OSSIER
LOMBARDIA EDITORIALE ..............................................13 Raffaele Costa L’INTERVENTO.........................................15 Ferruccio Dardanello Diana Bracco
PRIMO PIANO IN COPERTINA .......................................18 Giuseppe Cerri LOGISTICA..............................................26 Fausto Forti Riccardo Fuochi L’ANALISI ...............................................32 Roberto Formigoni IL PUNTO ................................................36 Giulio Tremonti E-GOVERNMENT .................................40 Renato Brunetta Filippo Patroni Griffi Giovanni Tria Secondo Amalfitano
ECONOMIA E FINANZA POLITICA ECONOMICA .....................52 Andrea Gibelli Bernhard Scholz Carlo Sangalli CONFINDUSTRIA.................................60 Alberto Barcella Giovanni Brugnoli MERCATO PUBBLICITARIO .............68 Roberto Pedretti Giorgio Brenna Diego Masi Massimo Guastini Donatella Consolandi FORMAZIONE........................................80 Gianni Rossoni Roberto Re FOCUS BERGAMO...............................86 Ettore Pirovano Franco Tentorio Paolo Malvestiti SICUREZZA ALIMENTARE ...............93 Francesco Bettoni Nino Andena IMPRENDITORI DELL’ANNO .........100 Andrea Sanvito, Paola Temponi, Giovanni Odobez, Paolo Agnelli, Ezio Rossi, Morena e Alan Campadelli, Giordano Bonfanti, Marco Bellini, Mauro Guastallo, Marco Besozzi, Giorgio Pezzotti, Claudio Righetti, Riccardo Borgonovo, Alessandro Masotto, Valerio Bassanelli, Mauro Pellegatta, Marco Cenati, Gianfranco Vitali e Rinaldo Nisoli, Massimo Mortarotti, Erika Christen e Gianmaria De Donato, Massimo Salice, Jacopo Antoniazzi, Fabio Barbò, Marco Airoldi, Antonio Massacri, Marco Gastaldi, Federica Mariani, Imerio Pigolotti , Stefania Bossi, Giuseppe Guastella, Eugenio Callioni, Serafino Falconi, Francesco Ferrari, Marco Bertini, Fabio Tognella, Rosa Molinari IL SETTORE AUTO.............................180 Stefano Crespi
10 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
IL PROGETTO SMILAB ....................184 Fabio Chiesa CONSULENZA D’IMPRESA ............186 Paolo Colleoni TRA NORME E MERCATO ...............188 Stefano Fiocchi TRIBUTI LOCALI.................................190 Dario Oreglia ARTIGIANATO......................................192 Giambattista Frigerio Giancarlo Savinelli Cinzia Giannoni ILLUMINAZIONE CREATIVA ...........198 Fausto Orsatti MATERIALI PER L’INFANZIA................................200 Cristian Cesana
Sommario TERRITORIO MOBILITÀ.............................................202 Raffaele Cattaneo Giovanni De Nicola Elio Catania TURISMO CONGRESSUALE ..........214 Stefano Maullu Roberto Brunetti Magda Antonioli NAUTICA E TURISMO......................222 Giuseppe Zappalà
Alessandra Omodei ARREDAMENTO E DESIGN ...........240 Giuseppe Delvecchio
MONITORARE IL TERRITORIO...................................224 Marco Mazzucchelli
TRA ARTE E ARCHITETTURA.......242 Marco Macioce
EDILIZIA ...............................................230 Lucio Bramanti Franco e Giuseppe Losciuto Giorgio ed Emanuela Brega Amatore Mora
MATERIALI...........................................244 Franco Locatelli Eugenio Grandinetti
AMBIENTE ENERGIA ..............................................250 Mattia De Vecchi e Fabio Leoncini Ruggero Barzaghi Adelio Villa Mario Brunelli RINNOVABILI......................................258 Massimo ed Emanuele Lucchini IL MERCATO DELL’ACQUA ...........260 Franco Capanna RIFIUTI E DEPURAZIONE ..............264 Paolo Rebai Anna Gioia Biglia Lucio Maroni
GIUSTIZIA RIFORMA FORENSE.........................270 Marco Ubertini Giovanni D’Innella SOCIETÀ OFFSHORE ......................276 Giovanni Briola Giuseppe Marino
SANITÀ POLITICHE SANITARIE ...................282 Ferruccio Fazio Fulvio Moirano ORGANIZZAZIONE SANITARIA ..........................................290 Luciano Bresciani Pierluigi Zeli TOSSICODIPENDENZE...................294 Giovanni Serpelloni CURE DENTALI ..................................298 Enrico Conserva PRODOTTI MEDICALI .....................300 Leone Cinelli
TRA PARENTESI..............................302 Silvio Garattini LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 11
EDITORIALE
Lettera aperta a Silvio Berlusconi Occorre pensare, tutti insieme, a come agire per far sì che il rapporto con i cittadini torni ad essere solido e soprattutto costante di Raffaele Costa Direttore responsabile
aro Presidente, dopo la sconfitta elettorale e la nomina di Angelino Alfano a segretario di partito, mi permetto di sottoporti qualche osservazione e alcune proposte, spero utili e costruttive, con l’intento di aiutare il Pdl a rinsaldare il legame con l’opinione pubblica e la società nel suo complesso.
C
I risultati delle ultime elezioni amministrative hanno infatti mostrato una certa qual disaffezione, un allontanamento dei cittadini dalla politica e dalle istituzioni in generale e dal Pdl in particolare. Per questa ragione credo sia giunto il momento di fermarsi a riflettere e di pensare tutti insieme - unitamente ad amici che ragionano allo stesso modo e condividono ideali e obiettivi comuni - a come colmare questo vuoto e a come agire per far sì che il rapporto con l’opinione pubblica torni a essere solido e soprattutto costante. Ci sono non pochi precedenti, anche illustri, che dovrebbero insegnarci molto. Il Pdl oggi è rappresentato da poche persone a livello centrale e ancor meno a livello periferico: ciò che è mancata, e manca, è una struttura partitica in grado di dialogare in maniera costruttiva con i cittadini della nostra area politica e di contrastare l’azione del centrosinistra. Occorre creare, o far emergere, squadre di persone ideolo-
gicamente affini e disponibili ad adoperarsi su temi concreti, trasversali, condivisi dalla maggioranza dei cittadini, che potrebbero tornare ad essere uno strumento di penetrazione nella società civile. E mi riferisco a tematiche quali il lavoro, il risparmio, il fisco, la sicurezza, la lotta alla burocrazia ed agli sprechi, tutte battaglie fortemente auspicate dai singoli cittadini, dalle famiglie, dalle associazioni, da un gran numero di elettori. È chiaro che per poter realizzare un simile obiettivo dovremo prima di tutto convergere fra noi e impegnarci per consentire una progressiva estensione della platea di coloro che si riconoscono nei valori liberali del partito e che sono disposti a impegnarsi affinché le nostre aspirazioni si concretizzino. Quale seguito dare alle mie proposte? Innanzitutto occorrerebbe una tua "benedizione" a livello di regioni e, se possibile, anche di province, da realizzarsi attraverso la discussione dei temi più sentiti dai cittadini di cui dovremmo tornare a farci portavoce. In poche parole, ciò che mi permetto di consigliarti è di non ricercare la tifoseria di massa, bensì di diventare l’espressione di una società che vuole crescere intellettualmente e correttamente. Sono conscio che le mie proposte non siano immediatamente e facilmente realizzabili, ma sono altresì convinto che si tratti di una scelta quasi obbligata per riguadagnare la fiducia e il consenso dell’opinione pubblica. Soltanto se il partito riuscirà a rinnovarsi e a riappropriarsi della propria funzione di intermediario fra società civile e mondo politico, mettendo in campo iniziative coraggiose capaci di ottenere l’adesione dell’opinione pubblica, si potrà superare questa crisi e offrire ai cittadini quelle risposte che, a ragione, pretendono. LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 13
L’INTERVENTO
Modernizzare l’economia italiana di Ferruccio Dardanello Presidente di Unioncamere
dati certificano che la crisi è alle spalle e che la ripresa si sta consolidando. Entità e distribuzione tra settori e territori, però, appaiono ancora discontinue, frammentate e a tratti fortemente squilibrate, in particolare a sfavore del Sud e dell’artigianato. Finalmente i segni “meno” davanti agli indicatori sono tornati a essere un’eccezione, ma se guardiamo con attenzione i numeri ci rendiamo conto che è indispensabile intervenire con politiche di sistema per sostenere quella che resta una ripresa debole. La forza della ripresa è in questo momento tutta concentrata nell’export, per cui i settori che ne risentono favorevolmente sono quelli più aperti ai mercati. Chi non riesce a stare in queste traiettorie, rischia la marginalizzazione. I benefici maggiori si concentrano soprattutto nelle regioni del Nord, tradizionalmente più manifatturiere, nella fascia adriatica, in parte del Centro e in alcune, purtroppo piccole, realtà del Mezzogiorno. Ma fare made in Italy non basta più, per essere competitive le nostre imprese oggi devono saper coniugare la bontà di quello che fanno con un’efficienza organizzativa sempre più elevata. Da più parti si sottolinea come la crisi possa essere il punto di partenza per un ripensamento complessivo dei modelli di sviluppo finora adottati. Da questo punto di vista, l’attenzione all’ambiente viene identificata come una delle direttrici da seguire per stimolare la crescita e, al contempo, rendere più equi e sostenibili i processi economici. Date le caratteristiche strutturali del nostro tessuto produttivo, la green economy made in Italy può essere una risposta concreta e innovativa all’esigenza di imboccare un nuovo sentiero di sviluppo. In altri termini, la crisi può essere un’occasione per modernizzare
I
l’economia italiana e assicurarsi competitività in un settore produttivo che diventerà sempre più cruciale. I dati delle nostre ultime indagini dimostrano come la strada sia già stata intrapresa da molti: il 30% delle pmi si dimostra particolarmente sensibile a investire in prodotti e tecnologie volte a conseguire risparmi energetici e a minimizzare l’impatto ambientale. Un interesse che sale al 37% per le imprese di media dimensione e per le aziende specializzate nelle produzioni agroalimentari. A livello territoriale, il Sud è l’area geografica in cui appare più consistente - 38% - la percentuale di imprese che nei prossimi anni investiranno in prodotti e tecnologie a minor impatto ambientale. Grazie alla forza dell’export, una buona parte dell’Italia produttiva ha dunque doppiato la boa della crisi e si è avviata fuori dalle secche. Tuttavia, oltre la metà delle imprese - gran parte di quelle del commercio e dei servizi - resta ancora indietro e rischia di perdere ulteriormente terreno. Se la dinamica dei consumi interni e degli investimenti pubblici non ritornerà presto su livelli accettabili, è realistico pensare a un altro anno difficile sul fronte interno, con conseguenze negative sul recupero dei livelli occupazionali. Attuare la riforma fiscale, alleggerendo il peso su imprese e lavoro, rilanciare i consumi interni e restituire centralità e fiducia all’imprenditore nelle condizioni di accesso al credito: sono tutti passaggi determinanti per permettere a chi è rimasto indietro di imboccare la via della crescita e contribuire così a ridurre gli squilibri che ci penalizzano. Senza dimenticare la necessità di mantenere alto l’impegno a semplificare la macchina pubblica per renderla più efficiente a tutti i livelli. La sfida per uno Stato davvero moderno è la sfida dell’Italia dei prossimi anni. LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 15
IN COPERTINA
RIPARTIAMO DALL’IMPRESA In un paese che produce di meno, ma distribuisce di più, la ripresa avrà il volto del settore logistico? A rispondere è Giuseppe Cerri, numero uno di Log Service Europe Group, che spiega perché, secondo lui, «la strategia della New Economy è finita» Andrea Moscariello
Q
uella lombarda è una storia che si intreccia inesorabilmente con la vita delle sue imprese. E ancora prima che nelle grandi città, è soprattutto nella provincia che affondano le radici straordinarie realtà produttive. Molti imprenditori, però, hanno scelto di andarsene, vedendo nella delocalizzazione, non sempre a torto, l’unica via per affrontare un mercato estremamente competitivo. Altri, invece, ancora resistono stoicamente. È ciò che si può constatare a Bressana Bottarone, un comune di quasi 4mila persone immerso nella pianura dell’Oltrepò Pavese. Il tipico comune italiano, con la sua piazzetta, il municipio, il bar di paese, qualche signora che passeggia dopo aver fatto la spesa. Proprio qui ha sede una delle società più importanti dello scenario nazionale, capace di registrare un trend di crescita milionario anche in un periodo non facile della nostra economia. Si tratta di Log Service Europe Group, un nome leader nel settore dei trasporti e della logistica, il cui gruppo da diversi anni comprende anche la nota MTN, vale a dire la Messaggerie Trasporti Nazionali, uno dei primi cinque operatori nazionali dotati di una propria rete distribu-
18 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
tiva. Patron del gruppo Log Service Europe è Giuseppe Cerri. Un lodigiano doc, serio, poco avvezzo alle chiacchiere e più ai fatti, estremamente pragmatico, che dopo tanti anni di attività, prova ancora il gusto del “fare impresa”. Cerri ha creato quasi dal nulla un gruppo che, in poco più di un decennio, ha già superato la soglia dei 360 milioni di euro di turnover. Come mai in un periodo di crisi si registra il boom del settore logistico? «L’e-commerce, con i suoi negozi virtuali, attualmente è il settore in maggior sviluppo per la vendita. Ma non è che l’oggetto si materializzi a domicilio, il trasporto resta fondamentale. In Italia la produzione sta diventando un settore sempre più marginale, le aziende che producono oggi sono poche, resta il fatto che la merce prodotta nel mondo deve essere importata e distribuita». Insomma, il mercato è definitivamente globale? «Certamente. Le aree di mercato sulle quali è necessario puntare l’attenzione sono i Paesi emergenti. Ma abbiamo visto come gli investimenti nel Nord Africa stiano rappresentando un problema per le imprese. Muoversi in queste realtà, d’altra parte non è facile. La nostra impresa, con alle spalle un
settore nazionale solido, oggi punta l’attenzione all’internazionale. La chiave è ampliare i contatti con l’estero, si tratti di Stati Uniti, Brasile, India o Cina, dove abbiamo già collezionato soddisfazioni». Log Service Europe Group sta registrando un trend di crescita impressionante. Qual è il vostro segreto? «Le nostre strategie? Il mondo cambia in fretta, la strategia che adottiamo deve modificarsi velocemente a seconda delle situazioni. Resta fondamentale accorciare la catena manager-imprenditore e offrire nuovi prodotti. Oggi far imprenditoria significa creare la rete di competenze utilizzando la chiave dei “servizi nei servizi”. La logistica da sola non può vincere, tutti i corrieri oggi hanno un magazzino. Nuovi servizi come la gestione del customer service, della contabilità interna o il finanziamento del contenitore, rendono competitivi. Nella distribuzione ci stiamo specializzando nel B2C, consegne a domicilio del bene. I prodotti sono vari, dall’elettrodomestico al food, dalle bevande all’abbigliamento». L’impresa italiana è in crisi. Il paese cresce lentamente. Tutto questo è forse il sintomo di una necessità di cambiamento? «Tutt’altro! Il problema sta proprio
Giuseppe Cerri, presidente della Log Service Europe
Proprio nel momento di maggiore crisi a salvarci saranno i dettami che hanno reso l’Italia la patria delle Pmi
IN COPERTINA
Da sinistra la sede di Bressana Bottarone (PV), vista del sorter di smistamento pacchi dell'Hub di Monticelli d'Ongina (PC) e le sedi di Monticelli d'Ongina (PC) e Novara, CIM interporto
nell’abbandono dei principi fondamentali della nostra cultura imprenditoriale. Le strategie, quello è vero, cambiano a seconda del mercato. Occorre innovare, diversificare, investire con saggezza. Ma proprio nel momento di maggiore crisi a salvarci saranno i dettami che hanno reso l’Italia il Paese delle PMI. Gli imprenditori devono capire che i soldi vanno lasciati in azienda. La scarsa capitalizzazione e l’aumento dell’indebitamento da parte delle imprese, non solo quelle italiane, sono state la causa principale di questa crisi. La strategia della new economy è finita. Ormai non ci si può ingrandire a vista d’occhio andandosi a indebitare con le banche. Se l’imprenditore lascia i soldi in azienda, in futuro ritroverà l’impresa forte, come accadeva fino ad un ventennio fa». Faccia un esempio concreto. «Il patrimonio netto del nostro gruppo è aumentato di 10 volte negli ultimi otto anni, non avendo mai distribuito dividendi. Se lasci i soldi in azienda, li ritrovi. Certo, per fare questo occorrono dedizione e sacrifici». 20 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
Dunque è questo il principale problema delle nuove generazioni imprenditoriali? «Non solo. Gli imprenditori devono tornare a vivere in prima persona l’impresa. La forza sta nel mantenere l’azienda snella e dinamica. D’altra parte, come già accennato, la nostra struttura è composta da pochi manager, quattro o cinque, capaci di “cambiarsi il cappello” a seconda delle esigenze e gestire tutte le aziende del gruppo. Inoltre, puntiamo molto sui giovani e sulla crescita delle persone all’interno delle nostre strutture». Torniamo a parlare del gruppo. Perché puntare così tanto sull’ampliamento dei servizi? «Con la diversificazione riusciamo ad attirare l’interesse delle imprese. Solo così si riesce a crescere. Inoltre è rischioso concentrarsi su un’unica attività. La diversificazione è la fortuna di questo gruppo. In Italia siamo leader nel settore entertainment con Log Service Distribution, dedicata alla distribuzione di prodotti multimediali e particolarmente attenta al settore musicale. Quando va male la logistica si
punta a i trasporti o al settore dell’entertainment e viceversa». Eppure alla nascita la vostra politica era differente. «Infatti abbiamo rischiato. Nel 2002 abbiamo capito di dover cambiare le nostre strategie. Un tempo avevamo come cliente principale la Merloni Elettrodomestici che rappresentava oltre il 50% del nostro fatturato. Quando si raggiungono certe dimensioni, però, non ci si può legare esclu-
Giuseppe Cerri
Le tante anime del gruppo ttività logistiche, trasporti nazionali e internazionali, servizi che vanno dalla finanziaria all’immobiliare. Oggi Log Service Europe Group rappresenta una delle realtà più interessanti e redditizie sul panorama lombardo e nazionale. A fare parte del gruppo, oltre alle note Messaggerie Trasporti Nazionali, MTN, si trova anche la Laus Factor, nata nel 2003 come prima società di factoring sviluppatasi in Italia nell’ambito della logistica. L’obiettivo di Laus Factor è quello di supportare i propri clienti e i propri fornitori nella risoluzione delle problematiche di carattere finanziario e gestionale. La società CLH, invece, è nata per supportare le attività logistiche attraverso la costruzione di immobili dedicati, dalla ricerca dei terreni alla direzione dei lavori. Il gruppo rientra inoltre nella Logistic World Alliance, una rete che unisce i più importanti nomi della logistica europea, nata con l’obiettivo di affiancare le aziende in un mercato sempre più globale. Ma nonostante le dimensioni e la mission, ambiziose, della LSE, il suo presidente Giuseppe Cerri mantiene un profilo di imprenditore vecchio stile, con la “I” maiuscola. Sempre presente in azienda, è coadiuvato anche dall’amministratore delegato, l'ingegnere Arturo Balduccio, oltre che dal nipote, Mario Cerri, che si occupa di sviluppo commerciale. «Al nostro interno restano i valori dell’impresa a conduzione familiare – sottolinea il presidente di LSE -. Per questo al mio fianco ho anche mio nipote, che rappresenta la nuova generazione del gruppo».
A
logserviceeurope.com
sivamente a un nome, anche se importante. È troppo rischioso. L’economia è ciclica, un anno va bene l’elettrodomestico, quello successivo il lusso e così via. Ma un imprenditore deve garantire la profittabilità dell’azienda a prescindere dal trend di mercato. Abbiamo una grandissima responsabilità nei confronti di chi lavora con noi e delle loro famiglie». Cosa è cambiato dal 2002? «Ci siamo imposti la regola di non far
superare ad alcun settore la soglia del 10% di fatturato. Quando ti rivolgi a più comparti anche se perdi un settore che rappresenta il 4%, ci metti poco a recuperarlo. Quando invece ne perdi uno che ti garantiva il 20, o il 30%, allora rischi di non risalire più. Questo è un problema che ha colpito moltissime aziende italiane, specie quelle vincolate alle filiere monomarca. Per fortuna abbiamo saputo anticipare l’andamento di merLOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 21
IN COPERTINA
Da sinistra, l’amministratore delegato Arturo Balduccio, Mario Cerri, che si occupa di sviluppo commerciale, e il presidente Giuseppe Cerri
cato ristrutturandoci e preservandoci umano supplisce alle altre mancanze». di lavorare con le persone. Puntiamo dalla crisi». A salvare le imprese devono essere solo gli imprenditori? «Provocatoriamente dico che per essere imprenditori in Italia occorre una certa dose di follia. Non siamo sostenuti e seguiti. Insomma, ci dobbiamo arrangiare. L’imprenditore italiano fondamentalmente deve farcela autonomamente. Abbiamo solo il “dovere” di pagare gli stipendi e le tasse. Più che un aiuto ci arriva una mole di burocrazia non più sostenibile. L’Italia è troppo lenta in tutto, non sa prendere decisioni. Guardi solo che cosa è successo in Giappone. Abbiamo visto tutti come sono riusciti a ricostruire le strade distrutte in meno di 15 giorni. In Italia occorrono due anni per fare un marciapiede. La soluzione adottata da noi è di puntare sul supporto interno derivante dalle risorse dell’azienda stessa, composta da persone che condividono la strategia imprenditoriale. Nel nostro caso il patrimonio
22 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
A proposito di infrastrutture, per i trasporti sono fondamentali. La lentezza con cui si realizzano le grande opere come incide sul vostro andamento? «In realtà sono più le leggi a bloccarci. C’è troppa instabilità. Soltanto per la questione dei carburanti non si capisce come dovremo regolarci. Prima si parla di costi minimi, poi la cosa viene ritrattata. E intanto i nostri competitor stranieri sono avvantaggiati. La Germania sta crescendo moltissimo rispetto a noi, ma questo non perché in Italia manchino le idee o la voglia di fare. Questa incertezza legislativa, burocratica e infrastrutturale sta ammazzando l’impresa italiana e non favorisce gli investimenti sia di operatori nazionali che stranieri». Quali sono gli obiettivi futuri per Log Service Europe Group? «Le nostre prospettive sono di concentrarsi su obiettivi concreti a breve termine, il mondo cambia in fretta, in tempi brevi, noi manteniamo la voglia
a raggiungere 500 milioni di euro di fatturato. La strada da percorrere sarà sempre quella di crescere nella diversificazione, dunque trasporti, logistica e servizi integrati». Molti suoi colleghi, al suo posto, punterebbero alle speculazioni finanziarie. «I valori della nostra impresa si riassumono nell’onestà; sono un imprenditore di prima generazione. A differenza di molti altri abbiamo puntato unicamente a fare impresa, le bolle speculative non ci hanno mai sedotto. Ho preferito investire nelle persone. Sono convinto che restando uniti e compatti, tenendo fisso il nostro obiettivo, riusciremo ad avere un futuro. La finanza è capace di attirare con il guadagno facile, ma così come velocemente ti arricchisce, nel giro di poco ti può abbattere. Le imprese impostate su sani principi e capacità di adattarsi ai veloci cambiamenti del nostro tempo sono le nostre vere risorse».
LOGISTICA
Corridoi transeuropei, occasione da non perdere «Dotare l’Italia di una forte industria logistica, delineando un quadro del settore, significa sostenere la competitività dell’economia nazionale e contribuire ad allargare la base produttiva del paese». Il punto di Fausto Forti, presidente di Confetra Renata Gualtieri
emplificazione ed efficientamento dei processi normativi e amministrativi, qualificazione dell’offerta nella catena del valore lungo tutta la filiera logistica, focalizzazione degli investimenti su alcune prioritarie infrastrutture di rete. Questi gli obiettivi del settore indicati dal presidente Fausto Forti in occasione della sessantesima assemblea annuale della Confederazione dei trasporti e della logistica.
S
Quale posto occupa oggi la logistica nel sistema economico del nostro Paese? È concorde con le previsioni che vedono l’incidenza sul Pil in crescita, con una stima che nel 2013 dovrebbe portare il settore a quota 7,4%? «Il peso della logistica nel sistema economico italiano è stato il tema centrale della nostra ultima assemblea annuale. In effetti non solo quel peso indicato ha una
tendenza abbastanza stabile, ma cresce da circa un decennio, dal 6% del 200-2002 al 7,4% tendenziale del 2013, ed è già superiore rispetto a quello della media europea che si aggira attorno al 6,8% - 7%. Questo dato lo si può leggere in maniera positiva e negativa. La dimensione di questo business potrebbe essere visto come un bene se l’Italia fosse un paese esportatore di servizi sui mercati internazionali, cioè se riu-
Fausto Forti
Una cartina dei corridoi transeuropei
scissimo ad avere attività logistiche anche per conto degli altri paesi. In realtà avviene il contrario, infatti, il nostro bilancio dei noli è in passivo da anni e ci dice che importiamo logistica dal resto dell’Europa, specialmente dalla Germania e dall’Olanda. Se, invece, quel dato indica un aumento dei costi della logistica è un indicatore dell’inefficienza del sistema italiano. Purtroppo questa seconda interpretazione è quella prevalente». All’atto del suo insediamento, rispetto alle più urgenti questioni, quali obiettivi si è posto e quali quelli sin qui raggiunti? «La logistica è un elemento di competitività delle aziende italiane ed è allo stesso tempo un settore di grande importanza che può assorbire energia, manodopera e investimenti se opportunamente valorizzato. Questa valorizzazione è tra gli obiettivi che mi sono posto, oltre a dare il mio contribuito nella risoluzione dei problemi organizzativi e gestionali di cui soffre il comparto». Per il rilancio del settore e un
recupero del gap di competitività con l’Europa, basta il piano del governo o servono altre politiche? «Il piano della logistica, con i suoi 51 punti, dà indicazioni che sono molto condivisibili, ma rischia di essere ridondante. È necessario fare un discorso di priorità perché di piani ne sono stati già fatti molti in questi anni, ma il problema grande resta la loro attuazione. Sicuramente bisogna risol-
vere subito le strozzature amministrative e burocratiche di cui il nostro settore soffre pesantemente. Ci sono già segnali positivi come lo Sportello unico doganale che va nella giusta direzione, ma c’è ancora molta strada da fare. Occorre lavorare sulla qualificazione delle aziende dal punto di vista imprenditoriale e sull’accelerazione delle realizzazioni infrastrutturali, che hanno tempi di attuazione infiniti e non in linea
Fausto Forti, presidente della Confederazione generale italiana dei trasporti e della logistica
LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 27
Nota: “Logistica Tradizionale” include Trasporto, Warehousing e VAS - Fonte: Analisi A.T. Kearney
LOGISTICA
EVOLUZIONE “LOGISTICA TRADIZIONALE” (Italia , % PIL)
+5%
+15% -4%
2003
2008
2013 (stima)
Crescita guidata da: - Intensificarsi degli effetti di delocalizzazione (ad. es. maggiori distanze) - Crescita costi unitari (ad es.energia, carburante, pedaggi) - Richiesta sempre maggiore di servizi a valore aggiunto Parzialmente bilanciata da: - Ricerca efficienza/ integrazione logistica - Maggiore saturazione media dei mezzi di trasporto - Contrazione dei volumi dovuti alla crisi
con le esigenze di sviluppo e di ef- «Questo è un tema molto caldo. È inoltre il baricentro tra il Corficientamento del sistema». A che punto sono i grandi progetti di Reti Ten T? Confetra come aiuterà l’Italia in questo sforzo? «Le priorità delle Reti Ten T sono indubbiamente 3: il Corridoio 5, che dovrebbe attraversare tutta la pianura padana, il Corridoio 24, con il collegamento RotterdamGenova, nonché il Corridoio 1, che collegherà Berlino a Palermo. Queste sono direttrici su cui passeranno i più importanti volumi di traffico e per la cui realizzazione è richiesto un grande impegno politico, prima ancora che finanziario. Sono fiducioso che ce la faremo, come anche il ministro Matteoli ha recentemente dichiarato, ma bisogna riuscire ad accelerare i tempi di attuazione e noi daremo il nostro contributo in questa direzione». A proposito dell’autotrasporto, cosa succederà con le tariffe che stanno per entrare in vigore? 28 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
Non credo però che in Italia torneranno le tariffe obbligatorie sull’autotrasporto come le abbiamo conosciute in passato. Sarebbe una perdita per i trasportatori stessi e per tutte le aziende che operano nel settore perché un conto è garantire la sicurezza della circolazione, tutt’altro è fissare prezzi di gran lunga più elevati di quelli sul mercato non italiano ma europeo. Io sono convinto che al di là di questa difficile querelle alla fine prevarrà il buonsenso e la libera contrattazione dei prezzi imposta dalla nostra legislazione antitrust e dalla stessa Commissione europea. Le soluzioni devono andare in questo senso». Come si inserisce la Lombardia all’interno dei flussi logistici internazionali? «La Lombardia è la regione in cui si realizza un terzo della produzione industriale italiana e circa un dodicesimo di tutta l’area euro, quindi è di per sé un’importante area per il movimento delle merci.
ridoio 5 Lione-Kiev e il Corridoio 24 Rotterdam-Genova, dunque le opere delle Ten T contribuiranno a migliorare la situazione logistica di questo bacino. Ai corridoi si aggiungono le iniziative per l’Expo 2015, dove Milano dovrà confermare il suo primato in Italia e in Europa realizzando il collegamento ferroviario veloce con Malpensa, con quello ferroviario svizzero e con Genova per il Corridoio 24. Poi ci sono azioni di minor portata che dovrebbero partire da una maggiore progettualità in rete, come avviene per le realtà aziendali. Non è una singola azienda o un singolo operatore a ottenere risultati ma è vincente l’effetto rete, e ciò risulta ancora più vero nel caso della logistica. Lo sviluppo di una rete logistica passa attraverso la collaborazione di vari operatori che vanno nella stessa direzione. La vera sfida sarà il coordinamento tra i diversi interessi e i vari soggetti coinvolti».
Riccardo Fuochi
Un check up per i trasporti «La logistica deve essere considerata, oltre che un servizio, anche un’industria in grado di sviluppare nuovi posti di lavoro». È il monito di Riccardo Fuochi, presidente di Confapi Trasporti, che invita a un cambiamento di rotta e denuncia le carenze del settore, partendo dalla mancanza di cultura Renata Gualtieri
a logistica è una delle attività più importanti per la nostra economia e, secondo una stima di Confetra, ha un’incidenza pari al 7% del Pil. Il quadro, però, resta critico. Perdiamo competitività rispetto al nord Europa e a sud i nuovi porti del Mediterraneo stanno diventando dei temibili concorrenti. Occorre dunque, secondo Riccardo Fuochi, presidente di Confapi Trasporti, una presa di consapevolezza delle istituzioni e delle associazioni di categoria. Quali restano le criticità del settore? «Le criticità derivano innanzitutto dalla mancanza di cultura nel settore da parte delle nostre istituzioni, ma anche da parte degli operatori economici. Il trasporto viene considerato un elemento di disturbo nelle
L
transazioni commerciali per cui chi vende lo fa ex works e chi importa acquista Cif. Questo comporta una rinuncia nella gestione del trasporto e favorisce gli operatori esteri. La logistica deve essere considerata oltre che un servizio anche un’industria in grado di sviluppare nuovi posti di lavoro. E non si tratta soltanto di recuperare i traffici che vengono dirottati sui porti del nord Europa, ma di sfruttare il fattore geografico e far diventare il nostro paese la piattaforma per la distribuzione europea dei prodotti. Il nostro sistema è troppo frammentato. Il risultato è che non riusciamo a disporre di nessuna struttura veramente attrezzata a gestire grossi volumi di traffico. L’insieme dei nostri 26 porti gestisce meno contenitori del solo porto di Rotterdam. L’attenzione delle autorità è unicamente sull’autotrasporto e si interviene con continue sovvenzioni per sostenere un settore in crisi perché ormai anti economico». Il polo dell’economia si è ormai spostato verso l’Asia, paese che offre infinite opportunità ma è molto complesso. Come è possibile per le pmi avvicinarsi ai grandi mercati asiatici? «Le piccole e medie imprese devono capire che è fondamentale presentarsi in quei paesi in modo strutturato. Le reti d’impresa sono un’ottima occasione per farlo». Nel biennio 2009-2010 in
Italia c’è stata una preoccupante flessione del trasporto ferroviario, circa il 38%. Di contro, nei paesi europei si è registrato un recupero. L’Italia ha sempre più bisogno di un servizio ferroviario merci adeguato per far fronte all’interscambio con l’Europa nei prossimi 15-20 anni. Cosa propone Confapi? «I vertici delle Ferrovie dichiarano con orgoglio il risanamento dei loro conti. Peccato però che hanno “tagliato” un settore vitale per la nostra economia, dismettendo scali, locomotori e carri lasciati in stato di abbandono pur di non cederli ai privati. Confapi è stata ascoltata alla Commissione trasporti della Camera e ha denunciato questa gestione che penalizza tutta l’economia del paese e impedisce lo sviluppo della logistica». Il basso livello di formazione del settore è un elemento di svantaggio rispetto a paesi più evoluti che hanno curato l’aspetto formativo e culturale del settore. Puntare sulla formazione può farci recuperare in competitività? «Non esiste una scuola che formi operatori logistici. Anche se la riforma Gelmini ha previsto questo percorso formativo, non si è in grado di strutturare dei corsi per la mancanza di insegnanti ma anche perché non vi è chiarezza circa le reali necessità di formazione». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 29
ALBERTO BARCELLA Presidente di Confindustria Lombardia GIOVANNI BRUGNOLI Presidente dell’Unione degli industriali della Provincia di Varese
CONFINDUSTRIA
Dal federalismo economico arriva la spinta all’internazionalizzazione Alberto Barcella, presidente di Confindustria Lombardia, punta all’internazionalizzazione e spiega perché, negli anni, la capacità di attrarre investimenti esteri si è consolidata e oggi è capace di intercettare le richieste di paesi emergenti come Russia, India e Cina: «Un target di assoluta rilevanza» Paola Maruzzi 60 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
Alberto Barcella
irca la metà delle imprese a partecipazione estera presenti in Italia è concentrata in Lombardia, dove ad animare l’economia locale, generando un fatturato di 207 miliardi di euro, ci sono 2.477 multinazionali. In controtendenza rispetto al trend nazionale, qui gli investimenti d’oltreconfine non si arrestano, anzi vanno avanti a buon passo. Se, per esempio, nel 2009 le nuove attività erano 51, nel 2010 sono salite a 67. Milano e il suo hinterland, grazie anche alla presenza di circuiti internazionali come la Borsa e il sistema fieristico, giocano un ruolo di primo piano e accolgono circa il 40% delle imprese in questione. Seguono le province di Monza e Varese. Alberto Barcella, numero uno di Confindustria Lombardia, ribadisce la necessità di inseguire quest’occasione, che con il supporto di alcuni provvedimenti regionali - il contratto d’insediamento prima di tutto - potrebbe acquistare più rilevanza. Quali sono i paesi emergenti che investono maggiormente in Lombardia e, complessivamente, qual è la ricaduta degli investimenti internazionali sull’economia locale? «Lo zoccolo duro è composto ancora dalle aree tradizionali, Europa occidentale, Nord America e Giappone, che rappresentano il 90% del fatturato. Dal nostro Rapporto 2011 risulta che in Lombardia sono presenti quasi 4mila imprese estere, con una flessione complessiva di poco superiore al 4% in sei anni. Emergono però anche nuovi importanti segnali di grande interesse: è in forte crescita la presenza di multinazionali dei paesi emergenti, con riferimento in particolare alle imprese russe, indiane e cinesi. Tale presenza non costituisce ancora una quota rilevante delle attività a partecipazione estera, si tratta tuttavia di una compo-
C
nente dinamica e di un target di assoluta rilevanza per definire le azioni di attrazione da porre in atto e per incoraggiare i nuovi investitori internazionali. Le imprese estere nel nostro territorio danno un contributo diretto all’occupazione e, in una logica di integrazione internazionale, aumentano l’innovazione, generando nuove ricadute tecnologiche e stimoli competitivi». L’ipotesi di un contratto d’insediamento per gli investimenti esteri, rilanciata lo scorso novembre durante gli stati generali a Cernobbio, come cambierebbe lo scenario? «Consideriamo assolutamente necessario creare le condizioni perché le multinazionali identifichino la Lombardia e l’Italia come mercati strategici. Il contratto di insediamento assicurerebbe la certezza delle regole e dei tempi di autorizzazione degli investimenti e, di conseguenza, anche trasparenza, rapidità e responsabilità da parte della pubblica amministrazione a livello regionale e locale. Uno strumento di questo genere potrebbe consentire l’arrivo di produzioni e di servizi brain e tech intensive, investimenti in ricerca e in innovazione».
In apertura, la Fiera di Milano City. Sotto, Alberto Barcella, presidente di Confindustria Lombardia
LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 61
XXXXXXXXXXX CONFINDUSTRIA
Le scelte adottate dalla Regione vanno in questa direzione? «Semplificazione e sburocratizzazione, patti territoriali di sviluppo, sostegno alla ricerca e all’innovazione, diffusione della banda larga e ultralarga stanno dando un grande contributo, ma credo sia fondamentale rafforzare la ricerca di un percorso preferenziale regionale per insediare in Lombardia veri e propri poli di competitività». Cosa andrebbe fatto affinché il federalismo economico e le politiche di marketing territoriale diventino una consuetudine? «Occorre soprattutto far conoscere le eccellenze imprenditoriali di cui disponiamo. La leva più importante per il marketing territoriale dovrebbe diventare quella fiscale da parte dello Stato, pur con tutti i vincoli che purtroppo vi sono, ma occorre fare di più anche in Lombardia sul fronte dei servizi territoriali. In concreto, vogliamo valorizzare la posizione strategica del nostro mercato a livello europeo e mondiale, mettendo in risalto le eccellenze, a partire dalla capacità imprenditoriale che mette a disposizione dell’investitore imprese con competenze integrate per lo sviluppo del loro business, dalla presenza di ottime Uni62 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
4
mila IMPRESE Secondo il Rapporto 2011 di Confindustria Lombardia è il numero di imprese estere presenti sul territorio regionale
1,6
mln FONDI Con il progetto “Spring5” la Regione finanzierà 100 imprese per sostenerle nei processi di internazionalizzazione offrendo servizi e assistenza
versità e centri di ricerca, di risorse umane competenti e preparate. Per questo continueremo a sollecitare la Regione affinché vengano modernizzate tutte le infrastrutture materiali e immateriali, viarie e di comunicazione, e si raggiungano nuovi traguardi in tema di semplificazione e supporto alle imprese». L’altra faccia dell’internazionalizzazione è costituita dell’investimento delle imprese italiane all’estero. Confindustria Lombardia ha avviato un progetto riguardante la Serbia, in collaborazione con Regione Lombardia e Ice. Perché questa scelta? «Dall’indagine e dalle recenti indicazioni delle nostre territoriali, la Serbia emerge come un mercato assolutamente interessante. Ha un’economia vicina, dinamica, che apprezza i prodotti lombardi e può svolgere un ruolo importante di stabilizzazione dei Balcani e di cerniera tra Est e Ovest. Con Regione e Ice, nostri partner in questa iniziativa, abbiamo presentato lo scorso 23 maggio a Milano un nuovo progetto promozionale lombardo che si rivolge appunto a questo Paese. Il progetto si concentra in particolare sui settori di meccanica-subfornitura e infrastrutture, ma potrà anche coinvolgere aziende o gruppi di aziende di altri settori, proponendo incontri territoriali di approfondimento fra imprese e specialisti all’inizio di luglio e un evento incoming alla fine di settembre». Nell’attuale situazione di stallo si punta il dito contro le infrastrutture insufficienti, la burocrazia lenta, i costi energetici alti, ma quali temi propri del sistema industriale andrebbero recuperati per rimettere in moto l’economia? «Mi pare che vi siano almeno quattro grandi sfide su cui ci stiamo impegnando a fondo come parte imprenditoriale: innovazione, riposizionamento competitivo sui mercati mondiali, preparazione e competenza dei collaboratori in tutte le funzioni d’azienda, consolidamento patrimoniale e ottimizzazione finanziaria. Ma è imprescindibile che facciano la loro parte anche tutti gli altri soggetti chiamati ad assicurare le condizioni per elevare il livello di competitività del sistema Paese».
XXXXXXXXXXX CONFINDUSTRIA
A Varese l’industria fa squadra Cambio di testimone ai vertici dell’Unione degli industriali di Varese, la presidenza passa a Giovanni Brugnoli che fa appello alla continuità e spiega come rafforzare «quel sano pragmatismo che ci rende un modello», soprattutto in tema di finanza innovativa Paola Maruzzi
letto da poche settimane alla guida degli industriali del Varesotto, Giovanni Brugnoli ha subito posto l’accento sulla necessità di interagire con le altre associazione imprenditoriali. Seppure, infatti, il dialogo non manca «è necessario saper replicare quello che da più parti è stato definito il modello Varese, cioè uno schema basato sulla collaborazione tra gli attori economici del territorio», spiega il presidente. Qualche esempio? «Pensiamo al rapporto con i sindacati, che dai noi sono all’insegna di un sano pragmatismo». La capacità di fare squadra e stringere alleanze è alla base anche di Varese Investimenti, primo esempio in Italia di un fondo che supporta le imprese generando un meccanismo di reinvestimento sul territorio. Nata nel 2007, la case history finanziaria è stato discussa anche all’assise di Bergamo e oggi si dà nuovi obiettivi. Sono passati alcuni anni dall’istituzione di Varese Investimenti: come quest’operatore finanziario innovativo ha agevolato le pmi locali? «Il cambiamento più importante sta nell’aver dato uno strumento finanziario nuovo, autonomo e indipendente. Nata come realtà che va oltre le tradizionali forme creditizie, operando nel campo di un private equity studiato proprio per favorire la crescita delle pmi, Varese Investimenti entra nel capitale delle imprese con quote di minoranza per sostenerne i progetti di sviluppo, anche in vista di acquisizioni di altri rami d’azienda. Siamo arrivati
E
64 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
Giovanni Brugnoli
Varese Investimenti è uno strumento finanziario nuovo, autonomo e indipendente, studiato proprio per favorire la crescita delle pmi
Sopra, Giovanni Brugnoli, presidente dell’Unione degli industriali della provincia di Varese
oggi ad aver concluso quattro operazioni in due anni. Le aziende coinvolte - Gemelli, Ellamp, Arioli e Artexe - fanno parte di diversi settori e hanno meno di 50 dipendenti». Quante sono le imprese che partecipano a Varese Investimenti e a quali settori appartengono? «Questa società è una holding di partecipazione il cui capitale è per il 40% in mano a Intesa Sanpaolo, partner dell’iniziativa, e per il 60% frutto della raccolta di risorse messe a disposizione dalle imprese e dagli imprenditori del territorio appartenenti ai più svariati settori e comparti produttivi. In tal senso la partecipazione al progetto è trasversale, ed è questo il punto di forza del progetto. La sua riuscita, infatti, se da una parte si basa sulla collaborazione tra un’associazione di rappresentanza come l’Unione industriali e un importante gruppo bancario quale Intesa Sanpaolo, dall’altra, cosa ancor più importante, dimostra la capacità degli imprenditori del territorio di mobilitarsi per fare squadra intorno a progetti comuni di ampio respiro. È un’iniziativa che nasce dal territorio per il territorio, dalle imprese per le imprese». Varese Investimenti va ad affiancare il Fondo italiano d’investimento nel capitale della Arioli. Quali nuove opportunità si apriranno? «La sintesi dell’operazione è che due operatori finanziari innovativi, nati a supporto delle pmi, hanno saputo guardare nella stessa direzione, creando sinergie positive a vantaggio di un
gioiello del nostro sistema manifatturiero. Una collaborazione che speriamo possa dare in futuro ulteriori frutti a favore dell’economia provinciale e di una delle sue colonne portanti rappresentata dalle pmi. Per la Arioli, invece, costituisce la possibilità di continuare con più forza nel progetto di ampliamento del proprio business». Un altro dato incoraggiante proviene dalle imprese a partecipazione straniere presenti sul territorio. Da cosa dipende questa capacità di attrarre capitali stranieri? «Delle 172 imprese, 75 appartengono al sistema manifatturiero, per un totale di 115 stabilimenti, 15.451 dipendenti e un fatturato di 4,7 miliardi di euro. Ciò vuol dire che è l’industria a ritagliarsi, sul fronte dei capitali esteri attratti, la maggior fetta del mercato locale. I gruppi stranieri vengono sul nostro territorio non solo per vendere o per fornire servizi, ma per produrre. Questo perché apprezzano la qualità del nostro lavoro, dei nostri collaboratori, della fitta rete di imprese subfornitrici. A investire qui sono soprattutto i gruppi tedeschi, che hanno partecipazioni in 43 imprese varesine. Seguono gli statunitensi (33), gli svizzeri (che con 24 imprese partecipate sfata il mito della sola fuga di imprese italiane verso i cantoni elvetici), la Francia (14). Per quanto riguarda i settori, il primato spetta all’industria chimico-farmaceutica, con 18 imprese a capitale straniero, segue quella dei macchinari (17) e quella delle apparecchiature elettriche ed elettroniche (10)». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 65
XXXXXXXXXXX MERCATO PUBBLICITARIO
Nuove sfide per la comunicazione egno meno per il mercato pubblicitario italiano: nel primo trimestre 2011 si registra infatti un calo complessivo del 3,2%, almeno stando ai dati diffusi dalla società Nielsen, secondo la quale si fa soprattutto sentire il calo degli investimenti da parte delle aziende del largo consumo che avevano sostenuto la ripresa nel 2010, in particolare nei settori alimentari (10%) e bevande (-12,3%). Secondo Roberto Pedretti, amministratore delegato di Nielsen Italia, però «ci sono due facce della stessa medaglia». «Dodici dei 24 settori che costantemente seguiamo – spiega – e che rappresentano il 47% del mercato in realtà crescono dell’11%, mentre l’altra metà diminuisce del 7% circa: questo significa che il mercato è diviso in due. La sfida per l’offerta dei mezzi è trovare e raggiungere i mercati che si stanno muovendo in positivo, come quello delle auto, e aiutare con pacchetti interessanti i settori storici che oggi, per varie ragioni, si trovano in difficoltà, come ad esempio gli alimentari». Come potrà cambiare la situazione con la sempre maggior diffusione dei canali digitali? «La tv digitale sta dando respiro al mezzo, così come tutte le novità di cui sono avidi i comunicatori. Le novità vanno dunque misurate e noi siamo pronti a farlo, ampliando le
S
Roberto Pedretti, amministratore delegato di Nielsen Italia
68 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
Roberto Pedretti, amministratore delegato di Nielsen Italia, analizza i dati sul mercato pubblicitario nazionale e spiega le difficoltà incontrate dagli istituti di ricerca: «Oggi ci si chiede se vale più un contatto televisivo o un “like” su Facebook» Riccardo Casini
nostre rilevazioni su tutti i nuovi mezzi che portano linfa al mercato». Internet (+14,9%) e direct mail (+1%) sono gli unici due mezzi che presentano un aumento in termini di raccolta pubblicitaria. Non c’è rischio di saturazione in questi ambiti? «No, questo problema non c'è: questi due mezzi, molto diversi tra loro, hanno caratteristiche simili, ovvero grande e puntuale capacità di raggiungere il consumatore one to one, ma anche misurabilità in termini di efficacia. Questo è quello che i clienti vogliono. La sfida sarà vinta dai mezzi che forniscono misurabilità e qualità di approccio al consumatore-utilizzatore». Oltre ai social network, le vostre analisi riscontrano un aumento di visite sui siti dei gruppi d’acquisto. In che modo le aziende possono intercettare questo fenomeno? «Le aziende stanno imparando a muoversi in questo nuovo ambito, nel quale non ci sono vie tracciate e spesso è giocoforza un approccio trial and error. Il nostro ruolo è quello di fornire soluzioni integrate che riducano queste incertezze». Quali sfide comportano per Nielsen i continui cambiamenti nel mondo dei media? «Nielsen da sempre è molto attenta alle evoluzioni dei mercati che segue. Attenzione parti-
Roberto Pedretti
Piani strategici multichannel La campagna pubblicitaria oggi deve essere interattiva, flessibile e di ampio respiro. Parola di Giorgio Brenna ovantasei uffici in ottantaquattro Paesi, ottomila impiegati al lavoro. Sono i numeri dell’agenzia pubblicitaria Leo Burnett. Tra i suoi clienti brand noti e ambiziosi, al servizio dei quali l’agenzia mette una creatività che si sforza di parlare in maniera diretta e credibile. Lo spiega Giorgio Brenna, dal 2005 chairman and ceo continental Western Europe dell’agenzia Leo Burnett.
N
Quali sono oggi i requisiti di un’efficace campagna di comunicazione?
«Sicuramente la distintività basata su un’idea di piattaforma digitale integrata. È importante che una campagna sia flessibile e di ampio respiro». Campagne globali o campagne rivolte a un target ridotto ma ben definito: qual è la strada che funziona?
un’agenzia come la vostra un’azienda che vuole affermare il proprio prodotto?
«Ci chiedono di diventare loro partner, condividendo rischi e opportunità per tutto quel che riguarda il marketing e la comunicazione». Un’azienda vuole lanciare o rilanciare un brand in tempi di crisi economica: quali sono le strategie più efficaci?
«Essere in controtendenza! Ossia investire di più durante i periodi di crisi. In realtà non esiste una ricetta strategica univoca, si decide caso per caso». Il fatturato pubblicitario del mezzo stampa è in calo, mentre la raccolta dei mezzi internet è in crescita. Risulta ancora conveniente per un imprenditore puntare sulla carta stampata?
«La convenienza non è un parametro di giudizio. È importante avere un piano strategico Come sono cambiate negli ultimi multichannel».
«La strada migliore è creare una campagna con entrambe queste caratteristiche».
anni le esigenze dei vostri clienti?
«Le esigenze dei nostri clienti sono molteplici: ci richiedono più sinergie di costi e più distintività creativa. S’interessano maggiormente e pongono più attenzione all’apertura ai nuovi mezzi, ai nuovi canali e ai nuovi Paesi». Che cosa chiede oggi a
Giorgio Brenna, chairman and ceo continental Western Europe Leo Burnett
Interattività: è la nuova frontiera della comunicazione? Che vantaggi porta ai marchi che la scelgono?
