Dossier Veneto 03

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OSSIER

VENETO EDITORIALE

13

Raffaele Costa Giancarlo Galan

PRIMO PIANO

ECONOMIA E FINANZA FARE IMPRESA IN ITALIA Giorgio Spanio

76

20

IMPRESE E NUOVI MERCATI Ezio Bisatti

80

IN COPERTINA Renato Brunetta

26

OPERAZIONI COMMERCIALI Roberto Ceccon

84

VENEZIA Giorgio Orsoni

30

INNOVARE PER CRESCERE Mario Moretti Polegato

88

VERSO LE REGIONALI Luca Zaia Giuseppe Bortolussi Antonio De Poli

L’ENERGIA DEL FUTURO Ettore Riello

92

BENI CULTURALI Sandro Bondi

44

MADE IN ITALY Michela Barona

96

ISTRUZIONE Mariastella Gelmini

48

CONFINDUSTRIA L'impegno degli industriali

100

PROGETTO PADOVA Barbara Degani

52

PRODOTTI PETROLIFERI Pierpaolo Perale

108

INTEGRAZIONE Flavio Tosi

56

IL SETTORE COSTRUZIONI Incentivi necessari

112

NUOVE LEVE Francesco Pasquali

58

RISORSE D’IMPRESA Il capitale intangibile

116

GREEN ECONOMY Gian Paolo Sardos Albertini

148

RITRATTI Don Luigi Giussani

62

RESTRUCTURING E PMI Metodologie di crescita

120

RINNOVABILI Fotovoltaico Utilizzo consapevole

152

L’UOMO AL CENTRO Maurizio Lupi Raffaello Vignali Giorgio Vittadini

66

STRUMENTI FINANZIARI

122

DINAMICHE D’IMPRESA Internazionalizzazione

124

10 • DOSSIER • VENETO 2010

IL PUNTO Ugo Ruffolo

142

CARO AFFITTI Venezia

144

AMBIENTE

GIUSTIZIA GIUSTIZIA Maria Elisabetta Alberti Casellati

160

TRADIZIONI LEGALI Lorenzo Locatelli, Niccolò Ghedini

164

LA SITUAZIONE OCCUPAZIONALE

130

RAPPORTI DI LAVORO

132 134

RIFORMA FORENSE Bruno Piazzola

168

RISCOSSIONE TRIBUTARIA Efficienza ed economicità

136

CRISI E GIUSTIZIA Riflessioni

170

IMPOSTE CLASS ACTION Antonio Catricalà, Carlo Rienzi

138


Sommario TERRITORIO IL SISTEMA PENALE

172

IL RUOLO DELL’AVVOCATO Più vicino al cittadino

174

TRA BANCHE E IMPRESE

176

IL PATTO DI FAMIGLIA

178

MODELLI DI GESTIONE

180

IL DECRETO ANTICRISI

182

DIRITTO DI FAMIGLIA

184

GUARDIA DI FINANZA Mario D’Alonzo

186

CRIMINI TELEMATICI Umberto Rapetto NOTARIATO Carlo Bordieri, Paolo Piccoli

FORMAZIONE Alessandro Mazzucco, Carlo Carraro

198

ARCHITETTURA Dialogo con l’esistente Progettazione integrata

202

EBANISTERIA CLASSICA

206

TECNOLOGIE INTEGRATE

208

SOLUZIONI TECNOLOGICHE

210

LA NORMATIVA ANTISISMICA

212

SICUREZZA SULLE STRADE

214

190

ALIMENTARI Prodotti Dop

216

194

SANITÀ POLITICHE SANITARIE Ferruccio Fazio

220

NUOVE TECNICHE Sandro Sandri

224

L’ERRORE MEDICO Nino Marazzita

228

CHIRURGIA PLASTICA Alessandro Casadei

232

VENETO 2010 • DOSSIER • 11


EDITORIALE

Veneto protagonista del cambiamento di Giancarlo Galan Presidente della Regione Veneto

I

n questi anni ho imparato che non è vero che un “sistema”, un qualunque “sistema”, sia questi un sistema politico piuttosto che economico, “funzioni al meglio quando più scorre liscio”. Ci sono filosofi che dicono: “la potenza vuole la difficoltà.” È giusto. Se non avessimo avuto contro le enormi difficoltà ereditate dalla storia e da troppa cattiva politica, non ce l’avremmo fatta a far funzionare al meglio il “sistema Veneto”. In questi anni ho imparato che per un politico – ma lo stesso vale per un qualunque imprenditore o professionista o semplice lavoratore – difendere il proprio orticello, difenderlo con quella caparbietà che gli impedisce poi di alzare lo sguardo al di sopra del suo specifico problema, rappresenta un errore grave, nonché un pericolo fatale. Sì, un pericolo causato dal rifiuto ad applicare regole nuove. Ed è contro simili rifiuti, contro simili caparbietà, simili resistenze, che quasi sempre nascondono inerzie personali se non di gruppo o di casta, che ho indirizzato la mia azione di governo. Ma è proprio l’ostinazione nel rifiutarsi al cambiamento, la resistenza a non voler affrontare e risolvere i problemi, che paradossalmente hanno reso possibili 14 • DOSSIER • VENETO 2010

