dossier Liguaria 03

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OSSIER

LIGURIA EDITORIALE

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ECONOMIA E FINANZA CONFINDUSTRIA L'impegno degli industriali

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IMPRESE E TERRITORIO Una nuova progettualità Ottimizzare le risorse

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Raffaele Costa

L’INTERVENTO Angelino Alfano Paolo Piccoli

PRIMO PIANO IN COPERTINA Claudio Scajola

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NUOVE TECNOLOGIE Il digitale terrestre

84

VERSO LE REGIONALI Sandro Biasotti Claudio Burlando

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SISTEMI INTEGRATI Comunicazione navale

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TURISMO CROCIERISTICO Cristorforo Canavese Franco Aglietto, Giorgia Bucchioni

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INTERNET Cassinelli, Google Stefano Marinelli

CLASS ACTION Ugo Ruffolo, Carlo Rienzi

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FISCO E TRIBUTI Strumenti Prima dell’accertamento

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CRIMINI TELEMATICI Umberto Rapetto

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ISTRUZIONE Mariastella Gelmini

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MADE IN ITALY Santo Versace Mario Moretti Polegato Giorgio Armani

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RITRATTI Don Luigi Giussani

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L’UOMO AL CENTRO Maurizio Lupi Raffaello Vignali Giorgio Vittadini

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BANCHE E IMPRESE

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RISORSE PER L’IMPRESA

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GESTIONE DEL PERSONALE

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GIUSTIZIA

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GIUSTIZIA E MERITOCRAZIA

136

OPERAZIONI INTERNAZIONALI 138 Nuove aperture Rischi e criticità STRATEGIE D’IMPRESA

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DIRITTO MARITTIMO

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IL RUOLO DELL’AVVOCATO

148

GUARDIA DI FINANZA Flavio Zanini

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GIUSTIZIA Maria Elisabetta Alberti Casellati

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RISARCIRE IL DANNO Carlo Federico Grosso

154

EMERGENZA CARCERI Fabrizio Cicchitto

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DIRITTO SOCIETARIO Cristina Rossello

158

CAMERE CIVILI Renzo Menoni

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CONSIGLIO DI STATO Paolo Salvatore

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IL PROCESSO AMMINISTRATIVO 126 Riforme

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CONTENZIOSO Il recupero del credito

CITTADINI E PA

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DIRITTO TRIBUTARIO La svolta necessaria

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Sommario SANITÀ

TERRITORIO ARCHITETTURA Vincoli da superare

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POLITICHE SANITARIE Ferruccio Fazio

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RIQUALIFICAZIONE Rispetto del paesaggio

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SANITÀ Mariella Bocciardo

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EDILIZIA POPOLARE

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DEFICIT SANITARIO Luigi Morgillo, Claudio Montaldo

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PROGETTAZIONE Normative

168 L’ERRORE MEDICO Nino Marazzita

198

INGEGNERIA Nuove tecnologie Sicurezza e normativa

172 STRUTTURE PRIVATE Ostacoli da superare L’accreditamento

202

AMBIENTE Pierpaolo Pizzimbone

178 NUOVE TERAPIE Ossigeno e Ozono

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PATOLOGIE DEGLI OCCHI Pietro Rossi

208

IMPLANTOLOGIA Short Implant

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ODONTOIATRIA Impostazione multispecialistica

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PROCREAZIONE MEDICALMENTE ASSISTITA Fabrizio Ferraro

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LIGURIA 2010 • DOSSIER • 11


IN COPERTINA

LA COMPETITIVITÀ VUOLE L’INNOVAZIONE Incentivi ai settori produttivi strategici e sostegno a quelli più in difficoltà. Salvaguardia dell’occupazione e un piano mirato per il Mezzogiorno «per rimuovere gli ostacoli che ne hanno sinora impedito la crescita». Per Claudio Scajola, ministro dello Sviluppo economico, sono questi gli aspetti fondamentali da affrontare e risolvere Concetta S. Gaggiano

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Claudio Scajola

L’

aumento insufficiente della produttività e la scarsa competitività del sistema economico. Il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola individua in questi due fattori i difetti strutturali del nostro Paese. Ostacoli che, oltre a impedirne la crescita da più di un decennio, hanno accentuato gli effetti della crisi economica. «Abbiamo affrontato la recessione con due obiettivi fondamentali: preservare il tessuto imprenditoriale e salvaguardare l’occupazione», spiega il ministro. Che snocciola punto per punto gli interventi del suo ministero a sostegno del sistema economico: dagli incentivi ai settori in difficoltà alle semplificazioni normative, dagli investimenti in settori strategici allo stimolo verso nuove fonti di approvvigionamento energetico, dalla valorizzazione del territorio all’internazionalizzazione delle imprese. «Dobbiamo continuare su questa strada, intervenendo sulle crisi aziendali, garantendo il reddito dei lavoratori e varando interventi selettivi di sostegno ai settori produttivi più in difficoltà». Non senza un occhio di riguardo al Sud «dove le imprese non mancano, ma sono troppo piccole e vanno aiutate a crescere». Anche grazie al piano per il Sud e alla Banca del Mezzogiorno voluti dal governo e che, spiega Scajola, non saranno carrozzoni pronti a inghiottire denaro pubblico, ma «creeranno condizioni più favorevoli per le imprese che vogliono investire e crescere». Quali sono i difetti strutturali del nostro sistema economico su cui lei si è concentrato maggiormente in questi anni? «Da quindici anni, ben prima della

crisi, l’Italia cresce a un ritmo inferiore di quello medio europeo. Questo deriva da un aumento insufficiente della produttività delle imprese e dalla scarsa competitività del sistema economico. I fattori che minano la competitività sono numerosi: dalla carenza di infrastrutture alla complicazione della pubblica amministrazione, dall’alto costo dell’energia alla scarsa innovazione, anche a causa della ridotta dimensione delle imprese. In questi venti mesi di governo, nonostante la crisi, abbiamo cercato di intervenire su questi fattori. Uno dei miei primi atti da ministro dello Sviluppo eco-

nomico è stato l’annuncio della nuova politica energetica che, con l’impulso alle fonti rinnovabili e il ritorno al nucleare, si propone di ridurre il costo dell’energia. Con la Legge sviluppo entrata in vigore a metà agosto abbiamo varato il “contratto di rete d’impresa” che favorisce le aggregazioni tra le imprese e una serie di semplificazioni normative per le aziende. Abbiamo poi affrontato la crisi con due obiettivi fondamentali: preservare il tessuto imprenditoriale e salvaguardare l’occupazione. Abbiamo garantito il credito alle imprese con il Fondo di garanzia, che nel 2009 ha dato ri-

Claudio Scajola, ministro dello Sviluppo economico

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© FOTO Luciano Pascali

IN COPERTINA

❯❯ sposta a 24 mila aziende, quasi il doppio rispetto al 2008, e abbiamo potenziato la cassa integrazione con 9 miliardi aggiuntivi». È dei giorni scorsi la notizia di un accordo con il ministro Tremonti per una somma di 300 milioni di euro da utilizzare per incentivi ai settori in maggiori difficoltà. Avete già individuato chi ne beneficerà? «Abbiamo deciso di incentivare i consumi ecosostenibili in grado di migliorare la qualità della vita e dell’ambiente e alcuni beni industriali che possono aumentare la sicurezza sul lavoro. Abbiamo voluto premiare le imprese che più hanno innovato negli anni scorsi e i settori che hanno maggiormente subito i colpi della crisi. Incentiveremo i motocicli, le cucine componibili e gli elettrodomestici efficienti, i nuovi immobili ad alta efficienza energetica, i motori fuoribordo, gli inverter, i motori industriali ad alta efficienza, i rimorchi e semirimorchi, le macchine agricole e movimento terra, le gru a torre per edilizia. Abbiamo poi previsto sgravi fiscali per l’innovazione nel settore tessile, che possono applicarsi anche alla realizzazione dei campionari e interventi per la cantieristica navale e per le alte tecnologie nell’aeronautica». È partito da poco il Fondo nazionale innovazione, che dispone di una dotazione di circa 60 milioni di euro. Che l’innovazione sia una leva fondamentale su cui puntare è ormai chiaro, ma su quali settori dovranno scommet20 • DOSSIER • LIGURIA 2010

tere gli imprenditori? «L’innovazione è la chiave del futuro e della competitività. Gli imprenditori italiani non hanno bisogno di consigli dai politici, perché sanno fare benissimo il loro mestiere e stanno già investendo sulla qualità e sull’internazionalizzazione, e in particolare nell’innovazione nei settori delle “quattro A” del made in Italy: automazione, abbigliamento, agroalimentare, arredamento. Per ciò che riguarda i fondi stanziati, non c’è soltanto la dotazione del Fondo che, seppure significativa, è


Claudio Scajola

L’innovazione è la chiave del futuro e della competitività. Gli imprenditori italiani non hanno bisogno di consigli dai politici, perché sanno fare benissimo il loro mestiere e stanno già investendo sulla qualità e sull’internazionalizzazione

solo una parte degli oltre 3 miliardi di euro di risorse pubbliche che stiamo complessivamente mobilitando. Ricordo i 570 milioni destinati ai tre programmi di innovazione industriale su Efficienza energetica, Mobilità sostenibile e il più recente Nuove tecnologie per il made in Italy, per il quale abbiamo selezionato 104 progetti presentati da mille imprese e centri di ricerca. Ricordo i 250 milioni di euro del Fondo di Garanzia per finanziamenti all’innovazione e alle fonti energetiche rinnovabili e la riattiva-

zione della legge 46». Siderurgico, automotive, plastica, chimica e mercantile sono i settori liguri che hanno più sofferto la crisi, colpendo con maggiore intensità le imprese più piccole. Quali sono gli interventi del governo per la Liguria? «La Liguria vanta una posizione geografica e una struttura morfologica che le hanno consentito negli anni di crescere in alcuni importanti comparti industriali. È stata soprattutto la presenza dei porti di Genova, La Spezia e Savona che ha agevolato l’approvvigionamento delle materie prime e lo sviluppo di importanti industrie: da quella siderurgica a quella petrolchimica, dalla chimica alla metalmeccanica, alla cantieristica. Il futuro della Liguria è

legata a queste importanti realtà industriali, ma non solo. Penso, infatti, che sia necessario valorizzare sempre più anche le bellezze naturali per sviluppare il settore turistico. Per questo la Liguria ha bisogno di infrastrutture adeguate che la colleghino in modo più efficiente al resto dell’Italia e dell’Europa: il governo ha approvato la realizzazione del terzo valico ferroviario, che era stato cancellato dal precedente Governo Prodi, e che è, invece, essenziale per collegare Genova al Centro e Nord Europa. Sarà costruita la Gronda autostradale di Ponente e stiamo lavorando alla realizzazione della Gronda di Levante, che consentirà di raggiungere Roma più velocemente». La crisi sta colpendo in maniera massiccia l’apparato industriale ❯❯ LIGURIA 2010 • DOSSIER • 21


IN COPERTINA

La Liguria vanta una posizione geografica e una struttura morfologica che le hanno consentito negli anni di crescere in alcuni importanti comparti industriali. La presenza dei porti ha agevolato l’approvvigionamento delle materie prime e lo sviluppo di importanti industrie

❯❯ del Sud. Cosa prevede a tal proposito il Piano per il Mezzogiorno del governo? «L’obiettivo principale del Piano per il Sud è quello di rimuovere gli ostacoli che hanno sinora impedito al Mezzogiorno di crescere come il Centro-Nord, a cominciare dalla piaga della criminalità organizzata che incide su tutte le altre condizioni: una pubblica amministrazione inefficiente, una qualità dei servizi molto scadente, la carenza di infrastrutture, una sanità spesso scandalosa che unisce grandi deficit e servizi insufficienti. Al Sud le imprese non mancano, ma sono troppo piccole e vanno aiutate a crescere. Con la Banca per il Mezzogiorno, che usufruirà degli sportelli postali e di quelli delle Banche di credito cooperativo, saranno per esempio create condizioni più favorevoli per le imprese che vogliono investire e crescere». In particolare, come ritenete di affrontare la questione di Termini Imerese? Come dare un futuro industriale a questo importante polo produttivo siciliano? «Ho sempre affermato che il polo industriale di Termini Imerese deve 22 • DOSSIER • LIGURIA 2010

essere preservato e sviluppato valorizzando la sua vocazione nell’automotive. La Fiat si è dichiarata disponibile a collaborare con il governo per individuare una soluzione mettendo a disposizione lo stabilimento e partecipando ai nuovi investimenti. Il ministero dello Sviluppo economico sta verificando le manifestazioni di interesse già pervenute, alcune delle quali riguardano il settore automobilistico. Entro marzo vareremo anche un invito internazionale per raccogliere altre proposte di investimento dall’estero». Il rilancio del nucleare prevede che nel 2013 possa cominciare la costruzione della prima centrale. Resta, però, da sciogliere il nodo dei siti per i quali pochi governatori si sono resi disponibili. Come procederà il governo in questa di-

rezione? «Il governo ha approvato a metà febbraio il decreto sulla localizzazione delle centrali sul quale alcune Regioni, soprattutto per motivi elettoralistici, hanno manifestato contrarietà. Dobbiamo spiegare bene ai cittadini che il nucleare, che è una delle fonti di energia più sicure, è essenziale non solo per ridurre il costo dell’energia, ma anche per combattere l’inquinamento. Negli altri Paesi, che hanno decine di centrali, come Francia e Stati Uniti, non esistono le paure che ci sono da noi. Anzi, le centrali nucleari sono benvenute perché i cittadini sanno che portano con sé sviluppo economico e posti di lavoro di qualità. Ma in Italia gli atteggiamenti dei cittadini stanno già cambiando. E anche le Regioni dovranno tenerne conto».