«Sì, anche se non è poi così nuova! Il vantaggio di una comunicazione biunivoca è quello di avere un dialogo diretto con la gente e ricevere risposte dalle aziende».
colare ha posto in questi ultimi anni al cambiamento del mondo dei mezzi di comunicazione che, grazie alle tecnologie, si è evoluto in modo esponenziale: da internet ai Dvr fino ai social network, passando per il digitale terrestre. Nielsen sta lavorando per integrare le esperienze dei settori che analizza attraverso una strategia che possiamo riassumere con l’espressione “what people watch, what people buy”. In questo modo riesce a fornire una visione chiara ed esaustiva del mercato e del collegamento fondamentale tra cosa guarda e cosa acquista lo spettatorenavigatore-consumatore, con soluzioni che aiutano i professionisti del marketing e della comunicazione a muoversi con maggiore agilità e competenza in un ambiente sempre più complesso». Ma quali strategie vanno seguite oggi per pianificare e articolare una campagna pubblicitaria? «Mi piace riportare il titolo di una discussione di un gruppo di studio di professionisti della comunicazione su Linkedin che mi ha recentemente colpito: “Vale più un contatto televisivo o un like su Facebook?”. Ecco, in questo titolo c’è tutta l’incertezza e la novità che oggi i clienti e i professionisti della comunicazione stanno affrontando. Noi come Nielsen lavoriamo per indicare possibili vie in tal senso». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 69
MERCATO PUBBLICITARIO
Q
Agenzie e linguaggi della comunicazione
uali saranno i cambiamenti, le nuove direzioni e le forme che la comunicazione sta assumendo nella società e nell’economia Mentre i fatturati della raccolta pubblicitaria su carta contemporanee? La comunicazione riveste stampata e internet procedono su binari opposti, ancora un ruolo fondamentale nello sviluppo delle attività economiche? E attraverso quali il presidente di Assocomunicazione, Diego Masi, delinea linguaggi? Sono questi alcuni dei quesiti gli scenari futuri: «La stampa avrà sempre un ruolo chiave che il mondo della comunicazione si pone in una società che si sta evolvendo a ve- importante ma dovrà sempre più distinguersi dalla rete. locità sempre maggiori e dove ai media traOggi siamo in un momento di transizione anche dizionali si stanno affiancando quelli digitali. Di questo e altro si è discusso al recente per le agenzie di comunicazione» Forum della comunicazione, svoltosi a Roma Riccardo Casini alla presenza di 2.200 partecipanti e oltre 130 relatori: oggi, anche alla luce degli spunti emersi da questo appuntamento, il presidente di Assocomunicazione, Diego Masi, illustra le difficoltà e le sfide attuali per le imprese del settore. «Lo scenario – spiega – è sicuramente quello di un mondo in piena evoluzione, in cui il digitale ha innescato un’evoluzione-rivoluzione che ha messo in crisi le certezze di quello che potremmo definire “advertising classico”. D’altra parte siamo solo all’inizio della “digital revolution” e stiamo vivendo un momento di passaggio in cui a tratti fatichiamo a vedere quale sarà la piena portata del fenomeno. Inoltre, come è emerso a Roma, si tratta anche di un momento ricco di opportunità per chi vuole farsi interprete del cambiamento, sfruttando le grandi potenzialità del mondo digitale e le sinergie che si possono creare tra web, mobile e mezzi tradizionali». Attualmente Assocomunicazione rappresenta 150 tra le più importanti imprese di comunicazione, anche multinazionali, operanti in Italia. Quali sono le loro principali esigenze in questa fase? «Penso che in questo momento così delicato ci sia bisogno di un’associazione che sappia farsi interprete del cambiamento in atto ed essere 70 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
Diego Masi
52,5 mln EURO
un punto di riferimento per le imprese di comunicazione che stanno vivendo un momento di transizione: una transizione Diego Masi, presidente di Assocomunicazione che riguarda sia lo scenario della comunicazione e in particolare dei media, tutto, digitale; quelle impegnate in pubsia l’identità delle agenzie stesse, alla ricerca di blicità e comunicazione globale, al contraun nuovo modello in grado di rispondere al rio, sono calate innanzitutto quantitativameglio alle richieste del mercato. Assocomu- mente. Qual è la situazione oggi? Il nicazione le sta accompagnando in questo mercato continua a premiare la specializEURO cammino in diversi modi, prima di tutto cam- zazione? Il fatturato netto, biando lei stessa». «Più che di successo della specializzazione penso riguardante sempre In che modo? sia corretto parlare di un vero e proprio boom i mezzi internet, nel periodo «È stata approvata la nuova governance dell’as- del digitale. Una crescita vertiginosa dovuta gennaio-aprile sociazione, modificata proprio per rispecchiare anche al fatto che il nostro Paese è ancora in(+17,6% sul 2010) i cambiamenti che sono inter- dietro rispetto alla maggior parte dei mercati in corsi nell’ultimo decennio e in termini di investimenti sul web, e che quindi particolare negli ultimi anni. E sta correndo per raggiungerli. Una crescita che, abbiamo presentato una nuova anche se dovrà affrontare un rallentamento ficampagna, rivolta alle agenzie siologico nel lungo termine, è ancora all’inizio prima ancora che agli utenti perché il digitale non è un settore, è un mondo pubblicitari, per comunicare vastissimo che attraversa in modo orizzontale che la qualità ha un prezzo e tutte le discipline dell’advertising». che lavorare sottocosto non Secondo Fcp il fatturato pubblicitario del conviene alle strutture, che alla mezzo stampa ha registrato un calo del 3% lunga non riescono a mante- nei primi quattro mesi dell’anno, mentre la nere standard di eccellenza, e raccolta dei mezzi internet segna un notenemmeno ai loro clienti, che si vole incremento. Si tratta di un trend inarrepriverebbero di partner strate- stabile? Risulta ancora conveniente per gici che andrebbero invece va- un’impresa di comunicazione puntare sulla lorizzati». carta stampata? Dal 2003 al 2008 per le «La crescita della raccolta su internet è sicuravostre associate sono au- mente una crescita straordinaria. Come ho mentati i ricavi nei settori detto, il digitale non è soltanto un media direct marketing e, soprat- “nuovo”, ma è pieno di potenzialità, è un mondo di cui non siamo nemmeno in grado di cogliere gli sviluppi futuri in modo completo. Non è possibile stabilire un confronto tra carta stampata e media su internet, perché non sono Siamo all’inizio della digital la stessa cosa. Anzi, penso che proprio questa revolution e stiamo vivendo un sia la strada che la carta stampata seguirà per momento di passaggio in cui “sopravvivere” a internet, quella di distinguersi». fatichiamo a coglierne la portata
Il fatturato della raccolta pubblicitaria dei mezzi internet nel mese di aprile (+26% rispetto al 2010)
178,5 mln
LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 71
XXXXXXXXXXX MERCATO PUBBLICITARIO
Per il futuro della stampa gli editori dovranno saper integrare media off e online, creando un’offerta diversificata ma integrata
Si tratta veramente della direzione giusta nella quale andare per continuare a costituire un investimento appetibile? E in che modo possono intervenire in questo senso le nuove tecnologie come tablet o ebook? «Innanzitutto la stampa deve puntare su contenuti diversi e in particolare sull’approfondimento e sugli articoli di opinione, cioè proprio su quelli poco fruibili nella Rete, caratterizzata invece da una lettura “mordi e fuggi”. Non penso che la carta stampata sia destinata a rivestire un ruolo marginale e che non sia più conveniente puntare su giornali e riviste. Sicuramente cambierà il suo ruolo: se fino a ieri tv, radio e giornali erano i media, oggi il panorama dei mezzi è molto più ampio e segmentato e la stampa troverà una nuova collocazione. Il successo di questa operazione dipende in gran parte dalla capacità che avranno gli editori di integrare media off e online, creando un’offerta diversificata ma integrata, un sistema in cui ogni elemento sia necessario per far funzionare il tutto. E la fruibilità dei contenuti da nuovi device, dagli smartphone agli ebook ai tablet, sarà la chiave 72 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
2,4
mln TABLET Gli apparecchi di nuova generazione previsti in circolazione in Italia nel 2013 secondo una ricerca riportata dall’Asig (Associazione stampatori italiana giornali)
637,8 mln EURO
Il fatturato della raccolta dei mezzi stampa nei primi quattro mesi del 2011: i quotidiani contribuiscono con 412 milioni (-4,9% rispetto al 2010), i periodici con 225 milioni (+0,6%)
di volta di questo sistema». Ma quali sono oggi le prospettive a breve termine per il vostro settore? Quali le aspettative per la seconda metà del 2011? «Il settore batte in testa, è inutile negarlo. Speriamo nella seconda metà di recuperare terreno rispetto a questi sei mesi, che sono stati forse meno rosei delle previsioni. Ma avremo dati più sicuri il 30 giugno, quando ci sarà l’annuale appuntamento con “Comunicare Domani” e le previsioni dell’andamento del mercato nel 2012 a cura del Centro studi di Assocomunicazione».
Massimo Guastini
ai testi per le strisce umoristiche su Il Giornale di Montanelli è passata molta acqua sotto i ponti: oggi Massimo Guastini, blogger e direttore creativo di cOOkies adv, è il nuovo presidente di Adci, l’Art directors club italiano. Una figura indubbiamente innovativa che, sebbene si sia formato sull’advertising tradizionale, ha «abbracciato la rivoluzione digitale con passione». E oggi guarda con fiducia al futuro dei creativi italiani, nonostante la situazione attuale non sia rosea. «Sono ottimista – spiega – e ritengo che abbiamo davanti buone prospettive, perché toccato il fondo non potremo che risalire. La comunicazione italiana è oggi tra le peggiori del mondo come livello medio: è il giudizio purtroppo implacabilmente oggettivo che si ottiene guardando il nostro ranking nei festival internazionali, dove viene valutata la creatività più innovativa ed efficace. Sono lontani i tempi (1997) in cui il critico televisivo Aldo Grasso scriveva che la pubblicità era spesso più bella dei programmi che interrompeva». Quali sono le cause di questo crollo? «Sono varie, ma la principale dipende dal fatto che le agenzie che gestiscono circa il 75% dell’investimento pubblicitario in Italia non sono guidate da creativi ma da manager e “financial”. Profili che raramente hanno reali competenze per quanto riguarda la comunicazione e quasi mai possiedono uno straccio di autentica visione imprenditoriale. I creativi italiani, salvo rarissime eccezioni, sono attualmente relegati ai margini della relazione cliente-agenzia. Le campagne che escono sono spesso molto lontane dalle intenzioni iniziali dei loro ideatori». Esiste una strada per tornare a vedere campagne pubblicitarie belle come quelle che si ammirano all’estero?
D
Massimo Guastini, da febbraio presidente dell’Art directors club italiano
Terapia di coppia Massimo Guastini, neopresidente di Adci, cita il creativo Tim Delaney: «Le nuove tecnologie cambiano la relazione tra marca e utente, il creativo deve aiutarli a dialogare. La comunicazione italiana oggi è tra le peggiori del mondo ma sono ottimista» Riccardo Casini
LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 73
XXXXXXXXXXX MERCATO PUBBLICITARIO
Occorre che i creativi tornino a essere imprenditori e a dialogare direttamente con gli uomini di marketing
74 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
«Occorre che i creativi tornino a essere imprenditori e a dialogare direttamente con gli uomini di marketing, senza intermediari. È una sfida che nostri colleghi di altre nazioni non hanno timore a intraprendere. Come non hanno avuto paura di quest’avventura i creativi della generazione precedente alla mia: mi riferisco a professionisti del calibro di Armando Testa, Pasquale Barbella, Emanuele Pirella, Annamaria Testa, Marco Mignami, Lele Panzeri, Sandro ed Enzo Baldoni o Giancarlo Livraghi». Come sta cambiando la pubblicità con i nuovi comportamenti indotti dalla cosiddetta rivoluzione digitale? «In Italia i consumatori stanno invecchiando anagraficamente, ma si rinnovano a una velocità impressionante le modalità di interazione. Merito ovviamente della tecnologia. Questo sta decretando l’avvento del cosiddetto “non convenzionale” ma, non mi stancherò mai di ripeterlo, non convenzionale è un modo di pensare, non un media. Sono molto d’accordo con quanto ha dichiarato un grande direttore creativo inglese, Tim Delaney, alcuni anni fa: le nuove tecnologie cambiano la relazione marca-utente e il creativo deve diventare una sorta di psicoterapeuta che aiuta questa coppia a dialogare». Ci spieghi meglio. «Non basta più un megafono come la tv per gridare nelle piazze i nomi dei prodotti. L’utente oggi è parte attiva del processo di comunicazione, ma occorre saperlo coinvolgere emotivamente, senza farlo sentire un “uomo sandwich”. Chiunque abbia monitorato Facebook e altri social network nel periodo caldo delle elezioni per il sindaco di Milano, avrà capito che tappezzare la città di poster può non bastare. E non è solo una questione di “prodotto”».
MERCATO PUBBLICITARIO XXXXXXXXXXX
Un ruolo strategico per lo sviluppo Secondo Donatella Consolandi, vicepresidente di Unicom, «crisi economica e globalizzazione hanno messo in discussione il modello economico basato su attività manifatturiera e produzione». Oggi «la nostra maggiore ricchezza è il territorio, e le imprese della comunicazione devono valorizzarlo» Riccardo Casini
Donatella Consolandi, vicepresidente di Unicom
i è svolta a fine maggio a Pescara l’annuale assemblea di Unicom, l’Unione nazionale delle imprese di comunicazione che conta oggi oltre 230 aderenti. Dopo il convegno pubblico su “Costruire e comunicare l’immagine di un territorio” è toccato alla vicepresidente Donatella Consolandi il compito di illustrare il bilancio consuntivo 2010 e il previsionale 2011, entrambi poi approvati all’unanimità. «I numeri – spiega – non sono opinioni e quindi la loro evidenza si commenta da sola. Ma soprattutto in un periodo di crisi del settore come quello che stiamo attraversando, la condivisione degli obiettivi e la convergenza di intenti sono la base irrinunciabile per un progetto comune, che si costruisce giorno dopo giorno. La conclusione a cui siamo approdati è che dobbiamo impegnarci sempre di più e mettere in campo un numero sempre maggiore di iniziative per rendere la nostra associazione davvero rappresentativa, soprattutto presso i tavoli programmatici che riuniscono politica, finanza, associazioni di categoria e parti sociali, per portare la nostra
S
76 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
Donatella Consolandi
voce e il nostro punto di vista. Senza dimenticare l’obiettivo di continuare a implementare sempre più la funzione di “collettore di servizi”». A Pescara si è tenuto anche il convegno da voi organizzato su “Costruire e comunicare l’immagine di un territorio”. Quali sfide pone oggi il marketing territoriale per un’impresa della comunicazione? «La crisi economica che ci ha colpito in questi anni e la globalizzazione hanno fortemente messo in discussione il modello economico basato sull’attività manifatturiera e sulla produzione. È diventato necessario pensare a un modello di sviluppo alternativo, e per fare questo si è partiti da un’analisi delle positività che ha il nostro paese. L’evidenza è che la nostra maggiore ricchezza è il nostro territorio, la sua tradizione enogastronomica, la sua capacità ricettiva, la cultura, l’arte, la natura e in generale tutte le produzioni di qualità del made in Italy: tutto questo può e deve diventare un volano per lo sviluppo socio-economico del nostro paese». Qual è il vostro compito allora? «Le imprese della comunicazione sono chia-
mate a supportare e veicolare questo nuovo modello di sviluppo, affiancando le amministrazioni, gli enti e gli imprenditori affinché sappiano individuare la loro unicità e originalità, e sappiano sfruttarla come vantaggio competitivo. Il nostro ruolo è sempre più strategico, progettuale e consulenziale: nel corso del convegno è stato ribadito come non sia possibile ottenere buoni risultati sottoponendo il nostro lavoro alla parcellizzazione delle commesse o a gare aggiudicate “all’offerta economica più vantaggiosa”. La comunicazione diventa l’ultimo elemento, il più visibile, dietro al quale però vi è una fase di indagine e progettazione, attenta e approfondita, che può essere realizzata solo con la completa collaborazione e condivisione tra cliente e impresa di comunicazione, che devono essere partner di un percorso». La sua attività si è spesso diretta verso l’area della comunicazione sociale e culturale. In che modo il web e le nuove tecnologie stanno modificando anche questo tipo di comunicazione?
XXXXXXXXXXX MERCATO PUBBLICITARIO
Le imprese della comunicazione sono chiamate a supportare un nuovo modello di sviluppo affiancando amministrazioni ed enti affinché sappiano individuare la loro unicità e originalità
Sopra, il convegno Unicom “Costruire e comunicare l’immagine di un territorio” tenutosi a Pescara
«Le nuove tecnologie hanno introdotto un biato: ogni messaggio dovrà rispondere ai crielemento nuovo e dirompente, ovvero il feedback immediato da parte del proprio pubblico e degli utenti. La possibilità della rete di generare contenuti ritenuti affidabili ha modificato profondamente il rapporto tra chi parla e chi ascolta, perché vi è una risposta, vi è un ritorno, soprattutto immediato, che non deve essere assolutamente ignorato o contrastato ma compreso e intuito. È fondamentale capire che vi sono nuovi paralleli canali di comunicazione e informazione che dobbiamo conoscere, ascoltare e pianificare. Bisogna, però, ricordare che sono solo mezzi, mentre per quanto riguarda i contenuti nulla è cam-
78 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
teri della cultura della comunicazione». Ma quali sono oggi le aspettative delle vostre associate per il futuro? «Il futuro ci impone di essere sempre avanti rispetto ai tempi, visto che essere al passo ancora non basta: dobbiamo trovare la determinazione di spendere tempo e risorse per la formazione continua dei nostri dipendenti e collaboratori, per intercettare ogni minimo nuovo spunto. Il futuro non è brillante, le difficoltà ci sono: in un momento difficile la comunicazione è la prima voce di un budget a essere tagliata, ma se siamo capaci di innovare noi stessi sapremo imprimere nuova vita a tutto il settore».
FORMAZIONE
Occupazione, crescono i contratti di apprendistato La Lombardia sta sperimentando due forme contrattuali innovative per il conseguimento di una qualifica professionale, per il raggiungimento del diploma e per i percorsi di laurea triennale e magistrale. Con nuovi incentivi alle imprese che si metteranno in gioco Elisa Fiocchi
ell’ambito della promozione dell’occupazione giovanile, la Regione Lombardia ha approvato gli indirizzi operativi per il 2011 in favore dello sviluppo del capitale umano, a sostegno dell’adattabilità di lavoratori e imprese, e dell’inclusione lavorativa dei soggetti svantaggiati. Il provvedimento, presentato su proposta dell’assessore all'Istruzione, Formazione e Lavoro, Gianni Rossoni, destinerà oltre 33 milioni di euro a sostegno dell’apprendistato riconosciuto fra le forme contrattuali che più agevolano l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro. Cruciale sarà il contributo degli enti bilaterali, sottolinea però Rossoni: «Lo scopo comune è quello di giungere alla definizione del modello operativo di formazione aziendale in apprendistato e di garantire l’informazione-promozione di questo contratto presso imprese, corpi intermedi, consulenti del lavoro» In che modo, questa forma contrattuale, garantirà un migliore accesso al lavoro? E in quali ambiti saranno distribuite le risorse? «Il numero delle assunzioni in apprendistato, in Lombardia, è di nuovo in crescita, e ciò testimonia quanto questo contratto sia fondamentale per l’inserimento lavorativo dei giovani. Per questo mo-
N
Gianni Rossoni, assessore regionale all’Istruzione, formazione e lavoro
80 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
tivo stiamo promuovendo e co-finanziando progetti, da attuare in partnership con le parti sociali e gli enti bilaterali, per migliorare sempre di più i modelli di gestione ed erogazione. È indispensabile diffondere sempre di più la conoscenza e l’utilizzo del contratto di apprendistato, in particolare di quelle sue forme particolarmente innovative che stiamo sperimentando: l’apprendistato per il conseguimento di una qualifica professionale e quello per il raggiungimento del diploma e per i percorsi di laurea triennale e magistrale». Quale sarà il ruolo degli enti bilaterali nella valorizzazione della capacità formativa dell’impresa? «Stiamo sottoscrivendo importanti accordi con le associazioni di rappresentanza di alcuni settori, riconoscendo il ruolo centrale che la contrattazione sociale e la bilateralità debbono esercitare ai fini di una miglior governance del sistema regionale di apprendistato. Questi accordi sono finalizzati proprio allo sviluppo di nuovi modelli d’intervento per la valorizzazione della formazione aziendale. Gli accordi prevedono anche uno specifico accompagnamento nella predisposizione del Piano formativo individuale di dettaglio, nella progettazione formativa, nel monitoraggio, nonché nella
Gianni Rossoni
valutazione degli apprendimenti e delle competenze: lo scopo è incentivare e sostenere le imprese che vogliono seriamente farsi carico della responsabilità formativa implicata dall’apprendistato». L’inserimento lavorativo dei giovani attraverso tirocini e project work avverrà attraverso interventi personalizzati. Quali saranno i requisiti e i criteri di assegnazione? «Ci sono due tipologie di tirocinio a sostegno dell’inserimento lavorativo che Regione Lombardia intende sostenere: i tirocini extracurriculari, rivolti ai soggetti deboli del mercato del lavoro e che prevedono l’impegno alla trasformazione in contratti di lavoro e i progetti di tirocinio correlati ai percorsi formativi regionali e al Quadro regionale degli standard professionali. In entrambi i casi, porremo al centro la certificazione delle competenze in esito e riconoscimenti di crediti formativi e stiamo studiando gli incentivi per la trasfor-
mazione del tirocinio in contratto di lavoro (ad esempio, in apprendistato). Ciò avverrà attraverso la promozione di convenzioni quadro con il coinvolgimento di parti sociali e bila- FINANZIAMENTO teralità, enti locali, istituzioni formative di liLa cifra che la vello secondario e terziario e loro servizi di Regione destinerà al contratto placement, indispensabili per una diffusone di apprendistato “organica” delle opportunità e allo stesso tempo per il giovani ed il lavoro». Dei 46 milioni di euro per sostenere l’adattabilità di lavoratori e imprese, la maggior parte s’indirizzano alla formazione dei lavoratori occupati. Attraverso quali STUDENTI percorsi innovativi, i corsi di formazione saranno in grado di consolidare il potere di Coloro che hanno partecipato, nel corso un’azienda e aumentarne le capacità? delle 860 edizioni, «La maggior parte delle nostre energie, in que- alle Learning Weeks organizzate sti anni, l’abbiamo dedicata a interventi “di da Regione Lombardia urgenza”, in cui le azioni hanno inteso innanzitutto rispondere all’emergenza del bisogno (ammortizzatori sociali) e al consolida-
mln
mila
La contrattazione sociale e la bilateralità sono cruciali per una migliore governance del sistema regionale di apprendistato
LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 81
FORMAZIONE
Il progetto delle Learning Weeks è oggi riconosciuto a livello nazionale ed europeo
mento occupazionale di quei lavoratori a ri-
schio di esclusione dal mercato del lavoro. Ora, per sostenere con forza la ripresa, stiamo rilanciando e sostenendo il sistema socio-economico lombardo per generare sviluppo. Per farlo è fondamentale il rafforzamento delle competenze imprenditoriali, tanto per quanto riguarda la creazione di nuova impresa quanto per la competitività delle aziende, soprattutto piccole e medie, della Lombardia. Proprio questo tema è stato al centro del comitato di sorveglianza del programma operativo 20072013 per il Fse, tenutosi il 9 giugno. In quell’occasione, con tutte le parti sociali lombarde, abbiamo convenuto di attivare immediatamente un gruppo di lavoro tecnico in cui mettere a fuoco le esigenze, focalizzare le risorse e progettare le azioni più adeguate per accompagnare anche le risorse manageriali
82 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
ed imprenditoriali ad un rafforzamento continuo delle loro competenze in un’ottica di competizione e sviluppo». In tema di formazione scolastica, quali risultati hanno prodotto le “Learning week”, sostenute dalla Regione e rivolte a tutti gli studenti degli ultimi anni della scuola secondaria superiore e dei percorsi di formazione professionale? «Quella delle Learning weeks è stata un’innovazione che abbiamo introdotto e consolidato e che oggi è riconosciuta come una buona pratica a livello nazionale ed europeo. Gli enti formativi e gli istituti scolastici che abbiamo coinvolto, in rete con università e imprese, hanno realizzato 860 edizioni che hanno interessato oltre 20mila studenti. La metodologia applicata, attraverso settimane di studio, di apprendimento e di acquisizione di esperienze in modalità full immersion ha permesso agli studenti di affrontare qualsiasi disciplina curriculare o extracurriculare, coniugando lezioni teoriche ed esperienza diretta, migliorando i processi di apprendimento e di consolidamento della spinta motivazionale.In questo modo la sovvenzione globale Learning Week ha consentito la realizzazione di percorsi formativi a carattere innovativo e integrativo finalizzati al rafforzamento delle conoscenze e delle competenze dei giovani, con l’obiettivo di una più efficace introduzione al mondo del lavoro e di una riduzione del fenomeno dell’abbandono scolastico».
Roberto Re
Sicuri e motivati, ecco i nuovi leader Roberto Re racconta come è cambiata la formazione con il passaggio epocale dall’era dell’insegnamento, dove qualcuno insegnava a fare qualcosa, all’era dell’apprendimento che, svincolando l’individuo da insegnamenti di terzi, aumenta il senso di responsabilità Elisa Fiocchi ella comunicazione sono le strategie di “peak performance”, la cultura del training mentale e il fitness emozionale a tracciare un nuovo percorso di cambiamento umano e professionale di molti giovani studenti e manager avviati. Ben 200mila persone hanno già scelto i corsi di Roberto Re, il coach italiano considerato uno dei numeri uno della “nuova” formazione europea. «I corsi tradizionali non tengono il passo di un mondo in continua evoluzione» spiega. «Nell’arco di vent’anni le persone hanno vissuto cambiamenti mai registrati durante i secoli: ci si sente mentalmente inadatti e talvolta si cade vittima di depressioni, attacchi di panico e altri malesseri sconosciuti ai nostri genitori». Come uscirne? Re ha indicato la sua strada nei best seller Leader di te stesso, Smettila di incasinarti ed Energy! (libro sul benessere psicofisico scritto al fianco di Roy Martina) e attraverso i corsi di formazione e le “passeggiate” sui carboni ardenti: «Una vera metafora di vita, che si esprime con il superamento delle paure». Assieme alle nuove tecniche di formazione, cambiano anche i requisiti dei candidati scelti dalle aziende, sempre meno interessate al voto del diploma e più attente alla capacità di lavorare in team e al carisma personale. Come cambia il concetto di leadership nel punto di Roberto Re. Dove si dirige oggi l’offerta professionale?
N
Roberto Re, coach e trainer dello sviluppo personale
«Il secolo scorso è stato quello dell’informazione: con il diploma e la laurea si trovava facilmente il lavoro inerente ai propri studi. Oggi siamo entrati nell’era della comunicazione, un passaggio che non è adeguatamente tenuto in considerazione. Di fatto gli strumenti che hanno in mano le persone non sono più così competitivi perchè tutti noi, tramite i libri e internet siamo in grado di procurarci le nozioni necessarie». Ciò significa che tutti possono potenzialmente diventare leader? «In passato il concetto era riservato a individui speciali, capitani, industriali, uomini di politica. Oggi si parla invece di leadership personale, ed è ciò che tutte le aziende cercano nei candidati. Un requisito che implica maggior senso di responsabilità perchè se è facile impartire ordine agli altri, più complesso è saperli guidare. Per farlo, bisogna gestire in prima battuta se stessi e le proprie emozioni. Per questo motivo insegno a fare i conti con lo stress, sfruttare al meglio le proprie risorse, migliorare il rapporto con se stessi e con gli altri e aumentare la motivazione». La crisi economica quanto ha influito nel passaggio a una nuova formazione? «Ha generato instabilità, insicurezza e paure diffuse. Le persone vanno sollecitate in maniera diversa perchè la crisi va a colpire chi possiede meno strumenti rispetto ad altri. Nelle aziende si registra un nuovo interesse a investire in un tipo di formazione che aiuti le persone a gestirsi di fronte alle avversità. Ma si tratta di una presa di coscienza generata negli ultimi dieci anni. Basta guardare le pareti delle librerie che ora sono ricche di edi- LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 83
FORMAZIONE
Non possiamo cambiare gli eventi e le avversità, ma possiamo intervenire sulla percezione di queste a nostro favore
zioni e nuovi volumi sul tema della forma- mettono in evidenza i mezzi d’informazione, zione. In questo caso, il riferimento alla palestra è calzante: se vivo nello stress e nelle paure e non sono in grado di gestire la situazione, posso andare nei migliori centri fitness ma vivrò lo stesso in uno stato di malessere. Affinché il benessere sia totalizzante deve comprendere anche quello mentale ed emozionale. Se è vero che non possiamo cambiare gli eventi e le avversità, possiamo però intervenire sulla percezione di questi a nostro favore per migliorare le nostre vite». Qual è il target di persone che partecipano ai suoi corsi? «L’età media va dai 30 ai 45 anni, persone che hanno responsabilità professionali e familiari. Ma s’iscrivono anche anziani e ragazzi ambiziosi che non vogliono più perdere tempo in attesa di stimoli e aiuti dall’esterno». Le camminate sui carboni ardenti che insegna ai partecipanti hanno contribuito ad accendere i riflettori mediatici sulle sue tecniche di formazione. «Escludendo la sola accezione folkloristica che 84 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
la camminata rappresenta un modo per sollecitare alcuni stati d’animo e superare delle paure attraverso una situazione fuori dagli schemi. È un mezzo che ci aiuta anche nella vita quotidiana quando abbiamo l’abitudine al rimandare, ad esempio, quella telefonata antipatica che sappiamo, presto o tardi, di dover fare. E non avendo a che fare con la teoria, è un’esperienza che rimane impressa per tutta la vita». Al termine di un suo corso, come cambiano le percezioni dei partecipanti? «Un mio corso, se ben seguito, genera entusiasmo nell’individuo, nuovi stimoli all’applicazione degli insegnamenti nella vita di tutti i giorni. È come aver preso la patente e, pur non essendo un pilota esperto, poter già guidare la macchina. Ci sono tutor e strumenti a disposizione per confrontarsi ed essere seguiti nel tempo. Ma attenzione ai finti maestri o a coloro che si presentano con un bellissimo sito internet dietro il quale non c’è formazione, studio e competenza».
FOCUS BERGAMO
Soluzioni per la ripresa economica La Provincia di Bergamo sta lavorando a interventi per tutto il territorio. Il presidente Ettore Pirovano analizza la situazione attuale ed elenca i progetti mirati a incentivare la crescita dell’economia di tutta la provincia Nicolò Mulas Marcello er fare fronte alla crisi economica e aiutare le imprese del territorio, la Provincia di Bergamo dall’inizio dell’anno ha sbloccato dai vincoli imposti dal patto di stabilità una parte dei fondi destinati a saldare i pagamenti alle aziende. In questa direzione gli sforzi continueranno: «Ci impegniamo per affrontare difficoltà e problemi – spiega Ettore Pirovano, presidente della Provincia – ma anche per lanciare occasioni e opportunità di un nuovo sviluppo come le infrastrutture che stanno arrivando nella pianura bergamasca o la potente spinta che stiamo dando al turismo per le nostre valli». Ci sono buone notizie per le piccole e medie imprese della provincia. Sono stati sbloccati i finanziamenti. A quanto ammonta il fondo disponibile? «Il patto di stabilità opera come un recipiente dal quale l’acqua trabocca dall’alto solo quando se ne fa entrare altra dal basso, ecco perché per poter pagare i nostri fornitori e non bloccare il sistema dobbiamo continuamente reperire finanziamenti e risorse. Per noi è una responsabilità importante e un impegno che portiamo avanti con determinazione. Tra gennaio e marzo siamo riusciti a sbloccare dai vincoli imposti dal patto di stabilità 20 milioni di euro con i quali abbiano saldato alle imprese i pagamenti maturati tra settembre e dicembre 2010. Tra fine maggio e inizio giugno ci siamo impegnati a sbloccare altri 4 milioni che serviranno a pagare le fatture rimaste in sospeso, non per nostra volontà ovviamente, dall’1 gennaio. Entro
P
Ettore Pirovano, presidente della Provincia di Bergamo
86 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
settembre auspichiamo di poter liberare, almeno parzialmente, ulteriori milioni da destinare a contributi a enti pubblici per opere e servizi». Il 6 giugno scorso è stato presentato il primo rapporto dell’Osservatorio del territorio. Alla luce dei dati rilevati e dell’attuale fase di crisi e incertezza, sul fronte occupazionale come è impegnata la Provincia? «Il rapporto è stato costruito per mettere a fuoco i fattori di criticità, le debolezze e le opportunità del territorio bergamasco. È un strumento nuovo che la Provincia mette a disposizione sia delle parti sindacali che di quelle datoriali per tentare di trovare un’ipotesi di soluzione per uscire da questa crisi. Tengo a sottolineare che la Provincia di Bergamo non si è mai sottratta al suo ruolo nelle numerosissime crisi aziendali che si sono verificate in questi anni. Ci impegniamo per affrontare difficoltà e problemi ma anche per lanciare occasioni e opportunità di un nuovo sviluppo come le infrastrutture che stanno arrivando nella pianura bergamasca o la potente spinta che stiamo dando al turismo per le nostre valli». La giunta provinciale ha approvato qualche giorno fa il progetto esecutivo per la realizzazione della variante di Zogno. A breve la consegna dei lavori all’impresa. Ora quali saranno i prossimi passi?
Ettore Pirovano
«Il progetto esecutivo del lotto costruttivo della variante all’abitato di Zogno, per una spesa complessiva di 43.600.000 euro, è stato approvato lunedì 6 giugno dalla giunta. Finalmente nei prossimi giorni potremo assegnare i lavori all’impresa vincitrice dell’appalto e indicare con esattezza la data di inizio e quella di fine, prevista comunque entro circa tre anni. La giunta ha inoltre approvato il protocollo di legalità, finalizzato a evitare tentativi di ingerenza criminale nell'appalto, che verrà sottoscritto tra prefettura, Provincia e impresa all’atto della consegna dei la-
A partire dal 2001 il nostro territorio ha registrato un quadruplicamento del numero di stranieri
mlm EURO
I fondi sbloccati dalla Provincia di Bergamo tra gennaio e marzo dai vincoli imposti dal patto di stabilità
mila IMMIGRATI
Il numero di stranieri presenti sul territorio della provincia di Bergamo
vori. Da quel momento scatterà il conto alla rovescia verso l’attesa fine dei lavori. Nel frattempo stiamo lavorando per arrivare anche all’apertura dei cantieri delle opere viabilistiche connesse all’alta velocità nella Bassa bergamasca e la conclusione della tangenziale sud di Bergamo nei tratti Stezzano-Zanica e Treviolo-Paladina». È stato da poco presentato il IX rapporto sull'immigrazione straniera nella provincia di Bergamo. In dieci anni è quadruplicata la presenza degli immigrati. In che modo la Provincia è impegnata a favorirne l’integrazione? «Primo dato: a partire dal 2001 il nostro territorio ha registrato un quadruplicamento del numero delle presenze degli stranieri. Da circa 30mila siamo passati a più di 137mila (114.300 immigrati residenti, 9.500 regolari non residenti e circa 14 mila irregolari). Il rapporto, frutto dell’intensa collaborazione della Provincia di Bergamo con l’Osservatorio regionale, evidenzia come negli ultimi due anni si sia registrato un forte rallentamento della crescita degli immigrati, complice anche la crisi economica. Lo studio servirà in particolar modo ai Comuni e agli Uffici di ambito che si trovano, loro malgrado, a gestire i costi dell’assistenza sociale che una presenza così cospicua porta con sé». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 87
FOCUS BERGAMO
Bergamo: progetti per il futuro A due anni dall’inizio del suo mandato, il sindaco Franco Tentorio stila un bilancio degli obiettivi raggiunti fino a oggi, toccando quattro punti chiave: sicurezza, mobilità, politiche sociali e turismo Nicolò Mulas Marcello ra i punti programmatici dell’attuale amministrazione comunale, i risultati ottenuti finora hanno portato, secondo il sindaco Tentorio, a mantenere gli stessi livelli di spesa dell’anno scorso e a garantire tutti i servizi necessari: «Dobbiamo assolutamente riuscire a garantire tutti i servizi ai cittadini, mantenendo i bilanci a posto. I limiti imposti dal patto di stabilità rappresentano un freno per i progetti di sviluppo della città. Fino ad oggi ce l’abbiamo fatta, abbiamo un po’ di paura per l’anno prossimo ma ce la metteremo davvero tutta». Per quanto riguarda la sicurezza qual è attualmente la situazione? «Sulla sicurezza operiamo su due livelli: la repressione e la prevenzione. Riguardo al secondo punto, per me prevenzione significa rendere la città più viva, su questo fronte gli eventi organizzati dal Comune, dalle associazioni di categoria e quelle di via ci hanno dato ragione. Le movide, le feste dei quartieri, gli eventi culturali e sportivi, come la Notte dello Sport, Estate vivi la tua città, e una serie di iniziative nuove in cui i protagonisti sono stati assieme al Comune, anche i commercianti hanno rappresentato un salto di qualità nella vivibilità della città. Per quanto riguarda la repressione abbiamo mantenuto ai massimi livelli il numero del personale della polizia urbana e abbiamo messo in atto progetti specifici per le
T
Franco Tentorio, sindaco di Bergamo
88 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
zone più delicate della città, a partire da via Quarenghi. Abbiamo stabilito forme di collaborazione con Brescia e con i comuni dell’interland attraverso pattuglie cinofile, la presenza sui pullman di forze dell’ordine e una serie di iniziative che ci sembra abbia contenuto il fenomeno della microcriminalità. La strada è ancora lunga, ma d’intesa con Polizia e Carabinieri speriamo ogni anno di fare un piccolo passo avanti. Questo è un tema molto importante per i cittadini». La Giunta comunale ha approvato il progetto esecutivo che prevede l’istituzione della Zona 30 al quartiere della Malpensata. Cosa cambierà? «Quello della mobilità è settore particolarmente difficile e quello che forse più necessita del nostro impegno nel prossimo futuro. Per questo vogliamo mettere a disposizione dell’assessorato ulteriori risorse economiche. In questo quadro si inserisce il progetto di riqualificazione della Malpensata - richiesta dal quartiere e da noi condivisa - che permetterà di migliorare la viabilità e rendere la vita di pedoni e ciclisti più facile. La giunta comunale ha da poco stanziato 880 mila euro per gli interventi di riqualificazione della Malpensata che, dopo via Quarenghi, è forse il
Franco Tentorio
500 PARCHEGGI
I posti auto del nuovo parcheggio che verrà costruito sotto la città alta
quartiere che richiede maggiore attenzione». Cosa occorre per incentivare il turismo? «Il turismo è un altro dei grandi temi che stiamo affrontando. Abbiamo battezzato l’aereo City of Bergamo per ricordare a coloro che lo useranno che Bergamo è una città ospitale. L’aeroporto di Orio al Serio è una leva essenziale per lo sviluppo del nostro turismo perchè porta in città e in provincia 1,2 milioni di passeggeri degli 8 che ogni hanno transitano dallo scalo. Il nostro obiettivo è quello di incrementare questo numero, a tal fine abbiamo inaugurato l’Urban center, un punto di informazione per i turisti che vengono in città, e la Bergamo Card, un pass unico che rende la visita e il soggiorno in città agevole e dinamico perchè riunisce una serie di servizi, fra i quali l’uso dei mezzi pubblici e l’accesso gratuito o con riduzione ai musei, che adesso vogliamo estende anche agli esercizi commerciali. Infine, abbiamo creato percorsi turistici nuovi nella città alta e inaugurato una collaborazione ancora più proficua con la Provincia perché le politiche importanti si fanno in sinergia». E per migliorare i servizi ai cittadini? «Nonostante i tagli governativi, siamo riusciti a mantenere gli stessi livelli di spesa dell’anno
mln
PASSEGGERI Il numero di passeggeri che transitano per l’aeroporto di Orio al Serio ogni anno
scorso e tutti i servizi necessari. Bergamo non è una città povera ma ha delle fasce di povertà che non possono essere trascurate, tra cui gli anziani, gli immigrati regolari e gli ammalati. Qui il risultato è stato pienamente conseguito. Non so, però, come rimedieremo ai tagli dell’anno prossimo». Quali altri importanti interventi sono in programma per la città? «Abbiamo in programma di ultimare quattro grandi opere pubbliche entro la fine del mandato. Sono tutte in avanzato stato di progettazione, l’unico grande ostacolo è quello finanziario, nel senso che pur avendo i soldi non possiamo spenderli per via del patto di stabilità. Le opere pubbliche su cui vogliamo impegnarci sono quattro. Innanzitutto, l’ammodernamento della stazione ferroviaria, progetto in cui il Comune finanzierà il piazzale, la stazione degli autobus e un nuovo parcheggio, mentre a carico di Centostazioni, la società di Ferrovie dello Stato, ci sarà la ristrutturazione dell’area ferroviaria. In secondo luogo, è prevista la presentazione del progetto di Ubi Banca per portare la Galleria d’arte moderna e contemporanea negli spazi dell’ex dogana di via Rovelli. Un progetto che permetterebbe di riqualificare un’area periferica. Terzo progetto è il parcheggio di 500 posti auto destinati ai residenti e commercianti sotto la città alta, che può rappresentare uno strumento per smaltire l’elevato traffico della zona. Infine, stiamo progettando l’accesso che da via Baioni porterà a Sant'Agostino, attraverso un tapis roulant e un ascensore». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 89
FOCUS BERGAMO
Cauto ottimismo per l’economia bergamasca Per la Camera di Commercio di Bergamo, i consumi ancora deboli non sostengono il commercio e una parte significativa dei servizi. Paolo Malvestiti illustra il quadro generale dello scenario economico bergamasco e le previsioni per il futuro Nicolò Mulas Marcello
l ciclo economico della provincia di Bergamo è in fase di assestamento. Ad affermarlo è lo studio della Camera di Commercio del comune lombardo presentato a maggio alla 9° Giornata dell’economia. La produzione industriale, nel primo semestre del 2011, è in crescita di 7 punti su base annua (simile il dato regionale: +7,5 per cento), a conferma di una ripresa ormai consolidata, ma che tarda a dare segnali concreti sull’economia locale. «Durante la fase più intensa della crisi – spiega Paolo Malvestiti, presidente della Camera di Commercio di Bergamo – abbiamo sostenuto i confidi e contrastato, insieme alle banche locali, la restrizione del credito alle imprese». Bergamo è leader mondiale in diverse produzioni industriali, dalla meccanica al tessile, la crisi però ha frenato l’economia. Quali sono i segnali di ripresa? «L’industria, soprattutto quella che esporta, a Bergamo è in ripresa già da parecchio tempo. Ma
I
90 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
questi impulsi positivi non si sono ancora trasmessi con evidenza sull’intera economia locale. Siamo quindi in presenza di una “ripresa diluita”: i settori e le produzioni che hanno accesso, direttamente o indirettamente, ai mercati internazionali hanno recuperato già buona parte del valore distrutto dalla crisi, mentre molte imprese che operano sul mercato interno e l’intero settore dell’edilizia sono ancora in grande difficoltà. E la dinamica ancora debole dei consumi delle famiglie non sta sostenendo né il commercio né una parte significativa dei servizi». La crisi impone un salto di qualità nell’individuazione degli obiettivi e delle azioni che ne accompagnano il superamento. Quali azioni ha messo in campo la Camera di Commercio? «Durante la fase più intensa della crisi (già dalla fine del 2008) ci siamo tempestivamente dedicati a sostenere i confidi e, d’intesa con le
Sotto, Paolo Malvestiti, presidente della Camera di Commercio di Bergamo
Paolo Malvestiti
7%
INCREMENTO La percentuale di crescita su base annua registrata nel primo semestre del 2011 per la produzione industriale bergamasca
13% EXPORT
Le previsioni di aumento delle esportazioni provinciali per tutto il 2011
banche locali, a contrastare una situazione di drammatica e rapidissima restrizione del credito alle imprese. Questa attività è proseguita nel 2009 e nel 2010 e il sostengo finanziario ai confidi, anche con azioni di sistema regionale, proseguirà nel futuro. D’altro canto abbiamo spinto ancor più di prima sul sostegno all’internazionalizzazione delle imprese e sugli investimenti nell’innovazione dei prodotti e dell’organizzazione, nella convinzione che solo un innalzamento del grado di competitività del “made in Bergamo” può rimettere in moto la crescita dell’intera economia locale». Anche dal punto di vista occupazionale si soffrono i danni della recessione. Cosa si prevede per il futuro? «Bergamo ha contenuto le perdite, anche se c’è stato un ricorso massiccio alla cassa integrazione. Le assunzioni, soprattutto quelle a tempo
indeterminato, sono drasticamente calate, mentre licenziamenti e mobilità sono aumentati. Però il tasso di disoccupazione nel 2010 è rimasto sul 3,7 per cento della forza lavoro, un valore tra i più bassi in Italia (e in Europa). La contropartita è stata un aumento dell’inattività, una perdita di contatto con il mercato del lavoro da parte di non pochi giovani, oltre che delle donne che, tradizionalmente, hanno a Bergamo un basso tasso di partecipazione al lavoro. Nell’immediato futuro ci sono segnali di ripresa delle assunzioni nell’industria: è un dato importante perché interrompe una lunghissima serie di contrazione degli addetti alla produzione. La cassa integrazione è in via di riassorbimento e il suo utilizzo si sta riducendo in modo significativo. Alcune prime parziali indicazioni dalla nostra indagine Excelsior sulla domanda di lavoro prevista dalle imprese nel 2011 confermano che molte imprese intendono procedere ad ampliamenti degli organici, anche con personale e professionalità di medio e alto livello». Il rapporto di previsione di Prometeia prevede per tutto il 2011 una crescita del commercio internazionale del 7% e un recupero delle esportazioni italiane di beni e servizi pari al +6,2%. Queste previsioni si avvicinano ai dati reali riscontrabili a Bergamo? «Non disponiamo ancora di informazioni certe sull’export provinciale nei primi mesi del 2011, ma i segnali dalla nostra indagine congiunturale sull’industria nel primo trimestre del 2011 confermano un andamento positivo degli ordini dall’estero. Molte delle nostre industrie sono legate da rapporti di fornitura con l’industria tedesca e risentono del grande dinamismo del ciclo economico in Germania; altre sono presenti in tutti i mercati internazionali, compresi quelli dei paesi attualmente più dinamici nell’area asiatica o dell’America Latina. L’export di Bergamo a prezzi correnti è cresciuto del 15% nel 2010. Al momento prevediamo, sulla base delle stime locali di Prometeia, un ulteriore aumento tra il 12 e il 13% delle nostre esportazioni nel 2011». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 91
SICUREZZA ALIMENTARE
Dai mercati internazionali più controlli sui prodotti In Italia le produzioni agricole sono garantite da leggi severe, ma ciò non accade in tutti i paesi. «Così si crea una palese disparità a svantaggio delle nostre aziende» afferma Francesco Bettoni, che rassicura i consumatori sui prodotti italiani Elisa Fiocchi dati emersi dall’indagine congiunturale del comparto agricolo lombardo, relativo al primo trimestre del 2011, hanno confermato che il settore agricolo sta uscendo dalla situazione di crisi che aveva caratterizzato il 2009, con una capacità di ripresa superiore rispetto a quanto rilevato a livello nazionale nell’analisi di Ismea. Di contro, persistono alcune difficoltà legate a differenze settoriali, al forte aumento delle materie prime, oltre alla necessità, da parte delle aziende agricole, di maggiori riconoscimenti nel lavoro e nelle produzioni. Ne è convinto anche Francesco Bettoni, presidente di Confagricoltura Lombardia, che rammenta: «Le produzioni agricole italiane sono garantite da leggi severe e da controlli efficienti ma servirebbero provvedimenti che offrano visibilità a questa situazione di fatto e all’impegno che le aziende agricole italiane sostengono per rispettare i necessari parametri igienici e sanitari». Confragricoltura punta il dito sui prodotti trasformati, per i quali l’informazione sulla materia prima agricola utilizzata non è sempre evidente per il consumatore. Il gap si espande a dismisura nei mercati internazionali dove «i prodotti veramente italiani si confondono con quelli che si rifanno alla nostra tradizione alimentare e gastronomica, senza alcun legame reale con le produzioni italiane e tantomeno soggetti al rigore dei nostri controlli». Dalla fase produttiva alla trasformazione e, infine, alla distribuzione: come valuta il
I
94 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
sistema attuale dei controlli sugli alimenti in Lombardia? «Le norme italiane in materia di sicurezza degli alimenti sono tra le più rigorose a livello internazionale. In regione si deve senz’altro aggiungere una tradizione di rigore e di efficienza degli organismi pubblici preposti al controllo che rappresenta un’ulteriore garanzia. Per quanto riguarda le aziende agricole, si dovrebbe auspicare una razionalizzazione di questi controlli, mantenendone l’efficacia, ma riducendone l’onerosità in termini pratici e operativi. L’impegno è accettato dagli agricoltori con senso di responsabilità, sapendo che in questo modo si tutela il loro lavoro e, al tempo stesso, i consumatori. Il problema è che lo stesso rigore non è applicato in altri paesi, creando una palese disparità a svantaggio dei nostri produttori». Alla luce dei recenti episodi internazionali, come tranquillizzare il consumatore italiano sulla sicurezza dei nostri prodotti agricoli ed alimentari? «I consumatori italiani possano stare tranquilli circa le nostre produzioni nazionali: l’esperienza insegna che, nei rari casi in cui si sono manifestati dei problemi, si è intervenuti pron-
Francesco Bettoni, presidente di Confagricoltura Lombardia
Francesco Bettoni
tamente con le necessarie misure. Sarebbe necessario però che uguali controlli, per un principio di reciprocità, fossero applicati anche ai prodotti che provengono dall’estero, per tutelare, oltre che i consumatori, anche le nostre aziende. Senza dimenticare la necessità di una comunicazione puntuale e seria in caso di emergenze sanitarie: nessuna delle ipotesi sinora formulate sul batterio killer riguarda produzioni italiane, eppure il nostro comparto ortofrutticolo ha subìto delle ripercussioni drammatiche con un crollo delle vendite sul mercato interno e delle esportazioni». Quali casi di prodotti sospetti sono stati registrati in regione nel 2011? «Nel corso degli ultimi mesi, l’unica situazione sospetta verificatasi in Lombardia ha riguardato casi isolati di uova con residui di Nel corso degli ultimi mesi, l’unica diossina, in alcuni allevamenti avicoli rurali, di situazione sospetta ha riguardato importanza marginale nel contesto del comparto zootecnico regionale. Se il sistema dei casi isolati di uova con diossina controlli ha individuato eventuali problemi, anche in allevamenti di questo tipo, di dimensioni minime e a conduzione familiare, è l’evidente dimostrazione della sua buona strutturazione e della sua efficienza operativa». Tracciabilità degli alimenti: come riconoscere un prodotto italiano sicuro da uno sospetto? «Esiste senz’altro un problema di visibilità o, meglio, di riconoscibilità dei prodotti italiani rispetto a quelli di provenienza estera. Al di là delle produzioni Dop, è evidente che servono misure che permettano a tutti i consumatori anche a quelli meno informati - di riconoscere in maniera sicura e inequivocabile l’origine degli alimenti. Le norme sull’etichettatura che si stanno discutendo in questi ultimi mesi sembrano muoversi nella giusta direzione: bisogna proseguire con fiducia su questa strada, con particolare attenzione ai prodotti trasformati e all’indicazione delle materie prime di origine, nell’interesse dell’intera filiera agroalimentare italiana».