le grandi trasformazioni conosciute dal Veneto in questi ultimi 15 anni. Ecco perché ringrazio per davvero gli uomini e le cose che, nell’opporsi ai nostri progetti di cambiamento, ci hanno reso più forti. Di quali e quante tessere è composto il mosaico con cui la Regione ha favorito la trasformazione delle diverse realtà che compongono il nostro territorio? Una trasformazione che ha accompagnato e favorito un modello economico che ancora vent’anni fa era giudicato marginale, debole, sospeso tra lo statalismo o assistenzialismo di Stato, di cui è vissuta e poi morta Porto Marghera, e il “piccolo mondo” del fai da te, delle microimprese, dell’operaio che caparbiamente si trasforma in imprenditore. È da lì che siamo partiti e per quanto mi riguarda lo abbiamo fatto puntando a dare infrastrutture al territorio, all’ambiente; sostenendo l’internazionalizzazione e lo sviluppo economico; pensando a tutelare e a garantire diritti e assistenza alla persona, alla famiglia. Vorrei citare la decisione che il Cipe ha preso, approvando il progetto preliminare dell’Autostrada Nogara Mare, 92 chilometri che di fatto metteranno in rete i collegamenti viari tra Cremona, Mantova e il Sud della nostra regione. Un Sud che, quando sarà realizzata la Nuova Romea tra Mestre e Cesena, si troverà a essere polo centrale di flussi economici e turistici imponenti. Ovviamente, ci saranno gli oppositori, si mobiliteranno i contrari, i comitati di coloro che proporranno diversi tracciati. Li ringrazio fin d’ora, perché, come ho detto, è anche merito loro se siamo diventati più forti, più esperti, più

Nella pagina successiva, l’inaugurazione del passante di Mestre


Giancarlo Galan

capaci di superare tutti quegli ostacoli che si sono frapposti alla realizzazione del passante di Mestre, del sistema Mose per la salvezza di Venezia, del rigassificatore di Portoviro, del sistema delle tangenziali venete. Per la verità, simili oppositori si trovano soprattutto a sinistra, ma non solo. Intanto, qui da noi, tutto procede allo scopo di aprire a breve i cantieri della Pedemontana veneta, mentre restano pesanti gli interrogativi sul futuro della Tav tra Verona, Venezia e Trieste. Il Veneto, a differenza del titolo di un celebre e recente film, “è un paese per vecchi”. Ricercatori e sociologi dicono che nel prossimo decennio gli ultra 90enni raddoppieranno nel Nordest, passando da 57 mila a 116 mila, tanto da chiedersi se è meglio aumentare i pensionati o è meglio allungare l’età attiva dei vecchi? In ogni caso, la presenza di anziani e di grandi vecchi pretende che ci siano servizi socio-sanitari sempre più efficienti e diffusi, come anche pretende questa non sempre felice longevità, che diventi indispensabile il favorire l’ingresso di stranieri, messi però nelle condizioni di integrarsi per davvero, di professionalizzarsi, diventando a tutti gli effetti i nuovi cittadini del Veneto.

Se questo, per nostra fortuna e per i nostri meriti, è diventato un buon paese per i vecchi non può che essere un buon paese anche per gli stranieri, accostamento necessario visto che la famiglia contemporanea si è profondamente trasformata. E già che ci siamo, sbarazziamoci di un luogo comune sbagliato. Non è affatto vero, almeno per il momento, che i residenti stranieri siano in maggioranza musulmani. Al 50% sono cristiani, sommando tra loro ortodossi e cattolici. Insomma, così come aumenta la complessità sociale di conseguenza aumenta il pluralismo delle religioni. Ma ogni complessità, ogni pluralismo deve diventare l’opportunità per evolvere verso una maggiore apertura sul piano culturale, verso una maggiore capacità nel trattare la differenza e, nel contempo, nel riconoscere veramente la propria specificità. Di qui l’obbligo di porre grande attenzione ai servizi sociali, alla scuola, alla cultura, alla formazione. Sono stati rafforzati e incrementati, in termini finanziari e di rete di offerta, i servizi a favore della prima infanzia, nidi e scuola materna, avviando il riconoscimento di forme innovative e flessibili VENETO 2010 • DOSSIER • 15


EDITORIALE

Sono stati rafforzati e incrementati i servizi a favore della prima infanzia, nidi e scuola materna, avviando il riconoscimento di forme innovative e flessibili nelle attività di supporto alla famiglia

nelle attività di supporto alla famiglia.

