Dossier Calabrai 10 2011

Page 1








OSSIER CALABRIA L’INTERVENTO.........................................13 Ferruccio Dardanello Jacopo Morelli

IN COPERTINA .........................................16 Francesco Cava

PRIMO PIANO POLITICA ECONOMICA .....................22 Antonio Gentile Giuseppe Scopelliti Antonio Stefano Caridi Giuseppe Gaglioti Nicola Cilento GIOVANI E LAVORO.............................38 Giorgia Meloni Francesco Talarico Sebastiano Caffo Raffaele Maiorano Natale Polimeni ESTERI.....................................................52 Franco Frattini Enrico La Loggia

ECONOMIA E FINANZA

TERRITORIO

FONDI COMUNITARI...........................60 Raffaele Fitto Claudio Parente Giacomo Mancini

APPALTI .................................................132 Sergio Santoro Giuseppe Sammarco

FOCUS CATANZARO...........................68 Michele Traversa Antonio Reppucci ECONOMIA ITTICA...............................76 Salvatore Martilotti CONSORZI DI BONIFICA...................80 Massimo Gargano Pietro Molinaro CONFINDUSTRIA .................................87 Giuseppe Gatto Renato Pastore Filippo Callipo QUOTE ROSA ........................................94 Mara Carfagna Lella Golfo SISTEMI INFORMATICI ....................100 Alessio Marcellino IL MERCATO DELL’AUTO................102 Giuseppe Rechichi IMPRENDITORI DELL’ANNO .........104 Francesco Salerno Claudio Arpaia Francesco La Regina Rocco Musicò Evangelista Russo Giuseppe Gaetano RISTORAZIONE COLLETTIVA.........118 Siarc DISTRIBUZIONE ................................122 Giacinto Piazzetta PRODOTTI ALIMENTARI..................124 Angelo Bruno Gloria Tenuta SICUREZZA ANTINCENDIO............128 Umberto Oliveri CONSULENZA.....................................130 Fausto Intrieri

10 • DOSSIER • CALABRIA 2011

EDILIZIA ................................................140 Emilio De Seta Giovanni Zema MATERIALI PER L’EDILIZIA ...........146 Pino Sposato Santo Diano Gianfranco Lo Bianco INFRASTRUTTURE............................154 Aurelio Misiti Pietro Ciucci Antonella Stasi VIGILANZA PRIVATA.........................162 Massimo De Luca TURISMO...............................................166 Demetrio Metallo


Sommario AMBIENTE ED ENERGIA MOBILITÀ SOSTENIBILE ................168 Stefania Prestigiacomo POLITICHE ENERGETICHE.............172 Giulio Volpi Marcella Pavan Stefano Saglia Alessandro Clerici Walter Righini Giovanni Lelli GESTIONE DEI RIFIUTI.....................188 Graziano Melandri Salvatore Delfino Carmelo Ciccone Antonio Cavalieri

GIUSTIZIA

SANITÀ

EVASIONE FISCALE..........................198 Victor Uckmar Carlo Federico Grosso Michele Calandro Antonio Di Geronimo

POLITICHE SANITARIE...................220 Gianluigi Scaffidi Luciano Pezzi Gerardo Mancuso

SICUREZZA SUL LAVORO.............208 Marco Fabio Sartori Paolo Tramonti Pasquale Melissari

TOSSICODIPENDENZE...................226 Giovanni Serpelloni CHIRURGIA MAXILLO-FACCIALE ........................230 Gianluca Grisolia

DIRITTO DEL LAVORO .....................216 Alessandro Cortese DIRITTO PENALE ...............................218 Mario Nigro

TRA PARENTESI................................234 Antonio Catricalà IL COMMENTO ...................................236 Raffaele Guariniello

CALABRIA 2011 • DOSSIER • 11


IN COPERTINA

OCCORRONO PIANI DI SVILUPPO PER RILANCIARE L’ECONOMIA La crisi economica sembra essere entrata in una nuova fase e gli imprenditori calabresi chiedono un migliore utilizzo delle risorse comunitarie a disposizione della Regione e una loro concentrazione su pochi, ma ben precisi, obiettivi. Francesco Cava illustra la situazione e le possibili soluzioni Nicolò Mulas Marcello

dati pubblicati da Banca Italia, relativi all’economia calabrese del 2010, mostrano una lenta ripresa a fronte di una crisi economica che negli ultimi anni ha coinvolto quasi tutti i settori e le imprese del territorio. Questa timida crescita sembra, però, aver registrato una battuta d’arresto nel 2011, evidenziando nuove difficoltà per il tessuto imprenditoriale. I fattori che determinano questa situazione sono molteplici e sono imputabili a vari aspetti. «Tutto ciò – spiega Francesco Cava, presidente di Confindustria Calabria – scaturisce da un contesto negativo più generale che vede nella selettività del credito, nell’elevata disoccupazione, nel caro energia, nel costo del denaro e nella fragilità dei mercati immobiliari i principali ostacoli alla crescita». Gli indicatori qualitativi del-

I

16 • DOSSIER • CALABRIA 2011

l’Istat sugli ordinativi e la produzione del 2010 in Calabria, sono lentamente migliorati nel corso dell’anno. Questi valori rispecchiano i giudizi degli imprenditori anche per il 2011? «I dati del 2010 hanno certamente segnalato una ripresa che, a mio giudizio, si è rivelata molto lenta e disomogenea. Nel 2011 si è entrati, infatti, in una nuova fase della crisi che, lungi dall’essersi conclusa con la lenta ripresa registrata nel 2010, ha assunto caratteri forse ancora più preoccupanti per le prospettive di sviluppo delle imprese calabresi. In realtà, una serie di effetti negativi hanno continuato a riflettersi sui risultati economici della regione: nel primo quadrimestre 2011, il 54% delle aziende manifatturiere con sede in Calabria ha registrato un calo del proprio fatturato e una contrazione degli ordinativi».

Da cosa dipende tutto questo? «Da un contesto negativo più generale che vede nella selettività del credito, nella elevata disoccupazione, nel caro energia, nel costo del denaro e nella fragilità dei mercati immobiliari i principali ostacoli alla crescita. Tutto ciò porta, di conseguenza, a un prudente e cauto giudizio degli imprenditori calabresi circa le prospettive future, sempre più legate non solo a fattori locali ma a dinamiche nazionali e internazionali. La ripresa però potrebbe essere sostenuta maggiormente con un migliore utilizzo delle risorse comunitarie e con una loro concentrazione su pochi ma ben individuati obiettivi». La Calabria si colloca in ultima posizione tra le regioni italiane in termini di peso delle vendite all’estero. Per quali motivi le imprese calabresi non guardano al



IN COPERTINA

Il settore delle costruzioni, a livello nazionale, stenta a riemergere dalla fase recessiva in cui è entrato sin dalla seconda metà del 2008

mercato globale?

«In Calabria non è ancora radicata la cultura dell’internazionalizzazione, in particolare di quella attiva, soprattutto per quanto riguarda le pmi che caratterizzano il tessuto imprenditoriale regionale. Ciò, ritengo, è conseguenza diretta e indiretta di una serie di criticità sia interne che esterne al mondo delle imprese. Tra le principali problematiche interne alle imprese particolare rilievo assume la dimensione delle

18 • DOSSIER • CALABRIA 2011

imprese operanti in regione - il 76% occupano fino a 15 dipendenti - una sorta di nanismo industriale che, unito a una cultura imprenditoriale non ancora abbastanza aperta al “fare rete”, porta a prediligere strumenti light di internazionalizzazione a discapito di soluzioni di lungo termine e di più ampio respiro. A ciò va aggiunta la difficoltà di accesso alle risorse finanziarie per sostenere operazioni di riorganizzazione all’interno delle aziende e di penetrazione

sui mercati internazionali. Esistono poi, criticità derivanti dal contesto istituzionale che condizionano un efficace e organico processo di internazionalizzazione quali ad esempio la carenza di “politiche di contesto” volte, da un lato, a migliorare e diminuire la perifericità della Calabria rispetto al resto dell’Europa e del mondo e, dall’altro, l’assoluta mancanza di piani di sviluppo a medio termine in grado di consentire alle imprese di programmare,


Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx Francesco Cava

con certezza, le proprie attività di export». Quale può essere la soluzione? «Soltanto di recente la Regione Calabria si è dotata di uno strumento - “Calabria internazionale” per la pianificazione e il sostegno delle attività di internazionalizzazione del sistema produttivo. È un piano di interventi e di specifici “progetti Paese” che, ritengo, potrà fornire un valido sostegno alle imprese calabresi e potrà stimolare politiche attive, favorendo la crescita qualitativa delle pmi, incentivandone le capacità organizzative e manageriali e di gestione del capitale umano formato dalle università calabresi, che molto spesso rischia invece di risultare scarsamente valorizzato». Il settore delle costruzioni in Calabria ha risentito in maniera accentuata dell’avversa congiuntura economica. Ci sono segnali di miglioramento?

«Questo settore, a livello nazionale, stenta a riemergere dalla fase recessiva in cui è entrato sin dalla seconda metà del 2008; e purtroppo, come rilevato dal centro studi dell’Associazione nazionale dei costruttori, nel 2011 vi è stato un ulteriore peggioramento delle aspettative: la flessione degli investimenti nell’anno in corso sarà del 4%, contro la precedente indicazione del 2,4% e per il 2012 si prospetta una ulteriore riduzione anche se più contenuta - del 3,2%. Purtroppo la Calabria risulta in linea con l’andamento nazionale facendo registrare un calo in termini reali del 4% del valore aggiunto e del -1,4% del totale delle imprese attive a inizio anno. Sul versante dell’occupazione sono circa 4.000 i lavoratori usciti dal mercato del lavoro in edilizia, dove si registra anche una forte contrazione sia del numero che del valore dei bandi di gara per lavori pubblici. Il futuro, quindi, rimane molto incerto e pieno di preoccupazioni per le CALABRIA 2011 • DOSSIER • 19


IN COPERTINA

Le imprese calabresi prevedono di effettuare circa 4.900 assunzioni entro il 2011

imprese. In questo panorama, dato tutti i settori, a eccezione di positiva arriva, a mio giudizio, da sarebbe di fondamentale rilievo per una ripresa del comparto sbloccare i fondi strutturali e i fondi Fas già stanziati nella nostra regione». Il calo occupazionale nel 2010 ha interessato in misura analoga i lavoratori dipendenti e gli autonomi. Attualmente cosa dicono i numeri? «Il calo che si registra in Calabria ormai da quattro anni, con ritmi più intensi che nel Mezzogiorno, ha fatto registrare anche nel 2010 un aumento del tasso di disoccupazione e del numero di persone in cerca di lavoro. Secondo l’Istat, nel 2010 il numero di occupati in Calabria è sceso del 2,2% rispetto all’anno precedente. Il calo occupazionale ha interessato in misura analoga i lavoratori dipendenti e gli autonomi; la riduzione degli occupati ha riguar20 • DOSSIER • CALABRIA 2011

quello agricolo. Segnali preoccupanti emergono anche dai dati sulla condizione del lavoro giovanile nella regione che continua a essere caratterizzata da un’elevata disoccupazione e da una scarsa partecipazione al mercato del lavoro: per i giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni, il tasso di disoccupazione è pari al 23,4%. Per il futuro permangono segnali di depressione sulle previsioni occupazionali dovute alla debolezza della domanda interna - di cui risentono soprattutto le attività terziarie e le costruzioni - e alla difficoltà che le attività manifatturiere mostrano nell’agganciare la ripresa». Quali sono le previsioni per il futuro? «Anche se il quadro generale non permette previsioni eccessivamente ottimistiche, una nota

una ricerca dell’ufficio studi di Unioncamere sui fabbisogni di occupazione e formazione delle imprese regionali: la Calabria si colloca nel terzo trimestre 2011 in prima posizione tra le regioni italiane per le assunzioni a tempo indeterminato (39%) e per quota di laureati e diplomati sul totale delle assunzioni non stagionali (65,4%). La stessa ricerca evidenzia inoltre che le imprese calabresi prevedono di effettuare complessivamente circa 4.900 assunzioni entro il 2011, di cui il 40% a tempo indeterminato - dato, anche questo, superiore alla percentuale nazionale (28,3%). Tale previsione è strettamente collegata agli incentivi all’occupazione varati dalla Regione Calabria attraverso le risorse comunitarie del Fondo sociale europeo».



POLITICA ECONOMICA

Per la crescita è necessario avere i conti in ordine Antonio Gentile, sottosegretario al ministero dell’Economia, illustra le prossime mosse del governo: «Sulla crescita c’è un voluminoso capitolo dedicato ai fondi infrastrutturali, al Piano per il Sud e al lavoro per i giovani» Riccardo Casini

ra ipotesi di condoni e patrimoniale, prosegue il dibattito sulle possibili ricette per il risanamento dell’economia italiana. Il tutto in vista dell’ormai noto decreto sviluppo a cui il governo sta lavorando e del quale non sono ancora chiari i contenuti. Antonio Gentile, sottosegretario al ministero dell’Economia, rivela però quali saranno le sue linee guida, che dovranno dare giusto seguito alla manovra da poco approvata in Parlamento. «Prima di tutto – spiega – abbiamo messo i conti in ordine: in ogni famiglia che si rispetti prima si ordinano i conti e successivamente si pensa alla spesa, e quindi alla crescita. Non a caso il governo su questa linea di indirizzo ha trovato d’accordo la Banca centrale europea e tutti i vertici della Ue. Peraltro abbiamo anticipato al 2013 il pareggio di bilancio, il che non mi pare un elemento da sottovalutare. Possiamo dire che dopo 150 anni l’Italia riparte con i conti in ordine per competere nell’Europa con gli altri paesi industrializzati. Considerando le risorse a disposizione, non era proprio possibile

T

22 • DOSSIER • CALABRIA 2011

Antonio Gentile, sottosegretario al ministero dell’Economia e vicecoordinatore vicario del Pdl in Calabria

fare di più in materia di sviluppo? «È naturale che adesso occorrano misure significative per la crescita della nostra economia: proprio su questo si stanno svolgendo tanti vertici istituzionali tra i ministri competenti e il presidente Berlusconi, in modo da mettere a punto uno o più provvedimenti a favore della crescita, della semplificazione e delle dismissioni del patrimonio dello Stato». A tal proposito, come giudica le proposte contenute nel “Progetto imprese per l’Italia” presentato congiuntamente da Confindustria con le altre associazioni dei datori di lavoro? Si tratta di priorità condivisibili? «Per alcuni aspetti sì, per altri invece vi è una dozzinale demagogia

che si spinge oltre il limite. E questo semplicemente per apparire quali fautori di un “nuovismo” fine a se stesso». Cosa occorre in particolare per fare ripartire i lavori infrastrutturali, da molti indicati come la chiave di volta per la ripresa dell’economia? «Sulla crescita c’è un voluminoso capitolo dedicato ai fondi infrastrutturali, al Piano per il Sud e al lavoro per i giovani. Immaginiamo di defiscalizzare gli oneri delle imprese a opere infrastrutturali ultimate. Così come nei prossimi giorni i ministri Tremonti e Fitto andranno a Bruxelles per rinegoziare il Patto di stabilità e dare maggiore impulso alla spesa e quindi all’economia, rimuo-


Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx Antonio Gentile

c

Lo sviluppo? Il governo sta mettendo a punto uno o più provvedimenti a favore della crescita, della semplificazione e delle dismissioni del patrimonio dello Stato

vendo tutti gli ostacoli burocratici che impediscono alle imprese di partecipare ai bandi di natura europea, spesso molto complicati. Basti pensare che tutte le regioni del Sud sono, eccetto la Basilicata, al di sotto del 10% della spesa comunitaria: questo nodo scorsoio va tagliato. E forse sarebbe opportuno istituire anche una task force fra i vari Ministeri che monitori la spesa e dia una mano per uscire dall’impasse». Di recente il ministro Tremonti ha detto che il valore del patrimonio dello Stato eguaglia quello del debito pubblico. Quale sarà il destino di questi beni? Da dove occorre partire per un processo di privatizzazione? Quali invece i possibili rischi? «Il seminario che si è tenuto nei

giorni scorsi al ministero dell’Economia con i professori Reviglio e Scalera ha presentato un quadro definitivo di interventi. Adesso tocca alla politica stabilire i passi successivi perché attraverso la dismissione si contribuisca decisamente a ridurre il debito pubblico del Paese, che è inalterato da 40 anni e solo nell’ultimo periodo, con l’avvento del Governo Berlusconi, si sta lentamente riducendo». L’ultimo rapporto Svimez sul Mezzogiorno dipinge un quadro a tinte decisamente fosche: ripresa lenta, disoccupazione al 25%, emigrazione in aumento. Qual è la situazione in Calabria? Cosa occorre oggi alla regione? «In Calabria con l’avvento della giunta Scopelliti si sta veramente

d

cambiando pagina: la Regione segna dei punti a favore sull’incrementazione della spesa comunitaria, il risanamento della sanità e i progetti infrastrutturali di grandi opere pubbliche. Vi è una notevole massa di denaro pubblico da investire nei prossimi mesi: un miliardo e 200 milioni di euro già approvati dal Cipe, 65 milioni per le università e i centri di ricerca e 400 milioni per i contratti di programma sul turismo da spendere attraverso l’agenzia Invitalia. Si tratta di un forte impegno economico che dovrà seguire i canali della trasparenza e ovviamente della legalità. Ma finalmente in Calabria c’è una classe dirigente coesa e forte che in breve tempo ha saputo cancellare le pagine più buie del nostro Mezzogiorno». CALABRIA 2011 • DOSSIER • 23


POLITICA ECONOMICA

Risparmiare e fare cassa per investire sul futuro Attraverso i tagli ai costi della politica e il censimento del patrimonio immobiliare la Regione cerca di trovare nuova linfa. Secondo il presidente Giuseppe Scopelliti «è paradossale che alcuni sindacati non condividano un percorso di tale portata» Riccardo Casini

n primo importante passo che testimonia la volontà di recuperare risorse da reinvestire in settori strategici». Così il presidente della Regione Calabria, Giuseppe Scopelliti, definisce l’approvazione della proposta di legge per la riduzione dei costi della politica da parte del consiglio regionale. Una misura certamente popolare in un momento in cui soffia il vento dell’antipolitica, anche se Scopelliti precisa che non è stata presa «per seguire una sorta di pressante tendenza». Le azioni previste, precisa il presidente, «si completeranno a partire dalla prossima legislatura e riguardano la rimodulazione della composizione della giunta, delle commissioni, dei consulenti e delle strutture, oltre a interventi sui rimborsi ai consiglieri e sul vitalizio. Sono poi allo studio altri importanti provvedimenti attraverso i quali contiamo di risparmiare altri 30 milioni di euro». Dalla Cisl è immediatamente giunto un plauso, mentre secondo la Uil si tratta di misure non sufficienti.

«U

24 • DOSSIER • CALABRIA 2011

«È paradossale che alcuni sindacati non condividano questo percorso, avviato per ridurre sprechi diffusi e cresciuti anche sullo sfondo del completo silenzio di chi oggi non apprezza gli sforzi messi in campo». Che ruolo potrà avere invece per le casse della Regione il riordino del patrimonio immobiliare da poco varato dalla sua giunta? «La Regione possiede un patrimonio del valore di 2,8 milioni di euro e nel bilancio del 2011 ab-

biamo ipotizzato un ricavo di 4 milioni di euro dalle alienazioni. La nostra strategia si propone di valorizzare gli edifici di maggiore pregio, come nel caso di una struttura di rappresentanza concessa in comodato al prefetto di Cosenza o il prestigioso Palazzo Fazzari, concesso con la stessa formula. Contestualmente contiamo di recuperare ulteriori risorse dalle prossime alienazioni che daranno un importante respiro alle carenze di liqui-

La nostra strategia si propone di valorizzare gli edifici di maggiore pregio


Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx Giuseppe Scopelliti

Giuseppe Scopelliti, presidente della Regione Calabria. In apertura, Palazzo Fazzari a Catanzaro

dità di cui soffrono attualmente gli enti locali». Nelle ultime settimane si è parlato molto anche della realizzazione dei quattro nuovi ospedali e del ruolo di Infrastrutture lombarde. Perché avete fatto ricorso a questa società partecipata? «Le approfondite competenze nell’esecuzione di importanti strutture ospedaliere maturate dalla Regione Lombardia, per il tramite della società in house Infrastrutture lombarde Spa, rappresentano

il presupposto fondamentale del processo di collaborazione che ho inteso attivare per superare efficacemente l’enorme ritardo sugli adempimenti necessari all’avvio del processo di realizzazione degli ospedali. In tale contesto giova peraltro evidenziare che la collaborazione con la Regione Lombardia rappresenta anche un momento di crescita e di acquisizione interna di un consistente know-how da mettere a frutto a vantaggio di future iniziative».

Ma oggi come procede il percorso verso le nuove strutture sanitarie? «In poco più di un anno abbiamo superato le criticità e recuperato il tempo perso in precedenza: la pubblicazione dei bandi ha dato avvio alle operazioni di gara. L’ampia e qualificata partecipazione di imprese testimonia poi che la strada intrapresa è quella giusta e rappresenta un forte segnale di discontinuità con il passato e un grande passo avanti nella direzione di uno sviluppo importante della nostra Regione, che riesce a prospettare sicurezza negli investimenti e a calamitare interessi e risorse». Restando in ambito sanitario, prosegue l’opera di rientro. Saranno richiesti ulteriori sacrifici ai cittadini? «I sacrifici di oggi sono necessari per avere domani una sanità capace di avere elevati standard qualitativi: questo è un messaggio che i cittadini hanno positivamente raccolto. L’importante apprezzamento da parte del Tavolo Massicci, sede di valutazione del Piano di rientro, testimonia che il nostro impegno è nella giusta direzione. I provvedimenti adottati hanno già acclarato un risparmio di 58 milioni nel 2010 e a fine 2011 avremo recuperato altri 60 milioni, il tutto nell'intento di eliminare sprechi e sperperi, razionalizzando la rete senza intaccare i servizi». Nel frattempo la Ue sta ipotizzando di sostituire il Corridoio 1 Palermo-Berlino con l’asse Helsinki-La Valletta. Si tratta di una bocciatura delle politiche infrastrutturali della Regione negli ultimi anni? «Nessuna bocciatura, solo una ri- CALABRIA 2011 • DOSSIER • 25


VAGH LINDABS POLITICA ECONOMICA

modulazione dei corridoi paneuropei proposta dalla Commissione europea in virtù delle esigenze dei mercati. Siamo ancora in una fase interlocutoria, nel corso della quale abbiamo ampiamente manifestato che il cambiamento di rotta del Corridoio 1 appare insostenibile non solo dal punto di vista trasportistico, ma risulta completamente distante dai principi di coesione territoriale, sociale ed economica su cui si fonda proprio il Trattato dell’Unione europea che individua nella riduzione delle disparità regionali la condizione per la crescita e sviluppo dell’Unione intera. È questo il motivo per cui sono convinto che le nostre ragioni, avanzate con forza presso tutte le competenti sedi istituzionali e suffragate dal presidente Berlusconi e dal ministro Matteoli, dovranno essere valutate positivamente». Un altro nodo infrastrutturale coinvolto dall’attuale asse europeo è il porto di Gioia Tauro. Quale sarà ora il futuro di questa struttura? Quali potranno essere i tempi di realizzazione del nuovo terminal intermodale?

Per Gioia Tauro è ipotizzabile una realizzazione di tutte le opere entro il 2015

26 • DOSSIER • CALABRIA 2011

«La disponibilità di grandi spazi a ridosso delle banchine, l’ampiezza degli accosti e la profondità dei fondali, congiuntamente alla posizione baricentrica nel Mediterraneo, se opportunamente valorizzate, assegnerebbero a Gioia Tauro la valenza di scalo strategico: una piattaforma di estrema rilevanza per gli scambi commerciali, nella parte bassa del Mediterraneo. Proprio in tale ottica, in antitesi con il passato, abbiamo attivato uno strumento determinante per lo sviluppo del porto, rappresentato dagli interventi previsti all’interno dell’accordo di programma quadro “Polo logistico intermodale di Gioia Tauro”. Un accordo che prevede investimenti per 470 milioni, finalizzati al potenziamento della capacità portuale e all’implementazione di una piastra logistica intermodale. Per quanto riguarda il cronoprogramma dei lavori, è legato alle tempistiche e agli adempimenti correlati alla tipologia delle fonti di finanziamento legate al Por Fesr. È però ipotizzabile una realizzazione di tutte le opere entro il 2015». Il recente rapporto dell’Anci gio-

vani ha fatto emergere il primato della Calabria come regione con il più alto numero di amministratori locali under 35 in tutto il Meridione. Cosa può portare questo rinnovamento della classe dirigente alla Calabria? I nuovi amministratori si stanno dimostrando all’altezza delle sfide che il momento storico impone? «È il dato che mi incoraggia di più. Io lo definisco il vento del cambiamento che soffia sempre con maggiore intensità. Sono proprio gli amministratori giovani e validi che, grazie a uno straordinario mix di idee fresche, entusiasmo e competenza, possono condurre il territorio a un reale sviluppo. Dallo Stretto al Pollino, la mia attenzione è spesso catturata da un ulteriore elemento sul quale ritengo sia necessario utilmente far leva, ovvero l’eliminazione di quei campanilismi e particolarismi territoriali che per troppo tempo hanno ingabbiato la nostra Regione impedendole di gettare le basi di uno sviluppo che non può prescindere da un territorio unito e coeso nei suoi intenti».



POLITICA ECONOMICA

Misure anti crisi per la Calabria La crisi non è ancora finita e occorre rimboccarsi le maniche per gestire una situazione difficile che anche in Calabria sta coinvolgendo tutti i settori produttivi. Antonio Stefano Caridi illustra quali misure sono state messe in atto dalla Regione Nicolò Mulas Marcello

er uscire dalla crisi economica servono azioni concrete da parte delle istituzioni ma anche un recepimento degli stimoli e degli incentivi da parte degli imprenditori calabresi, i quali dovranno privilegiare la creazione di reti di impresa e condividere i percorsi di sviluppo. Occorre, inoltre, implementare le infrastrutture sul territorio e migliorare l’accesso al credito. Grazie a un tavolo di concertazione con sindacati, associazioni di categoria e ordini professionali, l’amministrazione regionale ha messo in atto misure per il rilancio dell’economia resa debole dalla crisi economica: «I contratti di sviluppo – spiega Antonio Stefano Caridi, assessore alle Attività produttive della Regione – si legano adeguatamente con alcune delle azioni già attivate dal Dipartimento attività produttive, chiaro segno che la strategia complessiva adottata dalla Regione, e nello specifico dal mio assessorato, è condivisa perché punta a favorire la crescita delle imprese calabresi». Quali sono i settori produttivi che hanno risentito della crisi economica e quali quelli che stanno evidenziando una concreta ripresa?

P

28 • DOSSIER • CALABRIA 2011

«Nel corso dell’ultimo anno il livello delle attività economiche in Calabria ha mostrato lievissimi segnali di ripresa pur in presenza di perduranti difficoltà di alcuni comparti in relazione agli effetti generati dalla crisi internazionale. Il settore manifatturiero, che nel corso dell’anno 2009 aveva registrato importanti livelli di recessione, ha mostrato segnali di recupero già dalla seconda metà dell’anno 2010. La produzione industriale rimane su valori che sono storicamente contenuti, anche se il livello di utilizzo degli impianti e le ore lavorate hanno mantenuto livelli di sostanziale stabilizzazione. Il settore servizi ha fatto registrare una contrazione della domanda così come il settore delle costruzioni, in difficoltà a causa della diminu-

zione dei bandi pubblici e delle compravendite immobiliari». Come si sta muovendo la Regione per favorire lo sviluppo economico del territorio? «L’amministrazione regionale ha per prima cosa impresso un cambio di strategia alle politiche di settore che può essere riassunta in una sola parola: concertazione. L’attività concertativa è dura e complessa ma alla fine paga in qualità ed efficacia delle politiche implementate. L’ascolto delle associazioni di categoria, dei sindacati, degli ordini professionali riuniti intorno al “tavolo dell’economia” ha consentito al Dipartimento attività produttive di partorire un mix di interventi finalizzati al rafforzamento del sistema economico e alla capacità dello stesso di far fronte alla crisi in atto. Abbiamo guardato alla crisi attraverso una lente bifocale: da vicino e da lontano. Da vicino sostenendo le imprese dal punto di vista


Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx Antonio Stefano Caridi

Sui grandi progetti il tessuto produttivo calabrese deve puntare all’aggregazione

finanziario e del rating bancario attraverso un bando per la ristrutturazione finanziaria del debito; da lontano stimolando l’imprenditore a nuovi investimenti, attraverso i cosidetti Pacchetti integrati di agevolazione, e nel contempo scommettendo sulla nascita di nuove imprese giovanili in settori innovativi e in rapida crescita». Il ministero dello Sviluppo economico ha messo in campo 400 milioni di euro per finanziare i contratti di sviluppo. Come si concretizzerà questa iniziativa per la Calabria? «Come ho avuto modo di dichiarare anche pubblicamente si tratta di uno strumento importante per attrarre investimenti, anche dall’estero, e ridare slancio al tessuto produttivo calabrese, rafforzandone le strutture mediante la realizzazione di progetti di sviluppo d’impresa. La valenza di questo strumento attiene anche agli elementi innovativi che apporterà e alla possibilità di intervenire in diversi settori e con agevolazioni che possono essere concesse in combi-

nazione tra loro. Non ultimo, l’aspetto che riguarda la semplificazione delle procedure che dovrebbero concludersi, con l’erogazione del finanziamento alle imprese entro 180 giorni. Detto ciò è necessario chiarire che anche le imprese devono fare la loro parte, recepire adeguatamente gli stimoli e gli incentivi, in particolare gli imprenditori calabresi dovranno modificare le modalità di intervento privilegiando la creazione di reti di impresa, puntando a condividere i percorsi di sviluppo. Sui grandi progetti il tessuto produttivo calabrese, che è formato essenzialmente di piccole e medie imprese, deve puntare all’aggregazione, far crescere il sistema e metterlo in rete. Intanto va detto che per quanto riguarda le attività manifatturiere, in particolare il settore metalmeccanico ed il comparto del legno, esistono già bandi regionali attivi che prevedono la realizzazione di progetti per la creazione di distretti produttivi e reti di impresa». Cosa occorre fare per ridare

slancio al tessuto produttivo calabrese? «Occorre continuare a puntare su politiche attive di sostegno diretto alle imprese nonché sull’implementazione di infrastrutture tali da costituire un’architettura di riferimento costante per il sistema imprenditoriale. A tal proposito il prossimo avvio del fondo Jeremy, finanziato a valere sulle risorse Fers 2007/2013 Por Calabria, consentirà un accesso più facile al credito nonché il sostegno di nuovi piani di impresa. Un fondo “mezzanino” agirà sul piano delle finanza innovativa scommettendo sulle nostre realtà imprenditoriali più interessanti e con profili di crescita maggiori. Da non dimenticare poi l’azione di sostegno attualmente condotta dal Dipartimento per la promozione e l’incentivazione del contratto di rete, strumento che consente di realizzare un’effettiva crescita dimensionale e migliori profili organizzativi per le nostre imprese, senza compromettere l’identità delle stesse». CALABRIA 2011 • DOSSIER • 29


POLITICA ECONOMICA

Obiettivi di crescita e sviluppo per l’economia regionale Sono ancora molte le difficoltà che gli imprenditori calabresi devono affrontare per uscire dalla crisi economica. Giuseppe Gaglioti fa un quadro generale dell’economia regionale e illustra gli assi di intervento di Unioncamere Calabria Nicolò Mulas Marcello

el 2010 il livello dell’attività economica in Calabria ha complessivamente mostrato lievi segnali di ripresa, pur in presenza di perduranti difficoltà di alcuni comparti, ma nel corso del 2011 la crescita sembra essersi arrestata di fronte a nuovi ostacoli. «In questo scenario economico però – spiega Giuseppe Gaglioti, presidente di Unioncamere Calabria – non mancano tratti di maggiore slancio come la grande natalità imprenditoriale, il livello di scolarizzazione e la conseguente offerta di elevata professionalità». Possiamo tratteggiare le linee dell’attuale situazione economica regionale? «È l’Osservatorio economico re-

N

30 • DOSSIER • CALABRIA 2011

Giuseppe Gaglioti, presidente di Unioncamere Calabria

gionale, recentemente pubblicato da Unioncamere, la fonte accreditata di informazione economica capace di delineare un quadro estremamente chiaro sull’andamento economico in Calabria. Il rapporto da noi presentato traccia le coordinate di una realtà economica locale segnata da una serie di ritardi in termini di valore aggiunto e ricchezza prodotta. Gli stessi deficit strutturali e infrastrutturali e il difficile accesso al credito, inaspriti dal generalizzato contesto di crisi internazionale, non determinano vantaggi economici a carico delle imprese, non

supportano gli investimenti esterni e penalizzano, in ultima analisi, la competitività regionale». Per quanto concerne gli investimenti interni? «Minore risulta la produttività degli investimenti regionali a causa principalmente dei maggiori oneri finanziari, dei costi di gestione e della relativa maggiore incidenza del costo del lavoro che erodono i profitti delle imprese determinando, nell'ultimo periodo, una flessione drastica del Roe - 18,36 % e del Roa -0,48 esponendo le imprese regionali a un maggior rischio di default nonché indu-


Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx Giuseppe Gaglioti

cendo di fatto a un maggior ricorso al lavoro non regolare. L’incidenza del lavoro non regolare (22,3 % in Calabria contro il 10,2 % dell’Italia) contribuisce a mantenere ancora elevati i consumi con un incidenza dei beni di prima necessità sulla spesa totale sostanzialmente stabile negli ultimi anni (22% consumi alimentari) ma comunque distanti dalla media nazionale (17,3% consumi alimentari). In questo scenario economico non mancano tratti di maggiore slancio: la grande natalità imprenditoriale, il livello di scolarizzazione e la conseguente

offerta di elevata professionalità sono le leve su cui impostare strategie di sviluppo per rafforzare la base imprenditoriale regionale». Il settore manifatturiero, che nel 2009 aveva subito maggiormente gli effetti della recessione, ha mostrato un lieve recupero dalla metà del 2010 anche se la produzione industriale rimane tuttavia su valori storicamente contenuti. Sotto questo punto di vista qual è il parziale bilancio per questo 2011? «In Calabria, nel secondo trimestre del 2011, si è riscontrata una timida ripresa dell’imprenditoria

Il flusso delle esportazioni si è indirizzato nel 2010 verso i paesi dell’Unione europea con una percentuale pari al 46% del totale

regionale che attesta in valori positivi il saldo imprese (+1.195) e il tasso di crescita (0,7%). A tale proposito risulta positivo il dato del comparto agricolo (+347 imprese) seguito dal commercio (+343), dalle costruzioni (+140), dall’attività dei servizi di alloggio e ristorazione (+94) e dalle attività professionali, scientifiche e tecniche (+54). Un lieve decremento è da ricondursi, invece, proprio al settore manifatturiero (-12 unità). Certamente la reale ripresa del settore manifatturiero è da attribuire prevalentemente a quei tessuti imprenditoriali che meglio hanno saputo adottare una logica “export oriented”, puntando sul potenziamento delle strategie di internazionalizzazione ma non solo anche sugli investimenti in ricerca, innovazione e trasferimento tecnologico». Per quanto riguarda l’export qual è l’incidenza economica delle imprese calabresi sotto questo punto di vista? «La Calabria, nel 2010, registra una propensione all’export del 1,1% con un grado complessivo di apertura ai mercati esteri del 3,2 % superiore di 0,3 punti percentuali rispetto al 2009. Analizzando i flussi delle esportazioni per settore di attività economica nel 2010 si evidenzia che i comparti produttivi regionali maggiormente incisivi sui mercati esteri risultano il CALABRIA 2011 • DOSSIER • 31


VAGH LINDABS POLITICA ECONOMICA

Internazionalizzazione e cooperazione europea, sostegno al sistema agricolo, promozione turistica e culturale sono al centro della nostra programmazione

metalmeccanico ed elettronico l’estero quale deficit della bilancia lavoro, infrastrutture e trasporti, (62,0%), il settore alimentare (16,6%), l’industria (10%) e agricoltura e pesca (8%). Basti pensare che questi quattro macrosettori aggregano complessivamente il 97% delle esportazioni regionali assegnando ai restanti comparti fasce numericamente poco significative di contribuzione all’export regionale». Il commercio calabrese si è rivolto ai mercati esteri per contrastare la crisi? «Bisogna riconoscere che anche in Calabria, perfettamente in linea con il trend nazionale, il flusso delle esportazioni si è indirizzato nel 2010 verso i paesi dell’Unione europea con una percentuale pari al 46% del totale delle esportazioni, a cui si aggiunge l’11% rivolto all’America settentrionale, il 9% destinato all’Africa e il 9% agli altri paesi europei. Occorre specificare però che, nonostante si riconosca nei mercati esteri una forte risorsa per contrastare la crisi attuale, nel corso dell’anno 2010 il valore provvisorio delle importazioni regionali risulta in aumento del 16,2% rispetto al valore definitivo relativo al 2009. Dunque ancora oggi oltre 300 milioni di euro l’anno finiscono al-

32 • DOSSIER • CALABRIA 2011

commerciale cui bisogna aggiungere tutto l’import dalle regioni italiane e gli altri rilevanti trasferimenti finanziari. Le imprese devono, senz’altro, internazionalizzare ma in maniera coerente, pianificata e sistemica non occasionale, in Calabria sono circa un migliaio le imprese che esportano e di queste solo il 10% lo fa stabilmente». Quali attività ha in programma Unioncamere per sostenere l’economia regionale? «La programmazione delle attività in cantiere è struttura sulla base di sette “assi di intervento” che individuano le aree ritenute prioritarie per il conseguimento degli obiettivi di crescita e sviluppo dell’economia regionale. Gli assi di intervento rappresentano le macroaree entro cui implementare le singole attività specifiche attuate da Unioncamere di concerto con i vari stakeholders regionali, e non solo, deputati a concorrere per lo sviluppo del tessuto economico produttivo territoriale. Al centro della nostra programmazione dunque: internazionalizzazione e cooperazione europea, sostegno al sistema agricolo, promozione turistica e culturale, formazione e

ricerca e innovazione tecnologica, alternanza scuola-lavoro-cultura, partecipazione a manifestazioni fieristiche nazionali». Cosa occorre fare in più in questa direzione? «È indispensabile, la coesione e l’unicità di intenti all’interno della rete istituzionale per tradurre i segnali e le indicazioni che vengono dal mondo produttivo in politiche realmente utili, concrete e di sostegno in favore delle imprese. Questa è la direzione verso la quale stiamo lavorando e verso cui ci si augura di andare, insieme alla Regione Calabria e alle Province per garantire una programmazione di attività sempre più condivisa, sistemica e pianificata. Cruciale è, inoltre, nella programmazione di Unioncamere Calabria anche il ruolo assunto già dal 2008 di sportello della rete “Enterprise Europe Network”, nata per volere dell’Unione europea nell’ambito del programma quadro per l’innovazione e la competitività, per fornire alle pmi e alle organizzazioni pubbliche idonei strumenti di supporto alla loro attività, in particolare nell’ambito dei processi di internazionalizzazione, trasferimento tecnologico e innovazione».