c
d
LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 95
SICUREZZA ALIMENTARE
Basta con le etichette minuscole e senza indicazioni di provenienza Nonostante l’obbligo legislativo, su circa metà della spesa che comprende formaggi, salumi, pasta e succhi di frutta, l’etichetta resta anonima. La Coldiretti chiede più trasparenza per il consumatore e approva la bozza di decreto presentata dal ministro Romano Elisa Fiocchi critte troppo piccole e posizionamenti strategicamente poco visibili possono confondere il consumatore durante la fase di acquisto del prodotto, complicando la lettura e la decifrazione dei caratteri. Questo e altre complessità hanno mosso il ministro dell’agricoltura Saverio Romano a presentare alle associazioni agricole la bozza di decreto ministeriale che intende emanare per disciplinare correttamente l’obbligo di indicare la provenienza nelle etichette degli alimenti. E aprire, di fatto, una nuova strada all’insegna della trasparenza dell’informazione nei confronti del consumatore. Nel nostro paese, infatti, molti
S
Nino Andena, presidente di Coldiretti Lombardia
96 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
prodotti alimentari si presentano ancora privi di adeguata e visibile indicazione di provenienza, senza considerare i casi in cui è addirittura assente nonostante l’obbligo legislativo. Nino Andena, a capo della Coldiretti Lombardia, preme affinché sia esteso l’obbligo dell’etichetta di origine, come peraltro previsto dalla legge nazionale approvata all’unanimità dal parlamento italiano nel febbraio 2011. «Non va dimenticato – afferma – che l’origine di questa legge deriva dalla richiesta di oltre un milione di cittadini, le firme dei quali sono state raccolte da Coldiretti». Dai formaggi ai salumi, dalla pasta ai succhi di frutta, Andena interviene sul problema dell’etichetta, che resta anonima per circa la metà della spesa. Come Coldiretti ha accolto la bozza del decreto? «Coldiretti da tempo chiede che gli alimenti siano dotati di un’etichettatura chiara e precisa. Il decreto sull’etichettatura è importante per garantire un più facile accesso e una maggiore trasparenza di informazioni nei confronti del consumatore. Indicare le dimensioni dei caratteri e il posizionamento della dicitura, che deve avere l’indicazione di origine, sulle etichette per gli alimenti che già la prevedono obbligatoriamente, è una necessità. Ad esempio, da un’in-
Nino Andena
c
Abbiamo raccolto le firme di oltre un milione di cittadini sull’obbligo di etichettatura
d
dagine di Coldiretti sulle bottiglie di olio extravergine ottenute da olive straniere e messe in vendita in Italia, risulta che in quattro bottiglie su cinque è praticamente impossibile leggere la provenienza delle olive impiegate. Questo si verifica nonostante dal primo luglio 2009 sia obbligatorio per legge indicare sull’etichetta l’origine degli ingredienti, in base al regolamento comunitario 182 del 6 marzo 2009». In che modo Coldiretti interviene nei casi
in cui l’indicazione non è chiaramente visibile sull’etichetta nonostante l’obbligo legislativo? «Negli ultimi anni, con la mobilitazione a favore della trasparenza dell’informazione, la Coldiretti è riuscita a ottenere l’obbligo di indicare la provenienza per carne bovina, ortofrutta, uova, miele, latte fresco, pollo, passata di pomodoro, extravergine di oliva». Per quali ragioni allora, la legge nazionale approvata all’unanimità dal parlamento resta in gran parte inapplicata nel nostro paese? «Nonostante l’intervento di Coldiretti, c’è ancora molto da fare perché l’etichetta resta anonima per circa la metà della spesa. È bene ricordare che sugli scaffali, due L'ETICHETTA CON L'ORIGINE SULLE TAVOLE DEGLI ITALIANI prosciutti su tre provengono da maiali allevati all’estero senza CIBI CON L'INDICAZIONE DI PROVENIENZA E QUELLI SENZA un’adeguata informazione, tre Carne di pollo e derivati Pasta cartoni di latte a lunga conserCarne bovina Carne di maiale e salumi Frutta e verdura fresche Carne di coniglio vazione su quattro venduti in Uova Frutta e verdura trasformata Italia sono stranieri, mentre la Miele Derivati del pomodoro diversi da passata metà delle mozzarelle sono fatte Passata di pomodoro Formaggi con latte o addirittura cagliate Latte fresco Derivati dei cereali (pane, pasta) provenienti dall’estero. Ma nesPesce Carne di pecora e agnello suno lo sa, perché non è riporExtravergine di oliva tato sull’etichetta». Fonte: Elaborazioni Coldiretti
LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 97
IMPRENDITORI DELL’ANNO
Nuovi sviluppi per l’energia Crescono i numeri di Exide Italia, ai vertici mondiali nella produzione di batterie piombo-acido. E intanto il suo Ad, Andrea Sanvito, annuncia nuovi investimenti mirati all’abbattimento dell’impatto ambientale Filippo Belli a raggiunto in Italia un fatturato che sfiora i 210 milioni di euro, attestandosi come uno degli attori maggiormente strategici per la filiera dell’automotive e della trazione. La Exide Technologies si conferma come una delle esperienze imprenditoriali internazionali più interessanti sul panorama economico. Nata negli Stati Uniti nel 1888, attualmente conta su circa 13mila dipendenti nel mondo. Con oltre 5mila prodotti, è la prima realtà nel campo della progettazione, fabbricazione e commercializzazione di batterie per il settore automobilistico, per la trazione e per uso stazionario. A fare il punto sull’andamento di Exide Technologies in Italia, è il suo amministratore delegato, Andrea Sanvito. Quanto vale, dei 210 milioni fatturati, il
H
100 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
mercato italiano per voi? «L’Italia resta il nostro mercato principale, vale 115 milioni di euro. Le altre nostre aree di riferimento sono Slovenia, Croazia, Ungheria, Romania, Grecia e Turchia, che hanno un’incidenza del 7% ed esclusivamente per il mercato di batterie automotive per la ricambistica. L’azienda si regge inoltre su un importante fatturato proveniente da primari costruttori automobilistici europei». Cosa ha rappresentato, per voi, la crisi? «La crisi ha certamente colpito tutti i mercati di nostro riferimento, ma abbiamo adottato delle misure importanti per farvi fronte. Siamo riusciti a razionalizzare la base produttiva dismettendo alcune produzioni situate in territorio francese. Al tempo stesso abbiamo investito notevoli capitali
Andrea Sanvito
Abbiamo investito notevoli capitali in Italia, al fine di aumentare l'efficienza e la capacità produttiva
in Italia, al fine di aumentare l'efficienza e la capacità produttiva». Quali divisioni avete al vostro interno? «Anzitutto quella dell’avviamento, dunque auto, moto, veicoli commerciali, movimento terra, trattori, nautica, camperistica e applicazioni speciali. Tutte produzioni ad alto valore tecnologico. Poi c’è la divisione industriale, con i carrelli elevatori, le telecomunicazioni, le società energetiche, i gruppi di continuità, le Ferrovie dello Stato e le macchine da pulizia. Una terza divisione, creata proprio di recente, è dedicata allo sviluppo di applicazioni per il settore dell’energia rinnovabile. Un altro prodotto molto apprezzato della Exide è la nostra batteria al gel, il cui marchio Sonnenschein è riconosciuto a livello mondiale. Vantiamo, inoltre, diverse applicazioni a livello aerospaziale e militare». Tra le tante produzioni proposte, quali stanno ottenendo i migliori riscontri commerciali? «Sicuramente le nuove applicazioni che consentono la riduzione di emissioni di anidride carbonica nel settore automotive. Questa gamma di prodotti viene fabbricata nei nostri stabilimenti di Romano di Lombardia, nel bergamasco, e di Fumane, in provincia di Verona. Le stesse vengono fornite ai principali costruttori auto per la produzione delle nuove vetture, le quali utilizzano i nuovi dispositivi di Start&Stop oltre che di recupero dell'energia in frenata. Forniamo due tipologie di applicazioni, AGM ed ECM». Andrea Sanvito, amministratore delegato In cosa si differenziano? di Exide Italia e, in apertura, lo stabilimento «L’AGM viene fornita a Bmw e di Romano di Lombardia Volkswagen per le vetture di www.exide.it
alta gamma, mentre le ECM, di cui siamo gli unici fornitori dei costruttori a livello mondiale, sono destinate alle autovetture definite city car, in particolare del gruppo Fiat, Toyota e Suzuki». Nei prossimi mesi su quali progetti vi focalizzerete? «Abbiamo appena approvato un importante progetto di investimento finalizzato all'incremento della capacità produttiva per batterie AGM, presso il nostro stabilimento di Romano di Lombardia, omologato dai costruttori di automobili tedesche. Abbiamo inoltre già effettuato investimenti per oltre 11 milioni di euro per raddoppiare la capacità produttiva della gamma AGM. Ritengo sia inoltre importante riconoscere il valore dato a questi investimenti da parte delle associazioni sindacali, le quali si sono rese disponibili per consentire una maggiore flessibilità negli accordi». In generale quanta attenzione riponete verso le tematiche ambientali? «La nostra azienda persegue da sempre una politica di protezione ambientale, integrando nelle strategie aziendali le pratiche di salvaguardia di ambiente, salute e sicurezza. Le nostre produzioni operano in regime di Autorizzazione Integrata Ambientale (Aia), prestando costante attenzione alla gestione di acqua, aria, suolo, rumore e rifiuti. Tramite il nostro progetto New Life, il più importante sistema individuale di raccolta di batterie esauste oggi presente in Italia, siamo in grado di riciclare la maggior parte delle materie prime contenute nei nostri prodotti, attività di cui siamo orgogliosi». Dai prossimi anni cosa si aspetta? «Intanto importanti sviluppi per la produzione di accumulatori di energia, che utilizzeranno anche nuove applicazioni alimentate con il litio e il nickel cadmio. Nonostante ciò siamo convinti che la tecnologia al piombo acido sarà vincente ancora per molti anni, grazie ai nuovi sviluppi che stiamo proponendo. Un fattore critico di successo sarà rappresentato dalla capacità di fornire soluzioni sempre più sofisticate atte a soddisfare un mercato esigente, i cui operatori spesso richiedono una presenza globale. Su questo noi siamo già pronti». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 101
IMPRENDITORI DELL’ANNO
Una strategia per i trattamenti termici Aggiornare costantemente la tecnologia dei macchinari, specializzarsi e puntare sulla qualità, in una logica collaborativa e con una visione del mercato più aperta, ecco di cosa ha bisogno il settore dei trattamenti termici secondo i dirigenti della Fratelli Temponi Amedeo Longhi hi più spende meno spende”. Ecco sintetizzata in poche parole la filosofia produttiva e commerciale che punta sulla qualità e sull’utilizzo delle tecnologie più efficienti di macchinari e sistemi di gestione. La Fratelli Temponi opera dal 1974 nel segmento dei trattamenti termici e ha scelto di perseguire la politica della qualità piuttosto che quella dell’ottimizzazione esasperata delle logiche di produzione. «Il costo non è per noi il pa-
“C
Paola Temponi (la seconda da sinistra), presidente e amministratore, insieme a Claudio, Giordano, Silvia e Luisa Temponi, membri del consiglio della Fratelli Temponi di Muratello di Nave (BS) www.temponi.it
rametro principale – spiega un aministratore – e, spesso contravvenendo le abitudini del mercato, preferiamo puntare di più sull’efficienza delle nostre strutture». Quali sono le caratteristiche tecniche dei vostri forni e macchinari e che valore aggiunto vi danno rispetto alla concorrenza? «La politica aziendale ha da sempre come obiettivo principale quello di fornire il servizio migliore utilizzando la miglior tecnologia disponibile. Nel reparto trattamenti termici di strutture in carpenteria, ghisa e acciaio, ad esempio, la scelta di utilizzare da sempre forni elettrici – decisamente in controtendenza rispetto alla concorrenza, che è quasi sempre orientata su forni a combustione con fiamma libera decisamente più economici – è dettata dalla necessità di garantire uniformità costante in ogni condizione di carico, di strutture di grandi dimensioni e di carichi quasi mai omogenei. La sabbiatura viene effettuata con l’ausilio di impianti di vario tipo, dalle granigliatrici a grappolo a quelle a paranco, da quelle a tunnel a quelle tappeto, oltre a impianti a camera a getto libero, a seconda delle dimensioni e del peso dei pezzi da trattare. Le cabine di verniciatura sono dotate, ormai da diversi anni, di impianti per la gestione automatica del rap-
Temponi
porto di catalisi dei prodotti epossidici a due componenti, garantendo una qualità costante riducendo sensibilmente l’errore umano. Nell’ottica di un continuo miglioramento anche dell’impatto ambientale, abbiamo da qualche tempo messo a punto un ciclo di verniciatura che prevede l’utilizzo quasi esclusivo di prodotti a base acqua. Il reparto dei trattamenti termici delle leghe leggere è dotato di una batteria di forni a carica singola per la solubilizzazione e/o invecchiamento, con caricatrice automatica e vasca di spegnimento integrata e da un forno di invecchiamento particolarmente precisi e specificamente progettati. Anche in questo caso la tipologia di impianto differisce da quelle più comuni, sicuramente capaci di trattare quantitativi maggiori, ma certamente più rigide, meno versatili e soprattutto incapaci di soddisfare cicli diversi e specifici anche per piccoli lotti». Come funziona il software per il controllo del ciclo produttivo e quali vantaggi consente? «Si tratta di un moderno sistema IRP che gestisce in modo armonico e unitario tutti i dati aziendali a partire dall’aspetto commerciale, sino a seguire passo per passo tutte le fasi di produzione. Di particolare rilievo sono l’automazione e il controllo del processo produttivo: grazie a sofisticati sistemi, ogni fase è monitorata in tempo reale, il committente accede mediante web alle informazioni relative alla propria commessa e ottiene informazioni sullo stato di avanzamento del suo materiale. In tutto questo, elettronica e informatica rivestono un ruolo fondamentale, poiché rappresentano l’infrastruttura su cui il sistema Temponi basa gestione e controllo». Com’è organizzato il vostro sistema di qualità?
«L’azienda è certificata ISO 9001:2008 da TUV SUD e tutti i dati raccolti della produzione costituiscono base fondante e supporto a tutte le certificazioni anch’esse prodotte in tempo reale. Tutte le informazioni raccolte fluiscono nella gestione amministrativa e permettono all’azienda di avere un eccellente controllo di gestione. La vision aziendale considera la qualità un valore aggiunto del prodotto o servizio Temponi, che costituisce un elemento fondamentale nel rapporto qualità prezzo». Come valuta la situazione generale del settore di cui vi occupate? «In un momento come questo riteniamo importante rivolgere un appello a tutte le aziende del settore affinché facciano della qualità il proprio cavallo di battaglia . La nostra visione del settore dei trattamenti termici e superficiali dei metalli è fondata su un mercato che per essere vincente, deve perseguire la strada della super-specializzazione. Sarà questa che verrà apprezzata dal mercato, proprio perché si esprimerà attraverso una consulenza d’eccellenza che permetterà alle parti di confrontarsi e passare le proprie conoscenze e, proprio per questo, di crescere». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 103
Un’esperienza secolare nella forgiatura degli acciai Una società metallurgica attiva da oltre un secolo e mezzo nella produzione di particolari in acciai comuni, speciali e superleghe. L’amministratore Giovanni Odobez illustra il presente di un’azienda dalla lunga storia Salvatore Cavera
ei pressi del lago di Como, ci sono gli stabilimenti di una società, specializzata nella lavorazione degli acciai, la cui produzione è destinata a una grande varietà di mercati. Come spiega l’amministratore Giovanni Odobez: «La nostra azienda produce particolari che vengono destinati a vari settori. Fra questi vi sono il settore della produzione di energia, quello nucleare, il petrolchimico, quello dell’estrazione di petrolio offshore, il meccanico e il siderurgico; inoltre il settore dei trasporti, l’industria farmaceutica e quella chimica e anche il settore alimentare». L’Industria Metallurgica Odobez (IMO) è una forgiatura sorta nel 1840. Dall’installazione – a opera del fondatore Pietro Odobez – dei primi magli “a testa d’asino” e dei primi forni a carbone, che permisero di avviare la produzione di articoli fucinati, già allora destinati a differenti ambiti di impiego, le generazioni si sono succedute,
N
L’ Industria Metallurgica Odobez s.r.l., si trova a Ballabio (LC) www.odobez.com
104 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
tramandando quest’arte di padre in figlio. «Ogni generazione ha contribuito allo sviluppo e al potenziamento della fucinatura, ampliando sempre più la gamma dei prodotti e dei servizi». Da allora importanti investimenti hanno permesso alla società di offrire un servizio “chiavi in mano”, dai fucinati grezzi fino ai particolari completamente finiti di lavorazione meccanica, comprese le operazioni esterne aggiuntive, come, per esempio, i riporti al cromo. «Oggi, fra i nostri prodotti di punta, realizziamo particolari dalle forme semplici, come tondi, quadri, piatti, anelli – passando per i dischi spinati, i mozzi e le flange – fino ad arrivare alle forme più complesse, come per esempio gli alberi “a gomito” e altri componenti particolari speciali, creati sul progetto specifico fornito da chi ci richiede una data produzione. I materiali che impieghiamo maggiormente sono gli acciai al carbonio, i legati, gli inossidabili, il titanio, le superleghe e altri acciai
speciali». La versatilità della struttura e dei processi consentono a Industria Metallurgica Odobez un’efficiente produzione, portando a termine in tempi brevi anche le commesse più impegnative. «I nostri investimenti sono orientati principalmente all’acquisto di nuovi impianti per entrambi i reparti produttivi: forgia e officina meccanica. Altre risorse vengono concentrate nell’ottimizzazione dei cicli produttivi e nello sviluppo interno del sistema informatico gestionale. Le tecnologie più innovative che utilizziamo sono gli impianti a controllo numerico e i sistemi per la modellazione Cad Cam. Impianti di produzione moderni e performanti permettono di incrementare la capacità produttiva, abbattono i costi e fanno aumentare la competitività. L’esperienza maturata in oltre un secolo e mezzo di lavoro e specializzazione, ci permette di assicurare garanzie di qualità anche di fronte alle richieste della clientela più esigente». La depressione economica non ha risparmiato nessun settore produttivo e per un’azienda impegnata su diversi mercati, è stato inevitabile accusare il colpo della recessione. «Abbiamo fortemente risentito della crisi durante il biennio 2009-10; attualmente gli effetti sono ancora in atto. Per cercare di contrastare questa situazione che ci ha sfavorito, abbiamo puntato molto sulla versatilità della nostra azienda. Non solo per quel che riguarda la qualità del prodotto, ma so-
Impianti di produzione moderni e performanti permettono di incrementare la capacità produttiva, abbattono i costi e fanno aumentare la competitività
prattutto per il servizio fornito ai nostri clienti». Al tradizionale reparto di fucinatura, l’azienda ha affiancato una moderna officina meccanica, per eseguire lavorazioni di tornitura, fresatura, foratura, alesatura, rettifica, riparazioni e assemblaggi; tanto che oggi IMO è in grado di gestire la fucinatura e la lavorazione meccanica di componenti particolari con un peso che varia dai 10 ai 10.000 kg. «Le nostre aspettative e i nostri obiettivi per il futuro comprendono il continuare a investire nella formazione del personale, in nuovi e più potenti impianti e, in generale, nell’ampliamento dell’area produttiva. Stiamo poi lavorando per ottenere nuove omologazioni di prodotto e, nei prossimi anni, intendiamo raggiungere le caratteristiche di impianto che ci permetteranno di affiancare alla certificazione per il sistema di gestione per la qualità (Uni En Iso 9001:2008) la certificazione Uni En Iso 14001, che fornisce i requisiti standard per l’implementazione di un sistema di gestione ambientale». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 105
IMPRENDITORI DELL’ANNO
Tra storia secolare e innovazioni Una realtà che da più di un secolo si occupa di produzioni in alluminio. Qualità, maneggevolezza e praticità che hanno fatto delle pentole Agnelli un punto di riferimento per i cuochi professionisti. Ne parliamo con Paolo Agnelli, presidente del Gruppo Agnelli Nicoletta Bucciarelli
106 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
Paolo Agnelli
n secolo e più di storia. Un dato importante per spiegare il successo e lo stato di salute del Gruppo Agnelli sulla breccia della manifattura fin dal 1907, anno in cui è stata fondata la prima società: la Baldassare Agnelli. Quando agli inizi del secolo scorso il cavaliere Baldassare Agnelli fondò a Bergamo la fabbrica di alluminio, questo materiale era ancora sconosciuto in Italia. Oggi, quello stesso spirito che aveva animato inizialmente, è rimasto immutato e si è concretizzato in una realtà che ha puntato su innovazione, qualità e ricerca che hanno permesso alla Baldassare Agnelli di acquisire una solida posizione nella produzione di pentole professionali. Pentole in rame, ferro, acciaio inox, ceramica e ovviamente alluminio, che rispondono alle esigenze di chi si occupa di cucina per professione ovvero comodità, praticità, maneggevolezza. Con Paolo Agnelli, che insieme al fratello Baldassare guida il Gruppo, facciamo il punto della situazione. Come è andato il 2010? «È andato bene. Siamo tornati ai livelli pre-crisi 2008, chiudendo l’anno con 114 milioni di euro di fatturato (+ 28%) e aumentando l’occupazione del 11%, arrivando a 307 dipendenti». Come siete riusciti a reggere alla crisi internazionale? «Abbiamo continuato a investire e innovare. Negli ultimi 5 anni abbiamo destinato per questa attività 30 milioni di euro, costituendo una nuova fonderia nel bresciano, robotizzando la produzione della Baldassare Agnelli Spa e automatizzando completamente il magazzino della nostra trafileria Alexia, la più importante azienda della Valchiavenna. Tutto questo senza dover lasciare a casa nessuno. Superare la crisi ha comunque richiesto un impegno supplementare. Il crollo della materie prime nel 2008 per un’azienda come Alexia, che lavora 100 tonnellate di alluminio al giorno, ha avuto un impatto pesantissimo sul piano finanziario dato che il
U
prezzo del prodotto lavorato non copriva quello A sinistra della materia prima. Il problema della maggiore Paolo Agnelli insieme fratello Baldassare, liquidità lo abbiamo risolto con un aumento di alpresidente della capitale sociale della nostra società, elevandolo Baldassare Agnelli, con cui guida il gruppo da 2,5 a 9 milioni di euro». www.pentoleagnelli.it Di cosa si occupa esattamente il gruppo? «Il Gruppo Agnelli si occupa di alluminio. Senza peccare di presunzione, posso dire che rappresenta la storia dell’alluminio in Italia. È dal 1907 infatti, che siamo presenti in questo settore. Oggi, dopo quasi 105 anni di vita, abbiamo aziende che si occupano di profilati, pentole professionali, produzioni di oggetti in codesign, infissi, oltre al commercio di metalli». Per il 2011 cosa vi aspettate? «Salvo eventi straordinari, al momento non prevedibili, ci aspettiamo un miglioramento complessivo, anche se la nostra economia corre meno di quella degli altri paesi e la concorrenza delle altre nazioni è sempre più agguerrita. E questo non è un bel segnale». Per il futuro, cosa avete in mente? LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 107
IMPRENDITORI DELL’ANNO
«Abbiamo in programma molte iniziative. Innanzitutto, lo sviluppo del comparto cooking che ha a Lallio il suo “headquarter”con le aziende Fasa, Baldassare Agnelli e Ulisse Food Service, una società costituita con una multinazionale americana, che si occupa della commercializzazione di prodotti per le forniture alberghiere e la ristorazione professionale e che completa la nostra offerta per questo segmento di mercato. Abbiamo inoltre in animo di aprire alcuni negozi a sostegno del marchio a Milano, Roma e New York. Ma nei progetti del Gruppo vi è anche la volontà di proseguire negli investimenti industriali. In particolare, con la Alexia stiamo mettendo a punto una linea per la produzione di nuove leghe speciali in alluminio, che sono sempre più richieste dal mercato per le loro caratteristiche, non solo nel settore dell’automotive. Entro la fine dell’anno, infine, apriremo una
nuova sede produttiva in Polonia, dove siamo già presenti da alcuni anni». Lei, oltre a essere un industriale, è anche presidente di Confapindustria Lombardia, la federazione regionale delle piccole e medie industrie. Dal suo punto di osservazione privilegiato come stanno le pmi lombarde, in particolare quelle manifatturiere? «Stanno meglio, ma non possiamo dire che stiano ancora bene. I dati in nostro possesso ci dicono che i principali indicatori di fatturato, ordini e produzione sono cresciuti in Lombardia più del doppio rispetto alla media nazionale. Merito della capacità del nostro sistema produttivo di adattarsi velocemente ai cambiamenti; merito anche della politica regionale e di molte amministrazioni locali che sono state vicine alle nostre imprese in questi due anni. L’occupazione invece è ancora ferma e purtroppo, e non
Nei nostri progetti vi è la volontà di proseguire negli investimenti industriali. In particolare, con la Alexia stiamo mettendo a punto una linea per la produzione di nuove leghe speciali
108 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
114 mln EURO
Il fatturato con cui si è chiuso il 2010
30 mln EURO
Il capitale investito nell’innovazione negli ultimi 5 anni
Paolo Agnelli
Sopra, gli esterni della trafileria Alexia (SO) che appartiene al Gruppo Agnelli
vi sono grandi segnali di recupero, soprattutto per l’occupazione giovanile, che ha raggiunto livelli francamente insopportabili». Cosa si dovrebbe fare? «Si dovrebbero fare molte cose. Per dirla alla Bartali si dovrebbe rifare tutto perché tutto è sbagliato. Faccio solo tre esempi che mi toccano da vicino: fisco, energia e semplificazione. È mai possibile che in Polonia, per citare un paese nel quale siamo presenti, si paghi il 35% in meno di energia? E che se presenti una domanda di finanziamento ti rispondono, nel bene o nel male, al massimo in 15 giorni?». E sul fisco? «Nel nostro paese, secondo un rapporto della Banca Mondiale, il peso dei tributi nazionali, locali e dei contributi sociali sulle imprese hanno determinato per il 2010 un’incidenza complessiva della pressione fiscale pari al 68,6% rispetto al Prodotto Interno Lordo. Nella classifica mondiale, siamo al 167° posto su 183, dopo Portorico e la Mauritania. Ma il nostro paese detiene anche il primato europeo, superando di quasi 25 punti percentuali la me-
dia UE ( 44,2%)». Dunque, che fare? «Occorre agire rapidamente perché il rischio di ricaduta è dietro l’angolo ed è più reale di quanto si pensi. E soprattutto occorre creare quelle condizioni fiscali, sociali e infrastrutturali che permettano alle imprese di poter lavorare e competere con le economie di tutto il mondo: gli imprenditori chiedono anzitutto di poter lavorare e produrre ricchezza a vantaggio di tutti». In chiusura potrebbe svelare come il suo gruppo è riuscito ad affrontare da più di 100 anni le sfide del mercato? «In verità, non c’è nessuna ricetta magica o nessun segreto. Più semplicemente, c’è lavoro e passione per quello che si fa, ma soprattutto c’è la gratitudine per chi ha iniziato l’impresa e l’ha trasmessa alle generazioni successive e l’impegno e il senso di responsabilità per proseguire sulla strada tracciata da chi ci ha preceduto». E le competenze e il saper fare? «Certo, quelle non possono e non devono mancare, ma sono secondarie, per così dire. Non ho ancora conosciuto nessuno che possa reggere 40 anni di lavoro solo con le competenze o il saper fare. Se non c’è passione e gusto per quello che si fa anche il miglior imprenditore, ingegnere, ragioniere prima o poi si stanca. E molla». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 109
IMPRENDITORI DELL’ANNO
I vantaggi dell’anodizzazione Per le sue caratteristiche, l’alluminio è oramai entrato in ogni settore. Ne parliamo con Ezio Rossi, titolare di New Oxidal, realtà che ha puntato su qualità e impegno, «il fluido della piccola e media imprenditoria italiana» Nicoletta Bucciarelli
iamo a Brescia, considerata il distretto della metallurgia italiana. È qui che ha sede New Oxidal, realtà nata nel 1980 specializzatasi in trattamenti di anodizzazione di particolari in alluminio, leghe leggere e magnesio. Un processo, quello dell’anodizzazione, che consiste in una trasformazione elettrochimica della superficie di un oggetto in alluminio o sue leghe. Con questa operazione l’alluminio si ricopre di uno strato di ossido che protegge il metallo sottostante dalla corrosione e conferisce consistenza e durezza superficiale. «L’ossidazione anodica è un processo che ha raggiunto oggigiorno una grandissima importanza nella moderna tecnica della protezione dei metalli» afferma Ezio Rossi, fondatore e titolare di New Oxidal. «L’alluminio anodizzato è entrato nei più svariati usi della vita quotidiana, per la sua naturale durezza, resistenza e le sue proprietà anticorrosive, di ancoraggio dei colori e d’isolamento elettrico, di elevata conducibilità termica e di totale, completa riciclabilità». A chi vi rivolgete nello specifico? «La nostra società opera conto terzi fornendo il servizio di trattamento superficiale sul prodotto finito. Visto che l’alluminio è entrato ormai in ogni settore, dal trasporto all’illuminazione, dalla meccanica al design possiamo affermare che la nostra realtà non si rivolge ad un settore specifico. L’azienda tuttavia indirizza l’attenzione verso quelle realtà che necessi-
S
112 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
Ezio Rossi
tano di competenza tecnica, esecuzioni di qualità, potenzialità di produzione e servizio al cliente. Chi si rivolge a noi è mosso dall’esigenza di garantire alle proprie realizzazioni stabilità nei processi, capacità produttiva, accuratezza, rispetto degli standard e controlli». Più che in altri settori, la ricerca è per voi importantissima. «Una ricerca che si indirizza verso trattamenti sempre maggiormente performanti, sia in termini strutturali sia in termini di finitura estetica. In realtà i centri di ricerca universitari sono poco impegnati nel campo della sperimentazione indirizzata ai trattamenti sui metalli mentre molto di più fanno i produttori di leghe. Per farlo devono costantemente verificare se queste leghe sperimentali abbiamo ottime caratteristiche per essere anodizzate poiché questo verrà loro richiesto sul prodotto finito. Per questo affianchiamo i produttori di leghe per testare con loro la qualità e affrontare le criticità delle nuove composizioni una volta arrivate all’anodizzazione; questo ancora in fase di ricerca». In che cosa si sta concentrando la ricerca? «Sicuramente verso il risparmio energetico; il nostro è un ambito che impiega risorse importanti come acqua ed energia elettrica in discreta quantità. Da una parte sono i produttori di impianti ad orientarsi in questo senso proponendo sistemi di controllo e risparmio dei consumi e impianti a ciclo chiuso per il riutilizzo di acqua di rete. Anche la nostra azienda è dotata di tutti gli impianti di ultima generazione, come i sistemi di filtraggio e bonifica delle emissioni». Il mercato legato al settore si sta riprendendo? «Il mercato italiano della metallurgia è legato principalmente al settore meccanico, del tra-
c
Affianchiamo i produttori di leghe per testare con loro la qualità e affrontare le criticità delle nuove composizioni una volta arrivate all’anodizzazione
d
sporto e della pneumatica. La contrazione delle produzioni degli ultimi due anni si è sentita tanto da aver compromesso alcune realtà nostre concorrenti; per fortuna noi siamo riusciti a fare delle scelte giuste senza essere troppo penalizzati. Il mercato sembra riprendere, infatti dall’inizio del 2011 si stanno riaffacciando nuovi progetti per i quali viene richiesto il nostro intervento sin dalla fase iniziale qualificandoci sempre più come partner tecnici-realizzatori e non solo come fornitori». Dal punto di vista dell’innovazione tecnologica quali sono le novità che stanno interessando la vostra realtà? «Recentemente è stato messo a punto un ciclo di lavorazione che consente altissima durezza superficiale in uno spessore dello strato di ossido relativamente sottile: ciò permette di mantenere bassa la rugosità superficiale del pezzo e di ridurre il tempo di realizzazione. Il connubio quindi è maggior performance e minor tempo di esercizio. L’implementazione è costante e continua anche nella divisione magnesio; crediamo fortemente nello sviluppo e nella diffusione che avrà il magnesio nei prossimi anni e tra i pochi abbiamo capito che non potrà esservi uno sviluppo vero senza che i trattamenti di protezione di questa lega tengano il passo con le esigenze dei produttori».
In alto, Ezio Rossi, fondatore e titolare di New Oxidal di Brescia. In apertura e nell’altra immagine, foto dell’impianto www.newoxidal.com
LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 113
IMPRENDITORI DELL’ANNO
Sfere per ogni applicazione Flessibilità, organizzazione e ricerca della qualità, per produzioni adatte a ogni esigenza. Sono queste le parole d’ordine alla base dell’attività di Morena e Alan Campadelli Guido Puopolo
lementi di dimensioni ridotte, ma indispensabili in svariati ambiti applicativi. Le sfere per valvole in ottone, diamantate o cromate, trovano infatti impiego, ad esempio, negli impianti di trasporto di acqua, gas e aria, sia per strutture civili che industriali. Per funzionare in maniera adeguata, questi impianti hanno bisogno di prodotti di altissima qualità, capaci di soddisfare precisi requisiti in termini di sicurezza e affidabilità. Diventa quindi fondamentale rivolgersi a professionisti del settore, come Italsfere srl, azienda di Lumezzane specializzata nella produzione e lavorazione di sfere in ottone di varie dimensioni, utilizzate per valvole e utensili. «La
E
Morena Campadelli, al centro, con il fratello Alan e la madre. Nelle altre immagini, i prodotti Italsfere e una fase di lavorazione www.italsfere.it
sede di Italsfere è a Lumezzane, una delle zone più importanti per la produzione di valvole e rubinetti – afferma Morena Campadelli, titolare dell’azienda insieme alla madre e al fratello Alan -. Da oltre trent’anni ci confrontiamo con un mercato tradizionalmente esigente, e in continua evoluzione da un punto di vista qualitativo». La vostra è un’azienda gestita in maniera familiare in cui oltre a lei, sono presenti sua madre e suo fratello. Quanto è importante, per il vostro lavoro, un’organizzazione di questo tipo? Morena Campadelli: «Operare all’interno di una realtà come la nostra, composta da tre soci tutti appartenenti alla stessa famiglia, presenta sicuramente alcuni vantaggi non indifferenti. Avendo la possibilità di confrontarci quotidianamente sulle questioni aziendali, siamo in grado di prendere decisioni in tempi rapidissimi, senza il bisogno di dover attendere, ad esempio, la convocazione di un consiglio di amministrazione. Inoltre ognuno dei soci ha specifiche competenze e responsabilità ben definite, cosa che permette un’ulteriore razionalizzazione del lavoro, senza di rischio di inutili sovrapposizioni».
Morena e Alan Campadelli
Ricerca e sviluppo sono fondamentali, per questo aggiorniamo periodicamente i nostri macchinari
Come è cambiato, in questi ultimi anni, il mercato delle sfere, anche in virtù della crisi economica? M. C.: «Senza dubbio la crisi ha provocato significative conseguenze all’interno del nostro settore, dovute a una certa stagnazione della domanda. Probabilmente l’elemento più evidente in questo senso è rappresentato da un nuovo modo di approcciarci ai nostri partner. Se, infatti, fino a qualche anno fa erano le aziende che si rivolgevano direttamente a noi per ottenere i pezzi necessari alle loro attività, oggi i ruoli si sono un po’ invertiti. Per questo abbiamo potenziato notevolmente la nostra area marketing e la presenza sul territorio, cercando, anche attraverso i nostri rappresentanti, di ottenere una maggiore visibilità, sia in Italia che in Europa». La vostra azienda di distingue per la qualità delle produzioni. Cosa cerca, nello specifico, chi si rivolge a voi? M. C.: «Essendo una realtà di piccole dimensioni, puntiamo moltissimo sulla qualità del nostro lavoro, tanto che siamo in possesso della certificazione ISO 9001 fin dal 1996. Al contra-
rio della maggior parte delle aziende operanti nel settore, grazie alla nostra struttura siamo in grado di eseguire lavorazioni anche di piccoli lotti, attraverso produzioni su misura realizzate sulla base delle esigenze dei singoli committenti. I nostri reparti di tornitura e finitura sono dotati di strumenti all’avanguardia, costantemente monitorati per mantenere elevati regimi di produzione, garantendo nel contempo il rispetto dei parametri di lavorazione e gli standard qualitativi richiesti. Ricerca e sviluppo sono fondamentali, e per questo motivo cerchiamo di aggiornare periodicamente i nostri macchinari, con l’obiettivo di fornire prodotti sempre al passo con i bisogni dei vari operatori ». A questo proposito, quali sono i vostri mercati di riferimento? Alan Campadelli: «Per quel che riguarda l’Italia siamo presenti soprattutto in Lombardia e Piemonte, mentre a livello europeo operiamo praticamente ovunque. Ultimamente abbiamo iniziato a realizzare alcune produzioni anche per il mercato americano e indiano, e speriamo che queste collaborazioni possano essere l’inizio di una proficua attività anche oltreoceano». Avete qualche progetto particolare per il futuro? M. C.: «In questi anni, nonostante la crisi, siamo riusciti a consolidare la nostra posizione sul mercato, e anche per il prossimo futuro le prospettive sono molto buone. Attualmente stiamo lavorando per dotarci anche della certificazione ambientale, cosa che rappresenterebbe sicuramente un valore aggiunto capace di fare la differenza, soprattutto nei rapporti con le aziende del nord Europa, molto sensibili ai temi ambientali».
2500 Mq SUPERFICIE È l’estensione dello spazio coperto di Italsfere, all’interno del quale sono presenti i reparti produttivi, di controllo qualità, gli uffici amministrativi e commerciali
LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 115
IMPRENDITORI DELL’ANNO
Affrontare un mercato difficile Il comparto edile sembra ancora lontano dalla ripresa. Eppure, chi ha investito ottimizzando il servizio, conferma un trend positivo anche nei momenti più bui. Il caso di Lattoneria Moderna nelle parole di Giordano Bonfanti Carlo Gherardini
embrava che il 2009 dovesse essere l’anno “orribile” per il settore edile colpito dalla crisi economica, ma il 2010 non è stato da meno. E le difficoltà, in un comparto che è sempre stato tra i più trainanti dell’economia nazionale, non sembrano finire. Anzi, si può purtroppo affermare che ancora oggi persiste la più forte crisi edilizia degli ultimi decenni: numerosissime continuano a essere le imprese costrette a chiudere per mancanza di lavoro e di liquidità, enorme è la mole di immobili nuovi invenduti, un surplus di abitazioni sufficiente per diversi anni. Eppure, in un quadro così allarmante, ci sono delle “mosche bianche”, aziende che continuano ad avere mercato, anzi addirittura a crescere, come la Lattoneria Moderna Srl di Colzate (Bg), guidata
S
Il titolare della Lattoneria Moderna Giordano Bonfanti con il figlio Davide. Nella pagina accanto, una fase del controllo qualità che avviene su ogni singolo prodotto www.lattoneriamoderna.it
116 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
da Giordano Bonfanti, la cui attività è strettamente legata al comparto edile, essendo specializzata nella piegatura profili per edilizia. Quest’azienda, anche negli ultimi anni, ha mantenuto un costante trend positivo, che non è cessato neppure nel momento di crisi peggiore. La Lattoneria Moderna, creata 14 anni fa, ha fatto tesoro dell’esperienza trentennale del titolare nel settore della piegatura profili per edilizia, con la conoscenza delle problematiche che ogni giorno il lattoniere deve affrontare nei cantieri: «oltre la qualità – afferma Giordano Bonfanti -, importante è il prezzo giusto, ma vincente è la ricerca di un servizio sempre migliore». Si spieghi meglio. «La sede produttiva di Lattoneria Moderna è dislocata nella bergamasca a metà Val Seriana, una valle che pochi anni fa era considerata fra le più ricche d’Italia, ma che la crisi del tessile e del meccanotessile, con il relativo indotto, sta trasformando in una “valle dormitorio” dove, per trovare lavoro, sempre più persone devono allontanarsi dai loro paesi. L’apertura pochi anni fa della nuova superstrada e la quarta corsia della A4 hanno agevolato il pendolarismo verso la provincia di Milano, dove, grazie alle agevolazioni fiscali sulle ristrutturazioni, si è creata una nicchia di mercato. Anche i nostri clienti si sono orientati in questa zona, supportati dal servizio di consegna merce quasi immediata che offre loro la nostra azienda». Ma come è possibile conciliare i problemi
Giordano Bonfanti
produttivi, sempre più incombenti, con consegne così veloci? «Noi ci riusciamo grazie a diversi fattori: macchinari all’avanguardia, attrezzatura eccellente, buon magazzino, elasticità negli orari di lavoro, personale preparato e tanta buona volontà nel cercare quello che il mercato desidera». Costruire lattoneria edile, non le sembra un po’ riduttivo? «Se il core business dell’azienda è la produzione di lattoneria edile, è altrettanto vero che l’attività dell’azienda non si limita al presso piegato: Lattoneria Moderna produce anche diversi accessori come comignoli in alluminio e rame, bocchet-
Oltre al presso piegato, Lattoneria Moderna produce anche accessori come comignoli in alluminio e rame, bocchettoni particolari, tubi e curve di tutti i diametri e materiali
toni particolari, tubi e curve di tutti i diametri e materiali. Prodotti che consentono alla nostra clientela di chiudere, e fatturare, velocemente il cantiere». Perciò avete investito. «L’azienda si è e messa in gioco, proprio nel momento in cui troppe aziende tendono ad abbassare i listini sacrificando la qualità e il servizio, rinunciando agli investimenti, all’innovazione, costrette a lottare con sempre meno valore aggiunto. Noi abbiamo saputo ampliare l’offerta, con forti investimenti in ricerca, macchinari, strutture e a breve ci trasferiremo nella nuova sede dove, con oltre 4000 mq di spazio, saremo in grado di potenziarci e aumentare ulteriormente il trend positivo. Nonostante l’impervia crisi dell’edilizia, questa im-
presa è ormai diventata un punto di riferimento nel suo settore. Sono i numeri a confermarlo: i nostri clienti hanno aumentato le loro vendite, e noi con loro; una collaborazione che ha dato e continuerà a dare i suoi frutti». Come vede il futuro dell’edilizia? «Ci eravamo abituati a vedere il settore edile come uno fra i più solidi della nostra economia, addirittura nei non troppo remoti periodi di crisi del manifatturiero, della meccanica e della chimica, l’edilizia assorbiva forza lavoro: chi lo voleva, trovava sempre un’occasione di lavoro in questo comparto. Oggi purtroppo la crisi colpisce noi, nessuno è in grado di trovare alternative occupazionali ai nostri lavoratori. Quindi ecco che, oltre gli ammortizzatori sociali, dobbiamo affrontare e trovare soluzioni con le nostre forze, puntando sulla qualità delle costruzioni e delle ristrutturazioni. Alle banche il dovere di riaprire i rubinetti, alla politica invece di mantenere i benefici fiscali sulla casa rimuovendo anche quella regola suicida chiamata “patto di stabilità”, causa di grossi problemi finanziari per mancanza di riscossione dei lavori pubblici eseguiti. In tempi difficili come quelli attuali, naturale sarebbe ricevere l’aiuto della politica economica, e non ritrovarsi con nuove regole e normative ossessive, esasperanti, non chiare, capaci solo di far lievitare a dismisura i costi produttivi». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 117
IMPRENDITORI DELL’ANNO
Le opportunità della green economy Investire nell’ambiente vuol dire credere nelle opportunità economiche che tale impegno potrà cogliere in un futuro molto vicino. Un futuro sempre più “green oriented”. Il caso della Bellini nell’analisi di Marco Bellini Erika Facciolla
il vero must della nostra epoca, una tendenza che dilaga tra produttori e consumatori di ogni tipologia, per gli esperti una sfida che condurrà a un’altra rivoluzione industriale: comunque la si voglia definire, la Green Economy continua ad alimentare molteplici spunti di riflessione. Con un occhio rivolto alla tutela dell’ambiente e l’altro al business che ne può derivare, molte aziende italiane hanno intrapreso un processo di ‘riconversione’ basato sulla ricerca e sperimentazione di filiere produttive ecosostenibili. Una di queste è senza dubbio la Bellini, azienda bergamasca specializzata nella produzione di lubrificanti e fluidi per l’industria. L’esperienza quarantennale e l’alto grado di specializzazione fanno della Bellini un partner prezioso per la committenza, oltre che un autorevole punto di riferimento per le aziende del settore. L’impegno nella ricerca e nello sviluppo di prodotti dal basso impatto ambientale, ha condotto recentemente alla progettazione di un lubrificante rivoluzionario a base vegetale, vincitore del bando regionale ‘Driade’. «Il Driade – spiega l’amministratore dell’azienda, Marco
È
120 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
Bellini - è una conseguenza del lavoro intrapreso da Bellini già nel 2007 teso a una vera e propria inversione di tendenza nella produzione di fluidi lubrificanti: il passaggio dal minerale al vegetale». E l’intuizione è più che mai vincente, considerando il dilagare delle politiche “green oriented” perseguite da un numero sempre crescente di aziende nei più svariati settori e l’aumento incontrollato del costo del petrolio. «Ci siamo chiesti – continua Bellini - come si poteva attuare una green economy anche nel nostro settore e siamo giunti a questa conclusione: perché usare fonti basate
Marco Bellini
sul petrolio e non vegetali? Questa domanda ha dato il via a una serie di studi e analisi sempre più approfonditi sull’argomento e sulle reali possibilità applicative». Per la Bellini, dunque, la vera scommessa è dimostrare che l’olio vegetale ha caratteristiche che lo rendono qualitativamente e tecnicamente performante anche più di quello minerale, a costi decisamente competitivi. Ma quali sono state le fasi che hanno condotto alla messa a punto di un prodotto talmente rivoluzionario? «Partendo dalle conoscenze maturate e grazie al supporto di alcuni primari centri universitari – afferma l’amministratore – abbiamo cercato di dimostrare che le performance lubrificative dell’olio vegetale erano equiparabili o addirittura migliorative rispetto a quelle dell’olio minerale. Grazie a uno sforzo di ricerca e all’acquisto di macchinari all’avanguardia, abbiamo avviato una serie di test e ricerche laboratoriali che ci hanno portato a concludere che l’olio vegetale può sostituire quello minerale nelle principali lavorazioni meccaniche». Raggiunto il primo obiettivo, non rimaneva che ‘tastare’ il mercato per sondare l’interesse verso questa nuova tipologia di prodotto. I primi approcci sui clienti più fedeli hanno dato risultati incoraggianti. Per compiere il vero ‘salto’ di qualità bisognava porre il progetto all’attenzione di una platea molto più vasta. «Ecco perché ab-
biamo pensato di intercettare il finanziamento della regione Lombardia – dichiara Marco Bellini - per avere dei dati provenienti dal mercato che fossero dati oggettivi comparativi. Vista l’ampiezza del progetto e le sinergie messe in campo con diverse aziende lombarde e centri universitari, siamo stati premiati con un finanziamento che è stato reinvestito direttamente sul territorio». La ricerca, dunque, procede senza sosta e i dati sono eloquenti: i test sui lubrificanti di origine vegetale mostrano una riduzione del consumo dell’utensile e dei consumi energetici. Senza contare la biodegradabilità e l’atossicità del prodotto durante l’utilizzo. «D’ora in poi – afferma con soddisfazione Bellini - proporremo ai nostri clienti questo tipo di olio che nel giro di un solo anno assicurerà agli utilizzatori anche un risparmio di migliaia di euro». E per il futuro Marco Bellini non ha dubbi: «nel giro di cinque anni contiamo di sostituire completamente la produzione di lubrificanti minerali e di sensibilizzare i clienti sui vantaggi dei lubrificanti vegetali, utilizzabili anche in altri settori, come l’idraulico e lo stampaggio. La nostra forza – conclude l’amministratore – deve essere questo vantaggio temporale. Non pensiamo di rimanere gli unici produttori, ma sicuramente possiamo ricoprire un ruolo da leader nel mercato, sia in Italia che all’estero».
Da destra, Marco Bellini, amministratore della Bellini di Zanica Bergamo, insieme al padre Alberto e al fratello Stefano. A sinistra, i prodotti Bellini. In apertura, un macchinario dell’azienda in azione www.bellini-lubrificanti.it
LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 121
IMPRENDITORI DELL’ANNO
La ricerca “salva” la plastica L’aumento dei prezzi delle materie prime non è solo speculazione. C’è anche la scarsa reperibilità, che peggiorerà ancora in futuro. L’unica possibilità per non arrestare la produzione è il lavoro di laboratorio su nuovi materiali. La parola a Mauro Guastallo Salvatore Cavera iù che della crisi economica, alcuni settori produttivi stanno risentendo dell’aumento costante dei prezzi delle materie prime, a causa della loro reperibilità sempre più difficile. Per reagire a questa carenza di risorse, destinate inoltre probabilmente a esaurirsi, i reparti di ricerca sono impegnati nella creazione in laboratorio e nello sviluppo di nuovi materiali. Questi vengono studiati appositamente per rispondere alle esigenze di linee produttive specifiche. Un’azienda che fin dalla fondazione, nel 1985, a opera di Mario Guastallo, ha investito moltissimo in ricerca è la GMI, Guarnizioni e Materie Plastiche Industriali. Il lavoro iniziato da Mario Guastallo – che già nel dopoguerra, nei reparti sperimentali militari della Breda, analizzava i nuovi materiali che entravano nel mercato europeo – è oggi continuato dai figli Mauro e Flavio, impegnati nella direzione tecnica e commerciale della società. Afferma Mauro Guastallo: «È stato mio padre, con la sua esperienza, ad avviare
P
122 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
l’azienda nella ricerca e nell’innovazione sui materiali alternativi come soluzione alla carenza di materie prime. Oggi è inevitabile cercare materiali nuovi, la previsione non ottimistica sul futuro reperimento ci obbliga a cercare direzioni e soluzioni alternative». Quali sono i prodotti che, dopo il lavoro di ricerca, immettete sul mercato? «GMI propone pezzi stampati e lavorati in PTFE, vergine e caricato, oltre alla più ampia gamma di materie plastiche industriali, lavorate mediante tornitura, fresatura su macchine a controllo numerico oppure su macchine tradizionali, realizzando anche pezzi unici e speciali, realizzati con cura artigianale. Inoltre, il nostro reparto R&S ci ha permesso di introdurre sul mercato il Guaflon (PTFE speciale), il Seaflon (PTFE espanso), fino al recentissimo Kaflon, un perfluoroelastomero di ultima generazione». A quali settori è destinata la vostra tecnologia?