Non credo di essere andato fuori tema, dato che se non c’è un simile contesto sociale, che si estende dalla scuola all’assistenza sanitaria, il Veneto non sarebbe in grado di offrire quei servizi e quei sostegni sul piano della solidarietà, sussidiarietà e pari opportunità, atti a fare dell’integrazione e dell’accoglienza un fattore di civiltà. E dentro a questo sviluppato grado di civiltà ci sta anche la possibilità di far giungere in Veneto per assumerle regolarmente, tutte quelle persone che collaboreranno dall’interno dell’azienda per la conquista di nuovi mercati. Ripeto: non abbiamo pensato solo alle infrastrutture materiali, abbiamo creduto e investito nella crescita e nello sviluppo del capitale umano, considerato nella varie fasi del percorso educativo, formativo e lavorativo dell’individuo, dalla scuola fino al contesto produttivo. Dovrei scrivere davvero moltissime pagine per riportare quali e quante tessere abbiamo im-

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messo nel Veneto, che è diventato un mosaico che non ha paura del futuro. Lo so, Obama punisce le banche e c’è chi lo accusa di populismo. Potrebbe aver torto oppure potrebbe aver ragione, ma sono convinto che, seppure ci sia da guardarsi dal naturale e pericoloso egoismo del sistema creditizio, ciò che fa la differenza in meglio è il proseguire sulla strada di sempre ulteriori balzi culturali in avanti. È questo che mi ha detto un amico imprenditore, uno di quelli che nel produrre cose destinate a proteggere l’uomo, continua a investire nella ricerca e nell’innovazione, che lui chiama “compiere balzi culturali in avanti”. Così, come a loro modo, compiono ricerca e innovazione in campo amministrativo e politico quei sindaci che trasformano le proprie città in “macchine” per riciclare, per risparmiare energia, al punto di poter abbassare o eliminare del tutto alcune tasse. Di nuovo, già che ci siamo, debbo pur dire qualcosa sulla sciocca pigrizia amministrativa e sull’ ipocrisia politica di coloro che mobilitano la gente contro i termovalorizzatori, contro il rispetto del buonsenso e il rispetto della scienza. È necessario che queste opposizioni ostili alla qualità della vita vadano sconfitte. In sintesi, il Veneto che lascio da Presidente della Regione è il Veneto degli imprenditori coraggiosi e dei sindaci non conformisti. Il Veneto degli imprenditori capaci di far compiere balzi in avanti sul piano culturale alle proprie aziende e quindi forti al punto di poter vincere le sfide dell’economia globalizzata. E accanto a questo Veneto, c’è quello di tanti giovani politici e amministratori che non si limitano a coltivare il proprio orticello, ma che,


Giancarlo Galan

nel rompere le regole, sanno guardare “oltre il giardino”, oltre i limiti del più pericoloso e ottuso localismo. Questo Veneto, tra l’altro, avrà sempre più bisogno di fare affidamento sulla cultura, su tutto ciò che può favorire e aumentare le possibilità di confrontarsi con le avanguardie creative, tecnologiche, produttive più che avanzate sugli scenari internazionali. Il Veneto che verrà non potrà che essere il Veneto dell’innovazione continua, dei cambiamenti, di coloro che sanno di essere degli apripista, degli sperimentatori a tutto campo e questo a loro rischio e pericolo. Rischi e pericoli che a volte ti costringono a fermarti, a prendere fiato, non di sicuro a bloccarti per sempre, perché sarà talmente elevata la tensione raggiunta, sarà talmente forte il sapere accumulato, l’esperienza acquisita, che il cambiamento non potrà che esserci e dare i propri frutti. Tutto cambierà ancora e di più nel prossimo de-

cennio, che vorremmo si concludesse con l’assegnazione a Venezia e al Veneto delle Olimpiadi, a suggello di una delle più straordinarie trasformazioni economiche, sociali e culturali vissute in Europa. Tutto cambierà ancora e di più nella didattica, quella che sarà applicata nelle scuole fin dalle elementari, dato che ogni scuola disporrà di tecnologie più avanzate ancora di quelle già fantastiche contenute nella lavagna interattiva. Tutto cambierà ancora e di più sapendo, come mi è capitato di leggere qualche tempo fa, che lungo la storia dell’evoluzione umana non era mai successo che così tanti cervelli si potessero connettere con così tanti altri. Siamo posti di fronte a grandiose opportunità che uniscono tra loro gli ominidi delle caverne al Sapiens high-tech. Auguri al Veneto high-tech, protagonista dei cambiamenti che attendono l’Homo Sapiens del Ventunesimo secolo. VENETO 2010 • DOSSIER • 17




IN COPERTINA

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Renato Brunetta

LA MIA VENEZIA INNOVAZIONE E TRASPARENZA Un’unica filiera, dal Comune a Roma, fino all’Europa per semplificare la burocrazia e agevolare il rilancio di Venezia. Una sinergia istituzionale che permetta ai cittadini di essere di nuovo protagonisti della propria città. È il sogno veneziano di Renato Brunetta, candidato sindaco per il centrodestra alle prossime comunali di Concetta S. Gaggiano

U

na ventata di aria fresca, un turn over della politica portatore di idee giovani e dinamiche nello stantio palazzo del potere. È questo il progetto che il ministro Brunetta ha in serbo per Venezia, la sua città. E seguendo questa linea, il titolare della Funzione pubblica, si è candidato alle prossime elezioni comunali per la conquista di Ca’ Farsetti, sede del Comune della città lagunare. La “rivoluzione Brunetta”, in versione veneziana, ricalca quella avviata per la pubblica amministrazione: innovazione, trasparenza e meritocrazia sono i cavalli di battaglia del ministro perché, spiega, «da vent’anni Venezia è governata sempre dalle stesse facce, che siano quelle di Mognato o di Bettin, che quindi non hanno alcun alibi di

fronte al ritardo accumulato da questa città nei confronti del resto del Veneto e che danno l’impressione di accapigliarsi solo per il potere». Turismo e rilancio dell’immagine della Laguna sono i due temi al centro della Grande Venezia, il programma elettorale con cui Brunetta si appresta a dare una spallata all’immobilismo e alla decadenza in cui versa ormai da troppi anni la sua città. Per riconnettere nuovamente «quel mosaico di tessere introverse» che è diventata oggi la Laguna con il suo arcipelago. «Voglio una città forte, accogliente e gentile che si prenda cura dei suoi anziani e che non lasci indietro nessuno», spiega il ministro e per fare ciò Brunetta è pronto a dire «tanti sì e i necessari no». Quali sono i punti principali VENETO 2010 • DOSSIER • 21


IN COPERTINA

per realizzare il suo progetto?

