluzioni che guardino al risparmio energetico? «Il rispetto dell’ambiente e la sostenibilità sono valori che caratterizzano in maniera decisiva la


Paolo Tarquinio

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Rispetto dell’ambiente e sostenibilità sono valori che caratterizzano in maniera decisiva la nostra missione aziendale

nostra missione aziendale. Grazie alle soluzioni che offre la tecnologia led riusciamo a conseguire entrambi questi obiettivi. Come detto, gli effetti immediati in termini di consumo energetico ci portano a una riduzione netta delle emissioni di anidride carbonica, ma non è tutto. La tecnologia led ci permette infatti di ottenere anche una drastica riduzione dei rifiuti, conseguenza di un elevato grado di riciclabilità; i led infatti, non contenendo mercurio, sono annoverabili fra i materiali eco-compatibili e non inquinanti». Quali sono i riferimenti normativi che re-

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golano la vostra attività e quanto è importante attenervisi? «Le norme a cui deve fare riferimento chi opera nel nostro campo sono statuite dalla Cei, il Comitato elettrotecnico italiano. Inoltre bisogna ovviamente fare riferimento anche a Uni, En e a tutte le norme armonizzate a livello europeo. È obbligatorio attenervisi per essere in regola con la regolamentazione vigente e per poter rilasciare la dichiarazione di conformità, imprescindibile per qualsiasi tipo di impianto». Cos’è cambiato, sia per voi che nel settore in generale, dal 1975 a oggi e quali novità ha portato il ricambio generazionale all’interno dell’azienda? «I tre decenni di esperienza nel settore ci hanno consentito di acquisire le competenze tecniche necessarie per essere sempre aggiornati e competitivi. Va anche riconosciuto il grande aiuto portato dal nostro valido e fedele personale e agli affidabili fornitori nostri partner. Oggi siamo un grande team capace di combinare l’esperienza pluriennale che il trascorso aziendale ci ha lasciato in eredità e il servizio di una realtà giovane e dinamica, in grado di fornire prodotti esclusivi e un servizio completo, dalla progettazione all’installazione, dalla vendita al supporto post-vendita con servizi di manutenzione e reperibilità».

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PREMI Ercole d’Oro, Civiltà del Lavoro e Lavoro e Progresso. Questi i riconoscimenti assegnati alla Tarquinio Srl

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

Una crescita trainata da export e rinnovabili Grazie alla crescita esponenziale del fotovoltaico, il settore ha registrato performance di assoluto riguardo, anche se permangono difficoltà strutturali insite nel sistema economico italiano. Criticità e prospettive del mondo delle strumentazioni elettriche spiegate da Renato Viganò Diego Bandini

ntrodurre una mentalità “customer oriented”, in grado di rispondere con assoluta rapidità alle richieste provenienti dal mercato delle strumentazioni elettriche, anche per la fornitura di prodotti con caratteristiche non standard. È stata questa la sfida portata avanti, fin dalla sua nascita, da Frer Srl, azienda milanese nata nel 1980 e impegnata nella costruzione di strumenti elettrici di misura e accessori per quadri di distribuzione, comando e controllo. «Ancora oggi, dopo oltre trent’anni di attività, l’orientamento alla soddisfazione dei nostri partner rappresenta la chiave di lettura del successo aziendale», afferma Renato Viganò, titolare e presidente del gruppo. Quali sono, in Italia, le condizioni del mercato nel vostro settore di riferimento? «In quest’ultimo anno, grazie anche alla crescita

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I titolari del gruppo Frer Srl di Cologno Monzese (MI). Seduto, al centro, Renato Viganò www.frer.it

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esponenziale del settore fotovoltaico, abbiamo registrato in Italia performance di assoluto riguardo, anche se permangono difficoltà strutturali insite nel nostro sistema economico che complicano non poco la vita degli imprenditori, prima tra tutte una burocrazia eccessivamente invasiva». La vostra è un’azienda fortemente orientata all’internazionalizzazione. Quali strategie avete adottato per cercare di affermarvi anche sui mercati esteri? «Negli ultimi anni siamo riusciti a sostenere importanti investimenti per cercare di potenziare maggiormente la nostra presenza sia sul mercato continentale che su quello extraeuropeo, sviluppando proficui rapporti con i distributori presenti sui mercati esteri. Abbiamo altresì partecipato a numerose fiere ed eventi espositivi, mentre uno strumento così potente come internet ci ha permesso di raggiungere più facilmente i nostri interlocutori naturali. Per poter operare in determinati territori ci siamo inoltre dotati di alcune indispensabili certificazioni, come ad esempio la certificazione Gost-R e la più ambita Metrologica, che ci hanno aperto le porte per importanti nuove collaborazioni con partner russi e ucraini. Presto acquisiremo anche la certificazione per il mercato del Kazakistan, che abbiamo per ora toccato solo indirettamente ma che offre grandi potenzialità. Ci stiamo infine attrezzando per


Renato Viganò

c entrare in possesso di altre certificazioni, tra cui quella UL, requisito necessario per avere accesso ai mercati del Nord e Sud America». Come si sono evolute, nel corso degli anni, le richieste del mercato e come avete risposto a questi cambiamenti? «Studiando attentamente i bisogni dei nostri committenti, si è evidenziata l’esigenza di effettuare una riorganizzazione interna all’azienda, per cercare di rispondere in maniera sempre più efficace e puntuale alle necessità di un mercato in continua trasformazione. Questa politica ci ha portato ad ampliare la divisione dedicata alla produzione di trasformatori elettrici, con l’acquisizione di personale altamente qualificato, mantenendo comunque ben chiara la filosofia alla base del lavoro di Frer. Un passo fondamentale nella crescita aziendale è stato compiuto con l’acquisizione, nei primi anni Novanta, della Divisione Strumentazione della storica Società CGS di Monza, a quei tempi una delle realtà più conosciute del settore. Allo stesso tempo, abbiamo provveduto a sviluppare e accrescere le nostre competenze e la gamma di prodotti elettronici a nostra disposizione, come contatori, analizzatori di rete e trasduttori, grazie alla creazione di un Ufficio interno dedicato alla progettazione di software, firmware e hardware». In che modo la recente crisi economica ha inciso sull’attività del gruppo?

Negli ultimi anni siamo riusciti a sostenere importanti investimenti per cercare di potenziare maggiormente la nostra presenza sia sul mercato continentale che su quello extraeuropeo

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«Certamente la crisi, che ha colpito in maniera indiscriminata praticamente tutti gli ambiti produttivi, ha avuto conseguenze negative anche per il nostro business, provocando una contrazione dell’attività. Tuttavia possiamo affermare con orgoglio di essere riusciti a fronteggiare in maniera positiva anche questa situazione di difficoltà, senza peraltro ricorrere a strumenti come la cassa integrazione, che non avrebbe fatto altro che aggravare ulteriormente la condizione dei nostri dipendenti». Avete in cantiere particolari progetti per il futuro? «Stiamo lavorando con grande impegno per poter presentare, a breve, alcuni strumenti innovativi prodotti dall’azienda. Tra questi meritano una citazione un nuovo convertitore universale, completamente programmabile, e un mini analizzatore di rete completo, un prodotto capace di coniugare estetica e funzionalità, richiesto soprattutto dal mercato navale. Siamo orgogliosi di proseguire la tradizione imprenditoriale, portata brillantemente avanti dalla nuova generazione, di cui fanno parte Sandra Viganò, Stefano e Marco Mai, tutti in prima linea e fortemente impegnati per la crescita della Frer». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 147


IMPRENDITORI DELL’ANNO

Pionieri nel mondo degli impianti televisivi Con la nascita delle prime emittenti private, alla fine degli anni 70, si è sviluppato un mercato sempre crescente di apparati necessari alla diffusione del segnale nelle case degli italiani. Ne abbiamo parlato con Gianluigi Cappelletti Manuel Zanarini

l settore industriale italiano è formato in prevalenza da piccole e medie imprese, nate spesso da laboratori famigliari, che, sfruttando le innovazioni che si sono diffuse nel Paese tra gli anni 70 e 80, si sono evolute fino a diventare significative realtà imprenditoriali ed economiche. È certamente il caso del settore televisivo, che ha visto negli ultimi quaranta anni la diffusione di una serie di emittenti private, fenomeno che ha comportato la parallela richiesta di servizi adeguati alla loro ricezione. In questo contesto, emblematica è la storia della Micro Tek, azienda che nasce nel 1984, a Milano, anche grazie all'opera di Gianluigi Cappelletti, amministratore. Insieme a lui, abbiamo ripercorso la storia dell'azienda e del mercato in cui opera. Come si è sviluppata l’idea? «Originariamente, mio padre, insieme al suo socio, aveva un laboratorio di riparazioni di televisioni e, poi, di impiantistica. Alla fine degli anni 70, quando si è sviluppato il mercato delle emittenti private, decise di avviare la catena di produzione dei primi filtri attivi e nel 1984 fondò la Micro Tek. Come è tipico delle piccole-medio imprese italiane, gli inizi erano pionieristici. La prima sede era a Milano, in un semin-

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terrato di 35 mq, ma erano anni Gianluigi Cappelletti, amministratore molto belli, si lavorava tantis- della Micro Tek di Pieve Emanuele (MI). In basso, un interno dell’azienda simo, c’erano molte idee, era- www.microteksrl.it vamo tutti molto motivati». Come si è sviluppato il vostro settore nel corso degli anni? «La nascita delle prime televisioni locali contribuì non poco a far decollare il mercato, tanto che verso la fine degli anni 80, si cominciarono a realizzare i primi impianti di medie dimensioni, le prime reti Matv da 500/1.000 utenze». Che cambiamenti ha portato questa evoluzione? «Si comprese che realizzare impianti di certe dimensioni richiedeva l’impiego di cavi coassiali più sofisticati di quelli che normalmente si trovavano in commercio». Come avete risposto a questo cambiamento? «Iniziammo a ricercare i prodotti di cui avevamo bisogno e li trovammo in un catalogo di una nota società francese, dedicato ai cavi: erano tutti prodotti realizzati dalla Pope (NL)». Avete continuato questa collaborazione? «Nel 1989 grazie all’ingresso in azienda dell’ingegner Guido Colombo, in qualità di responsabile commerciale, acquisimmo la di-


Gianluigi Cappelletti

La nascita delle prime televisioni locali contribuì a far decollare il mercato, tanto che verso la fine degli anni 80, si cominciarono a realizzare i primi impianti di medie dimensioni, le prime reti Matv da 500/1.000 utenze

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stribuzione italiana dei marchi Pope e Cabel Con. In seguito, arrivò anche la slava Elrad e questo ha permesso un grande sviluppo». Ci sono stati momenti difficili?

«Nel 2005 quando siamo stati costretti, nostro malgrado, a rompere il contratto di distribuzione con Belden wire & cable BV: l’incidenza sul fatturato di questo marchio era di circa l’85%. Abbiamo dovuto reinventare l’azienda puntando tutto sulla credibilità che i nostri clienti ci riconoscevano, reintroducendo il noto marchio F.M.C.». Attualmente cosa viene premiato maggiormente dal mercato? «Sicuramente la diversificazione dell'offerta. È nostra convinzione che sia indispensabile offrire un portafoglio prodotti completo all’interno del quale ognuno possa trovare il prodotto più congeniale per qualità e prezzo. Abbiamo differenti tipi di cavi e differenti linee di prodotti: coassiali, cavi dati, allarme, antincendio, industriale». Su quali settori state investendo? «Per avere successo in questo settore bisogna essere veloci, flessibili e innovativi, quindi abbiamo scelto di investire su attività di formazione dedicate agli installatori, organizzando direttamente gli incontri con i nostri grossisti e rivenditori. Inoltre, abbiamo investito per migliorare la logistica». In che modo? «Abbiamo trasferito la sede a Pieve Emanuele (MI) in un nuovo immobile con una superficie complessiva di 2500 mq. (uffici e deposito); inoltre, abbiamo la possibilità di occupare altri 500 mq, attualmente affittati a terzi. Qui possiamo stoccare fino a mille pallet. Ora tutta la logistica viene gestita “sotto uno stesso tetto”, con evidenti vantaggi in termini di tempo e costi di gestione». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 149


IMPRENDITORI DELL’ANNO

La meccanica guarda alla diversificazione produttiva Qualità della lavorazione e una strategia di marketing innovativa e vincente. Le evoluzioni del mercato della meccanica di precisione raccontate da Simone Fantin Lodovico Bevilacqua

a meccanica di precisione è un settore che richiede notevole specializzazione, accertata professionalità e grande attenzione alla qualità della lavorazione. L'investimento in tecnologie produttive è fondamentale al fine di dotarsi di macchinari sempre più sofisticati, in grado alzare il livello di precisione e di fattura dei prodotti e Sopra, Simone Fantin, vice direttore accorciare i tempi di elaborazione degli generale e sales director della Cpm, stessi. Una sorta di commistione – inditta di Nova Milanese (MB) somma – fra la qualità e la cura di ogni www.cpmbearings.com

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fase di lavorazione tipica della dimensione artigianale delle aziende e un volume produttivo caratteristico della grande industria. Una sintesi già da tempo predicata da Simone Fantin, vice direttore generale e sales director della Cpm, ditta di Nova Milanese specializzata nella produzione di cuscinetti. «La strategia aziendale è sempre stata ispirata dai criteri dell'artigianato italiano di qualità, pur con un’elasticità e un’attitudine al rinnovamento che ci hanno permesso di attuare, negli anni, una diversificazione produttiva funzionale e intelligente». Quali sono le caratteristiche principali della vostra azienda? «Come sottolineato in precedenza, la qualità made in Italy è il leit motiv nella nostra impostazione aziendale; la Cpm nasce nel 1967 e l'esperienza maturata nel settore della meccanica di precisione viene considerata un’importante tradizione, a cui la società è legata e con cui si identifica costantemente; parimenti teniamo in considerazione la qualità dei nostri prodotti. Questa mentalità, unita a investimenti continui per l'aggiornamento tecnologico del nostro parco macchinari e una razionalizzazione dell'organizzazione produttiva, hanno concesso alla Cpm di raggiungere livelli di eccellenza e di conquistare una posizione di prestigio nel mercato internazionale della meccanica».


Simone Fantin

La produzione Nel moderno stabilimento di Nova Milanese, che nel corso degli anni è stato oggetto di ampliamenti e ammodernamenti tecnologici per far fronte alle crescenti richieste, vengono prodotti cuscinetti a sfera, a rulli e a rullini, per svariati settori applicativi in un range dimensionale che parte da foro 10 mm. sino a 800 mm. di diametro esterno. Gli elevati standard di qualità e sicurezza sono garantiti dal fatto che tutto il processo industriale si svolge internamente all’azienda, che è dotata delle più avanzate tecnologie. Il ciclo produttivo è articolato nelle seguenti fasi: la tornitura su macchine mono e plurimandrino, a elevata produttività; il trattamento termico di tempra e carbonitrurazione in forni dedicati; la rettifica, su macchine tecnologicamente avanzate e specificatamente studiate per la produzione di anelli di cuscinetti; la lappatura delle piste di rotolamento, con particolare attenzione alla rugosità ottenuta e agli errori micro geometrici; infine l’assemblaggio su linee manuali e semiautomatiche, il collaudo finale e il confezionamento.

Quali sono i mercati di riferimento della CPM? «La Cpm occupa già una posizione di leadership nel mercato italiano dei cuscinetti, ma recentemente stiamo dedicando attenzione ed energie allo sviluppo sui mercati esteri; oltre al consolidamento della nostra presenza in Germania, abbiamo un occhio di riguardo per i paesi emergenti, India, Cina e Russia su tutti. La partecipazione ad importanti fiere di settore in Russia e in India nel 2010 ha avuto un successo decisamente incoraggiante e ha costituito uno stimolo per coltivare questa politica espansiva in cui crediamo molto. L'attività fieristica della Cpm si

L'esperienza maturata nel settore della meccanica di precisione viene considerata un’autentica tradizione, a cui la società è legata e con cui si identifica costamente

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è completata con la presenza, ormai abituale, alla fiera di Hannover, la più importante e rappresentativa del settore». La vostra politica aziendale lascia trasparire una grande considerazione per la cura dell'immagine della società e del rapporto con i clienti, effettivi o potenziali. Come gestite questo aspetto? «La comunicazione è un altro capitolo estremamente importante nella nostra azienda. Le strategie di marketing sono state rivisitate e perfezionate, curandone nel dettaglio ogni aspetto. Il sito internet, inizialmente considerato una semplice vetrina di prodotti, è stato reso dinamico e interattivo e la sua manutenzione è curata da tecnici deputati esclusivamente a quel compito; stiamo istituendo una newsletter utile ai clienti per rimanere sempre informati sulle novità e le notizie concernenti l'azienda unitamente ad un efficiente sistema di customer relationship management; un importante progetto questo che si avvale della preziosa collaborazione di un team composto, oltre che dal management della Cpm, anche dalla Gardella Associati relativamente alla revisione strategica e operativa e da Giovetti Comunicazione per l'immagine». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 151


IMPRENDITORI DELL’ANNO

Sempre più qualità nella meccanica di precisione Da decenni settore di punta del territorio della Val Trompia, la meccanica di precisione si rinnova per superare il momento di crisi globale, puntando sulla qualità e su un'offerta diversificata. Il punto di Silvia Novali Manuel Zanarini

a Val Trompia è da decenni sede di aziende meccaniche, che hanno come settore di riferimento principale la nicchia di mercato della produzione di armi. Tradizione e posizione geografica hanno favorito lo sviluppo di tale mercato, il quale però, anch'esso, deve confrontarsi con la situazione economica, commerciale e finanziaria contingente, che spinge le imprese a innovarsi, per cercare nuove opportunità di crescita. Come spiega Silvia Novali, della Mec-Nova, torneria meccanica con sede a Gardone Val Trompia e in attività dal 1971, «la Val Trompia è il più grande distretto industriale nel settore delle armi sportive e quindi ci siamo subito specializzati come terzisti in questo mercato di nicchia». Oltre al mercato delle armi la Mec-Nova opera attivamente in altri settori quali l’oleodinamica, l’automotive, la ciclistica e la pneumatica, mercati estremamente diversificati ed esigenti dove l'azienda, «grazie all'in-

L Macchinari al lavoro e un esempio di componenti realizzati dalla Mec-Nova di Gardone Val Trompia (BS) www.mecnova.it

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traprendenza dei soci Virginio e Aldo Novali, ha saputo adeguarsi allo sviluppo del settore della meccanica di precisione conto terzi e ha allargato la propria produzione ad altri settori diversificando la propria offerta grazie all'estrema attenzione per tecnologia e qualità. Così facendo siamo riusciti ad acquisire nuovi clienti nel Nord Italia, in Germania e in Svizzera». Quindi il segreto della crescita in questo settore è concentrarsi sulla qualità, sul servizio al cliente, sulla diversificazione e l'internazionalizzazione. Come sottolinea Novali, essere all'avanguardia è decisivo, «eseguiamo lavorazioni meccaniche per asportazione di truciolo avvalendoci di macchinari all'avanguardia che ci permettono di soddisfare qualsiasi esigenza di tornitura e fresatura. Realizziamo particolari su centri di tornitura e


Silvia Novali

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Abbiamo saputo adeguarci allo sviluppo del settore della meccanica di precisione e allargando la produzione ad altri settori, diversificando la nostra offerta

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fresatura CNC da barra Traub, Index, Nakamura, Moriseiki, torni da barra Cnc a fantina mobile Tornos e Star, riprese con centri di lavoro Cn Fanuc con cambio pallet e tavola con 4° asse in continuo, ricavando particolari complessi con fresature, forature trasversali e riprese posteriori. Inoltre, grazie alla collaborazione con una rete di fidati fornitori siamo in grado di fornire particolari complessi completi di trattamenti termici, superficiali e galvanici». Il mercato, oggi particolarmente esigente richiede sempre maggiore qualità, che comporta investimenti importanti. Come testimonia l'esperienza presentataci dalla dirigente della Mec-Nova, «il nostro sistema di produzione è certificato UNI EN ISO 9001:2008. Negli ultimi anni abbiamo investito sia in macchinari di produzione sia di

controllo. Il nostro reparto qualità dispone, oltre ai normali strumenti di controllo, di 2 rugosimetri, 1 rotondimetro, una speciale macchina di misura a telecamera con quarto asse dotata di un sistema di controllo Spc in tempo reale, un sistema ottico per la misurazione senza contatto». Questa strategia produttiva offre grandi garanzie al cliente, «su sua richiesta, lavoriamo in free-pass fornendo tutta la documentazione che certifica i controlli fatti sia di processo sia finali; inoltre, gli operatori lavorano in autocontrollo e attraverso gli strumenti a disposizione sono in grado di misurare tutti i particolari in “process.” Tale modalità di controllo ci permette di eseguire pezzi conformi ai livelli di qualità concordati con i clienti e di documentare anche a distanza di tempo i controlli effettuati». La diversificazione è la chiave di volta alla crisi: «Con macchine CNC monomandrino con passaggio barra da 3 mm a 65 mm lavoriamo acciai per alta velocità, acciai legati, acciai inossidabili, nonché ottone, rame e leghe di alluminio. Eseguiamo inoltre lavorazioni di ripresa quali forature, filettature, fresature con macchine oleodinamiche e/o pneumatiche e rettifiche su macchine senza centri anche dopo trattamento termico con tolleranze fino a 2 micron sui diametri esterni». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 155


IMPRENDITORI DELL’ANNO

La meccanica è in ripresa Se fino a qualche tempo fa il settore meccanico viveva un periodo nero e poco redditizio, ora la situazione si sta invertendo e si iniziano a notare segnali di veloce ripresa. L’analisi di Davide Gaggino Emanuela Caruso

l mercato della meccanica, da sempre concentrato in Germania, è in ascesa e il trend estero influenza di nuovo quello domestico. Quindi il mercato italiano è finalmente in ripresa; l’export è incoraggiato e sollecitato dalle aziende e dalle esigenze di acquisto». È l’opinione di Davide Gaggino, portavoce della Ubiemme Gühring Italia, sull’andamento del settore della meccanica. Se fino a qualche tempo fa, infatti, questo settore viveva un periodo nero e poco redditizio, ora la situazione si sta invertendo e si iniziano a notare segnali di veloce ripresa. Certo è che per riuscire a guadagnarsi un posto d’onore in questa fase di rinascita è necessario garantire al mercato nazionale e internazionale alcune certezze. Una di queste, e una delle più importanti, è fornire una risposta molto ampia alla domanda crescente

«I Nella pagina a fianco, ambienti di lavoro della Ubiemme Gühring Italia, società con sede a Cornaredo (MI) www.ubiemme.it

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di utensileria di precisione; tra le aziende in grado di farlo spicca Ubiemme Gühring Italia, attività nata a Cornaredo, nelle vicinanze di Milano, che ha dimostrato di poter assicurare questo servizio in maniera continuativa ed eccellente. «Stiamo vivendo un momento decisamente positivo – commenta Davide Gaggino, amministratore delegato della società –. La raccolta degli ordini pervenuti conferma la ripresa in atto e l’aspettativa per il 2011 a livello di fatturato è quella di un incremento del 30-35 per cento. Molto del merito è dovuto alla posizione chiara e netta dell’azienda all’interno del mercato di riferimento: mettiamo a disposizione dei clienti una vasta gamma di prodotti e una qualità di servizio molto elevata». E infatti la vera forza dell’attività, nonché principio base da cui si è sviluppata tutta la mission aziendale, sta nel mix prodotto-servizio, cioè nell’aiutare a scegliere gli utensili ideali, più performanti e più economici tra i tanti proposti, e nell’evadere in maniera tempestiva ed efficiente le varie consegne. «Il nostro marchio propone 44mila prodotti differenti e mette sul mercato il know-how per la produzione di utensili e di macchine utensili, per la sinterizzazione di metallo duro di alta qualità e per la costruzione di impianti di rivestimento e di rigenerazione degli utensili. È grazie a questo metodo e alle nostre conoscenze che riusciamo a produrre e vendere prodotti moderni e all’avanguardia ma a prezzi sempre convenienti».


Davide Gaggino

Su queste basi la società si è ingrandita, costruendo un’altra fabbrica, con sede a Missaglia in provincia di Lecco, comprensiva di un centro di produzione di utensili rotanti speciali, un centro modifica degli utensili e un centro servizi impegnato nell’affilatura e nel rivestimento dei prodotti usurati, cioè nel ripristino delle caratteristiche originarie del prodotto. «Il gruppo Gühring dispone attualmente di 24 centri di produzione, di 36 centri di servizio, di oltre 130 tecnici e di 16 partner commerciali a livello internazionale, che rendono possibile e garantiscono la

Ubiemme Gühring Italia propone 44mila prodotti differenti e mette sul mercato il know-how per la produzione di utensili e di macchine utensili

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produzione di merci efficienti e ottimali. Inoltre grazie a questa grande disponibilità di centri e dipendenti il nostro marchio è diventato sinonimo di assistenza commerciale, consulenza e competenza professionale, caratteristiche volte a soddisfare le esigenze dei clienti». Le previsioni future per la società sono positive e sicuramente vedranno un ulteriore incremento della popolarità e del successo del gruppo. «Quello che ci aspettiamo dall’immediato avvenire è di raggiungere buoni risultati all’Emo, il tradizionale incontro tra gli operatori specializzati del settore che si terrà ad Hannover dal 19 al 24 settembre. Il quell’occasione Ubiemme Gühring Italia presenterà gli ultimi prodotti creati e quelli innovativi in fatto di lavorazione meccanica e di precisione». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 157


IMPRENDITORI DELL’ANNO

Le applicazioni delle tenute meccaniche Un campo di applicazione ampio che va dalla semplice acqua fresca ai prodotti alimentari, ai più disparati fluidi industriali, farmaceutici e chimici. Augusto Vidoni descrive la produzione di tenute meccaniche Manuel Zanarini

a produzione di tenute meccaniche è richiesta da una lunga serie di settori produttivi. Come spiega Augusto Vidoni, amministratore unico della Roten, azienda nata a Milano nel 1974, e all'avanguardia nella produzione di queste guarnizioni, «le tenute meccaniche hanno il compito di separare ambienti a diverse pressioni e contenenti fluidi diversi, nonché di impedire la fuoriuscita da questi dei fluidi in essi contenuti, oppure di impedire l’ingresso di corpi estranei in ambienti chiusi. Come si evince da queste caratteristiche, il campo di applicazione è ampio e va dalla semplice acqua fresca ai prodotti alimentari, ai più disparati fluidi industriali, farmaceutici e chimici. Questo tipo di produzione è utilizzata per pompe, agitatori, mixer, compressori, macchine speciali , ovvero dove è necessario formare una barriera ad un fluido affinché non fuoriesca nell’ambiente». Due sono comunque i settori che ne usufruiscono, come sottolinea Vidoni, «i fabbricanti di pompe sono i maggiori utilizzatori di tenute meccaniche, a partire dalle pompe più piccole per macchine da caffè con alberi di circa 10 mm sino alle pompe di processo o per le navi che hanno alberi con diametro molto grande, oltre 200 mm. Anche l’industria alimentare impiega molte tenute

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Nella pagina a fianco, un momento della produzione negli stabilimenti della Roten di Milano. Alcune tenute meccaniche www.roten.it


Augusto Vidoni

La tradizione industriale milanese La Roten srl ha le sue radici in un'altra attività, il Laboratorio Elettromeccanica di Precisione Carlo Fontanella, aperta nel dicembre del 1945, e che produceva i “premistoppa”, gli antenati della tenuta meccanica. Il vocabolo sta ad indicare una speciale camera di isolamento tra due ambienti diversi. In seguito, nel 1957, il signor Fontanella inizia la produzione di tenute meccaniche. Visto il successo, nel 1974, viene aperta la Roten srl. A sancire il legame con la tradizione del nostro territorio, viene scelto un nome indicativo; infatti, Roten deriva dall’unione di due parole in Milanese “ROten e TEgneN” , “girano e tengono”. Per avere un anello di congiunzione con il passato, inoltre, prima del nome della società viene creato lo stemma con doppia “F” contrapposta, come il nome del fondatore.

meccaniche, non solo su pompe, ma anche su scambiatori rotativi, macchine per la produzione di ghiaccio, refrigerazione, sterilizzazione e confezionamento dei cibi. Venendo impiegati in così tanti settori produttivi, i prodotti sono diversificati, come ci conferma Vidoni, «i tipi di tenute in uso nell’industria sono molteplici e corrispondono alla diversità dei problemi da risolvere secondo le condizioni di funzionamento e le esigenze della macchina». Questo comporta anche l'uso di materiali specifici, «come l’acciaio inossidabile, le superleghe, la ceramica, i carboni meccanici, i carburi di tungsteno e di silicio, eccetera. Materiali molto duri e adatti a strisciare l’uno contro l’altro nonché a resistere alla corrosione. Abbiamo sempre puntato molto sulla qualità e la ricerca, e per assicurare ciò è evidente che l’utilizzo dei materiali più idonei, i controlli sugli stessi, le la-

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I tipi di tenute in uso nell’industria sono molteplici e corrispondono alla diversità dei problemi da risolvere secondo le condizioni di funzionamento e le esigenze della macchina

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vorazioni meccaniche e tutto quanto il processo produttivo deve essere seguito con grande competenza e attenzione nonché precisione a garanzia del buon funzionamento della tenuta». Anche la sicurezza e l'igiene devono essere garantite ai massimi livelli, per questo, «la Roten ha ottenuto la certificazione del suo sistema di produzione in accordo alla normativa Atex nel 2008; inoltre, abbiamo ottenuto diverse certificazioni di qualità». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 159


IMPRENDITORI DELL’ANNO

Trasporti più sicuri coi supporti antivibranti Le vibrazioni nell’ambito del trasporto sia di persone, sia di merci possono provocare disagi e, in alcune circostanze, risultare molto pericolose. Il ruolo degli antivibranti, con particolare riferimento al mondo dei trasporti, spiegato da Elisabetta Osti Guido Puopolo

na vasta gamma di prodotti, adatti a diversi ambiti di applicazione ma accomunati dall’elevata qualità delle loro prestazioni. Sono gli antivibranti prodotti dalla Società Gomma Antivibrante, azienda di Opera, in provincia di Milano, che proprio quest’anno festeggia i venticinque anni di attività. «Oltre al settore ferrotranviario, che rappresenta il core business dell’azienda, la nostra produzione si rivolge anche ai veicoli speciali e alle macchine industriali, senza dimenticare il settore navale», sottolinea Elisabetta Osti, figlia del fondatore Luigi e attuale amministratore. Nel corso degli anni l’azienda si è ritagliata una posizione di assoluto rispetto non solo sul nostro territorio, ma anche sul mercato internazionale, tanto che attualmente annovera, tra i propri referenti, alcuni tra i principali costruttori ferroviari a livello mondiale, come Bombardier, Alstom e

U In basso lo stabilimento produttivo della Sga srl, a Opera (MI), a destra Elisabetta Osti. Nella pagina successiva, momenti di lavoro all’interno dell’azienda www.sgaopera.it

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AnsaldoBreda, oltre che gli enti ferroviari nazionali e regionali italiani ed europei, e le officine di manutenzione ad essi collegati: «Il nostro punto di forza è sicuramente rappresentato dalla versatilità», spiega Osti. «Siamo infatti in grado di evadere ordini di poche unità così come commesse da migliaia di pezzi. Questo è reso possibile dall’elevato numero di presse oleodinamiche di stampaggio e vulcanizzazione di cui disponiamo, oltre che dal parco stampi in nostro possesso, considerando che siamo attrezzati per produrre ben 1700 articoli differenti». Tutte le fasi della produzione, ad eccezione della lavorazione meccanica dei componenti metallici, vengono infatti eseguite e controllate direttamente all’interno dell’azienda, grazie anche a un’organizzazione capillare e a uno studio tecnico all’avanguardia: «La nostra produzione richiede un continuo monitoraggio», afferma Osti. «La


Elisabetta Osti

gomma naturale ha elevate doti di durata e di risposta meccanica ma è un materiale variabile. Di conseguenza, quando si inizia una nuova produzione o si utilizza una partita di gomma nuova, occorre verificare che il comportamento dell’antivibrante prodotto sia corrispondente al capitolato richiesto. La qualità dei prodotti è un requisito indispensabile per soddisfare le richieste di un mercato sempre più esigente. Proprio a garanzia dell’elevato livello qualitativo delle nostre lavorazioni ci siamo dotati, negli anni passati, delle certificazione Iso 9002 prima e Iso 9001 poi, e siamo in attesa di conseguire anche la certificazione Iris, rivolta specificatamente al settore ferroviario». La crisi economica ha comportato, nel 2010, un lieve calo di fatturato per l’azienda, recuperato però ampiamente già nei primi mesi del 2011, grazie soprattutto a un aumento delle esportazioni, come conferma Osti: «In questi anni è costantemente aumentata la quota di fatturato proveniente dalle esportazioni extraeuropee, che attualmente rappresentano addirittura il 60 per cento del totale». Nonostante questo, permangono alcuni elementi di insicurezza relativi ai futuri andamenti del mercato, dovuti a una situazione di instabilità economica generalizzata: «Purtroppo alcuni nostri partner, colpiti dalla crisi, in questi ultimi anni sono stati costretti a cessare le loro attività, con ricadute che hanno inevitabilmente influenzato e condizionato anche

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Abbiamo approfittato di questo periodo di “calma relativa” per dare avvio a un importante processo di ammodernamento del reparto produttivo

il nostro business», prosegue Osti. «Per quel che ci riguarda, però, nonostante la difficoltà nel tracciare programmi di lungo periodo a causa dell’incertezza del momento, abbiamo approfittato di questo periodo di “calma relativa” per dare avvio a un importante processo di ammodernamento del reparto produttivo, con particolare riferimento al reparto presse e verniciatura. Questa operazione, che ci impegnerà ancora per un triennio, consentirà di migliorare la produttività del nostro lavoro, permettendoci di offrire un servizio sempre più preciso ed efficiente. La cosa più importante per noi è infatti produrre dei buoni antivibranti, che durino nel tempo e che lavorino come richiesto. Nel nostro piccolo – conclude Osti – sentiamo profondamente la responsabilità derivante dal sapere che i nostri pezzi vengono montati su treni e metropolitane che trasportano quotidianamente milioni di persone, ai quali dobbiamo garantire il massimo della sicurezza e dell’affidabilità».

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

La qualità italiana incrocia le lame con i colossi stranieri In un settore estremamente specializzato e minacciato dalla concorrenza estera, la qualità del prodotto diventa l'unico modo di fidelizzare la clientela, guadagnando prestigio e competitività. Questa la soluzione proposta dall’ingegnere Alfredo Tricomi per il mercato delle lame Lodovico Bevilacqua

n un settore definibile “di nicchia” come quello della produzione di lame per macchine falciatrici, mietitrebbia e giardinaggio, la qualità del prodotto diventa fondamentale, da una parte per fidelizzare i clienti, dall'altra per combattere l'agguerrita concorrenza di paesi che hanno sviluppato, in questo particolare ambito, un mercato ampio e competitivo. L'esperienza, come sempre, aiuta; ma deve essere associata ad una forte propensione agli investimenti, in particolare nell'ambito di sviluppo e ricerca, necessari a mantenere aggiornata la gamma di prodotti ed essere sempre in grado di rispondere in maniera veloce e recettiva alle richieste ed esigenze della clientela, alla ricerca di un prodotto sempre più affidabile ed efficiente. Grazie ad una lunga esperienza, prima come dirigente poi come proprietario, Alfredo Tricomi, numero uno dell’azienda Stella, è diventato un punto di riferimento e il latore di una tradizione industriale ormai più che cinquantennale nella produzione di lame. «L'affidabilità e la resistenza delle nostre lame sono il frutto di

I L'ingegner Alfredo Tricomi, titolare della Stella Srl www.stellalame.com

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più di sessant'anni di esperienza in questo settore e ancora oggi, nonostante le naturali difficoltà del business, siamo in grado di garantire alla clientela prodotti di altissima qualità». L’azienda, pur avendo una sua autonomia produttiva, è uno spin-off delle più grosse Acciaierie Falck. «Stella nasce da un’esigenza di diversificazione di prodotto delle acciaierie Falck e dopo la dismissione di queste ultime, ha intrapreso una nuova vita come società indipendente. È stata mia la volontà di continuare l'esperienza industriale con Stella, poiché anch'essa, come la società madre, era destinata alla chiusura; essendo stato per anni direttore di produzione delle acciaierie Falck, ben conoscevo le potenzialità e la qualità della realtà che ho deciso, nel 1995, di rilevare personalmente. Nel 2000 abbiamo dato inizio ad un programma di investimento nella ricerca di nuove tecnologie da applicare ai nostri macchinari». Quali sono i vantaggi di questo volume di investimenti? «Più che di vantaggi, si tratta di vera e propria necessità. Quello delle lame è un mercato in continua evoluzione, con una grande propensione verso prodotti di qualità, che assecondino le esigenze della clientela garantendo sempre maggiore affidabilità e resistenza. Le dimensioni dell'azienda comportano la presenza di un contenuto numero di dipendenti; per questo la scelta dei collaboratori segue


Alfredo Tricomi

criteri molto selettivi e garantisce personale estremamente qualificato e professionale. Stella ha anche una sorta di responsabilità rappresentativa, in quanto è l'unica azienda italiana specializzata nella produzione di questo genere di lame. Questo determina – fra l'altro – una costante lotta di mercato globale contro le aziende estere, presenti in numero e dimensioni maggiori». Qual è la situazione economica dell'azienda? «L'azienda è sana e vive una fase piuttosto positiva. Nell'ultimo anno abbiamo riscontrato un aumento di fatturato che supera il 10%. Tuttavia esistono numerosi impedimenti e ostacoli ad una crescita che potrebbe essere molto più rapida e vivace, che derivano da questioni di carattere normativo e burocratico, passando anche per gli ingiustificabili costi dell’energia elettrica, le inadeguate e penalizzanti politiche di sostegno dello stato e i non sempre limpidi comportamenti delle banche». Quali sono le prospettive future? «Nel 2010 abbiamo festeggiato i sessant'anni di attività e possiamo affermare con orgoglio

Quello delle lame è un mercato in continua evoluzione, con una grande propensione verso prodotti di qualità, che garantiscano sempre maggiore affidabilità e resistenza

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che, nonostante tutte le sfide che ha dovuto affrontare questa azienda, siamo riusciti sempre a garantire un’altissima qualità dei prodotti guadagnando e mantenendo grande credibilità presso i clienti, che continuano a preferirci a più grosse realtà estere. E proprio l'estero rappresenta la più stimolante sfida per il futuro; attualmente abbiamo guadagnato quote di mercato in Germania, Grecia, Serbia e Spagna, ma, anche tramite una riorganizzazione dei ruoli all'interno dell'azienda, contiamo di essere in grado di espanderci in tutta Europa». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 163


IMPRENDITORI DELL’ANNO

La ricerca applicata allo sviluppo industriale L'industria ha bisogno di strumenti sempre più precisi e adatti alle particolari esigenze della committenza. Tra questi, vi sono i compensatori di dilatazione e i tubi flessibili. Il punto di Andrea Giorgi Manuel Zanarini

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a ricerca applicata allo sviluppo industriale si sta orientando sulla progettazione di prodotti strumentali ai macchinari,costruiti con estrema precisione che garantiscono alti livelli qualitativi. Un settore che si sta evolvendo in questi anni è quello dei compensatori di dilatazione e dei tubi flessibili. Ne abbiamo parlato con Andrea Giorgi, titolare della Giorgi Srl, azienda con sede a Rodano, in provincia di Milano, che dal 1971 opera in questo settore, il quale ci conferma che «l'innovazione è molto importante; infatti, collaboriamo con società di ingegneria,a livello internazionale, che progettano impianti a seconda delle esigenze dei propri clienti». Per quanto riguarda il mercato internazionale, «la richiesta dei nostri prodotti è aumentata soprattutto nei mercati esteri. Uno degli obiettivi della società Giorgi è quello di esportare i propri prodotti in tutto il mondo difatti stiamo creando una rete commerciale in differenti mercati. La nostra realtà e i risultati conseguiti in materia di internazionalizzazione grazie alle strategie marketing/commerciali impostate sono stati inoltre oggetto di una case history presentata in collaborazione con l’università Bocconi di Milano. Per essere sempre più vicini ai clienti e alle loro esigenze di una pronta risposta dei propri ordini,l’azienda è completamente cablata in modo tale da avere sempre in tempo reale lo stato avanzamento lavori di ogni singola commessa». Usufruire di tecnologie all'avanguardia risulta fondamentale, e continua Giorgi «potendo contare su una nuovissima tecnologia americana, riusciamo a realizzare prodotti di grande qualità, in tempi minori rispetto alla normale produzione. In funzione di questa tecnologia, abbiamo investito molto sull'aggiornamento del nostro parco macchine e sulla modernizzazione delle strutture». Uno dei settori su cui l'innovazione sta la-

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Andrea Giorgi

vorando maggiormente è quella dei compensatori di dilatazione, che, come ci spiega il titolare della Giorgi, «vengono utilizzati perché le tubazioni sono soggette a dilatazioni generate dalle differenti temperature, pressioni, movimenti esterni e dal peso stesso della tubazione. Dove i valori delle forze e dei movimenti superano i valori accettabili si rende necessario l’utilizzo di compensatori che permettono di assorbire le differenti dilatazioni termiche. Eminenti ingegneri hanno dichiarato che si preferisce l’impiego di compensatori metallici perché la loro flessibilità assorbe con successo i movimenti in più direzioni, riducendo i costi di esercizio, soprattutto per quello che riguarda la manodopera. Inoltre vengono contenute le perdite di carico e le dispersioni termiche, con particolari benefici specie su tubazioni di grosso diametro. Il compensatore, per poter pienamente sfruttare le proprie funzioni deve essere scelto e progettato correttamente in base alle condizioni di progetto. Pertanto per ottenere uno studio accurato, abbiamo propri uffici tecnici, affinché si possa trovare la soluzione più idonea, caso per caso». Essendo un

La gamma dei nostri giunti in gomma K-Flex è impiegata per il trasporto di fluidi in pressione in diversi settori industriali

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settore così diversificato, l'offerta è molto ampia, come ci conferma Giorgi.Altro settore molto importante è quello dei tubi flessibili Giflex, realizzati utilizzando nastri di acciaio inossidabile in Aisi 321 o Aisi 316L o Inconel. «Abbiamo tre linee di prodotto le quali si differenziano per la formatura geometrica delle corrugazioni,dando vantaggi ai collegamenti su macchine o impianti industriali. I tubi Giflex vengono normalmente rivestiti con una o più trecce metalliche che conferiscono ai tubi stessi una notevole resistenza alla pressione. Grazie alla nostra esperienza riusciamo a soddisfare qualsiasi tipo di richiesta, garantendo il massimo della qualità al prezzo economicamente vantaggioso rispetto alla concorrenza. Negli ultimi cinque anni abbiamo inserito nella nostra gamma di prodotti anche i giunti in gomma». Come conferma il titolare della Giorgi, «la gamma dei nostri giunti in gomma K-Flex è impiegata per il trasporto di fluidi in pressione in diversi settori industriali. Il loro utilizzo è molto vasto grazie ai loro ingombri minimi, al peso limitato, alla loro capacità di abbattere l’inquinamento acustico, alla possibilità di eliminare le guarnizioni di accoppiamento e alla elevata resistenza alla corrosione e alle basse forze di deformazione».

Nelle immagini, fasi della progettazione e particolari della produzione aziendale www.giorgisrl.com

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

Il settore bruciatori guarda all’export L’edilizia e il suo indotto stanno attraversando un momento delicato. Per affrontare le difficoltà causate dalla recessione bisogna saper individuare i mercati più promettenti e penetrarli con prodotti di qualità e servizi efficienti. La strategia di Raffaele Femminis e Alberto Maialetti Amedeo Longhi

Raffaele Femminis, amministratore unico della Frac Bruciatori di Pieve Emanuele (MI) www.fracbruciatori.com

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a cottura dei laterizi è un passaggio fondamentale in molti processi e proprio l’importanza delle attrezzature dedicate, i forni e i loro bruciatori, garantiscono un mercato che offre sempre delle opportunità. I titolari della Frac Bruciatori conoscono molto bene il settore, data l’esperienza acquisita in quarantacinque anni di attività: «La nostra azienda occupa un ruolo di preminenza sullo scenario italiano, è comunque proiettata già da tempo anche verso i mercati esteri, esportando non solo prodotti ma anche servizi e assistenza». Il vostro settore ha risentito delle difficoltà provocate dalla crisi economica, che sull’edilizia e sul suo indotto sono state particolarmente pesanti? «In effetti il nostro settore ha accusato in maniera abbastanza marcata la crisi economica in atto, proprio per il fatto che la produzione dei laterizi è direttamente legata all’edilizia, a sua volta in grande difficoltà. Il dettaglio del nostro fatturato degli ultimi anni fotografa abbastanza bene la situazione: quello del 2008 infatti è stato di 3.200.000 di euro circa, quello del 2009 è stato di 2.500.000 di euro e quello del 2010 si è ulteriormente abbassato». Può descrivere brevemente le caratteristiche dei bruciatori per forni che producete? «Ritengo opportuno precisare che la nostra ditta non costruisce forni veri e propri ma fornisce ai costruttori di forni – o direttamente ai clienti finali – i bruciatori per la cottura dei laterizi nei forni stessi. Tali bruciatori non sono unità singole tipo caldaia, ma dei veri impianti di cottura che si dividono tra

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Raffaele Femminis e Alberto Maialetti

Essendo il mercato italiano praticamente fermo, siamo interessati e intenzionati ad aumentarela nostra penetrazione all’estero, specie in quei paesi in cui non siamo ancora ben conosciuti

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quelli funzionanti a olio combustibile e quelli funzionanti a gas metano o liquido. Ciascun impianto può essere formato da un numero variabile di bruciatori in base al tipo di forno e in base soprattutto alla quantità, in termini di tonnellate di materiale da cuocere: si va in pratica da quaranta fino a centocinquanta pezzi, cioè bruciatori, o anche più. Tali bruciatori sono poi completati da apparecchiature di controllo della temperatura e da tutti i meccanismi atti a far garantire il funzionamento automatico del complesso». Come viene curato l’aspetto commerciale, in particolare la parte relativa all’acquisizione delle commesse dall’estero? «Per quanto riguarda l’aspetto commerciale in Italia i contatti con la clientela avvengono telefonicamente o fisicamente tramite visite capillari. Possiamo vantare tra la nostra clien-

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BRUCIATORI

tela quasi il novanta per cento delle fornaci tuttora funzionanti. Per quanto riguarda l’estero contiamo su alcuni rappresentanti che coprono il Maghreb, la Grecia, l’America Latina, l’Arabia Saudita e il Vietnam; ci serviamo inoltre della collaborazione di vari segnalatori o battitori liberi. La nostra penetrazione all’estero è dovuta anche al fatto che noi vendiamo, oltre che direttamente agli utilizzatori, anche ai costruttori di forni o fornaci complete. In ogni caso al nostro interno abbiamo personale in grado di recarsi all’estero per risolvere problemi sia di ordine tecnico che di natura commerciale». In futuro prevedete di aumentare il fatturato e in generale l’attività sul mercato estero? «Già attualmente il cinquanta per cento dei nostri impianti viene venduto all’estero. In questo momento, essendo il mercato italiano praticamente fermo, siamo interessati e intenzionati ad aumentare ancora la nostra penetrazione all’estero, specie in quei paesi in cui non siamo ancora ben conosciuti, quali il Sud Africa, Africa in generale ed Estremo Oriente».

Il numero di apparecchi che possono essere montati nei forni più grandi

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

Filtri con soluzioni sempre più green Progresso, globalizzazione, competitività e attenzione all’ambiente. Le aziende al giorno d’oggi si trovano ad affrontare molteplici sfide. Il punto di Sergio Modina Silvia Mocchegiani

ecnologia e innovazione sono le parole chiave che caratterizzano le imprese che affrontano la globalizzazione. Sergio Modina descrive il percorso della Filtrec Spa, attiva da ormai vent’anni in provincia di Brescia. Chi l’ha vista crescere può testimoniare la sua costante attenzione ai progressi tecnologici e alle scoperte innovative nei campi della produzione e dei materiali di costruzione, fattore che le ha consentito di offrire, sin dall’inizio, soluzioni performanti e di operare con successo in tutti i settori industriali in cui la filtrazione costituisce un elemento di primaria importanza. Che cosa propone la Filtrec? «L’offerta e la disponibilità dei prodotti è molto ampia e diversificata, in grado di coprire le esigenze dei molteplici mercati. Per quanto riguarda la filtrazione oleoidraulica, abbiamo un catalogo in continua evoluzione e, tra gli altri, un elenco di elementi filtranti e intercambiabili con quanto prodotto o commercializzato dai principali costruttori di filtri o macchine, sia nazionali che esteri.

T Sotto Sergio Modina, presidente della Filtrec Spa di Cazzago San Martino (BS). Nelle altre immagini, fasi e ambienti di lavoro www.filtrec.it

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Proponiamo poi dei filtri idraulici completi, con pressioni di esercizio fino a 420 bar, che possono essere utilizzati soprattutto per applicazioni “Oem” dai maggiori costruttori di macchine agricole e dai produttori di macchine per la deforestazione, per impianti eolici o siderurgici. Inoltre produciamo filtri per ogni tipologia di installazione, in circuito o centrale idraulica, in grado di operare con qualsiasi olio oggi utilizzato». È un’attività che necessita di particolari certificazioni? «Proponiamo filtri ed elementi filtranti specifici per applicazioni industriali e di processo, prodotti realizzati in accordo a specifiche del cliente, che possono trattare acqua, olio o altri fluidi a seconda delle esigenze di utilizzo. Il progetto e la realizzazione sono conformi alle normative internazionali applicabili esistenti, come la Ce, En, Atex, A. Le tipologie principali riguardano filtri di tipo autopulente, a cestello o a sacco, a cartucce o a carboni attivi, per l’assorbimento chimico di inquinanti dai fluidi di processo». Quanto investite in ricerca e sviluppo?


Sergio Modina

25 mln EURO

«Per quanto riguarda lo sviluppo dei prodotti, garantiamo noi in prima persona la crescita e l’evoluzione degli articoli, investendo molto su un costante lavoro di ricerca e su laboratori d’avanguardia forniti di attrezzature capaci di testare elementi filtranti e contenitori, in linea con le normative vigenti Iso, Nfpa, Nas, Mil, Navair. Tali azioni interne di studio e collaudo rappresentano la garanzia di un elevato livello di qualità, oltre che di un miglioramento continuo dell’efficienza del prodotto, caratteri-

stiche imprescindibili in un mercato sempre più globalizzato e competitivo». Come vi ponete rispetto alla questione ambientale? «Cerchiamo di essere sempre in linea con la tendenza green del momento, sposando appieno la causa verde sia per motivi strettamente ecologici, sia anche per i più evidenti fattori di convenienza che essa comporta. Se da una parte, infatti, tutte le attività di ricerca e sviluppo hanno come comune denominatore la creazione di prodotti con impatto ambientale minimo, dall’altra l’azienda anovera, nell’adozione di una politica verde, la grande opportunità di ridurre i rifiuti e i costi, aumentare l'efficienza e migliorare la propria immagine aziendale. In questo stesso spirito si inserisce la certificazione Iso 14001, ottenuta dall'Azienda per migliorare le performance ambientali». Quali le prospettive per il futuro? «Siamo un’azienda in forte espansione, con una fitta rete di distributori e filiali in tutto il mondo. È un momento di notevole successo anche grazie alla politica di vendita che abbiamo adottato, cerchiamo infatti di essere molto presenti sul territorio e abbiamo dei distributori in tutti gli stati più industrializzati. L’internazionalizzazione è senz’altro uno dei nostri obiettivi pricipali».

È il fatturato registrato dalla Filtrec nel 2010

85% EXPORT È la percentuale di fatturato che la Filtrec, facendo della internazionalizzazione uno dei suoi obiettivi primari, ricava dall’export

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

Difendiamo la capacità produttiva delle piccole imprese l successo e la longevità di un’azienda si basano sulle idee e le capacità dell’imprenditore, ma anche sul lavoro e lo spirito di appartenenza dei dipendenti. A tutti spetta il compito di difendere l’esistenza delle piccole imprese, capaci di creare reddito e ottimi prodotti». È quanto sostiene Andrea Rottola se si parla di occupazione e cultura tecnica e industriale sul territorio lombardo. E la Lombardia, di piccole e medie imprese, ne sa qualcosa dato che può vantare un numero di aziende e una capacità produttiva così alti da far invidia a molte altre zone d’Italia. Proprio all’interno di questo scenario industriale vivace e all’avanguardia si è fatta spazio da più di quarant’anni Alfaquadri Spa, azienda che progetta e costruisce quadri elettrici per applicazioni industriali. Dotata delle più moderne attrezzature, quali macchine a controllo numerico, macchine per il taglio e la lavorazione delle sbarre di rame, ha fatto del suo obiettivo primario la costruzione di quadri elettrici in piena conformità alle norme e alle direttive di legge; solo seguendo questo metodo il prodotto è in grado di garantire la sicurezza degli operatori e la continuità di servizio. Queste caratteristiche hanno valso ad Alfaquadri, da più di quindici anni, la certificazione del Sistema di Qualità in accordo allo standard Iso 9000. «Sin dall’inizio della nostra attività, – spiega Andrea Rottola, amministratore delegato dell’azienda – abbiamo cercato di sfruttare la vicinanza alla zona milanese per intrecciare collaborazioni sia produttive che commerciali con le altre imprese locali, in modo da riuscire a inserirci anche nei mercati internazionali. Il nostro scopo è di rendere il prodotto finito il più competitivo possibile». Quali sono i fattori cardine che hanno permesso l’ascesa imprenditoriale di Alfaquadri?

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In un settore industriale che usa dispositivi meccanizzati e informatizzati c’è bisogno di investimenti capaci di incentivare le piccole imprese. Il punto di Andrea Rottola Emanuela Caruso

«Per aziende come la nostra, produttive e competitive, ma pur sempre piccole imprese, è meglio parlare di sopravvivenza più che di ascesa. Questo non significa però non poter diventare un punto di riferimento per il nostro mercato. Per farlo abbiamo reinvestito gli utili in azienda e ci siamo inseriti commercialmente in svariati settori, da quello petrolifero a quello cartario o minerario. Ritengo che anche la grande professionalità dei dipendenti aziendali sia stata fondamentale per il successo dell’attività, perché ha permesso di migliorare e aggiornare il pro-

Andrea Rottola, portavoce della società Alfaquadri con sede a Pantigliate (MI) www.alfaquadri.it


Andrea Rottola

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L’utilizzo di dispositivi elettronici e di lampade di segnalazione a led ci permette di ottimizzare il consumo di energia e calore con un conseguente risparmio energetico

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dotto in funzione delle richieste di mercato». In che modo l’introduzione di sistemi meccanizzati e computerizzati ha inciso sui processi produttivi dell’azienda? «L’introduzione di questi sistemi, soprattutto delle macchine a controllo numerico, ha influito molto positivamente sugli assetti produttivi, infatti ha ridotto i tempi di produzione delle carpenterie e ha reso possibile la realizzazione di prodotti standardizzati e di serie. Inoltre i nuovi sistemi informatizzati, come Cad e Cad/Cam, che trasferiscono le informazioni da carta a formato elettronico, hanno inciso sui costi e sull’organizzazione dello sviluppo delle commesse». Considerando il dilagare della cultura ambientale e delle politiche economiche centrate sul risparmio energetico, esiste un sistema che guarda con attenzione alla massima riduzione dei consumi? «Proprio tenendo conto di questi aspetti, negli ultimi tempi si è iniziato a impiegare dispositivi elettronici per le applicazioni industriali. L’utilizzo di questi dispositivi, che sostituiscono quelli elettromeccanici, ottimizza il consumo di energia in funzione delle reali necessità d’impianto. Inoltre sono state eliminate le lampade di segnalazione a incandescenza e sono state adottate quelle a led, che funzionano a basse temperature. In questo modo si risparmia energia, senza contare che la diminuzione di calore porta a un minor bisogno di condizionamento dei locali». Quali cambiamenti futuri auspicate per incentivare lo sviluppo del vostro settore? «I cambiamenti che vorremmo vedere nel futuro non sono rivolti ai sistemi di produzione, bensì alla diminuzione delle incombenze burocratiche e alla defiscalizzazione dei costi di manodopera, che riveste un ruolo fondamentale nella produzione di quadri elettrici. Siamo anche sicuri che una ripresa degli investimenti nei settori industriali in generale sarebbe di grande aiuto allo sviluppo delle piccole imprese». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 171


I vantaggi dell’economia di scala Qualità, quantità e rispetto per l’ambiente. Queste le tre parole d’ordine per una strategia d’impresa che vuole coniugare il design con un’anima “eco”. Mattia Paneroni racconta un’esperienza imprenditoriale che si gioca tra grande distribuzione ed export Valerio Germanico

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lcuni oggetti per la casa che un tempo erano solo degli strumenti oggi sono considerati anche elementi di arredo. Per questa ragione, rispetto al passato, esiste una richiesta di maggiore cura per il loro disegno e la loro usabilità, in una parola: design. Tuttavia, in tempi di crisi, il prezzo di un prodotto torna ad avere importanza. Per questo uno dei canali di vendita principali è ormai la grande distribuzione. Il risparmio può però andare di pari passo con la qualità dei materiali e un basso impatto ambientale, sia precedente all’acquisto – produzione –, che successivo all’uso del prodotto – smaltimento e riciclo –. «La qualità delle materie prime, un occhio di riguardo all’ecologia e la tecnologia impiegata nella produzione – afferma Mattia Paneroni, vicepresidente di Cpe, azienda che produce e commercializza articoli di arredobagno – ci consentono di vantare una gamma di prodotti di alto livello qualitativo e al tempo stesso competitivi sul mercato». Qual è oggi, secondo la vostra esperienza, la forza della Gdo? «La Gdo è oggi una realtà fondamentale nel panorama economico, rappresentando una certezza in termini di sviluppo e stabilità. Il suo volume di lavoro e il suo modo di operare, sempre rivolto verso l’innovazione e il progresso, rappresentano

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Mattia Paneroni

uno stimolo determinante per tutte le imprese che vi gravitano attorno. La distribuzione, in Italia, dei nostri prodotti avviene principalmente tramite le catene del “fai da te”, della Gdo e dei grossisti. Lavoriamo anche con l’estero e abbiamo distributori ufficiali in Francia, Belgio, Paesi Scandinavi, Germania, Austria, Nord Africa, Medio Oriente e Asia». Gdo e qualità non sempre sono sinonimi. Come siete riusciti a mantenervi ai vertici del mercato vincendo le formule low cost e, addirittura, incrementando la qualità dei vostri prodotti? «Le quantità necessarie a soddisfare le esigenze della clientela della Gdo ci consentono di operare su economie di scala. Questo permette di contenere i costi, senza pregiudicare la qualità delle materie prime. La forza di Cpe è dovuta inoltre a una costante ricerca sui materiali. In particolare stiamo investendo in una politica ecologica. Ci siamo impegnati per convertire in Peva – un materiale privo di sostanze tossiche – le tende doccia che prima realizzavamo in Pvc. Anche i packaging sono studiati per aiutare il consumatore a fare la raccolta differenziata, per questo Cpe è associata al sistema di riciclaggio Punto Verde per le confezioni e Resy per gli imballi». Qual è il valore aggiunto che riuscite a dare ai vostri prodotti? «Ciascun prodotto ha caratteristiche e motivi

distintivi propri che lo rendono unico rispetto agli altri. Il disegno, i colori, la qualità dei materiali, la confezione: ogni dettaglio rispecchia la passione con cui ogni giorno in Cpe svolgiamo il nostro lavoro. Il prodotto, tuttavia, non è il nostro solo motivo di vanto, puntiamo molto anche sulla qualità del servizio». Quanto è importante la ricerca in design? «Il design è molto importante, poiché sempre più spesso i componenti per bagno sono recepiti come oggetti d’arredamento. Le preferenze dei consumatori stanno premiando il design di qualità, come possiamo notare dai dati d’affluenza e dall’importanza rivestita da manifestazioni importanti come il Salone del Mobile di Milano, che rappresentano un tributo anche in termini economici al valore e al rilievo culturale che oggi ha il disegno industriale». Dov’è dislocato il circuito di produzione della Cpe? «Buona parte del catalogo Cpe è prodotta internamente, presso il nostro stabilimento di Milano. Però abbiamo anche una struttura all’estero, situata nel cuore della Cina. A questa abbiamo affidato la produzione di articoli caratterizzati da tirature elevate. Questa struttura è supervisionata costantemente da personale italiano formato da noi e organizzata nel pieno rispetto delle normative che disciplinano le politiche ambientali europee».