POLITICA ECONOMICA

Interventi mirati al rilancio agricolo La crisi economica continua ad attanagliare i principali settori economici calabresi. L’agricoltura sta attraversando una fase di cambiamento e occorrono politiche mirate di sostegno e incentivo alle imprese. Nicola Cilento spiega cosa occorre fare Nicolò Mulas Marcello

l settore agricolo, uno dei più importanti comparti dell’economia calabrese, ha risentito in maniera consistente degli effetti della crisi. «Nell’anno in corso – spiega Nicola Cilento, presidente di Confagricoltura Calabria – le note dolenti riguardano soprattutto il comparto ortofrutticolo che ha pesantemente risentito anche delle conseguenze determinate dal batterio killer». L’agricoltura è il settore principale dell’economia calabrese, ma anch’esso ha subìto una flessione negli anni 20082009 dovuto alla crisi economica. Attualmente qual è la situazione? «L’attuale congiuntura è alquanto complessa poiché da anni le imprese trovano difficoltà a produrre reddito e occupazione. Ciò nonostante, se si tiene conto degli ultimi rilevamenti riferiti al 2010, soprattutto riguardo ai dati occupazionali, rileviamo un trend positivo rispetto agli altri settori. Gli imprenditori agricoli calabresi hanno acquisito maggiore consapevolezza delle proprie capacità e delle potenzialità aziendali. Hanno meglio compreso il legame tra il territorio e i prodotti; non a caso si registra un significativo im-

I

34 • DOSSIER • CALABRIA 2011

pegno per la valorizzazione della qualità e della tipicità. È pur vero che la situazione in cui versa il comparto agricolo calabrese è anche particolarmente delicata». Per quanto riguarda i costi di produzione? «I costi di produzione sono elevatissimi a partire da quello del lavoro fino alla previdenza, al costo del denaro, a quello di carburanti, concimi e fitofarmaci. Sono fattori che rendono i nostri prodotti poco competitivi. A ciò si aggiunge la lontananza dai mercati nazionali ed europei dovuta alle carenze delle vie di comunicazione, all’insufficiente rete dei servizi reali e a una politica del

credito fortemente penalizzante. Nel complesso è una situazione difficile, se si considera che dobbiamo competere con produzioni provenienti dall’area sud del Mediterraneo e non solo, dove il costo del lavoro e della previdenza, il rispetto delle norme igienico sanitarie e gli standard di sicurezza alimentare non sono neanche lontanamente paragonabili ai nostri. In buona sostanza dobbiamo confrontarci con una concorrenza “sleale”. Malgrado ciò il 2010 ha segnato una leggera ripresa». Quali comparti hanno risentito maggiormente della crisi? «I risultati economici delle aziende agricole calabresi sono condizionati


Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx Nicola Cilento

Confagricoltura vuole favorire l’efficienza della filiera, base delle politiche di rinnovamento

dalla caratterizzazione dell’ambiente economico in cui esse operano. La debolezza del tessuto economico regionale determina costi aggiuntivi per l’azienda e una scarsa valorizzazione industriale delle produzioni regionali. Nell’anno in corso, le note dolenti riguardano soprattutto il comparto ortofrutticolo che ha pesantemente risentito delle conseguenze determinate dal cosiddetto “batterio killer”. L’assurdo allarme sull’ortofrutta ha fortemente penalizzato i nostri produttori che continuano a lavorare con il consueto scrupolo, fornendo prodotti di qualità, salubri e altamente controllati. Purtroppo i nostri imprenditori, pur senza colpa, si sono ritrovati con frutta e verdura invendute per paura immotivata da parte dei consumatori, e a tal proposito mi preme ricordare che tali prodotti, da tempo, sono sottoposti a scrupolosi controlli in ogni passaggio della filiera alimentare. Questa situazione ha causato forti difficoltà al settore, le vendite sono calate a picco e, come se non bastasse, c’è chi, approfittando dello stallo delle vendite, ha spinto al ribasso i prezzi all’origine». Per quanto riguarda l’occupazione, cosa dicono gli ultimi dati disponibili? «Nel 2010 i segnali di ripresa del-

l’agricoltura calabrese sono testimoniati dall’ultimo rapporto Svimez, dove appare chiaro come le imprese agricole rappresentino il motore dell’occupazione al Sud, infatti si registra un aumento degli addetti pari a 8.100 unità. La crescita della domanda di lavoro nel 2010, pari al +2%, ha visto un vero boom in Calabria superiore al 10%. Inoltre, il valore aggiunto nel settore agricolo è aumentato al Sud dell’1,4%, un incremento doppio di quello del Centro-Nord (0,7%). Confrontando la variazione del valore aggiunto tra il 2008-2010, la nostra regione ottiene un incremento del +0,9% che si attesta al di sopra di valori di regioni economicamente simili come la Sicilia e la Campania e nel contempo l’agricoltura ha registrato una percentuale del +13,6 degli occupati tra il 2008-2010. Quindi possiamo affermare, senza alcuna perplessità, che quanto riportato nel rapporto Svimez è un ulteriore conferma che l’agricoltura calabrese rappresenta il perno centrale della vera economia regionale». Cosa occorre fare? «Questi dati significativi ci devono far riflettere sulla necessità urgente di avviare politiche di sviluppo che favoriscano il consolidamento e il rinnovamento delle aziende agri-

Sotto, Nicola Cilento, presidente di Confagricoltura Calabria


POLITICA ECONOMICA

Lavoreremo affinché il “sistema Calabria” diventi protagonista di un grande salto di qualità verso la modernizzazione

cole, migliorino i rapporti di filiera

e, di conseguenza, l’occupazione. La nostra organizzazione concorda, inoltre, con Svimez quando afferma che per rilanciare l’agricoltura del Mezzogiorno è più che mai urgente la realizzazione di grandi infrastrutture di trasporti. Il Meridione, e la nostra regione in modo particolare, hanno bisogno di accorciare le distanze dal resto del Paese e dal continente europeo». Il 2011 sta per finire, possiamo stilare un bilancio e fare qualche previsione per il settore agricolo calabrese? «Purtroppo la complessa crisi economica che attanaglia l’economia nazionale e internazionale avrà, per le ragioni che ho spiegato prima, conseguenze drammatiche sul settore primario. Il futuro non sarà certamente facile, ma noi non ci arrendiamo. Lavoreremo senza sosta affinché il “sistema Calabria” diventi protagonista di un grande salto di qualità nel campo della modernizzazione, degli investimenti e dell’innovazione, attraverso una migliore gestione delle risorse finanziarie comunitarie. In questo contesto la priorità di Confagricoltura è di fare tutto il possibile per dare un futuro sereno alle imprese. L’agricoltura sta vivendo un’importante fase di profondi cambiamenti e noi non possiamo restare inermi ma dobbiamo agire. L’obiettivo di Confagricoltura è di favorire l’efficienza della filiera 36 • DOSSIER • CALABRIA 2011

che deve essere alla base delle politiche di rinnovamento. Purtroppo nella nostra regione la fase della commercializzazione ci vede strutturalmente deboli, essendo dispersa tra innumerevoli piccole imprese e le produzioni più importanti presentano un grado di integrazione orizzontale e verticale insufficiente». Quale potrebbe essere una strategia vincente? «L’associazionismo, che potrebbe portare alla concentrazione dell’offerta dei prodotti più importanti, salvo rare eccezioni, non riesce a diventare una strategia vincente. Quindi, il nostro fine è quello di traghettare definitivamente l’agricoltura nell’economia e, viceversa, l’economia nel mondo agricolo. Da un lato c’è la società che ha bisogno dell’agricoltura, dall’altro l’agricoltura che ha bisogno di essere riposizionata all’attenzione della società. Due obiettivi quindi, tra di loro sinergici, da raggiungere: dare risposte alle aziende in difficoltà e migliorare la sicurezza alimentare. Il progetto di Confagricoltura è complesso e prevede una riformulazione

anche dell’apparato normativo per adeguarlo alle nuove necessità dell’imprenditoria agricola. Confagricoltura Calabria si propone di rendere gli agricoltori protagonisti di questa importante fase, per ridare al settore il suo valore e trarne miglioramenti effettivi dal punto di vista reddituale ed occupazionale. Questo protagonismo intendiamo realizzarlo in primis con la collaborazione del settore creditizio e quindi con le banche. Da loro ci attendiamo una maggiore sensibilità verso le problematiche del settore primario, una più attenta valutazione delle istanze, basata più sull’idea progettuale e un po’ meno sul patrimonio». Qual è il vostro obiettivo? «Il nostro obiettivo è quello di indicare nuove opportunità imprenditoriali, aumentando la competitività delle aziende, esaltandone anche il ruolo multifunzionale, per una collocazione dell’agricoltura tra i fattori irrinunciabili di un nuovo sviluppo. Siamo consapevoli della grande importanza che questi fattori rivestono per il futuro e per lo sviluppo del settore».



VAGH LINDABS GIOVANI E LAVORO

La priorità a nuovi posti di lavoro I giovani meridionali che si avvicinano al mondo dell’impresa vengono frenati da tempi lunghi e difficoltà di accesso al credito. Ma qualcosa in Calabria sta cambiando. «L’attuale governo regionale – assicura Sebastiano Caffo – ha deciso di puntare su di noi» Michela Evangelisti

l comitato composto dai presidenti dei giovani imprenditori di otto regioni meridionali, presieduto da Sebastiano Caffo, ha lanciato un unico e forte messaggio: l’Italia ha bisogno immediatamente di profonde e organiche riforme economiche e strutturali. «È necessario partire dal sud e dai giovani – assicura il presidente dei giovani imprenditori di Confindustria Calabria –. La bassa crescita del nostro Paese è lo specchio delle poche opportunità offerte alla nostra generazione, oltre che del fallimento delle politiche messe in atto negli ultimi 30 anni per tentare un rilancio del Sud. Lo sperpero dei fondi per la crescita delle aree sotto utilizzate ha alimentato un’economia miope, con prospettive solo nel breve termine. Oggi è indispensabile cambiare tendenza, con seri progetti a lungo termine che diano certezze alle imprese che investono nel Mezzogiorno». In particolare, quali sono le priorità per incentivare le imprese che vo-

I

44 • DOSSIER • CALABRIA 2011

gliono radicarsi nel sud Italia? «La realizzazione di infrastrutture materiali e immateriali, una pubblica amministrazione snella e sburocratizzata, condizioni di legalità diffuse in tutto il meridione». I dati sulla crisi contenuti nel rapporto Svimez 2011 sottolineano il rischio di “estinzione dell’industria” e di “tsunami de-

mografico” per il Mezzogiorno. Quali sono le vostre proposte per il rilancio del Sud? «Sono dati preoccupanti che come giovani imprenditori del Mezzogiorno vogliamo approfondire per tentare di elaborare insieme soluzioni per invertire la tendenza. Per questo abbiamo deciso di organizzare un importante workshop a Capri il 21 ottobre, prima del-


Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx Sebastiano Caffo

Sebastiano Caffo, presidente dei giovani imprenditori di Confindustria Calabria e presidente del Comitato interregionale dei giovani imprenditori del Mezzogiorno di Confindustria

Meno tasse sul lavoro e sulle imprese, questa è la formula giusta per dirottare al Sud investimenti altrimenti destinati all’estero

l’inizio del famoso convegno. S’intitolerà “Sud. Il punto di partenza per la ripresa dell’economia italiana”. Avremo come relatori il vice direttore di Svimez, Luca Bianchi, e il ricercatore dell’istituto Bruno Leoni, Piercamillo Falasca, che ci presenterà lo studio condotto dall’istituto sulla possibilità di creare una “no tax area” per il rilancio del Sud come alternativa ai contributi a pioggia». Secondo l’ultimo rapporto dell’Anci giovani sta crescendo in Calabria la partecipazione degli under 35 all’amministrazione locale. Lo stesso discorso vale per l’impresa? «I giovani che non trovano lavoro in Calabria hanno davanti la scelta obbligata di emigrare o avviare un’attività in proprio. Sicuramente c’è molto fermento, ma le condizioni necessarie per la buona riuscita di un’attività imprenditoriale non sono ottimali e chi si avvicina al mondo dell’impresa si trova ad affrontare difficoltà notevoli, come l’accesso al credito o i lunghi tempi necessari per avere le indispensabili autorizzazioni. Qualcosa sta migliorando, ma c’è ancora molto da fare per raggiungere standard accettabili». Quanto sono recepite a livello

regionale le esigenze dei giovani imprenditori? «Con piacere devo dire che l’attuale governo regionale ha deciso di puntare su di noi. A breve partirà un progetto innovativo per i nuovi giovani imprenditori, fortemente voluto dall’assessore alle Attività produttive, Antonio Caridi, che ha creato un bando che prevede, oltre al tradizionale aiuto economico per l’avvio di nuove imprese under 40, un percorso formativo per i futuri imprenditori. Inoltre, per la prima volta, i giovani imprenditori di Confindustria calabresi siedono al tavolo dell’economia regionale al pari dei rappresentanti delle altre associazioni». Secondo il presidente nazionale dei giovani imprenditori il futuro dell’Italia inizia dai banchi di scuola. Come bisognerebbe intervenire per migliorare la qualità della formazione? «Sicuramente bisogna puntare su una massiccia diffusione della cultura d’impresa e della cultura della legalità. Inoltre, sono necessari percorsi di alternanza scuola-lavoro o università-lavoro, per avvicinare i giovani all’impresa e creare le basi, anche pratiche oltre che teoriche, per quanto dovranno fare al termine degli studi».

Come, invece, risolvere il problema della disoccupazione giovanile? «Bisognerebbe puntare a sgravi fiscali e contributivi importanti per le imprese che assumono a tempo indeterminato nelle aree disagiate. Non basta un aiuto relativo ai primi due anni di lavoro, perché spesso questi vengono assorbiti dal necessario periodo di formazione. Lo sgravio deve essere almeno decennale, in modo da permettere alle aziende di stare sul mercato anche nei settori ad alta intensità di manodopera». In un recente intervento ha evidenziato come il vostro territorio ogni giorno perda i cervelli migliori. Come invertire la tendenza? «La ricetta è una sola ed è sempre la stessa: lavoro, lavoro, lavoro. Il posto fisso statale non esiste più, quindi bisogna incentivare la crescita delle aziende private per creare nuovi posti di lavoro. Meno tasse sul lavoro e sulle imprese, questa è la formula giusta per dirottare al sud investimenti altrimenti destinati all’estero. Come giovani imprenditori del Mezzogiorno, vorremmo lasciare ai nostri figli un sud migliore di quello che abbiamo ereditato». CALABRIA 2011 • DOSSIER • 45


GIOVANI E LAVORO

Agricoltura, serve un ricambio generazionale «Non ci può essere futuro se non si investe in modo chiaro sulle nuove generazioni». Ne è convinto Raffaele Maiorano, presidente regionale dell’Associazione giovani agricoltori. «La chiave di volta – aggiunge – è l’internazionalizzazione delle aziende» Michela Evangelisti

resce l’occupazione nel settore agricolo (ben del 3,3% nel 2010 secondo dati Istat), ma nelle nostre campagne gli imprenditori giovani sono ancora troppo pochi, tanto che in Europa, nelle statistiche sul ricambio generazionale, l’Italia è il fanalino di coda. L’importanza dell’agricoltura per l’economia calabrese è innegabile, i numeri lo confermano. Nel 2010 il comparto ha occupato 150.000 persone e se a livello nazionale l’agricoltura influisce sul Pil per l’1,8%, in Calabria ha un peso del 4,2%. Ma, spiega il presidente di Anga Calabria, Raffaele Maiorano, «gli ostacoli che un giovane imprenditore deve superare per avviare un’attività, l’incertezza nel raggiungimento di risultati operativi, anche in termini di remunerazione personale, e la scarsa attenzione della politica e della società fanno sì che

C

46 • DOSSIER • CALABRIA 2011

spesso si tenda a scegliere modelli e professioni meno rischiose, almeno a prima vista». A preoccuparlo è in particolare il forte flusso migratorio di giovani eccellenze calabresi verso il nord o l’estero. «Forse, a tutti i livelli, dovremmo avere maggiore consapevolezza delle capacità e potenzialità della nostra regione». Il presidente nazionale Anga, Nicola Motolese, ha sottolineato come, tra le molte problematiche trasversali che accomunano i giovani imprenditori, al primo posto ci sono accesso al credito e burocrazia. Anche in Calabria sono questi i principali ostacoli che si frappongo fra giovani e impresa? «La difficoltà d’accesso al credito è certamente un problema importante. Le banche sono chiuse a riccio, gli imprenditori hanno perso la fiducia e sono sommersi da rate, mutui, oneri e costi di produzione ec-

cessivi, e, mi permetta la schiettezza, senza soldi non si va da nessuna parte. Per quanto riguarda la burocrazia, da uno studio effettuato da Confagricoltura emerge che ogni imprenditore dedica oltre 100 giorni l’anno per l’espletamento delle pratiche burocratiche. La nostra regione dimostra ancora notevoli lentezze e disfunzioni del sistema; basti pensare al programma di sviluppo regionale 2007/2013 e in particolare alle misure 121 e 123, che riguardano gli investimenti nelle strutture produttive, e che solo adesso, a distanza di 4 anni dall’inizio del programma, hanno visto finalmente la luce. È questa una pagina nera della nostra burocrazia, che contribuisce ad aggravare il clima di sfiducia». Al momento della sua elezione, a luglio, ha espresso l’intenzione di rendere le giovani imprese ancora più efficienti, competitive e orien-


Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx Raffaele Maiorano

Il nostro scopo è dare impulso all’impresa agricola promuovendo prodotto, territorio, tradizione e salubrità dell’ambiente

Raffaele Maiorano, presidente regionale dell’Anga, Associazione nazionale giovani agricoltori

tate al mercato. Come vi state muovendo? «L’efficienza secondo noi è data da un insieme di fattori. Innanzitutto c’è bisogno di maggiore comunicazione, sia interna che esterna. Il discorso della competitività è molto complesso e comprende la qualità e il risparmio intelligente. Stiamo organizzando percorsi mirati che culmineranno in un convegno sulla capacità di ridurre gli sprechi nel ciclo di produzione agricola, dalla semina alla raccolta. Inoltre è fondamentale creare sistema. La nostra regione conta meno abitanti di Roma, quindi è più efficace essere compatti e abbandonare vecchi personalismi. Ci sono numerose iniziative in ballo: il nostro scopo è dare impulso all’impresa del settore promuovendo prodotto, territorio, tradizione e salubrità dell’ambiente. Tra le nostre attività un posto importante è occu-

pato dalla formazione: la chiave di volta è l’internazionalizzazione delle aziende, coinvolgendo anche gli altri settori economici». L’agricoltura si conferma l’unico comparto regionale che dà un prodotto interno lordo positivo. Quali sono i passi da compiere affinché si rafforzi il suo ruolo di motrice del sistema economico in Calabria? «È difficile ammetterlo, ma da un punto di vista di politica industriale la Calabria ha fallito. Ci restano il turismo e, naturalmente, l’agricoltura. Ogni politica comunale, provinciale e regionale dovrebbe lavorare solo in questo ambito, potenziando i collegamenti infrastrutturali e canalizzando tutti gli sforzi a favore di quello che è giusto per il territorio. Viviamo in una regione meravigliosa, incontaminata, bagnata da due mari e in cui si può anche sciare durante l’inverno. Abbiamo degli

agriturismi e delle campagne che nulla hanno da invidiare al resto d’Italia, anzi. È su questo che bisogna puntare per iniziare un nuovo corso». È in corso la discussione su un disegno di legge diretto a promuovere la competitività dell’imprenditoria giovanile e il ricambio generazionale in agricoltura. Cosa vi aspettate dalle politiche nazionali? «Ci auguriamo che si arrivi al più presto a licenziare un testo che realmente possa promuovere la competitività dell’imprenditoria giovanile e il ricambio generazionale. Auspichiamo che maturi finalmente, a tutti i livelli, la consapevolezza dell’importanza del comparto agricolo nell’economia del nostro Paese e di quanto la qualità e salubrità delle produzioni siano importanti per la salute dei consumatori. Non ci può essere futuro se non si investe in modo chiaro e convincente sui giovani». CALABRIA 2011 • DOSSIER • 47


GIOVANI E LAVORO

Favorire lo sviluppo con la legalità Secondo Natale Polimeni, presidente della sezione di Reggio Calabria dell’Aiga, le istituzioni stanno producendo uno sforzo notevole per rimettere sui giusti binari l’imprenditoria, la collettività, i singoli. «Il messaggio che come associazione portiamo avanti – sostiene – è che delinquere non conviene» Michela Evangelisti

«L

a crescita dell’avvocatura è legata indiscutibilmente alla crescita del tessuto economico e può essere favorita investendo in formazione. Occorre prendere coscienza che i confini territoriali sono oramai ristretti e bisogna - non vi è più tempo - formare l’avvocato europeo». Così Natale Polimeni, presidente della sezione di Reggio Calabria dell’Associazione italiana giovani avvocati, guarda al futuro della professione, prendendo le mosse da un contesto nel quale la vita dei neo avvocati non è di certo facile. Se in Italia il 60% dei professionisti forensi è sotto i 45 anni, ma guadagna solo il 40% del reddito totale, in Calabria la ripartizione di questo reddito è ancora più frammentaria rispetto alle realtà del nord, «visto l’eccessivo numero di avvocati e la ristrettezza - numerica e qualitativa - dell’ambito professionale di riferimento». L’Aiga sostiene i giovani portando avanti significative battaglie, come quella del gratuito patrocinio, «che non sono mai fini a se stesse, ma propongono sempre soluzioni alternative». 48 • DOSSIER • CALABRIA 2011

Ogni anno un esercito di matricole entra nelle facoltà di giurisprudenza a fronte di un tasso di occupabilità bassissimo. Come si prospetta la situazione in Calabria? «Avendo una quasi ventennale esperienza universitaria condivido l’espressione “esercito di matricole”. Il dato, in effetti, è preoccupante, anche perché spesso la scelta della facoltà di giurispru-

denza non è dettata da passione o interesse per la materia ma è un passo “obbligato”: diventa troppe volte un ripiego per chi non riesce a superare i test d’ingresso delle altre facoltà a numero chiuso. Ciò per un verso aumenta esponenzialmente il numero degli iscritti, con evidenti e inevitabili difficoltà di occupazione per i neo laureati, per un altro verso, ed è questa la


Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx Natale Polimeni

A sinistra, Natale Polimeni, presidente della sezione di Reggio Calabria dell’Aiga, Associazione nazionale giovani avvocati

circostanza più triste, peggiora notevolmente il livello qualitativo. Il nuovo modello di laureato in giurisprudenza non è, il più delle volte, veramente determinato all’esercizio della professione». Quali specializzazioni consiglia a chi non vuole rinunciare? «A chi intende iscriversi alla facoltà con interesse e passione per la professione consiglio di specializzarsi nel diritto tributario, societario, giuslavoristico e amministrativo. Settori, questi, per i quali nel nostro territorio manca un’effettiva specializzazione. Sono, infatti, pochi i colleghi che approcciano queste materie con la necessaria competenza». Riforma della professione forense, qual è la sua opinione a riguardo? «Per rispondere occorrerebbe l’intero giornale. Posso dire che, in linea di massima, sono tra coloro i quali credono che riformare significa effettivamente migliorare ciò che già esiste. Ma sono anche convinto che, contestualmente all’adozione di una riforma, occorra creare una commissione o un gruppo di studi che ne monitori

costantemente gli effetti nel breve e lungo periodo. Ciò che è studiato a tavolino si può scontrare con aspetti pratici impensabili a priori e avere effetti devastanti o deleteri in sede di applicazione. Solo una costante verifica può consentire di giungere a riforme effettive». Il comitato interregionale dei giovani imprenditori del Mezzogiorno ha di recente ribadito il legame stretto che lega sviluppo economico della regione e legalità. Quanto è ancora lunga la strada per arrivare all’affermazione di una vera cultura della legalità e qual è il contributo della vostra associazione? «Il problema della legalità nel nostro territorio è avvertito in modo notevole. Le istituzioni, in quest’ultimo periodo, serrando le file, hanno prodotto uno sforzo notevole per rimettere sui giusti binari l’imprenditoria, la collettività, i singoli. Il messaggio che come associazione portiamo avanti è che delinquere non conviene. Con i nuovi strumenti di repressione il delinquente non crea

danni solo a se stesso, ma a intere generazioni di suoi discendenti, collaterali e affini». La necessità di contenere la spesa pubblica ha portato il governo a inserire nella manovra una revisione della geografia giudiziaria. Come occorrerebbe muoversi a suo parere e quali ipotesi di riorganizzazione potrebbero aprirsi sul territorio? «Il problema non sta nella geografia giudiziaria, ma nella carenza di uomini e mezzi. Siamo sguarniti di magistrati, cancellieri, funzionari di cancelleria, ausiliari, computer e finanche fogli di carta. Accorpare o creare nuovi presidi non muterà la situazione delle cose se non si risolvono prima problemi quali la carenza di risorse umane e materiali. Ma occorre non solo aumentare le risorse, ma anche stimolare quelle esistenti. Il contratto collettivo nazionale del lavoro del comparto giustizia ha aspetti incomprensibili, non consente una vera riqualificazione del personale esistente, non consente effettivi passaggi di conoscenza, insomma, non dà stimoli alla produttività dei singoli». CALABRIA 2011 • DOSSIER • 49




FONDI COMUNITARI

Fondi europei, la strada è quella giusta «S Sbloccati i primi due tasselli, infrastrutture e istruzione, il Piano per il Sud si prepara ad affrontare la terza delle otto priorità: l’ambiente. Per il ministro Raffaele Fitto è cruciale non perdere tempo Paola Maruzzi

60 • DOSSIER • CALABRIA 2011

iamo a buon punto» aveva detto qualche mese fa il ministro Raffaele Fitto riferendosi al Piano per il Sud. Considerata l’ambizione del progetto, cioè portare a termine alcune priorità (istruzione, infrastrutture, innovazione, legalità, giustizia, efficienza della pubblica amministrazione, Banca del Mezzogiorno e sostegno alle imprese), il rispetto delle tempistiche diventa essenziale. Alle otto regioni meridionali destinatarie degli interventi, il governo continua a chiedere piena collaborazione in modo che ciascuna arrivi preparata al 31 dicembre 2011, quando bisognerà rendicontare il 100% della spesa per il 2011 e impegnare l’80% delle risorse per il 2012. «Un obiettivo non semplice considerando le scarse performance degli ultimi anni – avverte Fitto – ma lavoreremo affinché vada tutto bene», anche perché c’è il rischio di andare incontro a sanzioni «proporzionate alla distanza dagli obiettivi prefissati». Intervenendo sulla possibilità che per Calabria, Campania e Sardegna vengano sospesi parte dei pagamenti dei fondi Fers e Fse a causa della loro cattiva gestione, il ministro ribatte portando l’attenzione «sull’accelerazione, stabilita di concerto con il commissario Hahn, degli ultimi nove mesi».

Intanto, stringendo sull’iter del piano, da agosto e settembre sono stati compiuti due passi importanti: con la delibera sulle infrastrutture, il Cipe ha sbloccato 7,4 miliardi di euro e, successivamente, è stato dato il via libera a un ulteriore finanziamento che prevede interventi strategici per gli atenei e la ricerca. In particolare i fondi verranno impiegati per rafforzare l’edilizia universitaria, ma anche per creare poli di eccellenza. Dopo le infrastrutture, con lo stanziamento di oltre un miliardo è il turno dell’istruzione. Quale sarà il prossimo passo del piano per il Sud? «I 7,4 miliardi sbloccati con la delibera Cipe del 3 agosto per le infrastrutture regionali e interregionali e il miliardo assegnato dalla delibera del 30 settembre alle università, rappresentano i primi due importanti tasselli del Piano nazionale per il Sud. I finanziamenti sono finalizzati a interventi specifici per le università e i centri di ricerca, dall’edilizia al miglioramento dei servizi per gli studenti e alla promozione di poli d’eccellenza, nel rispetto degli obiettivi e delle modalità di attuazione che il governo si è prefissato. Il prossimo capitolo sarà quello sull’ambiente, con interventi per la tutela e la riqualificazione». Cosa sarà necessario affinché i fondi già stanziati vengano realmente impiegati?


XxxxxxxRaffaele Xxxxxxxxxxx Fitto

È stato dato il via libera a un finanziamento che prevede interventi strategici per gli atenei

«Che ci sia un monitoraggio in corso d’opera, ma anche che le parti in causa s’impegnino a realizzare gli interventi nei tempi stabiliti. È per questo che abbiamo previsto la stipula dei Contratti istituzionali di sviluppo, strumenti negoziali per definire diritti e doveri dei contraenti prevedendo, in caso di inadempienza, l’attivazione del potere sostitutivo». A Campania, Calabria e Sardegna sono stati sospesi i pagamenti dei fondi Fers e Fse, ma lei ha ribattuto che le tesi di Bruxelles si riferiscono al 2010 e che non si è tenuto conto dei progressi. Questo chiarisce ogni preoccupazione? «La politica di coesione s’inserisce inevitabilmente nel quadro europeo. È in sede europea che si decidono i bilanci delle programmazioni future, mentre per quelle in corso c’è un monitoraggio costante sull’utilizzo dei

fondi per lo sviluppo affinché vengano impiegati nei tempi stabiliti per lo scopo per cui sono stati erogati. Il commissario Hahn ha parlato della sospensione dei pagamenti del Fondo sociale europeo per quelle regioni inadempienti, rispondendo a un’interrogazione di un gruppo di eurodeputati europei: il bilancio era riferito al 2010, quindi non teneva conto dell’avanzamento procedurale e finanziario che c’è stato negli ultimi nove mesi. Dall’approvazione del Piano nazionale per il Sud, di concerto con le amministrazioni regionali del Mezzogiorno e con il commissario Hahn, abbiamo voluto imprimere un’accelerazione all’utilizzo, non sempre soddisfacente, dei fondi comunitari, stabilendo anche una tabella di marcia precisa affinché le Regioni non arrivino alla scadenza di dicembre impreparate. È innegabile che non è semplice centrare l’obiet-

tivo di spesa al 100% considerando le scarse performance degli ultimi anni riscontrate da alcune delle nostre Regioni meridionali, ma la strada intrapresa è quella giusta». Si è detto che per queste Regioni c’è la possibilità che la macchina dei fondi venga commissariata e affidata al ministero presieduto da lei. Che ne pensa? «Nessun commissariamento è possibile né tanto meno desiderabile. L’interesse al buon utilizzo delle risorse comunitarie è di rango nazionale non solo meramente locale, pertanto affianchiamo le Regioni per costituire le migliori condizioni di contesto che rendano possibile raggiungere questi risultati. C’è piena consapevolezza delle difficoltà e dei ritardi e forte è l’impegno profuso per colmarli attraverso forme corrette di cooperazione istituzionale».

In apertura, Raffaele Fitto, ministro per i Rapporti con le Regioni

CALABRIA 2011 • DOSSIER • 61


FONDI COMUNITARI

Fare chiarezza per liberare le risorse europee Per Claudio Parente, presidente della VI commissioni Affari Ue, entro la fine del 2011 la Calabria deve «conseguire spese per circa 532 milioni e circa 700 milioni di impegni per evitare la riprogrammazioni forzate delle risorse» Paola Maruzzi

Claudio Parente, presidente della VI commissioni Affari Ue

62 • DOSSIER • CALABRIA 2011

l sistema di gestione e di controllo regionale dei Fondi Fers e Fse non è stato ritenuto affidabile dalla Commissione europea. Ora, per salvare il pagamento di 36 milioni, bisognerà fare chiarezza entro il 31 ottobre. «I rilievi mossi da Bruxelles – spiega Claudio Parente, presidente della VI commissioni Affari Ue – riguardano le verifiche che la Calabria avrebbe dovuto effettuare sul rispetto dei criteri di selezione dei cosiddetti progetti di prima fase, cioè quelli selezionati prima dell’adozione da parte del Comitato di sorveglianza dei criteri di selezione per le operazioni del programma operativo, che riguardano in particolare l’efficacia, l’efficienza e la qualità intrinseca del progetto». In occasione della seduta della Commissione del 18 luglio scorso, sono state già intraprese tutte le attività necessarie per dare risposta certe e, aggiunge Parente, «nei prossimi mesi intendiamo approfondire, con l’audizione dell’Autorità di audit, la problematica del sistema dei controlli». Cosa fare per scongiurare

I

il disimpegno automatico delle risorse in caso di mancato raggiungimento di spesa? «Sulle prossime scadenze di rendicontazione occorre fare chiarezza. Il problema dell’accelerazione della spesa per i programmi operativi che attivano i fondi strutturali è stato oggetto di attenzione da parte del Cipe che, con la delibera n. 1/2011 del marzo scorso, ha indicato alcune possibili misure da adottare. La giunta regionale, con la collaborazione della commissione da me presieduta, ha adottato tutte le possibili misure nel corso di questi ultimi mesi che consentiranno di accelerare in modo di significativo la spesa dei programmi. Abbiamo così licenziato la rimodulazione del piano finanziario sulle reti e i collegamenti per la mobilità, concentrando le risorse su quei progetti immediatamente cantierabili». A quali progetti si riferisce in particolare? «All’aerostazione di Lamezia Terme, alle metropolitane leggere di Catanzaro Germaneto e Cosenza Rende e al completamento della Gallico Gamba-


Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx Claudio Parente

rie: in virtù della loro dimensione finanziaria e del loro avanzamento procedurale, queste opere possono contribuire in modo determinante al raggiungimento dei target di spesa. Abbiamo poi licenziato tempestivamente sei direttive di attuazione che attuano importanti regimi di aiuto in materia di attività produttive e di politiche sociali e sanitarie, tra cui il finanziamento di nidi di infanzia e il sostegno alla creazione di infrastrutture socio-sanitarie. Credo che questa Regione potrà raggiungere tutti gli obiettivi di impegno e di spesa che sono stabiliti nel cronoprogramma dei fondi strutturali e negli obiettivi fissati di concerto con il governo centrale nella delibera del Cipe, voluti non per introdurre nuove sanzioni». Nessuna preoccupazione sull’avanzamento del piano operativo? «Su questo aspetto l’Autorità di gestione ha dato ampia informativa sia alla VI commissione che al comitato di sorveglianza sui bandi e progetti che, da qui al prossimo 31 dicembre, consentiranno il raggiun-

gimento dei target di spesa. Da parte nostra vi sarà tutta l’attenzione possibile a che le procedure amministrative vengano attuate con fluidità e nei tempi dovuti». Qual è il compito della commissione affinché la questione legata alla gestione dei fondi non diventi uno sterile argomento di scontro tra maggioranza opposizione? «La Commissione politiche comunitarie, istituita già nella settima legislatura, ha costituito da sempre un ambiente istituzionale ideale per un confronto costruttivo tra maggioranza e minoranza. L’attività dei fondi strutturali consta di due momenti: il primo, quello della programmazione, è fortemente politico, il secondo,

quello dell’attuazione, è strettamente gestionale e affidato alle capacità amministrative dei dipartimenti regionali e delle autorità di gestione. Oggi stiamo attuando un programma, con non poche difficoltà, tuttavia il confronto deve avvenire sui dati e non su sensazioni o frettolose interpretazioni di documenti e note con fini di strumentalizzazione politica. Sappiamo che per evitare il disimpegno automatico dobbiamo conseguire spese al 31 dicembre prossimo per circa 532 milioni di euro e circa 700 di impegni per evitare riprogrammazioni forzate delle risorse. Su questi obiettivi concentreremo la nostra attenzione nei prossimi mesi di lavoro».

