OSSIER
LAZIO
EDITORIALE ..............................................12
ECONOMIA E FINANZA
Raffaele Costa
L’INTERVENTO.........................................15 Diana Bracco Ignazio La Russa
LA REGIONE IN CIFRE ............................18 Le eccellenze del 2010
PRIMO PIANO IN COPERTINA .................................... 22 Bruno Vespa ROMA OLIMPICA .............................. 40 Gianni Alemanno IL PUNTO............................................... 44 Renata Polverini PLURALISMO ..................................... 48 Maurizio Gasparri L’INCONTRO ....................................... 50 Assunta Almirante CONTRO LE DISCRIMINAZIONI ...................... 52 Mara Carfagna LAVORO ................................................. 64 Maurizio Sacconi Franco Toffoletto Pietro Ichino IL MODELLO FIAT ............................ 48 Sergio Marchionne
IMPRENDITORI DELL’ANNO ....... 70 Paolo Barberini Franco Zandri Fabio Concezzi Mauro Angelini e Franco Boldreghini Domenico Calabrò Classcon Gianpiero Pacchiarotti
POLITICHE CREDITIZIE ..................112 Antonino Lo Monaco
COMPETITIVITÀ ................................. 92 Ferruccio Dardanello Cesare Cursi
MERCATO ALIMENTARE ............. 138 Massimo Gagliardi
RIFORMA PREVIDENZIALE........... 52 Antonio Mastrapasqua
DISTRIBUZIONE ORGANIZZATA 126 Il consorzio Gros
SOCIETÀ ................................................ 99 Giuseppe Roma Alessandra Ghisleri INNOVAZIONE .................................. 108 Luciano Maiani Franco Bernabè CONFINDUSTRIA ..............................112 Roberto Rajata Aurelio Regina TRASPARENZA ............................... 120 Massimiliano Dona RIFORMA FISCALE ........................ 126 Claudio Siciliotti SERVIZI LOCALI .............................. 138 Giulio Napolitano FINANZA STRUTTURATA ........... 134 Francesco Gianni STRUMENTI FINANZIARI ............ 108
CULTURA DELLA SICUREZZA ......................... 50 Raffaele Guariniello
LA GESTIONE DEI DOCUMENTI 120 Aldo Sciamanna
TERRITORIO TURISMO ............................................. 142 Mauro Cutrufo Riccardo Mancini Walter Pecoraro Melina Decaro BENI CULTURALI............................. 146 Mario Resca Albino Ruberti GRAN PREMIO DI ROMA .............. 150 Maurizio Flammini SISTEMA PORTUALE .................... 160 Fabio Ciani MADE IN ITALY ................................. 166 Massimo Arlechino
10 • DOSSIER • LAZIO 2010
Sommario AMBIENTE
SANITÀ
FOCUS ENERGIA............................. 200 Stefania Prestigiacomo Stefano Saglia, Giovanni Lelli Umberto Veronesi Chicco Testa Piero Gnudi
POLITICHE SANITARIE ................ 258 Ferruccio Fazio
IMPRENDITORI DELL’ANNO ...... 216 Lorenzo Grasso Adriano Battaglia, Marco Boffi
GIUSTIZIA
RIQUALIFICAZIONE ....................... 170 Luciano Ciocchetti Amedeo Schiattarella Marco Corsini RETE AEROPORTUALE ................ 170 Mario Valducci MOBILITÀ ........................................... 176 Antonio Tamburrino Marco Mattei IMPRENDITORI DELL’ANNO ..... 142 Romina Boldrini Alessandro Cinque Stefano Ferrelli
RADIOCHIRURGIA ......................... 260 Cirad Villa Benedetta OFTALMOLOGIA.............................. 268 Giorgio Ghirelli CHIRURGIA OCULISTICA ............ 258 Giancarlo Falcinelli TERAPIA DEL DOLORE ................ 260 Attilio Di Donato
LEGALITÀ ........................................... 232 Alfredo Mantovano Giuseppe Emanuele Cangemi
TUMORI INTESTINALI................... 268 Antonello Trecca
RIFORME ............................................ 236 Grazia Volo
IDROCOLONTERAPIA ................... 258 Maria Giovanna Orlando
CLOSE PROTECTION.................... 240 Antonello Patanè
PRESIDI MEDICO CHIRURGICI. 260 Massimo Riem
CONTRATTO DI LAVORO ............ 244 Giada Bernardi DIRITTO FALLIMENTARE .......... 246 Carlo Federico Grosso IMPRESA E LEGALITÀ ................. 248 Francesco Lauri Raffaele Quaglietta
RIFLESSIONI...................................... 146 Renzo Piano EDILIZIA .............................................. 150 Paolo Buzzetti SICUREZZA SUI CANTIERI ......... 160 Caterina Mongiardini APPARECCHIATURE GEOTECNICHE ................................. 166 Ugo Landi DESIGN IN MARE ............................ 170 Giovanni Zuccon OPERE MARITTIME ........................ 176
LAZIO 2010 • DOSSIER • 11
IMPRENDITORI DELL’ANNO
LA REGIONE IN CIFRE
Le eccellenze del 2010 Capitani d’industria che si sono distinti quest’anno nel Lazio per le performance delle loro aziende. Successi dovuti a strategie imprenditoriali che hanno avuto il merito di contrastare in maniera efficace gli effetti della difficile congiuntura economica. Dossier intende dare a questi imprenditori il giusto risalto Nicolò Mulas Marcello
Q
uello che si sta per concludere è un anno che evidenzia una timida fase di ripresa dagli effetti della difficile congiuntura economica che non ha risparmiato neanche le imprese laziali. Dossier Lazio ha voluto individuare gli imprenditori più virtuosi che si sono distinti nel 2010 per le scelte che hanno portato le loro aziende a raggiungere risultati rilevanti in termini di fatturato e di crescita. Le diverse sezioni della rivista si aprono, infatti, con quelli che sono “gli imprenditori dell’anno”, selezionati sulla base di parametri che vanno dalla propensione all’investimento all’internazionalizzazione, dalla ricerca e innovazione al legame con il territorio, dalla riorganizzazione aziendale all’affermazione del brand. L’obiettivo della rivista è quello di scattare una fotografia della situazione economica del Lazio attraverso gli occhi degli addetti ai lavori e di tastare il polso dell’imprenditoria regionale evidenziando le scelte che si sono rivelate vincenti. Elementi che hanno permesso, attraverso politiche mirate, di incrementare le prestazioni aziendali. Il secondo quadrimestre del 2010 è stato caratterizzato da una lieve inversione del ciclo economico. Il livello del fatturato, degli ordini e dell’occupazione ha compiuto un passo in avanti dopo le ripetute flessioni registrate nell’ultimo anno e mezzo. Nella prima parte dell’anno le esportazioni della regione sono tornate a crescere, dopo due semestri consecutivi di calo. L’incremento, superiore a quello nazionale, ha interessato quasi tutti i
20 • DOSSIER • LAZIO 2010
settori. Nell’industria, l’incremento degli ordinativi esteri e della domanda interna si sono concretizzati in un aumento del grado di utilizzo degli impianti produttivi. Segnali positivi sull’andamento del fatturato nei primi nove mesi del 2010 emergono anche da un sondaggio condotto dalla Banca d’Italia su un campione di imprese regionali, ma permane la cautela nei piani di investimento. Anche l’occupazione è aumentata nel corso del 2010: nel secondo trimestre il tasso di disoccupazione è diminuito, attestandosi all’8,2%. Le statistiche della Cassa Integrazione Guadagni evidenziano, comunque, difficoltà in alcuni settori di attività economica, tra cui la meccanica, la chimica e i minerali non metalliferi. Da un sondaggio di Unioncamere su 600 imprese sparse sul territorio emerge che agricoltura, commercio e servizi mostrano un moderato dinamismo in termini di crescita e consolidamento, sebbene accompagnato da una vasto numero di imprese in una fase stazionaria. Viterbo e Rieti si pongono al primo posto per l’acquisto di impianti e macchinari. Roma si contraddistingue per la percentuale di imprese che hanno investito in Ict. Infine torna ad aumentare la percentuale di imprese che prevede di agire su alcune leve della crescita per recuperare competitività sui mercati. Le aziende laziali, insomma, stanno cercando di fronteggiare la situazione con una riorganizzazione produttiva e commerciale, comprendendo di poter essere in grado di affrontare i nuovi scenari economici.
IN COPERTINA
IL LATO UMANO DELLA POLITICA ITALIANA «Le crisi si sono rivelate storicamente decisive per fare salti di qualità. Siamo usciti a pezzi dalla seconda guerra mondiale e in dieci anni abbiamo costruitoil miracolo economico. Oggi abbiamo di nuovo una straordinaria opportunità». Bruno Vespa individua gli ostacoli che frenano la crescita dell’Italia Renata Gualtieri
S
quilibri economici e finanziari e bufere valutarie investono l’Europa, dando alla politica un alone di incertezza con tante incognite. Non è la nostra prima crisi e non sarà l’ultima, ma un popolo si misura anche dalla sua capacità di reazione, di progettualità, di sacrifici. Sono gli eterni ritorni della storia che in un’epoca di difficoltà di governance globale danno il senso reale dello smarrimento e del desiderio della gente di capire, anche affacciandosi alla finestra della televisione Nella pagina accanto, Bruno Vespa, di casa. Politica e cronaca atgiornalista, conduttore tv e autore del libro tirano l’attenzione degli itaIl cuore e la spada. Storia politica e romantica dell'Italia unita 1861-2011 liani. Il caso di Avetrana imperversa da settimane nei talk show e i confronti/scontri tra politici occupano i salotti televisivi. Si vivono le emozioni in diretta, mentre gli accesi dibattiti tra i protagonisti della Seconda Repubblica ci raccontano la sorte di un governo a volte ostaggio della crisi europea, delle divisioni interne e dei malumori di chi non riesce a immaginare il suo do22 • DOSSIER • LAZIO 2010
mani. Bruno Vespa propone soluzioni per un “dramma a puntate” o per una politica da cui pretendiamo sempre risposte precise. Quali sono i temi che più catturano la curiosità degli spettatori italiani? «Certamente la cronaca. Sono rimasto molto impressionato dagli incredibili ascolti fatti dalle trasmissioni su Avetrana. Soltanto il caso Cogne aveva suscitato un interesse analogo, anche se in condizioni ambientali completamente diverse. A Cogne impressionava la “normalità” della famiglia Franzoni dove pure la madre era accusata di aver ucciso il bambino. Ad Avetrana abbiamo invece assistito a un gigantesco reality show condotto da Sabrina, che ha gestito in prima persona decine di trasmissioni televisive prima di essere arrestata per omicidio». In un’immaginaria puntata della sua trasmissione quali personaggi del passato e quali del presente metterebbe a confronto in un faccia a faccia?
Bruno Vespa
LAZIO 2010 • DOSSIER • 23
IN COPERTINA
È possibile che Berlusconi conquisti la fiducia anche senza raggiungere la maggioranza assoluta, ma il governo non può certo permettersi di essere battuto ogni giorno nella guerriglia delle commissioni
«Nel mio salotto televisivo ospiterei non è giusto che il Mezzogiorno spre- dal Nord. Nel mio libro vengono rivolentieri personalità della politica attuale e della storia italiana formando delle insolite coppie: De Gasperi e Berlusconi, Mussolini e Fini, Berlinguer e Bersani, Garibaldi e Bossi, Sturzo e Casini, Craxi e Di Pietro». Qual è la vera emergenza nazionale oggi? «Gli ostacoli che frenano la crescita dell’Italia. Nonostante i risultati ottenuti dal ministro Brunetta, la rete burocratica è ancora troppo lenta, come è lenta in modo drammatico la giustizia. Alla fine di novembre il governo ha deciso di smaltire in tempi molto rapidi l’enorme arretrato civile. Speriamo che ce la faccia. E poi
24 • DOSSIER • LAZIO 2010
chi un mucchio di soldi nella sanità senza garantire servizi adeguati. Il federalismo fiscale è davvero l’ultima spiaggia». Nel suo ultimo libro c’è tutta la storia d’Italia degli ultimi centocinquanta anni. Cosa manca ai politici della nostra epoca? «Il senso profondo dello Stato. La crisi di governo strisciante alla quale assistiamo da mesi è incredibile. Mai avrei immaginato che l’odio personale tra Fini e Berlusconi ci avrebbe portato a questo». Perché “l’unificazione d’Italia è rimasto un processo incompiuto”? «Perché il Sud resta troppo lontano
cordati anche gli aspetti traumatici dell’unità d’Italia: la spoliazione del Banco di Napoli, la fortissima imposizione fiscale che colpì il Mezzogiorno, la sperequazione degli investimenti post unitari tra Nord e Sud. Ma resto convinto che l’unificazione fosse necessaria e che il Mezzogiorno complessivamente ci abbia guadagnato». Ha pesato più il cuore o la spada nelle vicende dell’Italia unitaria? «La spada, naturalmente. La storia dell’umanità è fatta di guerre e di rivoluzioni. Ma il cuore ha avuto la sua parte. Nel mio libro ho cercato di umanizzare tutti i personaggi, da Ca-
XxxxxxxBruno Xxxxxxxxxxx Vespa
Sotto, in senso orario: Giuseppe Garibaldi, Umberto Bossi, Enrico Berlinguer, Pierluigi Bersani
vour a Berlusconi, da Garibaldi a Fini, da Mussolini a Craxi e Berlinguer. Ho raccontato quel che hanno fatto nella storia italiana, ma anche le loro vicende personali che sono, tranne quelle di Berlusconi e solo in parte quelle di Fini, note soltanto agli specialisti. Quanti sanno che Cavour era un donnaiolo e un giocatore d’azzardo, che Vittorio Emanuele II ordinava in piena notte all’aiutante di campo di procurargli una donna, che Mussolini possedeva una “visitatrice fascista” al giorno nello suo studio di palazzo Venezia? E così via fino a oggi». Nella situazione politica attuale risulta ancora vincente il binomio amore e potere?
«Il binomio amore e potere morirà soltanto con l’uomo. Certo, nessuno avrebbe potuto immaginare che le intense (e talvolta imprudenti) frequentazioni private di Berlusconi sarebbero state diffuse per mesi dai giornali di tutto il mondo creando un serio problema al Presidente del Consiglio. Kennedy, Mitterrand, Giscard d’Estaing e lo stesso Sarkozy che pure non si son fatti mancare niente in fatto di amore e di sesso sono stati sempre circondati da un’aureola di rispettosa riservatezza. E Clinton è finito nei guai soltanto perché la spregiudicata madre di una spregiudicata ragazza ha conservato un abito macchiato».
Qual è stato il migliore eroe risorgimentale e quale il personaggio più capace della storia politica di oggi? «Garibaldi è il vero grande eroe del Risorgimento. Studiando per il libro me ne sono davvero innamorato. La sua storia reale è superiore alla leggenda: coraggioso, furbissimo, fortunato, semplice. Capace di tenere in scacco con pochi uomini interi eserciti e di lasciarsi amare dalle tante donne che glielo chiesero. Sul presente non posso rispondere: i protagonisti sono periodicamente miei ospiti in televisione e un padrone di casa non rivelerà mai chi sa tenere meglio le posate». LAZIO 2010 • DOSSIER • 25
ROMA CAPITALE
Come cambierà il volto di Roma Il sindaco Gianni Alemanno delinea «i progetti necessari per il futuro della città» anche in vista della candidatura olimpica. In attesa degli Stati Generali di gennaio che sanciranno l’approvazione del primo piano strategico di Roma Capitale Nike Giurlani
I
l futuro della Capitale inizia a prendere forma. Lo scorso 20 settembre, alla presenza del presidente della Repubblica, è avvenuta la fase attuativa della pianificazione strategica della città con la variazione da Comune di Roma a ente speciale “Roma Capitale”. Il Progetto Millennium rappresenta poi il percorso per definire e realiz-
28 • DOSSIER • LAZIO 2010
zare il piano di sviluppo della città nel decennio 2010-2020, che trova nella candidatura olimpica un formidabile acceleratore. Questo percorso, avviato con i lavori della Commissione per il futuro di Roma Capitale, presieduta dall’ex ministro Antonio Marzano, ha come traguardo l’approvazione del primo Piano strategico di Roma Capitale
che sarà presentato nel corso degli Stati Generali della città, il 25 e il 26 gennaio 2011. In questa occasione si discuterà dei «progetti necessari per il futuro di Roma, dalla pedonalizzazione del Tridente alla ricostruzione di Tor Bella Monaca, dalla modernizzazione del waterfront di Ostia alle intese per far partire i lavori di Fiumicino 2, con la
Xxxxxxx GianniXxxxxxxxxxx Alemanno
condivisione e la partecipazione di tutti» assicura il sindaco. Nei giorni scorsi è stato presentato il Dpf 2011-2013. Quali le linee di programmazione del prossimo triennio? «La programmazione verte sul sociale, sul trasporto pubblico, sul verde, sulle opere pubbliche e sull’urbanistica. Particolarmente complicata è stata la manovra d’assestamento al bilancio da 250 milioni di euro, che contiene provvedimenti importanti come nuovi fondi per il sociale (3,5 milioni di euro derivati dai trasferimenti della Regione per il fondo per la non autosufficienza) e un milione sarà destinato al servizio di trasporto scolastico. Altri fondi sono stati stanziati per il risanamento del Teatro dell’Opera (5 milioni) e la fornitura dei treni per la metropolitana B1 (150 milioni). Per il resto, gli interventi principali riguardano i cantieri per il sottopasso di Malafede e via Ardeatina (13,4 milioni); la manutenzione urbana (8,4 milioni); i piani di recupero
Il progetto che riguarda la riqualificazione di Tor Bella Monaca non sarà calato dall’alto ma sarà condiviso con i cittadini
nelle zone di Primavalle, Torrevecchia, San Basilio e Borghesiana (6,5), il parco di Centocelle (2,8) e la valorizzazione del Tevere (un milione). I nuovi fondi per la parte corrente, invece, verranno distribuiti tra i settori urbanistica, casa, sociale, cultura, turismo, periferie, soprintendenza». Tra gli obiettivi primari del piano di sviluppo c’è la riqualificazione delle periferie, a partire da Tor Bella Monaca. Quali le iniziative per rendere operativo questo progetto? «Tengo innanzitutto a ribadire un concetto: il progetto che riguarda la riqualificazione di Tor Bella Monaca non sarà calato dall’alto, ma sarà
condiviso con i cittadini. Saranno loro a dire se vogliono che il loro quartiere sia finalmente vivibile e se preferiscono vivere in case nuove e fatte come si deve. Se, come credo e come sta emergendo dagli incontri con gli abitanti del quartiere, alla fine si deciderà di intervenire, si passerà all’azione». Come cambierà l’aspetto del quartiere? «Spariranno le cosiddette “torri” che versano in condizioni igienico-strutturali davvero pessime e al loro posto costruiremo delle case a tre-quattro piani. Ci saranno spazi verdi, nasceranno scuole e poli attrattivi per i giovani. Il progetto è stato affidato a Léon Krier, uno dei maggiori LAZIO 2010 • DOSSIER • 29
ROMA CAPITALE
Dal 2013, nel Tridente mediceo le auto non potranno più parcheggiare e, nella maggior parte delle vie, nemmeno transitare. Così intendiamo cambiare gradualmente una delle aree storiche della Capitale
architetti internazionali, la cui filo- miglioramento della situazione sofia è quella di sviluppare quartieri a misura d’uomo e di utilizzare materiali provenienti dal territorio. Chi abita a Tor Bella Monaca non verrà “deportato”, come qualcuno teme, in altre zone: chi vive lì continuerà a farlo. I tempi perché tutto ciò avvenga non sono brevissimi: oltre alla burocrazia bisognerà procedere con attenzione. Prima, infatti, sarà necessario costruire una parte delle case e solo dopo si potrà iniziare con l’abbattimento delle torri, al posto delle quali verranno costruite altre case e così via, fino alla completa rinascita del quartiere». Il Tevere è uno dei simboli di Roma che lei intende riportare al suo antico splendore. Come avverrà questo progetto? «Uno degli elementi di forza della candidatura olimpica è la riqualificazione del tessuto urbano e ambientale che vede nel parco fluviale del Tevere il grande patrimonio materiale che la città erediterà dopo la kermesse sportiva, che sarà il grande elemento di interconnessione del quartiere olimpico e costituirà la principale eredità da lasciare ai cittadini romani. Fiore all’occhiello del disegno di candidatura olimpica, il progetto si sposa con la rivitalizzazione del tratto fluviale metropolitano e prevede un complesso d’interventi, tra cui quelli necessari al
30 • DOSSIER • LAZIO 2010
idrico-ambientale del Tevere. Le competenze su questo capitolo sono divise tra le autorità di bacino, la Regione tramite l’Ardis, il Comune e la Provincia. Questo non facilita l’iter dei lavori». Quali le competenze del Comune? «Per la parte che ci riguarda abbiamo agito con vari interventi: a causa della piena straordinaria del dicembre 2008 è partita un’operazione di pulizia straordinaria del fiume che ha coinvolto sia le banchine che i muraglioni da Marconi a Ponte Milvio. Quest’anno è stata ripavimentata anche la pista ciclabile, nel tratto compreso tra Ponte dell’Industria e Castel S. Angelo. Altri progetti riguarderanno nei prossimi mesi la navigabilità, con la creazione di piccoli approdi lungo il fiume destinati ai battelli». Pedonalizzare il centro storico: quali le prime zone coinvolte nel progetto? «Dal 2013, nel Tridente mediceo l’area del centro storico compresa tra via del Babuino, via del Corso e via di Ripetta - le auto non potranno più parcheggiare e, nella maggior parte delle vie, nemmeno transitare. Così intendiamo cambiare, gradualmente, una delle aree storiche della Capitale, che sarà liberata dal traffico, ma anche utilizzata per la spe-
rimentazione della raccolta sotterranea dei rifiuti. Tutto questo sarà possibile grazie all’incremento delle auto elettriche, tra cui i mezzi pubblici, ma soprattutto grazie all’apertura e all’ampliamento dei parcheggi». Quali in particolare? «Uno in piazza Cavour nel 2011 per 707 posti; uno sul lungotevere Arnaldo da Brescia, che sarà pronto nel 2012 con 286 posti; quello di Villa Borghese sarà ultimato nel 2013 e offrirà 2.500 posti. Infine, nel parcheggio di lungotevere dei Mellini nel 2013 ci saranno 264 posti auto che, così come nelle altre
Xxxxxxx GianniXxxxxxxxxxx Alemanno
In apertura, Gianni Alemanno e una veduta aerea del quartiere di Tor Bella Monaca; a sinistra, uno scorcio del Colosseo; sotto, la mappa del Tridente, l’area del centro storico che dal 2013 sarà interamente pedonalizzata
strutture, saranno divisi tra quelli a rotazione e quelli per i residenti. Si potrà, comunque, parcheggiare in via Trinità dei Monti, via Gabriele D’Annunzio e passeggiata di Ripetta negli appositi parcheggi a rotazione. Nel momento in cui verrà ultimato il progetto, comunque, via del Babuino rimarrà transitabile. Nel resto dell’area, e in particolare in 15 strade e nell’intera piazza di Spagna, dalle 11 in poi cesserà il carico e scarico merci e il traffico sarà interdetto a tutti tranne che ai veicoli del trasporto pubblico elettrico, ai veicoli elettrici privati e ai mezzi autorizzati che non includono le auto blu». Per incrementare e rendere più completa l’offerta turistica della città ha previsto la creazione di un secondo polo turistico, all’interno del quale è stato presentato un progetto per realizzare il Gran Premio di Roma di Formula 1. Che cosa si aspetta da questo progetto? «Ci aspettiamo nuovi posti di lavoro e crediamo che sia un volano potente per attrarre i turisti, ma Roma deciderà se fare il Gp con il confronto democratico in Assemblea capitolina». Rilanciare Roma come città congressuale. Quando prenderà il via questo progetto? «Nel 2013 è prevista la consegna del nuovo centro congressi Nuvola di Fuksas che, insieme alla riqualificazione di Ostia Antica, all’ampliamento del porto turistico Marina di Ostia e a quello della Fiera di Roma, promuoverà il rilancio del quadrante Sud e della Capitale intera».
Lei ha dichiarato che Roma si può trasformare solo con la mobilitazione della filiera istituzionale e della società civile. Quali le iniziative per creare un dialogo con i soggetti pubblici e privati? «Sulla strada dello sviluppo, come su quella delle riforme istituzionali, vogliamo perseguire, per quanto possibile, il percorso delle scelte condivise, partecipate e sostenute dal senso di responsabilità di tutti quelli che hanno a cuore il futuro della nostra città. Siamo convinti che su questa strada si possa trovare una feconda sinergia tra la funzione nazionale di Roma e il suo ruolo europeo, mediterraneo ed internazionale, un ruolo a cui tutta l’Italia si può agganciare per proiettarsi nelle nuove sfide epocali, vincendo lo spettro del declino. L’insieme dei processi di partecipazione e delle scelte di programmazione stanno confluendo nel primo Piano Strategico di Sviluppo, che sarà presentato negli Stati generali della città, dopo la discussione con le parti sociali». Quali sono le fonti economicofinanziarie che verranno utilizzate per finanziare queste opere? «Ricorreremo per l’immediata cantierizzazione degli interventi all’indebitamento, agli avanzi d’amministrazione e ai fondi per Roma Capitale, ma è necessario che nell’ambito del federalismo fiscale sia consentito agli enti locali virtuosi di liberare le risorse nell’ambito del patto di stabilità e d’incentivare il mix d’investimenti pubblici e privati con il ricorso al project financing». LAZIO 2010 • DOSSIER • 31
ROMA CAPITALE
Un fondo per il futuro di Roma Il Fondo Millennium, come sottolinea il vicesindaco della Capitale Mauro Cutrufo, assicurerà un indirizzo di programmazione delle politiche d’investimento per lo sviluppo cittadino Francesca Druidi
U
no strumento finanziario per l’attuazione del Piano strategico di sviluppo di Roma. Così è definito il Fondo Millennium, che «ha l’obiettivo di rilanciare la città sul piano nazionale e internazionale e connotarne l’identità del futuro». A spiegarlo è Mauro Cutrufo, vicesindaco di Roma, che tra le sue deleghe ha la definizione dell’assetto istituzionale, funzionale e finanziario di Roma Capitale. Il Fondo «opererà per far confluire diverse fonti finanziarie, sia pubbliche sia private, nella realizzazione di progetti previsti nel piano, attraverso l’impiego di risorse aggiuntive comunitarie, nazionali, regionali e di Roma Capitale destinabili allo sviluppo urbano, alla promozione di partnership tra pubblico e privato e all’attuazione di investimenti compatibili con le trasformazioni urbane inserite nel Piano». Il primo progetto, presentato già nel 2009, è proprio il secondo Polo turistico della Capitale, che prevede l’utilizzo di risorse pubbliche e private. «Il secondo polo costituirà un valore aggiunto importante anche per un altro elemento cardine del Progetto Millennium, la candidatura olimpica di Roma, che darà maggiore im32 • DOSSIER • LAZIO 2010
pulso al piano strategico». A novembre sono state, inoltre, presentate dal sindaco Alemanno altre due rilevanti tappe: la pedonalizzazione del Tridente Mediceo e la riqualificazione di Tor Bella Monaca, il cui masterplan prevede un impegno economico importante «tutto a carico di privati». Un’altra iniziativa strategica è l’istituzione del Fondo di garanzia per le aziende: «un programma di garanzia per le imprese di Roma Capitale che punta a sostenere il tessuto imprenditoriale romano in una fase di difficile congiuntura economica». È stata, infatti, stipulata con la Banca Impresa Lazio (Bil) una convenzione per la gestione di un Fondo di garanzia comunale, destinato al supporto e
alla riqualificazione finanziaria delle Pmi che hanno sede a Roma. «L’accordo prevede l’intervento dei Confidi, i consorzi di garanzia collettiva dei fidi, per rafforzare ulteriormente le garanzie offerte alle banche a fronte dei finanziamenti erogati». Come spiega Mauro Cutrufo, grazie all’innovativo meccanismo moltiplicatore, che permetterà alle imprese beneficiarie di accedere anche agli stanziamenti statali, tramite la controgaranzia attivabile sul Fondo nazionale di garanzia del ministero dello Sviluppo economico, e all’azione dei Confidi, il fondo di 8 milioni di euro costituito presso la Bil dal Comune di Roma potrà attivare circa 130 milioni di euro di finanziamenti per le Pmi romane.
IL PUNTO
Lavoro, casa, rifiuti le sfide per il 2011 Una «situazione finanziaria e debitoria molto difficile», quella ereditata da Renata Polverini, ma come racconta la presidente della regione Lazio «ci siamo rimboccati le maniche approvando una manovra di assestamento ad agosto di oltre 1 miliardo e incassando l’approvazione del piano di rientro sanitario». Ecco i risultati ottenuti e le sfide per il prossimo anno Nike Giurlani
I
l 2010 è agli sgoccioli e la presidente Renata Polverini traccia un bilancio di questi primi mesi che l’hanno vista alla guida della Regione Lazio. «Abbiamo ereditato una situazione finanziaria e debitoria molto difficile. I numeri fanno quasi spavento. Nella sanità 10 miliardi di debito consolidato, 1,4 miliardi di disavanzo annuale, un altro buco
34 • DOSSIER • LAZIO 2010
di 1 miliardo e 600 milioni che abbiamo ulteriormente scovato». A questi vanno aggiunti «3 miliardi e 800 milioni di euro di mandati emessi e non pagati, l’azzeramento dei residui di cassa e delle linee creditizie e – continua la governatrice del Lazio – credo sia abbastanza evidente che siamo partiti da condizioni molto peggiori di quelle che pure già avevamo
messo in conto durante la campagna elettorale». Di fronte a questa situazione «ci siamo rimboccati le maniche approvando una manovra di assestamento ad agosto di oltre 1 miliardo e incassando l’approvazione del piano di rientro sanitario». Due atti per i quali Renata Polverini va particolarmente fiera: «abbiamo la conferma del rating della Regione Lazio, di cui ci era stato preannunciato a luglio un declassamento, sia da parte di Standard and Poor’s sia dell’agenzia Fitch e – rileva – non dimentichiamo che il Lazio contribuisce per l’11 per cento al Pil nazionale, e un abbassamento del nostro rating avrebbe inciso negativamente sul paese oltre che sulla nostra regione». Molti i progetti, le iniziative che la giunta Polverini ha in serbo per il nuovo anno: lavoro, casa, rifiuti sono alcune delle priorità del prossimo bilancio. Con la manovra d’assestamento approvata nei mesi scorsi lei ha dichiarato “abbiamo rimodulato parte delle risorse e avviato un primo taglio delle
Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx Renata Polverini
Stiamo lavorando alla prima manovra finanziaria della giunta che presiedo. La manovra guarda a chi ha più bisogno, alle famiglie e alle imprese uscite indeboliti dalla crisi
spese”. Quali sono i presupposti della manovra di programmazione economica con la quale proseguirà la sua azione di risanamento e di sviluppo della regione Lazio? «Proprio in queste settimane stiamo lavorando alla prima manovra finanziaria della giunta che presiedo. La manovra guarda a chi ha più bisogno, alle famiglie e alle imprese uscite indeboliti dalla crisi. Lo scorso 27 novembre ho
riunito una giunta straordinaria a Fiuggi proprio per l’avvio di un confronto con tutti gli assessori e i capigruppo della maggioranza al fine di delineare le linee guida della finanziaria e dirottare le risorse verso i nuovi bisogni che abbiamo individuato». Quali le priorità del 2011? «Lavoro, casa, rifiuti. Sono alcune delle priorità del prossimo bilancio. Ci saranno 100 milioni di euro per le politiche attive del la-
voro, attraverso la stabilizzazione dei precari e la ricollocazione dei lavoratori svantaggiati con un forte impulso all’occupazione giovanile, tramite apprendistato, auto-imprenditorialità e voucher. Un miliardo di euro in dieci anni, cioè 100 milioni all’anno dal 2011, per l’edilizia sociale e sovvenzionata; 135 milioni di euro aggiuntivi in tre anni per la raccolta differenziata per la prevenzione e per la riduzione a monte dei rifiuti; 8,5 LAZIO 2010 • DOSSIER • 35
IL PUNTO
milioni di euro per il diritto allo euro per il Fondo unico per il tu- tadini, per quelle patologie studio e 3 milioni di euro per le residenze universitarie; 15 milioni di euro per la domiciliarizzazione per le persone non autosufficienti; 10 milioni di euro per la rete territoriale di centri specializzati per l’Alzehimer, l’alcolismo e il progetto “Dopo di Noi”. 15 milioni aggiuntivi per il biennio 2011 e 2012 a sostegno della patrimonializzazione delle imprese. Infine, 30 milioni per il triennio 2011-2013 a sostegno della dei Confidi del Lazio». E inoltre? «Effettueremo una riprogrammazione dei fondi europei (Fesr) incrementando le risorse per le imprese e il territorio e verrà definito il nuovo programma di infrastrutture strategiche della Regione Lazio. Sono, inoltre, previsti 20 milioni di euro per lo sviluppo turistico del litorale laziale e del “made in Lazio”. Nei prossimi 3 anni saranno stanziati 300 milioni per l’attuazione del piano di sviluppo rurale a favore delle aziende agricole del Lazio. Dieci milioni di euro per il piano di intervento per il miglioramento della qualità delle acque. Ulteriori 4,5 milioni di euro per il piano di monitoraggio e intervento per la microzonazione del rischio sismico. Quindici milioni di euro per il Fondo Regionale per il cinema, l’audiovisivo, la multimedialità e 11 milioni di euro per il Fondo unico per la ricerca (che a regime saranno 40 milioni); 5 milioni di
36 • DOSSIER • LAZIO 2010
rismo. E sono solo le prime anticipazioni. Da gennaio sarà operativo l’Osservatorio per la sicurezza e la legalità, unitamente all’Agenzia Regionale per i beni confiscati alla criminalità organizzata (Abecol). E abbiamo già programmato azioni specifiche per la valorizzazione del patrimonio immobiliare della Regione Lazio». Piano di rientro del debito sanitario. Lei ha dichiarato che in questo modo il Lazio volta pagina e che entro il 2012 verrà raggiunta la soglia dei 500 milioni e la regione sarà fuori dall'emergenza. Quali gli aspetti principali affrontati da questo piano? Quali i primi obiettivi? «Il Piano sanitario pone le basi per rimettere sul binario giusto i conti della sanità, eliminare gli sprechi e garantire il diritto alla salute ai cittadini su tutto il territorio assicurando reti di alta specialità e riconvertendo i piccoli ospedali in strutture sanitarie che rispondano ai reali bisogni delle persone. Questa è una regione in cui c’è un eccessivo ricorso all’ospedale, in parte per ‘inappropriatezza prescrittiva’, in parte per l’assenza sul territorio di servizi alternativi come le Rsa o l’assistenza domiciliare. Con questo piano possiamo riequilibrare l’offerta sanitaria, facendo in modo che i cit-
che non lo richiedano, possano trovare risposte alternative all’ospedale». Altro obiettivo è realizzare per la regione un nuovo modello di welfare. A tale scopo ha siglato un’intesa con il presidente dell'Inpdap, Paolo Crescimbeni. Quali sono i principali servizi che verranno assicurati ai cittadini? E in particolare alle categorie che presentano una condizione di maggiore fragilità (disabili, giovani e anziani)?
«L’intesa che abbiamo firmato con l’Inpdap è molto importante perché l’Istituto, per la quota che riguarda lavoratori della pubblica amministrazione o pensionati ex dipendenti pubblici, si affianca con risorse proprie agli interventi della Regione che in questo modo può liberare parte dei propri fondi da investire in altre misure». In questo momento in Italia
Renata Polverini
In questa pagina, sopra, la sede della Regione Lazio; a sinistra, Renata Polverini e Paolo Crescimbeni, presidente Inpdap. Nella pagina accanto, il presidente della Regione Lazio, e Luciano Bruschini, firmano il piano per la realizzazione del nuovo Porto di Anzio
L’intesa che abbiamo firmato con l’Inpdap è molto importante perché l’Istituto si affianca con risorse proprie agli interventi della Regione
stiamo assistendo ad una serie di manifestazioni e polemiche sulla cattiva conservazione degli edifici scolastici. La Regione Lazio a novembre ha approvato la delibera che definisce il programma straordinario per la messa in sicurezza di questi edifici. Di cosa si tratta? Saranno sufficienti i finanziamenti previsti? «Si tratta di un programma di intervento per fare in modo che le scuole del Lazio siano sicure, e guardino anche alle energie alternative. I finanziamenti sono significativi: 105 milioni di euro stanziati dalla Regione, di cui 35 destinati all’installazione di pannelli fotovoltaici, a cui si sono aggiunti, su nostro impulso, altri 10 milioni di euro messi a disposizione dal ministero dell’Istruzione». Il Cipe ha sbloccato 468 milioni di euro per la costruzione dell'autostrada Roma-Latina ed ha approvato il progetto definitivo dell'opera. I restanti 711 milioni, di contributo pubblico, sono inseriti nel piano programmatico per le infrastrutture 2011-2013 del Governo. Che cosa rappresenta questo progetto per il Lazio? «Il Lazio aspettava da tempo l’avvio di questa importante opera infrastrutturale. Si tratta di un’opera strategica. Questo progetto rappresenta un ulteriore impegno mantenuto da questa amministrazione, dopo ad esempio il via libera all’Accordo di programma per il Porto di Anzio, altra infrastruttura ferma de oltre 10 anni, e ottenuta nei primi sei mesi di governo». LAZIO 2010 • DOSSIER • 37
Qualità e prezzi concorrenziali «Ricerca e innovazione sono importanti sia per l’industria che per la distribuzione». Paolo Barberini illustra le strategie che hanno consentito di affrontare la crisi economica ottenendo ottimi risultati Nicolò Mulas Marcello
M
idal è una delle maggiori realtà della grande distribuzione alimentare della regione Lazio. Attualmente la società opera con 50 punti vendita all’ingrosso e al dettaglio appartenenti al circuito Sidis. Paolo Barberini, amministratore delegato della società, ha puntato su qualità, rapporto col cliente e prezzi competitivi. Come è andato il 2010 e con quali strategie avete affrontato la crisi economica? «Anche in quest’anno di crisi, abbiamo cercato di affrontare il mercato con quelle che noi ritenevamo le strategie più appropriate. Per quanto riguarda il servizio, cerchiamo sempre di andare incontro alle esigenze dei clienti; sul fronte dei prezzi abbiamo aumentato i momenti promozionali e attuato sconti sempre più importanti; infine la qualità, che per l’azienda vuol dire un’attenzione ancora mag-
Paolo Barberini, amministratore delegato di Midal Spa
Paolo Barberini
c
Anche quest’anno siamo cresciuti, realizzando un’importante acquisizione sulla piazza di Latina
mln EURO
giore alla selezione dei fornitori e dei prodotti da proporre al cliente». Come si concretizza lo sviluppo sul territorio per la società? «Aziende come la nostra devono interpretare lo sviluppo in modo molto prudente perché possono basarsi solo sulle proprie forze. Nonostante questo importante vincolo, anche quest’anno siamo cresciuti, realizzando un’importante acquisizione sulla piazza di Latina».