In apertura, Mattia Paneroni, vicepresidente di Cpe Srl, Novate Milanese (MI) www.cpe.it

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

Il timbrificio si trasforma con la tecnologia laser Sono tra i principali distributori italiani di accessori per l’ufficio. E oggi, i rivenditori della milanese Porta & C., trovano nella tecnologia laser una decisiva valvola di diversificazione produttiva. A parlarne è il direttore generale del gruppo, Luigi Caglio Aldo Mosca

all’accessorio all’alta tecnologia. Questo il passo decisivo compiuto dalla Porta & C. di Milano, una delle aziende simbolo della filiera dei complementi per ufficio. Molte le novità realizzate nel corso degli ultimi anni. «Dal 2000 i nostri interessi si sono allargati anche alle apparecchiature e ai prodotti tecnici per la produzione di timbri – spiega il direttore generale Luigi Caglio –. Da due anni, invece, è iniziata una nuova interessante collaborazione per la vendita di macchine laser per l’incisione, il taglio e la marcatura». Per Porta & C., che rappresenta in Italia alcune tra le migliori aziende europee produttrici di accessori per ufficio, il 2010 è stato l’anno della ripresa. Le vendite sono cresciute rispetto all’anno precedente, anche se la redditività ha subìto una flessione sia per i maggiori oneri di gestioni che per il minor margine operativo. «Abbiamo comunque raggiunto l’obiettivo di consolidare la posizione di leader sul mercato nel settore dei timbri autoinchiostranti, nonostante le grandi difficoltà del mercato per la contrazione dei consumi e una concorrenza agguerrita per

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Luigi Caglio, Direttore Generale della Porta & C. di Milano www.portamil.it

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quanto riguarda i prezzi» spiega Luigi Caglio. Questo trend positivo sta proseguendo anche nel 2011? «Sì, l’andamento da gennaio è stato eccellente grazie al lancio del nuovo autoinchiostrante Printy 4.0. Questo prodotto, ideato dalla casa austriaca Trodat nel 1976, è giunto alla quarta generazione, confermando la sua leadership sul settore. Le numerose innovazioni apportate al Printy 4.0 lo rendono un gioiello della tecnica e del design». La scelta di aprirsi anche al mercato delle macchine laser quale impatto ha avuto sulla vostra realtà? «Abbiamo iniziato la vendita da circa due anni. Partendo da zero, attualmente i ricavati hanno un peso di circa il 7% sul nostro fatturato, con possibilità di forte crescita nel medio termine. L’impatto è stato più che positivo, in quanto cogliendo la proposta di Trotec, società austriaca del gruppo Trodat, di vendere le macchine laser al settore dei timbrifici, ci si sono aperti nuovi canali commerciali. La grande versatilità dei laser permette infatti la lavorazione di incisione, di taglio e di marcatura di molteplici materiali usati


Luigi Caglio

La decisione di diversificare la nostra offerta commerciale si sta rivelando vincente in un periodo di crisi prolungato come quello che stiamo vivendo

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in altri comparti produttivi del mercato, che richiedono fra l’altro sistemi di produzione sempre più veloci, flessibili, a basso impatto ambientale, caratteristiche cui risponde pienamente questa tecnologia». Dunque grazie alla sinergia creatasi con Trodat e Trotec si è allargato il vostro raggio di azione. «Ci ha permesso di utilizzare la tecnologia laser per la produzione di timbri auto inchiostranti, che stampano contemporaneamente 4 colori, in sostituzione di quello tradizionalmente monocromatico. Per quanto riguarda specificatamente la tecnologia laser, è in corso di sviluppo quella a fibra, che esegue la stessa lavorazione del laser YAG, dato che le proprietà del raggio generato sono identiche, ma ne è l’evoluzione in termini di sicurezza, affidabilità e durata». Sempre più diversificazione. «La decisione di diversificare la nostra offerta commerciale si sta rivelando vincente in un periodo di crisi prolungato come quello che stiamo vivendo. Le istituzioni, però, dovrebbero ridare la possibilità ai piccoli e medi imprenditori di accedere con più facilità a fondi agevolati, favorendo gli investimenti in nuove tecnologie, come quella laser, e permettendo a questa parte importante del tessuto produttivo nazionale di ritornare a essere competitivi. Le Pmi sono il vero volano che spingerà l’economia al di fuori della

crisi, ma senza aiuti da parte del settore pubblico, sarà difficile». Da anni vendete in tutta Italia. Da quali regioni si ottengono i ricavi maggiori? «Da quelle del Nord. Abbiamo comunque buoni risultati di vendita anche nelle regioni del Centro e del Sud, nonché nelle isole, sia per il lungo rapporto di lavoro che intratteniamo con molti committenti storici, sia per la nostra organizzazione di vendita, sempre attiva e presente sul territorio, non solo per vendere ma anche per dare tutto il supporto per favorire il sell-out dei prodotti. Una posizione importante nella nostra distribuzione è occupata dalla rete dei Trodat Super Point, 70 timbrifici ben strutturati e distribuiti su tutta l’area italiana». Quali obiettivi intende raggiungere nel prossimo biennio? «Vogliamo continuare a dare impulso al settore delle macchine laser, oltre che rafforzare la vendita degli altri prodotti del nostro catalogo. L’importante è restare aperti a qualsiasi business compatibile con la nostra attività primaria di distributore nazionale di prodotti per l’ufficio». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 175


Nuove soluzioni per l’imballaggio Nel settore imballaggio l’innovazione tecnologica è fondamentale, per diminuire i problemi di coloro che spediscono i prodotti e per evitare spedizioni non idonee. Luigi Tosello spiega come il supporto tecnologico permetta anche di aumentare la produttività e di diminuire i tempi di lavorazione Guido Puopolo

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a spedizione di un carico di merci presenta sempre una certa percentuale di rischio, dovuta soprattutto ai danni che si possono verificare durante il trasporto. Questi pericoli possono però essere notevolmente ridotti utilizzando specifici accorgimenti, grazie a imballaggi pensati e realizzati per soddisfare qualsiasi necessità. Una garanzia in tal senso è rappresentata dalla Tomolpack, azienda di Milano presente sul mercato dal 1984. Come spiega il titolare, Luigi Tosello: «Siamo specializzati nella fornitura di materiali per l'imballaggio industriale e nella lavorazione di materie plastiche, con una particolare attenzione ai settori automotive, dell’impiantistica, della meccanica e della lavorazione dell’acciaio». La recente crisi economica ha inciso anche sulla vostra attività? «La crisi di questi ultimi anni, che tuttora continua a minacciare l’economia mondiale, ha influito pesantemente sul nostro business, così come su tutto il sistema industriale italiano. Proprio a causa della crisi, infatti, molte aziende cercano sempre di più di razionalizzare i costi, risparmiando sugli imballi e richiedendo materie

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Luigi Tosello

prime più economiche. Per far fronte a questa situazione di difficoltà abbiamo quindi deciso di intraprendere la strada dell’innovazione, cercando, ad esempio, di diminuire i costi e i tempi di produzione grazie all’introduzione di nuovi macchinari, e offrendo nuove e diverse soluzioni per l’imballaggio». Quanto contano in questo contesto le attività di ricerca e sviluppo? «L’innovazione tecnologica è per noi fondamentale, per diminuire i problemi di coloro che spediscono i propri prodotti con il nostro imballo, per evitare spedizioni non idonee e per trovare sempre nuove soluzioni che si adattino alle richieste dei nostri partner. Il supporto fornito dalla tecnologia, come detto, ci permette anche di aumentare la produttività e di diminuire i tempi di lavorazione, con la possibilità di estendere la nostra presenza anche a mercati finora inesplorati». Quali sono, a questo proposito, le ultime novità proposte? «Recentemente abbiamo sviluppato un nuovo macchinario, che grazie alle molteplici possibilità di utilizzo, ci consente di creare imballaggi personalizzati in modo autonomo, e con una grande resa e servizio. Inoltre abbiamo acquistato un plotter di grande formato per tagliare con precisione varie tipologie di prodotti come cartone, agglomerati e barriera. Disponiamo inoltre di una particolare linea di prodotti Vci – Volatile

Abbiamo deciso di intraprendere la strada dell’innovazione, cercando di diminuire i costi e i tempi di produzione grazie all’introduzione di nuovi macchinari

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Corrosion Inibhitor – che, impregnati di sostanze chimiche non tossiche, permettono di creare, all'interno dell'imballaggio, un'atmosfera in grado di neutralizzare gli agenti che intaccano i metalli, come ossigeno, vapore acqueo e i comuni inquinanti industriali e ambientali». Quali sono, attualmente, i vostri mercati di riferimento? «L’azienda si trova a San Giuliano Milanese, a sud di Milano, e grazie a questa posizione strategica riusciamo a rifornire autonomamente tutte le aziende lombarde. Col tempo però siamo usciti dai confini regionali, tanto che attualmente siamo presenti in maniera capillare anche in Emilia Romagna, Veneto e Toscana, che in Italia rimangono, per quel che ci riguarda, le regioni che offrono maggiori opportunità produttive e commerciali». Avete in cantiere particolari progetti per il futuro? «Attualmente stiamo lavorando a diversi progetti, tra cui, ad esempio, un servizio di deposito e stivaggio a disposizione dei nostri clienti, per soddisfare le crescenti richieste di forniture e imballi. Stiamo inoltre creando un nuovo sito internet, che sarà disponibile a breve e che offrirà ai nostri committenti nuove possibilità di acquisto. Per il futuro intendiamo continuare il nostro percorso di crescita, pronti a cogliere tutte le opportunità che ci verranno offerte dal mercato, anche in un’ottica di internazionalizzazione dell’azienda, visto che nei prossimi mesi abbiamo intenzione di proporci come interlocutori anche sui mercati esteri, forti del nostro background e dell’esperienza maturata in quasi trent’anni di attività».

Luigi Tosello, titolare della Tomolpack di Milano. Nelle altre immagini, panoramiche degli interni dell’azienda durante alcune fasi di lavorazione www.tomolpack.it

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

I vantaggi del self storage In tempi di crisi l'inventiva imprenditoriale diventa una dote molto preziosa. Sviluppare una florida attività dal sempre attuale problema della disponibilità di spazio ne è un brillante esempio. Antonio e Saverio Monti scendono nel dettaglio di questa attività emergente Lodovico Bevilacqua

a gestione dello spazio costituisce una costante della vita quotidiana, ne condiziona lo svolgimento e l'organizzazione. Spesso infatti le nostre attività sono pesantemente vincolate da problemi di spazio, in particolar modo nelle grandi aree urbane, dove la logistica degli spazi è continuamente stimolata alla ricerca di soluzioni utili. Una di queste arriva direttamente dagli Stati Uniti ed è tanto semplice nella concezione quanto efficace nell'applicazione: il self storage. Letteralmente traducibile come “deposito fai-da-te”, si tratta della gestione di spazi messi a disposizione dei clienti per gli usi più diversi, corredando il servizio con tanti vantaggi logistici che lo Saverio Monti, a sinistra, titolare rendono realmente conveniente. Cudi Self Storage Milano Est, insieme rioso, anche se del tutto marginale, il al manager Giovanni Tronchin fatto che questa soluzione arrivi da un www.selfstoragemilanoest.it

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Paese che fa della vastità degli spazi urbani una delle sue caratteristiche. «Gli Stati Uniti sono stati i precursori del self storage e tale attività ha ormai raggiunto una diffusione capillare sul territorio americano, con più di 40mila siti attrezzati. In Italia siamo ancora a livello quasi pionieristico, non superando i quaranta centri su tutto il territorio nazionale, ma è un'attività che sta conoscendo una veloce diffusione». Questo il sintetico e preciso quadro tracciato da Antonio e Saverio Monti, fondatori e titolari di Self Storage Milano Est, situato a Segrate (Milano) lungo la Strada Cassanese, a soli 2 chilometri dall’uscita di Lambrate sulla tangenziale Est e a 7 chilometri da Piazza Duomo. Come nasce l'idea di intraprendere questa attività? «Si è trattato della combinazione di diversi fattori. La disponibilità di un ampio capannone recentemente dismesso e la volontà di riqualificarlo, unite a molta inventiva e determinazione, hanno portato alla nascita di questa azienda. In realtà, mutuando i principi che hanno contribuito alla diffusione del self storage negli Stati Uniti, ci


Antonio e Saverio Monti

In Italia siamo ancora a livello quasi pionieristico ma il self storage è un'attività che sta conoscendo una veloce diffusione

siamo impegnati nello studiare le necessità di spazio lamentate sia dai privati cittadini che dalle aziende in Italia, modellando poi il servizio sulle esigenze specifiche dei clienti che via via abbiamo incontrato». Possiamo dunque scendere nel dettaglio del servizio che offrite? «Le potenzialità del capannone giocano un ruolo importante: si tratta di una struttura di 3mila metri quadri, sfruttata attualmente per la metà, nella quale abbiamo realizzato 145 box. Ogni box è dotato di sistema di allarme collegato alle forze dell’ordine e gestibile tramite un codice segreto, che consente ai clienti l’accesso autonomo 7 giorni su 7, 24 ore su 24. La struttura mette inoltre a disposizione carrelli di varie misure, un ampio parcheggio interno per carico e scarico e materiale per l'imballaggio. Naturalmente tutta l'area è videosorvegliata, per garantire la massima sicurezza della merce in deposito e delle persone presenti nel Self Storage. Infine tutte le esigenze energetiche dell'area sono soddisfatte da un impianto fotovoltaico da 200 kWp installato sul tetto del capannone».

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Per quanto riguarda l'aspetto contrattuale, che possibilità offrite alla clientela? «Come sottolineato in precedenza, i fruitori di questo servizio hanno spesso esigenze varie e disparate, che si distinguono sia per quanto riguarda i tempi, sia per quanto riguarda i modi di utilizzo dello spazio. Per questo, dal punto di vista contrattuale, garantiamo la massima flessibilità. La durata dei contratti può variare in base alle esigenze del singolo, dal minimo di un giorno fino a un anno rinnovabile. La stipula può avvenire, oltre che di persona presso i nostri uffici, anche in maniera indiretta, tramite l'invio dei documenti per via telematica attraverso il nostro sito web www.selfstoragemilanoest.it, per assecondare le esigenze dei tanti clienti che, per motivi di distanza e di tempo, non hanno la possibilità di raggiungere la nostra sede. Garantiamo inoltre una copertura assicurativa di base che, a richiesta, può essere adeguata al valore dei beni depositati nei box». Che tipo di utenti annoverate fra i vostri clienti? «La clientela, equamente distribuita tra privati e aziende, è estremamente variegata, in conseguenza di esigenze molto diverse fra loro. Le destinazioni d'uso più diffuse per quanto riguarda i box sono il deposito di oggetti o mobili nel corso di traslochi per i privati e di archivi documentali e stock di magazzino per le aziende; per questo offriamo vantaggiosi sconti e preventivi gratuiti presso ditte di trasporto specializzate con cui abbiamo istituito delle partnership commerciali. Il deposito può riguardare, tuttavia, anche autoveicoli. Abbiamo messo a disposizione dell'utenza un ampio parcheggio esterno, dotato di piazzole per il rimessaggio, anche stagionale, di mezzi di tutte le dimensioni». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 179


IMPRENDITORI DELL’ANNO

Un mito a due ruote La motocicletta non è solo un mezzo di trasporto, ma è un simbolo. Alcuni marchi superano il tempo, entrando nel mito. Ne abbiamo parlato con Enrico Calegari Manuel Zanarini ndare in giro sulle “due ruote” ha da sempre un significato più profondo di quello di spostarsi da un luogo all'altro. È sempre stato un simbolo di libertà, di anticonformismo, di ribellione verso le convenzioni sociali. Nel tempo, alcuni tipi di motociclette e tra questi alcuni marchi, sono diventati l'emblema di uno stile di vita, diventando un mito per milioni di persone nel mondo. È certamente il caso delle custom, e tra queste, in particolar modo, le Harley-Davidson. Però in Italia, sia per cultura che per le caratteristiche del paesaggio, le cose sono state più difficili. Ne abbiamo parlato con Riki Calegari, amministratore unico della Numero Uno, prima concessionaria d'Europa della Harley-Davidson, con il negozio di via Niccolini a Milano. Il mercato delle motociclette quanto risente della crisi? «Rispetto ad altri marchi, Harley-Davidson vende ancora bene. Negli ultimi quattro anni siamo la prima concessionaria d'Europa per moto vendute. Anche l'anno scorso abbiamo confermato questo dato e quest'anno siamo ancora in testa alla classifica. Inoltre l’Italia piazza

A Enrico "Riki" Calegari, amministratore unico della Numero Uno di Milano. In alto, l'interno del negozio www.numerounomilano.it

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stabilmente da alcuni anni ben tre concessionarie fra le prime dieci in Europa». Quindi, al di là della contingenza del momento, i prodotti che vendete hanno un valore aggiunto rispetto a quelli della concorrenza? «Direi che le Harley-Davidson in particolare e più in generale le moto custom, suscitano l’interesse degli appassionati delle due ruote grazie alla filosofia di vita che trasmettono e a quello che rappresentano nell’immaginario collettivo del passato e del presente. Sono moto che più delle altre legano la propria immagine con ideali di libertà». La casa madre aiuta i rivenditori ad affrontare il mercato? «È sempre al nostro fianco, ci supporta in tutte le iniziative, alcune delle quali vengono organizzate insieme. La comunicazione sui modelli viene svolta dalla casa madre, mentre noi facciamo una comunicazione più incentrata sui negozi. All’interno della nostra organizzazione io mi occupo dei rapporti istituzionali con la casa madre, coadiuvati da Marzia, mentre Lamberto ha la responsabilità commerciale». Quindi, i servizi al cliente aiutano note-


Enrico Calegari

La storia di un mito volmente le vendite? «Il servizio post-vendita e custode-care sono fondamentali. Cerchiamo sempre di seguire con attenzione il cliente anche sull’assistenza e i servizi ad essa correlati. Infatti una delle chiavi del successo della Harley-Davidson è proprio tutto ciò che ruota intorno alla moto. Ogni concessionaria ha il suo Chapter, un club di motociclisti. L'intero sistema dei Chapter si chiama HOG. Il Milano Chapter, che è il club della nostra concessionaria, ha più 500 iscritti e credo che sia il più numeroso d'Europa. Proprio attraverso le iniziative che il club organizza siamo facilitati nel costante contatto con chi acquista le nostre moto e c’è poi chi aiuta a migliorare costantemente il servizio». Quali servizi sono più apprezzati dalla clientela? «Insieme ai vari club vengono organizzati eventi, alcuni dei quali direttamente dalla casa madre attraverso HOG Italia o HOG Europe e i vari Chapter aderiscono. Inoltre, esiste tutta una serie di iniziative locali che sono appannaggio direttamente dei singoli Chapter. Così i motociclisti hanno l’opportunità di partecipare a eventi organizzati, di viaggiare in compagnia di amici e partecipare ai raduni italiani o internazionali. Quest’anno, ad esempio c’è stato quello dell’Isola d’Elba in Italia, mentre all’estero la Croazia, Saint Tropez e Faaker-see in Austria sono state teatro di manifestazioni. Quest’ultimo è un evento che si ripete ogni anno e lo scorso ha contato la presenza di oltre 70.000 moto». Esistono iniziative svolte insieme ad aziende di altri settori?

La storia della Harley-Davidson in Italia inizia nel 1984, grazie a tre amici che decisero di vendere motociclette che costavano tre volte una BMW. Nel 1983, Carlo Talamo acquistava una FXB Sturgis e se ne innamorava coinvolgendo i suoi amici milanesi. Si faceva strada un’idea per l’epoca rivoluzionaria: dedicare a questa passione un’attività lavorativa. Nel giugno del 1984 costituì una società con Roberto Crepaldi e Max Brun. Se Roberto nasceva nel mondo dei motori prestigiosi, Max e Carlo avevano talento nella comunicazione, decisiva per imporre il marchio ovale arancio con due viti in un'Italia che non sentiva alcun bisogno di moto pesanti, costosissime e “aliene”. Nel corso degli anni lo staff divenne sempre più numeroso, coinvolgendo professionisti destinati a rimanere per una vita legati al marchio e al mito di questa storia italiana.

«Organizziamo varie iniziative, e poiché il marchio Harley-Davidson ha grande appeal, alcune vengono fatte in co-branding con prestigiose aziende di mondi diversi dal nostro ma con affinità ideologiche. Abbiamo di recente collaborato con marchi del mondo della pelletteria, degli orologi e dei vini, sono state organizzate visite all’interno di queste aziende, ovviamente raggiunte in moto nel corso di un tour». Questo tipo di mercato richiede una struttura molto organizzata? «Oggi abbiamo un negozio destinato alla vendita di moto di grossa cilindrata, un negozio in cui vendiamo gli sportster e gli accessori, uno per l'abbigliamento e l'officina. Si trovano tutti nella stessa via, ma sono separati e questo richiede una struttura con i propri responsabili in ogni settore, per poter recepire le esigenze del pubblico». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 181


IMPRENDITORI DELL’ANNO

Un oggetto senza tempo Creatività, italianità dello stile, ricerca di nuovi materiali e nuove forme. Concentrandosi su questi aspetti si può trasformare un oggetto poco attrattivo e unicamente funzionale in un prodotto di tendenza unico e richiestissimo. L’analisi di Matteo Manenti Emanuela Caruso

irca 4000 anni fa la civiltà egizia inventava l’ombrello. Un accessorio la cui forma è rimasta inalterata nei secoli, ma che ha saputo rinnovarsi nei materiali, nei colori, nello stile e nei meccanismi di apertura e chiusura grazie al lavoro instancabile delle aziende che hanno fatto di questo oggetto il loro prodotto vincente. La società Perletti con i suoi 6 milioni e mezzo di ombrelli venduti ogni anno è leader indiscussa del settore in tutta Europa. L’azienda ha saputo cercare e scoprire le grandi potenzialità dell’accessorio ombrello e, con creatività, fantasia e colori, l’ha reso un prodotto sempre in linea con la moda del momento e capace di trasmettere personalità

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In queste pagine, un ambiente di lavoro e prodotti della Perletti, azienda con sede a Telgate (BG) www.perletti.com

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e stile. Il successo raggiunto dalla Perletti, oltre che attraverso una poderosa strategia di comunicazione che ha pubblicizzato l’impresa attraverso la televisione, la stampa, il cinema e i new media, è stato incentivato dalla qualità dei prodotti e da un efficiente servizio clienti. «Per garantire la qualità di ciò che la nostra azienda vende – commenta Matteo Manenti, responsabile della direzione generale della società –, abbiamo ottenuto la Certificazione ISO 9001-2008 per la progettazione, produzione e commercializzazione di ombrelli e accessori. Tutti i nostri prodotti sono inoltre accuratamente controllati e ne viene monitorata la tracciabilità durante l’intero iter produttivo. Con i clienti cerchiamo di instaurare un rapporto concreto e personale, così da capire gli obiettivi e le specifiche richieste di ognuno e raggiungere risultati profittevoli e soddisfacenti per entrambe le parti». Come è facile intuire, la produzione di un ombrello è qualcosa di relativamente poco complicato, ciò che invece è meno semplice e necessita di grande scrupolosità è la ricerca di manodopera e la buona riuscita degli acquisti dell’impresa. «Per poter vendere bene è essenziale che si acquisti bene. Se una società vuole stare in posizione di comando nel mercato, deve avere ben presente questo concetto. Proprio tale convinzione ha guidato la nostra scelta di appoggiarci a più stabilimenti in Cina e così facendo, abbiamo esternalizzato la produzione; oggi in Italia, grazie alla produzione in Cina, siamo passati da 15 dipen-


Matteo Manenti Lorenzo Podestani

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Attualmente il marchio Perletti è conosciuto dal 39% della popolazione italiana e detiene una quota di mercato del 60%

denti a 31. Gli acquisti sono gestiti da Stefano Manenti il quale si reca in Cina almeno sei volte all’anno trasferendo gli input produttivi e accertandosi che la qualità del prodotto rispetti tutti gli standard che l’azienda richiede». Al giorno d’oggi realizzare un ottimo prodotto non basta, però, ad assicurarsi vendite e risultati eccezionali, bisogna affiancare alla merce di qualità anche altri elementi di forza. «A rendere grande la Perletti non è solo il prodotto, ma anche il modello dinamico e manageriale che è stato adottato per l’organizzazione dell’attività, l’eccellente servizio di vendita fornito a chi vuol essere sicuro di scegliere il meglio che il mercato offre, il team creativo capitanato da Giovanna Perletti, fondatrice nonché leader della società, e le vincenti strategie di marketing». E la Perletti, le prime vere strategie produttive, le ha messe in atto con l’avvio del nuovo millennio. «Con le

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idee chiare di cosa avevamo già raggiunto e di cosa volevamo ancora raggiungere e come, siamo riusciti ad affrontare a testa alta il duro periodo economico che ha colpito il mercato mondiale e solo in maniera molto marginale abbiamo risentito della crisi. La nostra più azzeccata strategia è stata quella di far sì che sul mercato “Perletti” significasse “ombrello” e ci garantisse così una continuità di richiesta nonostante i tempi difficili. Attualmente il marchio Perletti è conosciuto dal 39% della popolazione italiana e deteniamo una quota di mercato del 60%». L’azienda, che non ha di certo intenzione di dormire sugli allori, è pronta a stupire il settore con nuovi obiettivi e prospettive interessanti. «La nostra prossima intenzione è di inserire nel marchio Perletti altre tipologie di accessori moda, come borse, pochette e qualsiasi altro prodotto di largo consumo che possa essere economicamente remunerativo». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 183


IMPRENDITORI DELL’ANNO

Sviluppo e innovazione nel packaging alimentare onservare al meglio gli alimenti sta diventando una necessità impellente, sia per le esigenze del nuovo mercato della grande distribuzione (Gdo), sia per contribuire a risolvere il problema dello spreco del cibo che viene conservato male. Le aziende del packaging si stanno attivando per indirizzare la ricerca in tal senso. Anche sulla questione ambientale, tale settore può fare molto per favorire l'innovazione e diminuire l'impatto sull’ambiente. Abbiamo parlato degli ultimi sviluppi del settore packaging alimentare con l'ingegner Pietro Lironi, amministratore delegato della Cofibox Spa, azienda del Gruppo Goglio, leader italiano e tra le prime dieci realtà a livello europeo nella produzione di imballaggi per prodotti alimentari. Quali dovrebbero essere i punti di forza di un'azienda che opera nel vostro settore?

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Pietro Lironi, amministratore delegato della COFIBOX. Nella pagina accanto, l’impianto di movimentazione automatica delle bobine www.cofibox.it

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Conservare al meglio i cibi, favorire l'innovazione e diminuire l'impatto sull’ambiente. Gli ultimi sviluppi industriali del packaging puntano a questo. Ne abbiamo parlato con Pietro Lironi Manuel Zanarini

«L'innovazione e la costante ricerca di un’efficace partnership con la clientela. Da oltre vent’anni operiamo nel settore del packaging per caffè – in cui siamo specializzati – del pet food e del beverage e il nostro intento è quello di aiutare il cliente a rispondere al mercato e sviluppare nuovi prodotti». Ritiene la specializzazione un'arma vincente? «La nostra azienda fa parte del Gruppo Goglio, ma godiamo di una sostanziale autonomia, che ci permette di operare su settori molto specifici, potendo al contempo sfruttare le sinergie del Gruppo. La specializzazione, chiave del nostro successo, si concentra in due direzioni: o su prodotti dedicati e innovativi o su mercati particolari. Questo ci permette di creare una partnership molto stretta con la clientela, cosa che ci ha consentito di ottenere ottimi risultati commerciali e un’ottima immagine sul mercato». Questo si traduce in una specializzazione anche per settori merceologici? «Il nostro prodotto è rivolto al 75% per il mercato del caffè, il 10% al pet food, un altro 10% per il beverage e il resto su prodotti vari. Questa scelta è anche frutto della nostra storia aziendale, visto che dagli anni 90 fino


Pietro Lironi

Stiamo collaborando con importanti aziende italiane per cercare un polimero biodegradabile derivante da fonte rigenerabile non alimentare

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al 2001, la Cofibox ha fatto parte della Lavazza. Da quell'anno, la strategia di quest'ultima è modificata, e così siamo entrati nel Gruppo Goglio, rimanendo specializzati e focalizzati sull’imballaggio per il caffè e passando da un fatturato di 29 milioni ai 45 milioni dell'anno scorso». Una tale specializzazione richiede un'offerta completa che va oltre il singolo macchinario. «Noi offriamo un “sistema di prodotto”, che si basa sull'assistenza globale. Forniamo soluzioni che partono dal soggetto grafico fino ad arrivare alla macchina per il confezionamento, che viene prodotta all'interno del Gruppo». È quindi fondamentale garantire alti standard qualitativi? «Noi certifichiamo la tracciabilità e la garanzia totale dei nostri prodotti, nel rispetto dell'etica comportamentale della singola persona e dello staff dirigente. Per questo, abbiamo elaborato un codice sia per le procedure tecniche che comportamentali. Questa nostra attenzione alla qualità è testimo-

niata dalle varie certificazioni che abbiamo ottenuto». Quanto è importante la ricerca? «Essendo inseriti all'interno di un Gruppo come Goglio, possiamo contare su importanti sinergie ma, come detto, godiamo di un'ampia indipendenza di ricerca, che ci permette di essere all'avanguardia nel nostro settore specifico di mercato. In questo momento ci stiamo concentrando su confezioni con taglio laser che consentano un'apertura facilitata dell'imballo e su una serie di nuovi brevetti». Lavorate anche per diminuire l'impatto sull’ambiente degli imballi? «In questo senso, ci muoviamo su due fronti. Da un lato, collaboriamo con importanti aziende italiane per cercare un polimero biodegradabile derivante da fonte rigenerabile non alimentare; dall'altro, puntiamo sulla riduzione dello spessore e sulla ricerca e l’utilizzo di materiali riciclati. In tema di alleggerimento dei materiali si è fatto tanto per ridurre del 35-40% il peso, rispetto a 2-3 anni fa». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 185


IMPRENDITORI DELL’ANNO

Gli spray oggi: performance, ambiente e mercato ernici e spray tecnici in grado di realizzare interventi e riparazioni con la massima precisione, utilizzati da professionisti e addetti ai lavori, ma anche da chi vuole cimentarsi in piccole riparazioni e decorazioni “fai da te”, in casa, in giardino o per eliminare graffi e imperfezioni dalla propria automobile. È questo il core business di Motip Dupli Spa, multinazionale tedesco-olandese leader nella produzione e commercializzazione di vernici spray e stilo da ritocco. «Siamo i numeri uno degli spray a livello europeo, nel settore della cura dell'auto, degli spray tecnici per l'industria e per il settore “automotive”, e soprattutto nel campo della decorazione, industria e carrozzeria ed edilizia», conferma Paolo Vaccari, managing director della filiale italiana del gruppo, con sede a Cusago. La recente crisi economica ha certamente inciso sugli equilibri di mercato. In che modo questo ha influenzato la vostra attività? «Indubbiamente la crisi ha colpito molti dei settori a cui i nostri prodotti sono destinati, come ad esempio il mondo dell’edilizia e quello dell’industria in genere. Tuttavia gli spray che realizziamo trovano applicazione in svariati ambiti, e proprio questa versatilità ci ha permesso di non risentire particolarmente degli effetti della negativa congiuntura economica. Negli ultimi due anni, infatti, abbiamo registrato una crescita costante, pari a circa il dieci per cento annuo. Questo

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Paolo Vaccari, managing director della filiale italiana della Motip Dupli Spa www.motipdupli.it

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Nel passato additati come dannosi per l’ambiente, oggi gli spray sono impiegati in diversi ambiti. Come riuscire a far coesistere prestazioni, tutela ambientale e business secondo Paolo Vaccari Guido Puopolo

trend, confermato anche dai dati relativi ai primi mesi del 2011, è dovuto alla stabilità della richiesta di prodotti di qualità ed alla sempre più stretta collaborazione con i punti vendita, con i quali attrezziamo aree dedicate specificatamente al nostro prodotto». Quali sono attualmente i mercati in cui siete maggiormente presenti? «In Europa abbiamo filiali in tutte le nazioni, anche se Germania, Olanda e Svizzera rappresentano i nostri riferimenti principali. Stiamo però cercando di estendere la nostra presenza a realtà emergenti e potenzialmente molto interessanti come la Russia, dove abbiamo recentemente inaugurato una nuova sede, ma anche Brasile e Cina, giganti in grado di compensare il calo della domanda proveniente da quei paesi, come Spagna e Irlanda, che più di altri hanno pagato lo scotto della crisi». Che ruolo rivestono le attività di ricerca e sviluppo per il vostro gruppo? «La ricerca di soluzioni sempre nuove è fondamentale per poter rimanere ai vertici del mercato e, per quel che ci riguarda, disponiamo di ben tre laboratori in cui testiamo e sviluppiamo le nostre linee di prodotto, con importanti investimenti anche da un punto di vista economico. Nella sede di Hassmersheim si lavora


Paolo Vaccari

Siamo stati i primi, nel lontano 1975, a eliminare dai nostri prodotti i gas CFC, considerati i principali responsabili del buco nell’ozono

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prevalentemente sull’evoluzione delle vernici spray, mentre a Wolvega, in Olanda, portiamo avanti attività di ricerca e sviluppo riguardanti i prodotti rivolti al settore automobilistico e gli spray tecnici, tra cui lubrificanti, detergenti e sbloccanti. Recentemente, infine, abbiamo inaugurato un piccolo laboratorio in Svizzera, in cui vengono testati articoli nuovi, che esulano un po’ dal nostro core business e che sono destinati soprattutto all’ambito farmaceutico ed estetico». Quali saranno le principali novità nel futuro di Motip Dupli? «Abbiamo diversi progetti in cantiere, che mirano ad aggiornare la nostra offerta sulla base delle nuove esigenze del mercato, che la crisi ha in parte modificato. In particolare abbiamo eliminato dalle nostre produzioni gli articoli ritenuti meno performanti, per focalizzarci su linee di prodotto capaci di offrire le garanzie maggiori in termini commerciali, come ad esempio quelle rivolte al “fai da te”. Per il futuro ci potremo anche indirizzare su produzioni a minore contenuto tecnico ma a maggior volume, un segmento di mercato in passato da noi un po’ trascurato». Parlando invece di ambiente, sono molti i progetti e le iniziative promosse dal vostro

gruppo. Quali politiche avete adottato, nello specifico, in favore della tutela ambientale? «La nostra è un’azienda tedesca, proveniente da un territorio in cui la sensibilità in materia ambientale è molto forte. Siamo stati i primi, nel lontano 1975, a eliminare dai nostri prodotti i gas Cfc, considerati i principali responsabili del buco nell’ozono, molto prima che questo diventasse obbligatorio per legge. Ancora oggi siamo all’avanguardia nello studio di nuove soluzioni per offrire prodotti privi di sostanze irritanti o nocive, sia per l’uomo che per l’ambiente. In generale però, la nostra peculiarità può essere riscontrata in una gestione in senso ecologico di tutti i nostri stabilimenti. Basti pensare che ad Hassmersheim, attorno alla fabbrica, abbiamo realizzato un vero e proprio percorso naturalistico, un piccolo ecosistema popolato da pesci e uccelli di varie specie, che recentemente ha ricevuto il plauso anche del Ministro dell’Ambiente tedesco». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 187


IMPRENDITORI DELL’ANNO

Nuovi business per la cosmetica professionale La cura del corpo riveste ormai un ruolo fondamentale nella nostra società. Lucio Fusaro indica nuove tendenze e mercati per la cosmetica professionale, sempre attenta ai bisogni dei consumatori Diego Bandini l settore della cosmetica professionale in questi ultimi anni ha subito una profonda trasformazione, dovuta anche all’affermazione di nuove mode e tendenze. In particolar modo il consumatore finale, grazie anche all’utilizzo di nuove forme di comunicazione, risulta essere molto più informato, e di conseguenza più esigente, rispetto al passato. L’industria italiana è stata in grado di adeguarsi rapidamente a questi cambiamenti, grazie soprattutto all’originalità, qualità, innovazione e ampiezza dell’offerta, come dimostrato da Gvf Spa, un’articolata realtà multinazionale con sede a Vernate e presente da oltre venticinque anni sul mercato della cosmetica e del benessere. «Fanno parte di Gvf, tra gli altri, marchi di grande successo, come Itely Hairfashion, azienda specializzata nella produzione di colore per capelli e Revivre, specializzata nello skin care», specifica il presidente, Lucio Fusaro. «La nostra è una realtà fortemente orientata all’internazionalizzazione in quanto, al volume di affari realizzato in Italia, si affianca l’attività portata avanti dalle nostre filiali in Usa, Spagna, Regno Unito, Brasile e Cina. Una nota a parte merita invece Bielita, azienda di

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Minsk appartenente al nostro gruppo, nata sulle ceneri dell’ex impero sovietico che in vent’anni ha visto crescere il suo fatturato in maniera esponenziale». Quali sono i paesi esteri che rappresentano oggi le vetrine su cui le società del gruppo puntano maggiormente per nuovi e proficui sviluppi di business? «Tra i mercati consolidati, gli Stati Uniti rappresentano sicuramente il nostro riferimento principale, seguiti a ruota da Medio Oriente, Europa e Cina. Attualmente sono inoltre in corso trattative avanzate con un’importante società, per l’apertura di una realtà produttiva in India, un paese dalle grandi potenzialità». Quanto investono le società del gruppo in ricerca e sviluppo? «Gvf è da sempre orientata alla continua ricerca di nuove formulazioni, al costante sviluppo di tecnologie d’avanguardia e all’accurato controllo della qualità, tanto che negli ultimi anni abbiamo investito circa il 15 per cento del nostro fatturato in progetti di ricerca. Dai nuovi colori moda per capelli, alla produzione di probiotici e integratori alimentari, dai prodotti per il tratta-


Lucio Fusaro

Professionisti del colore Fondata nel 1987, Itely Hairfashion nasce con l’intento di rivolgersi al settore tricologico professionale con prodotti di alta qualità in grado di coniugare il gusto italiano con una spiccata vocazione internazionale. Cresciuta rapidamente come realtà industriale e produttiva, l’azienda è riuscita ad imporsi sia in Italia che all’estero, facendosi portavoce di un “made in Italy” fatto di gusto, eleganza e qualità dei prodotti. Itely Hairfashion è da sempre orientata alla continua ricerca di nuove formulazioni, al costante sviluppo di tecnologie d’avanguardia e all’accurato controllo della qualità, utilizzando esclusivamente materie prime di origine non animale, nel rispetto dell’ambiente.

mento del viso e del corpo, alle tecnologie innovative per la cosmetica: le diverse società del gruppo hanno fatto degli investimenti in ricerca e sviluppo il proprio cavallo di battaglia, un presupposto indispensabile per poter continuare ad essere competitive su mercati dove la qualità e la professionalità sono fondamentali». Quali azioni avete intrapreso per la tutela dell’ambiente? «Siamo sempre stati molto attenti nel cercare di limitare l’impatto ambientale delle nostre lavorazioni, e negli ultimi anni questa attenzione

è diventata, ancora di più, un valore fondamentale per il gruppo. Nell’autunno di quest’anno, infatti, sarà inaugurato il “BioLife Beauty Village”, nuovo quartier generale dell’azienda, all'interno del parco nazionale del Ticino: una struttura all’avanguardia realizzata in collaborazione con le Università di Pavia e della Pennsylvania (USA), in cui saranno presenti uffici di rappresentanza, di formazione e una vera e propria SPA a uso dei clienti per dimostrazioni, oltre che laboratori di ricerca. La realizzazione del BioLife Beauty Village dimostra ancora una volta l'impegno del Gruppo per uno sviluppo ecocompatibile, in quanto l’edificio è dotato di un impianto fotovoltaico per l'autosufficienza energetica, di un sistema per la raccolta delle acque piovane per il riutilizzo non potabile e, soprattutto, di un pavimento antibatterico in biossido di titanio, capace di ridurre la presenza di ossido di azoto nell’aria». Possiamo fare un bilancio dell’ultimo anno e delineare le prospettive e gli obiettivi per il futuro? «In termini di risultati economici le diverse società del gruppo hanno visto crescere i propri bilanci anche nel 2010, con un aumento generale pari a circa il 27 per cento rispetto 2009. Pur in un contesto economico di difficoltà globale, abbiamo continuato a investire su prodotti e i servizi di altissima qualità, e i frutti di questo lavoro non si sono fatti attendere».

Lucio Fusaro, presidente della Gvf Spa di Vernate (MI). L’azienda comprende il marchio Itely Hairfashion www.itelyhairfashion.it

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

In ripresa il settore cosmetico Nonostante la situazione economica ancora incerta le prospettive per il settore cosmetico sembrano positive. Soprattutto per le aziende che riescono a imporsi su diversi mercati. Il caso della Nouba by Matisse nelle parole di Massimo Collarini Eugenia Campo di Costa econdo un’indagine di Unipro, l’Associazione Italiana delle Imprese Cosmetiche, nel primo semestre 2011 l’andamento del mercato della cosmesi in Italia è positivo. E anche le prospettive per la fine dell’anno sembrano ottimistiche: le esportazioni, infatti, sono previste in crescita del 19% entro il 2011. Il settore, comunque, non è stato immune alla crisi economica, soprattutto nella fascia medio alta. «Abbiamo sentito le maggiori ripercussioni della crisi sulla gamma di prodotti di prezzo medio e medio-alto» afferma Massimo Collarini, Presidente della Nouba by Matisse, azienda di Albano Sant’Alessandro (BG) da oltre trent’anni ben collocata sul mercato cosmetico internazionale, con la sua linea di makeup professionale. «Le consumatrici appartenenti a questa fascia – continua - hanno rivolto il proprio interesse all’acquisto di prodotti dal prezzo inferiore. Un’incidenza, seppure inferiore, della crisi si è avuta anche nella fascia dei prodotti con prezzi molto alti». Il fatto di essere una realtà presente su diversi mercati internazionali ha agevolato la Nouba negli anni più difficili? «Oltre il 60% del nostro fatturato deriva dai mercati stranieri. Abbiamo avuto pertanto la possibilità di frazionare l’incidenza della recessione sul fatturato: la crisi infatti non ha colpito tutti i paesi in egual misura e alcuni hanno già intrapreso il cammino della ripresa. Il lancio di nuovi prodotti di forte gradimento per la consumatrice e la possibilità di esaudire richieste di prodotti e colori speciali provenienti da alcuni paesi extra Ue, ci ha inoltre permesso di fronteggiare la crisi economica con una certa tranquillità, pur

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Un momento della produzione all’interno della Nouba di Albano Sant’Alessandro (BG) www.nouba.it

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Massimo Collarini

avendo registrato un calo di fatturato». Quali sono i territori sui quali oggi puntate maggiormente, che offrono le migliori opportunità? «L’azienda esporta in quasi tutto il continente europeo, in Medio ed Estremo Oriente, in Russia. In Italia distribuiamo attraverso la nostra rete commerciale in profumeria e nella grande distribuzione dove beauty e make up artist, offrono alle consumatrici un'alta consulenza professionale. Oggi stiamo consolidando la nostra posizione nei diversi paesi in cui siamo presenti da tempo. In particolare oggi sono i paesi extra Ue, Est Europa, Medio Oriente e continente africano a offrire le migliori opportunità di mercato».

Nouba ha realizzato uno dei prodotti cosmetici più innovativi degli ultimi 50 anni, la Terra Abbronzante. «La terra abbronzate, realizzata dalla nostra make up artist Rosy Armanini, fu lanciata da Nouba nel 1980 e ha sicuramente rivoluzionato il mercato del makeup. Descritta dalle riviste di settore come il prodotto più innovativo degli ultimi cinquant’anni della storia cosmetica, la “terra abbronzante” ha anche creato il neologismo che prima non esisteva e che oggi è diventato una definizione di uso comune. Cosmetico intramontabile, è stato riproposto quest’anno con la confezione originale, il vasetto di terracotta, e una formula arricchita da cellule staminali vegetali. In estate illumina e rafforza l’abbronzatura, in inverno regala al viso un effetto solare e naturale». Com’è strutturato il vostro comparto di ricerca e sviluppo e quali sono le ultime novità sulle quali state lavorando? «Il comparto di ricerca viene sempre gestito da Rosy Armanini. Lo sviluppo di nuovi prodotti e colori avviene a seguito di un’attenta azione di marketing, mirata a monitorare le esigenze di mercato provenienti dai diversi paesi. Imprescindibile è anche l’aspetto creativo, necessario al fine di offrire un prodotto che faccia sintesi delle esigenze, proponendo sempre prodotti e colori di altissima qualità».

Alcuni prodotti Nouba. In basso, Massimo Collarini, Presidente dell’azienda

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IMPRENDITORI DELL’ANNO

La nostra collezione “Evolution” si presenta con una gradazione di colori, dall’antracite al viola, al rosa, al bordeaux

Anche il make up, quasi come gli abiti, è soggetto alle trasformazioni della moda. In questo senso Nouba ha sempre saputo precorrere i tempi. «Con spirito innovatore e creatività Rosy Armanini è riuscita a far crescere negli anni la linea di make up Nouba proponendo coraggiosamente nuovi prodotti dai colori audaci e dando così forte impulso a un mercato, negli anni 80, assopito e un po’ monotono. Precorrendo i tempi, Nouba si è presentata sul mercato della cosmesi con un’immagine minimalista, essenziale, attraverso l’utilizzo di un packaging estremamente sobrio, dalla veste grafica nuova e ricercata, basta osservare il logo per capire il concetto di facile lettura e di alto impatto professionale che si vuole comunicare. Lo scrupolo e la meticolosità nella ricerca continua, la fantasia nella realizzazione della vasta scelta di colori sempre in anticipo sulle tendenze della moda, sono gli ingredienti del successo che hanno portato Nouba a espandersi sui mercati internazionali». Quali saranno le tendenze per la prossima stagione? «La nostra collezione A/I “Evolution” si presenta

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con una gradazione di colori, dall’antracite al viola al rosa al bordeaux, nuances opache, perlate glitterate, che presentano nuove formule, con polveri lipofile, pigmenti e perle di ultima generazione dall’effetto ottico anti rughe. Queste textures sono il risultato di sofisticate tecniche di lavorazione». In conclusione, su quali aspetti si concentreranno i prossimi investimenti di Nouba e quali previsioni si sente di fare per il prossimo futuro? «I nostri investimenti si concentreranno sull’ampliamento della presenza del nostro marchio nel mondo, un punto per noi focale dal momento che una grande diversificazione del fatturato permette a un’azienda non multinazionale di reggere la concorrenza sempre più agguerrita nonché le frequenti scosse economiche. Il 2010 si è chiuso con un soddisfacente aumento di fatturato grazie appunto all’apertura di nuovi mercati e al lancio di nuovi prodotti. L’inserimento del nostro marchio in importanti realtà commerciali nei paesi in cui siamo già presenti e l’apertura di nuovi mercati ci fanno ben sperare per un risultato positivo anche per quest’anno».



IL SETTORE TESSILE

Il manifatturiero che produce eccellenza Per i grandi marchi della moda la qualità non conosce mezze misure. Quello che viene richiesto è l'eccellenza, e solo la capacità dei sarti italiani può garantirla. Ne parla Emanuele Bellini Manuel Zanarini

Italia è da sempre la patria dell'alta moda, settore in cui la qualità assoluta ha permesso l'affermazione del “made in Italy” nel mondo. In questi anni, molte aziende hanno optato per la delocalizzazione della produzione verso Paesi in cui la manodopera costa molto meno. Questo ha portato a una concorrenza sul mercato della moda, basato sul prezzo, cosa che ha finito col mettere la qualità spesso in secondo piano. Fortunatamente, esistono una serie di marchi di “alta moda” che al contra-

L’ Emanule Bellini è titolare di Eudia di Isso (Bg). Nelle altre immagini particolari della produzione manuale della Eudia Srl. www.eudia.it

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rio richiedono alle aziende che con essi collaborano la qualità assoluta. Come sostiene Emanuele Bellini, titolare della Eudia – azienda di Isso nata nel 1995, sfruttando la tradizione della famiglia dell'imprenditore nel settore, specializzata in realizzazioni di altissima qualità - «nei marchi d'eccellenza della moda, la qualità non conosce mezze misure». L'unico modo per soddisfare tale esigenza, è lavorare esclusivamente a mano. «La nostra storia è data dall'esperienza di tecnici qualificati, che hanno saputo coniugare la tradizione sartoriale con l'innovazione. Siamo specializzati nella lavorazione “Double face” metodo di lavorazione usato da pochissime aziende, forse dieci in tutta Italia, che consiste appunto nella completa lavorazione a mano dei capi, ottenendo prodotti come capi spalla, abiti, gonne e pantaloni di alta finissima qualità utilizzando tessuti pregiati. Grazie all'eccellenza manifatturiera, “la lavorazione a mano diventa eccellenza”. Questo è possibile grazie alla scelta di unire varie piccole realtà artigianali, che mettono assieme la loro abilità, a volte anche in ambiti parziali, concorrendo tutti insieme alla realizzazione finale».


Emanuele Bellini

Siamo specializzati nella lavorazione “double face” che consiste nella completa lavorazione a mano dei capi

Collaborando con marchi di prestigio, non ci si può limitare alla lavorazione, ma bisogna offrire un servizio più ampio. Come spiega Bellini, «noi forniamo una gestione totale del prodotto, che copre tutte le fasi dalla sua nascita. L’attività ha la sua origine attraverso la creazione del cartamodello e le relative schede tecniche, necessarie alla realizzazione del pro-

totipo, al cad si procede con il primo inserimento. Al taglio il capo inizia il percorso produttivo. Valide sarte esprimono la loro capacità nello svolgimento del prototipo, seguendo tutte le particolari attenzioni richieste dal cliente. Ogni miglioria condivisa nello studio e nella scelta delle lavorazioni è finalizzata alle esigenze stilistiche e produttive.

Realizzato il capo definitivo si procede alla produzione . Ottenuti dai clienti gli ordini con le modalità di produzione, si avvia il ciclo produttivo con controlli in ogni fase, raggiungendo standard qualitativi stabiliti. Completato il ciclo produttivo viene effettuato un controllo finale con la spedizione al cliente». Nonostante la lavorazione sia completamente a mano, come già sottolineato, un ruolo importante lo svolge anche la tecnologia, e il suo sviluppo. Come afferma il titolare della Eudia, «le innovazioni tecnologiche operano sui materiali e sui loro accostamenti. Oggi si riescono a realizzare lavorazioni che fino a qualche anno fa erano impensabili». Operando in questa nicchia di mercato, peraltro di alto livello, la crisi non si è fatta particolarmente sentire. Come conferma Bellini, «dall'inizio della crisi, cioè dal 2008, l'unico effetto che abbiamo avvertito è stato quello di non aumentare il fatturato, ma non abbiamo registrato flessioni significative». Il futuro del settore è nel coniugare le origini sartoriali con l’innovazione per fornire servizi sempre più competitivi. Bellini spiega che «parecchi stilisti hanno la necessità di trovare aziende collaboratrici che risolvano loro tutta una serie di problematiche legate alla produzione del capo, come la progettazione e realizzazione del modello, la ricerca dei materiali, fino alla confezione produzione del capo di alta qualità. Il nostro orientamento aziendale è quello di presentarci al mercato come un'azienda di servizi, capace di soddisfare ogni richiesta stilistica, produttiva e gestionale basata sul “made in Italy” espressione di qualità». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 197


IL SETTORE TESSILE

Il comparto tessile oltre la crisi Le ultime frontiere dell’industria tessile, alla ricerca di soluzioni innovative per fronteggiare la crisi. Andrea de Micheli spiega l’evoluzione del settore, nel segno della qualità e del rispetto ambientale Guido Puopolo

on migliaia di imprese impegnate quotidianamente a difendere la qualità delle produzioni made in Italy, il settore tessile rappresenta una delle risorse principali per l’intero sistema industriale italiano. Costrette a fare i conti con la concorrenza delle produzioni provenienti dai paesi in via di sviluppo, queste realtà, spesso di piccole e medie dimensioni, hanno deciso di puntare con forza sulla ricerca della qualità, per continuare a offrire prodotti in grado di conquistare sempre nuove fette di mercato. Un esempio in questo senso è rappresentato dalla Tintoria Fratelli Rosina Spa, storica azienda di Milano fondata nel 1921 e specializzata nel campo della tintura e del finissaggio dei tessuti a maglia, tra cui seta, lana, cotone, lino, nylon, poliestere, acetato e viscosa, come spiega il suo presidente Andrea de Micheli: «La continua ricerca di nuove soluzioni e l’ottimizzazione dei cicli produttivi sono gli elementi

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Andrea de Micheli, presidente della Tintoria Fratelli Rosina Spa di Milano. Nelle altre immagini, da sinistra momenti di lavoro all’interno dell’azienda, finissaggio dei tessuti e lavaggio www.tintoriarosina.it

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alla base della nostra longevità. A dimostrazione di questo oggi l’azienda può vantare importantissime collaborazioni con maglifici considerati leader del settore, che a loro volta forniscono la materia prima alle grandi firme dell’alta moda internazionale». Quanto ha influito la crisi economica sul settore tessile, e sulla vostra realtà in particolare? «Il tessile è stato sicuramente uno degli ambiti più penalizzati da questa crisi, che stiamo ancora vivendo. Essa ha colpito indistintamente l’intera filiera produttiva, lasciando spazio a una sempre più pressante concorrenza dei paesi emergenti per quanto riguarda i prodotti di bassa fascia, e provocando un vero tracollo dei consumi per quelli di fascia alta. Purtroppo anche noi non siamo stati risparmiati da questo andamento negativo, registrando, tra il 2007 e il 2009, un calo di fatturato pari a circa il 40 per cento. Una situazione alquanto preoccupante, che siamo riusciti a superare solo grazie a un’oculata gestione finanziaria e alla capacità di acquisire nuove nicchie di mercato». Il vostro impegno in attività di ricerca e sviluppo vi ha portato a offrire nuovi servizi, introducendo la tintura e il finissaggio di pizzi ad alto livello. In che cosa consistono nello specifico queste lavorazioni? «Circa due anni fa, dopo accurate ricerche, abbiamo introdotto fra le nostre lavorazioni la


Andrea de Micheli

Siamo stati orgogliosi di apprendere che il tessuto da noi nobilitato è stato utilizzato per la creazione dell’abito da sposa di Kate Middleton

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tintura e il finissaggio di pizzo di varie tipologie di filo, naturali e sintetiche. Sono lavorazioni alquanto delicate e complesse, realizzate con macchinari altamente tecnologici, che hanno immediatamente prodotto ottimi risultati. A questo proposito siamo stati orgogliosi di apprendere che il tessuto da noi nobilitato è stato utilizzato da Alexander McQueen, per la creazione dell’abito da sposa di Kate Middleton». Quanto conta, dunque, nel vostro lavoro l’innovazione tecnologica? «Un progetto ambizioso, incentrato sulla costante ricerca della qualità, comporta l’obbligo di un continuo aggiornamento in tecnologie e processi tintoriali, tanto che in quest’ultimo anno abbiamo investito circa 600 mila euro per l’acquisto di nuovi impianti e macchinari. Ciò nonostante, la nobilitazione è una lavorazione per molti versi ancora artigianale, e per questo i migliori investimenti sono stati fatti in risorse umane, con i nostri dipendenti che rappresentano il vero valore aggiunto del gruppo». La vostra è una realtà da sempre attenta alla tutela dell’ambiente. Come riuscite a ridurre al minimo l’impatto ambientale delle lavorazioni?

«La società ha sempre seguito, nella gestione, criteri di ottimizzazione produttivi e gestionali, dedicando al tempo stesso la massima attenzione alle problematiche relative alla tutela dell’ambiente. Nel 2000 abbiamo ottenuto, prima azienda tessile in Italia, la certificazione ambientale Emas, quale titolo di garanzia dell’adozione di tutte le normative procedurali e gestionali previste per la conduzione delle attività aziendali in modo da minimizzare l’impatto ambientale, mentre dal 2008 siamo dotati anche di certificazione Iso 14001. Abbiamo identificato gli aspetti ambientali diretti e indiretti più significativi per la nostra organizzazione, cercando di coinvolgere anche i nostri fornitori nel processo di continuo miglioramento delle prestazioni ambientali dell’azienda». Quali sono, infine, le prospettive per il futuro? «Nonostante il quadro macroeconomico ancora instabile, recentemente abbiamo stipulato accordi produttivi con importanti maglifici esteri, che porteranno l’azienda ad affrontare sfide nuove e stimolanti, con la passione e l’impegno che da sempre caratterizzano il nostro lavoro». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 199


IL SETTORE TESSILE

Più incentivi per il settore tessile avorazioni tessili per conto terzi, lavorazioni di stampa, tintoria e finissaggio, queste le varie attività svolte all’interno dell’azienda Tintoria e Stampa Gessner Spa. In origine, società di torcitura della seta, situata nel centro storico di Lambrugo, in provincia di Como, nel 1956 si trasforma in tinto-stamperia. Decisi ad aumentare il proprio successo e il proprio raggio d’azione, nel 1989 dirigenti e amministratori prendono la decisione di spostare la sede delle attività in un edificio dalla posizione strategica, in quanto più facilmente raggiungibile. Le lavorazioni vengono così spostate nell’attuale stabilimento posto all’incrocio delle reti viarie Como-Bergamo e Lecco-Milano. La nuova sede, che si sviluppa su 6000 metri quadrati, è contornata da vaste aree di servizio quali parcheggi, depositi, zone di carico e scarico merci e impianti per il pre-trattamento delle acque di scarico. «Potendo operare in uno stabilimento grande, con un maggior numero di macchinari e in modo più efficiente e veloce – commenta Maurizio Rigamonti ,uno degli amministratori delegati della società –, le nostre lavorazioni sono aumentate e si sono focalizzate sui trattamenti di tessuti a navetta in fibre naturali, artificiali e sintetiche. In particolare, con il benestare e la volontà dei soci che sono anche attivi nell’ambito aziendale, abbiamo investito ingenti risorse di ricerca e sviluppo sulle fibre sintetiche di poliestere e di poliammide, comprese quelle in mischia di cotone». Quali sono tra tutte le attività svolte dall’azienda quelle di maggior rilevanza? «Sicuramente hanno un ruolo ben consolidato e importante nell’ingranaggio produttivo dell’impresa le lavorazioni di stampa e di tintura. Per la stampa, che rappresenta l’attività storica di partenza, siamo dotati di tutte le apparec-

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Il tessile, necessita di investimenti nella ricerca tecnologica e di salvaguardia del background storico delle aziende per continuare a essere un punto di riferimento per il mercato italiano. Il punto di Maurizio Rigamonti Emanuela Caruso

chiature tradizionali e transfert a disposizione, come mano-macchine, tavoli rotativi e tavoli meccanizzati. Questa tecnica lavorativa ci è richiesta soprattutto dai settori dell’abbigliamento e degli accessori tessili. Per quanto riguarda la tintoria, che ha preso grande consistenza a partire dal 1989, abbiamo a disposizione macchinari a pressione atmosferica e macchinari sotto pressione per tintura in largo e in corda di tessuti a trama catena. A chiederci questo tipo di lavorazione sono i settori dell’abbigliamento, degli accessori e dell’arredamento». Negli ultimi anni le attenzioni dell’azienda si sono concentrate in particolar

In basso, gli amministratori delegati Giordano Cicardi e Maurizio Rigamonti insieme ad Andrea Gessner, presidente della società www.tsgessner.it


Maurizio Rigamonti

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Gli investimenti della Gessner si stanno concentrando sulla ricerca di tecnologie all’avanguardia per migliorare le lavorazioni di finissaggio dei prodotti

modo sul finissaggio. In che cosa consiste questa particolare fase della produzione? «Il finissaggio o nobilitazione costituisce la fase finale del processo produttivo, dove si svolgono le operazioni di rifinitura del prodotto attraverso l’utilizzo di specifiche apparecchiature. Riteniamo che questa lavorazione sia di importanza strategica non solo perché permette alla Gessner di occuparsi della creazione dei tessuti dall’inizio alla fine, ma anche per il suo impatto sull’offerta commerciale finale e sull’espansione dell’azienda verso mercati e settori nuovi. Proprio a tal scopo nell’ultimo periodo abbiamo investito moltissimo nella ricerca di macchinari innovativi e tecnologicamente avanzati, come le calandre, l’airo, le stropicciatrici, le smerigliatrici e le la-

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minazioni». Quali miglioramenti vorreste vedere in un prossimo futuro nel vostro settore? «Il cambiamento più rilevante che speriamo di vedere attuato il prima possibile riguarda una maggiore salvaguardia delle aziende manifatturiere da parte delle istituzioni sia private che pubbliche. La manifattura tessile ha avuto un ruolo storico davvero determinante nello sviluppo dei nostri territori, dei nostri commerci e della nostra storia, tuttora continua a rendere grandi molte aziende e offre lavoro a personale qualificato e serio. In questo periodo di crisi economica ci sarebbe bisogno di incentivi sostanziosi per rilanciare il settore e far tornare il tessile e le imprese manifatturiere agli antichi splendori». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 201


IL SETTORE MECCANO-TESSILE

Approccio Eco-€co alla produzione dei filati Compete con successo con i colossi Europei e Asiatici e appartiene a buon diritto al Gotha dell’eccellenza Italiana. Dalla città di Bollate, l’esperienza della Loris Bellini in un settore di nicchia, quello degli apparecchi per la tintura e l’asciugamento dei filati Manuel Zanarini

oris Bellini, fin dal suo esordio nel 1949, ha perseguito la strada della qualità assoluta e dell’internazionalizzazione dei mercati, affermandosi dapprima nei Paesi ad elevato potenziale tecnologico (Europa e Usa), e successivamente nei Paesi una volta definiti “in via di sviluppo”, ma ormai diventati poli produttivi indiscussi e imprescindibili. L’azienda è sicuramente considerata una tra le

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Mario Bruno, direttore commerciale, e Mauro Fassi, area manager Asia, della Loris Bellini Spa www.lorisbellini.com

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primissime al mondo, se non per dimensioni, certamente per capacità innovativa e tecnologica. Dopo aver consolidato una leadership nel prestigioso ed esigente mercato Italiano, da oltre cinquant’anni esporta in tutto il mondo più del 90% del suo fatturato. Le prime esportazioni di impianti chiavi in mano in Cina risalgono al 1980, in tempi in cui, considerando i mezzi, gli strumenti e la visione correnti non era un’operazione alla portata di tutti. L’innovazione e la tecnologia fanno eccellere l’azienda: nel 1984 Loris Bellini Spa realizzava il primo impianto al mondo di tintura filati di lana di altissima qualità, completamente robotizzato, definito, dalla stampa dell’epoca, come “l’impianto che funziona a luci spente”. Oggi, vista la diffusa sensibilità verso le tematiche ambientali e la necessità di una sempre maggiore competitività sui costi della produzione tessile, la ricerca in Loris Bellini si è focalizzata sull’offerta del massimo risparmio energetico: minori emissioni di CO2, riduzione del consumo di acqua ed energia.