L’aeroporto internazionale di Lamezia Terme

CALABRIA 2011 • DOSSIER • 63


FONDI COMUNITARI

La Calabria accelera sul programma operativo Giacomo Mancini, assessore al Bilancio, risponde ai rilievi mossi da Bruxelles sulle difficoltà di gestire i fondi Ue, mostrando l’altro lato della medaglia: «In meno di sedici mesi abbiamo pubblicato avvisi per il valore di 885 milioni di euro, creando le condizioni per spendere al meglio le risorse» Paola Maruzzi

trascorso più di mese da quando il commissario europeo alla Politica regionale, Johannes Hahn, ha dato notizia della possibile sospensione dei pagamenti dei fondi strutturali (Fesr e Fes) che riguarderebbe 36 milioni per Calabria, 72 per la Campania e 12 per la Sardegna. Dal momento che a dover

È

controllare la corretta spesa di questi fondi sono le autorità locali, le rispettive Regioni si sono subito mosse per fare chiarezza, ma nonostante ciò è ancora presto per sapere se il congelamento delle risorse sarà confermato o meno. Per quel che riguarda la Calabria, Bruxelles ha fatto sapere che “al primo settembre del 2011 nes-

Giacomo Mancini, assessore regionale al Bilancio e alla programmazione comunitaria

64 • DOSSIER • CALABRIA 2011

suno degli otto grandi progetti previsti dal programma è stato notificato alla Commissione europea”. Di risposta l’assessore al Bilancio, Giacomo Mancini, ha puntato l’accento sul fatto che le verifiche sono state fatte sulla base di dati aggiornati al 31 dicembre 2010 e, dunque, «non hanno colto l’avanzamento procedurale e finanziario degli ultimi otto mesi». Ma per capire come si è arrivati a un tale “intoppo” burocratico, bisogna fare un passo indietro. Può spiegare cos’è accaduto? «L’audit sul Por Calabria 2007/2013 è stato effettuato in due missioni, la prima a ottobre, la secondo a novembre del 2010. L’attività disposta dalla Direzione generale politica regionale della Commissione europea si è concentrata su due distinte procedure: le verifiche sui criteri di selezione delle operazioni inserite nella


Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx Giacomo Mancini

Per spendere le risorse comunitarie è indispensabile che la Regione attivi bandi, avvisi e tutte quelle procedure che consentono di mettere in movimento i fondi

domanda di pagamento al 31 dicembre 2009 e quelle sul sistema di gestione e controllo». Tradotto in altri termini cosa significa? «Fuori dal tecnicismo, significa che l’amministrazione guidata dal governatore Scopelliti, oltre a lavorare per recuperare il tempo perso nel passato, deve anche dedicare lavoro ed energie per giustificare le scelte fatte dalla passata gestione che, purtroppo per la Calabria, non sono state positive». Cosa avete intenzione di fare per garantire il buon funzionamento e la trasparenza dell’Autorità di audit? «L’amministrazione ha pubblicato l’avviso di selezione per l’individuazione dei funzionari

dell’Autorità di audit dei Programmi operativi Fesr e Fse 2007/2013 per il secondo triennio di programmazione, posto che i contratti degli attuali auditor non sono rinnovabili. Contestualmente, la gxiunta regionale ha deciso, con proprio atto di indirizzo, di attivare una procedura per l’acquisizione dei servizi di assistenza tecnica a supporto delle attività di competenza dell’Autorità di audit da contrattualizzare nelle more dell’espletamento della selezione dei funzionari e, comunque, indipendentemente dal relativo iter, anche per rafforzarne l’operatività e per garantire che venga fornito il rapporto annuale di controllo e il parere

annuale nel pieno rispetto del regolamento della Commissione europea». In base a cosa si può affermare che il programma operativo della Calabria procede in maniera soddisfacente, come ha dichiarato recentemente il governatore Scopelliti? «Per spendere le risorse comunitarie è indispensabile che la Regione attivi bandi, avvisi e tutte quelle procedure che consentono di mettere in movimento i fondi. Al nostro insediamento, dopo quattro anni dall’avvio del programma operativo, abbiamo trovato pubblicati bandi per il valore di 150-180 milioni di euro. In meno di sedici mesi abbiamo

CALABRIA 2011 • DOSSIER • 65


FONDI COMUNITARI

Le verifiche sui fondi sono state fatte sulla base di dati aggiornati al 31 dicembre 2010, non hanno colto l’avanzamento procedurale degli ultimi otto mesi

pubblicato avvisi per il valore ranno, nel breve periodo, in un riori, l’importo corrispondente

Sopra, una riunione del Comitato di sorveglianza Por Calabria Fers 2007/2013

di 885 milioni di euro. Così facendo abbiamo creato le condizioni per spendere al meglio le risorse». Il 14 settembre si è tenuto a Roma un incontro per verificare l’utilizzo dei fondi ed è emerso un quadro rassicurante. Quali sono le priorità per continuare su questa strada? «Con l’adozione dei piani di settore, delle direttive di attuazione per la concessione degli aiuti alle imprese, l’avvio della progettazione integrata e delle nuove procedure di selezione, come precisato, l’amministrazione regionale ha attivato le precondizioni necessarie per dare concreto avvio alle operazioni cofinanziate dal Por Calabria Fesr 2007/2013». Questo a cosa porterà? «I risultati dell’importante lavoro svolto nel corso dell’ultimo anno e mezzo si tradur-

66 • DOSSIER • CALABRIA 2011

aumento considerevole degli impegni giuridicamente vincolanti una volta aggiudicate le corrispondenti gare di appalto». C’è la possibilità che il patto di stabilità freni la spesa dei fondi? «Innanzitutto va detto che ad agosto, la giunta regionale ha approvato le misure urgenti per favorire il rispetto del patto di stabilità interno 2011 e il relativo piano dei pagamenti 2011, che i dipartimenti regionali dovranno rispettare in presenza di un rischio concreto di mancato rispetto degli obiettivi fissati dalla normativa vigente in materia di finanza pubblica. Sarà senz’altro dato corso, in via prioritaria, alle spese sui capitoli del bilancio regionale includibili in una dichiarazione di spesa certificata dall’Autorità di certificazione: nei casi in cui l’Unione europea riconosca importi infe-

alle spese non riconosciute sarà incluso tra le spese del patto di stabilità interno, relativo all’anno in cui è stato comunicato il mancato riconoscimento. Pertanto, il patto di stabilità non avrà alcuna ripercussione sull’erogazione della spesa che concorrerà utilmente al conseguimento del target di spesa fissato per evitare di incorrere nel disimpegno automatico. In via subordinata, nei limiti del patto di stabilità, saranno autorizzate anche le spese sui capitoli del bilancio regionale non certificabili (trasferimenti ai beneficiari diversi dalla Regione). In tal caso, ai trasferimenti non effettuati entro la fine dell’anno, sarà dato corso non appena possibile nei primi mesi dell’anno successivo in modo da ridurre al minimo gli eventuali ritardi che potrebbero rallentare l’avanzamento della spesa».



QO’NOSCATANZARO FOCUS QOY’

Cittadini e amministrazione per una città pulita e sicura «È necessario il contributo di tutti i catanzaresi, che devono preservare i luoghi in cui vivono e vigilare contro il degrado, facendo da sentinella e stimolo per le amministrazioni». La politica ambientale del primo cittadino Michele Traversa Renata Gualtieri

68 • DOSSIER • CALABRIA 2011

n campagna elettorale dichiarava: «Da sindaco potrò lavorare direttamente ai tanti progetti che ho in mente, dal recupero del grande patrimonio immobiliare della città, alla soluzione definitiva del problema della sanità e dei parcheggi, dal rilancio del centro storico a una più attenta politica ambientale, all’edilizia scolastica». A pochi mesi dalla sua elezione Michele Traversa non ha tradito le aspettative, a partire dalle mi-

I

sure strategiche contro il degrado urbano. È entrata in funzione la “pattuglia del decoro”. Come verrà effettuato il monitoraggio costante di quanto accade sul territorio e come si interverrà su chi commette azioni contro la città? «Ho pensato di istituire la pattuglia del decoro per monitorare il territorio e individuare eventuali omissioni o anomalie nel servizio di raccolta rifiuti ed eventuali comportamenti scor-


Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx Michele Traversa

retti da parte dei cittadini. Una squadra di motociclisti della Polizia municipale pattuglierà la città e, con l’ausilio di una fotocamera, fornirà documentate relazioni agli uffici competenti. Il fine è quello di intervenire tempestivamente per ovviare ai disservizi, ma anche quello di perseguire con pesanti sanzioni chi compromette, con comportamenti scorretti o azioni illecite, il decoro e la pulizia della città di Catanzaro, vanificando il grande sforzo messo in campo dall’amministrazione. L’attività dei vigili urbani faciliterà anche l’operato della task force di “pronto intervento” per il decoro urbano, che entrerà in funzione nelle prossime settimane, con il compito di risolvere in poche ore tutte le eventuali situazioni di degrado». Emergenza rifiuti. Ha dichiarato che Ambiente &

Servizi è «una società decotta e sul punto del fallimento, con la raccolta differenziata crollata all’8%, la più bassa percentuale d’Italia». Come si concentrerà per risolvere radicalmente i problemi ambientali, dando una struttura solida e stabile al ciclo dei rifiuti al di là delle emergenze? «La società che si occupa di effettuare la raccolta differenziata è sull’orlo del fallimento, per la quantità di debiti accumulata con fornitori e dipendenti e con l’impianto tecnologico di trattamento rifiuti. Ciò si traduce nella sospensione di servizi indispensabili per i cittadini, come la raccolta “porta a porta” della carta presso scuole ed enti pubblici, il ritiro a domicilio degli ingombranti, lo smaltimento delle pile esauste, dei farmaci scaduti, delle apparecchiature elettroniche ed elettriche. Per consentire alla società Ambiente & Servizi di lavorare in maniera efficiente e produttiva, per migliorare la situazione finanziaria e salvaguardare i posti di lavoro, abbiamo deciso di investire una cifra di circa 4 milioni di euro per l’ampliamento dell’isola ecologica e il potenziamento dell’impianto di trattamento dei rifiuti differenziati, che una volta trasformati saranno conferiti alle ditte specializzate». La riuscita della differenziata dipende non solo dall’efficienza del servizio, ma anche dalla collaborazione dei cittadini. Come procederà l’opera di persuasione attraverso campagne di informazione e di sensibilizzazione?

«Sono certo che le immagini drammatiche dei rifiuti per strada hanno contribuito a diffondere una nuova sensibilità nei cittadini, che rispetto a questo problema hanno oggi un approccio più responsabile e consapevole. La raccolta differenziata è indispensabile per l’efficiente funzionamento del sistema rifiuti, oltre a offrire vantaggi chiaramente percepibili dal cittadino, sotto il profilo economico e quello della qualità ambientale. Oggi abbiamo la necessità di recuperare la fiducia dei cittadini verso un servizio che a Catanzaro è stato praticamente annullato. Pensiamo, quindi, a capillari campagne di informazione e di sensibilizzazione, con il coinvolgimento delle scuole e della grande distribuzione». In occasione della commemorazione delle vittime de “le Giare” è stato sottolineato come si sia ancora lontani dall’obiettivo di mettere in si- Michele Traversa, sindaco di Catanzaro curezza un territorio difficile come quello calabrese. Quali le azioni concrete da avviare per evitare che simili disastri possano verificarsi e per la messa in sicurezza dei territori e delle popolazioni locali? «Anche in questo caso, bisogna impegnarsi per costruire una maggiore sensibilità rispetto ai temi della difesa dell’ambiente e del territorio. Le istituzioni, i singoli cittadini, devono rapportarsi con la natura in maniera rispettosa, e non violentarla per soddisfare interessi personali. Rispetto alla prevenzione del rischio idro- CALABRIA 2011 • DOSSIER • 69


FOCUS CATANZARO

La ristrutturazione di un immobile confiscato alla criminalità organizzata è tra i progetti in cantiere nell’ambito del Pon sicurezza

geologico c’è una maggiore at- sere uno strumento capace di tiere molto difficile della città. tenzione delle istituzioni rispetto al passato, seppure nella limitatezza di risorse da destinare agli interventi per la manutenzione del territorio». È stato presentato recentemente il progetto “Reti e sistemi di monitoraggio ambientale e territoriale”. In cosa è innovativo questo sistema informativo e come verranno gestiti i dati ambientali raccolti? «Il progetto, realizzato dall’agenzia regionale Arpacal, è diretto a realizzare un sistema informativo che raccolga e consenta di gestire i dati ambientali e territoriali, mettendoli a disposizione sul web. Per noi amministratori può es-

70 • DOSSIER • CALABRIA 2011

fornire informazioni utili a pianificare gli interventi sul territorio, ma la banca dati potrà servire anche per contrastare i tanti fenomeni di illeciti ambientali». Si è tenuta recentemente una riunione per l’avvio dei progetti Pon sicurezza di cui il Comune è beneficiario. Quali gli spunti più importanti emersi? «Nell’ambito del Pon sicurezza, abbiamo in cantiere due importanti progetti che sono già in fase avanzata: il primo riguarda la ristrutturazione di un immobile confiscato alla criminalità organizzata, l’altro riguarda la ristrutturazione di un centro sociale in un quar-

L’obiettivo è quello di realizzare le nostre politiche della sicurezza all’interno di una più complessiva prospettiva di integrazione sociale, di garanzia dei diritti e dei servizi, e di miglioramento della qualità della vita dei cittadini, soprattutto di quelli che vivono nelle periferie residenziali. Puntiamo alla riqualificazione dei quartieri, integrando gli interventi di tipo strutturale con quelli di tipo sociale e culturale, per fornire ai giovani modelli di civile convivenza, di rispetto dell’altro, di legalità, che rappresentano anticorpi indispensabili rispetto al dilagare di fenomeni di criminalità e di disagio».



FOCUS CATANZARO

Il risveglio culturale contro l’omertà Davanti a fasce della popolazione ancora indolenti, è la cultura a diventare strumento di elevazione, dalla scuola alla famiglia. Antonio Reppucci, prefetto di Catanzaro, indica da dove occorre partire se «non vogliamo continuare a parlare in futuro degli stessi fenomeni delinquenziali di oggi» Renata Gualtieri

commessa sui giovani, rilancio della sicurezza e maggiore collaborazione da parte dei cittadini. Questi i temi affrontati al momento del suo insediamento in città, avvenuto il 30 dicembre scorso. Trascorsi i primi nove mesi il prefetto di Catanzaro Antonio Reppucci, tracciando un bilancio del suo operato, parla del grande impegno profuso a favore della città, non sempre seguito da risultati eccellenti, davanti ai quali però non si deve desistere. L’obiettivo resta l’affermazione di una cultura della legalità, una sorta di «religione civile» che porti a capire che la lotta all’illegalità e alla criminalità è un problema che riguarda la società civile in tutte le sue espressioni e non solo le forze dell’ordine. «Va affermata la cultura del rispetto delle regole e non quella dell’omertà, perché la paura è un diritto ma il coraggio è un dovere». Quale i primi passi da fare lungo il percorso tracciato? «Bisogna innanzitutto recuperare i gap che il Sud ha rispetto al Nord del Paese. Le potenzialità rimangono tante perché la Calabria ha una cultura e una storia non inferiore alle altre città italiane; occorre però valorizzare le numerose eccellenze del territorio, come gli 800 km di costa e un settore turistico da corroborare. Come ogni cosa anche la ‘ndrangheta ha un inizio e una fine, ma bisogna crederci. Partecipo a tanti conve-

S Antonio Reppucci, prefetto di Catanzaro

72 • DOSSIER • CALABRIA 2011

gni nelle scuole e nei comuni e vedo dei germogli positivi, come l’associazionismo diffuso, ora però ci vuole una sorta di tsunami culturale perché legalità, solidarietà e coesione sociale rappresentino le stelle polari dei cittadini». Ha più volte dichiarato che è necessario operare soprattutto nella scuola per affermare la cultura della legalità. Le istituzioni come possono indirizzare i giovani al rispetto delle regole? «Bisogna scoraggiare i giovani a emulare modelli poco edificanti, come quelli dettati dallo spettacolo, facendo passare il messaggio che solo l’impegno e la fatica a lungo pagano, senza sperare in scorciatoie. Il primo impegno viene dalla scuola e dalla famiglia. La cultura diventa strumento di elevazione, anche grazie ai social network che vanno però utilizzati nel modo opportuno». All’incontro “Donne di mafia” ha parlato di un risveglio culturale per sradicare le venature omertose in tutti gli strati sociali. «È stata un’iniziativa molto interessante, promossa da un magistrato in pensione, Romano De Grazia, e in questa occasione ho fatto riferimento a quello che diceva Calvino “l’inferno è sulla terra e noi dobbiamo saper distinguerlo per combatterlo” e ho citato Corrado Alvaro, uomo di questa terra che sapeva leggerne le criticità e invitava a lottare per il miglioramento». In tema di sicurezza e ordine pubblico quali sono le aree della provincia che a oggi la preoccupano di più?


Antonio Reppucci

«In questo territorio ci sono una trentina di clan tra i territori di Soverato, Lamezia e Catanzaro, con circa 600 adepti, ma poi bisogna contare molte altre centinaia di collaterali. Le forze dell’ordine e la magistratura fanno sentire il fiato sul collo a queste persone “feroci” che, anche all’inizio di quest’anno, si sono macchiati a Lamezia di delitti efferati». L’emergenza rifiuti a Catanzaro è rientrata grazie alle nuove ordinanze per il conferimento dei rifiuti dei paesi del

Basso Ionio soveratese. In che direzione ci si muoverà per il futuro? «Il commissario Melandri ha promosso un incontro, che si è tenuto in prefettura, alla presenza di tutti i sindaci, nel quale ha spiegato quali sono le direttrici della sua azione per uscire dall’emergenza e per rendere le varie province autonome sul proprio territorio di competenza. Catanzaro ha meno problemi rispetto al Cosentino e al Vibonese. Il commissario ha gettato le basi, poi occorrerà il supporto della politica per realizzare quello che adesso è solo un progetto ma ha già piedi e gambe solide. Occorre, inoltre, incentivare la raccolta differenziata per ridurre la dimensione dei rifiuti». CALABRIA 2011 • DOSSIER • 73




ECONOMIA ITTICA

Pesca, risorsa da salvare e rilanciare Le speranze per la filiera ittica calabrese passano dalla valorizzazione del ruolo della pesca, in particolar modo quella artigianale, all’interno dello sviluppo locale, Applicando una logica intersettoriale. Il punto di Salvatore Martilotti Francesca Druidi

profonda la crisi che sta attraversando da anni il settore pesca in Italia. E la Calabria purtroppo non si sottrae al panorama nazionale, registrando secondo i dati di Lega Pesca regionale, tra il 2003 e il 2008, un decremento delle imbarcazioni (110), un calo degli occupati (-770 unità), delle catture (2540 tonnellate) e del valore della produzione (-14 milioni di euro). «La crisi della filiera ittica calabrese, testimoniata dalla riduzione consistente di naviglio, occupati, produzione e fatturato delle imprese, parte da lontano ed è certamente collegata alla debolezza strutturale del comparto», spiega Salvatore Martilotti, responsabile di Lega

È

Salvatore Martilotti, responsabile regionale di Lega Pesca

76 • DOSSIER • CALABRIA 2011

Pesca Calabria, analizzando le ragioni che stanno mettendo a rischio un settore che dà lavoro a 5.000 persone nell'intera filiera ittica, con circa 3.000 occupati direttamente nell'attività di pesca. Circa il 6% del naviglio nazionale è operativo in Calabria, generando nel 2010 un ricavo di 56.460.000 euro, di cui 28 dalla piccola pesca e 22,5 dallo strascico. Quali fattori hanno inciso maggiormente sull'attuale stato in cui versa il settore in regione? «Si tratta di una crisi che parte dal lontano, ma hanno contribuito ad aggravarla anche la mancanza di politiche di sostegno regionali, insieme certamente alle normative comunitarie, che tradiscono

una scarsa attenzione alle specificità della pesca mediterranea. Il divieto Ue della pesca del bianchetto colpisce l'80% delle circa 700 imbarcazioni di pesca artigianale, per un totale di oltre 1.000 addetti e ricavi stimati, in tutto il Mezzogiorno, di 17 milioni di euro. Così si mettono a serio rischio i “presidi storici della piccola pesca costiera calabrese” e i centri di trasformazione del cosiddetto “caviale calabrese”, delizia gastronomica non solo regionale». A incidere sono anche i costi di produzione? «Sì, le imprese fronteggiano l'insostenibile aumento dei costi operativi, che rappresentano poco più del 40% del Plv. È un vero e proprio


Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx Salvatore Martilotti

3mila ADDETTI Lavoratori della filiera ittica direttamente occupati nell’attività di pesca

“allarme rosso” per le imprese e i circa 3.000 pescatori imbarcati. La crisi in atto in Calabria riporta sotto gli occhi di tutti un problema antico: il mare e la pesca, anziché una risorsa, paradossalmente, finiscono con il rappresentare un limite. È una contraddizione profonda di questa regione». Ha individuato una serie di correttivi di tipo normativo e finanziario necessari a risollevare il comparto, rivolgendosi in particolare alla Regione. È ottimista circa la risposta delle istituzioni? In generale, come si sta muovendo Lega Pesca? «Il varo della legge regionale del 2004, che Lega Pesca ha contribuito a elaborare, ha creato grandi aspettative. La

Regione deve accelerarne l'attuazione con un adeguato sostegno del bilancio regionale. Occorre individuare priorità e strumenti nel Programma triennale regionale della pesca e dell'acquacoltura, unico e vero strumento di programmazione del settore e semplificare, con i bandi a scadenza aperta, l'attivazione delle misure Fep, con particolare attenzione ai piani di sviluppo locale, al decollo dei Gruppi di azione costiera (Gac) e al rilancio della portualità peschereccia, che oggi è tra i principali ostacoli all'adeguamento della filiera ittica regionale alle nuove norme Ue in materia igienico-sanitaria». Come agire? «La cooperazione è pronta a

dare il suo contributo, che può essere valorizzato con il CATTURE rinnovo degli accordi di programma per non depotenNumero di catture effettuate nel 2010 ziare la rete dei servizi e deldi cui 5.606t della l'assistenza agli operatori e piccola pesca e 4.739 t dello alle imprese del settore. Non strascico dimentichiamo, infine, che le royalties Eni già destinate alla pesca potrebbero essere stabilmente convogliate su un fondo regionale per la filiera ittica, al posto di interventi a pioggia o una tantum sulle singole imprese». Oltre a misure di tipo emergenziale, ha evidenziato l'esigenza di una programmazione della pesca calabrese di lungo periodo. Su quali basi e con quali prospettive per il futuro del comparto? «Con il bando dei Gruppi di azione costiera, si stanno get-

11.724

CALABRIA 2011 • DOSSIER • 77


QO’NOS QOY’ ECONOMIA ITTICA

Occorre individuare priorità e strumenti nel programma triennale regionale della pesca e dell’acquacoltura

tando le basi per valorizzare il segmento della piccola pesca ruolo della pesca nello sviluppo locale, che per la prima volta, può venire per la Calabria dal mare, risorsa con un grande potenziale ancora inesplorato. È una grande sfida, peccato che le risorse, pari a circa 4 milioni di euro, siano esigue. La logica è intersettoriale, per stabilire nuovi rapporti con i settori dell'ambiente, del turismo e della gastronomia legata al mare, valorizzando i mille volti che può assumere la diversificazione dell'attività di pesca (servizi ambientali, pescaturismo, ittiturismo, ristorazione). Sarà il 78 • DOSSIER • CALABRIA 2011

artigianale a essere protagonista di questa sfida, con progetti inediti che vanno dai mercatini ittici al consumo, dal marchio del pesce trasparente della Calabria alla promozione enogastronomica delle produzioni, fino alla valorizzazione dei borghi marinari, in una visione che rilancerà pescaturismo e ittiturismo non più in forma individuale, ma collettiva, con il previsto decollo di una piattaforma come stazione marittima del pescaturismo». È stato presentato ufficialmente a luglio il centro di assistenza pesca in Calabria. In

che modo la nuova struttura è concretamente di sostegno a cooperative, pescatori, imprese di pesca? «Il nuovo centro coordinerà la rete di sportelli di assistenza già presenti nelle quattro macro-aree sui due litorali calabresi, con l'obiettivo di sostenere progettualità nuove anche attraverso il diretto coinvolgimento degli enti e delle realtà locali, in particolare i Comuni costieri. Si punta sulla promozione della cooperazione, sull'imprenditorialità giovanile e femminile, sulla formazione e la qualificazione della professione. Ma anche sulla sensibilizzazione alle opportunità imprenditoriali offerte dalla filiera corta e dalle organizzazioni di produttori, e sulla necessità di assistenza all'intero settore, in raccordo con le altre due associazioni dell'Alleanza cooperativa italiana e il sindacato. Formazione, servizi e assistenza, sulla imprescindibile base di quella cultura del rispetto delle regole e della legalità sulla quale riteniamo vada costruito il futuro della pesca nella nostra regione».



CONSORZI DI BONIFICA

Non si aspetti l’emergenza, si rispetti il territorio Un piano degli invasi, capace di abbinare le funzioni di riserva idrica e di difesa idrogeologica dei centri abitati italiani. È la proposta sostenuta con forza da Massimo Gargano, presidente dell’Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni Francesca Druidi

consorzi di bonifica italiani identificano un esempio da seguire a livello europeo, e non solo. A sottolinearlo è Massimo Gargano, presidente dell’Associazione nazionale bonifiche e irrigazioni (Anbi), componente della European Union Water Management Association. «È indubbio che il sistema nostrano dei consorzi di bonifica rappresenti un modello a livello internazionale, sia dal punto di vista istituzionale che operativo: basti pensare che, nella sola Cina, è annunciata la presenza di un migliaio di enti consortili creati a somiglianza di quelli italiani e spagnoli. In più occasioni, “maestri” quali gli olandesi nell’idraulica o i britannici nella gestione idrica, sono venuti a studiare esperienze consortili d’avanguardia presenti nel nostro Paese». Anche i paesi dell’area mediterranea, ricorda Gargano, guardano con interesse ai consorzi e presto una missione vietnamita sarà ospite in Italia. Molte restano le sfide

I

80 • DOSSIER • CALABRIA 2011

che attendono questi enti, su molti fronti: dalla ricerca della sostenibilità economica alla tutela ambientale, dal nuovo orizzonte della produzione energetica al determinante ruolo di sostegno al settore agroalimentare. Quali sono i punti di forza che caratterizzano il sistema italiano? Quali, invece, gli ostacoli da superare? «Il sistema italiano è un positivo esempio di federalismo applicato; quale migliore declinazione della sussidiarietà che quella di un ente, come il consorzio di bonifica, dove gli organi amministrativi sono democratica espressione dei diretti interessati all’attività dell’ente, la cui gestione viene garantita attraverso il pagamento di un contributo da parte di tutti i consorziati? Data per scontata la cronica carenza di finanziamenti pubblici - se l’ordinaria gestione è assicurata dal contributo di bonifica, gli interventi straordinari e la realizzazione di nuove opere sono perlopiù frutto di


Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx Massimo Gargano

L’ostacolo maggiore è la mancanza di una cultura dell’acqua e del territorio

investimenti da parte di Stato, Regioni, autorità locali - l’ostacolo maggiore è la mancanza di una “cultura dell’acqua e del territorio”, da cui discendono gran parte delle sciagure di natura idrogeologica registrate nel nostro Paese. A ciò va aggiunta la non conoscenza e, quindi, il non riconoscimento del ruolo determinante svolto da un ente di autogoverno, quale appunto il consorzio di bonifica». Ha indicato il piano degli invasi come una risposta efficace per contribuire a mitigare gli effetti estremi dei cambiamenti climatici in Italia. Perché la richiesta di Anbi è rimasta ancora inascoltata, anche ad esempio sul fronte della riduzione del rischio idrogeologico? Quali azioni sarebbero necessarie per ridurre le criticità esistenti?

«C’è un generale problema di “incultura dell’acqua e del territorio”, che si riverbera in una carenza di programmazione, continuando a privilegiare la cultura dell’emergenza a quella della prevenzione. Esiste complessivamente una sottostimata considerazione del fattore idrico in entrambi i suoi eccessi (alluvione o siccità), non inquadrandolo come elemento fortemente economico. Eppure gli episodi più recenti confermano pesanti conseguenze, ad esempio, sui flussi turistici. È lo stesso governo ad aver indicato in 44 miliardi di euro, i fondi necessari per mettere in sicurezza idrogeologica l’Italia. Noi diciamo che è quanto mai urgente un piano nazionale degli invasi, cioè di bacini a difesa dei centri abitati, capaci di trattenere le acque di piena, evitando

le alluvioni, per utilizzarle poi nei momenti di carenza idrica; senza contare le valenze ambientali, considerando che tali aree diventerebbero importanti zone umide. Semplice no? Forse è per questo che la nostra richiesta rimane inascoltata: più utile, per qualcuno, la logica dei lavori in regime di emergenza». Una delle prospettive future per i consorzi di bonifica italiani consiste nella produ- A sinistra, zione delle energie rinnova- Massimo Gargano, bili. Quali orizzonti di presidente dell’Associazione sviluppo vede? nazionale bonifiche «Nel campo energetico, i con- e irrigazioni sorzi di bonifica possono dare un apporto importante, rispondendo contestualmente a due esigenze: contribuire al raggiungimento degli impegni assunti dall’Italia, in campo internazionale, nella produzione di energie da fonte rinnovabile e CALABRIA 2011 • DOSSIER • 81


QO’NOS QOY’ CONSORZI DI BONIFICA

Nel campo energetico, i consorzi di bonifica possono dare un apporto importante

ridurre i costi produttivi del- idroelettrico in Italia sono pari territorio difficile, vittima di

Sopra, un impianto fotovoltaico realizzato nel consorzio di bonifica della Romagna occidentale

l’agricoltura. Innanzitutto, i consorzi mettono a disposizione, del fotovoltaico, le grandi superfici dei propri impianti idraulici; ciò, ovviamente, senza togliere alcun ettaro ad aree agricole produttive. Inoltre, la rete idraulica consortile è lunga circa 180.000 chilometri e, con l’applicazione di apposite turbine, può diventare un interessante serbatoio per l’energia idroelettrica. Recentemente, in Piemonte, un consorzio di bonifica ha attivato con successo una centralina capace di produrre energia elettrica con un salto d’acqua pari a solo un metro e mezzo. Al congresso internazionale Anbi, tenutosi lo scorso luglio, è stato annunciato che le potenzialità del mini-

82 • DOSSIER • CALABRIA 2011

ad almeno 1.000 megawatt, di cui il 30% prodotto in zone di pianura. Ecco, i consorzi di bonifica vogliono inserirsi in queste “nicchie di futuro”». Come valuta la situazione in Calabria, regione ad altissimo rischio idrogeologico, dove alcune realtà hanno mostrato qualche incertezza nell’espletare la loro importante funzione di servizio e di tutela? «I consorzi di bonifica della Calabria sono stati i primi a essere oggetto di una riforma per migliorarne l’efficienza, divenuta punto di riferimento per analoghe iniziative nel Paese. Ciò però senza dimenticare il fondamentale ruolo che hanno avuto e che hanno nello sviluppo dell’agricoltura e di un

un’urbanizzazione non di rado “selvaggia”. C’è bisogno di uno stretto rapporto con le amministrazioni locali in nome di quel federalismo cooperativo che deve tendere all’interesse generale. La politica deve indicare gli obiettivi e mettere a disposizione le risorse adeguate; i consorzi di bonifica devono operare fornendo supporti cognitivi, frutto dell’esperienza quotidiana. L’importante è che i ruoli siano distinti: laddove la politica s’ingerisce nell’attività dei consorzi, i risultati non sono positivi. In Calabria, è stato avviato un percorso virtuoso non privo di ostacoli, ma la strada va percorsa con determinazione. A noi non manca».



CONSORZI DI BONIFICA

Foto Urbi Calabria

Lotta agli sprechi e gioco di squadra Autogoverno, efficienza gestionale e disponibilità di servizi volti allo sviluppo agricolo. Sono gli imperativi funzionali che si sono prefissati i consorzi di bonifica calabresi. Lo spiega il presidente di Coldiretti Calabria Pietro Molinaro Francesca Druidi

ttraverso un articolato percorso di concertazione virtuosa, i consorzi di bonifica della Calabria, anticipando le disposizioni nazionali dell’articolo 27 della legge n. 31/2008, hanno in questi anni avviato un processo di autoriforma, reso operativo dalla delibera della giunta regionale n. 526 del 2008, riducendo il loro numero complessivo da 17 a 11. Un iter

A

84 • DOSSIER • CALABRIA 2011

di ottimizzazione che mirava non solo a produrre benefici sul versante economico, ma che intendeva razionalizzare l’operatività dei consorzi attraverso un intervento di riperimetrazione dei comprensori di bonifica. «L’autogoverno di questi enti – commenta Pietro Molinaro, presidente di Coldiretti Calabria – ha contribuito a dare una spinta in termini di partecipazione degli associati all’elezione

dei propri rappresentanti». La riforma del sistema dei consorzi calabresi ha dato gli esiti sperati? «Lo scorso luglio abbiamo consegnato alla Regione, insieme agli otto consorzi in gestione ordinaria, un documento riassuntivo dei primi effetti della riforma, sia in termini economici che di servizi rigenerati e riposizionati a vantaggio del territorio e dei soci. Allo stato


Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx Pietro Molinaro

attuale, gli otto consorzi hanno chiuso il 2010 con un bilancio molto vicino al pareggio e una proiezione per il 2011, verificata proprio in occasione della presentazione del documento, che prevede un consolidamento della situazione. Questo è un segnale importante nella direzione di una ri-legittimazione di queste strutture, considerate negli anni passati come dei carrozzoni, e di un’azione più corretta e oculata dal punto di vista gestionale. Occorre poi tenere conto che, nel 2010, la Regione Calabria ha assegnato agli 11 consorzi circa 4,5 milioni di euro, mentre per il 2011 ha messo a disposizione per le stesse attività 2,2 milioni, dimezzando di fatto il contributo pubblico». L’Unione regionale bonifiche e irrigazioni Calabria ha annunciato innovazioni strutturali per i consorzi calabresi. Quali nello specifico? «È stato deciso di attuare un’ottimizzazione sia contabile che amministrativa e di adottare un nuovo schema di bilancio, come già avviene in altre parti d’Italia, che aiuterà i consorzi a confrontarsi con una gestione imprenditoriale. Ogni singola struttura sarà, inoltre, affiancata nella predisposizione dei piani di classifica, per ottimizzare in modo equo il riparto dei costi sostenuti nell’espletamento dell’attività al servizio dei consorziati. Altro punto centrale è l’impegno per la produzione di energia rinnovabile attraverso la progettazione di impianti idroelettrici, solari e micro impianti derivanti da biomasse. L’Urbi si

sta poi impegnando in un piano autofinanziato di formazione continua che vedrà impegnati tutti i dipendenti consortili. Ulteriore elemento positivo è il rilancio della funzione dell’Urbi che, da soggetto di rappresentanza dotato di scarsa operatività, ha acquistato un carattere strategico, assumendo compiti di coordinamento tecnico ed economico». In quasi tutti i consorzi si sono svolte le elezioni tra settembre e novembre 2009. Attualmente, solo tre strutture rimangono a gestione commissariale e attendono le elezioni nei prossimi mesi. «Sì, ci sono stati alcuni problemi con il consorzio Tirreno Reggino, dove non si è votato dopo la riforma per motivi tecnici. Per ben due volte, il commissario è incappato in errori procedurali. Non abbiamo elementi certi di malafede, ma abbiamo voluto evidenziare il fatto. È previsto che il consorzio vada al voto il 13 novembre, quindi l’impasse sembra in via di scioglimento. Anche il consorzio Basso Jonio Reggino ha effettuato le proprie elezioni il 16 ottobre. Per quanto concerne il caso del consorzio Valle Lao, il presidente si è dimesso ed è stato obbligato al commissariamento con l’input di riportare al voto il consorzio, probabilmente entro i primi mesi del 2012. In ogni caso prima della riforma, sia in Calabria che altrove, succedeva spesso che la politica entrasse a gamba tesa nella gestione dei consorzi. Oggi esistono tempi regolamentati per legge, che impediscono

commissariamenti protratti a lungo nel tempo». Quali le aspettative della Coldiretti rispetto all’attività dei consorzi? «C’è ottimismo, perché i consorzi sono indispensabili al territorio e soprattutto all’agricoltura e all’agroalimentare di qualità. Coldiretti si sta impegnando fortemente nell’applicazione della riforma. Le priorità restano in

I consorzi sono indispensabili al territorio e soprattutto all’agricoltura

primis l’auto-governo e poi l’efficienza gestionale e la disponibilità dei servizi. Un territorio danneggiato e deturpato non serve a nessuno, per questo investiremo nei prossimi mesi nell’attivazione di servizi per la bonifica che andranno a intervenire su alcune problematiche, come la presenza di discariche a cielo aperto. Pur nel rispetto della politica e delle istituzioni, diffidiamo ora da una gestione che non sia direttamente responsabile dagli agricoltori. E ci stiamo muovendo in questa direzione operando un lavoro di squadra».

Sopra, Pietro Molinaro, presidente Coldiretti Calabria. In apertura, alcune opere di bonifica sul territorio calabrese

CALABRIA 2011 • DOSSIER • 85



GIUSEPPE GATTO

FILIPPO CALLIPO

Presidente di Confindustria Catanzaro

Presidente di Confindustria Reggio Calabria

RENATO PASTORE Presidente di Confindustria Cosenza


Catanzaro punta agli investitori stranieri Trasformare il capoluogo calabrese in un’area di sviluppo a burocrazia zero, in cui gli investitori stranieri potranno contare sul supporto di un’agenzia: è il progetto, in fase embrionale, annunciato da Giuseppe Gatto, leader degli industriali di Catanzaro Paola Maruzzi ono stati circa un migliaio i turisti che a giugno e a settembre di quest’anno hanno varcato gratuitamente i confini calabresi a bordo del “Magna Grecia bus express”, l’operazione di marketing territoriale voluta da un gruppo di imprenditori catanzaresi e finalizzata al prolungamento della stagione balneare. L’obiettivo è stato promuovere le bellezze paesaggistiche «ma anche» aggiunge Giuseppe Gatto, presidente della Confindustria provinciale, «riscoprire una terra in cui investire». Seppure in fase embrionale, su questo è già nato un progetto, «spero solo non sia troppo ambizioso» precisa Gatto. L’idea è dar vita a un’area di sviluppo a burocrazia zero e affiancare ai nuovi investitori un’agenzia confindustriale. Primo anno per il “Magna Grecia bus express”: avete avuto sufficienti riscon-

S

88 • DOSSIER • CALABRIA 2011

tri per riproporlo anche la prossima estate? «Pur non volendo negare che quest’anno il turismo ha risentito della crisi, i risultati dell’operazione sono stati positivi, non solo a favore della nostra provincia ma dell’intera Calabria. C’era proprio bisogno di un’iniziativa che spalmasse le presenze anche a luglio e a settembre, quindi non solo replicheremo ma si spera di migliorare il progetto, magari prolungando l’attività. Anche le altre associazioni degli industriali della regione hanno dimostrato l’intenzione di voler partecipare». Sulla falsariga di quest’iniziativa, in cantiere ci sono altri progetti che puntano alla promozione del territorio? «Stiamo lavorando a un progetto molto ambizioso, spero solo non lo sia troppo: si tratta di dar vita a un’agenzia confindustriale che faciliti, attraverso un’attività informativa, gli investimenti in Calabria, contraddicendo il luogo comune che


Abbiamo una delle più grandi aree di sviluppo industriale del Meridione che si estende per centinaia di ettari, oggi purtroppo inutilizzata

ci vede restii all’imprenditoria. Credo che in fatto di potenzialità non abbiamo nulla da invidiare a Milano e la mia non è una provocazione. Abbiamo, infatti, una delle più grandi aree di sviluppo industriale del Meridione che si estende per centinaia di ettari, oggi purtroppo inutilizzata. Affinché quest’area diventi appetibile a fine ottobre andremo a siglare con la presidenza del Consiglio dei ministri un protocollo di intesa: sarà un vero e proprio contratto di programma. Per la prima volta sottoscriviamo un accordo in cui non ci sono finanziamenti pubblici, ma solo ipotesi di lavoro che andrebbero a coinvolgere alcuni gruppi imprenditoriali. Il progetto è in fase embrionale, staremo a vedere». Verranno coinvolti anche gli enti locali? «L’agenzia nascerà all’interno della nostra Confindustria, con il supporto della Camera di Commercio, ma in seguito coinvolgeremo anche tutti gli enti locali. Per loro sarà la prova del nove: vedremo se la politica ha intenzione di scommettere con i fatti sull’imprenditoria». A proposito di cambiamenti, pare che la Regione abbia deciso di potenziare il ruolo del capoluogo calabrese: ne è un esempio la Cittadella regionale, il nuovo ospedale, il sistema metropolitano e l’ampliamento porto. Cosa ne pensa?