Il totale del fatturato della società nel 2009
425 DIPENDENTI Il personale che opera nel circuito gestito da Midal Spa
d
Ricerca e innovazione sono aspetti importanti per ottenere un vantaggio competitivo, in che modo Midal si rapporta a questi fattori? «Ricerca e innovazione sono importanti sia per l’industria che per la distribuzione. Per noi si circostanziano e realizzano nel continuo evolversi della nostra offerta al pubblico sia con la realizzazione di nuovi format e di innovazione espositiva in format già sperimentati». In che modo promuovete politiche di rafforzamento del brand? «Sidis è un marchio storico nella Gdo nazionale, abbiamo fatto tanto per consolidare questo brand e continueremo a farlo, sempre con la massima attenzione. Ci vuole un secolo per fidelizzare un cliente e un attimo per perderlo». Quali sono i progetti futuri per il gruppo? «Sicuramente quello di continuare nel progetto di crescita aziendale, unitamente all’efficientamento della struttura, pur non perdendo di vista gli alti livelli di servizio che ci sono riconosciuti dalla nostra clientela». LAZIO 2010 • DOSSIER • 69
IMPRENDITORI DELL’ANNO
Un auspicio di liberalizzazione per il mercato del Gpl È sempre più complessa l’attività dei distributori di Gpl. A parlarne è Franco Zandri, fondatore di Sudgas, tra i più longevi imprenditori del settore, il quale chiede a gran voce un maggior sostegno istituzionale Carlo Sergi
a quasi superato la soglia del mezzo secolo di attività la Sudgas. Un passaggio che avviene affermandosi come una delle aziende leader nella distribuzione di Gpl sul territorio italiano. Dai suoi stabilimenti in Lazio, Toscana e Campania, la società capitanata da Franco Zandri nel 2009 ha intermediato oltre 25mila tonnellate di gas di petrolio liquefatto. «Il Gpl rappresenta, nel mondo, un mercato dai grandissimi margini di sviluppo – spiega proprio Zandri -. Fino a prova contraria, al momento, parliamo della fonte di energia pulita con il più alto rendimento in termini di calore». Questa realtà, nata a Napoli nel 1962, sfiora un volume di fatturato annuo assai prossimo ai 32milioni di euro, contando su un organico di 82 persone, tra operai, autisti e impiegati. Dati importanti, soprattutto se riferiti a un quadro congiunturale italiano tutt’altro che sereno. «Per il 2011 le nostre prospettive dipen-
H Franco Zandri, titolare della Sudgas Spa www.sudgas.com
70 • DOSSIER • LAZIO 2010
dono molto dalla tanto attesa “ripartenza” del sistema Italia – dichiara Franco Zandri -. Una ripresa assai condizionata dalla generale crisi dei paesi sviluppati, in primo luogo degli Stati Uniti d’America». Dal vostro punto di osservazione la ripresa è ancora distante? «Certamente la crisi è molto sentita e non accenna a miglioramenti. Le ricadute vengono avvertite soprattutto dai livelli delle richieste di rifornimenti dell’utenza. Questi seguono un trend al ribasso da almeno tre anni a questa parte». La sua azienda come ha reagito? «Il nostro piano industriale si calibra non più, o comunque non prevalentemente, sugli investimenti, bensì sulla gestione dell’esistente. Agiamo in attesa di un miglioramento del prezzo di acquisto del prodotto, tale da far risalire il margine di profitto». Dunque a risentirne è l’intero comparto? «Di fatto, in Italia il mercato dei prodotti
Franco Zandri
❝
In Italia il mercato dei prodotti energetici diventa sempre più inaccessibile anche a causa dell’imbarbarimento della concorrenza
energetici diventa sempre più inaccessibile alle nuove iniziative, sia per l’enorme disponibilità di risorse richieste in sede di ingresso nel settore, sia per l’imbarbarimento della concorrenza, che ci sfida senza il timore di essere sanzionata. Vi è una quasi totale assenza di controlli mirati al rispetto delle regole e della legalità». Tutto questo come si riflette sul mercato? «Si assiste, da una parte, alla proliferazione di micro operatori che destabilizzano il mercato, forti di una sostanziale impunità da parte del sistema e, dall’altra, a una cannibalizzazione delle piccole e medie imprese da parte dei grandi gruppi. Le piccole aziende non reggono all’oppressione di un sistema di regole che, nel tentativo di farsi rispettare, le fa soccombere lentamente. Ciò avviene sia per i costi della burocrazia che tali regole infittiscono giorno dopo giorno, sia per la sottrazione di energie e tempi alla fase della
❞
25 mila TONNELLATE Questo il quantitativo di Gpl intermediato dalla Sudgas Spa nel corso del 2009
commercializzazione del prodotto, costringendo le aziende più impegnate a fronteggiare l’enorme affastellamento di disposizioni, piuttosto che a reperire, curare, e possibilmente ampliare la propria clientela». Come giudica la riduzione dell’Iva ad aliquota 10% riservata all’utilizzo domestico del metano? «È l’ulteriore episodio di una lunga storia che, da sempre, ha agevolato esclusivamente il gas metano. Il Gpl, al tempo stesso, subisce l’Iva ad aliquota piena, cioè del 20%. Ricordiamoci, inoltre, che il Gpl subisce un ulteriore svantaggio essendo distribuito in piccoli serbatoi, più esposti e facilmente aggredibili dalla concorrenza e sostituiti. Per l’appartamento di città, invece, è praticamente impossibile il cambio di gestore. Inoltre, ha avuto una risonanza altalenante la cronica insufficienza degli stoccaggi di approvvigionamento del Gpl, essendo questo ad appannaggio, in Italia, dell’Eni SpA, che ›› LAZIO 2010 • DOSSIER • 71
IMPRENDITORI DELL’ANNO
❝
Diversamente dal metano, che è il tipico gas di città, il Gpl è la fonte di energia più appropriata a servire gli insediamenti abitativi delle campagne
❞
›› controlla l’intera filiera». Trova che questo tarpi le ali ai privati? «I freni alla liberalizzazione del gas rallentano il potenziamento delle infrastrutture. E questo mette sistematicamente a rischio gli approvvigionamenti per le aziende italiane, anche quando non si tratta di metano, ma di Gpl. Infatti, la crisi del metano non ha mai avuto l’effetto di far elevare la distribuzione del Gpl, perché per potenziare questo canale distributivo occorrono investimenti costosi
72 • DOSSIER • LAZIO 2010
che non possono avviarsi sull’onda di un eventuale profilarsi di una crisi d’importazione». Ma qual è, allora il reale ostacolo allo sviluppo del mercato italiano del Gpl? «Il problema principale è lo stoccaggio del prodotto, in quanto acquistare il gas d’estate, quando i prezzi tendono al ribasso, e utilizzarlo d’inverno, quando i costi si impennano, può considerarsi una manovra utile solo se si realizza un vasto piano di stoccaggi e si calmierino le relative tariffe da pagare. Tanto è vero che oggi, in Italia, si contano soltanto pochi siti di stoccaggio del gas, per la gran parte gestiti proprio da Eni SpA. Quest’ultima, però, ha sempre tenuto basse le tariffe del servizio, così da impedire agli investitori di costruire nuovi stoccaggi, vista la prospettiva di margini bassissimi. La carenza di stoccaggi influisce rendendoci non concorren-
Franco Zandri
UN FATTURATO IN CRESCITA *
13,1
21,3
32,4
36
1993
1998
2004
2009
* Cifre, in milioni di euro, relative al fatturato della Sudgas Spa
Nella pagina a fianco alcune immagini degli stabilimenti Sudgas nel Lazio
ziali con i nostri competitori europei». La Sudgas non opera solo nel Lazio, come cambia il quadro da regione a regione? «La nostra società estende il suo raggio di azione a tre regioni: Lazio, Campania e Toscana. Realtà fortunatamente dall’economia molto florida, ma oramai vicine alla saturazione di impianti in piccoli serbatoi per Gpl. Altre regioni sarebbero a portata di mano di Sudgas, ma occorre affrontare un enorme costo d’investimento iniziale con una prospettiva di vedersi “disinstallato’’ il proprio impianto da un qualsiasi nuovo arrivato e magari nei primi mesi di esercizio». In quali tipologie di insediamenti, a suo parere, dovrebbe affermarsi questa fonte energetica? «Diversamente dal metano, che è il tipico gas di città, il Gpl è la fonte di energia più appropriata a servire gli insediamenti abitativi delle nostre campagne, e sarebbe certamente destinata ad aumentare ove lo Stato facesse per bene la sua parte, mettendo mano ai controlli sulla base delle infinite norme che tutelano la sicurezza e la concorrenza sul mercato. Nel settore dei Gpl, poi, si assiste a
un lento progredire delle tecniche e delle innovazioni, tant’è che l’ultima grande innovazione risale ad oltre 25 anni fa, quando entrò in esercizio il serbatoio ‘’interrato’’, mentre stenta ad affermarsi ancora oggi l’acquisizione ‘’vocale’’ degli ordini di rifornimenti della clientela, che snellirebbe di molto la gestione della distribuzione, dei trasporti e delle consegne». Cosa si aspetta per il futuro? «Come imprenditore questo settore mi ha riservato molte preoccupazioni, pesanti impegni, una spendita di energie che, per il vero, al momento vengono sempre più assottigliandosi e, soprattutto, s’infrangono contro l’apatia e il malgoverno delle istituzioni pubbliche di riferimento, sia locali sia centrali. Nello spirito, però, queste energie restano intatte e sarebbero pronte a ripartire qualora si tornasse a pensare, come facevano i nostri padri, soprattutto alle infrastrutture, alla ricerca ed al credito. Nonché a far emergere una nuova classe di dirigenti e di politici capaci di ridare un futuro concreto ai tanti giovani che sono stati letteralmente azzerati. Un’intera generazione sta invecchiando senza essere stata nemmeno notata». LAZIO 2010 • DOSSIER • 73
IMPRENDITORI DELL’ANNO
Un futuro sostenibile per l’automazione L’universo dell’automazione elettronica e della domotica sta finalmente conoscendo uno sviluppo su larga scala ponendosi come motore di crescita per l’intero mercato IT. Il caso della Intermark di Roma ne è un esempio, come racconta il suo amministratore delegato, Fabio Concezzi Carlo Sergi
In alto, Fabio Concezzi, amministratore delegato di Intermark Sistemi. Sotto, esterno dell’Hotel GHD, Nelle altre immagini, alcuni esempi di illuministica interna gestita grazie ai sistemi di domotica della Intermark di Roma tra cui, in alto a destra, l’Hotel duoMo di Rimini www.intermark.it
74 • DOSSIER • LAZIO 2010
più che soddisfacente il bilancio della Intermark relativo al 2010. A confermarlo è il suo amministratore delegato, l’ingegner Fabio Concezzi. «chiudiamo un bilancio positivo con una crescita di fatturato e un portafoglio ordini di buon auspicio per il prossimo anno». Un segnale di ripresa dopo un 2009 difficile. «Nonostante le difficoltà di mercato, anche il 2009 ha rappresentato un anno di crescita per la Intermark. Per contrastare il rallentamento del mercato abbiamo potenziato l’area marketing e vendite, con nuove risorse e nuovi ruoli, un investimento che ha portato segnali positivi fin dall’inizio». Sistemi di controllo, distribuzione audio e video, gestione dell’illuministica e integrazione di dispositivi. Molti i core business dell’azienda romana, attualmente coinvolta nella collaborazione con alcune tra le principali realtà tecnologiche internazionali, in particolare negli Stati Uniti, pensiamo ad esempio a marchi come AMX e Philips Dynalite. «Il caso Intermark conferma che l’innovazione è un fattore portante per tutto il tessuto imprenditoriale italiano – spiega Concezzi -. Dobbiamo saper interpretare i desideri dei committenti e dimostrarsi partner tecnologici seri e affidabili. Insieme a noi stanno infatti crescendo anche i migliori dealer e gli integratori più professionali, che sono il trait d’union tra noi e il
È
Fabio Concezzi
❝
Il caso Intermark conferma che l’innovazione rappresenta un fattore portante per tutto il tessuto imprenditoriale italiano
❞
cliente finale». Come sta mutando, anche in seno alla crisi, il comparto IT, in particolare relativamente alla domotica? «L’integrazione è sempre più spinta e la domotica sta facendo corpo unico con l’audio/video e con tutta l’area IT in generale. Le installazioni hi-tech portano innumerevoli vantaggi e la semplificazione in termini di usabilità da parte degli utenti corre parallelamente. Più chiediamo tecnologia, più abbiamo necessità
di semplificarla per renderla fruibile. Semplificare resta l’imperativo costante della crescita tecnologica». Cosa ci si può aspettare dal comparto della building automation? «Sarà il primo attore nello sviluppo tecnologico dei prossimi anni, in quanto permetterà di migliorare il bilancio energetico delle aziende, sia in termini di riduzione dei costi vivi di gestione dell’edificio, sia in termini di semplificazione dei processi di manutenzione. Il mercato evolve costantemente verso un uso sempre più intensivo delle alte tecnologie, negli uffici quanto negli hotel, nei centri commerciali e nelle università, con grande attenzione all’ambiente e soprattutto al risparmio energetico. Le installazioni diventano quindi più sofisticate e fanno crescere l’importanza dei sistemi di automazione». Chi “vince” nel vostro settore? «Vincono le aziende in grado di supportare le richieste e le commesse sin dal primo momento, dallo studio di fattibilità fino al collaudo finale dei sistemi. Oggi ci vengono richieste soluzioni complete e ci si aspetta un alto livello di professionalità durante tutto il processo di fornitura. Le imprese hanno bisogno di un partner tecnologico ›› LAZIO 2010 • DOSSIER • 75
IMPRENDITORI DELL’ANNO
❝
La sostenibilità diventerà sempre più un fattore pragmatico, quindi tangibile in termini di prodotti e soluzioni, rispetto all’ambito più “filosofico” nel quale si sta svolgendo attualmente il dibattito
❞
›› più che di un fornitore».
In alto, il touch panel wireless della AMX MVP-9000. Sotto, LCD touch panel da 12’ da incasso a parete
Quali novità tecnologiche degne di nota possiamo aspettarci nei prossimi anni? «Nel breve termine proseguirà il trend di una sempre maggiore integrazione dei sottosistemi presenti in un edificio, guardando sempre di più al risparmio energetico. Spostando l’attenzione vero un domani più distante, il futuro apre prospettive stimolanti nello sviluppo del concetto di sostenibilità, che diventerà sempre più un fattore pragmatico, quindi tangibile in termini di prodotti e soluzioni, rispetto all’ambito più “filosofico” nel quale si sta svolgendo attualmente il dibattito. Con l’utilizzo di energie alternative e l’ottimizzazione d’uso di tutti i sottosistemi, as-
76 • DOSSIER • LAZIO 2010
sume un ruolo chiave la gestione integrata di massima efficienza. Ci saranno novità hardware, ma l’attenzione dovrà essere maggiormente rivolta verso i servizi, non ultimo il software di gestione, responsabile del ritorno economico nel tempo dell’investimento effettuato e, quindi, della soddisfazione finale della propria scelta». Quali prospettive riponete verso il 2011? «Il 2011 si annuncia ancora più positivo dell’anno che sta terminando, il nostro obiettivo è di tornare a crescite a due cifre. Siamo molto fiduciosi, perché abbiamo già in casa un ordinato importante, con molte installazioni pluriennali che vedranno un forte sviluppo proprio nel prossimo anno». Avete intenzione di conquistare nuove frange di mercato, magari all’estero? «Il nostro principale obiettivo è aumentare la penetrazione di AMX e Philips Dynalite nel mercato italiano, in particolare nel settore degli edifici residenziali di alto livello. Abbiamo comunque tramite nostri partner interessanti progetti anche fuori Italia e in particolare nel settore alberghiero. Abbiamo il vantaggio di avere un portafoglio prodotti completo e di operare in una rete capillare di integratori, distributori e dealer presenti in ogni angolo del pianeta. Essere parte di un network globale offre enormi vantaggi in termini di percezione dei trend e ci aiuta a elaborare strategie di crescita che sono in linea con l’evoluzione e le tendenze della tecnologia a livello mondiale».
IMPRENDITORI DELL’ANNO
n un mercato di riferimento come quello dell’elettronica di prodotto, in cui la delocalizzazione ha portato alla crisi definitiva del ruolo del conto/terzismo, l’appeal innovativo legato alla tecnologia resta l’ultima vera ancora di salvezza per le imprese italiane del settore. L’elettronica custom deve sedurre gli acquirenti, come spiega Mauro Angelini, direttore commerciale di Spes, tra le prime società di progettazione elettronica e software del territorio marchigiano. «Elemento di filtro e tutela sull’attuale trend è senza dubbio l’innovatività che i prodotti possono, di fatto, mantenere attraverso applicazioni evolute dell’elettronica. Queste ultime fanno sì che si passi dal concetto di “commodity” a quello di “asset”». L’equazione “innovazione uguale conquista del mercato” si è rivelata, effettivamente, vincente per la società cooperativa per azioni con sede a Fabriano. A confermarlo è anche il suo presidente, Franco Boldreghini, il quale osserva con soddisfazione gli ultimi dati raccolti dalla Spes. «L’anno 2010 si sta chiudendo con una forte crescita, che sta portando il nostro fatturato dagli 8,5 milioni di euro del 2009, ai circa 10,5 milioni attuali» dichiara Boldreghini. Secondo i vertici della società, però, il dato più significativo non riguarda tanto la crescita “nominale”, quanto quella sostanziale e di qualità che vi è dietro. «Spes sta crescendo nella conferma che solo distintività di prodotto e alto valore tecnologico delle soluzioni proposte possono oggi garantire crescita di fatturato e di marginalità di produzione» racconta Angelini. Come riuscite a far conciliare le esigenze “custom made” con quelle di un mercato sempre più inflazionato, standardizzato ed estremamente attento al pricing? FRANCO BOLDREGHINI «La nostra realtà ha mantenuto nel tempo i connotati di centro di ricerca polivalente e multisettoriale. Una peculiarità che ci ha sempre contraddistinti fin
I
78 • DOSSIER • LAZIO 2010
L’innovazione italiana batte il Far East È positivo il bilancio della Spes. Ma, secondo i vertici dell’azienda elettronica di Fabriano, non si può dormire sugli allori, specie dinanzi agli agguerriti competitor internazionali Andrea Moscariello
dalla nostra nascita. Questo ci consente di effettuare trasferimento tecnologico de facto, mettendo a sistema aziendale le competenze tecniche maturate nei differenti ambiti tecnologi in cui operiamo. Competenze che si sono fisiologicamente estese nel corso degli anni, per poi travasarle velocemente e con ampia competenza in differenti settori e mercati tra loro non concorrenziali. Questo ci consente di fornire ai nostri clienti ampia competenza, customizzazione e, nel contempo, alta competitività in termini di costi e tempi di sviluppo». Quanto investe
Da sinistra, Mauro Angelini e Franco Boldreghini www.spesonline.com
Mauro Angelini e Franco Boldreghini
10,5 mln EURO
Questo il fatturato dell’ultimo anno di Spes. Un segnale di crescita, considerando che nel 2009 il fatturato si era attestato sugli 8,5 milioni
in nuove tecnologie il tessuto imprenditoriale italiano? MAURO ANGELINI «Oggi, a differenza dal contesto americano, nel mercato europeo l’investimento in ricerca è ridotto ai minimi termini, e quello italiano non fa certo eccezione. La grande impresa coglie nel suo indotto industriale elementi di slancio per logiche di innovazione, mentre la piccola e media, di per sé sempre propensa a rinnovarsi, non è oggi in grado, con le proprie forze, di attuare vere politiche di innovazione. Così, le Pmi tentano di cogliere le occasionali opportunità concesse dalle istituzioni locali, nazionali ed europee».
Non è proprio un quadro incoraggiante per una realtà come la vostra. F.B. «A dire il vero, in questo scenario tutt’altro che confortante, un’impresa come la Spes si sta configurando come un’opportunità per tutte quelle piccole e medie imprese che vogliono non tanto investire nel senso classico del termine, cioè allocare del budget per una ricerca applicata in nuove idee, quanto condividere con noi logiche di prodotto o processo da portare a redditività in tempi brevi. Nella nostra struttura tali aziende trovano un partner tecnologico che offre loro abbattimento immediato di costi, come R&D in outsourcing, nella prospettiva di una condivisione del business futuro. “Essere uniti nella ricerca per poter ottenere diretti e immediati interessi nel mercato reale”, questo il pay off della nostra politica di marketing per l’innovazione». Quali sono le filiere con cui operate maggiormente? M.A.«Siamo particolarmente attivi nel settore della progettazione e dei servizi rivolti al mondo dell’elettronica consumer, quindi domotica, white goods, cappe aspiranti, dell’elettronica industriale, dunque controllo motore, automazione, e del controllo di sistema e processo, per cui infrastrutture di rete, controllo auto adattativo di processo, smart grid. L’innovazione è la spina dorsale portante in tutti i nuovi ambiti progettuali, come quelli ad esempio legati alle energie alternative e rinnovabili». Quali peculiarità distinguono una realtà come la vostra rispetto a produttori provenienti da paesi emergenti come India o Cina? F.B. Sicuramente i paesi emergenti, in particolare quelli del far-east, che già sono dominanti dal punto di vista produttivo, stanno crescendo rapidamente anche nel settore della progettazione e sviluppo. La nostra azienda tuttavia può garantire una reattività e una ›› LAZIO 2010 • DOSSIER • 79
IMPRENDITORI DELL’ANNO
›› presenza sul prodotto importante a tutti i
Sopra, a destra, lo sream box realizzato dalla Spes. Sotto, il tapis roulant realizzato per la Panatta Sport con l’elettronica Spes e con il design firmato Pininfarina
nostri clienti sul territorio e non solo. Questo è un fattore di competitività molto importante, in special modo verso quei clienti contraddistinti da una forte dinamicità nell’immissione e gestione a mercato dei propri prodotti. Per questi attori, un supporto in termini di customizzazione, qualifica, qualità, assistenza post sales ed evoluzione continua di prodotto, rappresenta un fattore strategico nella scelta del partner di sviluppo e produzione». Quali le novità più interessanti che avete sviluppato in tema di software e applicazioni informatiche? M.A. «Possiamo senz’altro citare la nuova linea di attrezzature dedicate al professional fitness dell’azienda Panatta Sport che, grazie alla nostra elettronica e con un design firmato Pininfarina, ha realizzato tapis roulant con la possibilità di connettersi con l’I-pod e l’Iphone per la visualizzazione dei propri filmati e l’ascolto della propria musica mentre si fa ginnastica. In ambito domotico Spes sta portando avanti un complesso iter progettuale per la realizzazione della “casa sensibile”, in
80 • DOSSIER • LAZIO 2010
❝
Il nostro partner supera quel gap culturale che contraddistingue tutte le dinamiche tipiche del “mercato dell’innovazione”, dando seguito a una relazione industriale solida
❞
cui si integrano tecnologie elettroniche invisibili all’utente per la realizzazione di funzionalità assistive ed eco-compatibili, legate in particolare anche ai bisogni dei differentemente abili». Da tempo vi rivolgete anche al settore green. In questo ambito cosa avete realizzato di recente? M.A. «Abbiamo sviluppato diverse applicazioni di controllo evoluto per azionamenti dedicati a motori elettrici a elevatissima efficienza, che trovano impiego nei più diffusi mercati dell’elettronica consumer». Mentre per quanto riguarda il controllo dei processi, altro vostro core business? F.B. «È nata una nuova linea di prodotti, denominata “PLT line”, costituita da una gamma completa di unità di controllo, capaci di integrare sensori e dispositivi mediante i più diffusi protocolli di comunicazione industriale e protocolli proprietari. In questo modo si garantisce una gestione dei dati, basata sull’utilizzo di database relazionali, compatibile con le più diffuse tecnologie IT. L’utilizzo di applicativi web oriented, per l’operatività locale e remota di questi dispositivi, li rende ideali come piattaforme per l’integrazione dei sistemi». Una delle vostre collaborazioni più pro-
Mauro Angelini e Franco Boldreghini
Collaborazioni eccellenti
ficue è sicuramente quella attuata con Indesit. A quali risultati ha portato? F.B. «Essere partiti nell’esperienza di impresa a latere del Gruppo Indesit ci ha offerto inizialmente indubbie opportunità. Una realtà di livello mondiale come la Indesit Company ha da sempre fatto dell’innovazione un elemento di distintività e competitività dei propri prodotti. Poter condividere la stessa expertise e ricerca applicata ha rappresentato per noi un reale vantaggio precompetitivo. Ma la Spes ha da subito evitato di limitare il proprio campo di azione su dinamiche di “indotto” in senso stretto del gruppo Indesit, puntando alla diversificazione del proprio portfolio clienti, nel rispetto del rapporto contrattuale e del knowledge condiviso. Nel corso degli anni ha quindi attuato un allargamento del suo parco clienti, crescendo in fatturato e attestando a oggi un’incidenza della Indesit Company al di sotto del 7% del suo turnover». La scelta della forma cooperativa viene talvolta criticata ma, come nel vostro caso, si rivela anche un’ipotesi felice. Credete che questa formula, trovando maggiore spazio all’interno della cultura d’impresa italiana, potrebbe favorire la ripresa? M.A. «Tutto il concreto vantaggio della for-
Nei suoi anni di attività, Spes ha instaurato, in Italia e all’estero, stabili rapporti di collaborazione, anche con il vincolo di esclusività, con importanti e consolidate realtà industriali che perseguono obiettivi di innovazione in campo informatico ed elettronico. Tra queste spiccano la Indesit Company SpA di Fabriano (AN), la Mts Group di Fabriano (AN), la Elica SpA di Fabriano, la Scholtés di Thionville (FR), la Glabo Group SpA di Jesi (AN) e la Saeco International SpA di Gaggio Montano (BO). Ha inoltre sviluppato e mantenuto costantemente aggiornate competenze specialistiche in settori tecnologicamente avanzati e suscettibili di continuo sviluppo, come informatica, telematica, domotica, building automation, tutela ambientale. Il tutto contribuendo, mediante attività di formazione complementari a quelle accademiche e rivolte a giovani neolaureati, alla costituzione di un “indotto specialistico” a supporto del mondo industriale.
mula di business della Spes deriva dal suo status giuridico di cooperativa. Ciò ha permesso l’attuazione di un aggancio relazionale con i propri committenti assolutamente nuovo sullo scenario nazionale e internazionale. Il cliente, attraverso lo status giuridico di socio sovventore e finanziatore della cooperativa Spes, può da subito entrare nelle sue dinamiche di governance, pur senza poterne, di fatto, acquisire un controllo azionario in senso stretto». Ottenendo quali garanzie? «Con il suo ingresso in qualità di socio sovventore, il cliente ottiene quelle garanzie di riservatezza delle informazioni e coerenza attuativa degli indirizzi della politica di innovazione che in nessun’altra forma di impresa “classica” potrebbe trovare. In questo modo, il nostro partner supera quel gap culturale che contraddistingue attualmente tutte le dinamiche tipiche del “mercato dell’innovazione”, dando seguito a una relazione industriale solida e votata a trasformare la Spes in una “R&D in outsourcing”, fidelizzata, reattiva alle richieste, proattiva alle evoluzioni del mercato». LAZIO 2010 • DOSSIER • 81
IMPRENDITORI DELL’ANNO
Fare sistema nel settore elettronico Dalla fornitura di componentistica alla sua manutenzione, Rait 88, Ttc e Labtronik, le tre aziende del gruppo Rait, costituiscono un «minisistema», come lo definisce Domenico Calabrò, che fornisce un’offerta integrata al mondo della difesa e dell’aerospazio Leonardo Rossi
l mercato dell’elettronica è in costante evoluzione. Lo è oggi e lo era anche 20 anni fa. L’innovazione, d’altronde, è la sua caratteristica fondante. «Già nel 1988 lo scenario di mercato si presentava in continua trasformazione» conferma il dottor Domenico Calabrò, titolare della Rait 88 società che fa parte, insieme alle imprese T.T.C. e Labtronik, del gruppo romano Rait. «Rait 88 nacque con l’obiettivo di un posizionamento sul mercato della difesa, focalizzando soluzioni di procurement dedicate, attraverso un nuovo approccio al mercato che unisse al tradizionale metodo del product-based anche logiche di servizio basate sulla qualità del prodotto e sulla presenza attiva dell’impresa». Oggi Rait 88 è tra i più importanti broker per la fornitura di componentistica elettronica, nuova e obsoleta, destinata alle aziende della difesa e dell’aerospazio. Tale attività riceve supporto anche da due aziende operanti negli Stati Uniti: questo infatti rimane il mercato di riferimento per l’elettronica militare. Ma la caratteristica di Rait 88 è quella di offrire una forte competenza tecnologica trasversale sui vari prodotti proposti dai Grandi Players della Difesa.
I
82 • DOSSIER • LAZIO 2010
In che modo l’azienda ha raggiunto gli standard attuali? «Quello di puntare sulla ricerca e sull’innovazione come sicuro fattore discriminante oggi sembra un modello inflazionato, ma vent’anni fa una scelta di questo tipo, unita alla volontà di proporre nuovi modelli di business e a una strategia di partnership fuori dall’ambito locale, non era così scontata. Inoltre, per mantenere un costante aggiornamento sull’evoluzione tecnologica, l’azienda ha inaugurato da tempo un centro di business-intelligence, al cui interno vengono sperimentate le soluzioni». Oltre a Rait 88, il gruppo comprende altre due realtà più giovani come T.T.C. e Labtronik. Come si integrano le loro esperienze con quella dell’azienda capofila? «T.T.C. srl nasce nel 2002 e posiziona il proprio core-business nell’area della system integration, e più precisamente nell’ambito delle tematiche relative all’elettronica embedded. In particolare si concentra nella realizzazione di soluzioni e servizi per la gestione di rack e apparati che, collegati tra loro, possano trasmettere e gestire informazioni: tali soluzioni sono rivolte principalmente ai mercati energetico, militare e
Il dottor Domenico Calabrò, titolare della Rait 88 di Roma www.rait88.com
Domenico Calabrò
Un pool vincente Nato dall’esperienza della capofila Rait 88, attiva proprio dal 1988 nel brokeraggio in favore di realtà operanti nella difesa, nelle telecomunicazioni e nell’aerospazio e sviluppatasi attraverso personale altamente qualificato, il Gruppo Rait è oggi un pool di tre aziende orientate alla progettazione e realizzazione di soluzioni software e hardware che utilizzano nuove tecnologie. Il gruppo, con sede a Roma, comprende appunto Rait 88 ma anche T.T.C. e Labtronik, e ha come principale obiettivo, come spiega il dottor Domenico Calabrò, quello di «rispondere alle sfide del mercato dell’elettronica professionale con idee e servizi innovativi».
di controllo ambientale. Un elemento innovativo è dato dalla possibilità, nel contesto descritto, di visualizzare e monitorare i dati raccolti, configurare i parametri operativi degli apparati di input/output quali sonde e sensori che possano poi notificare informazioni e soglie di allarme. Le competenze di T.T.C. spaziano dal disegno e dalla progettazione di applicazioni rivolte al progetto di interfacce di monitoraggio fino alla progettazione e gestione di un vero e proprio centro servizi». Nel 2006 infine si aggiunge Labtronik. «Labtronik ha la finalità di completare il ventaglio dell’offerta che il gruppo Rait può presentare alla sua primaria clientela, puntando prevalentemente sulla progettazione elettronica, sulla riparazione e sulla manutenzione di apparati. Allo stesso tempo Labtronik è in grado di gestire
❝
Dopo le soddisfazioni del passato, si prevede che tutte e tre le società possano chiudere anche quest’anno con fatturati in crescita
❞
attività per la risoluzione di problemi di obsolescenza. Tra i suoi clienti figurano realtà come Alenia Aeronautica, Selex- Si, Selex-Comms, Elettronica Spa e Galileo Avionica». Quella di “fare sistema” è oggi una strategia invocata da molti come possibile ricetta anticrisi. La vostra esperienza conferma questa ipotesi? «I risultati economici negli anni passati sono stati di sicura soddisfazione per la proprietà, e anche per l’anno in corso c’è la previsione che tutte e tre le società chiuderanno con fatturati in crescita e con margini molto positivi. Tutto ciò lascia pensare che le scelte effettuate alcuni anni addietro fossero giuste: per questo la proprietà intende proseguire nella stessa direzione, portando avanti la strategia dell’innovazione e della ricerca puntando ad aggregare competenze, idee, risorse e strutture, utilizzando tutti quei contatti che l’attività quotidiana e la storia pregressa del gruppo Rait hanno trasformato in vera ricchezza e patrimonio aziendale. L’obiettivo è quello di poter essere identificati come un minisistema, all’interno del quale vi siano capacità, conoscenze e disponibilità in grado di metterlo in condizione di competere sul territorio nazionale». LAZIO 2010 • DOSSIER • 83
IMPRENDITORI DELL’ANNO
Prerogative tecnologiche delle cleanrooms
er una proficua realizzazione di ambienti sterili, votati al contenimento di strumentazioni ad alto profilo tecnologico, e per una sicura gestione delle risorse legate alla produttività di edifici civili e industriali, «è fondamentale riservare particolare attenzione ai sistemi di controllo dell’aria e della pressione ambientale, da tarare opportunamente per assicurare la rispondenza della struttura alle Le camere sterili, chiamate cleanrooms, funzioni richieste». L’incipit di Mark McDodevono essere progettate su rigidi criteri well, socio della Classcon insieme a Stefano Lucarini e Stefano Mastrodonato, anticipa un re- di controllo ambientale e realizzate con soconto sulle specifiche esigenze e dinamiche impianti d’alta tecnologia. I soci della Classcon impresse dalla committenza pubblica e privata al mondo dell’impiantistica specializzata. Princi- descrivono le dinamiche correlate a questo palmente impegnata nella progettazione e inspecifico settore ingegneristico stallazione di impianti e ambienti a uso civile e industriale, l’equipe di ingegneri e tecnici della Amedeo Cortina Classcon mette a frutto studi e competenze specifiche mirate a realizzazioni di elevato contenuto tecnologico. «Quale core business aziendale, la messa in opera delle cleanrooms, cioè delle camere sterili, esemplifica le prerogative tecnologiche che gli ambienti per cui la Classcon è chiamata a intervenire devono possedere». Difatti, Da sinistra, Mark McDowell, Stefano all’interno del vasto circuito di produzione e Lucarini e Stefano servizi richiesti dalle imprese e dalle collettività Mastrodonato. Sono i sociali, «i settori che più di altri necessitano e soci della Classcon con sede a Pomezia (RM) usufruiscono di soluzioni impiantistiche tecnowww.classcon.it logicamente avanzate sono soprattutto quelli connessi all’industria farmaceutica, elettronica e alimentare» spiega l’ingegnere Lucarini. Nella progettazione e realizzazione di complesse strutture tecnico-impiantistiche, l’installazione di sistemi di riscaldamento, raffreddamento, deumidificazione e depolverizzazione implica lo studio e il controllo del clima degli ambienti e dei parametri di temperatura, dell’umidità e della purezza dell’aria. Per questo «le risorse umane che partecipano alle varie attività della Classcon sono chiamate a fornire progettazioni di impianti complete di studi di fattibilità, disegni esecutivi, bilanciamenti,
P
84 • DOSSIER • LAZIO 2010
Classcon
Sistemi di deumidificazione Uno dei principali aspetti tecnici affrontati dalla Classcon consiste nella deumidificazione degli ambienti di produzione. Un sistema di deumidificazione permette di diminuire il valore dell’umidità nell’aria rispetto alle condizioni standard ottenibili con impianti tradizionali, Tali sistemi permettono di avere aria particolarmente secca per usi industriali, soprattutto farmaceutici (liofilizzazione). L’aria contiene un quantitativo di acqua sotto forma di vapore il cui valore variabile dipende dalla temperatura e dall’umidità relativa. Il rapporto tra il contenuto d’acqua nell’aria a un certo valore di temperatura e il contenuto d’acqua alla condizione di saturazione determina il valore di umidità relativa. Per semplicità di calcolo si utilizzano i diagrammi psicrometrici, ricavati dalle formule di fisica dell’aria, sui quali sono indicati tutti i parametri che permettono di calcolare o verificare i trattamenti dell’aria che determinano le variazioni di temperatura e di umidità necessarie per i progetti esecutivi.
tarature, e collaudi – afferma l’ingegnere Mastrodonato –. Naturalmente è poi essenziale dotare il progetto di documentazione propedeutica alla validazione, certificazioni e preparazioni varie in ottemperanza alle più recenti normative di settore». Per quel che concerne la realizzazione di ambienti sterili e non sterili, laboratori, magazzini e celle frigorifere, la Classcon progetta e installa anche manufatti prefabbricati «utilizzando pannelli modulari complanari tra loro, che hanno come peculiarità la rapidità della posa in opera – spiega McDowell –. I profilati e gli accessori vengono realizzati su nostro disegno e matrice in alluminio con la cura di tutti quei particolari necessari all’assemblaggio delle pareti modulari e dei controsoffitti. Vengono studiate inoltre soluzioni alternative come, per esempio, pareti in cartongesso o metalliche ricoperte interamente in PVC». L’oggetto dell’intervento dei professionisti della Classcon riguarda quindi la ristrutturazione di ambienti già esistenti e/o la progettazione di nuovi manufatti prefabbricati e loro accessori per la realizzazione di ambienti a contaminazione o temperatura controllata. «I pannelli modulari così concepiti poggiano su di un profilato di base in alluminio con incorporati dei pressori a vite per la perfetta messa in piano. La pavimentazione, realizzata in PVC, viene prolungata verticalmente mediante curvatura e incollaggio al profilato di base in modo da rimanere perfettamente complanare con il pannello parete – precisa Lucarini –. I pannelli modulari vengono realizzati con un’intelaiatura perimetrale di alluminio, con il placcaggio di due lastre di laminato plastico ignifugo, e con un riempimento a base di polistirolo espanso autoestinguente». La miglioria apportata dai progetti Classcon consiste quindi in una facilitazione del processo di assemblaggio dei vari componenti e conseguentemente anche del servizio, inteso come ottimizzazione del rapporto qualità prezzo e tempistica di realizzazione. LAZIO 2010 • DOSSIER • 85
IMPRENDITORI DELL’ANNO
Investire nel dinamismo Già player di riferimento per il settore farmaceutico, la Carlucci Etichette continua a scalare il mercato attraverso un costante miglioramento degli standard tecnologici e produttivi. Il quadro di Gianpiero Pacchiarotti, Ad dell’azienda Viola Leone
uello delle etichette autoadesive è un mercato particolare, che esige flessibilità e dinamismo. Ecco perché è importante puntare su soluzioni integrate, possibili grazie a un alto livello tecnologico. Proprio sui macchinari all’avanguardia investe da sempre la Carlucci Etichette di Pomezia. «È importante utilizzare sempre le tecnologie più innovative – afferma Gianpiero Pacchiarotti, amministratore delegato dell’azienda -, in un costante aggiornamento tecnologico che consente di mantenere elevati livelli di produttività ma soprattutto di qualità del prodotto finale». Il core-business di Carlucci coincide con la realizzazione di etichette autoadesive, settore nel quale l’azienda si propone come una delle imprese leader a livello europeo. La società, infatti, non solo rappresenta un punto di riferimento per il mercato italiano, ma opera anche in Belgio, Francia, Portogallo, Svizzera e Spagna, attraverso una rete commerciale gestita principalmente con interventi direzionali. «L’adozione di una strategia orientata all’innovazione e al dinamismo spiega Gianpiero Pacchiarotti, amministratore delegato di Carlucci S.p.A - ci permette di aggiornare continuamente le basi del nostro vantag-
Q
86 • DOSSIER • LAZIO 2010
gio competitivo». Ma in un mercato alla ricerca di nuove soluzioni di comunicazione, al di là dell’innovazione tecnologica, è altresì fondamentale essere capaci di fornire diverse tipologie di prodotto: per questo il catalogo di Carlucci comprende etichette in bobina e in fogli, ma anche etichette speciali ORP/argento a freddo, etichette a libretto booklet e con inserto, soluzioni tamper evident e apri e chiudi, etichette per sospensione flebo e per fiale serigrafate. A queste proposte, si aggiunge una produzione particolarmente importante, quella delle etichette anticontraffazione: Carlucci, infatti, è in grado di produrre sistemi di anticontraffazione per prodotti farmaceutici, alta moda e griffe prestigiose. La vasta gamma di prodotti, ottenuti grazie alle tecnologie più avanzate, come la stampa tipografica, la flessografia, la serigrafia e la laminazione a freddo, nonché il fatto che il core business aziendale è rappresentato per più dell’80% dal settore farmaceutico hanno permesso alla Carlucci di evitare gravi ripercussioni rispetto alla recessione che ha certamente interessato anche la realtà degli etichettifici. «Il fatturato 2009 - conferma Pacchiarotti - ha avuto una minima flessione, di appena il 4%. Non è perciò stato necessario modificare le nostre strategie: anzi, stiamo analizzando la possibilità di garantire forniture a nuovi grandi clienti e pertanto guardiamo al prossimo futuro con un giustificato ottimismo».