«Lo sviluppo della base economica e l’aumento del numero dei residenti sono il motivo conduttore per così dire “strutturale”. Ma questi sono strumenti, l’obiettivo è quello di avere di nuovo una città vitale, attraente per i giovani talenti, aperta all’innovazione. Una città dove diventi naturale fare progetti per il futuro, per le proprie scelte di vita. Niente di tutto questo succede per caso, dovremo mettere in moto un processo articolato: la cessione degli immobili demaniali non strategici, la realizzazione del Progetto Fondaci, le bonifiche di Marghera e il rilancio produttivo dell’area, lo sviluppo del porto e il collegamento con le direttrici di traffico

europee per sfruttare al meglio la nuova centralità del Mediterraneo nell’economia mondiale». Per rilanciare Venezia ha sottolineato l’importanza di creare una sinergia con i vari livelli istituzionali, Comune, Provincia, Regione, Stato, Europa. Ha già in serbo qualche progetto? «I progetti sono quelli dell’innovazione in ambito amministrativo, che permettono di snellire e accelerare i processi autorizzativi nel massimo della trasparenza. L’innovazione deve permeare ogni aspetto della vita relazionale ed economica della città per portare più servizi, più soluzioni, più tempo a disposizione dei cittadini. Anche avere un sindaco che è contemporaneamente ministro è un

elemento, certo più tradizionale, per aggiungere efficacia alla sinergia istituzionale». A livello di infrastrutture, quali sono gli interventi prioritari? «Il completamento del Mose e delle opere della salvaguardia, le bonifiche di Marghera, lo sviluppo del porto sono certamente prioritarie. Non vanno dimenticati però gli interventi sull’alienazione del patrimonio demaniale non strategico che sono funzionali, assieme alla cessione degli alloggi pubblici agli inquilini, al lancio di un grande programma sulla residenza». Quali i vantaggi della realizzazione della sublagunare? «È necessario dare ai residenti


Renato Brunetta

In apertura, il ministro Renato Brunetta, candidato sindaco del centrodestra per Venezia; a sinistra, il porto industriale di Marghera; a fianco, Campo di San Barnaba

un’infrastruttura di spostamento veloce per persone e merci che tolga traffico e inquinamento dalle vie d’acqua, dal Canal Grande in particolare. La sublagunare è una soluzione molto interessante che potrà, tra l’altro, rivitalizzare alcune zone ai margini della città». Quale sarà il futuro del settore petrolchimico di Marghera? «Da anni segnalo la necessità di estromettere il traffico petrolifero dalla laguna e di realizzare per questo un terminal offshore. Da Marghera dobbiamo allontanare la chimica inquinante e pericolosa per dare spazio a usi del territorio più sostenibili dal punto di vista sociale, economico e ambientale».

Come pensare di rilanciare il comparto economico della città? «Il mio programma si chiama la Grande Venezia perché vuole invertire il trend di declino del centro storico, delle isole e dei centri della terraferma. L’economia della

città è fatta di molti comparti: dalle produzioni culturali, all’artigianato di tradizione, alla piccola impresa che si occupa di informatica, alla cantieristica, alla nautica, al turismo. Per questo Venezia deve tornare a essere attrattiva, non ripiegata su se stessa, non timorosa delle novità». Lei ha dichiarato che se venisse eletto porterà a Venezia 50 mila posti di lavoro e la maggioranza di questi si verificherà a Marghera. Quali saranno gli altri settori? «A Marghera c’è spazio per lo sviluppo delle attività del porto commerciale, per la logistica, per il distretto digital mediale al quale sono già associate 2.000 imprese del Veneto, per la ricerca, per la chimica non inquinante, per la cantieristica, per gli insediamenti industriali, per la residenza, per gli insediamenti fieristici, per il diportismo nautico e il leisure.