Mauro Guastallo Mauro Guastallo, responsabile dell’area tecnica, e il fratello Flavio, responsabile della direzione commerciale di GMI Srl, Cividate al Piano (BG) www.guastallo.com
«Per noi uno dei settori trainanti è quello chimico - farmaceutico, che riveste una buona importanza, ma non è l’unico. Fra i nostri mercati abbiamo anche il settore chimico alimentare, estrazione di aromi, l’agrochimico, ovvero la chimica per l’agricoltura; il petrolchimico, nelle aree del Middle Est. inoltre il settore meccanico e quello energetico, per la produzione di componenti per impianti per le energie rinnovabili». Quale riscontro avete ottenuto con le piastre in PTFE armato? «Nel momento in cui abbiamo messo a punto questa tecnologia, è cambiato tutto il sistema costruttivo nel settore degli scambiatori di calore per il trattamento dei fluidi corrosivi. Le piastre tubiere sono il cuore degli scambiatori, in quanto devono garantire la separazione fra i fluidi. In passato, non esistendo questo tipo di tecnologia, c’erano diversi problemi legati alle piastre». Qual è stata l’idea vincente alla base del progetto di queste piastre? «La costruzione di piastre tubiere, ma anche di altri componenti in PTFE, che avessero delle armature metalliche all’interno. Questo garantisce una stabilità dimensionale al materiale plastico, che altrimenti non avrebbe. Il metallo ha una stabilità dimensionale, il materiale plastico no. Abbinando il metallo a un materiale plastico dalla resistenza chimica e anche meccanica, come il PTFE modificato, si creano stabilità dimensionale e stabilità termica tali che si ha un manufatto unico». A livello di attività, di bilancio, che cosa ha rappresentato per voi il 2010? «Abbiamo avuto diverse nuove opportunità, ci si sono aperti degli altri mercati, sia in settori sempre legati all’ambio chimico-farmaceutico che non. A livello generale l’andamento è stato positivo, come anche per gli anni precedenti. Siamo continuamente cresciuti, in maniera lieve, ma sempre con un segno più. Quindi complessivamente il 2010 è stato un anno positivo». Quali sono i prossimi obiettivi di ricerca per il futuro?
Con la carenza di materie prime, oggi è inevitabile cercare materiali nuovi, la previsione non ottimistica sul futuro reperimento ci obbliga a cercare direzioni e soluzioni alternative
«Soprattutto per i laboratori di ricerca e di sperimentazione sui materiali innovativi, è difficile porsi degli obiettivi immediati: la ricerca ha bisogno di tempi lunghi. Negli ultimi cinque anni abbiamo iniziato a lavorare su alcune nuove idee; le stiamo studiando, ma non abbiamo ancora dei progetti su un loro impiego. Per quanto riguarda invece i materiali che hanno già preso la strada dello sviluppo e che sono pronti per l’introduzione sul mercato, abbiamo già avviato la sperimentazione. Si tratta di materiali plastici, derivati del PTFE , e anche di ceramici, come il carburo di silicio e i materiali privi di metallo». Quali, invece, le prospettive di mercato? «Il nostro mercato è diviso a metà fra nazionale ed estero. Negli ultimi due anni abbiamo esportato soprattutto in Centro e Nord Europa, in Medio Oriente, Israele e Nord Africa. Per il futuro l’obiettivo è potenziare l’offerta oltre confine, perché il mercato italiano ormai è abbastanza saturo e mancano gli investimenti a lungo termine. Invece, negli altri contesti, anche nelle aree attualmente instabili del Nord Africa, ci sono molte richieste e investimenti». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 123
IMPRENDITORI DELL’ANNO
Il multitasking produttivo La strategia per affrontare le crisi cicliche: essere presenti su più mercati o saper cambiare assetto produttivo, spostandosi da un settore in stand by per dirigersi verso uno ancora attivo. Soluzioni che richiedono flessibilità. La parola a Giorgio Pezzotti Salvatore Cavera volte per cause fisiologiche, altre volte per eventi patologici, i mercati vanno incontro a cicliche crisi e fasi di stasi. Alle aziende specializzate in un’unica produzione, rivolte a un solo e specifico settore, nel momento in cui il mercato di riferimento entra in depressione, automaticamente si trasmette la paralisi. Tuttavia, l’andamento dei mercati non procede in maniera sincronica attraverso le varie produzioni, per cui può accadere che una stessa crisi, magari mondiale, raggiunga prima un settore e soltanto molto dopo un altro, o in ogni caso non nella stessa fase. Questa fisiologia dei mercati
A 126 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
può essere sfruttata strutturando adeguatamente le attività di un’impresa. L’assetto da raggiungere è quello di una buona flessibilità, per la riconversione della produzione, o anche di una flessibilità intesa come diversificazione produttiva. Parliamo di questo argomento, più che mai attuale in tempi di crisi globale, con il signor Giorgio Pezzotti, titolare di Tecnomeccanica. Cosa vuol dire possedere una buona flessibilità produttiva? «Possedere una buona flessibilità produttiva significa essere in grado di realizzare differenti tipologie di prodotti e avere la capacità di riuscire a convertire rapidamente la produzione. Ab-
Giorgio Pezzotti
Giorgio Pezzotti, titolare di Tecnomeccanica Srl, www.tecnomeccanicacologne.it
biamo sviluppato questa caratteristica – il cui raggiungimento era stato prefissato come obiettivo – attraverso l’impiego e l’utilizzo di macchinari e tecnologie multitasking, nonché con una precisa organizzazione della produzione». Come portate avanti l’attività di ricerca e sviluppo? «L’attività di ricerca e sviluppo viene portata avanti in collaborazione e sinergia con le associazioni territoriali di categoria. Questo perché riteniamo che solo un’azienda “sociale”, ovvero aperta al confronto con le altre realtà industriali, sia in grado di essere competitiva. Per questo la nostra società si è resa disponibile a investire risorse nei progetti di sviluppo e ad aderire ai percorsi di formazione proposti dalle associazioni di categoria». Come si svolge la vostra attività nell’ambito del settore commerciale? «Il settore commerciale è di notevole importanza perché ci consente di immettere sul mercato i nostri prodotti e di rivolgerci non solo alla clientela storica, ma anche e soprattutto a nuovi clienti, in particolare a quelli operanti in settori affini, ma distinti da quello di specializzazione del settore petrolchimico. Per tutti questi motivi stiamo ulteriormente potenziando le risorse commerciali già esistenti nella nostra azienda e abbiamo cercato la collaborazione di agenti esterni, oltre a esserci impegnati a stabilire pure contatti diretti con i nostri potenziali clienti».
A cosa è dovuta la scelta di ampliare la clientela da un lato e i settori di competenza dall’altro? «Quella di ampliare sia la clientela sia i settori di competenza è stata per noi una scelta strategica, oltre che necessaria. Il risultato finale vuole essere quello di riuscire ad affrontare meglio le fasi cicliche dei mercati. Questo sono fisiologiche e patologiche e anche se si ripercuotono nei diversi settori, non sempre ciò avviene nello stesso periodo di riferimento; a volte i diversi settori sono interessati in differenti momenti e quindi essere in rapporto con realtà produttive diverse permette di non restare immobili nel momento in cui, a causa di una crisi, si registra un calo in un determinato settore». Può fare un esempio concreto di come avete ampliato i vostri settori di competenza? «Fra le altre iniziative, abbiamo avviato la produzione di un nostro brand: Powercore Darts. Si tratta della produzione di dardi per il gioco delle freccette; siamo gli unici produttori in Italia. I nostri articoli a marchio registrato Powercore Darts vengono interamente progettati e realizzati da noi, anche in collaborazione con i migliori giocatori italiani e stranieri. Il marchio ha avuto un buon riscontro sul mercato e viene commercializzato sul territorio nazionale, ma anche e soprattutto all’estero. Abbiamo realizzato un catalogo completo e, oltre ai canali tradizionali di vendita (distributori, agenti e rivenditori), stiamo continuamente potenziando la vendita diretta e-commerce tramite il sito del marchio». Quali sono vostri progetti per il futuro? «Il nostro principale obiettivo, per i prossimi anni, è quello di affermare ancora la nostra flessibilità, riuscendo al contempo ad assecondare le esigenze di un mercato che è cambiato ed è in continua evoluzione, offrendo un prodotto di qualità e che corrisponda alle specifiche richieste della clientela. Per raggiungere questo obiettivo intendiamo continuare a investire sia nelle tecnologie che nella formazione, per avere un personale via via maggiormente qualificato». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 127
IMPRENDITORI DELL’ANNO
Rigore tedesco, efficienza italiana È leader mondiale nel settore della ventilazione industriale grazie al rigoroso management teutonico e all’abile regia commerciale italiana. Alessandro Masotto presenta ebm-papst Erika Facciolla
o spiccato senso degli affari che caratterizza la classe imprenditoriale tedesca è senz’altro riconosciuto in tutto il mondo e rappresenta l’anima di un settore industriale in constante crescita, spina dorsale di un’economia che sta dimostrando solidità e dinamismo. Stando alle ultime stime, infatti, nel primo trimestre del 2011 l’economia tedesca ha registrato livelli di crescita da record, con un aumento di un punto percentuale del prodotto interno lordo rispetto al trimestre precedente. Qualità, competitività dei prodotti e capacità di presidiare i mercati emergenti sono i principali fattori di questo successo. Un successo a cui il gruppo ebm-papst sta sicuramente contribuendo come leader mondiale nella produzione di ventilatori industriali e motori elettrici per i mercati della refrigerazione e condizionamento, riscaldamento, elettrodomestici, elettronica e tlc. Il colosso tedesco ha radici anche in Italia, dove è ben rappresentato dall’omonima filiale di Mozzate, specializzata nella commercializzazione internazionale di tali prodotti. Conosciamo questa imponente realtà industriale con Alessandro Masotto, amministratore Unico dell’azienda. Quali sono i principali attori dell’indotto messo in atto dalla ebm-papst? «La responsabilità di guidare un’azienda in continua crescita che fa fronte giornalmente a incessanti sviluppi di mercato e di prodotto, richiede capacità organizzativa e competenza per poter allocare le risorse a disposizione nel migliore dei modi». Oltre la sede in Germania, in quali paesi è presente ebm-papst? «In Italia collaboriamo con fornitori di componentistica che ci permettono di personalizzare e
L
132 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
aggiungere valore al ventilatore prodotto dalle fabbriche in Germania. Da puro componente il ventilatore diventa un modulo da integrare nelle macchine». Oltre alla sede in Germania, in quali paesi è presente Ebm-Papst? «Praticamente in tutto il mondo, con cinquantasette filiali commerciali, il ché comporta un sevizio globale per un mercato che ormai è globale». Quali sono i punti di forza di questa azienda? «In primo luogo l’innovatività dei prodotti, tecnologicamente avanzati e orientati a un ridotto impatto ambientale, sia in termini di consumi che dal punto di vista dei processi produttivi. L’orientamento al cliente, la priorità alla qualità del prodotto e del servizio, la professionalità e preparazione dei collaboratori e la vasta gamma di prodotti completano il profilo». Attraverso quali dinamiche operative è possibile tradurre il concetto di “innovazione”? «Un processo di innovazione integrato in tutti gli ambiti aziendali unito alla presenza costante nel mercato e il saper imporre nuove tecnologie, ci
Alessandro Masotto, amministratore unico di ebm-papst, azienda con sede legale e amministrativa a Mozzate (CO) www.ebmpapst.it
Alessandro Masotto
ha permesso di creare una generazione di prodotti ad altissima efficienza che ha trovato da subito interesse tecnico, diventando un riferimento nel mercato». Quali sono i prodotti più richiesti e qual è quello che più di altri rappresenta meglio la ebm-papst? «Il nostro portafoglio prodotti è ineguagliabile il che ci permette di diversificare i mercati di riferimento. Ciò che sempre più si associa al nome ebmpapst è la nostra tecnologia EC che vede ventilatori con rendimenti al top, cosa che fino a qualche anno fa impensabile». Attraverso quali canali riuscite a mantenervi ai vertici dei mercati internazionali? «La nostra azienda è presente sul mercato da decenni con una forza commerciale integrata e specializzata nei vari settori di mercato. Siamo in grado di gestire e far fronte a tutte le necessità del cliente». Può descrivere brevemente il ciclo di commercializzazione di un prodotto? «Riusciamo a pianificare preventivamente ordini in fabbrica grazie agli accordi che stipuliamo con i clienti, coordinando contemporaneamente i fornitori di componentistica. La fase di assemblaggio e la tipologia di organizzazione logistica è definibile in funzione delle specifiche richieste della committenza». Oltre la certificazione, in quali termini è misurabile la qualità dei ventilatori, pompe e motori della ebm-papst? «Il tutto si potrebbe riassumere con il nostro logo “Green Tech” che racchiude un alto significato di efficienza produttiva garantito dal costante aggiornamento a cui le nostre fabbriche sono sottoposte. Di conseguenza, anche i nostri prodotti sono efficienti e rimangono tali grazie
alla tecnologia EC che ingloba motori e profili delle pale ad alte prestazioni. La qualifica del prodotto, infine, è una parte fondamentale del processo di sviluppo che ci consente di mettere sul mercato gli articoli con il nostro marchio». Considerando il costante progresso tecnologico e la cultura del “low cost” che caratterizza il mercato, come siete riusciti a conservare la leadership del settore? «Fornendo il miglior rapporto qualità-prezzo, avvalorato dal servizio tecnico-commerciale che siamo in grado di garantire al cliente». Quale ritiene che sia la strada da seguire per dar continuare il percorso di crescita aziendale intrapreso? «L’impegno dedicato alla crescita della nostra realtà deve essere accompagnato da una visione industriale sostenibile: questo significa continuare a investire sul miglioramento dei processi produttivi e nell’ottica di un sempre minor impatto ambientale».
Sopra, fase di finitura prima del collaudo; in basso, alcuni dei prodotti e componenti prodotti e distribuiti da ebm-papst
LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 133
IMPRENDITORI DELL’ANNO
La sicurezza elettronica L’aggiornamento costante non è solo una questione di tecnologia. Ma anche e soprattutto di affidabilità. Le normative europee stabiliscono criteri specifici per i sistemi di automazione. Ne parla Valerio Bassanelli Salvatore Cavera
uello del controllo elettronico per l’affidabilità degli impianti è un settore in costante aggiornamento. Tale aggiornamento, oltre che generato dalle costanti innovazioni tecnologiche, è dato dalla necessità di adeguare le strumentazioni al succedersi delle normative europee che stabiliscono i criteri della sicurezza sul lavoro. L’elevata precisione di queste tecnologie richiede uno studio costante sui progetti e i prodotti, poiché è evidente come la certezza sulla misurazione delle macchine che controllano l’affidabilità di altri sistemi sia fondamentale. La parola a Valerio Bassanelli, titolare di NBC Elettronica, azienda specializzata nella realizzazione di attrezzatture elettroniche. «Noi produciamo celle di
Q
134 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
carico di ogni tipologia, dinamometri, bilance elettroniche, transpallet, pedane pesatrici, regolatori di portata, indicatori di portata, ripetitori di peso, strumenti leggio, trasmettitori digitali e analogici. La nostra linea di trasmettitori digitali supporta i più diffusi bus di campo industriale (fieldbus) e interfacce, quali Profibus, Devicenet, CANopen, Ethernet, ModBus, disponibili sulla pressoché totalità dei prodotti digitali». In che modo si stanno evolvendo questi strumenti rispetto al passato? «La sensoristica tradizionalmente analogica si è arricchita di una gamma di sensori digitali, i quali possono essere impiegati direttamente nei sistemi di automazione PLC. I prodotti vanno costantemente aggiornati per rispondere ai nuovi requisiti richiesti in materia di sicurezza sul lavoro e affidabilità dei macchinari, imposti dalla nuova norma europea En 13849. L’evoluzione dei prodotti ha riguardato inoltre, fra le altre cose, l’interfaccia uomo-macchina: i nuovi prodotti dispongono infatti di display LCD grafico, in grado di rappresentare in modo più chiaro e completo i dati di processo, e di facilitare le procedure dell’operatore. L’utilizzo del touch screen rende ancora più immediata e intuitiva l’operatività dello strumento». L’investimento in nuove tecnologie, per un’attività come la vostra, è fondamentale. Quali sono le ultime tecnologie da voi adottate e quali performance permettono di ottenere? «Gli investimenti in nuove tecnologie sono all’ordine del giorno. Recentemente abbiamo acquistato un nuovo sistema per la progetta-
Valerio Bassanelli, titolare di NBC Elettronica Srl, Delebio (SO) www.nbc-el.it
Valerio Bassanelli
I prodotti vanno costantemente aggiornati per rispondere ai nuovi requisiti in materia di sicurezza sul lavoro e affidabilità dei macchinari
zione 3D, il Cad Solidworks. Ultimamente siamo orientati a tutta quella parte di mercato che fa riferimento alle nuove norme riguardanti la sicurezza e ci stiamo orientando verso progettazione di diversi prodotti dedicati a questo specifico settore». Quali sono i parametri di garanzia sulla funzionalità dei vostri prodotti? «L’affidabilità e la sicurezza funzionale sono espresse con indici come il Performance Level (PL) e il Safety Integrity Level (SIL). La certificazione può essere utilizzata per dimostrare la conformità alla Direttiva Macchine europea, al fine della valutazione dei rischi. La gamma dei prodotti a microcontrollore per il controllo di processo è conforme alla direttiva europea MID (2004/22/CE). Questa stabilisce i criteri di certificazione metrologica degli strumenti di peso a funzionamento automatico (AWI), destinati ad applicazioni come i totalizzatori a funzionamento continuo, le dosatrici ponderali e i check weighers». Quali sono i vostri principali mercati di riferimento intesi come settori di applicazione dei vostri prodotti e come territori? «Per quel che riguarda la pesatura elettronica, questa viene utilizzata praticamente in tutti i settori industriali: alimentare, chimico, siderurgico, cementiero, automobilistico, geotecnico e marittimo. Gli stessi prodotti vengono inoltre utilizzati come limitatori di carico e
come allarmi, al fine di garantire le condizioni di sicurezza, come prescritto dalle leggi vigenti, per esempio in tutti gli organi di sollevamento come le gru, montacarichi, ascensori, piattaforme aeree. La nostra società opera prevalentemente nel mercato italiano ed esporta in Germania, Spagna e Francia. Abbiamo inoltre una filiale commerciale in Polonia e un’altra in Sud America, precisamente in Argentina». Su quali aspetti avete puntato soprattutto per reagire alla crisi economica internazionale? «La nostra reazione alla crisi economica è stata quella di affrontare la recessione con un notevole potenziamento commerciale, passando da una situazione di acquisizione ordini di tipo passivo a un’azione di vendita di tipo propositivo. Ciò ha comportato dei miglioramenti nei reparti di progettazione e nei reparti produttivi, con un conseguente aumento dell’efficienza aziendale e della soddisfazione dei nostri clienti. Da questo investimento nell’ambito commerciale, per il 2011 ci attendiamo una crescita di fatturato del 20%». Obiettivi per il futuro? «Vogliamo continuare a essere un punto di riferimento sul mercato nazionale e internazionale per tutti coloro che necessitano di uno studio ad hoc e dello sviluppo di strumenti per esigenze specifiche di messa in marcia o anche di manutenzione di impianti. Intendiamo fare ciò continuando a mettere a disposizione la nostra organizzazione tecnica e il nostro know how per la risoluzione di tutti i problemi applicativi e la conseguente realizzazione di prodotti Custom». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 135
XXXXXXXXXXXXXXXXX
Verso l’internazionalizzazione Tra le aziende operanti nel ramo ospedaliero, uno dei leader internazionali è l’italiana Metalarredinox che per il futuro punta sulla qualità e l’innovazione tecnologica. Ne parliamo con Marco Cenati, Gianfranco Vitali e Rinaldo Nisoli Erika Facciolla ono tante le aziende italiane che nonostante la crisi economica e l’irrefrenabile progresso tecnologico, stanno dimostrando grande tenacia e abilità nei confronti di mercati internazionali sempre più esigenti e competitivi. Queste aziende operano in un momento storico ed economico in cui non sempre la qualità del prodotto è una discriminante decisiva: flessibilità, rapporto qualità-prezzo, capacità di differenziare l’attività produttiva e di innovare la gamma prodotti sono le caratteristiche maggiormente premianti. L’alto livello di specializzazione tecnologica, la lunga tradizione di professionalità nel settore ospedaliero e la qualità finale dei manufatti che nasce dall’unione di esperienza artigianale e tecnologica maturata in quarantacinque anni di attività, fanno della Metalarredinox un punto di riferimento del mercato nazionale e internazionale. L’azienda nasce nel 1966 con lo specifico compito di complementarietà alle grandi aziende di cucine. «La svolta – sottolinea Marco Cenati, direttore generale dell’azienda -
S
138 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
che ci ha consentito di distanziarci dagli altri costruttori, è arrivata all’inizio degli anni Ottanta, quando la Metalarredinox ottiene importanti commesse per la produzione di attrezzature ospedaliere». Oggi, tramite diversi agenti presenti sul territorio nazionale e ai rapporti di collaborazione intrapresi con altre società, la Metalarredinox è presente nella maggior parte degli ospedali, cliniche e case di cura di tutta l’Italia e ha potenziato la propria rete di distributori anche all’estero. Ma quali sono i prodotti di punta della Metalarredinox? «L’azienda – spiega l’amministratore, Gianfranco Vitali - produce una serie di attrezzature in acciaio inox che possono essere suddivise in diverse categorie, ognuna delle quali copre una precisa area ospedaliera». Le principali categorie della produzione aziendale sono, infatti, arredi per sale operatorie e attrezzature per centrali di sterilizzazione e sub sterilizzazione, per endoscopia, sala gessi, per sale utopiche e neonatologie, arredamenti inox pluridisciplinari, nidi e lactarium, termodisin-
Marco Cenati, Gianfranco Vitali e Rinaldo Nisoli
Da sinistra, Marco Cenati (direttore generale), Matteo Locatelli, (funzionario commerciale), Gianfranco Vitali (amministratore unico) e Rinaldo Nisoli, (direttore commerciale) della Metalarredinox Spa di Verdellino (BG) www.metalarredinox.com
fettori per degenze e reparti di terapia, carrelli, attrezzature per cucina. «Accanto alla produzione in serie – aggiunge Vitali - la Metalarredinox è in grado di realizzare particolari lavorazioni in acciaio inossidabile studiate sulle esigenze del cliente, grazie all’ufficio interno di progettazione che elabora le soluzioni più opportune per raggiungere gli obiettivi richiesti». Sono storia degli ultimi anni le qualifiche, le marcature e i riconoscimenti conquistati dalla Metalarredinox come leader nell’ambito del mercato ospedaliero. «Il sistema di produzione della Metalarredinox – precisa il Rinaldo Nisoli, direttore commerciale dell’impresa - è conforme ai requisiti della norma internazionale ISO 9001:2000 ed è nell’ottica di questo standard che l’azienda intende offrire un servizio di qualità, degno delle aspettative. Con la certificazione ISO 9001 Vision Uni-En-Iso 13485, inoltre, l’azienda ha ottenuto i requisiti per un sistema di gestione per la qualità che possono essere utilizzati sia in ambito interno all'organizzazione, sia per la certificazione, sia nell'ambito di rapporti contrattuali». Negli ultimi tre anni l’azienda ha lavorato su miglioramenti nelle caratteristiche delle lava padelle, ha costantemente aggiornato la produzione degli arredi modulari e ha aumentato la propria esperienza nel campo della logistica e della realizzazione di centrali di sterilizzazione. Que-
La svolta è arrivata all’inizio degli anni Ottanta, quando la Metalarredinox ottiene importanti commesse per la produzione di attrezzature ospedaliere
ste ultime sono un esempio in cui è necessario combinare l’abilità artigianale di realizzazione delle soluzioni con l’efficienza di un processo produttivo industrializzato. «L’analisi del mercato di riferimento – spiega Marco Cenati mostra un orientamento all’interno piuttosto che all’esterno dei confini nazionali, anche se, rispetto a qualche anno fa, la percentuale di esportazione del fatturato è aumentata. I primi Paesi nei quali esportiamo – conclude il direttore generale - sono la Spagna e la Grecia, oltre ad alcune società di Paesi dell’est e del nord Europa, come Polonia, Slovenia e Olanda, con i quali ultimamente sono stati conclusi importanti accordi». «L’obiettivo strategico per i prossimi anni – svela Gianfranco Vitali - è quello di aumentare la quota di mercato attraverso una maggiore efficienza in termini di costi, il miglioramento e la differenziazione della qualità dei prodotti, ma soprattutto attraverso una migliore organizzazione del lavoro». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 139
IMPRENDITORI DELL’ANNO
Tecnologie “dentro” il mobile Una piccola realtà lombarda che, attraverso l’unione con altre aziende 100% italiane, ha puntato sulla specializzazione del prodotto. Per un risultato “silenzioso”. Ne parliamo con Massimo Salice, uno dei titolari della Arturo Salice Nicoletta Bucciarelli
In apertura, il reparto montaggio della Salice SpA di Novedrate www.salice.com
ultimo degli oltre 600 brevetti di questa realtà di Novedrate riguarda un sistema di decelerazione di porte e cassetti per mobili, possibile futuro standard di mercato. Da più di 80 anni Arturo Salice produce cerniere e sistemi di apertura per mobili, puntando molto, specialmente in un mondo che urla, sul silenzio. Con Massimo Salice, uno dei titolari della Arturo Salice, parliamo dei cambiamenti più rilevanti che l’azienda ha dovuto affrontare nel corso del tempo. «La
L’
144 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
prima metamorfosi importante è avvenuta alla fine degli anni ‘50, quando da un’attività commerciale per la distribuzione al dettaglio di ferramenta prodotta in Italia e all’estero, la Salice diventa produttore di una propria linea di ferramenta per mobili. Entrano nell’azienda i figli del Signor Arturo Salice, Giorgio e Luciano. Nel 1996 è avvenuto un altro cambio sostanziale a livello produttivo: da mono prodotto, ovvero la cerniera invisibile per mobili, si è ampliata la gamma di produzione con il primo sistema di apertura verticale
Massimo Salice
Abbiamo investito molto sulla silenziosità, diventata oggi uno standard, non solo nel mercato del mobile, ma dell’arredamento in generale
(LIFT). Da allora offriamo un pacchetto completo di ferramenta per mobili». Restare competitivi in un settore così specialistico ha richiesto delle scelte ben precise e delle strategie aziendali che hanno consentito all’azienda di stare sempre al passo con i tempi. «Da sempre» spiega Massimo Salice, «ci siamo concentrati sul settore del mobile in generale per cucine, bagni, uffici e camere da letto. Il nostro prodotto deve anticipare i tempi. Non deve trattarsi semplicemente di un nuovo prodotto ma deve offrire ed esprimere un nuovo concetto all’industria del mobile». Nei prodotti, la realtà di Novedrate ha sempre puntato su due caratteristiche in particolare: la silenziosità e l’essere discreti. «La silenziosità e quindi la decelerazione di ante, cassetti e altri sistemi è un concetto introdotto sin dal 1998 nel settore del mobile. Questo concetto era all’epoca forse troppo rivoluzionario e poco capito in questo settore ma il tempo ci ha dato ragione. Per questo abbiamo continuato ad investire e proporre questa nuova funzionalità, diventata oggi uno standard, non solo nel mercato del
mobile, ma dell’arredamento in generale. Per quanto riguarda la discrezione, è una sfida e una ricerca continua cercare di miniaturizzare e minimizzare il più possibile gli elementi di ferramenta all’interno del mobile». L’azienda può contare su una distribuzione che raggiunge 92 nazioni, con filiali in Germania, Francia, Gran Bretagna, Spagna, Canada e Stati Uniti. Successi internazionali che sono anche specchio di un’ottima organizzazione. «Il gruppo Salice» prosegue Massimo Salice, «oggi conta 624 dipendenti e 3 stabilimenti di produzione: a Novedrate (CO) la Salice, a Calcinelli di Saltara (PU) l’Adar e a Belluno la Bortoluzzi Sistemi. Il nostro bilancio del 2010 si è chiuso con un fatturato di 100 milioni di euro». La ricerca nel settore in cui si è specializzata Salice è un fattore fondamentale. Per questo motivo gli investimenti sono sostanziosi. «Sicuramente la ricerca è l’elemento più importante per un produttore di articoli tecnici e funzionali. Alla luce di questo, il Gruppo Salice conta un reparto di ricerca con 80 dipendenti
Sopra, i sistemi di apertura per cassetti e porte per mobili brevettati da Salice
LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 145
IMPRENDITORI DELL’ANNO
per l’attualizzazione, ricerca e modifica di im- dano soprattutto nuove acquisizioni. «Sono
Sopra, l’ufficio di ricerca e sviluppo della Salice SpA
pianti strutturali, processi e prodotti. È il reparto più numeroso a livello di persone addette all’interno di tutta l’azienda». Il numero dei brevetti posseduti da Salice è impressionante. L’azienda può infatti registrare ben oltre 600 brevetti estesi in tutto il mondo. «L’importanza dei nostri brevetti sta nel fatto che non rappresentano, a volte, un prodotto singolo, ma dei nuovi concetti che sono oggi divenuti uno standard e un must nel mercato. Accenno ad alcuni esempi: il sistema di aggancio automatico della cerniera sulla base (dell’anta sul fianco ), nato nel 1980 e divenuto oggi sia per il gruppo Salice che per altri produttori di ferramenta, una necessità e uno standard di mercato. Un altro brevetto è quello del montaggio delle cerniere sul mobile senza l’utilizzo di utensili. Questo sistema, nato nel 1995, è divenuto una necessità e un grande strumento per i mobili, soprattutto in kit. Ultimo in ordine di tempo è il concetto di decelerazione di porte e cassetti per mobili. Prevediamo, visto il trend di crescita, che entro un paio di anni possa diventare lo standard di mercato». I progetti futuri di Salice riguar-
146 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
progetti che si collocano nell’ottica di quanto già intrapreso nel 2000, quando l’azienda Salice ha avviato un iter di acquisizione/partecipazione in altre aziende del mercato per poter differire e ampliare la propria offerta con prodotti complementari. Nel 2000 abbiamo acquisito Adar di Calcinelli di Saltara (PU), specializzata nella produzione di guide e cassetti per mobili, mentre nel 2010 Bortoluzzi Sistemi di Belluno, specializzata nella produzione di sistemi scorrevoli per mobili. Questo iter di prodotti avrà sicuramente nuove evoluzioni nel prossimo futuro». Una piccola realtà lombarda che ha ben chiare quali siano le armi su cui puntare. «Riteniamo» conclude Massimo Salice, «che l’unione di aziende di qualità con produzione 100% italiana rappresenti l’unico modo per far fronte sia ai mercati e a grosse realtà che puntano sulla qualità, sia alla concorrenza di alto livello o economica. È necessario essere propositivi e diventare grandi unendo le proprie energie, tenendo separate le proprie peculiarità e specializzazioni. A nostro avviso una piccola/media azienda deve essere l’anima pulsante dell’economia».
IMPRENDITORI DELL’ANNO
Sicurezza e funzionalità negli ambienti domestici Le ultime tendenze in fatto di arredo bagno mostrano un cambiamento funzionale ai nuovi stili di vita e al modo in cui le persone vivono gli ambienti domestici nella quotidianità. Lo conferma Jacopo Antoniazzi della Thermomat Erika Facciolla e un tempo era solo un luogo di “passaggio”, vissuto per brevi e fugaci intervalli di tempo, oggi la stanza da bagno rappresenta uno degli ambienti più importanti della casa, dove ci si concede una pausa rigenerante dallo stress e ci si concentra sulla cura e il benessere del corpo. Non è strano, dunque, che gli accessori che vediamo comparire nel luogo più privato delle nostre abitazioni siano progettati intorno a queste esigenze, diventando veri e propri elementi architettonici e non più semplici suppellettili d’arredo. Design, comfort, benessere ma anche sicurezza e affidabilità: questo chiede il mercato alle aziende del settore, tra le quali Thermomat che da decenni ormai rappresenta un modello di riferimento per qualità e innovazione. La storia di Thermomat comincia nel 1968, quando il fondatore brevetta una delle primissime cartucce termostatiche al mondo diventata, col tempo, standard europeo. A raccontare le evoluzioni dell’impresa e del mercato di riferimento è Jacopo Antoniazzi, direttore commerciale di Thermomat. Com’è cambiato il modo di concepire gli accessori per il bagno? «Il bagno è diventato una delle stanze più curate della casa, un ambiente polifunzionale in cui ci si prende cura di sé e per questo deve trasmettere benessere e comfort. Contemporaneamente, è una delle stanze più a rischio: in tal senso, il comfort dato dalla tecnologia termostatica e il controllo della temperatura dell’acqua, hanno segnato un passaggio naturale verso la sicurezza». Le linee Thermomat si distinguono per funzionalità, qualità dei materiali e design. Può
S
Jacopo Antoniazzi è direttore commerciale della Thermomat. Nelle altre immagini, alcuni dei prodotti dell’azienda mantovana www.thermomat.com
148 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
Jacopo Antoniazzi
descrivere alcuni dei vostri prodotti di punta? «Ogni linea Thermomat ha una sua specifica mission: ogni prodotto ha subito un’evoluzione specifica e ha alle spalle ricerca e cura del dettaglio. La linea Style Soft, ad esempio, nasce dall’unione del maniglione Style – unico per il design – con la tecnologia Soft, il trattamento brevettato da Thermomat per dare alla superficie del maniglione una sensazione tattile vellutata e morbida. Un prodotto affidabile e robusto in caso di scivolata improvvisa, performante anche dal punto di vista estetico». Quale è il posizionamento dell’azienda nel mercato? «Siamo leader indiscussi nel settore termostatico per quanto riguarda la produzione del regolatore di tiraggio e dei miscelatori termostatici, fra le poche aziende a produrli anche di grandi dimensioni. Inoltre, forniamo cartucce termostatiche alle più famose rubinetterie italiane ed europee. Anche nel campo della sicurezza e del comfort in bagno siamo riconosciuti leader e presi come riferimento: il nostro nome e i nostri prodotti sono estremamente diffusi e riconosciuti, sia in ambiente pubblico che domestico». Una gamma di applicazioni estremamente vasta e flessibile: parliamo di Hydrocontrol. «Si tratta del programma dedicato alla rubinetteria elettronica, temporizzata e termostatica, nato dall’esigenza di offrire una vasta gamma di rubinetteria ‘speciale’: un progetto volto al controllo e alla gestione dell’acqua in un’ottica di risparmio idrico. La gamma di prodotti Hydrocomfort invece include soluzioni create per i produttori di vasche e docce multifunzione. Thermomat offre rubinetteria multifunzione sia termostatica che monocomando adattandola alle esigenze di ogni cliente». Come riesce l’accessorio Thermomat a
10 mln EURO
È il fatturato registrato dalla Thermomat nell’anno 2010
7%
CRESCITA È il volume di sviluppo che la Thermomat continua a portare avanti anche attraverso nuovi investimenti in macchinari, informatizzazione, valorizzazione dello stabilimento produttivo, 5.000 mq coperti, e formazione del personale
diventare parte integrante della stanza da bagno? «Semplicemente rendendola sicura e funzionale: il limite dato da una necessità fisica o da un’età avanzata che imponga il compromesso tra estetica e comfort, si trasforma in un valore aggiunto. Per questo Thermomat è diventato leader del mercato, perché ha saputo ascoltare, valutare e investire nelle necessità dei clienti, senza distorsioni rispetto alla propria mission». In un momento di instabilità economica come quello attuale, quali elementi mantengono la competitività dell’impresa? «La nostra forza sta nel “non fermarsi mai”. Il nostro obiettivo è sempre quello di continuare ad innovare: in effetti ogni anno registriamo sempre nuovi brevetti, investiamo moltissimo in informatizzazione, macchinari, formazione del personale ecc. Siamo sempre stati consapevoli che la corsa al prezzo, pur garantendo risultati immediati, era una politica destinata a fallire e ci siamo preparati ad affrontare il futuro con serietà, professionalità e con moltissime idee da realizzare». Quanto conta, per un’azienda come Thermomat, l’esperienza maturata in quarant’anni di attività nel settore? «La nostra esperienza ci ha insegnato che ascoltare il mercato è l’arma vincente per affrontare le sfide del presente e del futuro. È essenziale essere aperti e propositivi perché non si sa mai da dove possa venire l’idea vincente. Lavorare in questo modo è stimolante e gratificante perché si ha la sensazione di creare qualcosa per gli altri e di condividere la propria professionalità per un risultato comune». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 149
IMPRENDITORI DELL’ANNO
Verso l’ottimizzazione produttiva Bottoni, fibbie e accessori di moda in metallo. Dalla materia prima al prodotto finito. Con un’ottimizzazione produttiva e un risparmio di risorse naturali. Il focus sulla Metalbuttons, società della famiglia Mongodi, dalla voce del responsabile amministrativo Fabio Barbò Salvatore Cavera
150 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
Fabio Barbò
a produzione di oggetti semplici e di uso quotidiano come i bottoni è un procedimento complesso, suddiviso in differenti fasi. Nonostante tale complessità, l’intero processo può essere messo in opera anche da una sola azienda, realizzando così un ciclo completo che parte dal trattamento della materia prima – per esempio la zama – e arriva fino all’articolo finito. La zama è una lega di zinco, alluminio, rame e magnesio dalla particolare colabilità. «Il processo è quello della pressofusione, che prevede la lavorazione della zama. Questa viene acquistata sotto forma di lingotti e successivamente introdotta nel processo metallurgico». Come spiega Fabio Barbò, direttore amministrativo di Metalbuttons, società di proprietà della famiglia Mongodi: «Abbiamo sviluppato l’intero ciclo di lavorazione degli articoli in zama, attrezzandoci di macchinari e risorse umane per gestire sia il processo metallurgico e la produzione dell’articolo, sia la finitura galvanica e il processo elettrolitico». Metalbuttons è una società specializzata nella produzione di bottoni, fibbie e accessori di moda in metallo. Con una storia di oltre 50 anni d’attività, dall’esperienza iniziale del fondatore, il signor Mario Mongodi, la Me-
L
170 mln MERCE
Bottoni prodotti ogni anno, realizzati con oltre 200 finiture galvaniche diverse
Nella foto Luca Mongodi e Sergio Mongodi titolari di Metalbuttons Spa, Cividino di Castelli Calepio (BG) www.metalbuttons.it
La realtà bergamasca, in cinquant’anni d’attività, ha puntato su qualità ricerca e sviluppo collezionando numerosi brevetti
talbuttons negli anni è stata protagonista di una sempre maggiore industrializzazione anche a seguito di una costante attenzione ai segnali del mercato.« In tutti questi anni» prosegue Barbò, «abbiamo sempre puntato molto sulla ricerca. Una ricerca interna guidata dal signor Guido Mongodi e sostenuta dal Signor Sergio Mongodi . Lo studio e lo sviluppo continuo hanno portato l’ingresso d’innovazioni tecnologiche e ricerca di nuovi materiali fondamentali per una realtà che necessita e riesce a stare al passo con il mercato. Un’innovazione tecnologica che, in ogni caso, nel nostro settore è fondamentale che vada sempre di pari passo con la manualità e con un’artigianalità che si impongono come necessari per arrivare alla massima qualità possibile». Per quanto riguarda il mercato Metalbuttons sta cercando di investire molto in nuove frontiere. «Siamo concentrati a portare il mercato della Metalbuttons verso nuovi paesi, in modo particolare consolidare il mercato europeo ed espanderci in quello extra-europeo». Metalbuttons è storia aziendale e storia familiare, una società che è seguita in ogni settore e in ogni passaggio della produzione dalla famiglia Mongodi. La realtà bergamasca, in cinquant’anni d’attività ha collezionato numerosi brevetti tra i quali una domanda di brevetto d’invenzione italiana ed estesa in Europa per l’applicazione flessibile, in una sola volta, di più caratteri alfa numerici applicati su capi o etichette. «Il tutto» conclude Barbò, «stando sempre attenti alla sicurezza e con un occhio di riguardo all’ambiente, entrambi aspetti fondamentali per la nostra politica aziendale che ci ha portato a compiere investimenti mirati in ambedue i settori ». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 151
IMPRENDITORI DELL’ANNO
Chi non sceglie la delocalizzazione Uno dei settori più importanti dell’economia italiana alla ricerca di una nuova dimensione. Problemi e prospettive dell’industria tessile secondo l’opinione di Marco Airoldi Guido Puopolo l settore tessile rappresenta senza dubbio una delle eccellenze del mondo industriale italiano, e la qualità delle sue produzioni è riconosciuta e apprezzata in tutto il mondo. Tuttavia oggi la sua sopravvivenza è minacciata dalle ripercussioni che la crisi economica ha avuto su tutta la filiera produttiva. Questa è infatti costituita da un’intricata rete di relazioni tra fornitori, terzisti e clienti, che si sono consolidate nel tempo e che oggi sono messe a dura prova anche dalle produzioni a basso costo provenienti soprattutto dal mercato asiatico. Chi conosce molto bene questa delicata situazione è sicuramente Marco Airoldi, titolare della Fiveol Textil spa, azienda di Vedano Olona, in provincia di Varese, da oltre quarant’anni attiva in questo campo. Qual è lo stato di salute del settore in questo momento? «Purtroppo l’industria tessile ha risentito notevolmente delle conseguenze provocate dalla crisi mondiale, ulteriormente accentuate dalla concorrenza di paesi come Cina e India, dove i costi di produzione sono infinitamente minori rispetto all’Italia. Tantissime aziende produttrici, di piccole e medie dimensioni, così come numerose filature e tintorie, sono state costrette a chiudere in quanto non più in grado di sostenere i costi di gestione, con un danno enorme per tutta la filiera. I grandi marchi, invece, hanno preferito spostare le loro produzioni all’estero, laddove il costo del lavoro è molto basso, a scapito della sicurezza e della qualità. è
I
154 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
Marco Airoldi
un dato di fatto, ad esempio, che in Cina vengano ancora utilizzate sostanze coloranti cancerogene, che le normative europee hanno bandito ormai da moltissimo tempo. Continuando di questo passo il made in Italy sarà destinato a scomparire, visto che già oggi solo una minima parte della lavorazione dei tessuti che si fregiano di questo “marchio”, viene effettivamente realizzata in Italia». Attuando una politica in controtendenza, invece, voi avete preferito non delocalizzare l’attività, nonostante la crisi. Come mai questa scelta? «Abbiamo deciso di rimanere in Italia, puntando a snellire al massimo i costi interni ma salvaguardando la qualità delle nostre produzioni. Siamo una realtà in continuo sviluppo da un punto di vista creativo, con l’obiettivo di proporre alla nostra clientela articoli particolari e ricercati, senza dimenticare che la nostra presenza sul territorio ci permette di offrire un servizio di consegna molto veloce. La nostra è stata una scelta coraggiosa, dettata dalla voglia di continuare a lavorare per valorizzare quanto di buono fatto finora, sicuri che gli sforzi sostenuti saranno apprezzati dai nostri partner sparsi per il mondo, con i quali ci confrontiamo costantemente». Quali sono le caratteristiche alla base della vostra produzione? «Utilizziamo rigorosamente tessuti e filati pregiati, per la produzione di abbigliamento rivolto prevalentemente a un pubblico femminile, oltre a una linea specifica per il tempo libero e sportswear. I nostri filati vengono lavorati su macchine di ultima generazione, isolate tra di loro da appositi separatori, in modo da operare in condizioni climatiche e ambientali ottimali. La nostra forza è data dalla possibilità di creare e proporre periodicamente articoli nuovi e di ottima qualità, difficili da copiare e con un invidiabile rapporto qualità/prezzo». Su quali elementi avete deciso di puntare, per mantenere un’elevata competitività anche in un momento così difficile?
c
Utilizziamo rigorosamente tessuti e filati pregiati, per la produzione di abbigliamento rivolto prevalentemente a un pubblico femminile
d
«Non esiste una ricetta vincente, anche se la continua ricerca di filati speciali e la creatività nel realizzare articoli nuovi, ci permettono oggi di essere sempre più presenti e competitivi sul mercato internazionale. Siamo inoltre convinti che lavorare in un clima di serenità e armonia aiuti a raggiungere determinati risultati, e per questo siamo molto attenti alle esigenze dei nostri dipendenti». Quali sono i vostri programmi per il futuro? «Crediamo molto nel lavoro che stiamo portando avanti, e nel prossimo futuro siamo convinti di poter continuare a crescere, poiché, qualitativamente parlando, le nostre produzioni non temono il confronto con il mercato asiatico. Continueremo a essere protagonisti, sperando che anche le grandi firme della moda si rendano conto che la delocalizzazione delle loro attività non rappresenta una soluzione ai problemi del settore tessile, poiché solo promuovendo e incentivando la ricerca della qualità caratteristica del made in Italy, sarà possibile superare questo difficile momento».
La Fiveol Textil Spa ha sede a Vedano Olona (VA) www.fiveol.com
LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 155
IMPRENDITORI DELL’ANNO
Idee, modelli e produzione made in Italy
Gli alti e bassi nel settore dell’abbigliamento degli ultimi trent’anni non hanno infiacchito l’industria italiana. Federica Mariani spiega che con la qualità si può ancora marciare al fianco dei grandi marchi internazionali Salvatore Cavera
l settore della moda e dell’abbigliamento è certamente uno di quei contesti produttivi grazie ai quali il sistema Italia ha guadagnato la sua migliore reputazione internazionale. Se è vero che l’abbigliamento è quello che più di altri risente della depressione economica, è anche vero che è stato ciclicamente in crisi più volte negli ultimi trent’anni. «Naturalmente il settore calze risente di quello che avviene nel complesso del mercato della moda, ma la vera crisi si è sentita negli ultimi due, tre anni». Così valuta la situazione attuale Federica Mariani, responsabile marketing e amministrazione insieme ai soci Ezio Rodella, Presidente, Giovanni Gaetti, responsabile programmazione e qualità sala macchine, Giovanni Pasquetti, responsabile marketing. «Per far fronte a questa crisi eccezionale, l’idea dalla quale siamo partiti per studiare gli interventi da attuare, per cercare di mantenere i livelli di fatturato, è stata quella di non rinunciare alla convinzione che i nostri prodotti sono il meglio che il mercato può offrire. Per questa ragione abbiamo deciso di non scendere a compromessi. Non abbiamo mai abbassato i prezzi, né abbiamo mai usato materie prime più povere. Insomma, non abbiamo voluto svendere la nostra esperienza. Abbandonare la conoscenza cinquantennale del nostro distretto nel settore delle calze vorrebbe dire sacrificare un pezzo importante del know how del sistema Italia». Dunque, anche in una fase di recessione complessiva, la qualità del made in Italy premia ancora. «Sicuramente, a fronte della crisi e della
I
160 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
competizione internazionale, è sempre più difficile trovare nuovi spazi commerciali. Ma anche fra queste difficoltà, la qualità del made in Italy riesce sempre a emergere in un contesto appiattito su prezzi bassi, che però spesso corrispondono a una scarsa qualità dei tessuti. Chi cerca un prodotto che abbia certe caratteristiche e che sia di sicuro “charme” deve ancora scegliere i
Federica Mariani, responsabile marketing e amministrazione della Zinnia Calze Srl di Castel Goffredo (MN) www.zinniacalze.eu
Federica Mariani
c
La qualità del made in Italy riesce a emergere in un contesto appiattito su prezzi bassi. Chi cerca un prodotto di sicuro “charme” sceglie i prodotti italiani
prodotti italiani». La Zinnia Calze produce anche su commessa per grandi griffe di fama internazionale, esportando quindi anche una parte dei suoi prodotti. «Il 40% del nostro fatturato deriva dalla realizzazione di articoli per i nostri clienti esteri. ma anche una buona parte dei nostri prodotti destinati ai clienti nazionali, viene poi, sottoposta a ulteriori lavorazioni, esportata. I marchi esteri con i quali abbiamo un rapporto diretto sono dislocati in Europa, America e ultimamente abbiamo attivato anche un canale di esportazione molto promettente verso l’Estremo Oriente». La presenza della società sul mercato globale, permette a Federica Mariani di valutare e prevedere quelle che saranno le tendenze della moda per la prossima stagione autunno-inverno. «I prossimi trend più che riguardare i modelli e i colori, che comunque rivestono una loro importanza, saranno dettati dai materiali di composizione delle calze. In questo momento le nostre macchine stanno lavorando sui capi pesanti, specialmente sulle fibre naturali. Data l’importanza delle materie prime, Zinnia Calze investe costantemente risorse, oltre che nella ricerca di nuove fibre, anche in macchinari che permettano le lavorazioni di fibre naturali e pregiate, quali, per esempio, la lana cachemire, la seta e numerosi tipi di cotone. «L’uso dei cotoni, del cachemire e della seta garantiscono sicuramente un valore aggiunto e un miglior ritorno in termini di ricavi, ma bisogna pure tenere conto del fatto che la lavorazione di questi materiali necessita di macchine particolarmente dedicate e di una tecnologia complessa. Proprio per questo non abbiamo mai smesso di acquisire nuovi macchinari, sostituendo i vecchi. Ciò ha migliorato sia le lavorazioni sia i prodotti e, più in generale, tutta
d
l’organizzazione interna. Naturalmente abbiamo anche guardato all’ottimizzazione dei consumi energetici, che è un altro degli obiettivi da perseguire nel prossimo futuro». Da questo punto di vista, il futuro immediato della società, più che verso l’ampliamento dello stabilimento, è orientato allo sviluppo e al miglioramento di tutte le fasi della produzione. «L’intento è quello di migliorare il servizio alla clientela, sia in termini di campionature sia di puntualità e naturalmente qualità. Finora i nostri clienti sono stati la nostra migliore pubblicità, dunque se abbiamo una strategia di marketing è proprio quella di rafforzare il loro convincimento nella nostra competenza. Il mercato, sul lungo periodo, ha sempre premiato chi resiste e non inseguire la concorrenza al ribasso. Questa proviene principalmente dalle economie emergenti, che con condizioni di lavoro impossibili per il nostro Paese e l’impiego di materiali a buon mercato, riescono a essere competitivi sul prezzo del prodotto finale, ma non ancora sulla qualità. Noi come azienda tipica del made in Italy abbiamo però ancora un vantaggio su questi competitor: si tratta soltanto di sfruttarlo e valorizzarlo il più possibile». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 161
IMPRENDITORI DELL’ANNO
Cambia il modo di concepire la divisa Abbigliamento e accessori per ambiti professionali diversi, accumunati però dalla qualità della produzione e da una continua ricerca stilistica. Imerio Pigolotti spiega come è cambiato il mondo dell’abbigliamento lavorativo Guido Puopolo
a cura dell’immagine e dell’aspetto estetico è ormai un elemento di fondamentale importanza in ogni ambito della vita quotidiana. Questa assume però una rilevanza ancora maggiore in campo lavorativo, dove, soprattutto quando si opera a stretto contatto con il pubblico, è necessario apparire sempre in ordine, per poter offrire un’immagine il più possibile positiva alle persone con cui ci rapportiamo. Allo stesso tempo, però, un abito da lavoro deve garantire, a chi lo indossa, il massimo della comodità e della sicurezza, requisiti indispensabili per poter svolgere al meglio l’attività. È ciò che si propone di fornire Isacco srl, azienda fondata nel 1992 a Grumello del Monte, in provincia di Bergamo, attualmente una delle più importanti realtà industriali nella produzione di abiti da lavoro, di accessori e di tovagliato per i settori alberghiero, ristorazione, alimentare, sa-
L
nitario ed estetico. «Siamo dotati di una struttura in grado di assecondare qualsiasi richiesta da un punto di vista tecnico e stilistico, - spiega il titolare, Imerio Pigolotti – attraverso una vastissima gamma di modelli specifici per ogni diverso settore, tutti realizzati con tessuti di altissima qualità». Anche questi indumenti però, seppur creati per rispondere a particolari esigenze lavorative, non trascurano affatto il lato estetico, ma anzi sembrano essere molto sensibili alle novità stilistiche che di volta in volta giungono dalle passerelle del mondo della moda, come conferma lo stesso Pigolotti: «Abbiamo riscontrato come le tendenze provenienti dalla moda tradizionale siano in grado di influenzare, soprattutto per quel che riguarda l’uso dei colori, anche lo stile di questi vestiti. Seguendo questo trend abbiamo iniziato a creare e sviluppare modelli sempre più innovativi e al passo con i tempi, che hanno in parte cambiato il modo di concepire la divisa». Naturalmente gli abiti prodotti hanno caratteristiche diverse a seconda del settore di applicazione, poiché è chiaro che, ad esempio, le necessità in ambito alberghiero sono differenti rispetto a quelle riscontrabili in campo medico o sanitario: «Sicuramente se per un operatore sanitario la comodità e la praticità sono le caratteristiche principali che un camice o un panta-
Imerio Pigolotti
Nelle immagini alcuni modelli di abiti da lavoro e un tovagliato della Isacco www.isacco.it
lone devono avere, una persona che lavora all’interno di un grande albergo o di un ristorante deve poter indossare vestiti non soltanto comodi, ma anche eleganti, con uno stile che può variare dal classico al trendy, ma comunque consoni all’ambiente in cui opera». Tuttavia esistono dei requisiti generali, che ogni indumento deve soddisfare a prescindere dal suo uso: «Tutti gli articoli che realizziamo sono ottenuti utilizzando tessuti di prima scelta, come cotone, poliestere e fibre particolari – sottolinea Pigolotti– in grado di rispondere a specifici standard qualitativi. Utilizziamo, ad esempio, tessuti tecnici traspiranti, frutto di una ricerca continua, che non richiedono stiratura, resistenti all’usura e ai frequenti lavaggi, ideali per assicurare comodità, praticità e il massimo delle prestazioni. Tutti i nostri capi hanno un'ottima vestibilità, e le modellature confortevoli e lineari fanno sì che possano essere indossati da qualsiasi persona». Un servizio completo che, come spiega Pigolotti, non si esaurisce con la fase di distribuzione: «Siamo presenti in tutta Italia e anche in Europa, attraverso un’organizzazione capillare che ci garantisce la possibilità di effettuare, in tempi brevissimi, consegne in ogni angolo del paese. Grazie all’esperienza maturata in quasi vent’anni di attività siamo in grado di personalizzare qualsiasi abito con ricami e modifiche su misura, anche per quantitativi minimi, con l’obiettivo di offrire una produzione ad hoc, sulla base delle specifiche richieste dei singoli committenti. Oltre alla realizzazione di abiti da lavoro,
c
Abbiamo sviluppato modelli sempre più innovativi, che hanno cambiato il modo di concepire la divisa
d
la nostra azienda è attiva anche nel settore del tovagliato, con la produzione di tovaglie e accessori ideali per arredare qualsiasi tipo di locale, sia esso un bar o un ristorante». Quella di Isacco è una realtà in continuo sviluppo che, nonostante un calo generale della domanda per tutto il settore, dovuto alle difficoltà nell’approvvigionamento delle materie prime e, più in generale, alle conseguenze della crisi economica mondiale, secondo Pigolotti può guardare al futuro con rinnovato entusiasmo e fiducia: «In questi anni abbiamo intrapreso un percorso di crescita costante, e anche durante un periodo così difficile come quello attuale il nostro fatturato, in controtendenza rispetto alla maggior parte delle aziende operanti in questo settore, ha fatto registrare un incremento soddisfacente. Al momento abbiamo in cantiere alcuni progetti e idee molto interessanti, che intendiamo portare avanti e sviluppare nel corso dei prossimi mesi, con l’obiettivo di continuare nel nostro percorso di crescita per confermare quanto di buono fatto finora». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 163
IMPRENDITORI DELL’ANNO
Dietro le quinte del catering Nell’organizzazione di congressi aziendali e nella celebrazione di avvenimenti privati, la quantità e la qualità devono procedere insieme. Giuseppe Guastella spiega quali realtà operano per il successo dell’organizzazione di eventi Salvatore Cavera organizzazione di eventi deve avvalersi di servizi di catering che assicurino la fornitura di grosse quantità di prodotto in tempi ristretti, però al tempo stesso questa quantità deve coniugarsi con la qualità, in particolare quando i prodotti sono destinati a eventi come congressi aziendali e fiere, ma anche se si tratta di occasioni private come i matrimoni. La NBG In è una lavanderia industriale che offre il servizio di noleggio e lavaggio di biancheria per ristoranti, alberghi e comunità. È inoltre specializzata nella fornitura di biancheria per catering, fornendo dalle tovaglie ai coprisedia, dalle divise agli accessori necessari per l’allestimento di qualsiasi evento. La parola al titolare Giuseppe Guastella: «La nostra attività è rivolta
L’
166 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
principalmente al settore alberghiero, a quello della ristorazione e del catering. Inoltre, offriamo i nostri servizi a diverse categorie di istituti statali e privati, per esempio gli istituti alberghieri, i centri ospedalieri, le case di riposo e le società che gestiscono le mense delle grandi aziende. Le zone da noi servite quotidianamente sono le province lombarde, ma raggiungiamo anche le province del Piemonte, della Liguria, dell’Emilia-Romagna, del Veneto e della Sardegna. Occasionalmente effettuiamo spedizioni nel resto di Italia, raggiungendo anche il Lazio e la Puglia».