Loris Bellini

i consumi energetici al minimo possibile con la chimica attuale, la qualità eccellente dei filati prodotti comparata con i costi di esercizio dell’impianto. Il sistema Loris Bellini prevede tra l’altro un innovativo Asciugatoio Rapido a recupero di Energia che consente risparmi che raggiungono l’88% rispetto alle tecnologie correnti. In un mondo in cui l’orizzonte temporale di programmazione difficilmente supera la settimana, poter contare su un impianto estremamente flessibile costituisce a priori un consistente vantaggio competitivo.

Esprimendo la mission aziendale, Loris Bellini offre la possibilità di un approccio Eco - €co (Ecologico-Economico) ad una produzione tessile che, nella sua accezione tradizionale, presenta ampie aree di miglioramento in entrambi gli aspetti. Questo essenziale obiettivo è stato raggiunto mediante lo studio e lo sviluppo di tecnologie fluidodinamiche, l’automazione dei processi e una forte sinergia con specialisti del processo tintoriale, che rendono le macchine di Loris Bellini uniche e incomparabili. Un altro brillante esempio è costituito da Bombay Rayon Fashion, cliente, che ha ultimamente rilevato il brand dell’abbigliamento Italiano Guru, che ha riconfermato la fiducia in Loris Bellini, installando un secondo impianto costituito da ben 71 macchine. La capacità giornaliera ammonta a 60 tonnellate/giorno di filati di qualità per abbigliamento. I fattori di successo sono stati: i tempi di processo nettamente ridotti,

Sembra emblematico che una cittadina come Bollate (quasi una Maranello o una Borgo Panigale del meccanotessile) vanti la presenza di una Loris Bellini, che mantiene alto il prestigio del nostro Paese, esprimendo un Made in Italy di sostanza e di continuità riconosciuti, in una competizione globalizzata, che altrimenti vedrebbe la totale egemonia dei grandi colossi nord-Europei e Asiatici, certamente capaci di mettere in campo risorse economiche e finanziarie ingenti, ma ai quali manca la creatività e la dedizione tipici della tradizione “artigianale” Italiana. LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 203


IL SETTORE CHIMICO

“Capitalismo sociale” la strada della chimica Una società dalle dimensioni globali che non pensa solo al profitto. Un esempio di come sia possibile fare business e rispettare l’ambiente e il sociale. La parola ad Andrea Giunta Valerio Germanico

l settore chimico industriale, seppur necessario a soddisfare esigenze primarie della popolazione, è spesso stato guardato con diffidenza. Ciò a causa delle sostanze che le sue produzioni possono immettere nell’ambiente, causando problemi alla salute delle persone. Tuttavia, ciò dipende molto da chi gestisce questo tipo di attività e gli imprenditori che agiscono senza scrupoli non sono certamente la maggioranza. Al contrario, le aziende più importanti sono divenute tali anche per aver dimostrato incessantemente di avere coscienza della dignità, dei diritti e dei bisogni della comunità e dei propri dipendenti. Il gruppo PPG Industries, una multinazionale chimica nord americana con sede globale a Pittsburgh (Pennsylvania), non guarda esclusivamente al ritorno economico per i suoi azionisti, ma considera fra i suoi obiettivi confermare e accrescere la sua immagine di azienda attenta ai problemi dell’ambiente e orientata al “capitalismo sociale”. Presente in oltre 60 paesi con circa 130 stabilimenti produttivi, più

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Andrea Giunta, presidente e amministratore delegato di PPG Srl, Milano www.ppg.com

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di 40.000 dipendenti e un fatturato di circa 14 mld di dollari, questa multinazionale, in Italia, è rappresentata da Andrea Giunta, presidente e amministratore delegato della società PPG per l’Italia. In quali settori dell’industria chimica lavora il vostro gruppo? «La realtà globale PPG è operativa nel settore vernici, vetro, fiberglass, optical e chimica dei cloro-alcali. Tuttavia, fra i diversi settori della chimica industriale, il gruppo ha il suo core business nelle vernici, che rappresentano oltre i tre quarti dell’intero profitto. Produciamo vernici per carrozzeria di autoriparazione, vernici per la marina e l’anticorrosione, altre per il settore aerospaziale. Per quanto riguarda le vernici per automobili, bisogna considerare che almeno la metà delle auto del pianeta sono verniciate con tecnologia PPG. Siamo fornitori di moltissime case automobilistiche e abbiamo un rapporto consolidato con il gruppo Fiat e Ferrari». Qual è l’importanza in Italia di PPG e il ruolo specifico della sede di Milano? «L’Italia riveste una posizione strategica nello


Andrea Giunta

scacchiere europeo e globale di PPG. Qui abbiamo 10 sedi e 8 stabilimenti, che impiegano circa 1300 addetti, con un fatturato di circa 250 mln di euro. Il sito di Milano produce per il settore carrozzeria le tecnologie più avanzate del gruppo e quelle a più basso impatto ambientale. Qui abbiamo creato un centro di eccellenza globale per la ricerca e lo sviluppo di vernici ad acqua per carrozzeria auto. Questa tecnologia, interamente pensata, sviluppata e prodotta in Italia, è oggi la più venduta al mondo. I nostri laboratori di Science & Technology occupano oltre 100 giovani ricercatori, a prova del costante impegno nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie sempre più pulite ed efficienti». Come gruppo siete molto attenti all’ambiente. Può descrivere in concreto i vostri risultati? «Negli ultimi due anni, decine di nuovi prodotti sono stati progettati espressamente per promuovere la sostenibilità ambientale, attraverso la riduzione del consumo di energia, di acqua e al sensibile abbassamento delle sostanze organiche volatili contenute nelle vernici. Il

gruppo ha ridotto le emissioni di azoto del 15% e il consumo di acque industriali del 29%. Inoltre, molto è stato fatto per migliorare la sicurezza, la salute e il benessere dei dipendenti. Nell’ultimo decennio abbiamo diminuito su scala globale gli incidenti sul lavoro e le malattie connesse del 72%». Esiste anche una vostra fondazione. Come opera? «Dal 1951, la fondazione PPG ha portato avanti programmi di donazioni, raccolte fondi di sostegno, programmi educativi e di volontariato. La fondazione opera e collabora con organizzazioni che sviluppano opportunità locali accessibili a tutti i membri della comunità. Qui nella sede di Milano abbiamo programmi di benessere, che vanno dalla presenza costante di un fisioterapista all’accesso a una palestra e piscina in un vicino centro benessere. Il tutto completamente gratuito per tutti i dipendenti. Esiste anche un circolo interno che oltre a gestire una libreria, si occupa delle possibili attività del tempo libero. Inoltre, abbiamo sempre pensato anche ai figli dei dipendenti, organizzando una colonia estiva. Ma ci rivolgiamo anche all’esterno. Da anni collaboriamo con la onlus Siticibo per la ridistribuzione alle persone meno fortunate dei pasti in eccedenza nella mensa aziendale. Fino a oggi abbiamo donato circa 4000 pasti, che per viaggi di lavoro, vacanze o altro, non sono stati serviti». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 205


IL SETTORE CHIMICO

Produzioni locali che affrontano il mercato globale ssumere il ruolo di una multinazionale pur avendo ancora una dimensione locale non è una cosa semplice, soprattutto se si opera in un settore altamente specializzato come quello chimico. Questo però, è ciò che è riuscito a realizzare il Gruppo Industrie Chimiche Forestali Spa, azienda di Marcallo con Casone, in provincia di Milano, fondata nel 1918 e inizialmente dedita alla lavorazione del legname per la distillazione del legno per l’ottenimento di resine e prodotti derivati. Un’azienda simbolo dell’eccellenza italiana, divenuta, negli anni, partner privilegiato di alcuni tra i marchi più conosciuti a livello mondiale in diversi settori, dalla calzatura, alla pelletteria all’automotive, passando per l’arredamento e il packaging, come spiega l’amministratore delegato Guido Cami. Come è organizzata, nello specifico, la società? «Attualmente il gruppo è composto da due aziende principali, che operano in maniera autonoma ma complementare. Industrie Chimiche Forestali – ICF è infatti attiva nella produzione di tessuti e di adesivi a base acqua e a base solvente, destinati principalmente al settore calzaturiero, della pelletteria, dell’arredamento e

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Guido Cami, amministratore delegato della Industrie Chimiche e Forestali Spa e di ABC Srl www.forestali.com

Una realtà produttiva completamente italiana, in grado di offrire adesivi e tessuti di assoluta qualità, utilizzati da prestigiosi marchi di calzature e pelletteria, ma anche da importantissime industrie automobilistiche. L’esperienza di Luciano Buratti, presidente, e Guido Cami, amministratore delegato della Industrie Chimiche Forestali Spa Diego Bandini

delle applicazioni industriali. Nel 2005, partendo da “prato verde”, è stata creata all’interno della struttura storica di Forestali una nuova realtà, Adhesive Based Chemicals (ABC srl controllata al 100% da ICF ), con la missione di ampliare e diversificare il nostro orizzonte produttivo e di mercato, grazie allo sviluppo e alla produzione di adesivi poliuretanici utilizzati nel campo dell’automotive, del packaging flessibile e di particolari applicazioni industriali. Inoltre attraverso la Fomex (Forestali de Mexico controllata al 100% da ICF ) presidiamo il mercato del centro america». Quali sono le strategie adottate dal gruppo per affermarsi a livello globale? «ICF è l’unica azienda sul mercato delle forniture calzaturiere e delle pelletterie che dispone di un’offerta combinata di tessuti e adesivi, con la possibilità di proporsi come fornitore dotato di forte know-how e in grado di fornire soluzioni integrate. Abbiamo inoltre instaurato relazioni consolidate con aziende multinazionali leader nei rispettivi campi, che ci hanno permesso di aumentare le nostre capacità nella gestione dell’innovazione e delle complessità. ABC , invece, si caratterizza per il fortissimo expertise nelle formulazioni e nella fabbricazione di “ prodotti su


PROGETTO “ZERO EMISSIONI” vviato nel settore della pelletteria, questo progetto ha visto coinvolte molte firme prestigiose del mondo della moda, con l’obiettivo di ridurre drasticamente le emissioni nell’atmosfera di sostanze organiche volatili, normalmente presenti nei solventi degli adesivi. Tecnici altamente specializzati della Icf seguono da oltre un anno questo progetto e i risultati di questo scorcio di 2011 attestano che la sostituzione degli adesivi a base solvente con quelli a base acqua è avvenuta in modo pressoché totale, con benefici per gli operatori, l’ambiente, e i consumatori finali. Gratificata da questo successo, la Icf, alla fine del 2010, ha deciso di creare, all’interno del proprio stabilimento di Marcallo con Casone, un nuovo reparto dedicato proprio alla produzione di adesivi a base acqua, sempre più utilizzati anche nel settore calzaturiero.

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misura “, elemento che rende l’azienda capace di rispondere efficacemente in tempi brevissimi alle esigenze dei propri committenti che operano industrialmente in tutto il mondo». Il fatto di poter contare su un apparato produttivo diversificato e flessibile cosa ha rappresentato per voi, specie in un periodo di crisi economica? «L’azienda, da un punto di vista produttivo è completamente concentrata nel sito di Marcallo con Casone, uno stabilimento in cui operano 105 persone. Siamo una realtà piccola e flessibile, ma proiettata sul mercato globale, con agenti e distributori presenti in Messico, Cina, India, Russia, Usa, Europa e Africa. Il 70% del nostro prodotto viene esportato nel mondo. A questo proposito abbiamo sviluppato un potente sistema informatico su piattaforma SAP, che ci permette di tenere sotto controllo tutti i processi aziendali e di interfacciarci con i partner sparsi per il mondo, in modo tale da poter soddisfare in tempi brevissimi ogni loro esigenza». La tutela ambientale rappresenta uno dei vostri tratti distintivi. Come si esplica nella pratica? «Siamo consapevoli che in alcune delle attività produttive svolte sono presenti sostanze pericolose e processi chimici a cui sono associati rischi di incidente rilevante. Per far fronte a questi pericoli abbiamo intrapreso la strada dello sviluppo sostenibile, promuovendo, ad esempio, l’uso di solventi a basso impatto ambientale e di adesivi a base acqua, in grado di offrire anche una maggiore sicurezza sul posto di lavoro e

una migliore tutela della salute dei lavoratori interni alla nostra organizzazione ed esterni. Operiamo inoltre all’interno di un rigido sistema di controllo e certificazione della qualità delle lavorazioni, garantito dalle principali certificazioni del settore». Cosa ha rappresentato per voi il 2010, e quali obiettivi avete per il futuro? «Il 2010 è stato un anno molto positivo, con un aumento del fatturato di circa dieci milioni di euro rispetto all’anno precedente, grazie soprattutto a un aumento significativo delle nostre esportazioni. Per quel che riguarda il futuro abbiamo appena varato il piano triennale, che prevede una crescita in nuovi settori di sbocco e un consolidamento della nostra presenza sui mercati internazionali. Nonostante la situazione di difficoltà generale siamo ottimisti, sicuri che la qualità del nostro lavoro continuerà a essere premiata dai mercati».

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MLN EURO

Questo il giro d’affari delle Industrie Chimiche e Forestali. Il 70% del business deriva dall’export. La società è presente su mercati come Messico, Cina, Russia, Stati Uniti, Europa, India e Africa

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IL SETTORE FARMACEUTICO

L'evoluzione e lo sviluppo del settore della farmacia Il settore della farmacia italiana presenta caratteristiche uniche ed è formato da un gran numero di punti vendita, ognuno con un approccio diverso. Il suo sviluppo è stato possibile anche grazie a questa peculiarità. Ne parla Stefano Colombo di Montefarmaco OTC Manuel Zanarini

on il Decreto Bersani sulla liberalizzazione del 2006, anche il settore della farmacia ha attraversato importanti cambiamenti. Con l’entrata in scena di parafarmacie e di corner nella Gdo, la farmacia tradizionale ha visto lo sviluppo di un nuovo scenario competitivo. Pur rimanendo il canale di vendita preferito dagli italiani, la farmacia ha dovuto confrontarsi con significativi cambiamenti del mercato. Ne abbiamo parlato con il dottor Stefano Colombo, direttore generale della Montefarmaco OTC di Bollate, impegnata da oltre sessant’anni nel settore della farmacia. Quali sono le origini dell'azienda che dirige? «Mio nonno, Giovanni Colombo, iniziò l’attività nel 1945, nel laboratorio galenico della farmacia di famiglia» Qual era lo spirito con cui è stata fondata l’azienda? «L’Italia era ancora in guerra. Vi erano scarsissime possibilità di recuperare farmaci, soprattutto antibiotici. Prendere un semplice raffreddore poteva risultare fatale. Mio

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Stefano Colombo, direttore generale della Montefarmaco OTC di Bollate (Mi) www.montefarmaco.it

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nonno produsse caramelle e sciroppi espettoranti a base di Pino di Mugo per aiutare i suoi pazienti/clienti a superare una semplice patologia da raffreddamento». Da allora molte cose sono cambiate. Come si è evoluta la vostra azienda? «Siamo cresciuti senza perdere di vista lo spirito originario: offrire soluzioni ai farmacisti e ai loro pazienti. Oggi nel nostro listino vi sono farmaci da automedicazione, integratori alimentari, medical device dall’alto valore aggiunto in grado di mantenere le promesse. Il nostro listino e le nostre linee di prodotto sono piuttosto ampi ed hanno bisogno di due reti di vendita e di una rete dedicata all’informazione medica per essere presentate». Il mercato italiano della farmacia presenta caratteristiche peculiari? « In Italia vi sono oltre 17.500 farmacie e circa 3.600 parafarmacie. Ognuna di queste ha un titolare. Ognuno di questi ha una sua visione, una sua strategia, un suo approccio al mercato». Come vi siete strutturati per affrontare tale situazione di mercato? «In famiglia siamo tutti farmacisti, alcuni di noi sono titolari di farmacia. La formazione tecnica e la conoscenza delle problematiche della quotidianità della farmacia ci ha sempre consentito di fornire le soluzioni adeguate riuscendo, spesso, ad anticipare il mercato». Quali sono le scelte strategiche che vi hanno guidato? «Fino agli anni '70 sviluppavamo e produce-


Stefano Colombo

Il mercato della farmacia italiana è unico. In Italia vi sono oltre 17.500 farmacie e circa 3.600 parafarmacie. Ognuna di queste ha un titolare. Ognuno di questi ha una sua visione, una sua strategia, un suo approccio al mercato

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vamo specialità medicinali erogate tramite il Sistema Sanitario Nazionale. Negli anni ’80 mio padre, Giuseppe Colombo, capì che il mercato era pronto a recepire i prodotti da automedicazione. Negli anni ’90 comprendemmo che la nuova frontiera della salute era l’integrazione alimentare. Siamo stati fra i primi a produrli e commercializzarli in Italia. Oggi questo mercato cresce a tassi di doppia cifra annua e va incontro ad una nuova visione della vita che vuole porre al centro il benessere dell’individuo e non solo la salute intesa come assenza di malattia. All’inizio del 2000, inoltre, abbiamo colto una sfida su cui nessuno avrebbe scommesso: il secondo negozio. I farmacisti hanno fatto proprie le logiche del libero servizio e noi gli abbiamo dato questa opportunità con una serie di prodotti che oggi sono alla base di quello che viene comunemente chiamato category». C'è stato un passaggio in questa evoluzione particolarmente significativo? «Nel 1998, abbiamo implementato la nostra struttura rendendo indipendenti le tre anime della società: produzione, commercializzazione

e ricerca e sviluppo di tecnica farmaceutica». A livello organizzativo cosa ha comportato questa scelta? «La nostra famiglia si è specializzata nel settore marketing/commerciale e facciamo in modo che i nostri prodotti siano qualitativamente ineccepibili e realizzati con le materie prime e le tecniche più innovative che il mercato possa offrire». Come è la realtà aziendale in questo settore? «Il mercato è formato in prevalenza da grandi aziende farmaceutiche multinazionali o da piccoli produttori». La vostra realtà come si inquadra in tale scenario? «Ci piace definire la nostra come una struttura corta e siamo atipici per diversi motivi: prima di tutto perché siamo una società di medie dimensioni dotata di quell’elasticità tutta italiana in grado di gestire le complessità e rispondere in tempi brevi alle esigenze del mercato. In particolare abbiamo sviluppato una stretta relazione con i nostri clienti, i farmacisti, che con il loro consiglio sono la migliore pubblicità dei nostri prodotti. In secondo luogo perché, in periodi di crisi come quelli che hanno caratterizzato i mercati degli ultimi anni, siamo riusciti a crescere aumentando significativamente il nostro fatturato ed il numero dei dipendenti». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 211


Pluralità e programmazione per salvare il mercato energetico È uno degli imprenditori in prima linea nelle battaglie promosse dalla Assopetroli. Parla Giovanni Vincenzi, titolare della società di distribuzione carburanti Vin.Pe. Spa. L’imprenditore, forte dei risultati raggiunti nel 2010, ricorda che il mondo del fuel, in Italia, non è composto soltanto da multinazionali Aldo Mosca

nizia con un segnale positivo la nuova stagione per la Vin.Pe. La società per azioni, guidata da Giovanni Vincenzi, protagonista sul mercato della distribuzione carburanti per autotrazione, ha infatti concluso l’ultimo bilancio con un progresso delle vendite che supera la soglia dei 4 punti percentuali. Dato in controtendenza rispetto alla media nazionale del settore, che segna una contrazione dell’1,2%. Sintomo che non tutte le società della filiera carburanti sono riuscite a cogliere, adeguandosi di conseguenza, i mutamenti in atto. Ma non è questo il caso della Vin.Pe. «Nel corso dell’ultimo anno si è assistito a un radicale cambiamento

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Giovanni Vincenzi

Il settore dell’energia, del quale il petrolifero è la spina dorsale, risente principalmente dell’instabilità governativa interna

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dei sistemi di rilevazione e comunicazione prezzi dei carburanti – sottolinea Giovanni Vincenzi -. Le campagne promozionali da parte delle compagnie petrolifere hanno dovuto tenere il passo, rendendosi più aggressive. E noi, in qualità di partner storici dei marchi più rappresentativi, abbiamo affiancato tali operatori nel perseguimento dell’obiettivo di fidelizzazione della clientela». Quindi dinanzi all’instabilità dei prezzi e alle oscillazioni di mercato, il marketing si è rivelato un alleato più strategico che in passato? «Il risultato pratico dell’attività di marketing realizzata sulla nostra rete è stata la creazione di un nuovo brand di carte carburante, TopFuel®, la cui elasticità e convenienza hanno permesso a Vin.Pe di fidelizzare oltre 15mila utenti, con 2,4 milioni di litri di carburante erogato in meno di un anno. In questo modo abbiamo attirato l’attenzione di alcuni importanti operatori e partner. I vantaggi proposti ai nostri consumatori sono realmente allettanti in termini di sconti e servizi. Inoltre, essendo le nuove carte svincolate dai maggiori brand, si possono utilizzare trasversalmente su più marchi e piattaforme, garan-

tendo agli operatori la massima flessibilità di utilizzo». Il 2011 si è rivelato un annus horribilis per il mondo del carburanti. Eppure, nel vostro caso, il trend si conferma positivo. «L’anno corrente conferma sostanzialmente l’andamento del 2010, anche se i margini lordi risentono negativamente della concorrenza sui prezzi al pubblico, a livello di compagnie petrolifere. Il nostro impegno è quindi dedicato alla razionalizzazione dei costi e al perfezionamento del sistema TopFuel®, intervenendo in maniera più oculata e mantenendo la velocità di reazione che una struttura snella come la nostra può garantire». Anche la crisi maghrebina ha colpito duramente il mondo dell’energia. Come sta reagendo la vostra filiera? «Sta vivendo una fase attendista. Quegli operatori che potrebbero risentire, a lungo termine, della situazione attuale, hanno fortunatamente la possibilità di avere ampio respiro per manovre reattive. Recenti studi, dopo l’allarmismo iniziale, confermano una sostanziale fiducia nella politica di approvvigionamento dei principali attori del mercato». Dunque le aspettative, tutto sommato,

In apertura, Giovanni Vincenzi della Vin.Pe Spa di Milano www.vinpe.it

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CARBURANTI

›› sono buone? «Il settore dell’energia, del quale il petrolifero è la spina dorsale, risente principalmente dell’instabilità governativa interna. Il clima di incertezza sulle scelte politiche impedisce agli operatori di programmare investimenti futuri sulle infrastrutture e sulle diverse fonti energetiche in via di sviluppo. Basti pensare alle recenti modifiche ai programmi fotovoltaico e nucleare, o all’inasprimento della c.d. Robin Tax, per comprendere come sia impossibile avere certezze e stabilità per periodi superiori a qualche mese». Quali sono i progetti più importanti in cantiere per il futuro della Vin.Pe? «Innanzitutto ci concentreremo sul consolidamento e sull’ampliamento della nostra posizione di mercato, razionalizzando i costi e spingendo sempre più verso l’elasticità e la velocità di reazione. Anche in tal senso TopFuel® rappresenta per Vin.Pe. un importante investimento e un brand in continuo sviluppo. Pertanto, a partire dall’anno in corso, il marchio è stato impiegato con ottimi risultati anche in campo sportivo, dando vita a TopFuel Racing®, sotto la cui ala le migliori scuderie di varie discipline del motorsport stanno conseguendo importanti risultati sportivi, dando risalto al marchio. A partire da quest’autunno, TopFuel Racing® cederà il marchio a piste di go kart indoor, la prima delle quali aprirà i battenti questo novembre, a Vignate, in provincia di Milano, con il Patrocinio della Regione Lombardia e del Comune». Come fare per consolidare la presenza su un mercato notoriamente dominato dai colossi multinazionali? «Siamo partner da molti decenni delle 216 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011

principali compagnie petrolifere. In tale contesto, rappresentando una parte importante di rete distributiva per le stesse, i presupposti non possono che essere quelli di continuare a lavorare fianco a fianco per alimentare idee e mercati. Il comune lavoro in sede istituzionale, a livello di Unione Petrolifera, Assopetroli e Grandi Reti, ha reso possibile lo sviluppo di intensi rapporti di reciproca stima e rispetto che, uniti alla storicità della nostra presenza nel settore, sono alla base della collaborazione esistente». A proposito dell’impegno presso le sedi istituzionali, su quali problemi vi ritrovate a fare fronte unito? «Gli ostacoli principali, come in tutti i settori, sono rappresentati dall’eccesso di burocrazia e dagli adempimenti normativi. L’impossibilità di giungere con semplicità e in tempi accettabili alla conclusione di pratiche amministrative rallenta gli investimenti e mortifica l’iniziativa privata. In particolare nel settore energetico, vi è una sovrapposizione normativa che in più di un’occasione crea confusione negli enti stessi. Occorre poi sottolineare una particolarità del sistema distributivo italiano rispetto ad altri modelli europei, rappresentato dalla capillarità del servizio». Quanto incide questa variabile? «Questo aspetto, troppe volte additato come sinonimo di inefficienza e rigidità strutturale, deve essere considerato una virtù, alla luce della possibilità per il consumatore di poter scegliere. In Italia si può risparmiare sul rifornimento, effettuandolo in modalità self service o negli ipermercati, si può scegliere la qualità del servizio, con l’assistenza del gestore, si può optare per la comodità e la fedeltà, grazie all’elevato numero di distributori presenti sul territorio. È ampiamente dimostrato come la differenza di prezzo rispetto alla media europea sia praticamente nulla, se non addirittura più concorrenziale, se includiamo nella media delle rilevazioni anche le cosid-


Giovanni Vincenzi

dette pompe bianche, le modalità di rifornimento self service o fai da te. Per poter migliorare le prospettive di sviluppo del mercato occorre proprio puntare su una sempre maggiore liberalizzazione commerciale e contrattuale, mantenendo nel contempo la verticalità del sistema». Quale ruolo sta ricoprendo Assopetroli in questa delicata fase economica? «Funge da collante tra gli operatori del settore energetico italiano. L’impegno di Vin.Pe. in associazione è da sempre improntato alla fattiva collaborazione a livello centrale e alla coesione degli Associati a livello locale. Attualmente la società rappresenta il Comitato Tecnico Settore Rete e fa parte del Collegio Sindacale associativo. Negli ultimi mesi il lavoro della dirigenza è stato incessante. Ricordiamo le iniziative intraprese in occasione dell’introduzione della Robin Tax, partita tutt’ora aperta e che vede coinvolti ingiustamente molti associati assimilati a “compagnia petrolifera” anziché esercenti commerciali». Perché secondo lei in questo settore è così importante fare rete? «È questa la strada per sostenere il mercato. Strategie comuni e ricerca della coesione vengono messe in atto costantemente, anche e soprattutto grazie all’azione dell’associazione di categoria. Azioni comuni più incisive o comunque prospettiche, sarebbero possibili in assenza della più volte sottolineata incertezza normativa, politica e di stabilità energetica. Non solo, potrebbero essere rivolte a investimenti per lo sviluppo di fonti di energia alternative, fornendo al mercato una pluralità di scelta energetica».

Nel settore energetico, vi è una sovrapposizione normativa che in più di un’occasione ha creato confusione negli enti stessi

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Cosa rappresenta, per la vostra società, il mercato lombardo? «Le normative nazionali del settore petrolifero vengono adottate dalle regioni che emanano proprie leggi di indirizzo programmatico. In quest’ottica è naturale per una realtà come la nostra, nata e cresciuta nel milanese, trovare nell’area lombarda la propria dimensione. Qui, oramai, si è instaurato un rapporto personale con ogni singola gestione, con gli operatori istituzionali, oltre che una profonda conoscenza del territorio, fattori che amplificano la percezione del mercato e consentono interventi di micromarketing, focalizzati al miglior rendimento possibile di ogni singolo punto vendita».

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CARBURANTI

e compagnie petrolifere sono sempre più alla ricerca di risparmi gestionali, da realizzare anche attraverso specifici processi di outsourcing. Un aiuto concreto in questo senso può essere fornito dal gruppo Desmo, società di Milano nata nel 2006 per iniziativa di due leader di mercato come SM&S (gruppo Petroltecnica), specializzato nella realizzazione, ristrutturazione, manutenzione e dismissione di impianti di distribuzione carburanti, ed Ecotec (gruppo Esc), attivo nel settore della progettazione civile. «Offriamo un servizio integrato e globale, che permette alle imprese che si rivolgono a noi di gestire, con un unico interlocutore, l’intero processo relativo alla costruzione, alla ristrutturazione o alla dismissione dell’impianto, dalla scelta della location fino all’attivazione commerciale o, nel caso di impianti rimossi, alla bonifica ambientale», sottolinea il general manager dell’azienda, Flavio Vigo. Come è strutturato il gruppo? «Il gruppo è articolato in due strutture, Desmo Real Estate e Desmo General Contractor che, integrandosi, permettono di gestire tutto l’iter che presiede alla messa in opera o alla rimozione di un impianto di distribuzione carburante. Ai servizi offerti dalle due Business Unit vanno aggiunti quelli proposti da alcuni nuclei specialistici presenti all’interno delle case madri, senza dimenticare il contributo fornito da un’estesa rete di professionisti operanti sul territorio». Di cosa si occupano, nello specifico, queste due unità? «Desmo Real Estate unisce le competenze degli operatori immobiliari tradizionali alla conoscenza delle esigenze specifiche delle compagnie petrolifere. Grazie agli accordi stretti con alcuni tra i protagonisti del real estate italiano, alla conoscenza del territorio e degli operatori tradizionali, Desmo può proporre un’ampia scelta di localizzazioni per gli impianti e le migliori condizioni di mercato. Desmo General Contractor è invece l’unità adibita allo sviluppo di tutte le fasi operative, attraverso lo studio del progetto, l’espletamento delle pratiche e la direzione dei la-

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L’outsourcing come strumento di business Un servizio integrato può generare un notevole risparmio in termini di tempi e costi, elemento fondamentale anche per le compagnie petrolifere. La gestione in outsourcing degli impianti di distribuzione carburante spiegata da Flavio Vigo Guido Puopolo

vori, fino alla fornitura “chiavi in mano” dell’opera, il tutto con una particolare attenzione alla sicurezza e al rispetto ambientale». Recentemente avete avviato due progetti innovativi per il mercato petrolifero, Desmo Evergreen e Desmo Decommissioning. Può descrivere brevemente in cosa consistono? «Desmo Evergeen è un sistema a “inquinamento zero”, depositato come modello di utilità presso l’Ufficio Italiano Brevetti e Marchi. Si basa sul monitoraggio, la gestione e il controllo di impianti e apparecchiature contenenti idrocarburi,


Desmo

In apertura, un interno della sede di Perugia della Desmo Srl. In questa pagina, sopra lavori in corso e nelle altre immagini rendering di un progetto Desmo Evergreen www.desmogc.com www.desmoimmobiliare.it

tramite la raccolta dei dati provenienti dai vari sensori di rilevazione inseriti nei punti nevralgici della stazione di servizio. Il modello in questione riesce in tal modo a prevenire ogni eventuale criticità di uso e manutenzione dell’impianto, garantendone il perfetto funzionamento, ed evitando ripercussioni sia di natura economica che ambientale. Desmo Decommissioning nasce invece per azzerare i costi di dismissione e di bonifica degli impianti carburanti, attraverso la rea-

lizzazione di una nuova realtà di business. Questa si propone di far fronte ai costi di bonifica, prendendo in locazione, per tutta la durata della bonifica stessa, il punto vendita di carburante, con il vantaggio, per la compagnia petrolifera, di non doversi preoccupare di effettuare personalmente la bonifica, continuando contemporaneamente a vendere l’erogato». A livello geografico, dove siete presenti principalmente? «Desmo sviluppa la sua presenza sul territorio nazionale attraverso tre centri operativi: Milano, che coordina l’attività nel Nord ovest, Rimini che segue il Nord Est e la Sardegna, e Perugia, che copre il centro. Il sud e la Sicilia vengono invece gestiti partendo da Bari e Palermo utilizzando una rete di strutture e professionisti di provata affidabilità, legati a Desmo da accordi di collaborazione». Quali sono, per il futuro, gli obiettivi del gruppo? «Lavoriamo per poter raggiungere e consolidare una posizione significativa sul mercato Italiano, perseguendo la strada dell’efficienza e della customer satisfaction, sia come General Contractor, con la realizzazione di servizi di ingegneria e di costruzioni, che come Immobiliare, sviluppando impianti e acquisendo quote come distributore indipendente. Siamo inoltre impegnati nella continua ricerca di soluzioni e idee innovative, con l’obiettivo di tutelare l’ambiente che ci circonda. Il nostro motto infatti è: “questo mondo nasce pulito, noi facciamo il possibile per mantenerlo”». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 219


CARBURANTI

Carburanti ecosostenibili L'utilizzo di combustibili più economici e rispettosi dell'ambiente è sempre più diffuso. Roberto Galvagni descrive le diverse potenzialità della distribuzione del GPL Lodovico Bevilacqua

a produzione e la distribuzione di combustibile, in una società così condizionata dall'utilizzo di carburante come la nostra, è un argomento di assoluta importanza e consistenza. Con lo sviluppo di una coscienza ambientale più matura e consapevole, l'ecosostenibilità dei carburanti sta diventando una questione di stringente attualità, in grado di orientare la scelta nell'ambito dei combustibili fossili. Il GPL prima e il metano successivamente stanno riscontrando un utilizzo sempre più diffuso, esteso ad ambiti differenti fra loro, dall'autotrazione all'agricoltura, dal riscaldamento domestico al settore industriale. La capillarità e l'efficienza diventano quindi requisiti fondamentali nel servizio di distribuzione di queste fonti energetiche e la specializzazione delle società impegnate in questo campo comincia a costituire un criterio di competitività, al pari della versatilità e capacità di rendere integrato il servizio stesso, completandolo in

L Un tecnico all’opera, bombole di GPL e un distributore della Gabogas di Vobarno (BS) www.gabogas.it

modo da andare incontro alle esigenze della clientela, si tratti di privati cittadini, aziende o pubbliche amministrazioni. Come in ogni ambito, dunque, l'esperienza costituisce un valore aggiunto e la longevità di un'azienda è spesso sinonimo, in un mercato divenuto così competitivo, di qualità. Una conferma arriva da parte di Roberto Galvagni, della Gabogas Spa di Vobarno. «La nostra azienda nasce nel 1956 e l'esperienza ultra cinquantennale ci ha consentito di diventare una delle ditte di riferimento in quasi tutta Italia per quanto riguarda la distribuzione di GPL». E corredare la distribuzione con una serie di servizi integrati è diventata una necessità, come conferma Roberto Galvagni. «Ai nostri clienti concediamo anche la possibilità di pianificare i propri ordini grazie ad uno staff specializzato nei rapporti esterni, in grado di interfacciarsi con la clientela e assecondare le sue esigenze; garantiamo inoltre un preciso e puntuale servizio di assistenza, garantito 24 ore su 24». Un'attività dunque estremamente completa ed estesa, che negli anni si è specializzata in


Xxxxxxx Roberto Xxxxxxxxxxx Galvagni

ambiti anche molto differenti tra loro. «Il principale settore di erogazione del nostro servizio è quello della combustione, che copre tutto il territorio nazionale. Particolare attenzione viene dedicata inoltre al settore dell’Autotrazione, attualmente in espansione, per il quale la Società ha investito negli ultimi tempi per la realizzazione di una rete di aree di servizio attrezzate; più difficile da gestire, anche perché caratterizzato da dinamiche differenti e spesso condizionate da normative o decisioni del governo nazionale o locale, l'ambito delle grandi reti canalizzate, ove siamo comunque presenti». Una presenza capillare, in grado di coprire quasi tutto il territorio nazionale; dal sud, grazie alla partecipazione

all'Autogas meridionale, al nord, con la recente acquisizione di una nuova filiale a Lodi, destinata a gestire l'espansione nell'area del nord-ovest, precisamente Piemonte e Lombardia nord-occidentale, che, al contrario della ormai acquisita Italia nord-orientale, costituisce un bacino d'utenza ancora da esplorare. Pur più ostica, va considerata con attenzione l'attività distribu-

tiva nell'ambito delle grandi reti canalizzate. «Abbiamo istituito una importante partnership con la compagnia A2A, diventando fornitori della A2A Energia, con cui distribuiamo Gpl a mezzo di reti canalizzate con contatori in ventuno paesi dell'hinterland bresciano, con buone prospettive di espansione». Facile riscontrare – nella forma di distribuzione – un’analogia con il metano. «Corrediamo l'installazione del serbatoio di Gpl con la montatura di un contatore, in modo che, su richiesta, il cliente possa verificare costantemente il consumo di gas e pagare in base ad esso, al contrario di come si usava fare in precedenza con la corresponsione in anticipo del costo dell'utenza». Una descrizione dell'attività che lascia trasparire garanzie in termini di qualità ed efficienza; ne conseguono esigenze operative quantomeno imponenti. «Disponiamo attualmente di due stabilimenti – uno, il principale, localizzato nella sede di Vobarno, nel bresciano, l’ altro dislocato a Condino, in provincia di Trento. Ci avvaliamo della collaborazione di oltre cinquanta addetti specializzati, impegnati nella progettazione, assistenza e manutenzione di ogni tipo di impianto. Vantiamo inoltre la disponibilità di un vasto parco automezzi, che ci consente, grazie anche ad un’efficiente organizzazione amministrativa, di evadere gli ordini in tempi brevissimi». Una menzione finale va infine dedicata agli sforzi per garantire lo sviluppo di un'attività ecosostenibile. «Sicurezza e rispetto dell'ambiente occupano un ruolo di primo piano nelle nostre strategie. Gabogas opera nel più rigoroso rispetto delle normative in termini di prevenzione degli incendi, punta a promuovere l'utilizzo di un combustibile pulito al pari del metano e offre la realizzazione di impianti interrati di nuova concezione, che riducono al minimo l'impatto ambientale». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 221


Indumenti speciali per tutelare i lavoratori Indumenti monouso per la protezione della persona, destinati ai più svariati ambiti applicativi. Tecnologie e materiali innovativi per assicurare sempre il massimo livello di tutela, a garanzia della salute dei lavoratori. Li illustra Paolo Maria Rossin Guido Puopolo

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attenzione alla sicurezza e alla protezione della persona sui luoghi di lavoro, è indispensabile per cercare di ridurre al minimo i rischi derivanti dal contatto con sostanze nocive. Indumenti ad hoc realizzati con materiali innovativi assicurano la massima tutela della salute. Tra le imprese produttrici di questi indumenti troviamo la Indutex, azienda di Corbetta, nata alla fine degli anni Settanta e attualmente leader a livello europeo nella produzione e vendita di indumenti in grado di proteggere da agenti chimici, biologici e da particelle contaminate da radiazioni. «Da piccola realtà di provincia ci siamo trasformati ben presto in un punto di riferimento per tutto il mercato – conferma Paolo Maria Rossin, responsabile ricerca e sviluppo dell’azienda - sviluppando una vasta

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Paolo Maria Rossin

Il mondo dell'industria farmaceutica, dell’industria chimica e i reparti di emergenza sono i settori in cui ci aspettiamo una più netta ripresa dei consumi

gamma di soluzioni personalizzate, poi divenuti standard di riferimento, per rispondere alle più diverse necessità». A quali settori, nello specifico, si rivolgono prevalentemente i vostri prodotti? «I nostri articoli sono destinati ai settori più disparati, da quello farmaceutico a quello chimico e petrolchimico, fino a quello nucleare e aerospaziale e, più in generale, a tutte quelle realtà ove sia indispensabile preservare l'operatore da esposizione ad agenti chimici, biologici o polveri nucleari, ma anche preservare l'ambiente esterno dalla contaminazione umana. Basti pensare che, solo in Italia, riforniamo le forze armate, il corpo nazionale dei Vigili del fuoco, la Protezione Civile italiana, la Polizia scientifica, diverse Asl, istituti zooprofilattici e centri antiveleni. A partire dagli anni Ottanta, inoltre, abbiamo iniziato a esportare i nostri articoli in tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti, dove attualmente collaboriamo, tra gli altri, con la Cia e la Boeing». Da un punto di vista produttivo, cosa ha rappresentato per Indutex il 2010 e quali sono i trend del mercato per il 2011? «Dopo un periodo di difficoltà generale, coinciso con lo scoppio della crisi economica nel 2009, il 2010 ha dato avvio a una fase di ri-

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presa che, per quanto debole, lascia ben sperare In apertura, il fondatore per il futuro. A testimonianza di questo nuovo dell’azienda, Mario Carlo Rossin, andamento positivo, il 2011 ha fatto registrare con il figlio Paolo una tendenza rivolta a una crescita lenta ma co- e, in alto, alcuni stante, dovuta soprattutto a una significativa ri- operatori al lavoro, protetti dagli indumenti presa dei consumi da parte dei nostri commit- Indutex. Nelle altre pagine, interni della tenti». A questo proposito, la crisi dei mercati ha sede e dei laboratori Indutex certamente influito anche sull’andamento del vostro settore. La congiuntura registratasi nell’ultimo triennio vi ha portato a riconsiderare le vostre strategie manageriali, produttive e commerciali? «La crisi economica attuale, come detto, ha portato a un forte rallentamento dei consumi e talvolta, per i nostri partner, alla chiusura de- ›› LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 223


SICUREZZA SUL LAVORO

›› gli stabilimenti, con una situazione che ha ine- attualmente? vitabilmente comportato, anche per noi, un calo di fatturato. Per far fronte a questa situazione abbiamo pertanto concentrato la nostra attenzione all'espansione geografica dei nostri indumenti, soprattutto verso il Nord America, e all'acquisizione di nuovi interlocutori che potessero sopperire alla riduzione degli ordini di quelle realtà maggiormente in difficoltà». Quali sono, allo stato attuale, i mercati da cui derivano le prospettive di business più alte? «Sicuramente il mondo dell'industria farmaceutica, dell’industria chimica e i reparti di emergenza rappresentano il core business aziendale, e sono proprio questi i settori in cui ci aspettiamo una più netta ripresa dei consumi». Quanto contano, nel vostro lavoro, gli investimenti in ricerca e sviluppo e su quali innovazioni vi state concentrando

In questi anni la nostra attività ha contribuito a salvare molte vite di lavoratori esposti, loro malgrado, ad agenti chimici nocivi

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«Per quel che riguarda le attività di ricerca e sviluppo, non abbiamo un budget predefinito, anche perché fondamentalmente la nostra attività è costantemente rivolta alla ricerca di nuove soluzioni da proporre sul mercato. Ultimamente, in questo senso, stiamo concentrando i nostri sforzi soprattutto sul miglioramento dell'attuale linea di prodotti da un punto di vista qualitativo, e sulla realizzazione di nuove varietà di modelli, per offrire articoli sempre più polifunzionali e adatti alle esigenze reali degli operatori. I materiali che utilizziamo normalmente sono inventati da noi, per cui la ricerca si basa principalmente su come combinare differenti polimeri per creare la barriera. Per assicurare il massimo della qualità collaboriamo attivamente con enti specializzati e con laboratori di analisi, che comprovano e certificano le caratteristiche dei materiali e le proprietà dei nostri indumenti». Negli ultimi anni, pur aprendo stabilimenti anche in Tunisia e Romania, Indutex ha scelto di resistere all’importazione di materiali a basso costo. Cosa ha rappresentato per voi questa scelta produttiva? «La decisione coraggiosa di resistere alla tentazione di importare merci a basso valore aggiunto provenienti da paesi come Cina e India ci ha garantito, nel medio e lungo periodo, vantaggi a livello qualitativo difficilmente eguagliabili dalla concorrenza, soprattutto in quelle nicchie di mercato dove la protezione della persona è al centro della scelta e non il solo frutto di un mero calcolo economico. Per i nostri articoli utilizziamo esclusivamente componenti europee e americane di altissima qualità, che vengono poi assemblati completamente in Italia. L’apertura di filiali in Tunisia e Romania si è resa necessaria per cercare di contenere gli elevati costi di produzione, permettendoci però di gestire il ciclo produttivo in maniera agevole ed efficace, sempre nel pieno rispetto delle più severe norme a tutela e garanzia della qualità del prodotto finito».


Un’evoluzione continua Indutex, con la sua lunga esperienza, ha fatto dell’innovazione il suo punto di forza, con un’incessante ricerca di materiali a più elevate prestazioni e tecnologie capaci di esaltare gli standard di protezione e di qualità. Con questo spirito, e in ottica di moltiplicare i campi di applicazione della propria gamma, l’azienda ha sviluppato alla fine degli anni 80 un metodo rivoluzionario di produzione: la termosaldatura ad ultrasuoni. Con l’inizio degli anni 90 Indutex ha realizzato un nuovo tipo di assemblaggio, la cosiddetta cucitura ricoperta. Questo metodo consiste in una cucitura interna ricoperta all’esterno con un tape, con le caratteristiche di barriera della stessa materia prima. Entrambi questi metodi di produzione sono identificati dal marchio registrato Topguard. Con la tecnologia Topguard l’azienda riesce a ottenere gli stessi risultati di performance della materia prima, a garanzia della massima qualità. Con il nuovo millennio, e a fronte delle nuove esigenze di mercato, il team di ricerca e sviluppo di Indutex ha infine creato, sempre sotto la sua esclusiva tecnologia Topguard, un’innovativa linea di prodotti di nuova generazione, sulla base delle nuove necessità degli operatori. Il metodo di lavoro di Indutex è orientato alle esigenze degli utilizzatori finali, sviluppando soluzioni personalizzate in modo da combinare il massimo livello di protezione con il comfort necessario per le persone che lavorano con indumenti protettivi. www.indutexspa.com

Indutex è anche un’impresa particolarmente sensibile alle tematiche ambientali. Quali iniziative e progetti state attuando in tal senso? «Nel 2010 abbiamo sostenuto un importante investimento, realizzando un impianto di produzione di energia elettrica fotovoltaica sulla copertura della nostra sede operativa, che ci porterà considerevoli benefici, sia da un punto di vista economico che ambientale. A fronte di un impegno finanziario notevole, che impegnerà la società almeno per il prossimo decennio, con questa soluzione Indutex restituisce all'ambiente la totalità di emissioni di anidride carbonica necessarie per il proprio funzionamento, auto producendo l’energia elettrica e immettendola in rete con

il sistema di grid-connected e di scambio sul posto». Quali sono, infine, i principali obiettivi e le aspettative per il futuro della società? «In questi anni la nostra attività ha contribuito a salvare molte vite di lavoratori esposti, loro malgrado, ad agenti chimici nocivi, fino a proteggerli anche dai cosiddetti CWA - Chemical Warfare Agents- utilizzati per la guerra chimica. L’obiettivo principale di Indutex è dunque quello di consolidare la sua posizione sul mercato e di cercare di esportare l’esperienza acquisita in più di trent’anni di attività anche al di fuori del Vecchio Continente, con particolare riferimento ai paesi in via di sviluppo, dove il concetto di sicurezza sul lavoro sta prendendo piede solo ora». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 225


SICUREZZA SUL LAVORO

Sicurezza contro gli incendi da idrocarburi BilcoFlex è in grado di resistere alle severissime condizioni di temperatura e pressione generate dal fuoco da idrocarburi. E garantisce la messa in sicurezza dell’impianto, oltre che del personale. A descriverlo Tesorino Fragomeli Amedeo Longhi

reatività e spirito d’iniziativa sono le doti che, malgrado l’attuale difficile situazione economica, hanno consentito a una particolare realtà italiana di imporsi sul mercato internazionale, unitamente alla disponibilità di mettersi in gioco con investimenti in tecnologia e risorse umane notevoli. «Oggi siamo in grado di competere – sottolinea orgogliosamente Tesorino Fragomeli della Bilco AntiTesorino Fragomeli della Bilco Antifire Engineering fire Engineering – con sodi Milano. Nelle altre immagini, alcune fasi di cietà estere aventi dimenprogettazione e realizzazione delle protezioni anti fuoco www.bil-co.it sioni e mezzi notevolmente superiori ai nostri e spesso con agevolazioni e aiuti che ricevono dai loro governi. La ricerca tecnologica è stata sicuramente determinante ma malgrado si parli sempre del valore del “made in Italy” troppe volte in Italia società come la nostra vengono invece lasciate sole dalle istituzioni che spesso, non aiutano o addirittura frenano la crescita. Ad esempio ultimamente anche i contributi Ice per aiuti economici per le partecipazioni

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a fiere all’estero o alla ricerca sono stati tolti». Quali sono le caratteristiche del vostro BilcoFlex? «È un prodotto in grado di resistere alle severissime condizioni di temperatura e pressione generate dal fuoco da idrocarburi. Scopo delle protezioni Bilcoflex è garantire il funzionamento delle apparecchiature presenti in impianto durante un eventuale incendio e per un periodo di tempo sufficiente a mettere in sicurezza il ciclo di produzione dell’impianto stesso, oltre che del personale. Il sistema è molto apprezzato per la facilità di montaggio, ottenuta grazie a un particolare sistema di fissaggio testato e certificato. Occupando spazi ridotti rispetto ai sistemi tradizionali, in particolare su impianti off-shore, ha ottenuto in brevissimo tempo l’interesse delle più importanti società di ingegneria del settore Oil&Gas». Come vengono realizzati i test sulle protezioni antifuoco? «I test di resistenza al fuoco vengono realizzati in laboratori accreditati. Al mondo ne esistono solo tre in grado di simulare le difficili condizioni generate da un incendio da idrocarburi, uno negli Stati Uniti e due nel Nord Europa.


Tesorino Fragomeli

1500 GRADI La temperatura che le protezioni BilcoFlex devono sopportare durante i test

I test consistono nel sottoporre un campione di nostra produzione a un getto di fuoco generato da un idrocarburo a una pressione molto elevata. La temperatura della fiamma raggiunge i 1500 °C e la pressione è di circa 10 bar. La protezione Bilcoflex deve garantire per almeno due ore una temperatura interna non superiore ai 100 °C, condizione limite per il funzionamento delle apparecchiature e difficilmente raggiungibile con materiali tradizionali. I test vengono presenziati da enti terzi che poi certificano i risultati ottenuti. Senza tali certificazioni e quindi investimenti non è possibile fornire in questo particolare settore di mercato». Qual è il quadro normativo che regola il vostro settore? «Si fa riferimento agli standard americani e nord europei, le zone che per prime hanno investito su ricerca e creazione di laboratori in grado di simulare il comportamento del fuoco e incrementare i livelli di sicurezza sugli impianti petroliferi. In Italia siamo stati i primi e siamo tutt’ora gli unici in grado di rispettare tali standard e la certificazione rilasciata ne è la dimostrazione». Com’è strutturata la società e in particolare il settore di progettazione, ricerca e sviluppo? «La Bilco Antifire Engineering è composta da

un ufficio commerciale molto dinamico che nel giro di pochi anni è riuscito a coprire buona parte del mondo sia con un presenza diretta, in Medio Oriente con la Bilco Middle East, che attraverso società rappresentanti. Disponiamo poi di un Ufficio Tecnico fatto di personale giovane, preparato e motivato che grazie all’esperienza acquisita sul campo negli ultimi anni e all’ausilio di particolari software per la progettazione, è stato il motore trainante dello sviluppo della società. Parte del settore tecnico è dedicato alla ricerca e sviluppo di nuove soluzioni e miglioramento continuo del prodotto. È suo il merito di essere riuscito poco tempo fa a superare altri severi test che ci consentiranno di essere più competitivi e di aggredire nuovi mercati, in particolare quello dell’impiantistica off-shore per l’estrazione di gas e petrolio». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 227


SICUREZZA SUL LAVORO

Lo sviluppo tecnologico dei sistemi antincendio Sviluppare sistemi antincendio efficienti è decisivo per garantire la sicurezza delle persone sui posti di lavoro, delle strutture e dei beni lì contenuti. La tecnologia ha fornito nuovi sistemi. Ne parla Gianluigi Mussinelli Manuel Zanarini

sistono diversi sistemi antincendio, a seconda delle esigenze dell'ambiente e delle strutture su cui vengono installati. Come conferma Gianluigi Mussinelli, titolare della Sebino Antincendio di Bagnatica, azienda che dal 1982 progetta, costruisce e installa sistemi automatici di spegnimento incendi, «noi siamo particolarmente specializzati nel lavorare nelle strutture di logistica, ma montiamo sistemi adatti a ogni tipo di struttura, tenendo conto delle dimensioni delle aree su cui si deve intervenire e sugli oggetti che vi sono contenuti».

E Personale durante montaggi di cantiere www.sebino.eu

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La strategia dell'azienda è quella «di coprire tutte le fasi: progettazione, fabbricazione, installazione, avviamento e manutenzione del sistema. Quest'ultimo aspetto merita un approfondimento perché i nostri sono sistemi passivi che non necessitano di interventi umani, ma al tempo stesso non sono sistemi produttivi. Spesso, gli utilizzatori non prestano la dovuta attenzione alla loro manutenzione. Tutti ci auguriamo che essi non debbano mai entrare in funzione, ma se dovesse succedere è vitale che siano tenuti in condizioni ottimali». Come detto, la scelta del sistema ideale dipende dallo spazio da


Gianluigi Mussinelli

preservare e dagli oggetti che vi sono contenuti, ma ne esiste uno quasi standard, come conferma Mussinelli, «si tratta dello sprinkler a umido o a acqua. Vengono posizionati spruzzatori in punti strategici, collegati fra loro da tubazioni di diametri vari dettati da calcoli idraulici e quando la temperatura raggiunge certe gradazioni, normalmente in un range tra i 65 e i 100 gradi, si attivano e sommergono la struttura sottostante con ingenti quantità di acqua nel giro di pochi secondi. Si tratta di una rete di tubi metallici che sopporta grandi pressioni. Come detto sono sistemi automatici passivi, quindi non c'è bisogno dell'intervento umano, ma entrano in funzione appena si riscontra un certo calore. Sono indipendenti da sistemi elettrici che potrebbero essere messi fuori uso dall'incendio stesso, e hanno lo scopo di bloccare le fiamme dove si generano, evitando che si propaghino in altri ambienti. Sono i più comuni, e si trovano di solito nei centri commerciali, nei cinema, nei teatri, negli ospedali, e nelle grandi strutture di logistica e stoccaggio di materiali». Per le sue caratteristiche, tale sistema non è adatto a ogni situazione, per questo si sono sviluppate idee diverse. Come sostiene Mussinelli, «lo sprinkler non è adatto, in genere, per archivi di documenti cartacei o luoghi con impianti elettrici. Per questi casi, abbiamo un altro sistema che nebulizza acqua ad alta pressione in modo che le goccioline saturino l'ambiente di umidità, spegnendo le

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I nostri sono sistemi passivi: non necessitano di interventi umani, ma proprio per questo la manutenzione è molto importante

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fiamme. Esiste anche un'altra soluzione, che utilizza gas speciali o inerti, i quali, usati in luoghi chiusi o a tenuta stagna, riempiono gli ambienti di gas e togliendo l'ossigeno, impediscono all’incendio di svilupparsi. Con un concetto analogo funzionano i sistemi a schiuma che impediscono al fuoco di propagarsi». Visto il settore di utilizzo, particolare attenzione va prestata alla sicurezza, come afferma il titolare della Sebino, «tutti gli impianti sono certificati secondo le norme della Ue e nel caso siano destinati a multinazionali, spesso ci atteniamo alle più severe norme statunitensi, come quelle per la certificazione NFPA». Negli ultimi due anni la crisi si è fatta sentire sui nuovi investimenti, dato che le aziende sono un po' bloccate; ciononostante, esistono spazi di crescita, soprattutto sull'estero. Come afferma Mussinelli, «lavoriamo con alcuni main contractors esteri per diversi mercati e abbiamo potenziato la nostra sede di Bucarest». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 229




COMUNICAZIONE

La grafica al servizio della comunicazione Gli investimenti in ricerca e sviluppo costituiscono una condizione importantissima in un settore che fa della tecnologia la sua anima. Sandro Ferroli racconta la sua esperienza nell'ambito dell'industria grafica Lodovico Bevilacqua

n un mondo globalizzato e fortemente condizionato dall'importanza dell'immagine e delle pubbliche relazioni, investire sulla comunicazione diventa imperativo anche nell'ambito industriale. La forma di comunicazione scelta, la capacità di renderla efficacie ed originale, la creatività con cui si trasmette il proprio messaggio fanno ormai stabilmente parte di ogni strategia aziendale, costituendone peraltro un capitolo tenuto in grande considerazione. Così descritta, tuttavia, la comunicazione rimane un ambito piuttosto ampio e dispersivo e diventa quindi interessante andare ad analizzare più nel dettaglio l'attività che trasforma dà concretezza alle idee e ai concetti sunnominati, ovvero la grafica. Esiste infatti un settore estremamente specializzato che si occupa, su mandato delle grandi società, della realizzazione concreta delle politiche comunicative partorite dal marketing aziendale. Sandro Ferroli, titolare della ditta Cartograf, con sede a Binasco, non ha dubbi sulle priorità da osser-

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Sandro Ferroli, titolare della Cartograf GS di Binasco (MI) www.cartografgs.it

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vare in questo settore: «Parlando di immagine, è scontato che la qualità dei nostri prodotti debba essere considerata – più che una caratteristica positiva – una condizione da cui è impossibile prescindere». Al di là della sua importanza, la qualità è tutt'altro che facile da garantire. Qual è la vostra politica aziendale finalizzata a questo importante scopo? «In un settore dove la tecnologia ricopre una grande importanza, una via obbligata da percorrere è senza dubbio quella degli investimenti. Nella nostra società siamo particolarmente convinti della necessità di stanziare cifre anche importanti nella ricerca e nell'aggiornamento delle nostre macchine e spesso abbiamo fatto scelte vicine al limite del rischio, ma che si sono sempre rivelate giuste e funzionali al benessere dell'azienda. Partecipiamo continuamente a fiere ed esaminiamo attentamente ogni innovazione tecnica che viene proposta dal mercato, perché l'efficacia derivata dall'utilizzo di macchinari dalle potenzialità sempre migliori è fondamentale; au-


Sandro Ferroli

In un settore dove la tecnologia ricopre una grande importanza, una via obbligata da percorrere è senza dubbio quella degli investimenti

mentare la qualità della produzione e allo stesso tempo contrarre i tempi di tutte le fasi produttive è nodo gordiano della nostra attività». Un’attività che non si limita alla semplice stampa dei prodotti. Come affrontate la fase di elaborazione? «Premetto che anche in questa fase la tecnologizzazione ha segnato uno spartiacque, poiché i computer, nella odierna litografia, tipografia e cartotecnica, hanno mutuato gran parte delle mansioni dell'uomo, essendo molto più indicati per compiti importanti come – per esempio – la scelta e la taratura dei colori, dove possono garantire una precisione altrimenti inarrivabile. La fase di elaborazione è spesso delicata, poiché può capitare che il materiale fornito dal cliente, sui cui poi realizzare il prodotto finale, sia di scarsa qualità. Naturalmente la nostra professionalità ci impone di garantire comunque un ottimo risultato finale, cosa che riusciamo spesso a ottenere, anche senza un riconoscimento economico per la complessità della fase elaborativa. Tale sforzo viene comunque – di so-

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lito – informalmente riconosciuto e apprezzato dal cliente, con il conseguente effetto fidelizzare il cliente stesso, soddisfatto dalla professionalità messa al suo servizio». Qual è l'ambito di riferimento per quanto riguarda la vostra clientela e che caratteristiche ha? «Noi principalmente collaboriamo con aziende farmaceutiche, parafarmaceutiche e cosmetiche, in gran parte estere. La nostra specializzazione nella produzione di astucci ci rende infatti importanti punti di riferimento per le società impegnate in questo ambito. La qualità produttiva si conferma una necessità, in quanto, a dispetto delle sue scarse dimensioni, si tratta di un settore di mercato estremamente competitivo e concorrenziale, ma che tuttavia ha caratteristiche endogene positive che lo rendono relativamente sicuro, soprattutto in un momento di crisi economica grave e diffusa come quello attuale; prima fra tutte la puntualità dei pagamenti che le grandi aziende sono sempre in grado di garantire».