«Sono, nel complesso, opportunità apprezzabili e ne riconosco il merito al sindaco di Catanzaro. Ma in questo momento ci sarebbe bisogno di maggiore miopia. Mi spiego: ben vengano programmi a medio e lungo termine, su cui tra l’altro il Cipe ha stanziato i finanziamenti, ma i riscontri li vedremo solo tra qualche anno. Non dimentichiamo di guardare l’emergenza immediata: se in Italia chiudono mediamente 35 imprese al giorno, in Calabria la situazione è più grave. Abbiamo bisogno che la Regione spenda tutto quello che può per scongiurare un peggioramento progressivo, pur mantenendo saldo il programma su opere a lungo termine». Grazie al ripristino dell’arena Magna Grecia, Catanzaro avrà una struttura polivalente. Come immagina possa essere fruita questa struttura? «La struttura è nata quando il nostro sindaco, Michele Traversa, era assessore regionale al Turismo, quindi è un po’ una sua creatura. È localizzata in una zona nevralgica della città e, oserei dire, dell’intera regione. Riqualificare quest’area significa dotarsi di un punto di riferimento per noi industriali, ma anche per i commercianti, per lo spettacolo, per la cultura».

A sinistra, Giuseppe Gatto, presidente di Confindustria Catanzaro

CALABRIA 2011 • DOSSIER • 89


CONFINDUSTRIA

Più sinergia tra ricerca e impresa Renato Pastore, presidente di Confindustria Cosenza, fa il punto sulla risposta all’innovazione da parte delle imprese locali: «La ricerca non può ricadere esclusivamente sulle spalle delle aziende, servono bandi regionali e statali che la supportino» Paola Maruzzi

ontrastare gli stereotipi e mostrare un volto giovane e innovativo per attrarre investimenti: su questa direttrice si muove Confindustria Cosenza, che insieme ad altri attori, ha preso parte all’iniziativa congiunta di Start Cup Calabria 2011, la business competition dedicata alle nuove tecnologie. Ad aggiudicarsi il primo premio, lo scorso 21 settembre, è stato il progetto “Calbat” degli ingegneri Gregorio Cappuccino e Francesco Antonio Amoroso, che permette un risparmio del 15% nella fase di ricarica delle batterie. «Le idee brillanti ci sono, manca un più diretto collegamento con le imprese», spiega Renato Pastore, a capo degli industriali cosentini. Una scommessa che, se vinta, potrà arginare la fuga dei cervelli. In tal senso come reputa l’impegno degli enti locali? «Star Cup 2011, l’iniziativa congiunta tra Università della Calabria, Provincia di Cosenza, Fondazione Carical e il parco scientifico e tecnologico della Calabria, ha dimostrato che è possibile far emergere idee e progetti innovativi, che poi sono stati presentati a una larga platea di aziende “venture capital”. In questo senso il raccordo con gli enti è stato estremamente positivo: ciò va detto a conferma di una realtà, quella della provincia di Cosenza, che de-

C

Renato Pastore, presidente di Confindustria Cosenza

90 • DOSSIER • CALABRIA 2011

tiene il 42% delle aziende industriali regionali. Tuttavia i contributi degli enti sono estremamente limitati. Il compito di allocare risorse per la ricerca appartiene alle aziende, ma soprattutto allo Stato che, purtroppo, è uno degli ultimi in Europa per spese nella ricerca». Volendo fare uno sforzo in più per favorire l’innovazione delle imprese, in che direzione consiglia di muoversi? «Confindustria Cosenza ha sempre svolto il suo ruolo istituzionale per favorire l’innovazione nelle imprese: siamo stati uno dei fondatori di Calapark, il parco scientifico e tecnologico, e abbiamo sempre promosso tutte le iniziative volte allo sviluppo dei processi di innovazione nelle imprese. D’altronde nel mio ruolo di presidente di Confindustria, di consigliere del parco e di amministratore delegato del più grande gruppo di Ict della regione, sono naturalmente portato a spingere nella direzione dei progetti di innovazione, ma spetta all’amministrazione regionale svolgere un ruolo determinante, utilizzando al meglio i fondi europei del Por, attraverso l’emanazione di bandi a favore delle imprese che privilegino i progetti che abbiano una parte importante dedicata alla ricerca applicata e all’innovazione». Ad aggiudicarsi il primo premio di Start Cup Calabria 2011 sono stati due giovani ingegneri. Con quali argomenti li convincerebbe a restare in Calabria? «Se vogliamo essere realisti avrei molti argomenti per spingerli ad andar via. In Calabria


Renato Pastore

ci sono tanti problemi per insediare un’azienda: burocrazia e credito in testa. Ma il “cuore” mi spinge a indurli a restare perché non sarà facile ritrovare altrove il clima del nostro campus universitario. È vero che in Calabria non esiste il mercato nel senso classico del termine, ma con i nostri 35mila studenti produciamo risorse qualificate». C’è un esempio positivo che contraddice il luogo comune secondo cui le pmi non si innovano? «Nel settore agroalimentare esistono molti esempi al riguardo, ne cito uno per tutti: una delle più antiche aziende vitivinicole ha impiantato un nuovo vitigno autoctono nelle sue terre. Nel tempo, durante la crescita dei vitigni, sono state effettuate analisi utilizzando sensori di varia tipologia che, posti sulle foglie e sui tralci, trasmettono i dati a un computer centrale. Tali dati sono stati correlati con le analisi chimiche effettuate nel tempo sui grappoli e con i parametri rilevati nel terreno e del microclima, come l’irraggiamento, l’umidità, il Ph e via di-

Il futuro dell’innovazione passa anche attraverso la possibilità di operare in progetti multisettoriali e non più solo attraverso i distretti

mila STUDENTI È il numero di iscritti al Campus di Arcavacata dell’Università di Cosenza

42% INDUSTRIA Buona parte delle imprese calabresi è concentrata nella Provincia di Cosenza

cendo. Da tali attività sono scaturite una serie di indicazioni utili a mettere in produzione due nuove linee di vini, che hanno riscosso un grande successo». Come Confindustria cosa state facendo per supportare l’innovazione? «Per quanto attiene alla mancanza di mezzi da dedicare all’innovazione a favore delle imprese, grazie anche ad Ance Cosenza, abbiamo contribuito al decollo del comitato di promozione della costituenda Banca di garanzia, sottoscrivendo per conto delle aziende nostre associate le quote di tale organismo utilizzando gli avanzi di gestione dell’associazione. Quest’istituto non opererà, infatti, come una normale banca ma nasce per supportare le aziende dando la controgaranzia richiesta in tutte le operazioni legate a finanziamenti alle imprese. E di questi tempi tutti sappiamo quanto il credito sia importante». CALABRIA 2011 • DOSSIER • 91


CONFINDUSTRIA

Più sostegno alla promozione dei mercati esteri Per Filippo Callipo, presidente di Confindustria Reggio Calabria, l’economia locale è in una fase di stallo: «Le nostre imprese devono riscoprire un volto innovativo e mettersi in gioco sui mercati esteri. Chiediamo che la politica sostenga questo passaggio cruciale» Paola Maruzzi econdo il rapporto di Unioncamere sulla demografia delle imprese calabresi, nel secondo trimestre del 2011 si sono registrati su più fronti exploit considerevoli: al primo posto spicca il comparto agricolo con +347 imprese, seguito dal commercio (+343), dalle costruzioni (+140), dall’attività dei servizi di alloggio e ristorazione (+94) e dalle attività professionali, scientifiche e tecniche (+54). È calato, invece, il manifatturiero, con 12 unità in meno. L’assessore regionale alle Attività produttive, Antonio Caridi, ha così commentato il nuovo quadro: «Il sistema economico regionale, in riferimento ai dati sulla demografia delle imprese, ha dimostrato una grande capacità di reazione alla crisi recuperando la fiducia necessaria per conferire adeguato dinamismo al tessuto imprenditoriale». Meno rosea è la visione su Reggio Calabria di Filippo Callipo, presidente degli imprenditori locali, che guarda con preoccupazione al futuro. «Per quel che riguarda la nostra provincia, non abbiamo registrato nessun incremento di nuove industrie». Passando poi alla congiuntura nel suo complesso la definisce «una situazione drammatica: mancano del tutto i segnali di ripresa, sia sul fronte

S

Filippo Callipo, presidente di Confindustria Reggio Calabria

92 • DOSSIER • CALABRIA 2011

della produttività che dell’occupazione. Faccio, quindi, appello ai governanti locali. Siamo stanchi di assistere al “riciclo” continuo di personaggi che tengono solo alle loro poltrone». Callipo precisa che la sua non è una «mera critica politica, il mondo dell’impresa chiede che la pubblica amministrazione faccia fronte agli impegni presi e che si adoperi attivamente per rendere il sistema economico regionale incisivo a livello internazionale». Il leder degli industriali accenna, quindi, a politiche locali e regionali a favore della produttività ma anche della promozione sui mercati esteri. «Penso, per esempio, all’industria agroalimentare, che avrebbe bisogno di farsi spazio nel Nord Europa. Un discorso non dissimile lo si può fare per le nostre clementine, coltivate in Calabria ma rivendute come portoghesi: in sostanza il valore aggiunto della nostra terra va a vantaggio di altri». Ma qualcosa sta cambiando. «Le aziende che commercializzano l’olio hanno iniziato a farlo con un marchio proprio, prendendo atto di quelle che sono le strategie di marketing territoriale». Questa svolta disegna per Callipo la direzione da seguire «se si vuole dare un futuro all’industria di Reggio Calabria. Mi preoccupa, infatti, anche il fenomeno che riguarda l’emigrazione di qualità. I nostri giovani, scoraggiati da un sistema niente affatto meritocratico, portano la loro idee innovative altrove. Per incoraggiarli a restare dovremmo prima di tutto dimostrare di non essere la terra degli immobilismi».



SISTEMI INFORMATICI

Più tecnologia in ufficio Forniture di computer, articoli d’arredamento, sistemi informatici ed elettronici, valorizzati da partnership di livello internazionale e da un servizio di assistenza all’avanguardia. Alessio Marcellino indica tendenze e ultime novità del settore Diego Bandini

a rivoluzione informatica di questi ultimi decenni ha profondamente modificato il modo di lavorare in ufficio. Oggi, ad esempio, basta un semplice “clic” per potersi connettere da qualsiasi parte del mondo con la propria rete aziendale, lavorando in assoluta sicurezza. «Le aziende sono costantemente impegnate nella continua ricerca di soluzioni innovative, che possano migliorare la loro efficienza e produttività, soprattutto da un punto di vista tecnologico e informatico», afferma Alessio Marcellino, manager e socio di maggioranza della Eco Clean, azienda di Catanzaro specializzata nella distribuzione di prodotti informatici e di attrezzature destinate a uffici e negozi. La crisi economica ha interessato anche il mondo dell’informatica. Come ha influito questa situazione sul vostro andamento e sulle vostre strategie gestionali e commerciali? «Sicuramente la crisi, che ha colpito indistintamente ogni settore produttivo, ha avuto ripercussioni anche sulla nostra attività. Nonostante le evidenti difficoltà, senza perderci

L

Alessio Marcellino, manager e socio di maggioranza della Eco Clean Srl di Catanzaro, con il presidente della Samsung - Sezione IT, S.J. Eom, durante un recente viaggio d’affari in Corea www.ecocleansrl.com

100 • DOSSIER • CALABRIA 2011

d’animo, abbiamo coraggiosamente rimodulato la nostra struttura organizzativa con l’apporto di nuove risorse economiche e umane, abbiamo inoltre ottimizzato e massimizzato le risorse già a disposizione. Nel contempo, abbiamo avviato un’intensa campagna di marketing promozionale, per cercare di raggiungere nuovi potenziali committenti. L’insieme delle strategie adottate si sono dimostrate vincenti tant’è che, in questi ultimi anni, siamo stati in grado di conquistare nuove fette di mercato con un netto incremento del fatturato che nel 2010 si è attestato intorno ai due milioni di euro». A quali realtà si rivolgono prevalentemente i vostri prodotti e servizi? «Operiamo principalmente al fianco di numerose aziende presenti sul nostro territorio, rivolgendoci tanto alle piccole quanto alle grandi realtà produttive, tra cui alcuni supermercati della zona. Allo stesso tempo collaboriamo con la pubblica amministrazione, lavorando al fianco di diversi comuni ed enti locali, fornendo


Alessio Marcellino

Abbiamo instaurato una proficua collaborazione con diverse realtà di assoluto livello, tra cui Samsung, Acer e Toshiba

~

sempre un servizio efficiente e puntuale». Quali sono, a questo proposito, le caratteristiche principali che contraddistinguono l’attività? «In questi anni ci siamo guadagnati la fiducia del mercato puntando proprio sulla qualità del servizio offerto. Nel nostro centro assistenza opera personale altamente qualificato e sottoposto a continuo aggiornamento, in grado di risolvere in tempi brevi e a costi competitivi qualsiasi problema tecnico inerente personal computer, server, stampanti, workstation, reti di computer e sistemi operativi. Oltre all’assistenza tecnica, l’azienda offre anche consulenze informatiche, fornendo una serie di servizi mirati a migliorare la struttura informatica e a snellire i processi tecnologici aziendali». Eco Clean lavora a stretto contatto con al-

cuni tra i marchi più importanti nel settore elettronico e informatico. Cosa ha rappresentato tale peculiarità in un momento di criticità per il mercato? «Nel corso dell’ultimo biennio abbiamo instaurato una proficua collaborazione con diverse realtà di assoluto livello, tra cui ad esempio Samsuang, Acer e Toshiba. Questo ha senza dubbio costituito un importante valore aggiunto per il nostro percorso di crescita, che ci ha permesso di imporci sul mercato come un punto di riferimento nel settore. Vi è poi da aggiungere che la nostra azienda è capace di assemblare computer a seconda delle esigenze del cliente. A riprova dell’efficienza del nostro laboratorio e della preparazione dei nostri tecnici, siamo veramente orgogliosi del fatto che anche un’azienda leader mondiale come Samsung abbia riconosciuto la nostra professionalità e le nostre capacità tecnicoorganizzative, eleggendoci come unico punto vendita e riparazioni autorizzato IT per tutta la Calabria». Quali sono le vostre strategie per il prossimo futuro? «Lavoriamo per cercare di migliorarci costantemente, e per continuare in questa direzione siamo pronti a sostenere nuovi e importanti investimenti. La crescita fatta registrare nell’anno passato sembra essere confermata anche dai dati relativi alla prima metà del 2011, a testimonianza dell’ottimo lavoro portato avanti anche all’interno di un contesto di crisi. Per il futuro abbiamo infatti intenzione di implementare e ampliare l’attività tecnica, specializzandoci in tutte quelle operazioni di riparazione hard disk e recupero dati ultimamente molto richieste. In altri termini siamo pronti a raccoglie la sfida delle nuove tecnologie per soddisfare un pubblico sempre più esigente». CALABRIA 2011 • DOSSIER • 101


Investimenti per il mercato dell’auto Il punto sugli ultimi risultati di vendita nel settore automotive e la strategia per reagire. In uno scenario già difficile, nel quale si sono aggiunti nuovi ostacoli. Giuseppe Rechichi valuta il futuro del mercato Luca Cavera

Giuseppe Rechichi, titolare della Rechichi Motor, Reggio Calabria www.rechichimotor.com

e difficoltà in cui si trova il mercato dell’auto in Italia da alcuni anni sembrano destinate a non diminuire. Semmai a crescere. L’ultimo colpo al settore è venuto dal recente aumento dell’Iva, passata dal 20 al 21%, che determinerà un aumento generalizzato dei costi sull’acquisto di auto nuove e usate, scoraggiandone ulteriormente la vendita. Questo colpo arriva all’indomani di un dato apparentemente in controtendenza: l’attivo del mese di agosto. L’apparente ripresa rischia in ogni caso di venire frenata dagli ultimi interventi fiscali. Tuttavia una strategia di investimento è vista dalla maggior parte dei professionisti del settore

L

102 • DOSSIER • CALABRIA 2011

come una delle poche soluzioni per rilanciare il mercato. È questa l’opinione di Giuseppe Rechichi, da vent’anni titolare della Rechichi Motor, concessionaria ufficiale Seat. È possibile parlare di una ripresa nell’andamento del settore dell’auto? «Prendendo in considerazione i risultati del trascorso mese di agosto, quando abbiamo registrato un incremento dell’1,51% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, si potrebbe rispondere alla domanda affermativamente. Tuttavia questo dato potrebbe anche essere letto in un altro modo. Infatti, potrebbe indicare che il mercato automobilistico italiano ha raggiunto un livello di vendita così basso da non essere ulteriormente comprimibile». Alla luce di questo dato, quali possono essere le previsioni per i prossimi mesi? «Quelle che potevano essere le previsioni, considerando che molte delle immatricolazioni di agosto sono nella stragrande maggioranza


Giuseppe Rechichi

Concessionari di famiglia

frutto di ordini raccolti in luglio e nei mesi precedenti, sono state stravolte dai recenti rincari dell’Iva. Questo determinerà un aumento dei costi di quasi 220 euro per ogni auto acquistata, ai quali bisognerà aggiungere il surplus dell’Imposta provinciale di trascrizione (Ipt). L’ulteriore carico fiscale non potrà certamente contribuire a risollevare le sorti dell’industria automobilistica». Quali sono le vostre iniziative in corso per uscire da questo stallo? «Nonostante le difficoltà, abbiamo deciso di investire, per dare una spinta di positività al mercato. Abbiamo recentemente portato a compimento un progetto iniziato qualche mese fa: l’apertura di una nuova filiale a Catanzaro. La strategia che sta dietro questa iniziativa è quella di aprire una nuova strada di redditività e rafforzare il nostro legame con il marchio Seat, oltre a consolidare la nostra presenza sul territorio». Questa strategia ha ricevuto un sostegno da parte della casa produttrice? «Seat e Seat Italia, consapevoli della situazione attuale del mercato, hanno dato vita a due operazioni di sostegno. La prima si rivolge al concessionario, con un’ulteriore dilazione di pagamento in fattura di 30 giorni - solo per un breve periodo -, questo per stimolare la programmazione e il corretto stoccaggio della pronta consegna. La seconda operazione ha

La Rechichi Motor è giunta alla seconda generazione di concessionari. Nata come concessionaria dei marchi Seat – marchio storico e principale –, Mitsubishi e del prestigioso marchio svedese Volvo, nei decenni la società ha rafforzato il rapporto con il Gruppo Volkswagen, affiancando alla semplice vendita anche il settore assistenza. È così nato all’interno di Rechichi Motor un service per i marchi Audi, Volkswagen, Skoda e naturalmente Seat. La voglia e soprattutto l’intraprendenza ha portato la società a cercare sempre nuovi obiettivi e allargare aspettative e interessi. In questa chiave va letta l’acquisizione del marchio Dr Motor, una gamma di autovetture di piccola cilindrata – investimento strategico per soddisfare un mercato che richiede un prodotto di qualità a un prezzo contenuto – e la creazione di una nuova filiale a Catanzaro.

come beneficiario il consumatore. Si tratta di offerte con finanziamenti a tasso zero, omaggio di 24 mesi di garanzia aggiuntiva e della polizza incendio e furto». Quali iniziative potrebbero contribuire a migliorare e tutelare la categoria del Concessionario? «Noi concessionari non ci occupiamo solo della vendita e assistenza, pur essendo le nostre attività principali, ma abbiamo anche l’obbligo di gestire standard qualitativi e certificazioni. Queste procedure appesantiscono il nostro lavoro, sia in termini economici sia di tempo sottratto alla promozione e alla vendita. Sarebbe quindi auspicabile che associazioni di categoria e istituzioni introducessero delle norme che tutelino maggiormente la figura del concessionario ufficiale rispetto al venditore occasionale. Questo potrebbe anche essere un modo per riconoscere il ruolo di garanzia che la nostra categoria svolge nei confronti del consumatore».

In alto, la responsabile amministrativa Anna Morabito e l’esterno della concessionaria

CALABRIA 2011 • DOSSIER • 103


IMPRENDITORI DELL’ANNO

Una politica green rilancia il packaging cosentino Parte dall’ambiente e dall’innovazione tecnologica il futuro di Ca.dis. e di Alupack, del Gruppo Finsal. Le aziende si preparano alla fase post-crisi tra internazionalizzazione e superamento della standardizzazione produttiva. A parlarne è il cavaliere Francesco Salerno, patron del gruppo industriale Filippo Belli iversificazione produttiva ed export. È il binario strategico che le cosentine Ca.dis. e Alupack hanno deciso di seguire, soprattutto a seguito della crisi internazionale. Un esempio imprenditoriale tra i più interessanti dell’area industriale di San Marco Argentano. Le due aziende sono leader nel settore del packaging per la conservazione degli alimenti. Cadis Srl produce e distribuisce i suoi prodotti con marchi propri e private label per la D.O. e la G.D.O. in 37 paesi. Alupack produce contenitori per il mercato horeca, per il catering e per l'industria alimentare. Due realtà che devono la loro fortuna in primis all’impronta manageriale del presidente Francesco Salerno. «Queste imprese si muovono da sempre nella logica del “management proprietario”, che caratterizza la formula di “corporate governance” e costituisce l’elemento preponderante del loro successo», spiega Salerno. Il 2010 non è stato un anno semplice, visti anche gli aumenti del costo delle materie prime. Le sue aziende, però,

D Francesco Salerno, titolare della Ca.dis. e di Alupack srl di San Marco Argentano (CS) www.cadis.it www.ottimo.net

104 • DOSSIER • CALABRIA 2011

hanno retto il colpo. «I nostri risultati migliori sono stati di carattere produttivo. Il principale obiettivo raggiunto è stato l'incremento della nostra quota di mercato e dunque di un aumento esponenziale della capacità produttiva. Alla fine dell'anno abbiamo acquisito a livello nazionale l'importantissima catena di profumerie e cura per la casa “Acqua & Sapone”. Inoltre stiamo per iniziare la produzione del marchio da primo prezzo di Despar “S Budget”, dopo il buon risultato della linea di alta qualità a marchio Despar che già produciamo da anni per tutto il territorio nazionale. Inoltre il costante inserimento di nuovi articoli ci offre la possibilità di essere sempre più presenti nelle diverse tipologie di distributori che i nuovi mercati offrono, soprattutto in ambito di esportazione». Tra i suoi clienti si annoverano alcuni importanti esponenti dell’universo discount. Con la congiuntura sfavorevole questo fattore si è rivelato utile? «La nostra non è una crisi di consumi, sia per la notevole utilità dei nostri prodotti, sia per il basso costo di spesa che il consumatore supporta. Il consumatore è oggi di fronte a una scelta determinante: acquistare la marca pubblicizzata ad alto costo oppure scegliere prodotti estremamente economici con performance simili a quelli più noti? Chiaramente i nostri clienti di-


Francesco Salerno

I risultati migliori sono stati di carattere produttivo. Il principale obiettivo raggiunto nell'ultimo anno è stato l'incremento della nostra quota di mercato nazionale

~

scount hanno visto notevoli aumenti di vendite e questo fenomeno lo abbiamo riscontrato anche nelle catene iper». E la concorrenza straniera, su tutti quella cinese, non la preoccupa? «In un primo momento, vedendo il boom dei prodotti made in China, ci siamo preoccupati. Con il tempo, però, abbiamo capito di dover migliorare in ambiti determinanti per il nostro mercato, rendendoci competitivi su aspetti solitamente trascurati dai paesi emergenti. Pensiamo solo a tematiche come la sicurezza ambientale e alimentare. Stiamo affrontando, sotto questi aspetti, importanti investimenti. Siamo un’azienda che produce prodotti per alimenti e vogliamo essere i migliori in questo, il consumatore deve notare la differenza in quanto offriamo qualità e prezzi competitivi». Il rispetto dell’ambiente è un suo chiodo fisso. «La cura e il rispetto dell’ambiente sono e devono restare al centro della nostra politica aziendale. Ca.dis e Alupack da tempo affrontano il tema delle certificazioni volontarie, con Iso 9002, e quella ambientale, con Iso 14001. Occorre un rigido controllo sull’impatto che le nostre attività hanno sull’ambiente. Servendoci delle tecnologie più avanzate, siamo oggi in grado di realizzare prodotti di alta qualità, nel totale rispetto dell’environment. Come ad esempio i nostri realizzati in alluminio, materiale riciclabile per eccellenza, presentato nella sua massima espressione di eco sostenibilità, oppure il pack esterno, creato con carta proveniente da progetti di rimboschimento. L’utilizzo di materiali che rispettano gli

standard ambientali presentano il marchio "atossico igienico e inodore"». Tutto questo prevede anche grandi investimenti in tecnologia. «Esatto. Ad esempio stiamo puntando molto alla robotica, per dotare i nostri ambienti produttivi del massimo livello di igiene. Puntiamo a una maggiore sicurezza che sappiamo di poter offrire ai nostri consumatori. Tutto quello che spendiamo per migliorarci tecnologicamente ha ricadute positive anche sul fronte logistico. Oggi siamo sugli scaffali dopo 5 giorni dall'ordine di vendita ricevuto. Puntiamo a 3 giorni lavorativi, questo è un grande servizio per la D.O. che ha sempre meno spazi nelle sue piattaforme». Quale trend state registrando sui mercati esteri? «Alupack è in linea con gli obiettivi prefissati in Europa, il suo mercato è l'industria alimentare e dolciaria, in ambito europeo ci rivolgiamo a multinazionali di questo settore, ma è il mercato italiano in questo momento cui guardiamo con grande interesse, in quanto vanta ancora molti spazi da conquistare. Parlando di Cadis, solo nel 2010 abbiamo ottenuto un ottimo 16% di quota export. Registriamo una ripresa soddisfacente di vendite nei paesi Nord Africani. I nostri distributori in Tunisia ed Egitto, comunque, nonostante l’attuale crisi politica e social,e sono ottimisti e fiduciosi, prevedono di poter recuperare gli importanti numeri che abbiamo fatto negli anni passati. Il nostro marchio “Ottimo” è leader di mercato in Tunisia e Marocco. Anche per questo siamo molto legati a quest’area e alle sorti dei suoi popoli. Il Mediterraneo, sin dal 1995, è

16% ESTERO

Questa la quota di fatturato raccolta nel 2010 grazie ai mercati stranieri. Oltre 4 milioni di euro su un totale di quasi 30 milioni, con un trend positivo nel 2011 pari al +15.6% sull’anno precedente

››

CALABRIA 2011 • DOSSIER • 105


IMPRENDITORI DELL’ANNO

›› stato uno degli obiettivi principali. Sull’estero, in generale, siamo estremamente soddisfatti avendo raccolto su questo fronte un fatturato pari a 4 milioni di euro». Da due anni, poi, producete anche da uno stabilimento a Katowice, in Polonia. Come mai questa scelta? «È stato un investimento strategico da un punto di vista logistico. Produciamo direttamente in loco degli articoli nati per quei mercati. Tutto ciò ha rafforzato la nostra presenza in un paese il cui Pil sta aumentando al ritmo del 5% annuo, numeri eccezionali di questi tempi. La casa madre comunque rimane in Calabria, ci teniamo alle nostre radici. Io lavoro ogni giorno per arricchire economicamente e socialmente questa terra, ho più di ottanta dipendenti diretti e creiamo un indotto occupazionale nel territorio facendo lavorare altre 50 persone. In aggiunta abbiamo una rete di vendita nazionale che comprende più di 30 agenti. E so che loro sono felici e fieri di lavorare per noi. Anche se i tempi sono difficili sono convinto di poter dare ancora di più alla mia Calabria». Trova che la vostra posizione geografica sia una risorsa? «Assolutamente, è una risorsa per servire in modo economico e veloce mercati emergenti come quelli africani e medio orientali, anche se per l’export, il porto di Gioia Tauro non è mai stato né strategico né un valore aggiunto in quanto non competitivo con i porti di Salerno, Taranto e Napoli, mentre dovrebbe essere un infrastruttura al servizio delle imprese eccellenti calabresi». Il centro Europa, però, è distante dalla Calabria. «Per quanto riguarda i mercati del Nord Europa e in modo particolare il Nord Italia, siamo svantaggiati dalla nostra posizione geografica, in quanto per soddisfare la Gdo abbiamo più di 1000 Km di autostrada con costi altamente elevati. È infatti un problema logistico non da poco. Quando sentiamo la parola “infrastrutture” pensiamo con speranza in un miglioramento efficace, 106 • DOSSIER • CALABRIA 2011

ma la politica è lenta, il mercato no. Per questo motivo dovevamo pensare a un paese del centro Europa come la Polonia, per sentirci più vicini ai nostri clienti e alle loro esigenze. Specie ora che l'euro è debole rispetto al dollaro, e ce ne stiamo accorgendo dalle richieste che aumentano dall’export. Siamo pronti alla sfida della ripresa. Del resto la nostra spinta verso l’innovazione ci ha permesso di affermarci sul panorama industriale calabrese. Non temiamo smentite nell’affermare che le mie aziende sono un modello per il Sud Italia, dotate di impianti e tecnologie avanzate, un elevato grado di know-how, personale altamente specializzato. Investiamo da anni in programmi di ricerca industriale, collaborando con i poli formativi più eccellenti, tra cui l’Università della Calabria». Molti suoi colleghi imprenditori lamentano una difficoltà nel rinsaldare il rapporto tra tessuto produttivo e tessuto universitario, lei non la riscontra? «A prescindere dalle problematiche, questo è un aspetto cruciale per lo sviluppo dell’impresa e del territorio in cui opera. La Calabria non potrà crescere se oltre che del suo avanzamento industriale non si occuperà di favorire uno scambio proficuo tra tessuto imprenditoriale e giovani ricercatori. Infatti l’Alupack è partner dell’Università della Calabria e attiva con diverse attività interculturali mirate a migliorare i processi di


Francesco Salerno

Da Cosenza all’Europa Situate a San Marco Argentano (CS), area industriale strategica per la Calabria, Ca.dis. nasce nel 1995 e Alupack solo nel 2006, grazie all’esperienza ventennale della sua proprietà nel settore degli articoli per la conservazione di alimenti. Ca.dis avviandosi con una distribuzione quasi esclusivamente locale, forte di un sistema di produzione altamente competitivo, ha fin da subito conquistato nuovi mercati, mostrando con caparbietà di voler emergere e farsi strada a livello internazionale, sia con marchi “Private Label” (produttori soprattutto di rotoli e vaschette), che con i suoi brand, tra cui “Ottimo”. Una linea di prodotti in cui risparmio e qualità hanno permesso di estendere le vendite, affermandosi in quasi tutta Europa. La sua gamma è ampia e spazia dai rotoli di alluminio, pellicola e carta forno, ai contenitori di alluminio, buste freezer, buste spazzatura ed altri articoli per la casa. Oggi alla guida delle aziende troviamo il titolare Francesco Salerno, aiutato della moglie Annamaria Giovane e del figlio Aldo Nereo, il quale, oltre a essere export manager, è amministratore di Alupack Polska e di altre aziende del gruppo. Le altre due figlie sono Lucia, giovane avvocato che al momento lavora in un noto studio legale della Capitale e Alessia, studentessa della facoltà di Medicina presso l’Università “La Sapienza” di Roma.

produzione con soluzioni innovative e a formare e inserire i giovani laureati nel mondo del lavoro. Abbiamo mostrato come questo processo si possa attivare attraverso una leadership innovativa e creativa, che mescola esperienza e idee giovani». Quali novità produttive presenterete nel prossimo futuro? «Puntiamo a realizzare rotoli in alluminio che non si danneggiano durante il trasporto e nelle fasi di distribuzione. L'alluminio è un materiale utile e maneggevole ma estremamente fragile. In un paio di mesi presenteremo al mercato la nostra realizzazione grazie anche a un grande investimento tecnologico e alla partnership con l’Università della Calabria. Inoltre, siamo consapevoli

delle magnifiche proprietà ecologiche che ha l'alluminio. Come dicevo prima, si ricicla al 100%, basti sapere che sul mercato si trova ancora dell’alluminio prodotto all'inizio del secolo scorso. Poi Alupack, che è specializzata nella produzioni di contenitori, sta sviluppando una linea di prodotti per il pic-nic completamente in alluminio, quindi più ecologica rispetto agli utensili in plastica usa e getta e a prezzi più competitivi». Nel 2012 proporrete anche una nuova linea di prodotti, “Bonplan”, di cosa si tratta? «È una linea concepita per ottenere zero emissioni di CO2. I prodotti porteranno con sé tutta la cura per lo studio, la progettazione e la ricerca rivolta alle nuove politiche ambientali, si presenteranno di qualità superiore e destinati a un consumatore più attento ed esigente. Ma Bonplan è solo una parte di un nostro piano ecologico generale. Sui nostri stabilimenti abbiamo ultimato un impianto fotovoltaico, già funzionante dal mese di Aprile, che ci rende interamente autosufficienti dal punto di vista energetico coprendo per intero il consumo di energia che necessitiamo per le produzioni con 0 emissioni di CO2. Puntiamo molto su materie prime bio. Abbiamo poi palesato la nostra disponibilità a collaborare con gli enti locali per la raccolta differenziata dell'alluminio da inviare presso i nostri laminatoi di fiducia e riavere in bobine per la lavorazione dei nostri articoli». CALABRIA 2011 • DOSSIER • 107


IMPRENDITORI DELL’ANNO

Dal vetro, un progetto eco-sostenibile Sfruttare le proprietà del vetro non soltanto per commercializzare imballaggi dagli elevati standard qualitativi, ma anche per diffondere una cultura ambientale incentrata sulla ricerca di soluzioni ecosostenibili. L’esperienza di Claudio Arpaia Diego Bandini

ra tutti i materiali di imballaggio il vetro è certamente il più antico e ancora oggi, è considerato da molti operatori nel campo del packaging come il materiale del futuro. «Plasmabile, riciclabile ed ecologico, il vetro rappresenta la miglior soluzione possibile nel settore degli imballaggi, in grado di coniugare elevati standard qualitativi e sostenibilità ambientale», sostiene Claudio Arpaia, titolare della Francesco Arpaia Srl, azienda di Lamezia Terme specializzata nella distribuzione e commercializzazione di articoli in vetro, come bottiglie e vasi standard, esclusivi o personalizzati per l’imbottigliamento di vino, acque, olio e distillati. La tecnologia è un elemento fondamentale nel mondo dell’imbottigliamento. Quali sono le peculiarità della vostra azienda a questo proposito? «All’interno del nostro stabilimento siamo dotati di un moderno impianto di confezionamento automatico, per la realizzazione di termo pacchi di vasetti e di bottiglie in vetro, utili a soddisfare anche le più particolari esigenze dei nostri committenti, dal piccolo produttore al rivenditore. Collaboriamo attivamente con alcune

T Claudio Arpaia, titolare della Francesco Arpaia Srl di Lamezia Terme www.arpaiasrl.it

108 • DOSSIER • CALABRIA 2011

tra le maggiori vetrerie italiane ed estere, tra cui Saint-Gobain e Owens-Illinois, con l’obiettivo di garantire sempre standard qualitativi elevati e costanti nel tempo». Quali sono, invece, le politiche attuate in materia ambientale? «Il vetro, come detto, è un materiale completamente riciclabile, e proprio partendo da questo presupposto abbiamo intenzione di dare vita a un progetto ambizioso, volto a favorire la diffusione dell’idea di eco sostenibilità e delle buone pratiche in campo ambientale. Da una bottiglia di vetro riciclata si può infatti ottenere una bottiglia identica, con un processo che, se adeguatamente sostenuto, potrebbe dare vita a una vera e propria catena industriale. Abbiamo le idee e i fondi per trasformare in realtà questo progetto, anche se sappiamo che per riuscire nell’intento avremo bisogno della collaborazione delle istituzioni e dei comuni calabresi interessati, a cui spetterà il compito di sensibilizzare la popolazione a una corretta raccolta differenziata e a una migliore gestione delle risorse». Su quali mercati siete maggiormente presenti con la vostra rete di distribuzione? «Negli ultimi anni siamo stati protagonisti di una crescita continua, grazie anche alla professionalità del nostro personale e al progressivo miglioramento delle metodologie di lavoro, che ci hanno permesso di intercettare e soddisfare le nuove necessità dei committenti. Attualmente, infatti, pur con una presenza consolidata sul mercato italiano, espor-


Claudio Arpaia

tiamo circa il 20 per cento dei nostri prodotti verso i cosiddetti “Paesi emergenti”, tra cui Egitto, Arabia Saudita, Israele e Giappone». Quali sono, infine, gli obiettivi per il futuro dell’azienda? «Nonostante gli ottimi risultati raggiunti finora, non vogliamo fermarci. Intendiamo infatti ampliare ulteriormente il nostro raggio d’azione, consapevoli dell’importanza che una giusta politica di internazionalizzazione può avere all’interno di mercati sempre più globalizzati. Lavorare sui mercati esteri rappresenta infatti un motivo di orgoglio per la nostra azienda, ma anche e soprattutto la soluzione ottimale per arginare da una situazione di crescente difficoltà che sembra caratterizzare il nostro sistema economico, ancora di più per chi opera all’interno di in una regione con problemi cronici e strutturali come la Calabria». Su cosa si potrebbe far leva, secondo lei, per rilanciare il tessuto produttivo e imprenditoriale calabrese? «La Calabria è una terra dalle grandi potenzialità, che spesso però faticano a emergere e

Plasmabile, riciclabile ed ecologico, il vetro rappresenta la miglior soluzione possibile nel settore degli imballaggi

~

ad affermarsi. Sicuramente bisognerebbe incentivare politiche virtuose che possano dare maggiore stabilità e sicurezza alle piccole e medie imprese presenti sul territorio, facilitando, ad esempio, l’accesso al credito e riducendo gli oneri burocratici a carico delle aziende. Crediamo che l’attuale giunta si stia muovendo nella giusta direzione, e per questo siamo fiduciosi che presto la nostra regione potrà uscire da questa condizione di marginalità che la caratterizza ormai da troppo tempo». CALABRIA 2011 • DOSSIER • 109


IMPRENDITORI DELL’ANNO

Dal commercio alla produzione Da distributore a punto di riferimento per la produzione. Il caso di Rocco Musicò, che in seguito all’esperienza nelle relazioni commerciali ha cominciato a produrre direttamente macchine per il taglio termico al plasma e ossitaglio Amedeo Longhi

ambiare attività passando dalla distribuzione alla produzione è un salto che, pur rimanendo nello stesso settore merceologico, comporta notevoli rischi. Rocco Musicò, attuale amministratore della Musicò Srl, ha però deciso di compiere questo passaggio, confidando soprattutto nell’esperienza e nelle relazioni commerciali intessute durante la sua attività di vendita. «Da questa scelta – spiega Musicò – è scaturita l’idea di aprire una nuova azienda, la Becky Italia, che si occupasse direttamente della fase produttiva». Da cosa è scaturita la decisione di specializzarvi sull’assistenza tecnica e sulla produzione attraverso la costituzione di Becky Italia? «Questa realtà rappresenta una parte importante della Musicò, l’azienda madre, e di tutta la nostra storia. Io negli anni, in particolare dal 2000 in poi, quando ho iniziato a concentrare l’attività nel settore macchine utensili, ho sempre venduto per conto di costruttori. Arrivato a un certo punto però, mi sono accorto che soprattutto in Calabria le vendite che effettuavo non erano legate tanto ai marchi commercializzati, ma quanto piuttosto al rapporto fiduciario personale che avevo con i clienti. Gli acquirenti inoltre mi consideravano re-

C Rocco Musicò, amministratore della Musicò Srl di Palmi (RC) www.musicosrl.it

112 • DOSSIER • CALABRIA 2011

sponsabile per ciò che vendevo e spesso l’onere dell’assistenza post-vendita era a carico mio e non coinvolgeva i produttori. Allora ho deciso, avendo acquisito esperienza nel settore, di diventare io stesso un costruttore di macchine». Come è stato avviato il reparto produttivo? «Allo scopo è nata la divisione Becky Italia che, sebbene presente sul mercato da soli tre anni, vanta una presenza prestigiosa su tutto il territorio nazionale. Premetto che non costruiamo in Calabria, dove svolgiamo solamente l’assemblaggio, il collaudo e la distribuzione delle macchine. La fase produttiva viene svolta all’estero, presso un’azienda con cui abbiamo instaurato un particolare rapporto di collaborazione: noi forniamo il know-how e loro le attrezzature. Per eliminare i costi iniziali di allestimento della struttura è nata questa partnership, noi mettiamo a disposizione le competenze e loro le mettono in pratica, fornendo il prodotto finito secondo le nostre esigenze e producendo grazie al nostro know-how una serie di macchine tecnologicamente avanzate». Entrando nel tecnico, che tipo di macchine vendete? «La divisione Becky si occupa di macchine per il taglio al plasma e ossitaglio, soprattutto per lamiere e tubi, curando la produzione e la vendita. La Musicò invece continuerà a fare il mestiere che fa da sempre, cioè vendere e assistere macchine utensili». Com’è il mercato in Italia e in particolare


Rocco Musicò

La divisione Becky si occupa di macchine per il taglio al plasma e ossitaglio, soprattutto per lamiere e tubi, curando la produzione e la vendita

~

in Calabria? «Per una precisa scelta voglio avere rapporti solo con aziende di un certo tipo. Questo perché le società importanti che guardano soprattutto alla qualità e ai servizi offerti, ponendo i costi in secondo piano; questo si può fare solo con aziende di qualità, grandi o piccole che siano, soprattutto in un periodo come questo con grosse difficoltà economiche presenti in tutta Italia e in particolar modo al Sud». Per quanto riguarda il servizio di assistenza come siete organizzati?