Giuseppe Guastella, titolare di NBG In Srl, Tradate (VA) www.nbgin.it
Giuseppe Guastella
Come garantite la qualità del lavoro e velocità nell’esecuzione degli ordini? «Abbiamo strutturato nel tempo un’efficace rete distributiva, che ci permettere di evadere gli ordini tempestivamente. Inoltre, il nostro personale è stato formato in modo mirato per garantire il massimo della qualità, sia nel servizio di lavaggio che di noleggio di tutti gli accessori che ci vengono richiesti; ma abbiamo puntato anche sulla quantità. L’obiettivo primario della nostra società, infatti, è quello di soddisfare ogni singola esigenza puntando a far procedere in parallelo quantità e qualità, che è poi quello che si richiede a un servizio di catering». Quanto conta, nel vostro settore e quindi nella vostra attività, l’investimento sulle nuove tecnologie, quali sono le ultime innovazioni tecnologiche adottate dall’azienda e quali performance permettono di ottenere? «Più che sulla tecnologia, per essere all’avanguardia del mondo del catering, l’obiettivo da perseguire è quello di garantire il rinnovamento continuo dei tessuti, in modo da rispondere alle richieste più esigenti. La tecnologia tuttavia ha una certa importanza per quel che riguarda i macchinari utilizzati nel servizio lavanderia, che devono essere recenti e funzionali, per questo vengono periodicamente controllati, al fine di garantire sicurezza e qualità del servizio». Negli ultimi anni il vostro volume di affari è aumentato esponenzialmente. Come siete riusciti a crescere nonostante la crisi economica, su quali aspetti avete puntato soprattutto? «Effettivamente, nel periodo dal 2000 al 2008 siamo riusciti ad avere un consistente incremento del fatturato, passando da un volume di affari di 500mila euro l’anno a circa 3,5 mln. Fortunatamente, la nostra crescita e il nostro sviluppo sono avvenuti prima del montare della
c
Più che sulla tecnologia, per essere all’avanguardia nel mondo del catering, l’obiettivo da perseguire è quello di garantire il rinnovamento continuo dei tessuti e la loro disponibilità, in modo da rispondere alle richieste più esigenti
crisi. Questo ci ha permesso di affrontare le difficoltà attuali con delle basi più solide. Attualmente, pur non potendo negare che sia un periodo faticoso, stiamo riuscendo a conservare la nostra clientela, benché questa a sua volta soffra una crisi di liquidità». Tra i settori cui vi rivolgete, quali secondo voi hanno risentito maggiormente della crisi? «La crisi ha investito in maniera uniforme pressoché tutti i settori. Ne hanno così risentito tutte le categorie: dal piccolo ristoratore alla grande società di catering. Una delle conseguenze della depressione economica che ci ha creato maggiori disagi è il fatto che in questo periodo le scadenze di pagamento tendono ad allungarsi parecchio. In questo modo la crisi di liquidità dei nostri clienti si ripercuote in un’incertezza sulla possibilità per noi di fare nuovi investimenti. Si è venuto così a creare un circolo vizioso».
d
LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 167
IMPRENDITORI DELL’ANNO
La continua evoluzione del settore prestampa Eugenio Callioni, Ad della Serio Spa di S. Paolo d’Argon (BG) www.seriospa.it
Grazie alla precisione e alla qualità nella produzione dei servizi a mezzo stampa, la Serio Spa tiene un mercato ancora difficile. Il punto di Eugenio Callioni Carlo Gherardini ono numerosissime le attività cosiddette di “prestampa”, nonché le tecnologie utilizzate in questa fase, che si sono evolute sempre di più, soprattutto con la nascita della stampa digitale. In questo settore così complesso, spicca una società di servizi di S. Paolo d’Argon (BG), la Serio Spa, che oggi conta 54 persone nell’organico e che, nonostante la crisi abbia colpito anche il settore grafico obbligando molte imprese del comparto a chiudere, continua a ottenere risultati positivi. «La mia avventura di imprenditore nel campo grafico è cominciata nel 1985 – afferma l’amministratore delegato Eugenio Callioni -. Dopo un’esperienza decennale alle dipendenze di un’azienda del settore, entrai come socio in un’azienda di prestampa e pochi anni dopo, ritirate le partecipazioni degli altri soci, ne assunsi il controllo. La svolta decisiva, avvenne nel 1997, quando il cliente più importante, mi chiese una co-partecipazione, perché pensava la mia attività strategica per la sua azienda. Oggi detengo il 45% della società». Siete nati come fotocomposizione, per arrivare alla produzione di agende, cataloghi, libri e riviste. Su quali tecnologie avete investito maggiormente? «Nel 2001 abbiamo acquistato il primo computer to plate per l’incisione di lastre per
S
Macchinari aziendali ad alto profilo tecnologico. Nella pagina accanto: sistema CTP Kodak Magnus VLF e macchina da stampa digitale Xerox iGen3
168 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
Eugenio Callioni
stampa offset e rotativa, con un processo tecnologico allora innovativo e rivoluzionario e ancora oggi all’avanguardia. Con l’acquisizione poi di un’azienda di fotolito, abbiamo reso completo il ciclo produttivo per un servizio al cliente nel trattamento dei dati digitali. In seguito abbiamo investito in un reparto di stampa digitale che è oggi in grado di offrire un servizio di alta qualità per i clienti con esigenze di poche copie. Tutto questo è, oggi, chiamato comunemente prestampa, termine senz’altro riduttivo, per definire la tecnologia necessaria per la stampa su carta». Che cosa intende per “riduttivo”? «Intendo dire che dal piombo siamo approdati ai servizi per la rete; servizi non più tangibili e visibili come il piombo, le pellicole o le lastre per le macchine da stampa. Oggi il cliente chiede molto altro, esige file che possano essere utilizzati per i nuovi media, come Internet, Ipad e Iphone; un mondo nuovo, che ci trova in una fase avanzata di studio e approfondimento pronti per un futuro al passo con le nuove tecnologie di comunicazione». Quali servizi offrite oggi? «Oggi offriamo un servizio totale al Gruppo di appartenenza, oltre che soddisfare le richieste di alcune fra le più importanti aziende nel settore della carta stampata. Offriamo tutto ciò che serve per la gestione di file, utilizzati in larga parte nella scrittura delle lastre per stampa offset e digitale. L’elenco delle apparecchiature e dei software utilizzati è interminabile e forse un po’ noioso. Tuttavia, l’attenzione che gli riserviamo, insieme alla crescita
c
La comunicazione su carta stampata sta soffrendo l’attacco dei nuovi “media” e molte aziende del settore chiudono i battenti. Se vogliamo progredire bisogna cavalcare l’onda del cambiamento
d
e al costante aggiornamento dei nostri operatori, è di vitale importanza e, senza dubbio, i veri punti di forza dell’azienda stessa. Fondamentale è inoltre il controllo qualitativo, talmente minuzioso che oggi la percentuale d’errore è ridotta a decimali. Due anni fa, abbiamo aggiunto a tutto ciò, un ufficio redazionale e un ufficio creativo, che “pensano”, con e per il cliente, il media e la forma più efficace, per le sue esigenze». E come vede il futuro? «Impegnativo; come sempre per chi vuole lavorare con criterio e rigore. Ma la cosa non mi spaventa. La comunicazione su carta stampata sta soffrendo l’attacco dei nuovi “media”. Molte aziende del settore chiudono i battenti o riducono drasticamente il loro organico. Se vogliamo progredire bisogna cavalcare l’onda del cambiamento. Pur avendo attraversato momenti che, purtroppo, hanno portato al fallimento di molte aziende grafiche, ho sempre avuto il conforto di risultati positivi e intendo continuare con lo stesso entusiasmo e impegno». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 169
IMPRENDITORI DELL’ANNO
Diversificando, dai mangimi al recupero energetico Il caso della Falconi Engineering CM è emblematico. Realtà leader nel campo della mangimistica, è oggi tra i protagonisti bergamaschi sul settore delle energie alternative. Perché, come spiega Serafino Falconi, «se non si diversifica si è fuori dai giochi» Andrea Moscariello
nche la piccola impresa non può più ritenere la diversificazione al pari di una scelta eventuale, da valutare. È ormai l’unica vera strategia in grado di proteggere gli esercizi da un mercato contrassegnato da crisi cicliche, comparti altalenanti e costi energetici e di materie prime sempre più imprevedibili. Una verità che Serafino Falconi, a capo della Falconi Engineering CM srl, conosce molto bene. Un imprenditore noto soprattutto per essere tra i leader sul mercato dell’industria mangimistica. Ma oggi, entrando nel suo stabilimento di Credaro, in provincia di Bergamo, a tutto si può pensare fuorché a un’impresa specializzata in mangimi. «È vero, nei primi anni ci siamo dedicati quasi
A
Serafino Falconi, fondatore della Falconi Engineering CM Srl www.falconiengineering.it
170 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
esclusivamente all’industria mangimistica e al mondo della gomma, che è esploso nelle nostre valli bergamasche – spiega Serafino Falconi -. Ma da subito capimmo che era importante allargare il campo di lavoro per non essere in balia di specifiche lavorazioni, che in caso di crisi o per altri motivi, avrebbero portato l’azienda a capitolare». In questo, dunque, la diversificazione fa la differenza. Eppure la sua non è un’impresa che va male. Cosa sta succedendo? «Il problema riguarda tutto il mercato. Anche un’azienda virtuosa, come la nostra, ovviamente subisce i fallimenti e i ritardi nei pagamenti da parte delle altre società con cui lavora. Un problema che in Italia è appesantito dal fatto che la legge non tutela i piccoli imprenditori». A cosa si riferisce? «Occorrono dieci anni se non di più per recuperare un credito. Se penso che lo Stato, attraverso strumenti come Equitalia, in 60 giorni può recuperare ciò che vuole, trovo assurdo come invece le Pmi siano lasciate allo sbando. Il mondo della politica fatica a considerare concretamente il tessuto imprenditoriale, eppure è questo a sostenere, nonostante tutto, il sistema paese». Quali danni, soprattutto,
Serafino Falconi
Si punta all’innovazione Grazie al sodalizio con la ditta tedesca Amandus Kahl, la Falconi Engineering CM Srl si è dimostrata leader in questi anni di attività. Alta tecnologia per la sanificazione, digeribilità e cottura di prodotti alimentari zootecnici, chimica per il trattamento e la cubettatura, del legno per l’essicazione e pellettizzazione, del riciclaggio, trattamento, triturazione e selezione dei copertoni di auto e camion, sono solo alcuni degli ambiti più interessanti dal punto di vista innovativo e della ricerca aziendale. La Falconi ha acquisito un forte segno di qualità e innovazione. Il processo produttivo parte dalla progettazione della lavorazione della lamiera grezza alla macchina finita, includendo la parte elettrica e di software. Lo sviluppo dell’azienda è stato sempre indirizzato verso il rinnovamento, la sicurezza sul lavoro e il rispetto dell’ambiente.Fiore all’occhiello è la progettazione che si sviluppa con personale specializzato dotato di stazioni M10 e CAD tridimensionale. I computer vengono aggiornati annualmente con i più nuovi e avanzati sistemi. Altri investimenti vengono attuati nella ricerca di nuove tecnologie di lavorazione, tramite studi ingegneristici.
40% PELLET IN ITALIA
A questo ammonta la produzione totale di pellet di legno in Italia “firmata” Kahl e Falconi Engineering
4 mln DEPOSITI
Questo il fatturato medio, in euro, della società di Credaro. Il mercato di riferimento è per il 60-70% in Italia, anche se vanta clienti molto importanti in Germania, Svizzera, Croazia, Indonesia e Cina
subiscono le imprese? «Il ritardo nei pagamenti, unito a un sistema bancario che non offre più credito, impedisce l’attuazione di una progettualità a lungo termine. E non permette di investire in ricerca, tecnologia, innovazione. Si impedisce, in pratica, lo sviluppo. Per fortuna quest’anno abbiamo delle commissioni molto importanti che ci permetteranno di recuperare buona parte di ciò che abbiamo perso nell’ultimo biennio. Ma come vede, alla fine, le piccole imprese, senza l’aiuto dello Stato, delle Banche e della Giustizia, se la cavano da sole, mantenendo posti di lavoro». La gomma e i mangimi hanno subìto molto la crisi. Lei però ci insegna a non focalizzarsi su un solo settore. Attualmente su cosa vi state concentrando? «L’azienda collabora con gruppi di ricerca nel campo dello sviluppo di energie alternative, su tutti il cippato di legno, per ottenere la pirolisi gas, utilizzato come propulsore a protoni elettrici, creando Kw, acqua e aria calda per il riscaldamento. Un altro campo molto importante e pieno di potenzialità è quello della creazione del gasolio da materiali di scarto. Inoltre, grazie al sodalizio con la ditta
tedesca Amandus Kahl, si sono eseguite lavorazioni con lo scarto del legno, che ci hanno permesso di realizzare, in Italia, circa 20 impianti per la cubettatura della segatura. Un dato di fatto è che la produzione italiana totale di pellet di legno realizzata grazie a Kahl e Falconi Engineering CM srl ricopre il 40%. Nel frattempo abbiamo anche stipulato, sempre con questa azienda tedesca, un contratto di concessionario unico in Italia. Parliamo di una realtà tra le più importanti del settore, che vanta 450 dipendenti e con una fatturazione di 110 milioni di euro». Kahl, poi è leader anche nell’altro vostro core business. «Sono ai primi posti nel campo dell’alta tecnologia per la sanificazione, digeribilità e cottura di prodotti alimentari zootecnici. Con questo legame abbiamo acquisito un forte segno di qualità e innovazione». Quali sono le sue prospettive per il futuro? «Miriamo a conquistare un nuovo mercato, di nicchia, quello delle costruzioni navali per il trasporto di animali vivi all’estero. La richiesta da parte dei paesi emergenti è aumentata a tal punto da convincerci a investire in questo campo». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 171
IMPRENDITORI DELL’ANNO
Meccanica per l’orticoltura Francesco Ferrari spiega il funzionamento e gli andamenti del mercato delle macchine impiegate in agricoltura. Quanto conta l’investimento in tecnologia e la visione in prospettiva sulle oscillazioni della richiesta fra picchi e stasi
n agricoltura, vi sono colture che hanno mercato in base alla loro redditività in un dato momento storico. Le coltivazioni appaiono e scompaiono, oppure si spostano in altre parti del mondo, dove è indispensabile esserci per potersi adattare alle nuove esigenze del settore e per non andare in stallo». Con queste parole, Francesco Ferrari spiega come deve osservare il mercato chi si è specializzato nella produzione di macchine agricole, Salvatore Cavera il cui impiego va di pari passo con le colture diffuse. Queste possono avere dei mutamenti nella quantità di produzione o anche una cessazione, per questo è necessario essere specializzati in più settori. Ferrari affronta l’argomento da addetto ai lavori, essendo titolare della Ferrari Costruzioni Meccaniche, che si occupa della progettazione, dell’industrializzazione e della commercializzazione di macchine agricole. Nello specifico macchine trapiantatrici per l’orticoltura, destinate anche all’export globale. Qual è l’approccio che vi ha consentito di
172 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
«I
Francesco Ferrari
crescere come azienda? «Abbiamo sempre creduto in quello che facciamo e sul potenziale della nostra attività. Bisogna quindi avere fiducia nelle proprie forze per esserci e contare sul mercato. Bisogna poi capitalizzare – a costo di soffrire come imprenditori –, puntare sull’innovazione e sulla tecnologia, investire nel marketing e inserirsi nelle nicchie di mercato con prodotti che superino in qualità, prestazioni e rendimenti lo standard sul mercato». Investite molto nell’aggiornamento tecnologico? «Il reinvestimento degli utili Francesco Ferrari, titolare di Ferrari Costruzioni Meccaniche Srl, Guidizzolo (MN) nell’innovazione è una delle nowww.ferraricostruzioni.com stre prime preoccupazioni. Cerchiamo sempre di migliorare la produzione; inoltre abbiamo avviato alcuni progetti, con le relative sperimentazioni di prodotto. Sia su linee di prodotto simili a quelle attuali, sia su linee parallele che ci consentano di ampliare il nostro portafoglio». Quindi cercate di sviluppare più linee produttive? «Cerchiamo di avere delle linee produttive complementari per consentire all’azienda di avere sempre delle performance in salita, anche nel momento in cui vi sia un calo di richiesta di alcuni dei componenti di una gamma. Ciò può accadere. Spesso le cause sono da ricercare in fenomeni e andamenti del mercato indipendenti dal nostro operato; ma si tratta di oscillazioni quasi sempre prevedibili. L’essere impegnati su più ambiti mediante la diversificazione delle linee produttive ci consente un incremento di fatturato comunque positivo». Avete un reparto per lo sviluppo e la ricerca? «Il nostro patrimonio tecnologico è tutto progettato all’interno dell’azienda. Produciamo tutto quello che nei limiti della competitività di produzione si può ottenere, sia la parte di carpenteria metallica, sia la torneria e le macchine per asportazione di truciolo, sia quelle per la verniciatura, sia la parte elettronica e il software. Ogni
c d
Avere delle linee produttive complementari consente all’azienda di ottenere sempre delle performance in salita
fase di progettazione e produzione è sotto il diretto controllo dell’azienda e dei nostri standard qualitativi». Siete presenti soltanto nel mercato italiano o anche in quelli esteri? «Cerchiamo di essere presenti in tutte le aree del mondo, senza trascurare il mercato domestico. Riteniamo indispensabile un portafoglio clienti il più variegato possibile, riteniamo infatti che la diversificazione geografica sia una condizione irrinunciabile per ottenere stabilità di fatturato. Oggi la nostra attività opera in quasi tutto il mondo con uno standard qualitativo elevato, ha superato i 6 mln di euro di fatturato e, nonostante la crisi, cresce a due cifre». Cosa si aspetta il mercato dalle aziende del vostro settore industriale? «Nel nostro mercato ritengo che sia molto importante la tempistica di intervento nell’evasione degli ordini. Per questo noi cerchiamo di avere sempre, nei limiti imposti dalla nostra capacità produttiva, i magazzini completamente pieni. Ciò per garantirci, nei momenti di picco dell’assorbimento di mercato, di soddisfare tutte le richieste che riceviamo. Questo è il sistema per guadagnare posizioni nei confronti della concorrenza. Chi non si adegua a questo standard imposto dal mercato, rimane fuori». Quali sono le prospettive e gli obiettivi per il futuro della vostra società? «Riteniamo irrinunciabile continuare a mantenere alto il nostro nome sul mercato. Ciò ci obbliga a impegnarci sempre più in prima persona, ma al tempo stesso ci permette di avere il polso della situazione e a essere i protagonisti del nostro futuro, senza responsabilità, glorie o sconfitte dipendenti dalle capacità e volontà di altri. Uno degli obiettivi sarà quello di avere una gamma sempre più vasta». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 173
IMPRENDITORI DELL’ANNO
Il made in Italy viaggia su due ruote Domino non cede alle lusinghe della delocalizzazione. l rombo di un motore, le ruote che sfrecIl marchio italiano, leader nella produzione ciano e le folle che, dagli spalti, bloccano il respiro in quel brevissimo istante in cui di componentistica per veicoli su due ruote, vedono passare il proprio campione. La guarda al futuro puntando all’avanguardia tecnologica magia del Moto Gp ha saputo conquistare le ultime generazioni. Soprattutto italiane. Ma die- per far fronte alla concorrenza asiatica tro i volti noti, quelli di Rossi, Biaggi, SimonAndrea Moscariello celli, si cela un mondo di aziende, tecnici e produttori, che hanno dimostrato come il made in Italy possa fare la differenza anche sulle due ruote. Nel cuore della Brianza si trova una delle realtà più note e affermate del settore, quella Domino la cui scritta appare sulle tute dei grandi piloti. Un’azienda nata nel 1951, grazie a Rino Bertini e Alma Cazzaniga, marito e moglie, entrambi cavalieri del lavoro, i quali dal desiderio di concretizzare un sogno, pur se in un’epoca difficile, riescono a mettere in piedi uno dei marchi leader nel mondo della componentistica per due ruote. Alma è ancora oggi presidente della società, ove sono subentrati anche i figli Marco, responsabile commerciale, Paolo, responsabile tecnico, e Tino, direttore di stabilimento. Ma negli anni si sta rivelando sempre più difficile mantenere il “presupposto Marco, Paolo e Tino Bertini con, decisamente inferiori». Ma i Bertini noitaliano”. «Per un’attività come la nostra gli ,seduta al centro, Alma Cazzaniga, nintendono mettersi in disparte. La loro è presidente della Domino Spa un’azienda che ha già dimostrato di poter svantaggi sono innumerevoli – dichiara Marco www.domino-group.com compiere grossi balzi in avanti, basti riBertini -. Con l’arrivo di alcune società straniere, cordare l’acquisizione del marchio Tommaselli, dai paesi cosiddetti “low cost”, creatrici di veinel 1991, realtà leader nel campo dei manubri coli assemblati, si è verificata una drastica ridud’acciaio e in alluminio, e la creazione della sozione della produzione italiana di veicoli di piccietà Cadore, nel 1999, specializzata nello stamcola e media cilindrata». Una situazione che paggio della materia plastica e nella fabbricarende difficile progettare, e di conseguenza prozione di dispositivi elettrici». La forte coesione durre, nuove componenti. «Stanno venendo a dei reparti interni di queste tre realtà parallele meno le possibilità di ammortizzare i costi delle permette una rapida trasformazione delle idee in attrezzature di questi articoli, mentre i nostri prototipi e la loro successiva industrializzazione. competitor asiatici possono tranquillamente reIl marchio Domino, negli anni, ha dato le prove plicare o clonare quello che è stato prodotto da della professionalità e della qualità dei propri noi italiani, per poi farci concorrenza con costi
I
174 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
Marco Bertini
un mercato delle due ruote motorizzate che si sta sempre più rimpicciolendo, al contrario di ciò che accade nei paesi emergenti, dove questo tipo di veicolo è in continua crescita». La Marco Simoncelli. Foto Team San Carlo Honda Gresini delocalizzazione, dunque, per ora pare un miraggio lontano. «È una possibilità Abbiamo valutato alcune joint-venture che abbiamo analizzato, per poter essere presenti sui mercati emergenti, ma essendo noi una con aziende asiatiche, ma queste, piccola azienda le difficoltà sarebbero notevoli. una volta preso il nostro know how, Abbiamo sondato L’opportunità di creare jointci avrebbero fagocitato venture con aziende asiatiche, ma essendo queste dieci volte superiori alla nostra, una volta preso il nostro know how ci avrebbero fagocitato nel giro di poco tempo». L’unica soluzione resta prodotti grazie ai numerosi successi conquistati quella di presenziare con un’azienda di proprietà nelle varie discipline sportive delle due ruote. Il al 100%. Strategica, al tempo stesso, potrebbe gruppo ha accompagnato alla vittoria numero- essere la cooperazione con altre aziende itasissimi piloti. Tra questi, nel Campionato del liane o europee, con le medesime dimensioni, Mondo Velocità non si possono non menzio- in modo tale da poter dividere le spese comuni nare nomi come quello di Valentino Rossi, Lo- e alimentare sinergie. Sul futuro, il responsaris Capirossi, Marco Melandri, Roberto Loca- bile commerciale dichiara che «la situazione telli, Max Biaggi, Fausto Gresini e Marco economica italiana non dà segni di ripresa, Simoncelli. Nel Campionato del Mondo En- quella internazionale non brilla più di tanto, duro Giovanni Sala, Mika Ahola e, infine, quindi le prospettive per il prossimo biennio nel Campionato del Mondo Cross con non sono delle migliori. Non bisogna però Stefan Everts, Antonio Cairoli e Da- perdersi d’animo. Occorre sperare, sempre, vid Philippaerts. «Nonostante tutto che qualche cosa cambierà. Noi punteremo su stiamo continuando a produrre in Ita- prodotti d’avanguardia, in modo da essere lia – interviene nuovamente Marco sempre un gradino avanti alla concorrenza Bertini -. Purtroppo siamo in asiatica».
c
d
LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 175
IMPRENDITORI DELL’ANNO
Un settore in rapida ripresa L’automotive, a livello internazionale, dà segnali confortanti e le molte realtà dell’indotto registrano risultati positivi. Il caso della Defremm spa
Giuseppe Molinari, presidente della Defremm di Lecco www.defremm.it
178 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
n maggio il mercato italiano dell’automobile, secondo quanto comunicato dal ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha registrato 170.603 unità vendute, una crescita del 3,6% rispetto allo stesso periodo Lucrezia Gennari dell’anno scorso. Anche in Italia, quindi, sembrano muoversi segnali di ripresa, mentre, per la più gran parte delle aziende legate al settore, è dal mercato tedesco che arrivano le maggiori opportunità. «La Germania ha trainato la ripresa del settore a livello globale – afferma Rosa Molinari, direttore generale della Defremm di Lecco, azienda specializzata nella produzione di particolari stampati a freddo, destinati in gran parte al mercato automobilistico -. Noi esportiamo circa il 60% della nostra produzione, di cui una buona parte in Germania, e circa il 60% dei prodotti Defremm è destinato proprio al mercato automotive. Pertanto, dopo la crisi del 2008- 2009, già dall’anno scorso abbiamo visto una certa ripresa del settore, registrando risultati positivi». Oltre all’automotive, a quali altri settori è destinata la vostra produzione? «Realizziamo particolari stampati a freddo ottenuti da filo in conformità ai disegni e alle specifiche tecniche richieste dal cliente. Tali pezzi sono destinati, oltre all’automotive, ai settori correlati fasteners: elettrodomestici, idraulica, serramenti e costruzioni meccaniche in genere. La nostra produzione comprende anche, a catalogo, inserti filettati e rivetti a strappo». Come siete riusciti a fare fronte alla crisi economica che ha afflitto in Italia molti dei vostri settori di riferimento? «Abbiamo puntato molto sulla flessibilità e oggi possiamo offrire ai nostri clienti un prodotto capace di rispondere alle specifiche esigenze di ognuno. Inoltre abbiamo investito molto nello sviluppo di nuovi prodotti e nel marketing, partecipando anche a importanti fiere di settore a Stoccarda, a Budapest e nel 2012 ad aprile saremo presenti ad Hannover. La crisi ha comunque modificato radicalmente il modo di lavorare:
I
Rosa Molinari
un tempo i programmi erano su base annua e si aveva maggior tempo per pianificare le attività, ora la visibilità si limita a due massimo tre mesi rendendo tutto più frenetico. Il 2011 sta confermando un trend positivo, sebbene i costi delle materie prime rendano il mercato sempre più difficile da affrontare». Defremm dunque propone al mercato soluzioni versatili di elevata tecnologia e affidabilità, destinate agli utilizzi più svaRealizziamo particolari riati. In cosa consiste, più speciali stampati a freddo nello specifico, la vostra destinati ai settori flessibilità produttiva? «Negli anni, grazie ai contiautomotive elettrodomestici, nui investimenti in ricerca e idraulica, serramenti e sviluppo di nuove tecnologie costruzioni meccaniche e alla costante crescita proin genere fessionale di personale qualificato, ci siamo specializzati nella produzione di minuterie metalliche ottenute dalla deformazione a rantire elevata capacità di reazione in qualsiasi sifreddo di filo in vari materiali, diversificando così tuazione. Il primo step è la progettazione e lo svila gamma di prodotti. Particolare attenzione è ri- luppo interno delle attrezzature di produzione, volta alla fase di pianificazione delle attività pro- segue la realizzazione dei campioni iniziali e la duttive. Inoltre, siamo riusciti a instaurare con i successiva standardizzazione dei risultati ottenostri clienti un vero e proprio rapporto di col- nuti per il lancio della produzione di serie. L’aplaborazione: molti articoli vengono realizzati in provvigionamento della materia prima, filo in acco-design, attraverso studi di fattibilità mirati. La ciaio a basso e medio tenore di carbonio, acciaio capacità di interpretare le esigenze del cliente e inossidabile e leghe in alluminio, rame e ottone, la competenza del personale tecnico, ci consen- con diametri fino a 20 mm, avviene presso fortono di offrire una valida assistenza in ogni fase nitori certificati e selezionati in diversi paesi. di progettazione, realizzazione e applicazione Eseguiamo inoltre lavori complementari, quali ridei prodotti». presa per stampaggio, foratura, filettatura e torCome avviene, passo passo, il ciclo produt- nitura, nonché trattamenti interni di lavaggio e tivo della Defremm? ricottura per distensione. Ci avvaliamo invece di «Premetto che l’azienda dispone di adeguate at- partner qualificati per trattamenti speciali di trezzature di controllo e di strumenti di misura, tempra, bonifica e zincatura trivalente con cail che garantisce la conformità del prodotto du- ratteristiche, spessori e resistenza in nebbia salina rante tutto il ciclo produttivo. Dispone inoltre di in accordo alle normative di riferimento e alle una gamma completa di macchine utensili per singole richieste del cliente. A garanzia totale la realizzazione dei componenti delle attrezzature della conformità dei prodotti forniti, disponiamo di produzione e per la manutenzione degli im- inoltre di impianti per la selezione dimensiopianti produttivi. In questo modo possiamo nale e rilevazione di corpi estranei tramite fotooperare nel rispetto dei tempi pianificati e ga- camere digitali».
c
d
Sopra, Rosa Molinari, direttore generale dell’azienda, con i fratelli Mauro Molinari responsabile produzione, Andrea Molinari responsabile tecnico, Paolo Molinari responsabile acquisti
LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 179
IL SETTORE AUTO
L’automotive cambia marcia impatto della crisi economica e i costi crescenti dei prezzi dei carburanti hanno messo, fra gli altri, in difficoltà il settore commerciale dell’automotive. Le case automobilistiche possono puntare su nuovi modelli, più efficienti e che garantiscano consumi ridotti, o anche su modelli con un minore impatto sull’ambiente, sfruttando la crescente sensibilità per il problema dell’inquinamento e della qualità dell’aria, soprattutto nei grossi centri. I concessionari, da parte loro, stanno invece cercando di sviluppare la rete dei servizi e i sistemi di promozione e di attrazione per i nuovi clienti, alla luce delle mutate condizioni sia economiche che di esigenze di mobilità. La concessionaria Crespi, fondata da Paolo Crespi, commercializza veicoli a marchio Volkswagen, Skoda e veicoli commerciali Volkswagen. Il titolare Stefano Crespi affronta alcuni temi legati alla situazione attuale e al futuro mercato dell’auto. Con la crisi economica e soprattutto con i continui aumenti del prezzo dei carburanti, qual è il bilancio dell’ultimo anno relativo all’attività e al fatturato della concessionaria? «La situazione economica ha certamente fatto mutare l’atteggiamento rispetto alla decisione dell’acquisto di un nuovo veicolo. Senz’altro la crisi generale ha toccato anche il settore dell’automotive. Tuttavia, le vendite del 2010, nonostante la crisi, ci hanno premiato. Grazie alla nostra clientela storica, composta in parte di privati e in parte di grandi flotte aziendali, abbiamo chiuso il bilancio dell’anno passato in positivo. In particolare va menzionata l’ottima performance di Skoda, che ha registrato un incremento significativo». Su quali aspetti occorre puntare per conquistare gli acquirenti, che si sono fatti più prudenti rispetto alle scelte economiche?
L’
180 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
L’evoluzione nel settore della rivendita e nel noleggio di automobili. Gli effetti della crisi attuale e gli sviluppi futuri dei veicoli ibridi. La parola a Stefano Crespi Salvatore Cavera
«Per crescere, in questo momento – ma come in tutti momenti –, è necessario offrire soluzioni alternative e servizi. Al di là della semplice vendita, oggi dietro una concessionaria moderna si cela un mondo variegato fatto di servizi integrati. Bisogna inoltre continuare a investire nell’organizzazione e nella formazione della propria squadra: il fattore umano e la motivazione del personale sono fondamentali per affrontare le sfide poste dal mercato e imparare a interpretare le esigenze della clientela. Ricordiamoci, poi, che il concessionario è tenuto a mantenere gli alti standard imposti dalla casa mandante, documentando e certifi-
Stefano Crespi, titolare della Concessionaria Crespi & C. Srl, Lozza (VA) www.crespivolkswagen.it
Stefano Crespi
c
Il mondo dell’auto è destinato a evolversi e a dirigersi verso un impiego sempre maggiore delle tecnologie che permettono di sfruttare le fonti energetiche alternative
cando tutto il lavoro, altro elemento di garanzia per gli acquirenti». La vostra strategia di promozione è diversificata, oltre che per privato e aziendale, anche per clientela adulta e giovane? «Per la clientela più matura la strategia non è in realtà molto diversa da quella che è la tradizione della vendita di automobili, questa tradizione fa parte della storia della nostra attività e ne è alla base. Per quel che riguarda il mondo giovanile, nel quale contano molto le mode e lo stile di vita, bisogna cercare di conquistare nuovi clienti interpretando il loro modo di relazionarsi agli acquisti. Per conquistare questo settore del mercato e necessario adeguarsi ai nuovi sistemi di comunicazione, sfruttando Internet e la telefonia mobile».
d
In futuro quanta attenzione riporrà, secondo lei, il mercato italiano dell’auto alle produzioni ibride, elettriche, a basso impatto ambientale? «Il mondo dell’auto è destinato a evolversi e a dirigersi verso un impiego sempre maggiore delle tecnologie che permettono di sfruttare le fonti energetiche alternative. L’ibrido elettrico tra pochi anni sarà certamente molto diffuso. Cambierà probabilmente anche il modo di utilizzare e possedere un’automobile; potrebbero svilupparsi forme di noleggio dedicate all’uso dei privati, aprendo la possibilità di guidare un’utilitaria durante la settimana e una station wagon nel weekend». Quali sono i progetti futuri e gli obiettivi che prevedete di raggiungere come concessionaria? «Noi rappresentiamo alcuni dei marchi più importanti del mercato. Si tratta di aziende che puntano sull’innovazione, il design e l’affidabilità. Il gruppo Volkswagen punta, entro il 2018, a diventare il primo costruttore di auto al mondo. In questo scenario, noi siamo lieti di doverci adeguare agli standard e alle prestazioni di una casa produttrice così ambiziosa e facciamo e faremo in modo di accompagnare questa volontà di sviluppo della società tedesca. Per quel che riguarda più da vicino le nostre iniziative, noi ci siamo specializzati nel noleggio a lungo termine e nella fornitura a grandi acquirenti e flotte, come, per esempio, quelle di alcune delle più prestigiose multinazionali. Riteniamo che quello del noleggio auto sia un settore destinato a crescere. In generale stiamo ampliando la gamma di servizi rivolti al singolo cliente. Chi acquista l’auto è sempre più seguito dal concessionario, lo accompagniamo durante tutta la vita della vettura». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 181
IL PROGETTO SMILAB
Un laboratorio per le imprese Crescono i numeri del progetto Smilab, l’incubatore di idee nato per favorire il trasferimento di tecnologia e conoscenze sul tessuto imprenditoriale lombardo. Un centro di ricerca che nel “fare rete” ha trovato la sua formula vincente Aldo Mosca
rasferire tecnologie alle imprese. Un obiettivo che, molto probabilmente, l’Italia ha recepito in ritardo rispetto ad altre realtà europee, ma che nel giro di pochi anni si è concretizzato grazie soprattutto ad importanti progetti che creano rete e distribuiscono risorse umane e finanziarie. Emerge, in Lombardia, la performance del Centro di Ricerca e Trasferimento Tecnologico Smilab, accreditato presso la Regione Lombardia. Una struttura nata nel 2008 a San Giovanni Bianco, nel bergamasco, all'interno di Smigroup. «Smilab si propone come centro di ricerca multidiscliplinare e di trasferimento tecnologico alle imprese – spiega il suo innovation director Fabio Chiesa -. Con questo progetto Smigroup ribadisce l’attenzione verso la ricerca, l’innovazione tecnolo-
T
184 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
gica e la formazione come principi fondamentali per la crescita economica, culturale e sociale delle aziende e delle comunità di riferimento». Un anno fa Smi ha ricevuto il “Premio dei Premi” dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e dal Ministro dell’Innovazione, Renato Brunetta, in occasione della Giornata Nazionale dell’Innovazione tenutasi a Roma al Palazzo del Quirinale. «Nel corso del 2010 abbiamo investito in innovazione e ricerca una quota consistente di risorse» dichiara Chiesa. Come può una realtà come la vostra stimolare il trasferimento tecnologico alle imprese? «Smilab è un centro di “incubazione” di idee, progetti, conoscenze, intelligenze. La condivisione di esperienze e metodologie di lavoro si traduce in un bagaglio scientifico, tecnico e culturale in continua evoluzione a disposizione della comunità attraverso un’ampia gamma di programmi di formazione e di “trasferimento della conoscenza”. Dal canto nostro organizziamo un nutrito calendario di corsi di formazione e aggiornamento, rivolti sia al personale delle aziende Smigroup che a tutti gli operatori esterni. Periodicamente organizziamo anche eventi e convegni, denominati “Smilab Days”». Come si svolgono? «In pratica sono occasioni durante le quali relatori di alto profilo provenienti dal mondo della ricerca, delle università e
Fabio Chiesa
c
Per crescere e competere sul mercato globale, sarà fondamentale aprirsi ad un maggiore confronto con le altre realtà
d
delle imprese affrontano temi di grande interesse tecnico e scientifico, come ad esempio le nanotecnologie, la digitalizzazione dei documenti cartacei, le energie rinnovabili». Tra i vostri percorsi formativi vi sono anche i “Progetti Alternanza Scuola-Impresa”. Di cosa si tratta? «Questi mirano ad avvicinare il mondo della scuola alle realtà operative del mondo del lavoro. Gli studenti delle superiori sono inseriti in un gruppo di lavoro a partecipazione mista scuola-impresa, che crea e gestisce un progetto reale all’interno delle strutture aziendali, seguendone tutte le fasi di preparazione, realizzazione e applicazione sul campo». Ormai siete uno dei partner più qualificati per assistere le aziende nella ricerca di finanziamenti. «Per questo proponiamo un nutrito portafoglio di servizi e progetti legati alla finanza agevolata e ai fondi per la ricerca e l’innovazione, nonché consulenza e supporto tecnico per la partecipazione a bandi regionali, nazionali ed europei». A proposito di fondi pubblici, a suo parere sono ben gestiti? «Il sistema dei finanziamenti pubblici e bancari risulta spesso legato a una valutazione finanziaria dell'azienda piuttosto che all'analisi dell'idea progettuale alla base della richiesta di finanziamento. Sarebbe pertanto necessario un cambiamento di mentalità che coinvolga tutto l'indotto. Parlando con alcuni ricercatori statunitensi sono rimasto colpito dal sistema utilizzato negli Usa per valutare le richieste di finanziamento: oltre al progetto, viene infatti valutata anche la persona che lo presenta, alla quale vengono attribuiti pun-
teggi più elevati se il suo curriculum comprende iniziative e attività collegate a idee nuove e innovative, anche se queste non si sono tramutate in progetti dall'esito positivo. Sono certo che anche in Italia molti nostri concittadini ricchi di inventiva potrebbero diventare imprenditori, se anche da noi vigesse questo sistema di valutazione». Mentre gli imprenditori, sotto quali aspetti potrebbero evolversi? «Occorre superare il concetto di “feudo” al quale ancora molte aziende sono legate. Per crescere e competere sul mercato globale, sarà fondamentale aprirsi ad un maggiore confronto con le altre realtà». Su quali settori, soprattutto, vi concentrerete in futuro? «Sicuramente l’ambiente e la realizzazione di sistemi efficienti e poco costosi per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili L’attività svolta da Smilab in questo settore ha portato all’ideazione del sistema di controllo che regola il movimento dei singoli inseguitori di un Parco Solare Fotovoltaico in provincia di Bergamo. I laboratori si stanno inoltre concentrando nella ricerca di nuove soluzioni di illuminazione pubblica a led di classe ME2. Questa tecnologia è in grado di offrire il massimo in termini di prestazioni illuminotecniche, design, affidabilità e risparmio energetico, mantenendo la temperatura del led al livello più basso possibile e garantendo una vita operativa dell'impianto di almeno 10 anni».
Fabio Chiesa, innovation director di Smilab www.smilab.info
LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 185
CONSULENZA D’IMPRESA
Consulenza integrata per l’impresa Il commercialista dell’era 2.0 non ha nulla a che vedere con quella figura di “burocrate del fisco” cui l’immaginario collettivo ci ha abituati. Paolo Colleoni richiama la categoria affinché cresca in favore di una consulenza d’impresa più moderna Paolo Lucchi
n concetto di “Consulente globale d’impresa” capace di rispondere alle mutate esigenze delle piccole e medie aziende italiane. Le categorie professionali, a cominciare dai commercialisti, sono oggi chiamate a rivedere approcci e mission operative. Complice il mercato odierno, che richiede una capacità strategica e un’attenzione, da parte degli imprenditori, sempre più elevate. E sono proprio gli advisor a doverli sostenere nell’alzare il livello di guardia. A insistere su questo punto è anche Paolo Colleoni, tra i più affermati pro-
U
Paolo Colleoni esercita a Treviglio (Bg) advisor@studiocolleoni.it
186 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
fessionisti del bergamasco, che dal suo studio di Treviglio non ha problemi nel definirsi un «commercialista atipico». Colleoni, come mai questa definizione? «Perché non ho mai considerato prioritaria l’impostazione classica dello studio professionale. Ho sempre posto più l’attenzione verso i problemi gestionali, la pianificazione finanziaria, la revisione negli enti pubblici, l’attività di consulente del tribunale, le revisioni aziendali». Si riferisce ad aspetti che sono stati sottovalutati, anche dagli imprenditori stessi? «Il piccolo imprenditore, come il medio del resto, ha in sostanza gli stessi problemi delle aziende più grandi. Ovviamente rapportati a numeri e grandezze diverse. Non si tiene conto che le Pmi oggi non sono soddisfatte dell’apporto dei commercialisti, apporto che in questi anni si è ridimensionato a causa soprattutto dal sistema fiscale italiano instabile, in continua evoluzione, che ci obbliga a stare più sulle norme fiscali che non sulla gestione di impresa. Perfino il termine stesso, “commercialista”, ormai viene identificato con colui che gestisce contabilità, paghe, dichiarazioni e fa soprattutto pagare le tasse. Le Pmi sono arrivate a considerarci una categoria che non offre risposte alle esigenze aziendali, perché sempre impegnata con il fisco, a gestire scadenze per conto dello Stato». Però alcuni professionisti, lei ne è una te-
Paolo Colleoni
Oltre vent’anni per il teatro L’impegno di Paolo Colleoni presso il Teatro Filodrammatici di Treviglio nasce nel 1987. «Fino al 1990 il teatro non riusciva a decollare e dopo le dimissioni del primo comitato direttivo, venni invitato a rimanere per gestirlo – racconta Colleoni -. Capii da subito che il teatro funziona un po’ come certe realtà aziendali, pur nella considerazione che deve essere centro di cultura. Partii così con la prima stagione a livello nazionale, portando a Treviglio alcuni dei più grandi nomi del palcoscenico italiano». Da allora il Filodrammatici è diventato la seconda realtà teatrale più importante della Bergamasca. «Si è rivelato utile l’aver impostato una gestione ridotta al minimo. Di fatto ho individuato nella figura di un custode tuttofare la persona incaricata non solo di funzioni di custodia, ma anche di piccole manutenzioni, evitando gli sprechi e permettendo un calendario artistico sempre più ricco».
stimonianza, sono ben lontani da questa immagine. «Certamente il concetto che ho espresso è molto riduttivo, ma è fatto per rendere l’idea. Occorre accendere un campanello di allarme, qui stiamo parlando di piccole e medie imprese, un settore sottovalutato nella sua importanza sul tessuto economico italiano. Nonostante l’85 % del sistema produttivo sia costituito da queste realtà». Dalla sua analisi pare di capire che il fisco giochi un ruolo determinante nell’inibire le energie dei commercialisti. È così? «La nostra professione ha perso il suo ruolo nel tempo, siamo gestori di tributi per conto dello
Stato. E sì, il problema deriva soprattutto dal sistema fiscale italiano che obbliga il professionista a stare sempre sui problemi tributari». Mentre di cosa necessitano le imprese? «Hanno bisogno di un consulente globale d’impresa. Il mercato richiede risposte immediate, qualificate e diversificate. Si può fare questo attraverso una rete di professionisti che sia in grado di soddisfare queste esigenze operando sia a livelli medi, che a livelli più alti. Dobbiamo sviluppare competenze integrate, anche informatiche, per fornire servizi professionali all’altezza di ogni situazione e con tempestività». Lei, in passato, ha anche vissuto in prima persona un’esperienza da imprenditore. Forse questo l’ha aiutata a comprendere il punto di vista dei suoi clienti? «Senz’altro. Ho gestito un metanodotto per tre anni, poiché un mio cliente, titolare dello stesso, ebbe un ricovero in ospedale, conclusosi con il decesso. Il Comune non intendeva ritirare, come da convenzione, l'impianto e la gestione prima dei tre anni convenuti. Purtroppo nella famiglia del titolare non vi erano persone che potessero continuare la gestione, ma l’amministrazione non poteva di certo avere dei problemi nella bollettazione, negli incassi. In un mese ho raccolto tutte le informazioni possibili sulle procedure e sono riuscito a non creare alcun problema né al Comune, né agli utenti per tre anni di gestione». Cosa si aspetta per il futuro del tessuto economico locale? «Treviglio, con i cambiamenti che sta vivendo, dalla Bre.Bre.mi, all’Alta velocità, al raddoppio della Milano-Bergamo, diventerà un centro di riferimento per molti comuni della Bassa. Di conseguenza si verificherà una forte richiesta di consulenti globali d’impresa. Per cui dobbiamo rimboccarci le maniche. Altrimenti gli imprenditori, non trovando in loco queste risposte, continueranno a rivolgersi agli studi delle grandi città». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 187
TRA NORME E MERCATO
Servono regole più bilanciate per l’export Stefano Fiocchi spiega come regole meno restrittive sulle esportazioni e una pressione fiscale meno pesante aiuterebbero la competitività delle aziende italiane Salvatore Cavera
ontrariamente a quanto è successo con la crisi a livello mondiale, che ha colpito pressoché tutti i settori, il mercato delle munizioni segue delle logiche diverse. Dipendendo molto da quello che accade nel mercato americano. In questo settore opera la Fiocchi Munizioni, la cui peculiarità è quella di produrre all’interno dei propri siti tutti i componenti, caratteristica che, in combinazione con la costante ricerca e la flessibilità produttiva, rende l’azienda competitiva sui mercati mondiali. L’ampia gamma di prodotti e, in alcuni casi la loro specificità, rende Fiocchi una realtà produttiva unica a livello nazionale, benché risulti assai penalizzata da normative estremamente restrittive sull’export e dalla pressione fiscale. Ne parla il presidente Stefano Fiocchi.