VERSO LE REGIONALI

Governabilità per guardare al futuro Lavoro, infrastrutture e rilancio produttivo. Queste le priorità di Sandro Biasotti, candidato del centrodestra alle elezioni regionali. E poi: stop al clientelismo nel settore sanitario e rilancio del turismo. Come? «Alla fine di marzo bisogna avere la forza di cambiare» Nike Giurlani

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Sandro Biasotti, candidato del centrodestra alle elezioni regionali. Nella pagina a fianco, la spiaggia di Monterosso

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residente della Regione dal 2000 al 2005, ricandidatosi, venne sconfitto dall’attuale governatore, Claudio Burlando. Tra pochi giorni Sandro Biasotti, candidato del centrodestra, torna a sfidare il suo storico avversario. «La Liguria ha bisogno di cambiare. In questi cinque anni siamo andati indietro, diventando il fanalino del Nord Italia. Abbiamo perso lavoro e ricchezza». Sandro Biasotti è pronto a scendere di nuovo in campo, forte delle sue recenti esperienze come parlamentare che gli hanno insegnato «come ci si muove a Roma e a Bruxelles, dove ci sono i centri decisionali e quelli finanziari ai quali ogni Regione deve fare riferimento». Il suo programma punta prima di tutto al rilancio della Liguria, «ma anche a riportarla al ruolo storico che le appartiene: uno dei motori del Paese». Ma per guardare avanti, «alla fine di marzo bisogna avere la forza di cambiare». Quali sono i punti principali su cui verte il suo programma? «Il primo punto è il lavoro. È l’obiettivo principale della mia campagna elettorale e sarà il tema dominante del mio governo della Liguria. Abbiamo


Sandro Biasotti

Le opere devono partire presto, prestissimo. E poi le seguiremo ogni giorno. Senza i collegamenti continueremo a essere isolati e i nostri porti, che hanno potenzialità enormi, continueranno a vedere frustrate le loro ambizioni

bisogno di crescere, di dare opportunità alle generazioni future. Per questo il mio programma prevede l’avvio delle grandi opere infrastrutturali, che porteranno occupazione immediata e prospettive di sviluppo. Poi si dovrà avviare una politica di marketing territoriale per far tornare le grandi aziende a investire in Liguria. Il secondo punto riguarda la sanità: basta attese per una visita ambulatoriale, basta liguri che devono andare a curarsi fuori dalla nostra regione. Per una visita non si dovrà attendere più di 30 giorni. Per raggiungere quest’obiettivo gli ambulatori resteranno aperti anche il pomeriggio e il sabato, trovando intese sindacali con i lavoratori». Che cosa intende quando parla di “spoliticizzare la sanità”? E come pensa di far fronte a questa situazione? «La politica deve fare un passo indietro. Bisogna che le scelte e le nomine siano meritocratiche e questo è il mio impegno assoluto. A parte l’assessore, che dovrà rapportarsi con me, il governo della sanità dovrà essere svincolato dalle scelte basate sul clientelismo. I medici avranno un ruolo dirigenziale se saranno bravi e non perché hanno una tessera di partito in tasca. Anche rispetto alle fughe dei primari bisogna invertire la rotta, l’imperativo è valorizzare le nostre professionalità e porre un limite a questo fenomeno». Quali sono le soluzioni che avete

in serbo a favore dei cittadini? «Pensare di “svuotare” gli ospedali, prima di aver dato risposte alternative è velleitario, ma soprattutto pericoloso. Noi proponiamo un nuovo modello di organizzazione che accompagni l’assistito nel suo percorso di salute, nella fruizione di tutti i servizi ospedalieri, riabilitativi, residenziali, semi residenziali o di assistenza domiciliare e senza soluzione di continuità, sia sotto il profilo assistenziale, sia sotto quello amministrativo. Creeremo il case manager, una nuova figura professionale che si prenderà cura delle esigenze di un certo numero di persone, dal momento dell’insorgere della non autosufficienza e per sempre, in tutti i bisogni di assistenza». E per quanto riguarda le Case della Salute che aveva inaugurato tra il 2000 e il 2005? «Saranno uno dei capisaldi della nostra politica sanitaria, daranno risposte differenziate a seconda che si trovino in area metropolitana o in zone decentrate. In queste strutture troveranno collocazione gli studi dei medici e pediatri di famiglia in modo da garantire un ampliamento degli orari di accesso, ambulatori specialistici, un’adeguata dotazione diagnostica, il punto prelievi, il punto per la prenotazione delle prestazioni, le attività distrettuali nonché le nuove figure professionali previste per il modello di assistenza agli anziani e disabili. Occorrerà dare un nuovo ruolo alle far❯❯ LIGURIA 2010 • DOSSIER • 25


VERSO LE REGIONALI

❯❯ macie che dovranno svolgere un’importante funzione di supporto alle attività delle Asl». Mancanze a livello d’infrastrutture sono state registrate in tutta la Regione. Come pensa di sanare questo gap? «È uno dei temi in cui risulta macroscopica l’incapacità del mio avversario e della sinistra. In questi cinque anni nessuna grande opera è partita perché in Liguria ha governato il partito del no. No alla gronda, no al terzo valico, no al raddoppio delle ferrovie a ponente, no alla Pontremolese e al tunnel della Fontanabuona. Oggi con un governo nazionale che punta ai fatti, con un ministro come Claudio Scajola che vuole bene alla Liguria, bisogna che anche la Regione faccia la sua parte e inizi la politica del sì. È quello che intendo fare io. Ho detto che mi calerò nei panni del “capo cantiere” e così sarà. Le opere devono partire presto, prestissimo. E poi le seguiremo ogni giorno. Senza collega26 • DOSSIER • LIGURIA 2010

menti continueremo a essere isolati e i nostri porti, che hanno potenzialità enormi, continueranno a vedere frustrate le loro ambizioni». Lei a differenza di altre regioni ha stretto una forte alleanza sia con i democristiani che con i liberali di centro, condividendo un comune programma. Quale il punto di forza di quest’unione? «Il vero centro è sempre stato antagonista alla sinistra ed è per questo che i nostri obiettivi e valori corrispondono. Chi ha tradito i suoi valori è stata l’Udc, i moderati non guardano a sinistra: non succede in nessuna parte del mondo. Oggi tutti i partiti moderati sono con noi; ma soprattutto lo sono gli elettori. I valori che ci accomunano sono quelli della libertà, del confronto, della meritocrazia, della governabilità e dello sviluppo. Dall’altra parte abbiamo il grigiore di una coalizione che non ha eguali nel mondo occidentale. La mia coalizione è sempre stata aperta a tutte

le forze politiche con un unico vincolo: condividere il programma. Per questo quando vincerò, avrò in tasca uno strumento fondamentale: la governabilità». Sul fronte occupazionale, alla luce del suo incontro con i dirigenti sindacali, quali sono le richieste dei lavoratori? Come si potrà mettere in moto la macchina dell’occupazione? «In questi ultimi mesi ho incontrato rappresentanti di tutte le sigle sindacali, ho persino visto i rappresentanti della Culmv, la compagnia dei lavoratori portuali che tradizionalmente è ideologicamente di sinistra. Ebbene da tutti ho ricevuto lo stesso messaggio: siamo a un bivio e dobbiamo fare le scelte giuste. Altrimenti l'occupazione crollerà ancora e la Liguria verrà marginalizzata». I dati sul turismo 2009 presentati dagli albergatori di Federturismo sono preoccupanti. Com’è possibile che la Liguria, da sempre molto


Sandro Biasotti

La politica deve fare un passo indietro. Bisogna che le scelte e le nomine siano meritocratiche e questo è il mio impegno assoluto. A parte l’assessore, che dovrà rapportarsi con me, il governo della sanità dovrà essere svincolato dalle scelte basate sul clientelismo

Nella pagina precedente una panoramica di Genova. In questa pagina, in alto a destra, l’ospedale Gaslini. Qui sopra Sandro Biasotti illustra il nuovo progetto realizzato da Renzo Piano per Genova

amata dai turisti, abbia registrato questo calo? «Gli stessi dati forniti dalla sinistra confermano una diminuzione delle presenze turistiche nel 2009, è evidente che le scelte fatte in questi anni non sono state sufficienti e che in questo campo si deve tornare a investire. Ho incontrato nei giorni scorsi gli albergatori e con il loro presidente e i dirigenti regionali ho siglato un patto di legislatura. Ho condiviso tutte le principali richieste degli albergatori, a cominciare dalla revisione della legge regionale numero 1 del 2008, che si è rivelata uno strumento sbagliato e d’impossibile attuazione. Ho intenzione di emendarlo in toto,

seguendo le indicazioni degli operatori». Quali le soluzioni? «Ci vogliono risorse. Bisogna darle alla promozione che oggi ha un budget regionale ai minimi termini. L’elemento di richiesta più forte da parte degli albergatori è legato all’accessibilità. Non si può prescindere da migliori collegamenti per fare arrivare i turisti. Le ferrovie devono funzionare meglio, con più collegamenti anche di sabato e di domenica. Invece, oggi assistiamo al taglio dei treni regionali. L’aeroporto Colombo, inoltre, deve togliersi dalla posizione di fanalino di coda, nel quale è stato fatto finire in questi anni». LIGURIA 2010 • DOSSIER • 27


VERSO LE REGIONALI

Una linea di continuità con il passato I Continuità o alternanza? Claudio Burlando, candidato del centrosinistra alle prossime elezioni, non ha dubbi. Dopo cinque anni è ancora lui la persona più indicata a guidare la Liguria. Obiettivi? Infrastrutture, sanità, ambiente e lavoro Nike Giurlani

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nfrastrutture e sanità sono i temi caldi su cui si giocherà la sfida finale delle elezioni regionali in Liguria. Claudio Burlando, candidato del centrosinistra ha deciso di correre anche per il prossimo mandato da governatore, ritenendo di aver già realizzato molto per la Liguria. Il centrodestra, al contrario, lo accusa di aver fatto regredire la Regione. Lui però, con dati alla mano, sente di aver svolto un buon lavoro e di essere pronto a intraprendere nuove sfide. Spazio ai giovani e al mondo femminile affinché possano inserirsi nel mercato del lavoro. E, inoltre, ben venga la green economy. «La Liguria ha anticipato queste scelte scommettendo sulle energie da fonti rinnovabili, lanciando un turismo di qualità basato sulla valorizzazione delle risorse naturali, artistiche e culturali». Dopo cinque anni di mandato ha deciso di concorrere nuovamente per la poltrona di governatore. Quali le prossime sfide? «La Liguria ha conosciuto un periodo di crescita e di sviluppo molto importante: nel 2007 ha registrato l’aumento percentuale del Pil più alto d’Italia, 2,3% in più. L’occupazione era in aumento in tutti i settori: tra il 2005 e i primi mesi del 2008 si sono creati 54 mila nuovi posti di lavoro. Poi è arrivata la crisi. Ma non ci siamo persi d’animo. Grazie anche al Patto per lo sviluppo, siglato con tutti soggetti economici e sociali, abbiamo reagito. Solo negli ultimi mesi, con gli incentivi straordinari alle imprese per l’occupazione, sono state assunte in modo stabile più di 1.500 persone. Dobbiamo

Claudio Burlando, candidato del centrosinistra alle elezioni regionali; nella pagina accanto, la manifestazione Euroflora


Claudio Burlando

rafforzare le scelte per uno sviluppo compatibile con l’ambiente fatto di alta tecnologia, turismo di qualità, rilancio dei porti per i quali è indispensabile una vera autonomia finanziaria». Quali sono le tre priorità del suo programma? «Ridurre la burocrazia e far sì che i cittadini, gli imprenditori e i lavoratori debbano seguire poche regole certe per le loro iniziative e i loro bisogni, lanciando anche un piano per l’efficienza della pubblica amministrazione. Inoltre, la Liguria deve divenire attrattiva per imprese e investimenti, e, soprattutto, per l’impiego dei suoi giovani. Ben vengano le esperienze all’estero, ma poi devono poter tornare qui. All’Istituto italiano di tecnologia, per esempio, ci sono più di 400 giovani ricercatori venuti da tutto il mondo. La nostra università ha un altissimo numero di studenti stranieri, merito anche delle politiche della Regione per il diritto allo studio. Faremo della Liguria un laboratorio sempre più avanzato per la cura e il benessere attivo degli anziani. E, inoltre, l’occupazione femminile: un lavoro stabile e attento alle dinamiche familiari è la via anche per invertire la tendenza al calo delle nascite». A livello sanitario ha tracciato un bilancio più che positivo, ma i suoi avversari non sono del suo stesso parere. Che cosa è stato fatto e cosa manca ancora al settore sanitario? «In campagna elettorale si fanno polemiche. Il dissesto dei conti sanitari ereditato dal centrodestra e il risanamento che abbiamo fatto, ripor-

tando i conti in pareggio nel 2007, è, però, certificati dai tecnici del ministero. Contemporaneamente abbiamo tutelato le imprese dagli aumenti dell’Irap e abbiamo esentato l’85% dei contribuenti dalle addizionali Ire, che all’inizio siamo stati

C’è stata un’inversione di tendenza: dopo decenni di abbandono c’è una ripresa di interesse, soprattutto giovanile, per le attività agricole di qualità e un aumento di residenti nei paesi dell’entroterra. Uno sforzo particolare andrà ancor più sviluppato per le colture pregiate diffuse soprattutto nel Ponente ligure

costretti a imporre. I servizi sanitari sono migliorati. Dobbiamo investire ancora per abbattere ulteriormente le liste di attesa. Dobbiamo riportare in Liguria i pazienti che oggi vanno a farsi curare in altre regioni. Lo faremo. E indurremo anche il governo a tornare sui suoi passi: per il 2010 è stato deciso un ❯❯

LIGURIA 2010 • DOSSIER • 29


VERSO LE REGIONALI

Nella pagina accanto, uno scorcio di Vernazza, località delle Cinque Terre

❯❯ taglio ingiusto di 70 milioni, giacché non ha riconosciuto il peso della nostra popolazione anziana». Le infrastrutture sono uno dei tasti dolenti della Regione. Quali sono le iniziative che intende portare avanti per migliorare questo settore? « Non è vero che dove governa la sinistra non si fanno infrastrutture. In questi cinque anni la Liguria ha detto sì a molte opere pubbliche importanti: il terzo valico, il nodo fer30 • DOSSIER • LIGURIA 2010

roviario di Genova, il raddoppio della ferrovia Genova-Ventimiglia, la Pontremolese. E, per quanto riguarda le strade, le varianti all’Aurelia a Savona, La Spezia, Noli e Andora, la Gronda di Genova, la strada a mare di Cornigliano e il tunnel per la Valfontanabuona. Per quest’ultima opera ci siamo molto battuti, strappando un impegno al ministro Matteoli che, mi auguro, verrà mantenuto. La Regione ha già effettuato a sue spese uno studio di fattibilità,

concordato con tutti i Comuni interessati. Tra l’altro molti finanziamenti, dal nodo ferroviario genovese alle Aurelie Bis, sono venuti dal governo Prodi. Il governo attuale ha messo invece i primi 500 milioni per il terzo valico: spero che i finanziamenti proseguano nei prossimi anni, per un’opera che costa dieci volte tanto. La Regione ha costituito nei mesi scorsi un tavolo di monitoraggio per migliorare il coordinamento di tutte le opere rilevanti, pubbliche e private». Se venisse rieletto, pensa di riproporre “le gare centralizzate” nella sanità, le gare informatiche gestite da Datasiel e quelle di beni e servizi a carico dell’amministrazione generale? «Abbiamo perfezionato il funzionamento di un’agenzia centrale per gli acquisti che ha già dato buoni risultati. È una strada su cui proseguire. Datasiel opera in house e garantisce un servizio informatico integrato per tutta la regione. Assegna anche importanti lavori alle imprese specializzate liguri». Nei giorni scorsi a Sanremo sono scesi in piazza rappresentanti dei comitati antigronda, dei comitati contro l’inceneritore a Genova e i meetup di Beppe Grillo della provincia di Imperia e Savona per protestare del fatto che i cittadini sono privati “dei diritti fondamentali: aria, acqua, terra e salute a beneficio del ritorno economico di pochi affaristi”. Cosa risponde alle polemiche? «Nel nostro programma l’acqua è tutelata come bene pubblico prima-


Claudio Burlando

Dobbiamo rafforzare le scelte per uno sviluppo compatibile con l’ambiente fatto di alta tecnologia, turismo di qualità, rilancio dei porti per i quali è indispensabile una vera autonomia finanziaria

rio. Abbiamo impugnato la legge del governo che ne prospetta la privatizzazione. Diciamo cose molto chiare sulla fine della cementificazione della costa e sulla tutela prioritaria dell’ambiente. Per la prima volta una grande crisi economica non fa mettere nel dimenticatoio le compatibilità ambientali: anzi nella green economy si vede una via d’uscita strategica. La Liguria ha anticipato queste scelte, scommettendo sulle energie da fonti rinnovabili, lanciando un turismo di qualità basato sulla valorizzazione

delle risorse naturali, artistiche e culturali. Certo va mantenuta e qualificata una struttura produttiva basata sull’alta tecnologia, la ricerca e l’attività portuale e logistica che hanno un rilievo nazionale ed europeo». La Liguria è particolarmente rinomata per le attività di floricoltore e di olivicoltura, ma gli agricoltori lamentano uno scarso interesse da parte delle istituzioni nei confronti di questo settore. Quali progetti concreti per soddisfare le loro esigenze? «La Regione ha destinato importanti risorse e sviluppato iniziative per la qualificazione di queste attività, che sono strategiche per la Liguria. C’è stata un’inversione di tendenza: dopo decenni d’abbandono c’è una ripresa d’interesse, soprattutto giovanile, per le attività agricole di qualità e un aumento di residenti nei paesi dell’entroterra. Abbiamo cercato di favorire questo cambiamento, difendendo scuole e

servizi nei piccoli comuni, sviluppando la banda larga, promuovendo l’enogastronomia locale. Uno sforzo particolare andrà ancor più sviluppato per le colture pregiate diffuse soprattutto nel Ponente ligure». L’ex hostess, Maruska Piredda, sarà la candidata blindata dell’Idv alla Regione, che però ha dato prova di saperne ben poco della Liguria. Non crede che i liguri abbiano diritto ad avere dei rappresentanti che siano almeno partecipi delle problematiche e dei progetti della Regione? «Penso di sì. Si tratta, però, di una scelta autonoma dell’Idv. Nelle liste del Pd e in quella civica che mi sostengono, ci sono solo candidati liguri, molto legati al territorio. Comunque prendo per buone le affermazioni della Piredda, che se vinceremo e sarà eletta, si è impegnata a occuparsi seriamente dei problemi della regione e in particolare del mondo del lavoro, dal quale proviene». LIGURIA 2010 • DOSSIER • 31




INTERNET

Internet tra libertà e regole Il decreto Romani. Il caso Google. La lotta alla pirateria. Sono alcune delle tematiche relative a internet che, come sottolinea il deputato Roberto Cassinelli, vanno affrontate per rendere il web ancora di più un luogo democratico di confronto Francesca Druidi

M

olte polemiche hanno accompagnato l’iter legislativo del decreto Romani sui media televisivi e sugli audiovisivi, approvato lo scorso 1 marzo dal governo. «Il decreto ha attuato una direttiva europea (la 97/7/CE, ndr) e, quindi, si è limitato a riprenderne i contenuti senza aggiungere nulla», spiega Roberto Cassinelli, membro della commissione Giustizia della Camera dei Deputati e uno dei primi a sostenere la validità del provvedimento. «Il principio che riceviamo dall’Europa prevede che chi fa attività televisiva on line debba essere trattato al pari di chi esercita la medesima attività per mezzo delle forme di comunicazione tradizionali». Il provvedimento non si applica, quindi, ai siti internet? «Il decreto si applica alle realtà economiche che fanno concorrenza alla radiotelevisione e non, quindi, ai molti siti amatoriali disponibili in rete. I tanti utenti che, aizzati dai soliti urlatori, temevano di vedere limitato il proprio spazio di libertà sanno ora che non c’è alcun rischio».