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EVENTI DI SETTORE

A sostegno dell’automotive l settore automotive rappresenta una delle eccellenze produttive dell’industria italiana, e il distretto bresciano è uno dei centri principali di questo comparto, che conta circa 300 unità locali, 20500 addetti e un fatturato annuo pari a otto miliardi di euro. Proprio a Brescia si svolgerà, dal 20 al 22 ottobre prossimo, Teknomotive, un’importante iniziativa fieristica che, corredata da un ricco programma di sessioni tecniche, convegni e tavole rotonde, metterà in mostra tecnologie, componenti, attrezzature, prototipi, materiali e accessori destinati ai settori dell’automotive, del trasporto commerciale e industriale, ferroviario, navale e aeronautico. Abbiamo approfondito l’argomento con Mario Conserva, vicepresidente di AlfinEdimet, società organizzatrice dell’evento insieme a Brixia Expo-Fiera di Brescia. Come si inquadra questo nuovo evento nel sistema delle fiere di settore business to business? «Con Teknomotive vogliamo mettere al centro dell’attenzione l'industria manifatturiera italiana operante nel campo dei trasporti, predisponendo uno strumento di respiro internazio-

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Un evento unico a livello europeo, in grado di garantire visibilità internazionale a un settore inserito all’interno di un quadro di forte competitività globale. Gli obiettivi di Teknomotive spiegati dal vicepresidente di Alfin-Edimet, Mario Conserva Guido Puopolo

nale capace di valorizzare il patrimonio nazionale delle conoscenze, del know-how su materiali, componenti e prodotti, sui processi innovativi e sulle connessioni con il mondo della ricerca e dell'Università, con grande attenzione alle piccole e medie aziende. Da anni sentiamo parlare dei rischi legati alla perdita di competitività per molte imprese della filiera e dell’importanza di offrire loro occasioni per esprimere le proprie potenzialità sul mercato internazionale. Ecco, questo è uno degli obiettivi di Teknomotive, opportunità unica per le aziende per potersi proporre e ottenere maggiore visibilità». Generare alleanze e aggregazioni per crescere e competere come settore produttivo e comparto industriale, favorire il trasferimento di conoscenze e tecnologie, valorizzare la ricerca e la diffusione delle conoscenze. Può un’iniziativa come Teknomotive fare tutto questo? «Il progetto è ambizioso, ma siamo abituati a queste sfide. Nel 1996 partimmo con una scommessa: organizzare una fiera sull’alluminio e sulla fonderia. Nacque così Metef, un’iniziativa di grande successo che negli anni seguenti ha ispirato decine di eventi simili in tutto il mondo. Teknomotive è un’altra grande scommessa, che si innesta sull’esperienza ormai ventennale di Alfin-Edimet nell’organizzazione di fiere ed eventi. Crediamo profondamente in questo progetto, nato all’insegna dell’aggregazione e delle sinergie, perché frutto degli sforzi congiunti nostri e delle istituzioni locali, della Camera di Com-

Mario Conserva, vicepresidente di Alfin Edimet Spa


Mario Conserva

IL METEF-FOUNDEQ SCEGLIE VERONA etef-Foundeq, fiera biennale tra le principali a livello internazionale per l’industria dell’alluminio, dei metalli tecnologici e delle macchine e attrezzature per la fonderia, sceglie Verona. La rassegna, organizzata da Alfin-Edimet Spa, network multimediale leader nel mondo dei metalli, si svolgerà dal 18 al 21 aprile prossimi nel prestigioso quartiere fieristico veronese. «L’accordo con Veronafiere è motivo di grande soddisfazione per noi – spiega Mario Bertoli, presidente di Alfin-Edimet – Il trasferimento della manifestazione a Verona già a partire dal 2012 ci offre prospettive di grande crescita e affermazione a livello internazionale, ed è un buon esempio di come sia possibile fare sistema nel nostro Paese. La collaborazione con il quartiere fieristico di Verona, in grado di offrire infrastrutture, servizi e supporto all’altezza dei principali poli fieristici internazionali, ci permetterà di rafforzare la competitività di Metef-Foundeq, già accreditata tra le principali rassegne del comparto metallurgico a livello mondiale». www.metef.com

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MLD EURO

Questo, all’incirca, il fatturato totale del distretto bresciano dell’automotive, tra i principali in Italia

mercio di Brescia, delle associazioni e del sistema di imprese interessate». Quindi fare sistema per competere sul mercato globale. Ma le aziende italiane hanno capacità e possibilità di non essere travolte dalla concorrenza low cost? «Dati statistici e studi di settore indicano l’alto livello di competenze tecnologiche e culturali delle nostre aziende. Quello che manca è uno strumento che funzioni da catalizzatore all’interno del tessuto produttivo e delle relative connessioni culturali ed infrastrutturali. È, se vogliamo, il concetto di fare gruppo, laddove i vantaggi dello sforzo comune sono palesemente superiori alle divisioni altrettanto naturali collegate alle individualità aziendali. Teknomotive è un strumento che, favorendo le sinergie e la relazioni tra gli attori del settore, rappresenta un presupposto fondamentale per vincere le sfide del mercato. Un’idea che nasce dal cuore della Lombardia ma guarda lon-

tano, alle aree di maggior sviluppo potenziale del settore. Per questo è fondamentale garantire una sostanziale presenza di operatori provenienti da quei Paesi che sviluppano attività significative nel comparto. Al riguardo sono stati definiti accordi con strutture operanti sul mercato estero per la partecipazione di delegazioni di buyers qualificati provenienti, tra gli altri, da Stati Uniti, Russia, Germania, Francia, Far East e America Latina, che saranno in visita alla manifestazione e che potranno incontrare gli espositori in meeting one-to-one, grazie alla speciale formula di trade matching appositamente predisposta. Solo per citarne alcuni, sono supporter di Teknomotive 2011 Alcoa, Ansaldo Electric Drives, Camozzi, Cobi Meccanica, Constellium, Continental, CRF-Centro Ricerche Fiat, Cromodora Wheels, OMR-Officine Meccaniche Rezzatesi, SKF, SSAB, Streparava, VM Motori». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 235


Location d’eccezione Installare una struttura in pochissimi giorni e fornire tutte le attrezzature necessarie a ricreare un ambiente spettacolare: questo il compito dei professionisti degli allestimenti per la realizzazione di eventi. L’esperienza di Federico Guglielmi Emanuela Caruso

Q In alto, strutture allestite per il 68° Festival del Cinema di Venezia; in basso, installazione per un evento moda realizzata dal Gruppo 2a, società con sede a Zibido San Giacomo (MI)

uando pensiamo agli eventi dello spettacolo, della moda e dello sport, visualizziamo all’istante scenografie, strutture e allestimenti magnifici e all’avanguardia, capaci di ricreare atmosfere uniche e d’impatto adatte a ogni tipo di circostanza. Senza le giuste strutture e i giusti impianti probabilmente una sfilata, la prima di un film o una gara olimpica non susciterebbero le stesse emozioni e non riscuoterebbero lo stesso successo. A garantire la progettazione e la perfetta installazione dei vari allestimenti ci pensano i professionisti del settore e le loro aziende, tra cui una delle più importanti è la Gruppo 2a Srl. Questa società, nota sia a livello nazionale che europeo, progetta, produce, vende e noleggia tensostrutture e tendostrutture di copertura utilizzate in ambito civile e industriale, sia pubblico che privato. «Gruppo 2a – spiega

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Federico Guglielmi, uno dei titolari dell’azienda – fornisce strutture per eventi quali fiere, sfilate di moda, spettacoli, meeting, incontri per la comunicazione aziendale, congressi e manifestazioni sportive. Non ci limitiamo solo a costruire la location, ma anche ad arredarla e allestirla con tutto ciò che serve per ricreare un ambiente interno e a completarla con ogni sorta di attrezzatura necessaria, dalle pavimentazioni ai sistemi multidirezionali, dalle tribune agli impianti di riscaldamento e raffreddamento». Quali differenze ci sono tra le strutture di copertura utilizzate negli impianti definitivi e permanenti e quelle invece proposte per gli impianti dello spettacolo? «Per quanto riguarda le forme non ci sono grandi differenze, perché abbiamo creato una tipologia standard di strutture che possa andare bene ed essere funzionale per ogni tipo di occasione; la diversificazione di ogni installazione la otteniamo attraverso gli arredamenti interni o altri particolari. Ad esempio un impianto di copertura può essere allestito con un tetto nero, bianco, trasparente o colorato, ed ecco che il modello standard varia e può avere usi diversi. Se parliamo invece di materiali


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La diversificazione di ogni installazione per

utilizzati, c’è una piccola differenza nelle strutture destinate la messa in scena di varie tipologie di eventi è al mercato dell’evento singolo, ottenuta dal Gruppo 2a attraverso l’estetica dove, per contenere i costi, ven- esterna, gli arredamenti interni o altri particolari gono impiegati materiali meno durevoli, rispetto alle membrane all’avanguardia con una durata nel «Forniamo sia l’uno sia l’altro servizio. tempo molto più lunga utilizzati per il mer- Quando un cliente arriva da noi con delle cato delle strutture permanenti». specifiche richieste e una proposta creativa, ci A fronte di quanto appena detto, quindi, occupiamo dell’ingegnerizzazione del suo proche tipo di flessibilità d’uso hanno le vostre getto. In questi casi il nostro compito non è Panoramica della strutture? solo soddisfare le varie aspettative ed esigenze location in fase di «I modelli standard, ad esempio gli Expo ad della parte creativa, ma soprattutto quello di ultimazione per un evento svolto a Lajatico Arco di nostra introduzione sul mercato già da strutturare, ovvero di “riuscire a far stare in (PI). Le installazioni diversi anni, hanno una grande flessibilità, in piedi” una progetto creativo in ottemperanza sono state realizzate Gruppo 2a quanto si allungano e si allargano a seconda alle normative di sicurezza e di costruzione at- dal www.gruppo2a.com della destinazione d’uso. Un paio di anni fa, tualmente in vigore». info@gruppo2a.com ad esempio, per necessità televisive abbiamo Qual è stato finora l’allestimento che più allestito un teatro provvisorio per uno spetta- vi ha dato soddisfazione e quali lavori colo di lunga tenitura dell’ artista Fiorello tra- aspettano la Gruppo 2a nell’immediato fusmesso anche da Sky, all’interno di una strut- turo? tura standard, ma allargata e allungata per «Si ricorda sempre e volentieri l’ultimo. Lal’occasione. I modelli più particolari, po- vorando da anni per la Biennale di Venezia tremmo dire più di design, sono invece meno possiamo dire che gli allestimenti dei loro flessibili, come la pressostruttura tipo Globo eventi sono sempre magnifici e di grande da noi portata sul mercato del noleggio e de- soddisfazione sia durante la fase di costrugli eventi: si tratta infatti della rivisitazione del zione, sia come impatto una volta terminato concetto del pallone pressostatico che da più il lavoro. L’ultimo è la recente inaugurazione di 40 anni viene utilizzato per la copertura sta- del 31 agosto del 68° Festival del Cinema di gionale dei campi da tennis». Venezia sulla spiaggia del Grand Hotel ExcelProponete al mercato solo strutture pro- sior. Nel prossimo futuro ci aspettano gli algettate da voi o lavorate anche sulla creati- lestimenti delle location per la settimana della vità dei vostri committenti che hanno già in moda che si terrà a Milano nelle prossime mente come dovrà essere il prodotto finito? settimane».

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TRADIZIONI ARTIGIANALI

Fucili realizzati ad arte Costruire fucili grazie a un metodo di lavoro perfezionato oltre un secolo fa, con l’obiettivo di far capire che questi oggetti non sono semplici armi ma pezzi unici, utilizzati in competizioni sportive. È questa la mission di Enrico Gamba Diego Bandini ur essendo un’arma, che deve essere quindi utilizzata sempre con le dovute precauzioni, il fucile è anche uno strumento sportivo, la cui costruzione è il frutto di decenni di esperienza professionale tramandata di generazione in generazione. Un lavoro di estrema precisione, in cui si incontrano passione artigiana e tecnologie all’avanguardia. «Il progresso tecnologico è per noi un mezzo per realizzare armi senza compromessi, al top quanto a prestazioni e materiali, ma nel contempo ancora alla portata di molti», sottolinea Enrico Gamba, titolare della Renato Gamba, storica azienda bresciana specializzata nella produzione di fucili di altissima qualità. Sotto quali aspetti e processi, progettuali e produttivi, la tradizione artigianale si incontra con le più importanti innovazioni tecnologiche?

P Enrico Gamba, titolare della Renato Gamba di Gardone Val Trompia (BS) www.renatogamba.it

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«L’essenza del prodotto arma è profondamente mutata nel corso del tempo, e il progresso tecnologico ha spostato l’accento dal know-how esecutivo a quello progettuale. Ultimamente ci siamo specializzati nella costruzione di fucili per il tiro a volo, utilizzati anche alle Olimpiadi. Il nostro prodotto di punta è infatti un fucile da tiro tecnologico, ma anche molto curato nelle linee e negli allestimenti: si tratta del Daytona, uno dei sovrapposti vincenti su scala mondiale, scelto come fucile da diversi campioni e squadre internazionali. È importante sottolineare che le nostre armi, anche quelle con la più spinta meccanizzazione della produzione, non sono mai anonimi oggetti, ma vantano cura formale, spiccata personalizzazione e una “messa a punto” generale che solo le mani di esperti artigiani possono realizzare. Quello che noi offriamo è infatti un prodotto realizzato su misura, sulla base delle specifiche esigenze dei nostri committenti, dal calcio del fucile alle canne». Vi risulta facile reperire maestranze artigianali oppure riscontrate anche voi le stesse difficoltà che affliggono buona parte dei comparti storici italiani? «La ricerca di personale qualificato, in effetti è, anche per noi, un problema da non sottovalutare. Quello che sta venendo a mancare è il ricambio generazionale. Ci sono pochi giovani disposti a operare in questo settore, tanto che attualmente la manodopera di cui disponiamo non è sufficiente a coprire le esigenze del mercato». Come si potrebbe ovviare, secondo lei, a questa situazione di difficoltà? «I giovani andrebbero formati in maniera adeguata, e per questo bisognerebbe incrementare il valore delle scuole artigiane, un patrimonio del


Renato Gamba

nostro paese che va salvaguardato. Un altro elemento da tenere in considerazione per favorire la riscoperta del lavoro artigiano è rappresentato dal fattore economico, visto che un operaio specializzato può arrivare a guadagnare cifre molto interessanti. Occorrono più incentivi da parte dello Stato tesi a favorire la creazione di scuole artigiane direttamente presso le aziende, con contributi diretti alla formazione del personale , dove l'apprendista, con una formazione base, può diventare negli anni un ottimo armiere». In quali mercati siete maggiormente presenti con i vostri fucili? «I nostri prodotti sono rivolti a un target di livello medio-alto, molto esigente e attento alla ricerca di fucili di qualità. Per questo commerciamo soprattutto con paesi economicamente solidi, tra cui USA, Giappone, Regno Unito, Medio Oriente e Australia, senza dimenticare però le realtà emergenti che presentano grandi potenzialità di crescita, tra cui India, Cina e Russia». La Renato Gamba, in ambito sportivo, ha anche ottenuto importanti successi a livello agonistico. Quali sono i principali obiettivi per i prossimi anni? «Nel passato i nostri fucili hanno vinto più di trenta titoli mondiali, con annessi diversi record del mondo e medaglie olimpiche. L’anno prossimo ci saranno le Olimpiadi di Londra e l’obiettivo è sicuramente quello di contribuire alla vittoria di prestigiose medaglie, anche se siamo consapevoli che per raggiungere un risultato del genere in una competizione così importante, sarà necessaria anche una buona dose di fortuna». Quali sono, invece, le prospettive per il futuro dell’azienda? «Non miriamo ai grandi numeri ma ai grandi fu-

L’anno prossimo ci saranno le Olimpiadi di Londra e l’obiettivo è sicuramente quello di contribuire alla vittoria di prestigiose medaglie

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cili e ai grandi successi. La nostra visione del mercato è, sotto certi aspetti, in controtendenza rispetto ai nostri concorrenti. Ci siamo posti l’obiettivo di rendere questo sport più adatto ai giovani e alle donne, più dinamico, fresco. E tale visione ci sta premiando, visto che nell’ultimo anno il nostro fatturato è aumentato sensibilmente, nonostante il periodo di difficoltà economica generale, a testimonianza di come i prodotti di qualità non conoscano crisi. Chiunque può praticare il tiro a volo, è molto più semplice prendere il porto d’armi per uso sportivo che non la patente. Attualmente stiamo sviluppando un importantissimo progetto con alcuni partner del Medio Oriente, sul quale facciamo molto affidamento, mentre vogliamo ulteriormente rafforzare e migliorare il nostro servizio di post vendita, per cercare di essere sempre più vicini ai nostri partner». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 239


PRODOTTI PER BELLE ARTI

L’arte risplende nei colori Un costante work in progress, capace di attraversare diverse epoche storiche, sempre al servizio degli artisti. Come trasformare la materia pittorica nella perfezione di un’opera d’arte secondo Giovanna Agostoni Belinda Pagano

l grande problema della pittura è unire disegno e colore». Così Gianni Maimeri, fondatore nel 1923 dell’omonima azienda di Bettolino di Mediglia nel milanese, riassume i pensieri di milioni di artisti impegnati a trovare nel colore la migliore resa possibile. Una realtà imprenditoriale nata dalla perspicacia di un singolo artista che, partendo dalle sue esigenze, decise di produrre da sé i prodotti utili alle sue creazioni. Oggi siamo di fronte a un’azienda altamente evoluta che produce articoli moderni e innovativi. Giovanna Agostoni, amministratrice della azienda Maimeri insieme a Gianni Maimeri, nipote del fondatore, racconta come belle arti e tecnologia riescano a fondersi in prodotti dalle peculiarità

«I Sotto, al centro, Leone Maimeri, figlio del fondatore della Maimeri Spa e attuale presidente, tra gli amministratori della società, Giovanna Agostoni e Gianni Maimeri nipote omonimo del fondatore. In alto, immagine di un dispersore

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uniche e perfettamente rispondenti alle molteplici esigenze dell’artista. Quali sono state le principali tappe evolutive nell’esperienza della Maimeri, sia dal punto di vista dell’arte pittorica che della realtà imprenditoriale di Gianni Maimeri? «Esiste un forte interscambio tra il mondo dell’impresa Maimeri e l’arte. All’inizio dell’attività questo legame era impersonato direttamente dall’autore Gianni Maimeri il quale è sempre riuscito, grazie alla sua abilità artistica, a comprendere appieno le esigenze dei pittori, producendo e testando i prodotti direttamente nei suoi lavori. Negli anni ’50 le tecniche pittoriche erano fondamentalmente tempere, acquerelli, oli, matite e gessi e, su questi, Gianni Maimeri si concentrò per ottenere le cromie necessarie a esprimere e rappresentare il mondo che lo circondava. Nel frattempo l’azienda si è evoluta grazie alle nuove scoperte in laboratorio. Negli anni ’60, infatti, la chimica ha creato e ottenuto resine derivate dal petrolio o da altri componenti, ampliando significativamente la gamma di possibili prodotti». Il colore, dunque, come centro focale dell’essenza pittorica. Quali sono state le ricerche in tale direzione? «La ricerca è il fondamento base dalla quale si sviluppa tutta la nostra produzione. Si sono infatti intrapresi una serie di studi per comprendere meglio l’importanza del colore nella vita quotidiana e si è scoperto come il colore, inteso


Giovanna Agostoni

Negli ultimi anni abbiamo concentrato la nostra ricerca sul cambiamento della percezione del colore portato dalla tecnologia digitale

come percezione, sia qualcosa che sollecita sempre più i nostri sensi. Proprio per questo si è cercato di capire come questa percezione fosse cambiata negli anni e come sarebbe dovuto essere il nuovo prodotto utile agli artisti per esprimersi al meglio nella società contemporanea. Attraverso queste ricerche è emersa la considerazione che il colore non è unicamente tono, ma racchiude in sé caratteristiche materiche differenti e, proprio per questo, si è focalizzata l’attenzione sull’aspetto materico, sviluppando concetti quali lucido/opaco, ruvido/liscio, trasparente/coprente». Questa serie di innovazioni fa pensare alla versione HD. «Il colore a olio HD nasce proprio dal concetto del colore fornito da un video digitale: una cromia particolare con caratteristiche uniche perché originate dall’unione di fasci di luce. Si è cercato così di riprodurre, in termini materici, un colore capace di dare questo tipo di impatto all’osservatore e si è ottenuto un olio trasparente dai toni molto vividi. Questa particolare tecnica pittorica, grazie a peculiarità uniche nel suo genere, sta riscuotendo enorme successo. Proprio per questo sono state avviate numerose iniziative in collaborazione con accademie e musei, come

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ad esempio il concorso promosso da Academy of Fine Arts insieme alla Fondazione Maimeri». Quali sono i prodotti più richiesti dai pittori contemporanei? «Gli articoli che hanno maggior mercato sono soprattutto i prodotti acrilici perché hanno una diffusione molto ampia e vengono utilizzati sia da pittori comprovati che da principianti. Hanno anche un vasto mercato i colori a olio. Per ampliarne l’utilizzo abbiamo concepito gamme totalmente atossiche, come la linea Maimeri Olio, non pericolosa per l’ambiente, completata da diluente e detergente inodore non dannosi per il pianeta». Come viene vissuto il legame tra arte/colore e territorio? «Le origini sono importanti almeno quanto i prodotti realizzati, per enfatizzare questo legame abbiamo creato le Terre Grezze d’Italia, colori a olio composti da terre dall’aspetto ruvido, opaco e coprente, che fanno riferimento alle terre italiane. L’azienda è molto legata al territorio. Il personale è composto da quasi cento individui tutti provenienti da paesi circostanti e l’intera produzione viene realizzata a Bettolino di Mediglia».

In alto a sinistra, raffinatrice in acciaio; a destra, una fase di confezionamento www.maimerispa.it

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CONSULENZA

Tra consulente e imprenditore «Agli imprenditori serve chiarezza, trasparenza e una buona “dieta” della nostra burocrazia». Il ruolo e la funzione del consulente finanziario nelle parole di Alberto Minasi Manuel Zanarini

a situazione economica attuale e le complicazioni legislative e fiscali dovrebbero spingere gli imprenditori italiani a collaborare maggiormente con professionisti in grado di fornire nuove e più moderne idee, in modo che le imprese possano superare le difficoltà contingenti e strutturarsi in modo più efficiente. Purtroppo, molto spesso a causa di una mentalità imprenditoriale ancora “indietro”, ci si affida quasi esclusivamente alle proprie capacità, cosa che oggi porta a non sfruttare appieno le possibilità presenti sul mercato. Abbiamo parlato di come si sta evolvendo il ruolo del consulente finanziario e commerciale, con Alberto Minasi, titolare e legale rappresentante della Inter Cisa, di Como, azienda attiva nel settore. Come viene vista oggi la figura del consulente, da parte della classe imprenditoriale? «Nel contesto attuale, la figura del consulente sarebbe strategica e necessaria, tuttavia ancora oggi si preferisce confidare su un modello amministrativo e di gestione “vecchio stampo”. In realtà, anche nelle piccole realtà, avere al proprio fianco una persona fidata, un consigliere, è fondamentale». Qual è il problema maggiore che dovete superare per convincere gli imprenditori? «Il nostro lavoro si può svolgere in modo ottimale solo se si riesce a vincere la diffidenza di molti imprenditori verso questo genere di figure professionali, ai quali spesso ricordo che provare non costa nulla». Sotto quale aspetto un consulente potrebbe migliorare la gestione di un'azienda? «Non c’è un aspetto particolare: tutta la fase di gestione e amministrazione dell’azienda può

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essere revisionata. Generalmente inizierei dalla contrattualistica, troppo spesso abbandonata in nome del semplice “accordo verbale”; accordo che spesso crea problemi di interpretazione e fraintendimenti tra le parti. Importante anche la parte del recupero crediti, troppo spesso trascurata per gli eccessivi costi, ma su cui si può intervenire con un'indagine patrimoniale. Infine, la gestione dei debiti. A riguardo, vi sono un’infinità di soluzioni, nei rapporti con le banche e i creditori anche privilegiati, che possono aiutare le imprese a risollevarsi». Come può un consulente aiutare un imprenditore nella gestione finanziaria? «Il lavoro del consulente è appropriarsi, utilizzare e divulgare le idee e gli strumenti migliori, affinché l’imprenditore faccia la scelta migliore. Il compito dell’imprenditore è prima fidarsi ed ascoltare, poi decidere. Viene da chiedersi, a volte, come si possa confidare solamente di chi è atto a sistemare i conti e far predisporre sempre a costui un piano industriale da cui deve emergere una situazione

Alberto Minasi, titolare e legale rappresentante dell'azienda InterCISA di Como, con suo padre Vincenzo, avvocato alberto@minasi.it


Alberto Minasi

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Tutta la gestione di un’azienda può essere revisionata. A cominciare dalla contrattualistica, molte volte abbandonata in nome del semplice “accordo verbale”, spesso portatore di problemi interpretativi e fraintendimenti

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diametralmente opposta a quella su cui ha lavorato, per richiedere un finanziamento, ad esempio. Il consulente, invece, analizzati i dati e conosciute le criticità può trovare il giusto compromesso». Questa consulenza sarebbe molto utile anche nei confronti delle banche? «Molto spesso, gli imprenditori pensano ancora che il “nome” sia tutto nei rapporti con gli istituti di credito; invece, oggi, questo vale molto meno. L’imprenditore deve abbandonare la visione personale del lavoro, imparando che, fuori dai canali ordinari cioè non “alla maniera di una volta”, vi sono strumenti, che solidificano i rapporti commerciali e rendono più forte un’azienda». Anche i rapporti con lo Stato, e con il Fisco in particolare, creano non pochi problemi alle aziende. «Nessun ente statale vuole far fallire un’azienda perché non è nello spirito del sistema; infatti, è l'unico caso in cui si verifica l'esdebitazione: in poche parole, con il fallimento i debiti della società fallita “muoiono”, quindi lo Stato finirebbe col perdere del denaro. Ci sono, quindi, tantissimi rimedi ad ogni problema. V’è da dire, poi, che molte cartelle esattoriali sono assurde: non tutti sanno che esistono strumenti, come prescrizioni, decadenze o nullità, grazie ai quali è possibile far valere i propri diritti». Su quali aspetti il legislatore dovrebbe intervenire per agevolare il vostro lavoro e la vita delle imprese? «Per gli imprenditori credo che ci voglia chiarezza, trasparenza e una buona “dieta” della nostra burocrazia. Lo Stato affossa le aziende sotto diversi punti di vista, spesso dimenticandosi che in questo paese la gente lavora fino a tarda sera, per mantenere la propria parola ed è nella routine di ogni giorno che va aiutata. Qui, dunque, si inserisce il consulente che, sono convinto, con il tempo potrà crescere come qualifica professionale, se avrà la fiducia delle imprese». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 245


INFORMATION AND COMMUNICATION TECHNOLOGY

L’Ict sostiene l’impresa er affermarsi in un mercato sempre più globale e competitivo, le aziende guardano alla tecnologia come fattore strategico. Le reti, i sistemi informatici e di comunicazione non devono più solo essere efficienti e affidabili, ma integrarsi in una visone più ampia di processi di business, capaci di garantire performance e risultati, supportare nuove strategie, applicativi e servizi, e rispondere alle crescenti aspettative di una nuova generazione di lavoratori e di partner. «Diversi studi dimostrano lo stretto legame esistente tra la crescita di produttività delle aziende e gli investimenti in Information and Communication Technology - ICT - realizzati dalle stesse», sottolinea Vincenzo Cassese, direttore generale di Com.Tel spa, azienda di Milano riconosciuta come uno dei maggiori System Integrator nell’ambito dell’ICT, in grado di fornire ai propri partner tecnologie e competenze che permettano loro di massimizzare le opportunità di business. «È indubbio

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Un interlocutore qualificato e affidabile, per tutti quegli operatori che desiderano migliorare la propria rete di comunicazione aziendale e investire in innovazione. Proposte e soluzioni nel campo dell’Ict secondo Giovanni Grechi e Vincenzo Cassese Guido Puopolo

che la crisi economica che in questi ultimi anni ha colpito l’Europa ha creato tanta incertezza a livello di investimenti. Credo però che ci sia la consapevolezza, da parte dei manager italiani, della necessità di mettere in atto, proprio in questa fase di difficoltà, politiche innovative anche a livello organizzativo, che grazie al supporto delle nuove tecnologie permetteranno alle nostre realtà produttive di essere pronte ad affrontare le nuove sfide dei mercati, una volta terminata questa fase di difficoltà». Com.Tel è infatti una società giovane e dinamica, che in questi anni è stata protagonista di una crescita costante, dovuta anche al perseguimento di una seria strategia di innovazione e sviluppo, come spiega Giovanni Grechi, presidente e amministratore delegato del gruppo: «Nel biennio 2007-2008 abbiamo investito circa il 4 per cento del nostro fatturato in attività di aggiornamento e adeguamento delle risorse a disposizione. Questa strategia ha permesso a Com.Tel di consolidare la propria copertura nazionale , di triplicare il numero di dipendenti passando dai 70 del 2003 agli attuali 220, con una costante crescita di fatturato sino ai 41 milioni di euro del 2010 e un ulteriore incremento a due cifre previsto nel 2011. La politica di Com.Tel – prosegue Grechi - è centrata sull’elevata qualità e affidabilità dei servizi e prodotti offerti, e sul costante impegno nel soddisfare le aspettative dei nostri referenti, instaurando con loro relazioni di lunga durata: tale caratteristica è confermata anche dal pos-

In apertura, Vincenzo Cassese e, a destra, Giovanni Grechi della Com.Tel Spa di Milano www.comtelitalia.it


Giovanni Grechi e Vincenzo Cassese

sesso della certificazione Uni En Iso 9001:2008, a cui si aggiungerà entro l’anno la certificazione Uni En Iso 14001 per garantire nel tempo l'adeguatezza e la conformità del Sistema di gestione della qualità usato, in relazione alle più recenti norme internazionali in materia». Una filosofia, quella della società, incentrata sul modello di sviluppo definito “Customer Centric”, intorno al quale ruotano tre pilastri principali, vale a dire l’instaurazione di partnership consolidate con i vendor leader di mercato, un know-how sempre aggiornato grazie a risorse umane competenti e motivate e una solida credibilità, fondata sul rispetto degli impegni presi e su una capillare presenza sul territorio: «Lavoriamo per aiutare le aziende a cogliere le migliori opportunità offerte dalle nuove tecnologie informatiche e di telecomunicazione. Progettiamo, implementiamo e supportiamo soluzioni di comunicazione intelligenti end-to-end, in grado di offrire un reale vantaggio competitivo – sottolinea Grechi - in modo che le competenze tecniche e le conoscenze acquisite assicurino un’evoluzione aziendale al passo con le più recenti tecnologie ma, ancora più importante, in linea con le reali esigenze di business». Il 2010 è stato un anno caratterizzato da significativi investimenti per la società, che hanno portato in dote una nuova e importantissima collaborazione, come conferma Cassese: «Dal 1 gennaio del 2011 gestiamo tutta la rete ITC di una grande multinazionale, presente in 130 paesi nel mondo, con 500 sedi e oltre 100.000 utenti. Attraverso il nostro sistema organizzativo siamo in grado di risolvere qualsiasi problema tecnico che si dovesse presentare in ognuna di queste sedi, grazie anche al nostro Network Operation Center “NOC” dove lavorano tecnici prepara-

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Progettiamo, implementiamo e supportiamo soluzioni di comunicazione intelligenti end-to-end, in grado di offrire un reale vantaggio competitivo

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tissimi e disponibili 24 ore su 24». Il futuro, dunque, sembra sorridere all’azienda, nella convinzione che presto le nuove tecnologie si affermeranno definitivamente anche sul nostro territorio: «Sono fiducioso che nei prossimi anni anche in Italia, così come negli altri paesi europei, le Istituzioni possano adottare specifiche politiche e piani di investimento per le nuove reti digitali e per lo sviluppo del Cloud Computing - conclude Cassese – poiché questi sono investimenti fondamentali, per permettere alle imprese italiane di essere competitive sui mercati esteri».

LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 247


E-COMMERCE

Prospettive favorevoli per l’e-commerce italiano Un negozio aperto 24 ore su 24, in cui poter cercare prodotti, schede tecniche ed effettuare ordini a seconda delle necessità. Le opportunità offerte dal commercio online nel settore informatico spiegate da Chiara Sioli ed Emanuela Noseda Guido Puopolo

n’idea semplice e immediata: fornire agli operatori del mondo grafico tutte le informazioni sui nuovi prodotti e un listino completo e vantaggioso. È sulla base di questi presupposti che viene fondata, nel 1997, Espresso, società di Cassina Rizzardi, in provincia di Como, nata come mail order in campo informatico ma evolutasi, nel corso degli anni, col preciso scopo di sfruttare le potenzialità di internet per dar vita al proprio commercio: «In Italia il numero di acquirenti su internet è inferiore alla media europea sottolinea Chiara Sioli, responsabile del-

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Sotto, un interno degli uffici della Espresso Srl a Cassina Rizzardi (CO)

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l’azienda insieme a Emanuela Noseda - in quanto riguarda solo il 12% della popolazione contro il 40% del resto del continente. Gli ultimi dati indicano però una decisa inversione di tendenza, con un notevole aumento degli scambi commerciali on line, che sembrano non subire i riflessi della crisi che sta invece attanagliando i canali di vendita tradizionali. Bisogna però sottolineare che, per quel che riguarda le vendite via internet, le imprese italiane scontano ancora un notevole ritardo rispetto ai competitor stranieri, che coprono quasi il 50%del nostro mercato». Con il tempo l’azienda ha subito una profonda trasformazione, adattando sempre di più il proprio business alle opportunità offerte dalla rete. «L'obiettivo iniziale della società è stato quello di porsi come riferimento agli operatori del mondo grafico, selezionando ed offrendo prodotti di provata qualità ai prezzi più vantaggiosi, rivolti a questo specifico segmento di mercato», afferma Noseda. «In seguito abbiamo provveduto ad adeguare il nostro modello di sviluppo alle novità introdotte dalla diffusione di Internet. Dopo aver comunicato per anni con i nostri


Chiara Sioli ed Emanuela Noseda

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Abbiamo provveduto ad adeguare il nostro modello di sviluppo alle novità introdotte dalla diffusione di Internet

Chiara Sioli ed Emanuela Noseda, a capo della Espresso Srl

4.500 CONTATTI Sono le visite che settimanalmente riceve il sito www.espresso.it

utenti attraverso fax mailing, cataloghi cartacei e telefono, attualmente le informazioni sui prodotti commercializzati vengono rese pubbliche sul nostro sito, e inviate periodicamente a chi sottoscrive il servizio di newsletter. Ciò non toglie che ancora oggi buona parte del nostro business dipenda dalle relazioni dirette che il nostro team ha instaurato telefonicamente nel corso degli anni con quella che noi definiamo clientela fidelizzata. Sapere che al di là di una semplice vetrina virtuale esiste un gruppo di persone competenti e motivate, in un posto fisico ben preciso, con delle mansioni chiare e dei legami diretti con le case produttrici dei prodotti offerti, rappresenta senza dubbio un valore aggiunto, che ci contraddistingue dal resto del mercato». Questo però non basta più: le informazioni devono essere infatti attendibili, complete, disponibili subito e a tutti, soprattutto se il target di riferimento è di tipo professionale e quindi propenso all’acquisto di prodotti informatici necessari ad aumentare la produttività lavorativa. «L’utente deve trovare tutte le informazioni di cui necessita senza perdere tempo nella navigazione tra un sito e l’altro – evidenzia Noseda – e noi dob-

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biamo essere sempre in grado di garantire trasparenza e flessibilità». Un altro fattore da non sottovalutare per il successo di un’attività di e-commerce è rappresentato dalla gamma di modalità di pagamento proposte: «Bisogna coprire tutte le tipologie di carte di credito, dare la possibilità di acquistare a rate, eventualmente anche in leasing», conferma Sioli. «Aggiungere tutte queste automazioni al proprio sito di e-commerce, assicurando in ogni istante la massima sicurezza, presuppone l’utilizzo di una piattaforma versatile e potente». Entro la fine del 2011 è infatti previsto il lancio della quarta edizione del sito www.espresso.it, con il quale l’azienda punta a inserirsi nel mercato degli acquisti effettuati via tablet e smartphone. «Questa nuova versione, realizzata tenendo conto delle ultime novità del mondo legato a internet e al commercio elettronico, offre una maggior ricchezza di informazioni e comunicazioni mirate», conclude Sioli. «Elevate prestazioni, sicurezza, accessibilità e velocità sono solo alcuni dei requisiti su cui abbiamo deciso di puntare, per continuare a fornire agli utenti il miglior strumento possibile per il loro lavoro quotidiano». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 249




Milano, capitale della green economy Il territorio diventerà un centro d’eccellenza, un punto di riferimento a livello nazionale e internazionale per i comparti produttivi dell’economia verde. Le aziende americane già guardano con interesse alla crescita del Green economy network lombardo. Ne parla Roberto Testore Elisa Fiocchi

ompetenze, managerialità, università, centri di ricerca, laboratori, istituzioni economiche e finanziarie fanno di Milano la potenziale capitale di un green economy network di rilevanza internazionale. I dati emersi dal censimento compiuto da Assolombarda parlano di un enorme patrimonio verde che conta 400 imprese nella provincia di Milano (aria, acqua, suolo e

C Roberto Testore, responsabile del Progetto ambiente, energia e sicurezza di Assolombarda e presidente del comitato promotore del Green economy network

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bonifiche,rifiuti, rumore esterno, prodotti ecocompatibili, energia da fonti rinnovabili, efficienza energetica, mobilità sostenibile) con un fatturato superiore ai 50 miliardi e caratterizzato dalla presenza di oltre 25mila addetti. Lo studio, condotto in collaborazione con l’Istituto di economia delle fonti di energia e dell’ambiente dell’Università Bocconi, ha reso necessaria una strategia di sistema con il sostegno di un

gruppo di imprenditori e manager in rappresentanza di piccole, medie e grandi imprese associate appartenenti alle filiere verdi. «Abbiamo pertanto promosso il progetto del Green economy network perchè convinti della grande capacità innovativa del nostro territorio», ha dichiarato Roberto Testore, responsabile del Progetto ambiente, energia e sicurezza di Assolombarda e presidente del comitato promotore. «La green economy


Roberto Testore

ha un tasso di crescita importante e non vogliamo farci sfuggire l’occasione di proporre il nostro territorio come punto di riferimento per il mercato nazionale e internazionale». Il progetto assume particolare rilevanza anche in prospettiva di Expo 2015, che metterà proprio il tema della sostenibilità al centro della manifestazione. Cosa è emerso dal censimento e dalla mappatura delle imprese green sul territorio? «Dai dati raccolti è emerso come il territorio milanese è un contesto di assoluto rilievo per quanto riguarda le tematiche ambientali ed energetiche. L’analisi ha evidenziato anche che la maggior parte delle imprese, il 63% circa, ha meno di 50 addetti e che mediamente, nel triennio 2007-2009, ha prodotto un fatturato medio compreso tra 5 e 30 milioni di euro. Alcuni comparti, considerati “maturi” hanno confermato la completezza dell’offerta di prodotti e servizi, ma la sorpresa è aver riscontrato la medesima gamma di offerta an-

che in altri settori “di nicchia” che pensavamo meno sviluppati. L’indagine ha mostrato come le molteplici competenze nell’ambito dei diversi segmenti della green economy possano essere valorizzate incoraggiando una loro organizzazione in filiere. Questa potenzialità di aggregazione è una richiesta che emerge dalle stesse imprese, soprattutto quelle di minori dimensioni, che sottolineano l'utilità di azioni di sistema che possano supportare lo sviluppo, l'innovazione e l'internazionalizzazione». Milano ha le potenzialità per qualificarsi come “capitale verde” di rilevanza internazionale? «Alla luce dei risultati ottenuti fino a oggi, credo che il territorio milanese possa senz’altro qualificarsi come un vero e proprio centro di eccellenza, in grado di rappresentare un punto di riferimento nei confronti del mercato nazionale e internazionale. Non a caso abbiamo deciso di attivare, in collaborazione con il consolato generale americano a Milano,

uno sportello creato al fine di potenziare le relazioni tra le nostre aziende e quelle olIMPRESE treoceano, di promuovere Il numero di imprese missioni commerciali e collache hanno aderito borazioni, scambiare inforfinora al progetto del Green Economy mazioni su policy ambientali Network ed energetiche e sviluppare nuove tecnologie». Che competenze entrano in gioco? AZIENDE «Tra le imprese che aderiLa percentuale che ha meno scono al progetto sono predi 50 addetti senti una molteplicità di ree che nel triennio 2007-2009, altà che spaziano dalla ha prodotto semplice componentistica che un fatturato medio come sappiamo rappresenta compreso tra 5 e 30 milioni di euro la base per le attività imprenditoriali, alla vasta gamma dei servizi passando dai prodotti verdi e alla più complessa impiantistica)». L’Expo è una delle vetrine per far conoscere le potenzialità del network? «Milano sarà nei prossimi quattro anni al centro dell’attenzione mondiale per quanto riguarda la sua capacità di offrire visioni, progetti, prodotti e servizi all’altezza delle sfide poste dalla green economy. Moltissime delegazioni estere visiteranno il nostro territorio e noi saremo pronti a fornire loro un “pacchetto” di risposte per la risoluzione dei loro problemi ambientali ed energetici. Basta solo pensare che in molti di questi paesi le tematiche in questione sono in una fase di crescita esponenziale, lasciando intravedere enormi spazi di business che le nostre imprese, con il loro know how, sono in grado di coprire essendo in grado di compe-

400

63%

LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 253


ENERGIE RINNOVABILI

La città di Milano sarà nei prossimi quattro anni al centro dell’attenzione mondiale

tere nei confronti dei competitor esteri senza nessun timore reverenziale». Che ruolo assume il comitato promotore del Green economy network?

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«Promuoverà la nascita di alleanze tra imprese e individuarà le opportunità di aggregazione esistenti (strumenti legislativi, esperienze di successo, opportunità di finanziamento pubbliche e private) tramite lo sviluppo di progetti industriali congiunti di crescita, innovazione, internazionalizzazione, condivisione di esperienze e know how, creazione di percorsi di formazione specifici per il personale delle imprese coinvolte». Come il comitato si interfaccerà con gli enti pubblici e le aziende private? «Lavorerà per accreditare il network presso la Regione Lombardia, le Camere di Commercio e presso i soggetti detentori di conoscenze, tra cui Cnr, Cestec e Politecnico di Milano, con l’obiettivo di acquisire informazioni

sulle attività in corso e sulle prospettive economiche, tecnologiche e commerciali di maggior interesse. Parallelamente cercherà di favorire la competitività internazionale e il potenziale di offerta delle imprese aderenti; di attrarre investimenti sul territorio nei campi specifici dell’ambiente e dell’energia; di realizzare un monitoraggio sulla domanda e l’offerta di green jobs nell’ambito dell’area metropolitana milanese e della Lombardia al fine di individuare le figure professionali maggiormente richieste e le eventuali aree formative da coprire. È stato realizzato, infine, un repertorio online per dare spazio e visibilità alle aziende che già operano nel settore: uno strumento, costantemente aggiornato per farsi conoscere dal mercato e per trovare partner».



ENERGIE RINNOVABILI

Il patto “verde” dei big dell’energia lombarda sram Italia è uno dei due principali produttori mondiali di illuminazione che ha aderito al progetto del Green economy network. «La nostra presenza – dichiara il direttore generale Roberto Barbieri – assume un significato importante in ottica di continuità con Assolombarda, considerando che investiamo in attività di ricerca e sviluppo circa il 5% del nostro fatturato ogni anno». Per una società dalla forte vocazione internazionale con più di 40mila collaboratori in tutto il mondo, una distribuzione diretta in 150 paesi e 46 siti produttivi in 17 nazioni, il nuovo network lombardo accorcerà ulteriormente le distanze con i mercati esteri: «Consentirà di mettere in moto processi di diffusione e conoscenza, attirare gli investitori su temi di non facile accesso e trasferimento e di creare nuove relazioni di business green». Roberto Barbieri svela le strategie e le ambizioni di un’impresa che ha chiuso il bilancio del 2010 con un fatturato globale di 4,7 miliardi di euro, di cui, oltre il 70% dei ricavi, proviene da prodotti a efficienza energetica.

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Roberto Barbieri, direttore generale e consigliere delegato di Osram Spa

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Il network lombardo sarà ponte di scambio di conoscenze, investimenti e temi ambientali: «In cinque anni vogliamo ridurre del 20% le emissioni di Co2 e i consumi di acqua e di energia nelle nostre fabbriche» dichiara Roberto Barbieri di Osram Elisa Fiocchi

Come si attuano le attività di ricerca e sviluppo di nuove sorgenti luminose e sistemi? «Attraverso cinque direttrici fondamentali: efficienza, durata, comfort, miniaturizzazione, compatibilità ambientale. In ciascuno di questi filoni l’elettronica svolge un ruolo fondamentale, trasversale a tutte le tecnologie di lampada. Oggi circa un terzo del nostro fatturato è generato da prodotti elettronici: semiconduttori opto-elettronici (i più famosi sono i led), alimentatori elettronici e lampade con alimentazione elettronica integrata. A medio

termine si prevede che l’incidenza percentuale di questi prodotti supererà il 50%». Quanta energia si è in grado di risparmiare utilizzando lampade efficienti e quali sono i “prodotti del futuro” a vostra disposizione? «Le lampade green hanno una durata venti volte superiore rispetto a quelle tradizionali. Ciò significa che con una lampada innovativa il consumatore non ha più bisogno di pensare ai tempi di sostituzione. Un nostro prodotto può garantire un risparmio di energia in ambito residenziale pari al 60-70% mentre i nuovi led lanciati sul


Roberto Barbieri

Una lampada garantisce un risparmio di energia in ambito residenziale pari al 60-70%

mercato sfruttano la luce solo dove serve, consentendo così un ulteriore risparmio anche in ambito aziendale. La gamma di apparecchi Osram Ledvance offre soluzioni led di facile installazione per molteplici applicazioni: da installare in controsoffitti, sottopensili e scaffali, o da utilizzare come file luminose continue vari modelli sostituiscono. Oltre alla durata di 50mila ore, un’altra caratteristica sorprendente è l’efficienza di almeno 50 lm/W. Grazie al conseguente risparmio di energia, questi apparecchi si ammortizzano quindi in poco tempo». Energia verde e global care: quali politiche promuove l’azienda nel rispetto ambientale? «Siamo attenti nel prevenire e ridurre gli impatti ambientali in fase di produzione, di

consumo e di smaltimento. È una filosofia che riguarda tutte le logiche della nostra azienda. In cinque anni l’obiettivo è di ridurre del 20% le emissioni di Co2 e i consumi di acqua e di energia nelle nostre fabbriche. Dal 2005 abbiamo aderito al Global compact, un’iniziativa delle Nazioni unite in base alla quale le imprese si impegnano a comportarsi secondo un codice etico condiviso contro la violazione dei diritti dell’uomo, del suo lavoro e dell’ambiente». Quali progetti sono stati realizzati in Italia? «In Lombardia siamo attivi nell’illuminazione stradale, nelle scuole, negli uffici pubblici e privati. Nella struttura ospedaliera di Vimercate, ad esempio, abbiamo concluso una soluzione di illuminazione nei corridoi e negli ambienti di degenza. Osram si è

sempre contraddistinta nell’innovazione e nella qualità dei prodotti ma anche per i progetti culturali e di valorizzazione del patrimonio del nostro paese illuminando monumenti storici tra i quali la Cappella Sistina, Piazza dei Miracoli a Pisa, la Basilica del Santo e la Cappella degli Scrovegni di Giotto a Padova, oltre a 14 basiliche milanesi». Quale futuro attende le filiere green? «Il cielo è annuvolato e non si riesce a vedere ancora chiaro ma la nostra azienda si muove nell’ambito del risparmio e con il payback, più veloce rispetto a paesi come Francia e Germania, siamo garantiti a prescindere dal contributo statale. Puntiamo molte delle nostre energie anche in vista di Expo 2015 che rappresenta una vetrina importante per far conoscere, attraverso il network, le nostre nuove tecnologie».

50 mila ORE

La durata dei nuovi Ledvance proposti da Osram

4,7 mld FATTURATO Il bilancio dell’azienda milanese nel 2010

LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 257


ENERGIE RINNOVABILI

La lunga strada dell’economia verde verso il 2015 a società Passavant Impianti fa parte delle quattrocento realtà produttive, censite da Assolombarda, operanti nei diversi comparti della green economy per un indotto complessivo di 50 miliardi di euro e 25mila addetti. «Il Green economy network è un progetto che ho seguito personalmente e che sostengo da anni», afferma Marco Schiavio, consigliere della società di Novate Milanese. «È estremamente importante per tutto ciò che riguarda la sostenibilità nonostante la situazione attuale sia scandita da una serie di norme burocratiche che non facilitano lo sviluppo delle fonti alternative». L’azienda milanese, attiva nel settore ambientale da oltre cinquant’anni, progetta, realizza e gestisce impianti di trattamento fanghi e acque primarie e secondarie derivanti da scarichi civili e industriali e dedica uno specifico settore della sua attività alla pro-

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Marco Schiavio, consigliere di Passavant Impianti Spa

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Le aziende milanesi delle energie rinnovabili lottano con burocrazia e prezzi al ribasso, elementi che minacciano la crescita del settore. «Il Green economy network? Un’ottima chance per chi investe con competenza e innovazione» afferma Marco Schiavio Elisa Fiocchi

duzione di energia da fonti rinnovabili, senza tralasciare il recupero di energia dal trattamento delle biomasse. Marco Schiavio analizza il mercato della green economy in vista del 2015, anno che dovrebbe offrire riconoscimenti e trasparenza all’intero settore. L’Expo sarà una vetrina utile per la filiera green? «Ci auguriamo sia un successo ma purtroppo, ripeto, l’incertezza sui margini di sviluppo per le imprese, i problemi politici e amministrativi non ci consentono di fare previsioni immediate». Quali complessità impediscono all’economia verde di decollare? «Escono gare al massimo ribasso sul prezzo, dove il disinteresse verso la parte impiantistica è totale. Si premiano gli aspetti economici a scapito di quelli tecnici senza garantire alla sfera ingegneristica la massima priorità. Questo meccanismo danneggia in prima battuta l’azienda che investe sulla qualità con successive ripercussioni anche sulla pubblica

amministrazione». Passavant Impianti è attiva anche sui mercati esteri. Come cambiano le normative? «Il mercato francese comprende il 40% del nostro fatturato, il restante è nel territorio nazionale. In Francia è possibile effettuare una revisione dei prezzi sull’offerta a differenza dei prezzi fissi italiani che rischiano di bloccare un cantiere anche per tre o quattro anni. Inoltre, il mercato francese premia la parte tecnologica con riconoscimenti alle stazioni appaltanti. Come azienda, siamo in contatto anche con i territori del Nord Africa, in particolare con la Libia. Sono mercati semplici, contraddistinti da scarsa burocrazia ma un’alta soglia di precarietà: basta il minimo aspetto per bloccare ogni iniziativa per non considerare le incertezze sui tempi di attività». Cosa chiede alle istituzioni in materia di tutele normative? «Per prima cosa servono mag-


Marco Schiavio

In molti credono nel facile guadagno e investono senza avere alcuna base tecnica

giori controlli, in linea con quelli che la Comunità europea esegue costantemente nel territorio italiano. Benché i nostri bilanci sono buoni e il settore dell’acqua ha potenzialità incredibili da sfruttare, permangono enti appaltanti non preparati e tariffe ridotte, basti pensare che un metro cubo di acqua, che equivale a mille litri, costa meno di un caffè. Approverei un aumento dei prezzi, a patto, naturalmente, che sia fornito un servizio di qualità per il consumatore finale». Come sta cambiando l’attenzione del settore privato

in tema di energie rinnovabili? «Purtroppo, in Italia, l’approccio è superficiale e nella maggior parte dei casi approssimativo. C’è poca informazione e mancanza di una reale preparazione nel settore. In molti credono nel facile guadagno e investono senza avere alcuna base tecnica nell’ideazione e realizzazione di impianti. Sembra tutto facile all’inizio ma la realtà è ben diversa e l’approssimazione si paga in fretta, con false partenze e problemi di gestione». Quali obiettivi condivide con le aziende aderenti al

Green economy network? «Il nostro traguardo è fissato al 31 dicembre 2015 e, come comitato, vogliamo ottenere maggiori riconoscimenti, trasparenza e una burocrazia più snella. Il punto è che non stiamo parlando di problematiche ambientali inarrivabili. Basterebbe maggiore volontà, un’imprenditoria seria capace di confrontarsi con la pubblica amministrazione e, contemporaneamente, accantonare le diatribe politiche che compromettono la concessione delle autorizzazioni da un Comune all’altro del territorio». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 259


QUALITÀ AMBIENTALE

La qualità dell’aria nelle sedi produttive La qualità ambientale non deve essere ideologia, ma «uno strumento primario delle civiltà più evolute». E la filtrazione dell’aria è un modo e una tecnica per fare ecologia ed economia allo stesso tempo. L’analisi di Giuseppe e Monica Prandi Manuel Zanarini

livello globale si assiste all'aumento dell'attenzione verso il miglioramento della salute e della qualità della vita. Ciò ha dirette implicazioni anche sulla sicurezza e la salvaguardia degli ambienti di lavoro. Il problema della qualità dell'aria all'interno delle sedi produttive è diventata un'esigenza di modernità, in quanto oltre a essere richiesta dalla legge, incrementa il valore aziendale e l'efficienza della forza lavoro.