«Disponiamo di quattro tecnici interni più diversi centri assistenza sparsi per l’Italia, in Sicilia, in Campania, nel Lazio, nelle Marche e in Lombardia. La procedura prevede un primo intervento da parte dell’assistenza locale che, se il guasto non presenta problematiche particolari, lo risolve subito. In caso contrario arriva sul posto il nostro tecnico, che è specializzato e conosce nel dettaglio i macchinari. In ogni caso, grazie anche a consulti telefonici puntuali fra centri distaccati e casa madre, il problema viene quasi sempre risolto in prima battuta». CALABRIA 2011 • DOSSIER • 113


IMPRENDITORI DELL’ANNO

Votati all’export, ma non per scelta Dal cuore della Calabria al resto del mondo. L’impossibilità di commerciare nel proprio territorio spinge le imprese a rivolgersi ai mercati esteri. Con successo. Le cause spiegate dall’ingegnere Giuseppe Gaetano Manlio Teodoro

embra paradossale, ma esistono imprese che riescono a lavorare soltanto con l’estero perché i loro prodotti in Italia e sul territorio vengono completamente ignorati. È il caso della Linus, società che produce pannoloni per incontinenti e pannolini per bambini che – nell’attesa di una maggiore attenzione da parte delle istituzioni locali – continua a esportare in più di trenta Paesi in tutto il mondo. Infatti all’estero, a migliaia di kilometri dalla realtà produttiva, i suoi prodotti hanno successo pure se destinati a mercati diversificati di Paesi culturalmente distanti fra loro. Invece, nel territorio, non riesce a trovare un mercato di riferimento, sebbene i prodotti siano realizzati con la medesima attenzione per la qualità. Ne parliamo con l’ingegnere Giuseppe Gaetano, amministratore unico della Linus Srl. Perché la vostra produzione è destinata per oltre il 90% ai mercati esteri? «Siamo costretti a esportare, perché le normative locali stabiliscono, fra i requisiti per l’accesso alle gare d’appalto per la fornitura di prodotti alle Asl, che l’azienda partecipante documenti un fatturato annuo pari almeno all’importo della gara stessa. Ad esempio, nell’ultimo bando di gara presso l’Asl di Reggio Calabria è richiesto un fatturato annuo pari a 12 milioni di euro, mentre il nostro fatturato nel 2011 è stato di “soli” 1,2 milioni di euro. Questa normativa è paradossale, dato che in Italia esistono solo un paio di aziende del settore che raggiungono questa ci-

S

116 • DOSSIER • CALABRIA 2010

L’ingegnere Giuseppe Gaetano amministratore di Linus Srl, Feroleto Antico (CZ) www.linussrl.it


Giuseppe Gaetano

fra e nessuna nel nostro territorio. Quindi, attualmente, Provincia e Regione, di fatto, favoriscono aziende del Nord Italia a scapito delle imprese locali». Quanto è stata importante la vostra posizione geografica per aprirvi all’export? «Trovarci nel cuore della Calabria, a ridosso della città di Lamezia Terme, ci pone in una posizione ottimale per il collegamento con tutti i mezzi di trasporto e ci ha favorito nella logistica e nella distribuzione. La nostra è una posizione strategica: sfruttando il porto internazionale di Gioia Tauro, i nostri container raggiungono tutti i Paesi del bacino del Mediterraneo. Copriamo così tutta l’Europa Meridionale, il Nord Africa e il Medio Oriente. Ci basta poi attraversare lo stretto di Gibilterra e il Canale di Suez per commerciare con qualsiasi altra parte del mondo. Abbiamo ottimi clienti anche in paesi remoti come lo Yemen, la Mauritania, l’Armenia e il Ghana». Cosa vi ha spinto ad allargare la produzione, prima rivolta solo a un target senior, anche a un target junior? «Il nostro prodotto è destinato a sostenere i malati e le loro famiglie, ma anche a semplificare il lavoro del personale impegnato nell’assistenza di pazienti in ricovero, che possono avere problemi di incontinenza. Avendo l’esperienza, la tecnologia e un know how consolidati nel settore degli ausili assorbenti, nel 2007 abbiamo avviato la produzione di una gamma di pannolini per bambini. La risposta positiva del mercato ci ha spinto a investire in questo nuovo tar-

get e nel 2009 abbiamo introdotto una linea di salviette umidificate. Per quanto riguarda il settore dell’incontinenza per adulti, abbiamo completato la gamma di prodotti con le traverse salvamaterasso». Quali sono le linee guida della vostra politica della qualità? «Poiché realizziamo prodotti destinati a migliorare la salute, per riuscire a presentare sviluppi e innovazioni in modo credibile è fondamentale poter dimostrare di produrre seguendo delle procedure igieniche e usando solo materie prime che rispettano gli standard internazionali, anche dal punto di vista dell’ambiente. I nostri fornitori sono sia industrie italiane sia estere, con sedi in Usa, Olanda, Belgio e Svizzera. La sicurezza dei nostri prodotti è garantita, oltre che dal monitoraggio sulle forniture e sui processi produttivi, dal nostro laboratorio di controllo qualità». Verso quale direzione si stanno indirizzano i vostri progetti per il futuro? «Intendiamo continuare a puntare sull’innovazione e la ricerca, da tradurre in un prodotto che garantisca il miglior servizio. Per fare ciò contiamo molto sulla formazione e la motivazione delle risorse umane, che significa garantire un buon ambiente di lavoro – consideriamo questo uno degli elementi più importanti per migliorare i processi produttivi. Puntiamo inoltre a comunicare i nostri risultati in modo chiaro, attraverso attente strategie di marketing che comprendano le esigenze e la sensibilità del cliente». CALABRIA 2010 • DOSSIER • 117


RISTORAZIONE COLLETTIVA

La ristorazione collettiva tra tecnologia e qualità Consulenza di esperti nutrizionisti, rigidissimi controlli sulle materie prime e i prodotti confezionati, un sistema logistico altamente tecnologico ed efficiente. Su questi aspetti Siarc basa la sua attività, da oltre trent’anni, in tutta Italia. L’esperienza della famiglia Albano Lucrezia Gennari

ltre tre milioni di pasti annui serviti, 35 mila preparati ogni giorno, due centri di produzione all’avanguardia, un totale di 760 posti di lavoro. Sono alcuni dei numeri della Siarc, Società Industria Alimentari Ristorazioni Collettive, di Catanzaro, la prima realtà del suo settore nel Mezzogiorno, attiva anche a livello nazionale, in particolare nel Nord Est, con impegni professionali assunti in tutti i segmenti della ristorazione extradomestica. Fondata nel 1979 dal Cavaliere Pino Albano, ex presidente del Catanzaro Calcio scomparso all’inizio dell’anno, oggi l’azienda è guidata dalla moglie, amministratore unico / legale rappresentante,che con il supporto della famiglia continua a perseguire l’evoluzione commerciale dell’azienda, puntando a crescere ulteriormente. «In una realtà socio-economica difficile come quella calabrese – affermano gli eredi Albano la Siarc da sempre ha deciso di operare in modo responsabile e affidabile. Una scelta fortemente voluta dal compianto fondatore che ha fatto della qualità totale il principio ispiratore su cui si basa l’attività dell’azienda e che ha registrato il marchio Siarc a livello europeo». Oggi le difficoltà insite nel territorio calabrese sono aggravate dalla crisi dei mercati e dall’aumento del costo delle materie prime, ostacoli che non scoraggiano il percorso della Siarc «che è rimasta ben piazzata sul mercato. Si è fermamente convinti di poter salva-

O

Alcune fasi di lavoro all’interno degli stabilimenti della Siarc di Catanzaro www.siarc.it

118 • DOSSIER • CALABRIA 2011

guardare i nostri 760 posti di lavoro e le prospettive di una crescita ulteriore ci sono, basti pensare che nel giugno scorso si è inaugurato il nuovo centro cottura di 800 mq a Marghera (Ve). Si è assolutamente consapevoli di poter continuare ad offrire un servizio in competizione con le altre migliori realtà del settore, dal sud al nord Italia, per questo non ci tiriamo indietro anche davanti alle gare più importanti». L’affidabilità e la qualità dell’azienda sono testimoniate anche da tutte le certificazioni ottenute negli anni sia a livello nazionale che internazionale. UN’ATTIVITÀ DIVERSIFICATA La Siarc opera in tutti i settori della ristorazione collettiva, dalla ristorazione ospedaliera a quella scolastica, sia in ambito pubblico che privato, dalla gestione di mense aziendali alla fornitura e gestione di ristoranti, mense universitarie, mense militari, mense di strutture sportive. «Recentemente si è diversificato ulteriormente l’attività, affiancando alle aree di competenza già esistenti, anche un accurato servizio catering per meeting, congressi, cerimonie, vernissage e feste private». Tutte le attività vengono svolte dall’azienda mediante centri di cottura tecnicamente organizzati con i più moderni mezzi di produzione. «L’impiego delle più avan-


Siarc

Dopo aver effettuato l’attenta verifica della qualità, i prodotti vengono stoccati negli ambienti di mantenimento tenendo conto delle specifiche necessarie

~

zate attrezzature, non contrasta con la qualità dei cibi preparati anzi, esperti cuochi sanno valorizzare ogni cibo, che conserva inalterato il suo gusto originario». Vista l’ampia gamma di attività, si evince come la selezione delle materie prime e, più in generale, ogni passaggio che porta il cibo sulle tavole dei clienti, debbano essere particolarmente curati. Un’attenzione particolare, inoltre, deve essere riservata alle problematiche connesse ai regimi dietetici dei degenti, alla ristorazione scolastica delle scuole. «Ci si avvale della collaborazione di dietiste competenti, che rispettano le direttive di Larn, ovvero relative ai livelli di assunzione di nutrimenti raccomandati. Questo ci permette di elaborare differenti menù che tengono conto non solo dell’apporto calorico e nutrizionale, o delle eventuali intolleranze alimentari, ma anche delle diverse abitudini alimentari derivanti magari da motivi religiosi o di carattere etnico. Lo scopo è offrire ai nostri clienti un ventaglio di offerte il più ampio possibile».

prime avviene quotidianamente, proprio per garantire l’assoluta freschezza di ogni cibo, una garanzia confermata anche dai severi controlli merceologici e igienico sanitari. «Il controllo della qualità dei cibi avviene mediante la collaborazione con un laboratorio di analisi che quotidianamente osserva le vivande appena comprate, al fine di garantirne la massima qualità sin dalla prima fase del processo produttivo». I controlli vengono ripetuti anche una volta che i cibi sono stati preparati proprio per assicurare un’ulteriore garanzia. Alle analisi sui cibi si affianca l’osservanza delle più scrupolose norme di igiene, in conformità alle raccomandazioni ANALISI E CONTROLLI Haccp. «Dopo aver effettuato l’attenta verifica L’approvvigionamento di prodotti e materie della qualità, i prodotti vengono stoccati negli ›› CALABRIA 2011 • DOSSIER • 119


RISTORAZIONE COLLETTIVA

›› ambienti di mantenimento tenendo conto della tipologia e delle specifiche necessarie alla loro stessa conservazione. I magazzini sono muniti di sistemi antinfestanti tecnologicamente avanzati per impedire ogni possibile rischio di contaminazione». Anche la catena del freddo viene naturalmente rispettata e garantita. A questo scopo la Siarc si avvale di celle a temperature positive e negative dotate di termostati controllati con un termometro campione tarato da un centro SIT (Servizio Taratura Italiano). CONFEZIONAMENTO E TRASPORTI Alle crescenti esigenze del mercato in tema di corrette temperature di trasporto e somministrazione dei cibi, la Siarc ha sempre offerto soluzioni all’avanguardia mirate a dare risposte esaurienti anche a problematiche molto specifiche come quelle che si presentano in ambito ospedaliero. «Ci si avvale infatti di contenitori termici elettrificati, affidabili e igienici, nei quali vengono riposte le monoporzioni o le multiporzioni termosigillate, garantendo così il controllo delle temperature» affermano. Per il trasporto, la Siarc si avvale di mezzi propri tutti rigorosamente coibentati che garantiscono il mantenimento della temperatura degli alimenti. «La consegna dei cibi alla giusta temperatura, nei luoghi di consumo, è determinante sia ai fini della loro gradevolezza, che per il rispetto delle normative vigenti in tema di sicurezza igienica». I continui monitoraggi attuati sugli alimenti e sulle temperature garantiscono infatti la salubrità dei cibi e il mantenimento dei sapori nel rispetto sia delle esigenze del cliente che dei flussi più corretti richiesti dal sistema Haccp. La completezza dei parametri rilevati durante i monitoraggi, consente un controllo completo del ciclo a tutto vantaggio della costanza dei risultati e della sicurezza operativa. 120 • DOSSIER • CALABRIA 2011

Maestri della ristorazione collettiva La Siarc (Società Industria Alimentari Ristorazioni Collettive), nasce a Catanzaro nel 1979 su iniziativa e volontà del Cavalier Pino Albano, unico fondatore e amministratore della Società che ha fatto della qualità totale il principio ispiratore su cui da sempre si basa l’attività dell’azienda. Il successo di Siarc è stato sempre sostenuto con vigore, onestà e volontà inesauribile dal suo fondatore e la famiglia Albano continua oggi, dopo la sua scomparsa, a perseguire l’evoluzione commerciale dell’impresa, puntando a crescere ancora. La struttura, dapprima presente solo in Calabria, ha poi esteso la sua attività anche nel Nord Est Italia ed è una realtà attiva e conosciuta a livello nazionale, la prima nel suo campo nel mezzogiorno d’Italia. Negli anni ha dovuto affrontare un notevole sforzo di rinnovamento, dal punto di vista strutturale, tecnologico nonché inerente le risorse umane, la cui alta qualificazione professionale viene mantenuta con periodici corsi di aggiornamento tenuti da docenti accreditati.


Siarc

CENTRO LOGISTICO E STABILIMENTI Un attrezzato centro logistico gestisce le spedizioni degli alimenti alle filiali e agli stabilimenti dislocati nelle diverse aree, consentendo di tenere sotto controllo le necessità di ogni centro, in modo da mantenere l’alto livello di qualità offerto. Tre sono gli stabilimenti principali della Siarc e sorgono a Catanzaro, a Cosenza e a Marghera. «Lo stabilimento di Catanzaro sorge su un’area di circa 4mila mq di cui 2mila coperti. Il centro, altamente organizzato e tecnicamente specializzato, ha una capacità produttiva molto elevata ed è dotato delle più moderne attrezzature e di un rilevante parco automezzi per le consegne». Da ultimo la Siarc ha investito anche alle porte di Venezia, a Marghera, allestendo un innovativo centro di cottura che ha anche funzione di

piattoforma alimentare. Anche dal punto di vista amministrativo l’azienda coniuga perfettamente professionalità e tecnologie: «Si è investito notevolmente nei sistemi informativi per la corretta e tempestiva gestione e controllo dei fatti amministrativi. Questo per fornire un servizio sempre migliore e contribuire a una gestione efficace. Gli uffici commerciali sono sempre a disposizione della clientela per provvedere a fornire informazioni e delucidazioni sui servizi gastronomici e distributivi. Se vengono avanzate richieste particolari di menù ed altro, si è sempre pronti ad ascoltare e soddisfare il cliente. Infine – concludono gli eredi di Pino Albano –, per meglio informare quanti vogliono conoscere e comunicare con il mondo Siarc, è stato realizzato un sito internet in cui si può trovare un’ampia descrizione dei servizi offerti dalla società». CALABRIA 2011 • DOSSIER • 121


PRODOTTI ALIMENTARI

La tradizione alimentare abbraccia la tecnologia Raffinate varietà di farina ottenute nel pieno rispetto della tradizione locale, utilizzando esclusivamente prodotti naturali. E controllate da un laboratorio di ultima generazione, all’interno del quale si effettuano quotidianamente meticolosi controlli. L’esperienza di Angelo Bruno Matteo Rossi

Angelo Bruno, titolare della Molino Bruno Spa di Montalto Uffugo Scalo (CS) www.molinobruno.it

124 • DOSSIER • CALABRIA 2011

a Calabria, soprattutto in ambito culinario, è una terra fortemente legata alle proprie tradizioni, alle cose semplici e genuine, capaci però di valorizzare tutti quei prodotti ottenuti seguendo ancora le ricette di un tempo. Tramandate di generazione in generazione, queste ricette sono infatti giunte fino ai giorni nostri, rendendo le prelibatezze calabresi conosciute e apprezzate in ogni angolo del mondo. Tradizione è una parola chiave anche per la Molino Bruno spa, storica realtà di Montalto Uffugo Scalo, in provincia di Cosenza, operante nel settore dell’industria molitoria, che da anni lavora per tenere in vita questo patrimonio: «La Molino Bruno spa è un’azienda che ha origine da tempi lontani. Le prime notizie risalgono addirittura al 1902, e si possono trovare all’interno di un libro intitolato “Delle Arti e dei Mestieri”, che elencava le diverse attività dei paesi calabresi. La nostra società è quindi il risultato

L


Angelo Bruno

di un’esperienza centenaria – racconta il titolare, Angelo Bruno - in cui le antiche tecniche produttive utilizzate nei mulini a palamenti azionati ad acqua si fondono con i più moderni macchinari, capaci di macinare 250 tonnellate di cereali in una sola giornata». Come riescono a convivere tradizione e progresso tecnologico nelle vostre lavorazioni? «Le varietà di farina che produciamo sono tutte accomunate dall’uso di grano e frumento di altissima qualità, ottenute da lavorazioni naturali e prive di sostanze chimiche. Proprio per queste peculiarità risultano molto apprezzate non soltanto dalle grandi realtà industriali, ma anche e soprattutto dai tantissimi artigiani locali che operano sul territorio calabrese, costantemente alla ricerca di prodotti capaci di far rivivere le antiche tradizioni della nostra terra. A questo proposito abbiamo studiato e sviluppato un processo tecnologico che tiene particolarmente conto delle caratteristiche e dei luoghi di provenienza dei grani avviati in lavorazione, allo scopo di ottenere un prodotto finito adeguato alla richiesta del mercato. Siamo inoltre dotati di strumentazioni all’avanguardia per la pulitura e la macinazione del grano, che ci permettono di offrire farine per la lavorazione di tutti i prodotti da forno, grazie anche all’uso delle più moderne tecnologie volte a garantire la sicurezza degli operatori sul luogo di lavoro e il rispetto ambientale». Eseguite analisi particolari? «Disponiamo di un laboratorio di ultima generazione, all’interno del quale i nostri tecnici effettuano quotidianamente meticolosi controlli, per verificare le caratteristiche reologiche, chimico-fisiche e microbiologiche delle farine utilizzate. Tutto il ciclo produttivo si svolge nel pieno rispetto delle più stringenti disposizioni previste dalla normativa comunitaria in materia alimentare, a tutela e garanzia della qualità delle nostre produzioni. Un’organizzazione di questo

250 ton

PRODUZIONE È la quantità di cereali macinata giornalmente nello stabilimento della Molino Bruno

tipo, inoltre, ci consente di meglio individuare la destinazione delle farine stesse e i vari utilizzi da parte del consumatore finale, oggi più che mai attento nel richiedere prodotti igienicamente sicuri, di qualità e in grado di durare nel tempo». Cosa cerca, nello specifico, chi si rivolge alla Molino Bruno? «I calabresi sono autentici intenditori, e non soltanto coloro che acquistano la farina per lavorarla industrialmente. Anche i molti acquirenti privati infatti, piccoli artigiani ma anche semplici cittadini, apprezzano le farine di qualità, materie prime che utilizzano a casa per produrre, oltre a pizza e pasta, anche i tipici dolci locali, una consuetudine in questa regione dove ancora sono molto vive le antiche tradizioni rurali. Col nostro lavoro cerchiamo, per quanto ci è possibile, di contribuire al mantenimento di queste usanze, un patrimonio da salvaguardare all’interno di un mondo sempre più globalizzato». CALABRIA 2011 • DOSSIER • 125


PRODOTTI ALIMENTARI

La filiera dei surgelati Produzione locale, rispetto per la terra e una filiera ben controllata rimangono prerogative fondamentali per chi vuole proporre alimenti buoni e sani destinati al largo consumo. Gloria Tenuta approfondisce l’argomento Amedeo Longhi

rasferire la bontà e la naturalità dei prodotti della terra, coltivati con metodi rispettosi della natura e che coinvolgono il tessuto produttivo locale, in alimenti surgelati da immettere nel mercato. È questa la sfida di Gloria Tenuta, presidente della Gias, industria di alimenti surgelati, che produce verdure, legumi, cereali sfruttando una filiera improntata su metodi di coltivazione rigorosi, affinché l’alimento venduto, destinato all’industria, al catering e al retail, sia di ottimo livello. Ritiene importante valorizzare la produzione locale? «La valorizzazione della produzione locale rappresenta uno degli elementi strategici per la nostra azienda: la materia prima è fornita infatti in gran parte da produttori locali che sono associati alla cooperativa di riferimento del gruppo. L’approvvigionamento da “fonti” locali consente all’azienda di monitorare al meglio la qualità e la freschezza delle materie prime». Che rapporto intrattenete con le realtà produttive della vostra zona? «È un rapporto di stretta collaborazione ma anche di forte controllo. La collaborazione culmina con l’adozione di un disciplinare di produzione che regola l’uso, i tempi e i metodi dei fitofarmaci in funzione delle possibili avversità presenti sul terri-

T Gloria Tenuta, presidente della Gias Spa di Mongrassano (CS). Nelle altre immagini, un momento della raccolta e l’interno dello stabilimento www.giasspa.it

126 • DOSSIER • CALABRIA 2011

torio, minimizzandone l’impiego in accordo con le linee guida della Produzione a Lotta Integrata. Il controllo, consistente e costante sulle realtà produttive, è esercitato attraverso il servizio agronomico incaricato di supervisionare le produzioni e di verificare l’applicazione del disciplinare di lotta integrata, che è l’unico riferimento in materia produttiva adottato e che ha consentito all’azienda di ottenerne la relativa certificazione». Quali sono i vantaggi di una filiera interamente interna all’azienda? «I vantaggi sono molteplici. Tra tutti la possibilità per l’azienda, con il suo settore agronomico, di prestare assistenza tecnica continua ai fornitori, garantendo aggiornamenti e soluzioni alle diverse esigenze climatiche, il tutto in tempo reale. Una filiera interna consente inoltre di gestire raccolte e consegne, che normalmente avvengono nello stesso giorno, e di avere flussi proporzionati alle possibilità produttive dell’azienda». Come avviene il controllo della qualità


Gloria Tenuta

La valorizzazione della produzione locale rappresenta uno degli elementi strategici per la nostra azienda

delle materie prime? «La materia prima viene valutata sulla base di una specifica di qualità del prodotto che è stata condivisa con il coltivatore in fase di contratto. Tale specifica contiene tutte le caratteristiche merceologiche necessarie a definire una materia prima di elevata qualità. Al momento della consegna la merce viene controllata secondo metodologie e criteri prestabiliti per verificare se è conforme o meno rispetto alla specifica di riferimento. Se la merce risulta idonea viene accettata, identificata, registrata e consegnata alla produzione; nel caso invece di merce non idonea, questa viene contestualmente respinta e rimessa a disposizione del coltivatore». Quanta importanza hanno per voi le certificazioni? «Le certificazioni conseguite – Brc Food, Ifs, Iso 9001:2008, produzione Kosher e produzione integrata, Uni En 11233 – hanno consentito all’azienda di ampliare i mercati di riferimento nel corso degli anni, riuscendo a soddisfare la do-

~

manda di una clientela sempre più attenta e sensibile alla costante ricerca di aziende certificate e affidabili». Quali sono le differenze fra i tre settori principali a cui destinate i vostri prodotti? «La differenza principale riguarda la pianificazione dei fabbisogni: la maggior parte delle volte l’industria riesce a effettuare una programmazione abbastanza dettagliata dei propri fabbisogni; questo ci consente di ottimizzare gli approvvigionamenti e il flussi produttivi. Con la GDO, così come nel catering, non ci sono impegni in termini quantitativi, ma solo qualitativi. I fabbisogni dipendono esclusivamente dalle rotazioni dei prodotti. Per rimanere al passo con le esigenze di questa tipologia di mercati sono indispensabili una elevata flessibilità e un’ottima tempestività nell’adattare le proprie produzioni a quelle che sono le necessità del momento nel pieno rispetto della tempistica, spesso perentoria, richiesta dal cliente». CALABRIA 2011 • DOSSIER • 127



INFRASTRUTTURE PER LO SVILUPPO • Occorrono snellimenti procedurali per l’assegnazione degli appalti. Intervista a Sergio Santoro • I progetti per unire l’Europa. Intervista a Aurelio Misiti • Iniziate le procedure per la realizzazione del ponte sullo stretto. Intervista a Pietro Ciucci • Infrastrutture per la crescita economica della Calabria. Intervista a Antonella Stasi


APPALTI PUBBLICI

Battere sul tempo la consegna di un appalto Giuseppe Sammarco spiega cosa rallenta i lavori negli appalti pubblici. E porta l’esempio di un’impresa, che nel settore stradale e delle energie rinnovabili, ha ribaltato il luogo comune sui tempi biblici dei lavori in cantiere Manlio Teodoro

a lentezza dei lavori pubblici è divenuta quasi proverbiale. L’individuazione di quali siano le cause dei rallentamenti o delle sospensioni dei lavori è materia spesso complessa per chi osserva da fuori le dinamiche degli appalti. Nel settore stradale, gli intoppi maggiori derivano dalle interferenze nei cantieri, ovvero quando si sovrappongono interventi differenti, che fanno capo a soggetti diversi, sullo stesso luogo. «La risoluzione di questi problemi rientra fra gli oneri dell’ente appaltante. Nella prassi, tuttavia, sono le aziende che operano in cantiere a dover gestire e superare questi ostacoli. Ci è capitato, durante la realizzazione di alcune strade, di interferire con interventi di Enel, Telecom o delle aziende che gestiscono la fornitura di gas metano. E non sempre è possibile conciliare i tempi in maniera ottimale». Così Giuseppe Sammarco, am-

L

138 • DOSSIER • CALABRIA 2011

ministratore unico della Sammarco Giuseppe Costruzioni Generali srl, spiega cosa si nasconde dietro il frequente slittamento delle date. Tuttavia, l’azienda che lui dirige ha in più occasioni ribaltato questo luogo comune e consegnato anche con mesi di anticipo le opere per le quali era stata vinta la gara d’appalto da parte della società di Cirò Marina. «La so-

cietà è specializzata nei lavori stradali di tutti i generi, ma ci occupiamo anche di edilizia industriale, civile, lavori di movimento terra e opere marittime. Essendo la nostra attività principale quella di realizzare strade e viadotti, i nostri referenti solitamente sono gli enti pubblici, di volta in volta la Regione, le Province, i Comuni o altri enti come le gestioni ac-


Giuseppe Sammarco

Nel comune di Strongoli abbiamo realizzato una delle centrali a biomasse più grandi di tutta Europa. E siamo riusciti a consegnare l’impianto sei mesi prima della data prevista

~

Giuseppe Sammarco, amministratore unico della Sammarco Giuseppe Costruzioni Generali Srl di Cirò Marina (KR) sammarcogiuseppe@libero.it

quedotti, i consorzi di bonifica o le società come l’Anas e l’Enel». La versatilità della Sammarco Giuseppe Costruzioni Generali srl le ha permesso però di eseguire lavori anche per privati, come Enichem, Sali italiani, Aquater, Pianimpianti, Biomasse Italia, Edison, in particolare per la realizzazione di impianti per lo sfruttamento delle energie rinnovabili. «Nel comune di Strongoli abbiamo realizzato, in collaborazione la società tedesca Lurgi, una delle centrali a biomasse più grandi di tutta Europa. Benché l’inizio dei lavori fosse stato ritardato di tre mesi, a causa di problemi burocratici, siamo riusciti a consegnare l’impianto finito sei mesi prima della data prevista. Ciò è stato possibile perché la nostra azienda dispone già al proprio interno di tutti i mezzi – abbiamo un ampio parco macchine – e le competenze per l’esecuzione dei progetti che si aggiudica. Non dovendo quindi appaltare all’esterno e seguendo i lavori dalla posa della prima pietra fino alla consegna, riusciamo anche a realizzare queste performance». L’unica attività che non viene svolta da una risorsa interna è quella del controllo sicurezza e della tutela ambientale. «Le normative di riferimento nel tema dei lavori pubblici sono moltissime, in modo particolare per quel che riguarda la sicurezza, tema sul quale negli ultimi anni sono stati fatti notevoli passi in avanti. Noi ab-

biamo scelto di affidarci al consulente di uno studio privato che si occupa esclusivamente di sicurezza. Il vantaggio di avvalersi della consulenza di un professionista esterno non è solo in termini di riduzione dei costi, ma anche nell’avere a disposizione una persona altamente specializzata, anche perché si trova costantemente a contatto con realtà imprenditoriali diverse. Questo nostro consulente si occupa anche degli aspetti normativi dello smaltimento dei rifiuti provenienti dagli scavi». Attiva in tutte le province della Calabria, la Sammarco Giuseppe Costruzioni Generali srl, che negli ultimi tre anni ha registrato un fatturato medio annuo di 4,7 milioni di euro, ha fra i propri progetti futuri l’espansione del proprio mercato fuori dai confini regionali. Ma più che guardare alle regioni limitrofe, è orientata a partecipare a gare per l’assegnazione di lavori nelle regioni del Nord Italia. «Per i prossimi anni abbiamo già commesse appaltate per circa 15 milioni di euro. I primi lavori che consegneremo hanno come scadenza il mese di dicembre 2012: la realizzazione di due tratte stradali fra le province di Catanzaro e Vibo Valentia. La prima sarà una strada a scorrimento veloce con due viadotti. L’altra sarà un collegamento particolarmente importante fra la statale 106 e i comuni di Sersale e Cropani». CALABRIA 2011 • DOSSIER • 139


EDILIZIA

Edifici e cantieri più sicuri Una trave che unisce i vantaggi della prefabbricazione applicata alla costruzione tradizionale. Una nuova soluzione che migliora la produttività e la sicurezza degli edifici e razionalizza anche il lavoro in cantiere. Ne parla Emilio De Seta Luca Cavera

l mercato dell’edilizia calabrese, specie residenziale, è molto variegato. Cosenza, negli ultimi anni, ha visto crescere il numero dei nuovi appartamenti in modo esponenziale. Questa crescita dell’offerta è venuta però a scontrarsi con un momento di empasse generale del settore immobiliare, crisi che non solo ha investito la regione, ma l’intera penisola. «La situazione in cui si trova il mercato cosentino impone che

I

Emilio De Seta, amministratore della Tubisider Spa, Castiglione Cosentino (CS) www.desetapercostruire.com

140 • DOSSIER • CALABRIA 2010

si torni a un equilibrio fra domanda e offerta, ma i tempi di questo ritorno all’ordine potrebbero essere lunghi». Questa la visione di Emilio De Seta, amministratore della Tubisider Spa, che prosegue: «Altre città, invece, hanno ancora margini di crescita. In tutti i casi penso che si debba costruire guardando alla qualità e non più alla quantità. Per quanto ci riguarda, la crisi del mercato residenziale ci ha indotto a spostare la nostra attenzione sull’edilizia stradale e industriale». Il gruppo guidato da De Seta riunisce quattro

brand: lo storico marchio Tubisider, deSetaAcqua, deSetaPrem e deSetaCasa. I quattro marchi forniscono prodotti e servizi integrati a più segmenti del mercato delle costruzioni. Con quali strategie siete riusciti a far emergere le vostre caratteristiche rispetto ai competitor? «La forza del gruppo è sempre stata incentrata sui criteri di affidabilità, serietà e competenza. In un mercato complesso come quello edile e delle costruzioni, affollato di competitor vecchi e nuovi, queste caratteristiche ci hanno premiato. I nostri brand sono ormai noti presso tutti gli operatori del settore. Inoltre, la crescita è stata stimolata, oltre che dalla diversificazione dei prodotti, anche dalle strategie di comunicazione, dai servizi rivolti alle imprese e ai progettisti, dai quali riceviamo costantemente dei buoni feedback». Quando e con quali presupposti e obiettivi nasce deSetaPrem? «DeSetaPrem, strutture e sistemi, esiste da circa un decennio ed è specializzata nella


Emilio De Seta

progettazione e produzione di travi prefabbricate reticolari miste, destinate sia al settore civile che a quello industriale. Lo sviluppo della tecnologia che sta a fondamento della trave Prem è uno degli obiettivi del brand, che ha già ricevuto la certificazione di qualità CE. Per proseguire su questa strada deSetaPrem dal 2006 è socio di Assoprem, l’Associazione nazionale produttori travi reticolari miste, sostenendone attivamente i progetti di ricerca, che sono svolti in collaborazione con numerosi poli universitari dell’intero territorio nazionale». Quali sono le scelte progettuali più innovative che caratterizzano la produzione di questo marchio?

L’edilizia calabrese, in generale, ha certamente ancora dei margini di crescita. In tutti i casi penso che si debba costruire guardando alla qualità e non più alla quantità

«DeSetaPrem è nata per rispondere alle crescenti esigenze dell’edilizia moderna. Queste possono essere riassunte in alcuni concetti chiave, quali la velocità di esecuzione, la qualità del prodotto, la sicurezza, il risparmio economico, la biocompatibilità e la durata nel tempo del prodotto costruito. La nostra offerta ai progettisti e alle imprese permette di realizzare soluzioni strutturali che garantiscono l’assoluta certezza del risultato».