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Roberto Cassinelli, deputato del Pdl, membro della commissione Giustizia della Camera dei Deputati

YouTube può rientrare nello spettro di applicazione del decreto? «YouTube è un caso a sé stante, poiché contiene sia contenuti generati dagli utenti a fini di condivisione e scambio, che audiovisivi professionali pubblicati dalle aziende a scopo commerciale o promozionale. A mio avviso va fatta una scissione: YouTube è semplicemente veicolo della creatività degli utenti per quanto ri-

guarda i contenuti della prima categoria, mentre è in effetti un servizio di media audiovisivo per i contenuti che di fatto sono concorrenziali rispetto alla radiotelevisione». Ritiene giusta la sentenza contro Google, con la condanna di tre manager per la pubblicazione del video contenente violenze su un bambino Down? «Ancora non sono state divulgate le


Roberto Cassinelli

TECNOLOGIE DIGITALI PER LA PA

È

I tanti utenti che con il decreto temevano di vedere limitato il proprio spazio di libertà sanno ora che non c’è alcun rischio

motivazioni della sentenza, quindi mi riservo un commento più dettagliato. Ma l’impressione è quella di una decisione discutibile: viene dimenticato il principio di derivazione europea secondo il quale non vi è responsabilità di chi esercita una mera attività di intermediario, come Google in questo caso, che peraltro ha immediatamente provveduto a rimuovere quell’orrendo filmato non appena ha ricevuto la notifica delle autorità. Dalle motivazioni si potrà capire se vi siano state da parte di Google altre violazioni di cui non siamo a conoscenza. L’idea dall’esterno è che si sia voluta dare una “lezione” di civiltà, a mio avviso sbagliando, però, nella scelta dei destinatari».

stato di recente firmato un protocollo di intesa tra Google, il ministro per la Pubblica amministrazione e il Capo Dipartimento per la digitalizzazione delle Pa. Stefano Maruzzi, country director Google Italy (nella foto), spiega come le nuove tecnologie digitali possano essere applicate con efficacia alla Pa italiana: «Sono molte le tecnologie dalle quali la Pa e i cittadini possono trarre benefici in direzione sia dell’efficienza dei servizi interni e verso l’esterno, sia della trasparenza nelle relazioni». Google collaborerà con il ministero per sviluppare una serie di progetti di innovazione dei servizi online della Pa. «L’obiettivo è quello di trasferire il know-how di Google in materia di search e di utilizzo strategico delle nuove tecnologie digitali per aiutare la Pubblica amministrazione a migliorare il proprio posizionamento nei motori di ricerca e permettere così ai cittadini di reperire più facilmente informazioni attraverso i portali e i siti web messi a loro disposizione». Google renderà, inoltre, disponibili strumenti gratuiti quali Google maps e Google custom search engine e le relative Api (interfacce per la realizzazione di applicazioni ad hoc), supportando la Pa nella realizzazione di progetti pilota di search e georeferenziazione cittadini, con l’obiettivo di rendere ancora più ricca e puntuale l’informazione resa disponibile. «Per il miglioramento della reperibilità delle informazioni all’interno dei siti web aperti al pubblico, Google propone anche un’altra tecnologia: Google search appliance. Questa soluzione consente di avere all’interno dei siti web le stesse potenti funzioni di ricerca del motore google.it». In Italia, la usano già da tempo le regioni Lazio, Veneto, Valle d’Aosta, la Provincia di Milano, il Comune di Firenze e molte altre realtà della Pa centrale e locale. «Riteniamo che la prossima frontiera per la Pa sia il cloud computing, ovvero l’impiego di applicazioni e servizi web per comunicare e collaborare a costi bassissimi e in tempo reale anche tra realtà sparse sul territorio, nonché di realizzare ambienti virtuali condivisi sfruttando internet». In questo ambito, la soluzione di Google si chiama Google Apps ed è già utilizzata da oltre 2 milioni di organizzazioni in tutto il mondo. È stata poi di recente annunciata la collaborazione di Google con il ministero per i Beni e le attività culturali incentrata su Google Books, «che consentirà a chiunque nel mondo di accedere fino a un milione di libri liberi da copyright conservati nelle biblioteche nazionali di Roma e Firenze». Si tratta, come sottolinea Maruzzi, di un’intesa in qualche modo storica poiché è la prima volta che un accordo per Google Books viene siglato con un’entità governativa anziché direttamente con le biblioteche. «Ciò sottolinea un forte impegno della Pa italiana nei confronti delle nuove tecnologie digitali e una lungimiranza nel cercare intese con realtà che dispongono della tecnologia in grado di consentire risparmi enormi». In questo caso, poi, il costo dell’iniziativa è totalmente a carico di Google. Merita di essere citato anche il progetto di Roma Antica: la più imponente simulazione architettonico-urbanistica in 3D di edifici storici che sia mai stata resa disponibile a chiunque nel mondo mediante Google Earth, senza dimenticare Pompei su Street View.

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INTERNET

Quali principi dovrebbe contenere una Carta dei diritti di Internet? «Internet deve indirizzarsi verso un equilibrio possibile tra libertà e rispetto delle regole. In questo modo sarà ancora di più un luogo democratico di confronto e uno strumento fondamentale nella nostra crescita sociale e culturale. Credo vadano condannati sia gli estremismi che considerano internet la residenza di delinquenti e maniaci, sia quelli che ritengono che il web non necessiti di regole. Autorevolezza e considerazione si guadagnano solo se vi sono garanzie sufficienti per tutti e se i diritti altrui non vengono calpestati». In Francia la legge Hadopi antipirateria si sta rivelando un fallimento. Esiste, secondo lei, una risoluzione fattibile? «È una questione molto delicata. Da subito ho espresso la mia contrarietà rispetto alla legge Hadopi, invitando il ministro Bondi a non seguirne l’esempio. Oggi i dati ci dicono che è un fallimento. La soluzione non è certo facile, ma è evidente che l’Italia necessita di una riforma complessiva del diritto d’autore per svecchiare una materia che, forse per non intaccare gli interessi delle tante parti coinvolte, da decenni non viene aggiornata». Cosa può fare la politica per ridurre il digital divide e promuovere le infrastrutture telematiche? «Il digital divide è a mio avviso una priorità e il ministro Scajola ha già dimostrato di voler dare una sferzata: tutti i Comuni d’Italia devono avere pari opportunità di ac36 • DOSSIER • LIGURIA 2010

cesso alla rete. È, inoltre, necessario sviluppare le infrastrutture wi-fi, molto carenti nel nostro Paese. Un’idea per incentivare la crescita potrebbe essere uno snellimento delle pratiche burocratiche per accedere a internet: abbiamo una normativa anti-terrorismo unica al

mondo per rigidità, che soffoca la diffusione di alcune tecnologie. Ho presentato recentemente una proposta di legge che va in questa direzione e auspico che in Parlamento vi sia la volontà politica di innovare da parte di tutti gli schieramenti».


Alberto Marinelli

Codice di autodisciplinaper la rete In Italia si discute spesso di regolamentare il web avanzando temi quali la difesa dei minori e del diritto d’autore. Per Alberto Marinelli, docente ed esperto di nuovi media, la libertà di espressione va preservata. Applicando, però, saggezza e buona educazione Francesca Druidi

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a prima stesura del decreto Romani aveva creato il panico tra gli utenti della rete per il timore che il provvedimento si rivelasse una sorta di “ammazza-internet”, limitando la libertà di espressione di blog e siti amatoriali che diffondono video. Questo a dimostrazione della notevole importanza che internet, web e social network stanno rivestendo nelle pratiche comunicative e interazionali delle persone così come nel tessuto politico e culturale del Paese. «Internet è un potente strumento tecnologico che, per sua stessa configurazione, identifica uno dei pochi canali di comunicazione bidirezionale di cui disponiamo oggi», spiega Alberto Marinelli, docente di Teoria e tecniche dei nuovi media presso la Facoltà di Scienze della comunicazione dell’Università La Sapienza di Roma, approfondendo alcuni spunti di riflessione legati al funzionamento e allo sviluppo del mondo di internet. Gianfranco Fini ha dichiarato che l’accesso alla rete va considerato come un diritto fondamentale dell’uomo. Lei è d’accordo?

«La rete è una tecnologia che amplifica i comportamenti, però è bene non incorrere nell’errore di attribuire a quest’ultima un potere salvifico, abbracciando una sorta di determinismo tecnologico. In Sopra, Alberto Marinelli, docente di Teoria dei nuovi media presso la Facoltà realtà, non si tratta di tecnologia, editecniche Scienze della comunicazione dell’Università che senz’altro detiene un forte po- La Sapienza di Roma tere abilitante, ma di scelte e diritti delle persone. Queste tendono a sovrapporre il diritto e la possibilità di espressione alla tecnologia, anche se questa può essere spesso utilizzata in maniera deformante e non consona. Adottando una certa cautela interpretativa, che deriva dal fatto di non sopravvalutare mai la forza delle tecnologie, sono sostanzialmente d’accordo con la valutazione di Fini. L’utilizzo di inPoter stare ternet è ormai connaturato a contatto con all’espressione di un diritto unii propri network versale ed è percepito e vissuto in di informazione questo modo dai suoi utenti». L’Italia è uno dei paesi demoe di relazione cratici che non rinuncia a regosempre e comunque, lamentare il web. Fino a che da qualsiasi luogo, punto, secondo lei, è opportuno costituisce una farlo, portando avanti questioni grande novità come lotta alla pedo-pornografia e tutela del copyright? «Si affronti innanzitutto la questione del copyright. Ci troviamo

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INTERNET

Il social network ha rappresentato nel caso di Barack Obama una potente molla che ha permesso di trasmettere efficacemente i suoi messaggi a tutti gli estimatori distribuiti sul territorio

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in una fase in cui abbiamo imparato tutto quello che dovevamo dai “pirati” e iniziamo a osservare i fan. I primi, infatti, ci hanno insegnato che in un ambiente di questo tipo emergono i bisogni delle persone, ossia l’esigenza di accedere liberamente, il che non vuol dire senza costo, a una serie di prodotti, servizi e scambi comunicativi che riguardano il patrimonio culturale a livello mondiale. Ciò si vede con grande chiarezza in ambito musicale. Le persone sono cresciute sotto il profilo delle competenze, dando risposte istintive al loro bisogno. Se il copyright ostacola tale fenomeno, è necessario allora trovare forme che remunerino l’opera intellettuale ma non frenino lo sviluppo delle conoscenze. Oggi ritengo esistano tali condizioni: sempre più persone passano dal download allo streaming, cioè all’accesso in tempo reale a un “patrimonio” reso disponibile da qual-

cun altro. Va applicata una logica del tipo “pagare meno, pagare tutti”. Siamo a un passo da questo traguardo: le tecnologie sono sufficientemente mature e i modelli di business le stanno affiancando». Come va affrontata l’istanza della libertà di espressione? «Esistono culture, come quella americana, in cui la difesa della libertà di espressione è tutto. Ma non si può pedissequamente importare un approccio di questo tipo all’interno dei sistemi europei, tradizionalmente differenti. Si può però usare la saggezza: ci sono azioni che costituiscono reato sia off che on line. D’altro canto, in internet e nei social network esiste una vasta zona grigia che credo possa essere affrontata solo attraverso formule e codici di autodisciplina o autoregolamentazione, che i gestori dovrebbero far sottoscrivere agli utenti, sulla base di intese da concordare magari con il governo e le authority predisposte al controllo. Un’altra strada è promuovere l’educazione verso una “società delle buone maniere”: è importante tenere comportamenti consoni, tra cui non rientrano la ripresa di aggressioni con il telefonino e la successiva pubblicazione sul web». Occorre, quindi, operare una distinzione netta tra la tutela della libertà di espressione e gli usi oscuri di web e social media anche per quanto riguarda le informazioni diffuse? «Sì, vale lo stesso criterio: tutto ciò che è penalmente perseguibile deve essere penalmente perseguito. Il re-


Alberto Marinelli

sto va lasciato libero in un contesto di civile autodisciplina dei comportamenti. Non penso che internet debba dare il peggio di sé rendendo pubbliche manifestazioni epidermiche di pensiero che in altre situazioni non sarebbero tollerate. È censura? No, semplice buona educazione. E non temo possano sopraggiungere interventi eccessivamente censori in questa direzione. La società italiana possiede, infatti, gli anticorpi per difendersi da sola e sa compiere le scelte più idonee, aderendo al proprio Dna che non è quello americano. Io non condivido l’intervento nel caso di Google: si sarebbe dovuto mettere il gestore nelle condizioni di procedere rapidamente all’eliminazione senza incorrere in rischi di altri tipo grazie ai codici di autodisciplina». I social media, incarnati da Facebook, stanno cambiando l’attuale scenario della politica?