Sopra, Giampiero Pacchiarotti. Sotto, alcune etichette prodotte dalla Carlucci Spa di Pomezia www.carluccispa.it
COMPETITIVITÀ
La ripresa parte dal settore industriale «Il sistema Italia ha tenuto di fronte alla forte turbolenza che ha investito l’economia mondiale». A commentare i dati di fine anno e a tracciare le prospettive future del settore industriale è il senatore Cesare Cursi Renata Gualtieri
S
econdo l’Ocse, l’Italia ha imboccato un sentiero di recupero che dovrebbe ulteriormente rafforzarsi nei prossimi due anni. Le previsioni assegnano un +1% al Pil del 2010, cui seguirà un +1,3 per cento nel 2011 e un +1,6 per cento nel 2012. Dati che segnano una limatura al ribasso rispetto alle stime dell’edizione precedente: a maggio l’Ocse indicava un aumento dell’1,1 per cento sul 2010 e dell’1,5 sul 2011. La ripresa dell’Italia è trainata da export e investimenti, laddove i consumi delle famiglie restano deboli così come quelli della pubblica amministrazione, date le ristrettezze di bilancio. La disoccupazione potrebbe aver raggiunto il picco: è stimata, infatti, all’8,6 per cento quest’anno, all’8,5 per cento nel prossimo e all’8,3 per cento nel 2012. «L’utilizzo massiccio della cassa integrazione, operato a ragione dal nostro Governo – precisa il senatore Cesare Cursi – ha consentito di evitare che aumentasse di più, ma restano incognite su cosa accadrà quando i cassaintegrati vedranno finire il loro sussidio». Quale è lo stato attuale dei settori industria, turismo e commercio e quali le prospettive a breve e lungo termine? «Il “sistema Italia” ha tenuto di fronte alla forte turbolenza che ha investito l’economia mondiale. Il fatturato del settore industriale ha mostrato, a ottobre scorso, indici di ripresa a due cifre, più pigra invece la ripresa del settore 92 • DOSSIER • LAZIO 2010
commercio e di quello del turismo. Questo risultato è, a mio parere, da ascrivere al rigore tenuto dal Governo Berlusconi sul versante del controllo della spesa e al sostegno fornito al sistema bancario. Si aggiunga che il nostro Paese è caratterizzato da un’economia basata su ricchezza prodotta da piccole e piccolissime imprese che, in un momento di crisi, hanno meno risentito del trend negativo che ha colpito i mercati internazionali rispetto alle grandi industrie europee. Ricordo, infine, che la previsione del rapporto deficit/Pil nazionale passerà dal -5,2% del 2009 a circa -5% entro fine anno e a -3,9% nel 2011». Quali saranno le priorità e le linee di intervento di politica economica su cui si concentrerà nei prossimi mesi il lavoro della commissione Industria, commercio e turismo da
Qui sopra, Cesare Cursi, presidente della commissione permanente del Senato Industria, Commercio e Turismo
Cesare Cursi
lei presieduta? «I lavori di ogni commissione parlamentare spaziano dall’attività legislativa vera e propria a compiti di approfondimento di specifici settori di intervento, i cui risultati saranno posti a disposizione della futura attività normativa del Governo e delle Camere. Abbiamo da poco licenziato l’indagine sulla variazione dei prezzi dei prodotti petroliferi e i relativi riflessi sul potere d’acquisto delle famiglie - che ha fornito importanti spunti di riflessione verso un mercato caratterizzato da pochi operatori e da una rete di vendita al minuto del tutto obsoleta - da pochi giorni, invece, abbiamo dato inizio a una nuova indagine sulla strategia energetica nazionale che, come noto, caratterizzerà l’economia del Paese per i prossimi decenni. Avremo modo di approfondire con tutti i più importanti attori del panorama nazionale i punti di forza e di debolezza del nostro sistema energetico, attuale e futuro, tenendo ben presente il realizzarsi di variabili irrinunciabili quali costi, ambiente e sicurezza del cittadino». Quali le strategie per recuperare il ritardo del Mezzogiorno?
-5% DEFICIT/PIL
È la previsione per il 2010 del rapporto tra deficit e prodotto interno lordo nazionale
+1,3% PIL Secondo le stime dell’Ocse, è la cifra su cui si assesterà il prodotto interno lordo italiano il prossimo anno
«La soluzione è una sola: smettiamola di immaginare il Sud come un malato da assistere, ma consideriamolo una volta per tutte come un’enorme opportunità imprenditoriale da sfruttare nel senso economico del termine, cioè un territorio su cui investire e da cui generare ricchezza. All’imprenditore, qualsiasi esso sia e da dovunque venga, interessa che a fronte di investimenti ne conseguano profitti il più possibile certi. In cambio lascia sul territorio know how, occupazione e sviluppo. Il Mezzogiorno può dare tutto questo. Ha un patrimonio unico, fatto di cultura, di bellezze naturali, di chilometri di coste meravigliose, isole incantevoli e di un sottosuolo ancora in gran parte da scoprire. Non servono incentivi, quantomeno non “a pioggia”, ma è necessaria un’azione chirurgica di sviluppo accompagnata dalla “certezza” dei tempi di attuazione». Il Governo come si sta muovendo in tal senso? «Sta agendo con grande intelligenza. È necessaria una profonda riforma dell’articolo117 della Costituzione, con la quale si stabiliscano in maniera chiara e netta le competenze tra i vari enti locali. Importanti imprenditori stranieri hanno abbandonato suggestivi progetti di sviluppo turistico nel Sud proprio perché da noi non c’è certezza dei tempi burocratici necessari per il rilascio delle concessioni amministrative. I prossimi bandi promossi dal ministero dello Sviluppo economico, in scadenza a dicembre, vanno proprio in questa direzione. Per la prima volta sarà premiata la nascita di un’impresa nel Mezzogiorno in cui sarà possibile impiegare knowhow e tecnologie di aziende del Nord. Quindi, una rete d’impresa intesa non più in senso strettamente geografico, ma finalmente riferita all’aspetto funzionale del ciclo produttivo da sostenere. Un grande passo in avanti che configura finalmente il Sud del Paese come un’opportunità da cogliere e non come un peso da sostenere». LAZIO 2010 • DOSSIER • 93
SOCIETÀ
Più sviluppo per rilanciare l’occupazione La società italiana ha perso elasticità e tende a de-responsabilizzarsi: ha bisogno di ritrovare quella tradizionale «vitalità diffusa» che si è atrofizzata. Ecco l’istantanea scattata dal 44° Rapporto del Censis, illustrato dal direttore generale, Giuseppe Roma Michela Evangelisti
S
Giuseppe Roma, direttore generale del Censis
pecializzazione e consapevolezza. Sono queste le parole chiave della 44ª edizione del Rapporto Censis, che anche quest’anno ha fotografato la società italiana, interpretandone i più significativi fenomeni e individuandone i reali processi di trasformazione. «In economia dovremo pensare a una maggiore specializzazione delle nostre produzioni – illustra Giuseppe Roma –. L’effetto della globalizzazione, invece di spingerci verso una più avanzata capacità di specializzazione in determinati ambiti nei quali il mercato si allargava, ci ha indotto ad accrescere il valore attraverso strategie più commerciali che produttive. Il risultato è che, rispetto ai primi anni 2000, l’economia italiana si è despecializzata e oggi rischia di avere meno capacità di difesa rispetto alla montante competizione globale». Dal punto di vista sociale, invece, il 2011 sarà l’anno della maggiore consapevolezza: dovremo tutti tornare a ridefinire i nostri confini individuali, per dare maggiore senso ai valori collettivi. «È come se le difficoltà contingenti, sommate a un livello di benessere che tiene, ci avessero portato a un’apatica passività – prosegue il diret-
96 • DOSSIER • LAZIO 2010
tore del Censis –. È una situazione nella quale ci troviamo da anni, ma che ora cominciamo a sentire come una costrizione dalla quale uscire nel più breve tempo possibile». Dai dati da voi raccolti, quale idea vi siete fatti del generale stato di salute della società italiana? «Ha perso elasticità e tende a deresponsabilizzarsi. Sappiamo come il modello italiano fondato sulla famiglia, il territorio e le reti di solidarietà si sia sviluppato e in pochi anni abbia raggiunto una condizione paragonabile a quella degli altri grandi Paesi europei, grazie a una forte partecipazione individuale, capacità di sacrificio e flessibilità sociale. Dovremmo tornare allo spirito degli anni 50 e 60, naturalmente con più garanzie e con più equità, mentre evidentemente oggi ci troviamo imbrigliati fra il bisogno di sicurezza e protezione pubblica, una certa demotivazione tra chi intende prendere iniziative e, infine, una mancata corrispondenza fra le capacità e i concreti risultati ottenibili attraverso l’abnegazione personale. Siamo una società, in definitiva, che rischia di reagire alle storture della politica riducendo la tradizionale vitalità diffusa». Quali sono i più significativi fenomeni socio-economici emersi nel corso dell’anno? «Iniziamo da quello al quale i media hanno dato più spazio, e cioè il problema del lavoro. Con la crisi sono saltati molti occupati e so-
prattutto le prospettive per i giovani di accedere al mercato del lavoro si sono ancor più ristrette. In realtà il vero problema è l’immagine, veicolata nell’opinione pubblica, del valore stesso del lavorare. Abbiamo svalutato, sia per ragioni oggettive che per convinzioni soggettive, il lavoro come principale fonte di soddisfazione personale; di conseguenza dimostriamo un minore impegno nel lavoro autonomo, nessun interesse per occupazioni tecniche e manuali o artigianali (dal meccanico all’ebanista, fino alle tante forme di manutenzione), e condividiamo tutti la speranza di un lavoro impiegatizio sicuro, poco impegnativo, seppure a bassa remunerazione. In pratica, se la malattia è la scarsa occupazione, la soluzione non la possiamo trovare all’interno dei meccanismi di sostegno all’occupazione, negli ammortizzatori sociali, necessariamente temporanei. La medicina non può che essere lo sviluppo, la crescita del Pil, che non darà la felicità ma consente di generare le risorse indispensabili a remunerare il capitale umano». Quali, oltre al lavoro, gli altri fenomeni di rilievo emersi dalle vostre analisi? «Un altro fenomeno interessante dell’ultimo anno è la percezione che gli italiani sembrano
Abbiamo svalutato, sia per ragioni oggettive che per convinzioni soggettive, il lavoro come principale fonte di soddisfazione personale
ormai condividere che evadere le tasse sia effettivamente la ragione dell’eccessiva pressione fiscale patita dagli “onesti”, o meglio da tutti coloro che non possono sfuggire al fisco. Allo stesso tempo, mai forse come nell’ultimo anno, è cresciuta la percezione che la nostra economia navighi su un “mare di nero”. A dispetto delle stesse normative anti evasione, resta molto forte il rapporto collusivo fra chi evita di emettere fatture o scontrini per non pagare l’imposizione fiscale e chi acquista beni e servizi per avere uno sconto o non pagare a sua volta l’Iva incorporata nel prezzo. Nonostante i tanti successi, in termini di arresti e indagini giudiziarie, l’indicatore realizzato dal Censis sulle regioni meridionali di tradizionale insediamento della criminalità organizzata segnala un leggero incremento dei territori in qualche modo costretti a convivere con la presenza di tali or- LAZIO 2010 • DOSSIER • 97
SOCIETÀ
Mentre negli anni passati la cautela consigliava di conservare le risorse finanziarie liquide, quest’anno abbiamo notato la timida tendenza a impiegare di nuovo i risparmi
ganizzazioni. Inoltre, sembra crescere la pre- conto che anche l’aiuto offerto dal volontasenza del crimine organizzato in settori importanti dell’economia legale, producendo rilevanti distorsioni, con un indubbio effetto depressivo nei processi di sviluppo». Tra i vari settori presi in esame qual è stato maggiormente interessato dal cambiamento rispetto al passato? «I cambiamenti che più si sono sentiti nel corso del 2010, e che con tutta probabilità segneranno una linea di tendenza anche nel prossimo anno, riguardano la vita quotidiana di gran parte della società italiana, in particolare il rapporto con il sistema sanitario e scolastico e la gestione di risparmi e consumi. Si sa che la famiglia in Italia più che in altri Paesi europei contribuisce significativamente alla spesa sanitaria: in termini quantitativi, questo contributo non è variato molto, ma da un punto di vista strettamente qualitativo e di impegno, certamente gli ultimi anni stanno determinando un diverso rapporto fra famiglia e welfare, soprattutto nelle condizioni di disagio estremo, come la disabilità e la cura di persone non autosufficienti. L’impegno dei cittadini è crescente e forse sta anche raggiungendo un limite di sopportabilità. Teniamo
98 • DOSSIER • LAZIO 2010
riato, nel momento in cui dovesse esercitare una sorta di supplenza rispetto all’intervento pubblico, perderebbe la sua funzione volta a umanizzare la cura, ma non a offrire un servizio sostitutivo. Un discorso simile vale per la scuola e in generale per la formazione. Il contributo delle famiglie, anche di tipo materiale, è diventato particolarmente oneroso e forse eccede quell’intreccio più che naturale fra responsabilità pubbliche e familiari». Cosa avete rilevato, infine, a proposito di risparmi e consumi? «Abbiamo rilevato come vi sia una seppur flebile ripresa di interesse per l’impiego delle risorse messe da parte, naturalmente per quegli italiani che sono riusciti a conservare una fetta del reddito anche in questa fase critica. Mentre negli anni passati la cautela consigliava di conservare le risorse finanziarie liquide nella previsione di maggiori difficoltà, quest’anno abbiamo notato che, seppure timidamente, si tende a impiegare i risparmi, magari negli immobili, contraendo un mutuo, anche grazie ai tassi di interesse ritornati piuttosto favorevoli, e addirittura investendo in fondi comuni o assicurazioni».
Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx Alessandra Ghisleri
I
Più informazione, meno gossip
l mondo politico italiano è al momento dominato dall’instabilità: incertezze e spaccature segnano il passo sia in seno alla maggioranza che nell’opposizione, Una politica slegata dai personalismi, vicina alla vita e la crisi economica, mediaticamente tanto inflazionata, sembra non avere ancora inten- quotidiana dei cittadini, e un federalismo che mantenga zione di lasciarci. Ma come percepiscono le promesse. Questi i desideri degli italiani che affiorano tutto questo gli italiani? Come il panorama politico ed economico del Paese condiziona dai sondaggi di Alessandra Ghisleri le loro scelte e i loro orientamenti? A questi Michela Evangelisti quesiti ha cercato di rispondere Alessandra Ghisleri, che dall’osservatorio della sua agenzia di ricerche, Euromedia Research, fondata per questo che trasmissioni come Vieni via nel 2003, raccoglie le tendenze della società con me, con Saviano che fa il narratore, una che cambia. specie di cantastorie del nostro tempo, regiCosa emerge dai vostri ultimi sondaggi di strano un’attenzione e un ascolto molto carattere politico? ampi. Il conduttore si è informato, a modo «Innanzitutto emerge con chiarezza che gli suo, traendo le sue conclusioni, magari anche italiani sono molto stanchi di essere governati in maniera superficiale, ma comunque narra da una politica nella quale a dettare legge situazioni che sono interessanti e sentite dai sono i personalismi e non le emergenze; vor- cittadini». rebbero una politica capace di portare avanti Cosa accadrebbe se a breve si dovesse anun cammino continuativo e di far immagi- dare alle elezioni? % nare la visione di un Paese migliore. Deside- «Sicuramente la maggioranza al Governo PREFERENZE rerebbero essere maggiormente informati avrebbe ancora un vantaggio politico in senso La percentuale degli sulla scuola, sulla riforma del federalismo, sul numerico, però è tutto da stabilire; è come se Italiani che, in caso di elezioni fisco, sulle pensioni, piuttosto che sui gossip fossimo in un grande momento di stand by. immediate, e su situazioni che acBisognerà vedere quali nuove voterebbe per il Popolo della Libertà. cendono un interesse forme politiche, aggregazioni e Il Partito momentaneo ma ricoalizioni, appariranno all’orizDemocratico raccoglierebbe mangono molto lonzonte». il 24–25% dei voti tane dalla vita di tutti Come viene percepita atSondaggio politico i giorni. Secondo gli tualmente la crisi economica? La elettorale Euromedia Research pubblicato italiani i politici, trafiducia sta crescendo? il 18/11/2010 sversalmente, salvo «Grazie alla politica economica pochissime eccezioni, di questo Governo e alla capaparlano di una realtà cità degli italiani di rimboccarsi che non conoscono in le maniche e di guardare con otprima persona e con timismo al futuro, la crisi ecola quale invece i cittanomica è avvertita ma è guardata dini convivono quotida lontano. Gli italiani l’hanno dianamente, e avvervissuta e la stanno vivendo, è tantono in questo senso gibile la diminuzione del circolo un incredibile gap; è del denaro, c’è un’attenzione Sopra, Alessandra Ghisleri
28-30
LAZIO 2010 • DOSSIER • 99
SOCIETÀ
maggiore al risparmio, ma la crisi è comunque vista in lontananza, rimane sullo sfondo dello scenario. Non la si percepisce in maniera diretta come è avvenuto in America, e situazioni come quelle che si sono verificate in Grecia e in Irlanda, pur generando interesse e attenzione, rimangono un fenomeno da osservare dalla distanza». Come la sta vivendo, in particolare, il mondo degli imprenditori? «Bisogna ricordare che il mondo dell’imprenditoria italiana è formato anche dai piccoli e medi imprenditori, che non sempre si sentono rappresentati dalla grande Confindustria. Questa porzione desidererebbe maggiori attenzioni, perché è responsabile di una fetta importante del nostro Pil, ma soprattutto perché non accede ai finanziamenti, alla cassa integrazione, ai grandi sistemi economici. Pensiamo solo a quell’imprenditore che si è suicidato qualche settimana fa perché era riuscito a costruire un piccolo impero, sentiva i suoi dipendenti quasi come dei familiari, e non poteva più andare avanti. Questi casi ci fanno riflettere su come sarebbe importante focalizzare l’attenzione su queste realtà: le grandi imprese sono fondamentali, ma sono le piccole che formano l’ossatura del nostro Paese». Parliamo del tema del federalismo: come si schierano a questo proposito gli italiani? «Il federalismo è visto in generale con grande ottimismo; è anche l’indole mediterranea degli italiani che li aiuta ad accogliere bene questo genere di proposte. Sicuramente c’è più timore tra la popolazione che vive nel sud del nostro Paese, perché pensa che possa accentuare quel gap che oppone il nord avanzato e trainatore al sud in costante difficoltà. In generale il federalismo viene vissuto come una possibilità di avere servizi migliori pagando meno tasse, con una distribuzione più efficace
100 • DOSSIER • LAZIO 2010
Il timore più diffuso tra gli italiani è quello di non poter mantenere il benessere sviluppato, di non poter dare un futuro ai propri figli
di quelli che sono i servizi essenziali per il cittadino – sanità e scuola in primis. È ovvio che è una grandissima sfida: la fiducia che viene riposta nel federalismo - perché il dato nazionale è nettamente a favore - non deve essere tradita. È rischioso fare un over promise». Quanto l’incertezza politica del momento sta incidendo sugli orientamenti dei cittadini? Qual è al momento il principale timore degli italiani? «Quello di non poter mantenere il benessere sviluppato fino ad ora, di non poter sviluppare una propria vita e dare un futuro ai figli; sono le incertezze che tutti gli italiani si portano dietro dagli anni 60 in poi. A partire dal boom economico l’italiano ha sempre avuto bisogno di guardare avanti, di avere una visione in prospettiva del futuro del suo Paese, di avere la certezza di una stabilità che possa traghettarlo attraverso la vita e da trasmettere ai figli».
AURELIO REGINA Presidente di Confindustria Roma
ROBERTO RAJATA Presidente della Consulta Turismo di Confindustria Lazio
CONFINDUSTRIA
Eccellenze made in Lazio Il made in Lazio diventa un brand vincente. Lo dicono i dati di Confindustria, che continua a cavalcare l’onda positiva dell’aumento dell’export. Un trend al di sopra della media nazionale. Ne parla Roberto Rajata Paola Maruzzi
“M
odello Lazio”. Così è stato definito a luglio l’aumento dell’export registrato dalla regione. Un dato positivo, tuttora valido, che trova la sua ragion d’essere in una serie di iniziative che puntano dritte al cuore delle eccellenze locali. Tra queste, la definizione di un brand “Made in Lazio”. Una proposta partita dalla giunta regionale e che Confindustria Lazio ha saputo raccogliere. Roberto Rajata, presidente delle Consulta Turismo di Confindustria Lazio, fa il punto sull’export e aggiunge che «i fiori all’occhiello fanno bene anche all’offerta turistica». «La strategia è dare una nuova immagine del nostro territorio, interpretandolo come luogo di eccellenze culturali, turistiche, alimentari e industriali».
110 • DOSSIER • LAZIO 2010
La giunta regionale, su proposta dell’assessore al Turismo e al made in Lazio, ha messo al centro la tematica dell’internazionalizzazione. In che senso è stato un cambio di passo rispetto al passato? «L’assessore Zappalà ha dato il via a una situazione estremamente interessante: ha fatto approvare dalla giunta un elenco regionale dei prodotti made in Lazio. Questa è una sostanziale novità. In effetti, dopo il piano triennale del turismo, approvato sempre da Zappalà, e alla cui stesura ha collaborato anche Confindustria Lazio, questo è l’altro pilastro su cui si sta muovendo la Regione. Se-
Roberto Rajata
condo queste linee guida, le imprese locali potranno commercializzare i loro prodotti anche attraverso un’identificazione culturale e artistica del territorio. Per fare tutto questo, bisogna sviluppare sempre più il concetto di internazionalizzazione, una via obbligata per lo sviluppo. In un quadro sociale, politico economico globalizzato, aprire e ampliare gli orizzonti degli imprenditori è un passaggio necessario per il recupero e il consolidamento del tessuto produttivo laziale». Per passare dalle parole ai fatti, cosa bisogna fare? «L’internazionalizzazione delle Pmi passa attraverso la capacità di proporsi nei mercati esteri, utilizzando tutte le strategie di marketing necessarie. Spesso sono mancate la competitività e l’innovazione tecnologica, senza le quali le imprese incontrano difficoltà a competere sui mercati internazionali in maniera efficiente. Occorre, quindi, trovare la tecnologia e trasferirla nelle nostre imprese. In questo senso sono stati già realizzati alcuni esempi di partnership per reti di impresa tra Pmi del Lazio e quelle di altri Paesi. Poi bisogna fare un miglior utilizzo dei fondi regionali per l’internazionalizzazione». Segnali positivi che avete riscontrato?
«A luglio del 2010 c’è stato il boom del made in Lazio: rispetto al 2009 è stato registrato un incrementato del 39,39 per cento, un dato nettamente superiore della media italiana, che invece è del 12,41 per cento». Quali sono i prodotti di punta? «Dall’analisi merceologica dell’export laziale si evidenzia che il settore più competitivo sui mercati internazionali è stato quello dei prodotti farmaceutici, chimico-medicinali e botanici. Un insieme che da solo rappresenta il 29,42 per cento dell’export laziale. Oltre a questi, ci sono le sostanze e i prodotti chimici, i prodotti petroliferi e i raffinati. Questi due settori hanno una quota del 12,49 per cento». Qual è il principale canale di sbocco? «È l’Unione europea, che rappresenta il 50,60 per cento del valore delle merci regionali vendute al’estero. Il secondo mercato di riferimento è l’America settentrionale, con il 9,39 per cento. Il terzo mercato è l’Asia orientale con il 7,78 per cento. Se poi si va ad analizzare quali nazioni ricevono maggiormente le nostre merci, in testa c’è la Germania che assorbe il 18,12 per cento, seguita dalla Francia con il 16,34 per cento e gli Stati Uniti con 11,53 per cento dell’export totale». Quali le provincie laziali più virtuose? «Il risultato più positivo è quello della provincia di Roma, che da sola traina la ripresa di tutto il Lazio e che realizza il maggior valore di tutte le merci esportate. C’è un incremento del 17,74 per cento dell’export nel primo semestre 2010. Altro risultato estremamente importante è quello registrato della provincia di Frosinone, che ha avuto un incremento notevole: 44,20 per cento. Anche la provincia di Viterbo ha avuto un risultato molto buono, con il 15,77 per cento dell’incremento». Quindi, dal boom dell’export registrato a luglio oggi si può ancora parlare di “modello Lazio”? «Il trend di crescita si è mantenuto. La strada intrapresa è giusta e sta dando risultati concreti. Ecco perché è indispensabile continuare a caratterizzare il brand “Made in Lazio” e, parallelamente, lavorare sull’offerta turistica».
Roberto Rajata, presidente della Consulta Turismo di Confindustria Lazio
LAZIO 2010 • DOSSIER • 111
CONFINDUSTRIA
Roma in corsa per le Olimpiadi 2020 Dal miope antagonismo al sano agonismo di idee imprenditoriali. Così l'economia della Capitale prende ossigeno dalla corsa per le Olimpiadi 2020. E Confindustria Roma diventa un incubatore di progetti. Il punto del presidente Aurelio Regina Paola Maruzzi
I
l 19 maggio scorso il Coni ha scelto la Capitale come candidata ufficiale per i Giochi Olimpici del 2020. A qualche mese di distanza è inevitabile tornare a parlarne perché dietro la possibilità di ospitare il grande evento si sta già muovendo una regia articolata e metodica. È in cantiere l’allestimento di un apparato scenico che vuole riscattare l’immagine della città eterna. Aprirsi ai riflettori internazionali comporta, dunque, un lavorio imprenditoriale. Il mondo degli industriali romano entra così di diritto nell’imponente progetto di riqualificazione e, in occasione del lancio della Fondazione per Roma 2020, vengono squadernati numeri e dossier di studio: l’intento è guardare alla manifestazione sportiva in chiave di sviluppo economico. Il numero uno di Confindustria Roma, Aurelio Regina, spiega perché candidarsi a un grande evento sia un’operazione fruttuosa sotto più punti di vista. Una ricchezza che va cercata allargando la cornice di riferimento, gettando lo sguardo su quello che è avvenuto negli altri Paesi. «Gli eventi, sportivi e culturali, nazionali e internazionali, si moltiplicano e hanno un ruolo sempre più forte nelle società contem112 • DOSSIER • LAZIO 2010
Aurelio Regina, presidente Confindustria Roma
poranee. In particolare le Olimpiadi hanno segnato delle svolte epocali. Pensiamo a Mosca 1980 che ha rilanciato la visibilità dell’Urss, a Los Angeles 1984 che ha decretato il ritorno degli Stati Uniti come potenza mondiale o, facendo un balzo, all’ultima Pechino 2008, che inaugura il “secolo cinese”. Insomma, sono tutti casi che hanno destato un certo interesse. Recentemente, un rapporto dell’Ocse ha analizzato nel dettaglio le ricadute economiche
Aurelio Regina
Pensiamo a una piattaforma logistica e a un serio coordinamento per la realizzazione dei progetti infrastrutturali
che questi eventi - se ben preparati, ben organizzati e ben seguiti, prima durante e dopo possono determinare per i territori in cui si svolgono. Successi che mostrano con chiarezza che i grandi eventi segnano la storia del mondo e soprattutto segnano la vita di chi li costruisce, di chi vi partecipa e, più di ogni altra cosa, di chi vive nelle città trasformate e rinnovate. Sono eventi costruiti sin da subito con un’importante idea di legacy, di eredità materiale e immateriale, che costituisce il vero patrimonio di un territorio. Si pensi, ad esempio, a quanto sta realizzando Londra per il 2012 con la costruzione di un intero nuovo quartiere nell’East End». Delineata la cornice di riferimento, Confindustria Roma passa al piano dell’operatività. Infatti, come sottolinea Aurelio Regina, è proprio
12,7 mld EURO
È l’investimento previsto per Roma 2020
2,2 mld EURO
Sono le risorse necessarie per realizzare infrastrutture connesse con l’evento olimpico
nella fase preliminare che bisogna unire le sinergie presenti sul territorio. «Le categorie economiche della città e del Paese non sono capaci di rimanere a guardare, ma scendono per prime in campo per sollecitare davvero questo percorso di crescita, per facilitare da subito la costruzione del nostro futuro. In concreto, abbiamo promosso la Fondazione per Roma 2020 con lo scopo di facilitare e diffondere un modello imprenditoriale integrato per prepararsi alla grande sfida che ci attende di qui al 2013, anno nel quale il Cio selezionerà la città vincitrice. Questa preziosa piattaforma gestionale, avrà inoltre il duplice obiettivo di contribuire a individuare i progetti infrastrutturali e di promuovere la raccolta delle risorse per realizzarli». Ma che ruolo avranno le imprese locali? O meglio, in che modo dovranno concentrare, da subito, il loro impegno? «Credo che ci siano molti livelli di intervento. Il primo è strettamente associativo. Confindustria, con i suoi 100 anni di storia, ha scritto pagine importanti, decisive per la storia dell’Italia. Questo è il momento di ridare opportunità non solo economiche, ma anche culturali alle nostre imprese. Per questo è nostra intenzione illustrare il progetto per Roma 2020 nelle sedi delle associazioni territoriali e in quelle di categoria – spiega Regina – con un road show che dovrà coinvolgere a più livelli tutta la rete del made in Italy. Il secondo passo è metterci tutti insieme intorno al tavolo, facendo squadra e sistema, promuovendo le Olimpiadi in casa e all’estero». Per meglio focalizzare l’impalcatura ideale, torna in gioco una formula che ha già riscontrato successo, quella del Padiglione Italia dell’Expo di Shanghai, visitato da oltre 70 milioni di persone. «Un eccellente manufatto architettonico, pluripremiato, che ha esposto contenuti unici, LAZIO 2010 • DOSSIER • 113
CONFINDUSTRIA
Le categorie economiche della città non rimangono a guardare: dovranno diventare i grandi sponsor delle Olimpiadi 2020
amati da tutti – sottolinea il numero uno degli
industriali capitolini –. Questo è ciò a cui dovremmo ispirarci. Pensiamo a luogo “aperto” alla collaborazione di tutti, in cui si attui un serio coordinamento per la realizzazione dei progetti infrastrutturali». Ma, in sostanza, come si genera valore con le Olimpiadi? «Dalla spesa per le infrastrutture, sommata a quella per l’organizzazione, sommata a quella dei turisti, emergono con chiarezza tutti gli effetti indiretti e indotti sull’economia locale e nazionale. Nel caso di Roma 2020 avremo 12,7 miliardi di investimenti, per un fatturato locale di 24 miliardi di euro e un aumento dell’occupazione pari a 109 mila unità lavorative. È bene sottolineare che 10,5 miliardi di euro sono programmati per opere in parte già in corso. 2,2 miliardi sono, invece, le risorse necessarie per realizzare infrastrutture connesse direttamente con l’evento olimpico. Queste opere, e i conseguenti investimenti, si svilupperanno in un arco temporale di undici
114 • DOSSIER • LAZIO 2010
anni, con il picco massimo, nel triennio 20182020. 2,3 miliardi costituiscono la spesa per l’organizzazione di Roma 2020. L’85 per cento di tale cifra va per l’organizzazione specifica dell’evento olimpico, il restante 15 per cento comprende sicurezza, programma culturale, decoro urbano e altri progetti speciali. Tale somma genera da sola un’occupazione aggiuntiva di 17 mila unità lavorative. Passando all’ultimo elemento che compone il valore delle ricadute economiche legate al 2020 si rileva come ben 4,9 miliardi e 23 mila unità di nuova occupazione (guardo al caso base) siano legate al mondo del turismo. Se pensiamo a cosa vorrebbe dire rinnovare tutto il nostro parco ricettivo con opportune e rapide leggi regionali credo che sia del tutto evidente per il Lazio il vantaggio che deriva già dalla sola candidatura all’evento. Si tratta di una ricaduta che nel Lazio, per ogni euro investito ne porta in dote 2,2. Per 15 miliardi di euro investiti ne tornano indietro ben 33» conclude il presidente.
TRASPARENZA
Più consapevolezza tra i risparmiatori Le associazioni dei consumatori da sempre si battono per rafforzare il rispetto dei principi di trasparenza e di correttezza del sistema bancario nella relazioni con la clientela. Massimiliano Dona illustra quali risultati si sono raggiunti quest’anno Nicolò Mulas Marcello
P Massimiliano Dona, segretario generale Unione Nazionale Consumatori
er sensibilizzare i risparmiatori a una maggiore attenzione nei rapporti con le banche occorre sviluppare una cultura finanziaria già a partire dalle scuole. «Noi dell’Unione Consumatori – spiega il segretario generale Massimiliano Dona – abbiamo iniziato da anni a lavorare nelle scuole per informare». I risparmiatori sono adeguatamente informati sui diritti che la legge riconosce loro? «Fino a qualche anno fa erano poco informati. Da un paio di anni si sta facendo molto in questo senso. D’intesa con l’Abi (con il Consorzio Patti Chiari), ma soprattutto con una collaborazione intensa con i principali Gruppi bancari, si stanno producendo molte guide che informano tutti i consumatori, non solo la clientela delle banche, sulle caratteristiche di specifici argomenti bancari e finanziari cercando di fornire in modo semplice ma efficace quelle informazioni utili per arri-
116 • DOSSIER • LAZIO 2010
vare ad avere consumatori informati anche della “cultura finanziaria”». Buone regole, efficaci controlli e sanzioni severe, pur costituendo il necessario presupposto per una tutela veramente incisiva, non sono da soli sufficienti. Cosa occorre per incentivare un’educazione finanziaria? «Le buone regole, i controlli efficaci e le sanzioni severe sono un rimedio a posteriori, ma quello che le associazioni auspicano è che l’educazione finanziaria inizi nelle scuole,
Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx Massimiliano Dona
Chiediamo chiarezza, trasparenza, correttezza nel mantenere gli impegni e una maggiore consapevolezza dei bisogni e delle esigenze del cliente
insieme all’educazione civica (che oggi non viene più insegnata). Noi dell’Unione Consumatori abbiamo iniziato da anni a lavorare nelle scuole per informare, facendo cultura consumeristica, promuovendo lezioni, istituendo concorsi e dando premi ai più meritevoli. Abbiamo sollecitato le banche con cui abbiamo migliori e più intensi rapporti a seguire il nostro esempio, per educare i nostri figli anche ai problemi finanziari, per educare coloro che domani si affacceranno nel mondo del lavoro». Quanto ha inciso la crisi economica nei rapporti tra consumatori e sistema finanziario? «In Italia non ha inciso molto proprio perché il sistema bancario italiano ha risentito meno della stessa crisi, essendo relativamente impegnato nei prodotti finanziari che maggiormente l’hanno provocata, contrariamente agli
altri Paesi europei. Ha semplicemente rafforzato il convincimento che una maggiore trasparenza nell’offerta e nella vendita dei prodotti è indispensabile». La Banca d’Italia ha emanato quest’anno alcuni provvedimenti che hanno lo scopo di rafforzare il rispetto dei principi di trasparenza e di correttezza del sistema bancario nella relazioni con la clientela. Tra questi l’arbitrato bancario finanziario. Quali vantaggi apporterà questo provvedimento ai consumatori? «L’introduzione di un arbitro imparziale è sempre stato un “cavallo di battaglia” delle associazioni dei consumatori maggiormente impegnate sul fronte bancario. In numerose occasioni era stato richiesto alla Banca d’Italia di intervenire per modificare o sostituire l’Ombudsman – Giurì bancario, considerato uno strumento privo dell’indispensabile “terzietà”. LAZIO 2010 • DOSSIER • 117
TRASPARENZA
Infatti tale struttura, costituita dall’Abi, era
stata salutata come una occasione per le banche di ridare dignità ai reclami della clientela, spesso ignorati o mal considerati dalle Aziende di credito. Il suo difetto principale era la mancanza di una concreta rappresentanza dei consumatori nel collegio di valutazione della disputa, composto esclusivamente da componenti del sistema bancario. L’Abf, arbitro bancario finanziario, invece, è un organismo terzo che rappresenta anche i consumatori e che consente a tutti coloro che non ricevono un riscontro (o non ne sono soddisfatti) ai reclami indirizzati alla propria banca un ricorso che costa solo 20 euro. Tale somma viene rimborsata in caso di accoglimento del reclamo. In questi primi mesi di funzionamento ha dimostrato ampiamente la propria validità ed è stato inondato dalle richieste dei risparmiatori. Inoltre il suo funzionamento si è dimostrato così valido da costringere, implicitamente, le banche a dare maggiore ascolto e riscontro ai reclami della propria clientela alla sola minaccia di ricorrere all’Abf». Per le banche la fiducia dei clienti è un bene prezioso. I risparmiatori, le loro as-
118 • DOSSIER • LAZIO 2010
Le associazioni auspicano che l’educazione finanziaria inizi nelle scuole, insieme all’educazione civica
sociazioni, l’opinione pubblica sono sempre più esigenti. Quali ulteriori interventi sono necessari per tutelare il consumatore? «Chiediamo chiarezza, trasparenza, correttezza nel mantenere gli impegni, una maggiore consapevolezza dei bisogni e delle esigenze del cliente, l’adeguatezza delle soluzioni offerte, costi più contenuti per i servizi bancari che attualmente sono ancora troppo cari. Il rispetto di queste semplici regole capovolgerebbe l’attuale situazione e le Associazioni si occuperebbero solo marginalmente delle problematiche del credito. Oggi tutti sanno quali sono i problemi e le soluzioni, tutti le auspicano, soprattutto le banche. Ma perché non le attuano nella misura adeguata? Troppo spesso invece prevale la ricerca del profitto, degli obiettivi economici da realizzare, del rating che viene assegnato alle proprie azioni in funzione della “produttività”. E il rispetto per il consumatore ha un costo che non sempre è considerato come necessario per essere davvero etici sul mercato».