IN COPERTINA

Il completamento del Mose e delle opere della salvaguardia, le bonifiche di Marghera, lo sviluppo del porto sono opere prioritarie

Marghera significa 2.800 ettari già

dotati di infrastrutture di mobilità e di servizi in un sito tra i più pregiati d’Europa». Tra le varie iniziative che ha in serbo c’è anche una nuova

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legge speciale per Venezia per quanto concerne le bonifiche e le nuove regole per farle. Di che cosa si tratterà? «La storia delle bonifiche è uno dei peggiori fallimenti delle passate amministrazioni, bloccate dalla frammentazione delle competenze e dalle tensioni interne alla sinistra, impersonate da un ambientalismo integralista. È indispensabile la nomina di un alto commissario che porti Marghera fuori dall’industrializzazione novecentesca. Ogni giorno che passa significa un giorno in più di esposizione dei cittadini ai veleni polverizzati sui terreni dismessi dalle imprese e portati dal vento. Il pericolo per la salute continua anche

anni dopo la cessazione delle produzioni. Sotto un altro profilo, che poi è un altro modo per togliere futuro ai cittadini, c’è l’enorme spreco economico e sociale di lasciare inattivo un patrimonio potenzialmente ricchissimo e di rinunciare a mettere a frutto molti talenti. La Grande Venezia ha bisogno di una Marghera nuovamente vitale e questo passa per le bonifiche». Che tipo di turismo vede per Venezia? «In realtà dobbiamo parlare di diversi turismi, al plurale. Si stanno affermando il turismo culturale, enogastronomico, naturalistico. Per quello convegnistico il rilancio del Lido avrà molto da dire in ambito mondiale. Il nuovo turista è molto esigente, sceglie con anticipo sulla rete cosa gli interessa, è abituato ai confronti, va convinto, coinvolto, emozionato: tutto questo richiede un nuovo slancio dell’offerta turistica veneziana, i monumenti e la natura non bastano più. Solo fidelizzando queste persone ritorneremo a qualificarci come meta di un turismo attento, rispettoso e di qualità». Per interagire con i veneziani ha creato il social network Grande Venezia. Quali sono state le prime esigenze espresse dai cittadini? «C’è grandissima curiosità da parte degli abitanti della rete, abbiamo avuto in meno di un mese ottomila utenti unici. Ricordo che Venezia è culla a livello nazionale di grandi communities on line interessate alle sorti della città, tra cui i “40Xvenezia” e “Venessia.com” che ho voluto incontrare nel corso della campagna».



VENEZIA

La terza via di Orsoni oltre Marghera e il turismo Rilancio produttivo, riordino urbanistico e semplificazione dell’apparato burocratico sono solo alcune delle iniziative che il candidato sindaco Giorgio Orsoni intende realizzare per modernizzare e far decollare Venezia. Fondamentale, inoltre, incentivare il turismo creando «un polo fieristico che diventi la vetrina di prodotti di eccellenza» Nike Giurlani

U

na metropoli moderna. Ecco il progetto che Giorgio Orsoni ha per Venezia. Il candidato sindaco del centrosinistra, sostenuto anche dall’Udc, ritiene prioritario attuare importanti lavori infrastrutturali, come, per esempio, la metropolitana di superficie e la sublagunare. Innovazioni e nuovi impulsi economico-produttivi sono le sue strategie per uscire dal «tramonto industriale di Porto Marghera», causato, però, anche dalla Giunta Costa del 2005, alla quale, lo stesso Orsoni, prese parte. Per rilanciare la città, secondo il candidato, bisogna puntare, inoltre, su «una maggiore internazionalizzazione dell'offerta culturale veneziana» e sullo «sviluppo dell’artigianato di qualità, legato alla cantieristica e alla nautica». Quali sono le tre priorità del suo programma? «In primo luogo ridare un’anima e un nuovo assetto produttivo alla città.

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Giorgio Orsoni, candidato sindaco di Venezia per il Partito Democratico


Giorgio Orsoni

Venezia ha bisogno di imboccare una terza via e di un modello in grado di sparigliare rispetto a un quadro dove dominano il tramonto industriale di Porto Marghera e la monocultura turistica. La seconda priorità, funzionale alla prima, è quella di un riordino urbanistico, sia attraverso il piano regolatore del Porto sia approvando il piano di assetto del territorio, strumenti indispensabili per riorganizzare le nuove aree produttive, a partire da Porto Marghera. Infine, ma non da ultima, voglio metter mano alla riorganizzazione della macchina comunale, anche accelerando e rendendo visibili a tutti i cittadini e alle imprese l'iter delle pratiche amministrative che li riguardano direttamente, così da vedere in tempo reale dove ci sono eventuali intoppi». Quale sarà il futuro di Porto

Marghera? «Nella prima zona industriale, quella più vecchia, già parzialmente oggi riconvertita a polo dell'innovazione con il Parco scientifico-tecnologico, aumenterà in volume e ampiezza. La seconda fetta dei 2.200 ettari di Porto Marghera, sarà destinata alla logistica e alla portualità per rendere il porto di Venezia sempre più competitivo e per confrontarsi con i più grandi hub marittimi del nord Europa. Un porto che diventerà crocevia di traffici per tutto il Mediterraneo. Le strutture della logistica si svilupperanno attirando imprese e capitali da tutto il nord Italia. L'ultima parte potrà essere destinata a un'industria, anche chimica, compatibile con l'ambiente e moderna, salvaguardando così l'assetto occupazionale ora messo in crisi da un dedalo di competenze che s’in-