«Sì, in molti modi. Perché intervengono innanzitutto sul piano dell’espressione, della formulazione e della condivisione delle idee politiche, mettendo in contatto un numero elevato di utenti con grande rapidità. La seconda importante dimensione dei social media è quella organizzativa, che Barack Obama ha impiegato in maniera eccellente: il social network ha rappresentato nel suo caso una potente molla che ha permesso di trasmettere efficacemente i suoi messaggi a tutti gli estimatori distribuiti sul territorio. Un politico può cogliere oggi quest’opportunità. In Italia, solo per fare un esempio, Brunetta ha un’ampia schiera di sostenitori su Facebook. Non va, infine, trascurato il modo in cui i social network si agganciano alla dimensione della relazione interpersonale, che risulta determinante nell’orientamento al voto: il fatto che all’interno del

network si esternino opinioni che possano essere commentate, viste, linkate, aggregate, costituisce un fenomeno non di poco conto». Quali traiettorie di sviluppo vede nel prossimo futuro per internet? «L’integrazione sempre più forte tra situazioni di mobilità e accesso a internet tramite dispositivi personali, indossati oppure tenuti a distanza ravvicinata. Il vero trend espansivo è in questa direzione. Poter stare a contatto con i propri network di informazione e di relazione sempre e comunque, da qualsiasi luogo, costituisce una grande novità. La seconda novità è il venir meno della necessità di “possedere” libri, dvd, cd, perché la parola d’ordine oggi è condividere, mettere a contatto un altro utente con un contenuto che non conosceva prima. Che si tratti di un autore, un’esperienza, un evento o una riflessione». LIGURIA 2010 • DOSSIER • 39





UMBERTO RISSO presidente di Confindustria Liguria

SANDRO CEPOLLINA presidente di Confindustria Imperia

GIOVANNI CALVINI presidente di Confindustria Genova

FABIO ATZORI presidente dell’Unione Industriali di Savona


CONFINDUSTRIA

Insieme sulla strada di un nuovo sviluppo Guardare ai mercati esteri e credere nella forza delle proprie imprese. Questa la formula del presidente di Confindustria Liguria, Umberto Risso, che ritiene indispensabile puntare anche sulla qualità della formazione Renata Gualtieri

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a crisi non ha risparmiato nessuna regione e anche le imprese liguri ne hanno risentito, ma la volontà di rialzarsi c’è tutta. Non a caso è stato siglato un Patto per lo sviluppo con Cgil, Cisl e Uil che «prevedeva proposte per la qualità del lavoro in Liguria, oltre che attenzione a temi quali la crescita, la competitività e l’innovazione, il territorio, le infrastrutture, l’ambiente e l’energia», spiega il presidente di Confindustria Umberto Risso. Grazie a questa iniziativa è stato possibile «affrontare le negatività e le problematiche della crisi congiunturale» prosegue Risso, che auspica anche un maggiore coinvolgimento della nuova Giunta della Regione nel «potenziamento del ruolo di Liguria International nelle politiche di accompagnamento delle imprese sui mercati esteri». Quale è lo scenario attuale delle imprese liguri? «Le previsioni degli imprenditori liguri sull’andamento a breve termine dell’industria manifatturiera non si discostano molto da quelle formulate per il periodo ottobre-dicembre 2009. C’è stata una ripresa di modesta entità, diseguale tra settori e territori, per ora incapace di frenare le pressioni sui livelli occupazionali. Per il secondo trimestre consecutivo gli indici di fiducia si mantengono in territorio positivo con un lieve miglioramento concernente le attese per la produzione industriale e gli ordini, mentre, resta inalterato l’indice relativo alle esportazioni. Si riduce fortemente, viceversa, il saldo riguardante l’andamento del fatturato a testimonianza della presenza di tensioni volte all’erosione dei margini operativi. D’altro canto permane un saldo negativo nel confronto tra ottimisti e pessimisti circa le dinamiche occupazionali,


L’impegno degli industriali

In apertura, il presidente di Confindustria Liguria, Umberto Risso

sia pure più attenuato rispetto alla rilevazione di settembre». Quali sono le imprese che hanno risentito di meno della crisi? «Previsioni ottimistiche provengono dalle imprese operanti nelle alte tecnologie, nel settore alimentare e anche tra quelle dell’impiantistica, della plastica, della chimica, sia pure con perduranti contrazioni programmate per gli organici. Più difficile continua a essere la congiuntura nel settore della metalmeccanica, della nautica e della cantieristica. Perdura la crisi del settore edile». Quali sono le proposte di Confindustria Liguria per la ripresa dell’occupazione e la creazione di nuove imprese? «Stiamo lavorando con la Regione per creare le condizioni favorevoli allo sviluppo e alla competitività del sistema economico produttivo ligure e abbiamo posto come obiettivi il consolidamento e potenziamento delle nostre imprese. Senza dimenticare, ovviamente, anche la salvaguardia e l’incremento dell’occupazione. A tal fine abbiamo redatto e siglato

con Cgil, Cisl e Uil liguri nel settembre 2008 il Patto per lo sviluppo che prevedeva proposte per la qualità del lavoro in Liguria oltre che temi quali la crescita, la competitività e l’innovazione, il territorio, le infrastrutture, ambiente ed energia. A fine dicembre 2008 si è passati a un più generale Patto per lo sviluppo, che ha permesso di affrontare le negatività e le problematiche della crisi congiunturale. Nel 2010 continueremo su questa direzione». Sono in atto strategie per aumentare la competitività delle imprese liguri e aiutarle ad affacciarsi ai mercati internazionali? «Confindustria Liguria ritiene fondamentale supportare la promozione dell’export, e, soprattutto, si pone un’esigenza di coordinamento, di cui deve farsi carico la Regione nei confronti sia degli organismi locali che di quelli nazionali, dando così attuazione al recente accordo Regioni – Ministero degli Esteri. In particolare la nuova Giunta della Regione Liguria deve prevedere il potenziamento del ruolo di Liguria International nelle ❯❯ LIGURIA 2010 • DOSSIER • 75


CONFINDUSTRIA

❯❯ politiche di accompagnamento delle imprese sui mercati esteri, anche in forte coordinamento con l’Ice, lo Sportello regionale per l’internazionalizzazione e il sistema camerale con l’obiettivo di coordinare tutte le iniziative, e le relative risorse, promosse in ambito regionale nel campo dell'internazionalizzazione in ingresso ed in uscita, al fine di ottimizzare obiettivi e risorse». Gli industriali liguri prediligono per le loro imprese scelte che rispettino l’ambiente e promuovano l’adozione di fonti di energie rinnovabili? «L’energia costituisce un tema centrale per lo sviluppo delle imprese liguri. Rappresentano, infatti, un patrimonio rilevante a livello nazionale in termini di know how sulle tecnologie tradizionali e su quelle innovative. Un forte investimento in campo energetico è non solo auspicabile per mantenere, e possibilmente aumentare, la competitività del sistema economico ligure, ma costituisce una componente imprescindibile delle azioni volte a conseguire gli obiettivi energetici fissati dall’Unione europea per il prossimo decennio (Direttiva 2009/28 “20-20-20”), cui andranno necessariamente armonizzate le politiche regionali in materia. La Liguria, ha inoltre la possibilità di incrementare lo sfruttamento delle energie rinnovabili. In questo contesto, un ruolo altrettanto importante sarà giocato dai processi di ottimizzazione e riduzione dell’uso delle risorse energetiche da parte delle imprese, che permetteranno non solo utili risparmi, ma anche il generale avanzamento tecnologico all’interno dei processi sviluppati dalle imprese liguri». Crede che sia necessario un ricambio generazionale e quale è ad oggi l’impegno di Confindustria Liguria in attività di formazione per i nuovi manager del futuro? «Direi che è indispensabile. La qualità della forza lavoro è fra le condizioni fondamentali per la crescita della nostra Regione. Riteniamo 76 • DOSSIER • LIGURIA 2010

che un’efficace politica della formazione debba tenere conto dei fabbisogni delle imprese. Occorre, quindi, investire nell’orientamento nei confronti non solo degli allievi, ma anche delle famiglie e dei docenti, facilitando i percorsi di formazione continua. Per il sistema delle imprese e importante che, nel processo di compimento della riforma dell’istruzione tecnica e professionale, ci sia il loro coinvolgimento, anche per i percorsi di alternanza scuola-lavoro. È necessario inoltre affrontare il problema della formazione imprenditoriale nelle Pmi creando, per esempio, delle sinergie con l’Università, gli ordini professionali e con imprese specializzate. Confindustria Liguria promuove nei confronti delle associazioni territoriali Fondimpresa, strumento efficace per la formazione continua delle imprese».


L’impegno degli industriali

I giovani di Savona incontrano l’industria «Per dare il giusto valore alla cultura e alla formazione tecnico scientifica noi offriamo uno strumento dinamico, ogni anno arricchito di novità». Fabio Atzori, Presidente dell’Unione Industriali di Savona interviene su Fabbriche Aperte 2010, l’iniziativa che ha già ottenuto il consenso di 500 ragazzi che parteciperanno alla terza edizione Renata Gualtieri

F Fabio Atzori, presidente dell’Unione Industriali di Savona

abbriche aperte è il progetto dell’Unione Industriali della Provincia di Savona che crea un contatto diretto e una conoscenza reciproca fra i giovani studenti e il mondo del lavoro e dell’industria. Sono sei gli istituti: il Pertini di Savona e gli Istituti comprensivi di Cairo Montenotte, Millesimo, Spotorno, Quiliano e Vado Ligure. Le aziende sono dieci: Automotive Products Italia, Bombardier Transportation Italy, Demont; Fac, Infineum Italia, Noberasco, Piaggio Aero Industries, Reefer Terminal, Saint Gobain Vetri e Tirreno Power. «Il progetto Fabbriche aperte – commenta il presidente dell’Unione Industriali Fabio

Atzori – offre una conoscenza diretta della realtà produttiva savonese e delle opportunità lavorative ai giovani che devono compiere importanti scelte scolastiche. Per dare il giusto valore alla cultura e alla formazione tecnico scientifica noi offriamo uno strumento dinamico, ogni anno arricchito di novità. In questa edizione abbiamo introdotto il meccanismo del gioco a punti e del Tg video realizzato dai ragazzi, per coinvolgerli ancora di più, incuriosirli, stimolarli con l’approccio diretto al lavoro nell’industria e la conoscenza diretta dei suoi protagonisti. Il 2010 si conferma inoltre anno di crescita per Fabbriche aperte: ben 10 aziende aderenti, 6 istituti coinvolti, 500 ragazzi che entreranno nelle aziende e ne usciranno arricchiti grazie a un approccio che amplifica gli stimoli didattici, alla scoperta di una realtà industriale che vuole mantenersi competitiva e che ha bisogno di giovani preparati e motivati». I componenti dell’Associazione giovani per la Scienza sono i tutor degli studenti per le visite in azienda e per il gioco Alla conquista di una mente scientifica, che con il meccanismo dei quiz guida i ragazzi alla scoperta delle lavorazioni industriali del territorio. I ragazzi si trasformeranno in giornalisti, dando vita al Tg Fabbriche Aperte, con servizi, interviste e sondaggi che fermeranno a video l’avventura nel mondo dell’industria savonese. LIGURIA 2010 • DOSSIER • 77


CONFINDUSTRIA

Rilancio industriale e tecnologico «Confronto continuo con le istituzioni e con le parti sociali per condividere le politiche di sostegno alle imprese in difficoltà e per definire strategie comuni per il rilancio dell’economia». È la via per imboccare la ripresa economica di Giovanni Calvini, presidente di Confindustria Genova Renata Gualtieri

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l tessuto imprenditoriale genovese è ricco di realtà innovative riconosciute a livello nazionale e internazionale, sia tra le grandi imprese che tra le piccole e medie. Prevede un’ottima offerta universitaria nelle materie tecnico-scientifiche, la presenza dell’Istituto italiano di tecnologia e un patrimonio di conoscenze industriali che è la base dalla quale sono partite e alla quale continuano a fare riferimento molte imprese genovesi del settore high tech. Il Polo della robotica vanta una serie di piccole imprese che fanno dell’innovazione la loro ragion d’essere. «In generale le nostre aziende che meglio competono sul mercato sono quelle che hanno saputo innovare processi e prodotti», spiega il presidente di Confindustria Genova, Giovanni Calvini. Quali sono i problemi dell’economia locale che necessitano di più attenzione da parte di Confindustria Genova? «Su tutti il sostegno allo sviluppo delle imprese e le infrastrutture. Per quanto riguarda il primo, 78 • DOSSIER • LIGURIA 2010

Confindustria si è impegnata ulteriormente in Fidimpresa Liguria, il consorzio di garanzia fidi del settore industriale, e in Capitalimpresa, la società di venture capital che affianca le imprese nelle fasi di riorganizzazione o di espansione delle attività. Circa le infrastrutture, il terzo valico e la Gronda sono opere ormai irrinunciabili, pena l’esclusione della nostra regione da qualunque processo di sviluppo economico territoriale». C’è un progetto particolarmente interessante per il futuro imprenditoriale di Genova? «Nell’arco di qualche anno il Technology Village ospiterà le più importanti aziende del settore high tech già presenti a Genova, oltre alla facoltà di Ingegneria dell’Università. La realizzazione di questo progetto contribuirà in modo determinante all’affermazione del comparto delle alte tecnologie a Genova e all’attrazione di altre realtà imprenditoriali e di ricerca dall’Italia e dall’estero».

Il Presidente di Confindustria Genova Giovanni Calvini


L’impegno degli industriali

LA FILIERA ALIMENTARE CAPOFILA DELLA RIPRESA

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a provincia di Imperia, sino a oggi ha retto meglio di altri territori, che, per una più significativa presenza di grandi complessi industriali, vivono cicli di crescita più sostenute nelle fasi espansive, ma nelle fasi recessive soffrono situazioni di grave disagio sociale. « Da noi – spiega il presidente di Confindustria Imperia, Sandro Cepollina – l’impatto è stato mitigato, da un lato per la presenza di un comparto pubblico importante, direttamente ed indirettamente collegato al sistema economico, che ha svolto per ora una sostanziale funzione di ammortizzatore della crisi, dall’altro la presenza di un sistema produttivo legato alla filiera alimentare di alta qualità, con marchi di assoluto prestigio a livello nazionale e internazionale». Il calo dei consumi si farà sentire nel turismo, anche se complessivamente il settore sta tenendo con un calo delle presenze stimato tra il 5% ed il 10%. «I problemi del settore – precisa Cepollina – vengono da lontano e su questo dobbiamo

fare molto, lavorando a un processo continuo di riqualificazione dell’intero modello di offerta turistica. I positivi recenti risultati della Casa da gioco, che è, e sempre più dovrà essere, la punta di diamante del turismo provinciale, vanno nella direzione auspicata. Ci auguriamo che ciò possa segnare l’inversione di tendenza in un momento così complesso per l’azienda». Gli imprenditori credono per definizione nel futuro. «Io guardo con speranza al futuro – continua – ma ci sono state troppe sottovalutazioni e catastrofismi strumentali. Le imprese crescono in un contesto territoriale e in un mercato dalle condizioni favorevoli. Confindustria è, e lo sarà anche in futuro, impegnata nel lavorare al fianco delle imprese per migliorare sempre più queste variabili. Oggi la situazione è tale da porci la sfida del mantenimento del sistema produttivo, oltre a creare le condizioni per nuove opportunità di sviluppo. Abbiamo bisogno di fare sistema con il settore pubblico». Preoccupa l’andamento del com-

Confindustria Genova promuove la nascita di soggetti finanziari capaci di investire sulle start up o sulle aziende che hanno voglia di crescere ma non hanno i mezzi per farlo

Con quali iniziative Confindustria contribuisce al rilancio industriale e tecnologico della città? «Esistono bandi per il finanziamento alle imprese di progetti finalizzati allo sviluppo tecnologico, mancano però soggetti finanziari capaci di investire sulle start up o sulle aziende che hanno voglia di crescere ma non hanno i mezzi per farlo. Confindustria sta lavorando sia per promuovere la nascita di tali soggetti, sia per accompagnare gli imprenditori ad aprire le loro aziende a capitali di terzi». Come rispondono le imprese genovesi alla sfida ecologica e al rispetto ambientale? «In ambito associativo è attivo il Club ambiente,

parto edile che sta soffrendo il rallentamento del mercato privato e la forte crisi dei bilanci degli enti locali. «La riqualificazione del patrimonio edilizio esistente, soprattutto quello di pregio e dei nostri borghi storici, è la strada da seguire con uno sguardo imprescindibile all’efficientamento energetico delle strutture edilizie».