A Monica Prandi, amministratore delegato della Hascon. Particolari degli impianti di filtrazione prodotti www.hascon.it

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In questo quadro la combinazione dell'impresa e della salute acquista sempre più importanza, dando ampi spazi di crescita alle aziende che si occupano di qualità dell'aria, tra queste, una particolarmente all'avanguardia è la Hascon Engineering, società di ingegneria, specializzata nel settore della filtrazione e depurazione dell'aria, dei fluidi gassosi e del trasporto delle polveri industriali. I campi di applicazione sono svariati, come confermano il Cavaliere Giuseppe Prandi e la dottoressa Monica Prandi, rispettivamente presidente e amministratore delegato dell'azienda di Legnano, «la scienza della filtrazione si è sviluppata innanzitutto nel settore siderurgico, per spaziare progressivamente in altri ambiti, fino a quello della produzione dei beni industriali e all'incenerimento dei rifiuti. Con l'inevitabile aumentare della sensibilità per la salute e la salvaguardia dell'ambiente, ha acquisito una notorietà dif-

fusa e rilevante». Avere cura della qualità ambientale non deve essere uno strumento ideologico, ma come dicono i Prandi, «uno strumento primario delle civiltà più evolute. Proprio per questo, la nostra mission è stata fin dall'inizio, quella di migliorare la qualità dell'ambiente e delle attività di produzione, considerando la filtrazione d'aria un modo e una tecnica per fare ecologia ed economia allo stesso tempo». Lo sviluppo tecnologico è chiaramente un fattore primario in questo settore, che richiede la capacità di soddisfare esigenze piuttosto diversificate, come sostiene il management della Hascon, «grazie alle numerose e diversificate esperienze di impianti realizzati in campo internazionale, abbiamo consolidato un vasto patrimonio tecnologico che ci consente di risolvere qualsiasi problema relativo all'inquinamento causato dai differenti processi industriali, proponendo soluzioni all'avanguar-


Giuseppe e Monica Prandi

dia». Per essere in grado di intervenire in qualsiasi circostanza è necessario curare tutti gli aspetti aziendali, la Hascon fornisce infatti «tutti i generi di impianti, da quelli per applicazioni di piccola-media dimensione, fino a quelli più grandi, “chiavi in mano”, attraverso varie fasi che includono ingegneria, fabbricazione, montaggio, avviamento e collaudo». Questa scelta strategica di fornire un servizio completo, comporta che al centro non vi sia il semplice prodotto, ma il rapporto col cliente. Come ci confermano i due dirigenti, «puntiamo a non essere dei semplici fornitori, ma vogliamo porci come un partner che lavora per salvaguardare gli interessi dell'impresa nella risoluzione del problema di filtrazione. Questo approccio richiede un reparto commerciale molto qualificato e una divisione interna di tecnici ingegneri dedicata alla ricerca e allo sviluppo che utilizza le più attuali tecniche di industrial design con l'aiuto di software altamente specializzati. Una divisione interna che supporta il cliente nelle fasi di montaggio, di start up e dei servizi post-vendita è affiancata alla scelta di esternalizzare la fase di produzione degli impianti, affidata a comaker qualificati e certificati». Altro aspetto importante che emerge è quello della massima cura della qualità, «la nostra società è certificata Iso 9001 dal 1985, e, nel 2008, ha ottenuto la certificazione am-

bientale Iso 14001, raggiungendo così gli elevati livelli di qualità, che rendono ogni prodotto adeguato agli standard internazionali». Questo approccio all'avanguardia permette anche di superare brillantemente i momenti di crisi come quelli attuali, «proprio in periodi di grande recessione come questi, lo sforzo maggiore deve rivolgersi non solo al consolidamento tecnico ed economico, ma alla ricerca di una crescita indispensabile per trovare nuove prospettive. A livello globale infatti, stiamo investendo risorse in mediooriente dove la necessità di colmare il gap infrastrutturale ha comportato una forte accelerazione del comparto dell’acciaio. Altra area di nostro immediato interesse è il Sudamerica per il quale abbiamo in previsione un “road show” al fine di consolidare ed aumentare la ns. visibilità a livello continentale». Nelle parole del Presidente

Giuseppe Prandi, la storia e filosofia aziendale: «Sebbene nell’arco degli ultimi quarant’anni di attività la nostra azienda sia passata da una dimensione quasi artigianale a una strutturata organizzazione internazionale in grado di fornire valore aggiunto in termini di tecnologia, affidabilità e servizio, la nostra risorsa più preziosa resta la passione per ciò che facciamo giorno dopo giorno». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 261


SMALTIMENTO RIFIUTI

L'intermediazione nella gestione dei rifiuti l sistema produttivo e consumistico occidentale, pur nell’attuale momento di crisi economica, continua a generare ingenti quantità di rifiuti, sia civili che industriali, pericolosi e non. Ciò comporta un elevato impegno da parte di strutture pubbliche e private per risolvere le problematiche relative alla loro gestione e smaltimento/recupero, con risvolti che spesso vengono ripresi dai mass media. Questa situazione ha fatto sì che si sviluppasse una figura imprenditoriale, quella dell’intermediario, che aiuta le aziende a gestire al meglio lo smaltimento corretto dei rifiuti. Ne parla Carlo Giomini, presidente del Cda della Markab Consulting, azienda di Milano nata nel

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Il Dottor Carlo Giomini, presidente CdA, e l’Ingegner Francesco Cirrincione AD della Markab Consulting Srl. Nell'altra pagina, macchinari aziendali e un impianto di trattamento www.markabconsulting.com

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C’è una sempre maggiore attenzione da parte delle istituzioni e delle aziende verso un sistema corretto di smaltimento dei rifiuti. Questa situazione ha generato lo sviluppo di tecnologie per gestirli in modo efficace. L’analisi di Carlo Giomini Manuel Zanarini

2006 e specializzata nello smaltimento di rifiuti industriali pericolosi e non. In cosa consiste l'intermediazione nella gestione dei rifiuti? «L’attività di intermediazione consiste nel rispondere con la maggior versatilità possibile alle esigenze del cliente (produttore) che si trova a dover smaltire quantitativi di rifiuto più o meno elevati. Il ruolo di Markab, è quello di pianificare la miglior soluzione di smaltimento o recupero in termini tecnico economici e di eco compatibilità. Questo si traduce in passaggi operativi chiave: definire le criticità chimico fisiche del rifiuto, definire la tecnologia idonea al suo trattamento, strutturare l’intera filiera logistica dal luogo di produzione al luogo di destino finale chiavi in mano». Si lavora molto con l'estero? «Assolutamente sì. In particolare nei paesi del blocco nordeuropeo esiste una cultura ambientale decisamente più evoluta, che ha saputo tradurre un problema, il rifiuto, in un’importante risorsa econo-

mica, attraverso la realizzazione di innumerevoli impianti che, in termini tecnico-ricettivi, offrono soluzioni ottimali di smaltimento/recupero a prezzi altamente competitivi. Markab Consulting a tal proposito, grazie alla sua esperienza pluriennale nel settore, ha fatto degli smaltimenti transfrontalieri il suo core business». Cosa comporta Lavorare con l’estero in termini di documentazione? «Per poter smaltire/recuperare i rifiuti all’estero si fa riferimento al regolamento europeo nr. 1013/2006 ove sono prescritte le procedure da seguire. In sostanza, si tratta di fare richiesta alle autorità competenti preposte dell’autorizzazione per movimentare i rifiuti all’interno della Comunità Europea o extra. Questo si traduce nella redazione di un dossier di notifica transfrontaliero in cui vengono riportate e allegate tutte le informazioni utili come ad esempio la caratterizzazione del rifiuto e descrizione della sua produzione, i documenti autorizzativi e assicurativi delle strutture coinvolte, il percorso


Carlo Giomini

stradale/navale/intermodale da seguire eccetera». Questa attività richiede competenze speciali? «Le competenze richieste sono principalmente settoriali. Impiantistiche, chimiche nonché tecnico-linguistiche per poter interagire con fornitori ed autorità straniere del settore. Markab Consulting si avvale di personale altamente qualificato e costantemente aggiornato sul management ambientale, sia dal punto di vista operativo che legale, in grado di risolvere prontamente ogni problematica o di suggerire soluzioni efficaci, articolato in uffici commerciali, amministrativi, acquisti/logistica, oltre che di sedi operative all’estero». In questi anni è aumentata l'attenzione verso la qualità dello smaltimento dei rifiuti? «Decisamente sì. C’è una sempre maggiore attenzione da parte del pubblico e del privato a operare in maniera corretta nella gestione del rifiuto, sempre più volta all’attività di recupero rispetto allo smaltimento». Esistono sinergie legate ad altri settori? «Le sinergie a oggi sono un passaggio obbligato dovuto alla necessità di offrire al cliente non solo know-how ma hardware, ossia tecnologie e impianti. Infatti Markab Consulting ha costituito una ramo di azienda specializzata in servizi di demolizioni e bonifiche, Eco.Fly, che si occupa di caratterizzazione ambientale di siti contaminati, realizzazioni di piani di bonifica, messa in si-

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Il sistema produttivo e consumistico continua a generare ingenti quantità di rifiuti. Questa situazione ha fatto sì che si sviluppasse una nuova figura imprenditoriale, che aiuta le aziende a gestire al meglio lo smaltimento corretto dei rifiuti

curezza, progettazione e gestione professionale dell’intervento di bonifica con tecnici preparati e competenti, oltre a essere l’unica società in Italia a possedere un impianto di Desorbimento termico mobile autorizzato, finalizzato al trattamento in situ di terreni contaminati da idrocarburi. La particolarità di questo impianto è il fatto che può utilizzare l’inquinante stesso come energia per il funzionamento della macchina quindi il rifiuto di-

venta risorsa energetica. I vantaggi sono l’abbattimento dei costi rispetto alle bonifiche tradizionali, nell’ordine del 50/60%. Oltre al beneficio economico questa macchina garantisce un elevato abbattimento dell’impatto ambientale, in quanto riduce quasi completamente la movimentazioni di mezzi del trasporto di rifiuti su strada. Il nostro è un percorso di sviluppo imprenditoriale volto a coprire tutti gli step della filiera del rifiuto ».

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LA DISTRIBUZIONE DELL'ACQUA

Per una migliore gestione della risorsa idrica Distribuire l’acqua in modo efficiente implica anche assicurarsi che, una volta utilizzata, venga raccolta, depurata e restituita all'ambiente più pulita possibile. Il punto di Alessandro Ramazzotti, presidente di Cap Holding Manuel Zanarini

acqua richiede un servizio integrato, che non coincide più solo col portarla nelle case di tutti, in quantità sufficiente, garantendone la buona qualità. Infatti, una volta utilizzata bisogna assicurarsi che venga raccolta, depurata e restituita all'ambiente più pulita possibile. Anche noi cittadini dobbiamo adottare comportamenti più “verdi”, riducendo sensibilmente lo spreco di un bene così prezioso. Insieme a Ales-

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In basso, Alessandro Ramazzotti, presidente di CAP Holding Spa. Nelle altre immagini, gli impianti dell'azienda www.capholding.it

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sandro Ramazzotti, presidente di Cap Holding Spa, con sede a Assago, azienda che si occupa del servizio idrico in oltre 200 Comuni nelle province di Milano, Monza e Brianza, Lodi, Pavia, abbiamo fatto una panoramica di questo vitale settore. Quanto ha inciso lo sviluppo tecnologico nel vostro settore? «Ci sono settori del nostro lavoro poco visibili ma non per questo meno importanti, nei quali la tecnologia ha un ruolo cruciale per lo sviluppo del servizio. Mi riferisco, ad esempio, alla realizzazione dei “Campi Pozzi”. Sul nostro territorio, esiste un impianto di questo tipo a Pozzuolo Martesana, ed è in corso di realizzazione uno simile a Trezzo sull’Adda, per un importo di quasi 27 milioni di euro. Ci sono territori interessati da crisi qualitativa e

quantitativa della risorsa idrica; per andare incontro alle esigenze di questi territori, preleviamo l’acqua dove ce n’è in abbondanza e di buona qualità e, attraverso delle dorsali idriche, la trasportiamo dove manca. L’acqua prelevata dalla nuova centrale di Trezzo sull’Adda servirà infatti una vasta zona della Brianza, storicamente carente d’acqua». La tecnologia svolge un ruolo importante anche nella depurazione dell'acqua? «Le rispondo con un esempio: nel potenziamento del depuratore di Basiglio, l’utilizzo di tecnologie innovative di derivazione acquedottistica applicate al campo della depurazione ci ha consentito di soddisfare le esigenze di potenziamento dell’impianto evitando la realizzazione di nuove strutture, quindi con un impatto sul territorio pres-


Alessandro Ramazzotti

soché nullo. In futuro quindi utilizzeremo gli stessi impianti garantendo però una maggiore capacità di trattamento, sia in termini qualitativi che quantitativi». Come si muovono le aziende del settore riguardo la questione ambientale? «Il tema dell’ambiente fa parte della nostra mission aziendale. Occuparci di impatto ambientale non è una scelta che pos-

siamo fare o non fare, è una questione di coerenza con il lavoro: gestendo le risorse idriche, necessariamente abbiamo a che fare con l’ambiente e la sua protezione. Quindi tutte le nostre attività sono improntate alla sostenibilità ambientale, dalla scelta della carta per le stampanti, proveniente da foreste gestite in modo sostenibile, ai gadget aziendali che vengono realizzati in materiali ecologici, come le nostre penne in Mater-Bi o le borracce realizzate in alluminio interamente proveniente dal riciclo delle lattine». Anche i progetti più ampi si muovono in questa direzione? «Le Case dell’Acqua ad esempio comportano una riduzione notevole dell’impatto ambientale, poiché evitano la produzione, il trasporto e lo smaltimento di migliaia di bottiglie di plastica. Anche il progetto “diamo un calcio allo spreco” ha finalità prettamente am-

Le Case dell’Acqua comportano una riduzione notevole dell’impatto ambientale, poiché evitano la produzione, il trasporto e lo smaltimento di migliaia di bottiglie di plastica

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bientali: si tratta di un finanziamento messo a disposizione dei Comuni per realizzare pozzi di prima falda, cioè che pescano acqua meno profonda e di qualità inferiore rispetto all’acqua potabile, per irrigare i campi sportivi e le aree verdi. Questo consente da un lato di risparmiare preziosa acqua potabile che sarebbe sprecata per irrigare, dall’altro lato di proteggere le falde più profonde e quindi l’acqua di migliore qualità». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 265




INFRASTRUTTURE

eppure non sia ancora ultimato, il tratto che collegherà Brescia, Bergamo e Milano in 62 chilometri di autostrada e 35 di viabilità ordinaria, ha già aperto un nuovo capitolo sulle opere di pubblica utilità: Brebemi, la cui chiusura dei cantieri è prevista per il 2012, è infatti completamente finanziata dai privati. I lavori sono iniziati nel 2009 e ora che il Cipe ha approvato il finanziamento della tangenziale est esterna (Tee), importante asse viario che bypassa il traffico del Milanese e si collega alla nuova autostrada, tutto sembra procedere in linea con il cronoprogramma. Il project financing e il rispetto dei tempi, tema molto caro a Raffaele Cattaneo, assessore regionale

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Le strade lombarde del project financing Con la nascita di Cal, la prima società di concessioni autostradali regionale in Italia, la Lombardia segna una svolta storica in ambito di grandi opere. Ne dà prova Brebemi, l'autostrada completamente finanziata dai privati. Ne parla l’assessore Raffaele Cattaneo Paola Maruzzi

alle Infrastrutture, si profilano come modelli per progettare la mobilità della Lombardia, facendo di strade e autostrade degli investimenti “anticiclici” per il rilancio del territorio. Di fronte a un’opera come Brebemi, che nuovo ruolo deve assumersi la Regione? «Dare un ruolo sempre più importante al privato non significa

che il pubblico debba abdicare al suo ruolo di garante del governo dei processi. Tutte le fasi, dalla prima all’ultima, restano incardinate sulle istituzioni, a cui spetta il dovere di garantire il rispetto di tempi e costi e la gestione responsabile delle esternalità, fin dalle prime fasi della progettazione. Le istituzioni restano il punto di riferimento


Raffaele Cattaneo

Raffaele Cattaneo, assessore alle Infrastrutture e mobilità della Regione Lombardia. Sotto e nell’ultima pagina, alcune immagini della nuova autostrada Brebemi

per il cittadino, ed è da noi che il cittadino, ma anche l’investitore privato, si aspettano la definizione chiara di un sistema di garanzie a tutela di tutti e il rispetto degli impegni presi». Quell’opera non è l’unica finanziata in project financing. Questo in cosa si traduce? «Nel 2010 il project financing

rappresenta il 60% degli appalti pubblici aggiudicati in Lombardia. Brebemi, Tem e Pedemontana sono opere del valore di oltre 8 miliardi di euro, di cui solo poco più di 1 miliardo di contributo pubblico per Pedemontana». Si è detto che l’autostrada porterà un impatto positivo sul Pil della Lombardia stimato in oltre 400 milioni di euro l’anno (circa 10 miliardi nei prossimi 20 anni). Come sarà possibile? «Le infrastrutture svolgono da sempre, e tanto più in questo momento di crisi, una funzione anticiclica e ci aiutano a rimettere in moto la crescita. Un milione di euro speso per la costruzione di un'infrastruttura comporta 4 nuovi posti di lavoro in Lombardia e 2 nel resto d’Italia. Per ogni milione di euro investiti in infrastrutture si generano generalmente 2 milioni di reddito». Nel 2007 è stata fondata la società Concessioni autostradali lombarde. In che senso possiamo dire che la sua costituzione sia un esempio di federalismo reale? «Cal si dimostra un’intuizione di portata storica che tante altre Regioni hanno preso ad esempio. Costituita al 50% da Infrastrutture Lombarde e al 50% da Anas è stata, in- LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 269


INFRASTRUTTURE

fatti, la prima società di con-

cessioni autostradali regionale in Italia. È la concretizzazione di un federalismo responsabile e collaborativo tra Stato e Regione, all’interno del quale a quest’ultima sono riconosciuti maggiori poteri consentendoci di abbattere i tempi burocratici e migliorare il controllo e l’efficienza delle procedure». Brebemi è tra quelle opere che non mancherà all’appuntamento dell’Expo. Possiamo dire la stessa cosa anche per la Pedemontana e la tangenziale est esterna? «Il Cipe ha approvato il 3 agosto scorso il progetto definitivo per la tangenziale est esterna di Milano. Questa decisione è stata un passaggio fondamentale per la realizzazione di quest’opera e per il completamento dell'intero sistema viabilistico a est di Milano che riguarda anche Brebemi. Senza questo pas-

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In Italia il 50% delle opere si ferma per contenzioso, occorre prevenire questa spirale negativa

saggio ci sarebbero stati grossi ostacoli all’avvio dei lavori che oggi possiamo confermare per il prossimo ottobre 2011 e che saranno conclusi all’inizio del 2015, in tempo per Expo. Per quanto riguarda Pedemontana, posso confermare che i cantieri procedono in linea con i tempi e permetteranno di terminare la tratta A entro il 2013 e tutta l’opera entro dicembre 2014, in tempo per l’Expo». Un grande ostacolo per l’inizio dei grandi cantieri sono i ricorsi al Tar. A tal proposito lei ha dichiarato che sarebbe necessario rivedere il sistema per non bloccare il Paese. Ha qualche proposta? «È vero, in Italia il 50% delle opere si ferma per contenzioso. Occorre prevenire questa spirale negativa. Per que-

sto in Lombardia utilizziamo un metodo che applica la sussidiarietà anche al campo delle infrastrutture. Attraverso lo strumento dell’accordo di programma, realizziamo un confronto continuo e la capacità di fare sistema tra istituzioni, parti sociali, mondo economico, mondo della ricerca. Questo ci ha consentito non sono Il rispetto del cronoprogramma fissato ma, in alcuni casi, di anticiparlo, come è avvenuto per l’interconnessione tra l’autostrada A8 e A9. Credo poi che una norma che metta al riparo tutte le opere dagli effetti negativi dei contenziosi, sul modello di quanto previsto nelle opere essenziali per Expo, potrebbe rivelarsi molto opportuna».



Un’autostrada di opportunità La Brebemi sarà per il sistema produttivo e per i cittadini bresciani una struttura strategica capace di dare respiro al territorio. Lo assicura Francesco Bettoni, presidente della Camera di Commercio di Brescia e della società Brebemi Renata Gualtieri autostrada Milano-Brescia è stata concepita per rispondere alle specifiche istanze emerse dal territorio e dal sistema produttivo bresciano, della bassa Bergamasca e del Cremasco. Sarà una moderna infrastruttura che favorirà i collegamenti e le connessioni tra importanti realtà socio economiche della Lombardia, regione che già oggi è tra le più produttive a livello europeo. «Contribuirà – commenta il presidente Francesco Bettoni – ad aumentare ulteriormente la competitività e la visibilità

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dei territori e delle realtà produttive che vi operano e potranno operarvi nel prossimo futuro». Collegherà direttamente il bacino di Brescia (raccordato con il sistema delle sue tangenziali esterne) con Milano, con Linate e tramite la nuova Teem con le autostrade Milano-Bologna, Milano-Torino e Malpensa. Oltre a migliorare la circolazione delle persone e delle merci, risparmiando sui tempi annui di percorrenza circa 20 milioni di ore, sotto quali aspetti il collegamento valorizzerà il territorio? «Migliorerà la qualità della

vita di chi lo abita, garantendo nuove prospettive alle pmi e alle giovani generazioni, favorirà lo sviluppo di nuove iniziative e nuove imprese. Su questo tema Confindustria ha recentemente stimato che l’apertura dei caselli Brebemi contribuirà ad aumentare di circa 400 milioni di euro annui il Pil dei territori da questa attraversati. Spetterà agli enti territoriali e agli imprenditori però cogliere a pieno e sviluppare le straordinarie opportunità indotte da questa nuova infrastruttura e di cui si stanno già realizzando i primi esempi concreti».


Francesco Bettoni

L’autostrada migliorerà la qualità della vita di chi abita il territorio, offrendo nuove prospettive alle pmi e alle giovani generazioni

In che misura i commercianti risentono della crisi economica e quanto incide una mobilità viaria insufficiente? «L’economia locale, a forte vocazione manifatturiera, riesce a sostenersi con difficoltà solo con l’export, mentre la stagnazione dei consumi interni, perdurante da mesi, incide ancor più pesantemente sul settore del commercio. La stessa grande distribuzione accusa rallentamenti, in un territorio in cui essa è molto presente e aggressiva. Per una ripresa del settore commerciale è opportuna un’adeguata politica di valorizzazione dei centri storici delle città, intesi come centri commerciali naturali. Un rilancio attraverso forme di promozione del territorio, di proposte turistiche e culturali, in un quadro di facile accessibilità viaria, che ha come presupposto una efficace rete di arterie stradali ed autostradali, capaci di supportare flussi elevati con picchi critici in particolari momenti della giornata o periodi dell’anno. Anche a questo Brebemi saprà dare

una risposta adeguata». Quale ruolo ha la Camera di Commercio nel programma di infrastrutture viarie già in fase di realizzazione? «Lungimiranti sono state le scelte nel concorrere alla realizzazione di opere infrastrutturali primarie e strategiche per lo sviluppo dell’economia degli ultimi 50 anni. Con Brebemi si conferma questa strategia: consolidare e favorire la viabilità in una delle regioni a più alto livello produttivo ed economico europeo. Con gli enti camerali di Bergamo e Milano, la Camera di Brescia ha svolto il ruolo di starter di Brebemi e ancora oggi esse sono presenza determinante nella società, con il comune denominatore della ricerca di opportunità per lo sviluppo dell’economia locale mediante la realizzazione di infrastrutture per la veicolazione delle merci prodotte nel territorio». Quali ricadute sull’occupazione dei lavoratori e delle aziende locali avranno i lavori per la realizzazione

del collegamento? «Già oggi Brebemi sta dando un positivo contributo all’economia locale occupando circa 1.500 persone che operano sui cantieri tramite 500 aziende e prevede di aumentarle ulteriormente arrivando entro fine anno a circa 3.000 Sopra, Francesco Bettoni, presidente persone con 800 aziende». Camera La copertura finanziaria della di Commercio consentirà di portare a ter- di Brescia Brebemi Spa. mine i lavori nei tempi pre- eIndiapertura, il visti o esistono delle diffi- viadotto dell’Adda e, pagina, coltà nel reperimento dei nell’ultima il viadotto dell’Oglio capitali? «Nelle scorse settimane sono stati sottoscritti gli accordi con le banche, che fissano i termini e le modalità dei finanziamenti privati. Questi, unitamente al contributo degli azionisti di Brebemi, garantiscono la totale copertura dei fabbisogni finanziari necessari per il completamento dell’opera nei tempi contrattualmente previsti». Ora che il Cipe ha dato il via libera a Teem si può dire che non ci sono più ostacoli all’inizio del lavori? Crede che i tempi della tangenziale verranno rispettati? «Alla luce dell’attuale situa- LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 273


INFRASTRUTTURE

zione è difficile individuare possibili ulteriori importanti cause di impedimenti al completamento dell’opera. Conosciamo tutti, però, la variabilità tipicamente italiana degli scenari socio-economici e non si può escludere a priori il possibile insorgere di nuove difficoltà. Certamente posso assicurare che le nuove difficoltà verrebbero affrontate con determinazione per assicurare il completamento dell’opera nei tempi previsti, come già avvenuto altre volte, grazie alla determinazione e al coraggio dimostrato dalla governance di Brebemi. Circa il completamento della Teem, conoscendo un po’ il contesto, gli attori coinvolti e l’importanza dell’opera per il territorio, posso esprimere fiducia e ottimismo sul rispetto delle fasi di realizzazione». Brebemi si è imposta all’attenzione mediatica come prima opera che non pesa sulle casse pubbliche, anche se l’investimento centrale e più rischioso è della Cassa depositi e prestii. Da questo punto di vista il capitale non è poi così privato. Che ne pensa? «Al di là di ogni ragionevole dubbio confermo che Brebemi è la prima infrastruttura autostradale che verrà interamente realizzata con la logica del project financing, ricorrendo quindi a capitali, forniti e remunerati a prezzo di 274 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011

mercato, assistiti dalle garanzie private tipiche di questo tipo di operazioni di mercato, con obbligo di rimborso dei capitali, messi a disposizione dagli azionisti privati di Brebemi nella misura del 25% e per il rimanente 75% reperiti sul mercato finanziario italiano ed estero presso istituti e banche commerciali. Brebemi non beneficia di prestiti agevolati. Il rimborso del capitale e la sua remunerazione agli azionisti e ai finanziatori, verranno assicurati tramite i proventi derivanti dai pedaggi autostradali di Brebemi e dagli utili distribuiti durante tutto il periodo della concessione autostradale». È fisiologico che la realizzazione di una grande opera desti anche reazioni contrarie. In qualche modo il movimento ambientalista la preoccupa o è ritenuto marginale? «Il tema ambientale è sempre stato ritenuto e considerato molto importante da parte della società. Per questo, in accordo con il Cipe e il con-

cessionario Cal, abbiamo realizzato uno specifico sistema di monitoraggio e di salvaguardia ambientale che si interfaccia costantemente con l’Arpa ed è volto a limitare e controllare i parametri che hanno un impatto ambientale correlato alla realizzazione e gestione della infrastruttura. L’attenzione per l’ambiente ci ha portati a dedicare al tema importanti risorse e a prevedere realizzazioni progettuali volte alla salvaguardia della fauna, delle acque e dell’aria, tra le quali ricordo i sottopassi per la fauna, per i flussi irrigui, la sistemazione degli argini dei corsi d’acqua, la piantumazione di 200.000 alberi, la realizzazione di opere di riassetto del parco dell’Oglio, piste ciclabili, barriere fonoassorbenti, punti di valorizzazione di prodotti agricoli a kilometri zero. Nonostante le nostre attenzioni ci sono sempre reazioni contrarie alla realizzazione di grandi opere, probabilmente dettate da diverse sensibilità sul tema ambientale».



INFRASTRUTTURE

Una nuova viabilità muove l’economia bergamasca La ripresa deve essere supportata da un’efficiente rete viaria. La Brebemi, secondo il presidente della Camera di Commercio Bergamo, Paolo Malvestiti, è un’occasione in più di sviluppo, promozione e valorizzazione dell’imprenditoria contro una mobilità congestionata Renata Gualtieri

l tema della mobilità e dell’insufficiente dotazione d’infrastrutture di trasporto continua a rappresentare una priorità per la Camera di Commercio di Bergamo. I prossimi cinque anni saranno, infatti, d’importanza fondamentale se si vorrà continuare e rafforzare lo sviluppo socioeconomico della provincia ed evitare la paralisi dei traffici. «Si dovranno portare a termine – precisa il presidente della Camera di Commercio di Bergamo Paolo Malvestiti – le numerose opere necessarie a risolvere i nodi che nella nostra provincia ancora stringono una fluida circolazione di persone e cose». All’interno di questi processi, la Camera di Commercio, pur non essendo responsabile diretta delle decisioni di programmazione e della realizzazione di infrastrutture, ha un ruolo tutt’altro che secondario. In che modo l’ente partecipa al programma di

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infrastrutture viarie e quali sono i progetti più importanti? «Il nostro ente camerale è presente in diverse compagini azionarie, oltre ad Autostrade lombarde che realizza la Brebemi, c’è Sacbo, la società di gestione dell’aeroporto di Orio al Serio, Autostrade bergamasche, che promuove il collegamento tra l’autostrada Pedemontana e la Brebemi e il potenziamento del collegamento tra Bergamo e Treviglio, Sibem, che realizza il centro intermodale di Montello e Tramvie Elettriche Bergamasche, che collega già con successo Bergamo con la Valle Seriana. Le opere ancora da realizzare o completare sono ancora numerose e dovranno essere pronte per l’Expo 2015. Un altro progetto importante riguarda la realizzazione della metropolitana leggera, che unirà il centro città alla fiera e all’aeroporto, due strutture in forte crescita. Insomma, il tempo è denaro, quindi investire

molto e bene in una rete viaria efficiente contribuisce a vivacizzare l’economia bergamasca». Che opportunità rappresenterà la Brebemi per il sistema produttivo bergama-

Sotto, il presidente della Camera di Commercio di Bergamo Paolo Malvestiti. Nella pagina a fianco, cerimonia di avvio lavori Brebemi


Paolo Malvestiti

VIAGGI PIÙ SICURI E RAPIDI D ue anni dopo l’avvio dei lavori, il 25 luglio scorso è stata effettuata una nuova verifica dello stato di avanzamento dei lavori. «Siamo a metà del percorso – assicura il presidente della Provincia di Bergamo Ettore Pirovano (nella foto) – la tabella di marcia è quindi perfettamente rispettata». Addirittura la consegna potrebbe avvenire il 31 dicembre 2012, con qualche mese d’anticipo sul traguardo fissato. Che tipo di risposta assicura la Brebemi ai problemi di viabilità in Lombardia? «È un’opera pensata per dare un apporto fondamentale al provato sistema viabilistico lombardo, e della bergamasca in particolare, perché il 60% del tracciato scorre proprio in terra orobica. Una volta realizzata porterà una boccata d’ossigeno alla congestionata A4, sarà un’autostrada importante per il sistema economico e contribuirà in maniera sostanziale anche a migliorare la qualità della vita dei cittadini permettendo loro di viaggiare sicuri e diminuire i tempi di percorrenza». Riuscirà l’opera a integrarsi nel territorio determinando un’importante ricaduta economica? «Opere come questa muovono migliaia di posti di lavoro e producono vantaggi per l’economia. È stato stimato un Pil aggiuntivo di 10 miliardi di euro in 20 anni e più 68mila posti di lavoro». I detrattori di quest’opera denunciano un esorbitante aumento dei costi, una cattiva gestione delle cave, ritardi nei

sco e la circolazione locale? «La Brebemi è una struttura importante per l’assetto viario bergamasco ormai congestionato e va a vantaggio della produttività di tutta la provincia, anche perché agevola i collegamenti tra arterie stradali minori, garantendo un migliore servizio e una viabilità più fluida. In particolare, per le tante aziende che si affacciano sul suo tracciato sarà una bella opportunità di promozione e di visibilità». Esistono delle difficoltà nel reperimento dei capitali che potrebbero ostacolare la fine dei lavori nei tempi stabiliti?

pagamenti degli espropri, la mancata salvaguardia dei percorsi storici. Come risponde? «Brebemi è realizzata completamente in project financing, non ha ricevuto un euro di finanziamento pubblico e non costerà un euro ai contribuenti. Verrà ripagata dai pedaggi. I lavori procedono con l’accordo di 43 Comuni con i quali si sono cercati accordi e condivisione proprio sulle opere di compensazione ambientale previste in ognuno di questi comuni, opere legittimamente richieste dai sindaci ma che hanno un costo. Il problema degli extracosti è causato solo da questo. Per quanto riguarda gli espropri, risulta che l’80% dei casi si sia chiuso bonariamente. Sui restanti si sta lavorando». Come pensa la Provincia di difendersi da possibili infiltrazioni mafiose e speculazioni? «I Comuni e la Provincia devono evitare l’invasione di chi vuole sfruttare a proprio vantaggio il territorio approfittando di questo grande progetto. I Comuni dovranno gestire l’uso corretto del territorio. Quanto alle possibili infiltrazioni mafiose, è un rischio reale e presteremo la massima attenzione, ma confido sull’opera in tal senso del ministro dell’Interno Maroni».

«È indispensabile che tutti gli impegni presi vadano a buon fine perché è dimostrazione di serietà, sensibilità e di responsabilità da parte del

mondo politico. Questa urgenza è ancora più stringente oggi, che ci stiamo preparando ad accogliere l’Expo 2015, un’occasione unica per LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 277


INFRASTRUTTURE

Gli impegni presi devono andare a buon fine perché è dimostrazione di serietà, ed è ancora più un’urgenza oggi, che ci stiamo preparando ad Expo 2015

promuovere l’Italia e tutte le grande impegno di risorse sia costi delle materie prime e realtà che la compongono. Il tempo a disposizione non è tanto, ma in compenso la volontà di farci trovare pronti è immensa. Pur nelle difficoltà, investiamo per dare un servizio alle imprese». Come si concilia l’export con una mobilità viaria insufficiente? «Ci deve essere un’equa corrispondenza tra l’export e una mobilità oserei dire all’avanguardia, perché Bergamo ha tante nicchie di eccellenza e sarebbe interessante che anche la viabilità rientrasse tra queste. Per raggiungere questo obiettivo la Camera di Commercio pone la massima attenzione e un

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finanziarie che umane. Abbiamo dalla nostra parte gli imprenditori, consapevoli che la ripresa deve essere supportata da un’efficiente rete viaria. Inoltre, una nuova viabilità significa anche nuovi insediamenti industriali, commerciali e di servizio». In che misura i commercianti hanno accusato la crisi economica? «I commercianti stanno facendo molta fatica a risollevarsi delle crisi economica. Voglio sottolineare che anche una viabilità congestionata incide sul settore, in quanto i ritardi nello spostamento delle merci pesano sui

hanno una ricaduta sul prezzo ultimo dei prodotti. La crisi condiziona il commercio anche sotto la dimensione psicologica, in quanto l’attuale incertezza nelle vendite rischia di confondere le idee degli imprenditori. Ma alla questione psicologica si aggiunge la reale diminuzione dei ricavi. Non navighiamo in acque tranquille ma ciò non ci deve spaventare perché un periodo di crisi è sempre accompagnato da una momento di analisi e di giudizio su quanto fatto e da una ripartenza, della quale la Camera di Commercio vuole essere protagonista».



TRASPORTI

La Cina, un’opportunità per i trasporti industriali Molti Paesi una volta arretrati hanno oggi tassi eccezionale svi- di sviluppo superiori a quelli occidentali. luppo dei mercati di alcuni Paesi Questo comporta anche esigenze di trasporti come la Cina, ha efficienti dei macchinari industriali. Giorgio Zanon fornito, negli anni passati, grandi possibilità di crescita analizza queste nuove opportunità di crescita per quelle imprese italiane in Manuel Zanarini grado di offrire soluzioni innovative ed efficienti. La nascita di numerosi poli indu«Sicuramente. Stiamo increstriali ha generato la e non solo di import». Ritiene quindi vincente mentando la nostra politica necessità di avere “in loco” spedizionieri in grado di sup- la scelta di operare in Cina? commerciale con l’obbiettivo portare e favorire l'export «Certamente si. In Cina, ab- di aggredire nuovi potenziali verso i mercati occidentali. biamo sviluppato un net- clienti. Gli obiettivi sono Oggi, l'espansione va un po' work locale, distribuito in quelli di aumentare i livelli a rilento, ma non per questo sei sedi, vicine alle princi- di collaborazione con i nomancano le occasioni di cre- pali aree industriali cinesi, stri principali clienti di imscita. Ne abbiamo parlato che può facilmente gestire le piantistica approfittando del con Giorgio Zanon, diret- spedizioni che originano con momento a loro favorevole tore generale della Foppiani resa Exw da compagnie ci- dovuto ai grossi investimenti trasporti di Milano, nata nesi. I principali clienti sono che tutti i governi stanno indalla F.lli Foppiani, che dal rappresentati da aziende le- crementando nella produ1960 si occupa di trasporti gate al mondo della moda, zione di energia, in particosu strada, sollevamenti e mo- dell’utensileria e dell’oggetvimentazione di macchinari tistica da regalo». Questo ha riflessi signifiindustriali, e che fa dell'internazionalizzazione un suo cativi anche in Italia? «Basti pensare che l’attuale punto di forza. Come vede attualmente “bubble” dell’export cinese la situazione del mercato sta spingendo il volume d’affari vicino ai quaranta micinese? «Nonostante i trend di cre- lioni di euro anno gestito da scita del mercato cinese non un team di circa 35 persone siano più quelli di un paio di divise fra Milano, Bologna e anni fa, riteniamo che la Firenze, Ancona e Treviso». Ritiene che ci si debba Cina rimanga comunque molto interessante anche in preparare a cercare nuovi funzione di volume di export mercati?

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Giorgio Zanon, direttore generale della Foppiani Trasporti Srl www.foppiani.it


Giorgio Zanon

Trasporti in espansione Il Gruppo Foppiani nasce dalla F.lli Foppiani trasporti srl, che dal 1960 si occupa di trasporti su strada, sollevamenti e movimentazione di macchinari industriali. Da allora la crescita è stata costante, fino al 2000, programmando sempre investimenti dedicati al trasporto di componenti legati all’industria impiantistica e restando sempre legata a primari clienti italiani come l’Eni, l’Enel, l’Ansaldo e stranieri come l’ABB ed il gruppo General Electric. Proprio dalla collaborazione con l'azienda statunitense, a partire dal 2000 con l’acquisizione in outsourcing della gestione del pacchetto trasporti di Nuovo Pignone, oggi GE Oil&Gas, la Foppiani inizia un percorso di crescita “esponenziale” che la porta ed essere la capofila di un piccolo gruppo di aziende con un fatturato consolidato nel 2010 che supera i 100 milioni di euro. Ad oggi, pur mantenendo un legame strettissimo con primari Gruppi impiantistici italiani e mondiali , anche una diversificazione spinta della clientela, soprattutto grazie alle società controllate e collegate, ha aiutato a raggiungere gli attuali volumi di fatturato.

lari fonti pulite e alternative». Come crede si evolveranno, in futuro, le esigenze del mercato logistico internazionale? «Secondo noi le aziende continueranno ad investire in ricerca e risorse per la gestione della logistica, anche in funzione dei mutamenti degli scenari internazionali». Con la crisi economica internazionale è mutata la geografia del business e degli investimenti? «Noi dobbiamo seguire i nostri clienti ovunque loro abbiano del business. Pur riconoscendo un certo tipo di regionalizzazione che copre molto bene il territorio ita-

liano, non nascondiamo i nostri obbiettivi di crescita a livello di network mondiale ma sempre con una chiara specializzazione verso l’impiantistica industriale». Quali aspetti vanno maggiormente curati per avere successo sul mercato? «Per le aziende, come la nostra, che si rivolgono prevalentemente a gruppi impiantistici internazionali, riteniamo che l’obbiettivo da raggiungere sia una specializzazione sempre più specifica, che deve portare ad una conoscenza dei prodotti da movimentare e da trasportare, oltre ad investire su informatica e risorse dedicate con le quali poter inter-

venire nell’intera “Supply chain” dei clienti, con lo scopo di creare partnership sempre più strette, migliorare il know how in quanti più settori possibili». È molto importante anche offrire un servizio integrato, coprendo diversi aspetti del settore? «Certamente. Noi puntiamo molto su questo aspetto; infatti, riteniamo che per quanto riguarda l’industria “pesante” già ad oggi possiamo coprire tutti i settori della logistica, compreso imballaggio, decommissioning, warehousing, expediting oltre naturalmente al trasporto ed alla spedizione». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 281


TRASPORTI

La diversificazione dei trasporti

n Italia la quasi totalità delle merci viaggia “su gomma”, situazione che Manuel Zanarini rende quello dei trasporti uno dei settori più importanti e strategici del Paese. Anche la presenza di un'azienda come la Fiat, che impiega una quantità significativa di persone, ha spinto i governi a elargire importanti cifre a sostegno del mercato della vendita di autoveicoli. A fronte di questi fattori, però, vi sono diverse criticità che rendono il settore particolarmente esposto a oscillazioni periodiche. Abbiamo analizzato la situazione con Alessio Miglietta, direttore generale della Germani Spa, azienda di trasporti che si ri- nel 2009 abbiamo registrato ricavi, non sono poi così volge prevalentemente al set- una contrazione del 15 % male, e infatti, rispetto al tore chimico in genere, ma circa. È innegabile quindi che 2010, registriamo un auche sta procedendo a una nel 2010 vi è stata una so- mento dei ricavi stessi pari a forte diversificazione per af- stanziale ripresa, che ci ha circa il 5 %». Come vede le prospettive frontare le difficoltà di questo consentito di recuperare posizioni importanti, sino a sfio- per il futuro? momento congiunturale. «La domanda sul mercato naCome definirebbe il 2010 rare i ricavi pre-crisi». E per quanto riguarda zionale rimarrà sostanzialper il settore dei trasporti? mente stabile, ma vanno regi«Sicuramente un anno mi- l'inizio del 2011? alcune criticità gliore rispetto al 2009. Il no- «Il 2011 si sta rivelando un strare stro fatturato si è attestato sui esercizio “particolare”, nel importanti. Mi riferisco al37 milioni di euro, con un quale si sentono ancora gli ef- l’aumento dei costi di geaumento rispetto all’anno fetti della crisi, e quindi non stione degli automezzi, in 2009 pari a quasi il 12%. si nota ancora quella ripresa particolare dovuti all’auDobbiamo considerare che tanto agognata, ma nel con- mento dei prezzi delle materie nel 2008 i ricavi hanno sfio- tempo i risultati del primo se- prime; all’aumento del costo rato i 40 milioni di euro, e mestre, almeno in termini di del gasolio per autotrazione,

I Alessio Miglietta, direttore generale della Germani spa www.germanitrasporti.it

Il sistema dei trasporti in Italia subisce gli influssi di diverse situazioni peculiari: dalle agevolazioni agli acquisti, alla situazione dello smaltimento dei rifiuti. Abbiamo analizzato il settore con Alessio Miglietta

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Alessio Miglietta

che ha raggiunto livelli insopportabili, e all’aumento dei costi relativi ai pedaggi autostradali, treni e traghetti». Anche l'aspetto degli automezzi rappresenta una questione delicata? «Subiremo un aumento dei costi degli autoveicoli, che nel biennio passato hanno avuto una sostanziale contrazione a causa della crisi, e conseguente difficoltà da parte delle aziende di autotrasporto di procedere all’ammodernamento della flotta. Molte aziende dovranno fare investimenti importanti per procedere al rinnovo del proprio parco veicolare, e questo aumento di domanda, peraltro inevitabile, produrrà un naturale lievitare dei prezzi degli autoveicoli». Quanto incidono gli investimenti per questa voce di bilancio? «Vengono spese cifre rilevanti. Nell’anno in corso abbiamo acquistato una ventina di veicoli, per una spesa complessiva pari a circa 1,5 milioni di euro. Per l’anno prossimo abbiamo in programma di ringiovanire ul-

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La diversificazione è fondamentale. In momenti come l’attuale la capacità di rivolgere il proprio interesse su un maggior numero di settori è sicuramente un fattore determinante

teriormente il nostro parco veicolare con l’acquisto di altri veicoli per una spesa vicina ai 2 milioni di euro». Come vede il mercato dei rifiuti chimici e delle merci pericolose? «La chimica italiana soffre per l’aumento dei costi delle materie prime, che le aziende non riescono a trasferire su un mercato ancora troppo debole. Ne va da sé che le aziende committenti tendono quindi a voler contenere i costi, e il trasporto è una delle componenti di costo che viene maggiormente penalizzata e sacrificata. Il settore dei rifiuti vive particolari difficoltà dovute all’altalenante andamento della domanda, con periodi in cui la domanda è superiore all’offerta e periodi in cui è scarsissima».

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Quanto è importante la diversificazione in questo mercato? «La diversificazione è sotto molti aspetti fondamentale. È evidente che la persistente instabilità del mercato penalizza maggiormente le aziende che non hanno opportunità di diversificare, e in momenti come l’attuale la capacità di rivolgere il proprio interesse su un maggior numero di settori, è sicuramente un fattore determinante. Il Gruppo Arcese, socio della nostra azienda, è per noi un punto di riferimento importante. L’ottima collaborazione esistente fra le nostre Società ci ha consentito, negli anni, di acquisire importanti quote di mercato in svariati settori, proprio attuando una politica di diversificazione». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 283


TRASPORTI

Verso un servizio indirizzato alle esigenze del mercato Il settore dei trasporti e della logistica è fortemente mutato in questi anni. Le aziende che erogano questo genere di servizi sono state costrette a riorganizzarsi dal punto di vista strutturale e operativo. L’analisi del dottor Lorenzo Podestani Manuel Zanarini

n questi ultimi anni il settore dei trasporti e logistica deve fare i conti con le mutate abitudini dei consumatori e di conseguenza dei distributori. Oggi, con i timori collegati all’incertezza finanziaria, difficilmente le imprese fanno scorte a lungo termine, di conseguenza, è aumentata la frequenza dei rifornimenti e delle consegne. Inoltre, è cambiata la concezione strutturale delle imprese italiane, premiando coloro che

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Il dottor Lorenzo Podestani, amministratore delegato della Gamma Trasporti. Nella pagina a fianco, un autoveicolo dell'azienda al lavoro www.gammatrasporti.com

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posizionano le persone con le competenze adeguate nei ruoli giusti, modificando radicalmente la struttura classica. Abbiamo parlato dell’evoluzione del sistema dei trasporti e logistica insieme a Lorenzo Podestani, amministratore delegato della Gamma Trasporti Italia, azienda attiva sul mercato dal 1978, e che oggi conta su due filiali, una a Brescia e una a Bergamo. Come si è evoluto il servizio di trasporto di Gamma srl? «Fino a qualche anno fa distribuivamo le merci in collaborazione con diversi partner di zona. Oggi, questo avviene solo parzialmente, in quanto Gamma è partner ufficiale di gruppi a carattere internazionale, con regolamenti di servizio precisi a cui sono associate relative penali di servizio conferendo maggiore garanzia nel rispetto degli impegni presi con la clientela». Il portafoglio dei servizi di trasporto offerti è quindi stato correttamente adeguato?

«In questi anni abbiamo cercato fornitori e partner in grado di ampliare il nostro portafoglio di offerta. Ad esempio abbiamo aggiunto al classico trasporto merci collettame, il trasporto a bancale ( standard o espresso in 24H), il servizio espresso (24H) potenziato la nostra capacità distributiva e di raccolta sul territorio con prezzi più competitivi e livelli di servizio maggiormente garantiti. La nostra clientela è molto varia sia per dimensione che per tipologie di merci affidate. La nostra capacità di adattarci alle specifiche esigenze ci differenzia dai grandi gruppi concorrenti che non lasciano possibilità di alcuna personalizzazione. Questo è anche il motivo per cui aziende leader in Italia hanno comunque scelto una realtà come Gamma srl per affidare i loro processi operativi e la realizzazione dei loro fatturati. La precisione ed il rispetto degli impegni ci permette di servire anche realtà per le quali ritardi, rotture o


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Collaborazione e flessibilità assicurano velocità distributiva a costi contenuti garantendo comunque l'integrità delle spedizioni

mancanze rappresenterebbero l’intera perdita del fatturato della spedizione (es. prodotti alimentari, vino champagne etc.)». Anche il servizio di logistica si è evoluto nel tempo? «Abbiamo iniziato la nostra esperienza nel settore depositi e logistica nel 1980 acquisendo i primi clienti con una visione già al tempo innovativa ed efficiente. Da allora investimenti in strutture, in mezzi, in information tecnology e l’acquisizione di competenze dal mercato ha permesso alla società di essere un vero e proprio partner logistico per clienti a cui offrire servizi erogati con processi ad hoc (taylor made) o standard. Questa impostazione ha permesso una crescita costante dei volumi grazie alla competitività di costo acquisita con

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economie di scala, al costante rispetto dei livelli di servizio concordati ed alla capacità di effettuare investimenti idonei e necessari alla gestione del cliente specifico». Cosa si intende per logistica fortemente integrata? «La logistica può essere erogata in modi differenti, dalla semplice custodia dei prodotti alla vera e propria integrazione/acquisizione di importanti processi aziendali da parte dell’outsourcer, dall’ingresso delle merci alla successiva evasione degli ordini». Il mercato richiede cambiamenti organizzativi alle aziende di trasporti e logistica? «Già da qualche anno abbiamo effettuato significativi cambiamenti nella struttura organizzativa, nei processi e nelle procedure al fine di per-

seguire un obiettivo di eccellenza senza tuttavia perdere la capacità di essere flessibili alle esigenze della nostra clientela. Oggi, il mercato richiede venga dato più spazio alla professionalità di tutti i ruoli aziendali, per questo abbiamo acquisito dal mercato ruoli con competenze idonee alla scelta strategica dell’azienda». Come vede il futuro del mercato in Italia? «Non vedo un mercato facile, per alcune criticità tipiche dell'Italia. Intanto un costo del gasolio troppo e alto, e poi, soprattutto, un sistema giuridico che non tutela le imprese oneste dal problema serio degli insoluti e delle concorrenze sleali. Non ci può essere crescita economica senza una corretta applicazione della giustizia». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 285


Trasporti speciali In Italia, quello dei trasporti stradali è uno dei settori vitali, dal momento che le merci viaggiano soprattutto “su gomma”. Abbiamo parlato con Faustino Corna degli ultimi sviluppi di questo comparto Manuel Zanarini

Il deposito di Avenza. Nell'altra pagina, Faustino Corna, titolare della Carrara Pasquale & Co srl www.carraraspedizioni.com

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l problema del trasporto delle merci in Italia è irrisolto ormai da alcuni decenni, e, all'orizzonte, non sembrano apparire soluzioni plausibili. Tra concorrenza sleale praticata da corrieri dell'Europa Orientale, che raramente rispettano le leggi nazionali, blocchi per festività o smog, problemi con le nazioni confinanti, il lavoro dei trasportatori è sempre intralciato da numerosi ostacoli. Abbiamo parlato dei recenti sviluppi di questo settore con Faustino Corna, titolare della Carrara Pasquale & Co, azienda di trasporti che vanta tre sedi diverse – Bergamo,

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Ferrara e Avenza, con deposito doganale fiscale e relativa attrezzatura come il carro ponte, o fork lift, per movimentare blocchi di marmo e granito – e che è in attività dal 1947. Quali cambiamenti sostanziali avete potuto monitorare in questi sessant'anni di attività? «L'aumento della preparazione dei vari trasportatori nella gestione della propria attività dal punto di vista finanziario, fiscale e contrattuale». Esistono differenze e peculiarità nel trasportare le differenti materie? «Ogni tipologia di trasporti


Faustino Corna

Non si devono demonizzare i mezzi pesanti ma occorre far capire alla gente che se i mezzi pesanti non viaggiano si ferma tutta l'economia di una nazione come l'Italia

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ha delle esigenze specifiche e particolari. Noi abbiamo dedicato ciascuna delle nostre sedi a compiti specifici: l'ufficio di Bergamo segue la gestione amministrativa e fiscale e in minima parte il settore dei trasporti di granulati e cereali; la sede di Ferrara segue specificamente il settore fertilizzanti in tutta Italia, ed è un compito molto impegnativo, per la difficoltà con cui mezzi raggiungono i clienti e per la necessità di utilizzare mezzi specifici per il trasporto di fertilizzanti in Adr con autisti preparati per tale servizio; infine, da Avenza gestiamo gli sbarchi e introduzione nel nostro deposito doganale e fiscale e la successiva consegna alle segherie di blocchi di marmo e granito». Quali novità ha portato la tecnologia nel settore dei trasporti? «La cosa più importante è stata l'introduzione dei fax e dei cellulari per velocizzare gli ordini e le disposizioni ai

vari trasportatori, e riuscire a seguire in tempo reale gli ordini ricevuti dai committenti». Ritiene che anche in questo settore esista troppa burocrazia? «È completamente inutile tutto l'aumento burocratico creato da schede di trasporto, contratti di trasporto, introduzione di costi minimi di sicurezza, in quanto creano solamente difficoltà di gestione ed enormi difficoltà sia ai trasportatori che ai committenti». Pensa che andrebbero varate nuove leggi in materia di sicurezza stradale? «Di leggi per la sicurezza ne esistono a sufficienza». Cosa pensa invece delle leggi sui costi minimi? «Non servono assolutamente leggi per la regolamentazione dei prezzi perché questi seguono il mercato e sono enormemente diversi per ogni tipo di materiale e per varie urgenze. Possono differire notevolmente, a se-

conda della necessità dei vari trasportatori. Il costo minimo può avere un valore indicativo, non può essere applicato per legge, diversamente si creerebbero infiniti casi di contenziosi e cause giudiziari». Ritiene che in Italia vi sia un problema di concezione del sistema dei trasporti “su gomma”? «Non si devono demonizzare i mezzi pesanti ma occorre far capire che se i mezzi pesanti non viaggiano si ferma tutta l'economia di una nazione specialmente in Italia dove il 90% delle merci viene trasportata su strada. Quando c'è una festività, la prima cosa che si pensa è bloccare il traffico pesante bloccando l'attività imprenditoriale per agevolare quella delle vacanze, come accaduto per il 17 marzo scorso. Da quarant'anni in Italia si è seguita questa politica in tutti i settori, e ora " i nodi vengono al pettine"con la mancanza di produttività». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 287


LOGISTICA

La “boutique” delle spedizioni che conquista il fashion Due uomini e una comune visione imprenditoriale. Claudio Zavardino e Fabrizio Dal Pont raccontano in prima persona il successo e gli obiettivi della Air Ocean Cargo Spa. Ricordando che lo stile italiano è vincente anche nel settore delle spedizioni Andrea Moscariello

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parlarci si avverte subito quell’entusiasmo tipico di chi, del fare impresa, ne ha fatto una ragione di vita. Claudio Zavardino e Fabrizio Dal Pont vivono con passione lo sviluppo di una delle iniziative societarie più interessanti, e dinamiche, del Nord Italia. I giovani amministratori della Air Ocean Cargo Spa non si nascondono dietro finte modestie e si definiscono “l’anello mancante” tra il mondo del fashion e quello delle spedizioni internazionali. «In breve tempo abbiamo svecchiato il concetto di spedizione e di spedizioniere, dando vita a una realtà innovativa sotto ogni aspetto – spiega Claudio Zavardino -. In primis nella customer satisfaction». Risolvere tutti i problemi legati al trasporto della merce ancora

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prima che questi prendano forma, ecco la mission. Obiettivo non scontato in un paese che produce ed esporta in tutto il mondo, a partire proprio dall’abbigliamento, e che al tempo stesso deve fare i conti con i tanti ostacoli infrastrutturali e burocratici oramai cronici dello stivale. Una scelta coraggiosa, quella di Zavardino e Dal Pont, tenuto conto che nella sola Lombardia sono presenti circa 2mila operatori in questo comparto, e che il focalizzarsi sul distretto della moda significa anche avventurarsi in un campo minato, dove le aziende chiudono da un giorno all’altro e dove il successo di un brand non è mai scontato. Eppure questa società di spedizioni internazionali è balzata all’attenzione del mondo della moda e della logistica per la strategia at-


Claudio Zavardino e Fabrizio Dal Pont

Dall’esperienza al successo

traverso cui, cifre alla mano, sta superando la difficile crisi economica. Il 2010 cosa ha rappresentato per il vostro gruppo? FABRIZIO DAL PONT «È stato un anno fondamentale, ci ha permesso di uscire dalla crisi del 2009, e ha cambiato il nostro modo di pensare al mercato delle spedizioni». Vale a dire? F.D.P. «Il committente oggi non concede il minimo errore, richiede sempre maggiori competenze e un valore aggiunto nei servizi accessori. Il tutto necessariamente a un prezzo competitivo. La partita con la concorrenza si gioca sul come far risparmiare il cliente, aiutandolo dove possibile a snellire i suoi processi interni. Siamo chiamati a rendere più competitive le aziende che si rivolgono ai nostri servizi». Il 2011, nonostante la recessione, vede nel vostro caso un incremento del 30%. CLAUDIO ZAVARDINO «Si tratta del risultato di un’efficace azione commerciale, che ha generato un aumento dei clienti pari al 40%. Il dato che balza all'occhio è il gap tra l’aumento

Quella che all’apparenza è la tipica genesi della media impresa italiana, ha invece alle spalle anni di duro lavoro, talvolta anche di crisi, e soprattutto tanta, tantissima esperienza. «Crescere un team di persone, giovane e dinamico, preparato e sveglio, è stata la guide-line fin dall’inizio – spiega Claudio Zavardino -. L’esperienza l’abbiamo messa noi. E la nostra crescita è stata costante. Come la preparazione del nostro staff su cui, devo dire, abbiamo puntato tutti i nostri investimenti». «Restare sempre al passo con le novità del settore, farle nostre e renderle disponibili ai nostri committenti continua a essere la nostra strategia vincente – interviene Fabrizio dal Pont -. Air Ocean Cargo Spa è un’azienda che si fa grande pur restando nel range della piccola-media impresa. Mi spiego meglio, siamo una realtà internazionale con lo stile della boutique». Le precedenti esperienze lavorative dei due giovani Ad hanno permesso loro di conoscere, affrontare e risolvere le problematiche tipiche del settore. E facendo tesoro di quest’esperienza pluriennale hanno poi deciso di mettersi in gioco, proponendosi come risolutori di problematiche, concentrando l’obiettivo su settori circoscritti del mercato, il fashion in particolare. Come spiega Zavardino, «evitare gli sprechi, aggiornarsi continuamente, costante e tempestiva informazione, attenzione ai costi, ma mai a scapito della qualità sono solo alcuni dei nostri action point».

del numero dei clienti e quello di fatturato. Ma questo si spiega con il minor numero di spedizioni, che generano di conseguenza minori ricavi. Non è certamente un segnale positivo, considerando il fatto che gli ultimi quattro anni hanno letteralmente “rotto le ossa” alle aziende. Tale situazione palesa uno dei grandi problemi con cui ci confrontiamo, la solvenza dei pagamenti e le relative lungaggini nel recupero credito, ma questa è un'altra storia». La logistica è un settore strategico per il mercato globale, specie in un paese come il nostro, ponte tra Europa e Asia. Perché allora si assistono a diversi “flop”? F.D.P. «Molti spedizionieri, dopo aver perso traffici importanti, non sapendo innovarsi puntano a riprendersi il lavoro

offrendo tariffe suicide. Scelta che valuto non solo inutile, ma anche pericolosa, poiché instaura un clima di cannibalizzazione del mercato, estremamente dannoso per tutti gli operatori. Aspettare che le aziende tornino sui loro passi richiede qualche stagione. Per Air Ocean Cargo Spa l’annus horribilis, che ha messo sotto stress il nostro meccanismo, è stato il In apertura, da sinistra, 2009». C.Z. «Per lo spedizioniere è im- Claudio Zavardino e Fabrizio Dal Pont portante avere volumi che per- della Air Ocean Cargo Spa mettano di negoziare tariffe www.airoceancargo.com competitive con i vari vettori. Noi, per ovviare al problema concorrenza abbiamo inventato un sistema che permette di offrire soluzioni esclusive difficilmente paragonabili economicamente ad altre proposte presenti sul mercato. Scelta che in molti casi consente di evitare ›› LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 289


LOGISTICA

›› il classico paragone di tariffa.

Questo rinnovo include il miglioramento dei servizi integrati, ma non solo di logistica, il nostro scopo è essere parte integrante della vita lavorativa delle aziende per cui operiamo a 360°». Voi amate definire la vostra gestione imprenditoriale un esempio di “italian style”. Insomma, la qualità italiana non solo nei prodotti, ma anche nella loro gestione logistica? F.D.P. «Certamente. In questa Italia che stenta a ripartire, siamo orgogliosi di rappresentare un esempio vincente di giovane imprenditoria. La nostra è la dimostrazione che, nonostante tutte gli ostacoli cui ci si trova dinanzi, l’energia riposta sul lavoro quotidiano, l’esperienza sul campo e l’aggiorna-

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La creatività e la flessibilità mentale italiana sono parte fondamentale del nostro sistema

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mento continuo sono la strada per realizzare i propri sogni. Nulla è impossibile». Italian style, ma anche rigida organizzazione anglosassone. F.D.P. «Il metodo anglosassone permette non solo una meritocrazia reale sulla crescita del collaboratore, ma va oltre l’età della persona, in buona sostanza contano veramente i risultati. Per quanto riguarda il metodo da noi adottato, posso dire che la creatività e la flessibilità mentale italiana sono parte fondamentale del nostro sistema». Su cosa vi dovrete orientare in futuro? C.Z. «I servizi che offriamo sono lo scheletro di una struttura che ci permette di attuarli mediante l’aggiornamento continuo dei sistemi IT. Curare la preparazione dei nostri collaboratori sia in termini tecnici che dal lato umano è poi fondamentale. Ritengo che il futuro sia dare tecnologia, innovazione, ma anche e soprattutto umanità. Spesso le aziende considerano i dipendenti come un costo, per noi sono collaboratori che permettono di attuare e sviluppare correttamente il nostro

surplus». Quali mercati vi interessano soprattutto? C.Z. «Oggi riteniamo di essere una realtà di riferimento per tutto il comparto del far e sub East. Ma guardiamo con favore anche all’America del Nord e del Sud». Su cosa si concentreranno i vostri prossimi investimenti? C.Z. «Abbiamo recentemente acquistato nuovi e più ampi magazzini che verranno gestiti da una logistica esterna su nostri precisi standard. Buona parte verrà indirizzata all’incentivazione dello sviluppo logistico, in particolare nei sistemi informativi integrati e nella sicurezza della struttura, uffici e magazzini, e dei mezzi di trasporto terrestri. Il tutto gestito appunto da un efficiente sistema informatico. Abbiamo puntato a un livello quasi maniacale di sicurezza per tutti gli impianti che i nostri collaboratori utilizzano, dal pc al muletto, per capirci. L’investimento nella sua globalità pretende un dispiego economico notevole, ma ritengo che sia fondamentale per mantenere alta la qualità del sevizio».