C
188 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
Quali produzioni e peculiarità aziendali vi rendono un unicum sul panorama internazionale? «Il nostro settore principale è quello della produzione di piccole munizioni per armi di piccolo calibro, di cui copriamo pressoché tutta la gamma. Si tratta di quelli che in gergo si chiamano prodotti caccia-tiro, per la difesa e civili. Questa è certamente una nostra specificità, non esistendo al mondo che pochi produttori che coprono una gamma così vasta di articoli. In più abbiamo una produzione verticale, facciamo tutto all’interno, con l’eccezione della polvere di lancio. Ma realizziamo l’innesco, che è il motore della munizione. Realizziamo inoltre tutti i componenti interni e gli inerti». Siete fornitori di enti e forze dell’ordine?
Stefano Fiocchi
«Sì, siamo fornitori del ministero della Difesa e del ministero della Giustizia, e anche per altri ministeri con le stesse competenze in Paesi esteri. Ciò è possibile grazie al supporto di nostre filiali e partnership negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, Argentina e Nuova Zelanda. Questi accordi strategici ottimizzano l’efficacia della nostra azione commerciale. Inoltre, i nostri prodotti sono utilizzati anche dalle forze della Nato. Perché questo fosse possibile, hanno prima ricevuto delle qualifiche e superato severissimi test qualitativi che ne consentono l’utilizzo da parte delle forze Nato». Il vostro è un settore nel quale c’è molta attenzione alle normative. La vostra esperienza di lavoro all’estero vi pone di fronte a situazioni molto diverse da questo punto di vista? «Ci sono delle regolamentazioni molto diverse da situazione a situazione e le normative condizionano molto quello che è il mercato delle munizioni. Ogni Paese ha le sue regole che derivano dalla storia, dalle tradizioni e dalla cultura di ogni nazione e, purtroppo, anche da fatti di sangue gravi che hanno segnato l’opinione pubblica. Ciò si ripercuote su quella che è la possibilità di produrre ed esportare certi prodotti in certi Paesi. Per esempio, un calibro che in Italia è vietato, può essere consentito in Germania, o viceversa». Facendo un confronto fra l’Italia e gli Usa, quali sono i vantaggi e gli svantaggi che riscontrate per il vostro lavoro? «La situazione italiana è certamente peggiorativa e restrittiva. Siamo uno dei Paesi più restrittivi a livello europeo. Però, paradossalmente, il settore italiano della produzione di armi e munizioni è considerato fra i migliori al mondo. Ma,
Stefano Fiocchi, presidente di Fiocchi Munizioni Spa, Lecco www.fiocchigfl.it
purtroppo, siamo estremamente penalizzati dalle normative sull’export. Noi esportiamo il 60% e potremmo esportare molto di più; non possiamo a causa delle normative – probabilmente manca un’analisi critica del prodotto. Questo rappresenta certamente un problema, soprattutto pensando che basterebbe spostarsi in Svizzera, dove esistono delle regole per l’export più bilanciate, per approcciare il mercato in modo completamente diverso». Oltre alle normative sull’export, ci sono degli altri freni al vostro sviluppo? «Per un’azienda come la nostra, di medie dimensioni, che si confronta sul panorama mondiale, c’è anche il problema di una pressione fiscale molto pesante. Noi riusciamo a realizzare un prodotto che potrebbe essere molto più competitivo all’estero, se non venisse schiacciato dalla fiscalità e dalla burocrazia. Le tasse sull’export di fatto diventano un vantaggio per i nostri concorrenti stranieri, che altrimenti riusciremmo a battere in competitività». In futuro e per il prossimo biennio, su cosa vi concentrerete a livello di investimenti, di ricerca e anche di nuove produzioni? «Sicuramente ci concentreremo sui prodotti di nicchia, che anche se non vengono fatti in grandi quantitativi, sono di grande prestigio. Per esempio, le munizioni ad altissima precisione, che sono impiegate sia nel campo della polizia militare che in quello del tiro di precisione. Questo è uno dei filoni della produzione per il quale si fa una ricerca molto particolare. In generale noi facciamo ricerca e sviluppo sotto tutti gli aspetti, anche sulla parte chimica e sui processi, investendo dai due ai tre milioni di euro l’anno». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 189
ILLUMINAZIONE CREATIVA
“Luci intelligenti” in scena «L’intensità di luce viene indirizzata tramite specchi e ottiche amplificatrici in un solo punto per poi, già miscelata, essere utilizzata come una lampada tradizionale». Fausto Orsatti di Coemar illustra come la creatività sposa la tecnologia, riducendo anche i consumi energetici Giulio Conti
ed e gestione della luce: è una relazione che interessa per le sue applicazioni moltissimi settori, da quello delle auto a quello dell’industria dell’intrattenimento. La ricerca tecnologica punta a prodotti sempre più efficienti, mentre scenografi e architetti richiedono prodotti sempre più performanti in grado di rispondere alla loro creatività. In questo scenario il mondo dello spettacolo è diventato un eccezionale campo di ricerca per sperimentare nuove soluzioni destinate a diventare con il tempo patrimonio di tutti. A esemplificare l’eccezionale connubio posto in mano ai professionisti della luce, la società Coemar rappresenta uno dei marchi più prestigiosi del mercato mondiale di proiettori di alta gamma per prestazioni, qualità ed innovazione tecnologica. «Le nostre attività si inseriscono nel segmento dell’industria dell’illuminazione e, nello specifico, delle cosiddette “luci intelligenti”, cioè proiettori con funzionalità particolari comandate da software dedicati». Fau-
L
In apertura Fausto Orsatti, Vice Presidente Marketing&Sales Coemar, mentre spiega le caratteristiche di una “luce intelligente” www.coemar.com
198 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
sto Orsatti, Vice Presidente, Marketing&Sales Coemar, illustra le ultime innovazioni tecnologiche messe a punto per la produzione di effetti speciali e scenografici d’illuminazione nell’allestimento di spettacoli e di installazioni architetturali. Tra i numerosi dispositivi illuminotecnici, i cosiddetti “sagomatori” utilizzati nel mondo dello spettacolo come fonti di luce da proiettare sul protagonista di scena, rappresentano una delle principali innovazioni di Coemar. Quale tecnologia vi ha consentito di migliorarne le funzioni tradizionali? «Nella progettazione dei nuovi sagomatori nominati Reflection LEDko, abbiamo utilizzato la tecnologia Reflection, con brevetto in corso di registrazione, con cui Coemar ha vinto il premio per l’innovazione al Plasa di Londra nel settembre 2010. Questa tecnologia è basata su una sorgente di luce “MultiLed” ad alta densità di sorgenti puntiformi, che concentrano la loro emissione luminosa in una camera riflettente. L’intensità di luce viene
Fausto Orsatti
indirizzata tramite specchi e ottiche amplificatrici in un solo punto per poi, già miscelata, essere utilizzata come una lampada tradizionale. È possibile così ottenere tutti i vantaggi dei Led ed eliminarne gli svantaggi: niente più pixel, punti e ombre multiple». Quali altri vantaggi procura la tecnologia Reflection in termini, ad esempio, di consumi? «Applicata ai sagomatori, la tecnologia Reflection consente di ridurre il consumo energetico da 500-650W a 150W,quando tutti i Led sono accesi, quindi in bianco: il risparmio energetico così ottenuto fa in modo che l’investimento effettuato si ripaghi in breve tempo. Un altro vantaggio economico garantito da Reflection LEDko è la durata dei Led: fino a 50 mila ore senza decadimento apprezzabile della intensità luminosa. I Led inoltre azzerano la manutenzione e i costi a essa collegati. La compatibilità del corpo illuminante di Reflection LEDko con gli accessori dei sagomatori più diffusi, rende il nuovo prodotto estremamente versatile». In che modo i Led partecipano alla spettacolarizzazione dell’emissione luminosa? «Utilizzando la luce a bassa emissione di calore come quella garantita dai Led, si ottiene la possibilità di realizzare e personalizzare i gobos (piccole “mascherine” disposte di fronte al raggio di luce emesso dal proiettore), anche in piccole quantità, semplicemente utilizzando una stampante e un foglio di lucido. Grazie a Reflection LEDko sarà quindi possibile proiettare in breve tempo qualsiasi immagine in modo economico e alla portata di tutti, rendendo il complesso processo di realizzazione dei gobos, prima tipicamente in vetro o metallo, molto più semplice. In definitiva, i nuovi Reflection LEDko sono un passo avanti nella strategia con cui Coemar, partendo dalla tecnologia Reflection, intende rinnovare tutti i classici prodotti dell’illuminazione per lo spettacolo». Da dove nasce l’idea di “rivoluzionare” l’industria dell’illuminazione? «La storia di Coemar comincia a Milano nel lontano 1933 con la produzione di apparec-
chiature di illuminazione per uso civile e militare. Ma è a questa iniziale attività che negli anni ’70 Coemar affianca la produzione di proiettori per l’illuminazione creativa per giungere, nel decennio successivo, all’introduzione del concetto di “luce intelligente” con il primo proiettore a specchio mobile, il Robot, che darà una svolta al settore dell’illuminazione dedicata alle discoteche. Ma, pur ottenendo enormi successi nel mercato club e disco, Coemar non pone in secondo piano il teatro e realizza installazioni e progetti per i più grandi palcoscenici del mondo». Quando è avvenuto il grande salto che ha catapultato Coemar verso il mercato internazionale? «Probabilmente nei primi anni ’90 quando Coemar, forte dei suoi numerosi brevetti, colleziona riconoscimenti internazionali, partecipazioni ai concerti più prestigiosi e viene scelta per illuminare gli studi tv, gli alberghi e i parchi divertimenti di tutti i continenti. Innovazione e passione guidano Coemar dal 1933. E continuano a farlo oggi, quando l’azienda si confronta con i grandi temi quali il led, la luce intelligente e quella dinamica, il risparmio energetico, la creatività e il design. E le sue risposte la confermano essere uno dei marchi più prestigiosi al mondo».
In alto, un modello Reflection LEDko; sotto, l’inaugurazione del Mardan Palace in Turchia illuminato con le luci Coemar
LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 199
MOBILITÀ
Chip e mobilità “dolce”, così cambiano i trasporti Sostenibilità ed efficienza, sono le parole chiave dei trasporti del futuro. E la Provincia di Milano prova ad accettare questa sfida. «Con chip card e mezzi elettrici svoltiamo: vinceremo la sfida della mobilità nella Milano di Expo 2015». L’assessore, Giovanni De Nicola, illustra i progetti in corso Luca Donigaglia tiamo lavorando a due “assi nella manica” per la mobilità territoriale. Da un lato, le chip card valide su tutti trasporti pubblici di Milano e provincia: contiamo di raggiungere oltre tre milioni di cittadini. Dall’altro, il noleggio di auto e moto elettriche con cui arrivare in centro, lasciando “riposare” i propri mezzi inquinanti al di fuori della cintura urbana. Per certi versi c’è ancora molto lavoro da fare, ma ci crediamo». Così Giovanni De Nicola, assessore a Infrastrutture e mobilità della Provincia di Milano, suona la carica sul fronte ecomobilità in vista delle grandi sfide che attendono il territorio milanese nei prossimi anni, Expo in primis. La
«S Giovanni De Nicola, assessore a Infrastrutture e mobilità della Provincia di Milano
206 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
linea l’ha tracciata fin dall’inizio del proprio mandato, due anni fa, il presidente della Provincia Guido Podestà, assicurando che l’impegno dell’amministrazione provinciale sarebbe stato rivolto alle infrastrutture quanto ai nuovi servizi e alle nuove forme di mobilità, «certi che, per migliorare la qualità e i tempi di spostamento nell’area della Grande Milano, è necessario intervenire a 360 gradi», fu
uno dei primi moniti di Podestà appena eletto. Da parte sua, non da oggi De Nicola pensa a come tradurli in pratica. Assessore, state dunque per lanciare una nuova card dei trasporti. Non sarà la solita prepagata? «Stiamo avviando la sperimentazione di una card innovativa chiamata “TrasportaMi”, un progetto ambizioso che si integra alle politiche esistenti di
Giovanni De Nicola
Una sfida? In una città europea, non lo sarebbe. E Milano, comunque, potrà vincerla
settore. Si tratta di un’idea che proporremo alla Regione Lombardia in forma di joint venture. Previo pagamento, si potrà ricevere una tessera elettronica munita di chip valida per tutti i trasporti pubblici della provincia di Milano, dalle ferrovie ad Atm. A regime, contiamo di farla adottare a tre milioni di persone residenti in tutta la provincia. Oggi i titoli di viaggio per i mezzi pubblici provinciali sono costituiti da documenti cartacei o da tessere prepagate, mentre i pochi modelli chip esistenti sono biglietti “a contatto”. Le nuove card, invece, non avranno bisogno di essere identificate dalle macchinette». Verranno lette direttamente a bordo dei mezzi? «Basterà attraversare una porta, una sorta di arco d’ingresso, salendo a bordo del mezzo pubblico di turno. Il meccanismo è analogo a quello degli ski-pass in montagna. Chi entra su un autobus con due valigie in mano, ad esempio, non dovrà più impazzire per cercare il biglietto. A ogni titolo di viaggio valido verrà associato un possessore. I tornelli, che in certi casi sono pressoché impossibili da installare, non saranno più necessari». Anche il secondo progetto,
quello sul noleggio dei veicoli elettrici, è a buon punto? «Il secondo progetto è in fase di ideazione. Abbiamo incaricato uno studio privato di verificare la costruzione giuridica dell’iniziativa. Comunque sia, puntiamo sul noleggio di auto e/o moto elettriche. Il meccanismo è semplice: i cittadini potranno lasciare il proprio mezzo inquinante al di fuori della cintura urbana della città e proseguire verso il centro a bordo dei mezzi elettrici ecologici. Stiamo già incontrando le categorie per studiare il progetto e condividerne la realizzazione, proprio quelli in corso sono giorni cruciali». Tra i vostri progetti in tema di “mobilità dolce” non si può non citare quello, già avviato, della pista ciclabile tra il confine di Milano, il polo fieristico di Rho-Pero e l’area di Expo 2015. A che punto siamo? «Il progetto è già stato presentato, verrà messo a gara tra poco. Vale 6,5 milioni di euro, fondi dell’amministrazione provinciale. L’itinerario misura 6,5 chilometri lungo il percorso che, nell’ordine, mette in fila Pero, la zona verde lungo il fiume Olona e il ponte elevato, l’attraversa- LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 207
MOBILITÀ
mento della strada statale 33
del Sempione, una passerella di accesso “aereo” in zona Fiera, l’attraversamento della ferrovia, il parco a sud della ferrovia, via De Gasperi fino all’Expo. Verranno scavalcati un corso d’acqua e due infrastrutture. La Milano-Expo è una pista innovativa e coniugata all’arte, come dimostrano le collaborazioni al progetto da parte di Policlinico e Accademia di Brera. La strada si intreccia poi con la Milano-Lugano, che da parte sua di chilometri ne misura 75 chilometri: proprio sfruttando il collegamento ciclabile - già finanziato - tra il capoluogo, FieraMilano e l’area Expo sarà possibile collegarsi alla ciclabile esistente tra Castellanza e Varese e proseguire oltre confine». Dunque, possiamo defi208 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
km
CICLOVIA La lunghezza della pista ciclabile che collegherà Milano, il plo fieristico di Rhopero, e l’area di Expo 2011.
mila FONDI
L’investimento che la Provincia di Milano ha stanziato per la realizzazione della pista ciclabile Milano-Idroscalo
nire la Milano Expo solo il primo passo dell’evoluzione della mobilità nel territorio? «In effetti, sono già in programma altri tre preziosi tracciati destinati ad accogliere le forme di mobilità alternativa a quella motorizzata. La “greenway Lombardia”, opera di interesse regionale che attraversa tutto il territorio provinciale dal Ticino all’Adda. La ciclovia Rogoredo-Chiaravalle battezzata “via delle Abbazie”, un progetto di grande valore artistico che riqualifica il tracciato della vecchia linea ferroviaria Milano-Genova recentemente dismessa. Infine, la pista che unisce il capoluogo alle mille opportunità della seconda piattaforma Expo 2015: la Milano-Idroscalo, che da sola vale un contributo della Provincia pari a 900 mila euro». Quest’ultima potrebbe es-
sere definita l’anello mancante tra la seconda piattaforma di Expo, Peschiera Borromeo, e i Comuni limitrofi? «Sì, si tratta di pochi chilometri per connettere le tratte esistenti a via Corelli. Un completamento che, proiettato nel 2015, unirà da est a ovest due eccellenze del territorio provinciale, l’Idroscalo e la Fiera di Rho-Pero, passando per la storia e la cultura di Milano. Un altro modo per riqualificare i mezzi di spostamento a impatto zero promuovendo le eccellenze del territorio». Un sogno? «Non un sogno, ma un grande progetto culturale oltre che territoriale, fortemente orientato alla sostenibilità. Una sfida? In una città europea, non lo sarebbe. E Milano, comunque, potrà vincerla».
TURISMO CONGRESSUALE
Tratteniamo l’uomo d’affari in regione «La vera scommessa è convincere i visitatori, a prolungare il soggiorno anche oltre la durata dell’evento commerciale». L’assessore regionale al Turismo, Stefano Maullu, indica come promuovere al meglio il turismo d’affari e valorizzare le eccellenze del territorio Renata Gualtieri
n Italia il turismo business è ancora piuttosto marginale con il 20,1% rispetto al turismo di piacere pari al 79,9%, ma è capace di un volume di affari che nel suo complesso raggiunge a livello nazionale 17.312 miliardi di euro, in aumento rispetto al 2009 (17.142 miliardi di euro). Un grandissimo traino per questo segmento è costituito dalle rassegne fieristiche, che riescono ad attrarre visitatori dalla Cina, dall’India, dal Sud America, dal Medio Oriente. «La vera scommessa però – precisa l’assessore al Turismo della Regione Lombardia Stefano Maullu – è convincerli a prolungare il soggiorno anche oltre la durata dell’evento commerciale». Le statistiche 2010 ci confermano che l’uomo d’affari si ferma in Lombardia mediamente 2 giorni, troppo poco se paragonato ai 5 giorni di durata dei
I
214 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
soggiorni di piacere sull’Adamello o sul Garda. E in questo senso «possono aiutare tutte le manifestazioni collaterali che nascono e si diffondono a margine dei grandi appuntamenti internazionali: le installazioni di moda e design in contemporanea al Salone del Mobile o le degustazioni itineranti organizzate durante la Milano food week al termine della fiera Tuttofood, per citare le più famose». Ha dichiarato che «uno degli obiettivi è unire il turismo d’affari che ruota attorno alle fiere al turismo culturale che sta crescendo attorno ai poli d’arte moderna e contemporanea». Come ciò sarà possibile? «Regione Lombardia negli ultimi anni si è impegnata in modo particolare per valorizzare le eccellenze del territorio e per andare incontro alle esigenze di turisti sempre più consapevoli e
attenti ai percorsi culturali. Alcune fiere lombarde sono veri e propri monumenti dell’architettura contemporanea. Penso soprattutto agli otto padiglioni espositivi progettati da Fuksas a Rho-Pero, a oggi il polo fieristico più grande d’Europa. Di recente, nell’ottica di avvicinare anche il turismo “mordi e fuggi” al nostro straordinario patrimonio artistico, abbiamo promosso con la Triennale il progetto “Iter. Architettura del moderno”. Cinque nuovi itinerari tematici alla scoperta dei tesori architettonici del Novecento e del Duemila
Sopra, il polo fieristico di Rho. Nella pagina a fianco, dall’alto il Salone del Mobile 2010 e, in basso, Stefano Maullu, assessore al Turismo, commercio e servizi della Regione Lombardia
Stefano Maullu
con un portale dedicato e lo sviluppo di tutta la parte grafica affidato agli studenti dell’Istituto europeo di design di Milano. Una Lombardia sempre più giovane e moderna». Calano i visitatori delle fiere lombarde del 2,7% nonostante l’aumento degli espositori (+3,6%). È questo il bilancio presentato alla Triennale. Come commenta questi dati? «Se paragonati all’andamento delle altre regioni italiane e dei nostri competitori europei, questi dati sono decisamente lusinghieri e testimoniano la buona tenuta complessiva del nostro mercato fieristico nonostante la crisi. La Lombardia rimane saldamente la prima regione fieristica d’Italia, ospitando ben il 38% delle rassegne internazionali e il 24% di quelle nazionali. Molto positiva la dimensione internazionale delle nostre esposizioni, con un 20% in più di espositori esteri e quasi 4% in più di visitatori stranieri. Per questo stiamo lavorando per esportare nel mondo questa eccellenza lombarda: nel 2012 Cremona porterà a New York la famosa fiera Mondomusica e
Milano sbarcherà in Brasile con Macef, la rassegna sulla casa. In particolare San Paolo, che si candida a ospitare Expo 2020, è un nostro partner privilegiato». Secondo un’indagine condotta dalla Camera di Commercio del capoluogo lombardo, Milano e Roma sono fra le 50 mete più costose del mondo per i viaggi business. Milano è al quindicesimo posto con un costo medio giornaliero di 527 euro. Come si possono ridurre questi costi? «Milano è una città dal respiro internazionale, offre buoni servizi di base e infrastrutture all’altezza, ha 10 università, tre aeroporti, un tessuto commerciale vivo e variegato, e per tutti questi motivi riesce ad attrarre ogni anno più di 1,5 milioni di turisti business. È chiaro che per abbattere i costi di questi soggiorni e renderli accessibili a tutti è necessario puntare da un lato su nuove forme di ospitalità, come i bed & breakfast, e dall’altro su un’offerta disponibile 365 giorni. Destagionalizzare il calendario fieristico e congressuale, ad esempio, distribuendolo su tutto l’anno può servire a moderare i prezzi». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 215
TURISMO CONGRESSUALE
Il turismo lombardo in tasca e a portata di click con “Scopri la Valtellina”, applicativo per iPad e iPhone
La promozione del turismo come Regione Lombardia passa anche dall’e-tourism/ecommerce nell’ambito di una strategia digitale all’avanguardia. Quanto si è investito nei moderni canali di comunicazione? «La promozione turistica lombarda viaggia necessariamente sui canali più all’avanguardia della rete e dei nuovi dispositivi digitali. Dal portale www.turismo.regione.lombardia.it è possibile accedere in modo semplice e intuitivo alla mappatura di tutti i luoghi di rilevanza turistica della nostra regione: dagli itinerari artistici e architettonici ai percorsi culturali, dalla scoperta delle città d’arte ai fiumi e laghi di Lombardia,
216 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
fino a tutti i dettagli su montagne e sport invernali. Nell’ultima stagione sciistica abbiamo inoltre lanciato con successo il progetto “Scopri la Valtellina”, un applicativo per iPad e iPhone che sfrutta il rilevamento satellitare della posizione dell’utente fornendogli tutte le informazioni utili nei dintorni con la possibilità di prenotare online i servizi desiderati e di interagire con gli altri utenti. Insomma, il turismo lombardo in tasca e a portata di click. Un progetto che puntiamo a estendere su tutta la regione». Bergamo convention bureau è diventato punto di riferimento in tutta la regione per l’organizzazione di congressi scientifici, medici ed eventi
aziendali. Quali i fattori che hanno portato al successo di questo modello? «Il territorio di Bergamo si presta naturalmente all’organizzazione di qualsiasi tipo di evento legato al turismo congressuale. Il centro congressi Giovanni XXIII e l’auditorium della città alta, insieme alle strutture del polo fieristico e al successo dell’aeroporto di Orio, si sono rivelati negli anni un mix vincente. In questo contesto, Bergamo convention bureau ha saputo sfruttare sapientemente le eccellenze del territorio e l’esperienza degli addetti ai lavori per fornire agli operatori fieristici un servizio che è davvero unico nel suo genere».
Francesco Brunetti
Buone performance per gli imprenditori del turismo La gestione efficiente dei congressi è ancora oggi complicata, ma una svolta può arrivare, sostiene Francesco Brunetti, da un concreto supporto da parte di tutte le istituzioni al lavoro in atto su uno dei tavoli tecnici in vista di Expo 2015 Renata Gualtieri
Europa è la principale destinazione del turismo congressuale attestandosi l’86,9% del mercato e l’Italia è al decimo posto come attrattività. La Lombardia si attesta al secondo posto come bacino di utenza dopo il Lazio. Il MiCo, il nuovo centro congressi gestito da Fiera Milano Congressi, il più grande d’Europa con una sala plenaria per più di 4.000 persone nonché altre 70 sale da 20 a 2.000 posti e spazi espositivi per oltre 50.000 mq, che ha da un mese aperto ufficialmente le sue porte, rappresenta, secondo Francesco Brunetti, presidente di Confindustria Lombardia Turismo e Assolombarda Turismo, un’enorme opportunità per stravolgere queste statistiche e generare maggiore domanda, non solo nei normali periodi tipici del congressuale, ma soprattutto nella bassa stagione, ottenendo così una vera destagionalizzazione di Milano e della regione. «Siamo tutti consapevoli – precisa Brunetti – del-
L’
l’importanza del turismo congressuale grazie al forte impatto su tutto l’indotto, quindi non solo gli alberghi, data l’alta capacità di spesa media per cliente e accompagnatore di questo segmento di mercato. Quindi parliamo di un’enorme opportunità di crescita, valorizzazione dei nostri tesori ed incremento dei livelli occupazionali». Occorre potenziare le sinergie con l’ente fieristico e gli aeroporti per rafforzare i traffici congressuali in regione? «È fondamentale lavorare a stretto contatto ed in totale spirito di partnership con Fiera e Fiera Milano Congressi come stiamo facendo ormai da anni, grazie alla consolidata collaborazione fra gli alberghi associati a Confindustria Lombardia, particolarmente sul territorio milanese attraverso Assolombarda Turismo. Mentre sul fronte dei trasporti e delle infrastrutture c’è ancora molto da fare, basta pensare alle mancanza di trasporti pubblici fra l’aeroporto di Mal-
pensa e la Fiera di Rho-Pero, al- Francesco Brunetti, l’efficienza del collegamento presidente di Confindustria Milano-Malpensa o alle inter- Lombardia Turismo minabili code e ai difficili col- e Assolombarda legamenti ferroviari per avere Turismo, area managing director accesso agli stupendi laghi lom- Starwood Hotels bardi e alle località montane e Resorts Milano che rappresentano, insieme con le città d’arte, il naturale proseguimento di un soggiorno a Milano. Naturalmente il pieno rilancio di Malpensa è un elemento importante per facilitare l’acquisizione di nuovi e sempre più importanti congressi, e Sea ci sta lavorando alacremente. LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 217
TURISMO CONGRESSUALE
Quale opportunità può rappresentare l’Expo 2015 come momento di promozione del territorio? «Expo 2015 sarà sicuramente una grande vetrina per Milano e per tutta la regione, contribuendo a dare a entrambe una diversa percezione sui mercati internazionali e nazionale. È fondamentale integrare la tipica immagine business con quella leisure, valorizzando i grandi tesori naturali e storico-culturali del nostro territorio, rilanciando il trasporto su acqua nei navigli esistenti. Un aspetto critico sarà rappresentato dall’integrazione delle decisioni in fase di progettazione con una visione strategica di sviluppo del territorio nel periodo post Expo». Confindustria Lombardia promuove progetti di sviluppo di aggregazioni di imprese turistiche per accrescere l’offerta turistica della regione? «Confindustria Lombardia Turismo è sempre in prima linea, in maniera professionale ed efficace, nella creazione e supporto alla realizzazione di progetti e nuove idee per promuovere le eccellenze del territorio e stimolare la domanda, anche grazie alle istituzioni che le riconoscono questo ruolo. Inoltre, c’è un programma di crescita per creare un’ancor più estesa rappresentanza delle aziende del comparto turistico». La ricerca di informazioni 218 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
turistiche avviene sempre di più sul web, aumentano i siti e i social network con recensioni e segnalazioni. Gli imprenditori turistici sono consapevoli di questo fenomeno in crescita e sono in grado di gestirlo? «Naturalmente si, sono pienamente consapevoli e direi che la maggior parte sono in grado di gestirlo, alcuni come la mia azienda la Starwood Hotels & Resorts in maniera innovativa, altri ci stanno lavorando per colmare il gap culturale e tecnico. D’altra parte l’utilizzo del web e dei social network è diventato il sistema più efficace e tempestivo, nonché per certi versi economico, di gestire la comunicazione e le informazioni, con la possibilità di misurare le iniziative sia di natura commerciale che non, nonché
il feedback degli utenti». Come giudica l’offerta alberghiera della regione? «In generale buona, in alcune città e province più che in altre. Ad esempio, mentre Milano è quasi satura in tutte le fasce di mercato e aree geografiche con
Francesco Brunetti
Francesco Brunetti e Peter Bierwirth alla consegna del premio European Hotel Manager of the Year
4 mila PERSONE
una forte presenza di brand italiani e internazionali, oltre a un elevato numero di alberghi privati, i resort sui laghi e in montagna così come alcune splendide città d’arte della nostra regione hanno invece la potenzialità per essere integrati con nuove strutture che vadano a colmare la mancanza di un’offerta di mercato più ampia, a
360 gradi. Rimangono da finalizzare alcuni aspetti legati alla certificazione della qualità, che deve avvenire in maniera e secondo criteri uniformi su tutto il territorio nazionale includendo la componente dell’ecosostenibilità idealmente utilizzando un ente certificatore riconosciuto a livello europeo. Inoltre, nonostante un primo
Il numero di ospiti della Sala plenaria all’interno del MiCo, il nuovo centro congressi gestito da Fiera Milano Congressi
50 mila METRI QUADRI L’ampiezza delle sale presenti all’interno del nuovo Centro congressi
positivo passo avanti sulla classificazione alberghiera con un efficace lavoro di team con la Regione, è necessaria un ulteriore specifica degli standard minimi e dei requisiti delle strutture a tutela del mercato e del cliente, per garantire una più omogenea offerta alberghiera per fascia di mercato». Ha ricevuto il premio European Hotel Manager of the Year come miglior direttore d’albergo dell’anno. Come ha accolto questo riconoscimento e quale messaggio si sente di lanciare agli altri albergatori? «Nonostante le molte esperienze vissute in trent’anni di carriera, devo confessare che è stata una grande emozione ricevere questo premio da un’associazione che rappresenta l’elite dell’hotellerie europea. Anche durante l’ultimo periodo di crisi insieme al mio attuale team degli alberghi Westin Palace, Sheraton Diana Majestic e Sheraton Milan Malpensa siamo riusciti a raggiungere livelli di performance record. Ora, detto che la maggior parte dei miei colleghi non hanno bisogno di suggerimenti, in fondo il messaggio si racchiude in poche parole: passione, dedizione e duro lavoro, costanza, curiosità, giusto mix di tradizione e innovazione, teamwork, gestione delle risorse umane e dei loro percorsi di crescita; rimanendo però quelli che siamo, senza dimenticare da dove veniamo». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 219
TURISMO CONGRESSUALE
alla ricerca dell’ateneo milanese presentata agli stati generali del turismo lombardo emerge che la regione ha visto nel 2010 la presenza di 31.126.861 turisti. Tra le province, Milano si conferma il principale polo di attrazione turistica con più di 11,5 milioni di presenze. La componente del turismo d’affari, che include sia i contatti di puro lavoro che il congressuale, incide in maniera rilevante su questi dati. Ritiene che l’offerta congressuale della regione raggiunga livelli d’eccellenza? «A Milano la componente congressuale non è mai stata tanto d’eccellenza al contrario della parte fieristica. Ora con il nuovo centro congressi sì darà un punto di svolta anche a questo». Tra i dati emersi ha sottolineato come negli ultimi 10 anni la presenza di turisti stranieri in Lombardia è aumentata di oltre 6 milioni di unità facendo registrare un vero e proprio boom con il 58% delle presenze in più. Quali strategie di marketing si possono utilizzare per mantenere alto l’appeal dell’offerta turistica della regione? «L’offerta di turismo milanese si mantiene anche da sola per la presenza di turismo d’affari, congressuale e fieristico, comparti a forte vocazione interna-
D
220 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
Turismo lombardo tra web e formazione Bene il turismo a Milano e in Lombardia, in netta ripresa dopo aver subito meno di altre città e regioni la crisi del 2009. Lo rivela la ricerca della professoressa Magda Antonioli dell’Università Bocconi che invita a curare l’aspetto della comunicazione e la formazione dei professionisti del settore Renata Gualtieri
zionale. Quindi Milano è già vocata a questo ma ciò non può autorizzare ad abbassare la guardia. Per catturare i mercati emergenti l’Italia non potrà presentarsi da sola a livello europeo ma avrà bisogno, e il Ministero sta investendo in questa direzione, di accordi, ad esempio con Spagna e Francia, per presentarsi all’interno della destinazione del brand Europa uniti e questo vuol dire investire tanto in comunicazione». In che maniera bisogna
sfruttare e valorizzare l’aspetto della comunicazione e della messa in rete? «L’aspetto della comunicazione è rilevantissimo perché molto spesso noi comunichiamo alcuni dei nostri asset principali però dal comunicarli a farli diventare attrattori turistici c’è bisogno di tutto quello che va sotto il termine di organizzazione, messa in rete, circuiti e itinerari. Questi costituiscono i trucchi del mestiere e hanno
Magda Antonioli
Magda Antonioli, docente e direttore del master in Economia del turismo presso l’Università Luigi Bocconi
bisogno continuamente di essere aggiornati». Venendo da un osservatorio privilegiato come l’Università Bocconi quanto ritiene sia necessario investire sulla formazione dei professionisti del settore? «Il turismo è un settore che si
diversifica sempre di più, quindi c’è continuamente bisogno di aggiornare l’offerta. Il turismo è vincente soprattutto con l’apertura dei nuovi mercati che hanno caratteristiche diverse rispetto ai mercati tradizionali. Catturare i mercati di Brasile, Russia, India e Cina ma anche quelli di paesi come Corea, Messico, Emirati Arabi e Indonesia, ha implicazioni diverse. Quindi occorre un’offerta che si riposizioni sui nuovi mercati. C’è poi bisogno di formazione in riferimento alle nuove tecnologie e ad un loro corretto utilizzo sia a livello manageriale che degli operatori». La crisi delle aziende, la paura del futuro, la disoccupazione, quanto hanno influito sul settore del turismo? «Il turismo in parallelo ad altri comparti ha manifestato dei tassi di crescita elevati e una controtendenza in un momento di crisi. Questo è avvenuto in generale per il turismo italiano. Ad esempio ci sono stati dei momenti in cui il settore è stato capace di assorbire nuova manodopera non con dei tassi enormi, però mentre altri comparti davano segnali negativi il turismo ha manifestato segni positivi. Spesso poi si parla di occupazione giovanile e di donne e di una generazione di nuova imprenditoria». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 221
L’approdo dell’Etna Porti e marine sono i nervi principali di un settore, quello nautico, che in alcuni posti ha superato brillantemente il periodo di recessione economica. Giuseppe Zappalà descrive la situazione della Marina di Riposto Amedeo Longhi
uella dominata dall’Etna è una delle zone più suggestive d’Italia e richiama visitatori da tutto il mondo. Per chi fra loro giunge via mare, è importante trovare strutture d’accoglienza ricettive e ben connesse con il resto del territorio, che costituiscano una porta d’accesso invitante a questo splendido luogo. Sono circa ventiseimila le persone che ogni anno transitano per il porto,
Q 222 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
molti dei quali provenienti dal Nord Italia e dalla Lombardia in particolare. Tantissimi, più della metà, sono anche gli stranieri. La Marina di Riposto, diretta da Giuseppe Zappalà, svolge in modo impeccabile l’importante compito di accogliere i visitatori. Qual è il vostro rapporto con il territorio etneo? «Il porto dell’Etna rappresenta un punto di eccellenza per lo sviluppo economico del territorio ionico-etneo. Grazie a un
protocollo d’intesa sottoscritto tra il Marina di Riposto e il Comune di Linguaglossa, ai diportisti in transito dal porto turistico dell’Etna viene offerta la possibilità di effettuare escursioni e visite nei territori montani per la scoperta delle risorse naturali, culturali, enogastronomiche ed economiche del versante Etna-nord». Che servizi offrite? «All’arrivo in porto gli ormeggiatori accompagnano le imbarcazioni al posto loro asse-
Giuseppe Zappalà
Il porto dell’Etna rappresenta un punto di eccellenza per lo sviluppo economico del territorio ionico-etneo, potendo contare su ventiseimila visitatori annui, di cui la metà stranieri
gnato, assistendo i diportisti nelle operazioni di ormeggio e disormeggio. Acqua ed energia elettrica vengono rifornite grazie a delle colonnine di erogazione che vengono attivate tramite un sistema “prepagato”. Il distributore di carburanti, gasolio e benzina a elevata portata garantisce rapidità e sicurezza nelle operazioni di bunkeraggio, soprattutto per le imbarcazioni di grandi dimensioni. Fiore all’occhiello della Marina è il cantiere navale all’interno del porto turistico, dotato di un travel lift da 160 tonnellate e in grado di offrire un’assistenza costante. Si tratta di una struttura dotata di macchinari ad alta tecnologia, capace di intervenire su qualsiasi tipo di imbarcazione, da quella in vetro resina a quella in legno. Il riscontro nei confronti di questo servizio è molto alto e le richieste sono sempre più specialistiche; per questo teniamo moltissimo alla preparazione del nostro personale, che frequenta periodicamente corsi di aggiornamento. Case di fama internazionale –come Ferretti e Pershing – hanno riconosciuto il nostro cantiere come centro di assistenza ufficiale. Mettiamo
anche a disposizione uno Yacht Service all’interno del porto con servizi di noleggio auto e imbarcazioni, brokeraggio nautico, taxi, lavanderia, cambusa, escursioni sull’Etna e visite guidate, oltre a un servizio di bar e ristorante grazie al Bistrò del porto. Abbiamo anche avviato una scuola di vela sotto l’egida di qualificati istruttori federali, che vede molti ragazzini andare per mare a bordo di optmist». Quali sono i più richiesti fra questi? «Tra i servizi più richiesti figurano cene a bordo, escursioni, momenti di intrattenimento per il tempo libero. Il porto di Marina di Riposto, è anche sede ideale per importanti regate veliche: ha ospitato i Giochi mondiali militari, una tappa del Giro d’Italia a vela e la Rotta del vino. Ha fatto scalo a Riposto anche lo speciale catamarano “Lo spirito di Stella” dello skipper disabile Andrea Stella». Quali iniziative avete messo in campo per migliorare la gestione ambientale del porto? «Primi in Italia, abbiamo conseguito la certificazione di con-
formità del sistema di gestione ambientale alle norme UNI EN ISO 14001 per i servizi di ormeggio e di cantieristica navale. Sono state abbattute le barriere architettoniche, la struttura è completamente accessibile ai portatori di handicap in conformità con le normative vigenti. Per migliorare la gestione ambientale è stato predisposto un piano di recupero teso al risparmio energetico ed è in previsione l’istallazione di pannelli fotovoltaici». Qual è la situazione del vostro mercato di riferimento? «Il porto non ha risentito della crisi che ha interessato tutto il comparto del turismo e quello nautico in modo particolare. Al contrario, ha registrato un trend positivo nella stagione estiva, che si è conclusa lo scorso 30 settembre, riportando l’aumento del transito di mega yacht battenti bandiera internazionale. Le statistiche positive e gli incrementi di transiti e di presenze hanno confermato il dato positivo, andando contro tendenza rispetto all’andamento generale».
In alto, Giuseppe Zappalà, amministratore delegato della Marina di Riposto. In apertura, una veduta aerea del Porto dell’Etna www.portodelletna.com
LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 223
MONITORARE IL TERRITORIO
Il mondo, visto dal cielo Il territorio osservato con un occhio fotogrammetrico. A raccontarlo è Marco Mazzucchelli, titolare della Rossi Srl, il quale annuncia i progetti per il futuro della società bresciana Filippo Belli
appresentano un unicum sul panorama economico nazionale. Eppure i tecnici e gli operatori della Rossi Srl di Brescia pare non vengano tutelati e valorizzati quanto meriterebbero. Il gruppo guidato da Mazzucchelli è da anni un punto di riferimento per tutti quei privati ed enti pubblici che necessitano di monitorare il territorio. Si scatta, in parole povere, una fotografia precisa, un’immagine aerea numerica perfettamente in scala e in coordinate identiche a quelle cartografiche. «La definizione esatta – specifica Mazzucchelli – è Ortofotocarta». Perché queste immagini
R
224 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
sono così rilevanti? «Perché questa tipologia di elaborati fotografici, sovrapponibili alla cartografia, riportano informazioni integrative su tutti quei particolari che la carta tecnica rappresenta soltanto in modo schematico. Fornisce, in pratica, una visione realistica dei luoghi». Chi richiede, soprattutto, le vostre fotografie? «Lavoriamo per ogni genere di attività o settore. Dal mondo agricolo, che giustamente deve monitorare i territori coltivati, fino agli enti pubblici o i tribunali, che per molti contenziosi necessitano di foto realistiche, per effettuare controlli minuziosi,
precisi. Le nostre immagini, quelle effettuate su negativo, sono considerata come probatorie valide». Immagino che la tecnologia abbia sostenuto l’evolversi del vostro lavoro. «Certamente. Il digitale ha rappresentato una svolta». Dunque è su questo che ha investito? «E continuo a farlo. Dal 2006 Abbiamo acquistato due camere fotografiche digitali DMC dalla Zeiss Imaging Intergraph, che si sommano alle cinque camere gia di nostra proprietà che vengono utilizzate per il volo analogico. In futuro vorrei comprare una terza mac-
Marco Mazzucchelli
In apertura, Marco Mazzucchelli. A lato, ortofoto della città di Brescia www.rossibrescia.it
Lavoriamo per ogni genere di attività o settore. Dal mondo agricolo fino agli enti pubblici o i tribunali
china digitale. Parliamo di attrezzature che costano anche un milione di euro. La nostra flotta è composta di tre aerei , due Cessna 402 B e un Turbo Commander 690 A. I nostri velivoli sono omologati per le riprese aerofotogrammetriche e dispongono di doppia botola altrettanto omologata per la realizzazione in contemporanea di riprese con almeno due diversi sensori». In Italia, diceva, il mercato è sterile. A questo punto perché non puntare all’estero? «In Italia in realtà il mercato non è sterile, vengono fatte gare d’appalto di grosse entità alla quale partecipano multinazionali straniere o ditte italiane, che per quanto riguarda l’elaborazione della cartografie e dell’ortofoto esportano il lavoro all’estero. Questo meccanismo non ci permette di essere competitivi e noto con dispiacere che LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 225
MONITORARE IL TERRITORIO
la generalità degli enti appal- servizi. tanti è completamente indifferente al fatto che un’azienda lavori in Italia con personale italiano, oppure esporti il lavoro completamente all’estero. Mi domando come possano le autorità pubbliche non comprendere che un’azienda che lavora in Italia restituirà allo Stato una parte rilevante dell’importo contrattuale sotto forma di imposte e contributi, per cui il medesimo sconto offerto da una simile azienda risulta per il cittadino molto più significativo rispetto a quello di un’altra che poi va a produrre all’estero». Lei, a differenza di molte aziende italiane, ha scelto di non esternalizzare i suoi
«E a questo ci tengo. Credo fermamente nel valore e nella qualità dei lavoratori italiani. Per questo i reparti, dal volo al controllo riprese aeree fino all’elaborazione dati e all’archivio fotografico, sono tutti interni. L’intero processo si svolge nella nostra sede bresciana. Sarò anche un imprenditore vecchio stile, ma sono convinto di avere effettuato la scelta giusta». Di cosa si occupano, nello specifico, questi reparti? «Il “volo”, svolge chiaramente l’attività di pianificazione dei voli ed è responsabile delle riprese aerofotogrammetriche. La nostra base operativa si trova a Montichiari, in provincia di Brescia. Poi, all’in-
Al centro, veduta aerea del centro di Milano. In alto a destra, una fotografia del Colosseo. Sotto, lo staff della Rossi Srl davanti ai tre aeroplani della base operativa di Montichiari (Bs)
226 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
Il nostro archivio preserva alcune delle migliori foto storiche del territorio italiano degli ultimi 50 anni
terno del reparto “Controllo riprese aeree” si effettuano le prime verifiche su ciò che abbiamo raccolto e si producono le note informative di volo. Nel reparto elaborazione dati, invece, si elaborano le immagini digitali e gli elaborati finali che vanno dalla produzione di modelli altimetrici del terreno all’ortofoto. Non solo, quest’ultimo reparto si occupa anche di sviluppare i dati integrali Gps e inerziali. Il nucleo del centro ha una capacità di memoria di circa
Marco Mazzucchelli
50Tb e di calcolo di 12 Quad Core». Con il passaggio dalla tecnologia analogica a quella digitale vi siete dovuti ristrutturare dal punto di vista organizzativo? «Per forza. Prima disponevamo anche di uno dei migliori laboratori fotografici italiani, che seguiva tutte le fasi successive alle riprese analogiche, sviluppava i film, produceva le stampe, gli elaborati, le diapositive e così via. Ora con il digitale è
tutto diverso. Dall’aereo arriva direttamente il dato “grezzo”, che viene elaborato dal nostro personale». In tanti anni di attività immagino ne abbiate archiviate di foto. «Il nostro archivio preserva alcune delle migliori foto storiche del territorio italiano degli ultimi 50 anni. È un patrimonio non solo per l’azienda ma per tutti. IL nostro archivio vanta ben oltre un milione di fotogrammi dal 1965 a oggi».
Oltre mezzo secolo di storia Era il 1957 quando il geometra Giambattista Rossi decise di fondare l’Impresa Luigi Rossi. L’attuale proprietario, Marco Mazzucchelli, nel 1997 divenne il socio di maggioranza. La grande esperienza acquisita consente all’ azienda, ancora oggi, di essere fra le poche aziende italiane di questo settore capace di occuparsi, interamente con mezzi propri e con personale alle proprie dirette dipendenze, dell'intero spettro delle attività fotogrammetriche, tanto da rappresentare un punto di riferimento per chi necessita di elaborati di questo tipo. I soggetti interessati erano e spaziano tuttora dagli studi tecnici privati ai Ministeri dello Stato. Nei primi anni le attrezzature erano gli strumenti topografici, successivamente sono state avviate le riprese aeree. Per ottenere semplici immagini, utili alla redazione di carte topografiche e foto idonee a un "raddrizzamento" delle stesse, sino a portarle in scala esatta (ortofotocarta), l’organizzazione si è avvalsa della collaborazione di professori universitari e specialisti del settore. «La nostra azienda è fra le pochissime in Italia ad offrire i prodotti del telerilevamento – spiega il titolare, Marco Mazzucchelli -. Questi sono ottenuti mediante l'utilizzo comparato di dati fotografici standard, immagini multispettrali e infrarosse da aereo e da satellite. Il telerilevamento è una preziosa fonte di dati ambientali ed è particolarmente strategico nell'indirizzare e circoscrivere le ricerche a terra. Abbiamo operato con queste tecniche per discariche, zone di estrazione, localizzazione di scarichi inquinanti nei fiumi e nel primo sottosuolo, archeologia, incendi, vegetazione, nell'esecuzione di carte dei dissesti in atto e della propensione al dissesto, per la localizzazione di perdite da argini fluviali»
LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 227
EDILIZIA
La flessibilità costruttiva fra design e funzionalità L’impiego dei prefabbricati in ambito industriale. Una tecnica edilizia alternativa che permette di adeguare facilmente gli stabilimenti agli aggiornamenti normativi. La parola all’architetto Lucio Bramanti Salvatore Cavera
a prefabbricazione di elevato livello tecnologico ed estetico è ormai una realtà concreta. Anzi, destinata a sopravanzare rispetto ad altri sistemi di costruzione. «Il limite maggiore di ogni investimento edilizio per l’industria o per la realizzazione di uffici – afferma l’architetto Lucio Bramanti –, è quello di potersi trovare costretti, pochi anni dopo la fine dei lavori, a dover intervenire nuova-
L
230 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
mente sugli immobili per adeguarli ai frequenti aggiornamenti normativi». Optando per soluzioni prefabbricate si rende più flessibile la possibilità di interventi futuri, che è, in ogni caso, utile prevedere già nella fase della prima progettazione. «Una volta che ci si orienta verso una soluzione prefabbricata, bisogna prestare attenzione a fare una scelta che coniughi in un adeguato compromesso l’aspetto estetico con le esi-
genze funzionali, dettate dalla struttura produttiva che si va a realizzare». L’architetto Bramanti, presidente della Sec, ha svolto diversi incarichi nel settore della prefabbricazione, prima dirigendo cantieri e successivamente curando gli aspetti progettuali e commerciali sia in Italia che all’estero. Quali sono i criteri da seguire nella scelta di un prefabbricato? «Spesso nello scegliere opere prefabbricate ci si orienta verso design di alta qualità – e per questo non mancano le aziende di buon livello. Ma il design non è l’unico fattore da considerare. Bisogna pensare al fatto che i vari componenti vanno assemblati in base alla regolamentazione degli spazi e devono essere armonizzati con le infrastrutture esistenti. Dunque è il caso di sacrificare soluzioni dal design avveniristico a favore di progetti che si integrino con l’esigenza produttiva e con il territorio circostante. Magari seguendo il suggerimento di uno studio di architettura spe-
Lucio Bramanti
I prefabbricati industriali, se ben strutturati, rispondono a tutte le esigenze di economia gestionale e predispongono alla flessibilità per le trasformazioni future
cializzato nelle opere di prefabbricazione». Quasi sono i vantaggi che derivano dalla scelta di questo tipo di edilizia? «Oltre al fatto che i prefabbricati, se ben strutturati, rispondono a tutte le esigenze di economia gestionale e predispongono alla flessibilità per trasformazioni future, c’è la possibilità di costruire con elementi strutturali prodotti anche in aziende molto distanti dai luoghi di costruzione degli edifici. Ciò offre l’opportunità di avere a disposizione tecnologie e sistemi di controllo della qualità dei quali non sempre è semplice avvalersi in tutti i cantieri edili tradizionali, sia per gli ulteriori costi che l’impiego di questi sistemi comporterebbe, ma a volte anche per l’effettiva assenza, in una specifica area territoriale, di imprese edili che abbiano a disposizione i mezzi adeguati». Quanto ha influito l’apporto delle nuove tecnologie nel comporto della pre-
fabbricazione industriale? «Anche questo settore è stato coinvolto dall’andamento generale, soprattutto per quel che riguarda l’evoluzione dei materiali. Per questo è emersa anche la necessità di sostituire a un unico progettista un team interdisciplinare, capace di porsi al centro di ogni relazione possibile con le altre identità industriali e progettuali. Un team strutturato permette di rispondere a tutte le esigenze di adesione agli standard qualitativi e alle normative tecniche. Oltreché garantire l’integrazione della struttura nel contesto all’in-
terno del quale sarà collocata. Questo aspetto è importante sia che si tratti di un’area residenziale che di un ambiente lontano dai centri abitati». Di cosa si occupa in concreto la Sec? «La società è nata come ufficio di consulenza tecnico-commerciale e come supporto tecnico per l’individuazione di soluzioni in edilizia prefabbricata. Di fatto siamo l’ufficio tecnico-commerciale della ditta Stai specializzata nella produzione di prefabbricati. Mentre questa azienda realizza il prodotto vero e proprio, seguendo sistemi e linee produttive, il compito di Sec è quello di proporre al cliente i vari prodotti, aiutandolo a scegliere, fra le molte soluzioni tecnico-strutturali esistenti, quella più adatta alle sue esigenze. Inoltre, una volta che la commessa è stata presa in consegna, gestiamo e seguiamo le fasi di calcolo strutturale, effettuiamo dei sopralluoghi in cantiere e verifichiamo la corrispondenza dei lavori con i disegni di preventivo».