~

Quali sono le principali caratteristiche e quali vantaggi apporta al mondo della prefabbricazione e della costruzione un “elemento strutturale che fa sistema”? «Questo particolare tipo di trave “fa sistema” giacché si integra in modo ottimale con la maggior parte delle tecnologie costruttive, unendo i benefici del sistema prefabbricato con quelli del sistema tradizionale. Questo è possibile perché la trave ha una struttura mono- ›› CALABRIA 2010 • DOSSIER • 141


EDILIZIA

›› litica. Questa caratteristica distingue la trave Prem dai canoni classici delle strutture prefabbricate, consentendo un’elevata flessibilità architettonica. È così possibile realizzare luci di notevoli dimensioni e sezioni ridotte, con una maggiore libertà nell’organizzazione degli spazi». In che modo la trave ha rivoluzionato le tradizionali tecniche di costruzione? «La nostra tecnologia ha apportato novità sostanziali nell’edilizia. Uno dei principali vantaggi riguarda la notevole riduzione della quantità di legname per la casseratura, il che si traduce in un minor costo di esecuzione e in un minore impatto ambientale. Inoltre ha diminuito sensibilmente il rischio di incidenti

sul cantiere, grazie a una maggiore razionalizzazione. Questa si è tradotta anche in una riduzione del numero di operazioni da eseguire in cantiere, eliminando molti dei rischi legati agli errori umani, poiché il controllo della fattura della trave è fatto a monte. Infine, la possibilità di sfruttare la portanza della trave in prima fase, comporta l’abbattimento dei costi della puntellatura e un’ulteriore diminuzione dei tempi di esecuzione». Quali sono gli accorgimenti progettuali che permettono di aumentare la sicurezza e la durata delle costruzioni? «Le opere realizzate con questa tecnologia soddisfano tutti i requisiti geometrici e

La tecnologia della depurazione La necessità di avere delle performance in linea con gli standard di alta qualità delle acque depurate ha spinto deSetaAcqua – il marchio del gruppo dedicato al trattamento acque – a intraprendere la collaborazione in esclusiva con le principali aziende del settore del trattamento acque, nella ricerca di nuove soluzioni che consentano di ampliare la capacità di trattamento utilizzando i volumi delle vasche esistenti, avere ingombri ridotti rispetto alle soluzioni tradizionali e contenere le spese di gestione degli impianti e di smaltimento dei fanghi. DeSetaAcqua propone, a tal proposito, una tecnologia di ultima generazione a membrana cava Mbr per il trattamento dei reflui civili e industriali. Una recente applicazione delle soluzioni deSetaAcqua è la realizzazione della nuova rete fognaria del comune di Soverato (CZ), per la quale sono state fornite le apparecchiature elettromeccaniche e il sistema di telecontrollo degli impianti.

142 • DOSSIER • CALABRIA 2010


Emilio De Seta

Questa trave ha eliminato i rischi di errore umano: il controllo qualità è fatto a monte e in cantiere arriva un prodotto già certificato

meccanici richiesti dalle norme antisismiche, come le staffature infittite nelle zone critiche, i nodi confinati da staffe chiuse e i rapporti geometrici delle armature. La sicurezza delle costruzioni inoltre è garantita da una classificazione antincendio Rei 120 – il valore esprime la durata minima, in minuti, dell’elemento sottoposto a combustione –. Questi traguardi sono stati raggiunti utilizzando solo materiali certificati e con un controllo capillare di tutte le fasi produttive. In questo modo la trave arriva in cantiere sempre ac-

compagnata da un certificato di controllo della produzione rilasciato dall’istituto di certificazione ICMQ». Quale attività rappresenta il core business di Tubisider? «Tubisider è il main brand del gruppo. È un centro di trasformazione specializzato, attestato dall’S.T.C. del Consiglio Superiore dei LL. PP. per la sagomatura di tondo per cemento armato. Questo processo consiste nella trasformazione delle barre di acciaio mediante operazioni di taglio, piegatura, presagomatura e as-

~

semblaggio delle diverse componenti, secondo quanto disposto nei disegni esecutivi strutturali. Il fine è quello di realizzare elementi presagomati (come staffe, ferri piegati e altri) e preassemblati (gabbie di armatura, tralicci e altri) direttamente utilizzabili in opera. Queste operazioni possono avvenire all’interno del cantiere edile o, seguendo la tendenza più moderna, che garantisce un’esecuzione più precisa, nei centri come il nostro. Tubisider si occupa anche di distribuzione cementi e prodotti siderurgici». CALABRIA 2010 • DOSSIER • 143


EDILIZIA

a crisi dell’edilizia non colpisce uniformemente i territori e le regioni. A parità di difficoltà, derivanti dalla congiuntura economica internazione, in alcuni contesti sono presenti problemi strutturali, ancora lontani dalla soluzione, che penalizzano due volte le imprese. Soprattutto quelle che hanno scelto la via del rispetto di tutte le normative. La qualità deve ancora lottare contro la scarsa informazione e la concorrenza del sommerso e dell’abusivismo. È questo il contesto nel quale è immersa la società C.E.S.A.F. Srl, impresa guidata dal geometra Giovanni Zema, amministratore unico e direttore tecnico, che da oltre trent’anni si occupa di costruzioni edili e che ha trasformato l’azienda da impresa edile in produttore di calcestruzzo. «Noi curiamo l’intera preparazione del calcestruzzo, dalla produzione, al confezionamento e alla distribuzione. Lavoriamo anche nel settore della trasformazione di materiale inerte. Tutte le fasi del processo produttivo di C.E.S.A.F. vengono regolarmente controllate. La prima garanzia è nella scelta degli aggregati, che vengono selezionati, certificati e uniti a cemento sfuso di elevato valore». Quali esigenze di mercato vi hanno indotto a specializzarvi nella produzione del

L

144 • DOSSIER • CALABRIA 2010

L’edilizia in Calabria vive due volte la crisi A Reggio Calabria molte imprese sono ferme perché da alcuni mesi non vengono più rilasciate con regolarità le concessioni edilizie. «Per cui c’è una sorta di crisi nella crisi, e a quella globale si sono aggiunte problematiche locali». Giovanni Zema spiega come affrontare la situazione Salvatore Cavera

calcestruzzo? «La nostra scelta di concentrare l’attività sviluppando questa produzione si è concretizzata nel 1997 ed è stata motivata dalla situazione di profonda crisi in cui si era venuta a trovare l’edilizia pubblica in quegli anni, anche a causa agli scandali di tangentopoli. Noi eravamo specializzati principalmente nella realizzazione di strade, fognature e acquedotti. La crisi degli enti pubblici ricadde direttamente sugli appalti e quindi sul nostro core business. Fu quindi chiaro che la nostra attività aveva bisogno di diversificare la produzione e spostarsi verso i servizi per i privati. Oggi abbiamo un impianto di ultima generazione per la produzione del calcestruzzo, interamente computerizzato». Nella situazione di crisi attuale si assiste spesso al percorso inverso: le imprese si spostano dal settore privato a

quello pubblico. Qual è lo scenario dal vostro punto di vista? «È necessario procedere con molta cautela. Anche in questa fase gli enti risultano spesso insolventi tanto quanto le imprese private. Per questo mo-


Giovanni Zema

Giovanni Zema, amministratore unico e direttore tecnico di C.E.S.A.F. Srl, Reggio Calabria cesaf@tiscalinet.it

Ottenere le certificazioni è stato sicuramente un vantaggio, anche se nel nostro territorio c’è poca vigilanza

~

tivo stiamo selezionando la nostra clientela e in questo periodo forniamo il calcestruzzo solo a quelle realtà solide che conosciamo e con le quali non abbiamo mai avuto problemi. Alle difficoltà economiche si stanno sommando anche altri ostacoli. Qui a Reggio Calabria molte imprese sono ferme perché da alcuni mesi non vengono più rilasciate con regolarità le concessioni edilizie. Per cui c’è una sorta di crisi nella crisi, a quella globale si sono aggiunte problematiche locali». Quale strategia avete elaborato per uscire da questa crisi? «Stiamo facendo dei piccoli lavori, sia pubblici sia privati – soprattutto per il Comune di Reggio Calabria – nei quali impieghiamo il personale che si occupa anche della produzione del calcestruzzo. Questa è stata una scelta difficile, ma è l’unico modo per impiegare il personale senza dover ricorre a misure drastiche. La nostra è un’azienda in cui tutti i dipendenti sono formati, qualificati e specializzati, oltre a essere assolutamente fuori dalle logiche deleterie del lavoro

nero. Ci stiamo impegnando per tutelare al massimo le nostre risorse umane, perché il licenziamento sarebbe una perdita prima di tutto per l’azienda, che si troverebbe privata di competenze e professionalità». Qual è l’attenzione, nel vostro territorio, per quanto riguarda la parte normativa? «La nostra è stata una delle prime imprese ad ottenere le certificazioni e a Reggio Calabria siamo gli unici ad avere l’FPC e i materiali a marchio Cee, oltre a essere iscritti all’Atecap (Associazione Tecnico Economica Calcestruzzo Preconfezionato). Benché avere questi requisiti di garanzia sia stato certamente un vantaggio, poiché hanno incrementato l’apprezzamento da parte del mercato, nel nostro territorio c’è ancora troppa poca vigilanza. Gli stessi tecnici che si incontrano nei cantieri non sono sempre aggiornati sulle normative e questo favorisce il dilagare della concorrenza sleale delle imprese che operano senza alcuna certificazione». CALABRIA 2010 • DOSSIER • 145


MATERIALI PER L’EDILIZIA

La produzione di premiscelati sbarca in Calabria l mercato dei premiscelati e delle malte, sempre più utilizzati in ambito edilizio, ha vissuto in Italia, negli ultimi dieci anni, una crescita costante, raggiungendo un consumo annuo complessivo prossimo ai 5 milioni di tonnellate. La distribuzione delle imprese produttrici e distributrici non è però uniforme sul territorio: il consumo di questo tipo di prodotti, infatti, è attualmente concentrato prevalentemente nelle regioni centro-settentrionali del paese, dove sono oggi ubicati la maggior parte degli impianti produttivi. Persistono quindi aree carenti da questo punto di vista, in cui i nuovi prodotti del settore non sono ancora diffusi e utilizzati. Tali dati sono stati confermati da una serie di rilevazioni dirette nel settore su un campione di circa 400 utilizzatori e commercianti scelti a seguito di una stratificazione per settori di impiego e aree geografiche, che hanno evidenziato proprio la differente dislocazione sul territorio di realtà impegnate nel settore dei premiscelati. Tra le poche imprese del Sud, che tengono con successo questo

I

146 • DOSSIER • CALABRIA 2011

Le imprese impegnate nella produzione di premiscelati per l’edilizia sono principalmente concentrate al Centro Nord. Ma un nuovo progetto della Centro Logistica, azienda del gruppo Sposato, contribuirà a intensificare questo tipo di produzione anche in Calabria. Il punto di Pino Sposato Eugenia Campo di Costa

5 mln

TONNELLATE

tipo di mercato, spicca la Centro Logistica Srl, guidata da Pino Sposato, socio titolare insieme al fratello Peppe. Centro Logistica è un po’ una “mosca bianca”, al Sud, nel settore dei premiscelati. «In effetti sul mercato sono rare

le aziende che, al contrario della Centro Logistica si occupano di attività inerenti i premiscelati, che investono nella ricerca applicata alle innovazioni di prodotto, che sono collegate in partnership con grandi imprese di costruzione e di progettazione,

È il consumo annuo complessivo di premiscelati registrato in Italia


Pino Sposato

Il centro di Villapiana è stato progettato per permettere un’elevata flessibilità produttiva e sarà in grado di sviluppare leganti finalizzati a soddisfare diverse esigenze

~

che sviluppano una ricerca sistematica e competitiva in Calabria, in stretta e continua collaborazione con le Università. D’altra parte Centro Logistica nasce all’interno del gruppo Sposato, da sempre attivo nel settore edile con la Sposato Trasporti, impegnata nel trasporto di cemento, l’Aurora Costruzioni Srl, operante nel settore dell’edilizia civile, e la Gemis Srl che gestisce la commercializzazione del cemento della costa Ionica e della Piana di Sibari. Inoltre, in considerazione delle profonde attitudini e della esperienza che la nostra famiglia ha sempre avuto nel settore del trasporto, nel 2001 è stata costruita l’Officina meccanica in Amendolara, dotata di un centro revisioni che opera in collaborazione con la Motorizzazione Civile di Cosenza». Dunque Centro Logistica è nata per coordinare le diverse attività del gruppo? «Centro Logistica Srl è stata fondata con il precipuo compito di coordinare l’organizzazione delle varie attività, ma la sua creazione è stata dettata, oltre che da un’esigenza di coor-

dinamento, in particolare delle attività di trasporto, anche dalla volontà di ampliare l’offerta delle altre imprese andando a comprendere la produzione di propri premiscelati. Per operare al meglio, è stata quindi individuata una nuova area industriale a Villapiana, in provincia di Cosenza, dove verrà creata una struttura per la produzione di premiscelati e per l’insacchettamento del cemento e dove tutta la gestione del gruppo verrà concentrata in un unico centro operativo». Quali saranno le caratteristiche fondamentali del

In apertura, da sinistra nuovo centro operativo? «Il centro è stato progettato per Pino e Peppe Sposato, soci e titolari permettere un’elevata flessibi- delle aziende lità produttiva e sarà quindi in del gruppo di famiglia grado di sviluppare e produrre leganti finalizzati a soddisfare le diverse esigenze degli utilizzatori. Le produzioni realizzate saranno commercializzate, sia confezionate in sacchi sia sfuse, ed è prevista anche la fornitura agli utilizzatori di silos di piccole dimensioni da installare direttamente presso i cantieri edili. Il nuovo centro è stato inoltre pensato per potere produrre anche “cementi ecologici”, che attraverso l’additiva- ››

CALABRIA 2011 • DOSSIER • 147


MATERIALI PER L’EDILIZIA

Con il nuovo centro operativo di Villapiana, quei materiali che ora provengono da fuori provincia, saranno finalmente reperibili sul mercato locale

~

›› zione con specifiche sostanze ad Amendolara, Cassano Jonio

Nelle immagini, vari momenti di lavoro all’interno della Centro Logistica Srl di Villapiana Scalo (CS)

chimiche ossidanti dovrebbero permettere di abbattere la presenza di particolati originati dalla combustione di idrocarburi presenti in atmosfera». Un’idea senz’altro innovativa, cosa vi ha spinto a progettare un centro di questo tipo? «Le ragioni produttive, commerciali ed economiche che hanno supportato tale iniziativa sono da ricercarsi innanzitutto nell’esperienza maturata dalle imprese del gruppo nella ottimale gestione degli impianti di produzione di cemento e dei prodotti correlati: il gruppo Sposato gestisce infatti attualmente tre centrali di betonaggio

148 • DOSSIER • CALABRIA 2011

e Castrovillari e con la Sposato Trasporti continua ad effettuare autotrasporti per il gruppo e per conto terzi con vari mezzi. Inoltre, la consolidata posizione commerciale dell’azienda e del gruppo di imprese di riferimento è confermata da un elevato volume d’affari e da un’articolata rete di vendita: il sistema commerciale del gruppo Sposato si è decisamente consolidato nel corso degli ultimi anni per cui rappresenta un indubbio punto di forza per lo sviluppo della nuova iniziativa. Infine, questo progetto crea l’opportunità di consolidare la filiera produttiva sia in senso verticale, attraverso

l’utilizzo di materie prime in parte disponibili, quali il cemento, e con il supporto del servizio di trasporto del gruppo, che in senso orizzontale, con l’ampliamento della gamma di vendita attuale che permetterà di potenziare la capacità di penetrazione nel mercato dei settore dei prodotti cementieri». Quale riscontro prevede possano avere le attività del centro operativo sull’indotto produttivo della zona? «L’impatto della nuova iniziativa sui processi produttivi nei cantieri della zona di riferimento credo possa portare a una notevole accelerazione del ciclo produttivo e a un innalzamento qualitativo delle unità


Pino Sposato

Una crescita tra trasporti ed edilizia

residenziali prodotte, nonché a un minor costo per gli utenti, dal momento che quei materiali che ora provengono da fuori provincia, saranno finalmente reperibili sul mercato locale». Lei è da sempre una figura di riferimento nel suo settore, organizza regolarmente convegni in tema di costruzioni, in particolare sull’uso del calcestruzzo e ha sviluppato nuove tecnologie, come la lavorazione dei rifiuti edili, tramite un processo di riciclo. «In questo ambito abbiamo progettato e messo in produzione calcestruzzi auto compattanti (Scc), calcestruzzi ad altissima resistenza (780 N/mm2) e calcestruzzi non strutturali mediante il riciclo dei materiali provenienti da attività di demolizione».

La società Centro Logistica Srl nasce per iniziativa del gruppo Sposato nel 2002. La compagine sociale è costituita da due società del gruppo Sposato, la Sposato Trasporti Sas e la Sposato P.&P. Srl e da persone fisiche del gruppo familiare Sposato. La Sposato Trasporti nacque nel 1947 su iniziativa di Vincenzo Sposato, padre di Pino e Peppe, i due fratelli che fondarono nel 1982 la Sposato P & P per affiancare il genitore. Fin dall’inizio l’attività prevalente è stato il trasporto di cemento. Ai quei tempi le due aziende costituivano una delle più importanti realtà del settore nella provincia di Cosenza, operando prevalentemente in ambito regionale e spingendosi fino in Puglia. Il parco automezzi, allora era costituita da 25 mezzi allestiti a cisterne o cassonati e da otto betoniere. Gli anni Novanta sono stati anni di consolidamento e di sviluppo e hanno portato, nel 2002, alla creazione di una nuova società, la Centro Logistica Srl, nata con il precipuo compito di coordinare l’organizzazione delle varie attività. Nel frattempo, infatti, il lavoro era aumentato notevolmente anche per le altre imprese del gruppo, l’Aurora Costruzioni Srl, operante nel settore dell’edilizia civile, e la Gemis srl che gestisce la commercializzazione del cemento della costa Ionica e della Piana di Sibari. Inoltre, nel 2001, in considerazione delle profonde attitudini e dell’esperienza che la famiglia Sposato ha sempre avuto nel settore del trasporto, era stata costruita l’Officina meccanica in Amendolara (CS), dotata di un centro revisioni che opera in collaborazione con la Motorizzazione Civile di Cosenza. www.grupposposato.it

Chi la affiancherà in questa nuova iniziativa? «Naturalmente, con la realizzazione della nuova struttura, è previsto il coinvolgimento di altri soggetti, con mansioni di responsabilità e copertura delle aree aziendali più importanti. Tali nuove risorse verranno naturalmente assistite e collaboreranno con me, mio fratello e mia figlia, l’avvocato Serena Sposato che copriamo, con le nostre rispet-

tive esperienze, una varietà di settori: industriale, commerciale, legale, amministrativo. Credo inoltre sia importante sottolineare la giovane età dell’intero staff che si coniugherà comunque a una grande preparazione: sarà questa una notevole garanzia per raggiungere gli obiettivi prefissati, in considerazione della volontà, dell’esperienza, della freschezza e dell’entusiasmo della società». CALABRIA 2011 • DOSSIER • 149


INFRASTRUTTURE

I progetti in corso per unire l’Europa Molti sono i corridoi europei che interessano anche l’Italia. Aurelio Misiti spiega con chiarezza quali sono attualmente i lavori in corso in Italia, quelli in programma e l’ammontare di investimenti per tutte le infrastrutture che ci riguardano Nicolò Mulas Marcello

e nuove direttive dell’Ue, che si fondano sul raccordo tra grandi corridoi ferroviari e sistemi puntuali plurimodali, suggeriscono interventi di ammodernamento dei principali porti e delle piattaforme logistiche connesse, avviando così anche il rafforzamento delle cosiddette autostrade del mare. «Ciò comporta rilevanti investimenti in corso sui principali porti della penisola – spiega Aurelio Misiti, sottosegretario alle Infrastrutture –. Inoltre, è nota la nostra partecipazione finanziaria e scientifico-tecnologica con le aziende pubbliche, come Finmeccanica e la controllata Alenia, al progetto internazionale Galileo che in prospettiva sostituirà il Gps americano». Attualmente quali sono i corridoi in fase di realizzazione in Italia? «I grandi corridoi finalizzati alla libera circolazione di persone e cose in Europa, nonché quelli che riguardano le comunicazioni

L

Aurelio Misiti, sottosegretario alle Infrastrutture

154 • DOSSIER • CALABRIA 2011

attualmente sono 6: BerlinoPalermo, Genova-Rotterdam, Napoli-Bari-Varna, LisbonaKiev, autostrade del mare e logistica portuale nonché il programma Galileo. Del Corridoio I Berlino-Palermo è stata realizzata l’alta velocità ferroviaria tra Napoli e Bologna, con diramazione per Milano, ed è in corso di realizzazione insieme all’Austria l’attraversamento delle Alpi tramite il tunnel del Brennero lungo 54 Km che costerà 5 miliardi di euro. Gli investimenti già sostenuti per il corridoio 1 dall’Italia superano i 30 miliardi di euro. Del Corridoio V Lisbona-Kiev è stata realizzata una tratta importante che va da Torino a Milano e sono in corso di realizzazione e progettazione le tratte Milano-Trieste e Torino-Lyon con investimenti che superano i 10 miliardi di euro. Il corridoio dei due mari, Genova-Rotterdam, comprende il terzo valico in corso di appalto. L’Italia ha ritenuto opportuno che il corridoio VIII previsto da Bari fosse portato fino a Napoli per intersecare quello Berlino-Palermo. A questo fine ha già in corso sia le progettazioni dell’alta capacità

ferroviaria sia interventi sul sistema stradale». Per quanto riguarda il ponte sullo stretto di Sicilia quali sono i prossimi passi per la realizzazione? «Attualmente il progetto del ponte e delle opere a terra è allo stato di “definitivo”. Sono stati già eseguiti lavori propedeutici ferroviari sulla sponda calabra e si sta procedendo proprio in questi giorni a definire il piano esecutivo degli espropri a partire sempre dalla sponda calabra. Il contraente generale, a cui è affidata la realizzazione dell’infrastruttura, ha predisposto non solo il progetto, già corredato da pareri tecnici e ambientali di livello internazionale, ma ha proceduto alla redazione del piano economico-finanziario che consentirà di utilizzare fondi pubblici italiani ed europei, qualunque sia la scelta sui corridoi internazionali, e investimenti privati attirati dal fatto che il pedaggiamento del ponte, al netto delle opere compensative, ripagherà nel tempo completamente gli interessi e il capitale investito. Con gli espropri in corso si avvierà un processo di


Aurelio Misiti

Sono in corso di realizzazione e progettazione le tratte Milano-Trieste e Torino-Lyon con investimenti che superano i 10 miliardi di euro

recupero di un territorio devastato dall’abusivismo e dalla cattiva gestione urbanistica del passato. Le conseguenze occupazionali e turistiche nella futura area metropolitana dello stretto sono notevolissime e di grande consistenza quantitativa. L’area metropolitana si dovrà preparare non solo al grande avvenimento dell’apertura prossima del cantiere vero e proprio ma a un impatto culturale e sociale oggi del tutto imprevedibile». In Val di Susa i cantieri Tav sono ancora teatro di scontri. Qual è la situazione e lo stato di avanzamento dei lavori?

«La parte italiana del tunnel di attraversamento delle Alpi, che fa parte della tratta ad alta velocità Torino-Lyon, già costruito dal lato francese, era compresa nella Legge obiettivo al fine di realizzare l’opera di avvicinamento al tunnel, superando i particolarismi dei singoli comuni attraversati. La scelta del Governo Prodi di espungere l’opera dalla procedura prevista dalla Legge obiettivo ha determinato un ritardo di oltre 5 anni nella realizzazione, mettendo in pericolo il contributo finanziario europeo e lo stesso passaggio del Corridoio V nel nostro paese. Oggi è in corso di

perforazione il tunnel esplorativo e i sondaggi per stabilire le modalità di costruzione della vera e propria galleria. Questi lavori vengono ostacolati anche con azioni dimostrative che spesso sfociano in atti di violenza procurati da gruppi di infiltrati tra i cittadini della Val di Susa che si oppongono alla realizzazione dell’opera. Le soluzioni prescelte a monte del tunnel, a partire dalla città di Torino, sono in corso di progettazione esecutiva e pertanto si può sperare finalmente di concludere l’opera, anche se vicino al tempo massimo, per non ri nunciare al contributo Ue».

CALABRIA 2011 • DOSSIER • 155


INFRASTRUTTURE

Sopra, lavori per il traforo del Brennero

Quali altre importanti infrastrutture nazionali hanno preso il via o sono in procinto di partire? «I dati ufficiali per le grandi opere della Legge obiettivo del 2001, presentati in Parlamento dall’Autorità di vigilanza il 20 settembre 2011, parlano di 188 interventi per 523 lotti attuativi; di questi il 32% è completato, il 21% in corso di realizzazione, il 30% in progettazione, il 7% in gara e il 10% con contratto sottoscritto. Tra le opere in corso di realizzazione o avviamento le principali sono: il collegamento autostradale di connessione tra le città di Milano, Bergamo e Brescia e le tangenziali di Como e Varese per importo complessivo di circa 2 miliardi di euro. In Veneto, dopo il passante di

156 • DOSSIER • CALABRIA 2011

Mestre, si sta avviando il progetto della terza corsia della Venezia-Trieste e continuano i lavori della più importante e grande opera italiana di ingegneria idraulica per la salvaguardia della laguna e della città di Venezia per un importo di oltre 5 miliardi di euro. In Liguria sono in corso le opere civili della sovrastruttura ferroviaria e l’impiantistica innovativa per un investimento di oltre 400 milioni di euro. Tra Umbria e Marche è in corso di realizzazione il cosiddetto Quadrilatero, che vale oltre un miliardo e 500 milioni di euro. Tra Toscana e Lazio sono ormai in corso i primi espropri per l’autostrada tirrenica, che va da Civitavecchia a Livorno. A Roma si lavora a quattro lotti della metropoli-

tana per valori indicativi di oltre 2 miliardi di euro. In Molise ci sono lavori in corso per acquedotti di circa 100 milioni di euro. La metropolitana di Napoli è avviata per importi di circa 1,5 miliardi di euro. In Sardegna, oltre a consistenti opere viarie, sono avanti i lavori per 4 istituti penitenziari per 450 milioni di euro. In Calabria, oltre ai megalotti della Salerno-Reggio Calabria per circa 4 miliardi di euro, sono in corso importanti lavori per centrali idroelettriche. Infine, in Sicilia vi è in corso la costruzione della strada AgrigentoCaltanissetta per circa 500 milioni di euro nonché lavori per oltre 150 milioni del polo logistico e degli acquedotti di Gela e Montescuro».


Pietro Ciucci

Ponte sullo stretto: le tappe dei lavori È l’opera più complessa dal punto di vista tecnologico e la più discussa della storia moderna del nostro Paese. Nonostante tutto, i lavori preparatori per il ponte sullo stretto di Messina sono partiti e, secondo Pietro Ciucci, i cantieri principali dovrebbero aprire a metà del 2012 Nicolò Mulas Marcello

e procedure per la realizzazione del ponte sullo stretto di Messina sono iniziate. I cantieri di una delle opere complementari hanno aperto quasi due anni fa e la gestione degli espropri sta proseguendo. Secondo i progetti l’infrastruttura collegherà le località di Cannitello (Calabria) e Ganzirri (Sicilia) e sarà lunga circa 3.600 metri, con un’altezza di 382 metri sopra il livello del mare. Le ultime stime di investimento parlano di 8,5 miliardi di euro e comprendono anche i costi delle nuove opere richieste dagli enti locali. «Per quanto riguarda le risorse pubbliche – spiega Pietro Ciucci, amministratore delegato della società Ponte di Messina – risultano già stanziati 1.300 milioni di euro». Attualmente qual è lo stato dei lavori? «Il progetto ponte sullo Stretto di Messina è in piena fase realizzativa, a dicembre

L

del 2009 sono stati aperti i cantieri della prima opera propedeutica, la cosiddetta “variante di Cannitello”, per risolvere le interferenze con il futuro cantiere della torre del ponte, lato Calabria. È stato approvato il progetto definitivo dal consiglio di amministrazione della società, sono state avviate le procedure per l’apertura della Conferenza dei servizi e abbiamo pubblicato il piano degli espropri, fase informativa rivolta agli espropriandi». Quali sono i costi previsti? «L’investimento complessivo previsto nel piano economico finanziario è stato aggiornato da 6,3 a 8,5 miliardi di euro. I maggiori costi sono da mettere in relazione alle varianti rese necessarie dalle sopravvenute norme tecniche e principalmente a nuove opere richieste degli enti locali che migliorano l’integrazione fra il ponte e il territorio». Quali sono queste nuove opere?

«Una variante ferroviaria sul Pietro Ciucci, versante siciliano, che prevede amministratore dell’Anas e ad unico della società lo spostamento della nuova Stretto di Messina stazione di Messina da Maregrosso a Gazzi, e l’allungamento di circa 3 km in galleria dei collegamenti ferroviari. Tale opera consente la riqualificazione delle aree oggi occupate dagli impianti ferroviari per il recupero di un’importante area fronte-mare messinese. Tra le altre opere ci sono: tre fermate ferroviarie in sot- CALABRIA 2011 • DOSSIER • 157


INFRASTRUTTURE

terraneo per realizzare un sistema metropolitano interregionale tra Messina e Reggio Calabria, si tratta della metropolitana a servizio degli oltre 400.000 abitanti dell’area dello Stretto; lo spostamento a monte del tracciato autostradale sul lato siciliano in corrispondenza degli impianti sportivi della città universitaria in località Annunziata; la nuova area direzionale, sul versante calabrese, progettata dall’architetto Daniel Libeskind, un intervento architettonico che apre nuovi scenari di assoluto rilievo non solo per l’area polifunzionale del centro direzionale del ponte, destinata a ospitare strutture espositive, commerciali, congressuali e alberghiere, ma anche per il lungo mare di Villa San Giovanni». A quanto ammontano i fondi già stanziati? «In continuità con i precedenti piani economico-finanziari, il nuovo schema prevede in via preliminare che la copertura del fabbisogno finanziario del progetto sia assicurata in parte dai soci attraverso apporti di ulteriore capitale sociale, in parte dallo Stato sotto forma di contributi in conto impianti (40%) e per la parte rimanente (60%) da finanziamenti reperiti sui mercati internazionali dei capitali senza rivalsa, se158 • DOSSIER • CALABRIA 2011

condo uno schema tipico di project financing. A oggi, per quanto riguarda lo stanziamento di contributi pubblici, risultano già assegnate dalla legge n. 102 del 3 agosto 2009, risorse per complessivi 1.300 milioni di euro. In relazione agli apporti degli azionisti, la società Stretto di Messina ha già posto in esecuzione un aumento del capitale sociale da 306 milioni di euro. Inoltre, in data 21 dicembre 2009, l’assemblea straordinaria degli azionisti della società ha approvato un ulteriore aumento di capitale da 900 milioni di euro, da eseguire nei prossimi 5 anni in relazione ai fabbisogni conseguenti ai lavori di realizzazione dell’opera. In particolare, l’Anas si è impegnata a intervenire con 683 milioni di euro e Rete ferroviaria italiana con 117 milioni di euro. La Regione Sicilia, nell’impegnarsi a sottoscrivere la propria quota di competenza, pari a 23 milioni di euro, ha dichiarato la sua disponibilità a intervenire fino a un importo massimo di 100 milioni». Sul fronte espropri è partita la procedura. A quando la fase operativa? «Abbiamo avviato il procedimento finalizzato alla Dichiarazione di pubblica utilità del progetto definitivo, che ha comportato la pubblicazione

del piano degli espropri e del relativo avviso per il pubblico. Al fine di agevolare al massimo i cittadini dei due principali Comuni su cui insiste l’opera, abbiamo istituito punti di consultazione a Mes-


Pietro Ciucci

sina e a Villa San Giovanni, nonché predisposto un apposito sito internet che riporta integralmente il piano degli espropri. Si tratta di iniziative non previste dalla legge che si è ritenuto opportuno adottare in virtù della priorità che la società Stretto di Messina ha sempre attribuito al dialogo costante e continuativo con il territorio. L’attività espropriativa avverrà dopo l’approvazione da parte del Cipe del

A metà del 2012 sarà avviata la progettazione esecutiva con la successiva apertura dei cantieri principali

progetto definitivo e la conseguente Dichiarazione di pubblica utilità». Come verranno gestiti? «Nei mesi scorsi abbiamo firmato l’accordo sulle procedure e metodologie da adottare per la determinazione

delle indennità di espropriazione. L’accordo, in piena intesa con il territorio, è stato siglato dai Comuni di Messina e Villa San Giovanni, dalle associazioni di categoria Coldiretti, Unione piccoli proprietari immobiliari, Associazione sindacale piccola proprietà immobiliare. L’accordo mette a disposizione degli espropriandi su entrambe le coste un percorso chiaro, trasparente, agevolato e vigilato. È stata nostra intenzione privilegiare la mediazione e il confronto fra le parti per raggiungere accordi consensuali con ciascuno espropriato. Il tutto è finalizzato a una tempestiva individuazione del giusto indennizzo in tempi congrui per trovare altre soluzioni abitative o produttive». Le prossime tappe? «A dicembre prossimo completeremo i lavori dell’opera propedeutica ferroviaria a Cannitello. Per febbraio 2012 prevediamo l’approvazione progetto definivo da parte del Cipe, in parallelo, nell’ambito del project financing, sarà strutturata l’operazione finanziaria, la negoziazione con il mercato e la successiva definizione dei finanziamenti. A metà del 2012 sarà avviata la progettazione esecutiva con la successiva apertura dei cantieri principali. Il completamento dei lavori è previsto nel 2019». CALABRIA 2011 • DOSSIER • 159


INFRASTRUTTURE

er quanto riguarda il tema delle infrastrutture, grazie a una nuova programmazione regionale e ai fondi resi disponibili dal governo nazionale attraverso il Piano per il Sud, la Regione Calabria ha stabilito varie priorità. «In tema di edilizia ospedaliera ad esempio – spiega Antonella Stasi, vicepresidente della Regione – abbiamo avviato le procedure di gara per la realizzazione dei nuovi ospedali di Vibo, della Sibaritide e della Piana, ciascuno dei quali prevede un investimento pari a circa 145 milioni di euro. Per quanto concerne la Cittadella regionale, e il conseguente riavvio dell’iter dei lavori, la Regione ha scandito una puntuale calendarizzazione degli adempimenti necessari alla realizzazione del complesso intervento». Per quanto riguarda il porto di Gioia Tauro? «La disponibilità di grandi spazi a ridosso delle banchine, l’ampiezza degli accosti e la profondità dei fondali, congiuntamente alla posizione baricentrica nel Mar Mediterraneo, se opportunamente valorizzate, assegnerebbero a Gioia Tauro la valenza di scalo strategico: una piattaforma di estrema rilevanza per gli scambi commerciali, nella parte bassa del Mediterraneo. Le infrastrutture di accesso al porto sono

P

160 • DOSSIER • CALABRIA 2011

Una rete di collegamenti adeguatamente rafforzata La Regione Calabria si sta adoperando per potenziare il sistema delle infrastrutture. Una politica essenziale per favorire la crescita economica e per sfruttarne la posizione strategica sul Mediterraneo. Antonella Stasi illustra tutti i progetti in corso Nicolò Mulas Marcello

insufficienti: occorre una rete infrastrutturale adeguatamente potenziata e sviluppata anche attraverso l’implementazione delle relative filiere logistiche, e intervenendo sulla rete ferroviaria di adduzione ai porti. A settembre 2010 il presidente Scopelliti ha firmato l’accordo di programma quadro “Polo logistico intermodale di Gioia Tauro” sottoscritto dalla Regione, l’Autorità portuale, Rfi, l’Asireg e i ministeri dello Sviluppo economico, delle Infrastrutture, dell’Istruzione. È il

primo segnale di una volontà di rilancio: si parte con un investimento di 459 milioni di euro per collegare il porto alla ferrovia (il gateway) e realizzare un “distretto logistico con grandi operatori nazionali e internazionali”». Quali sono le priorità a cui bisogna pensare e come si sta muovendo la Regione sul fronte viabilità? «La redazione di un nuovo piano regionale dei trasporti, è un obiettivo cui la Regione darà finalmente corso. In tema

Nella pagina a fianco, Antonella Stasi, vicepresidente della Regione Calabria


Antonella Stasi

c

La redazione di un nuovo piano regionale dei trasporti, è un obiettivo cui la Regione darà finalmente corso

di viabilità, le principali esigenze della Calabria sono concentrate sul potenziamento della dorsale Jonica e delle viabilità trasversali, oltre che nella grande impresa di adeguamento dell’autostrada Salerno-Reggio Calabria. Gli interventi attualmente in esecuzione sulla viabilità ordinaria riguardano nello specifico la nuova SS106 e la nuova trasversale delle Serre. L’esecutivo regionale ha recentemente appro-

d

mln EURO L’ammontare dei fondi stanziati per i lavori di potenziamento della viabilità in Calabria

mln EURO

La somma degli investimenti impegnati per la Salerno-Reggio Calabria

vato la rimodulazione delle linee di intervento del Por Calabria Fesr 2007/2013. Nello specifico, si prevede il completamento dell’itinerario di collegamento tra Mirto, Crosia e Longobucco, che risponde alle esigenze di un vasto territorio della provincia cosentina. Sono previsti, altresì, interventi sul collegamento tra la SS 616 Medio Savuto e la SS 280 dei Due Mari, che serve un vasto territorio nell’ambito della comunità montana del Reventino e, in particolare, sul tratto di connessione tra i centri di Decollatura e S. Pietro Apostolo, finalizzato alla risoluzione dell’innesto sulla SS 280. Grazie al Piano per il Sud per la Calabria sarà, inoltre, possibile realizzare sulla strada statale 106 “jonica” un bypass in una delle zone di maggiore congestione urbana (Locri-Siderno) con la conseguente risoluzione di problemi storici di funzionalità e viabilità in questo tratto estremamente urbanizzato della SS 106». Quali sono i prossimi passi per la realizzazione del ponte sullo Stretto? «Il progetto definitivo del-

l’opera di attraversamento e delle opere di collegamento in Calabria e Sicilia è stato approvato dalla società Stretto di Messina nel luglio 2011. Il ministro delle Infrastrutture, convocherà nel breve periodo la Conferenza dei servizi sul progetto definitivo, cui parteciperanno tutti gli enti interessati dall’opera, inclusa la Regione Calabria che è impegnata nell’esame del progetto medesimo e nella contestuale analisi delle opere compensative e connesse. Nella conferenza confluirà anche la valutazione di compatibilità ambientale, in corso presso il ministero dell’Ambiente, la cui procedura, completa dei pareri delle Regioni interessate, terminerà entro dicembre. Trattandosi di un intervento che rientra nelle procedure della Legge obiettivo, entro febbraio 2011 il progetto dovrà essere sottoposto al Cipe per l’approvazione contestualmente alla quale verrà avviata la gara per il reperimento dei finanziamenti e l’avvio della progettazione esecutiva. La società Stretto di Messina prevede che il completamento dei lavori avverrà entro la fine del 2018». CALABRIA 2011 • DOSSIER • 161