crociano su questo prezioso territorio». Quali sono le iniziative che intende apportare per rendere Venezia una città sostenibile? «Saranno certamente iniziative di tutt'altro tenore rispetto alle decisioni, prese dai governi regionali e nazionali di centrodestra, di insediare a Porto Marghera un inceneritore che brucerà ogni anno centinaia di migliaia di materie tossico-nocive, cui si aggiunge l’ipotesi, quanto mai concreta, di realizzare a Chioggia una centrale nucleare. Bisogna invece procedere con le bonifiche delle aree inquinate di Porto Marghera, presupposto essenziale per il rilancio dell'area e per garantire ai cittadini un accettabile livello di qualità ambientale. Voglio inoltre introdurre l'obbligo di realizzare nuove costruzioni edilizie nella classe energetica A, incentivando l’utilizzo di pannelli fotovoltaici e altri interventi di efficienza energetica. Sono necessari, inoltre, un piano di demolizione degli edifici in pessime condizioni e la loro ricostruzione secondo canoni rispettosi dell’ambiente». A livello d’infrastrutture, quali sono le principali realtà che vanno modernizzate? «Il tram sta già diventando realtà a Mestre, ma la volontà è di estendere la sua rete di collegamenti fino a Venezia, mettendo in connessione luoghi importanti come il nuovo ospedale di Mestre e l’aeroporto. C'è poi il progetto della sublagunare, metropolitana subacquea pensata per accelerare i tempi di spostamento dei cittadini tra terraferma e laguna, ma soprattutto all'interno della città d’ac- VENETO 2010 • DOSSIER • 27


VENEZIA A destra, il progetto della sublagunare che sarà rezlizzata a Venezia entro il 2015; in basso, l’areoporto Marco di Polo di Venezia

qua. Un’opera attorno alla quale biso-

gna subito prendere una decisione definitiva dopo averne verificate la fattibilità e la compatibilità dal punto di vista ambientale, sociale ed economica. Diventa infine necessario che la Regione vada avanti con la realizzazione della metropolitana di superficie, purtroppo rimasta ferma negli ultimi tempi, e utile per dare una vera centralità al territorio veneziano rispetto a tutto il Nordest». Come combattere la crisi economica che ha investito anche Venezia? «Ci sono dei settori specifici in cui Venezia e Mestre devono e possono diventare punte d’eccellenza. Penso allo sviluppo dell'artigianato di qualità, legato alla cantieristica e alla nautica, con insediamenti all'interno dell'Arsenale e nella zona di Sant’Elena. Penso a un salto deciso verso una maggiore internazionalizzazione dell’offerta culturale veneziana, sviluppando, ad esempio, spazi da destinare a laboratori, atelier, campus, villaggi per giovani artisti e centri di produzione. E penso all’industria cinematografica che porta risorse per decine di milioni

ogni anno: Venezia non può essere solo una location, ma deve ospitare strutture attrezzate per dare tutti i servizi alle case produttrici. E poi l’innovazione: Venezia è il luogo ideale per insediare centri di ricerca scientifica e incubatori per imprese che non solo utilizzano ma che anche producono nuove tecnologie, dall’ambito del web al design alla cultura». Quando vedrà la luce il progetto M9 nel centro di Mestre? «M9 è uno dei progetti essenziali perché valorizzerà tutta l’area centrale cittadina, dando nuovo vigore a un’identità culturale mestrina spesso trascurata. Non sarà solo un museo della storia di Mestre, ma un centro attivo di produzione culturale. E sono certo che ne vedremo la nascita entro la fine del prossimo mandato ammi-

nistrativo, cioè il 2015». Per Venezia il turismo è una realtà economica molto importante. Quali sono i servizi e le attività che vanno migliorate o potenziate? «Bisogna puntare sulla qualità, con la creazione di un polo fieristico che diventi la vetrina di prodotti di eccellenza e con l'ampliamento dei posti barca da diporto, dagli attuali 400 a 2.000. Ritengo poi che una delle svolte prioritarie stia in una nuova gestione dei flussi turistici. I luoghi centrali di quest’operazione di riordino dovranno essere Piazzale Roma, che da spazio caotico deve diventare vera porta della città, e i due terminal di Fusina e Tessera, che entrando a regime diventeranno i punti strategici per governare al meglio i flussi». Quali saranno i principali lavori da attuare se venisse scelta Venezia come sede delle Olimpiadi 2020? «Il piano di assetto territoriale che approveremo nei primi 100 giorni della nuova amministrazione prevederà per l’area di Tessera la realizzazione dello stadio, della nuova aerostazione e della nuova sede del Casinò. L’occasione delle Olimpiadi consentirà di sviluppare ulteriormente tutta l’area del Quadrante di Tessera con strutture semi-permanenti e permanenti adatte ad ospitare sia una parte dei giochi che dei servizi connessi all’evento».