L’architetto Lucio Bramanti della Sec Srl di Cornegliano Laudense (LO) info@seclodi.it
LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 231
EDILIZIA
L’edilizia industrializzata Passione, esperienza, competenza, coraggio, innovazione, un pizzico di fortuna e soprattutto tanto impegno in prima persona sul campo con una squadra vincente. Questa è la ricetta del successo nel settore dell’edilizia industrializzata spiegata da Franco e Giuseppe Losciuto Salvatore Cavera
e strade attraverso le quali un’azienda crea la propria reputazione possono essere molte. Ma tutte passano e si incrociano sempre in tre o quattro nodi imprescindibili. Sicuramente fra questi vi sono la dimostrata capacità, l’impegno, la dedizione, l’amore per il proprio lavoro e anche un po’ di coraggio e di fortuna, che va sempre riconosciuta e sfruttata. Questi valori albergano nel cuore produttivo della
L
232 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
provincia di Bergamo, che vanta ormai da decenni, tra le tante attività industriali, anche quella dell’edilizia industrializzata. In anni difficilissimi per tutti i settori e in particolare per quello della prefabbricazione industriale, afferma Franco Losciuto: «Bisogna credere in quello che si fa, mettersi in gioco completamente, scegliere attentamente i collaboratori ai quali affidare e delegare le attività più importanti. Ciò permette di potersi concen-
trare sulle decisioni strategiche, costruire una forza commerciale radicata sul territorio, andare continuamente alla ricerca di nuovi prodotti e mercati». Franco Losciuto, uno dei due titolari della Isocell Precompressi, si occupa della gestione finanziaria e del coordinamento della forza commerciale dell’azienda. «Lavorare con dei professionisti – aggiunge suo fratello Giuseppe, che si occupa della gestione delle commesse e dello stabilimento – in grado
Franco e Giuseppe Losciuto
Immagini della Isocell Precompressi Spa di Pognano (BG) www.isocellitalia.it
di affrontare tutti i giorni con estrema flessibilità sia l’immensa mole di lavoro corrente che le nuove sfide operative, normative e tecniche, è ciò che ci permette di portare a completamento ogni progetto». I tre fratelli Losciuto (il terzo è Salvatore che coordina trasporti e montaggi), dopo aver lavorato per oltre vent’anni per le più importanti realtà del settore in Lombardia e non solo, si sono messi in gioco in prima persona, cogliendo la possibilità di rilevare le strutture produttive di
Siamo riusciti a incrementare progressivamente il nostro fatturato, passando dai primi 6-7 mln ai 40 mln attuali». L’oggetto dell’attività è il settore dell’edilizia industrializzata, rivolta sia alle aziende private che agli enti pubblici. «Il progetto esecutivo di ogni edificio –aggiunge Giuseppe Losciuto – è il risultato di un’attenta valutazione delle necessità che si presentano di volta in volta per arrivare a una soluzione personalizzata». Dopo aver ricevuto il mandato dal cliente, la richiesta di pro-
migine e del settore terziario, come l’Iper Coop di Bologna, ci siamo occupati di edilizia pubblica, con l’ospedale di Bergamo, la clinica Mangiagalli di Milano, un centro per anziani a Legnano, scuole a Cittadella e strutture sportive, come il nuovo stadio delle Alpi di Torino». Isocell si è contraddistinta oltre che per l’alta qualità dei suoi manufatti e del servizio anche per il carattere d’innovazione sia dei dettagli tecnologici (sviluppati in collaborazione con partener e Università) che
un’azienda in declino per fondarne una nuova mettendo insieme un affiatato gruppo di collaboratori. Non si sono impegnati solo dal punto di vista dell’investimento finanziario e dell’assunzione del rischio imprenditoriale, ma anche e soprattutto presidiando direttamente le posizioni chiave dell’azienda. «Il nostro lavoro ci ha permesso non solo di far conoscere il nome Isocell – afferma Franco Losciuto –, ma anche di portare l’azienda a emergere fra i concorrenti.
gettazione passa sotto la supervisione diretta dei fratelli Losciuto; dall’ufficio commerciale passa così all’ufficio tecnico, che elabora un vero e proprio progetto esecutivo, in conformità con le richieste avanzate in fase di accordo commerciale e che sono state perfezionate nel corso di tutta la commessa. «Oltre ai classici interventi industriali – afferma Franco Losciuto – come, per esempio, il nuovo stabilimento delle Pirelli di Settimo Torinese o il nuovo salumificio Montorsi di Magreta di For-
dei prodotti (elementi architettonici e strutturali) proposti. Quest’ultima è affidata alla competenza di ingegneri, geometri e disegnatori sia dell’ufficio tecnico interno che di quelli di altri affermati professionisti del settore». Conclude Giuseppe Losciuto: «Non si può più stare a guardare quello che fanno gli altri, bisogna andare alla ricerca di soluzioni non ancora esplorate. Non è più tempo di fermarsi a pensare “se” una cosa si può o non si può fare, ma solo a “come” la si può fare al meglio e meglio di altri». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 233
EDILIZIA
Spazi a misura di famiglia Scelta dell’area, progetto, costruzione e consegna chiavi in mano. È la linea di lavoro di Morosolo Prima srl, impresa di costruzioni che propone appartamenti residenziali spesso nati dal recupero di aree dismesse. Ne parliamo con l’imprenditore Giorgio Brega e l’architetto Emanuela Brega Nicoletta Bucciarelli l nome Morosolo deriva dal paese che si trova in provincia di Varese, sul vicino lago. Lì è stata creata una lottizzazione di 46 ville in una zona residenziale pregiata proprio a ridosso del lago. Un’attività nata inizialmente nell’ambito dell’edilizia pubblica e che riceve una grande spinta negli anni 70 quando sceglie di iniziare a costruire in proprio. «Le nostre sono due società» spiega il
I
In basso, Giorgio Brega, responsabile della comunicazione, l’imprenditore dottor Giorgio Brega e l’architetto Emanuela Brega di Morosolo Prima srl www.lombardacostruzioni.com
234 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
dottor Giorgio Brega, imprenditore e motore di questa realtà varesotta. «S.p.a.l.c. e Morosolo Prima. La S.p.a.l.c nasce negli anni 60 come impresa di costruzioni che lavorava per conto terzi. Nel 78 nasce Morosolo Prima srl e da quel momento abbiamo iniziato a costruire in proprio attraverso l’acquisizione dell’area e tutti i successivi passaggi. Oramai sono 45 anni che mi dedico alla costruzione delle case nella zona di Varese, un territorio molto bello, collinare, verde. Quello che riusciamo ad offrire sono prodotti medio-alti, studiati e con finiture di pregio». La tipologia della casa costruita da Morosolo è ben chiara. «È la stessa tipologia di casa che ho in testa io» prosegue il Dott. Brega, «casa di qualità adatta ad essere vissuta da una famiglia. Parlo di cucine abitabili, soggiorni grandi, camere ampie e luminose, signorili ma sobrie, in belle zone residenziali. La gente di Varese riconosce la casa Morosolo dall’aspetto estetico perché la tipologia è costante, anche se la forma architettonica è diversa. La no-
stra è una sorta di firma». Emanuela Brega, architetto che si occupa della scelta dei materiali e della parte progettuale, spiega in che modo viene selezionata l’area da edificare. «Per la scelta dell’area collaboriamo con dei mediatori di nostra fiducia che sanno quali tipi di prodotti noi vendiamo e ci propongono interessanti aree su cui intervenire. In ogni caso oggigiorno reperire aree vuote su cui edificare diventa sempre più difficile, per questo motivo si è sempre più orientati al recupero di aree dimesse, alla successiva riqualificazione, dando così nuova vita ad aree altrimenti abbandonate». Alcuni di questi recuperi sono particolarmente riusciti. «Ultimamente abbiamo effettuato il recupero di un complesso industriale in via Lazio, a Varese, demolendo ciò che esisteva e realizzando al suo posto un supermercato e un edificio residenziale di 8 piani fuori terra per un totale di 50 appartamenti. I lavori su ex aree industriali riqualificano l’ambiente, per questo sono importantissimi. Anche in via
Giorgio ed Emanuela Brega
I lavori su aree dismesse riqualificano l’ambiente, per questo sono importantissimi come è successo in via Lazio
Vannucci, sempre a Varese, abbiamo effettuato un intervento similare realizzando anche in questo caso un edificio residenziale di cinque piani, di 70 unità immobiliari. In entrambi i casi si è trattato di una riqualificazione ambientale di zone in disuso. Un altro caso invece è quello di Pasubio, una vecchia villa degli anni 50 che, non essendo di particolare interesse architettonico, è stata demolita, riprogettata e in seguito ricostruita». Non solo recuperi dunque. «Abbiamo effettuato anche interventi di lottizzazioni, creando un quartiere vero e proprio, come ad esempio quello di Morosolo, con 46 ville unifamiliari». Per quanto riguarda l’organiz-
zazione del lavoro, questo viene effettuato seguendo un iter ben preciso. «Una volta acquistata l’area, collaboriamo con studi di architettura esterni di nostra fiducia che ci accompagnano lungo tutto il percorso progettuale, e principalmente nei rapporti con l’Ente pubblico e nel controllo delle normative. In ogni caso il progetto nasce sempre da una nostra idea. Una volta terminata la fase di progettazione, si passa alla vera e propria fase cantieristica che noi seguiamo nei minimi dettagli, avvalendoci della collaborazione del nostro personale tecnico. Siamo sempre noi poi che ci occupiamo di vendere il nostro prodotto. Tutto ciò che è immagine, comunicazione
aziendale e rapporto con il cliente, è gestito e controllato da mio cugino Giorgio Brega, una sorta di agente immobiliare interno che accompagna l’acquirente dai primi contatti e visite sino al rogito vero e proprio. Questo è l’iter». Emanuela Brega spiega a sua volta le caratteristiche ben riconoscibili della casa Morosolo. «Begli appartamenti da vivere, soggiorni e cucine spaziosi, grandi vetrate, ampi terrazzi dotati di fioriere, camere luminose». Conclude il Dottor Brega. «Il mercato dell’edilizia è stato uno di quelli che ha subito maggiormente il peso della crisi, ma in quest’ultimo anno si sta registrando una sensibile ripresa».
Render del recupero edilizio di via Lazio e immagine del recupero di via Vannucci effettuati da Morosolo Prima srl a Varese
LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 235
EDILIZIA
Riabilitiamo il territorio Nonostante la crisi economica abbia indebolito il comparto, l’edilizia cerca nuove opportunità di crescita nella riqualificazione del territorio e nella bioarchitettura. L’esperienza di Amatore Mora Erika Facciolla
ome ogni ambito legato alla produttività economica, il settore immobiliare ha vissuto un momento di critica empasse da cui pare stia rinsavendo. Gli investitori azzardano un lento ma graduale ritorno, più che altro in campo commerciale e turistico. Per quanto riguarda la situazione del mercato abitativo-residenziale, nel mantovano «il quadro appare piuttosto stagnante – conferma Amatore Mora, titolare dell’omonima
C In apertura, cantiere dell’impresa di costruzioni Mora Amatore
236 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
impresa di costruzioni edili – per l’offerta che si è creata in questo periodo di crisi del settore». La Mora Amatore opera nel campo delle costruzioni edili civili e industriali da più di quarantacinque anni, sia in proprio che per conto terzi. Per combattere la crisi che ha colpito il settore, l’azienda ha aumentato la qualità con tecnologie rivolte al contenimento energetico e alla qualità abitativa in genere, certa che questa sia la strada maestra da seguire per superare l’attuale
congiuntura economica negativa. Come descriverebbe la filosofia professionale che ispira da sempre la sua azienda? «La nostra politica è sempre stata incentrata sulla qualità e la costante presenza sul territorio a garanzia dell’immobile venduto, fornendo sempre la disponibilità ad intervenire per la risoluzione di eventuali problemi legati al passare del tempo. Il rapporto con le maestranze è sempre stato incentrato sulla fiducia, pre-
Amatore Mora
miando la professionalità e l’impegno per i risultati raggiunti». Il vostro lavoro è basato su una molteplicità di sinergie messe in atto in anni di attività nel settore. «Oltre alle nostre maestranze, ci avvaliamo della collaborazione di partner artigiani locali selezionati nel tempo; parlo di impiantisti, elettricisti, falegnami, fabbri e altri qualificati esperti in grado di soddisfare ogni esigenza del cliente, ed intervenire rapidamente nelle assistenze eventualmente richieste». Con quale logica state portando avanti il progetto di investimento sul territorio? «Oltre ad investire sulla qualità si investe nell’acquisizione di aree disponibili nelle prossimità del centro di Suzzara dove ha sede la nostra azienda - da lottizzare e urbanizzare, offrendo al mercato locale la disponibilità di nuovi lotti per la realizzazione di immobili unifamiliari per conto di privati e non solo». Quali caratteristiche deve avere oggi una casa per appetire i potenziali compratori? «In questo settore è necessario cercare sempre nuove soluzioni e tecniche costruttive innovative, con particolare riguardo al contenimento energetico e a tutte le forme di energia sostenibile, ad esempio quella geotermica. L’unico modo per rimanere competitivi sul mercato e accrescere il proprio business è questa».
Quali sono le strategie costruttive da adottare per “riabilitare” alcune aree delle nostre città? «Molte città italiane presentano aree industriali dismesse e consegnate alla dimenticanza. Recuperarle non è solo un’opportunità ma un bisogno sempre più attuale che apre nuove prospettive di sviluppo per il paese e per il settore stesso». In che modo si attua il progetto di riuso di quelle aree e su quali presupposti? «L’iniziativa deve essere mossa dalle amministrazioni locali che non sempre sono attente a problematiche di questo genere. Il mantovano non è particolarmente interessante da questo punto di vista ma sono tante le aree territoriali del paese in cui si potrebbe intervenire con il supporto politico delle istituzioni e delle autorità territoriali competenti». Quali sono le principali strategie costruttive nei progetti di lottizzazione? «Principalmente, si cerca di valorizzare le zone con l’inserimento di apposite aree di verde urbano e attrezzarle in modo da offrire una migliore qualità abitativa. Questa è la tendenza che domina il settore delle costruzioni ad uso abitativo ed è anche una delle principali richieste imposte dal mercato italiano». A proposito di bioarchitettura e risorse rinnovabili, quali sono le soluzioni di risparmio energetico da fonti sostenibili applica ai suoi progetti? «I sistemi più utilizzati sono
Amatore Mora, titolare dell’azienda e, sotto, un complesso residenziale in costruzione amatore.mora@fastwebnet.it
Chi acquista casa deve essere disposto a cambiare ottica commerciale, ricercare soluzioni abitative alternative
gli isolanti termici, pannelli solari, impianti fotovoltaici, geotermici, naturalmente supportati da garanzie di studi tecnici e rilievi nelle zone in cui operiamo maggiormente». Alla luce della sua esperienza nel settore, cosa consiglierebbe ad un acquirente per orientarne la scelta nell’acquisto di un nuovo immobile? «Chi acquista casa deve essere disposto a cambiare ottica commerciale, ricercare soluzioni abitative alternative e individuare nell’offerta la miglior garanzia a tutela dei propri investimenti».
LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 237
EDILIZIA
Una nuova strategia per il settore edile Ottimizzare tempi e operatività aziendali, analizzando nuovi canali e criteri di gestione ma soprattutto di comunicazione attiva con il cliente. È su queste basi che si sviluppano le “buone” strategie dell’azienda Enzo Omodei Salvatore Cavera
er anni le rivendite edili hanno convissuto con l’idea che un buon prodotto si potesse vendere da solo e che un buon posizionamento geografico e di mercato fossero elementi sufficienti a decretarne il successo. Oggi, complice la crisi generalizzata e quella specifica del settore delle costruzioni, i protagonisti della filiera della distribuzione edile devono necessariamente confrontarsi sul tema della preparazione professionale, propria e di
P
238 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
quella del personale. Dall’agente di vendita al magazziniere, al responsabile del settore amministrativo fino, e soprattutto, al gestore d’azienda, tutti determinano la qualità e il successo di una rivendita. La professionalità diventa, quindi, l’elemento su cui l’imprenditore è chiamato a impegnarsi maggiormente per dare continuità e sviluppo al proprio management. Nell’epoca dell’infausta congiuntura economica, è stato perciò inevitabile studiare e darsi una nuova stra-
tegia. «Abbiamo colto l’esigenza di mettere in pratica strategie “buone”, che puntino al futuro e alla crescita. Aspetti meramente imprenditoriali che la relativa calma e tranquillità del momento storico aiutano a mettere in campo per analizzare nuovi canali e criteri di gestione del magazzino, dell’organizzazione amministrativo-contabile, dei layout dei punti vendita, della logistica, ma soprattutto della comunicazione attiva con il cliente, che non rappresenta soltanto l’utente finale, ma può diventare parte integrante di un percorso mirato di sopravvivenza». Ha le idee chiare sul da farsi Alessandra Omodei, portavoce dell’azienda Enzo Omodei specializzata da oltre quant’anni nella fornitura di un range vastissimo di materiali e soluzioni edili, quando guarda ai più recenti cambiamenti dei mercati e dell’edilizia e afferma: «vogliamo proporci come referenti anche per il settore dei materiali legati alla bioedili-
Alessandra Omodei
Abbiamo deciso di proporci come referente anche per il settore dei materiali legati alla bioedilizia, al campo energetico e alla bioarchitettura
zia, dai blocchi di muratura, agli isolanti sino agli intonaci, con particolare attenzione all’innovazione in campo energetico e bioarchitettonico che ci porta a collaborazioni e scambi di punti di vista anche con professionisti del settore come studi di progettazione». Una missione certamente innovativa, per un’azienda che si occupa di edilizia, è quella di fare cultura sui materiali e sulle nuove soluzioni disponibili. «Recentemente, abbiamo iniziato a offrire ai nostri clienti la possibilità di continui aggiornamenti, sia riguardo ai prodotti che ai sistemi costruttivi – asserisce Alessandra Omodei –. Riteniamo infatti, che uno dei ruoli che competono ad aziende come la nostra sia quello di informare, creando una rete di comunicazione condivisa dai diversi addetti che operano nel settore». Naturalmente la professionalità, competenza e l’aggiornamento continuo richiesto all’intero team della Omodei, si mantengono al-
l’apice della struttura aziendale e della sua efficienza. «Abbiamo intensificando il programma dei corsi di aggiornamento e riorganizzato il personale cercando di stabilire competenze ben precise a ogni collaboratore, implementando così la nostra forza vendite esterna – spiega Omodei –.In termini di tecnologie, è stato aggiornato il sistema informatico che oggi permette una maggiore velocità operativa in interconnessione con le nostre ha tre filiali, tutte collegate direttamente al server principale. Il risultato è la possibilità di avere un quadro della situazione sempre aggiornato per
quel che riguarda le scorte e la posizione logistica dei nostri mezzi». Dalle rigorose parole di Alessandra Omodei e dalla descrizione dei recenti piani organizzativi mirati all’ottimizzazione di ogni area operativa e commerciale, è possibile intuire come l’azienda Omodei cerchi di bruciare le tappe che porteranno senz’altro alla ripresa e alla stabilizzazione di problematiche ormai sviscerate e che, seppure nella contrazione del mercato, hanno dato grossi e significativi contributi in termini di crescita imprenditoriale e allo sviluppo di un modo di pensare più lungimirante.
L’azienda Enzo Omodei Spa si trova a Brescia www.omodei.it
LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 239
Interpretare gli ambienti L’arredamento e il design fanno confluire in un’unica soluzione la quantità produttiva con la cura artigianale e la personalizzazione. Unendo a questi elementi uno studio su misura per ogni realizzazione, che sia un appartamento o un negozio. La parola a Giuseppe Delvecchio Salvatore Cavera l design e la qualità del made in Italy nell’arredo sono universalmente riconosciuti. Questo comporta una progettualità a 360 gradi, che tenga conto soprattutto delle proporzioni, dell’ergonomia, dell’armonia nei colori e nelle forme. Ma che non trascuri il rispetto per l’ambiente, selezionando con cura i materiali, combinandoli con meccaniche resistenti e all’avanguardia, per garantire la durata nel tempo delle creazioni. Seguendo questo approccio, la Dibieffe Arredamenti, disegna e realizza i propri prodotti, affidando la progettazione a un team di lavoro che ha saputo cogliere l’evoluzione del mondo dell’ar-
I
240 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
redo, pur mantenendo fede ai principi e alle regole che fanno di ogni ambiente una creazione unica e irripetibile. Come spiega Giuseppe Delvecchio, che si occupa della gestione generale della società: «La nostra politica commerciale è orientata a offrire un servizio oltre che un prodotto. La nostra filosofia non ha tratti distintivi comuni, ma cerca di interpretare personalità ed esigenze. Il confronto diretto e la grande flessibilità produttiva ci permettono di accontentare la richiesta più semplice come pure il progetto più articolato. Il confronto dei nostri architetti con gli utenti è il primo passo per realizzare dall’appartamento alla villa, dal negozio fino agli yacht. La progettualità parte
dai pavimenti, per poi comprendere illuminazione, colori, tendaggi, oggettistica di complemento. La fase successive sono ovviamente la progettazione esecutiva e la produzione, che permette ogni tipo di personalizzazione di forma, colore, dimensione». Il mondo del design è in costante evoluzione. Per esempio, nell’immediato
La Dibieffe Arredamenti Srl ha sede a Rogno (BG) www.dibieffe.it
Giuseppe Delvecchio
La progettualità parte dai pavimenti, per poi comprendere illuminazione, colori, tendaggi, oggettistica di complemento
futuro la tendenza sarà quella di un utilizzo massiccio dei laccati, la ricerca di colori particolari per le essenze e finiture superficiali spazzolate per le parti in legno. Cambia così il modo di concepire e percepire le forme, i materiali, gli effetti estetici. «I nostri architetti sono sempre e costantemente attenti a tutte le evoluzioni sia progettuali che di materiali. In fase di progetto presentiamo rendering ad altissima risoluzione. Nella ricerca dei materiali, essendo costruttori, ogni novità viene testata e provata dal reparto produzione, assicurando così la massima qualità ed eliminando alla base eventuali difetti». La ricerca continua di partnership con studi di architettura ed esperti di interior design, unita alla scelta ben precisa di non seguire la fascia medio-bassa, hanno permesso alla società,
anche se è in atto una fase involutiva dell’economia e dei mercati, di essere in controtendenza, registrando un forte incremento degli ordini. «Il mercato italiano oggi copre ancora una cospicua parte del nostro fatturato. Però, negli ultimi anni, abbiamo ampliato soprattutto l’export verso nuovi mercati come quelli di Francia, Germania, del Kuwait e di Dubai. Abbiamo inoltre instaurato rapporti con alcune reti commerciali che operano in India, Russia e Stati Uniti e stiamo monitorando e valutando eventuali collaborazioni future». La quotidianità produttiva della Dibieffe volge lo sguardo contemporaneamente sia al progresso tecnologico che alle tradizioni del settore. «Questo perché progresso e tradizione nel nostro settore vanno sempre
mantenute sullo stesso livello. Le macchine aiutano per la quantità, la riduzione dei tempi e dei costi, ma il tocco artigianale o una verniciatura realizzata a mano sono il valore aggiunto e il vero “certificato di qualità e garanzia” di un prodotto italiano. Tuttavia, l’industrializzazione può togliere spazio alle realtà più piccole, anche perché questa crisi le ha costrette a entrare in mercati più orientati al privato, ma la forza delle realtà come Dibieffe è sempre quella del rapporto diretto, del confronto faccia a faccia. Non bisogna tralasciare mai la ricerca della massima qualità, il servizio e la possibilità per il cliente di parlare sempre direttamente con la stessa persona per qualsiasi problema. Questo è il vantaggio di avere un solo referente con il quale confrontarsi». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 241
TRA ARTE E ARCHITETTURA
Vivere un “domestic museum” La passione per l’arte contemporanea diventa uno stile abitativo. L’architetto Marco Macioce descrive la realizzazione di un progetto di ristrutturazione con il quale ha trasformato la zona giorno di un appartamento in un “domestic museum” Salvatore Cavera
rmonizzare la relazione fra le persone, la casa e l’ambiente. È questa l’ambizione di una parte dell’architettura contemporanea. Ambizione che può trovare la sua realizzazione attraverso l’impiego di alcune delle tecnologie più innovative, coniugandole con la sensibilità per l’utilizzo delle fonti di energia pulita. Verso questa idea di casa e di stile di vita sono orientati la ricerca e il lavoro dello studio di architettura Villa del Re, composto dall’architetto Marco Macioce
A
L’architetto Marco Macioce con i collaboratori Paolo Tamborini, architetto e Marco Corti, geometra, dello Studio di Architettura Villa del Re, Cerro Maggiore (Mi) www.studiodiarchitetturavilladelre.it
242 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
e dal suo staff, che comprende gli architetti Anna Lazzarini e Paolo Tamborini, il geometra Marco Corti e l’ingegner Gianangelo Gaiera. Questa concezione dell’architettura si percepisce in uno degli ultimi lavori dello studio, la ristrutturazione della zona giorno di una casa a Legnano (MI). In questo intervento di riorganizzazione della zona giorno si è inserito uno stimolo ulteriore. «Trattandosi di una committenza amante dell’arte moderna, abbiamo cercato di applicare la nostra filosofia di progettazione alla realizzazione di qualcosa che somigliasse il più possibile a un museo fra le
mura domestiche». Qual è stata l’idea di partenza per la realizzazione del progetto? «II desiderio dei proprietari della casa era quello di poter vivere quotidianamente a contatto con le loro numerose opere d’arte contemporanea. L’idea è stata quindi quella di dare loro la possibilità di osservarle nella loro totalità e di essere circondati in ogni momento da questa presenza estetica. Queste esigenze, unite all’amore per gli ampi spazi, ci ha portato a poter realizzare una sorta di “domestic museum”». Il concetto di “domestic museum” contribuisce quindi a rendere concreto un diverso modo di vivere la casa? «Chi abita e ama la propria casa tende a stabilire con essa un rapporto continuo e profondo. Le persone che provano piacere a trascorrere parecchie ore della giornata tra le mura domestiche, vogliono che queste rappresentino e riproiettino quello che è il loro gusto estetico. Abbiamo così cercato di offrire la declinazione, in spazi abitativi diversi, di uno stesso percorso ideale, che ha reso l’ambiente
Marco Macioce
simile appunto a una mostra museale». Com’è stato possibile realizzare il progetto e integrarlo con gli elementi architettonici già presenti negli ambienti della casa? «Le ampie pareti, sgombre di mobili, ospitano un sistema per l’esposizione di tele di diversa dimensione, che rimangono sospese a dei binari applicati alla muratura. Questa tecnica offre la possibilità di poter cambiare periodicamente le opere esposte combinandole e armo-
nizzandole tra loro, oltre a garantire l’integrità delle strutture murarie. Nell’ampio soggiorno sopravvive un elemento classico, il camino, a testimonianza della storia della proprietà; questo bilancia l’estrema modernità del contesto». Sono stati necessari degli altri interventi che permettessero di valorizzare ulteriormente l’esposizione delle opere? «Per porre in maggiore rilievo le tele, è stato studiato un sistema di illuminazione che enfatizza da un lato l’ambiente, perimetrandolo con una cornice luminosa alta, dall’altro le opere esposte, illuminandole puntualmente con speciali fari di tipo “Occhio”. Il tavolo del soggiorno è inoltre sovrastato da un lampadario con elementi in cristallo che ne esaltano la
forma volutamente quadrata e l’impatto visivo». Siete riusciti a intervenire in tutta la zona giorno della casa e anche negli ambienti più di servizio, come la cucina? «Certamente. Anche il locale cucina è caratterizzato da un design molto moderno e la continuità di esposizione di opere d’arte non risulta interrotta. Su una delle pareti della cucina si trova l’impianto Tv, che va a sostituire un quadro. Sopra il tavolo abbiamo scelto di applicare un corpo illuminante di alto design disegnato da Ingo Maurer; si tratta di un lampadario composto da dieci bottiglie di Campari soda originali. Comune denominatore di tutto lo spazio giorno è il pavimento in legno di rovere spazzolato, che rende l’ambiente chiaro e luminoso».
Alcuni degli ambienti del “domestic museum” realizzato dall’architetto Marco Macioce
LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 243
CERAMICA
Materiali e comfort abitativo Le innovazioni di qualità e di rispetto ambientale offerte dal mercato ceramico attuale si scontrano troppo spesso con i prezzi low cost di materiali poco curati. Franco Locatelli parla delle più recenti soluzioni del settore Salvatore Cavera
al settore ceramico ci si aspetta una grande collaborazione con il mondo dell’arredamento e del design, sfera più grande e più dinamica, ma della quale questo settore fa certamente parte. Questo aspetto è stato a lungo trascurato a cavallo degli anni Novanta, si sta invece riaffermando prepotentemente nell’ultimo periodo. «Ciò che ritengo fondamentale oggi – afferma Franco Locatelli – è vendere progetti e non soltanto prodotti. Soluzioni da poter sfruttare a 360 gradi, che possano essere utilizzate sia all’esterno che all’interno, a pavimento o a
D La Ceramiche Spa, si trova a Bergamo www.dielleceramiche.it
244 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
parete. E soprattutto possano essere facilmente combinate a legni, mosaici, pietre. Oggi la proposta più innovativa che si sta affermando è rappresentata dal materiale ceramico a basso spessore: dal canonico centimetro di spessore si è passati ai 3-4 mm, per realizzare lastre che arrivano sino a 3 metri di lunghezza e 1 in larghezza. Questo passaggio ha favorito la riduzione degli ingombri a magazzino, lo stoccaggio e la movimentazione, non tralasciando l’aspetto ecologico: la medesima quantità di materiale richiede un minore consumo di imballaggi e un trasportatore con una conse-
gna può consegnare il doppio del materiale. Questo è un aspetto che per noi assume un’importanza particolare: siamo molto attenti ai materiali che selezioniamo, ai composti di materie prime, che vogliamo che siano in gran parte naturali, oltre ai processi produttivi a basso impatto ambientale. Tutto ciò riveste una significativa importanza per il miglioramento del comfort e dell’igiene abitativa». Ma in un mercato sempre più competitivo, dove la qualità è spesso vinta dalla legge del risparmio, le proposte alternative al low cost devono trovare strategie alternative per
Franco Locatelli
imporsi. «Non è difficile, in Italia, trovare prodotti di alta qualità. Abbiamo gruppi industriali la cui ricerca e l’alta tecnologia ne fanno marchi conosciuti a livello mondiale, esiste inoltre il patrimonio dell’artigianato, che ha radici ben fondate e preziose. Però la difficoltà principale sta nel catturare l’attenzione degli interlocutori. Bisogna riuscire a conquistare le persone, stimolare la loro voglia di ascoltare, altrimenti sarà impossibile far capire che si può avere nuovamente fiducia nei prodotti del made in Italy». Questa situazione è l’effetto di anni di boom edilizio, durante i quali troppa speculazione è stata fatta sulla pelle dell’acquirente finale. Franco Locatelli è amministratore unico della società Dielle Ceramiche Spa, realtà lombarda che opera nel settore dei pavimenti e rivestimenti dal 1984. «Scegliere e distribuire marchi di differenti livelli per noi è una sfida interessante. Riteniamo che la scelta migliore sia quella di sposare un’idea, un pensiero, un gusto. Offrendo sia il prodotto di alto livello che quello cosiddetto da “cantieristica”. Il nostro intento è quello di far passare il messaggio che, in tutte le situazioni che si possono affrontare, bisogna mettere lo stesso impegno nel ricercare e proporre in maniera attuale e contemporanea i materiali. Da questo mix di prodotti e marchi scaturisce una redditività che, unitamente a una gestione oculata dei costi e delle risorse, ci permette di so-
stenere l’azienda e guardare con tanto realismo a un’edilizia che comunque deve andare avanti». Quella della partnership commerciale sembra essere diventata l’unica formula che possa garantire risultati duraturi nel tempo. «Si deve affrontare il mercato in affiancamento e nessuno dei due partner deve tentare di prevaricare l’altro. Lealtà, rispetto e un continuo scambio di informazioni devono essere alla base di una partnership che non punti soltanto a vendere oggi, ma che abbia come obiettivo quello di diventare un riferimento sul territorio. I nostri principali interlocutori possono essere e sono indifferentemente imprese edili, studi di progettazione e anche privati. Ovviamente ognuno ha esigenze differenti, bisogna saper rapportarsi nel migliore dei modi a ogni situazione. Questa duttilità è frutto, oltre che dell’esperienza e delle capacità di ognuno, di una continua formazione che effettuiamo sia in sede che attraverso le strutture». L’iter con il quale si passa da un preventivo all’acquisizione dell’ordine alla successiva posa in opera è abbastanza classico. «Il filo conduttore che deve accompagnare il tutto è la massima disponibilità e anche la comprensione nei confronti del cliente finale, per il quale realizzare un’abitazione oggi è un impegno economico, fisico e psicologico importante. Gli imprevisti sono all’ordine del giorno, ma noi dobbiamo essere attrezzati per prevenirli o per risolverli in maniera professionale».
Riteniamo che per arrivare alla scelta migliore dei materiali si debba sposare un’idea, un pensiero, un gusto
LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 245
MATERIALI
ensare al legno e alle innumerevoli applicazioni industriali e artigiane che questo materiale ha sempre trovato, vuol dire ripercorrere una storia dal fascino intramontabile. Da secoli la parola “legno”, infatti, è sinonimo di qualità, solidità e robustezza, caratteristiche che lo hanno reso un materiale ricercato e pregiato, utilizzato nelle costruzioni e nella realizzazioni di arredi di alto livello. E se per anni le tecniche di lavorazione del legno sono rimaste pressoché immutate, negli ultimi tempi hanno subito un netto cambiamento grazie a macchinari e processi innovativi che ne hanno allargato il raggio di applicazione e migliorato le prestazioni. Lo sa bene Eugenio Grandinetti, presidente della Legnoquattro, una delle poche tintorie di tranciati
P
L’ineguagliabile qualità del legno È una delle pochissime tintorie di legno al mondo ed è riuscita a coniugare una lavorazione dalle origini antiche con le tecniche più moderne. Conosciamo meglio la Legnoquattro con il suo presidente Eugenio Grandinetti Erika Facciolla al mondo. Un’azienda moderna, capace di competere sui mercati internazionali, in grado di realizzare prodotti dalla qualità riconosciuta nel pieno rispetto dell’ambiente. Quali lavorazioni include il processo produttivo di Legnoquattro? «La nostra azienda utilizza due metodi di lavorazione applicati alle lavorazioni nelle due sedi di Novedrate e Birone. Il primo sistema utilizza, per la
tintura, delle vasche a pressione atmosferica mentre il secondo utilizza dei siluri con ciclo di lavorazione sotto pressione». Da dove provengono i legnami destinati alla colorazione? «Il materiale proviene principalmente Stati Uniti, Brasile, Africa, Europa». Dal punto di vista ambientale, può dirci quali livelli di tossicità per la natura e l’uomo possono raggiungere i Un interno dell’aereo dell’ex presidente egiziano Mubarak rivestito con i prodotti della Legnoquattro Spa. Nella pagina a fianco, il presidente della società, Eugenio Grandinetti durante una fase di controllo materiale www.legnoquattro.it
246 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
Eugenio Grandinetti
Le qualità del legno rimangono uniche sia dal punto di vista estetico, sia per la resistenza all’usura che questo materiale è in grado di assicurare nel tempo
coloranti utilizzati? «I coloranti che adoperiamo durante il trattamento del legno sono atossici e non producono nessun danno a persone e ambiente. Le acque residue provenienti dal ciclo di lavorazione vengono depurate con appositi impianti di tipo biologico a fanghi attivi». Quali sono le fasi principali del ciclo produttivo aziendale? «Si comincia con la preparazione del tranciato di legno naturale selezionato che viene avviato ad un processo di lavaggio e sbiancatura. Una volta pronto, il tranciato viene sottoposto alla tintura in immersione con acqua e coloranti organici. Dopo aver messo a punto il colore richiesto dal cliente, si procede con l’essica-
zione e la stiratura. Al termine di queste operazioni, il materiale viene visionato per il controllo di qualità e avviato al reparto spedizioni». In cosa consiste l’unicità del procedimento produttivo adottato dalla vostra azienda? «Si tratta di un procedimento che permette al colore di penetrare nel legno in tutto il suo spessore, esaltandone venature, occhiolinature e le peculiarità tipiche di ogni essenza trattata. Il risultato è una gamma di numerosi tranciati di legno disponibili in tutte le tinte». Quali sono i tranciati più richiesti dai vostri clienti e per quali ambiti d’applicazione? «Attualmente i tranciati più richiesti sono il rovere, frassino, noce canaletto, erable, kotò, lati, radiche pregiate. L’interesse della
committenza sta gradualmente spostandosi anche su alcuni legni esotici tra cui l’abice e il movingui. I settori di utilizzo sono l’automobilistico, il navale, l’aereonautico, l’arredamento e le pareti attrezzate». Legnoquattro si è occupata della fornitura dei rivestimenti interni dell’aereo dell’ex presidente egiziano Mubarak. Può descrivere le peculiarità del lavoro svolto? «Abbiamo fornito i rivestimenti interni dell’arredamento realizzati in abice. La commessa è arrivata da un cliente francese che li ha utilizzati per ottenere il prodotto finale richiesto dal presidente. Il cliente ci ha consegnato un campione che abbiamo riprodotto in laboratorio, analizzato, eseguito e prontamente fornito nei tempi stabiliti». Perché un cliente dovrebbe preferire il legno a un prodotto meno pregiato ma più economico? «Sicuramente il mercato offre prodotti alternativi al tranciato come il melaminico, carte, plastiche e materiale stampato e laccato. Tuttavia le qualità del legno rimangono uniche sia dal punto di vista estetico, sia per la resistenza all’usura che questo materiale è in grado di assicurare nel tempo. Caratteristiche che lo rendono un prodotto dalle prestazioni e qualità ineguagliabili». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 247
GESTIONE DELL’ENERGIA
Energia in outsourcing La crisi del Maghreb e l’approvvigionamento dei combustibili fossili. Il disastro nipponico e la dismissione delle centrali nucleari. La soluzione del problema energetico si fa più complessa. Una nuova proposta per gestire tutte le tematiche energetiche Salvatore Cavera
arlando di energia, la recente crisi del Maghreb ha incrementato l’incertezza dei mercati, sia per l’influsso diretto sui prodotti fossili come il gas naturale, che per quello indiretto, a causa della persistente correlazione fra il petrolio e le altre fonti energetiche. Un ulteriore contraccolpo è derivato dai drammatici eventi che hanno interessato il Giappone, con il conseguente ripensamento sulle componenti dei mix di produzione energetica, segno ne è l’addio al nucleare recentemente annunciato dal cancelliere tedesco. In questo scenario, si respira un’aria di profonda incertezza sui mercati energetici internazionali, con ripercussioni diverse all’interno dei vari Paesi. Osserva Mattia De Vecchi, socio di Innowatio: «In Italia, inizia a imporsi la consapevolezza che
P
Da sinistra, Fabio Leoncini e Mattia De Vecchi, soci di Innowatio Spa, Bergamo www.innowatio.it
gli incentivi alle rinnovabili debbano essere tali, anziché rappresentare gli unici pilastri a sostegno di tecnologie non mature. Inoltre si insinua il sospetto che queste non siano la panacea di tutti mali, ma che anzi, in alcuni casi, possano avere effetti destabilizzanti sui modelli energetici». Infatti resta la necessità di disporre di altre fonti, per sopperire alla carenza di vento e sole. «L’avversione, emotiva o no, al nucleare – dice Fabio Leoncini –, l’attenzione per l’ambiente e gli ambiziosi obiettivi di Kyoto impongono un ripensamento. Alla domanda: “quale energia per il futuro?”, la risposta più sensata è “quella prodotta da un mix adeguato di fonti di produzione”, ma sarà soprattutto un uso razion a l e
dell’energia a permettere di mantenere i nostri standard di vita senza scrivere per i nostri discendenti e per il pianeta un’eredità dolorosa». Una possibile realizzazione concreta viene dall’outsourcing energetico. «Outsourcing energetico – spiega De Vecchi – significa affidare a un interlocutore professionale e affidabile tutta la gestione delle tematiche energetiche, in modo da sfruttare al meglio la sinergia, l’efficacia e l’efficienza di una gestione coordinata. Dal punto di vista operativo, si tratta di realizzare una grande “fotografia” dei temi energetici, un audit molto approfondito e allargato, che va dalle formule economiche di approvvigionamento alla gestione fisica dei flussi energetici. Lo scopo è quello di tradurre la spesa complessiva in un canone che diminuisca nel tempo». I vantaggi che ne derivano sono di due tipi. C o m e dice Le-
Mattia De Vecchi e Fabio Leoncini
c
Quale energia per il futuro? La risposta è quella prodotta da un mix adeguato di fonti di produzione. Ma sarà un uso razionale a permettere di mantenere i nostri standard
d
oncini: «Intanto una certezza di budget, associata all’aver affidato a un partner professionale le tematiche energetiche; poi, attraverso un rapporto così stretto e permeante, si generano automaticamente opportunità di maggiore efficienza, che possono essere finanziate e realizzate direttamente da una Esco (Energy Service Company), abbattendo ulteriormente i canoni di gestione energetica». Alla base dell’outsourcing energetico si trova una dimostrazione di fi-
ducia reciproca tra i soggetti, che infatti disegnano una reale partnership, in quanto gli obiettivi di risparmio sono del tutto allineati. «Il modello di outsourcing energetico – spiega De Vecchi - , evidentemente, si sposa meglio con le esigenze del settore terziario, nel quale la spesa energetica incide meno sui costi di produzione, rispetto al segmento industriale. È per questi motivi che stiamo proponendo questo modello in particolare ai segmenti della Gdo, della sa-
nità, delle banche e delle assicurazioni». Una delle caratteristiche di Innowatio è l’indipendenza di fornitori, che è assicurata dal modello di business. Come spiega Leoncini: «Il fatto di essere remunerati solo nel caso in cui si generino dei vantaggi o risparmi economici e il fatto di non poter utilizzare il nostro capitale per la costituzione di portafogli da gestire, rappresentano una garanzia fortissima, sia in termini di commitment che di allineamento degli obiettivi». Conclude De Vecchi: «Come è già avvenuto nel mercato britannico, anche i fornitori tradizionali iniziano a vedere di buon occhio Innowatio e a valutare un’eventuale collaborazione, grazie anche al fatto che rappresentiamo una controparte tecnica, con la quale parlare lo stesso linguaggio». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 251
ENERGIA
Privatizzare i servizi per tariffe più basse La liberalizzazione del mercato del gas metano. Alla luce della normativa vigente, su quali aspetti è possibile intervenire ulteriormente per far scendere ancora le tariffe e migliorare i servizi per gli utenti? La parola a Ruggero Barzaghi Salvatore Cavera
a liberalizzazione dei servizi pubblici ha lo scopo di sostituire agli enti monopolisti la concorrenza di mercato. La possibilità di affacciarsi e confrontarsi sul libero mercato induce necessariamente le varie aziende concorrenti a puntare sia sulla qualità del servizio erogato che sul rapporto fra qualità e prezzo. Se da una parte ci sono quindi i vantaggi per le aziende, che hanno l’opportunità di crescere anche fuori dai contesti regionali e puntare al mercato nazionale,
L
Sotto, Marco Barzaghi, presidente, e a destra Ruggero Barzaghi, vicepresidente di Metano Nord Spa, Bergamo www.metanonord.it
252 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
dall’altra ci sono consistenti vantaggi per i consumatori, che possono scegliere la tariffa e il servizio che maggiormente risponde alle loro esigenze. E, inoltre, possono decidere di cambiare operatore se insoddisfatti del servizio, e sottoscrivere contratti maggiormente concorrenziali. Per il settore del gas, affronta il tema Ruggero Barzaghi, vicepresidente di Metano Nord S.p.A.. Come valuta la normativa che regola il settore in cui operate? «La vendita di gas metano, ai
sensi del decreto legislativo 164/00, è un’attività di libero mercato, essendo definita come attività di pubblico servizio solo la distribuzione. Ne consegue che l’obiettivo del legislatore è mirato a rendere più capillare la possibilità dell’utente di scegliere su tutto il territorio nazionale il proprio venditore di gas metano secondo l’offerta migliore, basata non solo sul costo unitario, bensì su una serie di servizi correlati. In tale contesto, la normativa attuale, pur avendo aperto il mercato alla concorrenza, non consente però ancora una vera e propria “liberalizzazione”, in quanto l’importazione della materia prima è soggetta a numerose approvazioni da parte di gruppi nazionali che detengono ancora in parte un oligopolio». Quali interventi potrebbero favorire una più effettiva liberalizzazione? «A nostro parere, è opportuno che il legislatore prosegua sulla strada percorsa e avvii un programma mirato a incentivare la privatizzazione, ma con regole
Metano Nord Spa
c
L’auspicio è quello di avere un’ulteriore liberalizzazione del mercato, per offrire una riduzione delle tariffe
di mercato che siano in grado di creare maggiori opportunità di concorrenza tra gli operatori, indipendentemente dalla loro entità economica, al fine di ampliare la vera liberalizzazione del servizio. L’auspicio insomma è quello di avere a breve un’ulteriore possibilità, da parte degli operatori privati, di misurarsi sul mercato nazionale con i grandi gruppi, per poter offrire alle utenze una riduzione graduale delle tariffe, mantenendo però inalterata la qualità del servizio». Qual è la differenza fra il mercato domestico e quello industriale e verso quale è rivolta maggiormente la Metano Nord? «Se consideriamo il servizio che dobbiamo offrire alle due diverse tipologie di utenza, per noi non vi sono sostanziali differenze. Riteniamo fondamentale fornire dei servizi di qualità indipendentemente dai consumi del cliente. Chiaramente, dobbiamo diversificare gli aspetti tariffari e le me-
d
todologie di monitoraggio dei prelevamenti, secondo quelle che sono le possibilità offerte dalle moderne tecnologie – queste sono applicabili attualmente alle sole forniture industriali». Quanto è importante il rapporto umano in un tipo di servizio che, per cercare di massimizzare l’efficienza, è sempre più impersonale? «Dalla fondazione della società a oggi, abbiamo sempre perseguito due obiettivi. Innanzitutto quello di fornire servizi di qualità; poi di seguire la clientela in modalità “one to one”, considerando con estrema attenzione le esigenze di ciascun utente, in modo da calibrare e modulare l’assistenza e il servizio di fornitura sulle reali necessità delle persone. Noi seguiamo l’utente in tutte le fasi precedenti all’attivazione effettiva della fornitura, permettendo allo stesso di rispettare i tempi da lui preventivati e monitorando lo stato di avanzamento dei lavori. Cerchiamo in questo modo di
evitare l’effetto di spersonalizzazione del servizio». Che tipo di strategia avete avviato con l’inaugurazione della nuova sede? «Il nuovo headquarter nel centro di Bergamo rappresenta l’espressione di una nuova sfida per Metano Nord: rilanciare il core business della società, potenziando la rete di fornitura del servizio offerto ad aziende e privati. La nostra mission è quella di sviluppare un’azione continua di miglioramento dei servizi e dei processi aziendali mirata alla soddisfazione del consumatore, alla sicurezza del personale e dell’ambiente e all’ottimizzazione dei costi, per mezzo di un continuo monitoraggio dei processi, degli standard commerciali e tecnici e degli indici di miglioramento». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 253
ENERGIA ALTERNATIVA
Riscaldare ed essiccare in modo alternativo Consumare meno e meglio è il cardine della green energy. Adelio Villa illustra una soluzione tecnica che al risparmio economico unisce l’elasticità per far fronte a tutte le esigenze Francesco Bevilacqua
a prima vera energia alternativa? Non c’è dubbio, a parte le nuove “fonti verdi”, è il risparmio energetico che si può ottenere con una tecnologia nuova, pulita e affidabile che abbatte il costo del riscaldamento degli edifici industriali e dei processi di essiccamento dei prodotti agricoli». A sostenerlo è Adelio Villa, che vanta una trentennale esperienza nell’impiantistica e nella conduzione di cantieri. Villa è attualmente direttore di
«L In basso, un impianto di riscaldamento in una industria alimentare
254 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
produzione della Solaris, azienda lombarda che opera nel campo del risparmio energetico e che è stata tra le prime a interessarsi degli impianti a irraggiamento. In cosa consiste questa nuova tecnologia? «I sistemi tradizionali di riscaldamento a convezione presentano tutti un grande inconveniente: riscaldano l’aria e, come tutti sanno, l’aria calda, essendo più leggera di quella fredda, si muove verso l’alto. In questo modo, l’aria più fredda presente nell’ambiente ristagna
in prossimità del pavimento, proprio dove si trovano le persone o le cose che hanno bisogno di calore. L’aria più calda invece va verso il soffitto, dove sono maggiori le dispersioni e dove serve meno». Come può essere risolto questo inconveniente? «Utilizzando i nostri impianti di riscaldamento a irraggiamento, che abbiamo già installato in diverse aziende in Italia e all’estero. Coloro che si sono rivolti a noi e hanno adottato questo sistema hanno ottenuto un risparmio sui costi di riscaldamento che va dal trenta al sessanta per cento». Dal punto di vista tecnico, quali sono i vantaggi degli impianti di riscaldamento a irraggiamento? «I sistemi tradizionali a convenzione aumentano la temperatura di tutto il volume dell’aria contenuta negli ambienti. Il sistema a irraggiamento invece, non scalda tutto il volume ma va a “colpire” direttamente le superfici e gli operatori interessati. Ma non è tutto. Questo sistema offre un
Adelio Villa
Sopra, Adelio Villa, direttore di produzione della Solaris di Cinisello Balsamo (MI). Sotto, i titolari della Rizek, azienda dominicana produttrice di cacao che sfrutta la tecnologia fornita dalla Solaris. www.solaris-srl.com
altro straordinario vantaggio, cioè quello di poter riscaldare in maniera differenziata aree diverse dello stesso ambiente, senza bisogno di alcun elemento divisorio in muratura o in altro materiale. Con il sistema Solaris si può aumentare il riscaldamento nelle zone dove c’è la presenza di operatori con lavoro sedentario, diminuirlo dove è meno necessario o addirittura annullarlo in tutte quelle zone in cui, saltuariamente o in modo stabile, non serve. E tutto ciò senza pregiudicare il rendimento degli impianti riscaldanti».