VIGILANZA PRIVATA

La sicurezza privata chiede maggiori certezze Sono ormai un sostegno irrinunciabile per la comunità. E oggi, le migliori aziende impegnate sul fronte della sicurezza privata, pretendono un riconoscimento e un distinguo nei confronti degli operatori meno virtuosi. A parlare del futuro del comparto è il direttore generale degli Istituti Riuniti di Vigilanza, Massimo De Luca Carlo Sergi

rano gli anni Quaranta quando l’avvocato Luigi Guarnieri comprese l’importanza e le potenzialità di sviluppo imprenditoriale del settore della vigilanza privata. Da allora sono passati molti decenni ma, questo è innegabile, il tema della sicurezza non è mai stato così avvertito dalla cittadinanza. Aziende, luoghi pubblici, banche, spazi museali e artistici. E oggi la vigilanza

E Da sinistra, Anna Guarnieri, l’ingegner Massimo De Luca, direttore generale, e Stefania Guarnieri della Istituti Riuniti di Vigilanza di Rende (CS) www.irv-cs.it

162 • DOSSIER • CALABRIA 2011

privata rappresenta un’integrazione imprescindibile alle Forze dell’Ordine, nella protezione di persone e di beni. E l’idea dell’avvocato Guarnieri si è concretizzata in uno degli istituti più importanti della Calabria. Gli Istituti Riuniti di Vigilanza sono oggi una delle realtà storiche di Rende, alle porte di Cosenza, dove si trovano la direzione generale e la centrale operativa direzionale, che controlla tutta l’attività dell’istituto

tra le provincie di Catanzaro, Crotone e Vibo Valentia. Una crescita legata indissolubilmente alla storia della famiglia Guarnieri, la cui compagine societaria è oggi totalmente declinata al femminile. Al timone vi sono Camilla, Stefania e Anna Guarnieri, quest’ultima amministratore dell’azienda da oltre 10 anni. Ma quali sfide attendono oggi il settore? Molte, alcune delle quali non prive di criticità pratiche e normative. A parlarne è direttamente l’ingegner Massimo De Luca, direttore generale degli Istituti Riuniti. Con il Decreto Ministeriale sulla “capacità tecnica” gli istituti vengono riclassificati in base a dimensioni e operatività. Quale impatto sta avendo sul comparto? «Intanto tutti gli operatori de-


Massimo De Luca

vono obbligatoriamente adeguare strutture e impianti, acquisendo anche la Certificazione di Qualità Iso 10891:2000, che il nostro istituto, per dire il vero, possiede già dal dicembre 2009. Tutti quanti, però, dovranno mettersi a norma entro il 14 settembre 2012». Qual è la sua opinione sul decreto? «Nelle intenzioni del Ministero dell’Interno c’è la volontà di innalzare gli standard qualitativi degli istituti di vigilanza, magari determinando una selezione naturale. Siamo fiduciosi che ciò avvenga realmente ma non siamo particolarmente ottimisti sul futuro del settore». Cosa vi preoccupa? «Non è dato sapere quello che accadrà alla scadenza dei termini di adeguamento al de-

creto. A oggi non è stato precisato nulla sui controlli e sulle eventuali sanzioni. In questi ultimi anni, poi, a seguito della direttiva europea “Bolkestein”, che di fatto ha liberalizzato le tariffe, mi pare vi sia stata più attenzione ad ampliare il mercato, piuttosto che a tutelare le aziende che operano correttamente, nel totale rispetto delle regole. Per fortuna la situazione si è in parte attenuata dopo la presa d’atto della peculiarità e specificità del settore da parte dell’Europa». Però lo scenario resta, a suo parere, troppo incerto? «È proprio questo il punto. In un tale contesto ritengo sia difficile portare a termine rapidamente il rinnovo del Contratto Nazionale di Lavoro della categoria senza affrontare argomenti come i servizi non armati, una maggiore flessibilità del lavoro in uscita e il ruolo delle guardie giurate nel pano-

rama della sicurezza complementare in Italia. Tutti temi, tra l’altro, che interessano l’opinione pubblica e di grandissima attualità». Sotto quali aspetti la vostra attività sta mutando? «Il nostro è un istituto di vigilanza che svolge tutti i servizi classici per enti pubblici e privati. Quindi piantonamento fisso, servizi ispettivi e di ronda, trasporto valori, radio e teleallarmi, videosorveglianza. Nel tempo, però, devo dire che il nostro lavoro si è fortemente evoluto mettendo al centro di ogni attività le nuove tecnologie e lo sviluppo e l’implementazione dei più avanzati sistemi di comunicazione. Proprio per queste novità l’azienda ha in corso un programma di formazione continua che riguarda tutti gli aspetti dell’attività di guardia giurata, da quelli normativi a quelli tecnici. Siamo in possesso, tra l’altro, di quattro certificazioni di qualità». Le ha già nominate più volte. Perché le certificazioni nel vostro settore sono così

››

CALABRIA 2011 • DOSSIER • 163


VIGILANZA PRIVATA

La sicurezza nella cultura Le aziende impegnate sul settore della sicurezza sono sempre più vicine al mondo dell’arte, dello spettacolo, dello sport, della musica e dell’archeologia, sponsorizzando convegni, manifestazioni ed eventi. Veicolare tramite queste realtà “la cultura della sicurezza” sta riscuotendo grande curiosità e interesse. Questo perché probabilmente c’è coincidenza di target tra i frequentatori di mostre e teatri e coloro che sono più attenti alle problematiche safety. «Solo nel 2011, la Istituti Riuniti di Vigilanza ha sponsorizzato il “Festival Euro Mediterraneo Altomonte 2011”. Abbiamo proposto un cartellone che non ha nulla da invidiare alle più blasonate manifestazioni nazionali – spiega il direttore generale Massimo De Luca -. Inoltre abbiamo sponsorizzato la prestigiosa Rassegna Teatrale “Chi è in scena”, i congressi di Archeologia Cristiana e Medioevale presso l’Università della Calabria e il Campionato Italiano di Beach Volley. Infine, abbiamo abbinato il nome dell’azienda, anche per il 2012, al cartellone dei Teatri di Prosa di Milano».

›› importanti?

«Con la Certificazione di Qualità Ohsas 18001, ad esempio, si è voluta migliorare l’attenzione a tutti i problemi della sicurezza sul lavoro in un settore e in un territorio a elevato rischio, come quello calabrese. Con la Iso 14001: 2004, invece, si è voluto dare corso anche a un’altra delle nostre priorità, l’ambiente». In che modo l’attività di un istituto di vigilanza influisce sull’impatto ambientale? «Come ogni attività lavorativa

164 • DOSSIER • CALABRIA 2011

ha un impatto. Basti pensare che siamo dotati di un parco autoveicoli con emissioni di CO2 estremamente ridotte, anche alimentate a Gpl e Metano. A livello gestionale, poi, puntiamo a ridurre drasticamente l’uso della carta orientandoci sulla comunicazione digitale e sull’utilizzo di toner e cartucce ricondizionate per stampanti e fax. Si tratta di un percorso iniziato da tempo con la riduzione dei consumi e che riguarderà tra breve anche l’utilizzo di fonti energetiche rinnovabili».

Cosa state pianificando per il futuro dell’azienda? «Nonostante un quadro generale non entusiasmante, sia economico che operativo, l’azienda ha deciso di varare un imponente piano di investimenti che prevede anche la realizzazione di una nuova centrale operativa, ancora più tecnologica e funzionale. Non possiamo anticipare altro, per ovvie ragioni, ma posso dire che l’inaugurazione è prevista per la primavera 2012. Continueremo a investire anche sul trasporto valori. Ma è la formazione, in aula, sul posto di lavoro e via web, a rimanere al centro dei programmi aziendali. L’uomo, nei nostri obiettivi, deve restare il fulcro dello sviluppo, coadiuvato da nuove tecnologie e canali di comunicazione all’avanguardia». Quali target, soprattutto, vi interesseranno? «Siamo sicuri che attireremo sempre più committenza privata. Concorriamo in un mercato dove l’unico parametro non è il costo dei servizi. Ciò che conta è che vengano rimosse le zone d’ombra che oggi permettono alle aziende pubbliche e private di avvalersi di figure non qualificate, alle quali di fatto vengono impropriamente richieste le stesse funzioni riservate alle guardie giurate».



GESTIONE DEI RIFIUTI

Soluzioni ad ampio respiro per l’ambiente L’ Una moderna concezione del sistema rifiuti non può prescindere, secondo il commissario per l’emergenza ambientale in Calabria, Graziano Melandri, dalla crescita della raccolta differenziata Renata Gualtieri

Graziano Melandri, commissario per l’Emergenza ambientale in Calabria

188 • DOSSIER • CALABRIA 2011

emergenza rifiuti in regione sembra rientrata e i dati sui conferimenti sono in fase decrescente rispetto ai giorni drammatici vissuti in agosto. Ora occorre lavorare per evitare che in futuro si ripresentino situazioni analoghe. «I giorni vissuti nello scorso mese di agosto – commenta il commissario per l’Emergenza ambientale Graziano Melandri – devono costituire oggi momento di profonda riflessione per evitare che, a distanza di 12 mesi, il problema si ripresenti in maniera ancora più grave». La considerazione deve intendersi riferita sia all’attività dell’ufficio del commissario Melandri, per quanto concerne i provvedimenti di carattere emergenziale, sia a quella degli enti istituzionalmente chiamati all’individuazione della soluzione finale del problema rifiuti in Calabria (Regione, Province e Comuni). La Calabria non corre alcun rischio ecologico, è ben lontana, infatti, la situazione locale da quella tragica del Napoletano, ma ciò non toglie che sia necessario individuare immediate soluzioni. In tal senso è stato già avviato un percorso comune con la Regione al fine di mettere sul tappeto un piano d’interventi condiviso che possa costituire la traccia da

seguire una volta finita la fase emergenziale. «L’Ufficio commissariale avvierà, entro il primo semestre del prossimo anno, progetti per la realizzazione di un sistema di discariche per circa 3 milioni di metri cubi, che serviranno a soddisfare le esigenze della Calabria per i prossimi 5/6 anni. A questo punto, nell’estate 2012, si potrà dichiarare finita l’emergenza rifiuti. Nel contempo le istituzioni, Regione in primis, avvieranno quel percorso virtuoso che dovrà portare, entro 5/6 anni, alla soluzione definitiva del problema. Si tratterà, innanzitutto, di portare a completamento il sistema con l’ultimazione del secondo termovalorizzatore di Gioia Tauro, prevista entro la fine del 2012; la realizzazione dell’impianto con discarica di servizio di San Calogero, che renderà autosufficiente la provincia vibonese e il cui bando di gara sarà pubblicato in questi giorni; la realizzazione di due impianti, con annesse discariche di servizio, nella provincia di Cosenza, oggi la più penalizzata dalle carenze infrastrutturali; la realizzazione delle discariche di servizio degli impianti, attualmente funzionanti, di Lamezia, Siderno, Crotone e Rossano; la realizzazione del nuovo impianto di Reggio Calabria».


Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx Graziano Melandri

La chiave della risoluzione del problema rifiuti per Catanzaro passa dal potenziamento delle discariche di Alli e Pianopoli. Qual è la situazione attuale? «Per quanto riguarda, in particolare, la provincia di Catanzaro occorre precisare che il sistema oggi esistente sarebbe già sufficiente, sia per l’area jonica che per il Lametino; il condizionale è d’obbligo in quanto, per avere una situazione di assoluto controllo delle necessità locali, si renderà necessario ottimizzare l’impianto di Alli e, nel contempo, attendere il completamento delle opere di ampliamento della discarica annessa all’impianto (previsto per gennaio 2012, se non intervengono altri fattori esterni ostativi). Un discorso a parte merita la discarica di Pianopoli perché si tratta di una struttura privata e, quindi, non considerata all’interno del sistema pubblico. Il sito accoglie oggi il 70% dei rifiuti calabresi, anche se in forma di scarti provenienti dagli impianti, e costituisce, pertanto, il cardine dell’intero sistema. Di recente il Dipartimento regionale ambiente ha autorizzato un ampliamento del sito per complessivi 850 mila metri cubi, che garantiranno possibilità di conferimento per almeno 5 anni».

c

Per quel che riguarda il sistema tariffario, abbiamo attuato una revisione che premia gli enti virtuosi nella selezione dei rifiuti solidi urbani

d

Per la raccolta differenziata oggi la Calabria è ferma al 6%. Sono previsti benefit per i comuni che ospitano le discariche e per quelli che migliorano le percentuali? «Il passaggio decisivo per una moderna concezione del sistema rifiuti non può prescindere da un’incisiva crescita della raccolta differenziata. Le istituzioni deputate devono entrare in campo in maniera determinante, adottando una

politica di ampio respiro su tutto il territorio regionale. Per quel che riguarda, infine, il sistema tariffario, noi abbiamo attuato una revisione che prevede un sistema premiante per gli enti che risulteranno virtuosi nella selezione dei rifiuti solidi urbani. Più alta risulterà la percentuale della raccolta differenziata e più consistente sarà la sconto della tariffa per lo smaltimento in discarica». CALABRIA 2011 • DOSSIER • 189


GESTIONE DEI RIFIUTI

Il ciclo di recupero dei materiali ferrosi l problema della gestione dei rifiuti sta diventando sempre più rilevante. Un’alternativa alle vecchie soluzioni – che nascondono il problema senza risolverlo – è il riciclaggio. Ovvero quell’insieme di operazioni che permettono di recuperare materiali dai rifiuti e di riutilizzarli. Questo processo riduce il consumo di materie prime ed evita lo spreco di risorse ancora utilizzabili – spesso ciò che finisce in discarica non ha ancora esaurito il suo potenziale, che potrebbe essere rivalorizzato con costi inferiori a quelli di una produzione ex novo, senza contare i costi di smaltimento. La parola a Salvatore Delfino, amministratore unico di Ecoservizi: «Lavoriamo rottami metallici da oltre quarant’anni, la mia è la terza generazione della mia famiglia che se ne occupa. Siamo specializzati in tutto ciò che riguarda il recupero del materiale metallico in genere. Quando viene effettuata una demolizione industriale, navale o ferroviaria, tutto quello che concerne la parte metallica viene trasferito nel nostro sito per essere recuperato nel rispetto dell’ambiente e della sicurezza sul lavoro».

I

190 • DOSSIER • CALABRIA 2011

Il riciclaggio è un concetto chiave nel moderno trattamento degli scarti. Evita lo spreco di risorse ancora utilizzabili e riduce il consumo di materie prime sempre più rare. Salvatore Delfino spiega il processo di gestione e recupero dei materiali ferrosi Luca Cavera

In cosa consistono queste procedure? «I rottami vengono selezionati con l’ausilio di varie gru o mediante una selezione manuale chiamata cernita. Il materiale a sua volta viene stoccato a seconda della categoria merceologica presso il settore più congeniale, dove subisce un trattamento meccanico o ma-

nuale che può essere la riduzione volumetrica mediante pressatura, cesoiatura, triturazione e/o frantumazione con l’ausilio dell’impianto di frantumazione o mediante il taglio con l’ossifiamma. Dopo le varie fasi, il materiale ferroso passa attraverso il frantumatore e viene trasformato in “proler”, che è la


Salvatore Delfino

Potenzialmente, il recupero può essere effettuato infinite volte, la materia prima resta sempre la stessa

materia prima che vendiamo alle acciaierie. I nostri clienti sono le migliori acciaierie a livello nazionale come AFV Beltrame, I.R.O., ILVA, Ragmetal, leader nel settore della siderurgia». Come funziona esattamente l’impianto di frantumazione? «Il frantumatore è anche detto mulino a martelli, il che spiega in parte il modo in cui funziona. L’intero impianto comprende diverse aree che svolgono funzioni diverse. Il materiale, inserito nella macchina nel punto di carico, viene trasportato da un nastro e passa attraverso una cassa con rotore e appunto i martelli che svolgono una prima fase di riduzione volumetrica fino ad una pezzatura massima di 15 cm circa, per poi passare attraverso degli elettromagneti, questi, via via, attraggono e asportano la parte ferrosa dal resto del materiale. Il materiale selezionato magneticamente (proler), viene subito espulso ed è già pronto per il riutilizzo. La parte non ferrosa viene ulteriormente selezionata attraverso una linea che separa i metalli “ricchi” che rivendiamo – come rame, alluminio, acciaio e ottone – dal rifiuto vero e proprio che viene smaltito esternamente».

~

Quante volte può essere riutilizzato un pezzo di acciaio o di ferro? «Potenzialmente, il recupero può essere effettuato infinite volte. La materia prima resta sempre la stessa, anche se passa attraverso varie fasi in cui viene via via a creare degli scarti, dai trucioli delle acciaierie fino al momento del primo utilizzo. Infine, torna a essere totalmente un rifiuto quando viene demolito l’immobile che contiene il materiale metallico. Oltre a questo tipo di processo produttivo, quali altri servizi svolge l’azienda? «Siamo fornitori di servizi di demolizione industriale, navale e ferroviaria, oltre che di trasporti, presso grossi impianti come il Nuovo Pignone di Vibo Valentia, GE Oil & Gas, T.E.C. Spa , dove provvediamo al recupero del materiale proveniente dagli scarti di lavorazione. Gestiamo anche gli scarti di lavorazione di gruppi come R.F.I. Spa, di cui siamo stati aggiudicatari del lotto Sardegna nel 2009 e del lotto Sicilia per il 2011, Ansaldo Breda e Italgas, ma nel nostro settore si hanno rapporti con pressoché tutti i segmenti della grande industria, perché il recupero dei rottami metallici è un servizio necessario e gene-

ralizzato». Quali autorizzazioni o certificazioni deve possedere un’azienda che opera nel vostro settore? «Anzitutto serve l’autorizzazione dell’ente istituzionale competente, che in questo caso è la Provincia . Abbiamo ottenuto le certificazioni Iso 9001,con l’implementazione di un sistema ERP per la gestione informatica dei nostri dati per il sistema di gestione per la qualità, e Iso 14001, che stabilisce i requisiti per il sistema di gestione ambientale. Abbiamo provveduto alla Certificazione per quanto concerne il Regolamento EU 333/2011, abbiamo le autorizzazioni rilasciate dall’Albo Gestori Ambientale cat. 2-4-5 classe “D” per il trasporto di rifiuti speciali pericolosi e non, siamo iscritti al SISTRI dal 2010, siamo autorizzati al trasporto dei rifiuti e di merce in conto terzi. Inoltre abbiamo un sistema interno di controllo radiometrico, per garantire la qualità per quel che concerne la radioattività».

A sinistra, Salvatore Delfino, amministratore unico di Ecoservizi Srl, Gioia Tauro (RC) www.ecoservizi-srl.it

CALABRIA 2011 • DOSSIER • 191


Cresce la differenziata a Palmi Riduzione, recupero e riutilizzo dei rifiuti. Sono queste le parole chiave alla base dell’attività di Carmelo Ciccone, che indica prospettive e problematiche legate allo sviluppo della raccolta differenziata: dallo scarto della plastica all’idrocarburo Guido Puopolo

In basso, lo staff della Radi Srl. Seduto, al centro, il titolare, Carmelo Ciccone radi.srl@libero.it

192 • DOSSIER • CALABRIA 2011

romuovere le buone pratiche in materia ambientale, incentivando la raccolta differenziata dei rifiuti e riducendo i residui destinati a finire in discarica o nei termovalorizzatori, costituisce ormai una priorità. Questo vale ancora di più per una regione come la Calabria, in cui la carenza di strutture adeguate e la scarsa attenzione al tema da parte delle amministrazioni locali, hanno prodotto un gap significativo nel raggiungimento degli obiettivi fissati a livello nazionale. «Una corretta gestione del ciclo dei rifiuti è fondamentale per lo sviluppo del territorio, in quanto può generare ricadute positive non soltanto da un punto di vista

P

ambientale, ma anche a livello economico», sostiene Carmelo Ciccone, titolare della Radi, azienda di Palmi specializzata nelle attività di raccolta differenziata, di bonifica e di raccolta di rifiuti solidi urbani, per conti di Enti pubblici e di società autostradali. A che punto è la diffusione della raccolta differenziata in Calabria? «Pur scontando ancora un certo ritardo, in questi anni sono stati fatti passi importanti per cercare di raggiungere percentuali di raccolta in linea con gli obiettivi nazionali, visto che a partire dal 2009 tutti i Comuni sono obbligati a raccogliere in maniera differenziata almeno il 35 per cento dei rifiuti prodotti. A Palmi, ad


Carmelo Ciccone

Stiamo ultimando un nuovo impianto, per il recupero degli scarti della plastica raccolta nel circuito della differenziata

esempio, grazie anche all’introduzione del sistema di raccolta porta a porta, abbiamo già superato il 40 per cento, e contiamo di arrivare al 65 per cento entro il 2012, un risultato straordinario ma assolutamente alla nostra portata». Che ruolo ricoprono le attività di ricerca e sviluppo nel vostro settore? «Da sempre perseguiamo strategie mirate a una maggior tutela dell’ambiente e delle risorse naturali. A questo proposito stiamo ultimando un nuovo impianto, che permetterà di recuperare anche gli scarti della plastica raccolta nel circuito della differenziata. L’innovativa tecnologia su cui si fonda questo impianto, identificata con il nome “FuelFromPlastic”, consente di trattare lo scarto delle linee di riciclaggio del rifiuto plastico, allo scopo di produrre un combustibile liquido commerciabile, il diesel, esente da zolfo e pericolato e quindi particolarmente ricercato. Come riportato nel documento “Life Cycle and Market Impact Assessment of Waste Conversion Technologies”, emesso dall’Integrated Waste Management

~

Board dello Stato della California nell’aprile 2009, tale tecnologia è riconosciuta come una delle più importanti soluzioni, nel breve periodo, al problema del riciclaggio e del riutilizzo dei rifiuti plastici». Anche in considerazione dell’attuale periodo di crisi, quali sono le maggiori criticità riscontrate dalla vostra azienda e quali soluzioni potrebbero essere adottate per far fronte a questa situazione? «Sicuramente i problemi sono tanti, e di diversa natura. Piccole e medie imprese sono costrette a fare i conti con una crescente pressione fiscale e una burocrazia invasiva, che inevitabilmente condizionano la ripresa economica. Inoltre, chi come noi lavora con la pubblica amministrazione, deve sopportare i cronici ritardi nei pagamenti, a volte anche superiori ai 250 giorni. Per questo sarebbe importante, ad esempio, agevolare le aziende attraverso la reintroduzione del cosiddetto “credito d’imposta”, una misura che potrebbe favorire gli investimenti sul territorio dando nuova linfa alle realtà impren-

ditoriali presenti». Quali sono, infine, gli obiettivi aziendali per il prossimo futuro? «Nonostante il momento di difficoltà generale, in questi anni abbiamo raggiunto importanti risultati, grazie a una grande tenacia e all’implementazione di scelte coraggiose, che oggi fanno di noi una realtà solida e affidabile. Crediamo molto nell’importanza del nostro lavoro, e vogliamo contribuire alla formazione di una coscienza civica sempre più attenta all’impatto ambientale, per creare una maturità collettiva sulle questioni del vivere comune, ristabilendo il senso dell’appartenenza al territorio». CALABRIA 2011 • DOSSIER • 193


RIFIUTI INDUSTRIALI

Smaltire rifiuti industriali Riciclare, smaltire, recuperare sostanze dall’alto potenziale inquinante: è questo l’obiettivo di molte aziende italiane che svolgono il prezioso ruolo di ‘tutori’ dell’ambiente e della salute dell’uomo. L’esempio di Meca Lead Recycling illustrato da Antonio Cavalieri Erika Facciolla

ell’era della Green Economy, dove l’attenzione verso le tematiche ambientali e di sviluppo sostenibile sono al centro del dibattito politico ed economico europeo, molte aziende del settore scelgono di specializzare la loro attività nel recupero e smaltimento di rifiuti e scarti di derivazione industriale particolarmente pericolosi per la salute dell’uomo e dell’ambiente. Tale

N

Alcune fasi della lavorazione del piombo all’interno dell’azienda Meca Lead Recycling di Lamezia Terme (Cz) infomeca@mecaspa.it

194 • DOSSIER • CALABRIA 2011

impegno si traduce nella ricerca di soluzioni tecnologiche sempre più all’avanguardia, nella formazione continua e nell’investimento di risorse economiche per l’acquisizione delle certificazioni europee necessarie al mantenimento di una certa concorrenzialità sul mercato. Lo sa bene Antonio Cavalieri, presidente della Meca Lead Recycling, azienda calabrese che ha fatto della salvaguardia ambientale il core business della propria attività. Esperienza, innovazione e formazione continua del personale sono i punti di forza di questa virtuosa realtà che dal 2002 opera nella zona industriale di Lamezia Terme e rappresenta uno dei pochi impianti di riciclaggio delle batterie esauste al piombo esistenti in Italia. «La società – spiega Antonio Cavalieri - nasce dalla scissione di Me.Ca. Mediterranean Cartridge, alla quale a partire dal 1995 si è

aggiunta l’attività di recupero e rigenerazione del piombo e delle sue leghe. Attività che ha assunto dimensioni sempre più importanti e aspetti tecnicogestionali abbastanza eterogenei». Utilizzando quale materia prima le batterie al piombo esauste, l’azienda recupera i metalli e le materie plastiche producendo leghe di piombo e polipropilene. «L’azienda è autorizzata con provvedimento A.I.A. della Regione Calabria rilasciato nel rispetto delle normative ambientali – precisa Cavalieri - e con l’impegno di adottare le migliori tecnologie disponibili. In tale ottica la formazione e l’aggiornamento diventano di strategica importanza per mantenere il sistema di qualità totale». Un’attività di fondamentale importanza, dunque, considerato che in Italia, ogni anno, vengono immesse sul mercato circa centonovantamila tonnellate di


Antonio Cavalieri

batterie contenenti piombo, acido solforico e materie plastiche. «Sia la sezione relativa al trattamento fumi che quella del trattamento acque – aggiunge il presidente Cavalieri sono condotte secondo standard di massima sicurezza. Tutti gli operatori sono dotati di DPI necessari per lo svolgimento in sicurezza del loro lavoro e gli scarti prodotti dagli impianti di trattamento fumi e acque vengono riutilizzati nel processo produttivo. Gli altri rifiuti che non vengono recu-

Oggi Meca Lead Recycling rappresenta un esempio imprenditoriale virtuoso in Italia, ancor di più in un territorio difficile come quello calabrese, benché ricco di potenzialità e risorse

~

perati sono stoccati e recuperati da aziende preposte allo smaltimento finale». L’azienda si compone di tre impianti distinti: quello di scassettamento, il forno di fusione e l’impianto di raffinazione. «Nell’impianto di scassettamento – continua Cavalieri avviene la macinazione dei materiali con selezione, separazione e stoccaggio dei diversi componenti della batteria. L’impianto è provvisto di un sistema di captazione dei vapori acidi periodicamente soggetto a migliorie volte ad incrementarne l’efficienza e la sicurezza». Come spiega Antonio Cavalieri, tutti i macchinari impiegati sono dotati delle tecnologie più moderne e all’avanguardia: «il forno rotativo è un impianto avanzatissimo finalizzato alla riduzione – fusione, con produzione del cosiddetto “piombo d’opera”. Completamente monitorato da computer, è dotato di un filtro sovradimensionato che,

unito alla tecnologia brevettata Neutrec di Solvay, permette di abbattere drasticamente sia le polveri che i gas nocivi, fino ai limiti minimi raggiunti dalle attuali tecnologie». Altro fiore all’occhiello di Meca è l’esperienza e l’alta competenza dei collaboratori e tecnici: «nell’impianto di raffineria, ad esempio, il punto di forza è costituito dalle procedure di raffinazione e dall’abilità degli operatori. Anche in questo reparto gran parte delle leghe di piombo prodotte sono impiegate per la produzione di accumulatori elettrici, nell’edilizia, nella fabbricazione di schermature protettive, nel tiro a volo sportivo». I risultati ottenuti e gli alti livelli raggiunti in questi anni confortano l’intuizione e l’entusiasmo per l’idea originaria. L’esperienza e la qualità di Meca Piombo nel campo del riciclaggio e della raffinazione ne hanno fatto un modello ambito e di riferimento. Dal giugno del 2011 la società è stata acquisita da un gruppo del Nord Italia che opera nel settore degli accumulatori al piombo per rafforzare gli assets e crescere di competitività sui mercati. «Oggi Meca Lead Recycling – conclude Antonio Cavalieri – rappresenta un esempio imprenditoriale virtuoso in Italia, ancor di più in un territorio difficile come quello calabrese, benché ricco di potenzialità e risorse». CALABRIA 2011 • DOSSIER • 195




EVASIONE FISCALE

Evasori sotto scacco È positivo il bilancio dell’attività finora svolta nel contrasto all’evasione fiscale, più di quello del 2010. A ribadirlo è Michele Calandro, comandante regionale della Guardia di Finanza, per il quale la prevenzione si fa anche con la diffusione della cultura della legalità Renata Gualtieri

al rapporto sull’anno 2010 emerge che nel contrasto all’evasione fiscale la Guardia di Finanza ha effettuato nella regione 4.554 verifiche e 28.291 controlli strumentali, con oltre 600 milioni di euro di materia imponibile sottratta alle imposte sui redditi e oltre 120 milioni di Iva evasa. Un lavoro che ha permesso agli uomini delle Fiamme Gialle di scoprire 334 evasori totali, ai quali si aggiungono 489 persone denunciate per gravi illeciti fiscali. «Le attività ispettive – commenta Michele Calandro, comandante regionale Guardia di Finanza – che hanno portato a risultati significativi sono state numerose e diffuse in tutta la regione, hanno interessato vari settori economici e spesso hanno portato alla scoperta di altri fenomeni illeciti». Quali sono state le operazioni più importanti? «Una verifica fiscale eseguita nei confronti di due società del settore delle costruzioni in provincia di Catanzaro, che ha permesso di scoprire l’emissione di fatture per operazioni inesistenti pari a 15 milioni di euro e l’accertamento di una connessa truffa allo Stato e all’Unione europea in materia di finanziamenti pub-

D

Il generale di divisione Michele Calandro, comandante regionale della Guardia di Finanza

202 • DOSSIER • CALABRIA 2011

blici; un’attività investigativa e ispettiva nei confronti di un gruppo d’imprenditori del settore del commercio di pneumatici in provincia di Cosenza, che ha portato alla scoperta di un’evasione alle imposte sui redditi per oltre 33 milioni di euro e all’Iva per oltre 12 milioni di euro; una verifica eseguita nei confronti di un’impresa agricola della provincia di Crotone con la scoperta di un’evasione fiscale di 11 milioni di euro e di una frode in materia di finanziamenti comunitari per oltre un milione di euro; la rilevazione di un’evasione fiscale di circa 5 milioni di euro e l’individuazione di 108 lavoratori in nero, da un’attività ispettiva eseguita nei confronti di una società del settore delle costruzioni, in provincia di Vibo Valentia; l’individuazione, in provincia di Reggio Calabria, di una società operante nel settore dell’alluminio che per due anni non ha presentato dichiarazioni fiscali e di un commerciante del settore dell’abbigliamento che aveva riscosso crediti d’imposta non spettanti per 3,5 milioni di euro». Come stanno procedendo i controlli e


Michele Calandro

Lo strumento principale con il quale si previene l’evasione fiscale è rappresentato dai controlli, le attività ispettive di carattere speditivo

quale bilancio provvisorio può trarne? «Rispetto al 2010, a fronte di una sostanziale conferma del numero dei controlli eseguiti, registriamo incrementi delle evasioni fiscali scoperte sia nelle imposte sui redditi sia nell’Iva. Di anno in anno, grazie alle linee guida fissate a livello centrale, alle risorse tecnologiche disponibili, alle professionalità del nostro personale, alla conoscenza dei contesti che ci deriva dal controllo economico del territorio, la qualità dei nostri interventi migliora, a beneficio dei conti pubblici e per il ripristino delle condizioni di equa ripartizione del carico tributario». Come giudica il contributo fornito da tutte le componenti operative sparse nella regione? «Tutti i reparti della Guardia di Finanza esercitano un presidio di legalità finanziaria ed economica in piena coerenza al modello organizzativo generale del Corpo. Le verifiche e i controlli sono sempre il terminale di analisi e di attività informative e investigative che si avvalgono anche del contributo delle altre articolazioni: da quelle del comparto aerona-

vale a quelle specialistiche che, dal controllo del territorio e delle coste, traggono informazioni sulle diverse forme di economia sommersa, sulle manifestazioni di ricchezza espressive di capacità contributiva ignota al fisco, su abusivismi e illeciti in altri settori, che esprimono ulteriori modalità di evasione fiscale. In questo territorio, il contrasto all’evasione fiscale viene perseguito con successo dai nostri Reparti, anche attraverso l’intreccio fra le indagini di polizia giudiziaria finalizzate alla repressione dei reati e le attività di controllo amministrativo che, grazie alle qualifiche ed alle specializzazioni di cui dispongono gli appartenenti al Corpo, ne costituiscono lo sviluppo sistematico». Come viene svolta la funzione preventiva per scoraggiare la diffusione di condotte di evasione in tutte le loro forme? «Lo strumento principale con il quale si previene l’evasione fiscale è rappresentato dai controlli, cioè da quelle attività ispettive di carattere speditivo che rappresentano, spesso, una funzione speculare a quella degli obblighi imposti al contribuente. Dal 1 gennaio al 30 settembre, in Calabria ne abbiamo eseguiti oltre 14.000 solo in materia di scontrini e ricevuta fiscale. Altro presidio di tutela preventiva è il servizio 117, il numero di pubblica utilità della Guardia di Finanza, integrato da pattu-

CALABRIA 2011 • DOSSIER • 203


EVASIONE FISCALE

Altro presidio di tutela preventiva

glie di finanzieri sul territorio, che è il servizio 117 della Guardia costituisce un punto di riferimento di Finanza, integrato da pattuglie per i cittadini e uno strumento di di uomini sul territorio contrasto immediato alle violazioni degli obblighi tributari. Ma la prevenzione si fa anche con la diffusione di una cultura della legalità econo- un’effettiva attività commerciale, sono da mica e finanziaria e di quella fiscale. Ogni tempo all’attenzione del legislatore fiscale, in anno vengono programmati, d’intesa con gli quanto soggetti che perseguono finalità di Operazioni di servizio uffici scolastici provinciali, incontri con gli tipo elusivo, cioè sfruttano i benefici di svolte dalle Fiamme Gialle in Calabria studenti presso gli istituti medi superiori dei un’imposizione fiscale meno onerosa. Con la vari corsi di studio in tutta la regione, nel manovra di ferragosto, il loro trattamento ficorso dei quali viene toccato anche il tema scale è certamente divenuto più severo: l’indell’evasione fiscale, dei suoi risvolti e delle cremento della tassazione al 38%, l’introdusue conseguenze per la collettività». zione di un automatismo per il quale saranno Nella manovra finanziaria sono state in- considerate società di comodo tutte quelle trodotte norme che cercano di costituire un società in perdita fiscale per tre periodi d’imdeterrente all’evasione fiscale; in partico- posta consecutivi ovvero che, nell’arco del lare si è intervenuti per regolamentare le triennio, dichiarino per due annualità una cosiddette società di comodo. Qualcosa perdita e per la terza un reddito inferiore a cambierà? quello minimo fissato secondo le regole della «Le società che vengono costituite al solo legge del 1994, sono misure che scoraggescopo di gestire il proprio patrimonio nell’in- ranno la costituzione di queste società ed eliteresse dei soci e che, dunque, non svolgono mineranno i benefici per quelle esistenti». 204 • DOSSIER • CALABRIA 2011


Antonio Di Geronimo

Cresce il contrasto all’evasione fiscale Sono al sud le zone più a rischio evasione. Ma tra i giovani calabresi, rassicura il direttore regionale dell’Agenzia delle Entrate Antonio Di Geronimo, «c’è una rinnovata sensibilità su quanto l’evasione fiscale costituisca un enorme peso negativo sull’economia» Renata Gualtieri

econdo la mappatura del territorio italiano effettuata dalla Cgia di Mestre, che ha analizzato il rapporto fra il reddito disponibile delle famiglie e una serie d’indicatori che individuano il livello di benessere di un dato territorio, le province di Crotone, Catania e Ragusa sono le tre province a maggior rischio di evasione. Gli indicatori sono: la quota delle case di lusso, i consumi alimentari, la crescita dei depositi bancari negli ultimi tre anni, il numero di auto immatricolate ogni 1.000 abitanti, i consumi dei carburanti, la percentuale di auto con cilindrata superiore ai 2.000 cc e i consumi di energia elettrica per uso domestico. Se Trieste (+48 rispetto alla media Italia), Bologna (+42), Bolzano (+38) e Milano (+ 33) occupano le prime posizioni della classifica (ovvero sono le meno interessate dalla presenza di fenomeni evasivi), la situazione al Sud non è così rosea. Dove lo stile di vita supera il reddito disponibile dunque è probabile che ci si trovi davanti a un territorio ad alto rischio di evasione. Antonio Di Geronimo, direttore regionale dell’Agenzia delle Entrate riflette sul rischio di evasione che investe il Mezzogiorno. I controlli effettuati nell’anno in corso confermano questo quadro? «Secondo le elaborazioni in possesso dell’Agenzia delle Entrate, attraverso l’applica-

S

tivo Dbgeo, esiste una quota consistente d’imponibile nascosto. Tuttavia il “tax gap”, cioè la differenza negativa tra gettito atteso e gettito effettivamente riscosso, si sta lentamente erodendo. I controlli dell’Agenzia delle Entrate si sono rivelati estremamente proficui in termini d’incasso da attività di accertamento e il tasso di vittoria dell’amministrazione finanziaria in contenzioso supera il 90%». Spesso si parla di sinergie tra istituzioni per migliorare l’articolazione degli accertamenti. Quali risultati importanti hanno prodotto nella lotta all’evasione? «A parte il collaudato rapporto con la Guardia di Finanza, le sinergie con Inps, Siae e ispettorati del lavoro stanno portando gradatamente a ottenere risultati apprezzabili, oltre che nel contrasto all’evasione fiscale anche nella lotta contro il lavoro irregolare». Agenzia delle Entrate e Comune di Reggio Calabria stanno lavorando insieme per il recupero dell’evasione fiscale. Quali i risultati raggiunti? «L’intesa con il Comune di Reggio Calabria è stata

Antonio Di Geronimo, direttore dell’Agenzia delle Entrate Calabria

CALABRIA 2011 • DOSSIER • 205


EVASIONE FISCALE

sottoscritta nel 2009 in base al-

In alto, la sede dell’Agenzia delle Entrate della Calabria

l’accordo quadro siglato con I controlli dell’Agenzia l’Anci. La collaborazione è partita un po’ a rilento ma un delle Entrate si sono rivelati nuovo accordo recentemente estremamente proficui in termini raggiunto con l’amministrad’incasso da attività di accertamento zione comunale induce a manifestare un certo ottimismo». Cresce in Calabria la coscienza da parte dei cittadini contro l’eva- sione. Quale scenario si prospetta? sione fiscale e per l’anno in corso è previ- «Certamente il governo e il Parlamento hanno sto un aumento del 35% rispetto al 2010 messo a disposizione dell’amministrazione fidelle chiamate al 117. La tendenza con- nanziaria importanti strumenti per il contrasto ferma le aspettative? all’evasione. Su tutti un utilizzo ancora più dif«Si nota certamente nel corpo sociale cala- fuso delle indagini finanziarie. È bene comunbrese, nella società civile, tra i giovani, una que sottolineare che l’attività di contrasto alrinnovata sensibilità su quanto l’evasione fi- l’evasione si nutre di un quotidiano e paziente scale costituisca un enorme peso negativo lavoro su cui l’Agenzia delle Entrate basa la prosull’economia della regione e su come oc- pria azione, senza dimenticare l’attività di servicorra reagire a partire dai comportamenti zio e informazione ai contribuenti che ha un quotidiani e anche individuali». ruolo cruciale al pari dei controlli, nel raggiunNella manovra finanziaria sono presenti gimento della tax compliance, cioè dell’adempinuove norme relative alla lotta all’eva- mento spontaneo dei contribuenti».