POLITICHE CREDITIZIE
Il nodo sulle banche dati che blocca P l’economia È da cercarsi nelle politiche creditizie la soluzione per moltissime imprese fallite. Ma il sistema non è dei più agevoli. Sono troppe, come spiega Antonino Lo Monaco di Cesim Italia, le aziende rimaste “congelate” e impossibilitate a riprendersi Filippo Belli
132 • DOSSIER • LAZIO 2010
arte da una riflessione circa l’utilizzo delle banche dati riferite al credito l’importante denuncia effettuata da Cesim Italia. La nota società di consulenza, in prima linea nella gestione di numerose crisi aziendali sul panorama economico nazionale, pone l’accento sulla criticità della politica del credito applicata in Italia. E lo ha fatto attraverso una lettera aperta rivolta al Consiglio dei Ministri. «Milioni di cittadini sono iscritti alle banche dati riferite al credito – spiega Antonino Lo Monaco, responsabile del Gruppo Cesim -. Queste ultime, però, vengono sempre più utilizzate per un controllo a senso unico». Dunque il controllo viene esercitato sui cittadini ma, secondo lei, vi è meno monitoraggio nei confronti delle banche dati? «Esatto. E questo nonostante il garante abbia predisposto verifiche sulla loro gestione. È stato individuato come alcuni, onde sfuggire alle normative, abbiano trovato logico gestire le stesse anche dall’estero. Quando si rientra in questa casistica, le aziende e i privati che cadono nell’insolvenza non solo rimangono segnalate fino a che non risolvono la problematica, ma di fatto sono escluse da ogni possibilità di credito». Quali cause fanno scattare tali meccanismi? «Ciò può avvenire per via di mutui pagati in ritardo o, peggio, per la chiusura del rapporto bancario. Queste eventualità, di fatto, precludono ogni possibilità di intervento, tanto che, invece di poter avere un aiuto, si rimane affossati. Grazie al nostro sistema fallimentare in Italia si annoverano casi di aziende in sospeso da più di vent’anni». E se il problema si risolve? «Nel caso che qualcuno risolva il problema, a causa del sistema e del cartello bancari si rimane comunque in evidenza per almeno due anni, poiché in automatico non avviene nulla, a eccezione dell’iscrizione del cattivo pagatore. Una volta risolto il problema si dovrebbe avere il diritto di cancellazione da ogni registro, in maniera automatica. Ma sappiamo come, invece, moltissimi privati e imprese debbano ricorrere al legale per uscire da questa situazione di stallo». In che modo, questo, si riflette sul merIl dottor cato italiano? Antonino Lo Monaco «È stato creato un vuoto nell’economia. Un di Cesim Italia. La società ha sede a vero e proprio blocco allo sviluppo di una Roma e a Frosinone certa percentuale di attività che non possono info@cesimitalia.it fare nulla per anni. Riteniamo che tutto ciò www.cesimitalia.it
Antonino Lo Monaco
Verso il Brasile Molti i progetti per il futuro di Cesim. «Abbiamo pensato di avviare al più presto la banca a misura d’uomo e di impresa – spiega Antonino Lo Monaco, responsabile del Gruppo -. Una banca che segue il business e protegge gli investimenti delle imprese, affidata a consulenti e avvocati esperti nell’assistere le aziende». Inoltre, prosegue l’attenzione rivolta alla delocalizzazione e all’espansione estera delle Pmi italiane, come spiega sempre Lo Monaco: «Alcuni responsabili della nostra società sono stati in Brasile per aprire un’altra attività di supporto alle aziende che intendono trasferire in questo Paese il proprio knowhow». Tali realtà ricevono molte agevolazioni e, in questa fase, trovano il mercato aperto. Lo stato del Brasile tassa pesantemente tutto ciò che non viene prodotto al suo interno ma che vi entra per la pura commercializzazione. Per questo intendiamo affiancare le aziende italiane che intendono aprire unità produttive in questo Paese».
sia anticostituzionale, in quanto ai coinvolti viene a mancare la capacità di lavoro, di concorrenza, e sono privati da ogni libertà commerciale». Perché una realtà come la Cesim si sente così coinvolta in tutto questo? «Abbiamo il dovere, professionale e morale, di aiutare tali persone a far valere i propri diritti. Ai politici, invece, resta il compito di aiutare l’economia generale, partendo proprio dalle banche dati. Le banche e le finanziarie agiscono in piena egemonia, ma se avvenissero delle modifiche atte a semplificare e velocizzare burocrazie e processi gestionali, il credito verÈ stato creato un rebbe concesso con maggior vero e proprio frequenza, a vantaggio di blocco allo sviluppo tutti. Come lo Stato ha dato di molte attività che sicurezza alle banche, queste devono garantirla alle non possono fare aziende. Proprio nei monulla per anni. menti di crisi sono chiamate Troviamo tutto ciò a sostenere l’economia». E questo lei non lo osanticostituzionale serva?
❝
❞
«Riscontriamo che non si fa altro che affossare le aziende. Le garanzie richieste sono esagerate. A questo punto sarebbe stato più logico, da parte dello Stato garantire un fondo per le imprese, scollegandole dal sistema bancario». I cartelli bancari, come lei nota, sospendono la concessione del credito provocando un rallentamento nella ripresa del sistema economico. Non sarebbe utile una moratoria? «È quello che noi auspichiamo, sul modello degli Stati Uniti. Gli americani possono contare su un periodo di assestamento dai pignoramenti e dalle esecuzioni, in modo tale da permettere un ritorno in circolo del credito bancario. Occorre però parlarne. Stiamo organizzando una trasmissione televisiva tematica in cui poter approfondire tutti i problemi, spesso rimasti irrisolti a causa dei tempi della nostra giustizia e dell’eccessiva burocrazia, affrontati dai nostri legali al fianco delle imprese clienti di Cesim». LAZIO 2010 • DOSSIER • 133
LA GESTIONE DEI DOCUMENTI
Dal cartaceo all’elettronico, la burocrazia si trasforma Esternalizzare, razionalizzare e semplificare. Questi i dettami primari per il sistema Italia, dalle imprese alle Pubbliche amministrazioni. Ne parla il presidente della Siaed, Aldo Sciamanna Aldo Mosca
ffidare in outsourcing i processi di business. Quasi un’utopia nei decenni passati. Una soluzione necessaria negli anni 2000. Non tutti, però, lo hanno ancora compreso. «In Italia su questo discorso siamo a metà strada. È evidente una maggiore consapevolezza sui punti di forza derivanti dalla scelta di esternalizzare alcuni processi o macro attività. È poco introdotta, però, la cultura dell’outsourcing completo, che consentirebbe alle aziende una maggiore concentrazione sul proprio core-bussiness». Questa l’opinione di Aldo Sciamanna, il presidente di Siaed, tra le aziende leader nell’ambito dell’outsourcing dei servizi di back-office principalmente per amministrazioni pubbliche e istituti bancari . «In particolare, le motivazioni che spingono le aziende a esternalizzare sono relative a un beneficio immediato, quello di ottenere una riduzione dei costi di gestione – interviene nuovamente Sciamanna . Il ricorso all’esternalizzazione permette all’azienda
A Aldo Sciamanna, presidente di Siaed Spa www.siaed.it
134 • DOSSIER • LAZIO 2010
di agire sulla struttura dei costi aziendali, diminuendo, ad esempio, l’incidenza dei costi fissi e aumentando quella dei costi variabili sul bilancio totale». E in questo contesto il nuovo obiettivo, essendo il nostro un Paese afflitto dal peso della burocrazia, è anzitutto quello della dematerializzazione documentale». In cosa consiste il vostro approccio relativo alla dematerializzazione dei documenti? «Nella trasformazione del documento cartaceo in un formato elettronico. Nella creazione, quindi, di strumenti che offrono la possibilità di ricercare e consultare il documento, originariamente cartaceo, direttamente sul proprio computer. Cerchiamo costantemente di trasferire ai nostri clienti questo nuovo approccio culturale. Il progetto è, di fatto, in costante divenire e crediamo che si potrà concludere solo quando non sarà più necessario archiviare alcun foglio di carta». Da questo quali vantaggi ne trarrebbe, in particolare, la Pubblica amministrazione? «Il tema della dematerializzazione e, più in generale, della gestione documentale nella Pa, è stato affrontato dal Ministero della Pubblica Amministrazione e dell’Innovazione, oltre che regolamentato dal Codice dell’Amministrazione Digitale. Mediante quest’ultimo vengono forniti gli indirizzi per il raggiungimento di un’amministrazione senza la carta, o con un utilizzo minimo della stessa. L’applicazione di tali indi-
Aldo Sciamanna
❝ rizzi comporterebbe una notevolissima riduzione dei costi per le fotocopie e per l’archiviazione delle pratiche, nonché un migliore utilizzo delle risorse umane, soprattutto in termini di immediatezza nelle risposte verso i cittadini e verso la stessa Pa». Parlando, invece, degli istituti bancari. Soprattutto quali servizi in outsourcing vi richiedono questi attori? «I nostri servizi rivolti al settore bancario sono principalmente connessi ad attività di back-office. Gli istituti di credito cercano, oggi, di concentrare le loro risorse su attività commerciali con l’obiettivo di sviluppare il loro business. Il back-office è solo a supporto del business e può essere affidato a un outsourcer di fiducia, capace di trattare con competenza e responsabilità qualsiasi pratica». La crisi ha danneggiato il vostro settore oppure ha fatto comprendere al tessuto produttivo i vantaggi dell’esternalizzazione? «Quello che posso affermare è che il tessuto produttivo italiano ha pienamente condiviso e compreso il valore strategico delle soluzioni proposte dalla nostra azienda, specialmente in un periodo di crisi. Siamo sempre riusciti a far comprendere come il momento congiunturale critico possa costituire un’ulteriore op-
L’idea è quella di ricorrere all’esternalizzazione spinti da un postulato: riconoscere nell’outsourcer un potenziale di miglioramento difficilmente raggiungibile in autonomia
❞
portunità, una maggiore spinta all’efficientamento dei processi e a una razionalizzazione a tutto tondo. Il pensiero è quello di ricorrere all’esternalizzazione spinti da un postulato: riconoscere nell’outsourcer un potenziale di miglioramento difficilmente raggiungibile in autonomia. Spesso il concetto di razionalizzazione è stato sinonimo di riduzione e tagli. Per Siaed razionalizzare ha significato ottimizzare per impiegare ciò che ha “risparmiato” nella produzione di un valore aggiunto». Quale bilancio può trarre dall’attività svoltasi nel 2010? «I nostri committenti sono particolarmente attenti al contenimento dei costi. Tradotto, per noi, significa dover garantire un’efficienza sempre più marcata. Questo atteggiamento ci ha ripagati con una performance assolutamente positiva. Con il know-how acquisito negli oltre trent’anni di presenza sul mercato e con la capacità di reingegnerizzare i processi, difendiamo il nostro core-bussiness e puntiamo a rafforzare la nostra crescita».
LAZIO 2010 • DOSSIER • 135
DISTRIBUZIONE ORGANIZZATA
La romanità “nel carrello” Il consorzio Gros copre un quinto del mercato della distribuzione organizzata nel Lazio. E si appresta ad aumentare il numero dei suoi supermercati. Un segnale di ripresa importante per l’economia locale, che punta alla valorizzazione delle produzioni agroalimentari regionali Paolo Lucchi
Nella pagina a fianco, una veduta esterna dell’Ara Pacis a Roma
136 • DOSSIER • LAZIO 2010
umentano le prospettive di sviluppo per il consorzio Gros, il Gruppo Romano Supermercati. Attualmente sono tredici le aziende socie, tutte romane. Una realtà che si è integrata e affermata capillarmente sul territorio della provincia capitolina e, in parte, di Frosinone. «Per il 2011 prevediamo l’apertura di altri cinque supermercati – dichiara il presidente del consorzio, Giorgio Trombetta -. Stiamo ipotizzando un fatturato lordo alle casse superiore ai 900 milioni di euro, in crescita di quasi 100 milioni rispetto ai dati del 2009». Numeri importanti per una realtà che conta attualmente 134 negozi che coprono un’area di vendita pari a circa 105mila metri quadrati. Molti i cambiamenti in serbo. A partire dal magazzino di distribuzione, ubicato in Via di Tor Tre Teste, che verrà a breve sostituito. Infatti, il gruppo si accinge a costruire un nuovo centro logistico nell’area del Centro Agroalimentare di Roma. «Il nuovo centro coprirà un’area di 42mila metri quadrati, con un’altezza utile di 15,10 metri – spiega Trombetta -. Il nuovo magazzino dovrebbe entrare in funzione nella seconda metà del’anno 2012. A partire da quel momento il Gros sarà disponibile ad acquisire nuovi soci insediati nelle province di Latina, Rieti, Viterbo e Frosinone». Si escludono, invece, altri nuovi soci a Roma, salvo considerare particolari casi. «Svilupperemo, eventualmente, anche l’attività di franchising nei confronti di nuovi affiliati». Fattore strategico sarà anche quello legato all’avvio di prodotti a marchio Gros. «I veri motivi del nostro successo – interviene nuovamente Trombetta -, sono da attribuirsi alla rapidità delle decisioni e alla presenza nei punti vendita di molti famigliari dei soci. Tutte persone con una profonda conoscenza del territorio e delle abitudini della clientela romana». Il Gros, attualmente, attraverso la mandataria Unes di Milano, partecipa alla centrale di acquisto Finiper Unes, a cui ha preso parte anche Sisa. «Questo consente di ottenere condizioni di
A
Il consorzio Gros
L’antica Roma ritrova la luce Molti gli eventi culturali promossi anche grazie alla sponsorizzazione del consorzio Gros. A partire dall’Ara Pacis. Nel 2010, grazie alla moderna tecnologia, è stato possibile illuminare il celebre altare di epoca augustea ridonandoli i suoi colori originali. Di sicuro impatto è stata anche l’iniziativa della Notte dei Musei, che nell’ultima edizione ha visto prendervi parte oltre 200mila visitatori. Grazie, invece, a Roma Nascosta, per dieci giorni è stato possibile visitare oltre 40 siti archeologici sotterranei, alcuni mai aperti al pubblico. Con Musei in Musica, invece, si sono trasformati in palcoscenici alcuni dei più importanti siti culturali della capitale. Un evento proposto con successo già dal 2008. www.cedigros.com
acquisto di particolare competitività». Un elemento importante per distinguersi su un mercato sempre più inflazionato. Vero è, secondo Giorgio Trombetta, che i punti di forza per un supermercato restano sempre quelli dell’assortimento e della qualità. «Gros ha conosciuto il suo sviluppo proponendo un assortimento di prodotti vastissimo, di molto superiore rispetto a buona parte della concorrenza. A distinguerci, inoltre, è una politica particolarmente attenta alla qualità del reparto freschi». Quest’ultimo, infatti, rappresenta una delle voci più incidenti sul fatturato. La ga-
❝
Stiamo spingendo sui prodotti di questa regione, in evidente coerenza con il progetto di “romanità” del gruppo
❞
stronomia, quindi, la fa ancora da padrone nella grande distribuzione. «Il Gros, grazie a un accordo con la Coldiretti del Lazio, sta spingendo in modo particolare i prodotti di questa regione, in evidente coerenza con il progetto di “romanità” del gruppo». Un concetto che si è sviluppato anche con gli accordi presi con Zètema, società del Comune di Roma. «Abbiamo stretto una partnership con Zètema attraverso Federlazio, cui il Gros è associato, rappresentando la categoria della Media Distribuzione per la nostra regione – specifica il presidente del gruppo -. Nell’anno in corso abbiamo sponsorizzato il Sistema Museale per il Comune di Roma e, per l’anno prossimo, stiamo studiando un nuovo programma ricco di iniziative». In pratica, il concetto di “romanità” cui fa riferimento Trombetta, si concretizza in un fortissimo contributo, da parte del consorzio, verso alcuni importanti eventi di carattere culturale atti a valorizzare il patrimonio artistico e storico della capitale. LAZIO 2010 • DOSSIER • 137
MERCATO ALIMENTARE
Dietro le quinte del supermercato In tempi di crisi calano anche i consumi alimentari. Ma le prospettive di vendita si rinnovano, grazie a servizi sempre più mirati a soddisfare le esigenze della piccola, media e grande distribuzione. Il punto di Massimo Gagliardi Eugenia Campo di Costa
Massimo Gagliardi, presidente della Pggs. Nella pagina accanto, Christian Gagliardi responsabile dell’outsourcing lavorazione carni www.pggs.it
138 • DOSSIER • LAZIO 2010
allestimento dei banchi vendita è un aspetto fondamentale nel mercato alimentare. Dalle piccole botteghe alla grande distribuzione, è importante che i prodotti vengano presentati in maniera organizzata, intelligente e anche visivamente accattivante. La Professional Group Global Service è una giovane realtà romana che in pochi anni ha saputo imporsi quale azienda leader nei settori della vendita, delle promozioni, delle produzioni e della comunicazione nell’ambito della piccola, media e grande distribuzione, lavorando nei più noti punti vendita del centro e del Nord Italia. «Ci occupiamo principalmente dell’outsourcing lavorazione delle carni – spiega il presidente Massimo Gagliardi –. Praticamente i punti vendita ci mettono a disposizione le loro attrezzature e i prodotti e noi lavoriamo le carni, le selezioniamo, le controlliamo fino alla messa in vendita, curando tutti i minimi particolari». Lavorare in ambito alimentare richiede non poche garanzie dal punto di vista igienico e qualitativo. «Assolutamente sì, e molte cooperative che oggi fanno questo tipo di servizio non sono aziende certificate. La Pggs è certificata Iso9001 e usa tutte le misure necessarie per rispondere ai requisiti qualitativi previsti. Inoltre l’azienda lavora con metodi che permettono di abbattere i costi di gestione incidendo solo il 5,5% sul costo del lavoro alle distribuzioni cui offre i servizi». Quali servizi offre nello specifico la Pggs? «L’outsourcing appunto, attraverso uno staff di tagliatori e preparatori, guidati da Christian Gagliardi, vero “artista” della carne, capace di rendere i piatti preparati un piacere per gli occhi oltre che per il palato. In particolare, il punto di forza dell’outsourcing dell’azienda è l’allestimento dei banchi di vendita con i vari tipi di confezioni. Ci occupiamo inoltre di merchandising, caricamento scaffali, allestimento dei banchi gastronomia. Il merchandising consiste fondamentalmente nella promozione dei prodotti verso la clientela. In questo senso, un nostro staff di collaboratori è in grado di fornire consulenza per la
L’
Massimo Gagliardi
gestione dello spazio espositivo all’interno dei punti vendita. Grazie alla professionalità dei nostri addetti al take away, diamo inoltre in grado di fornire nel settore agroalimentare un servizio altamente qualificato, capace di garantire ottimi risultati». A questi servizi, si affianca anche quello di vendita guidata con hostess e promoter selezionate. «Nei punti vendita del centro e nord Italia vengono create delle vere e proprie aree promozionali all’interno delle quali il cliente viene guidato all’acquisto dei prodotti da addetti alle vendite, hostess e promoter. Solo di recente, nelle nostre atti-
❝
I punti vendita mettono a disposizione le loro attrezzature e i prodotti e noi lavoriamo le carni, le selezioniamo, le controlliamo
❞
vità, abbiamo inserito le vendite guidate con “presentatore”. La nostra struttura è nelle condizioni di finalizzare qualsiasi tipo di progetto, curandolo nei minimi dettagli». Quali sono le esigenze più sentite da chi fa la spesa oggi? «Con la grande distribuzione si stanno perdendo nel tempo antichi mestieri, dal macellaio al salumiere, dal fornaio al pescivendolo. Oggi le persone, sia che facciano la spesa in una piccola bottega o nel supermercato, desiderano il contatto umano. Vogliono dialogare con qualcuno che sappia consigliarli per il meglio, fidarsi degli addetti alla vendita, e per poter soddisfare questa esigenza c’è bisogno di figure professionali e competenti in materia che purtroppo al giorno d’oggi scarseggiano. La Pggs vuole crearle e formarle». La crisi economica ha influito sul settore alimentare e sul vostro lavoro? «Anche l’industria alimentare oggi sta attraversando un momento di crisi che non riguarda il settore in sé e per sé, bensì il riflesso che ha la recessione sul potere di acquisto. Per tale motivo anche la nostra azienda risente in parte della crisi globale, ma riesce tuttavia a guardare verso nuovi orizzonti, mediante investimenti mirati a offrire nuovi servizi. Credo che un buon imprenditore debba essere in grado di studiare nuove iniziative di business e saper rinnovare la cultura aziendale insieme ai collaboratori». LAZIO 2010 • DOSSIER • 139
TURISMO
I
l progetto per il secondo polo turistico di Roma comprende 23 iniziative, che andranno a cogliere, puntando su cinque segmenti finora sottovalutati, flussi turistici nuovi. I cinque sottosistemi sono racchiusi in una delibera quadro della Giunta Alemanno, la prima nata sotto l’egida del nuovo ente speciale “Roma Capitale”, che non solo ha dato il via alle iniziative ma ha anche istituito un coordinamento permanente fra gli uffici e i dipartimenti coinvolti nella loro realizzazione. Il secondo polo sarà compreso in un’area di 27mila ettari, interessando le zone dell’Eur, di Ostia, Civitavecchia, Fiumicino, Appia Antica e Aurelia. Una piccola porzione di territorio, se immaginiamo che Roma ha un’estensione di 130mila ettari ed è la città più grande d’Europa. L’investimento previsto per la sua realizzazione è di 7 miliardi di euro, provenienti in prevalenza da privati. «Il secondo polo è un progetto infrastrutturale di cui si avvertiva l’esigenza, perché il concetto di turismo si è evoluto, pensa contemporaneo ma soprattutto viene declinato al plurale – illustra con convinzione il vicesindaco –. Il resto d’Europa l’ha già compreso da tempo, attrezzandosi e puntando alla creazione di un’offerta diversificata e competi-
142 • DOSSIER • LAZIO 2010
Il risveglio turistico della Capitale «Roma si mette in gioco per la prima volta e accanto ai secoli di storia, che la rendono comunque unica e inarrivabile, indossa un nuovo volto, per essere ancora più appetibile come metropoli moderna». Nelle parole del vicesindaco di Roma, Mauro Cutrufo, il senso del progetto che porterà alla nascita del secondo polo turistico della capitale Michela Evangelisti
tiva basata su diversi segmenti di turismo. Siamo i primi nel mondo per il turismo archeologico e religioso, ma intercettiamo con questo importante primato rispettivamente il 7% e l’8% dei turisti, lasciandone quindi fuori una fetta enorme, che invece sceglie la meta in base ad altre esigenze. Roma fino a pochi anni fa ha “sonnecchiato”, cullandosi sulla ricchezza della sua storia. Il risultato è stato quello di non riuscire a stare al passo con le altri capitali». Quali sono gli obiettivi strategici del piano? Come cambierà l’immagine di Roma? «Gli obiettivi del secondo polo sono semplici quanto ambiziosi. Declinando il turismo al plurale, abbiamo creato cinque sottosistemi, quello congressuale convegni-
stico fieristico, quello golfistico, quello dei parchi a tema e dei parchi verdi attrezzati e quello nautico diportistico crocieristico, puntando al raddoppio delle presenze tra il 2016 e il 2020. Da questo cambiamento l’immagine di Roma uscirà rafforzata e il futuro potrà convivere in modo armonioso con il suo glorioso passato, con il secondo polo turistico perfettamente complementare al primo, rappre-
Mauro Cutrufo, vicesindaco di Roma con delega al turismo
Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx Mauro Cutrufo
La Nuvola di Fuksas è candidata a diventare un simbolo della Roma del terzo millennio
sentato dal centro storico. Del resto già nel 2010 sono arrivati a Roma un milione di turisti in più rispetto al 2009, segno forte e tangibile di una ripresa conclamata. Il nostro intento è convincere il turista con valide proposte alternative ad allungare il periodo di permanenza nella capitale. Infine a Buenos Aires, nel luglio del 2013, si sceglierà la città che avrà l’onore di ospitare le Olimpiadi: il secondo polo turistico è propedeutico anche a questa candidatura. Tra progetti e opere infrastrutturali atte a supportarli, Roma sarà pronta alla sfida». Il turismo ludico-familiare è quello che maggiormente riesce a intercettare grandi fette di mercato: quanto il
secondo polo punterà su questo segmento? «Questo settore traina da solo l’intera industria turistica in molti Paesi e i parchi a tema sono tra quelli che hanno reagito meglio alla crisi internazionale: sono i numeri a certificarlo. Il secondo polo avrà al suo interno un sistema di parchi, tra i quali Cinecittà World, sull’immaginario cinematografico, e il parco a tema sull’impero romano. Il primo è già in fase di realizzazione e verrà ultimato nel 2012; sorgerà dove Dino De Laurentiis costruì i suoi studios negli anni 60 e il progetto creativo è stato affidato allo scenografo due volte premio Oscar Dante Ferretti. Chi meglio di lui è in grado di realizzare la perfetta
sintesi tra cinema, cultura e divertimento?». A che stadio di avanzamento sono i lavori? Sono già stati raggiunti dei primi traguardi? «Il 60% dei progetti del secondo polo turistico della capitale verrà consegnato presumibilmente fra la fine del 2012 e il 2013. Il primo segmento a essere ultimato sarà quello congressuale, con la consegna dell’acquario sotto il laghetto dell’Eur, della Nuvola di Fuksas e dei servizi a essi collegati (come il parcheggio, che servirà le due strutture ma sarà di supporto anche ai romani che utilizzano la metropolitana). A regime, il segmento convegnistico fieristico avrà a disposizione ben 26.000 posti, di cui 9.500 solo nella Nuvola, candidata a diventare un simbolo della Roma del terzo millennio. Altro segmento già in realizzazione è quello relativo al golf. Tutti sanno che i golfisti nel mondo sono 50 milioni e che sono parte di un turismo organizzato che si muove in base a logiche di offerta ben precise. Sostanzialmente ciò che chiedono sono campi da gioco messi a sistema fra loro. Tutto questo è stato possibile con la realizzazione del Golf LAZIO 2010 • DOSSIER • 143
TURISMO
Un segmento già in realizzazione è quello relativo al golf: i golfisti sono parte di un turismo organizzato che si muove in base a logiche di offerta ben precise
district, di concerto con la Fe-
derazione nazionale del Golf, e con la costruzione di un nuovo campo a 18 buche da collegare agli altri che già esistono sul nostro territorio». Come agirete per mettere in rete le nuove offerte turistiche e per promuoverle attraverso la comunicazione? «Stiamo conducendo un’importante strategia di marketing internazionale. Tutti gli sforzi compiuti fino a oggi hanno portato nel mondo l’immagine della Roma che verrà, che abbiamo già presentato ad Abu Dhabi, Doha, Londra, New York, Tokyo, Shanghai, Bruxelles, Lisbona. Roma poi dialoga già con i turisti che vengono a visitarla e le offerte della capitale sono in rete grazie a diversi strumenti: il sito del turismo, www.turismoroma.it, che “parla” ormai sei lingue; il numero 060608 dedicato al turismo; la card turistica Roma Pass, che dà diritto a una serie di promozioni e facilita-
144 • DOSSIER • LAZIO 2010
zioni. Ci sono poi i tourist angels, ragazzi che a bordo di segway si muovono nei luoghi più frequentati dai turisti e possono dare informazioni in sei lingue diverse. Anche i Pit, punti di informazione turistica, sono un valido supporto per i nostri visitatori e sono dislocati nei punti strategici della città. Tutto questo ci consente già di interagire con cinque milioni di turisti: l’obiettivo è arrivare a contattarne almeno sette milioni». Per reggere il nuovo flusso turistico previsto saranno necessarie infrastrutture efficienti. Sono in programma interventi di miglioramento in città? «È ovvio che un progetto ambizioso e complesso come quello del secondo polo turistico della città è supportato da tutta una serie di interventi infrastrutturali che lo renderanno parte integrante del tessuto urbano della capitale, attraverso uno schema di rete di trasporto multimodale su
ferro e su gomma. Sarà necessaria, come peraltro già previsto dal progetto, la valorizzazione e il potenziamento delle interconnessioni infrastrutturali viarie e ferroviarie». Secondo alcune stime queste iniziative, a regime, creeranno circa 100mila posti di lavoro. Di quali nuove figure e professionalità ci sarà bisogno per far funzionare il nuovo polo? «La realizzazione del secondo polo e la sua funzionalità a regime prevede la creazione di circa 100.000 occupati, ed è evidente che già le strutture in costruzione generano occupazione. Nasceranno nuove figure professionali, molte delle quali di altissima qualità: il segmento congressuale, ma anche quello nautico o quello legato all’intrattenimento dei parchi a tema, necessiteranno di personale altamente specializzato. Aumenterà conseguentemente la qualità dei servizi, della quale beneficeranno i cittadini e l’intera collettività».
Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx Riccardo Mancini
Al confine tra polo funzionale e opera d’arte
Vendere la capitale in un’offerta congressuale unica, grazie a una stretta sinergia con la Fiera di Roma. Questa la proposta di Riccardo Mancini, amministratore delegato di Eur Spa, in attesa che la Nuvola di Fuksas diventi realtà
L’
andamento del turismo congressuale a Roma negli ultimi mesi ha segnato una netta ripresa. È ottimista quindi Riccardo Mancini, che si prepara a trainare il polo dell’Eur, attraverso la Nuvola di Fuksas, un’offerta il più possibile completa e integrata e azioni di promozione ad ampio raggio, verso il mercato congressuale internazionale. «Grazie al nuovo centro congressi – spiega l’amministratore delegato di Eur Spa – Roma si inserirà all’interno dell’élite costituita dalle grandi capitali europee, tra Parigi, Vienna, Barcellona e Berlino». All’Eur spazi di notevole valore architettonico sono messi a disposizione delle aziende. Dal vostro osservatorio che bilancio potete fare dell’andamento del turismo congressuale in città? «Per quanto riguarda l’occupazione degli spazi di Eur Spa, dopo due anni di brillanti risultati (2008 +38% e 2009 +10% sul 2008), il primo semestre 2010 ha manifestato una leggera flessione dovuta agli effetti della crisi economica internazionale, mentre il
Michela Evangelisti
secondo semestre ha segnato un’importantissima crescita del fatturato». Quali sono oggi le richieste più frequenti che occorre soddisfare per essere maggiormente competitivi in questo segmento turistico? «Uno dei fattori più importanti è presentare un’offerta congressuale integrata e completa, con servizi d’eccellenza: location, catering professionale, allestimenti, capacità ricettiva e tutto quanto possa risultare utile all’organizzatore di un evento». Quali strategie di marketing utilizzate per mantenere alto l’appeal della vostra offerta? «Per prima cosa è fondamentale effettuare periodiche e approfondite analisi dei mercati di maggior appeal - parliamo del mercato asiatico e di quello mediorientale -, ponendo una particolare attenzione alla ripresa del mercato statunitense che, al momento, non è ancora ripartito. In base ai risultati ottenuti da queste analisi, è ne-
cessario ora più che mai essere costantemente presenti alle fiere internazionali e definire sinergie con le location più importanti, al fine di promuovere il proprio prodotto ed essere attivamente partecipi all’interno dei network di maggior rilevanza». In che maniera bisogna sfruttare e valorizzare
Riccardo Mancini, amministratore delegato Eur Spa
LAZIO 2010 • DOSSIER • 145
Foto Studio Moreno Maggi Photog
TURISMO
Il nuovo centro congressi sarà un’opera dallo straordinario valore architettonico, moderna e polifunzionale
l’aspetto della comunicazione e della messa in rete? «É necessario, d’accordo con le istituzioni locali e con i soggetti più importanti dell’industria congressuale romana, identificare un “brand Roma”, rispondente ai più elevati canoni di qualità ed eccellenza, che permetta di promuovere la destinazione sui mercati internazionali con maggior efficacia. Di qui nasce l’idea di una sinergia che vorremmo realizzare con la Fiera di Roma, per vendere la capitale in un’offerta congressuale unica, che tenga conto sia degli spazi congressuali della fiera che dei nostri spazi, i quali, con l’avvento del nuovo centro congressuale saranno in grado di catapultare Roma verso tutte le capitali europee, alle quali non ha nulla da invidiare». Quali saranno i punti di forza del nuovo centro congressi che sorgerà all’Eur e a 146 • DOSSIER • LAZIO 2010
quali modelli guarderà? «Il nuovo centro congressi sarà un’opera dallo straordinario valore architettonico, moderna e polifunzionale, in grado di rispondere alle più esigenti richieste del mercato congressuale internazionale; ho girato tutta Europa negli ultimi anni e centri congressi come il nostro non ne ho visti, perché quella che sorgerà all’Eur sarà una vera opera d’arte. La nuova struttura, affiancata da un modernissimo luxury hotel dotato dei maggiori comfort, si troverà all’interno di un territorio non solo caratterizzato da una tradizionale vocazione espositivo-congressuale, ma anche dotato di un sistema museale articolato e di strade dedicate allo shopping di lusso, e situato in una posizione strategicamente vicina al centro storico della città e non distante da aeroporti, stazione centrale e metropolitana».
Lavori di realizzazione della Nuvola dell’Eur, progettata dall’architetto Massimiliano Fuksas
Quanto è importante per incentivare il turismo l'adeguamento delle infrastrutture e dei trasporti? Di quali interventi avrebbe bisogno in questo senso la città di Roma? «É di fondamentale importanza il continuo adeguamento in termini di modernità e fruibilità delle infrastrutture, che concorrono in modo determinante al successo dell’offerta turistica. Il polo congressuale dell’Eur è già magnificamente servito: siamo a 30 metri da 3 fermate della metropolitana, a 20 km dall’aeroporto di Roma Fiumicino, a 60 km da Civitavecchia, a 17 km da Ciampino. Quello che ancora manca, e che riteniamo strategica, è una struttura di collegamento con il complesso della Fiera di Roma; speriamo, in sinergia con il Comune e gli enti locali, di riuscire a dar corso a questa operazione».