che promuove incontri sulle tematiche ambientali nei quali imprese ed enti di controllo hanno l’opportunità di confrontarsi su normative e adempimenti. Le aziende hanno compreso come il tema della green economy, da slogan vissuto in chiave di marketing, stia diventando uno strumento competitivo». Confindustria Genova ha instaurato forme di collaborazione con università e centri di ricerca per scelte strategiche a sostegno delle Pmi e dei giovani imprenditori? «La nostra associazione e l’Università di Genova collaborano su progetti e iniziative per favorire le relazioni tra imprese e mondo della ricerca. Il distretto tecnologico dei Sistemi intelligenti integrati, all’interno del quale il consorzio Siit Pmi, con oltre 100 realtà, partecipa allo sviluppo di progetti innovativi con grandi aziende del Gruppo Finmeccanica, dell’Università e del Cnr. Il Gruppo Giovani Imprenditori della nostra associazione, insieme all’ateneo genovese sta inoltre definendo il programma di un master post universitario per aspiranti imprenditori». LIGURIA 2010 • DOSSIER • 79


SISTEMI INTEGRATI

Si può crescere anche in periodo di crisi Il difficile quadro economico internazionale non ha influito su alcune aziende che sono riuscite comunque a crescere dal punto di vista del fatturato. Paolo Suni illustra le scelte che ha adottato per la sua impresa in un anno difficile come il 2009 Nicola Rossi

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ono poche le aziende che in un anno di crisi globale come è stato il 2009 hanno registrato comunque un incremento di fatturato. Tanti possono essere i fattori che possono influenzare l’andamento positivo o negativo di un’impresa anche in periodo di recessione economica e molti di essi vanno ricercati anche nella gestione interna. Nell’ambito dell’invenzione e costruzione di sistemi integrati di comunicazione multimediale navale c’è un’azienda genovese che ha aumentato il suo fatturato di oltre il 20% nel 2009 attestandosi intorno ai 15 milioni di euro. «Questo incremento – fa sapere Paolo Suni titolare di Gitiesse – segue linearmente l’andamento degli ultimi 5 anni nei quali l’incremento annuo si è mantenuto sempre attorno a questo valore». Qual è il segreto di questa congiuntura favorevole in uno scenario dominato invece dall’incertezza economica? «Siamo profondamente convinti che un’azienda possa avere prospettive di prosperità costante solo se è capace di crearsi un proprio patrimonio tecnologico personale e questo ci ha portato nel 1995 a cambiare l’attività da commerciale di importatori di high tech a progettisti e costruttori di sistemi integrati di comunicazione multimediale navale. Quindi il primo segreto è acquisire una conoscenza tecnica il più profonda possibile in un settore specifico ca-

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pace di fare costruire qualcosa che gli altri non conoscono o trovano difficile realizzare». Dal punto di vista della gestione dei clienti quali sono le linee guida su cui vi siete basati? «“Diversificazione dei clienti”. Questo è un imperativo per la sicurezza di un’azienda, non importa quanto costi in termini economici, di fatica, di tempo. Per la nostra tipologia di prodotto la diversificazione dei clienti è stata fondamentale e ha permesso che i nostri prodotti venissero promossi presso tutti i cantieri del mondo, quindi che venissero avviati contatti con Paesi stranieri, dalla cultura anche molto diversa dalla nostra».


Comunicazione navale

Gitiesse intrattiene rapporti anche con la Cina. Come riuscite a gestire i contatti con Paesi così lontani? «È fondamentale la preparazione del personale dell’azienda addetto ai contatti con l’estero. In questo senso, prima di avviare i rapporti ad esempio con la Cina, il nostro personale deve documentarsi dettagliatamente sugli usi, i costumi e la cultura del Paese. Con i clienti cinesi, in particolare, è del tutto normale che qualsiasi accordo fatto

In apertura Paolo Suni, e sopra gli interni dell’azienda Gitiesse di Genova www.gitiesse.com

venga rimesso in discussione i giorni seguenti. Questo aspetto, per un europeo, può risultare totalmente incomprensibile e ingestibile, mentre non lo è per chi conosce la cultura cinese. Nella nostra azienda le varie aree di mercato sono gestite da persone che vengono mandate inizialmente a visitare il Paese in questione e a “vivere” in loco per il tempo necessario a capire la psicologia e le regole del luogo, oppure che frequentano corsi di preparazione specifici». In termini di internazionalizzazione, quali difficoltà incontrano soprattutto le aziende italiane? «L’ostacolo principale, cui dovrebbe porre rimedio innanzi tutto la nostra classe politica, consiste nel creare in primo luogo un’immagine positiva, di credibilità e di efficienza per la nostra nazione. Il primo e più grande ostacolo che noi produttori italiani di alta tecnologia troviamo sul nostro cammino quando ci proponiamo sul mercato internazionale è, infatti, quello di doverci ricostruire con grande fatica un’immagine di affidabilità e di credibilità». LIGURIA 2010 • DOSSIER • 87


TURISMO CROCIERISTICO

Il mercato delle crociere naviga in acque sicure «Trasformazione urbana delle aree fra il porto e la città di Savona, riqualificazione del litorale di Vado, un’area di separazione fra il porto e le spiagge di Bergeggi, progettazione del porto turistico in località Margonara». Cristoforo Canavese, presidente dell’Autorità portuale di Savona spinge sulla valorizzazione del porto come traino del turismo Renata Gualtieri

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turisti che sbarcano a Savona rappresentano un’importante occasione di sviluppo per il commercio e il turismo del territorio locale e veicolo di promozione per l’immagine di Savona nel mondo. Il porto di Savona ha creduto nelle possibilità di sviluppo e questo che ha creato le condizioni più idonee per concretizzare importanti progetti. «Con le amministrazioni locali – interviene il presidente dell’Autorità

portuale di Savona Cristoforo Canavese – è stato rivisitato il waterfront, l’elemento chiave per il miglioramento della vivibilità e per lo sviluppo delle attività turistiche nei comuni compresi nel comprensorio portuale. La trasformazione urbana delle aree fra il porto e la città di Savona, la riqualificazione del litorale di Vado, la creazione di un’area di separazione fra il porto e le spiagge di Bergeggi, e la progettazione del porto turistico in

Nelle immagini, Cristofaro Canavese, presidente dell’Autorità portuale di Savona e il porto della città

AUMENTI DEI FLUSSI TURISTICI CON L’AVVIO DEL TERMINAL CROCIERE Il turismo crocieristico è in continua espansione e si è aperto a tutte le fasce d’età

È

difficile quantificare con esattezza l’intero indotto economico che ruota intorno al turismo crocieristico di Savona. «L’Amministrazione collabora in sinergia con Costa Crociere e le associazioni di categoria per valorizzare al massimo le potenzialità della città, posta in posizione strategica sia per le rotte del Mediterraneo che per i suoi collegamenti stradali» spiega l’assessore allo Sviluppo economico di Savona, Franco Aglietto. Certamente, l’avvio del terminal crociere, ha determinato

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un cambiamento impor tante per la città: «oggi parliamo di un numero di passeggeri che ruota intorno alle 900 mila unità che arrivano, partono o transitano da Savona, e tutto questo ha una notevole ricaduta positiva» prosegue. Grazie all’opera di sensibilizzazione dell’amministrazione, «la domenica, ora, è sempre più facile trovare esercizi commerciali aperti, e, inoltre, vengono spesso organizzati eventi e iniziative di richiamo per rendere gradevole la visita e la permanenza a Savona», pro-

segue Aglietto. Basta fare una passeggiata nella vecchia darsena (nella foto) per rendersi conto di quanto, ormai, in molti prediligono la vacanza in crociera. Si vedono «famiglie, coppie di sposi in viaggio di nozze o giovani e giovanissimi che scendono dalle navi e si avviano per le vie della città. Oggi la crociera offre servizi qualitativi, divertimento e attrattive in grado di soddisfare una clientela piuttosto vasta e aggiornata che comprende anche tutte le fasce d’età» conclude l’assessore.


Cristoforo Canavese

località Margonara, che rappresenta un intervento fondamentale per riqualificare e valorizzare un altro tratto di costa oggi in degrado, sono comunque un traino per il più generale sviluppo territoriale del Savonese». Un cambiamento di sostanza, che vuole essere il nuovo modo di interpretare una città che ha il porto in casa e che intende sfruttare l’opportunità sul modello di altre realtà europee come Barcellona e Valencia. «Dalla fine del 96 al 2009 – precisa Canavese – in poco più di 13 anni di attività del settore crocieristico, 1.683 navi hanno fatto scalo nel porto di Savona, home port di Costa Crociere, tra i leader del settore a livello mondiale, portando con sé quasi 5 milioni di turisti». Numeri che fanno di Savona uno dei primi porti crocieristici d’Italia e del Mediterraneo. I passeggeri nel 2009 sono stati in totale 1.028.486 di cui 709.861 crocieristi e 318.206 passeggeri dei traghetti di Corsica Ferries. «Chi parte per una crociera da Savona trova una stazione marittima accogliente e funzionale, ma ci sono ancora progetti di potenziamento del settore. A fine 2008 – continua il presidente – è stata inaugurata la nuova banchina dedicata alle crociere, che consente al terminal di ospitare tre navi contemporaneamente, permettendo così al Palacrociere di accogliere anche 8.000 ❯❯ LIGURIA 2010 • DOSSIER • 89


TURISMO CROCIERISTICO

LA SPEZIA: CROCEVIA DI TURISTI Le iniziative e le escursioni offerte ai crocieristi che attraccano alla Spezia

L’

attività di sbarco e imbarco dei passeggeri in transito nel porto della Spezia viene svolta presso il terminal La Spezia Cruise Facility. «Da un’attenta analisi condotta sugli arrivi delle navi nel corso della stagione 2009 e dal numero ufficiale dei partecipanti alle escursioni turistiche – spiega la presidente del consorzio, Giorgia Bucchioni (nella foto) – il 55% del totale dei crocieristi ha optato di sostare nella nostra città per una giornata». Il restante 45%, invece, «ha scelto di acquistare escursioni offerte dall’armatore per le località limitrofe. Si tenga presente – prosegue la presidente – che il dato di permanenza in città è riferito solo ai turisti imbarcati e non considera il numero del personale di bordo che è rimasto totalmente in città nelle ore libere

dal servizio». In particolare, nei mesi considerati i «12.328 turisti si sono fermati per una giornata in città mentre 10.086 hanno optato per un’escursione organizzata» evidenzia Giorgia Bucchioni. Le escursioni più richieste «da parte dei turisti che scalano il nostro golfo a bordo delle navi da crociera – fa presente la presidente – sono Firenze, Pisa, Lucca, le Cinque terre, Lerici, Portovenere e quelle collegate all’offerta enogastronomica in Emilia». Ai crocieristi che, invece, preferiscono restare alla Spezia «proponiamo tour nei musei cittadini, in particolare al Museo Navale, al Museo Lia e al Camec e, inoltre, tour nelle vie del centro per lo shopping a bordo di un piccolo trenino, oppure a Lerici o all’isola Palmaria», conclude.

❯❯ passeggeri. Per questo Costa Crociere ha deciso di ampliare le strutture ricettive, realizzando una stazione marittima “satellite” sulle nuove aree retrostanti il terzo accosto: i lavori saranno avviati nel corso del 2010 e saranno finanziati interamente da Costa Crociere con un investimento complessivo di 10 milioni di euro. L’ampliamento del Palacrociere permetterà di sostenere adeguatamente il piano di crescita della flotta Costa, che prevede il varo di diverse nuove navi entro il 2012». Le previsioni per il 2010 indicano una sostanziale stabilità dei traffici, per il 2011, invece, con il varo di due nuove grandi unità e la disponibilità delle nuove strutture di accoglienza, la compagnia si pone l’obiettivo di raggiungere il traguardo del milione di ospiti del Palacrociere. Validi e numerosi i servizi offerti dal porto di Savona per gli ospiti delle navi da crociera. «Il terminal crociere – spiega il presidente Canavese – copre una superficie complessiva di 16.200 mq ed è dotata di un’area parcheggio che può ospitare 90 • DOSSIER • LIGURIA 2010

fino a 800 auto. Due “finger” per le operazioni di imbarco e sbarco dei passeggeri collegano direttamente le navi ormeggiate alle sale della stazione marittima. Il Palacrociere è un edificio su tre piani, per una superficie coperta complessiva di 8.600 mq, con sale di attesa per 4.500 mq e 1.200 posti a sedere. Grazie alla sua particolare struttura, disegnata da Bofill, e all’estrema funzionalità degli spazi


Cristoforo Canavese

SUDDIVISIONE ARRIVI 2009 PER COMPAGNIE Per la stagione 2010 sono ad oggi già schedulati 34 sbarchi, tra cui Disney Cruises, per una stima di turisti in arrivo quantificabile in circa 40.000 unità

Fonte: Rielaborazione Confindustria La Spezia su dati LSCF S. cons.r.l.

Gli spazi dedicati alle operazioni di imbarco e sbarco sono stati progettati per ridurre al minimo i tempi di attesa e velocizzare le classiche operazioni di check-in

interni, garantisce servizi di alta qualità, trasformando le tradizionali aree di aspetto in vere e proprie aree di intrattenimento, personalizzate a seconda della varie fasce di età dei croceristi, affinché la vacanza inizi già nella fase di attesa dell’imbarco. La struttura dispone, ad esempio, di un club per i bambini e ragazzi, di una sala internet, di una sala conferenze e di un’area Vip ed è impreziosito

da opere d’arte di artisti savonesi, ispirate ai viaggi di Leon Pancaldo, e da ceramiche e pezzi d’artigianato provenienti dalla vicina Albisola». Gli spazi dedicati alle operazioni di imbarco e sbarco sono stati progettati per ridurre al minimo i tempi di attesa, arrivando persino a velocizzare le classiche operazioni di check-in. Inoltre, grande attenzione è stata riservata anche alla sicurezza dei crocieristi e alla salvaguardia dell’ambiente. La funzionalità di questo spazio va oltre l’utilizzo originario nel settore crociere, proponendosi come nuovo ed importante spazio multifunzionale per l’intera città di Savona.