VERSO LE REGIONALI

La mia regione sarà autonoma e sostenibile Aperto all’interazione con l’estero, ma deciso a preservare le esigenze del proprio territorio e dei propri cittadini. È il Veneto di Luca Zaia, candidato governatore per il centrodestra alle prossime elezioni regionali. Un territorio che necessita di nuove forme di autonomia per ritrovare lo slancio “ante crisi” Francesca Druidi

U

n federalismo a geometria variabile. È questa la strada da percorrere secondo Luca Zaia, attuale ministro delle Politiche agricole e candidato alla presidenza per il centrodestra alle imminenti elezioni regionali, per uscire definitivamente dalla crisi e prendere con sicurezza la via della ripresa. «Imboccando questo percorso – rimarca Zaia – il Veneto sarà la regione pilota dove saranno disponibili maggiori risorse grazie alla delega di diverse funzioni e in cui verranno applicati, in prima istanza, i nuovi decreti attuativi del federalismo fiscale». Un modello di governo che secondo Zaia permetterà, almeno in parte, di colmare il divario con le regioni a Statuto speciale confinanti, assicurando rinnovato slancio a fattori quali innovazione, infrastrutture, digitalizzazione e orientamento all’export. Operando però anche in direzione di un’adeguata tutela del lavoro. E dello sviluppo della green economy, considerata importante leva strategica per il futuro. 30 • DOSSIER • VENETO 2010


Luca Zaia

In apertura, Luca Zaia, candidato governatore del Veneto per il centrodestra; sotto, Palazzo Ferro Fini, sede del Consiglio regionale del Veneto. A lato, un’immagine aerea del rigassificatore di Rovigo

Siamo convinti che occorra reindirizzare investimenti verso la green economy, un’economia verde, amica dell’ambiente, rispettosa delle risorse irriproducibili

Può indicarci tre progetti a breve, medio e lungo termine che mira a realizzare? «Entro i primi 100 giorni cambieremo il regolamento del Consiglio regionale per approvare le leggi che servono al Veneto in tempi rapidi. Poi renderemo finalmente operativa l’Agenzia regionale per l’internazionalizzazione, indispensabile per sostenere le attività delle Pmi. E ancora, sarà necessario improntare una rete telematica regionale alla quale potranno accedere tutti gli enti locali e le altre istituzioni per facilitare i servizi ai cittadini e alle imprese. Infine, il progetto per la creazione del nuovo sistema logistico regionale che vedrà, oltre alle grandi opere infrastrutturali, anche

la creazione del Polo dell’Alto Adriatico, un grande hub europeo dell’intermodalità dotato di un sistema informatico comune». Un’eventuale modifica del regolamento del Consiglio regionale non rischia di porre il governo veneto in una situazione maggiormente precaria rispetto al passato? «Al contrario metterebbe proprio il governo regionale nelle condizioni di attuare il suo programma in tempi rapidi. Ecco perché ci siamo impegnati ad approvare, entro il 31 dicembre 2010, il nuovo Statuto regionale del Veneto. Esso dovrà contemplare, accanto ad adeguate garanzie per l’esercizio dei diritti dell’opposizione e delle minoranze

consiliari, anche la disciplina dell’istituto della “questione di fiducia”, da impiegare per l’approvazione di quei provvedimenti che il presidente della Regione ritenga necessari per il suo programma e, soprattutto, per assolvere agli impegni presi nei confronti dei cittadini e per dotare il Veneto dei provvedimenti di cui ha bisogno per competere nel mondo». Cosa vuol esprimere con il suo slogan “Prima il Veneto”? «“Prima il Veneto” non è solo uno slogan elettorale, ma esprime l’esigenza di aprire le porte al nuovo. Il nuovo per noi significa: difendere le nostre famiglie; garantire un futuro ai nostri giovani e un sostegno a chi giovane non è più; trovare soluVENETO 2010 • DOSSIER • 31


VERSO LE REGIONALI

I deputati della Lega Nord festeggiano l’approvazione del federalismo fiscale; nella pagina a fianco, la centrale di Porto Tolle

zioni vere e stabili a chi cerca occu-

pazione. Significa garantire che la legge sia rispettata da tutti sull’intero territorio e che negli ospedali si dimezzino i tempi delle attese. Il nuovo sono le nostre aziende e la loro voglia di diventare grandi lavorando e andando in giro per il mondo. Come, del resto, noi veneti facciamo dai tempi della Serenissima. Vogliamo un Veneto che sia in grado di aprirsi alle esperienze di tutti i paesi che da tempo ci osservano con interesse. Del resto, locali e globali insieme lo siamo da sempre. Le risorse per il futuro ci sono ma troppo denaro, frutto del nostro lavoro, viene destinato a territori che non lo producono. Il federalismo è la risposta a questa contraddizione, perché significa tornare a essere padroni a casa nostra, fatta salva naturalmente una quota destinata a un’autentica solidarietà nazionale». Lavoro e federalismo sono da lei indicati come temi cardine sui quali concentrare l’azione di governo. Quali sono i provvedimenti che intende applicare in questo senso? «Attueremo tutte le azioni necessarie per negoziare con lo Stato centrale “forme e condizioni particolari di autonomia”, in grado di estendere la nostra autonomia e quella dei Comuni e delle Province del territorio, percorrendo la via del federalismo a geometria variabile. Ciò consentirà di avere maggiori risorse da destinare anche alle politiche del lavoro, che dovrà essere valorizzato in tutte le sue modalità. Favori32 • DOSSIER • VENETO 2010

remo, perciò, azioni e programmi per un lavoro meno precario, inserito in un sistema che consenta il passaggio da un impiego a un altro, grazie anche a una formazione dedicata ai lavoratori e alle imprese. Il lavoro dovrà produrre un reddito adeguato al costo della vita in re-

gione attraverso l’attuazione del federalismo contrattuale: per questo sarà necessario avviare il “contratto regionale di attività”, che tiene conto della specificità del territorio, della nostra organizzazione del lavoro e dell’impresa diffusa. Ma si dovrà anche elaborare lo Statuto re-