TURISMO
Roma più vivibile per turisti e cittadini I progetti legati alla creazione del secondo polo turistico sono utili e importanti, ma secondo Walter Pecoraro, presidente di Federalberghi Lazio, non bisogna perdere di vista la necessità di rendere Roma sempre più accogliente e di migliorare la qualità e la velocità degli spostamenti Michela Evangelisti
L
a nascita di un secondo polo turistico a Roma, che intercetti quei flussi fino a ora sottovalutati, sarà sicuramente un’utile spinta al rilancio del settore della ricettività nella capitale e nel Lazio. Ma Walter Pecoraro, pur lodando i progetti a gettata medio lunga del Comune e riconoscendone la funzione trainante, non può evitare di riportare l’attenzione su problemi presenti e ancora irrisolti. «I provvedimenti immediatamente necessari sono quelli strutturali in una città rallentata dal traffico, dove ogni spostamento è complicatissimo, la microcriminalità è abbastanza diffusa, c’è scarsa attenzione per il decoro urbano e il coacervo delle strutture amministrative contribuisce a congestionare ancora di più il centro – precisa il presidente di Federalberghi 148 • DOSSIER • LAZIO 2010
Lazio –. Sbloccare queste situazioni renderebbe la città più vivibile per i cittadini e, di conseguenza, anche più appetibile per i turisti». In particolare il piano prevede forti incentivi al turismo congressuale. Quali sono le vostre previsioni in merito? «Quello del nuovo polo congressuale è un altro progetto a lungo termine del quale siamo contenti: da anni cerchiamo di puntare su questo segmento, perché è un turismo aggiuntivo, che rischia di raddoppiare il numero dei visitatori. Per quanto riguarda la programmazione della Nuvola di Fuksas, stiamo insistendo con le amministrazioni affinché venga costituita da subito una convention bureau; i congressi con 4000 o 5000 persone si programmano con minimo tre anni di anticipo. Se aspettiamo che la Nuvola venga completata
78,93% CAMERE Le stanze occupate nel mese di ottobre negli alberghi di Roma
953 mila TURISTI Gli arrivi negli esercizi alberghieri di Roma nello stesso mese
prima di iniziare a venderla, ci porteremo dietro un gap di quattro anni». Qual è l’attuale stato di salute del comparto e quali strategie state seguendo? «Ci sono stati segnali di ripresa dal punto di vista dell’occupazione, ma il fatturato è ancora indietro. Alla crisi abbiamo reagito differenziando i mercati e abbattendo le tariffe per attrarre: i prezzi sono ancora molto bassi e grazie a questo abbiamo ricominciato a veder crescere le presenze. Certo non ci aiuta ad uscire dalla crisi la tassa di soggiorno che è stata imposta a Roma e che ricade completamente sulle spalle degli albergatori, categoria in Italia
Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx Walter Pecoraro
c
Se al turista che viene a visitare la Capitale proponessimo un pacchetto comodo e facile, è probabile che proseguirebbe il suo tour in regione
Sotto, Walter Pecoraro, presidente di Federalberghi Lazio
già poco favorita. Non possiamo contare su alcun credito agevolato, o avvalerci di scontistica di tipo industriale sulle forniture, e abbiamo un’Iva al 10%. Possiamo metter in campo tutte le migliori azioni di marketing, ma il prezzo rimane uno degli elementi principali al quale il cliente guarda: e quando solo di Iva hai un gap del 4/5%, tenere i prezzi bassi è dura». Quanto è importante per incentivare il turismo l'adeguamento delle infrastrutture? Di quali interventi avrebbe bisogno in questo senso il territorio? «Le infrastrutture per il turismo sono tutto e la loro inadeguatezza è una mancanza
che Roma e tutta l’Italia vivono drammaticamente. Siamo congestionati dal traffico su gomma, mentre la Spagna ha già attivato da più di dieci anni i treni veloci: sono l’ossatura sulla quale edificare tutte le azioni di marketing e
d
commercializzazione. Per andare da Roma a Rieti c’è solo la salaria, costruita ai tempi degli antichi romani; la strada Pontina, che porta a Latina, è la più pericolosa d’Europa. Ogni zona attorno a Roma si caratterizza per una sua peculiarità, il problema è arrivarci! Se al turista che viene a visitare la capitale proponessimo un pacchetto comodo e facile, è probabile che proseguirebbe il suo tour in regione». Fino a quale punto le strutture ricettive cittadine sono in grado di reggere, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo, l’aumento di flusso turistico previsto dai piani di sviluppo? «Il mercato si è sempre regolato e sempre si regolerà automaticamente. Nel momento in cui all’offerta turistica che c’è oggi, ampia e soddisfacente, il mercato chiedesse di più, l’adeguamento sarebbe immediato. Tra l’altro è evidente che nelle nuove iniziative è già previsto e contenuto un programma di sviluppo alberghiero. L’importante è che l’adeguamento sia graduale e attento, altrimenti si mettono in piedi delle cattedrali nel deserto che nel lungo periodo rischiano di non servire più a nulla». LAZIO 2010 • DOSSIER • 149
TURISMO
Definire il brand Italia L’Italia è un Paese meraviglioso ma, mette in guardia Melina Decaro, non possiamo pensare che si «venda da solo». Servono un’organizzazione efficiente della filiera turistica sul territorio, tante offerte quanti sono i segmenti della domanda, piani di marketing condivisi Michela Evangelisti
L’ Melina Decaro, direttore del master in Economia e marketing del turismo e comunicazione del territorio alla Luiss Guido Carli di Roma
industria turistica, che oggi rappresenta quasi il 10% del Pil nazionale - tra valore diretto, indiretto e indotto - ha l’assoluta necessità di rinnovare la propria capacità competitiva. A sostenerlo è un’esperta in materia, Melina Decaro, direttore del master in Economia e marketing del turismo e comunicazione del territorio alla Luiss Guido Carli di Roma. «La straordinaria peculiarità del turismo è quella di utilizzare materie prime uniche e irriproducibili rappresentate dal nostro territorio e dai suoi asset e dai frutti di questi asset, quali la creatività e la professionalità, che hanno garantito al made in Italy un primato mondiale – spiega –. La perdita di quote di mercato del nostro turismo è determinata da alcune motivazioni
150 • DOSSIER • LAZIO 2010
esogene ed endogene rispetto all’Italia, in primo luogo lo spostamento dei flussi turistici verso nuove destinazioni, dovuto alla crescita della competizione a livello mondiale e ai massicci investimenti nel settore che hanno interessato alcune aree geografiche». Quali sono dunque le migliori strategie di marketing territoriale da mettere in campo per aumentare l'appeal del settore? «Innanzitutto bisogna smetterla di pensare che sia sufficiente avere un “prodotto” unico al mondo, che si vende da solo. Oggi non è più così: occorre analizzare attentamente la domanda, segmentarla e poi strutturare l’offerta di conseguenza, ricordando che è necessario investire nella componente di servizio, che è quella che fa la differenza. Forse dovremmo rispolverare quelle competenze storiche di accoglienza che ci rendevano unici nell’immaginario dei viaggiatori di un tempo e in
contemporanea ottenere efficienza nelle organizzazioni della filiera sul territorio. La qualità è un imperativo categorico per tutti i soggetti coinvolti nel sistema, insieme all’innovazione; una qualità che deve avere un rapporto corretto e competitivo con il prezzo. Poi occorre che il mercato ci conosca, ci veda distinti dagli altri e apprezzi queste differenze tanto da venire in Italia. Insomma, la comunicazione e la promozione sono un fattore strategico, soprattutto per tutti quei mercati emergenti per i quali non possiamo contare sulla conoscenza consolidata del nostro patrimonio». Quali sono nel settore del
Melina Decaro
Il brand Italia ha bisogno di contare su un sistema Paese coerente, capace di generare valori nazionali che ne definiscano la qualità unica
turismo i modelli vincenti? «Senza allontanarci troppo, basta confrontarci con i nostri vicini, la Francia e la Spagna, dove il turismo rende decisamente di più. In questi Paesi, però, si è investito sul settore da molti anni e in modo massiccio, anche in termini di infrastrutture, punto nevralgico per l’attrazione di flussi internazionali. Inoltre sono stati messi in atto piani specifici, che hanno individuato priorità di sviluppo a livello nazionale e definito strumenti di governance in grado di coordinare, indirizzare e verificare la progressiva implementazione dei piani. Alla base delle strategie è stato definito un approccio di marketing condiviso che, senza
sacrificare differenze e peculiarità locali, ha individuato prodotti turistici e relative filiere produttive secondo logiche di integrazione verticale e orizzontale, obiettivi e risultati concreti da raggiungere, e che ha pianificato una strategia promozionale coordinata a livello internazionale per ottimizzare risorse e garantire la massima visibilità all’offerta nel suo insieme e nelle sue singole componenti. Inutile sottolineare che i piani vengono costantemente aggiornati». Cosa e quanto ancora bisogna fare per la promozione dell’immagine dell’Italia all’estero? «Siamo nell’era del brand: occorre intanto definire in
modo puntuale il brand Italia sul mercato globale del turismo (mondiale, europeo, domestico) e verificarne il posizionamento. Ci sarebbe molto da dire su questo tema. Focalizziamoci sull’estero: sappiamo oggi che il made in Italy è uno straordinario strumento di immagine, un valore aggiunto che parla di caratteristiche e di competenze distintive e uniche, di creatività, di cultura in senso generale e di cultura d’impresa in senso stretto. I prodotti italiani sono eccellenze non riproducibili, come il nostro patrimonio storico artistico e naturale, che però hanno il vantaggio, rispetto a quest’ultimo, di essere esportabili; LAZIO 2010 • DOSSIER • 151
TURISMO
Per un’industria turistica d’eccellenza occorre una formazione altrettanto eccellente su tutti i livelli, dall’esecutivo al manageriale
dunque possiamo considerarli
come precursori del turismo nel mondo e, laddove il mercato turistico verso il nostro Paese è forte, un importante fattore di co-marketing. Il brand Italia ha bisogno di contare su un sistema Paese coerente, capace di motivare e generare valori nazionali che ne definiscano la qualità unica e, di conseguenza, ne giustifichino il prezzo. In questo quadro la promozione del turismo va poi organizzata con una strategia unica e condivisa, coordinata a livello internazionale, ma diversificata a seconda dei paesi obiettivo. Infine anche gli eventi - dagli Expo alle Olimpiadi, dai grandi spettacoli ai concerti se correttamente gestiti, sono certamente uno degli stru-
152 • DOSSIER • LAZIO 2010
menti più forti di marketing territoriale». Quali sono le richieste più attuali dell’utenza alle quali rispondere? «Servizio, qualità e prezzo. Prodotti ricchi di appeal nelle proposte, personalizzabili, sempre nuovi, che rispondano alla logica di matrice prodotti/mercati. Non esiste “il prodotto”, ma tanti prodotti, quanti sono i segmenti di domanda. Un’impresa impossibile? Assolutamente no. Le risorse ci sono». Quali figure professionali mancano nel campo del turismo e sarebbero invece fondamentali per il rilancio? «Cominciamo dalla constatazione che il personale con istruzione superiore nell’industria turistica italiana è pari solo al 17% del totale, contro una percentuale pari circa al doppio dei nostri competitor. Quando si parla di servizio, di qualità, di innovazione, la risorsa umana è l’elemento strategico e la conoscenza il fattore critico di successo. Dunque, se si punta a un’industria turistica d’eccellenza occorre contare su una
formazione altrettanto eccellente per tutti i livelli, dall’esecutivo al manageriale. Una formazione però costantemente aggiornata nel modello, per garantire competenze allineate alle richieste del cliente e di conseguenza alle esigenze delle imprese, in costante e rapido cambiamento». Cosa rappresenta per la crescita del turismo italiano il piano strategico per Roma Capitale? «Già da due anni la Luiss ospita un evento promosso dal Comune di Roma nel corso del quale si discute, insieme a tutti gli attori del sistema pubblico e privato, del presente e del futuro della capitale come meta di turismo e delle ipotesi di sviluppo che mirano a valorizzare il suo millenario patrimonio storico-culturale. Certamente il piano del secondo polo turistico rappresenta una sfida fondamentale per tutto il turismo italiano: Roma potrebbe essere il laboratorio in cui sperimentare, con successo, quel modello di cambiamento e di innovazione a partire dalla governance che ho appena ipotizzato e descritto».
Prospettive nuove per la valorizzazione della cultura I numeri della fruizione della cultura sono in crescita. «È bastato fare promozione, sollecitare il pubblico e risvegliare il suo interesse, tramite competenze e strumenti nuovi che vengono dal mondo dell’impresa». Le riflessioni di Mario Resca Michela Evangelisti
154 • DOSSIER • LAZIO 2010
I
tagli imposti dalla recente manovra finanziaria gettano ombre sul futuro dell’arte e della cultura in Italia: è giusto allora chiederci se esistono strumenti alternativi ai finanziamenti statali per la valorizzazione e la conservazione dei beni culturali? La pista da seguire è quella di un’analisi delle opportunità ancora nascoste nel
legame tra cultura e impresa: diventa fondamentale capire quali condizioni frenano gli investimenti dei privati e quali potrebbero favorirne l’aumento, quali politiche territoriali istituzioni e imprenditoria privata potrebbero attuare in sinergia per gestire il governo dei beni culturali in una logica di sistema. Quanto spazio c’è in Italia
Mario Resca
Non è più pensabile che lo Stato paghi a pioggia tutti i costi della conservazione, della valorizzazione e della tutela dei beni culturali
Mario Resca, direttore generale per la valorizzazione del patrimonio culturale presso il ministero dei Beni culturali
per il finanziamento della cultura da parte della managerialità privata? «In Francia, Germania, Inghilterra e Stati Uniti i privati che finanziano la cultura e i beni culturali, che danno soldi per la conservazione e la manutenzione, che sponsorizzano mostre ed eventi, che contribuiscono alla diffusione della cultura, hanno enormi agevo-
lazioni fiscali. Il finanziamento da parte dei privati è, inoltre, un incentivo a una migliore gestione: affinché il finanziamento arrivi anche l’anno successivo bisogna rendere conto di quello che si è fatto, dimostrare che i fondo sono stati investiti bene. Si innesca dunque un circolo virtuoso. Non è più pensabile che lo Stato paghi a pioggia tutti i costi della
conservazione, della valorizzazione e della tutela dei beni culturali, come è accaduto in Italia finora, con il risultato di gravi inefficienze e di un patrimonio spesso trascurato vedi il caso di Pompei, del Colosseo e di tanti importanti musei che non hanno nemmeno il personale sufficiente per tenere aperte tutte le sale». In tempi come questi di particolari ristrettezze e nei quali c’è più che mai bisogno di ottimizzazione, quali figure servono nella gestione della cultura? Che valore aggiunto rappresentano personalità a carattere manageriale? «Valorizzare vuole soprattutto dire portare più persone a condividere le nostre bellezze e la nostra storia, questo da anni non avveniva perché continuavamo progressivamente a perdere visitatori. Poi è arrivato qualcuno - proveniente dal mondo della cultura d’impresa - che si è affiancato ai colleghi, e devo dire che i risultati di LAZIO 2010 • DOSSIER • 155
BENI CULTURALI
L’innesto della managerialità nella cultura d’impresa ha già dato risultati eccellenti in termini di aumento dei visitatori e di incassi
questo innesto sono eccellenti.
Per la prima volta, dopo anni di calo, il 2010 ha segnato un 14,4% di aumento medio dei visitatori nei primi nove mesi, e solo nel terzo trimestre l’aumento ha toccato il 18%, un record assoluto vista la recessione e la crisi. È bastato fare promozione, sollecitare il pubblico e risvegliare il suo interesse, tramite competenze nuove, con strumenti che vengono dalla cultura d’impresa. Abbiamo registrato anche un aumento dell’8% dell’incasso
156 • DOSSIER • LAZIO 2010
dei biglietti, come conseguenza di tante iniziative come la settimana della cultura, le aperture serali, le promozioni legate alle giornate di san Valentino e della festa della donna». Quanto le infrastrutture, la promozione e la comunicazione contano nella fruizione della cultura? «In un momento di difficoltà economica come quello che stiamo attraversando nuovi posti di lavoro possono arrivare soltanto dalla produzione di nuovi servizi: incentivare il turismo in Italia può dare un grosso slancio all’occupazione. Ma per arrivare a questo è necessario che si diffonda un’autentica cultura dell’accoglienza: la gente deve capire che il turismo è una risorsa importantissima.
Poi è fondamentale promuovere di più il nostro patrimonio, sia in Italia che all’estero. Un’ottima strategia consiste nell’esportare eventi che dimostrino la nostra potenza culturale, o creare delle strutture in grado di sollecitare costantemente la curiosità degli stranieri verso il nostro Paese: ad esempio apriremo in Cina un museo nazionale italiano. La Cina ha una popolazione di 1 miliardo 400 milioni di abitanti, che vanno invitati a viaggiare. Trasporti più efficienti, più cultura dell’accoglienza, più comunicazione interna ed esterna: questi sono i modi per rendere la cultura uno degli assi portanti in futuro per la creazione di reddito in Italia».
Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx Albino Ruberti
Roma pass: la chiave d’accesso alla città Gestire e promuovere la rete dei musei civici di Roma. Questa la mission di Zètema. L’amministratore delegato, Albino Ruberti, ci spiega che il merchandising sta diventando il nuovo orizzonte nei finanziamenti alla cultura Michela Evangelisti
F
In apertura, Albino Ruberti, amministratore delegato della società Zètema
ar sì che il sistema museale diventi sempre più un fattore di crescita non solo sociale, ma anche economica per la città. In questa direzione vanno le azioni di Zètema, società partecipata al 100% dal Comune di Roma, il cui core business consiste nella gestione di attività e servizi culturali e turistici, oltre che nell’organizzazione di eventi. E i risultati di un impegno costante e mirato non si sono fatti attendere. «Quest’anno, nonostante
la congiuntura economica difficile, stiamo viaggiando su un +18% di visitatori» commenta l’amministratore delegato di Zètema, Albino Ruberti. Qual è, nel vostro campo, il modello vincente e quali strategie utilizzate? «Zètema, come società strumentale dell’amministrazione comunale, gestisce il sistema dei musei civici - diciassette in tutto - attraverso un modello in global service. I servizi di cui ci occupiamo vanno da quelli primari - accoglienza,
sicurezza, biglietteria - alla comunicazione, all’organizzazione di mostre ed eventi. Le azioni in questo settore oggi, con la competitività presente sia su base nazionale che internazionale, devono puntare ad abbinare la valorizzazione delle collezioni permanenti con una programmazione di eventi di qualità e di momenti di contaminazione culturale, che avvicinino alla fruizione fasce sempre più ampie di pubblico. Stiamo lavorando con attenzione anche sulla differenziazione degli orari e sulle proposte studiate per i diversi target, in particolare per i ragazzi e gli anziani, che hanno più tempo libero». Il binomio turismo e cultura è da considerarsi punto di forza della strategia di marketing territoriale della Capitale. Qual è il contributo di Zètema su questo fronte? «Cerchiamo di tradurre nella pratica l’attenzione che l’am- LAZIO 2010 • DOSSIER • 157
BENI CULTURALI
Puntiamo non solo a promuovere il patrimonio della città ma anche a metterne in rete le offerte, sistematizzando i servizi informativi e di fruizione
ministrazione comunale ri-
In alto, servizi di accoglienza all’Ara Pacis
volge al turismo come fattore di crescita, puntando non solo a promuovere il patrimonio della città, ma anche a metterne in rete le offerte, sistematizzando e organizzando in maniera unitaria i servizi informativi e di fruizione. Un valido strumento in questo senso è Roma pass, la card dalla validità di tre giorni che consente l’accesso a tutti i musei − statali e comunali − e all’intero sistema di trasporto pubblico, fornendo anche strumenti di accompagnamento, come una piantina e un kit informativo. Nel 2010 la card ha registrato una crescita del 30% rispetto all’anno passato, e arriveremo a venderne oltre 500.000; viene utilizzata ormai da circa il 15% dei visitatori paganti di tutti i musei statali e comunali ed è
158 • DOSSIER • LAZIO 2010
lo strumento più competitivo tra le card europee in termini di rapporto qualità prezzo. Altra azione, voluta dall’amministrazione comunale e gestita da Zètema, è la creazione di un unico call center informativo plurilingue e di un sistema web che funzionano 365 giorni all’anno. Tra call center e web stiamo viaggiando su 1 milione e 200 mila contatti l’anno. A questi strumenti si aggiunge una rete di uffici informazione posti nei punti nodali della città, che, in sinergia con le associazioni di categoria, facilitano il turista e mettono a sistema l’intera offerta delle istituzioni e dei privati». Fino a qualche tempo fa in Italia la cultura snobbava l’aspetto del merchandising. Ora le cose stanno cambiando. Quali margini ci sono affinché possa diven-
tare un fondamentale strumento di sostegno economico alla cultura? «Non v’è dubbio che si registri molta più attenzione verso quei servizi commerciali adeguati a un museo moderno: una libreria ben fornita, una bella caffetteria, uno shop che valorizzi il design e la capacità artigianale italiani. Nell’ultimo anno e mezzo, attraverso l’incremento dei visitatori paganti, una leggera revisione dei prezzi dei biglietti e le attività commerciali, sono cresciute di oltre il 20% le entrate del sistema musei civici. Questo consente all’amministrazione pubblica un risparmio di risorse che possono essere destinate ad attività di conservazione, manutenzione e decoro, delle quali c’è molto bisogno».
GRAN PREMIO DI ROMA
Formula 1, traguardo ancora lontano Nonostante le polemiche, il promoter ed ex pilota Maurizio Flammini si dice certo di portare a casa la realizzazione del tracciato nel quartiere Eur. La prima edizione del Gran Premio si dovrebbe tenere ad agosto 2012 Riccardo Casini
P
In basso, Maurizio Flammini con il sindaco Alemanno; nella pagina a fianco, il progetto del tracciato
er arrivare sotto quella fatidica bandiera a scacchi in via Tre Fontane il percorso sembra ancora lungo, ben più degli oltre 4 chilometri e mezzo di tracciato previsti dal progetto. Il sogno di Maurizio Flammini, ex pilota e oggi presidente di Federlazio, di portare la Formula 1 nel quartiere Eur di Roma sta infatti procedendo tra proteste degli ambientalisti e veti di stampo politico: se Comune e Regione hanno garantito il loro pieno appoggio, proprio nei giorni scorsi Pd, Idv, Fli e Lega hanno presentato una risoluzione comune in Parlamento contro la realizzazione del circuito cittadino. Ma Flammini non vuole nemmeno sentir parlare di progetto a rischio. «Fin dall’inizio – spiega – abbiamo lavorato per creare la più
160 • DOSSIER • LAZIO 2010
alta convergenza politica verso un progetto che porterebbe enormi vantaggi, occupazionali e di immagine, alla città, oltre a una profonda riqualificazione del centro sportivo delle Tre Fontane, gioiello degli anni Sessanta ormai in pieno degrado. È stato molto amaro riscontrare alcune strumentalizzazioni, giunte da più parti, attraverso dichiarazioni che nascono dalla disinformazione e che risultano in taluni casi offensive. È facile fare politica dicendo “no”. Ma in effetti non abbiamo ancora ascoltato un “no” da un vero leader: le dichiarazioni negative arrivano tutte da coloro che, per avere uno spazio mediatico, approfittano di un argomento che consente di andare sulla ribalta». Allora quando potrebbe realisticamente vedere la luce il progetto? «Al momento è in atto un accordo di programma che coinvolge tutti i soggetti interessati. Il prossimo passo dell’iter per la realizzazione è l’approvazione del progetto per il Gran Premio di Formula 1 da parte dell’assemblea Capitolina, che dovrebbe avvenire entro fine dicembre. Una volta conclusa questa fase,
Roma Formula Futuro avrà l’autorizzazione a concludere il contratto definitivo con Bernie Ecclestone. La tempistica è già stata indicata nei dettagli per fare in modo che tutto sia pronto nel 2012. Se i tempi verranno rispettati, l’organizzazione sarà completa in ogni suo aspetto». In che periodo dell’anno si svolgerebbe il Gran Premio? «Il Gran Premio si correrà nella terza settimana di agosto, in modo tale da limitare al massimo gli effetti sul traffico e sugli abitanti del quartiere». Come risponde alle accuse di elevato impatto ambientale del progetto? «L'impatto ambientale sarà minimo. Anzi, da un punto di vista ambientale, l’Eur avrà numerosi benefici: i bellissimi parchi saranno delimitati da recinzioni stile Hyde Park, che saranno chiuse durante la notte con notevole aumento della sicurezza. Tutta l’organizzazione del Gran Premio, infine, sarà improntata al risparmio energetico e al bilanciamento della CO2 prodotta dai processi or-
Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx Maurizio Flammini
c
Abbiamo lavorato per creare la più alta convergenza politica verso un progetto che porterebbe enormi vantaggi alla città
ganizzativi, attraverso metodi certificati». La realizzazione del circuito non comporterà, come sostengono alcuni, un intervento “pesante” sul quartiere? «I lavori riguarderanno principalmente l’area delle Tre Fontane, che attualmente versa in uno stato di grave degrado. Il 60 percento degli impianti è stato demolito e i rimanenti sono totalmente degradati. Verranno migliorate le strade e la loro illuminazione. Il centro sportivo rinascerà totalmente e tutti i soggetti coinvolti (Federbasket, Federvolley, Federhockey, Rugby Roma, Comitato paralimpico, Federpattinaggio) avranno finalmente una struttura moderna e funzionale. Nella zona sarà realizzato anche un Museo del Motorsport, in corso di studio con il Museo delle Scienze e della Tecnica di Milano, che andrà ad arricchire i meravigliosi musei presenti nel pentagono. Abbiamo poi in programma con
il Comitato paralimpico la realizzazione di un Centro di ricerca per lo sviluppo di tecnologie per il Mobility Aid. Tutte le strutture che verranno realizzate saranno utilizzate per il Gran Premio di Formula 1 durante il periodo della gara, mentre per tutto il resto dell’anno saranno messe a disposizione dello sport e dei cittadini». In passato lei ha parlato di un business «da un miliardo di euro». Che tipo di indotto creerebbe questo evento in termini di richiamo turistico e di occupazione? «L'investimento fatto finora dal gruppo ammonta a ben 14 milioni di euro e corrisponde, se-
4.669 METRI
La lunghezza del tracciato nel quartiere Eur, percorribile in un tempo di 1’34’’ per 66 giri alla velocità media stimata di 177 km/h
mila OCCUPATI
La stima dei posti di lavoro creati quando il progetto Roma Formula Futuro sarà a regime
d
condo le più elementari regole di macroeconomia, a una ricaduta di 140 posti di lavoro permanenti, già oggi aldilà delle 26 persone che, tra dirigenti e impiegati, sono entrate a far parte dello staff che sta sviluppando il progetto. L’investimento totale, da parte di privati, sarà di oltre 200 milioni di euro, corrispondente quindi a ben 2mila posti di lavoro creati. Quando il programma Roma Formula Futuro – di cui la Formula 1 è il motore – sarà a regime, la ricaduta occupazionale sul territorio andrà ben oltre i 10mila posti di lavoro, come calcolato dall'Isae». Come si inserisce il progetto all’interno del Piano strategico di sviluppo della città di Roma voluto dal sindaco Alemanno? «Roma Formula Futuro si inserisce all’interno del progetto di valorizzazione dell’Eur come secondo polo turistico della metropoli e polo congressuale e fieristico di rilevanza internazionale. L’evento del Gran Premio contribuirà all’immagine del quartiere a livello internazionale e si inserirà all’interno della più ampia offerta di entertainment sulla quale sono impegnati Roma Capitale ed Eur Spa». LAZIO 2010 • DOSSIER • 161
Un network di porti per essere protagonisti Nonostante la crisi, i traffici a Civitavecchia sono in crescita. Fabio Ciani, presidente dell’Autorità portuale che comprende anche Fiumicino e Gaeta, illustra le priorità: «Servono collegamenti stradali e ferroviari» Riccardo Casini
Sotto, Fabio Ciani, presidente dell’Autorità portuale di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta. Sopra, una veduta aerea del porto di Civitavecchia
I
l turismo nautico e diportistico ricopre indubbiamente un ruolo rilevante nel Piano strategico di sviluppo della città di Roma, come dimostra tra le altre cose il progetto di metropolitana del mare, che dovrà collegare il nuovo molo di attracco a Ostia con le altre località del litorale. Un’attenzione che rende «orgoglioso» Fabio Ciani, presidente dell’Autorità portuale di Civitavecchia, Fiumicino e Gaeta. «Sin dal momento della mia nomina – spiega – mi sono prodigato ed esposto per promuovere un settore fondamentale per
162 • DOSSIER • LAZIO 2010
l’economia del nostro paese. Oggi il nostro network di tre porti, divenuto un modello organizzativo e gestionale adottato successivamente in altre regioni italiane, si presenta sui mercati internazionali del turismo e della logistica come leader grazie agli oltre due milioni di turisti crocieristi nel 2010». Ma qual è l’andamento del movimento passeggeri e merci nei tre porti laziali? «Nonostante la crisi economica internazionale, il porto di Civitavecchia sembra aver retto bene il contraccolpo e già dal 2009 i traffici sono risultati in crescita dopo un leggero calo registrato nel 2008. Lo scorso anno questa Autorità portuale ha fatto registrare un traffico complessivo nei tre porti pari a oltre 15,5
milioni di tonnellate di merci e 4,1 milioni di passeggeri, andamento positivo che si conferma anche nei primi 9 mesi del 2010. Il porto di Civitavecchia in particolare, dopo l’incremento dell’8% nel 2009, mostra nel periodo gennaio–settembre 2010 un ulteriore incremento del 19% del traffico complessivo di merci rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, e ciò nonostante una sensibile contrazione del traffico di prodotti petroliferi determinato dal fermo della torre petrolifera. Inoltre il traffico di rinfuse solide è aumentato di oltre il 100% nel 2010, ma sono in sensibile crescita anche il traffico di merci in contenitori (+43%) e quello di passeggeri (+5%)». Qual è invece la situazione
del crocierismo? «Nei primi pionieristici dieci anni da porto delle crociere, dal 1992 al 2003, Civitavecchia è passata da 55mila a 520mila turisti. Nel 2004 erano 730mila. Nel 2006 si è sfondato il muro del milione, e già allora fu un record per i porti italiani. Quest’anno si stabilirà un altro primato, impensabile solo pochissimo tempo fa: quello dei due milioni di turisti imbarcati, sbarcati e in transito con le sole navi da crociera». Quali politiche andrebbero promosse per incrementare i flussi passeggeri e merci? «Bisogna pensare a una riorganizzazione globale degli scali senza però snaturarli. A Civitavecchia, qualora ci fossero erogati i 150 milioni di
euro di fondi Cipe, potremmo avviare i lavori della nuova darsena traghetti e servizi che ci consentirà di aumentare il numero di navi roro generando un aumento di passeggeri e merci». Quale sarà il futuro di Fiumicino? «Il porto di Fiumicino rappresenterà un’importante occasione per lo sviluppo della portualità regionale, al servizio di Roma e del sistema Italia. Il nuovo scalo, infatti, consentirà di offrire nuovi spazi e punti di approdo anche per le navi da crociera, soprattutto quelle di dimensioni mediopiccole, che non troverebbero possibilità di accosto a Civitavecchia una volta superato il tetto dei 2 milioni 200mila turisti l’anno. Il nuovo porto godrà di tutti i vantaggi stra-
tegici di Civitavecchia, derivanti dalla posizione geografica, dall’assoluta vicinanza a Roma e dalla coesistenza con l’aeroporto internazionale “Leonardo da Vinci”. Potrà essere anche l’occasione per riscoprire l’importanza della navigabilità del Tevere, proponendo suggestivi itinerari che prevedano l’arrivo a Roma attraverso collegamenti fluviali e la scoperta delle bellezze di Ostia Antica. L’investimento necessario alla realizzazione del porto però è rilevante: si tratta di oltre 250 milioni di euro oggi difficilmente reperibili». Quali progetti riguardano Gaeta? «A settembre è stato fatto il punto sui lavori che si stanno realizzando e che prevedono l’escavo della zona antistante LAZIO 2010 • DOSSIER • 163
SISTEMA PORTUALE
la banchina di riva lato sud e la 24 ore su 24. Chiaramente Orte è fondamentale soprattestata del molo del porto commerciale, con il prolungamento di 310 metri della banchina Cicconardi e la realizzazione di una vasca di colmata sterrato per circa 85mila metri quadri che potrà garantire una maggiore occupazione grazie all’arrivo di nuovi traffici». Quali collegamenti infrastrutturali con le altre linee di comunicazione sono ancora necessari per migliorare il trasporto intermodale in regione? «La partita si giocherà sul fronte delle Autostrade del mare, che rappresentano il futuro della logistica. Il futuro è nel traffico merci ro-ro e nei servizi, oggi più che mai in grado di fare la differenza. Servono servizi commerciali e il nostro scalo è uno di quelli in grado di fornire assistenza
164 • DOSSIER • LAZIO 2010
sarà fondamentale offrire infrastrutture adeguate a far uscire dal nostro porto le merci, e qui mi riferisco alla ferrovia e alla trasversale Civitavecchia – Orte». Cosa è stato fatto in questo senso? «Ultimamente abbiamo sottoscritto un’importante e strategica convenzione per il progetto preliminare e definitivo relativo al ripristino di un collegamento ferroviario fra il porto di Civitavecchia e l'asse prioritario Ten-T in località Orte. Il costo complessivo del progetto è pari a 2 milioni di euro, di cui un milione cofinanziato dalla Commissione europea, 600mila dalla Regione Lazio e il restante suddiviso tra Autorità portuale e interporto di Orte. La riapertura della linea ferroviaria Civitavecchia –
tutto per rilanciare il traffico merci proveniente dal porto di Civitavecchia, in vista del progetto per la creazione della Piattaforma logistica del Centro Italia: un ruolo strategico che porterebbe benefici a tutto il territorio circostante e proietterebbe Civitavecchia a essere direttamente collegata con l'Adriatico e conseguentemente con il corridoio 5. Ma un’importanza strategica la riveste anche la trasversale stradale, per il cui completamento manca solo l’ultimo tratto di circa 20 km: dopo che il cantiere è stato riattivato, arrivando da Vetralla a Cinelli, è ora indispensabile reperire le risorse necessarie per il completamento definitivo dell’opera che consentirà il collegamento diretto tra il porto di Civitavecchia, la Tuscia, l’autostrada A1 e l’Adriatico».
MADE IN ITALY
L’eccellenza made in Italy in mostra all’Eur Anche l’Italia avrà finalmente un polo museale per quanto riguarda l’eccellenza produttiva nostrana. Massimo Arlechino spiega le attività e l’importanza di questo progetto che avrà sede all’Eur Nicolò Mulas Marcello
V
alorizzare il made in Italy e il design italiano attraverso un’ esposizione permanente che avrà sede nel Palazzo della Civiltà Italiana dell'Eur a Roma. È questa la strada intrapresa dalla fondazione Valore Italia. «Il made in Italy e il design – sostiene Massimo Arlechino presidente della Fondazione – sono un' espressione contemporanea dell’antica e sapiente civiltà italiana, fenomeni che ora occorre ben custodire, comprendere, e perpetrare». La fondazione Valore Ita-
166 • DOSSIER • LAZIO 2010
lia è stata istituita nel 2005 dal ministero delle Attività produttive. Quali sono in breve gli scopi che persegue? «La legge finanziaria 2004 conteneva la disposizione istitutiva dell'Esposizione permanente del made in Italy e del design italiano, da realizzarsi in collaborazione con Eur Spa. La Fondazione fu effettivamente costituita nel Settembre 2005 dall'allora Ministero delle Attività produttive con il compito di realizzare l'Esposizione e ha iniziato la sua attività nel 2006 lavorando al progetto prioritario, che tra breve inizierà a prendere forma. Nello stesso tempo, quale ente del Ministero dello Sviluppo economico, ha svolto per esso la funzione di laboratorio progettuale per temi e materie concernenti l'economia della creatività. La Fondazione ha dunque svolto attività di studio e ricerca sull'eccellenza produttiva italiana, di orga-
nizzazione di mostre, convegni e seminari sul tema del made in Italy, di supporto didattico a numerosi istituti di formazione universitari nell'ambito degli insegnamenti del design, di pubblicazione di volumi di approfondimento». I ministeri dello Sviluppo economico e dei Beni e attività culturali insieme a Eur Spa hanno quindi firmato l’accordo per la destinazione del “Colosseo quadrato” a “casa del made in Italy”. In cosa consiste questo progetto? «I due ministeri ed Eur hanno sottoscritto un accordo politico, accompagnato da una convenzione firmata anche dalla Fondazione, per la destinazione del Palazzo a due distinte iniziative quali la fruizione del patrimonio dei beni sonori e audiovisivi della Discoteca di Stato del ministero dei Beni culturali, che occuperà il trenta per cento dell’edificio, e la nostra Esposi-
A sinistra, Massimo Arlechino, presidente della Fondazione Valore Italia. In alto, il Palazzo della civiltà italiana dell’Eur; in basso, un progetto dell’interno dell’esposizione permanente
Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx Massimo Arlechino
zione permanente nel restante settanta. Con gli accordi sottoscritti, le parti, nello svolgimento delle rispettive attività, si impegnano per una gestione unitaria del Palazzo e per attività sinergiche, coerenti con il comune ruolo istituzionale. La nostra Esposizione permanente del made in Italy e del design italiano, nasce per rispondere a una curiosa anomalia. L'Italia, che ha visto celebrata in tutto il mondo la sua capacità di saper fare, il cosiddetto fenomeno del made in Italy, non ha fino a oggi individuato un luogo in cui si raccolgano le espressioni migliori della sua produzione di eccellenza, dove si studino e si raccontino le origini e le ragioni di sviluppo nel tempo di tale capacità, dove si offra alle imprese la possibilità di promozione delle proprie attività in un ambito istituzionale di prestigio, dove si faccia ricerca per individuare come il nostro
Noi per primi dobbiamo imparare a valorizzare l'intero humus umano nel quale affonda le proprie radici il nostro patrimonio culturale
potenziale creativo e produttivo possa essere conservato e si studi come riproporlo, rinnovato e adeguato sugli scenari futuri. Vorremmo che nel Colosseo quadrato trovasse casa un Beaubourg romano dedicato, piuttosto che all'arte, alla produzione e al design contemporanei, luogo vivo di incontro culturale e sociale, per le imprese e per i giovani. Tutto, quindi, tranne che un museo». Per quando è prevista l’inaugurazione? Nel 2011 Roma avrà un polo museale all’avanguardia nel mondo? «Eur consegnerà l’edificio nel corso del mese di dicembre, quindi entro l’anno. A partire da gennaio noi e il ministero dei Beni culturali comince-
remo le opere comuni di impiantistica, terminate le quali verranno realizzati i rispettivi allestimenti. Queste attività impegneranno tutto il 2011. Non è escluso, però, che si possa procedere per step successivi, in questo caso i tempi si accorcerebbero. La prego, non mi faccia impegnare sulle date prima che la Fondazione sia entrata nel Palazzo, porta pure male». Come si inserisce la Fondazione nel progetto del secondo polo turistico di Roma? «A inserirsi nel secondo polo turistico non sarà la Fondazione, semplice strumento operativo, ma la sua creatura: l'Esposizione Permanente del made in Italy e del design
LAZIO 2010 • DOSSIER • 167
MADE IN ITALY
A gennaio cominceremo le opere comuni di impiantistica, terminate le quali verranno realizzati i rispettivi allestimenti
italiano che avrà sede nel Pa- turale, ma l'intero contesto al- a quella "musealizzazione del lazzo della Civiltà Italiana dell'Eur. Il nostro inserimento nel progetto del Secondo Polo Turistico consiste nel contribuire, con il nostro progetto, alla riqualificazione di un edificio simbolo, il Palazzo della Civiltà Italiana, e di un quartiere, scrigno di tesori architettonici e modello antesignano nel mondo di urbanistica di qualità. Dobbiamo questo impegno alla società Eur e al sindaco Alemanno per tutta l'attenzione che hanno dimostrato verso la nostra attività». In Italia, il patrimonio culturale è già integrato nel territorio, a differenza di altri paesi in cui si “musealizza” la cultura. Cosa occorre per valorizzare al meglio l’economia della cultura e della creatività made in Italy? «Probabilmente è necessario avere una maggiore consapevolezza di questa nostra peculiarità, comprendendo che noi dobbiamo "musealizzare" non tanto il nostro patrimonio cul-
168 • DOSSIER • LAZIO 2010
l'interno del quale esso è custodito e tramandato. E' difficile trovare altrove, nel mondo, una tale quantità di sistemi locali nei quali arte, architettura, paesaggio, si fondono così intimamente con le tradizioni e la storia del territorio circostante. L'Italia è la somma di tutte queste eccellenze, e noi dovremmo imparare a capire che solo se esse continueranno a crescere insieme noi potremo continuare ad essere il Paese da tutti riconosciuto leader per la "creazione del bello". E noi stessi per primi dobbiamo imparare a valorizzare l'intero humus umano nel quale affonda le proprie radici il nostro patrimonio culturale». Il design e le tecnologie digitali possono secondo lei essere i cardini sui quali impostare un ripensamento dei modi con cui si fruiscono il territorio e i beni culturali? «Certo, e qui mi ricollego alla domanda che mi ha posto precedentemente. Design e nuove tecnologie possono contribuire
territorio" della quale parlavamo prima. Tra gli studi che la Fondazione ha recentemente condotto per conto del ministero dello Sviluppo economico, ve n'è uno specifico sulla nuova metodologia dell'experience design, che unendo i saperi di varie discipline (architettura, ingegneria, design, storia, storia dell'arte, tutela del paesaggio, gastronomia, ecc.) può consentire un re-design dei beni culturali per permettere al fruitore di viverli con un'esperienzialità che sia totalizzante, abbracciando tutto il sistema storico-territoriale-culturale che ha dato vita al bene culturale. La ricerca ha condotto alla realizzazione di un volume, nel quale analizziamo alcune buone pratiche che sono state sviluppate nel nostro Paese per consentire nuove modalità di fruizione di territori e/o di beni culturali che erano un po’ abbandonati a se stessi, facendoli diventare volano di sviluppo economico locale.