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MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI Riforme del sistema Giustizia, il governo va avanti, nonostante le polemiche

RENZO MENONI La giustizia civile italiana necessita di riforme condivise per una ragionevole durata del processo

CARLO FEDERICO GROSSO Le fasi dibattimentali del processo per il crac Parmalat e le richieste dei risparmiatori


GIUSTIZIA

Tutti i numeri delle riforme C

Maria Elisabetta Alberti Casellati, sottosegretario alla Giustizia

ome è noto l’universo giustizia è interessato da una serie di riforme da parte del governo. Alcuni testi sono già approdati in Parlamento e altri Non senza polemiche le varie riforme sono al vaglio delle commissioni. Il sottosegretadella giustizia stanno prendendo forma rio alla Giustizia Maria Elisabetta Alberti Casele alcune sono già passate nelle aule lati analizza uno per uno i disegni di legge. Tra essi il processo breve, le nuove norme anticorruzione parlamentari. Il sottosegretario e quelle sulle intercettazioni telefoniche, oltre alalla Giustizia Maria Elisabetta l’attesa riforma della professione forense. Già apAlberti Casellati rifugge gli allarmismi provato anche il nuovo piano carceri che mira ad aumentare la capienza dei penitenziari fino a mediatici rimarcando raggiungere le 80 mila unità ospitabili. l’impegno del governo Tra i temi più scottanti c’è sicuramente Nicolò Mulas Marcello quello del processo breve. La preoccupazione di molti è quella che la cancellazione di molti processi non vedano riconosciuti i diritti di molti cittadini. È un rischio concreto? «Bisogna sgombrare il campo da strumentali allarmismi mediatici. Si tratta di un provvedimento di iniziativa parlamentare che risponde a una domanda reale: poter contare su processi dai tempi certi, che non lascino la vita dei cittadini sospesa in una condizione in cui affetti, relazioni sociali, sfera patrimoniale, immagine e onorabilità possano subire danni gravissimi. Che nessuna sentenza, nemmeno una piena assoluzione, sarà più in grado di risarcire». Non ci saranno quindi cancellazioni di massa. «No. Peraltro già oggi si calcola che dal 2004 al 2008 siano caduti in prescrizione, e cioè solo per il passare del tempo, 850 mila processi, una media di 170 mila l’anno e di circa 500 al giorno. Il ministero della Giustizia, sulla base dei dati provenienti dai 165 uffici giudiziari e dalle 220 sedi distaccate del nostro Paese, stima che il disegno di legge inciderà sull’1% dei tre

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Maria Elisabetta Alberti Casellati

milioni e mezzo dei processi penali oggi pendenti. Nessuna preoccupazione, dunque. Semmai si eviterà lo spreco di risorse pubbliche: basti pensare agli 80 milioni di euro l’anno che i contribuenti sborsano per processi destinati alla prescrizione». Sulle norme anticorruzione non è stata fatta molta chiarezza. Cosa prevedono nello specifico e quando il disegno di legge verrà sottoposto all’esame parlamentare? «Il provvedimento interviene sulla pubblica amministrazione con l’intento di garantire efficienza e trasparenza. Si vuole così porre l’amministrazione stessa al riparo dai pericoli dell’illegalità. Ci sono sanzioni più severe per chi lucra sulla cosa

pubblica e, in particolare, per chi riveste la qualifica di pubblico ufficiale. Si prevede la non candidabilità dei politici nazionali e locali che abbiano subito una condanna. Quanto ai tempi, siamo ormai all’intesa finale per il concerto con gli altri ministeri interessati: l’Interno, la Semplificazione normativa e la Pubblica amministrazione». Altro tema importante è quello che riguarda la riforma della disciplina sulle intercettazioni. I magistrati sostengono che il governo li vuole disarmare nell’attività di contrasto alla corruzione dei politici. Cosa ne pensa? «All’attenzione del Senato c’è un buon testo che coniuga due principi fondamentali: la libertà di 2010 LIGURIA • DOSSIER • 113


GIUSTIZIA

investigazione, in quanto le intercettazioni costi-

tuiscono uno strumento indispensabile di indagine; il diritto alla privacy, perché non si può accettare che un cittadino veda la sua vita privata sbattuta sulle prime pagine dei giornali senza che i fatti intercettati abbiano rilevanza penale. La norma, dunque, non vuole impedire l’uso delle intercettazioni, come sostiene qualche magistrato, ma soltanto evitare quegli abusi derivanti da un loro utilizzo a strascico. Oggi abbiamo circa 100 mila utenze sotto controllo, il che comporta una media di intercettazioni pari a 3 milioni all’anno con una spesa di circa 280 milioni di euro. Il raffronto con gli altri Paesi è clamoroso; si pensi che negli Stati Uniti i telefoni controllati sono 1.700 e in Francia circa 20 mila». Sulla durata dei processi il governo sta cercando di arrivare a una soluzione, ma per quanto riguarda la carenza di personale qual è il vostro piano?

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«L’Italia è nella media rispetto agli altri Paesi europei nel rapporto tra magistrati, personale amministrativo e abitanti: in particolare, i magistrati togati sono 11 ogni 100 mila abitanti nel nostro Paese mentre in Francia sono 11,9 e in Spagna 10,1. È necessario comunque riformare le piante organiche per determinare un equilibrio su scala nazionale. Ci sono poi sedi che rimangono scoperte perché non gradite ai magistrati. Abbiamo, perciò, provveduto a “coprirle” attraverso una normativa che stabilisce incentivi economici e di carriera. Quanto al personale amministrativo, stiamo pensando a un intervento che assicuri una migliore distribuzione sul territorio, che specie al Nord registra carenze. Per questo in Veneto ho promosso, insieme con la Regione, un’iniziativa per distaccare nelle cancellerie il personale proveniente da altre amministrazioni. Ritengo che si tratti di un modello esportabile in altre aree del Paese». La riforma del sistema carcerario è stata approvata il 13 gennaio scorso dal Consiglio dei ministri. Ora quali sono i piani di attuazione? «Si tratta di un intervento di vastissime dimensioni che va al cuore del sistema carcerario italiano per risolvere in maniera strutturale il problema del sovraffollamento degli istituti penitenziari. È un provvedimento di emergenza che permette di utilizzare strumenti agili per misure di medio e lungo periodo. Gli obiettivi sono ambiziosi: si comincerà con 47 nuovi padiglioni per poi proseguire con la costruzione di 8 nuovi istituti, che porteranno a una capienza complessiva di 80 mila unità. È prevista anche l’assunzione di 2.000 agenti di custodia. Contestualmente verranno applicate alcune misure quali la detenzione domiciliare per chi deve scontare un anno di pena residua e la messa in prova di detenuti per reati con pene fino a tre anni». Infine, la riforma della professione forense. Quali sono i tempi della sua calendarizzazione? «La riforma è già stata approvata dalla commissione Giustizia del Senato e andrà in discussione nell’Assemblea dell’1 aprile. Ritengo che l’iter parlamentare potrà concludersi rapidamente, anche perché il testo in discussione ha trovato il consenso di tutte le forze politiche».



CAMERE CIVILI

U

no dei mali che più compromettono lo stato di salute della giustizia civile in Italia è il proliferare dei modelli processuali. Lo evidenzia Renzo Menoni, presidente dell’Unione nazionale delle Camere civili (Uncc), un organo che da sempre si propone di raggiungere la semplificazione dei riti. Se la legge n. 69/2009 può costituire per certi versi un passo in avanti verso questa direzione, almeno nelle intenzioni, comprendendo norme per la riduzione dei procedimenti civili, l’introduzione del processo sommario viene salutata da Renzo Menoni con grandi perplessità, in virtù della forte discrezionalità che tale strumento veicola con sé. Come l’Uncc valuta la riforma del processo civile? «Nell’ultimo ventennio il legislatore si è letteralmente “sbizzarrito” in continui interventi di modifica del processo civile. I risultati sono stati disastrosi tanto che, come emerge dai dati resi noti annualmente in occasione dell’inaugurazione dell’anno giudiziario, la situazione si è andata aggravando in maniera progressiva, sia sotto il profilo dell’ormai inaccettabile durata dei tempi processuali, sia sotto il profilo qualitativo». Può farci un esempio di questo fenomeno? «È emblematico il caso della “trionfale” introduzione, nel 2005, del cosiddetto processo societario. Processo che, nelle dichiarazioni del tempo, sarebbe dovuto diventare il modello processuale ordinario e che, invece, è così miseramente fallito da essere stato soppresso, a distanza di soli quattro anni con la Legge n. 69 del 18 giugno 2009. Il primo punto fermo consiste nel fatto che qualsiasi intervento parziale ed emergenziale è destinato non solo a fallire, ma ad aggravare la situazione. Pure la politica si ostina a imboccare tale strada e anche la suddetta legge, pur conte120 • DOSSIER • LIGURIA 2010

Un processo più rapido e più giusto La giustizia civile italiana necessita di una riforma condivisa. Che, secondo Renzo Menoni, presidente dell’Unione nazionale delle Camere civili, affianchi a una ragionevole durata del processo anche l’indispensabile qualità del procedimento stesso Francesca Druidi

Sopra, Renzo Menoni, presidente dell’Unione nazionale delle Camere civili, costituita a Roma l’11 febbraio 1989 con lo scopo di coordinare l’attività delle Camere Civili presenti sul territorio


Renzo Menoni

Il giusto processo può sussistere solo dove a tempi accettabili si accompagni un’accettabile qualità del processo medesimo, rispettosa dei diritti del cittadino

nendo alcune modifiche condivisibili, persegue la logica dell’intervento estemporaneo e asistematico. Certo, l’Unione nazionale delle Camere civili, che da anni ha posto fra i suoi obiettivi primari la semplificazione dei riti nella prospettiva della loro unificazione, non può che vedere con favore che il legislatore abbia finalmente recepito questo fondamentale principio. Malgrado ciò, la novella legislativa suscita notevoli perplessità. Particolarmente grave è l’introduzione del processo sommario». Perché l’Unione è contraria alla sommarizzazione del processo? «In primo luogo perché contraddittoriamente alla lodevole dichiarazione di ridurre i modelli

processuali, si introduce un nuovo rito. Ma al di là di questo, il processo sommario, come è stato rilevato in modo autorevole da Proto Pisani, non potrebbe non significare una perdita secca in punto di garanzie. L’assoluta inaccettabilità degli attuali tempi processuali non può trovare soluzione in un processo completamente deformalizzato e, quindi, necessariamente “autoritario”, in quanto rimesso alla mera discrezionalità, che in alcuni casi rischia di sconfinare nell’arbitrio, del giudice nella conduzione e nella stessa determinazione delle modalità di svolgimento del giudizio». Qual è il requisito fondamentale che un procedimento deve rispettare? «Il processo deve rispettare le garanzie processuali delle parti che, sole, possono permettere di ottenere giustizia. In altri termini il “giusto processo”, di cui agli articoli 111 della Costituzione e 6 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo, può sussistere solo dove a tempi accettabili si accompagni un’accettabile qualità del processo medesimo, rispettosa dei diritti del LIGURIA 2010 • DOSSIER • 121


CAMERE CIVILI

È importante rendere fattiva una maggiore collaborazione fra avvocatura e magistratura adottando prassi condivise

cittadino. Ma vi è di più. Come è stato auto-

revolmente rilevato, il processo sommario non avrebbe neppure l’effetto di realizzare un processo che fosse sì meno garantista, ma almeno di durata ragionevole. Se, infatti, questo dovesse assurgere a modello “ordinario”, appare inevitabile che nell’arco di breve tempo anche i nuovi processi sommari inizierebbero a subire rinvii, così come accade oggi con i cosiddetti processi ordinari. È significativo, a questo proposito, che il legislatore, non abbia fissato al giudice alcun termine massimo per l’udienza di comparizione delle parti, così che tale prima udienza potrebbe essere fissata anche dopo molti mesi o addirittura anni». Come migliorare in modo concreto la giustizia civile? «Nell’immediato, è importante rendere fattiva una maggiore collaborazione fra avvocatura e magistratura con l’adozione di prassi condivise. Alcuni uffici giudiziari, l’esempio più noto è quello del Tribunale di Torino, grazie alla collaborazione fra avvocatura e magistratura e all’applicazione di prassi virtuose

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condivise, sono riusciti a rispettare i tempi previsti come “ragionevoli” dalla Corte europea dei diritti dell’uomo, senza sacrificare le garanzie difensive e la qualità del processo. Confermando il fatto che, già ora, con l’attuale ordinamento e le risorse esistenti, è possibile ottenere risultati accettabili. Altre questioni da risolvere a breve termine sono la copertura dei posti previsti in organico non solo per i magistrati, ma anche per i cancellieri e per tutto il personale ausiliario e il recupero alla funzioni giurisdizionali di tutti i magistrati distaccati presso ministeri e Pubblica amministrazione. Altrettanto importante è un severo controllo sull’operosità degli uffici giudiziari, con conseguente riforma del Csm e del procedimento disciplinare. Non vanno, infine, trascurati, altri aspetti». Quali? «Il rafforzamento della condanna per lite temeraria e la segnalazione ai Consigli dell’Ordine, per l’adozione degli eventuali provvedimenti di competenza, delle sentenze che contengano tali condanne. Fondamentale è poi l’immediata approvazione della riforma dell’ordinamento forense, con particolare riguardo alla normativa per l’accesso, allo scopo di porre fine all’abnorme aumento del numero degli avvocati, per una maggiore qualificazione della medesima avvocatura, nell’interesse primario del cittadino-cliente. Guardando in prospettiva, non si può non indicare come prioritaria una riforma organica del processo civile, che porti a una reale semplificazione dei modelli processuali, in direzione della loro unificazione, alla quale va affiancata una revisione delle circoscrizioni giudiziarie, per una più razionale distribuzione sul territorio dei magistrati e del personale ausiliario».



IL PROCESSO AMMINISTRATIVO

I

n questi mesi si sono poste le basi per la realizzazione di un nuovo codice del processo amministrativo. Da tempo, ormai, se ne sentiva l’esigenza. Una così importante branca del diritto necessita di un punto di riferimento chiaro, di un unicum legislativo. Ma è diffusa la sensazione relativa al fatto che il percorso normativo diretto alla riforma del processo amministrativo sia nato all’insegna dell’ambiguità. Di questa opinione è anche l’avvocato Corrado Mauceri. «Il Parlamento, mentre ha conferito al governo, con la legge n. 69/2009, la delega per il riassetto della disciplina del processo amministrativo, con la legge n. 88/2009 gli ha pure conferito quella per recepire le direttive comunitarie sulle procedure di ricorso in tema di appalti pubblici – spiega il noto legale del foro genovese -. In tal modo, a parte il fatto che il percorso riformatore è stato così frazionato, il contenzioso sui pubblici appalti, che costituisce la materia economicamente più importante tra quelle affidate al giudice amministrativo, sarà oggetto di una disciplina speciale, anche perché la seconda delega si basa su criteri direttivi che, a ben vedere, sono assai più estesi di quelli che erano strettamente necessari per l’attuazione delle direttive comunitarie». Dunque, in realtà, viene minato l’intento di semplificazione e unificazione delle norme? «Purtroppo è così. La riforma dovrebbe risolvere anzitutto il nodo dell’istruttoria, che attualmente è di competenza del solo collegio, potenziando i mezzi a disposizione del giudice e istituendo la figura del giudice istruttore. Dovrebbe altresì prevedere l’istituzione di un normale ruolo d’udienza, consentendo la progressione delle cause, almeno di norma, secondo normali criteri cronologici, come per il processo civile, eliminando l’anomalia dell’avanzamento “per prelievo”, dipendente da decisioni discrezionali adottate senza alcuna predeterminazione di criteri, pubblicità e quindi trasparenza. Dovrebbe poi semplificare davvero le norme 126 • DOSSIER • LIGURIA 2010

Alcune ombre sul nuovo processo Un percorso riformatore che sta suscitando molti dubbi. La strada verso un nuovo processo amministrativo rischia di portare a ulteriori incertezze anziché compiere un’opera di unificazione e chiarificazione della norme. L’opinione di Corrado Mauceri Andrea Moscariello

sulla giurisdizione, il cui assetto, nonostante gli interventi del legislatore e della Corte Costituzionale, è ancora tutt’altro che soddisfacente. Non bisogna poi trascurare, anche se si tratta di materia non processuale, l’esigenza che le forme di pubblicazione degli atti amministrativi siano generalizzate e rese più efficaci per rendere certi e chiari i termini d’impugnativa: l’Italia resta ad esempio il Paese in cui il permesso di costruire è impugnabile finché il nuovo fabbricato non è stato pressoché completato».