SICUREZZA STRADALE

Il materiale di rifiuto che diventa una protezione

Ogni anno, il numero delle vittime degli incidenti stradali è sempre molto alto. Alcune idee imprenditoriali possono concretamente limitare i danni alle persone. Il punto di Stefano Piovani

onostante l'introduzione dell'obbligatorietà del casco abbia salvato molte vite, il numero delle vittime da incidenti stradali rimane comunque elevatissimo. Motociclisti e ciclisti, sono spesso vittime di rovinose cadute che fanno sbalzare il guidatore dalla sella per andare a sbattere contro i paletti dei guard-rail. La moderna tecnologia, grazie alla costante innovazione, può consentire di salvare molte vite. «In certi casi, infatti, vestire la tuta da moto-

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Stefano Piovani, titolare della ProMBS International di Pralboino (BS). Nelle altre immagini il ProMBS montato su alcuni paletti di guard-rail www.prombs.it

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Manuel Zanarini

ciclista o il casco non basta», come spiega Stefano Piovani, motociclista e titolare della ProMBS International, l’azienda che produce e commercializza il ProMBS acronimo di “ProMotorcycle&BicycleSafety”, un sistema frutto dell’idea brevettata che copre i paletti dei guard-rail, che contribuisce alla messa in sicurezza, salvando le persone da disastrosi impatti. «A 20 km/h contro un palo di sostegno del guard rail si muore, con o senza tuta e casco; ho conosciuto molti ragazzi mutilati o i loro fratelli, sorelle o mogli, che mi hanno raccontato di come hanno perso persone care». Da qui nasce l'idea di Piovani, che ha portato alla realizzazione di «un prodotto fortemente innovativo, che posto a copertura dei paletti di sostegno dei guard-rail, attutisce gli urti conseguenti a incidenti di ciclisti e motociclisti. I primi risultati dei crash-test hanno evidenziato un ottimo dato relativo all’assorbimento dell’energia ci-

netica dell’impatto, visto che il ProMBS a 40 km/h consente la diminuzione del 30% i danni al tronco, quindi andando ad evitare di fatto il cosiddetto “effetto ghigliottina”. Il nostro sistema rappresenta quindi un importante passo avanti per la prevenzione degli infortuni e la messa in sicurezza delle strade». Il sistema ideato da Piovani ha anche un' “anima verde”; infatti, sottolinea che per realizzarlo «si può utilizzare fino al 50% di materiale riciclato dai delimitatori stradali in disuso. Attualmente i delimitatori stradali vengono smaltiti, gestiti, sorvegliati, accatastati come rifiuto inquinante. Il ProMBS risolve parte di questo problema, riducendo gli agenti inquinanti, ad esempio la diossina. Inoltre contribuisce alla salvaguardia dell’ambiente in modo qualitativo e diventa assimilabile ai rifiuti solidi urbani. Il valore etico basilare del concept ProMBS, è utilizzare un materiale di rifiuto per costruire una prote-


Il valore etico del concept ProMBS, è utilizzare un materiale di rifiuto per costruire una protezione che salva la vita

zione che salva la vita». Come si sa, l'incidenza economica delle vittime della strada è notevole. Anche sotto quest'aspetto, quest'innovazione è particolarmente utile. Piovani rileva come «l’indennizzo assicurativo e sanitario medio è stimato in centinaia di migliaia di euro. Il ProMBS, grazie alla diminuzione del tasso di lesioni e mortalità, contribuisce in

modo sensibile a ridurre il costo a carico del Servizio Sanitario Nazionale. Grazie al riciclo dei delimitatori, andranno scomparendo i depositi di paletti, diminuendo gli oneri per le amministrazioni pubbliche e di conseguenza il peso fiscale gravante sulle tasche dei cittadini e soprattutto il materiale utilizzabile dal riciclo dei delimitatori stradali in disuso è stornato dall’ammontare economico della fornitura». Altro aspetto importante è la facilità di montaggio, non richiede infatti più di qualche secondo e poca manodopera, peraltro non specializzata, e nessun tipo di strumentazione. A oggi ProMBS è stato installato presso la Provincia Autonoma di Trento, Brescia, Roma, Perugia, Autostrada A6 Torino-Ivrea, Regione Autonoma Valle d’Aosta e altre realtà anche private e di progettazione strade. Inoltre, «Il 2 Luglio scorso abbiamo appreso che per la prima

volta un motociclista di Cellatica (Brescia), a seguito di una rovinosa caduta su una strada montana in provincia di Brescia (località Lavenone) ha violentemente sbattuto contro un palo si è salvato grazie alla presenza dei ProMBS, montati dalla Provincia di Brescia, che ha attutito e assorbito parte dell’energia dell’impatto». L'azienda non si ferma qui, e per il futuro, è allo studio una nuova soluzione di continuità, innovativa e progettata per evitare di scivolare sotto il guardrail, oltre ad un nuovo sistema appositamente studiato per il settore ciclistico agonistico. LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 293


SICUREZZA

Per un miglior presidio del territorio u a n t e volte sent i a m o commenti che ci inducono ad evitare alcune zone della città o a non aprire un’attività commerciale in determinate aree perché considerate non sicure?». Gian Luca Tedesco, titolare della G4 Vigilanza, istituto di vigilanza privata, introduce una questione molto sentita nell’ambito di tutte le città. Tedesco dal 1980 a proposito offre un importante servizio per la tutela e la sicurezza. «Le nostre città» prosegue Tedesco, «a seguito di fenomeni sociali, economici, culturali sono mutate negli ultimi anni. Per questo molti comuni sono intervenuti promuovendo iniziative volte a integrare l’atti-

«Q Gian Luca Tedesco è titolare della G4 Vigilanza. Nella pagina accanto, controlli dalla centrale operativa www.g4vigilanza.it

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La sicurezza nei luoghi in cui viviamo è un diritto. Per un maggior controllo del territorio il contributo degli istituiti di vigilanza privata è sempre più significativo. La parola a Gian Luca Tedesco Nicoletta Bucciarelli

vità delle aziende di vigilanza privata con l’azione delle Forze dell’Ordine. Questo garantisce maggior presidio del territorio». Come è suddivisa a livello organizzativo la G4 Vigilanza per poter svolgere al meglio il proprio operato? «Offrire servizi diversi implica una gestione interna fortemente organizzata e con una predisposizione del personale impiegato ad andare oltre il semplice “turno” di lavoro. L’eterogeneità dei servizi che svolgiamo amplifica l’esigenza di creare un’organizzazione differenziata. Si pensi a quanto è diverso organizzare ed eseguire servizi di trasporto valori e servizi di vigilanza con collegamento e pronto intervento. Anche per questo l’azienda si divide in due distinti reparti. Il Trasporto Valori e la Contazione comportano procedure precise e l’impiego di personale tecnicamente formato e molto organizzato. La vigilanza in senso stretto invece, in cui rientrano i servizi di

zona (ispettivi e pronto intervento) e di piantonamento, tanto diurno quanto notturno, ruotano operativamente attorno alla nostra Centrale Operativa». In cosa si differenziano i due reparti? «Sicuramente nell’organizzazione, ma è importante non dimenticarsi del fattore psicologico. Il nostro è un settore fatto di uomini: per questo animare l’uno o l’altro reparto tecnico incide sulle qualità professionali». Quali apporti forniscono i sistemi operativi telematici? «Il controllo da remoto in generale è la logica che ci consente di offrire servizi sempre più sicuri e utili. Si pensi alla videosorveglianza gestita da centinaia di chilometri di distanza con immagini remotizzate presso la Centrale Operativa. O alla gestione di impianti d’allarme in quantità sempre crescente con alti standard di qualità di gestione grazie alla crescente affidabilità dell’hardware e alla stabilità


Gian Luca

dei software. L’apporto della tecnologia è fondamentale e le prospettive sono davvero tante. Sta a noi applicare le scoperte della tecnologia al nostro settore in modo tempestivo». Qual è il ramo d’attività più “dinamico” dal punto di vista tecnico? «Senz’altro la videosorveglianza con la possibilità di remotizzare le immagini, per chi lo volesse, anche sui propri smartphone, o tablet PC, o sugli stessi computer. Resta il fatto che il servizio di vigilanza, svolto materialmente dagli uomini, rimane necessario. A ognuno la possibilità di guardare dalle proprie telecamere, ma la sicurezza va fatta da chi la sa fare». Riscontrate negli anni una maggiore richiesta del vostro supporto?

Il ramo d’attività più “dinamico” dal punto di vista tecnico è sicuramente quello della videosorveglianza con la possibilità di remotizzare le immagini, per chi lo volesse, anche sui propri smartphone, o tablet PC

«Non si può negare un aumento della criminalità o, ancora meglio, dello stimolo a delinquere, figlio quest’ultimo in larga parte della crisi finanziaria. La richiesta aumenta, questa è la mia esperienza, le nostre città sono cambiate e la necessità di tutelarci in via preventiva cresce. Il patrimonio di ognuno di noi, soprattutto in epoca di crisi finanziaria, fa crescere la voglia di difenderlo. La vigilanza intesa come attività nasce per questo». Il servizio che offrite

avrebbe bisogno di sostegni maggiori o maggiori finanziamenti? «Ritengo difficile pretendere finanziamenti nel momento storico in cui siamo. Sono invece convinto che il mio settore possa legittimamente pretendere semmai agevolazioni dal punto di vista fiscale, si pensi ai criteri di calcolo dell’Irap che penalizza terribilmente le aziende di vigilanza privata che impiegano centinaia, e talvolta migliaia, di dipendenti per svolgere la propria attività».

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mila COLLEGAMENTI È il numero dei segnali d’allarme gestiti e controllati dalla centrale operativa su territorio nazionale e provinciale

LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 295


COSTRUZIONI E IMPIANTI TECNOLOGICI

ostruire meglio oggi non solo si può ma si deve, per il rispetto delle generazioni future». È questo il concetto che, secondo Pietro Castioni, dovrebbe guidare il mercato delle costruzioni e degli impianti tecnologici. Soltanto in quest’ottica sarà infatti possibile adoperarsi e sforzarsi per garantire ai clienti la realizzazione di opere funzionali, innovative, energeticamente sufficienti ed economiche. Alle grandi aziende del settore non è più solo richiesto di fornire servizi che si limitino a meri interventi professionali, ma da loro si pretende qualcosa di meglio: capacità complementari che coprano le varie discipline, così da potersi occupare dello sviluppo di soluzioni tecniche di elevata qualità e della progettazione completa di edifici e impianti. Capire e attuare queste strategie è necessario per rispondere con prontezza ed efficienza alle nuove necessità di mercato. Molte aziende hanno sentito nell’aria l’odore di questo cambiamento, tra esse la Sisthema Engineering di Brescia, che ha saputo cogliere al volo l’opportunità di migliorarsi e da semplice società di fornitura servizi è diventata partner affidabile e competente per lo studio e la progettazione integrata di edi-

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I vantaggi del progetto Eequo Qualità del servizio, competenze multidisciplinari, approccio come solution partner e attenzione al risparmio energetico: sono le caratteristiche necessarie per vincere la sfida lanciata dal mercato delle costruzioni. Il punto di Pietro Castioni Emanuela Caruso

fici e impianti. «Progettare in modo integrato ripaga, spiega Pietro Castioni, ingegnere e portavoce dell’azienda – consente il raggiungimento di obiettivi precisi e concordati e permette di interagire tra le varie discipline riducendone i costi complessivi». Come è avvenuto il cambiamento, o meglio l’aggiustamento, di rotta della Sisthema Engineering? «All’inizio della nostra attività, circa vent’anni fa, ci configuravamo come semplici fornitori di servizi professionali, lavoravamo cioè per conto terzi. Ma il cambiamento continuo del mercato e le sue sfide sempre più innovative e pressanti ci hanno fatto ben presto capire che era essenziale oltrepassare questa fase iniziale e offrire ai clienti qualcosa di meglio e di più interessante, sia a livello tecnologico che a livello di convenienza. Per questo motivo

abbiamo assunto il ruolo di partner nella gestione di progetti di diverso genere ingegneristico-architettonico. Praticamente, abbiamo integrato le nostre abilità per garantire un servizio completo all’utenza che si rivolge all’azienda. Di conseguenza, ci proponiamo come interlocu-

L’ingegnere Pietro Castioni della società Sisthema Engineering di Brescia. In queste pagine, panoramiche e dettagli del progetto del primo edificio a energia zero di Sommalombardo (VA) curato da Sisthema Engineering www.sisthemaengineering.it


Pietro Castioni

tore unico nella soluzione delle varie problematiche tecniche relative alla realizzazione dell’opera, dallo studio di fattibilità, alla direzione dei lavori, alla verifica dei tempi nei campi residenziale, commerciale, terziario e industriale». In che modo riuscite a garantire questi nuovi servizi? «Abbiamo costituito un gruppo di ingegneri e architetti professionisti abilitati nelle diverse discipline, che lavorano contemporaneamente sui diversi aspetti del progetto, analizzando le relative interrelazioni e valutando le soluzioni migliori. Di fatti, per lo sviluppo di ogni nuovo progetto, tra le prerogative di Sisthema Engineering vi è l’introduzione di concetti manageriali che mirano all’ottimizzazione organizzativa e alla realizzazione di tutti i fattori concorrenti alla messa in opera, da quelli tecnici e au-

Eequo significa “edifici a energia quasi zero” e Sisthema Engineering è una delle pochissime società in fase di ultimazione del primo edificio a energia zero

torizzativi, a quelli economici e di gestione. Ci impegniamo inoltre nella ricerca di nuove competenze e soluzioni tecnologiche e costruttive all’avanguardia. Ottenuta infine la conformità alla normativa Iso 9001, Sisthema Engineering assicura ai clienti la qualità di ogni suo servizio». Come si pone l’azienda nei confronti del risparmio energetico? «Sin dall’inizio dell’attività ci siamo fortemente interessati ai temi del risparmio energetico, dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili. In questo ambito abbiamo assunto un approccio multidisciplinare, così da analizzare la

questione della sostenibilità ambientale come fulcro del nuovo processo edilizio. Al momento della progettazione e della costruzione poniamo particolare attenzione all’innovazione tecnologica così come al sistema edificio-impianto, dove l’uso razionale dell’energia, aiutato anche da fonti rinnovabili, è essenziale. Il nostro obiettivo ultimo è di progettare edifici energeticamente sufficienti». E con il progetto Eequo sembra proprio che la Sisthema Engineering ci sia riuscita. In che cosa consiste questa proposta? «Questo progetto è nato proprio dalla volontà di applicare le tecnologie e i materiali mi- LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 297


COSTRUZIONI E IMPIANTI TECNOLOGICI

Con la proposta Eequo l’azienda è riuscita a progettare e realizzare il primo edificio a energia quasi zero, capace di ridurre del 50% il consumo annuo di combustibile

gliori per riuscire a minimiz- ventilazione meccanica con- annuo di combustibile supe-

10% AUMENTO COSTI È l’incremento che si verifica sui costi di costruzione di un “edificio a energia quasi zero” ma con un risparmio annuo sui combustibili del 50%

zare il consumo di energia e adottare fonti rinnovabili. Eequo significa “edifici a energia quasi zero” e ci rende una delle pochissime società in fase di ultimazione del primo edificio a energia zero, in anticipo di oltre dieci anni sulle direttive europee relative alla riduzione dei consumi. Costruito a Sommalombardo, in provincia di Varese, è costituito da 11 unità abitative divise in due corpi, uno da 5 e uno da 6 abitazioni a schiera. È dotato delle migliori tecnologie oggi disponibili in relazione a un uso razionale dell’energia e all’utilizzo delle fonti rinnovabili. Riscaldamento e raffrescamento con pannelli a pavimento alimentati da pompe di calore singole collegate a un circuito di sonde geotermiche,

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trollata, isolamento spinto, adozione di impianti fotovoltaici, utilizzo di piani a induzione al posto del gas metano a servizio delle cucine: sono alcune delle tecniche che abbiamo utilizzato e che hanno permesso all’azienda di raggiungere la classe energetica A secondo la procedura Cened vigente nella Regione Lombardia». In termini di costi e consumi, qual è il miglioramento effettivo portato dal progetto Eequo? «Per prima cosa è importante specificare che il costo di costruzione è superiore di solo un 10% rispetto al costo di produzione per edifici analoghi, ma grazie a questa piccola percentuale in più si stimano benefici relativi al risparmio

riori al 50%. Tutto ciò, ovviamente, influisce in modo molto positivo sulle tasche dei proprietari e sul benessere dell’ambiente». Riuscite a ottenere questi risultati con le vostre sole forze o vi avvalete anche dell’aiuto di altre società? «A oggi collaboriamo con varie aziende interessate, come noi, alle energie rinnovabili. Sono tutte società costituite da professionisti di altissimo livello abilitati in discipline diverse e con esperienze di una certa rilevanza maturate nel campo della progettazione e realizzazione di impianti fotovoltaici, sono inoltre impegnate nella fornitura di servizi tecnici integrati sia nel settore edile che in quello impiantistico».



Equilibri architettonici «La migliore sintesi tra i riferimenti culturali e l'influenza dell'architettura contemporanea, attraverso una coerenza operativa che conferisca valore culturale e riconoscibilità alle costruzioni». La visione dell’architettura di Umberto Capelli Lodovico Bevilacqua n un paese dal grande retaggio artistico e culturale come l'Italia, conciliare l'architettura contemporanea con il patrimonio e la tradizione del passato diventa una sfida continua e impegnativa. La costante ricerca di questo delicato equilibrio è uno degli obiettivi dello Studio Capelli

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Da destra Umberto Capelli, Marco Fossati, Massimilano Bergamaschi e Raffaello Sandri info@capelli-architettura.it

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Architettura & Associati. Nato per l'iniziativa di Umberto Capelli, architetto e urbanista dalla quarantennale esperienza associatosi con i più giovani colleghi Marco Fossati e Raffaello Sandri, dal 2004 lo studio, basa la sua ricerca progettuale sull'analisi delle interrelazioni tra i luoghi dell'abitare, della mobilità e del lavoro, con uno sguardo costante agli esiti dell'architettura internazionale. «Obiettivo dello studio è il raggiungimento della migliore sintesi tra gli imprescindibili riferimenti culturali e l'inevitabile influenza dell'architettura contemporanea attraverso un'analisi critica e una coerenza operativa che conferisca valore culturale e riconoscibilità alla propria opera».

Quali sono gli ambiti di intervento del vostro studio? «L'esperienza professionale e il modello organizzativo dello studio consentono di coprire tutti gli ambiti afferenti ad architettura e urbanistica. Le nostre competenze progettuali si estendono quindi dall'edilizia residenziale, terziaria, industriale e alberghiera all'edilizia civico-educativa e socio-assistenziale. Siamo inoltre competenti in merito a pianificazione territoriale e studi di fattibilità. Infine siamo in grado di elaborare progetti di grandi infrastrutture come aeroporti stazioni ferroviarie, stazioni metropolitane e centri polifunzionali e di interscambio». Un ventaglio ampio di competenze che è dunque corredato da tanti progetti realizzati o in fase di realizza-


Studio Capelli Architettura & associati

zione. Quali esempi possiamo portare in ambito edilizio? «I progetti completati o in divenire sono in effetti molti, sia in Italia che all'estero. Un esempio di lavoro che ha appena visto la conclusione della fase progettuale, iniziata nel 2005, è il complesso residenziale di via Petitti, nella zona nord occidentale di Milano. L’edificio articolato su quattro distinti corpi di fabbrica sarà dotato di numerose attrezzature accessorie tra cui una palestra e una piscina condominiali ed è progettato secondo i più efficienti criteri di risparmio energetico». Come sono distribuiti gli appartamenti nel complesso e che strutture saranno messe a disposizione dei fruitori? «Il volume principale più alto funge da cerniera tra i vari corpi di fabbrica e ospita le tipologie abitative più tradizionali e quelle di maggiori dimensioni ai piani più alti. Ad esso, lungo la via Petitti, si affiancano due elementi architettonici di differente altezza, che nel loro sviluppo creano la cortina edilizia per tutta la lunghezza del lotto di intervento. Il quarto corpo di fabbrica si accosta a quello prin-

L'esperienza professionale e il modello organizzativo dello studio consentono di coprire tutti gli ambiti afferenti ad architettura, urbanistica e infrastrutture

cipale ed è costituito da un piano interrato e due piani fuori terra destinato ai box e ai posti auto. Sulla sua copertura è stato ricavato un grande giardino condominiale facilmente raggiungibile da ogni appartamento. Il giardino pensile è corredato di solarium e di piscina scoperta». Un accenno al progetto di infrastrutture. Quale il più rappresentativo dei vostri interventi, sempre nella zona di Milano? «È stata recentemente inaugurata la nuova stazione delle Fer-

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rovie Nord Milano ad Affori. Nella fase di progettazione abbiamo tenuto conto dei presupposti delle disposizioni normative , ovvero l'attuazione del programma di riassetto del sistema di trasporto pubblico urbano della zona nord di Milano. L'assetto urbanistico della zona è stato modificato, tenendo soprattutto in considerazione la direttiva regionale, in merito all'eliminazione dei passaggi a livello. Corredata di due banchine, la stazione è dotata di una copertura composta da 14 archi in ferro alleggeriti tramite forature la cui funzione, oltre che di protezione dagli agenti atmosferici per i fruitori della struttura, è anche di mitigare il rumore dei treni, contribuendo a migliorare la qualità ambientale delle aree prospicienti la ferrovia».

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EDILIZIA

Infrastrutture, volano per la ripresa del Paese Non è il Pgt a creare il mercato, precisa Claudio De Albertis, presidente di Assimpredil Ance, ma può mettere un punto fermo su regole precise, «tese a costruire un ordinamento per il fare». E alle imprese lancia un appello: «Unitevi» Michela Evangelisti a situazione in cui operano le imprese lombarde delle costruzioni è di grave difficoltà. Lo conferma la quinta edizione del rapporto congiunturale sul settore, redatto dall’Ance regionale in collaborazione con il centro studi nazionale. E le aspettative per il 2011 sono prevalentemente orientate verso un’ulteriore riduzione delle commesse. A Milano, illustra il presidente di Assimpredil Ance, Claudio De Albertis, non c’è stata una vera bolla immobiliare, solo una riduzione dei valori. «Il mercato risente complessivamente della crisi, soprattutto nei tempi di vendita, che si sono moltiplicati anche per quattro, cinque volte – chiarisce –. I prodotti però, se sono adeguati sotto il profilo qualitativo e delle prestazioni, si riescono a collocare». I problemi sono più sensibili invece nei comuni dell’interland, in misura progressivamente maggiore di-

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staccandosi dal capoluogo, sia in termini di calo di prezzo che di domanda. «I mercati che hanno più risentito – precisa De Albertis – sono quelli del terziario e del commerciale». Come si articola al momento sul territorio il settore delle costruzioni? «A livello provinciale possiamo suddividerlo in due grandi fasce: il mercato delle opere pubbliche, che rappresenta circa il 20% degli investimenti, e quello privato, che ne rappresenta circa l’80%. Il primo in particolare risente della fortissima carenza di investimenti in infrastrutture e opere pubbliche e dei problemi finanziari dello Stato, ai cui effetti si sommano i limiti derivanti dal patto di stabilità al quale sono sottoposti i comuni e il fatto che le procedure di appalto sono tutt’ora lunghissime: mediamente, per un’opera al di sotto dei 50 milioni, dal momento in cui si avvia il procedimento a quello

in cui si conclude la gara trascorrono circa quattro anni e mezzo». Quali ripercussioni avrà sul settore la decisione della giunta Pisapia di revocare la delibera di approvazione del Piano di governo del territorio? «Il Pgt era uno strumento visto positivamente dagli operatori, perché si metteva un punto fermo sulle regole e perché, dopo tanti anni dal piano regolatore nato nell’80, veniva attuato un sistema perequativo. Sotto quest’ultimo aspetto il Pgt si rivelava quindi uno strumento democratico. Dire, però, che avrebbe potuto alimentare un nuovo mercato sarebbe un’eresia: certo sollevava questioni rilevanti, come la possibilità di

Claudio De Albertis, presidente di Assimpredil Ance, associazione delle imprese edili e complementari delle province di Milano, Lodi, Monza e Brianza


Claudio De Albertis

modificare le destinazioni d’uso degli edifici molto più liberamente o di concentrare lo sviluppo soprattutto lungo le linee della metropolitana. Ma alla fine non è purtroppo il Pgt che crea il mercato: lo creano la domanda e l’offerta. L’importante è che ci siano delle regole precise, tese a costruire un ordinamento per il fare. In questo momento gli operatori chiedono alla nuova amministrazione la certezza su quando questo strumento, modificato, diventerà operativo. Il limite massimo, anche perché prima è impossibile farcela, è il giugno dell’anno prossimo». A breve si terrà l’assemblea generale di Assimpredil Ance. Quali i temi che affronterete? «Partiremo dallo stato dell’arte del nostro sistema, composto soprattutto di medie e piccole realtà che in questo momento soffrono particolarmente. Lan-

-4,4% ceremo un appello alle imprese, perché trovino strumenti per mettersi insieme, e alla Regione e allo Stato perché attivino politiche industriali tese a far sì che le nostre imprese diventino più solide patrimonialmente, più organizzate, più attrezzate finanziariamente, in modo da dare più certezze ai committenti pubblici e privati. Oggi il settore conta più di 800mila aziende: non è possibile che rimangano tutte sul mercato».

INVESTIMENTI È la riduzione in termini reali degli investimenti in costruzioni stimata nel 2010 in Lombardia rispetto all’anno precedente

-3,3% OCCUPAZIONE È la flessione percentuale del numero degli occupati nelle costruzioni in regione registrata nel 2010

Un altro tema che vi tocca da vicino è quello della concorrenza. «Chiediamo che sia giocata su un piano di uguaglianza, almeno ai nastri di partenza: ricercando la regolarità dei rapporti di lavoro, lottando contro il lavoro nero e i fenomeni di infiltrazione della criminalità mafiosa, promuovendo la sicurezza sul lavoro. Chi non paga i contributi e ha denaro facile lede i principi sostanziali della concorrenza». Previsioni a medio termine per il settore? «Di ripresa si potrà parlare solo verso il 2013. I lavori pubblici, poi, rimangono un grande punto interrogativo: si comprenderà che un volano della ripresa complessiva del Paese sta anche nello sviluppo delle infrastrutture, per le sue conseguenze dirette - l’occupazione - e anche indirette perchè l’industria manifatturiera ne guadagnerebbe in competitività. L’auspicio è che in questa direzione vengano attivate nuove risorse». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 303


EDILIZIA

Pgt in stand by, ma l’edilizia si muove Revocata la delibera di approvazione del Pgt, parte il riesame delle osservazioni e dei pareri. L’obiettivo, spiega l’assessore all’Urbanistica Ada Lucia De Cesaris, è concludere il lavoro entro la fine dell’anno Michela Evangelisti

n impegno preso in campagna elettorale e ribadito dal sindaco nella sua relazione programmatica». La decisione di Palazzo Marino di revocare la delibera di approvazione del piano di governo del territorio e di rivalutare le osservazioni e i pareri presentati è, per l’assessore comunale all’Urbanistica Ada Lucia De Cesaris, un segnale di coerenza, oltre che l’occasione per apportare modifiche al Pgt, migliorandolo. Contro la delibera di approvazione del piano sono già stati pro-

«U Ada Lucia De Cesaris, assessore comunale all’Urbanistica. In alto, il Parco Sud a Milano

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posti anche due ricorsi al Tar della Lombardia: il primo contesta i metodi di accorpamento delle osservazioni e di votazione dei relativi macrogruppi, il secondo contesta l’iter della delibera di approvazione, compresa la fase di valutazione delle osservazioni stesse. «La precedente amministrazione, in violazione del diritto di partecipazione alla definizione del piano riconosciuto dalla normativa, ha completamente ignorato le 4.765 osservazioni formulate dai cittadini e dagli operatori e gran parte dei pareri pervenuti dagli enti competenti – puntualizza l’assessore –. La nuova amministrazione, tenuto conto

del fatto che al momento del suo insediamento il piano non era stato ancora pubblicato e quindi non aveva efficacia, ha ripristinato il principio normativo della democrazia partecipata, attribuendo la giusta funzione e il giusto valore alle osservazioni, ascoltando la città». Cosa succederà adesso in termini concreti? «La giunta ha già approvato la proposta di delibera di revoca dell’approvazione del piano per ritornare alla fase di valutazione delle osservazioni; la delibera deve essere presentata ora in consiglio comunale. Intanto stiamo predisponendo le linee


Ada Lucia De Cesaris

4.765 OSSERVAZIONI Le valutazioni formulate dai cittadini e dagli operatori sul Pgt delle quali ora parte il riesame

mln EURO

Investimenti in edilizia previsti a Milano in vista del programma infrastrutturale connesso alla realizzazione dell’Expo 2015

strategiche che dovranno guidare e indirizzare il lavoro sulle osservazioni ed è iniziata la lettura, per arrivare in tempi stretti ad avere un quadro preciso di tutte le istanze. L’obiettivo è concludere il lavoro entro la fine dell’anno». La decisione della giunta di tornare alle 4.765 osservazioni permette, attraverso l’accoglimento di alcune di esse, di modificare il piano tenendo conto anche degli indirizzi espressi dai cittadini con i recenti referendum comunali e, al tempo stesso, di avviare un percorso di revisione sostanziale delle linee strategiche di pianificazione

di Milano. «Il riesame delle osservazioni e dei pareri permetterà di incidere sugli effetti più critici generati dalle scelte dell’attuale disciplina di piano, di rispondere alle esigenze di un più equilibrato sviluppo urbanistico e territoriale della città, di una sua maggiore apertura verso il territorio metropolitano e di una migliore qualità della vita per i suoi cittadini». Quali sono le vostre posizioni su temi caldi quali la perequazione, la libertà delle destinazioni d’uso, la densificazione edilizia? «Il ricorso alla perequazione è previsto dalla normativa; è però inaccettabile la modalità applicativa adottata dal piano per il Parco Sud, modalità criticata dallo stesso parco. Non vi è l’intenzione di ritornare a un sistema vincolante di destinazioni d’uso, tuttavia va garantita una verifica di compatibilità con le funzioni di contesto. La densificazione va applicata poi in modo selettivo, solo ove è effettivamente necessaria a garantire un maggiore ritorno per l’interesse pubblico».

Il procedimento che si apre sarà lungo e complesso. «Come ho già detto, intendiamo concludere i lavori molto prima del tempo concesso dalla legge regionale. Intanto persistono le misure di salvaguardia, ma avendo mantenuto l’adozione si può dar corso all’approvazione dei piani attuativi del Prg vigente e rimane in capo all’amministrazione, anche in considerazione dell’Expo, la valutazione dell’interesse pubblico con riferimento all’approvazione dei programmi integrati di intervento già avviati». Non si rischia comunque di bloccare lo sviluppo della città e della sua economia? «Da quando sono diventata assessore non c'è stato giorno senza che i miei uffici mi abbiano sottoposto procedimenti da riattivare, ormai fermi da lungo tempo, alcuni dai primi anni del 2000, e ogni giorno ricevo operatori che mi propongono nuove iniziative che possono essere realizzate nel sistema esistente. Ho talmente tanti procedimenti pendenti per i quali stiamo predisponendo gli adempimenti necessari che potrei tenere occupato il consiglio per tutte le sedute sino a dicembre e oltre; in più ci sono tutti gli interventi in corso che richiedono di essere gestiti per essere conclusi nei tempi previsti e alcuni di notevole rilievo, come ad esempio quello di cascina Merlata che stanno per essere avviati. L’attività edilizia in città, nonostante la crisi, è quindi tutt’altro che ferma». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 305


EDILIZIA

Pgt, gravi ritardi in vista Di fronte alla revoca della delibera di approvazione del Pgt, il consigliere Pdl Giulio Gallera mette in guardia: «il piano conteneva due leve di sviluppo fenomenali, ovvero i principi di premialità e perequazione, che ora sono fortemente a rischio» Michela Evangelisti n’ a z i o n e altamente irresponsabile, che creerà gravi danni allo sviluppo di questa città». Non usa mezzi termini il consigliere comunale Pdl Giulio Gallera nel commentare la decisione della Giunta Pisapia di revocare la delibera di approvazione del piano di governo del territorio. «Abbiamo impiegato tre anni per realizzarlo, con un lungo processo che ha coinvolto am-

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A destra, Giulio Gallera, consigliere comunale Pdl. Sotto, uno scorcio di parco Sempione a Milano

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piamente la società civile – rincara –. La sua mancata pubblicazione fa sì che da un lato continui a valere una sorta di salvaguardia, per cui non si può agire in libertà secondo le vecchie regole, dall’altro che venga meno la possibilità di adottare le nuove regole previste nel Pgt». La scelta dell’amministrazione di andare a rivedere tutte le osservazioni formulate sul piano sembra una strada impervia. «Lo è. In primis perché, su più

di 4.000 osservazioni, la metà sono state formulate dai partiti dell’opposizione in modo strumentale. Non si tratta dunque di valutazioni dei cittadini ma di posizioni ideolo-


Giulio Gallera

giche, finalizzate a smontare il piano stesso. In secondo luogo, poiché gli uffici hanno già espresso un parere sul piano, andare a riprenderlo risulta difficoltoso. Mi sembra efficace la metafora del puzzle: non si possono sostituire alcune tessere con altre. O si riscrive tutto il piano con altre regole o si rischia non solo di creare danni e contraddizioni di carattere tecnico, ma anche di allungare i tempi in maniera spropositata. Tutto questo si inserisce, tra l’altro, in un momento di grande difficoltà economica». In che modo il Pgt, nei termini in cui l’avevate formulato, poteva invece dare una mano alla città in questo momento economicamente delicato? «Oggi gli enti locali hanno estremo bisogno di recuperare risorse; far ripartire l’edilizia voleva dire da un lato dare ossigeno alle casse comunali, attraverso gli oneri di urbaniz zazione, e dall’altro dare delle risposte ai cittadini in difficoltà, in tema ad esempio di housing sociale, di verde, di servizi». In che modo avrebbe dovuto muoversi, dunque, la nuova giunta? «Il nuovo piano probabilmente non verrà approvato prima di due o tre anni. La decisione più saggia era quella di pubblicarlo per poi attivare un processo di revisione; in questo modo si poteva iniziare intanto a operare secondo alcune direttrici, poi le eventuali modifiche si sarebbero innestate su

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Alla città in questo momento servono housing sociale, aree verdi e infrastrutture

regole innovative». Quali erano a suo parere i punti di forza di questo Pgt? «Il piano comprendeva due temi fondamentali: la premialità, che attribuisce incentivi sotto forma di edificabilità a comportamenti virtuosi (come la realizzazione di housing sociale), e la perequazione, ovvero il trasferimento degli indici volumetrici consentito solo a condizione che si realizzino un centro civico, una piscina, un campo di bocce e via dicendo. Queste due leve fenomenali, che avrebbero consentito di far crescere la città in termini di offerta abitativa a costo inferiore e servizi a costo zero per l’amministrazione, probabilmente costituiranno proprio i nodi sui quali il provvedimento verrà cambiato». Quali invece gli interventi urbanistici di cui Milano ha bisogno e che rischiano di essere ritardati?

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«Alla città servono case in vendita o affitto a prezzi calmierati, aree verdi, infrastrutture. Su quest’ultimo punto avevamo già un accordo con Ferrovie dello Stato: il surplus degli oneri di urbanizzazione ottenuti dalla vendita degli scali ferroviari sarebbero stati utilizzati per realizzare la circle line a Milano». Quali saranno le vostre prossime mosse come opposizione? «Contrasteremo un’ipotesi di modifica del piano che vada a snaturarlo nei punti che ho appena affrontato. Non sappiamo ancora dove esattamente voglia arrivare questa maggioranza; per ora ci limitiamo a evidenziare i gravi ritardi che la revoca del piano determinerà in termini di risorse per l’amministrazione e di sviluppo della città, poi vedremo. I presupposti, comunque, non sono positivi». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 307


L’edilizia verso il sostenibile Il settore edile sta vivendo una fase di profonda trasformazione e, per superare la crisi, punta con decisione su tecnologie innovative e su costruzioni sostenibili da un punto di vista ambientale. Il punto della situazione con Raffaele Gualberto Guido Puopolo

on la crisi del mercato immobiliare anche il settore delle costruzioni attraversa un periodo poco felice, con un calo previsto negli investimenti pari al 4% nel corso del 2011, e del 3,2% per il 2012. A riportare queste stime, l'Osservatorio congiunturale Ance – Associazione Nazionale Costruttori Edili - in un rapporto presentato a Roma lo scorso giugno. L'unico comparto del settore

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Raffaele Gualberto, al centro, con il team della Vismara di Melegnano (MI). Nelle altre immagini, alcuni lavori dell’azienda www.costruzionivismara.it

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a reggere sembra essere quello delle ristrutturazioni, forse anche grazie alle varie forme di incentivo messe in atto dal Governo, anche se la crescita resta comunque limitata. Sempre secondo Ance, una delle cause di questa stagnazione è da ricercarsi nel peggioramento delle condizioni del credito alle imprese, oltre al cronico ritardo nei pagamenti che affligge tutti i settori merceologici del nostro paese. Un osservatore privile-


Raffaele Gualberto

Il settore edile sta diventando sempre più complesso e articolato con offerte integrate, joint venture e accordi operativi e societari che faranno da traino a tutto il mondo delle costruzioni

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giato, in grado di esprimere un parere su questa situazione, è senza dubbio Raffaele Gualberto, direttore generale della Vismara, solida realtà produttiva di Melegnano (MI), operante nel settore edile dal 1987. Qual è lo stato di salute attuale del settore edile e quali prospettive si intravedono nel prossimo futuro? «In questo momento il settore edile versa in una situazione che possiamo definire di stallo, anche se non credo sarà più possibile tornare ai ritmi costruttivi precedenti alla crisi. La fragilità del sistema finanziario, e in particolare del mondo bancario, non favorisce di certo la vendita delle unità immobiliari immesse sul mercato, anche perché a fronte di un’offerta quantitativamente importante, notiamo una notevole riduzione della domanda, che

unita alle difficoltà ad accedere al credito rischia di paralizzare il sistema. Un discorso a parte è rappresentato invece dal territorio milanese, dove seppure con minore intensità, il mercato regge, orientandosi sempre di più verso prodotti di qualità. Particolare attenzione, in questo senso, è dedicata alla coibentazione termica e acustica, con un contenuto impiantistico in grado di garantire la certificazione energetica dell'immobile in classe A. Le nuove tecnologie, tra cui la geotermia, il fotovoltaico e il solare termico, hanno visto un sostanziale incremento di impiego in edilizia, favorite anche dalla diminuzione dei relativi costi. La “green building” oggi è pero vista quasi esclusivamente come una valida politica commerciale, non esistendo ancora un vero e proprio movimento che

orienti imprenditori e progettisti verso la linea dell’ecosostenibilità». Quali interventi servirebbero, secondo lei, per far ripartire il settore? «Il settore edile sta diventando un mondo sempre più complesso e articolato con offerte integrate, joint venture e accordi operativi e societari che, a mio parere, faranno da traino a tutto il mondo delle costruzioni. In questo filone di aggregazione, per mantenere o migliorare le quote di mercato, un’impresa deve essere in grado di muoversi nella giusta direzione, investendo sulla professionalizzazione della manodopera a disposizione e sulla riduzione dei costi di produzione. Nei prossimi anni la capacità di governare il cambiamento e la rapidità di adattamento ai nuovi scenari del mercato giocheranno un ruolo decisivo ›› LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 309


EDILIZIA

›› nel successo di un’impresa. In un contesto del genere sarebbe indispensabile produrre leggi che smantellino il fascino del “mattone” come bene rifugio, e lo trasformino in prodotto utile al ciclo di vita residenziale, commerciale, terziario, produttivo e turistico. Nei prossimi anni emergerà inoltre sempre più prepotentemente la necessità di segmentare il dettaglio della domanda, esaminando universi di riferimento profondamente diversi dal passato, con particolare attenzione alle esigenze di single, coppie e anziani, puntando, come detto, sulla sostenibilità e su una maggior qualità dell’ambiente circostante». Su quali aspetti avete deciso di concentrarvi per ri-

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La trasformazione del mondo delle costruzioni deve passare inevitabilmente da un forte sviluppo della bioedilizia sui fabbricati di ogni categoria

manere competitivi in un momento come questo? «Abbiamo cercato di consolidare i rapporti in essere con i nostri committenti principali, che da anni costituiscono la maggior parte delle nostre attività lavorative. La costante collaborazione con loro ci ha portato a recitare un ruolo di primo piano nelle scelte costruttive e nelle tecnologie impiantistiche da adottare nelle nuove realizzazioni. Così facendo siamo riusciti a dare alle

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lavorazioni in corso un notevole contenuto tecnologico, riuscendo a coniugare la necessità di adottare energie alternative e nuove tecniche costruttive a costi sostenibili. Nel contempo abbiamo rinforzato la nostra struttura tecnica interna con nuovi innesti, e provveduto alla continua formazione dei tecnici che rappresentano il cuore dell’azienda». Quali politiche adottate in materia di sicurezza? «Nelle costruzioni di nuovi edifici, e ancora di più nelle ristrutturazioni, la sicurezza ricopre un ruolo fondamentale. La nostra azienda da anni opera con certificazione Iso 9001, applicando tutte le procedure necessarie a salvaguardare i lavoratori che operano in cantiere, siano essi dipendenti diretti o subappaltatori». In quali territori operate principalmente? «La nostra regione di riferimento è naturalmente la Lombardia, anche se ultimamente abbiamo iniziato a estendere il nostro raggio


Raffaele Gualberto

d’azione anche ad altre regioni del Centro Nord, come la Toscana e la Liguria». In un momento piuttosto difficile come quello attuale, spesso i committenti richiedono costi bassi ma alta qualità. Come riuscite a coniugare questi due aspetti nella vostra offerta? «Oltre un certo limite i costi non possono essere ridotti, e per questo abbiamo deciso di puntare sull'organizzazione, sulla riduzione degli sprechi e sull'ottimizzazione del prodotto, in piena sinergia con le effettive necessità del mercato. Tutto ciò è corredato da un'attenta politica degli acquisti e da una proficua collaborazione con i nostri subappaltatori, che ci ha consentito di non perdere competitività sul mercato». L'edilizia “green” sta assumendo oggi un'importanza sempre più rilevante. Quali parametri bisogna tenere in considerazione nella realizzazione di edifici indirizzati al risparmio energetico e con fonti di energia rinnovabile? «La fase di progettazione è

Costruzioni del futuro Alcuni esempi di edifici di ultima generazione in fase di ultimazione da parte di Vismara srl. A destra il complesso Le Residenze del Borgo, a Vignate. Una volta ultimato sarà il più grande complesso residenziale alimentato da un impianto geotermico, mai realizzato in Italia. Un’opera, quella dell’impianto geotermico, di circa un milione di euro con una potenza di 600 Kw, capace di climatizzare 100 appartamenti che non avranno più bisogno né di caldaie a gas né di impianti per l’aria condizionata. Un intervento di edilizia di qualità e a impatto ambientale zero. A sinistra invece il complesso residenziale Carducci, a Pozzuolo Martesana, costituito da 60 alloggi in classe A completamente autosufficienti dal punto di vista energetico, dotati di un impianto geotermico e fotovoltaico da 180 Kw.

fondamentale, poiché anche solo una determinata forma e un’esposizione ben studiata garantiscono, a un fabbricato, parametri di consumo ridotti. Particolare attenzione deve essere inoltre rivolta alla parte impiantistica, attraverso l’utilizzo di materiali coibentati e schermature. La trasformazione del mondo delle costruzioni deve passare inevitabilmente da un forte sviluppo della bioedilizia e dai miglioramenti in termini di risparmio energetico realizzati sui fabbricati di ogni categoria e, perché questo accada, bisognerebbe porre subito in atto nuove forme di finanziamento agevolato». È possibile fare un bilancio dell'attività dell'ultimo

anno e delineare la prospettive future dell’azienda? «Nonostante la crisi finanziaria e di liquidità che ha colpito anche qualche nostro committente, siamo riusciti fino ad ora a far fronte a tutti gli impegni, sia con i fornitori che con il nostro personale. Attualmente abbiamo buone prospettive per il prossimo futuro e, secondo gli ultimi dati, dovremmo chiudere l'anno in corso confermando il fatturato degli ultimi tre esercizi. Abbiamo infine alcuni importanti progetti in fase di definizione, senza dimenticare l’imminente apertura di un nuovo cantiere, in via Carta a Milano, che dovrebbe vedere la luce entro la fine di settembre». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 311


EDILIZIA

L’innovazione sostiene l’edilizia Il mercato immobiliare dell’area bergamasca, da sempre forte e competitivo, sta vivendo un momento difficile. Per riuscire a rimanere a galla le aziende di costruzione devono stabilire forti legami con la clientela e concentrare le energie sull’innovazione. L’analisi di Luigi Agazzi Emanuela Caruso

l settore dell’edilizia è probabilmente quello che più ha risentito della crisi economica. Dal periodo in cui regnava indiscussa la convinzione che l’acquisto di una casa fosse l’investimento più sicuro che si potesse fare, si è passati a un momento storico molto critico, dove tutta questa sicurezza non è più garantita. Le forze che muovevano gli ingranaggi del mercato dell’edilizia sono cambiate, così come lo sono le richieste e le attenzioni del cliente. Questa la situazione che, a oggi, si trova a dover affrontare la Minerva Costruzioni, situata nella pro-

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In queste pagine, fasi di canterizzazione di opere affidate a Minerva Costruzioni, società con sede a Ghisalba (BG) www.minervacostruzioni.it

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vincia di Bergamo e impegnata in ogni singola fase della realizzazione di edifici residenziali e commerciali, dal getto delle fondamenta fino alla consegna delle chiavi all’acquirente. «Il mercato immobiliare sta vivendo un periodo davvero critico – commenta Luigi Agazzi, legale rappresentante della società –, molte imprese hanno chiuso, licenziando personale qualificato e svendendo il prodotto casa. Al contrario, noi abbiamo cercato di pianificare questa crisi, diversificando i prodotti e progettandoli sulla base delle specifiche richieste dei clienti. Piccola zona notte,

doppi servizi, zona giorno ampia, doppio box, spazi indipendenti e il minor numero possibile di manutenzioni future». Ed è proprio per soddisfare i desideri degli utenti che la Minerva Costruzioni ha basato la sua attività sui concetti di qualità e innovazione. «Ormai l’acquirente ricerca l’investimento sicuro, che al giorno d’oggi significa ottenere un prodotto innovativo e capace di durare nel tempo, così da non comportare costi futuri. Il committente è diventato molto più attento rispetto al passato, chiede chiarimenti, consigli e spiegazioni, vuole interagire con chi co-


Luigi Agazzi

struisce la sua casa. Per questo motivo la nostra politica aziendale di fissare appuntamenti settimanali presso il cantiere in costruzione ha riscosso un alto livello di gradimento». Dal punto di vista più strettamente innovativo, la società è impegnata nella realizzazione di soluzioni al passo coi tempi, che nell’ultimo periodo si sono concentrate in particolar modo sul risparmio energetico e sull’ecosostenibilità. «Il momento che stiamo vivendo non permette di parlare con facilità di casa-clima, bioedilizia ed ecosostenibilità, ma nonostante questi concetti influiscano sulla redditività del prodotto rendendolo meno commerciale, per la nostra società continuano ad essere di grande rilevanza. Tuttora il nostro personale segue corsi di aggiornamento in materia e propone soluzioni abitative che comprendono tecniche all’avanguardia di risparmio

energetico, come testimonia il sistema di isolamento a cappotto termico, che continua a essere molto richiesto. Per l’immediato futuro sarebbe importante che tutti gli acquirenti, aiutati da incentivi e soprattutto da mutui agevolati, fossero maggiormente sensibilizzati nei confronti della bioedilizia». La Minerva Costruzioni ha attuato molte altre strategie per combattere la crisi e mantenere alto il livello dell’attività, operazioni imperniate attorno alla figura del cliente e al suo ruolo fondamentale. «Riuscire a creare una forte fidelizzazione con gli acquirenti è essenziale per tenerli legati all’azienda. La nostra attività più redditizia è quella relativa all’edilizia residenziale, dove il bacino d’utenza è medio-alto e bisogna porre moltissima attenzione alle richieste dell’utente, alle nuove tecnologie, alle normative in continua evoluzione. Grazie alle varie forni-

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I piccoli e medi risparmiatori oggi vogliono investire solo nella costruzione di immobili innovativi e in grado di durare nel tempo

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ture e collaborazioni siamo ancora in grado di offrire e garantire il miglior rapporto qualità-prezzo». L’ottima riuscita delle strategie ideate e delle innovazioni messe in atto è da attribuire in buona parte anche alla gestione familiare della società e al rapporto tra i dipendenti. «Sin dalla nascita dell’impresa abbiamo cercato di creare e mantenere un forte legame tra datore di lavoro e dipendenti, in modo da migliorare la qualità del lavoro e formare un ambiente caratterizzato da puntualità, responsabilità e serietà».

LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 313


EDILIZIA

Nuovi materiali per l’isolamento dei pavimenti no degli aspetti problematici nel settore edile è quello di garantire un ottimo isolamento termico, che si traduce in un significativo risparmio energetico, tema sempre più sentito dagli acquirenti di immobili. Per risolvere al meglio questa problematica è necessario affidarsi ad aziende in grado di realizzare dei perfetti sottofondi per pavimenti. Le migliori soluzioni dipendono dalla scelta del prodotto da utilizzare, come conferma Paolo Colombi, titolare della C & B Colombi azienda produttrice di sottofondi di Cazzano S. Andrea (Bg) e che opera su tutto il territorio nazionale da oltre venti anni - «nella moderna cantieristica viene riposta particolare attenzione ai sottofondi. Quelli alleggeriti presentano determinate caratteristiche di coibenza e quindi di isolamento termico, essendo materiali utili a non appesantire la soletta, sono veloci nella posa ed economici, con caratteristiche tecniche, termiche e acustiche idonee all’edilizia attuale. Vi sono anche i massetti tradizionali, ma al tempo stesso

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314 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011

Nella costruzione degli edifici, la coibentazione e l'isolamento termico sono elementi fondamentali. Paolo Colombi descrive gli ultimi sviluppi dei sottofondi per pavimenti Manuel Zanarini

all’avanguardia, veloci nella posa con impianti autonomi e non lasciano materiali di risulta nei cantieri». Come è facile intuire, un'azienda che vuole operare nel settore con successo deve puntare sullo studio delle specifiche esigenze della clientela, ed es-

sere in grado di fornire soluzioni diversificate. Come sottolinea Colombi, «i nostri tecnici, essendo operatori qualificati che lavorano nel settore da diversi anni, valutano le esigenze per l’abbattimento termico del pacchetto soletta, soprattutto per

Automezzo della C & B Colombi all'opera www.cebcolombi.it


Paolo Colombi

quanto riguarda il piano piloty, determinando il prodotto più adeguato, sempre finalizzato alla migliore resa energetica. Questo avviene grazie alla loro esperienza, professionalità e puntualità, oltre che al contatto diretto in cantiere con i nostri clienti». Poter offrire una tale gamma di soluzioni richiede una continua ricerca della qualità. Come afferma il titolare della C & B Colombi, «l’avvento di nuovi impianti automatizzati permette di avere materiali sempre uniformi, quindi certificati, e una maggiore produzione giornaliera. La qualità dei nostri prodotti è garantita dall'ottenimento della certificazione Ce, e in particolare dalla Iso 9001:2008. Questo comporta un continuo investimento sulle attrezzature tecnologiche. Negli ultimi due anni sono stati acquistati quattro nuovi impianti automatizzati per la formazione di massetti che ci permettono di avere impianti autonomi, senza aree di stoccaggio». Nonostante la crisi che in questi anni sta colpendo l'edilizia italiana, la strategia scelta dalla C & B Colombi sta fruttando ottimi risultati. A riguardo è esplicativo il quadro fornito dal titolare del-

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Nella moderna cantieristica viene riposta particolare attenzione ai sottofondi. Quelli alleggeriti presentano determinate caratteristiche di coibenza e quindi di isolamento termico

l'azienda bergamasca, il quale sottolinea che «purtroppo, l’economia lombarda in generale, anno dopo anno è in continuo peggioramento; le famiglie hanno difficoltà a ottenere un mutuo per acquistare l’abitazione, e questo causa una diminuzione di domanda d’acquisto. Nel bergamasco, specialmente nelle valli, le costruzioni sono in netta diminuzione a causa della chiusura di diverse fabbriche, che ha generato disoccupazione. Nella città di Bergamo la situazione è migliore rispetto alla provincia, in quanto il mercato offre più possibilità di lavoro, ampia

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gamma di servizi e la logistica è facilitata dalla vicinanza dell’autostrada, tutto questo permette lo sviluppo del mercato immobiliare. Ciononostante, siamo impegnati in diversi progetti importanti, soprattutto nel nord Italia, come la realizzazione dei massetti presso la Biblioteca di Bresso (MI), il Centro commerciale di Castrezzato (BS), e il Centro commerciale Val Seriana Center di Albino (BG). Questo ci ha permesso di aumentare il nostro fatturato del 16% negli ultimi cinque anni, chiudendolo nel 2010 alla cifra di 5.205.188 euro». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 315


MATERIALI

Impianti industriali per isolanti termici Nel settore edile, i materiali isolanti stanno rivestendo una sempre maggiore importanza, sia per la questione energetica che per la riduzione dell'inquinamento acustico. Anche la loro produzione segue la via dell’innovazione tecnologica e del rispetto dell’ambiente. Ne parla Giorgio Mavridis Manuel Zanarini

on l'aumento della sensibilità ambientale, le persone, quando decidono di acquistare un immobile, prestano molta attenzione al risparmio energetico. Inoltre, anche l'aumento dei rumori urbani sta portando al centro dell'attenzione, sia degli acquirenti che dei costruttori, la necessità di utilizzare materiali che aumentino l'isolamento acustico. Abbiamo

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In basso, Giorgio Mavridis, amministratore delegato dell'azienda. Nelle altre immagini, particolari dei macchinari, e una fase di progettazione www.advan-tech.net

316 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011

parlato degli ultimi ritrovati tecnologici per la produzione industriale in questi settori con Giorgio Mavridis, amministratore delegato di Advantech Spa, azienda che dal 2007 progetta e realizza impianti per lana di vetro e lana di roccia, coagulando le competenze di esperti che da oltre trent'anni hanno collaborato alla realizzazioni di fabbriche in tutto il mondo. Quali sono i materiali all'avanguardia nel settore dell'isolamento? «Direi la lana di vetro e di roccia, materiali completamente inerti, ottenibili da materie prime facilmente reperibili in natura e con un insieme di proprietà difficilmente raggiungibili da altri materiali isolanti». Quali sono le qualità migliori di questi materiali? «Innanzitutto sono i migliori

isolanti termici, hanno ottime capacità di isolamento acustico e un’altissima resistenza al fuoco. Il loro impiego nell’edilizia fa risparmiare energia, rende più confortevole l’abitabilità combattendo il rumore e funge da barriera al fuoco proteggendo vite e proprietà in caso di incendio. Non va dimenticata la loro eccezionale stabilità. Essendo di fatto sabbia o roccia in una forma diversa, sono difficilmente degradabili nel tempo». Com'è la situazione del mercato degli impianti per la produzione di questi materiali? «Il mercato degli impianti per la produzione di lana di vetro e lana di roccia è una “nicchia nella nicchia” e i player si contano sulle dita di una mano; la bassa competitività ha fatto sì che nel tempo l’at-


Giorgio Mavridis

35 mln EURO

tenzione all’innovazione fosse scarsa. È proprio in questo “gap” tecnologico che si è inserita la strategia di Advantech con la sue nuove linee di impianti». Quanto sono importanti la ricerca e l'innovazione in questo settore? «L’attenzione alla ricerca e allo sviluppo è scarsa. Advantech è una mosca bianca. Di fatto quasi tutto il cash-flow aziendale è investito in tali attività e ogni impianto prodotto contiene innovazioni rilevanti». È importante la collaborazione con realtà all'estero? «Abbiamo aperto un'azienda controllata in Polonia, Ad-

vantech Poland. Si tratta di un unico grande progetto di ricerca e sviluppo dove si stanno investendo oltre 55 milioni di euro, di cui 16milioni già erogati dalla UE a fondo perduto, per la costruzione di un centro R&D e di due linee di produzione “pilota” che permetteranno la prova a caldo di ogni innovazione. Advantech sarà l’unica società al mondo ad avere una simile struttura. Inoltre, le sinergie di collaborazione dei nostri esperti con università e politecnici internazionali faranno da incubatrice di idee e soluzioni tecnologiche di estrema importanza per lo sviluppo di

macchine, processi e prodotti innovativi». Quali sono le maggiori qualità degli impianti di produzione che sono derivate da questa spinta all'innovazione? «La nostra innovazione tecnologica ha trasformato impianti inquinanti ad alto consumo energetico in fabbriche efficienti ad impatto ambientale zero e con un risparmio di energia fino al 40%. Per i nostri clienti questo si traduce in un enorme vantaggio competitivo, potendo produrre qualità a bassi costi». Commerciare sui mercati esteri è una scelta che paga? «Attualmente è una scelta imprescindibile. C’è un grande fermento nel mercato delle ex repubbliche sovietiche ed in Russia. Grande attenzione è rivolta anche verso il mercato cinese e quello brasiliano, dove stiamo concludendo importanti contratti, nel sudest asiatico e in Medio Oriente».