RIQUALIFICAZIONE
Le nuove linee guida del riassetto urbano Semplificazione e incentivazione alla formazione di programmi integrati tesi al riordino delle periferie e alla riqualificazione ambientale. Sono alcune delle novità del piano casa per il Lazio. Luciano Ciocchetti, assessore regionale all’Urbanistica, spiega cosa cambierà Nicolò Mulas Marcello
L’
approvazione dell’articolo 7 del piano casa denominato “Programmi integrati di riqualificazione urbana e ambientale”, che si sta discutendo in questi giorni in Giunta regionale, apporterà significativi cambiamenti all’iter burocratico, snellendo le pratiche e consentendo anche ai privati di presentare proposte di ambito su cui intervenire. Tramite la
170 • DOSSIER • LAZIO 2010
“sostituzione edilizia” si mira alla riqualificazione della fascia costiera e del patrimonio esistente. «Demolizione e ricostruzione – afferma Luciano Ciocchetti, assessore regionale all’urbanistica – si concretizzeranno nell’abbattimento della fascia costiera e nella ricostruzione all’interno, in aree non tutelate». Parliamo di riqualificazione delle periferie, quali sono i principali progetti
previsti dalla Regione in tutto il Lazio? «Stiamo creando gli strumenti normativi per accelerare il lavoro delle amministrazioni comunali per interventi di pianificazione e riqualificazione urbana e, in particolare, per il piano casa. Ne stiamo discutendo in Consiglio regionale e stiamo intervenendo a modificare la normativa dei cosiddetti “piani integrati”, che consente di avere strumenti più semplici e più agevoli per le amministrazioni comunali a vantaggio anche dei privati. Poi stiamo cercando di sostenere le amministrazioni comunali incentivandole a fare le perimetrazioni delle aree abusive in applicazione della legge regionale 28 del 1980. Proprio due settimane fa abbiamo approvato una delibera che finanzia per i prossimi 3 anni i Comuni di Aprilia, Palestrina, Nepi, Colle-
A sinistra Renata Polverini, presidente della Regione Lazio accanto a Luciano Ciocchetti, assessore regionale all’urbanistica
Xxxxxxx LucianoXxxxxxxxxxx Ciocchetti
Da sinistra, il porto di Fiumicino; accanto, workshop del progetto Millennium; sotto, una strada di Aprilia; nella pagina successiva, uno scorcio di Tor Bella Monaca
Stiamo intervenendo per modificare la normativa dei “piani integrati” in modo da avere strumenti più semplici e più agevoli
ferro, e Marino, per il recupero, la riqualificazione e la dotazione di infrastrutture di urbanizzazione primaria che consentono di recuperare zone dove lo spontaneismo degli ultimi anni ha portato un po’ di degrado». Lei ha affermato che «col
nuovo Piano casa c’è la possibilità procedere anche alla riqualificazione di zone come Torre Gaia, Tor Bella Monaca e tutti quei quartieri periferici troppo spesso dimenticati». In che modo avverrà questa riqualificazione? «L’articolo 7 della proposta di
legge attualmente in discussione in commissione Urbanistica agevola e incentiva programmi anche attraverso meccanismi di demolizione e ricostruzione (come per esempio il Comune di Roma vorrebbe fare per Tor Bella Monaca) ma che nello stesso
LAZIO 2010 • DOSSIER • 171
L'articolo 7 incentiva programmi anche attraverso meccanismi di demolizione e ricostruzione come per esempio il comune di Roma vorrebbe fare per Tor Bella Monaca
Nuovi modelli di trasformazione urbana tempo crea le procedure in-
centivanti e approvabili in tempi brevi. Normalmente per approvare una variante urbanistica occorrono parecchi anni, mentre adesso dalla delibera del Consiglio comunale di individuazione dell’ambito di intervento la Regione in 120 giorni approva il piano complessivamente. Vengono così abbattuti i tempi e i modi per consentire alle amministrazioni comunali di utilizzare il meccanismo dell’incentivazione di cubatura per realizzare edifici pubblici, case o opere pubbliche». Quali altre modifiche apportate dall’ articolo 7 si esplicheranno in concreto sul territorio?
172 • DOSSIER • LAZIO 2010
Centro storico da salvaguardare e interventi radicali per le periferie: le strategie per la città di Roma secondo Amedeo Schiattarella
120 GIORNI
Il lasso di tempo che, secondo le nuove norme, intercorrerà dall’ individuazione dell’ambito di intervento all’approvazione del piano in Regione
progettisti rappresentano la risorsa intellettuale in grado, con la cultura specialistica di cui sono portatori, di indicare le strategie, i metodi e le soluzioni per avviare un processo di riqualificazione. «La sfida che il nostro passato ci lancia è, infatti, quella di un altissimo livello qualitativo dei nostri tessuti urbani e sarebbe impossibile pensare di dare risposte adeguate senza far ricorso ai valori dell’architettura». Amedeo Schiattarella, presidente dell’Ordine degli architetti di Roma indica la necessità di ricorrere a professionisti del settore per scongiurare scelte sbagliate che potrebbero produrre effetti devastanti sul futuro della città. Quali i “nuovi modelli di trasformazione urbana” da applicare alla Capitale nei prossimi dieci anni? «Credo che nel caso di Roma si debba ricorrere a strategie fortemente diversificate. Abbiamo un centro storico
I
che va, naturalmente, salvaguardato e valorizzato nella sua dimensione culturale ma sopratutto sociale, senza trasformarlo in una grande scenografia teatrale. Abbiamo una fascia intermedia di città di grande qualità, nella quale si presentano diverse opportunità, quali quelle delle aree dismesse, o quelle che possono pervenire alla Amministrazione
Luciano Ciocchetti
«L’attuale normativa consente solo al Comune di presentare e definire proposte di ambito dove intervenire mentre adesso potranno farlo anche i privati, consorzi o cooperative. C’è comunque una procedura di garanzia e di pubblicità per presentare queste proposte». Per quanto riguarda l’area di Fiumicino? «Il meccanismo che stiamo studiando con l’amministrazione comunale di Fiumicino riguarda la soluzione di due
A sinistra, Amedeo Schiattarella, presidente dell’Ordine degli architetti di Roma
attraverso il decentramento demaniale che debbono essere colte per ovviare alle tante carenze che l’evoluzione della città contemporanea ha determinato. Abbiamo infine una periferia in cui manca un valore identitario, una qualità, sopratutto degli spazi pubblici, nella quale è necessario applicare metodologie sicuramente molto più radicali. In certi casi ritengo sia opportuno, se non necessario, ricorrere, come avviene in tutte le capitali del
grandi questioni, la prima è la presenza dei cantieri nautici sul Tevere, che sono sorti negli ultimi 50/60 anni in modo disomogeneo. Occorre fare una pianificazione con l’Amministrazione comunale che consenta di poterli localizzare vicino alla realizzazione del nuovo porto di Fiumicino e lì fare un’area destinata proprio alle attività nautiche. L’altro problema è quello di Passo della Sentinella che è un’area a rischio
idrogeologico e di esondazione del Tevere ogni anno. Parecchie centinaia di immobili abusivi costruiti in quell’area nel corso degli anni oggettivamente non possono più rimanere lì e quindi anche per questo stiamo studiando un progetto con il sindaco di Fiumicino su come intervenire utilizzando le delocalizzazioni grazie alla norma che stiamo per approvare all’interno del piano casa».
mondo, a politiche di demolizione e ricostruzione». È stata più volte sottolineata la necessità di una massiccia sburocratizzazione e semplificazione della pubblica amministrazione che per il vostro Ordine rappresenta uno dei problemi storici. Come lavorerete per la semplificazione? «È bene chiarire che semplificazione delle procedure non deve significare cancellazione delle regole ma solo
restituire efficienza e trasparenza agli atti amministrativi. Il nostro Ordine negli ultimi cinque anni ha lavorato alla definizione di un programma di gestione di tutte le pratiche edilizie che consentirebbe la presentazione online dei progetti e la verifica degli stessi in modo automatico. Questa procedura è stata già adottata dal Comune di Roma ed insieme alle altre categorie professionali abbiamo concluso i lavori di revisione del regolamento edilizio per rendere possibile la concreta applicazione del programma. Nella procedura all’Ordine verrà delegata una funzione di garanzia degli atti amministrativi». Come giudica il nuovo masterplan della nuova Tor Bella Monaca? «Come ho più volte dichiarato pubblicamente, giudico in modo positivo l’idea di applicare politiche di demolizione e ricostruzione per poter rifondare interi brani della nostra periferia. Quella proposta da Krier è una delle possibili modalità per intervenire, sostituendo l’edilizia intensiva con il ritorno ad un insediamento estensivo. Sarebbe interessante che sullo stesso tema potessero nascere concorsi di architettura per consentire un confronto più ampio possibile». RG
LAZIO 2010 • DOSSIER • 173
RIQUALIFICAZIONE
Nuovo approccio urbanistico per la Capitale «Occorre passare da una visione che considera la rigenerazione come un fenomeno edilizio a una concezione che considera tutto il contesto urbano, dei servizi e delle strutture». Marco Corsini espone i piani di intervento nel Comune di Roma Renata Gualtieri
R
ecuperare uno spazio attraverso un’operazione di demolizione e ricostruzione o di ristrutturazione e riqualificazione dell’esistente, limitandosi alla sola dimensione fisica dell’intervento, non significa necessariamente produrre dei miglioramenti di carattere sociale. Per molto tempo in Italia si è privilegiato un approccio meramente tecnicista che si limitava al solo recupero fisico dei luoghi, mentre in altre parti d’Europa si affermava la cosiddetta rigene-
174 • DOSSIER • LAZIO 2010
razione urbana, ossia una politica di intervento sul territorio dove accanto all’intervento di miglioramento fisico degli spazi si affianca il recupero sociale. Sebbene con ritardo, anche in Italia l’urbanistica ha finalmente abbracciato i principi della rigenerazione urbana con i cosiddetti programmi complessi, gli strumenti urbanistici più prossimi alla logica della rigenerazione urbana di stampo europeo. «Ci si è resi conto che la qualificazione degli spazi non è di per sé sufficiente per contrastare feno-
meni di marginalità e degrado di carattere sociale; questi interventi devono essere affiancati a politiche sociali di integrazione e di recupero perché innanzitutto sono le persone a qualificare i luoghi». Per Marco Corsini, assessore all’Urbanistica del Comune di Roma, quando si parla di riqualificare un’area o un ambito, non si può prescindere dal contesto sociale di riferimento. Come verrà ridisegnato il tessuto urbano nel cuore di Roma? «Abbiamo una serie di progetti che hanno a oggetto aree “nobili” della città, tutti tesi a una notevole riqualificazione del contesto urbano e architettonico. Per tutti, l’esempio più rilevante è dato dall’insieme di interventi tra loro coordinati relativi a piazza Augusto Imperatore e al sottopasso antistante l’Ara Pacis. Per la piazza siamo vicinissimi a mettere in gara il
In basso a sinistra, Marco Corsini, assessore all’Urbanistica del Comune di Roma
Marco Corsini
Il dialogo tra diversi linguaggi architettonici è una delle scommesse più affascinanti sotto il profilo culturale e che stimolano maggiormente il dibattito nella città
progetto del professor Cellini, vincitore di un concorso internazionale di progettazione svoltosi qualche anno fa (smentendo così anche le polemiche di chi accusa Roma di dare poco spazio ai concorsi) che mira a porre al centro di un’area liberata dalle auto e dal traffico l’eccezionale monumento augusteo, restituito alla sua centralità storica. Anche per il sottopasso siamo vicini ad andare in gara con un intervento in finanza di progetto, che consentirà di creare un’area verde di pregio completamente pedonale che si affaccerà su Tevere, ricreando quella continuità tra la città e il suo fiume per secoli, tratto caratteristico di Roma. Aggiungo la riqualificazione, con eliminazione dei deturpanti capolinea degli autobus, di piazza San Silvestro; la pedonalizzazione graduale
del “tridente” (via del Corso, via del Babuino e via di Ripetta) con forte recupero della qualità dei materiali; il recupero completo della terrazza del Pincio, compresa la loggia sottostante». Qual è il contenuto del piano strategico che rigenera la città a partire dalle aree dismesse? «Pur essendo Roma priva di un piano strategico vero e proprio, uno dei temi cui stiamo dando più attenzione è quello del recupero delle aree dismesse, quelle aree cioè che hanno perso la loro funzione originaria. Alcuni progetti li abbiamo ereditati e li stiamo portando a termine, come gli ex mercati generali riconvertiti in Città dei giovani con il progetto di Koolhaas e l’ex mattatoio. Altri progetti sono in via di impostazione, come l’ex Fiera di Roma,
la riconversione dell’air terminal di Ostiense che ospiterà Eatitaly, il recupero e la riconversione di 15 caserme e di aree militari che il ministero della Difesa ha deciso di dismettere attraverso un’operazione di alienazione e valorizzazione». Quali le attività che vedono attualmente impegnati i vostri uffici? «Stiamo svolgendo un’approfondita attività istruttoria finalizzata all’individuazione per ciascun immobile e area militare del mix funzionale più idoneo, tenendo conto delle condizioni fisiche dell’ambiente circostante, del contesto infrastrutturale, del tessuto economico e sociale, e non ultimo del linguaggio architettonico. L’Amministrazione sta, inoltre, lavorando sulla rifunzionalizzazione delle aree dismesse di sedime ferroviario e LAZIO 2010 • DOSSIER • 175
RIQUALIFICAZIONE
quelle degli ex depositi Atac. economico circostante per eviNell’ambito del progetto urbano “San Lorenzo, circonvallazione interna, vallo ferroviario”, verranno riconvertite e rifunzionalizzate le officine ferroviarie dello scalo Tuscolano e la rimessa Atac di piazza Ragusa. Recentemente, il Dipartimento Periferie ha pubblicato un bando ricognitivo per riqualificare e indirizzare anche l’iniziativa privata verso operazioni di recupero di fabbricati dismessi a uso residenziale, industriale o agricolo per l’housing sociale e gli spazi pubblici». Come si riuscirà a dare armonia alla crescita della città nuova dentro la città vecchia e trovare un equilibrio tra nuovi interventi e assetti preesistenti? «La città vecchia per la sua morfologia non è più modificabile nei confini, non si trasforma per estensione bensì al suo interno attraverso la riconversione di quelle sue parti che hanno perso la loro funzione originaria. L’insediamento delle nuove funzioni dovrà tenere conto del contesto socio-
176 • DOSSIER • LAZIO 2010
tare di produrre degli squilibri, mentre bisognerà individuare dei criteri di dialogo architettonico tra la nuova edificazione e l’edificato preesistente, cosa non facile soprattutto in una città come Roma caratterizzata da un forte sistema di vincoli e dove spesso si osteggia il linguaggio della contemporaneità. Il dialogo tra diversi linguaggi architettonici è una delle scommesse più affascinanti sotto il profilo culturale e che stimolano maggiormente il dibattito nella città. Io penso che il tema vada affrontato senza pregiudizi e senza tabù, anzi incoraggiando la contiguità tra il vecchio e il nuovo, in modo che il linguaggio architettonico contemporaneo possa lasciare una traccia di sé e consentire ai posteri una lettura di quello che è stato il nostro modo di esprimerci. Quello che oggi è storico è stato contemporaneo in un dato momento, e quello che oggi è contemporaneo sarà storico un domani. La cultura è tutto un continuum». Con quali progetti si può
creare davvero una città policentrica? «Il policentrismo introdotto dal nuovo piano regolatore, attraverso l’identificazione di 18 centralità urbane e metropolitane all’interno del territorio (concepite come nuovi centri vitali alternativi al centro storico) si è rivelata una scelta debole e, soprattutto, non ha espresso alcuna visione strategica per lo sviluppo del territorio. Per questo abbiamo avviato un’attività ricognitiva sulle centralità, finalizzata all’individuazione di funzioni di alto rango (selezionate sulla base dell’eccellenza e della competitività) da attribuire a ciascuna attraverso la riallocazione delle funzioni amministrative che occupano il centro, il decentramento di attività direzionali o l’insediamento di nuove funzioni. Ad esempio, nella zona Anagnina-Romanina l’Amministrazione ha deciso proprio il mese scorso di insediarvi “Fonopoli”, uno spazio culturale indipendente dedicato alla musica e allo spettacolo. Insieme al ripensamento funzionale stiamo affrontando il tema della sostenibilità economicofinanziaria di quel must indispensabile affinché le centralità possano assolvere la loro funzione: ossia la loro capacità di produrre quelle risorse necessarie affinché sia presente quella dotazione di infrastrutture senza le quali nessun agglomerato urbano può assicurare il grado atteso di qualità della vita».
RETE AEROPORTUALE
Aeroporti più grandi, efficienti, ben serviti e in rete
I
n Italia l’evoluzione del sistema aeroportuale è stata per lungo tempo connessa alle strategie e alle esigenze della compagnia di bandiera. Successivamente, le crescenti difficoltà di Alitalia e gli effetti della liberalizzazione del traffico aereo, realizzata in attuazione della normativa comunitaria, hanno determinato una proliferazione del numero di aeroporti, senza che si individuassero chiaramente le linee programmatiche idonee a ordinare in modo coerente lo sviluppo del sistema. «Basti pensare che la rete aeroportuale italiana è costituita da circa 100 aeroporti, di cui solo 47 registrano traf-
Qui sotto, l’onorevole Mario Valducci, presidente della commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni della Camera dei Deputati
180 • DOSSIER • LAZIO 2010
«L’Italia non ha bisogno di un maggior numero di aeroporti, ma di scali più grandi, più efficienti e meglio connesse». Le nuove sfide per la rete aeroportuale italiana emergono dall’attenta analisi dell’onorevole Mario Valducci Renata Gualtieri
fico commerciale con voli di linea. I primi 20 aeroporti coprono il 95% del traffico di passeggeri. Ancora più significativo è il fatto che soltanto 7 aeroporti hanno un volume di traffico superiore a 5 milioni di passeggeri l’anno (soglia di rilevanza comunitaria) e i primi 8 aeroporti (i 7 a rilevanza comunitaria più Ciampino) coprono circa il 70% del traffico passeggeri del Paese». L’onorevole Mario Valducci, presidente della commissione Trasporti, Poste e Telecomunicazioni della Camera dei Deputati indica quale è lo stato del sistema italiano. Quali le prospettive e i dettagli delle linee strategiche su cui lavorerà la Commissione che Lei presiede per lo sviluppo di un comparto così fondamentale per il nostro Paese? «Nei due anni e mezzo della mia presidenza abbiamo innanzitutto lavorato per una positiva soluzione della crisi
Alitalia con ottimi risultati visto che ormai da due anni il vettore non pesa più sulle tasche degli italiani. Poi abbiamo concluso un’indagine conoscitiva sul settore aeroportuale che ha visto ben 41 audizioni dei soggetti interessati, dalle compagnie aeree alle società di gestione aeroportuali alle istituzioni interessate. Dall’indagine è emerso un quadro frammentato del sistema aeroportuale italiano, che comporta, per un verso, l’utilizzo di ingenti risorse pubbliche per la realizzazione e la gestione di aeroporti con volumi di traffico ridotti e, dall’altro, per effetto della concorrenza tra gli scali, la difficoltà di sviluppare aeroporti su cui concentrare i voli a medio e lungo raggio. Pur avendo una dimensione economica paragonabile a quella di Germania, Francia e Gran Bretagna, l’Italia non ha aeroporti di dimensioni analoghe a quelle di Londra-Heathrow, di Parigi-Charles de
Mario Valducci
Gaulle, di Francoforte o di Madrid-Barajas e AmsterdamSchiphol. Insomma, il sistema aeroportuale italiano, nello stato in cui si trova oggi, non pare in grado di sostenere adeguatamente le future potenzialità di sviluppo del traffico aereo che, secondo stime conservative, ammonterà a circa 250 milioni di passeggeri nel 2030». Occorre una razionalizzazione della rete aeroportuale italiana? «L’interesse generale alla crescita del traffico aereo in Italia induce a individuare come obiettivo prioritario quello di utilizzare le risorse disponibili
non per creare nuovi aeroporti ma per ammodernare, ampliare e potenziare, in modo mirato, gli aeroporti che esistono e che già oggi rappresentano un asset significativo per l’intero Paese. Per raggiungere questo obiettivo è necessario, in primo luogo, ritrovare la capacità di elaborare una programmazione dello sviluppo della rete aeroportuale che risponda a finalità, interessi ed equilibri di carattere generale. Vi è, inoltre la difficoltà che deriva dalla frammentazione delle competenze a livello istituzionale. La competenza sugli aeroporti civili attribuita alle regioni dal titolo
V della Costituzione rende più complessa l’elaborazione di una programmazione a livello nazionale, mentre rischia di indebolire la resistenza alle pressioni “campanilistiche” che provengono dai singoli territori all’interno di ciascuna regione per avere il proprio aeroporto. Quanto agli aeroporti minori, la chiave per il rilancio è quella della specializzazione ad alto valore aggiunto: trasporto merci (approccio già adottato da qualche caso virtuoso nel Nord del Paese), traffico business (ad alto valore aggiunto), ultraleggero ed elicotteristica (volano del turismo locale)». C’è necessità di nuovi scali aeroportuali o occorre potenziare quelli già esistenti? «Il numero degli scali è assolutamente adeguato, tenendo anche conto della particolare conformazione dell’Italia. La vera sfida è di rendere efficienti e attrattivi quelli che già esistono. Dall’indagine conoscitiva che abbiamo concluso in commissione Trasporti è emerso con evidenza che occorre evitare di investire ingenti risorse pubbliche in strutture che non solo non sono in grado di garantire la propria sostenibilità sotto il profilo economico, ma rischiano anche di compromettere le prospettive di crescita degli altri aeroporti già operanti nella medesima area geografica, con l'effetto finale di ridurre la capacità di assorbimento del traffico aereo del Paese. L’Italia non ha bisogno di un maggior numero di aeroporti, ma di LAZIO 2010 • DOSSIER • 181
RETE AEROPORTUALE
Gli aeroporti, “le cattedrali del Terzo Millennio”, sono la vetrina del sistema Italia
scali più grandi, più efficienti e
meglio connessi, attraverso collegamenti intermodali con la rete ferroviaria e stradale, al territorio e al bacino di traffico di riferimento». È possibile coniugare la sostenibilità ambientale con la realizzazione delle grandi infrastrutture? «Certo, ma non possiamo dimenticare che sostenibilità ambientale ed economica sono rovesci della stessa medaglia. Dove non ci sono investimenti e sviluppo sostenibili, difficilmente ci sono risorse per tutelare l’ambiente nel tempo. Le tecnologie delle costruzioni (settore in cui l’industria romana è stata storicamente all’avanguardia nel mondo) forniscono oggi soluzioni impensabili solo pochi anni or sono. Certo è che il piano aeroportuale nazionale su cui sta lavorando il Ministero non potrà non tenerne conto nell’individuazione dei siti e la rilocalizzazione di quelli a maggior impatto. Nonché nell’individuazione di forme compensative per i territori che ospitano 182 • DOSSIER • LAZIO 2010
gli aeroporti in crescita, che fungono comunque da acceleratore sull’indotto delle economie locali». Esiste un esempio di mobilità efficiente nel sistema aeroportuale italiano? «Ci sono casi positivi che vanno analizzati ed interpretati come best practice, anche se soltanto 6 sono gli aeroporti che hanno un collegamento ferroviario diretto. È il caso dell’alta velocità ferroviaria che, da pochi mesi, arriva direttamente in aeroporto a Milano Malpensa. E la stessa Malpensa si sta riprendendo dopo la scelta di Fiumicino come hub da parte di Alitalia: i recenti dati di traffico del 2010, sebbene parziali, dimostrano un’inversione di tendenza rispetto agli ultimi due anni. È il caso di Palermo, al cui interno è stata realizzata una fermata ferroviaria interamente con fondi europei, che rende veloce il collegamento tra l’aeroporto, invero piuttosto lontano dalla città, e il centro del capoluogo siciliano. Infine c’è Pisa, l’aeroporto regionale europeo
con il terminal ferroviario più vicino all’aerostazione, circa 40 metri». Quali sono le criticità da eliminare e i punti di forza su cui puntare per garantire il ruolo dell’Aeroporto di Fiumicino come grande hub per l’Italia? «Intermodalità ferro/gomma/ porti e sviluppo sostenibile sono sfide che attendono Fiumicino e che sono affrontate nel Piano industriale. Occorre sottolineare che gli aeroporti, “le cattedrali del Terzo Millennio”, sono la porta di accesso per l’internazionalizzazione delle nostre piccole medie imprese, ma soprattutto la vetrina del Sistema Italia. Particolare attenzione dovrebbe essere riservata agli aspetti architettonici degli aeroporti in modo che consentano di trasformarli in tante “piccole Expo” in cui chi arriva e parte possa vedere, apprezzare (e quando possibile acquistare) le eccellenze che hanno reso famoso nel mondo lo stile di vita italiano: arte, moda, design ed enogastronomia».
MOBILITÀ
Contro il traffico una passeggiata sul Tevere Antonio Tamburrino, nominato coordinatore del piano strategico della mobilità sostenibile di Roma, illustra le linee guida del suo progetto: «Occorre una logica sistemica. Per il centro storico la soluzione è la metropolitana su gomma» Riccardo Casini
I
l piano strategico di sviluppo della città di Roma passa anche attraverso una nuova idea di mobilità. Un’idea che deve comportare un «cambiamento radicale», per non dire «una rivoluzione», come afferma Antonio Tamburrino, docente di Economia dei trasporti all’Università San Pio V di Roma e nominato dal sindaco Alemanno coordinatore dei membri esterni del Comitato di coordinamento della Commissione per il Piano strategico della mobilità sostenibile. «Prima di affrontare ogni studio – spiega – abbiamo cercato di quantificare il caos del traffico di Roma mettendola a confronto con le metropoli europee 184 • DOSSIER • LAZIO 2010
più avanzate nell’ora di punta, ovvero il mattino. A Roma solo il 27,5% si muove con mezzi pubblici, contro il 50-60% di città come Barcellona o Parigi e l’80% delle più virtuose, come Stoccolma. L’altra faccia della medaglia è che a Roma ci sono circa 800 auto per mille abitanti, mentre a Parigi sono meno di 400, ovvero la metà: nelle metropoli estere molta gente vive e lavora senza macchina, cosa da noi inconcepibile. Inoltre bisogna pensare che, mentre a Roma il numero medio di spostamenti giornalieri per abitante è di poco superiore a 2, altrove è quasi il doppio: questo significa che i romani si spostano poco e male. Siamo molto arretrati, lo dimostra anche l’alto numero di incidenti e intasamenti. Per questo credo che il Piano strategico debba introdurre cambiamenti radicali». Da dove è necessario par-
tire per decongestionare il traffico in entrata e uscita dalla città? «Nel mio studio intitolato “Il Tevere e i 5 anelli” ho delineato una nuova architettura funzionale, basata sul percorso del fiume e su nuove linee di comunicazione per creare una rete che si estenda a livello di area metropolitana, consentendo di evitare la circolazione in centro e favorendo uno spostamento più radiale. Oggi le due linee della metropolitana hanno un unico punto di incontro, la stazione Termini: bisogna invece evitare percorsi obbligati, costituendo una serie di “nodi” sul modello della rete Internet. È necessaria una logica sistemica, che eviti casi come quello dell’autostrada Roma-Latina,
Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx Antonio Tamburrino
I romani si spostano poco e male, sono arretrati. Per questo credo che il piano strategico debba introdurre cambiamenti radicali
un’opera per la quale sono stati sbloccati i fondi ma che arriverebbe solamente a Tor de Cenci portandovi un incremento di traffico automobilistico che poi non troverebbe sbocchi verso il centro città. O come il collegamento ferroviario da Napoli, che giunge a Termini senza tener conto che la maggior parte dei pendolari lavora all’Eur. Inutili anche nuovi parcheggi in centro, così come la proposta avanzata dagli industriali di un nuovo raccordo anulare più esterno, che aumenterebbe solamente il traffico su gomma». Da molti decenni si parla della cosiddetta “cura del ferro” come politica necessaria per il miglioramento della mobilità. Si tratta di una soluzione ancora valida?
«Si è trattato finora di un mito non concretizzato, avviato dal sindaco Rutelli nel 1993 in accordo con le Ferrovie dello Stato allora presiedute da Necci: l’accordo prevedeva che queste avrebbero gestito i trasporti comunali in cambio dell’impegno a risolvere il problema del traffico “chiudendo” a Nord l’anello ferroviario. Ma se anche si fosse concretizzato, questo intervento non avrebbe risolto il problema, dal momento che si tratta di un anello esterno, che non penetra cioè nel tessuto urbano, e non collegato alle altre linee ferroviarie». Nel centro storico come si conciliano invece le esigenze di sviluppo infrastrutturale con i vincoli legati al ritrovamento di beni archeologici?
«Parlare del centro storico significa parlare di Roma. In passato c’è stata una lunga riflessione sul ruolo che deve avere, e io stesso negli anni Ottanta ho presentato alcune proposte sulla sua pedonalizzazione e sulla costituzione del Parco dei fori e dell’Appia antica. Va detto che Roma ha avuto un ruolo nella storia anche per capacità di innovazione, creatività e sviluppo; non dominava solo grazie alle armi. Di tutto questo oggi però non c’è più traccia, i resti maestosi non ce ne parlano: le terme di Caracalla non ci dicono che sono stati i romani a inventare le terme, per farlo occorre rimetterle in funzione. Con un recupero funzionale di questo tipo sarebbe possibile mettere in piedi un tessuto urbanistico che diventerebbe un grande attrattore per la nuova industria delle idee, non calamitando più solamente il turista frettoloso. Per arrivare a questo occorre però eliminare il traffico e creare una città a misura d’uomo. Certo, non possiamo chiuderlo: serve un sistema di trasporti prevalentemente sotterraneo». Resta il problema dei beni archeologici. «Lo strato interessato è profondo circa 12 metri, e con le metropolitane attuali occorre
LAZIO 2010 • DOSSIER • 185
MOBILITÀ
bucarlo. Servono invece mezzi
di nuova generazione, leggeri, ad alta velocità e automatizzati: in questo modo è possibile aumentare la frequenza delle corse di tre volte, riducendo così anche la dimensione dei mezzi. La nuova metropolitana inoltre deve essere su gomma: i mezzi su ferro per lo scarso attrito richiedono una geometria della linea molto rigida, con curve larghe e pendenze lievi, mentre in questo modo è possibile avere un tracciato più addomesticabile, oltre che stazioni a una minore profondità. Più è profondo il tunnel, infatti, e più problemi ci saranno per risalire, con percorsi lunghi e opere impattanti: la metropolitana su gomma invece permette un salto di qualità, affidando la risalita ad ascensori che, rispetto alle scale mobili, occupano meno spazio e si inseriscono più facilmente nel tessuto urbano. Questo faciliterà ovviamente le cose anche in rapporto allo strato archeologico». La soluzione, insomma, 186 • DOSSIER • LAZIO 2010
Già nel 2012 Roma dovrà avere una serie di progetti molto credibili, non solo per la linea C della metro, altrimenti la sua candidatura alle Olimpiadi risulterà indebolita
risiede sotto terra. «Non solo. Nel mio piano c’è anche una linea tramviaria di superficie, a guida magnetica, che segua il percorso del Tevere costituendo un elemento di grande valore turistico e trasportistico. La “passeggiata Tiberina”, così l’ho chiamata, collegherebbe due nodi di trasporto pubblico su ferro come le stazioni Ostiense e di Tor di Quinto, e si snoderebbe sulle due sponde del Tevere, mettendo in comunicazione tutti gli assi di trasporto su ferro, dalle tre linee della metropolitana alla Roma-Lido. Il progetto ovviamente prevedrebbe il recupero e la riqualificazione del Tevere e delle aree circostanti, e coniugherebbe la soluzione del problema dei trasporti con una valorizzazione del centro storico».
Recentemente ha affermato che «sarà la metro C a far saltare la candidatura olimpica di Roma». Come è possibile evitarlo? «Questa tratta rischia di essere la più costosa e inutile del mondo, fermandosi probabilmente al Colosseo per la difficoltà di procedere con i lavori. In merito alle Olimpiadi, ero consulente di Palazzo Chigi quando Rutelli presentò la candidatura per l’edizione del 2004: allora la commissione tecnica del Cio esaminò la città nel 1996, otto anni prima. Alla fine vinse Atene, anche grazie al fatto di aver presentato non solo progetti, ma addirittura gli appalti per due nuove linee della metropolitana. Questo significa che già nel 2012 Roma dovrà avere una serie di progetti molto credibili, altrimenti la sua candidatura risulterà indebolita».
MOBILITÀ
Obiettivo zero emissioni L’assessore regionale all’Ambiente, Marco Mattei, crede nei progetti di mobilità sostenibile: «Auspico un polo unico con i ricercatori del Pomos a fianco dei professionisti del Polo idrogeno di Civitavecchia» Riccardo Casini
D
allo studio “Ville emission zéro” (VillemiZéro) effettuato un paio di anni fa nell’area dei Castelli romani al più recente “Ventotene isola emissioni zero”, gli esperimenti di mobilità sostenibile non sono certamente una novità per il territorio del Lazio. Con il Piano strategico voluto a Roma dal sindaco Alemanno, poi, si aggiungerà a breve un altro tassello. In tutti questi casi si parla, però, di una mobilità che vada oltre modelli già testati e per certi versi superati - targhe alterne e centri storici chiusi alle auto - in favore di soluzioni innovative, come spiega l’assessore regionale all’Ambiente e sviluppo sostenibile, Marco Mattei. «L’impegno che mettiamo sul fronte della mobilità ci porta a confidare in una forte collaborazione tra gli enti di ricerca e le imprese che producono i veicoli a zero emissioni e che investono su questo fronte. In tal senso, sono in atto progetti e iniziative con il dipar188 • DOSSIER • LAZIO 2010
timento di Ingegneria dell’Università La Sapienza, con l’Università di Tor Vergata e i centri di ricerca Cnr, Enea, Cirps, il Polo idrogeno di Civitavecchia e Pomos. E oggi, grazie al Programma operativo regionale del Fondo europeo di sviluppo regionale (Por Fesr) per le annualità 2007/2013 sulla mobilità sostenibile, siamo in fase di riformulazione dei progetti». Su cosa concentrerete le vostre attenzioni? «Punteremo su finanziamenti a pubblici e privati che inve-
stano su emissioni ridotte di Co2 e sulle cosiddette energie pulite quali elettrico, idrogeno e metano. Nondimeno, nel periodo breve, anche su metano e gpl, magari introducendo un finanziamento ad hoc per chi compra un nuovo veicolo a basso impatto o riconverte a metano e gpl veicoli usati». Come valuta al termine della prima fase l’esperimento di “isola a zero emissioni” attuato a Ventotene? «Ottimamente, data la valenza che ha il fatto di speri-
Sopra, Marco Mattei, assessore regionale all’Ambiente e sviluppo sostenibile
XxxxxxxMarco Xxxxxxxxxxx Mattei
mentare su una piccola isola un sistema completo di mobilità sostenibile costituito da una flotta di veicoli elettrici, da un’infrastruttura di ricarica e da un sistema telematico di controllo della flotta». Potrà essere attuato in pianta stabile? Potrà essere replicato in altri contesti? «Ventotene è diventato una sorta di format replicabile, ovviamente con i dovuti studi e le dovute modifiche, anche in altri territori. Per ora Ventotene è un modello apprezzabile: infatti, oltre al suo valore simbolico, l’isola assume in sé le caratteristiche di territorio di alto pregio in quanto è sia parco terrestre che marino. E dove meglio che a Ventotene poteva avere luogo una sperimentazione
c
Punteremo su finanziamenti a pubblici e privati che investano su emissioni ridotte di Co2 e sulle cosiddette energie pulite quali elettrico, idrogeno e metano
d
così significativa? Siamo convinti che nei centri storici di molti paesi della nostra Regione possa essere adottato un modello simile, fatte ovviamente le dovute azioni correttive che tengano conto delle differenti peculiarità del territorio scelto». Qual è il contributo fornito da Pomos, il Polo per la mobilità sostenibile nato nel 2007? Quale potrà essere il suo ruolo in futuro? «Si tratta senza dubbio di un contributo importante. Non dimentichiamo che il progetto “Ventotene isola emissioni zero” è stato selezionato per l’Expo di Shangai 2010 quale esempio di eccellenza italiana e nello specifico della Regione Lazio. Ed è per questo che reputo necessario che la Regione si impegni a creare un polo centralizzato per la mobilità sostenibile e contestualmente una cabina di regia che si occupi del coordinamento delle attività». Quali caratteristiche dovrà avere questo polo? «Auspico un polo unico che veda i ricercatori del Pomos e i professionisti del Polo idrogeno di Civitavecchia lavorare insieme su un’unica piattaforma digitale Edp. Speriamo che in un momento di difficoltà come quello attuale l’impegno degli enti locali e delle Regioni sia dirottato verso un modello di gestione diverso, a vantaggio dello sviluppo e della ricerca. E, nello specifico, nel campo della mobilità sostenibile dove i vantaggi sono certamente immediati». LAZIO 2010 • DOSSIER • 189
IMPRENDITORI DELL’ANNO
Progetti di “globalizzazione” Romina Boldrini sottolinea le peculiarità culturali, ancor prima che economiche, di Bonifica Spa. Illustrando le ambizioni sempre più internazionali dell’affermato gruppo di ingegneria italiano, oggi protagonista anche in Asia e Medio Oriente Paolo Lucchi
alla progettazione e direzione dell’Alta Velocità allo studio dei lavori resisi necessari per salvare la Torre di Pisa dal crollo, fino allo studio di progettazione per il Ponte sullo Stretto di Messina. Dal 1961 a oggi il gruppo Bonifica è stato senz’altro centrale nell’evoluzione dei grandi interventi ingegneristici della storia del nostro Paese. È limitativo, però, confinare il fulcro di questo noto gruppo imprenditoriale all’Italia. È infatti globale
D
190 • DOSSIER • LAZIO 2010
l’anima di questa società per azioni. Il suo tratto lo si ritrova su alcune autostrade indiane, sulle pericolose vie di comunicazione in Pakistan, sul porto di Banderabas in Iran. «I nostri interlocutori principali sono, oramai, gli organismi pubblici, siano essi governi o banche di investimento – spiega Romina Boldrini, l’amministratore delegato -. Lavoriamo, in alcuni casi, a fianco di imprese giapponesi, malesi, indiane, oltre che italiane». Il gruppo ha toccato quota 30 milioni di euro relativamente
al fatturato annuo, sviluppato esclusivamente nel settore dell’ingegneria. «Non credo, però, che siano le cifre il vero valore di questa azienda – interviene nuovamente la Boldrini -. Nella nostra struttura hanno trovato un punto di incontro centinaia di persone di diversa razza e religione. Si lavora insieme, le differenze non sono mai state un ostacolo ma, diversamente, uno spunto per la crescita. I nostri colleghi, in giro per il mondo, ci ricordano ogni giorno l’importanza del lavoro, e il rispetto che gli si deve portare. Operando
Sotto, il consiglio di amministrazione di Renardet sa, società di diritto svizzero, controllata al 100% da Bonifica Spa. Da sinistra, il presidente Davidoff Alexander, l’Ad Romina Boldrini, l’avvocato A. Pierre Fortin e il responsabile estero, dottor Luigi Dell’Agli www.bonifica.it
Romina Boldrini
❝
Siamo in continua evoluzione organizzativa per cercare di rispondere al meglio alle continue oscillazioni e problematiche presentate dal nostro mercato di riferimento
in parti del pianeta che non sono ancora giunte al nostro livello di benessere, abbiamo la fortuna di ricevere dai nostri colleghi il ricordo di quali sono i valori più importanti, anche sul lavoro». Oltre alla sede romana, il gruppo vanta anche uffici a Manila, nella Filippine, ad Addis Abeba, in Etiopia, e a Muscat, nel Sultanato dell’Oman. Romina Boldrini trae un bilancio sull’ultimo anno della società. Possiamo considerare il 2010 come un anno positivo per il gruppo? «Il 2010 si chiude in maniera soddisfacente, sia dal punto di vista del fatturato che come
bilancio complessivo dell’attività. Naturalmente siamo in continua evoluzione organizzativa, proprio per cercare di rispondere al meglio alle continue oscillazioni e problematiche presentate dal nostro mercato di riferimento. Il 2011 si presenta come un anno complicato per il mercato europeo e promettente per il quello medio orientale e asiatico. Siamo comunque molto allenati ad affrontare le difficoltà, forse molto più di altri nostri competitor, e abbiamo già da tempo pianificato strategie necessarie per affrontare i diversi scenari di crisi».