Al di là del dato economico, qual è la convenienza dal punto di vista ambientale? «Dato che i nostri impianti sono alimentati a metano o a GPL, le emissioni inquinanti sono molto più contenute. Inoltre, la presenza di diversi bruciatori rende praticamente impossibile il blocco di tutto il sistema». Esistono altri impieghi per questo sistema, oltre a quello finalizzato al riscaldamento degli ambienti? «Sì, noi della Solaris abbiamo sviluppato questa idea appli-
candola all’essiccamento di prodotti coloniali come cacao, the, caffè e così via. In questo caso, basandoci sulla nostra trentennale esperienza nella realizzazione di impianti solari, abbiamo studiato un sistema di essiccatoi funzionanti oltre che con i tubi radianti alimentati a gas, anche con pannelli solari e con materiale di risulta, come legno e gusci. Questo sistema l’abbiamo esportato nella Repubblica Dominicana dove, in collaborazione con la compagnia Rizek Cacao, abbiamo realizzato cinquanta essiccatori per cacao che hanno permesso di ridurre i tempi di essiccamento del prodotto da dieci a due o tre giorni. Inoltre, la qualità del prodotto risulta molto superiore a quella ottenuta con la tecnica tradizionale, praticata utilizzando aria calda o l’energia solare all’aria aperta. Il nostro nuovo sistema è stato anche certificato dall’ente americano IMO, Institute for Marketecology, e dal Regolamento Europeo 2092 del 1991». Che sviluppi potrebbe avere questa nuova tecnologia? «Visti i risultati davvero ottimi ottenuti con il cacao, pensiamo di estendere questo sistema di essiccamento ad altri prodotti agricoli come pomodori, fichi, funghi e tanti altri, che attualmente vengono essiccati con metodi naturali in Italia e soprattutto in Asia e in Africa». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 255
ENERGIA PULITA
Il riscaldamento verso il risparmio energetico L’evoluzione degli impianti di riscaldamento di nuova generazione consente un abbattimento di notevole entità dell’impatto ambientale. Mario Brunelli fa il punto sul geotermico e sul sistema a pompe di calore Francesco Bevilacqua
ggiornare il proprio impianto di riscaldamento e mantenerlo pulito e ben funzionante, installare pannelli solari o altri sistemi a energia pulita, utilizzare prodotti e materiali ecologici. Sono tante le piccole e grandi azioni che è possibile compiere per dare un contributo alla salvaguardia dell’ambiente. Mario Brunelli è l’amministratore di Atis e con la sua azienda si occupa proprio di proporre soluzioni per questi importanti ambiti. Che tipo di tecnologie energetiche applicate ai sistemi di riscaldamento e quali sono i vantaggi che esse comportano? «L’evoluzione degli impianti di nuova generazione consente un abbattimento di notevole entità dell’impatto ambientale. Sia il geoter-
A Mario Brunelli, amministratore della Atis di Verolanuova (BS), mentre monta dei pannelli solari. atissrl@gmail.com
256 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
mico che il sistema a pompe di calore infatti, fanno registrare delle emissioni di gas serra nulle. Entrambe le tecnologie hanno parecchi pregi, ma alcuni difetti. Per quanto riguarda i vantaggi, possiamo citare la grande varietà della gamma che il mercato propone e i costi di manutenzione e controllo molto contenuti. Va però detto che tutti e due i sistemi hanno bisogno di essere integrati da un impianto fotovoltaico per abbattere il consumo di energia». Come portate avanti l’attività di ricerca e sviluppo? «L’attività di studio e progettazione di nuove soluzioni è fondamentale per ogni azienda che vuole essere competitiva in questo settore. Il principio fondamentale da seguire deve essere rinnovarsi rimanendo sempre al passo con i nuovi traguardi tecnologici». In cosa consiste generalmente il servizio post-vendita e manutenzione che offrite? «Il nostro compito e le nostre responsabilità nei confronti dei committenti sono di duplice natura: da un lato dobbiamo eseguire l’intervento vero e proprio, consigliando in fase di preventivo il prodotto migliore per le esigenze di utilizzo che via via si presentano. Dall’altro lato, ci facciamo carico di monitorare in ogni momento la vita, le rese e i consumi dei nostri impianti, intervenendo se necessario con assistenza diretta». Viste anche le ultime novità in merito,
Mario Brunelli
come giudica l’attuale quadro normativo sul settore di cui vi occupate? «Devo dire che il nostro settore è caratterizzato da molte lacune legislative, forse troppe considerato che invece dovrebbe essere attentamente normato e supportato, visto l’importante contributo che porta in termini tanto ambientali quanto economici. In particolare – ed è ciò che ci mette maggiormente in difficoltà – la diffusione delle normative rivolte agli installatori è sovente incompleta e gravata da tempistiche molto lunghe». Qual è generalmente lo stato degli impianti che rinnovate e su cui lavorate? «Indicativamente direi che un venti per cento circa delle apparecchiature su cui lavoriamo è composto da centrali termiche, il cinquanta per cento, la parte più consistente, da impianti di nuova costruzione e il rimanente trenta per cento da impianti vecchi da rigenerare». Quali sono i costi sia ambientali che economici che si potrebbe abbattere adottando soluzioni di riscaldamento come quelle che proponete voi? «Basterebbe semplicemente solamente cambiare la caldaia vecchia sostituendola con una a condensazione per abbattere da un minimo del venticinque a un massimo del quaranta per cento dei consumi energetici e delle corrispondenti spese economiche. Per ottimizzare questo risultato si possono anche effettuare interventi mirati a risanare i vecchi impianti sia autonomi che centralizzati utilizzando prodotti, preferibilmente ecologici, per l’eliminazione dei fanghi che si formano nelle strutture obsolete e ottenendo in questo modo una resa molto superiore». Quali altri iniziative proponete come azienda per promuovere il risparmio energetico? «Effettuiamo analisi e ricerche in ambito con-
dominiale allo scopo di proporre piani di dismissione delle vecchie centrali a gasolio, che suggeriamo di sostituire con centrali termiche a norma di legge con caldaie in cascata a condensazione. Se ci sono le condizioni adatte, proponiamo anche quella che sarebbe l’ipotesi migliore, cioè un impianto di solare termico che consente ulteriore risparmio sui consumi. Rifacciamo anche centrali termiche in conto energia. Inoltre, la nostra azienda propone sia per il settore civile che per quello commerciale impianti di aspirapolvere centralizzati per eliminare il maggior quantitativo possibile di polveri nell’ambiente. Infine, installiamo depuratori d’aria con recupero di calore, anche in questo casi per entrambi i settori civile e industriale».
Sopra, dettaglio di un impianto e un cantiere della ditta
LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 257
IL MERCATO DELL’ACQUA
Scegliere l’acqua minerale L’Italia ha il primato mondiale del consumo di acqua in bottiglia. Conoscere il significato delle varie caratteristiche chimico-fisiche è fondamentale nella scelta di acquisto Secondo Franco Capanna sono da preferire le acque leggere e povere di sodio Salvatore Cavera
l mercato dell’acqua in bottiglia offre differenti scenari, sia sull’offerta, che sulla distribuzione del consumo a livello mondiale. Nei supermercati italiani, anche a causa del fatto che il nostro Paese ha il maggiore consumo a livello internazionale, si trovano dalle acque pesanti a quelle ultraleggere. Per sapere cosa effettivamente contenga un’acqua minerale non sempre è sufficiente basarsi sulle etichette, perché i dati dei vari sali in soluzione va interpretato alla luce delle sostanze necessarie o meno all’organismo per il suo
I
260 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
funzionamento. La parola a Franco Capanna, presidente e amministratore delegato di Frisia: «Il ruolo dell’acqua è quello di depurare l’organismo e di reintegrare i liquidi. Bere un’acqua molto pesante e salata, che contiene anche fino a 100 mg di sodio, è come assumere dei sali digestivi. Se si ha la necessità di assumere sali minerali esistono integratori mirati. È quindi meglio scegliere un’acqua leggera o ultraleggera, che si miscela meglio anche con le bevande, come per esempio gli infusi, il the o il caffè. Questo perché un’ac-
qua leggera è semplicemente acqua». La composizione delle vostre acque registra coefficienti di minerali e di sali molto bassi. Ad esempio, la nuova Acqua degli Angeli contiene in un litro 17 mg di residuo fisso e 0,7 mg di sodio. Per chi la beve, questo cosa vuol dire? «Un secolo fa si bevevano la Sangemini o la Perrier, acque fortemente mineralizzate, quasi da farmacia, nel senso che contenevano tanti di quei sali minerali che potevano fare da integratore. Ma gli integratori
220 MILIARDI
I litri di acqua imbottigliata consumati nel mondo ogni anno
12
MILIARDI Ii litri di acqua in bottiglia consumati in Italia ogni anno (220 litri pro capite)
Franco Capanna
c
Oggi tutto il consumo mondiale sta andando nella direzione delle acque extraleggere e povere di sodio, che favoriscono le funzioni dell’organismo
Sopra, Franco Capanna, presidente e amministratore delegato di Frisia Spa, Piuro (SO) www.frisia.it
adesso ci sono. Prima dentro l’acqua minerale c’erano sia elementi positivi sia tossici – compreso il sodio, che impedisce all’acqua di filtrare e quindi di svolgere la sua proprietà diuretica. Oggi tutto il consumo mondiale sta andando nella direzione delle acque extraleggere e povere di sodio». A proposito di trend internazionali, qual è la situazione attuale dei consumi di acqua minerale in Italia rispetto all’estero? «Secondo la tabella dei consumi mondiali, il consumo dell’acqua imbottigliata sta crescendo al ritmo di 20 miliardi di litri l’anno. In totale oggi si tratta di circa 220 miliardi di litri consumati nel mondo ogni anno. Di questi, in Italia ne consumiamo fra gli 11 e i 12 miliardi, che equivale a circa 220 litri pro capite. Se questo è il dato italiano, bisogna considerare che però la situazione non è uniforme. Un paese
come la Cina, per esempio, è fermo a 9 litri pro capite. In Italia, invece, il settore ha quasi raggiunto la saturazione, a causa di un esubero dell’offerta sulla domanda. Si è puntato sul prezzo, cercando di ridurre il più possibile il costo dei materiali. Ormai le bottiglie sono sottilissime e quindi non è più una concorrenza fra qualità delle acque, ma fra i produttori di bottiglie. Questo è un fenomeno che si è spinto al di là della normalità». Com’è possibile uscire da questa situazione? «Noi stiamo spingendo verso l’esportazione, soprattutto in Asia e Australia. Esportiamo molto anche in Germania, ma anche lì c’è una concorrenza industriale che punta più sulla bottiglia che sul contenuto dell’acqua. Ma il futuro si prospetta positivo, perché il miglioramento del tenore di vita e la presa di coscienza dell’importanza dell’acqua e della sua crescente scarsità porterà a una maggiore sensibilità sull’argomento e a un aumento dei consumi». C’è o manca un sostegno da parte delle istituzioni alle aziende del territorio? «Questo è un grosso problema. Una qualche forma di incentivo sarebbe fondamentale, proprio perché si è creata que-
d
sta depressione fortissima sul prezzo. Si potrebbe intervenire sulla percentuale dell’Iva sull’acqua. La filiera dell’acqua comporta trasporti, distribuzione; abbandonarla a se stessa significherebbe distruggere una ricchezza nazionale. È a rischio l’occupazione, ma soprattutto si rischia di perdere la vitalità delle sorgenti, che finirebbero abbandonate. Si tratta di un patrimonio che l’Italia potrebbe sfruttare favorendo accordi con l’estero. Il mercato globale dell’acqua cresce del 10% annuo, quindi c’è un giro d’affari dai grandi potenziali». Quindi state lavorando anche in questo senso? «Noi vorremmo poter portare all’attenzione delle istituzioni la possibilità di pubblicizzare a livello mondiale le acque della Lombardia. Non solo la Frisia, ma anche le altre del gruppo Frisia, come la Bernina e l’Acqua degli Angeli. Questo sarebbe sicuramente un aiuto che con un modesto investimento economico potrebbe avere un’importante ricaduta sul sistema Paese. Purtroppo da parte delle istituzioni permane la tendenza a sottovalutare quella che potrebbe rappresentare una grande risorsa per il paese e si presta troppa attenzione ad alternative inadeguate come l’acqua addizionata con CO2». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 261
RIFIUTI
Il rifiuto crea risorse ma l’Italia resta a guardare internazionalizzazione è un processo che può nascere non solo dalle opportunità affaristiche estere, ma anche dalla ristrettezza di un mercato interno. In questo il caso della filiera del rifiuto è emblematico. Nonostante le normative europee, l’Italia è agli ultimi posti nei tempi e nelle agevolazioni rivolte a chi, nel rifiuto, ha saputo trovarvi una risorsa capace di creare energia, ridurre l’impatto ambientale e, ovviamente, creare indotto occupazionale. In Lombardia, tra i capofila del settore spicca Paolo Rebai, titolare della società Promeco, realtà comasca i cui impianti oggi sono distribuiti e utilizzati in tutto il mondo, dall’Inghilterra a Singapore. Chi non è del settore forse non può comprendere come il mondo delle tecnologie per la valorizzazione dei rifiuti si sia evoluto e come l’ultimo decennio abbia visto le migliori imprese implementare le tecnologie più avanzate per renderle sempre più aderenti alle necessità del mercato. E in questo l’azienda di Rebai non fa eccezione. Produce una serie continua di innovazioni impiantistiche, brevetta, investe in ricerca. Come mai, allora, in Italia raccoglie meno del 20% del suo fatturato? «Nel nostro
L’
264 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
Scarti di plastica, gomma e naturali trasformati in prodotti commercializzabili e fonti energetiche. Un business che cresce nel mondo, ma non in Italia. Perché? Lo spiega Paolo Rebai Andrea Moscariello paese il modo in cui si applica la normativa rende impossibile il lavoro per gli operatori del settore» spiega il titolare della Promeco. Ma la normativa non è dettata prevalentemente dall’Europa? «Sì. Peccato però che per ottenere un’autorizzazione in Italia occorrono come minimo tre anni senza la certezza che vada sempre a buon fine. Noi, per fortuna, siamo produttori di impianti, non utilizzatori. Per questo ammiro i nostri clienti italiani che investono sulle tecnologie pur sapendo di dover affrontare un iter burocratico lungo e rischioso». Il 2010, però, è stato un buon anno per voi. «Sì, soprattutto grazie all’estero. Abbiamo concretizzato quelli che sono stati gli investimenti e i processi avviati nell’ultimo biennio». Su quali impianti state lavorando attualmente? «L’ultimo impianto, per il quale Promeco si è aggiudicata il premio di Novità tecnologica, è il
In apertura Paolo Rebai e, sempre in questa pagina, particolare dell’impianto realizzato da Promeco per la produzione di combustibile derivato dai rifiuti (C.D.R.) destinato a cementifici, impianto sito in Como www.promeco.it
Paolo Rebai
c
Grazie al Promeco Plastic to Diesel è possibile convertire gli scarti plastici misti in combustibile
Promeco Plastic to Diesel (P.P.T.D.) ovvero un impianto che consente di convertire gli scarti dei rifiuti plastici misti in combustibile. Abbiamo già una referenza industriale a Singapore e nel breve ne installeremo due, finalmente, anche in Italia. Il P.P.T.D. produce sia combustibile liquido, il gasolio grezzo, che solido, il coke, entrambi prodotti impiegabili direttamente, come ad esempio nel caso di Singapore, nell’industria navale o nei generatori dell’impianto stesso. Se si considera che solo in Italia sono prodotti annualmente 38 milioni di tonnellate di rifiuti e che il 22% sono plastiche attualmente destinate alla discarica, ipotizzando di riutilizzarne solo la metà di questi scarti,
quindi l’11%, potrebbero essere prodotti 76 Milioni di barili di gasolio l’anno». Dunque un buon investimento? «Dal lato strettamente economico-finanziario l’investimento in questa tecnologia presenta un indice di redditività, in funzione del capitale immesso, pari al 25%. Purtroppo in Italia l’iter autorizzativo è piuttosto lungo, ma ora siamo più ottimisti stante la recente pubblicazione della norma che autorizza la trasformazione delle materie plastiche in idrocarburi. Di contro all’estero, già gli anni scorsi abbiamo trovato investitori che ci hanno ordinato una decina di impianti da installare in giro per il mondo
d
supportati da circostanze economiche meno burocratizzate e più collaborative». Lei quali prospettive ripone sul mercato? «In futuro prevedo un grandissimo sviluppo in tutto il mondo, meno in Italia, dove si fa un gran parlare di salvaguardia dell’ambiente, di riciclo dei rifiuti, ma alla fine si concretizza ancora troppo poco». Nel vostro ambito la ricerca determina il successo o meno di un impianto. «È fondamentale. Nel nostro caso la Ricerca e lo Sviluppo non rappresentano, come in altre realtà imprenditoriali, un comparto. Per noi è il lavoro stesso, è ciò su cui concentriamo tutti i giorni le nostre energie. Le nostre produzioni sono il frutto di questo impegno costante. Oggi, ad esempio, siamo orgogliosi del fatto che un nostro cliente inglese che da noi aveva acquistato l’impianto per produzione di sostituto di torba, si è aggiudicato l’appalto per la fornitura del susbtrato, rigorosamente peatfree, per i parchi dei prossimi giochi olimpici londinesi. Era il 2005 quando abbiamo messo a punto quel processo e la soddisfazione oggi non manca». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 265
Il trattamento delle acque di scarico Anna Gioia Biglia spiega quali sono le soluzioni tecnologiche che permettono di realizzare la depurazione dei liquami industriali e civili, risolvendo molti dei problemi degli impianti tradizionali Salvatore Cavera
l principio ispiratore della salvaguardia dell’ambiente, che spinge i privati cittadini ad attuare pratiche vanno nella direzione della tutela dell’ambiente e scelte consapevoli di prodotti non inquinanti, è lo stesso che si innesca anche nelle imprese. Sotto la spinta di un’evoluzione tecnologica, si moltiplicano le possibilità di intervento e di realizzazione di impianti complessi per il recupero e il ripristino ambientale, come quelli per la depurazione a ciclo integrato delle acque. Anna Gioia Biglia, amministratore di Ecoplast, spiega quali sono alcune delle soluzioni sviluppate dalla società. Ecoplast è fornitore sia di enti
I
266 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
pubblici che di aziende private; i suoi servizi vanno dalla progettazione alla verifica dei dimensionamenti alla consulenza e realizzazione di impianti di depurazione delle acque di scarico e di impianti trattamento di aria e fumi. «Uno dei nostri primi progetti è stato quello di realizzare un corpo di riempimento in plastica per il trattamento delle acque reflue per filtri percolatori. L’idea era di realizzare un sistema che avesse come requisiti un alto volume specifico e un alto indice di vuoto, ma soprattutto che potesse risolvere i problemi riscontrati nei riempimenti tradizionali per il trattamento dei liquami domestici e industriali biodegradabili, di attività come
quelle lattiero-casearie, agroalimentari, allevamenti e macelli. Dopo vari test, siamo giunti alla realizzazione del Bio-Eco, con il quale si hanno due ordini di vantaggi. Il primo legato al sistema di depurazione che consente un risparmio di energia rispetto a quello a fanghi attivi; l’altro deriva dall’elevata superficie specifica, che permette buoni rendimenti depurativi anche per alti carichi organici applicati». La società continua a investire in ricerca e sviluppo, per migliorare il centro di produzione per il trattamento delle acque e per rispondere in modo attento e competente alle esigenze degli 8mila clienti sparsi in tutto il mondo (Italia, Francia, Sviz-
Anna Gioia Biglia
Ecoplast Srl, Lentate sul Seveso (MB www.ecoplast.it
c
Uno dei nostri primi progetti è stato la realizzazione di un corpo di riempimento in plastica per il trattamento delle acque reflue per filtri percolatori
d
zera, Spagna, Grecia, Malta, Egitto, Turchia, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Argentina, Cuba). Ecoplast collabora inoltre con una serie di società che operano principalmente a livello pubblico, utilizzando brevetti, metodologie e know how di proprietà Ecoplast per la depurazione delle acque, per grandi interventi territoriali e urbanistici. «Con l’esperienza acquisita nel trattamento delle acque reflue con i filtri percolatori, abbiamo realizzato Turbo-Disc. Si tratta di un rotore biologico che risponde ai seguenti requisiti: semplice controllo del processo, eccellente resistenza ai sovraccarichi, bassi costi energetici, bassi costi di esercizio e manutenzione, volumi e ingombri limitati, trasferimento diretto dell’ossigeno, elevati rendimenti di rimozione del Bod, indipendenza dalla tempera-
tura ambientale, assenza di rumori, assenza di aerosol, facilità di trasporto e montaggio. Questa tecnologia è oggi utilizzata in tutta Italia nei più svariati settori: civile, industriale, caseifici, mattatoi, camping e altri». I rotori Turbo-Disc consistono sostanzialmente di unità costituite da dischetti in materiale plastico affiancati e montati su un albero orizzontale. L’albero ruota lentamente, mentre il 40% della superficie del rotore rimane immersa nel liquame. Durante la rotazione, la serie di dischetti che compongono il rotore biologico si ricopre immediatamente di uno strato di biomassa che trasporta una pellicola di effluente a contatto con l’aria. L’effluente percola sulla superficie del materiale plastico e assorbe l’ossigeno contenuto nell’aria. «I vantaggi del rotore biologico Turbo-Disc rispetto ai tipi at-
tualmente in commercio dipendono dal fatto che il rotore è costituito da numerosi dischetti che, affiancati gli uni agli altri, formano tanti piccoli rotori. Questo sistema permette di realizzare modelli di diverse misure, che possono quindi essere installati in vasche già esistenti. Ecoplast è ora in procinto di consegnare al gruppo Romagna Acque, per conto della società Torricelli, un impianto di depurazione per il comune di Bagno di Romagna. Servirà un utenza di trentamila abitanti e sarà costituito da sei Turbo-Disc del diametro di quattro metri. Altro articolo tra i più nuovi della nostra produzione è il Bio Greenworld, corpo di riempimento sommerso alla rinfusa, nato per essere installato in impianti di depurazione già esistenti e sottodimensionati». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 267
SOCIETÀ OFFSHORE
La frontiera tra il legale e il penalmente rilevante La creazione di società offshore non sempre è illegale a priori. Quello che non è legale è la fittizia localizzazione della residenza fiscale all’estero per sottrarsi agli adempimenti tributari dell’ordinamento di reale appartenenza. Giovanni Briola ne spiega il funzionamento Nicolò Mulas Marcello
pesso le pagine dei giornali riportano notizie della scoperta di ingenti evasioni fiscali riconducibili alla costituzione di società offshore in paradisi fiscali. Ma queste società sono inevitabilmente illegali o esiste una linea di demarcazione precisa tra legalità e illegalità? Proprio per fare il punto della situazione su questo tema si è svolto nelle scorse settimane a Milano un convegno organizzato dall’Ordine degli avvocati del capoluogo lombardo: «Dall’incontro – spiega Giovanni Briola, avvocato e relatore del convegno – è emersa una totale distonia tra l’accertamento tributario e quello penale». Facciamo un po’ di chiarezza. In quali casi è illegale possedere una società offshore? «La costituzione di una società in un paese dell’Unione europea è consentita. Si tratta del diritto di stabilimento disciplinato dagli articoli 49-55 del Trattato di funzionamento dell’Unione europea. Quindi l’Ue lo prevede e ci sono paesi che incentivano questo tipo di creazione come Gran Bretagna, Olanda, Lussemburgo. È, quindi, un diritto che spetta sia a persone fisiche che a persone giuridiche.
S
Giovanni Briola, avvocato ed esperto di diritto penale dell’impresa
276 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
Quello che non è legale è la fittizia localizzazione della residenza fiscale in paesi, anche Ue, per sottrarsi agli adempimenti tributari dell’ordinamento di reale appartenenza. Ovvero nei casi in cui si verifica una simulazione finalizzata a un’elusione, abbiamo una violazione del principio di legalità. In materia di esterovestizione ad esempio, Dolce & Gabbana sono stati assolti perché è stato ritenuto legittimo questo tipo di creazione estera, quindi penalmente non sanzionabile. La menzione di “società offshore” evoca trame oscure e Paesi esotici, come scritto da Grisham nel libro Il socio. Nel romanzo la società offshore aveva sede alle isole Cayman, ma oggi non è più così. Ci sono più società della Cayman in Svizzera che non alle Cayman stesse, come ha anche ribadito il ministro Tremonti all’Ecofin di Bruxelles lo scorso maggio». Quali sono i motivi principali che spingono un’azienda ad andare offshore? «Il motivo che può spingere a “emigrare” è, anzitutto, la fiscalità. Lo stesso governatore,
Giovanni Briola
Il motivo che può spingere a “emigrare” è, anzitutto, la fiscalità in quanto la pressione fiscale in Italia è di circa il 43% del prodotto interno lordo
Mario Draghi, al Forex (Congresso per gli operatori finanziari tenutosi a Verona il 25-27 febbraio 2011), ha affermato che la pressione fiscale in Italia è di circa il 43% del prodotto interno lordo, circa 3 punti in più rispetto a quella europea. La tassazione sul reddito è del 52%. Per questo molti cercano una scappatoia magari dove la fiscalità è al 4%». I benefici valgono i rischi di una società di questo tipo? «Il beneficio principale è di poter ottenere una tassazione agevolata, di molto inferiore a quella applicata in Italia. I rischi, invece, sono di due tipi: uno tributario e uno penale. Nel primo caso, ove venga accertata la sottrazione di un adempimento tributario nei confronti dell’Italia, ci sarà una ripresa fiscale e le relative sanzioni a carico del contribuente. Nel secondo caso il rischio è che venga aperto un procedimento penale per le fattispecie previste dagli articoli 4 e 5 D.Lgs. n. 74/00 oppure per le ipotesi alternative di riciclaggio o truffa
aggravata ai danni dello Stato». L’ordine degli avvocati di Milano ha recentemente tenuto un convegno sul tema “Paradisi fiscali, società off-shore: la frontiera tra il legale e il penalmente rilevante”. Cosa è emerso dall’incontro? «È emersa una totale distonia tra l’accertamento tributario e quello penale. In concreto vi è una maggiore incisività dell’azione amministrativa, anche perché poggia su principi diversi da quelli del processo penale, quale l’inversione dell’onere probatorio (la società deve provare che la correttezza dell’operazione). Nell’ambito penale, invece, vigono i principi di legalità e di tassatività delle fattispecie, quindi per un giudice è molto difficile arrivare a una sentenza di condanna in assenza di prove certe anche per la difficoltà di trovarle, basti pensare alla Svizzera che non presta collaborazione nell’ambito di reati legati all’ambito fiscale. Un sistema quindi a doppio binario con procedimenti indipendenti».
LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 277
SOCIETÀ OFFSHORE
Il fisco nel mercato globale Le aziende italiane che decidono di intraprendere il cammino dell’internazionalizzazione si possono trovare, per richiesta di partner stranieri, a costituire joint venture in paesi considerati paradisi fiscali. Giuseppe Marino definisce la linea di confine della legalità Nicolò Mulas Marcello
a scelta di costituire una società offshore può essere talvolta dettata dalla necessità di interagire con partner stranieri. In un mercato sempre più globale, i rapporti con i paesi Bric spingono le nostre imprese a prendere questa decisione per non precludersi la possibilità di stringere accordi con partner situati nei paesi emergenti. «Sono i partner esteri – sottolinea Giuseppe Marino, docente di Diritto tributario internazionale e comunitario presso l’Università Bocconi – che talvolta chiedono alle aziende italiane di localizzare la joint venture all’interno di un paradiso fiscale». La domanda che spesso ricorre è: possedere una società offshore è legale? «Assolutamente sì, è perfettamente legale. L’importante è tenerne conto nell’ambito della propria dichiarazione dei redditi. Non è contro la legge detenere investimenti all’estero o localizzati nei paradisi fiscali». Al di là dell’elusione fiscale perchè un cittadino privato decide di collocare il proprio capitale all’estero? «Per i privati cittadini il desiderio di andare ad allocare il proprio patrimonio nei paradisi fiscali può essere motivata dal fatto che in essi sono localizzati gestori finanziari particolarmente bravi rispetto a quelli che si potrebbero trovare nel proprio paese. Oppure preferiscono mantenere all’estero il proprio patrimonio, pur nel rispetto di tutte le leggi tributarie e valutarie italiane, perché così facendo il capitale è più difficilmente aggredibile dalle autorità italiane. Per le persone fisiche possono pertanto esistere motivazioni extratributarie
L
278 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
che spingono a collocare, nel rispetto della legge, il proprio capitale all’estero». E per quanto riguarda le società? «Per le società la scelta è condizionata dalla propria attività d’impresa. Alla caduta delle barriere tributarie nel 1990, è stato consentito al nostro sistema impresa di andare a investire liberamente all’estero senza vincoli di alcun genere. Ciò si accompagnava anche al desiderio di pagare meno imposte all’estero. Prima di allora, esportare capitali fuori dai confini era punito con sanzioni penali. Questo discorso nell’arco dei decenni si è corretto per virtù degli interventi legislativi e ha introdotto una serie di misure per contrastare l’abuso dei paradisi fiscali dal punto di vista imprenditoriale. Attualmente quindi la logica d’uso del paradiso fiscale, paradossalmente può essere dettata dal dover interagire con partner di altri stati, come ad esempio nei paesi Bric. In questo caso i partner stranieri possono chiedere all’azienda italiana di localizzare la joint venture all’interno di un paradiso fiscale. A differenza del passato, il
Giuseppe Marino, docente di Diritto tributario internazionale e comunitario presso l’Università Bocconi
Giuseppe Marino
nostro sistema impresa, è oggi presente nei paradisi fiscali per necessità, perché altrimenti non avrebbe la possibilità di chiudere accordi con partner situati nei paesi emergenti. Un’altra motivazione extratributaria risiede nel mondo delle M&A: molto spesso le aziende italiane che crescono all’estero devono acquisire società che già si trovano nei paradisi fiscali». Quali sono i rischi di una società di questo tipo dal punto di vista legale?
«Rischi non ce ne sono nella misura in cui si dichiara di avere una società controllata in un paradiso fiscale. La legge impone che quella società sia fiscalmente trasparente. Ovvero gli utili che si producono sono automaticamente utili italiani, quindi tassati in Italia. Se invece si opera una opacità, quindi si vuole che non ci sia trasparenza, in questo caso il rischio sussiste. Per evitare questo, occorre presentare un’istanza di interpello all’Agenzia delle Entrate motivando che la scelta di avere la residenza fiscale all’estero è necessitata da ragioni di business, e che la società nel paradiso fiscale ha vari motivi economici, come il personale dipendente, lo stabilimento, gli uffici, e che è radicata nel mercato del territorio dove è insediata. In questo caso si richiede all’Agenzia delle Entrate di applicare la normativa Cfc (Controlled foreign companies). In caso di approvazione la residenza fiscale può rimanere nel paradiso fiscale, e gli utili realizzati non vengono tassati in capo alla società controllante italiana». In ambito normativo come è regolata questa materia in Italia? «In Italia questa materia è eccessivamente regolata. Per cui il rischio è che dal contrasto all’abuso del paradiso fiscale si passi, considerando la logica dell’economia globale nella quale viviamo, a un sistema di penalizzazione per le imprese italiane. Un ostacolo considerevole in confronto alla libertà di cui godono le imprese di altri ordinamenti che hanno meno vincoli del nostro». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 279
ORGANIZZAZIONE SANITARIA
Il percorso del paziente Davanti a nuovi scenari epidemiologici e a fabbisogni che cambiano si rende necessario, come spiega l’assessore Luciano Bresciani, «definire percorsi innovativi e soluzioni appropriate ed economicamente sostenibili». Come le sperimentazioni per i malati cronici e le strutture per i sub acuti Michela Evangelisti
ella delibera che specifica le “regole” 2011 per la gestione del servizio socio-sanitario regionale, recentemente approvata dalla giunta su proposta di Luciano Bresciani, è prevista l’attivazione di oltre 1.000 posti letto per le cure sub acute, ovvero quelle intermedie tra l’ospedale e il domicilio. L’esigenza che ha portato allo sviluppo delle cure sub acute nasce principalmente dall’aumento dell’età media della popolazione. «L’invecchiamento in molti casi comporta l’insorgere di patologie, la maggior parte delle quali croniche, che vanno gestite in maniera appropriata: sono necessarie modalità di cura studiate ad hoc per rispondere a specifiche esigenze cliniche – spiega l’assessore -. Sono i pazienti affetti da postumi di un evento acuto o da scompenso clinicamente non complesso di una patologia cronica i principali beneficiari di questa nuova modalità di cura e assistenza. Il paziente viene preso in carico, in un contesto di ricovero protetto, rivolto a persone che altrimenti prolungherebbero, senza necessità, la durata del ricovero ospedaliero o potrebbero essere ammesse inappropriatamente in ospedale». A Milano, Varese e Soncino è già partita la sperimentazione del progetto. «Esatto, ed è ancora in corso, per questo non possiamo ancora pronunciarci sui suoi esiti. Ma sicuramente attraverso l’attivazione di spazi dedicati alle cure sub acute, o a bassa intensità, sarà più agevole supportare il paziente cronico in tutte le fasi della malattia, attraverso la collaborazione di tutte le figure professionali coinvolte, specialistiche e non».
N
290 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
In cosa consiste quindi il vantaggio di questa nuova prassi? «Consiste nel garantire continuità di cure e assistenza a pazienti affetti da patologie croniche. In questo modo sarà anche possibile ridurre il numero e l’entità degli episodi acuti e, di conseguenza, evitare il ricovero ospedaliero». La delibera prevede anche la sperimentazione in cinque Asl di un nuovo modello organizzativo per coordinare e integrare i servizi extraospedalieri a favore dei pazienti cronici, con la nascita dei Chronic related group. Di che cosa si tratta? Quali obiettivi vi prefiggete? «Il Chronic related group è inteso come un’innovativa modalità di presa in carico dei pazienti che garantisce, senza soluzioni di continuità e cali di assistenza, tutti i servizi extraospedalieri - prevenzione secondaria, fol-
Nella pagina a fianco, Luciano Bresciani, assessore alla Sanità della Regione Lombardia
Luciano Bresciani
La chiave per mantenere un bilancio in parità sta nel raggiungimento dell’appropriatezza, dell’efficienza e dell’efficacia del sistema sanitario
low up, monitoraggio, persistenza terapeutica, specialistica ambulatoriale, protesica, farmaceutica - per una buona gestione clinico organizzativa delle patologie croniche. L’attivazione del Chronic related group è resa possibile dalla messa a disposizione di una quota predefinita di risorse, che devono essere gestite da una figura con il ruolo di case manager, ovvero che segua il paziente nella fase extra-ospedaliera, monitorando l’adesione alle terapie e valutandone l’appropriatezza caso per caso. Questo ruolo sarà probabilmente affidato al medico di medicina generale, che più di tutti ha in mano l’intera storia clinica di ogni cittadino». Quali saranno in primis le patologie coinvolte? «Le patologie coinvolte saranno broncopneumopatie cronico ostruttive, scompenso cardiaco, diabete mellito - di tipo I e tipo II -, ipertensione arteriosa e cardiopatia ischemica, osteoporosi e patologie neuromuscolari a maggiore livello di disabilità». Nella delibera vengono individuate altre criticità che caratterizzano la situazione socio sanitaria regionale e alle quali vi proponete di far fronte? «Il quadro del fabbisogno rilevato, nonché il
quadro epidemiologico, hanno fatto emergere nuovi scenari e per soddisfare la nuova domanda del territorio si è reso necessario definire percorsi innovativi e soluzioni appropriate ed economicamente sostenibili, quali l’avvio della sperimentazione per i malati cronici con determinate patologie e la realizzazione di strutture per sub acuti. Proprio grazie alla dinamicità e alla fluidità del nostro sistema sanitario, siamo in grado di offrire prestazioni e cure seguendo il principio dell’appropriatezza e ponendo la sanità lombarda al servizio del cittadino, che rappresenta il perno attorno a LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 291
ORGANIZZAZIONE SANITARIA
cui ruota e si sviluppa
Il Chronic related group prevede la gestione delle risorse da parte di un case manager, ruolo probabilmente affidato al medico di medicina generale
l’intero apparato sanitario lombardo». In un recente convegno ha illustrato le cinque “proposte incisive da realizzare per la salute dei lombardi”. Tra queste la parità di bilancio con il contenimento dei costi impropri. Qual è la sua ricetta? «Indubbiamente la chiave del successo di Regione Lombardia nel mantenere un bilancio in parità sta nel raggiungimento dell’appropriatezza, dell’efficienza e dell’efficacia del sistema sanitario abbattendo i costi inutili che non forniscono vantaggi di diagnosi e cura al cittadino. È questa la base senza la quale non avremmo raggiunto gli elevati standard di qualità ed efficienza che ci vengono riconosciuti. La sostenibilità economica ricopre, infatti, un ruolo fondamentale perché permette di programmare le linee di sviluppo. Sviluppo reso possibile anche dalla compresenza di pubblico e privato, che stimola l’innovazione e la competitività del nostro sistema. Inoltre Regione Lombardia da tempo cerca di rispondere al bisogno di natura sanitaria attraverso una prospettiva complessa che è il percorso del paziente. Da questa pre-
292 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
messa è nata l’esigenza, soprattutto in relazione al problema della crescente incidenza delle patologie croniche - conseguenza diretta dell’invecchiamento della popolazione -, di garantire una reale e complessiva presa in carico dei pazienti al di fuori dell’ospedale, e assicurare loro una vera e propria continuità di cura». In che modo questa modalità complessa di presa in carico del paziente ha conseguenze positive sul bilancio del comparto sanitario? «Gestendo il percorso terapeutico in tutte le fasi della malattia è possibile selezionare gli interventi e le modalità di assistenza più adatti, riducendo anche il verificarsi di episodi acuti: sono questi tra i principali sprechi economici del sistema, che si traducono in un ricovero ospedaliero facilmente evitabile con un costante monitoraggio delle condizioni di un paziente cronico. Questa modalità di assistenza garantisce inoltre che non vengano prescritti interventi inappropriati (ad esempio esami diagnostici o terapie non necessari), annullando un’altra fonte di notevoli sprechi».
Pierluigi Zeli
Posti letto per cure sub acute, un servizio bi-direzionale Un progetto che, seguendo criteri di appropriatezza, crea un ponte tra il ricovero degli acuti e l’assistenza a domicilio. «Attivando i posti letto per le cure sub acute la Regione completa l’assistenza al paziente» dice il direttore generale dell’Asl di Varese, Pierluigi Zeli Michela Evangelisti
econdo il direttore generale dell’azienda sanitaria locale della provincia di Varese, Pierluigi Zeli, con l’attivazione dei posti letto per le cure sub acute la Regione Lombardia, grazie al lavoro dell’assessorato competente e della direzione generale Sanità, ha colmato un vuoto esistente da sempre, quello tra il ricovero degli acuti e l’assistenza a domicilio. «A Varese la sperimentazione era già in corso, con 30 posti letto – spiega -. Quest’anno, non appena arriverà l’ok della Regione dopo una fase di valutazione in corso, il progetto verrà ampliato a tutte le Asl della regione». Si verificano spesso infatti, soprattutto nei casi di anziani che subiscono interventi importanti, situazioni in cui il paziente, dopo l’episodio acuto e una fase di riabilitazione specialistica, ha bisogno di un periodo per rimettersi in forze e per ritornare autosufficiente: è impossibile quindi mandarlo a casa e seguirlo a domicilio. «Da qui nasce l’idea dei letti per sub acuti, per un’assistenza ancora più ottimale del cittadino – illustra Zeli –. Un progetto molto ben accolto dalle aziende ospedaliere, anche perché a questo vuoto in qualche modo bisognava fare fronte anche in precedenza, e lo si faceva impropriamente, ovvero tenendo il paziente ricoverato in un letto per acuti e quindi sottraendo la disponibilità di letti agli acuti stessi». I letti per sub acuti costituiscono quindi un
S
completamento dell’assistenza del paziente ricoverato e funzionano in maniera bi-direzionale: non solo, infatti, si propongono come tappa intermedia nel percorso di uscita dall’ospedale ma anche in quello di ingresso. «Ci sono soggetti, soprattutto chi soffre di malattie croniche, in netta crescita dato il progressivo invecchiamento della popolazione, che vengono monitorati a domicilio dal medico di base. Quando però attraversano un momento di acutizzazione possono entrare nei letti per sub acuti». Per ogni provincia la Regione ha individuato un numero di letti da destinare alle cure sub acute, che la provincia stessa può anche incrementare, seguendo i criteri di appropriatezza e l’indice di saturazione. «In alcuni reparti per la maggior parte dei giorni dell’anno ci sono letti per acuti vuoti: in questa maniera possono essere ottimizzati – precisa il direttore –. La Regione ha indicato 76 posti per Varese e ne abbiamo già raggiunti circa 90, sia all’interno delle strutture ospedaliere pubbliche che in una struttura privata che ha dato disponibilità. Ci tengo a rilevare che questa novità viene introdotta senza ridurre in alcun modo i posti per acuti. L’ottica poi è stata quella di distribuire i nuclei di letti per sub acuti in tutte le zone della provincia, per un servizio più capillare. L’auspicio è riuscire a partire entro il mese di ottobre». LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 293
CURE DENTALI
Un’importante novità per gli studi dentistici La ricerca sui materiali ad uso protesico dentale ha portato negli ultimi anni alla realizzazione di materiali innovativi che possono essere utilizzati in alternativa alla classica porcellana o ceramica. Il dottor Enrico Conserva, Professore presso l’Università degli studi di Genova, spiega in che modo Amedeo Longhi o sviluppo tecnologico e lo studio di nuovi materiali stanno permettendo all’odontoiatria di compiere importanti passi avanti, superando le tecniche protesiche tradizionali che, pur avendo importanti caratteristiche, erano gravate anche da qualche limite. «La ceramica, pur essendo la più utilizzata e apprezzata dagli operatori del settore soprattutto per le sue elevate qualità ottiche ed estetiche, in diverse situazioni cliniche risulta essere inadatta se non addirittura controindicata a causa della sua caratteristica principale ovvero la durezza». Sono queste le considerazioni del dottor Enrico Conserva, consulente della DEI® italia S.r.l., che da trent’anni è impegnata nella ricerca e nello sviluppo nel campo dei materiali dentali. Quali sono le caratteristiche dell’ambiente orale di cui bisogna tenere conto? «Si tratta di un ambiente dinamico in cui tutti i materiali “estranei” che l’odontoiatra inserisce durante le sue riabilitazioni devono integrarsi con un complesso apparato chiamato “sistema stomatognatico”. Tale sistema è costituito dai denti, dai muscoli masticatori e dalle articola-
L
Sotto, la dentatura di un paziente prima e dopo l’intervento www.deiitalia.it
298 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
zioni temporo mandibolari e tutte queste componenti interagiscono fra di loro e con il sistema nervoso centrale. In questo modo ogni cambiamento apportato a livello del cavo orale, come ad esempio una riabilitazione complessa di un’arcata dentaria su denti naturali o su impianti, si può ripercuotere su una qualsiasi delle altre componenti con un conseguente danno, che può essere più o meno grave anche in relazione alle capacità di adattamento dell’individuo». Quali sono le caratteristiche ideali dei materiali dentali ad uso protesico? «Sulla base di questa premessa sarebbe auspicabile che i materiali utilizzati nel cavo orale avessero caratteristiche fisico-meccaniche il più simili possibile a quelle del dente naturale, soprattutto in quei pazienti la cui capacità di adattamento ai cambiamenti esterni è già molto limitata. In questa categoria di pazienti – cui appartengono ad esempio bruxisti che serrano o digrignano i denti, pazienti con rumori alle articolazioni temporo mandibolari, pazienti con dolori muscolari cervico facciali – l’uso di materiale ceramico, che possiede una durezza dieci volte superiore rispetto a quella del dente naturale, non è certamente consigliabile. Bisogna poi tenere presente un ulteriore fattore di rischio: quando perdiamo uno o più denti e li sostituiamo con impianti, perdiamo la funzione propriocettiva – modulazione del carico – che è quella che ci fa capire in modo istintivo che certi cibi sono troppo
Enrico Conserva
c
Sarebbe auspicabile che i materiali utilizzati nel cavo orale avessero caratteristiche fisicomeccaniche il più simili possibile a quelle del dente naturale
d
duri per i nostri denti e che ci salva da dolorose rotture altrimenti inevitabili. Un materiale più elastico quindi ci permette di salvaguardare meglio il nostro apparato masticatorio». Quali sono le novità in questo settore? « la DEI® italia S.r.l., ha perfezionato un sistema adatto a questo tipo di protesi biofunzionale in composito che viene commercializzato con il nome MCM, cioè Monolithic Composite Method. Non si tratta semplicemente di un materiale evoluto ma di un insieme di prodotti e di tecniche da impiegare con specifici protocolli per arrivare alla costruzione in laboratorio di una protesi con caratteristiche estetiche ottime, che non hanno nulla da invidiare a quelle della ceramica, ottima elasticità e integrazione e una lunga durata, avendo un consumo di pochi millesimi di millimetro ogni duecentomila cicli di masticazione». Quali sono le proprietà dell’MCM? «La sua elasticità, soprattutto in caso di parafunzioni come bruxismo, digrignamento o serramento notturno, permette al dente ricostruito di modellarsi secondo la necessità senza abradere o rovinare il dente sano antagonista, cioè quello che si troverà ad avere il contatto con il dente artificiale, e di conseguenza senza danneggiare le articolazioni temporo-mandi-
bolari a causa di un eccessivo carico ammortizzato male o non ammortizzato affatto dalla dentatura. Uno studio condotto presso la nostra Università ha portato alla realizzazione di un masticatore robotizzato che ci ha consentito di valutare che MCM ha una capacità di assorbire gli shock fino al trentatre per cento in più rispetto alla ceramica e questo lo rende ideale come materiale protesico su impianti endo-ossei, soprattutto nelle riabilitazioni a “carico immediato”, in cui l’estrazione multipla di denti porta l’apparato stomatognatico a uno “shock sensoriale” con perdita della propriocezione, della capacità di modulazione del carico e del senso di posizione della mandibola nello spazio». Per il paziente tutto ciò in cosa si traduce? «Grazie alle particolari caratteristiche del composito MCM è possibile produrre corone singole e ponti di tre o quattro elementi senza l’ausilio di una struttura in metallo di rinforzo. Questo consente di raggiungere risultati estetici ottimali e di ottenere una protesi molto leggera, che si traduce a sua volta in grande comfort per il paziente e costi ridotti: anche l’aspetto economico quindi, che non va mai sottovalutato, è a favore di questo nuovo sistema». Per meglio approfondire l’argomento e per leggere i dati scientifici collegarsi al sito della DEI® italia.
Sopra, il dottor Enrico Conserva Professore a c. titolare dell’insegnamento di mobilitazione protesica III e IV presso il corso di laurea magistrale in odontoiatria e protesi dentaria dell’Università degli studi di Genova. Libero professionista in Albenga (SV) mail: studioconserva@libero.it
LOMBARDIA 2011 • DOSSIER • 299
TRA PARENTESI XXXXXXXXXXX
I FARMACI INTELLIGENTI VANNO A BERSAGLIO? di Silvio Garattini Direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri
S
i parla molto di farmaci “intelligenti” come di prodotti farmaceutici capaci di arrivare al bersaglio. Per questo si chiamano anche “target drugs”. L’idea di colpire un bersaglio dovrebbe indicare due concetti: la specificità e la sicurezza. Infatti, se si colpisce un solo bersaglio - ammesso che quello sia la causa di una malattia - si dovrebbe ottenere il miglior effetto senza disturbare altre funzioni dell’organismo. Inoltre si dovrebbe ottenere un minor numero di effetti collaterali o tossici. È proprio così? Purtroppo le cose non sono così semplici e la qualifica di intelligente per un farmaco è ancora oggi una forma di propaganda più che una realtà terapeutica. Occorre ricordare che i farmaci sono strutture chimiche che hanno molte possibilità di agganciarsi alle molecole, soprattutto quelle proteiche, presenti nel nostro organismo. Per questo è difficile, data l’enorme varietà di strutture chimiche che costituiscono il nostro organismo, essere sicuri che i nostri farmaci siano così selettivi. Il risultato è che le dosi impiegate determinano gli effetti di un farmaco. Se le dosi sono infinitesime - come nel caso dell’omeopatia - è impossibile che vi siano effetti. Man mano che le dosi aumentano, se il farmaco ha una grande affinità per il suo bersaglio, si avranno gli effetti desiderati; ma contemporaneamente il farmaco si legherà ad altri bersagli non sempre utili all’effetto terapeutico. Alle dosi efficaci - quelle che poi si utilizzano in pratica - si avrà perciò sempre una “miscela” di effetti che, a seconda delle caratteristiche individuali, si manifesterà con benefici ma anche con effetti collaterali. Si deve tener conto di un’altra complicazione. Quando un farmaco viene somministrato a un organismo è soggetto a una trasformazione in altre sostanze chimiche, spesso numerose, dette metaboliti. Ciascuna di queste strutture chimiche può avere in comune gli effetti del farmaco
302 • DOSSIER • LOMBARDIA 2011
somministrato, ma può avere anche proprietà antagoniste oppure interagire con altri bersagli e indurre tossicità. Più recentemente si è cercato di ovviare a questi problemi, utilizzando sostanze naturali: se sono già presenti in altri organismi o addirittura nell’organismo umano, si pensa, non possono che far bene. Purtroppo non è così, perché nell’organismo vivente queste sostanze vengono utilizzate solo a tempi ben definiti e a concentrazioni appropriate. Quando le somministriamo come farmaci, dobbiamo utilizzare dosi più elevate e perciò incappiamo nel problema dell’incontro con più bersagli. Tutti sanno quanto possa essere tossico il cortisone, che pure è presente nel nostro organismo. Un altro modo per migliorare la funzione dei farmaci “intelligenti” è quello di far ricorso agli anticorpi monoclonali, cioè a proteine che hanno un’estrema selettività e quindi possono legarsi solo a una determinata parte di un’altra proteina. Questi prodotti sono entrati in commercio soprattutto come farmaci antitumorali, ma anche in questo caso i risultati non sono ancora soddisfacenti, perché a causa della grande varietà di proteine presenti nel nostro organismo, è quasi impossibile che un anticorpo monoclonale non si leghi anche ad altre strutture proteiche oltre a quella desiderata. Difatti un anticorpo monoclonale che si utilizza per il trattamento del tumore della mammella esercita anche attività cardiotossiche, come altri farmaci citotossici che sono molto meno specifici. Oggi molta attenzione è dedicata alle nanotecnologie nella speranza di ottenere prodotti che possano essere indirizzati solo in un particolare organo, ad esempio nel cervello, acquisendo in questo modo una maggiore selettività. Le nanotecnologie sono tuttavia per il momento solo una speranza. Si deve concludere che i farmaci “intelligenti” sono ancora da scoprire: è la ricerca che ci potrà fornire una risposta; ma serve tempo e…denaro!