206 • DOSSIER • CALABRIA 2011



Il sogno antico di welfare italiano, oggi modello di sicurezza Un tempo l’Inail si occupava di assicurazioni sul lavoro mentre ora i suoi compiti abbracciano tutti gli ambiti della prevenzione. Sostegno alle pmi, rilancio della centralità delle politiche sanitarie e il sogno della presa in carico totale del lavoratore, nell’intervento di Marco Sartori Elisa Fiocchi

li infortuni sul lavoro tracciano una curva decrescente da ormai un decennio nel nostro Paese, grazie all’introduzione di una nuova politica di prevenzione elaborata con il sostegno di Inail, direzioni regionali e operatori del sistema welfare. Il primo storico traguardo è stato tagliato proprio l’anno scorso quando, per la prima volta, i morti sul lavoro sono scesi sotto la soglia dei mille casi. Anche nel primo semestre del 2011, le cifre pubblicate dall’Inail confermano una riduzione di circa 16mila incidenti (da 388mila a 372mila) pari a -4% e una stabilità negli episodi mortali. Il presidente dell’istituto, Marco Fabio Sartori, invita alla cautela ma sottolinea il grande passo in avanti compiuto verso quel «livello zero di infortuni» che rappresenta l’obiettivo massimo da perseguire, il grande

G

208 • DOSSIER • CALABRIA 2011

salto di qualità nelle politiche di prevenzione. «Si tratta di un obiettivo teoricamente raggiungibile ma al tempo stesso difficile, anzi, sempre più difficile man mano che ci si avvicina alla meta: questa complessità naturalmente non ci scoraggia, sapendo che la strada intrapresa è quella giusta e avendo la conferma che la riforma del welfare sta dando i frutti sperati». Per chiudere il 2011 avvicinandosi al livello zero, su quali fronti d’intervento sta te lavorando? «Le strategie messe in atto sono tante e investono ambiti differenziati tra loro. Oggi l’Inail è quanto mai impegnato nella promozione di un processo di sensibilizzazione autentica sui temi della sicurezza che sia capace di tradursi, a sua volta, nell’adozione di modelli culturali nuovi da parte del mondo del lavoro. Tutto


Marco Fabio Sartori

L’Istituto ha assegnato nel 2010 i primi 60 milioni di euro ed entro il 2013 renderemo disponibili in totale circa 750 milioni

questo si esprime, per l’appunto, in direttrici d’intervento molteplici: dalla formazione perseguita a ogni livello della società, a partire dal mondo della scuola e dalle parti sociali, alla lotta al sommerso; dal potenziamento degli interventi sanitari alla ricerca, in particolare quella protesica del nostro centro di Vigorso di Budrio; dal reinserimento degli infortunati agli incentivi per le imprese che vogliono investire nella prevenzione. L’Inail, dunque, sta cercando di perseguire finalmente quel sogno “antico” del welfare italiano, finora mai realizzato, di “presa in carico totale” del lavoratore. Ed è certo di realizzarlo». In materia di prevenzione l’istituto sta compiendo un grande investimento tramite il denaro delle imprese utilizzato a favore dei lavoratori. Come vengono gestite le risorse sulla prevenzione per il triennio 2009-2011 e quali saranno le strategie in chiusura del 2011? «L’Inail sta sostenendo uno sforzo economico mai fatto prima: un grande investimento promosso con attenzione e rigorosa trasparenza proprio perché realizzato con denaro pubblico e rivolto a favore delle aziende che investono in sicurezza. Lo scorso gennaio l’Istituto ha assegnato, con un riscontro a dir poco eccezionale, i primi 60 milioni di euro stanziati nel 2010 e nel corso di quest’autunno provvederemo alla pubblicazione del nuovo bando. Entro il 2013 renderemo disponibili in totale circa 750 milioni. Se è nostra intenzione perfezionare al massimo i criteri di accoglimento delle domande, non cambierà la filosofia di fondo dell’operazione, ovvero rendere principali beneficiari le micro imprese e le pmi, quei soggetti che rappresentano il 98% del tessuto economico italiano e dove l’esposizione al rischio infortunistico è, per la

natura stessa delle loro dimensioni, necessariamente più accentuata». Sul fronte della riabilitazione e delle prime cure quali strategie e tempistiche sono state messe in atto? «Uno degli ambiti nei quali l’Inail ha intenzione di concentrarsi Marco Fabio Sartori, maggiormente è il rilancio della centralità presidente di Inail delle sue politiche sanitarie. A chiederlo con forza, del resto, è la legge che, in particolar modo coi decreti legislativi 81/2008 e 106/2009, ha integrato e ampliato queste funzioni. La realizzazione di tale obiettivo, tuttavia, non dipende solo da noi, ma anche dalla definizione di un quadro chiaro di competenze - in particolare sul versante delle prestazioni - col sistema sanitario nazionale e i INCIDENTI suoi soggetti convenzionati. Quindi il primo Il calo del numero passo da realizzare è la chiusura dell’accordo di infortuni sul lavoro registrato quadro con la conferenza permanente Stato nei primi sei mesi Regioni, che sarà la “bussola” per definire gli del 2011 (-4%) ambiti di collaborazione e le diverse modalità di assistenza e di integrazione di tutti i soggetti in campo. Noi siamo pronti a dare la massima disponibilità perché si raggiunga quanto più rapidamente possibile quest’intesa, a beneficio della salute dei lavoratori e di INVESTIMENTO tutto il Paese». La cifra Ha dichiarato soddisfacente il rapporto complessiva assegnata da Inail con il governo, ma ha avanzato alcune richieentro il 2013 ste: la prima è di non scendere sotto gli atalle aziende che investono tuali 9.600 dipendenti. Ad esempio, ritiene in sicurezza essere condizione necessaria al fine di garantire maggiore sicurezza sul lavoro. Perchè? «In questi ultimi anni il legislatore ha progressivamente ampliato il ruolo dell’Inail e, di

16 mila

750 mln

CALABRIA 2011 • DOSSIER • 209


SICUREZZA SUL LAVORO

Il nostro personale è stato decurtato di 2mila unità nell’ultimo quadriennio, altre mille nel prossimo: la politica deve riflettere conseguenza, le sue responsabilità e compe-

tenze. Un tempo l’istituto si occupava esclusivamente di assicurazioni sul lavoro, mentre oggi i suoi compiti toccano tutti gli ambiti della prevenzione. L’incorporazione al nostro interno, voluta proprio dal governo, dell’ex Ipsema e dell’ex Ispesl ci vede svolgere adesso un ruolo fondamentale anche in un settore essenziale come la ricerca. A fronte di questo percorso di trasformazione delicato, in quest’ultimo quadriennio, il nostro personale è stato decurtato di 2mila persone e, nei prossimi quattro anni, altre mille circa se ne andranno per il blocco del turn over. In definitiva, per essere un ente sempre più strategico nell’assetto del welfare, il numero dei dipendenti in forza è al limite. E per quanto le nostre strutture stanno facendo uno sforzo straordinario per garantire un livello sempre alto dei servizi, non posso tuttavia esimermi dal sollecitare la politica a riflettere su questa situazione oggettivamente allarmante».

210 • DOSSIER • CALABRIA 2011

In seconda battuta, chiede che sia fatta chiarezza da parte del governo sulla concessione di possibilità per realizzare gli investimenti. «Le risorse sono state già stanziate da quasi un anno grazie alla determina che ho promosso nell’ottobre 2010 e ammontano a quasi due miliardi di euro: la metà dei quali è destinata alla ricostruzione dell’Aquila devastata dal terremoto. Il problema, piuttosto, è poter realmente disporre di queste risorse e utilizzarle nel modo stabilito. Questo denaro adesso è congelato dai tanti, troppi passaggi richiesti dalla normativa: una realtà che rende difficile la realizzazione rapida di qualunque intervento. È necessario, pertanto, che questi vincoli burocratici siano allentati per consentire all’istituto di mettere in atto quelle possibilità operative i cui effetti si tradurranno non solo in importanti benefici a favore della popolazione, ma anche in un impulso reale e significativo alla crescita di tutta l’economia».



SICUREZZA SUL LAVORO

Una formazione certificata I protocolli finora sottoscritti non hanno prodotto i risultati sperati in Calabria. Meglio puntare su regole severe, che prevedono la sanzione o la confisca dell’azienda a quei datori di lavoro che non seguono un costante aggiornamento professionale. Ne parla Pasquale Melissari Elisa Fiocchi

n Italia sono più di 1.200 le persone che ogni anno perdono la vita sul posto di lavoro, che equivalgono a tre decessi ogni giorno. A questi dati, come sottolinea l’avvocato Pasquale Melissari, commissario di Calabria Lavoro, si aggiungono 270 milioni di incidenti non mortali (981.523 in Italia) e 160 milioni di persone (più dell’intera popolazione della Russia) che hanno contratto malattie sul luogo di lavoro: «Dare più lavoro significa offrire più protezione, più competitività, ma la mancanza di controlli da parte delle strutture a ciò preposte è il vero dramma del nostro Paese». L’ente pubblico economico della Regione che progetta, realizza e gestisce interventi finalizzati allo sviluppo dell’occupazione e all’inserimento nel mercato del lavoro, pone l’accento sulla cultura della prevenzione e sul significato dell’infortunio. «È come un rischio – spiega Melissari – che è presente in ogni momento della giornata di lavoro e che come il cancro può colpire anche i nostri familiari, i nostri figli». Esiste ancora una mentalità da parte di alcuni datori di lavoro, che giudica l’adeguamento delle norme di sicurezza come un costo aggiuntivo per l’azienda? «Si, però il fenomeno assume delle conno-

I

Pasquale Melissari, commissario dell’azienda Calabria Lavoro

212 • DOSSIER • CALABRIA 2011

tazioni diverse a seconda del settore di attività. Ritengo che in agricoltura e nel terziario sia un fatto prettamente culturale. Mentre nel settore manifatturiero è sicuramente una scelta organizzativa, finalizzata alla realizzazione di prodotti che hanno un prezzo competitivo». Calabria Lavoro come affianca la Regione? «Lavoriamo alla realizzazione del Testo unico su lavoro, istruzione, alta formazione, formazione, sicurezza e qualità del lavoro, entro la fine dell’anno. Un impianto normativo necessario per lo sviluppo del territorio e del lavoro e della dignità della persona che viene posta al centro del sistema dei diritti e delle tutele». Il controllo sulle misure di sicurezza spesso non viene effettuato dai datori di la-


Pasquale Melissari

Penso a una scuola che trasferisca conoscenza e realizzi, fin dalle elementari, la cultura del lavoro come cultura della prevenzione

voro a causa dell’impreparazione. Come favorire la conoscenza delle norme di sicurezza e una cultura della prevenzione dei rischi che erroneamente sono considerati parte dell’attività lavorativa? «È semplice: sono sufficienti regole che obbligano i datori di lavoro a un costante aggiornamento professionale con sanzioni che prevedono l’immediata chiusura o la confisca dell’azienda nel caso in cui ciò non avvenga da un lato; dall’altro premiare i datori di lavoro che operano in sicurezza e che promuovono la cultura della prevenzione dei luoghi di lavoro con uno standard di qualità superiore rispetto a quello normale con l’abbattimento totale del costo del lavoro. Naturalmente la certificazione

di tale formazione è fondamentale. Inoltre, è necessario che il sistema scolastico trasferisca conoscenze e competenze e più di ogni altra cosa realizzi, fin dalla scuola elementare, la cultura del lavoro come cultura della prevenzione». Ritiene possibile il raggiungimento di un patto per la sicurezza in Regione al fine di intensificare i controlli ed eliminare il meccanismo degli appalti-subappalti? «Non sono contrario ai patti quando questi servono per coordinare l’azione di prevenzione nei luoghi di lavoro. In questo settore tutti i protocolli sottoscritti in genere non hanno prodotto i risultati programmati. Ribadisco: è importante investire sulla sicurezza e sui controlli, in caso contrario tali patti sono solo dei buoni e apprezzabili propositi, una buona intenzione a cui però bisogna mettere le gambe».

CALABRIA 2011 • DOSSIER • 213


SICUREZZA SUL LAVORO

Aziende sanitarie ed enti competenti nei cantieri Le istituzioni e le parti sociali hanno sottoscritto un piano biennale dell’edilizia per gli anni 2011 e 2012. «All’interno dei cantieri stiamo sollecitando la definizione di sistemi di gestione della sicurezza con il coinvolgimento di tutti i lavoratori» afferma Paolo Tramonti della Cisl Elisa Fiocchi

opo un 2009 che ha registrato in Calabria un numero degli infortuni nel settore edile pari a 1.660, dei quali 225 hanno determinato inabilità permanente e tre sono stati mortali (fonte Inail), la giunta regionale ha sottoscritto con le parti sociali un piano biennale dell’edilizia 2011-2012 con l’intento di ridurre del 10% gli infortuni e destinare 330 mila euro per attività di monitoraggio e controllo in 1.170 cantieri e in campagne informative promosse dai mass media. Ne illustra strategie e obiettivi, Paolo Tramonti, segretario generale della Cisl Calabria. Circa il 20% dei cantieri sarà controllato attraverso gruppi interforze in cui saranno presenti gli enti competenti in materia e le aziende sanitarie. Quale sarà il ruolo operativo della Cisl Calabria nel favorire controllo e sostegno al progetto? «Con tutte le nostre articolazioni e strutture siamo impegnati a dare il nostro contributo all’attività di controllo presso i cantieri edili presenti in regione. Riteniamo prioritario e indispensabile mettere in campo azioni e strategie

D Paolo Tramonti, segretario generale di Cisl Calabria

214 • DOSSIER • CALABRIA 2011

finalizzate a sconfiggere alla radice il fenomeno dell’economia sommersa e del lavoro nero. Per questi motivi stiamo sollecitando e sottoscrivendo specifici patti locali per l’emersione del lavoro nero tra istituzioni e parti sociali finalizzati a prevenire, attraverso apposite attività di monitoraggio e controllo, questo fenomeno in modo da garantire conseguentemente idonee condizioni di sicurezza sui luoghi di lavoro. All’interno dei cantieri stiamo sollecitando la definizione di sistemi di gestione della sicurezza con il coinvolgimento di tutti i lavoratori che operano indistintamente per aziende appaltatrici e in subappalto, o in funzioni esternalizzate, valorizzando il ruolo del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza». Cisl Calabria ha avviato la stagione di contrattazione aziendale e territoriale in linea con quanto stabilito dall’accordo quadro sulla riforma degli assetti contrattuali. In che modo favorire le relazioni industriali sul territorio per accordi all’insegna di un miglioramento della sicurezza sul posto di lavoro? «Nei mesi scorsi abbiamo sottoscritto accordi con le associazioni degli industriali delle cinque province calabresi. Di seguito sono stati sottoscritti accordi con le associazioni di arti-


Paolo Tramonti

giani e le cooperative, i cui punti salienti sono rappresentati, da una parte, dall’applicazione della tassazione agevolata a tutte le somme erogate per il miglioramento della competitività aziendale e, dall’altra, da specifici accordi in materia di prevenzione e sicurezza, attraverso la valorizzazione del ruolo degli enti bilaterali a cui è affidata la funzione di controllo sociale per orientare l’attività di verifica degli organismi pubblici. Siamo altresì direttamente impegnati nel Comitato regionale di coordinamento delle attività di prevenzione e vigilanza in materia di salute e sicurezza del lavoro di recente costituito dalla giunta regionale della Calabria». Tra i punti presi in esame compare anche la riqualificazione professionale e un migliore utilizzo dell’orario di lavoro e dei turni: quali cambiamenti saranno valutati? «Il nostro impegno è concentrato a migliorare le condizioni dei lavoratori anche attraverso percorsi di riqualificazione professionale finalizzati all’acquisizione di maggiori conoscenze in materia di salute e sicurezza sui luoghi di lavoro. In questo senso abbiamo attivato

Stiamo sottoscrivendo specifici patti locali per l’emersione del lavoro irregolare tra istituzioni e parti sociali

numerosi corsi di formazione con i fondi interprofessionali come Fondimpresa e Fondartigianato». La riforma del modello contrattuale sottoscritta a gennaio del 2009 quali risultati ha garantito nel merito delle tutele al lavoratore? «Con la sottoscrizione degli accordi aziendali le nostre federazioni di categoria direttamente interessate stanno lavorando sinergicamente con le imprese per porre in atto una strategia che faccia della qualità del prodotto, di una corretta e sicura gestione dei processi, dell’investimento nelle risorse umane e della politica industriale i perni di un nuovo e moderno modello produttivo. L’obiettivo è quello di pervenire a una produttività basata sulla sostenibilità con particolare riferimento alla salvaguardia della salute dei lavoratori e alla realizzazione di migliori condizioni di lavoro».

CALABRIA 2011 • DOSSIER • 215


POLITICHE SANITARIE

Mantenere i Lea riducendo la spesa L’appropriatezza delle prestazioni guida il riordino della rete ospedaliera calabrese. «Diciotto presidi – spiega il dirigente di settore Gianluigi Scaffidi – diventeranno centri di assistenza primaria territoriale» Michela Evangelisti

vanza in Calabria la marcia del piano di rientro sanitario, il cui obiettivo è la riduzione del disavanzo finanziario attraverso la riqualificazione e il miglioramento dell’intero sistema regionale. Tra i decreti attuativi finora approvati dal presidente della regione Scopelliti, in qualità di commissario ad acta, di notevole impatto il decreto 18 dell’ottobre 2010, che prevede il riassetto della rete ospedaliera, territoriale e dell’emergenza-urgenza. In questo ambito, illustra Gianluigi Scaffidi, dirigente del settore relativo al piano di rientro del Dipartimento tutela della salute della Regione, sono riscontrabili i risultati più tangibili, soprattutto per quanto riguarda la rete ospedaliera. «Abbiamo già disattivato 6 presidi – annuncia –. La leggenda metropolitana secondo la quale la Calabria è una regione con tanti ospedali poco produttivi, aveva un fondo di verità: se ne sono quindi identificati 18 da disattivare, sulla base di criteri scientifici e non campanilistici. Oggi l’unico criterio validato dalla comunità scientifica internazionale è l’appropriatezza delle prestazioni. Da qui abbiamo preso le mosse per arrivare a scoprire che nel biennio

A

Gianluigi Scaffidi, dirigente del settore relativo al piano di rientro del Dipartimento tutela della salute della Regione Calabria

220 • DOSSIER • CALABRIA 2011

2008/2009 su 400mila giornate di ricovero erogate 100mila erano inappropriate». Preso atto di questo, in che modo avete deciso di procedere? «Abbiamo adeguato il numero dei posti letto alla reale esigenza verificata. A partire da questo dato siamo poi andati ad analizzare gli ospedali esistenti, i collegamenti, l’orografia, le emergenze, i raccordi e in una logica di hub and spoke (anche questo un criterio oggi riconosciuto internazionalmente e di cui il sistema sanitario emiliano romagnolo è stato antesignano) abbiamo individuato tre presidi principali, che corrispondono alle attuali aziende ospedaliere di Catanzaro, Reggio Calabria e Cosenza, 8 ospedali spoke, 4 ospedali cosiddetti generali o ridotti (con reparti di medicina, chirurgia, ortopedia e anestesia) e infine 4 ospedali di zona montana, indispensabili in un territorio come il nostro dove in inverno alcune zone rischiano di rimanere isolate. Diciotto


Gianluigi Scaffidi

Verso l’estinzione del debito sanitario

strutture che erano presidi ospedalieri le abbiamo considerate come “centri di assistenza primaria territoriale”, cioè diventeranno grandi poliambulatori che non erogheranno più funzioni ospedaliere ma esclusivamente servizi di assistenza territoriale». Quali sono i prossimi passi previsti nella logica della riorganizzazione della rete ospedaliera? «Stiamo procedendo alla dismissione di altri 12 presidi. La disattivazione degli ospedali, risultato al quale l’Emilia Romagna e il Veneto sono arrivati già tanti anni fa, in Calabria sembrava una meta irraggiungibile e, invece, posso affermare con un certo orgoglio che sta funzionando. La nostra è poi l’unica regione che non ha fatto la “furbetta” e, sulla base delle linee guida ministeriali, ha chiuso realmente i punti nascita che ospitavano meno di 500 parti all’anno, considerati non sicuri. Siamo stati molto più seri di regioni come il Piemonte, che

«La struttura commissariale, sotto la guida del presidente Scopelliti, sta lavorando alacremente: anche in Calabria ci sono nicchie di eccellenza e ottima sanità, non è tutto da buttare via». Questo è il messaggio che il sub commissario per l’attuazione del piano di rientro 2010-2012, il generale della Guardia di finanza Luciano Pezzi, vuole diffondere. «Stiamo portando avanti una polverosa attività di riconciliazione dei crediti vantati dai fornitori con le partite commerciali ancora aperte presso le aziende» puntualizza. Ad oggi è già stata effettuata la riconciliazione per un importo di quasi 180 milioni di euro ed è in corso la riconciliazione per la parte residua, che dovrebbe arrivare a un importo massimo di 660 milioni di euro, «un totale che è destinato a scendere – precisa Pezzi –, perché si è già provveduto al pagamento di una parte di questi debiti». La Regione ha avuto l’autorizzazione a contrarre un prestito con il ministero dell’Economia e delle finanze per un importo massimo di 500 milioni di euro, dei quali è già stata richiesta una prima tranche. Debiti residui potranno essere onorati con le premialità. Si tratta, spiega il sub commissario, «di una parte di quel fondo che lo Stato eroga ogni anno che viene trattenuta per le Regioni che sono inadempienti. Lo Stato provvede a restituirla quando la Regione torna in regola con i conti. Speriamo, attraverso il contenimento delle spese e la razionalizzazione dell’acquisto di beni e servizi, di pervenire presto al recupero di questa somma, che supera i 300 milioni di euro». Con questi, e con una parte dei fondi Fas destinati alla Calabria, potrà esaurirsi, secondo la Regione, il pagamento del debito commerciale sorto nel tempo fino al 31 dicembre 2008, ma anche di quello non commerciale, accumulato nel corso degli anni nei confronti dei dipendenti, degli istituti previdenziali, del ministero dell’Economia stesso per quanto concerne la parte tributaria. «Lo scenario è abbastanza ampio e articolato – conclude Pezzi – e l’attività ancora in corso, ma sta trovando via via una propria definizione».

hanno dichiarato tre piccoli ospedali con circa 150 parti l’anno ciascuno come un’unica struttura e così li hanno mantenuti attivi. Su questa linea abbiamo disattivato 3 punti nascita pubblici e 2 privati». Il senso del piano di rientro è quello di CALABRIA 2011 • DOSSIER • 221


POLITICHE SANITARIE

contenere la spesa continuando

La disattivazione degli ospedali, che in Calabria sembrava una meta irraggiungibile, sta funzionando: 6 i presidi già riconvertiti

a garantire i livelli essenziali di assistenza. C’è chi parla, invece, di sanità negata e di un aumento dell’emigrazione sanitaria: qual è la situazione? «Il piano non va a intaccare i Lea, questo è certo. Abbiamo una migrazione sanitaria altissima, che si concretizza in 40 milioni di positivo a fronte di circa 280 milioni di negativo, quindi chiudiamo ogni anno con un saldo negativo di circa 240 milioni. Questo piano sicuramente dispiegherà i suoi effetti, ma ci vorrà il tempo necessario: alla migrazione stiamo lavorando, sappiamo esattamente quali sono le prime 10 voci e su queste ci stiamo concentrando per trattenere il cittadino sul territorio. È un nostro dovere ma prima ancora un problema sociale, oltre che economico e politico, perché quando un calabrese si sposta a Milano per un intervento si trasferisce con la famiglia, saltano giornate di lavoro, di scuola e così via. Ma non è possibile vedere effetti tangi-

222 • DOSSIER • CALABRIA 2011

bili dall’oggi al domani». La Regione Calabria presentava nel 2008 un elevato tasso di ospedalizzazione e, di contro, un’assistenza post acuti, domiciliare e agli anziani carente. Qualcosa è già cambiato? «La maggior parte delle prestazioni che abbiamo definito inappropriate erano proprio destinate alla popolazione anziana, che ha invece il diritto di non permanere in ospedale se non ha problemi di salute acuti, occupando tra l’altro posti letto in maniera impropria. Sono già state avanzate proposte sulla residenzialità, sulle residenze sanitarie assistenziali, su posti alternativi ai posti letto ospedalieri proprio mirati alla popolazione anziana: ci stiamo muovendo in questa direzione».



POLITICHE SANITARIE

L’assistenza passa dall’ospedale al territorio La riorganizzazione della rete, a risorse invariate, è l’unica via per migliorare la qualità dei servizi sanitari. Ad affermarlo è Gerardo Mancuso, direttore generale dell’Asp di Catanzaro. «Entro la metà del 2013 – aggiunge – pareggeremo il bilancio dell’azienda» Michela Evangelisti stato nominato a luglio direttore generale dell’Azienda sanitaria provinciale di Catanzaro, ma aveva già ricoperto il ruolo di commissario straordinario della stessa Asp per dodici mesi. Un lasso di tempo sufficiente per trarre un primo bilancio dei risultati ottenuti e fare il punto sui prossimi obiettivi da centrare. «Ho trovato un’azienda virtualmente unica, nata dalla fusione delle due aziende originarie ex Asl 6 ed ex Asl 7 – premette Gerardo Mancuso – ma l’organizzazione non era stata ancora ottimizzata, con una duplicazione di responsabilità, di competenze, di centri di costo e di servizi: basti pensare che avevamo attive due ragionerie, due uffici legali, due uffici personale e così via. Ma ho trovato anche un’azienda in grandissima ambascia economico-finanziaria, che viaggiava con un debito consolidato di 56 milioni di euro l’anno e che aveva realizzato, negli ultimi quattro anni, un deficit di 232 milioni di euro». Su questi problemi vi siete subito concentrati. «Abbiamo applicato immediatamente una serie di misure utili a rallentare la spesa. Grazie a questa azione, nel primo anno, siamo riusciti a dimezzare il deficit dell’azienda, passato da 56 a 29 milioni di euro. L’azienda contava quattro ospedali, con attività talvolta improprie o che davano luogo a una spesa eccessiva: ad esempio l’ospedale di Chiaravalle ci costava circa 9 milioni di euro l’anno. Abbiamo dunque riorganizzato la rete attraverso alcune indicazioni tecnicamente inappuntabili: abbiamo chiuso l’ospedale di Chiaravalle, i reparti

È

224 • DOSSIER • CALABRIA 2011


Gerardo Mancuso

In un’ottica diametralmente opposta rispetto al passato, il nostro slogan è “arrivare al domicilio del paziente”

chirurgici del presidio di Soveria Mannelli (è rimasta soltanto una coda assistenziale per i pazienti cronici), abbiamo riconvertito le attività degli ospedali di Lamezia e di Soverato». Quali criteri sono stati seguiti nella riorganizzazione? «Abbiamo disegnato una rete assistenziale più vicina alle esigenze degli utenti, implementando le specialità che danno luogo a una maggiore richiesta di prestazioni e mettendo da parte quelle non abbastanza performanti: questo si è tradotto anche in una rimodulazione dei posti letto e delle piante organiche. Grazie a questa azione abbiamo anche fatto chiarezza su una questione spesso motivo di slogan: la carenza di personale. Abbiamo visto che in assoluto l’azienda non aveva una carenza di personale, ma semmai un piccolo esubero, e che il personale doveva essere semplicemente riallocato nel giusto modo. A risorse invariate, senza avviare procedure concorsuali, nel periodo luglio-agosto 2011 abbiamo rimodulato la rete dell’emergenza urgenza, anche sulla base della mobilità interna, e, attraverso questa e altre iniziative, per la prima volta abbiamo avuto una capacità di accoglienza dell’utenza che è stata superiore del 4% rispetto all’anno scorso e nessun caso di malasanità». Quali altre strade sono state seguite per tagliare gli sprechi? «Abbiamo rimodulato tutte le gare d’appalto, creando notevoli sacche di risparmio: la gara per le pulizie da un importo di 12 milioni e mezzo è passata a 8 milioni e mezzo e abbiamo

Gerardo Mancuso, direttore generale dell’azienda sanitaria provinciale di Catanzaro

proposto, ad esempio per l’aggiornamento della strumentazione tecnica dell’azienda, gare innovative, come quelle in service. Si prevede la riorganizzazione dei punti di prelievo: ne chiuderemo 4, ne lasceremo attivi 2, facendoli funzionare meglio. Attraverso provvedimenti di questo tenore, saremo in grado di portare in bilancio di pareggio l’azienda a inizio o al massimo a metà del 2013». È stato presentato da pochi giorni il nuovo piano aziendale dell’Asp. Quali le principali novità introdotte? «La nostra sanità è stata sempre improntata su una visione ospedalocentrica: l’ospedale, invece, rappresenta un presidio indispensabile per gestire al meglio l’acuto, ma non può essere al centro del sistema. Abbiamo deciso quindi di intercettare la gran parte delle attività che impropriamente si sviluppano in ospedale, dai codici bianchi alle prestazioni ambulatoriali, e di portarle sul territorio, attraverso l’istituzione di un dipartimento di cure primarie: siamo la prima azienda del Sud a lanciarsi in un progetto così innovativo. Il nostro slogan è “arrivare al domicilio del paziente”: in un’ottica diametralmente opposta rispetto al passato, attiveremo una serie di servizi come l’assistenza domiciliare, agli anziani, ai bambini, ai disabili, alla gente comune per la prevenzione delle malattie. Abbiamo ubicato sul territorio oltre 2.000 dipendenti sui 3.300 totali: si tratta di una forza lavoro che consente di attivare delle attività assistenziali reali». CALABRIA 2011 • DOSSIER • 225


CHIRURGIA MAXILLO-FACCIALE

Stop ai viaggi della speranza per patologie oro-maxillo-facciali Una struttura sanitaria di primissimo livello nella cura di complesse patologie orali e maxillo-facciali, capace di richiamare pazienti anche da fuori regione. L’esempio della Casa di Cura San Luca nelle parole di Gianluca Grisolia Diego Bandini

assoluta mancanza, sul territorio calabrese, di strutture pubbliche e private operanti nel settore della chirurgia orale e maxillo-facciale, è stata all’epoca la motivazione principale alla base della convenzione stipulata nel 1992 tra la Casa di Cura San Luca, fondata alla fine degli Ottanta e situata sulle colline di Praia a Mare, e il Sistema Sanitario Regionale. Con l’obiettivo di offrire un servizio qualificato alle popolazioni residenti: «Con questa iniziativa abbiamo cercato di mettere un freno ai cosiddetti “viaggi della speranza” effettuati verso altre strutture extra regionali, dimostrando che anche in Calabria è possibile usufruire di prestazioni sanitarie sicure e all’avanguardia», afferma il dottor Gianluca Grisolia, Responsabile dell'U.O. della Casa di Cura. Quali sono, nello specifico, le tipologie di interventi più frequenti che vengono effettuati all’interno della Casa di Cura? «La gran parte dell’utenza si reca presso la nostra struttura essenzialmente per prestazioni di chirurgia orale non eseguibili negli ambulatori. Garantiamo interventi chirurgici che vanno dalla bonifica dentaria e chirurgia pre-protesica dei pazienti a rischio

L’

In basso, il dottor Gianluca Grisolia, responsabile dell’U.O. della Casa di Cura San Luca www.casadicurasanluca.net

230 • DOSSIER • CALABRIA 2011

e/o portatori di handicap, all’avulsione complessa di denti inclusi, all’enucleazione di cisti mascellari, alle biopsie escissionali su tessuti molli fino alla correzione di fratture mandibolari scomposte». Chi si rivolge a voi? «Forniamo un supporto fondamentale a medici di base e specialisti, per la chirurgia degli inclusi e per la chirurgia odontostomatologica minore, intervenendo soprattutto su pazienti che non possono essere trattati in ambulatorio a causa dei rischi conseguenti a patologie concomitanti. Nello specifico ci occupiamo prevalentemente di pazienti anziani che, sottoposti ad altri trattamenti terapeutici, devono essere seguiti all’interno di ambienti sanitari protetti, così come garantiamo quei pazienti disabili che grazie a noi hanno potuto risolvere le loro problematiche attraverso interventi di chirurgia orale eseguiti in assoluta sicurezza». La vostra realtà rappresenta per certi versi un’“anomalia” per il territorio calabrese, in quanto sono numerosi i casi di pazienti provenienti da altre regioni. Come spiega questa tendenza? «Un po’ per la nostra posizione geografica di confine sin dall’inizio abbiamo eseguito non soltanto migliaia di prestazioni a favore di persone provenienti dalla Calabria ma anche centinaia di prestazioni a favore di non residenti, tanto che oggi la mobilità attiva extra regionale riguarda circa il 23 per cento dei nostri casi trattati. Que-


Gianluca Grisolia

Interveniamo su pazienti che non possono essere trattati in ambulatorio, a causa dei rischi conseguenti a patologie concomitanti

sto è sicuramente garantito nel tempo e reso possibile dalla presenza di professionisti altamente qualificati e da una struttura dinamica e flessibile che oggi ci permette di eseguire una buona parte delle prestazioni in modalità “day surgery”. Nella nostra crescita un ruolo fondamentale è stato svolto anche dalle proficue collaborazioni instaurate con diversi Enti, tra cui l’Università di Napoli con l’equipe del Prof. Tartaro e l’Università Cattolica di Roma grazie soprattutto al prezioso contributo, anche formativo, fornitoci dal professor Sandro Pelo». Quali sono le maggiori criticità riscontrate nello svolgimento della vostra attività? «Sicuramente i problemi che quotidianamente ci troviamo a dover affrontare sono numerosi, spesso collegati a una serie di variabili negative insite nel complesso sistema sanitario calabrese. Budget esigui, ritardi e anomalie nelle programmazioni, nelle procedure burocratiche e nei pagamenti hanno certamente rappresentato un handicap che ha in parte condizionato la crescita della struttura. Nonostante questo, però, siamo sempre riusciti a farci apprezzare dai pazienti, a garantire elevati standard qualitativi e un servizio in linea con i parametri nazionali, il tutto a costi sostenibili». Il sistema sanitario calabrese sta attraversando una fase di profondo rinnovamento. Quali sono, a questo proposito, le prospettive per il futuro della Casa di Cura San Luca?

~

«Nel corso del 2011 arriveremo a superare la soglia dei 1500 interventi eseguiti, modificando giorno dopo giorno lo storico setting assistenziale ordinario in day surgery. Un risultato straordinario che conferma quanto di buono fatto finora e lascia ben sperare nel futuro. Attualmente la Regione Calabria sta lavorando all’attuazione di un serio Piano Sanitario, che riduca gli sprechi e garantisca l’utenza. Da parte nostra chiediamo solo che si possa attuare una programmazione chiara, senza zone d’ombra, per poter da un lato continuare a offrire un servizio nell’esclusivo interesse dei nostri pazienti, dall’altro fare una sana politica d’impresa visto che in tutti questi anni gli esigui utili maturati sono sempre stati reinvestiti dai soci per lo sviluppo e il miglioramento della struttura». CALABRIA 2011 • DOSSIER • 231


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.