❞
Il vostro è un gruppo che rappresenta, in pieno, il significato della globalizzazione, intesa non tanto in termini economici, quanto culturali. Quali sono, soprattutto, i vantaggi che derivano dalla vostra compagine societaria? «Il nostro è un gruppo rappresentato da persone di diversa nazionalità, cultura, credo religioso, che convivono in una medesima realtà con un medesimo scopo. Non ci poniamo mai il problema della diversità tra noi, se non nel limite delle peculiarità proprie relative al carattere di ciascun individuo. Questa na- ›› LAZIO 2010 • DOSSIER • 191
IMPRENDITORI DELL’ANNO
››
turale convivenza ha permesso, e permette, di pianificare continuamente il nostro sviluppo economico in diverse parti del mondo, sapendo di contare su persone che hanno esperienza e conoscenza dei luoghi in cui andiamo a lavorare, e che possono aiutare a individuare le professionalità più adeguate da spendere in ogni area». Non può, però, essere così semplice. Incontrerete degli ostacoli. «Non parlerei di veri e propri ostacoli. È vero che a volte i limiti culturali si presentano in modo inaspettato e improvviso. L’importante è rendersene conto. L’ostacolo maggiore consta nel dialogare.
Non sto parlando di una questione linguistica, ma di un problema comune in tutto il mondo, cioè far comprendere attraverso le parole il proprio pensiero, la propria idea od opinione. Questo è l’ostacolo più difficile da superare, perché chi ti ascolta, ovviamente, deve interpretare le tue parole. Pertanto l’aspetto sul quale continuamente lavoriamo all’interno del nostro gruppo è la comunicazione». Quali i valori della cultura d’impresa italiana che, iniettati in contesti stranieri, hanno dato i frutti migliori? «È molto semplice. Sono la fantasia, la serietà, la caparbietà e la capacità di far sentire le persone protagoniste di un
progetto comune. Non da ultimo la simpatia. Io dico sempre che noi forse siamo il popolo migliore del mondo, con una capacità di sopravvivenza a ogni situazione che non ha eguali. E questo è apprezzato e amato all’estero». Esistono, al contempo, modelli culturali stranieri particolarmente interessanti, da prendere come esempio? «Non ho mai preso un modello culturale straniero come esempio. Posso però dire che ho ammirato caratteristiche culturali di alcuni popoli. Sia in Asia che in Medio Oriente ho avuto modo di provare l’amore, la stima, l’orgoglio che questi popoli dimostrano per la propria nazione, per la
Ingegneri nel Mondo «Bonifica, quando era di proprietà dell’Iri, ha costruito una parte della storia d’Italia, ma ha anche influito fortemente in diverse aree del mondo» ricorda Romina Boldrini. Basti rammentare il ruolo avuto dalla società in Mozambico, in Egitto, o l’importante studio realizzato per la salvaguardia del lago Ciad. Oggi Bonifica opera nel settore infrastrutturale nel Maghreb, in Africa, in Medio Oriente, in Centro e nel Sud Est Asiatico. «Lavoriamo anche nello Yemen, in Pakistan, in Afghanistan, in Uzbekistan e Papua New Guinea – interviene nuovamente la Boldrini -. Sottolineo queste aree per evidenziare la nostra capacità di operare in zone difficili, ove una normale struttura non potrebbe lavorare. Per concludere posso affermare , a nome mio e di tutto lo staff, che dal punto di vista prettamente imprenditoriale il Gruppo Bonifica è una bella realtà ma, dal punto di vista umano è uno spaccato di mondo , una grande famiglia o una piccola società umana». Nelle foto, da sinistra, gli staff manageriali e gestionali delle sedi di Addis Abeba (Etiopia), Muscat (Oman), Manila (Filippine)
192 • DOSSIER • LAZIO 2010
Romina Boldrini
❝
La vera forza di un’azienda è rappresentata dal capitale umano, dalla coesione del gruppo manageriale, dalla visione comune e dalla condivisione di un progetto
propria cultura, per la propria terra. Non ho mai sentito uno di loro criticare con altri il proprio Paese, non li ho mai sentiti elemosinare nulla. Noi italiani, invece, siamo purtroppo i primi a criticare il nostro Paese, autorizzando così chiunque altro a farlo, anche in modo irrispettoso». Lei ha sottolineato come, la società contemporanea, si focalizzi eccessivamente più sull’apparire che sui contenuti. Nel mondo dell’ingegneria e delle grandi opere questa tendenza come si riflette? «Ciò che osservo è che, ad oggi, la qualità delle prestazioni che un’azienda offre rispetto a un’altra non fa la differenza. Ci si ferma ad analizzare i numeri, le percentuali, la lobby, purtroppo a discapito della qualità. Personalmente credo, invece, che la vera forza di un’azienda
❞
sia rappresentata dal proprio capitale umano, dalla coesione del proprio gruppo manageriale, dalla visione comune e dalla condivisione di un progetto». La vostra attività comporta un continuo rapportarsi con il mondo finanziario. La crisi come ha influito su questo binomio? «Devo dire che l’impressione che ho ricevuto dal mondo finanziario è estremamente preoccupante. Siamo passati da un atteggiamento assolutamente permissivo e a larghe maglie, che ha portato alla concessione di credito anche a favore di soggetti forse non troppo meritevoli, a un atteggiamento assolutamente di chiusura. La crisi finanziaria mondiale, l’applicazione delle regole di Basilea 2 e, oggi, la predisposizione di Basilea 3, hanno reso complicato il col-
laborare con gli istituti bancari. Questi dovrebbero porsi come veri e propri fornitori e consulenti, in un rapporto di collaborazione che possa agevolare le aziende stesse a organizzarsi e strutturarsi per essere ritenute meritevoli di credito. Se non si concede credito, le aziende muoiono. Nel mondo delle infrastrutture questo atteggiamento si ripercuote soprattutto nella gestione del contratto di appalto. I problemi maggiormente riscontrati li abbiamo vissuti nell’area della mobilizzazione del credito, a causa dei tempi incerti di pagamento delle Pubbliche amministrazioni. Si crea così un circolo vizioso in cui queste ultime pagano molto in ritardo e gli istituti bancari, per tali motivi, fanno resistenza a smobilizzare il credito. Ciò porta a una forte tensione finanziaria».
Sopra, un render del progetto relativo al ponte sullo Stretto di Messina elaborato da Bonifica Spa
LAZIO 2010 • DOSSIER • 193
IMPRENDITORI DELL’ANNO
Nuovi progetti C dalla Russia al Mediterraneo Dopo anni di grandi opere e appalti infrastrutturali sull’intero territorio italiano, la So.Co.Stra.Mo di Alessandro Cinque punta ora a nuovi territori come Russia e Nord Africa Filippo Belli
194 • DOSSIER • LAZIO 2010
oprono ormai il 95% dell’attività aziendale e, in futuro, per la So.Co.Stra.Mo di Roma, i progetti relativi a infrastrutture, bonifiche ambientali, opere marittime, edilizia industriale e residenziale, sono destinati a crescere. Solo, con un incipit sempre più internazionale. «Dopo aver sviluppato il nostro business su tutto il territorio italiano – spiega Alessandro Cinque, direttore generale –, per il prossimo anno stiamo esplorando le possibilità che si presentano su alcune aree estere sicuramente strategiche per una realtà come la nostra». Forti di una capitalizzazione stabile, nel triennio che va dal 2007 al 2009 la So.Co.Stra.Mo ha fatturato mediamente 50milioni di euro all’anno, la nuova generazione della famiglia Cinque intende sfruttare anche un accresciuto know Alessandro Cinque, how imprendiAd della società So.Co.Stra.Mo toriale e manadi Roma. Nella geriale. Peculiapagina a fianco, Erasmo Cinque rità che rendono www.socostramo.it la società tra i
punti di riferimento nel mondo degli appalti pubblici. In primis, a interessare Alessandro Cinque sono l’area russa e quella nord africana. Come prevedete di muovervi su questi territori? «Il progetto relativo alla Federazione Russa riguarda la progettazione e la realizzazione di una grande infrastruttura stradale al servizio della città di Mosca. Per quanto riguarda il Nord Africa ci adopereremo su più progetti infrastrutturali che riguarderanno tutta l’Africa mediterranea. È chiaro che, per l’assunzione e per l’esecuzione delle opere nei vari Paesi, si dovranno instaurare collaborazioni con i primari gruppi imprenditoriali locali. La partecipazione agli appalti, poi, avviene in partnership con importanti gruppi industriali italiani. Nel caso della Russia, che presenta enormi potenzialità di sviluppo, l’iniziativa è nata anche grazie a rapporti d’affari e personali che vanno avanti ormai da tempo». La scelta di andare all’estero scaturisce anche dalla sofferenza, oggettiva, che col-
Alessandro Cinque
pisce il mercato edile interno? «Il mercato italiano sta soffrendo, in questo momento, soprattutto per la stretta creditizia e per la perdurante crisi economica. A questo si uniscono i bassi investimenti pub-
blici verso il settore infrastrutturale in generale. Diversamente, i mercati internazionali, in particolare quelli di nostro interesse, sono in forte espansione economica, trainati da potenzialità di investimento enormemente superiori a
quelli che troviamo sulla realtà italiana». Questo ampliamento di prospettive cosa comporta per la vostra società? «Innanzitutto una radicale ristrutturazione interna, mirata alla scelta delle migliori risorse ››
DIAMO OSSIGENO AL SETTORE Il fondatore della So.Co.Stra.Mo, Erasmo Cinque, osserva il quadro del comparto infrastrutturale e manifatturiero, richiamando l’attenzione di chi è alla guida delle politiche industriali nazionali
attuale, e pericolosa, contrazione degli investimenti in infrastrutture, avrà in futuro ancora più gravi ripercussioni sul quadro occupazionale e, quindi, sulla tenuta sociale del Paese. Questo comparto, per sua natura, rappresenta il vero motore e volano dell’economia in generale, in quanto è in grado di generare benefiche ricadute produttive e occupazionali, dirette e indirette, dalle industrie costruttrici di macchine, alle attività delle imprese del settore, alle industrie di beni e materiali per l’edilizia, dei trasporti, della distribuzione, oltre ovviamente alle aziende che si occupano di servizi per le imprese, le società finanziarie e di leasing, gli studi di ingegneria e il comparto assicurativo. Sappiamo che la crisi economica e recessiva, unita alla stretta creditizia, limita molto le possibilità di investimento nel settore, ma noi crediamo che sia lungimirante farlo, specialmente per un paese come il nostro, che soffre di una drammatica carenza infrastrutturale a ogni livello. Dalla rete viaria, sia a Nord che a Sud, all’edilizia abitativa,
L’
industriale, carceraria, fino al sistema dei porti, per non parlare del dissesto idrogeologico italiano. In sostanza credo che chi guida questo Paese dovrebbe puntare sulle costruzioni, in quanto settore strategico e fondamentale per ridare fiato all’economia e favorire un ciclo di sviluppo stabile e il più possibile duraturo. Storicamente, invece, si è privilegiata la scelta conservativa di dedicare risorse, non allo sviluppo produttivo e all’innovazione tecnologica e strutturale, bensì a strumenti o misure di sostegno del reddito, come la cassa integrazione e simili, una forma di assistenzialismo che non deve mai essere esasperata, ma solo di breve durata nell’emergenza. Le risorse, in conclusione, è bene che vengano impiegate dove si forma un’economia dinamica, che premi chi crea i posti di lavoro nelle aziende, dunque gettito fiscale, ovvero crescita e ricchezza per il Paese».
LAZIO 2010 • DOSSIER • 195
IMPRENDITORI DELL’ANNO
›› umane disponibili per ciascun settore aziendale, da quello finanziario e amministrativo a quello tecnico. Occorre, comunque, una gestione finanziaria di tipo conservativo, trattandosi la nostra di una realtà dal carattere familiare. Le scelte che improntiamo sono sempre oculate e mirate al massimo del rendimento possibile degli investimenti effettuati. Non a caso, la decisione di espandere le proprie attività anche all’estero è data non solo dalla crisi attuale, ma anche dalle previsioni sull’andamento congiunturale per il settore». Dunque siete riusciti ad anticipare gli andamenti congiunturali di settore? «In questi anni la proprietà ha sempre previsto l’andamento del mercato di riferimento. Di
196 • DOSSIER • LAZIO 2010
conseguenza abbiamo adottato le giuste misure, dimostrando coraggio nell’affrontare sfide nuove, anche allontanandoci dal mercato locale di riferimento». Il mondo degli appalti, con i suoi meccanismi e le sue criticità, vi vede protagonisti tra le principali imprese laziali. Lei come giudica la politica al costante ribasso, ora al centro di un acceso dibattito all’interno delle amministrazioni locali? «La responsabilità principale degli eccessivi ribassi nelle gare pubbliche è da addebitare, secondo noi, alle imprese. Lo conferma il fatto che i bandi pubblicati in Italia sono gli stesi utilizzati nel resto d’Europa. Quindi appare ovvio che, se nel resto del continente
il malcostume del massimo ribasso non esiste, in Italia è esclusiva responsabilità delle imprese che inseguono requisiti e fatturato anziché l’utile. Anche noi, in passato, abbiamo effettuato forti ribassi in alcune gare, ma è dipeso ovviamente dalla tipologia del lavoro, del luogo, dall’incidenza del traffico e dei trasporti. Non è pensabile, come invece è prassi comune, fare lo stesso ribasso sulla Salerno-Reggio Calabria come su una strada in Trentino. Il tutto ovviamente per problemi logistici diversi tra zona e zona, quindi orografia del territorio, carenze viarie, difficoltà nei collegamenti per l’approvvigionamento e arrivo dei materiali e così via». In questo contesto quali problemi emergono, soprattutto, nei rapporti tra imprese e Pubbliche amministrazioni? «Le maggiori difficoltà derivano da una burocrazia invasiva e da una legislazione che, invece di semplificare, nel corso degli anni ha ulteriormente complicato le procedure per accedere al mercato delle opere pubbliche, basti pensare che dall’approvazione di un finanziamento alla cantierizzazione vera e propria dell’opera possono passare, a volte, addirittura degli anni, ciò con evidente danno a carico di imprese e cittadini».
EDILIZIA
Abitare e costruire le certezze della bioedilizia L’Ance promuove l’ecosostenibilità. Un paradigma innovativo solo se doppiamente impiegato: sulle nuove costruzioni e sulla riqualificazione dell'esistente. Mentre a macchia di leopardo fioriscono cantieri green, Paolo Buzzetti pensa a un piano uniforme che innovi il Paese Paola Maruzzi
C Paolo Buzzetti, presidente dell’Ance
ase ad alta efficienza energetica. Edifici che inquinano meno di un’auto. Marchi di qualità che certificano le nuove politiche dell’abitare ecosostenibile. Sotto il segno della green economy, l’industria edile nazionale ha già accumulato un bel numero di assi nella manica. Ma serve una tattica di gioco organica e complessiva per affrontare da un lato la sfida lanciata dall’ambiente, dall’altro per risanare e riqualificare un settore duramente colpito dalla crisi. Per il presidente dell’Ance la conversione ecologica dell'edilizia deve andare di pari passo con l’evoluzione di regole e normative statali. Oltre a indottrinare imprese e cittadini sull’importanza del risparmio energetico, servono direttive chiare e verticali, che dal governo si propaghino fino ai cantieri più periferici. Così il bilancio di Paolo Buzzetti
204 • DOSSIER • LAZIO 2010
porta la discussione sul piano della fattibilità e, quindi, sulla reale fruibilità del mattone green che, sia pure timidamente, ha preso forma. Presidente, cosa è necessario per innescare la scintilla dell’edilizia ecosostenibile? «Come Ance stiamo indirizzando le nostre imprese verso un nuovo modo di costruire improntato sulla qualità e sulla sostenibilità. Sono argomenti che cominciano ad avere presa anche sui consumatori. È necessaria però una conoscenza della materia diffusa e condivisa. In definitiva serve un quadro di regole certe, completo, affidabile e uniforme su tutto il territorio nazionale. Solo così il sistema produttivo potrà indirizzarsi con decisione sui cambiamenti da apportare all’organizzazione aziendale e ai processi produttivi, e rispondere a questo nuovo modello di sviluppo, meno attento alla quantità e più sensibile alla sicurezza, alla durabilità e alla tutela dell’ambiente». Quindi manca un quadro
nazionale univoco e chiaro? «Purtroppo nel nostro paese la corsa verso la bioedilizia è stata rallentata dal ritardo nella definizione del quadro delle regole. Sono serviti cinque anni per definire i decreti attuativi per i metodi di calcolo dei consumi e per le linee guida per la certificazione energetica. E siamo ancora in attesa del decreto sui certificatori energetici. A questo va aggiunta la sovrapposizione delle competenze tra Stato e regioni, che ha di fatto determinato norme a macchia di leopardo sul territorio nazionale». Prima accennava alla presa sui consumatori. Ma gli italiani sono pronti a investire sul mattone green? «Secondo un recente studio dell’Ocse, sono ancora pochi i consumatori disposti a pagare un maggior prezzo per acquistare prodotti a basso impatto ambientale. Ma la situazione cambia in presenza di incentivi finanziari e di chiari obiettivi da conseguire, di regole definite, di un’informazione autorevole da
Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx Sergio Marchionne
Serve un quadro di regole certe, affidabili e uniformi su tutto il territorio nazionale. Solo così l’edilizia si fa ecosostenibile
parte di organismi indipendenti e credibili che li possano convincere ad adottare scelte responsabili». L’Ance quali input sta dando al governo e alle imprese, per aprire le porte a questa rivoluzione verde? «L’Ance si sta impegnando affinché le disposizioni regionali esistenti vengano allineate al quadro di regole nazionale e venga inoltre emanato tempestivamente il decreto che disciplina i requisiti professionali e i criteri di indipendenza dei certificatori energetici. La mancanza di tale decreto, con differenze e contraddizioni tra le regole nei diversi territori regionali, ha creato confusione anche nei consumatori. Crediamo inoltre che sia fondamentale promuovere un sistema di comunicazione e d’informazione istituzionale rivolto agli utilizzatori
per far crescere la sensibilità, l’interesse, la cultura dei cittadini e, di conseguenza, delle imprese. Sosteniamo la necessità della diffusione della certificazione per rafforzare la conoscenza della prestazione energetica degli edifici. Fondamentale è poi l’avvio di una politica di strumenti incentivanti per l’acquisto di nuovi immobili ad alta efficienza energetica (classe A e classe B). Quelli in vigore, definiti dal decreto legislativo 40/2010, sono stati senza dubbio un’ottima idea, che non ha ottenuto gli effetti attesi di stimolo alle nuove iniziative». In Italia dove si stanno registrando i primi segnali positivi? «Nonostante le difficoltà derivanti dalla tardiva definizione di un quadro unico nazionale, una maggiore sensibilità si è avuta nelle re-
gioni del Nord, sia per specifici indirizzi di alcune amministrazioni locali, sia per un tangibile vantaggio economico derivante dalla riduzione dei consumi per il riscaldamento invernale». E sull’urgenza di intervenire sul parco edilizio esistente, cosa sarebbe necessario? «Per incentivare la riqualificazione si potrebbero pianificare delle scadenze entro le quali diventi obbligatorio eseguire interventi di miglioramento, supportati da incentivi fiscali e da altri strumenti di sostegno per gli utenti. Chiediamo di puntare nel breve termine a riconfermare l’attuale strumento di detrazione fiscale del 55 per cento delle spese, rimodulandone il funzionamento e concedendolo solo a quegli interventi che effettivamente riducano il fabbisogno di energia».
LAZIO 2010 • DOSSIER • 205
DESIGN IN MARE
Il design è “sintesi culturale”
Yacht personalizzati, alto di gamma e imbarcazioni custom: status symbol che vanno al di là del lusso ostentato. Per Giovanni Zuccon il design nautico racconta l’esperienza della commistione degli stili e dei codici culturali. Così il made in Italy fa il giro del mondo Paola Maruzzi
l design è una palestra mentale, ma guai a trasformarlo in un vano esercizio autoreferenziale». È la voce dell’architetto Giovanni Zuccon, che oltre a progettare imbarcazioni in classe A ed edifici, è professore associato di Disegno Industriale presso la facoltà di Architettura della Sapienza. Tra le righe si legge una lezione che va al di là della facile pedanteria. L’intento è più
«I
210 • DOSSIER • LAZIO 2010
profondo: si vuole sondare il terreno dell’architettura, scavando nella cultura su cui poggia il culto dell’estetica. Così si scopre che lo yacht, status symbol per eccellenza e naturalmente votato all’ostentazione, affonda sul principio di sobrietà. Abbassando le pretese dell’autocelebrazione, il progettista riesce a comunicare con i segni e le forme. Un esperimento particolarmente riuscito visto che la Zuccon In-
Gli architetti Giovanni Zuccon e Paola Galeazzi
Giovanni Zuccon
❝
Il nostro prodotto è una sintesi culturale, tra chi pensa, chi progetta e chi utilizza l’imbarcazione. Così si conquistano i mercati internazionali
❞
ternational ha committenze sparse per il mondo. Un modus operandi che Giovanni Zuccon condivide con la moglie Paola Galeazzi e, da poco, con i figli, due giovani architetti: Martina e Bernardo. Ma la composizione della squadra è molto più complessa: «Siamo una trentina di persone. Anche qui funziona la stessa ricetta: diversificare le “scuole di pensiero” e farle interagire». Dagli anni Settanta a oggi, quanto è cambiato l’approccio verso la progettazione delle imbarcazioni? «Oggi si lavora in un’ottica di condivisione. Il prodotto è frutto di una mediazione continua, che coinvolge tanto le carte quanto la messa in opera. Se prima i cantieri avevano
uno stampo artigianale, in cui il piccolo ufficio tecnico assecondava il progetto dell’architetto, adesso c’è un reciproco scambio di vedute. La dimensione estetica non è mai fine a se stessa. Bisogna quindi valutare complessivamente tutti i parametri che incidono sulla forma». Questa apertura si rifà al concetto di multidisciplinarità che sostenete? «La multidisciplinarità è un ul-
teriore aspetto. Sin dall’inizio, nel lontano 1972, io e mia moglie Paola abbiamo espresso una posizione molto chiara: non limitarsi a settori progettuali specifici, ma fare esperienza su più fronti, dalla progettazione delle imbarcazioni a quella degli edifici. Certo, la nautica, negli ultimi dieci anni, è cresciuta moltissimo tanto che oggi riguarda il 70 per cento del nostro impegno. Ma non trascuriamo il resto. Sul ›› LAZIO 2010 • DOSSIER • 211
DESIGN IN MARE
❝
Abbiamo clienti sparsi per il mondo: libanesi, ciprioti, greci, russi. Se gli anglosassoni amano le sperimentazioni, greci e americani sono più tradizionali
❞
›› campo edilizio, il nostro fiore quella degli edifici e viceversa. sede italiana dell’Agenzia spaall’occhiello è la struttura che ospita l’Agenzia spaziale europea: una committenza che seguiamo da trent’anni e di cui curiamo tutto». Quindi c’è un reciproco “soccorso” da un settore all’altro? «Certo. La progettazione delle imbarcazioni contribuisce a In basso, complesso di uffici dell’Esa-Esrin progettata dalla Zuccon International www.zucconinternationalproject.com
212 • DOSSIER • LAZIO 2010
Non c’è unilateralità. Per esempio, ideare gli interni delle barche è un’ottima ginnastica mentale: avere a che fare con piccoli spazi torna utile quando ci si ritrova a confrontarsi con spazi più grandi». Già dal nome si capisce che puntate a uno stampo internazionale. È solo un’aspirazione? «Al di là delle committenze italiane, lavoriamo per il cantiere Bertram, che è a Miami. Per quanto riguarda le barche custom, abbiamo clienti sparsi per il mondo: libanesi, ciprioti, greci, russi. E, nel campo dell’edilizia, vantiamo per eccellenza un interlocutore davvero internazionale: Esa-Esrin, la
ziale europea». Come si coltiva un giro così ampio di committenze internazionali? «Grazie all’approccio culturale. Per affrontare un mondo così eterogeneo bisogna avere una struttura mentale flessibile. O meglio, bisogna essere convinti che il prodotto finale non debba essere l’autocelebrazione del progettista. Si deve realizzare quella che io chiamo metaforicamente una “pagina di storia”». Lavorando e assecondando gusti culturali diversi, trova delle differenze? «Sì. Il linguaggio delle imbarcazioni non è univoco. Per esempio in Inghilterra si osa di
Giovanni Zuccon
più nella sperimentazione. In Grecia, invece, resiste ancora un approccio tradizionale. Così come conservatore è l’americano. Solo una piccola percentuale di statunitensi tende a un design innovativo. Le loro scelte si fondano sulle certezze. E anche questo è un riflesso squisitamente culturale». Quindi il design contemporaneo accoglie tutti? «Esatto. Oggi, nel complesso panorama architettonico, non è possibile etichettare gli stili e le tendenze, ma c’è una compresenza. Questa commistione, sotto il profilo della progettazione, è molto interessante. E si riflette non solo sul settore custom ma anche nella cosiddetta produzione di serie».
Come è nata la collaborazione, ormai storica, con il Gruppo Ferretti? «Nel 1978 presentiamo a Genova la prima barca. Negli anni a seguire, pur coltivando l’edilizia, entriamo in contatto con due cantieri navali prestigiosi. Il cantiere Ferretti, oggi Gruppo, viene a sapere di noi e, dovendo passare a una nuova gamma, ci chiede di entrare a far parte del progetto. Capiamo da subito che ci sono delle ottime potenzialità per il futuro. E devo dire che abbiamo visto bene. Nel tempo ci hanno richiesto un servizio sempre più articolato. Ferretti mette insieme un crogiolo di marche tipologicamente articolate. Quindi ne condividiamo lo spirito. Que-
sto ci ha permesso di fare una palestra incredibile: rispondere a brand diversi mantenendone inalterata l’immagine». Quindi per riassumere, qual è il leitmotiv del vostro brand? «È una sintesi culturale, tra chi pensa, chi progetta e chi utilizza l’imbarcazione. Questo “sforzo” è una sorta di dovere morale. È un forma di rispetto, per la forma e per il gusto del committente». LAZIO 2010 • DOSSIER • 213
IMPRENDITORI DELL’ANNO
Gestire in sicurezza rifiuti sanitari e pericolosi La raccolta, il trasporto e lo smaltimento di rifiuti sanitari e scarti potenzialmente pericolosi devono essere effettuati in condizioni di sicurezza garantita. Attraverso strutture dedicate. Il punto di Lorenzo Grasso Lucrezia Gennari
rifiuti sanitari di diversa natura e composizione vengono prodotti negli ospedali, negli studi medici e nei laboratori di analisi, nonché in ambito veterinario. Se molti di essi presentano caratteristiche analoghe a quelle dei rifiuti urbani e vengono quindi smaltiti senza particolari accorgimenti, altri rifiuti
R Una fase di smaltimento e alcuni rifiuti da smaltire. Sameco ha sede a Tavullia www.sameco.it
232 • DOSSIER • LAZIO 2010
sanitari specifici necessitano di un trattamento speciale, in quanto potenzialmente pericolosi. Ecco perché, non solo per quel che riguarda lo smaltimento, ma anche nelle operazioni di raccolta e trasporto di questi scarti devono essere garantiti alti standard di sicurezza. In questa direzione opera la Sameco, che ha la propria sede istituzionale a Tavul-
lia (Pu) ma è attiva a Roma con una propria struttura autonoma. Qui dedica la sua attenzione essenzialmente al settore sanitario. «Quest’anno solo nella zona della Capitale avvieremo allo smaltimento circa 1500 tonnellate di rifiuti sanitari» afferma Lorenzo Grasso, amministratore unico, direttore tecnico e responsabile della sicurezza della ditta Sameco di Tavullia. «Il trend notevole di crescita dell’azienda è dovuto all’acquisizione, negli anni, di centinaia di contratti con strutture di piccole, medie e grandi dimensioni – continua Grasso – e da appalti con Enti pubblici, quali Asl, ospedali, strutture di ricerca, la cui differenziazione offre alla nostra azienda una grande esperienza nella risoluzione delle molteplici problematiche connesse con la logistica e la gestione dei rifiuti speciali». Tra i committenti, oltre alle
Lorenzo Grasso
❝ diverse Aziende sanitarie locali, la Sameco annovera la “A”, la “D” e la “H” e strutture come l’Istituto superiore di sanità, l’Ares 118, l’Università di Tor Vergata e ospedali, per esempio il Celio, l’Israelitico e il Cristo Re, oltre a una discreta quantità di strutture private importanti, quali la Clinica Guarnieri, Villa Stuart, Quisisana, Salvator Mundi e Sanatrix. Un ventaglio così ampio che a ragione «ci fa sentire investiti della responsabilità di dare il massimo per il conseguimento dei nostri obiettivi». Logica conseguenza di tutto questo è stato l’aumento progressivo del numero e della qualità delle persone impegnate nel servizio e del numero degli automezzi utilizzati. Lorenzo Grasso mette a fuoco la situazione e fa parlare le cifre: «La sede di Roma è composta da un capannone di circa 1000 metri, suddivisi tra uffici e magaz-
zini, ed è posizionata in una zona strategica, a poca distanza dal grande raccordo anulare. Tra autisti, operai, commerciali, impiegati e dirigenti, sono impiegati ormai più di 24 persone. Il parco automezzi è attualmente costituito da camion con una anzianità media di servizio di 7 mesi». Dati alla mano, la Sameco sembra essere determinata a occupare una posizione di spicco nello scenario romano e nazionale. «Il nostro obiettivo – continua Lorenzo Grasso – è di far sì che un servizio curato nei minimi particolari con una logistica organizzata e dotata di strumenti tecnologici all’avanguardia, automezzi sempre in ordine e con scarso impatto inquinante, personale giovane e professionalmente motivato ci porti a realizzare l’obiettivo di creare una struttura che possa rispondere a tutte le esigenze
Ogni anno Sameco avvia allo smaltimento circa mille e cinquecento tonnellate di rifiuti sanitari provenienti da centinaia di strutture
legate a un settore così delicato e in così grande espansione come è quello dei rifiuti. Nelle nostre attività, il pieno rispetto della normativa vigente e la tutela dell’ambiente sono elementi imprescindibili, in particolar modo oggi che l'emergenza rifiuti è così sentita ed è al centro di tante controversie». Così, attraverso il servizio di microraccolta capillare a favore di medici, specialisti e laboratori di analisi e grazie alla presenza costante e alla professionalità, la Sameco riesce a offrire sicurezza e trasparenza nel problematico campo della gestione dei rifiuti. Questo è possibile perché si conta sulle sinergie degli attori coinvolti. «Non lavoriamo “per” loro, ma “con” loro» conclude Lorenzo Grasso.
❞
LAZIO 2010 • DOSSIER • 233
IMPRENDITORI DELL’ANNO
La marcia in più della differenziata Rifiuti che si fanno materia prima. Plastiche e cartoni altrimenti destinati alle discariche, si rigenerano e tornano in circolo sotto nuove forme. Sono alcuni piccoli “miracoli” innescati dalla filiera della raccolta differenziata. La Eco X si racconta Paola Maruzzi
234 • DOSSIER • LAZIO 2010
iscariche illegali, emergenza partenopea, ecomafie. Quasi ogni giorno scivola qualcosa di torbido nel gigantesco calderone della gestione dei rifiuti, tanto che sembrerebbe naturale considerarla una filiera poco trasparente. Eppure non è così. Per prima cosa perché questo particolare tessuto industriale è costellato da una miriade di realtà virtuose che, oltre a rendere un importantissimo servizio all’ambiente, fanno fruttare l’economia del paese. Se l’immondizia, per dirla in termini un po’ brutali, è spaventosamente in aumento, lo sono anche le sue potenzialità. Nell’universo di carte, cartoni e plastiche, si apre la porta all’inventiva, alla sapienza del riciclaggio e alle pic-
D
coli e grandi opportunità occupazionali. Così, ribaltando il senso immediato, i rifiuti urbani e industriali diventano delle risorse, delle merci di scambio. O meglio, si fanno materie prime. Differenziare e riciclare sono solo i primissimi step. Nella pancia della raccolta rifiuti c’è un mondo di tecnologia e di vincoli legislativi che arginano il pericolo della malagestione. Adriano Battaglia, responsabile del sistema di gestione della qualità della Eco X, così riassume la sua visione delle cose. «Nel 1866 compare per la prima volta la parola “ecologia”. Per Haeckel Ernst rappresenta l’equilibrio fra tutti gli esseri viventi. Sin dal nome aziendale abbiamo voluto ricalcare questa fondamentale lezione e, lottando contro i mistificatori, ci
Adriano Battaglia, Marco Boffi
❝
La nostra forza consiste nella separazione manuale dei rifiuti. Così riusciamo a recuperare il 97 per cento dei materiali in entrata
In apertura, da sinistra, Adriano Battaglia, Marcello Guglielmino (amministratore della Eco X), Marco Boffi. La Eco X è a Pomezia www.eco-xsrl.it info@eco-xsrl.it
adoperiamo in modo che il senso rimanga inalterato». Adriano Battaglia, assieme a Marco Boffi, responsabile gestione rifiuti, raccontano l’impresa di Pomezia che in anni di crescita ha fatto della “differenziazione a monte” l’ingrediente perfetto per riuscire a riutilizzare la maggioranza del materiale riciclato. Cosa si intende per “vera” separazione dei rifiuti? ADRIANO BATTAGLIA «In parole semplici sta a significare una raccolta differenziata fatta “a posteriori”. La nostra forza, oltre a disporre di apparecchiature tecnologiche, consiste proprio nella separazione manuale. Per questo abbiamo un team di persone ben addestrate sull’aspetto merceologico dei rifiuti, che riesce a fare una separazione ad hoc».
In che senso questa tecnica vi favorisce? A.B. «Dati alla mano, facendo un bilancio tra la materia ingresso e quella d’uscita, riusciamo a recuperare il 97 per cento dei materiali in entrata. Questo significa che un’ottima raccolta differenziata da parte dei singoli cittadini porterebbe proprio a un’elevata percentuale di elementi riutilizzabili». Quanto rende lavorare in questo particolare settore e come vi ponete rispetto alle altre attività industriali? A.B. «Con la crisi sono calati i ritmi di produzione, quindi è naturale che siano diminuiti anche gli scarti. Da qui si evince che il nostro settore sia strettamente collegato a quelle che sono le dinamiche produttive in generale. Oltre a questo di-
❞
scorso, indubbiamente importante, bisognerebbe parlare del valore commerciale dei beni di consumo. È una questione legata, come tutte le altre materie prime, alle borse, quindi è intrinsecamente altalenante». Quanto è importante e cosa s’intende per certificazione Iso? A.B. «La nostra azienda è certificata Iso 9001/2008. Questo marchio di qualità, oltre a fornire una serie di vantaggi d’immagine e commerciali, può aprire a scenari utili per partecipare a bandi di concorso che altrimenti non sarebbero accessibili. Nella fattispecie la certificazione, più che un bel riconoscimento di cui vantarsi, permette di ottenere una serie di strumenti per misurare direttamente e indirettamente l’effi- ›› LAZIO 2010 • DOSSIER • 235
IMPRENDITORI DELL’ANNO
›› cienza di un processo produttivo. Grazie a una serie di indicatori di processi siamo riusciti a monitorare l’efficienza del recupero dei rifiuti, la soddisfazione dei clienti e a tenere sotto controllo la produttività delle macchine». Scendendo nel vivo della vostra attività, quali prodotti riuscite e fornire? A.B. «La nostra azienda è specializzata nel recupero e nella valorizzazione degli imballaggi. La nostra attività si divide in due macro settori: la carta da macero e la plastica. Per quanto riguarda la carta da macero siamo in grado di fornire vari articoli come per esempio il cartone ondulato 100 per cento, il cartone di qualità Ksk, cartaccia, riviste e giornali vecchi. Invece, per ciò che concerne la plastica produciamo diversi articoli suddivisi in plastica in foglia e in plastica macinata. Nello specifico abbiamo polietilene a bassa densità, sia neutro che a colori misti; plastiche rigide macinate, come Pet e Pehd. Per Pet s’intende il poliestere, il mate-
236 • DOSSIER • LAZIO 2010
❝
Oggi tutte le normative che riguardano il nostro settore sono sempre più restrittive e, per giunta, in continuo aggiornamento
riale che, una volta riciclato, diventa una fibra, in pratica il classico pile. Inoltre produciamo polietilene ad alta densità macinato, polipropilene macinato, polistirene e Abs. E ancora piccole quantità di legno triturato che viene conferito ai consorzi per formare poi, una volta riciclato, i pannelli dei mobili». Quali prodotti trasformati si possono ottenere dalla materia prima che voi fornite? A.B. «Dal nostro prolipopilene macinato, si possono ottenere cassette, scatoloni di cartone dal cartone, tubi in polietilene dal Pehd. Sostanzialmente forniamo materie prime per industrie del settore cartotecnico e per quelle del settore stampaggio ed estrusione delle materie plastiche». Nel settore dei rifiuti a volte sembrano esserci molte difficoltà e spesso la gestione non sembra chiara. Il problema
❞
delle ecomafie è percepito? MARCO BOFFI «No, per fortuna non ne siamo coinvolti. Più che di ecomafia parlerei di problemi legati alla burocrazia. I due argomenti vengono spesso erroneamente confusi. Adesso tutte le normative sono sempre più restrittive e, per giunta, in continuo aggiornamento. Diciamo che oltre con questioni Amministrative, dobbiamo fare i conti con un sostanziale pregiudizio per quanto riguarda il nostro settore. Alla luce di quanto si sente in giro, chi si occupa di raccolta e gestione di rifiuti viene spesso etichettato come facente parte dell’ecomafia. In realtà, almeno per quanto ci riguarda, offriamo un servizio pulito e trasparente. Ed è questo messaggio che bisognerebbe far passare. Il metodo di lavoro che mettiamo in moto dovrebbe essere visibile anche al semplice e comune cittadino, così avrebbe l’opportunità di apprendere ed essere sensibilizzato alla differenziazione dei rifiuti. Questa è la nostra marcia in più: puntiamo a una differenziata a monte in modo da far arrivare presso il nostro impianto il materiale già differenziato. Così facendo si sensibilizzano anche i vari operatori che si occupano di differenziare il vario materiale».