Riforme

In apertura, l’avvocato Corrado Mauceri all’interno del suo studio di Genova. Qui sopra, di nuovo Mauceri assieme al suo staff - corrado.mauceri@studiolegalemauceri.it

Tra i punti centrali del nuovo codice, vi sono anche l’effettività e la concentrazione della tutela. «A mio parere, i problemi che più affliggono la tutela riguardano soprattutto le cause del c.d. “uomo qualunque”, che hanno tempi di attesa troppo estesi. Pervengono oggi fissazioni di udienza a distanza di venti, trent’anni dalla proposizione dei ricorsi, quando le situazioni sono così cambiate da determinare la cessazione dell’interesse». E quali evoluzioni sta vivendo, nello specifico, il suo ruolo professionale? «A mio avviso, l’avvocato amministrativista, nell’attuale fase storica, ha acquisito e mantiene un importante ruolo, non solo nella gestione delle procedure contenziose, che restano naturalmente importanti, ma anche nella partecipazione ai procedimenti amministrativi più complessi, dove l’apporto della consulenza e dell’assistenza del legale può costituire un sussidio importante per consentire agli assistiti di definire obiettivi possibili e modalità corrette, prevenendo i rischi di contenzioso, non solo con l’Amministrazione, ma anche con i terzi. Lo stesso legislatore ha favorito tale ruolo professionale, processualizzando il procedimento amministrativo sia per garantire gli interessi degli utenti e dei terzi, sia per cercare di raffreddare il contenzioso, ri-

ducendo gli esiti giudiziari. Un’amministrazione più chiara e trasparente, nonché effettivamente imparziale, potrebbe prevenire conflitti e contrasti, scoraggiando il ricorso allo strumento processuale». È dunque questo l’aspetto in cui emergono i gap più pesanti? «È noto che la mancanza di una burocrazia rapida, efficiente, indipendente, prevedibile e affidabile nelle proprie decisioni costituisce una delle ragioni che scoraggiano gli investitori stranieri, perché, a parte le difficoltà normative, decisioni importanti arrivano spesso troppo tardi e restano esposte ad anni di contenzioso giudiziario». Cosa comporterà nel suo ambito l’avvento della Class Action? «Il tema della class action nei confronti della pubblica Amministrazione è stato risolto dal governo con il D.Lgs. n. 198/2009, introducendo una sorta di controllo giudiziale sull’operato dell’amministrazione e dei concessionari di pubblici servizi, realizzato attribuendo al giudice il potere di ordinare l’eliminazione del disservizio. Non è prevista, però, e quindi è esclusa, la possibilità di richiedere al giudice anche la condanna al risarcimento dei danni, che pure costituirebbe la misura più efficace per dissuadere il gestore del servizio da comportamenti scorretti. Ri- LIGURIA 2010 • DOSSIER • 127


IL PROCESSO AMMINISTRATIVO

cordo ancora il mio stupore quando, quasi riali” sono assai rare e, in genere, si richiedono trent’anni fa, lessi che negli Stati Uniti vi erano cittadini che chiedevano il risarcimento dei danni per il tempo perduto nell’attesa dei collegamenti telefonici interselezione». Ritiene la sua specialità professionale consigliabile ai giovani che si avviano alla professione? «Sì, ma a condizione che abbiano adeguato spirito di sacrificio, perché il diritto amministrativo richiede molto studio, capacità di redazione degli atti, sottigliezza e sensibilità, trattandosi di attività analoga a quella del cassazionista. Infatti, si fonda sulla costruzione o distruzione di atti e procedimenti anche assai complessi. Ciò comporta molte ore di lavoro tra documenti, libri e riviste». Come sono, in generale, i rapporti tra gli avvocati e i giudici amministrativi? «I contatti sono meno diretti, stante il carattere collegiale degli organi giurisdizionali. Tuttavia, la costante frequentazione determina spesso rapporti di stima e di rispetto, particolarmente a Genova, ove abbiamo avuto per un trentennio uno stesso presidente di grande qualità morale e professionale». La liberalizzazione delle tariffe ha avuto effetti nel vostro settore? «Non particolarmente, perché le pratiche “se-

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studio e attenzione particolari. Piuttosto si è riscontrata, a livello regionale, una riduzione sensibile del numero dei ricorsi, che in parte può spiegarsi con motivazioni di carattere finanziario, ma in parte anche con l’efficacia delle forme di raffreddamento dei conflitti, introdotte dalla legge sulla trasparenza amministrativa». Lei, che può definirsi un professionista maturo, è soddisfatto della scelta fatta? «Direi senz’altro di sì, perché questa professione mi permette di entrare in contatto con persone e problemi interessanti, oltre che estremamente vari, mentre l’esercizio intellettuale richiesto dall’analisi di documenti e situazioni e dalla redazione di atti, pareri e contratti rimane sempre stimolante». Come vede la Liguria e la sua economia in questo momento? «Questa è una regione difficile da decifrare, perché molte attività e interessi si muovono, per tradizione, sottotraccia. È una città postindustriale, con un territorio bellissimo, che impegna molto amministrazioni ed enti nella sua tutela, ma che attende da troppo tempo scelte essenziali nel settore delle grandi infrastrutture di trasporto. È su questo tema che si dovrà misurare la capacità delle classi dirigenti attuali e, soprattutto, future».



GUARDIA DI FINANZA

L’impegno per la legalità Dalla lotta all’evasione fiscale a quella alla contraffazione, sono molte le azioni di contrasto della Guardia di Finanza alle attività illecite in Liguria. Il generale Flavio Zanini illustra gli ultimi importanti interventi Nicolò Mulas Marcello

C

om’è noto l’attività di contrasto all’evasione fiscale, per la Guardia di Finanza, rimane uno dei principali obiettivi da sempre assegnati al Corpo. Il comparto ligure ha condotto nel corso del 2009 importanti operazioni e, come sottolinea il generale Flavio Zanini, l’impegno su questo problema sarà costante anche nel corso del 2010. Da notare come l’aspetto dell’evasione fiscale internazionale rimanga una costante tra i motivi di innesco delle verifiche, per scoraggiare sempre più quei comportamenti finalizzati a trasferire ricchezza verso paesi a fiscalità privilegiata (i cosiddetti paradisi fiscali), soprattutto dopo il recente provvedimento dello “scudo fiscale”, varato proprio per consentire di far rientrare quei capitali illecitamente detenuti all’estero. «Con specifico riferimento all’attività di contrasto del “sommerso d’azienda” – fa sapere Zanini – si segnala che nei primi due mesi dell’anno i reparti della Liguria hanno già individuato ben 60 evasori totali, rispetto ai 36 dell’analogo periodo dello scorso anno, quindi con un incremento di risultato pari a +66,66%. Sempre dall’inizio dell’anno, inoltre, sono stai attivate 22 indagini bancarie tutt’ora in corso nei confronti di altrettanti evasori totali. Complessivamente nello stesso periodo sono state eseguite 154 verifiche sostanziali, con un incremento di oltre il 30%, rispetto a quelle eseguite lo scorso anno (118)». 150 • DOSSIER • LIGURIA 2010

Nell’ambito della lotta all’evasione fiscale il comparto ligure ha registrato importanti successi: nel 2009 sono state eseguite 3.701 ispezioni che hanno permesso di recuperare 480 milioni di euro. Come si articola la vostra attività di contrasto all’evasione fiscale? «Per l’anno 2010 tale attività prevede, in armonia con le direttive emanate dal comando generale d’intesa con l’autorità di governo: un lieve incremento delle verifiche nei confronti dei contribuenti che, per volume d’affari, non sono interessati dagli studi di settore, ovvero quei contribuenti cosiddetti di “medie” o di “rilevanti dimensioni”, che esprimono rispettivamente un volume d’affari superiore a 5,1 e 100 milioni di euro, con interventi indirizzati nei confronti di soggetti connotati da alti indici di evasione interna e internazionale. Inoltre una sostanziale conferma delle verifiche nei confronti dei contribuenti cosiddetti di “prima fascia”, da sviluppare prioritariamente per contrastare il grave fenomeno del “sommerso d’azienda”, quindi con interventi indirizzati verso soggetti che operano in regime di evasione d’imposta “totale o paratotale”, nonché nei confronti di soggetti che, per quanto minori, denotino comunque un rischio di evasione internazionale». Nel settore delle frodi comunitarie l’anno 2009 si è concluso, rispetto al 2008, con un aumento del 52%di finanziamenti recupe-

480 MILIONI

Gli euro recuperati nel 2009 nel corso di operazioni contro l’evasione fiscale in Liguria

529

DENUNCE

Le persone denunciate in regione per il commercio di prodotti contraffatti nel corso del 2009


Flavio Zanini

In apertura, il generale Flavio Zanini, comandante regionale della Guardia di Finanza; alcuni interventi di controllo della Guardia di Finanza nelle operazioni anti-contraffazione

rati mentre complessivamente i danni erariali accertati sono stai pari a 69 milioni di euro: in questo caso, i settori più fraudolenti sembrano essere quelli alberghieri e degli agriturismi. Il dato è confermato dalle vostre operazioni? «Confermo che il comando regionale della Liguria, nell’assolvimento dei compiti propri del Corpo, quale forza di polizia economica e finanziaria, a competenza generale, istituzionalmente orientata a tutela del bilancio dello Stato, degli enti pubblici e dell’Unione europea e alla salvaguardia della libertà e della sicurezza economica del Paese, nel 2009 ha riscosso brillanti risultati sia nell’accertamento dei reati connessi alle frodi comunitarie sia nell’accertamento dei danni erariali. Per le frodi comunitarie, l’attività operativa, sia quella del 2009 che quella già sviluppata nel 2010, conferma come i settori a maggior rischio siano quelli relativi ai finanziamenti all’agricoltura e all’organizzazione di corsi di formazione, mentre nel comparto dei danni erariali il settore più interessato è quello della spesa sanitaria. In termini di risultati il primo bimestre del 2010 ha già consentito di accertare l’illecita erogazione di fondi comunitari per 385.877 euro, nonché danni erariali per 713.424 euro». Da un recente sondaggio è emerso che sono aumentate le denunce di vittime di usura in Liguria. Vittime dell’usura non sono più soltanto imprenditori e commercianti, ma anche altre tipologie di lavoratori. Qual è la situazione secondo i dati in vostro possesso? «Per quanto ci risulta il fenomeno dell’usura in Liguria non ha raggiunto livelli di allarme. Sicuramente la particolare congiuntura economica, che ha portato gli operatori del credito a ridurre notevolmente le erogazioni di finanziamenti, causa l’aumentato rischio di insolvibilità dei clienti, ha prodotto un maggior ricorso a quel tipo di credito erogato da soggetti che nulla hanno a che fare con il mondo bancario. Lo scorso anno, complessivamente, sono stati condotti 10 servizi in materia di usura, che hanno portato alla denuncia di 16 persone, di cui uno in stato di arresto, mentre nel corrente 2010 è stato conclusa un’operazione, con una denuncia». Il comando ligure, con 882 lavoratori in 2010 LIGURIA • DOSSIER • 151


GUARDIA DI FINANZA

nero individuati nel 2009, ha incrementato Italy, condotta dalla Guardia di Finanza in dell’80% i risultati ottenuti nello specifico comparto, rispetto al 2008. Quale trend si registra nell’anno in corso? «Nel corrente anno è stato richiesto alla Guardia di Finanza, anche dopo i noti fatti di disordine pubblico verificatisi a Rosarno, di incrementare ulteriormente la propria efficace attività di contrasto al fenomeno del “sommerso di lavoro”. Attualmente tutti i reparti della Liguria, senza soluzione di continuità rispetto l’anno precedente, sono anche impegnati nello sviluppo di idonea attività di intelligence, per la preventiva individuazione di soggetti che impiegano lavoratori in nero e la successiva pianificazione di interventi sempre più pressanti e mirati. Nei primi due mesi dell’anno, sono stati già scoperti 55 lavoratori in nero e/o irregolari». Quali sono le categorie più interessate? «Circa le categorie più interessate dal fenomeno del lavoro nero, occorre dire che l’esperienza operativa maturata dimostra come, di fatto, il fenomeno interessi trasversalmente tutti i settori economici, dal commercio al terziario, ancorché in misure diverse. In Liguria, i maggiori risultati sono stati ottenuti controllando contribuenti che operano nell’edilizia, nella ristorazione, e, in genere, nelle attività di servizi alla persona, parrucchieri, estetisti e simili». Oltre due milioni di prodotti contraffatti sequestrati e 529 persone denunciate. È il dato relativo all’attività di tutela del made in

152 • DOSSIER • LIGURIA 2010

Liguria in tutto il 2009. Avete concluso altre importanti operazioni dall’inizio del 2010? «Anche nel corso dei primi mesi del 2010, in Liguria è proseguita l’azione della Guardia di Finanza a tutela del made in Italy, con la conclusione di diverse operazioni dirette a contrastare il fenomeno della contraffazione (dai centri di produzione, di stoccaggio e di distribuzione delle merci fino alla fase finale della vendita al pubblico, come ambulanti, negozi al dettaglio, siti ecommerce». La vostra attività è costante. «A febbraio, un’importante operazione conclusa nel centro storico di Genova ha consentito di individuare un laboratorio ed un deposito all’interno dei quali, erano conservati oltre 55.000 tra capi ed accessori di abbigliamento recanti abilmente contraffatti i loghi di note case di moda. E’ di pochi giorni fa, un altro importante servizio effettuato a Genova che ha permesso di sequestrare complessivamente oltre 500.000 articoli di abbigliamento recanti marchi contraffatti. Queste attività confermano come la Guardia di Finanza ligure, considerato anche il contesto geografico ed economico in cui opera, assicuri da sempre particolare impegno nell’attività di contrasto e di repressione degli illeciti traffici commerciali provenienti, in particolare, dall’estremo oriente che trovano nei porti liguri un potenziale punto di accesso verso i mercati nazionali ed europei».



DIRITTO SOCIETARIO

158 • DOSSIER • LIGURIA 2010


Cristina Rossello

2010 LIGURIA • DOSSIER • 159


DIRITTO SOCIETARIO


Cristina Rossello

2010 LIGURIA • DOSSIER • 161


AMBIENTE

Responsabilità e rispetto per l’ambiente L’attenzione all’ecosistema deve essere una costante nelle attività quotidiane di ognuno. La raccolta differenziata si sta diffondendo, ma bisogna fare ancora molto di più. La gestione dei rifiuti deve essere accorta e rispettosa dell’ambiente. Il parere di Pier Paolo Pizzimbone, della società Biancamano Nella Zini

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Sopra, Pier Paolo Pizzimbone; di fianco, in alto, operatori al lavoro in discarica

178 • DOSSIER • LIGURIA 2010

iversi programmi europei per l’ambiente hanno posto al centro dell’attenzione la questione rifiuti, promuovendo una serie di normative per una maggiore tutela non solo dell’ambiente, ma anche e soprattutto della salute umana. È proprio questo il principio che deve essere ben chiaro: danneggiare l’ecosistema nuoce alla salute dell’uomo. L’ambito rifiuti, però, è una di quelle aree su cui la politica ambientale deve concentrarsi ancora molto. La loro continua e smisurata produzione è il primo problema che dovrebbe essere affrontato concretamente. Ne parla Pier Paolo Pizzimbone, della Biancamano Spa, che gestisce la discarica Ponticelli di Imperia.