Commesse in produzione

120 mln EURO

Valore della produzione entro il 2014

LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 317


MATERIALI EDILI

L’edilizia riparte con la specializzazione Nell'ambito della vendita di materiale edile, la qualità dei prodotti non è la sola condizione fondamentale; bisogna infatti sapersi distinguere anche nell'ambito dell'assistenza. L’esperienza di Orazio Marchetto Lodovico Bevilacqua

etaggio aziendale, fidelizzazione, qualità dei servizi e capacità di diversificazione: sono queste alcune delle caratteristiche che, anche nel variegato mondo dell’edilizia, diventano fondamentali per silenziare i colpi dell’attuale congiuntura economica e proporre costantemente quella forza imprenditoriale che solo società ben strutturate, aperte a nuovi mercati e investimenti, propositive e strettamente interfacciate al tessuto economico di riferimento, giungono col tempo a possedere. Per questo alla BigMat Marzotto, società per azioni attiva nella rete vendita di materiale edile, oggi giunta al suo cinquantesimo anno d’attività, «la qualità di ogni servizio va ben oltre la semplice fornitura del materiale richiesto perché passa e dipende dalle capacità e competenze che si è in grado di garantire. Personaliz-

R Orazio Marchetto, socio della società per la rivendita di materiale edile BigMat Marzotto di Cologno Monzese (MI). Nella pagina a fianco, panoramica della sede aziendale e alcuni ambienti di lavoro www.marzottospa.com

318 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011

zare il rapporto con la clientela è per noi un’imprescindibile prerogativa del fare impresa, peraltro utile strumento per scavalcare la concorrenza». Questa in poche parole, la filosofia di Orazio Marchetto, socio della BigMat Marzotto, che sottolinea: «la nostra è un’azienda fondata da cinquant’anni sulla forza della gestione familiare e sull’importanza dell’innovazione, concetti che hanno determinato quella coesione spesso rivelatasi determinante». Quali sono state dunque le tappe più importanti vissute dalla BigMat Marzotto in mezzo secolo d’impresa? «La BigMat Marzotto nasce, appunto, nel 1961 a Cologno Monzese, per iniziativa dei quattro fratelli Marchetto. Fin dai primi anni una sagace e intraprendente strategia di mercato ci ha portato ad ampliare le nostre potenzialità, arrivando a diventare un punto di riferimento nel settore delle forniture edili. Nel 2005 la svolta più importante: dopo attente valutazioni abbiamo deciso di unire il nostro nome a quello

del Gruppo BigMat, presente in tutta Europa, colpiti dalle possibilità offerte da questa forma di consorzio». Nel corso di una storia aziendale così lunga, avete mantenuto competenze specifiche in termini di forniture o c’è stata un’evoluzione? «In un ambito come il nostro, l’evoluzione diventa vitale. Di fatti, le iniziali attività della BigMat Marzotto erano incentrate principalmente sulla fornitura di intonaci e cartongesso; seguendo poi le richieste di mercato, l’azienda si è specializzata nei settori che vanno dalla ferramentistica a una vasta offerta di ceramiche e forniture, fino agli isolanti termocaustici e i colori. Partendo da questo core business, abbiamo cominciato ad offrire una quantità e una qualità di soluzioni sempre maggiore lavorando, nel contempo, per garantire anche un’assistenza professionale che riguardasse tutte le fasi del lavoro, dalla pianificazione dell’investimento, alla fornitura dei materiali, fino addirittura alla fase successiva alla conclu-


Orazio Marchetto

Collaboriamo per il recupero di molte palazzine costruite in base a parametri ormai obsoleti e che necessitano di nuovi impianti e nuovi sistemi di isolamento

sione del lavoro stesso». In un’opera così meticolosa di fidelizzazione del cliente, quanto conta la gestione familiare? «Sicuramente è determinante: la confidenza e la professionalità che mettiamo a disposizione dei clienti nascono dal retaggio familiare della gestione della società, una caratteristica che i grandi brand del settore, forse troppo impersonali in questo delicato ambito, non

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riescono a garantire». Quali sono gli ambiti del vostro servizio su cui puntate di più? «Parlando in termini generali, ci siamo adeguati di buon grado alla tendenza attuale in ambito edile – purtroppo in buona parte determinata dalla negativa congiuntura economica –, nonché con un deciso orientamento verso il restauro. Collaboriamo per il recupero di molte palazzine

costruite in base a parametri ormai obsoleti e che necessitano di nuovi impianti e nuovi sistemi di isolamento». Anche in ambito restaurativo avete dunque registrato degli sviluppi operativi? «Nell’ultimo biennio la BigMat Marzotto ha raggiunto un alto livello di specializzazione nel settore ristrutturazioni e restauri, sviluppando, grazie alla preparazione tecnica del nostro personale, una valida competenza nell’isolamento termico di facciate e nella fornitura di colori, vero e proprio punto di forza in virtù delle prestigiose collaborazioni che possiamo vantare con i principali marchi produttori. Queste partnership ci consentono di offrire alla clientela una gamma di prodotti e una scelta cromatica molto ricca, anche grazie ai nostri sistemi tintometrici; con la dotazione di spettrofotometro per la lettura dei campioni, infatti, si garantisce al cliente un servizio rapido e in grado di soddisfarne appieno la richiesta». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 319



MATERIALI

Qualità e versatilità nella lavorazione del vetro La lavorazione del vetro costituisce, in Italia, un patrimonio industriale da tutelare. Gli investimenti nell'innovazione e nella tecnologia sono dunque prerogative fondamentali. Alessandro Zanardi spiega come attuare questa strategia per raggiungere ineguagliati livelli di eccellenza Lodovico Bevilacqua

L’ingegnere Alessandro Zanardi è direttore generale della Glaston Italy Spa di Bregnano (CO) www.glaston.net

uello del vetro è un comparto industriale dove l'Italia, con il suo lungo e prestigioso retaggio specifico, ha sempre fatto scuola. Si tratta di un ambito che è fortemente caratterizzato dalla complementarietà con altri settori, primo fra tutti quello dell'architettura; una caratteristica che nel tempo è cambiata e si è evoluta nella maniera e nella misura in cui le innovazioni tecnologiche e le tendenze di mercato hanno modificato il tipo di richiesta del vetro e ne hanno introdotto nuovi metodi di impiego. Quello della lavorazione del vetro è in realtà un mercato di nicchia, contraddistinto da un altissimo livello di specializzazione, che tiene inevitabilmente conto delle esigenze e delle richieste dei clienti, destinate a variare in base al settore di impiego del vetro; prendendo in esame l'aspetto territoriale, non sorprende dunque che la leadership sia localizzata nella zona di Como e della Brianza in generale, importante punto di riferimento nell'industria dell'elet-

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trodomestico e dell'arredamento in generale – settore che ha inizialmente catalizzato la fornitura di vetro lavorato. E proprio in questa zona, precisamente a Bregnano, in provincia di Como, nasce una società che da 65 anni occupa una posizione di leadership nel settore della lavorazione del vetro, ovvero la Glaston Bavelloni. «L'azienda è nata nel 1946 per la produzione di utensili per la lavorazione del vetro e negli anni ha raggiunto una posizione di assoluto prestigio in Italia e nel mondo», conferma Alessandro Zanardi. Qual è stata dunque l'evoluzione che ha caratterizzato l'azienda nei suoi sessantacinque anni di attività? «La società è nata come Bavelloni e sfruttando la crescita impetuosa dell'industria dell'arredamento e degli elettrodomestici nei suoi anni d'oro, si è ingrandita guadagnando stima e fiducia presso i clienti; per rispondere alle sempre maggiori esigenze produttive, presto la Bavelloni ha esteso la sua gamma di prodotti dagli utensili ai macchinari, introducendo alla fine degli anni Sessanta la fabbricazione di bisellatrici e profilatrici verticali, ›› LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 321


MATERIALI

›› che costituiscono tutt'ora il core-business dell'azienda. Nel 2003 il gruppo Bavelloni è stato acquisito dalla multinazionale finlandese Kyro, la quale, nel 2007, ha dismesso diverse attività considerate non-core per concentrarsi esclusivamente sulla lavorazione vetro con il nuovo nome di Glaston. Glaston Italy, assieme alla tedesca Albat Wirsam, ne è divenuta una importante divisione». Quali sono le caratteristiche della produzione di Glaston Italy? «Glaston Italy, che impiega oggi 150 dipendenti in due diverse unità produttive, ha mantenuto, evolvendole, le competenze della Bavelloni, mutuandone la tradizione e l'esperienza nella progettazione e commercializzazione di macchine per la lavorazione del vetro. Nello specifico la Glaston Italy si occupa della fase di lavorazione che precede l'entrata nel forno di tempra, definita per questo di pre-lavorazione, producendo dunque macchinari con questa finalità; parliamo di macchine ad alto livello di automazione, quindi a controllo numerico, destinate alla foratura, fresatura e molatura del vetro, ma anche a operazioni più complesse. Fiore all'occhiello della gamma Glaston Italy rimangono comunque le profilatrici rettilinee, macchine per la mo322 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011

latura e le più specifiche molatrici bilaterali». Quanto conta l'innovazione tecnologica nel vostro campo e quali sono i vantaggi che porta con sé? «La ricerca in sviluppo e tecnologia costituisce una voce determinante nell'industria della lavorazione del vetro. Da una parte esigenze sempre maggiori di contrazione dei tempi e aumento dei volumi di produzione, dall'altra esigenze sempre più nuove e specifiche dei clienti, sono stimoli impossibili da ignorare. Per quanto riguarda la Glaston Italy, inoltre, esiste un altissimo standard qualitativo da mantenere, tramite il miglioramento delle tecnologie applicate ai nostri prodotti e il riassortimento periodico della gamma, per finire con l'assistenza al cliente, che beneficia di una offerta di formazione post

vendita finalizzata ad acquisire la massima padronanza nell'uso del macchinario». Come cambiano le destinazioni d'uso del vetro? «Come puntualizzato in precedenza, un'industria fondamentalmente complementare come quella della lavorazione del vetro vive delle esigenze dei comparti produttivi di riferimento; col tempo si

Nelle immagini, alcuni prodotti e fasi della lavorazione del vetro del processo produttivo di Glaston Italy


Alessandro Zanardi

aprono inoltre nuovi scenari e nuove possibilità. Se infatti il settore trainante nell'impiego del vetro era stato quello dell'arredamento e degli elettrodomestici, oggi si punta molto su nuovi ambiti, primo fra tutti quello del solare, che costituisce allo stesso

La ricerca in sviluppo e tecnologia costituisce una voce determinante nell'industria della lavorazione del vetro

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tempo una grande occasione di esplorare un nuovo mercato e una spinta all'acquisizione di competenze inedite e all'applicazione di tecnologie sempre più specifiche e raffinate». Qual è il volume del vostro mercato e come si divide fra Italia ed estero? «Vantiamo oltre 25mila installazioni di macchine in un centinaio di paesi del mondo e una consolidata presenza sul mercato che insieme rappresentano la miglior garanzia di qualità e servizio. Il nostro team opera a livello globale, avvalendosi anche del supporto di agenti e distributori consolidati e qualificati, potendo contare su oltre 30 realtà di vendita e post vendita dislocate in tutto il mondo. La produzione di Glaston Italy è diretta per l'8% circa al mercato italiano, mentre il restante 92 per cento è destinata all'esportazione. L'area

di mercato coperta con maggiore efficacia è quella denominata Emea, comprendente in particolare il Medio Oriente, la Francia, le Germania, il Benelux, il Regno Unito, la Russia, la Spagna e il Portogallo. Questi paesi costituiscono un mercato consolidato, ma recentemente si sono aperte prospettive promettenti anche in Asia e in Sud America». Quali sono, infine, i progetti futuri dell'azienda? «Naturalmente consolidare e migliorare gli standard di qualità offerti si nostri clienti, soprattutto per mezzo di investimenti in sviluppo e tecnologia. A tal proposito è importante segnalare la presenza della Glaston Italy alla fiera Vitrum di Milano dal 26 al 29 Ottobre, fondamentale punto di riferimento nel mercato europeo del settore, dove presenteremo diversi nuovi prodotti». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 323


AMBIENTI

Quel legame tra design e territorio Artigianalità, ecologia e design. Un segmento di produttività tutta italiana che trae forza dal territorio e lancia proposte “illuminate” verso i mercati esteri. Uno sguardo sulle evoluzioni dell’industria illuminotecnica fornito da Cristiano Pagnoncelli Silvia Mocchegiani

a storia di un’azienda familiare che trae la sua forza dai legami con il territorio, realizzando prodotti esclusivamente made in Italy, seppur dal respiro internazionale. Cristiano Pagnoncelli parla della Minital-lux, nata nel 1970 a Brembate da un’idea di Giuseppe Pagnoncelli come azienda di produzione e vendita per conto di terzi e diventata negli anni lei stessa produttrice. Un successo dovuto principalmente a due fattori: l’apertura al mercato estero, prima all’inizio degli anni Settanta a livello commerciale e poi a metà degli anni Ottanta con la produzione di un proprio marchio di prodotti di illuminazione per interni, e l’arrivo della nuova generazione alla guida

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330 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011

dell’azienda. L’attenzione agli spunti forniti dal team, la sinergia familiare e l’aggiornamento continuo nei confronti delle varie evoluzioni del mercato illuminotecnico hanno portato oggi alla creazione e allo sviluppo di due rami ben definiti: «Da un lato abbiamo l’aspetto produttivo che fa riferimento al nostro brand “Icone”, dall’altro abbiamo quello commerciale “Minital-lux” che si occupa della vendita al pubblico, ma che propone naturalmente anche le altre marche». Il marchio “Icone” nasce dalla mente di Marco Pagnoncelli, il designer di famiglia, «Il nome è stato scelto per la sua accezione simbolica, identifica immediatamente l’oggetto di uso comune da cui trae ispira-

zione la lampada e allo stesso tempo è il mezzo attraverso il quale l’utente risale all’oggetto in questione». È da questo concetto che nascono prodotti come la Saggina, che rimanda alle scope di una volta, l’Astratto, che vuole ricordare il cavalletto di un pittore sostituendo alle tele dei fogli in vetro di Murano, e la Gru, che richiama

In queste pagine, una fase di lavorazione e alcuni ambienti illuminati con lampade realizzate dalla Minitallux di Bembrate (BG) www.minitallux.com


Cristiano Pagnoncelli

Alla Fiera Euroluce è stata presentata una nuova linea basata su sorgenti a led più alluminio, acciaio e noci di cocco

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subito le gru dei cantieri. «I continui rimandi all’ambiente che ci circonda, non rimangono confinati all’associazione di nomi e forme, ma si spingono fino alla scelta dei materiali, che cercano sempre di cogliere e rappresentare al meglio l’idea che sta alla base dell’oggetto; si spazia dai metalli al vetro di Murano, fino ai vetri stampati». Alcuni esempi: la

Boomerang è una lampada applique in alluminio pressofuso, la Tulipano, presente in quattro suggestive versioni, bianca, nera, oro e argento, è interamente costruita in gesso, la Bouquet è in rame con parti in maglia metallica. «Il nostro obiettivo fa appezzare il valore di un prodotto di design di qualità e realizzato artigianalmente». «Un altro aspetto di cui andiamo molto fieri è il legame che abbiamo con il territorio, la produzione infatti avviene interamente all’interno dei confini nazionali, anche nei casi in cui si svolge al di fuori delle mura aziendali si avvale sempre e comunque di componentistiche italiane, bergamasche quando possibile».

Non solo produzione e commercio, molta attenzione viene anche dedicata all’ambiente. Proprio all’aspetto ecologico si rivolgono alcune linee come Riflessi, che utilizza i led, o Nulla si butta, che nasce dall’idea di recupero degli “scarti” di produzione. «Proprio ad aprile è stata presentata alla Fiera Euroluce una nuova linea basata su sorgenti a led più alluminio, acciaio e noci di cocco, che sarà prima esposta in anteprima nei nostri negozi Minital-lux». Una storia che non sembra fermarsi quella dell’azienda bergamasca, che ha da poco inaugurato il suo quarto punto vendita a Bergamo, dopo quelli già attivi di Brembate, Dalmine e Caprino bergamasco. LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 331


DESIGN

Giochi di luce fatti di tecnica e fantasia «Il design non deve essere considerato un fine, ma soltanto uno strumento di cui servirsi, grazie al quale possiamo manifestare al meglio l’espressione estetica delle lampade». Ettore Cimini descrive la mission di Lumina Italia Emanuela Caruso

a capacità di ideare e realizzare oggetti originali, innovativi, capaci di attirare l’attenzione e di mantenere la loro bellezza nel tempo appartiene solo alle menti creative e dinamiche. Trasformare poi questa abilità in una strategia produttiva adatta a creare un’azienda è ancora più difficile, perché all’ingegno, all’intuito e alla fantasia bisogna unire capacità tecniche, manuali, organizzative e imprenditoriali. Tommaso Cimini prima, e il figlio Ettore poi, sono riusciti in questa impresa e hanno fondato e reso grande Lumina Italia, un’azienda che ha fatto della produzione di lampade essenziali, originali, funzionali ma dal design sempre accattivante la propria carta vincente. Già con Daphine, la prima lampada prodotta, il successo fu grande e unanime: tutti, soprattutto il mercato tedesco, trovarono entusiasmante questa lam-

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pada da tavolo costruita con un trasformatore e un braccio snodabile, che inaspettatamente trasmetteva bellezza, stile e semplicità. «Mio padre mise nell’attività passione, idee e artigianato, – racconta Ettore Cimini, titolare e amministratore unico dell’azienda – così quando mi sono ritrovato a gestire questa eredità dal valore enorme, ho cercato di fare lo stesso aggiungendo però una struttura commerciale e informatica più solida, un sito internet finalizzato a far scoprire a tutto il mondo le caratteristiche di Lumina e una logistica e un’assistenza pre e post vendita più efficienti». Quali sono i punti cardinali su cui si fonda la vostra produzione? «Sicuramente il “made in Italy” e l’etica. Infatti sin dalla nascita dell’impresa abbiamo voluto essere certi che ogni singolo passaggio della fase di produzione fosse del tutto italiano: abbiamo scelto i più

abili artigiani del nostro paese, i prodotti vengono creati all’interno del nostro stabilimento di Arluno, i componenti aggiuntivi di cui ci serviamo sono fabbricati nelle immediate vicinanze dell’azienda e gli stessi controlli di qualità sono svolti dal personale addetto di Lumina. Un altro elemento importante per la nostra produzione è ovviamente il design,

Ettore Cimini, amministratore unico di Lumina Italia Srl con sede ad Arluno (MI). Nella altre immagini, ambiente di lavoro e lampada Flo_desk www.lumina.it


Ettore Cimini

4,3 mln EURO

È il fatturato medio annuo di Lumina Italia Srl

95% EXPORT È la percentuale di prodotto che viene esportata all’estero, in particolar modo in Europa, ma anche in Asia e negli Stati Uniti

che però non deve essere considerato un fine, ma soltanto uno strumento in più di cui servirsi, grazie al quale possiamo manifestare al meglio l’espressione estetica delle nostre lampade». Negli ultimi anni avete riposto maggior attenzione all’impatto sull’ambiente, in che modo? «Siamo dell’idea che tutto si possa tradurre in azioni concrete, anche il rispetto per l’ambiente. Abbiamo, quindi, basato la gestione dell’azienda sulla riduzione dello spreco e la stessa scelta di avere fornitori nella nostra zona ci permette di produrre a “chilometro zero”, minimizzando al massimo l’inquinamento da trasporto. Utilizziamo, inoltre, materiali nobili e di conseguenza riciclabili, e come se non bastasse alcuni dei nostri ultimi prodotti sono stati realizzati apposta per essere usati con le lampadine salva energia». Da quali prodotti è formato l’attuale catalogo Lumina? «Offriamo una vasta gamma di lampade che spazia tra quelle da terra, da tavolo, da parete e da soffitto. Ognuna ha il

suo particolare sistema di ancoraggio, studiato per rispondere alle varie esigenze del consumatore, attento all’estetica così come alla funzionalità. Il nostro catalogo propone sia i modelli storici, che continuano a essere apprezzati e desiderati, sia quelli più nuovi e innovativi. È il caso di Perla, una sfera luminosa in vetro soffiato munita di due punti di ancoraggio e che si caratterizza per il suo essere personalizzabile, e di Moove, nata per facilitare la giusta collocazione del punto luce grazie a un rosone orientabile». Insieme a Maserati avete realizzato la Maserati Lamp. Come è nata questa collaborazione e perché? «Lumina e Maserati hanno

molti aspetti in comune: la passione per l’innovazione, per la ricerca, per il bello e per la qualità artigianale unica e inimitabile, ed è quindi stato molto naturale pensare di creare qualcosa insieme. Così è nata la Maserati Lamp, un gioiello luminoso che racchiude eleganza ed emozione. Riprende le forme classiche dello stile Maserati, riproducendo fedelmente alcune sue parti, come la calandra e il tridente, con cui è possibile accendere e spegnere la lampada semplicemente sfiorandolo. Ciò che ci soddisfa di più di questo prodotto è l’essere riusciti a trasmettere l’originalità e la cura dei dettagli tipiche della tradizione italiana». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 333


NUOVI MATERIALI

Materiali termosensibili per il riposo a qualità della vita è fortemente condizionata dalla qualità del sonno; l'effetto rigenerante del riposo può essere compromesso da condizioni apparentemente marginali, che siamo dunque portati a trascurare. In questo ambito la ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie ricoprono un ruolo fondamentale; concepire e commercializzare nuove soluzioni finalizzate ad aumentare il comfort notturno diventa non solo una prerogativa, ma una

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Alberto Bergamin, titolare della Tempur Italia srl di Milano. Nella pagina accanto, lo stabilimento Dan-Foam con sede ad Aarup in Danimarca e la nuova linea Cloud www.tempur.it

«Fino a poco tempo fa si credeva che la rigidità del materasso fosse propedeutica ad un buon sonno, obbligando, di fatto, il corpo ad adattarsi alla forma del materasso stesso. Oggi questa opinione è stata smentita e addirittura sovvertita» e la ricerca di settore punta a nuovissimi materiali. Ne parla Alberto Bergamin Lodovico Bevilacqua

vera e propria condizione vitale per le aziende impegnate in questo campo: proprio nella capacità di offrire all'utenza prodotti di qualità, certificati e in grado di produrre benefici sensibili, risiede il segreto della competitività in questo delicato settore. In primo luogo il materasso, ma anche guanciali e reti possono contribuire sensibilmente ad aumentare la qualità del sonno, nonché a svolgere addirittura funzioni di prevenzione nei confronti di dolori articolari o muscolari causati da posture scorrette o innaturali assunte durante il riposo. Dopo anni di esperienza nel settore, Alberto Bergamin, titolare della Tempur Italia di Milano, conferma la responsabilità di sonno di cattiva qualità nella nascita di fastidiosi dolori. «La scelta del letto e dei suoi componenti dovrebbe sempre essere informata dal rapporto fra le caratteristiche del prodotto e le abitudini dell'utente, poiché la posizione assunta durante il sonno, combinata con caratteristiche

inidonee del materasso, è la causa della maggior parte dei dolori a schiena, collo e articolazioni lamentati dalle persone». Quali sono le caratteristiche che permettono al materasso di influire positivamente sulla qualità del sonno? «Fino a poco tempo fa circolava la convinzione che la rigidità del materasso fosse propedeutica ad un buon sonno, obbligando, di fatto, il corpo ad adattarsi alla forma del materasso stesso; oggi questa opinione è stata smentita e addirittura sovvertita, indicando nella capacità di adattamento del materasso alla forma del corpo la caratteristica fondamentale per ottenere un riposo di qualità. I nostri prodotti sono composti di un particolare materiale termosensibile che consente di alleviare la pressione del corpo adattandosi perfettamente ad esso, in modo da offrire un efficace sostegno ortopedico e un conseguente relax notturno».


Alberto Bergamin

La ricerca, in questo caso orientata verso nuovi materiali, ricopre un ruolo fondamentale in questo settore. Qual è vostra politica aziendale a riguardo? «Si può dire che la propensione verso la ricerca e lo sviluppo di nuovi materiali costituisca per la Tempur non solo una strategia aziendale, ma una vera e propria ragion d'essere. Quasi una vocazione, analizzando la storia della società. La Tempur, nata dalla fusione fra una società svedese specializzata nella produzione di schiume e una società danese produttrice di poliuterani per il mercato dell'arredamento, ha mutuato dalla Nasa la ricerca su un prodotto originariamente studiato dall'ente aerospaziale americano per ridurre gli effetti dell'accelerazione di gravità sui sedili dei veicoli spaziali. Una volta perfezionato, il materiale – oggi largamente utilizzato nei prodotti Tempur – è stato commercializzato in tutto il mondo, contribuendo alla rapida ascesa della società verso il ruolo di leadership nel settore». Come si possono quantificare le potenzialità dell'azienda? «Tempur è adesso una multinazionale americana che ha una sede produttiva in Danimarca, destinata alla gestione del mercato europeo e due in Nord America – in Virginia e nel Nuovo Messico – deputati alla produzione per il mercato

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Tempur ha una sede produttiva in Danimarca, destinata alla gestione del mercato europeo e due in Nord America deputate alla produzione per il mercato americano

americano. Il fatturato dell'azienda relativo al 2010 è di 1 miliardo e 100 milioni di dollari e l'incidenza sul totale del mercato dei materassi ha raggiunto il 10 per cento». Quali prodotti annovera la Tempur nella sua gamma? «Abbiamo diverse linee di pro-

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dotti, che si differenziano per prezzi e caratteristiche tecniche, in modo da soddisfare le esigenze differenti di una clientela estremamente ampia. Oltre alla produzione di materassi, la Tempur è specializzata anche nella fattura di guanciali e reti, anch'essi nati da una accurata ricerca che si avvale della collaborazione di uno staff esperto e specializzato. Tutti i materiali subiscono uno speciale trattamento antibatterico, che ne assicura un elevato livello di igiene. È importante – infine – segnalare l'esistenza di una linea destinata all'ambito sanitario, che grazie alle sue caratteristiche viene utilizzata in sale operatorie e strutture sanitarie per le fasi di degenza e decorso post operatorio». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 335


IL SETTORE IDRO-TERMO-SANITARIO

Tra innovazione e risparmio energetico Non solo prodotti ma anche soluzioni frutto di un lavoro di integrazione dei valori dei vari attori che creano il risultato finale. Un’offerta di qualità a dispetto delle politiche low cost che dominano il mercato. Una reale attenzione e rispetto per il cliente. Cultura, innovazione, qualità, etica. Mariano Crovato racconta le chiavi del successo di un’azienda ultracentenaria Nicola Saponaro

n un sistema economico e industriale complesso come quello attuale, la qualità del prodotto e del servizio offerto possono non essere più sufficienti a determinare il successo di un’azienda sul mercato, qualsiasi sia il settore di riferimento. Occorre dotarsi di un’organizzazione aziendale dinamica e propositiva, ampliare il campo di specializzazione, acquisire competenze diverse e integrate per intercettare le esigenze di una clientela sempre più eterogenea. In po-

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Mariano Crovato della MA&MA di Redecesio di Segrate (MI). Nelle altre immagini, dettagli espositivi dello show room www.maema.it

336 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011

che parole, bisogna uscire dalla tradizionale visione di semplici ‘fornitori’ di prodotti e servizi e rapportarsi alla committenza come veri e propri partner, pronti ad offrire soluzioni efficaci e know-how. È proprio in quest’ottica che la MA&MACrovato ha fondato la propria identità nel corso dei suoi cento anni di esperienza nel settore delle forniture idro-termosanitarie. Durante questi anni, l’azienda si è strutturata in cinque divisioni interne per rispondere alle esigenze di vari tipi di clientela, tra cui architetti, installatori idraulici, imprese edili, hotel e privati. Il concetto del “cliente-soggetto” e non del cliente-oggetto della propria attività, e del valore delle persone nella produzione della qualità finale, guida l’azienda in ogni sua scelta. Ne parla Mariano Crovato, amministratore delegato della MA&MA. Quali sono i punti di forza che hanno consolidato l’immagine aziendale in tutti que-

sti anni? «Correttezza e coerenza. Niente speculazioni con prodotti di basso prezzo e scarsaqualità. Niente forniture incoerenti fatte solo per fare fatturato che destabilizzano l’organizzazione e”rovinano” il mercato e l’immagine delle azienda professionali. In tre parole: semplicità, organizzazione e innovazione». Qual è il presupposto che guida ogni scelta aziendale? «Avere “clienti soddisfatti nel tempo” come recita il nostro slogan. La referenza attiva del cliente è lo scopo del nostro lavoro». Che tipo di benefici ha prodotto la politica del “dialogo” nella gestione dei rapporti con produttori, tecnici e imprenditori? «Conoscersi, dialogare, confrontarsi, serve a definire la compatibilità e la convergenza sui valori guida che poi determinano le scelte professionali. Scegliamo e siamo scelti ogni giorno, certamente non in base a valori economici, ma per la


Mariano Crovato

Il Sistema Integrato Energia è nato per aiutare l’architetto a capire che il risparmio energetico non è fatto da “prodotti” ma è il risultato di un “sistema”

convergenza di visione di qualità, soluzione dei problemi ed etica, che abbiamo con i nostri potenziali partner. Non esiste crescita aziendale senza crescita culturale condivisa». In termini di strategia aziendale, ricerca e sviluppo, quali sono le ultime novità lanciate sul mercato? «L’ultimo prodotto lanciato con successo sul mercato è “bagno facile”, una struttura metallica leggera autoportante che viene montata all’interno del bagno esistente oppure nell’area destinata al bagno, assolutamente completa di impianti, allestimento, finitura. Un prodotto attualmente destinato agli

hotel da ristrutturare e alla nuova edilizia, ma che può essere utilizzato anche per rifare il bagno di casa. Un grande vantaggio economico e pratico sia immediato che nel tempo». Parliamo di ambiente, quali novità sono entrate a far parte del Dna della MA&MA-Crovato? «In primis il Sistema Integrato Energia, nato per aiutare l’architetto a capire che il risparmio energetico non è fatto da “prodotti” ma è il risultato di un “sistema”. Come produrre energia e come consumare energia è lo scopo della nostra aula tecnico-didattica, nella quale svolgiamo incontri di ap-

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profondimento con gli architetti per dimostrare loro in pratica cosa succede in un “sistema”». Quali sinergie si sono instaurate con architetti e progettisti sulla scorta di questa esperienza? «Sistema Integrato Energia ha prodotto da settembre 2010 ad oggi l’avvio di collaborazioni molto interessanti con alcuni studi di architettura e svariati lavori di prestigio, come lo studio e l’impianto fotovoltaico eseguito per la STILO di Bergamo , azienda leader mondiale nella produzione di caschi da competizione». Quanto conta la ‘qualità’ nel vostro settore e quanto influisce sulla fidelizzazione del cliente? «La qualità non si improvvisa. Per avere dei clienti soddisfatti nel tempo e quindi fidelizzati all’acquisto anche dopo molti anni, bisogna puntare a una qualità reale e concreta. Contrariamente a molti nostri concorrenti, noi non facciamo miracoli e non regaliamo niente. In un mondo fatto di facili promesse e dubbie competenze, noi cerchiamo solo di fare bene il nostro mestiere da oltre cento anni». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 337


TURISMO ENOGASTRONOMICO

Valorizzare il territorio e le sue tipicità Le Strade del vino e dei sapori costituiscono uno strumento efficace di accesso al turismo enogastronomico regionale e alle produzioni agroalimentari di qualità. Lo evidenzia l’assessore regionale Stefano Maullu Leonardo Testi

a Lombardia realizza il 15% della produzione agroalimentare nazionale, confermandosi la prima regione in questo settore. Si colloca, inoltre, tra le regioni con il maggior numero di prodotti a denominazione certificata. «Anche la produzione vitivinicola, che vanta 5 Docg e 21 Doc, si caratterizza per la qualità delle sue produzioni», aggiunge l’assessore regionale al Turismo Stefano Maullu, che illustra i progetti, passati, presenti e futuri, relativi al connubio tra territorio, cibo e vino. Quali misure è necessario adottare per promuovere ulteriormente le eccellenze agroalimentari della regione, di concerto con l’assessorato all’Agricoltura e gli altri attori del comparto? «Molti sono i progetti che in questi anni hanno visto la direzione generale Agricoltura direttamente coinvolta come soggetto promotore, coordinatore e finanziatore, anche

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338 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011

in collaborazione con soggetti - come le 12 Strade del vino e dei sapori della Lombardia e la Federazione che le riunisce, o le associazioni di produttori, consorzi di tutela, imprese agricole e il canale Horeca - operanti a più livelli nella valorizzazione della regione, del suo patrimonio agroalimentare, ambientale e naturalistico e delle tradizioni e tipicità locali». Gli itinerari delle Strade dei vini e dei sapori hanno contribuito a rafforzare il legame tra l’agricoltura regionale e l’offerta del turismo enogastronomico? «La Regione Lombardia è stata una delle prime in Italia a sviluppare concretamente l’idea delle Strade del vino e dei sapori, promovendo la realizzazione di un sistema coordinato di percorsi, composto attualmente da 12 itinerari. Molte sono le iniziative condotte dalle Strade in questi anni, attingendo anche alle risorse messe a disposizione dal

Piano di sviluppo rurale. Ciò ha consentito di mettere in piedi un circuito di percorsi integrato nell’intero ambito regionale, in grado di mettere in rete l’insieme dell’offerta: imprese agricole, ricettività rurale, ristorazione e operatori turistici e culturali». Nelle risorse stanziate dalla Regione (2,1 milioni per il 2012) per i 13 sistemi turistici lombardi, rientrano azioni mirate destinate al turismo enogastronomico? «Certamente, con particolare attenzione al Varesotto, alle province del Po e alla riviera del Garda bresciano. Possiamo citare, ad esempio, l’impianto di un nuovo vigneto a Gavirate, in provincia di Varese, per recuperare la vocazione agricola e agronomica di un sito storico; la creazione di un centro nazionale di eccellenza per la formazione degli chef a Varese; la valorizzazione della Strada del gusto cremonese,


Stefano Maullu

Stefano Maullu, assessore regionale al Turismo

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La Regione Lombardia è stata una delle prime in Italia a sviluppare l’idea delle Strade del vino e dei sapori

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percorso alla scoperta dei 5 prodotti tipici della zona: salame, mostarda, formaggi, dolci, prodotti bio; lo sviluppo di pacchetti enogastronomici e ricettivi di qualità in Valsabbia». Quanto vale oggi la produzione agroalimentare in Lombardia? «Il 41,7% del territorio lombardo è ad uso agricolo. Tuttavia, in regione l’agricoltura incide sul Pil meno che nel resto d’Italia: l’11% contro la media nazionale del 14. Nel 2009, il valore della produzione agricola regionale, a prezzi di base, è stato di 6,3 miliardi di euro, pari a 9,3% rispetto al 2008: una diminuzione ascrivibile so-

prattutto a un calo dei prezzi dei prodotti agricoli, mentre sono rimasti invariati i volumi di produzione. Considerando anche il contributo fornito dal valore aggiunto della distribuzione e della ristorazione, il valore del sistema alimentare è stimato pari a 37,5 miliardi di euro, circa il 16% del valore nazionale e l’11,5 % del Pil regionale; mentre il valore aggiunto del settore agricolo e dell’industria alimentare contribuiscono alla formazione del rispettivo valore nazionale per l’11,5% e il 19%. Anche la zootecnia si conferma come uno dei settori più forti a livello regionale». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 339


TURISMO ENOGASTRONOMICO

Più aggregazione per promuovere i marchi Dop e Igp Il sistema agroindustriale lombardo è riuscito a valorizzare al meglio la distintività delle sue produzioni. Serve però un ulteriore sforzo per tutelare e sostenere i prodotti Dop e Igp, come evidenzia l’assessore regionale all’Agricoltura Giulio De Capitani Francesca Druidi ombardia terra del gusto. Sono, infatti, 23 i prodotti agroalimentari della regione registrati con marchio Dop e Igp, tra cui spicca il Grana Padano, la Dop europea più esportata nel mondo. Per l’assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia Giulio De Capitani, si tratta di vere e proprie «icone del territorio, nella misura in cui possono non solo “attrarre” a livello turistico, ma anche esportare i gusti e i sapori della regione». Quali sono le ricadute legate al riconoscimento della denominazione di origine? «Questo riconoscimento sottolinea la varietà e la ricchezza di produzioni agricole frutto di una radicata tradizione, connotandole territorialmente. Un prodotto a denominazione ha maggiori possibilità di essere scelto dai consumatori, specie da quelli, sempre più numerosi, che ricercano qualità, sicurezza e genuinità. E di essere scelto anche da quel popolo di “viaggiatori del gusto” che sono alla ricerca di esperienze di con-

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A destra, l’assessore all’Agricoltura della Regione Lombardia, Giulio De Capitani

340 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011

sumo legate al luogo. Regione Lombardia sostiene con un intenso programma di iniziative la promozione dei propri prodotti agroalimentari di qualità, in quanto fattori strategici di crescita economica». Quale bilancio può trarre dall’esperienza delle Strade dei vini e dei sapori della Lombardia fino a oggi? «Il bilancio è positivo, ma si può sempre migliorare. I vini regionali e i prodotti tipici e tradizionali costituiscono spesso un’opportunità non abbastanza sfruttata, innanzitutto là dove vengono prodotti, specie nei luoghi con flussi turistici rilevanti. Il servizio offerto dalle Strade deve, quindi, mirare a una maggiore efficacia, integrandosi coerentemente con le realtà locali, a partire dai consorzi di tutela che pure realizzano iniziative per promuovere il connubio tra vini, prodotti tipici e territorio». Come le aziende agricole stanno affrontando la concorrenza internazionale e la crisi economica? «Fare sistema è un imperativo,

lo era già all’epoca della legge 1 del 2007 sulla competitività, e lo è ancora di più oggi: la crisi economica e i continui tagli di bilancio mettono sempre più in difficoltà le aziende agricole e limitano di molto la capacità del pubblico di intervenire. Anche i recenti indirizzi della Commissione europea - pacchetto latte, pacchetto qualità, nuova pac - indicano nell’aggregazione la forma e lo strumento per affrontare i futuri mercati. Le aziende lombarde lo stanno facendo, prima con le Organizzazioni di produttori, oggi con i distretti agricoli (siamo a quota 12, con altre sei richieste in fase di valutazione), ma i livelli aggregativi raggiunti sono ancora troppo bassi, ben inferiori a quelli esistenti in Europa. Se le nostre aziende vogliono affrontare con più successo i mercati internazionali devono confron-


Giulio De Capitani

tarsi con queste realtà e raggiungere le dimensioni per farlo. Cosa non facile, perché non basta un decreto. Bisogna lavorare sui rapporti esistenti e sulle reciproche convenienze. Confido di farcela: se siamo in grado di produrre i migliori prodotti europei, dobbiamo anche essere in grado di fare sistema per imporli sul mercato internazionale». È già a buon punto il processo di riconoscimento di ottenimento dell’Igp da parte del melone mantovano. Sono previsti ulteriori riconoscimenti? «All’esame della Cee, oltre l’Igp per il melone mantovano, c’è anche la Dop per il Nostrano di Valle Trompia. Ancora più avanzato lo stato di richiesta della Dop per il Salva Cremasco, che entro fine anno potrebbe essere inserito tra i pro-

15 DOP

Numero di prodotti agroalimentari lombardi a denominazione d’origine protetta

8 IGP

Numero di prodotti agroalimentari lombardi riconosciuti con la qualifica Igp (Indicazione geografica protetta)

dotti lombardi a denominazione. Al momento non abbiamo richieste formulate su prodotti ittici, alcuni dei quali rientrano tra i prodotti tradizionali, come le alborelle essiccate in salamoia, il coregone, il pigo e il missoltino. Proprio quest’ultimo caso di prodotto è l’esempio di come la procedura deve partire prima di tutto dai produttori che, se interessati al riconoscimento europeo, realizzano un dossier con il disciplinare e le relazioni tecniche, storiche ed economiche, da presentare in Regione e al Ministero». Individua situazioni critiche? «Le criticità non mancano e sono quasi sempre riconducibili a contrasti territoriali, in alcuni casi superati, come per il formaggio Silter che finalmente, dopo diversi anni, ha presentato

una nuova richiesta di registrazione per la Dop. Nodi da sciogliere restano, invece, per i formaggi Branzi, Strachitunt e Bitto, dove a contrapporsi sono ancora i due fronti dei produttori ufficiali e storici». Pensando anche ai temi di Expo 2015, quali sono le principali sfide che attendono il sistema agroindustriale lombardo? «L’Expo dovrà parlare al mondo dell’agricoltura e dell’alimentazione future. Non si tratta solo di produrre più cibo, ma di garantirne la sicurezza, la qualità e un’equa distribuzione. Credo che il sistema agroindustriale lombardo abbia tutti i numeri in regola per essere un modello di sviluppo rurale economicamente ed ecologicamente sostenibile. La sfida che ancora dobbiamo vincere è quella della conoscenza. Pochi sanno che la Lombardia è la regione agroalimentare più avanzata del Paese e tra le prime in Europa. L’Expo ci darà la possibilità di diffondere questo primato». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 341


TURISMO ENOGASTRONOMICO

L’agricoltura che alimenta il turismo La disponibilità di agriturismi attrezzati è un punto di forza dell’offerta turistica della Lombardia. Un segmento del quale, secondo il presidente di Agriturist Piereugenio Marchesini, vanno esplorate e sfruttate meglio le potenzialità Francesca Druidi ono oltre 1.200 le aziende agrituristiche attive sul territorio lombardo, in base ai dati in possesso dell’Osservatorio regionale sull’agriturismo. Dai laghi alle montagne, dalle colline alle città d’arte, l’offerta in questo segmento – come rileva Piereugenio Marchesini, presidente della sede lombarda di Agriturist, l’Associazione nazionale per l’agriturismo, l’ambiente e il territorio, costituita dalla Confagricoltura nel 1965 – si contraddistingue per i servizi di ristorazione (li offre il 78% degli agriturismi) e per le attività organizzate (proposte dal 50% delle strutture), che includono anche le fattorie didattiche, del benessere, sport e vendita diretta di prodotti locali. Qual è l’andamento del-

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Piereugenio Marchesini presidente Agriturist Lombardia

342 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011

l’attività degli agriturismi in Lombardia? «Dai dati di una recente ricerca di Agriturist, è emerso come la popolazione lombarda, negli ultimi 12 mesi, abbia frequentato assiduamente gli agriturismi: il 59% vi si è recato più di una volta, in prevalenza per una vera e propria vacanza piuttosto che per una sosta esclusivamente dedicata al buon cibo. I primi cinque mesi dell’anno indicano una crescita della spesa dei turisti stranieri in Lombardia del 4,1%, appena inferiore all’aumento registrato lo scorso anno nello stesso periodo. Ma l’irregolarità dei flussi turistici e la costante riduzione dei periodi di soggiorno, anche degli stranieri, raccomandano prudenza. C’è la necessità di contenere la spesa nell’attuale periodo di crisi, anche se alcune tendenze rispondono a modificazioni culturali in corso da diversi anni». Cosa intende? «Uno studio di Agriturist nazionale evidenzia la diminuzione di interesse per le visite storico-culturali tradizionali e per i grandi eventi. In netta crescita risulta, invece, la degusta-

zione di prodotti enogastronomici locali, peculiare dell’agriturismo, che nell’interesse dei vacanzieri è balzata dal 37% del 2008 al 48% del 2011. Anche l’interesse per la cultura locale è aumentato dall’8% del 2008 al 23% del 2011. L’allarme arriva però dalla manovra economica del governo che si suppone darà un taglio alle vacanze e alla gite di fine settimana; anche le aziende agrituristiche andranno incontro a sensibili riduzioni di fatturato». Quali numeri si prevedono? «Le imprese agricole perderanno 500 milioni di fatturato l’anno e le aziende agrituristiche pagheranno due volte la crisi: come operatori agrituristici e come produttori agricoli.


Piereugenio Marchesini

Il raddoppio del Pil turistico promesso dal governo è evidentemente una chimera. Si dovrà puntare sulla domanda estera, ma la tassa di soggiorno, i drastici tagli al bilancio dell’Enit e le gradi disfunzioni del sito internet www.italia.it certo non autorizzano a previsioni ottimistiche». Il ricco patrimonio agroalimentare della regione è tutelato a dovere? «Lo ritengo sufficientemente promosso, grazie soprattutto alle associazioni di categoria e alla Regione che, da anni, sono in prima fila per promuovere e attuare politiche agricole volte alla valorizzazione di un patrimonio storico dei nostri territori come l’agricoltura, ma an-

mila AZIENDE

Numero di aziende agrituristiche attive sul territorio lombardo

59% VISITATORI

Percentuale di persone che negli ultimi mesi hanno frequentato almeno una volta un agriturismo della regione

che per sviluppare interventi finalizzati a un nuovo sviluppo, fatto di innovazione e di sostenibilità. I nostri prodotti di maggior qualità, registrati e tutelati con il marchio Dop e Igp, sono conosciuti e apprezzati in tutto il mondo, anche se la strada da percorrere è ancora lunga. Purtroppo, nel “made in Italy” delle produzioni agroalimentari, la contraffazione impera. Occorre, quindi, che governo, associazioni di categoria ed enti preposti portino avanti progetti promozionali, soprattutto quelli relativi all’educazione al consumo consapevole e alla conoscenza del modello europeo, e nello specifico lombardo». Come incrementare le si-

nergie con il settore turistico regionale? «L’agricoltura alimenta l’offerta di turismo enogastronomico, governa e tutela i paesaggi più attraenti, sostiene manifestazioni tradizionali, introduce - soprattutto attraverso l’agriturismo - sempre più consistenti flussi turistici nello “spazio” rurale. Il turismo, di conseguenza, sostiene la produzione e il consumo dell’agroalimentare di qualità, integra con l’accoglienza i redditi delle imprese agricole, apporta benefici economici all’intera economia rurale. La domanda di agriturismo, pur condizionata dalla contingente crisi economica, conserva ancora notevoli potenzialità di crescita e apre la strada alla diversificazione dell’offerta turistica nelle campagne». Cosa fare per concretizzare queste potenzialità? «Occorre finalmente introdurre a pieno titolo l’agriturismo nelle politiche di qualificazione e promozione complessiva delle vacanze in Italia, superando sterili contrapposizioni di categoria, miopi logiche di freno alla concorrenza, strategie improvvisate che, nella migliore delle ipotesi, producono solo risultati di breve periodo. Se ne discuterà anche il prossimo 17 novembre nel primo Forum regionale sull’agriturismo in Lombardia organizzato da Agriturist, che si terrà in provincia di Brescia. In quell’occasione saranno messe in luce alcune esperienze positive tese a far crescere le realtà agrituristica lombarda». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 343


TURISMO ENOGASTRONOMICO

Un patrimonio ancora da sfruttare L’analisi delle prospettive del turismo enogastronomico in regione diventa l’occasione per fare con Paolo Rossi, presidente di Federalberghi Lombardia, il punto sulle strategie adottate e da adottare in futuro per incrementare il comparto Francesca Druidi importante leggere il territorio lombardo attraverso la sua varietà di prodotti, di climi, di vini. La sua offerta enogastronomica straordinaria quella che rende la Lombardia un unicum a livello nazionale». Un potenziale economico e turistico eccezionale, dunque che come ribadisce il presidente di Federalberghi Lombardia Paolo Rossi, va ulteriormente sollecitato e promosso. Come sta reagendo il settore turistico, e nello specifico enogastronomico, alla crisi economica? «È stato un 2010 difficile. La crisi c’è, esiste e colpisce soprattutto la fascia media della popolazione. Però chi si occupa di enogastronomia, così come gli imprenditori alberghieri, hanno saputo puntare sulla qualità e sul territorio, con proposte a “chilometro zero”. Tali proposte si sono dimostrate vincenti non solo per i lombardi e per gli italiani nel complesso, ma anche per i turisti che provengono da Ger-

«È

344 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011

mania, Svizzera e Austria, i quali sono attirati in regione 12 mesi all’anno grazie anche a eventi come la vendemmia in Franciacorta e all’offerta golfistica. Golf ed enogastronomia sono, infatti, due segmenti capaci di intrecciarsi in maniera particolarmente efficace in Lombardia». Quali segnali si rilevano nel 2011 fino a questo momento? «Il settore leisure sta andando discretamente bene. Il clima di fine agosto ci ha aiutato moltissimo». È un turismo mordi e fuggi quello odierno o più stanziale? «Da una parte, c’è da considerare che il mercato di riferimento degli alberghi leisure lombardi per il 50-60% è un mercato mittel-europeo, che tende a essere connotato da soggiorni medio-lunghi. Al contempo, si assiste certamente a una formula “mordi e fuggi” che si esprime in un turismo di prossimità durante i weekend per chi viene da città vicine quali Brescia e Milano. Si verifica, quindi, un’integra-


Paolo Rossi

Nella pagina a fianco, Paolo Rossi, presidente di Federalberghi Lombardia

zione delle due possibilità». Potete contare su uno zoccolo duro di turisti stranieri. «Se parliamo di laghi, che costituiscono l’80-90% del turismo leisure lombardo, si registra un 60% di turisti stranieri rispetto al 40% di italiani. I turisti storici sono quelli tedeschi, mentre la novità è rappresentata da quelli belgi e olandesi». L’istituzione delle Strade dei vini e dei sapori della Lombardia ha permesso di unificare e valorizzare l’offerta enogastronomica della

regione. Individua altre strategie per consolidare questo settore turistico? «Occorre sviluppare l’esistente, perché molti di questi itinerari non sono ancora implementati e valorizzati a dovere. In generale, non ritengo ci sia da parte degli amministratori una reale coscienza del valore aggiunto che il territorio fornisce alla Lombardia. Comprendere questo aspetto significa capire le modalità più efficienti con le quali lanciare il territorio. È importante, inoltre, adottare logiche di-

verse a seconda delle zone considerate, chiamate a rispondere a specifiche esigenze. Un paese amministrato e pensato in funzione del turista a maggior ragione fa bene anche al residente sotto molti profili quali la mobilità, la sicurezza, la pulizia, la qualità della vita e dei servizi». Dando uno sguardo complessivo al settore, il turismo in Lombardia può definirsi in buona salute. Rileva particolari criticità da risolvere dal punto di osservazione di Federalberghi? «Il settore non sta andando male, ma non è in questo momento sufficientemente sostenuto. Da anni, sulla carta, si profilano finanziamenti, ma di fatto la situazione è tale per cui le risorse destinate al turismo non vengono più erogate da parte degli enti. Ritengo devastanti l’introduzione della tassa di soggiorno e l’innalzamento dell’Iva. Si tratta di provvedimenti che non ci permetteranno di essere competitivi rispetto ai nostri concorrenti. E, invece, più visitatori si recano in Italia e più ricchezza si spalma sul territorio. In base ai dati Unioncamere, fatta 100 la spesa giornaliera di un turista medio, 25 è ad appannaggio dell’albergo, ma il restante viene distribuito tra shopping, enogastronomia, sistema museale e altro. Purtroppo il nostro settore è ancora troppo poco considerato, mentre in Italia basta allungare la mano è c’è tutto, soprattutto quell’italian style che tutto il mondo ci invidia». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 345


TURISMO

La tradizione alberghiera milanese Milano è certamente ricca di attrattive, dalla moda alla finanza. E da sempre, è una città che offre un'elevata qualità delle strutture turistiche ricettive. Abbiamo parlato della situazione del settore con l’Onorevole Roberto Bernardelli Manuel Zanarini

sistono varie tipologie di persone che si recano nelle città. Milano riceve quotidianamente coloro che operano nel settore della finanza che siano della Borsa, delle banche o delle assicurazioni – o che viaggiano puramente per piacere – visitare la “capitale della moda”, o i numerosi musei cittadini. È una città che offre una ricca varietà di strutture alberghiere, alcune delle quali fanno ormai parte della sua storia, come sottolinea l'Onorevole Roberto Bernardelli, titolare dell'Hotel In alto l’Onorevole Roberto Bernardelli, titolare dell’Hotel dei Cavalieri, situato in dei Cavalieri di Milano. Nella Piazza Missori, uno degli pagina accanto visione alberghi più antichi di Miesterna dell’hotel www.hoteldeicavalieri.com lano, «il nostro albergo fa parte della tradizione cittadina, basti pensare che esistono delle cartoline di Milano in cui è ritratta la nostra struttura. All'interno abbiamo dei particolari di un certo rilievo. Ad esempio, le scale interne sono realizzate con un

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mosaico in vetro degli anni '50, la cui messa in posa viene ancora studiata». Ovviamente, sono molti i fattori che segnano il successo di una struttura alberghiera. Come sottolinea Bernardelli, «uno dei nostri punti di forza è certamente la location, visto che ci troviamo in pieno centro, a 300 metri da Piazza Duomo, ma oggi come non mai bisogna stare attenti ad avere prezzi molto accattivanti. Grazie ai motori di ricerca, oggi chiunque può rapidamente paragonare le varie offerte dei al-

berghi, quindi bisogna essere competitivi, offrendo anche un'ottima qualità del servizio». Secondo il titolare dell'Hotel dei Cavalieri «stare bene in un albergo significa soprattutto dormire bene, e noi poniamo molta attenzione a questo aspetto. È importantissimo mettere a disposizione letti molto comodi, come quelli statunitensi, spaziosi e con trapunte speciali, che permettono un riposo perfetto. Abbiamo almeno due tipi diversi di cuscini. Ovviamente, garantiamo


Roberto Bernardelli

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L’Italia dovrebbe essere la Florida d'Europa, ma le istituzioni non fanno quasi nulla per favorire il settore. Anche a livello promozionale, ad esempio sui principali network, non si lavora abbastanza

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anche un ottimo isolamento acustico delle camere e una massima pulizia». Anche altri aspetti necessitano di grande attenzione. Sempre Bernardelli dichiara «il nostro primo biglietto da visita è rappresentato dall'accoglienza del cliente, e proprio per questo ci avvaliamo solo di personale altamente qualificato in questo servizio, ma altrettanto importante è la prima colazione. In questo senso, forniamo un servizio a buffet, che possa soddisfare ogni desiderio. Inoltre abbiamo un ottimo ristorante, una sala conferenze, e una sala all'ultimo piano di 600 metri quadrati,

che offre una splendida vista del centro di Milano, dove organizziamo eventi, come happy hour, o che viene presa in affitto da diverse aziende, quest'anno ad esempio dalla Ramazzotti, per svolgervi alcune loro manifestazioni». Nonostante la crisi, la città è sempre molto frequentata, come sottolinea Bernardelli, «a Milano arrivano due tipi di viaggiatori: coloro che sono collegati al mondo della finanza o delle imprese, che, a causa della crisi hanno diminuito le loro presenze; e, dall'altra parte, coloro che viaggiano per piacere, e che sono di contro aumentati, anche grazie

al fatto che vi sono tariffe di voli molto interessanti, e che la città offre diverse opportunità di interesse, dalla moda ai musei ai monumenti». Il titolare dei Cavalieri rimprovera il fatto che in Italia non si faccia molto per incentivare il turismo; infatti, evidenzia «noi dovremmo essere la Florida d'Europa, ma le istituzioni non fanno quasi nulla per favorire il settore. Tanto per citare due esempi, anni fa, a Milano, era stato realizzato un percorso che partendo da ogni albergo conduceva ai vari punti di interesse turistico della città. Al turista bastava semplicemente prendere il materiale pubblicitario in hotel e, seguendo delle linee rosse tracciate sui marciapiedi poteva vedere tutte le attrazioni della città. Oggi questa iniziativa è andata persa. E come se non bastasse, molti musei cittadini hanno i magazzini pieni di opere d'arte. Basterebbe che i musei dessero in custodia, ovviamente con tutte le garanzie del caso, le opere agli alberghi, che potrebbero esporle nelle loro hall, come vetrina che incentivi poi gli ospiti a vedere il resto delle collezioni. Anche a livello promozionale le istituzioni non fanno abbastanza, basti pensare che sui principali network statunitensi si vedono gli spot dei vari Paesi del mondo che promuovono il turismo, e l'Italia non compare mai». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 347




REATI FISCALI

Le linee guida della Cassazione efficacia sanzionatoria dei reati tributari è indiscutibilmente in stretta relazione con l’interpretazione delle leggi da parte dei giudici. Su questo fronte è intervenuta spesso la Corte di Cassazione per affermare e ribadire i principi cardine del nostro ordinamento in materia di reati fiscali. «La strategia di contrasto al fenomeno delle frodi fiscali – spiega Alessio Scarcella, magistrato in servizio presso la Corte suprema di Cassazione – assume una valenza extranazionale, pur in presenza di fenomeni che nel nostro Paese hanno assunto preoccupanti contorni». La Corte di Cassazione, con la sentenza 1235/11, ha decretato che i reati in materia fiscale sono speciali rispetto al delitto di truffa a danno dello Stato. Come si è arrivati a questa decisione? «La Corte, dopo aver affermato che il delitto di frode fiscale si connota come reato di pericolo o di mera condotta, ha precisato che è configurabile un rapporto di specialità tra le fattispecie penali tributarie in materia di frode fiscale e il delitto di truffa aggravata ai danni dello Stato. Qualsiasi condotta fraudo-

L’

350 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011

La Corte di Cassazione è intervenuta in varie occasioni per definire l’interpretazione corretta delle norme in materia di reati fiscali. Alessio Scarcella spiega su quali ambiti si sono espressi i giudici e quali sono le zone d’ombra ancora esistenti Nicolò Mulas Marcello

lenta diretta all’evasione fiscale esaurisce il proprio disvalore penale all’interno del quadro delineato dalla normativa speciale, salvo che dalla condotta derivi un profitto ulteriore e diverso rispetto all’evasione fiscale, quale l’ottenimento di pubbliche erogazioni. La Corte, inoltre, richiamando il cosiddetto “principio di assimilazione” sancito dall’articolo 325 del Trattato sul funzionamento dell’Unione europea, ha precisato che le predette fattispecie penali tributarie, repressive anche delle condotte di frode fiscale in materia


Alessio Scarcella

di Iva, esauriscono la pretesa punitiva dello Stato e dell’Unione perché idonee a tutelare anche la componente comunitaria, atteso che la lesione degli interessi finanziari dell’Ue si manifesta come lesiva, in via diretta e indiretta, dei medesimi interessi». È possibile entrare nello specifico della norma? «La sentenza depositata nel gennaio 2011, nel ribadire in maniera più chiara l’esistenza del rapporto di specialità tra le due fattispecie, ha in sostanza affermato che sia il delitto di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti che quello di emissione di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, sono in rapporto di specialità rispetto al delitto di truffa aggravata ai danni dello Stato. Questo perchè qualsiasi condotta di frode al fisco purché non ne derivi un profitto ulteriore e diverso rispetto all’evasione fiscale, quale l’ottenimento di pubbliche erogazioni - non può che esaurirsi all’interno del quadro sanzionatorio delineato dall’apposita normativa. Ciò significa, dunque, che nel caso in cui la condotta fraudolenta sia finalizzata al solo scopo di evadere il fisco, si applicheranno solo le norme penali tributarie e non anche il reato di truffa ai danni dello Stato; diversamente, ove il comportamento fraudolento abbia di mira il conseguimento di un profitto ulteriore e diverso rispetto alla solo evasione fiscale, scatterà il concorso tra fattispecie». Esistono casi nei quali è possibile ravvisare un rapporto di concorso tra frode fiscale e truffa allo Stato? «Non vi è dubbio che il comportamento fraudolento determina un danno erariale derivante, in positivo, dal mancato versamento dei tributi, ovvero dall’emersione di crediti erariali non dovuti. La compresenza del danno ha interrogato più volte la giurisprudenza sull’applicazione del “giusto” criterio, portando, nel più recente passato, alla contestazione multipla, cioè, di concorso con le

situazioni specificamente trattate dalle norme penaltributarie. Qualsiasi condotta di frode al fisco, se non intende realizzare obiettivi diversi, non può che esaurirsi all'interno del quadro sanzionatorio delineato dall’apposita normativa: se, invece, l’attività fraudolenta, oltre che consentire a terzi l’evasione del tributo (o a permettere indebiti rimborsi) è destinata a finalità ulteriori - tipica l’ipotesi Alessio Scarcella, magistrato dell’Ufficio della emissione di false fatture per consentire Massimario e Ruolo, a un operatore di ottenere indebitamente settore penale, della Corte suprema contributi, comunitari e non - è evidente che di Cassazione non potrà sussistere alcun problema di rapporto di specialità fra norme, venendo in discorso una condotta finalisticamente “plurima” e tale da ledere o esporre a pericolo beni fra loro differenti». In materia di reati tributari ci sono recenti casi in cui la Corte di Cassazione è stata chiamata a esprimersi definendo meglio l’interpretazione delle leggi? «In questo ambito rientra, ad esempio, la recente decisione resa in una nota vicenda giudiziaria assurta agli onori della cronaca, secondo cui il valore di riferimento per il sequestro funzionale alla confisca per equivalente, in caso di delitto di riciclaggio transnazionale avente a oggetto i proventi del reato di frode fiscale, deve essere quantificato sulla base del profitto di tale ultimo reato, entrato a far parte delle operazioni di riciclaggio transnazionale; precisandosi che se il riciclaggio ha a oggetto i proventi del reato di frode fiscale, detti proventi costituiscono anche il profitto del riciclaggio in relazione ai soggetti autori del solo reato transnazionale». A suo giudizio in Italia i giudici hanno tutti gli strumenti necessari per colpire gli autori delle frodi fiscali e delle truffe o esistono zone d’ombra? LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 351


REATI FISCALI

Un’importante zona d’ombra del sistema repressivo è costituita dall’esclusione della responsabilità amministrativa da reato degli enti

«La strategia di contrasto al fenomeno delle degli enti, ex decreto 231 del 2001, stante la frodi fiscali (in particolare di quelle Iva) assume una valenza extranazionale, pur in presenza di fenomeni (quali quelli dell'evasione e dell'elusione fiscale) che nel nostro Paese hanno assunto preoccupanti contorni, sì da far ipotizzare la reintroduzione di sanzioni penali detentive dotate di reale deterrenza e afflittività, con conseguente superamento del blando impianto sanzionatorio introdotto poco più di dieci anni or sono con il decreto legislativo 74/2000». Cosa occorre fare in più su questo fronte? «In tema di lotta alle frodi sono state adottate diverse convenzioni. Pur riconoscendo l’esistenza di adeguati strumenti legislativi di contrasto, non può tuttavia sottacersi come, nonostante l’esistenza di strumenti operativi di natura cautelare destinati a incidere immediatamente e con efficacia sul fronte preventivo, un’importante zona d’ombra del sistema repressivo è costituita dall’esclusione della responsabilità amministrativa da reato 352 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011

mancata inclusione nel catalogo dei cosiddetti reati-presupposto delle fattispecie penali tributarie. Ciò, all’evidenza, rappresenta un grande limite, depotenziando la risposta sanzionatoria e l’effettività della tutela degli interessi fiscali, anche dell’Unione europea, soprattutto laddove si consideri che il fenomeno delle frodi carosello è tipico delle strutture societarie. Da qui deriva la necessità, de iure condendo, che il legislatore adotti le necessarie contromisure per impedire che la soluzione fornita dalla Corte - si badi bene, obbligata perché imposta dalla normativa attuale - rappresenti una comoda scappatoia per attività fraudatorie degli interessi fiscali dello Stato e dell’Ue. Azioni poste in essere in modo disinvolto da soggetti che, trincerandosi dietro l’utile paravento della persona giuridica, si vedano garantita l’impunità proprio grazie alla mancata inclusione dei reati tributari nel catalogo dei reatipresupposto che fanno scattare la responsabilità dell’ente».