LEGALITÀ
In arrivo l’agenzia per i beni confiscati Per il nuovo anno una delle prime azioni della Giunta Polverini sarà l’istituzione dell’Abecol, la prima agenzia regionale per i beni confiscati alla criminalità. L’obiettivo, per Giuseppe Emanuele Cangemi, è «favorire l’uso sociale del bene confiscato» Nike Giurlani
«L’
agenzia interverrà in tre passaggi fondamentali: nella fase di sequestro dei beni, in quella di confisca definitiva e di destinazione e, infine, in quella di riutilizzo» rileva l’assessore ai Rapporti con gli enti locali e politiche per la sicurezza, Giuseppe Emanuele Cangemi. Non solo, quindi, uno strumento di vigilanza della Giunta regionale, ma una macchina operativa a tutti gli effetti. «L’obiettivo è quello di favorire l’uso sociale del bene confiscato attraverso la collaborazione con enti locali e pubblici, anche attraverso la creazione di protocolli d’intesa». Un impulso importante per l’organizzazione dell’agenzia è avvenuto a margine dell’incontro con il capo della polizia federale di New York, Joseph Guccione, in quanto tra le attività dell’ufficio del Marshall statunitense c’è anche quella dell’acquisizione e della ricollocazione dei beni confiscati alla criminalità. Quando l’Abecol entrerà ef242 • DOSSIER • LAZIO 2010
fettivamente in funzione? «Sicuramente sarà una delle prime azioni del governo Polverini nel 2011. L’obiettivo è quello di costituirla e renderla operativa tra gennaio e febbraio. Ci tengo a ricordare che la Regione Lazio non ha mai attivato prima d’ora uno strumento per gestire i beni confiscati alla criminalità. Si tratta, quindi, di una novità assoluta». Quali saranno i principali compiti e obiettivi dell’Abecol? «L’agenzia interverrà in tre passaggi fondamentali: nella fase di sequestro dei beni, in quella di confisca definitiva e di destinazione e, infine, in quella di riutilizzo. L’Abecol si pone come strumento d’assistenza tecnica per il concreto impiego dei beni e per assicurarne un riutilizzo effettivo nei confronti di tutte quelle associazioni e società che si occupano di solidarietà sociale, le quali si troveranno a gestirle al fine di realizzare progetti sostenibili. Attraverso questo strumento la Regione si impegnerà a essere una cerniera tra chi ci assegna il bene e chi poi, effettivamente, lo gestirà. L’obiettivo è, infatti, quello di fa-
Xxxxxxxxxxx Giuseppe Xxxxxxx Emanuele Cangemi
vorire l’uso sociale del bene confiscato attraverso la collaborazione con enti locali e pubblici, anche attraverso la creazione di protocolli d’intesa». Quali i modelli di riferimento? «Questo tipo di strumento essendo abbastanza innovativo non può contare, ad oggi, su molti modelli di riferimento e proprio a tale scopo con la presidente Polverini abbiamo incontrato a New York il capo della polizia federale, Joseph Guccione. Tra le attività dell’ufficio del Marshall statunitense, infatti, c’è anche quella dell’acquisizione e della ricollocazione dei beni confiscati alla criminalità. In questo momento
stiamo studiando delle formule da attuare anche in Italia, in quanto in altri Paesi i beni confiscati sono rimessi nel mercato e i fondi ottenuti vengono riutilizzati nel contrasto e nell’azione contro il crimine. Da noi, invece, c’è l’acquisizione del bene e il suo riutilizzo prevede dei costi che sono a carico delle Regioni stesse, le quali devono impegnare risorse per la ristrutturazione, per il mantenimento e funzionamento dei beni confiscati. Il nostro obiettivo è quello di confrontarci con il nostro ordinamento per capire quali possono essere le vie alternative da attuare nel rispetto, ovviamente, della legge».
In apertura, l’assessore ai Rapporti con gli enti locali e politiche per la sicurezza, Giuseppe Emanuele Cangemi; in alto, alcuni beni confiscati alla criminalità
LAZIO 2010 • DOSSIER • 243
CLOSE PROTECTION
Bodyguard e diritto interno Al vaglio dell’avvocato Antonello Patanè, l’enigmatico mondo della close protection. Per molti non sono semplicemente bodyguard, ma professionisti del rischio, impiegati nelle più svariate operazioni internazionali. A patto che venga rispettata la legge Paola Maruzzi
n’incursione nel passato recente per agganciarsi a un argomento di stretta attualità: il confine legittimo che separa la possibilità di assoldare cittadini italiani all’estero, dove sono in corso veri e propri focolai. Così l’avvocato Antonello Patanè ripercorre un caso giudiziario dal respiro mediatico, passato agli archivi come la cosiddetta vicenda dei “mercenari”. Si torna a quindi alle ferite ancora aperte della guerra in Iraq, a Salvatore Stefio, a Giampiero Spinelli, ai cinquanta giorni di prigionia, al rapimento internazionale e alla tragica uccisione di Fabrizio Quattrocchi. A pochi mesi di distanza dalla sentenza che assolve in primo grado i due “arruolatori”, lontani dal polverone di polemiche, è possibile aprire una riflessione: Patanè fa notare quanto i nuovi scenari geopolitici, globalizzati e a volte contraddittori, interroghino costantemente il nostro modo di fare giustizia, di condannare e assolvere. Sotto la “lente” gli arruolamenti non autorizzati, le società di sicurezza privata e la corretta interpretazione dell’articolo 288.
U
246 • DOSSIER • LAZIO 2010
Partiamo dai fatti. Quali strumenti legislativi andrebbero recuperati per fare chiarezza? «Il mutato scenario geopolitico ha improvvisamente riportato alla luce una norma del codice penale dimenticata e che oggi deve essere rispolverata. L’articolo 288 dispone che “chiunque nel territorio dello Stato e senza approvazione del Governo arruola o arma cittadini, perché militino al servizio o a favore dello straniero, è punito con la reclusione da quattro a quindici anni”. La norma, introdotta nel codice Rocco del 1930, non aveva mai trovato applicazione dal Dopoguerra, fino al cosiddetto caso dei “mercenari” scoppiato all'indomani del rapimento di quattro italiani in Iraq nel 2004 e conclusosi tragicamente con l'uccisione di uno di questi, Fabrizio Quattrocchi. La Procura di Bari apre un procedimento per il reato di arruolamenti non autorizzati a carico di alcuni cittadini italiani che nel 2004 si erano recati in Iraq per svolgere l’attività di bodyguard a protezione di tecnici e manager di società private, impegnate nella ricostruzione delle strutture
L’avvocato Antonello Patanè esercita a Roma patane@tiscali.it
Antonello Patanè
❝
Gli operatori privati della close protection possono trovarsi coinvolti in attacchi o scontri armati tra forze straniere ufficiali o non ufficiali
❞
essenziali del paese». Cosa ci permette di constatare il caso giudiziario dei mercenari conclusosi con l’assoluzione? «Le norme previste dal codice penale non possono essere abrogate per desuetudine, ma sono sempre vigenti, salvo abrogazione o depenalizzazione sancita dalla legge. L'economia transnazionale e la globalizzazione hanno però portato le nostre grandi e medie imprese a confrontarsi con nuovi e più competitivi concorrenti, operando al di fuori dei nostri confini, talvolta in situazioni di emergenza politica e militare. Si pensi, ad esempio, all’Iraq, all'Afganistan, alla Somalia, alla Nigeria. Qui molte imprese estere e italiane sono operative con persone e attrezzature “a rischio”. Queste società devono prevedere nei capitolati di spesa per
l’appalto anche i costi della protezione privata sia di persone che di beni, ingaggiando operatori in quel settore». Dunque cosa dovrebbe considerare chi opera nella close protection? «Si assiste al fiorire di società private nel campo della sicurezza, con alle dipendenze un numero sempre maggiore di operatori impegnati in contesti ad alto rischio. Così gli operatori privati nel campo della close protection, impegnati nella scorta armata di soggetti, beni o siti a rischio possono trovarsi coinvolti in attacchi o scontri armati tra forze straniere ufficiali o non ufficiali. In tali casi per escludere la “militanza” richiesta dalla norma è necessario che l’operatore limiti la propria azione alla protezione del cliente, secondo regole di ingaggio prestabilite». Quindi la legge italiana chi punisce? «L’operatore potrebbe trovarsi a svolgere un servizio armato in un territorio straniero militarmente conteso tra opposte fazioni e, nel caso di operatore di cittadinanza italiana, questo potrebbe determinare l’astratta configurabilità dell’articolo 288 del codice penale in capo all’arruolatore. La norma punisce, infatti, solo la condotta di chi arruola, mentre quella dell’arruolato è prevista e punita appena dal 1995, con l’introduzione dell’articolo 7 della legge 210/95, e dalle convenzioni internazionali in materia. Inoltre, questo scenario sarebbe ancora maggiormente rafforzato laddove l’Italia stessa fosse impegnata con l’invio di un proprio contingente militare con funzioni di peace-keeping o di peace-enforcement. Ecco allora che qualora venisse arruolato o armato in Italia un cittadino per andare all’estero e svolgere una prestazione armata che possa definirsi “militanza in favore dello straniero”, sia esso Stato estero che persona giuridica o addirittura persona fisica, la condotta dell’arruolatore potrebbe configurare l’ipotesi di reato previsto dall’articolo 288». LAZIO 2010 • DOSSIER • 247
CONTRATTO DI LAVORO
Contratto a termine, nuove direttive Diverse sono le leggi succedutesi negli anni a disciplinare il contratto di lavoro a tempo determinato. L’avvocato Giada Bernardi illustra gli sviluppi derivanti dal Collegato Lavoro Lucrezia Gennari
istituto del contratto di lavoro a termine nasce dall’esigenza fisiologica delle aziende di avere disponibilità di manodopera anche per brevi periodi. La conclusione di tale tipologia di contratto è espressamente vietata per sostituire lavoratori in sciopero, per le aziende che abbiano effettuato licenziamenti collettivi nei sei mesi precedenti l’assunzione, salvo alcuni casi particolari indicati dalla legge, per le aziende che sono ammesse alla Cassa Integrazione Guadagni, per le aziende non in regola con la normativa in materia di sicurezza sul lavoro. «Il lavoratore a tempo determinato – afferma l’avvocato Giada Bernardi di Roma - dovrà, inoltre, ricevere un’adeguata formazione, ai fini di prevenire i rischi specifici connessi all’esecuzione delle mansioni a lui affidate, oltre a un trattamento economico e normativo pari a quello spettante al lavoratore a tempo indeterminato». Quali garanzie offre questa tipologia di contratto al lavoratore? «Il lavoratore assunto a termine non può essere licenziato prima della scadenza contrattualmente concordata se non per giusta causa. Non è possibile il licenziamento per giustificato motivo, sia soggettivo che oggettivo. Il licenziamento intimato senza giusta causa prima della scadenza del
L’
248 • DOSSIER • LAZIO 2010
termine determina l’insorgere in capo al lavoratore del diritto al risarcimento del danno. Il danno sarà quantificato sulla misura delle retribuzioni che lo stesso avrebbe percepito se il rapporto lavorativo avesse avuto la durata stabilita dal contratto, dedotto quanto eventualmente percepito da un’eventuale attività lavorativa svolta presso un nuovo datore di lavoro nel periodo considerato». Come si è arrivati, dal punto di vista legislativo, alla delineazione dell’attuale contratto di lavoro a tempo determinato? «Una prima disciplina veniva data dalla legge 230/62 che indicava le ipotesi tassative in cui il contratto a termine era consentito, subordinava l’effetto del termine alla forma scritta, vietava la proroga del termine per più di una volta e per un periodo superiore alla durata del contratto iniziale, indicando anche i casi di conversione del rapporto da determinato a indeterminato, poneva a carico di parte datoriale l’eventuale onere della prova qualora fosse necessario dimostrare l’esistenza obiettiva delle condizioni giustificative della conclusione del rapporto a termine. Tale normativa fu poi abrogata e sostituita dal decreto legislativo 360/01, a sua volta integrato dalla l. 247/07, e dalla l. 133/08. Il 24 novembre 2010 entra in vigore la l. 183/2010, il cosiddetto Col-
L’avvocato Giada Bernardi nel suo studio di Roma avv.giadabernardi@libero.it
Giada Bernardi
legato Lavoro, che apporterà consistenti modifiche alla disciplina del contratto a termine». Quali modifiche introduce sostanzialmente il Collegato Lavoro? «La l. 183/10, il Collegato Lavoro, all’art. 32 commi 5 – 7 contiene alcune importanti disposizioni riguardanti il contenuto delle decisioni giudiziali nei casi di conversione del contratto a tempo determinato. L’art. 5 prevede, infatti, che in caso di conversione il Giudice condanni il datore di lavoro al risarcimento del lavoratore, stabilendo un’indennità omnicomprensiva nella misura compresa tra un minimo di 2,5 ad un massimo di 12 mensilità dell’ultima retribuzione globale. Ancora, l’art 7, contemplando l’applicabilità del disposto di cui all’art. 5 sopra richiamato anche ai giudizi pendenti al 24 novembre 2010 (ovvero data di entrata in vigore del Collegato Lavoro), prevede che, proprio in caso di giudizio pendente, il Giudice, qualora necessario ai fini della quantificazione dell’indennità, possa concedere alle parti un termine per l’eventuale integrazione della domanda e delle relative eccezioni ed esercitare, comunque, i poteri istruttori di cui all’art. 421 cpc. L’art. 32, inoltre, presenta rilevanti modifiche relative alla disciplina d’impugnazione dei licenziamenti introducendo tre termini di decadenza da rispettare. Il licenziamento dovrà essere impugnato a pena di decadenza entro 60 giorni dalla ricezione della sua comunicazione in forma scritta, ma l’impugnazione è inefficace qualora non seguita entro il successivo termine di 270 giorni dal deposito del ricorso o dalla comunicazione alla controparte della richiesta di tentativo di conciliazione o arbitrato, ferma restando la possibilità di produrre documenti nuovi formatisi dopo il deposito del ricorso. In caso di rifiuto della conciliazione o arbitrato o in caso di mancato componimento della vertenza, il ricorso dovrà essere depositato
❝
La legge 183/2010, il cosiddetto Collegato al lavoro, apporterà consistenti modifiche alla disciplina del contratto a termine
❞
nella Cancelleria del Tribunale in funzione di Giudice del Lavoro entro 60 giorni dal mancato accordo o rifiuto». Sono previste eccezioni all’applicazione della norma? «Sono escluse dall’ambito di applicazione della normativa sul contratto a termine, perché aventi una propria specifica disciplina, i rapporti di lavoro tra datori di lavoro agricoli e operai assunti a tempo determinato, i contratti di lavoro temporaneo, i contratti di inserimento, i contratti di apprendistato, i rapporti di lavoro instaurati con aziende che esercitano il commercio all’ingrosso, importazione ed esportazione di prodotti ortofrutticoli, l’assunzione a termine di lavoratori in mobilità, l’assunzione a tempo determinato in sostituzione di lavoratori in astensione per maternità, i contratti a termine stipulati con lavoratori che abbiano maturato i requisiti minimi per l’accesso al pensionamento di anzianità».
LAZIO 2010 • DOSSIER • 249
DIRITTO FALLIMENTARE
La responsabilità della persona giuridica La crisi del principio “societas delinquere non potest”. L’avvocato Carlo Federico Grosso illustra come progressivamente si è evoluta la dottrina penalistica in questo ambito Nike Giurlani
R
esponsabilità delle persone giuridiche: com’è cambiata la dottrina penalistica. «All’inizio, nel 2001, i reati previsti agli effetti della responsabilità delle persone giuridiche erano pochi, ma con successive integrazioni legislative il loro numero è stato molto ampliato», spiega l’avvocato Carlo Federico Grosso. Si va dalla truffa a danno dello Stato ai delitti informatici, dal trattamento illecito dei dati ai delitti di criminalità organizzata, da quelli di concussione e corruzione fino a taluni delitti contro l’industria e il commercio, ai reati societari e numerosi altri. «L’arco della possibile responsabilità delle società è pertanto L’avvocato Carlo Federico Grosso in alto, un momento del processo Parmalat
250 • DOSSIER • LAZIO 2010
ampia ed esaustiva» rileva l’avvocato. Tra i processi più noti per quanto concerne la responsabilità delle persone giuridiche, Grosso menziona due casi ai quali ha partecipato personalmente in qualità di difensore di una delle parti: Parmalat e il processo contro alcune banche per truffa al Comune di Milano. Il nostro diritto positivo basato sul principio “societas delinquere non potest” esclude che si possa configurare una responsabilità penale in capo alle persone giuridiche. A cosa è dovuto lo sgretolamento di questo principio? «Il principio “societas delinquere non potest” ha costituito per decenni un pilastro della scienza giuridica penalistica. A partire dagli anni 80 e 90 del Novecento, ha cominciato tuttavia a essere messo in discussione dalla dottrina penalistica, a cominciare da un celebre scritto del professore Franco Bricola. Progressivamente è emerso, come dominante, l’orientamento opposto, e cioè il presupposto che fosse opportuno colpire direttamente, anche sul terreno penale, e ovviamente con sanzioni penali confacenti di natura pecu-
Xxxxxxx Xxxxxxxxxxx Carlo Federico Grosso
c
Tra i processi per quanto concerne la responsabilità penale delle persone giuridiche è noto il caso Parmalat
niaria o interdittiva, le condotte illecite societarie riconducibili a carenza di un’adeguata organizzazione di prevenzione dal crimine». Com’è disciplinata la responsabilità delle persone giuridiche nell’ordinamento italiano? Quali sono i presupposti per l’attribuzione della responsabilità? «Nell’ordinamento italiano la responsabilità delle persone giuridiche è stata configurata come “responsabilità amministrativa da reato”, e non come “responsabilità penale”. In ogni caso, competente a giudicare è il giudice penale in un processo che ha le caratteristiche del processo penale (codice di procedura penale, con le modificazioni specificamente previste dal decreto legislativo 231/2001). Presupposto per l’attribuzione di responsabilità amministrativa da reato alle società è che sia stato commesso uno dei reati specificamente previsti dalla legge agli effetti di tale tipo di responsabilità, e che non sia stato adottato, ed efficacemente attuato, un modello d’organizzazione adeguato a prevenire i reati».
d
Quali sono i reati per i quali le persone giuridiche sono chiamate a rispondere? Quali altri reati andrebbero inseriti? «All’inizio, nel 2001, i reati previsti agli effetti della responsabilità delle persone giuridiche erano pochi, ma con successive integrazioni legislative il loro numero è stato molto ampliato. Oggi le società possono rispondere di truffa in danno dello Stato e reati simili, di delitti informatici e di trattamento illecito di dati, di delitti di criminalità organizzata, di concussione e corruzione, di falsità in monete, di taluni delitti contro l’industria e il commercio, di reati societari, di delitti con finalità di terrorismo o d’eversione, di numerosi delitti contro la personalità individuale, dei cosiddetti abusi di mercato, d’omicidio e di lesioni gravi o gravissime commesse con violazione delle norme sulla sicurezza del lavoro e della tutela della salute. L’arco della possibile responsabilità delle società è pertanto ampia ed esaustiva». Quali sono gli espedienti che possono trovare le aziende al fine di essere esentati dalle responsabilità? «Le società sono comunque esenti da responsabilità se, come ho già accennato, hanno adottato e attuato un modello d’organizzazione, di gestione e di controllo idoneo a prevenire reati della specie di quello verificatosi». Quali sono i casi più noti per quanto concerne la responsabilità penale delle persone giuridiche? «Con riferimento a processi ai quali ho partecipato personalmente in qualità di difensore di una delle parti, posso ricordare i processi Parmalat per aggiotaggio celebrati, o in corso di celebrazione, davanti alle sezioni I e II del Tribunale di Milano e il processo contro alcune banche per truffa al Comune di Milano, che è in corso di celebrazione anch’esso davanti alla sezione IV dello stesso tribunale». LAZIO 2010 • DOSSIER • 251
IMPRESA E LEGALITÀ
Servizi internazionali tra diritto, cittadino e impresa Un’originale applicazione dei più efficienti sistemi anglosassoni di assistenza al pubblico e al privato. Così può definirsi l’insieme di servizi offerti dalla partnership realizzata tra lo studio legale Lauri e il gruppo di consulenza specialistica HAL9000 Limited Carmen Costanza
mpresa e legalità. Due macrocosmi interagenti, coniugati per lo sviluppo e tutela delle dinamiche internazionali del business, sottese alle iniziative sia pubbliche che private. Con questo obiettivo, la partnership realizzata e consolidata tra lo studio legale Lauri di Roma e il gruppo di consulenza specialistica HAL9000 Limited, con sede centrale a Bruxelles guidata da Mattia Crosetto, esperto in finanza speciale e agevolata, mette a disposizione un team di professionisti per la consulenza in progetti di investimento e sviluppo d’impresa. «L’attività si è inizialmente concentrata nel settore delle pmi e delle infrastrutture di trasporto ed energia, per estendersi poi all’innovazione, all’internazionalizzazione, alla formazione e alla comunicazione strategica». Quale portavoce della partnership, l’avvocato Francesco Lauri porta avanti un affermato polo di servizi legali e di assistenza tecnica modellato sulla base delle migliori
I
252 • DOSSIER • LAZIO 2010
legal boutiques di stampo anglosassone. «Proponiamo una piattaforma di esperienze e professionalità d’alto livello in una serie di settori fondamentali per le imprese, le amministrazioni pubbliche e i cittadini». Costituita grazie all’esperienza maturata in campo internazionale dal suo fondatore, l’avvocato Lauri, la boutique deve il raggiungimento di importanti traguardi proprio alla specializzazione in aree critiche del diritto, articolate seguendo le categorie dei beneficiari. «In questi campi, l’esperienza disponibile copre sia gli strumenti della finanza speciale privata - dai prestiti bancari all’emissione di obbligazioni e azioni finanziarie - sia il settore delle agevolazioni pubbliche, nazionali e internazionali, che quello dell’assistenza ai cittadini/consumatori coinvolti in episodi di malpractice» spiega Lauri. Gli esperti dei due gruppi operano a stretto contatto con le competenti istanze nazionali e internazionali tra cui la Commissione Europea, il Gruppo della Banca Europea degli Investimenti, la Banca Europea per Ricostruzione e Sviluppo, il Gruppo World Bank e le principali Banche di Sviluppo Regionali. «L’assistenza offerta include l’analisi dei costi-benefici dei diversi strumenti di sostegno finanziario, la valutazione dei requisiti di eleggibilità, lo studio delle regole di ammissibilità e la definizione delle implicazioni amministrative e contabili. Naturalmente, sono erogati servizi di consulenza per la formula-
Francesco Lauri
In apertura, l’avvocato Francesco Lauri, fondatore dell’Osservatorio Sanità di Roma e membro del gruppo HAL9000 Limited. In questa pagina, da sinistra, Mattia Crosetto, Petra Janoskova e Francesco Lauri presso la sede centrale del gruppo HAL9000 Limited a Bruxelles. Sotto, prospetto della sede di Bruxelles, in avenue de la Cambre www.studiolegalelauri.eu - www.osservatoriosanita.com www.hal9000ltd.eu
❝
La partnership offre consulenza per la programmazione e attivazione dei fondi allo sviluppo socio-economico e territoriale
❞
zione dei progetti, la redazione dei formulari per le richieste di sovvenzione e la loro presentazione agli organismi competenti». Poiché i problemi connessi all’attivazione dei finanziamenti pubblici non sono solo tecnici, ma anche giuridici, i legali dello studio Lauri intervengono anche sugli aspetti che regolano i rapporti contrattuali tra partner di un progetto, e tra questi e le Istituzioni internazionali.
«Alle amministrazioni pubbliche, la partnership offre consulenza per la programmazione e attivazione dei fondi allo sviluppo socio-economico e territoriale, come pure servizi di rappresentanza istituzionale e di marketing territoriale. In questi campi si annoverano collaborazioni con diversi soggetti, tra i quali, per l’estero, le Regioni di Zlin e Olomouc in Moravia Centrale e per l’Italia – precisa Lauri – la Regione Friuli Venezia Giulia, la Finlombarda, le Camere di Commercio di Gorizia, Pordenone, Trieste e Udine, e l’università degli studi di Udine, lo Iuav di Venezia e la Luiss a Roma». Tra gli impegni in corso, merita senz’altro la citazione sul coordinamento del consorzio transnazionale che raggruppa 14 Regioni, per il prolungamento oltre Vienna del corridoio ferroviario Baltico-Adriatico. «Ai cittadini proponiamo non solo l’ordinaria assistenza giuridica in materia di diritto civile e penale, ma anche assistenza d’avanguardia in un campo assolutamente prioritario, quello del diritto alla salute e alle cure mediche». Per questo, chiunque ritenesse di aver subito un danno da erronee prestazioni professionali - interventi chirurgici, diagnosi, terapie - può rivolgersi allo studio legale Lauri che ha creato un apposito osservatorio per la tutela del cittadino, avente la finalità di fornire supporto legale e medico-legale senza anticipi di spesa, sulla scorta del principio, tipicamente anglosassone, del success fee. In questo modo, «il cittadino vede espressa al massimo livello di professionalità la propria difesa, sentendosi tutelato dalla circostanza che il proprio avvocato intraprenderà un’azione, stragiudiziale o giudiziale che sia, solo se avrà la consapevolezza - maturata a seguito di attenta analisi medico/legale - di ampi margini di successo». LAZIO 2010 • DOSSIER • 253
RADIOCHIRURGIA
Nuove applicazioni della radioterapia Per attività cliniche, diagnostiche e terapeutiche specializzate, la domanda supera l’offerta. Perché, soprattutto in casi di patologie trattabili con la radiochirurgia, la disponibilità di centri specialistici è carente. Tra le poche eccezioni, la Cirad Villa Benedetta Giorgio Pasquali
olo monitorando le disponibilità strutturali, l’efficacia tecnologica e le professionalità mediche e assistenziali diventa possibile configurare la soddisfazione del bisogno sanitario. La ricerca medico-scientifica e i progressi che ne scaturiscono, così come ognuna delle risorse umane e strumentali che gravitano intorno al macrocosmo “sanità”, rappresentano gli elementi indispensabili al raggiungimento di alti standard di cura e assistenza alla salute dei cittadini. Su tali prerogative, per rispondere soprattutto alle esigenze radioterapiche dei pazienti affetti da patologie neoplastiche «è fondamentale coadiuvare le competenze mediche con strumenti di ultima generazione tecnologica». Ne è convinta la dottoressa Chiara Fraioli, specialista in radioterapia e responsabile di una delle pochissime strutture in grado di garantire quotidianamente l’esecuzione di tecniche speciali quali la radiochirurgia e radioterapia stereotassica e la radioterapia a intensità modulata (Imrt). Il riferimento va alla Cirad Villa Benedetta, Centro internazionale di radioterapia con sede a Roma, struttura sanitaria specializzata in particolar modo per i trattamenti di radioterapia, oncologici e funzionali. «Perseguendo una dinamica organizzativa e procedurale specializzata, si è reso necessario dotare la struttura della Cirad Villa Benedetta di macchinari di ultimissima ge-
S
258 • DOSSIER • LAZIO 2010
nerazione, in particolare di Acceleratore lineare Elekta multienergy, completo di tutti gli accessori – multileaf, micro-multileaf, mico-micromultileaf, sistema i-View – per l’esecuzione dei più moderni trattamenti radioterapici» spiega Fraioli. Grazie all’alta qualità dei macchinari e software a disposizione presso la Cirad Villa Benedetta, e «grazie all’impegno del team di specialisti e operatori che collaborano sinergicamente per un costante perfezionamento dei servizi e delle prestazioni», è possibile guardare la parte della medaglia che raffigura la situazione italiana con picchi di eccellenza e modernizzazione sanitaria. A di-
Sopra, risonanza magnetica 15 tesla disponibile presso la Cirad Villa Benedetta con sede a Roma www.cirad.it
Cirad Villa Benedetta
spetto delle ancora tante inadeguatezze dei servizi sanitari attivi nei vari distretti territoriali, infatti, il Centro internazionale di radioterapia è in grado di garantire l’esecuzione di tecniche speciali quali la radiochirurgia e radioterapia stereotassica e la radioterapia ad intensità modulata, tecniche che nei più accreditati istituti oncologici della regione Lazio si possono eseguire solo settimanalmente mentre «il fabbisogno di tali moderne procedure è giornaliero – precisa la dottoressa Fraioli –. Per questo, con le specifiche prerogative che riguardano ogni struttura, il comune obiettivo è riuscire a soddisfare al massimo le richieste di servizi e cure di cui ogni cittadino ha bisogno e diritto». Cirad Villa Benedetta è uno dei pochi centri di attività cliniche, diagnostiche, terapeutiche dove «i trattamenti vengono eseguiti non solo con centraggio TC – fase molto importante della radioterapia in cui si individua la zona da irradiare – ma anche mediante centraggio con risonanza magnetica e fusione delle immagini, al fine di poter delimitare, grazie all’integrazione delle immagini di risonanza magnetica ad alto campo, il target tumorale o funzionale rispetto agli organi sani circostanti, con assoluta precisione». Per quanto riguarda la radiochirurgia funzionale occorre precisare che la Cirad Villa Benedetta è l’unica struttura presente oggi nel Lazio e nel-
❝
Mediante centraggio con risonanza magnetica e fusione delle immagini si delimita il target tumorale o funzionale rispetto agli organi sani circostanti, con assoluta precisione
❞
l’Italia centro-meridionale, a praticare interventi di radiochirurgia stereotassica per malformazioni vascolari e sindromi dolorose croniche incoercibili e intrattabili medicalmente. Se un paziente è affetto ad esempio da una neoformazione di natura vascolare non operabile, o dalla diffusa nevralgia del trigemino, deve rivolgersi a Verona, o a Vicenza o a Milano o a Messina: in nessun’altra struttura, né pubblica, né privata accreditata nel Lazio o nel Centro-Sud, «è possibile oggi poter essere curati per queste affezioni con radiochirurgia stereotassica, un avanzamento della tecnologia radioterapica che permette di erogare una dose di radiazioni, in seduta unica o frazionate in più sedute, anche a un bersaglio di dimensione limitata». Cirad Villa Benedetta è inoltre la prima struttura al mondo che ha pubblicato, su una pertinente rivista di valenza internazionale, gli ottimi risultati ottenuti mediante trattamento radioterapico stereotassico per lo spasmo facciale idiopatico. LAZIO 2010 • DOSSIER • 259
OFTALMOLOGIA
Come vigilare sul glaucoma Prevenzione, conoscenza dei fattori di rischio, diagnosi precoce e consultazione in centri specializzati. Sono le strategie per combattere la “silenziosa”, asintomatica patologia glaucomatosa. Le esortazioni dell’oftalmologo Giorgio Ghirelli
Foto di Antonio Bardocci
Giulio Conti
260 • DOSSIER • LAZIO 2010
considerata una patologia sociale che interessa il 2 per cento della popolazione di età superiore ai 40 anni. Il glaucoma insidia “silenziosamente” le funzioni visive in maniera del tutto asintomatica. È una malattia che si manifesta tardivamente e, se non diagnosticata in tempo e non curata opportunamente, può divenire responsabile di danni irreversibili e in alcuni casi condurre addirittura alla cecità. Il dottor Giorgio Ghirelli, oftalmologo responsabile del Centro Glaucoma dell’ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma, illustra il corretto percorso da seguire per prevenire e curare il glaucoma e salvaguardare la salute dei nostri occhi. Che cos’è il glaucoma? «È una malattia oculare caratterizzata da un lento e progressivo danno del nervo ottico generato da una pressione oculare superiore alla norma che si traduce inizialmente in un graduale restringimento del campo visivo. La pressione oculare normale (13-18 mm/hg) è determinata dall’umore acqueo, un liquido che entra e poi defluisce dall’occhio, deputato a nutrire alcune strutture endoculari e a dare tonicità. La pressione oculare aumenta se le vie di scarico si ostruiscono comprimendo cosi le fibre nervose che compongono il nervo ottico, organo incaricato a condurre al cervello gli stimoli visivi registrati dalla retina». Considerata l’asintomaticità del glaucoma, come è possibile prevenire la sua comparsa? «Superata l’età critica, indicativamente riconosciuta intorno ai 40 anni, è consigliata una visita oculistica da un medico specialista con misurazione della pressione oculare ed esame del fondo dell’occhio per valutare lo stato di salute del nervo ottico. Diviene poi necessario un precoce percorso diagnostico per chi ha una storia familiare positiva alla malattia. Età avanzata, miopia, diabete e ipertensione arteriosa sono i maggiori fattori di rischio predisponenti a sviluppare il glaucoma». Quanto è importante una diagnosi precoce per evitare di giungere tardivamente per le cure? «Nei pazienti a rischio, il monitoraggio della pressione oculare, un attento esame del fondo dell’occhio e un test computerizzato del campo visivo rappresentano la triade basilare per valutare un eventuale inizio di malattia. Nei casi dubbi e di difficile gestione è consigliabile rivolgersi a centri specializzati per il glaucoma, dotati di strumentazioni sofisticate come l’Hrt e l’Oct con le quali studiare la morfologia del nervo ottico e di GDX per la funzionalità delle fibre nervose, e muniti di Perg e Pev per gli esami elettrofisiologici. Nel nostro Centro Glau-
È
Foto di Antonio Bardocci
Giorgio Ghirelli
❝
Superati 40 anni, è consigliata una visita oculistica con misurazione della pressione oculare ed esame del fondo dell’occhio
❞
coma si effettuano circa 3000 prestazioni l’anno tra visite, indagini strumentali e interventi chirurgici inerenti la malattia glaucomatosa». Quali terapie possono combattere il glaucoma? «Occorre innanzitutto precisare che qualsiasi terapia deve essere programmata solo dopo una diagnosi confermata dallo specialista o in presenza di un ragionevole dubbio, in base al valore della pressione oculare e dei fattori di rischio, dell’alta proba-
Foto di Antonio Bardocci
In apertura, il dottor Giorgio Ghirelli, oftalmologo responsabile del Centro Glaucoma dell’ospedale San Pietro Fatebenefratelli di Roma. Nelle altre foto, personale dell’Unità Operativa Oculistica ghicoleo@tiscali.it
bilità a sviluppare la patologia. La terapia ha lo scopo di arrestare il decorso infausto del glaucoma, di prevenirne i danni per i soggetti ad alto rischio ma non quello di guarire. Il percorso terapeutico è pianificato sui risultati diagnostici in base al tipo e allo stadio del glaucoma iniziando, quando possibile, con la terapia farmacologica a base di colliri ipotensivi di ultima generazione che garantiscono l’efficacia, la tollerabilità, la compliance (affidabilità del paziente a seguire la terapia) e l’aderenza (eseguire correttamente la cura nel tempo)». Come intervenire se la terapia farmacologica risulta insufficiente? «Spesso si raggiunge il valore pressorio desiderato solo grazie ai colliri che, ben tollerati dal paziente, con la loro formulazione in “combinazioni fisse” (più farmaci nello stesso collirio) favoriscono la corretta esecuzione della cura. Quando però la terapia farmacologica appare insufficiente a bloccare la progressione del danno glaucomatoso si può procedere in alcuni casi con terapia laser come la trabeculoplastica-SLT, e in altri ricorrendo all’intervento chirurgico come la trabeculectomia o all’inserimento di protesi endoculari. Queste ultime procedure spesso garantiscono una stabilizzazione della malattia». LAZIO 2010 • DOSSIER • 261
TUMORI INTESTINALI
urtroppo i numeri parlano chiaro. Solo in Italia si osservano circa 28mila nuovi casi di tumori intestinali all'anno, la gran parte dei quali si sviluppa in soggetti oltre i 50 anni d'età. Il Servizio Sanitario Nazionale offre a tutti gli uomini e le donne dai 50 ai 70 anni di età la ricerca del sangue occulto nelle feci ogni due anni, assicurando la gratuità anche di tutti gli esami diagnostici e terapeutici necessari, come la colonscopia. Abbiamo parlato con il dottor Antonello Trecca proprio dei risultati clinici oggi possibili mediante colonscopia tradizionale per il trattamento dei tumori colorettali. Numerose associazioni si sono movimentate per far conoscere al pubblico la possibilità di prevenzione tumorale. Anche nel caso dei tumori intestinali? «Per fortuna sì. L’elevata incidenza dei tumori intestinali verificatasi negli ultimi 20 anni ha determinato un aumento significativo della richiesta, da parte dei cittadini, di esami diagnostici affidabili. Nel contempo il perfezionamento tecnologico ha messo a disposizione del medico specialista una serie di nuovi strumenti in grado di migliorare decisamente la sua capacità diagnostica in particolare nei confronti delle neoplasie digestive cosiddette iniziali. Risulta infatti intuitivo come la possibilità di individuare un tumore di piccole dimensioni, confinato negli strati più superficiali della parete intestinale, ne consenta sia la sua escissione con metodiche non invasive, sia l’interruzione definitiva della sua crescita evolutiva e degenerativa». Quali sono stati i principali miglioramenti offerti dalla colonscopia tradizionale in questi anni? «Il principale è rappresentato indubbiamente dalla possibilità di essere quasi completamente indolore. Grazie all’utilizzo di moderni farmaci anestesiologici ed al perfezionamento della tecnica endoscopica è possibile oggi eseguire l’esame riducendo al minimo il trauma per il paziente e soprattutto consentendone un
P
266 • DOSSIER • LAZIO 2010
Prevenire i tumori intestinali L’elevata incidenza dei tumori colorettali ha determinato un aumento significativo della richiesta, da parte dei cittadini, di esami diagnostici affidabili. Analisi, rischi e metodi di intervento nelle parole di Antonello Trecca Belinda Pagano
immediato ritorno a casa al termine della procedura in condizioni di massima sicurezza. Oggi l’endoscopista esperto e dedicato a queste problematiche attraverso l’utilizzo di coloranti vitali e dell’ingrandimento dell’immagine di cui sono dotati i moderni endoscopi è in grado di prevedere con un’accuratezza che supera il 90 per cento, l’istologia della lesione, ovvero se per questa possa essere sufficiente la terapia endoscopica o se sia preferibile già in prima istanza prevedere un trattamento più invasivo mediante chirurgia. Nel primo caso, una volta completata la diagnosi, il medico procede al trattamento terapeutico mediante resezione endoscopica della lesione. La lesione
Il dottor Antonello Trecca, responsabile delle Unità di Endoscopia e Gastroenterologia Operative “Fabio Di Giovambattista” del Gruppo Unione Sanitaria Internazionale di Roma atrecca@alice.it
Antonello Trecca
❝
La quasi totalità dei tumori precoci può essere definitivamente curata con la terapia endoscopica
❞
asportata verrà quindi inviata all’anatomopatologo per l’esame istologico che consentirà una sua definizione accurata e attraverso la disamina di scrupolosi criteri clinici si confermerà l’eventuale efficacia del trattamento endoscopico. Oggi la quasi totalità dei tumori benigni e oltre il 90 per cento dei tumori maligni allo stadio iniziale, ovvero con interessamento della parete superficiale del colon, può essere correttamente trattato con la terapia endoscopica». Questi esami preventivi comportano dei rischi per i pazienti che vi si sottopongono? «Purtroppo la colonscopia tradizionale è suscettibile di una complicanza iatrogena piuttosto temibile, definita perforazione intestinale che si attesta fra lo 0,01 per cento e il 3 per cento delle più importanti casistiche internazionali. La cavità addominale nella quale è contenuto l’intestino crasso è normalmente sterile e priva di aria. La formazione accidentale di un orifizio in corrispondenza del tubo digerente determina non solo il passaggio dell’aria nella cavità addominale ma anche la mi-
grazione del materiale fecale in essa contenuto. Questo induce la formazione prima di una peritonite che, se non tempestivamente diagnosticata da parte del medico, conduce rapidamente verso una condizione di shock settico e quindi di exitus». Una volta insorto questo problema clinico, come si può procedere? «Fino ad oggi la gestione di questa complicanza era di esclusivo appannaggio del chirurgo. Il progresso tecnologico e l’esperienza acquisita stanno determinando una importante inversione di tendenza. L’introduzione infatti in endoscopia digestiva di nuovi device definiti “endoclip”, mutuati dalla chirurgia laparoscopica, ha consentito di riparare l’evento perforativo durante l’esame stesso di colonscopia senza necessità di intervento chirurgico per il paziente. La nostra esperienza clinica sembra confermare ampiamente questi risultati». La prevenzione è alla portata di tutti noi quindi, anche a fronte di esami invasivi e forse anche un po’ rischiosi? «Certamente sì. La possibilità della diagnosi precoce, l’unica veramente vincente in oncologia, nasce in primis dal nostro desiderio e dalla nostra volontà di prevenzione e solo dopo si accompagna ad un’efficiente organizzazione sanitaria». LAZIO 2010 • DOSSIER • 267