Vi occupate di servizi di igiene urbana. Come avviene il lavoro per gli enti pubblici? «Il nostro lavoro per gli enti pubblici inizia dalla fase di monitoraggio di tutti i bandi pubblicati dagli stessi secondo la normativa comunitaria, dopodiché, una volta deciso, inizia la fase di preparazione dei documenti di gara e l’ufficio progettazione, situato nel quartier generale di Milano, inizia il lavoro di monitoraggio del territorio, per capirne le problematiche e predisporre un progetto “cucito su misura”. Il punteggio attribuito a ogni concorrente, su basi oggettive, è frutto di un intenso lavoro effettuato dalla commissione designata dall’ente appaltante, composta di esperti indipendenti. Quando viene aggiudicata la gara, ini-


Pier Paolo Pizzimbone

LA DISCARICA

L

a discarica è il sistema di smaltimento maggiormente impiegato in Italia. In un terreno opportunamente scelto viene scavata una fossa piuttosto grande, dove i rifiuti vengono ammassati, costantemente pressati e alternati giornalmente da strati di terreno. Con il passare del tempo le varie frazioni di rifiuti si degradano, più velocemente la frazione umida e molto più lentamente la frazione secca (non riciclabile). Durante questo processo di degradazione si formano il pergolato e il biogas creando non pochi problemi nella gestione della discarica, tant'è che deve essere costantemente tenuta sotto controllo allo scopo di evitare di disperdere nelle acque acquifere sotterranee tali materiali inquinanti. Questi rischi possono essere comunque evitati se non tutti i tipi di rifiuti vengono portati in discarica, ma vengono divisi, soprattutto alla fonte, per tipologia. Ecco quindi la ricerca e l'attuazione di nuove metodologie per raccogliere separatamente la frazione umida e la frazione secca, riciclabile e non

ziamo l’approntamento dei cantieri, delle attrezzature e degli automezzi e parallelamente inizia il coordinamento, nonché la formazione delle risorse umane per la realizzazione del progetto. Il tutto in stretta collaborazione con l’ente appaltante». Nel sito di Ponticelli gestite lo smaltimento di rifiuti non pericolosi. Come avviene il controllo degli effetti inquinanti della lavorazione dei rifiuti? «Gli effetti inquinanti possono riassumersi in tre categorie: percolato, biogas e odori. Il percolato è il liquido che si forma a seguito del processo di decomposizione della materia organica presente nel rifiuto. Il primo passo è proteggere il suolo sottostante, inteso

sia come terreno sia come falde acquifere, dalla contaminazione del percolato. Il bacino della discarica viene protetto da un sistema impermeabilizzante formato da argilla a bassissima permeabilità e da materiali sintetici, teli in materiale plastico ad alta resistenza in Hdpe, come previsto dalla normativa vigente. Il percolato che si raccoglie sul fondo del bacino viene convogliato in una vasca di stoccaggio e quindi depurato. L’impianto viene controllato quotidianamente e periodicamente vengono prelevati e analizzati campioni di acqua depurata per verificare l’efficienza dell’impianto e la corrispondenza dei valori analitici ai limiti previsti dalla legge per lo scarico in acque superficiali».

Cosa avviene, invece, per quanto riguarda biogas e odori? «Per facilitare la raccolta del biogas viene realizzata una serie di pozzi col compito di raccogliere tutto il biogas prodotto in discarica. Una serie ❯❯ LIGURIA 2010 • DOSSIER • 179


AMBIENTE

Non si è ancora preso coscienza del fatto che il problema della gestione dei rifiuti è di primaria importanza

❯❯ di tubazioni e soffianti ha il compito di impedire il contatto del biogas con l’atmosfera, nonché di inviarlo all’impianto di recupero energetico. Il biogas è, infatti, un gas combustibile, quindi presso la nostra discarica si produce energia elettrica che viene immessa nella rete distributiva di Enel (circa 700800 kWh). Gli odori possono essere prodotti dalla putrescenza della sostanza organica e a tale proposito è stato istallato nella discarica un impianto di separazione e biostabilizzazione. In questo modo la fermentazione della sostanza organica avviene in luogo confinato (biotunnel), per tenere sotto controllo la massa di aria In alto, a sinistra, maleodorante, filtrata attraveduta aerea della discarica di Ponticelli verso biofiltri speciali prima di di Imperia; a destra, essere nuovamente immessa in spazzatrice al lavoro sul lungomare ligure atmosfera». A Camporosso c’è il centro di stoccaggio del materiale 180 • DOSSIER • LIGURIA 2010

proveniente dalla raccolta differenziata. Come arriva il materiale e quali sono le fasi di lavorazione? «Il materiale proveniente dalla raccolta differenziata può arrivare al centro come monomateriale, multimateriale e RAEE, cioè rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche. S’intende per monomateriale il rifiuto raccolto separatamente daI processo di raccolta differenziata (carta, cartone, plastica). La lavorazione consiste nel controllo e pulizia del materiale, riduzione del volume per mezzo di presse e confezionamento per l’invio del materiale al recuperatore o a smaltitore finale. Per multimateriale s’intende invece la raccolta differenziata di più materiali nello stesso contenitore. In tal caso nel centro viene eseguita una lavorazione di cernita, in modo da separare le diverse tipologie di materiale, poi trattate come monomateriali». L’utilizzo della raccolta differenziata ha raggiunto un’elevata diffusione o c’è ancora da fare in questo senso? «In Italia, soprattutto al sud,

siamo ancora molto indietro con la raccolta differenziata con valori purtroppo ben inferiori al 15%. In alcuni casi per negligenza delle amministrazioni e in altri per mancanza di educazione ambientale. Per esempio, in uno dei nostri ultimi appalti presso l’A.T.O. Terra dei Fenici che comprende buona parte dei comuni in provincia di Trapani, ci siamo trovati di fronte una situazione dove la raccolta differenziata era al 3%. In poco più di sei mesi l’abbiamo portata al 45%». Qual è l’attuale situazione del problema rifiuti in Italia? «Non si è ancora preso coscienza del fatto che il problema della gestione dei rifiuti è di primaria importanza. Bisognerebbe iniziare dalle scuole e infondere un profondo senso di educazione, rispetto e responsabilità verso l’ambiente in cui viviamo. Inoltre ogni comunità dovrebbe farsi carico dei propri rifiuti e chiudere al proprio interno il ciclo integrato. Il tema ambientale richiede una politica di ampie vedute e forte senso di responsabilità».




Il sistema regionale tra ricerca e qualità

FERRUCCIO FAZIO Appropriatezza, integrazione e qualità. Gli obiettivi futuri del sistema sanitario nazionale

LUIGI MORGILLO Liste di attesa, mobilità passiva, alto tasso di ospedalizzazione. Ecco i mali della sanità ligure

NINO MARAZZITA La malasanità si sconfigge con professionalità e maggiore attenzione al paziente


DEFICIT SANITARIO

Conti in regola e più servizi Bilanci solidi e, addirittura, con un avanzo di molti milioni di euro, modernizzazione della rete ospedaliera, abbattimento delle liste di attesa e più servizi sul territorio. È il consuntivo sanitario dell’assessore regionale alla Salute, Claudio Montaldo Carla Samoggia

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ega il buco da 200 milioni di euro nel bilancio sanitario. Respinge al mittente le accuse del Pdl di inefficienza. E rilancia. «Proseguiremo nel processo di risanamento economico – annuncia l’assessore alla Salute della Regione Liguria, Claudio Montaldo –. Continueremo l’opera di modernizzazione della rete ospedaliera e lo sviluppo dei servizi territoriali che sono la risposta a una regione che ha un tasso di cronicità che interessa un terzo della popolazione». In primis, dunque, i conti. «I 200 milioni di euro di buco? L’unico dato certo – risponde – è che il 2009 si chiude con un avanzo di circa 32 milioni. Un risultato positivo per il terzo anno consecutivo, dopo l’avanzo di 31 milioni conseguito nel 2008 e di 16 nel 2007. Il piano di rientro attuato ha rappresentato un punto di svolta storico per la sanità ligure, come certificato anche dal ministero. Nel 2010 avremo una situazione di difficoltà a causa della decisione del governo di far partire la Liguria con lo 0,7% in meno rispetto al 2009, cioè meno 20 milioni. Inoltre il fondo sanitario nazionale ha fatto registrare un aumento del 38%, mentre alla Liguria è toccato solo il 33% in più. La responsabilità è del ministro Sacconi che, nel confronto con le regioni, ha ridotto la pesatura degli anziani». 194 • DOSSIER • LIGURIA 2010

Nonostante il 27% dei liguri sia over 65 anni, c’è carenza di letti di lungodegenza pubblici. «È vero, ma abbiamo invertito la rotta. Quando siamo arrivati nel 2005, mancavano circa 4.000 posti di residenze per anziani e per disabili e quasi 900 posti per la riabilitazione. In questi anni abbiamo aumentato di 2.200 i posti per gli anziani, di 1.600 quelli per la riabilitazione e di 200 per i disabili. A questo si deve aggiungere il fondo per la non autosufficienza per consentire di curare a casa gli anziani disabili, grazie al quale assistiamo 7.000 persone». Il vostro tasso di ospedalizzazione è 201.67 ‰, 142‰ quello nazionale. Ciò non rivela mancanza di presidi sul territorio? «L’ospedalizzazione va suddivisa tra degenza ordinaria e day hospital. Per quanto riguarda la degenza ordinaria siamo al di sotto della media nazionale, mentre abbiamo ancora un tasso troppo alto di day hospital. Per questo ab-

Nella pagina successiva, in alto, Claudio Montaldo, assessore alla Sanità


Claudio Montaldo

I 200 milioni di euro di buco? L’unico dato certo è che il 2009 si è chiuso con un avanzo di circa 32 milioni. Un risultato positivo per il terzo anno consecutivo

32

MILIONI A tanto ammonta l’avanzo con cui si è chiuso il bilancio 2009 della sanità ligure. È il terzo anno consecutivo, dopo l’avanzo di 31 milioni nel 2008 e di 16 milioni nel 2007

biamo avviato la trasformazione di molte prestazioni di day hospital in ambulatoriali. Più in generale, però, occorre un processo di de-ospedalizzazione: abbiamo attivato presidi sul territorio e molti sono finanziati con un miglioramento rispetto al 2005». Liste di attesa: per una mammografia anche 300 giorni. «Tutte le prestazioni urgenti vengono erogate entro le 72 ore. Esistono ancora problemi in alcuni punti di erogazione dove in effetti i tempi sono lunghi, ma il nostro obiettivo è stato di garantire che le prestazioni venissero erogate in almeno metà dei punti in tempi adeguati e

questo oggi avviene in tutta la regione. Inoltre si è appena costituito il dipartimento senologico dell’area metropolitana che consentirà di gestire meglio quest’attività». Mobilità passiva: nel 2004 si sono spesi 19,3 miliardi di euro, nel 2008 34,7 miliardi di euro. I vostri ospedali non piacciono? «Non è vero. La ragione della mobilità passiva è dovuta a una fortissima attività commerciale per prestazioni di bassa complessità in base alla quale gli operatori liguri reclutano pazienti in Liguria, portandoli nelle strutture private di Piemonte e Lombardia. In questi anni ha inciso anche la contrazione del personale a causa delle legge finanziarie nazionali. La nostra è una regione che ha poco privato nell’attività per acuti e i liguri, che si rivolgono al privato, vanno fuori regione. Per questo in futuro si dovrà procedere a un maggior convenzionamento per diminuire le fughe». LIGURIA 2010 • DOSSIER • 195


DEFICIT SANITARIO

Un profondo rosso da 200 milioni di euro A rilevare il buco è Luigi Morgillo, vicepresidente del Consiglio regionale, squadernando i bilanci. Le cause? «Troppe chiacchiere e convegni per giustificare inefficienze e inadempienze. Sono state fatte leggi che avevano l’ambizione di mettere ordine, ma si sono dimostrate inefficaci, quando non addirittura inapplicabili» Elena Ricci

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uecento milioni di euro. A tanto ammonta il buco sanitario regionale. «I conti sono presto fatti – quantifica Luigi Morgillo, vicepresidente del Consiglio regionale della Regione Liguria, squadernando i bilanci –. Il conto economico della sanità ligure, per il 2009, presenta un disavanzo accertato di 120 milioni di euro. Nel 2010, oltre al previsto aumento dei costi dell’1,5%, la sanità ligure non potrà più contare su 35 milioni del cosiddetto “fondino” e, quindi, riceverà 25 milioni di euro in meno dal riparto del Fondo sanitario nazionale. Siamo, quindi, a oltre 200 milioni di buco nel 2010». Con questa prospettiva, avverte Morgillo (Pdl), «Asl e Aziende ospedaliere hanno predisposto bilanci di previsione, per il 2010, con pesanti tagli ai servizi. La spesa pro capite in Liguria continua ad aumentare perché non sono state messe in atto le misure di razionalizzazione della rete ospedaliera più volte annunciate ed anche approvate con delibere del Consiglio regionale». La Liguria “vanta” un alto tasso di ospedalizzazione, 201.67‰ rispetto alla media nazionale di 142. La giunta Burlando annunciò l’apertura di cinque nuovi ospe-

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dali a La Spezia, Imperia e Genova. «A onor del vero gli ospedali di La Spezia e Imperia andrebbero a sostituire vecchie strutture esistenti. Occorrerà fare una seria riconsiderazione, invece, sul versante genovese per valutare se in base ai nuovi standard sia ancora opportuno costruire un nuovo ospedale nel ponente genovese o se, rinforzando Villa


Luigi Morgillo

Luigi Morgillo, vicepresidente del Consiglio regionale della Regione Liguria

Scassi, ammodernando il Galliera e il San Martino e programmando nuovi ed efficienti presidi sanitari territoriali, si risponda ugualmente alle esigenze dell’area metropolitana». Il 27% dei liguri è over 65 anni, la media nazionale arriva al 20%. Per contro scarseggiano i letti di lungodegenza pubblici. «La carenza di posti letto per anziani in strutture residenziali è causa di un enorme numero di ricoveri impropri negli ospedali, provocando un allungamento dei tempi sulle liste di attesa per i ricoveri di alcuni reparti, con conseguenze anche di carattere finanziario, in quanto la gestione dei posti letto ospedalieri costa molto di più di quella in strutture residenziali. La giunta regionale uscente ha chiuso molti posti letto ospedalieri di medicina e geriatria senza incrementare quelli di strutture residenziali, di riabilitazione e di cure intermedie». Liste di attesa: 360 giorni per una mammografia? «Se torneremo al governo della Regione, Biasotti ha scritto nel programma che l’obiettivo sarà far rientrare l’attesa per tutte le prestazioni sanitarie entro i 30 giorni, coinvolgendo i medici e ritornando all’erogazione di premi per coloro che svolgono lavoro straordinario

con la finalità di abbattere le liste di attesa. Dove non si riuscirà con questo metodo, saranno aumentate le prestazioni in convenzione. Le maggiori risorse necessarie saranno recuperate tagliando gli sprechi in sanità, ancora ingenti». Mobilità passiva: nel 2004 si sono spesi 19,3 miliardi di euro, nel 2008 34,7. Perché gli ospedali liguri non piacciono? «Quando abbiamo governato noi, dal 2000 al 2005, le liste di attesa avevano tutte termini accettabili e di conseguenza meno liguri ricorrevano a strutture fuori regione. Uno dei motivi della mobilità passiva sono i lunghi tempi di attesa. Altro motivo che genera fughe è la vicinanza di regioni con strutture convenzionate molto efficienti». Di cosa è malata la sanità regionale? «In questi ultimi cinque anni si sono fatte troppe chiacchiere e convegni per giustificare inefficienze e inadempienze. Con un ipotetico buco che, secondo il centrosinistra, sarebbe stato lasciato dalla passata giunta. Nel frattempo, sono state fatte leggi che avevano l’ambizione di mettere ordine nell’organizzazione e nella programmazione del sistema sanitario e socio-sanitario, ma tali norme si sono dimostrate inefficaci, quando non addirittura inapplicabili e spesso si è dovuto provvedere a modificare leggi appena approvate. La politica, in particolare la Cgil e la sinistra radicale, hanno condizionato ogni scelta, anteponendo pregiudizi ideologici a scelte di buon senso». Come si inverte la rotta? «Fuori la politica dalla sanità. Le aziende devono essere affidate a manager e primari scelti da società di consulenza esperte in selezione del personale. Bisogna tagliare gli sprechi e non i servizi, ridurre i tempi delle liste di attesa e la mobilità passiva con un patto tra Regione, medici di medicina generale e dirigenti ospedalieri. Tale patto prevederà che, a fronte di ogni milione di euro di recupero di mobilità passiva, ci sia un riconoscimento in termini economici per tutti coloro che hanno aderito all’intesa». LIGURIA 2010 • DOSSIER • 197


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