Alessandro Solidoro

L’attenzione alla correttezza nelle consulenze fiscali Per prevenire errori e violazioni nell’esercizio della professione del commercialista, il primo intervento fondamentale è la continua e intensa attività di formazione. Alessandro Solidoro fa il quadro delle responsabilità dei commercialisti

er evitare ogni tipo di responsabilità, il commercialista deve sempre osservare la diligenza richiesta dalle specifiche disposizioni normative e dalla deontologia professionale; ne deriva l’obbligo di verificare, in particolare, la cor- Nicolò Mulas Marcello rettezza delle informazioni rese dal cliente nonché di escludere dalla dichiarazione dei redditi eventuali oneri privi della relativa documentazione giustificativa. «Dal 1997 a oggi fessionista. In questo senso, la continua e in– sottolinea Alessandro Solidoro, presidente tensa attività di formazione a cui devono asdell’Ordine dei dottori commercialisti e de- soggettarsi per legge gli iscritti al nostro albo gli esperti contabili di Milano – sono molti è il primo fondamentale intervento per pregli interventi normativi volti a far sì che la venire errori o violazioni». Qual è il confine fra errore scusabile e violazione degli obblighi tributari dia luogo a sanzioni dirette nei confronti di chi ha colpa professionale per il commercialista? Alessandro Solidoro, «La risposta dipende da una considerazione presidente dell’Ordine commesso la violazione». Come è cambiata la responsabilità del fondamentale: in linea generale il professio- dei dottori commercialisti commercialista nell’esercizio della pro- nista è tenuto a una obbligazione di mezzi e e degli esperti contabili non a una obbligazione di risultato. Il pro- di Milano fessione? «Certamente le responsabilità del commer- fessionista si impegna a prestare la propria cialista si sono articolate nel tempo in modo opera per raggiungere il risultato, ma non sempre più definito e stringente. Questo de- anche a conseguirlo. Posto che si tratta di un riva da due fenomeni concomitanti. Da un obbligo di comportamento, l’attività deve eslato sono aumentati gli ambiti nei quali il sere diligente e adeguata. Errore scusabile è commercialista esercita la propria attività, e per ciascuno di essi vengono a configurarsi profili di responsabilità diversi. Alla generale responsabilità dei prestatori d’opera intellettuale si aggiunge la responsabilità nell’assistenza e consulenza tributaria, nell’assunzione di cariche sociali, negli incarichi giudiziari, senza tenere conto delle nuove responsabilità nell’attività di contrasto al riciclaggio. Dall’altro la crescente complessità tecnica delle funzioni attribuite al commercialista fa sì che il concorso del cliente diventi sempre più marginale e di conseguenza sempre più crescente la responsabilità del pro-

P

LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 353


REATI FISCALI

quello che si compie avendo esercitato l’atti- di chiedere il risarcimento del danno al provità con normale diligenza secondo parametri tecnici e deontologici; la colpa si ha quando l’attività non è stata svolta in conformità a questi parametri. Si tratta di un discrimine fondamentale anche per l’esercizio delle azioni disciplinari da parte dell’ordine. Non bisogna, infatti, dimenticare che il commercialista iscritto all’albo può incorrere anche in responsabilità deontologiche molto gravi nell’esercizio della propria attività». Dedurre costi non deducibili: si può parlare di concorso di colpa? «Occorre chiarire che la responsabilità è quella legata alle sanzioni eventualmente irrogate dall’Amministrazione finanziaria. Si è fatta strada ormai una giurisprudenza che prevede il concorso di colpa del professionista con il cliente ove non abbia fatto adeguate verifiche sulla deducibilità dei costi». In quali casi la responsabilità del commercialista ricade sul cliente? «Gli errori attribuibili alla responsabilità del professionista ricadono in prima battuta sul proprio cliente, fatto salvo il diritto di questi 354 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011

fessionista che l’abbia causato. Peraltro dal 1997 a oggi sono molti gli interventi normativi volti a far sì che la violazione degli obblighi tributari dia luogo a sanzioni dirette nei confronti di chi ha commesso la violazione e quindi, ad esempio, in caso di omissione nella trasmissione delle dichiarazioni fiscali, direttamente a carico del professionista». Di cosa deve tenere conto un commercialista nella scelta della polizza assicurativa sulla propria attività? «Un’adeguata capacità di risarcire eventuali danni è un obbligo deontologico preciso per il dottore commercialista. La manovra finanziaria sta interessando in questo senso tutti gli iscritti all’ordine, nella stessa direzione peraltro da noi già da tempo intrapresa. Certamente occorrerà prestare molta attenzione nella scelta della polizza, dei rischi da assoggettare a copertura e ai massimali assicurati onde evitare, anche in buona fede, di sottoscrivere coperture assicurative inadeguate rispetto alle concrete esigenze della propria attività».



REATI FISCALI

I rischi delle condotte illecite in ambito tributario Occorre distinguere tra gli ambiti tributario amministrativo e penale tributario per capire meglio le responsabilità del commercialista e quelle del contribuente. Il punto del professor Alessio Lanzi sulle colpe delle condotte illecite Nicolò Mulas Marcello

e prestazioni del commercialista per conto del cliente sono caratterizzate da una crescente specializzazione, soprattutto nell’area finanza e controllo, nell’area amministrativo-contabile, nella revisione e nella consulenza di diritto commerciale e tributario e nel campo delle valutazioni d’azienda e delle operazioni straordinarie. La giurisprudenza nel tempo ha accresciuto l’ambito di responsabilità del commercialista: «Se l’errore del professionista – spiega l’avvocato Alessio Lanzi – è dovuto a una sua colpa, il contribuente potrà rivalersi sul proprio commercialista». Le fattispecie che contemplano le responsabilità del commercialista nell’esercizio della sua professione sono

L Alessio Lanzi, avvocato e professore ordinario di procedura penale all’Università statale di Milano

356 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011

aumentate nel tempo? «Le fattispecie intese come previsioni legali non sono aumentate, quello che è cresciuto è l’ambito applicativo delle forme di corresponsabilità che la giurisprudenza ha assegnato anche ai professionisti, in relazione a quella che è la loro attività di consulenza. Quindi, gli illeciti sia penali che fiscali sono sempre gli stessi, però il commercialista, sulla base dell’interpretazione e della evoluzione giurisprudenziale, è stato maggiormente coinvolto nelle responsabilità che si possono verificare a carico del contribuente in relazione a queste ipotesi di reato». Come si è evoluta la giurisprudenza in questo ambito specifico? «Si sono allargati i confini della responsabilità del professionista. Mentre un tempo munendosi di un “affidavit” o un parere tecnico “pro veritate”, il contribuente poteva seguire la traccia fornitagli dal consulente che aveva interpellato, adesso la giurisprudenza - basti pensare anche alle recenti sentenze in tema di abuso del diritto ed elusione fiscale - è molto meno incline a considerare lecito un comportamento di un contribuente perché consigliatogli dal professionista». Nel caso in cui un commercialista commette l’errore di far dedurre dei costi che non sono deducibili, in caso di accerta-


Alessio Lanzi

Se l’errore del professionista è dovuto a una sua colpa, il contribuente potrà rivalersi sul proprio commercialista

menti la responsabilità è sua? «Parlando di responsabilità tributaria, fiscale e amministrativa, la colpa è sempre del contribuente perché è lui che si assume l’obbligo della dichiarazione e, quindi, la responsabilità dei contenuti. Peraltro se l’errore del professionista è dovuto a una sua colpa, il contribuente potrà rivalersi sul commercialista e quindi chiedere a sua volta un risarcimento dei danni per le sanzioni che ha dovuto eventualmente pagare all’erario». La polizza assicurativa sulla professione del dottore commercialista copre ogni possibile responsabilità? «Dal punto di vista della sfera patrimoniale del professionista la polizza assicurativa copre la responsabilità per errori dovuti a colpa. A questo punto però bisogna distin-

guere tra una responsabilità tributaria amministrativa e quella penale tributaria. Gli eventuali reati commessi dal contribuente in concorso con il professionista sono un’altra faccenda, in quanto i reati fiscali allo Stato sono soltanto dolosi, ovvero ci deve essere l’intenzione del professionista. Pertanto deve accadere che il professionista sia d’accordo con il contribuente e, al fine di fargli evadere le imposte, consiglia assolutamente in modo consapevole e fraudolento un comportamento da tenere. Questa, però, è una condotta diversa da quella della responsabilità sul piano amministrativo e determina un’azione di concorso del reato. È una condotta che non è coperta da una polizza assicurativa perché le assicurazioni non coprono i casi di dolo e, quindi, di volontarietà del danno». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 357




EDILIZIA SANITARIA

Procede la riqualificazione della rete ospedaliera lombarda La Regione Lombardia investe nella costruzione di presidi ospedalieri ad alto contenuto tecnologico e realizzati secondo le normative più aggiornate. «Servono strutture adeguate alle nuove esigenze sanitarie», spiega l’assessore Luciano Bresciani Michela Evangelisti a riqualificazione della rete ospedaliera, attraverso l’ammodernamento e l’adeguamento normativo dei presidi già esistenti e la realizzazione di nuove strutture, ha richiesto alla Regione Lombardia, negli ultimi dieci anni, un investimento economico di circa 2 miliardi di euro. La decisione di costruire nuove strutture è stata presa nei casi in cui la ristrutturazione o la riqualificazione di un ospedale esistente risultavano inefficaci o antieconomiche, spiega l’assessore regionale alla Sanità, Luciano Bresciani, «ad esempio quando il corpo del fabbricato e i suoi percorsi erano vincolati e rigidi e non permettevano, o addirittura rendevano rischiosa, la movimentazione del paziente da un reparto all’altro, oppure nei casi in cui gli impianti erano vetusti e difficilmente accessibili o, soprattutto, nei casi in cui le strutture esistenti non si dimostravano adattabili alle nuove esigenze sanitarie». Questi, dunque, i motivi che hanno spinto ad abbandonare le vecchie strutture di Como, Legnano, Bergamo e Vimercate a favore della realizzazione di nuovi ospedali? «Esatto. Per le stesse ragioni l’ospedale Niguarda di Milano è in

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Luciano Bresciani, assessore regionale alla Sanità. Nella pagina a fianco, l’ospedale Niguarda di Milano

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corso di completa riqualificazione mediante la realizzazione di nuovi edifici nella stessa area ove è allocata la vecchia struttura. Anche il nuovo ospedale di Garbagnate, i cui lavori sono appena cominciati, sostituisce una struttura storica, vincolata e difficilmente adattabile alle nuove esigenze e alle nuove normative». Quali tempistiche prevedete per i cantieri? «I lavori e i traslochi a Como, Vimercate, Legnano e Niguarda per la prima fase sono terminati nel 2010 e queste strutture funzionano adesso regolarmente; l’apertura dell’ospedale di Bergamo è prevista per il 2012 e la chiusura dei lavori della seconda fase di Niguarda per la fine del 2013, mentre per il nuovo ospedale di Garbagnate la fine dei lavori è attesa nel 2014». Quali criteri sono stati seguiti nella realizzazione dei nuovi ospedali? «I nuovi ospedali, ad alto contenuto tecnologico e realizzati secondo le normative più aggiornate, sono improntati ai criteri di flessibilità e adattabilità che dovrebbero consentire alle strutture di adeguarsi alle esigenze future e alla continua evoluzione scientifica e architettonica, oltre che dotati di una serie di accorgimenti per il benessere e il comfort dell’uomo». Per il finanziamento dei lavori avete fatto ricorso a forme di appalto innovative, come il project financing? «È stato utilizzato lo strumento della concessione di costruzione e gestione, una forma di partenariato pubblico-privato analogo al project financing, che ha permesso di sopperire alla ca-


Luciano Bresciani

renza di risorse pubbliche e ha velocizzato la realizzazione dell’opera. Il concessionario ha interesse a iniziare al più presto la gestione e a realizzare un’opera di migliore qualità. Sarà, infatti, il concessionario stesso a occuparsi della manutenzione della struttura e, al termine del contratto di gestione, dovrà renderla alla Regione come se fosse nuova». In che modo verranno riqualificati invece gli edifici dismessi? «Mediante gli strumenti della programmazione negoziata, quali gli accordi di programma tra la Regione e gli enti interessati, gli edifici non più destinati a ospedale verranno convertiti a funzioni diverse e compatibili. Perlopiù si trasformeranno in università, ambulatori, edifici con funzioni socio-sanitarie e residenziali». A luglio il consiglio regionale ha dato via libera al fondo rotativo per l’edilizia sanitaria inserito nell’assestamento di bilancio e nel quale è contenuto un finanziamento aggiuntivo di 76 milioni di euro destinati al nuovo ospedale di Bergamo. Per quale motivo si è reso inevitabile questo ulteriore stanziamento? «È necessario precisare che ogni struttura ospedaliera ha bisogno di essere costantemente

mantenuta e ammodernata per poter curare con le migliori tecnologie e in modo efficace ogni paziente, anche quelli affetti da nuove patologie. È anche per questa ragione che parte del fondo di rotazione dell’edilizia sanitaria, circa 76 milioni di euro, verrà destinato a opere di completamento del nuovo ospedale di Bergamo, nonché all’acquisizione di apparecchiature tecnologico-sanitarie. La realizzazione del presidio a Bergamo costituisce l’opera più impegnativa per la Lombardia, sia dal punto di vista tecnico sia dal punto di vista economico e, conclusi i lavori principali, si rende ora necessario eseguire opere di completamento e di dotazione di apparecchiature che ne consentiranno a breve il collaudo e l’attivazione. A tale fine è necessario un ulteriore impegno finanziario da parte di Regione Lombardia». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 361


WELFARE

Nuovi modelli per il welfare ondazione Cariplo ha compiuto vent’anni. Nel 1991, quando è nata, l’Italia e la Lombardia attraversavano un momento storico che, secondo il presidente Michela Evangelisti Giuseppe Guzzetti, mostrava molte similitudini con lo scenario attuale: «Si iniziava a parlare di crescita zero della popolazione, di lo sappiamo bene, sono gli enti non profit. boom dell’immigrazione, di devianza giova- Un mondo ricco e variegato che ha a cuore il nile. L’economia del Paese era in difficoltà, il bene comune, proprio come fondazione Casettore della ricerca rappresentava un fattore riplo, e che in questo periodo difficile ha ofdi sviluppo determinante, emergevano le ferto un fondamentale contributo, anche in grandi tematiche ambientali». Oggi come al- termini di solidarietà, per ridurre gli effetti lora la fondazione mette a disposizione le pro- della crisi che abbiamo attraversato. C’è coeprie risorse, a livello sia economico che sione sociale dove le persone sono integrate, progettuale, per aiutare gli enti non profit a hanno solidità sul piano degli affetti, dell’ocrealizzare iniziative di interesse collettivo, cupazione, della salute, dell’abitazione. E, apagendo in base al principio di sussidiarietà e punto, laddove hanno opportunità di crescere cercando di anticipare i bisogni della comu- culturalmente, in un ambiente sano e in un nità. Ciò significa, in concreto, «seguire strade contesto che mira ad innovarsi, imparando ad nuove» per favorire la diffusione di soluzioni apprezzarne le bellezze artistiche e creative». di successo. Come si articolano i vostri progetti fuCultura e sociale, dal rapporto annuale turi nel campo del sociale e quali bisogni 2011 della fondazione cercherete di soddisfare? (contenente i dati sull’atti- «Spaziano dall’housing sociale all’inserimento vità 2010) si evince che la lavorativo delle categorie svantaggiate e demaggior parte dei vostri boli (anche i malati psichici), fino alle necescontributi vengono erogati sità abitative dei disabili quando viene loro a in questi due settori. mancare la famiglia d’origine. All’emergenza «Dei 190 milioni di euro che abitativa si può dare risposta concreta con il ogni anno destiniamo al so- modello triangolare studiato dalla nostra fonstegno di iniziative non pro- dazione Housing sociale: pubblico, privato e fit, circa il 30% vanno terzo settore uniscono risorse e competenze all’arte, alla cultura e ai ser- per realizzare case a canone calmierato. Il vizi alla persona, il resto per piano del governo con il quale s’intendono oltre il 20% alla ricerca costruire nei prossimi anni 20mila abitazioni scientifica e per ben oltre il parte dalla nostra esperienza: il pubblico 10% all’ambiente. A realiz- leggi i Comuni - mette a disposizione le aree, zare queste attività e questi le fondazioni e altri organismi reperiscono i progetti, nei diversi settori, fondi necessari per la realizzazione, il terzo

F

Giuseppe Guzzetti, presidente della fondazione Cariplo

Il presidente Giuseppe Guzzetti illustra i progetti al servizio della persona della fondazione Cariplo, impegnata a sperimentare risposte per bisogni emergenti. «Dobbiamo considerare lo stato sociale come una funzione collettiva e diffusa»

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Giuseppe Guzzetti

mln EURO

La cifra che ogni anno la fondazione Cariplo destina al sostegno di iniziative non profit

settore contribuisce alla gestione». In particolare, con uno stanziamento di 4 milioni di euro, la fondazione ha lanciato un paio d’anni fa “Lavoro e psiche”. «Si tratta di un progetto focalizzato sul difficile rapporto tra malato di mente e inserimento lavorativo; un tema complesso da affrontare, aggravato dall’isolamento e dall’esclusione sociale in cui spesso queste persone sono confinate a vivere. “Lavoro e psiche” è una vera e propria sperimentazione di politica sociale basata sull’attivazione di una rete permanente di attori territoriali per l’integrazione lavorativa e sull’utilizzo di una nuova figura professionale (il coach) che per

due anni affianca i lavoratori psichici in un percorso di inserimento lavorativo multi dimensionale e personalizzato». Stato ed enti locali si affidano sempre di più al terzo settore e agli enti non profit per supplire alle loro mancanze nel sociale: come si configura il nuovo welfare? «Il sistema dei welfare così come era stato organizzato, dal dopoguerra in avanti, deve essere ricalibrato: un po’ meno a chi è molto protetto e un po’ di più a chi è meno protetto; un po’ meno a carico del bilancio pubblico e un po’ di più a carico dei singoli beneficiari; un po’ meno prodotto direttamente dallo Stato e un po’ di più prodotto dal terzo settore e dai “mercati o quasi-mercati”. Il problema oggi è che non solo il pubblico non ha più risorse per lo stato sociale, ma non riesce nemmeno a individuare valide alternative e a tracciare politiche chiare in prospettiva. Dunque il privato si organizza da solo; questo non è un buon segnale, perché lo Stato non può delegare o rinunciare ai propri impegni». Come s’inserisce in questo nuovo panorama l’azione delle fondazioni di origine bancaria? LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 363


WELFARE

«Cerchiamo di innovare il sistema: sperimentiamo risposte ai bisogni, ne verifichiamo l’efficacia e poi mettiamo a disposizione del pubblico il “prodotto chiavi in mano”. Ci sono altre soluzioni ideali, che sono già state sperimentate anche all’estero, come quella della “community care”, territoriale parteServe coraggio per finanziare quella ricerca cipata, che è un po’ il che può fallire, ma che, se funziona, cambia concetto di fondo su cui abradicalmente la vita di tutti biamo costruito 15 fondazioni locali che sostengono molte iniziative di welfare sul territorio, utilizzando risorse e donazioni che il premio “Ricerca di frontiera”? provengono dalle comunità in cui operano. «Crediamo che occorra un po’ di coraggio per Dobbiamo sforzarci di considerare la produ- far ripartire il nostro Paese e ci siamo convinti zione di welfare come una funzione collettiva dell’importanza di sostenere le idee che nese diffusa. Sono almeno trent’anni che il di- suno vorrebbe finanziare, ma che possono battito italiano sulla riforma (infinita) nel no- cambiare davvero la nostra società. Ecco alstro sistema di protezione sociale sostiene il lora un premio per la ricerca ad alto rischio: passaggio dal “welfare state” alla “welfare in palio 500mila euro, con una giuria di community” agganciato al territorio. A questa esperti internazionali. Per la prima edizione spinta ideale si collegano altri importanti il tema sarà la chimica al servizio del protemi». gresso e dell’umanità; il 2011 è stato proclaQuali ad esempio? mato dall’Unesco anno internazionale della «Ad esempio il federalismo fiscale, necessario chimica. Il sistema Italia oggi tende a finanse si vuole che il territorio abbia le risorse per ziare poco, anzi quasi mai, i progetti e le idee agire sulla base di politiche redistributive per visionarie. Risultato? La ricerca di frontiera, dare risposte efficaci agli specifici problemi quella che può fallire ma che se funziona locali. Oppure il problema della capacità or- cambia radicalmente la vita di tutti, non trova ganizzativa dei servizi a livello locale, con evi- supporto. Il microscopio ad effetto tunnel, la denti grandi disparità nelle diverse aree del teoria della deriva dei continenti, e quella Paese, che possono accentuare la frattura tra sulla relatività, le proteine fluorescenti e tante nord e sud». altre scoperte non sarebbero state possibili Dopo la cultura e il sociale, il principale senza una visione aperta capace di andare campo su cui la fondazione investe è quello verso l’esplorazione di nuovi mondi, che poi della ricerca. In cosa consiste in particolare è il fondamento della ricerca stessa».

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WELFARE

Verso un’assistenza sempre più capillare sul territorio La Lombardia è prima in Italia per numero di posti letto in Rsa in rapporto alla popolazione over 65. Ora, secondo l’assessore Giulio Boscagli, occorre puntare su residenzialità leggera e cure domiciliari, per garantire a tutti «continuità di assistenza» Michela Evangelisti na recente indagine condotta dall’Irer, l’istituto regionale di ricerca della Lombardia, ha posto le strutture assistenziali lombarde tra le migliori, sia nel confronto con quelle delle altre regioni d’Italia che con quelle di molti altri paesi europei. «Il principio che guida la nostra azione, specialmente in ambito assistenziale, è la centralità della persona, dei suoi bisogni, delle relazioni e delle potenzialità che le appartengono – commenta l’assessore regionale alla Famiglia, conciliazione, integrazione e solidarietà sociale, Giulio Boscagli –. L’alto livello qualitativo che hanno raggiunto le nostre strutture è dovuto proprio a questo approccio, che è alla base anche dello sviluppo di migliori competenze tecniche e gestionali e di servizi sempre più adeguati alle esigenze dei cittadini». Assessore, ci sono ulteriori margini di miglioramento? «Occorre proseguire in questa direzione, con l’obiettivo di garantire a tutti continuità di assistenza, rafforzando il rapporto tra ospedali e territorio, sviluppando maggiormente l’assistenza domiciliare e favorendo la nascita di strutture residenziali più leggere, dove possa trovare assistenza anche chi non necessita del livello di medicalizzazione proprio delle Rsa». Qual è il rapporto in regione tra bisogni assistenziali ed effettivi posti letto in

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Rsa? «La Lombardia è al primo posto in Italia per numero di posti letto (57.500 in tutto) in rapporto alla popolazione ultra sessantacinquenne residente (abbiamo 2,93 posti ogni 100 abitanti over 65, rispetto a una media nazionale di 2,23) e presenta dati comparabili con quelli dei più avanzati paesi europei. Tutti sappiamo che le condizioni economiche oggi non sono buone e che il contesto è più che mai incerto. Anche per questo è indispensabile incrementare l’appropriatezza delle cure, affinché ogni persona possa avere a disposizione la risposta più adeguata alle proprie esigenze: non solo Rsa, ma anche assistenza domiciliare, residenzialità leggera, presenza di punti di riferimento sul territorio per accompagnare le

Giulio Boscagli, assessore regionale alla Famiglia, conciliazione, integrazione e solidarietà sociale


Giulio Boscagli

NUOVI SPAZI PER L’ASSISTENZA T ra le strutture realizzate negli ultimi anni da Aler, l’azienda lombarda per l’edilizia residenziale, anche tre residenze sanitarie assistenziali. «Si tratta di strutture create ex novo, all’interno di quartieri Aler, con l’obiettivo di offrire al pubblico complessi altamente specializzati, dotati di servizi di qualità, in contesti polifunzionali – illustra il presidente, Loris Zaffra –. Ogni edificio ospita oltre cento anziani residenti, insieme a numerosi utenti saltuari che usufruiscono dei servizi terapeutici e delle altre attività integrate». Come sono cambiati negli ultimi anni gli indirizzi nella realizzazione di strutture di questo genere? «Le tendenze degli ultimi anni si stanno sicuramente adeguando all’attuale scarsità di finanziamenti pubblici, che richiedono di studiare e attuare progetti variegati per garantire comunque ampio spazio a iniziative dedicate agli anziani, promuovendo la crescita di servizi nella città. L’indirizzo è dunque quello di utilizzare il patrimonio esistente, riqualificandolo e integrandolo. Parole che sono già tradotte in fatti». Può farci qualche esempio?

famiglie nella fruizione di tutta la rete dei servizi sociali e socio sanitari. In questo modo si migliora la qualità delle prestazioni e insieme si garantisce la tenuta dei conti pubblici, perché si evitano interventi inappropriati e sovrapposizioni di servizi». Quindi, insomma, occorre non solo consolidare la rete di Rsa ma anche incrementare l’assistenza domiciliare, i soggiorni assistiti e le cure intermedie: come vi state muovendo?

«Al quartiere Stadera, all’interno di un più ampio piano di recupero urbano, sono stati destinati dei finanziamenti per la realizzaLoris Zaffra, presidente di Aler zione di 28 alloggi per ospitare le categorie più fragili. Un’iniziativa simile è attualmente in corso anche al Molise Calvairate, quartiere soggetto a ingenti opere di manutenzione». Avete da poco inaugurato la “casa del sole”. Quali sono le sue caratteristiche? «Questa struttura rappresenta un esempio dei nuovi indirizzi sulla creazione di spazi dedicati all’assistenza e alla socializzazione. Si tratta di un immobile Aler, inserito all’interno di un quartiere ad alto tasso di anziani, affidato a un’associazione del privato sociale per ospitare donne ultrassessantacinquenni. Ma non solo, l’idea di inserire una struttura del genere all’interno di un contesto abitativo serve a garantire all’intero quartiere un luogo di incontro e di scambio, promuovendo allo stesso tempo l’integrazione di servizi e tipologie diverse di abitanti».

«Nel 2011 abbiamo stanziato 40 milioni aggiuntivi sul tema della domiciliarità, che si sommano ai 90 milioni già precedentemente assegnati alle Asl. I fondi sono stati distribuiti sulla base della popolazione anziana e disabile residente, con l’obiettivo di incrementare il numero di persone assistite nel proprio ambiente di vita quotidiano, con particolare attenzione ai casi complessi (come Sla e stati vegetativi e di minima coscienza). Il coinvolgimento delle farmacie, dei medici di base e del servizio di telefonia sociale svolto dall’Auser è già iniziato, così come la formazione del personale dedicato». Dal 1 luglio è partita nelle Asl di Milano città, Milano 1, Brescia, Varese e Lodi una sperimentazione sul tema dell’assistenza domiciliare integrata. «La sperimentazione prevede la creazione di un’equipe multi disciplinare (medici,

LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 367


WELFARE

Dobbiamo incrementare l’appropriatezza delle cure, affinché ogni persona trovi la risposta più adeguata alle proprie esigenze

infermieri, assistenti sociali) e l’introduzione

di un nuovo sistema di valutazione dei bisogni di assistenza, tale da garantire una presa in carico complessiva efficace per ogni paziente. Si tratta di un pezzo davvero importante della riforma del welfare che stiamo approntando, che mira a rispondere meglio e con maggiore efficacia alle necessità di chi ha bisogno, sfruttando la capillarità della presenza dei vari soggetti sul territorio e favorendo una maggiore e migliore ottimizzazione delle risorse e delle prestazioni». Il 19% della popolazione lombarda ha più di 65 anni. Quali politiche mirate è più urgente mettere in campo? «Innanzitutto sono convinto che con l’innalzamento delle aspettative di vita l’essere anziani oggi abbia un nuovo significato: una prospettiva di vita di alcune decine di anni nei quali è sempre più probabile godere di buona salute. Uno scenario che offre agli over 65 nuovi ruoli da ricoprire e nuove opportunità di impegno per la società e per la famiglia. Per 368 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011

mila POSTI LETTO

Sono 57.508 i posti accreditati attivi ad oggi in regione tra strutture pubbliche e private

73

STRUTTURE PUBBLICHE Le residenze sanitario assistenziali per anziani gestite dalla sanità pubblica attive ad oggi in regione

575 STRUTTURE PRIVATE Le Rsa gestite da privati attive ad oggi in regione

questo credo sia giunto il momento di guardare agli over 75 nell’edificazione delle politiche socio-sanitarie. Tornando alla domanda, l’invecchiamento della popolazione porta con sé la sfida della cronicità». Come affrontarla? «Credo che il modello di welfare che ho descritto, capace di attivare le diverse risorse presenti nella società per accompagnare ogni individuo in modo personalizzato, tenendo conto delle sue condizioni ed esigenze, rappresenti la risposta migliore che possiamo dare. Dobbiamo fare un salto culturale importante: il cittadino non può più essere considerato un semplice fruitore di servizi garantiti dall’ente pubblico, ma deve divenire soggetto attivo, che insieme alle realtà profit e non profit presenti nella società prende in mano il proprio futuro, dedicando al tema dell’assistenza lo spazio e le risorse che merita. Questo è anche l’unico modo per garantire la tenuta dell’equilibrio finanziario del welfare».



POLITICHE ANTIDROGA

Più informazione per i giovani Diminuisce il numero dei consumatori di sostanze stupefacenti. «Ma non bisogna allentare la presa sulla prevenzione» avverte Giovanni Serpelloni, capo del dipartimento Politiche antidroga della presidenza del Consiglio dei ministri Michela Evangelisti a due anni a questa parte il consumo di droghe ha conosciuto una diminuzione percentualmente consistente, che sembra caratterizzarsi come un trend ormai costante. È quanto emerge dalla relazione annuale al Parlamento sull’uso di sostanze stupefacenti e sulle tossicodipendenze in Italia, presentata a giugno dal dipartimento Politiche antidroga della presidenza del Consiglio dei ministri e contenente i dati relativi al 2010. «Salta agli occhi la diminuzione del 25,7% dei consumatori di sostanze stupefacenti, passati da poco meno di 4 milioni nel 2009 a 3 milioni circa nel 2010 – precisa il capo del dipartimento, Giovanni Serpelloni –. Sono oltre 338mila, invece, i soggetti con dipendenza da sostanze stupefacenti bisognosi di trattamento, 218mila dei quali hanno una dipendenza da oppiacei e 120mila da cocaina». Professore, qual è l’identikit dei tossicodi-

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pendenti che si rivolgono ai Sert, i servizi per le tossicodipendenze? «Hanno in media 31 anni, arrivano ai servizi sempre più tardi, anche rispetto alla media europea, con un periodo medio di intervallo tra l’inizio della dipendenza e la richiesta di trattamento di 7,4 anni, con oscillazioni in base alla sostanza. Nel 70,1% dei casi i richiedenti sono dipendenti da eroina, nel 15,2% assumono cocaina e nel 9,2% cannabis». Nonostante la diminuzione dei consumi, il mercato della droga non conosce crisi. Quali sono le sostanze più utilizzate? «Da un’analisi effettuata su un campione di 12.323 soggetti tra i 15 e i 64 anni, tra coloro che hanno dichiarato di aver usato almeno una volta una sostanza stupefacente negli ultimi 12 mesi è emerso che è la cannabis la sostanza più usata (5,2%), seguita da cocaina (0,9%) ed eroina (0,25%). Particolarmente basse risultano


Giovanni Serpelloni

Rubrica sulle tossicodipendenze in collaborazione con:

Giovanni Serpelloni, capo del dipartimento Politiche antidroga della presidenza del Consiglio dei ministri

poi le percentuali di consumo di stimolanti, ecstasy, anfetamine (0,22%) e allucinogeni (0,22%). Per tutte le sostanze, negli ultimi tre anni, si è registrato un calo, in alcuni casi molto consistente: la cannabis è infatti scesa dal 14,3% del 2008 al 5,2% del 2010, mentre la cocaina è passata dal 2,1% del 2008 allo 0,9% del 2010». Un problema legato al consumo di sostanze stupefacenti è quello delle malattie diffusive correlate, prima fra tutte l’Hiv. Qual è la situazione del virus tra i consumatori di sostanze? «Ormai da qualche anno, il numero di nuove infezioni tra i tossicodipendenti è in forte diminuzione, ma purtroppo questo calo è accompagnato, da circa un decennio, dalla tendenza a non testare gli utenti in trattamento, non solo per l’Hiv ma anche per altre infezioni come le epatiti B e C. La percentuale media di utenti non testati è infatti molto elevata, fino al 67,4% per quanto riguarda il test Hiv, con gravi ripercussioni sui programmi di diagnosi precoce». Il calo dei consumi non permette però di ridurre l’attenzione nei confronti della prevenzione. Qual è stato l’impegno finanziario nel 2010 per la messa in campo di iniziative di prevenzione? «Tra il 2009 e il 2010 le Regioni hanno investito circa 30milioni di euro in prevenzione universale e selettiva. Da parte sua, nel corso del 2010, il nostro dipartimento ha finanziato progetti di prevenzione sia universale che selettiva per un totale di 4milioni e 714mila euro, pari al 51% del proprio budget, realizzando progetti

come la campagna informativa nazionale oltre che iniziative rivolte a genitori, scuole, luoghi di % lavoro e dedicati alla riduzione dell’incidentalità CONSUMO stradale droga e alcol correlata. È importante osNel 2009 poco meno servare che, da parte delle Regioni, c’è stato un di 4milioni di italiani facevano uso forte investimento anche riguardo la prevendi sostanze zione delle emergenze droga correlate, pari a stupefacenti; 9milioni di euro, ai quali si aggiungono 205mila nel 2010 siamo scesi a 3milioni circa euro finanziati dal nostro dipartimento. Dodici milioni, infine, sono stati investiti nel 2010 per il reinserimento sociale e lavorativo, considerato prioritario dal 70% delle Regioni». La dipendenza è un fenomeno vasto e complesso che coinvolge, ad esempio, il gioco DIPENDENTI Sono i soggetti d’azzardo. Un problema crescente anche nel con dipendenza nostro Paese. da sostanze stupefacenti «Dalla relazione emerge che l’1% della popolabisognosi zione italiana ha avuto problemi di gambling di trattamento patologico, mentre il 5% risulta a rischio di sviluppare tale dipendenza. Percentuali che crescono in modo preoccupante tra i giovani, tra i CANNABIS quali le forme patologiche si attestano intorno al Da un’analisi 5% e il comportamento problematico riguarda effettuata il 10% della popolazione. La dipendenza da su un campione di 12.323 soggetti gioco d’azzardo non trova ancora riconoscitra i 15 e i 64 anni, mento nei livelli essenziali d’assistenza e per quela cannabis risulta la sostanza sto ci sono ancora difficoltà a organizzare forme più usata strutturate di cura e riabilitazione all’interno dei da chi ha consumato sistemi sanitari regionali. La necessità di risol- sostanze negli ultimi 12 mesi vere questo problema è stata sottolineata nel piano d’azione nazionale antidroga 2011-2013». La popolazione giovanile è sempre la più vulnerabile al rischio droga. Cosa ci dice del consumo giovanile l’ultima relazione al

-25,7

mila

5,2%

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POLITICHE ANTIDROGA

L’1% della popolazione ha avuto problemi di dipendenza da gioco d’azzardo, percentuale che sale al 5% tra i giovani Parlamento? «Alla popolazione giovanile abbiamo dedicato un’indagine specifica, realizzata nei primi mesi del 2011 su un campione di 32.389 mila studenti tra i 15 e i 19 anni, riguardo al consumo negli ultimi dodici mesi. Dall’analisi dei dati è emerso che le sostanze più utilizzate tra i ragazzi sono la cannabis (18,2%) e gli allucinogeni (2,3%), seguiti da cocaina (2,1%) e anfetamine ed ecstasy (1,3%). Anche per questa fascia si è evidenziata una diminuzione dei consumi nel triennio 2008-2010, fatta eccezione per la cannabis che ha visto un lieve aumento rispetto al 2010, passando dal 12,3% al 12,9%». Tra i molti progetti di prevenzione ed educazione rivolti dal vostro dipartimento ai giovani, c’è il progetto Edu. «Edu è nato dalla volontà di offrire a insegnanti, genitori e studenti, strumenti di prevenzione e informazione, attraverso tecnologie innovative. Abbiamo quindi sviluppato un sistema di videoconferenza specificatamente dedicato alle scuole, per dare la possibilità a studenti e insegnanti di confrontarsi direttamente con esperti del settore, porre domande e ricevere informazioni scientificamente corrette sul fenomeno

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droga. Il progetto ha inoltre messo a disposizione di insegnanti e genitori una piattaforma formativa online (http://piattaformaedu.dronet.org) dalla quale scaricare gratuitamente materiale didattico da utilizzare in classe o a casa per comprendere i vari aspetti del fenomeno». Oltre al sito www.droganograzie.it, c’è un’iniziativa specificatamente rivolta ai ragazzi, senza la mediazione della scuola? «Alla fine di luglio abbiamo pubblicato il manuale “Strategie di auto aiuto. Guida per interrompere l’uso di sostanze stupefacenti”, la versione italiana della pubblicazione della World Health organization, rivolto a persone di età superiore ai 18 anni che non abbiano consolidato modalità di consumo e gravi dipendenze da sostanze psicoattive, ma che corrono il rischio di maturare le gravi problematiche che queste generano. Lo stato di dipendenza deve essere considerato come una vera e propria malattia che richiede un aiuto specialistico sia in ambito medico che psicologico ed educativo. Ma siamo convinti che, in alcune circostanze, l’auto e il mutuo-aiuto possano rappresentare momenti importanti di confronto e di presa di coscienza».



APPARECCHIATURE ELETTROMEDICALI

Un nuovo strumento per la lotta ai tumori All’Ospedale Sant’Anna di Como è da poco in dotazione il sistema “Vero”, un’apparecchiatura innovativa in grado di colpire il tumore con una quantità elevata di radiazioni e di limitare le dosi rilasciate negli organi sani che lo circondano. Ne parliamo con il presidente di Hermex Italia, Giuseppe Lo Presti Guido Puopolo

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a alcuni mesi è disponibile anche in Italia, presso l’Ospedale Sant’Anna di Como, una rivoluzionaria apparecchiatura, utilizzata in ambito sanitario per trattamenti di radioterapia e radiochirurgia stereotassica con caratteristiche eccezionali, fondamentale per contrastare tumori dislocati in zone del corpo particolarmente delicate come il distretto testa-collo, la colonna vertebrale, il torace e l´addome. Conosciuto a livello internazionale con la sigla Mhi-Tm2000, questo innovativo strumento ha come denominazione commerciale “Vero”, ed è il risultato di una joint venture realizzata tra Mitsubishi e Brainlab, rispettivamente la prima holding del Giappone e la azienda tedesca leader mondiale nello sviluppo di software medicali, oltre che degli sforzi portati avanti da Hermex Italia srl, società con sede a Bresso, in provincia di Milano distributore esclusivo per tutto il territorio nazionale e attiva nel campo del servizio di manutenzione globale delle apparecchiature sanitarie ed elettromedicali. «Il “Vero” è costituito da una macchina per l’emissione delle radiazioni, un sistema di collimazione microlamellare, un lettino robotizzato, diversi sistemi per il controllo della posizione del paziente e una stazione di acquisizione, elaborazione e pianificazione dei dati, per l’approntamento dei piani di trattamento», sottolinea il presidente e fondatore di Hermex, Giuseppe Lo Presti. «Questa apparecchiatura permetterà di effettuare trattamenti radioterapici e radiochirurgici di grande precisione, impossibili con altre tecnologie, rendendo routinari interventi diversamente molto complessi». Quali sono le caratteristiche principali

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Giuseppe Lo Presti

che rendono “Vero” così innovativo? «Questa è una macchina dotata di proprietà molto particolari, che la pongono sicuramente ai vertici del settore delle apparecchiature speciali. Il “Vero”, infatti, rappresenta la sintesi delle migliori caratteristiche di tutti i sistemi attualmente presenti sul mercato, cui si deve aggiungere il massimo grado di libertà di movimentazione, grazie alla particolare testata in grado di basculare longitudinalmente e lateralmente, caratteristica unica nel panorama degli Acceleratori Lineari in commercio. Questa peculiarità garantisce sia la massima conformazione del fascio radiante, con possibilità di trattamento contemporaneo di plurimi focolai neoplastici, sia la massima precisione del set up del paziente che, una volta adagiato sul lettino di trattamento, non viene più spostato, in quanto è l’apparecchio stesso che ruota e si posiziona intorno al paziente». Finora quali sono stati i risultati raggiunti grazie all’utilizzo di “Vero”? «La casistica raccolta nei centri che stanno già impiegando il sistema di Radiochirurgia Stereotassica Total Body “Vero” è estremamente positiva, tanto che si sta consolidando una comunità di utilizzatori per lo scambio di informazioni ed esperienze, al fine di diffondere il più possibile la conoscenza di questo preziosissimo strumento». A quali pazienti si rivolge in particolare? «La modalità con la quale il sistema “Vero” tratta i pazienti ne consente un impiego per tutti i distretti corporei e tutte le lesioni tumorali. Dai centri di riferimento clinico ci dicono che le caratteristiche peculiari e uniche del sistema ne suggeriscono un impiego selettivo su alcune lesioni. Ad esempio, nel caso di tumori siti in organi mobili, come polmoni e

Bisognerebbe incentivare forme alternative di acquisto dei macchinari come il leasing o il noleggio operativo, oltre che la detassazione degli investimenti stessi

fegato, il software consente di identificare la lesione e di “seguirla” nei suoi spostamenti per mezzo di quello che si chiama “gating respiratorio” . Ciò rende praticamente nulla la dose di radiazioni che le strutture vicine alla lesione possono assorbire, e rende estremamente più efficace il trattamento, senza effetti collaterali sugli organi sani. “Vero” permette Giuseppe Lo Presti, di Hermex inoltre di trattare con la massima efficacia le- presidente Italia, fotografato vicino sioni vicine a organi a rischio oppure lesioni allo strumento “Vero” alla prostata, rappresentando un’eccellente so- www.hermex.net luzione alle difficoltà fino a oggi riscontrate nell’irradiamento di una grande quantità di lesioni». Quali sono, nello specifico, i benefici che un paziente può ricevere sottoponendosi a questo tipo di trattamento? «La qualità del trattamento, la rapidità di esecuzione e il numero di sedute sono gli elementi qualificanti dei moderni sistemi di radioterapia. Come detto, l’utilizzo di “Vero” permette al paziente, una volta adagiato sul LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 375


APPARECCHIATURE ELETTROMEDICALI

lettino, di non doversi più spostare, in quanto è l’apparecchio stesso che ruota e si posiziona intorno a lui. I tempi di trattamento sono inoltre decisamente più brevi rispetto a quelli fatti registrare normalmente dalle apparecchiature più comuni, determinando un beneficio per il paziente e un miglior utilizzo delle risorse a disposizione del Centro di Radioterapia. La diminuzione del numero di sedute necessarie alla cura del tumore porta con sé un ulteriore vantaggio, costituito dalla riduzione dei tempi delle liste di attesa istituzionali. Questo rende infine più fruibili anche i sistemi “tradizionali” di trattamento, alleggeriti dai carichi gravosi che deriverebbero dal loro impiego per le lesioni che “Vero” può trattare molto più velocemente e con maggiore qualità». L’efficacia di “Vero” dimostra quanto sia importante continuare a investire in ricerca e sviluppo per cercare di contrastare malat376 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011

Nel caso di tumori siti in organi mobili, come polmoni e fegato, il software consente di identificare la lesione e di “seguirla” nei suoi spostamenti per mezzo di quello che si chiama “gating respiratorio”

tie ritenute incurabili fino a pochi decenni fa. Qual è la politica portata avanti da Hermex a questo proposito? «In linea di massima la nostra azienda investe annualmente circa il 7 per cento del fatturato in attività di ricerca e sviluppo, per cercare di fornire sempre un servizio all’altezza delle aspettative dei nostri partner. Il nostro obiettivo è rivolto a un continuo miglioramento, e in questo senso vanno interpretate le collaborazioni con vari Poli Universitari, Centri Tumori, Centri Oncologici e Istituti di Ri-


Giuseppe Lo Presti

Innovazione tecnologica e collaborazioni di successo Hermex Italia srl nasce nel 1985 da un’iniziativa del suo fondatore e presidente, Giuseppe Lo Presti, che dopo un’esperienza pluriennale come agente nel settore dei dispositivi medici, decide di sfruttare le sua conoscenze commercializzando alcune multinazionali in esclusiva per l’Italia, tra cui Ciba-Geigy, Adept Med e Sutter. In concomitanza con l’evolversi del mercato e con il fiorire di nuove prospettive, Hermex ha sempre cercato di essere all’avanguardia nel settore sanitario. Dal 2001 la Società si affaccia sul mercato del Clinical Service, dapprima con attività di preparazione di locali e impianti, installazione e manutenzione di apparecchiature e fornitura di materiale di consumo per Tac e Rmn, e successivamente con la partecipazione in Associazione Temporanea d’Impresa con altre importanti società nel campo del servizio di manutenzione globale delle apparecchiature elettromedicali. In linea con la politica commerciale sin qui adottata si possono quindi collocare le ultime proficue collaborazioni che Hermex ha intrapreso negli ultimi anni con Insightec, produttore di un sistema innovativo di terapia a ultrasuoni focalizzati, e BrainLab, leader nel settore neurochirurgico. Quale naturale appendice del Clinical Service la Hermex inizia a organizzarsi con personale tecnico altamente specializzato e ingegneri biomedicali, per il servizio di manutenzione delle apparecchiature biomedicali, effettuando tra le altre, attività di aggiornamento dell’inventario tecnico, verifica in fase di accettazione e di collaudo delle apparecchiature elettromedicali e verifica periodica della sicurezza elettrica delle apparecchiature biomediche e degli impianti.

cerca e Cura a Carattere Scientifico – Irccs». Quali sono le principali criticità riscontrate in un settore così delicato come il vostro? «Sicuramente, dati i costi delle apparecchiature e della manutenzione delle stesse, possono sorgere problemi di carattere economico e finanziario determinati dalla scarsità di risorse a disposizione di enti pubblici e Aziende ospedaliere. Per questo bisognerebbe, secondo mio modesto avviso, cercare di agevolare la ricerca e gli investimenti di questo tipo, attraverso, ad esempio, l’incentivazione di forme alternative di acquisto come il leasing o il noleggio operativo, e la detassazione degli investimenti stessi». Quali sono le tendenze per il futuro, nel campo medico e sanitario? «Riteniamo che la medicina si stia sempre più orientando verso lo sviluppo della genetica e delle cellule staminali. Per questo la nostra at-

tenzione, da qui in avanti, si concentrerà principalmente su questi settori, oltre che sulla ricerca di nuove tecnologie dedicate alla prevenzione e alla cura di tutte quelle patologie considerate a rischio». Le sue prospettive per il futuro dell’azienda? «Il 2010 ha rappresentato un anno molto importante, con il raggiungimento di risultati andati ben oltre le nostre più rosee previsioni, e un trend positivo che dovrebbe essere confermato anche per l’anno in corso. Tuttavia parlare solo di bilanci e fatturato, nonostante l’importanza che questi dati ricoprono per ogni azienda, sarebbe riduttivo. Per quel che ci riguarda, infatti, intendiamo crescere e svilupparci soprattutto sotto il profilo tecnologico e terapeutico, per cercare di offrire, agli utilizzatori dei nostri servizi, il maggior benessere possibile, sia da un punto di vista sociale che sanitario». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 377


PRODOTTI ELETTROMEDICALI

Tecnologie a servizio dell’efficacia terapeutica settori farmaceutico e sanitario hanno beneficiato in questi anni di un incessantesviluppo tecnologico che ha consentito di affrontare e curare molte malattie e risolvere diversi problemi legati più in generale alla salute dei cittadini. Malattie che una volta non erano curabili, ora sono diagnosticabili e curabili con successo. Anche la degenza in ospedale, grazie a nuovi trattamenti, è diventata sempre più breve. Abbiamo parlato delle ultime innovazioni con Daniela Delledonne, amministratore delegato della Hill-Rom Italia, filiale di una società multinazionale leader nella produzione e commercializzazione di prodotti elettromedicali nel settore della sanità, con casa madre negli Stati Uniti. Quanta importanza riveste la tecnologia nel settore sanitario? «L’innovazione tecnologica in sanità ha permesso di rispondere efficacemente alle esigenze crescenti della popolazione in tema di tutela della salute ed è sicuramente alla base

I Daniela Delledonne, amministratore delegato Hill-Rom Spa. Nell'altra pagina: strumenti per la sicurezza del paziente e degli operatori www.hill-rom.com/italy

378 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011

Nel campo sanitario, lo sviluppo tecnologico ha permesso di garantire cure più sicure, economiche e che richiedono un'ospedalizzazione più breve. Ciò significa vantaggi per le aziende e cure migliori per i pazienti. Ne abbiamo parlato con Daniela Delledonne Manuel Zanarini

delle più importanti opportunità diagnostiche e terapeutiche per trattare patologie in passato non sempre curabili in modo adeguato. Per noi è parte integrante della missione per aiutare a migliorare i risultati clinici per i pazienti e gli operatori sanitari». Quanto sono importanti le nozioni mediche per lo studio dei meccanismi e del funzionamento della vostre attrezzature? «Sono molto importanti per ottenere il miglior risultato finale, cioè l’efficacia terapeutica. La prevenzione richiede una combinazione di protocolli, linee guida e strumenti che utilizzati da un team multidisciplinare in modo corretto e continuo portano al successo delle cure». È anche aumentata l'innovazione nei trattamenti assistenziali? «Un esempio concreto di innovazione tecnologica Hill-Rom è rappresentato dal sistema terapeutico “letto elettrico integrato con superficie antidecubito” che permette all’operatore sanitario di assistere agevolmente il paziente, portandolo dalla posizione supina a quella eretta in modo graduale, senza traumi, garantendone la sicurezza e il confort. Inoltre questo sistema noto come “Mobilità Progressiva” aiuta a preservare l’integrità fisica dell’opera-


Daniela Delledonne

tore sanitario, riducendo il rischio di infortuni sul lavoro». In che modo una struttura tecnologicamente avanzata può incidere sui tempi e sui costi di ospedalizzazione? «Le soluzioni da noi proposte per la gestione del paziente in ambito ospedaliero e nelle lungodegenze, garantiscono l’efficienza, la sicurezza e il comfort del paziente e dell’operatore sanitario. Grazie all’ergonomia dei nostri prodotti si evitano cadute e incidenti, oltre alla possibilità di prevenire complicanze da mancata o scarsa mobilizzazione. Questo produce un maggior benessere per il paziente; un miglioramento nei tempi di recupero dello stesso, quindi degenze più brevi; un minor utilizzo di farmaci o presidi medici onerosi; un minor carico di lavoro per gli operatori, con un conseguente risparmio complessivo per le Aziende Ospedaliere. Un’altra importante voce di spesa riguarda le infezioni ospedaliere. Per questo abbiamo recentemente introdotto una nuova tecnologia che utilizza nano particelle di argento, per proteggere i nostri materassi al 99,8% da batteri, da muffe e dai principali agenti patogeni». Qual è la situazione attuale delle strutture sanitarie italiane in termini di aggiornamento tecnologico?

Una multinazionale della salute HILL-ROM S.p.A. è la filiale italiana di una società multinazionale leader nella produzione e commercializzazione di prodotti elettromedicali nel settore della sanità. Il quartiere generale si trova a Batesville, Indiana USA, e i siti produttivi sono in Francia, Usa, Messico e Svezia. La società ha un team di circa 6.800 persone nel mondo. È esperta nella combinazione e integrazione di superficiterapeutiche con letti elettrici, e in sistemi di sollevamento e mobilizzazione pazienti; infatti, ha un ampio portfolio di prodotti ad alto contenuto tecnologico, dalle caratteristiche esclusive.

«In termini generali, per i prodotti di cui stiamo parlando, sui circa 240 mila posti letto ospedalieri previsti nel nostro Paese dal “Patto per Salute”, del 3 Dicembre 2009, circa il 65% di essi sono letti “meccanici”. Ossia letti dove le sezioni di sollevamento del piano di appoggio sono movimentate attraverso manovelle. Questi, oltre ad essere meno confortevoli e accoglienti per il paziente, provocano disagi anche al personale sanitario che si trova a dover compiere continui sforzi, con possibili ripercussioni al rachide cioè la comparsa di dolori alla schiena». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 379


IMPLANTOLOGIA

Ricerche e nuove tecnologie in campo implantare In campo sanitario tecnologie innovative e materiali italiani possono rappresentare un valore aggiunto per la salute non solo dei pazienti ma anche della nostra economia. Edoardo Combe e il professor Carlo Mangano analizzano le novità nel settore dell’implantologia Amedeo Longhi

Un dentista al lavoro e, nella pagina seguente, la bocca di un paziente prima e dopo l’inserimento di un impianto della Leader Italia di Cinisello Balsamo (MI) www.leaderitalia.it

referire un prodotto interamente italiano, di grande qualità, garantito da eccellenti riscontri scientifici, porta molteplici vantaggi sia per il paziente che in termini di sostegno alla nostra ricerca e alla nostra industria. È questa la filosofia che ispira il lavoro di Leader Italia, azienda produttrice di “viti” e componenti protesiche di precisione per implantologia orale. Edoardo Combe è il responsabile della società lombarda, mentre il professor Carlo Mangano ne è il consulente scientifico. «Essendo la nostra un’azienda piccola e trovandoci davanti a dei giganti del settore, dob-

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380 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011

biamo necessariamente proporre prodotti innovativi. Il campo dentale si evolve velocemente – spiegano i portavoce della Leader Italia – e c’è la necessità di esplorare nuove tecnologie o utilizzare quelle di altri settori. Per noi è importante cercare di essere “avanti”: solo con l’innovazione vera si può sperare di emergere in un settore difficile come il nostro». Per questo l’azienda ha investito ingenti risorse nella ricerca in campo implantare, che hanno portato alla realizzazione di una nuova tecnologia produttiva degli impianti dentali basata sull’utilizzo di nanopolveri di titanio microfuse tramite laser. La novità risiede nel processo di produzione degli impianti dentali, denominato Dlmf (Direct Laser Metal Forming), brevettato da Leader Italia. Importanti sono anche le collaborazioni nell’ambito della ricerca: «Le caratteristiche biomeccaniche e biologiche di ogni nuovo prodotto che deve essere utilizzato in campo medico devono essere dimostrate da numerosi studi in vitro e in vivo, eseguiti presso università nazionali e internazionali differenti che producano ripetibilità di risultati e diano conferma dell’effettiva utilità del prodotto. Intratteniamo collaborazioni ormai pluriennali con l’Università di Chieti, l’Università dell’Insubria-Varese, la Federico II di Napoli, le Università di Teramo, Birmingham (Gran Bretagna), Guarulhos a Sao Paulo (Brasile) e


Edoardo Combe e il Prof. Carlo Mangano

Johannesburg, (Sud Africa)». Le recenti tecnologie di prototipazione rapida (Pr) permettono di ottenere oggetti con forma e struttura definite sulla base di modelli 3D disegnati al computer: «La nuova procedura Dlmf offre numerosi vantaggi e apre nuove prospettive in campo implantare. Gli impianti Tixos sono progettati in 3D: attorno a un nucleo estremamente compatto viene creata una superficie isoelastica e porosa, che riproduce la geometria dell’osso spugnoso al fine di accelerare la guarigione ossea e favorire una rapida osteointegrazione. In pratica, il raggio laser fonde strato su strato le nanoparticelle di titanio secondo le informazioni contenute nel modello 3D dell’impianto progettato, ottenendo la compattezza del nucleo mentre le caratteristiche biomimetiche della superficie esterna porosa replicano la morfologia dell’osso». Come sottolineano dalla Leader Italia, queste importanti innovazioni hanno portato grandi benefici anche ai pazienti finali: «Per quel che riguarda gli impianti Tixos, frutto delle nostre ricerche, il vantaggio consiste in una guarigione più veloce rispetto ad altri impianti, proprio perché hanno una superficie che replica la geometria dell’osso spugnoso. Questa caratteristica innovativa facilita l’adesione delle cellule e la loro migrazione, gli scambi di fluidi e sostanze nutritive e lo sviluppo di un’adeguata vascolarizzazione, favorendo così la formazione di nuovo osso che dà una maggior stabilità all’insieme osso-impianto e una maggior velocità di guarigione, come dimostrato dai numerosi studi clinici e istologici su uomo. Ecco quindi i vantaggi concreti per il paziente: disagio temporale molto inferiore rispetto agli altri impianti, grazie a una guarigione più veloce, e maggior certezza di stabilità nel tempo. Anche l’odontoiatra naturalmente ci guadagna, poiché ha un riscontro migliore e più immediato di risultati». Per concludere, un accenno viene fatto alla struttura organizzativa: «Noi se-

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Gli impianti Tixos, frutto delle nostre ricerche, consentono una guarigione più veloce rispetto ad altri impianti, perché hanno una superficie che replica la geometria dell’osso spugnoso

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guiamo il prodotto in ogni suo passaggio, dalla progettazione fino alla vendita. Ogni singola fase del ciclo progettazione-prototipazione-produzione-confezionamentospedizione ha vari step di minuzioso controllo prima del rilascio alla fase successiva. Ogni reparto ha un responsabile che organizza il lavoro e lo consegna ai reparti seguenti una volta ottenuti gli adeguati riscontri in fase di verifica. Per noi di Leader Italia i controlli non sono mai abbastanza visto che si tratta di prodotti che vengono inseriti in bocca al paziente e preparati per restarvi senza un limite di scadenza, alla sola condizione che il paziente stesso curi la sua igiene orale seguendo in modo preciso le indicazioni fornitegli dall’odontoiatra».

LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 381



Xxxxxxxxxxxxxxxxx Xxxxxx Xxxxxxxxx TRA PARENTESI

LA CORRETTA INFORMAZIONE È UN DIRITTO DEI CONSUMATORI di Antonio Catricalà Presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato

C’

è un risultato della mia esperienza all’Antitrust che mi rende particolarmente fiero: avere contribuito all’abolizione dello jus variandi, quel particolare diritto delle banche di cambiare le condizioni contrattuali senza garantire al cliente alcuna possibilità di reazione. Eppure, quando ogni settimana esamino insieme al Collegio le denunce dei consumatori contro il settore del credito, capisco che ho vinto la battaglia, ma non la guerra. Ce ne vorranno altre di battaglie perché al cittadino sia garantita l’informazione necessaria per scegliere liberamente. La relazione sull’attività dell’Antitrust nel 2010 conferma questa mia convinzione. Sul mercato troviamo ancora ostacoli allo spostamento del conto corrente, attraverso sotterfugi che non fanno onore alle banche: tempi di estinzione lunghissimi e imprevedibili; addebito di spese relative alla gestione del conto dopo che il cliente ne ha chiesto la chiusura; mancata comunicazione di condizioni che ostacolano la chiusura stessa. Senza voler fare di tutta l’erba un fascio, le denunce dei consumatori ci indicano che spostare un conto corrente richiede un’energia e una determinazione titaniche. Anche sulla portabilità dei mutui, nonostante la vigilanza dell’Antitrust, qualche banca continua a mettere ostacoli alla decisione del cliente di spostarsi su un’altra azienda che offre condizioni più vantaggiose. Lo fa dando ai consumatori risposte scorrette o incomplete, che rischiano di confondere i consumatori stessi, oppure allungando al di là del sopportabile i tempi della surroga (vale a dire la “cessione” del mutuo a un altro istituto). Quanto alle

offerte per accaparrarsi nuova clientela, non sempre sono corrette: i tassi allettanti vengono riconosciuti per un periodo più breve di quello pubblicizzato, si promettono prelievi bancomat all’estero gratuiti, mentre per estero si intende solo l’area euro. Non va meglio con le assicurazioni: i consumatori, penalizzati dalla crisi economica, hanno reagito agli aumenti praticati, in particolare nella Rc auto, denunciandoci incrementi insopportabili, tali da scoraggiare il rinnovo delle polizze da parte della clientela. È un fenomeno particolarmente diffuso in alcune zone del Paese, particolarmente grave perché riguarda un contratto assicurativo che la legge vuole obbligatorio. Anche la vigilanza delle imprese sulla rete di agenzie a volte lascia a desiderare: l’Autorità ha sanzionato le compagnie i cui agenti inviavano solleciti di pagamento per polizze già oggetto di disdetta. In pratica, un escamotage per indurre il cliente a non cambiare compagnia, nel dubbio di dovere pagare un doppio conto. Eppure, anche di fronte a queste pratiche scorrette, puntualmente sanzionate dall’Antitrust, non riesco a essere pessimista. Al contrario, la consapevolezza che altre battaglie vadano vinte, mi rafforza nella convinzione di essere sulla strada giusta. Al legislatore abbiamo indicato le misure necessarie per rendere più concorrenziali banche e assicurazioni. Fino a oggi non sono stato ascoltato, ma so di avere al mio fianco tutti quei consumatori che non si sentono tutelati, insieme alla parte migliore del settore bancario e assicurativo che nella cura del cliente individua il vero senso della propria azione. LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 383


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