Luca Zaia

Attueremo tutte le azioni necessarie per negoziare con lo Stato centrale forme e condizioni particolari di autonomia, percorrendo la via del federalismo a geometria variabile

gionale del lavoro autonomo, per tutelare questo ambito in tutte le sue nuove realtà, il mondo delle libere professioni e delle microimprese». Come sarà sostenuto il tessuto agricolo, imprenditoriale e artigianale della regione, soprattutto sul fronte dell’accesso al credito? «Occorre reindirizzare investimenti verso la green economy, un’economia verde, amica dell’ambiente, sfruttando le opportunità che nascono dall’organizzazione delle filiere produttive venete, basate sui distretti. Puntiamo a sostenere il sistema delle produzioni locali, a rafforzare i servizi reali per l’internazionalizzazione delle loro attività e per la facilitazione dell’accesso al credito attraverso un nuovo e più

incisivo ruolo dei confidi e di Veneto Sviluppo, la finanziaria regionale. Prevediamo, inoltre, l’istituzione della figura del tutor dell’innovazione, per aiutare queste realtà a realizzare prodotti innovativi da vendere sul mercato globale, e la creazione dell’istituto del capitale di rischio per quelle aziende che operano nel settore dell’innovazione». Altro nodo fondamentale è quello delle infrastrutture. Quali i progetti di più immediata concretizzazione? «Completeremo innanzitutto il Sistema metropolitano ferroviario regionale. È poi nostra ferma intenzione realizzare una serie di grandi opere che riteniamo prioritarie per il Veneto, prime tra tutte la Pede-

montana veneta, la cui ultimazione è prevista per il 2016, e la NogaraMare Adriatico, che potrà essere conclusa già nel 2013. Il tutto, naturalmente, sarà compiuto in un quadro di compatibilità ambientale e salvaguardia del territorio, il più possibile a basso impatto ambientale, a bassa impronta energetica e a forte carattere tecnologico». Pensa a un compromesso tra la volontà di non porre veti aprioristici al nucleare e la contrarietà di una larga fetta di elettorato? «Grazie alla riconversione della centrale Enel di Porto Tolle e al rigassificatore già attivo, il Veneto sarà pienamente autosufficiente dal punto di vista energetico. Non ho pregiudizi verso il nucleare, ma penso che siano altri i territori a dover accogliere un’eventuale centrale. In ogni caso, andranno razionalizzati i consumi di energia e delle risorse naturali per puntare all’autosufficienza energetica. La Regione parteciperà ancora di più ai progetti europei per l’accesso ai contributi e incentivi alla diversificazione, alla co-generazione e alle fonti rinnovabili. Questo avverrà nell’ambito del piano energetico Regionale, da approvare nel più breve tempo possibile, dove troverà spazio anche un programma di riqualificazione energetica degli edifici pubblici regionali, come scuole, uffici, impianti sportivi e caserme, che consentirà, tra l’altro, di attivare l’indotto delle piccole e medie imprese operanti nel comparto». VENETO 2010 • DOSSIER • 33


VERSO LE REGIONALI

Il programma della sinistra A pochi giorni dalle elezioni regionali la battaglia si fa sempre più serrata. Gli attuali sondaggi parlano chiaro, ma Giuseppe Bortolussi prosegue dritto verso il suo obiettivo «fare della nostra regione la prima in Europa per crescita economica e qualità della vita» Nike Giurlani

L

e indagini per conoscere l’intenzione di voto dei cittadini veneti, diffuse su alcuni quotidiani, parlano chiaro. Vantaggio netto per il candidato del centrodestra, Luca Zaia, rispetto a quello del centrosinistra, Giuseppe Bortolussi, entrambi molto avanti rispetto ad Antonio De Poli, candidato dell’Udc. Giuseppe Bortolussi non demorde e ritiene che «il futuro del Veneto si gioca su una sfida importate tra apertura e chiusura». Il suo motto è: basta parole è tempo di fatti. E il suo programma, articolato in 10 punti, è prima di tutto una sfida alla Lega sul tema del federalismo e in materia fiscale. «Negli ultimi sette/otto anni – prosegue Bortolussi – con il centrodestra al governo, il Veneto ha perso continuamente risorse». Sarebbe quindi arrivato il mo-

mento di cambiare rotta: «La Lega propone un Veneto rivolto con lo sguardo al passato. Io ho un progetto diverso». Ecco di cosa si tratta. Lei ha dichiarato che la famiglia è il cuore della società. Ma quali sono gli altri aspetti principali del suo programma? «Quando dico che la famiglia è il cuore della società dico una cosa di cui sono fermamente convinto, specialmente se si parla di Veneto. In questa regione la famiglia è alla base della società e dell’economia, basti pensare alle numerose aziende a conduzione familiare presenti nel nostro territorio. Nella fase più acuta della crisi, la famiglia ha svolto un ruolo di ammortizzatore sociale, come per esempio, nel caso dei tanti imprenditori che non sono riusciti ad accedere al credito necessario e sono stati sostenuti da familiari e

Giuseppe Bortolussi, candidato del centrosinistra alle prossime regionali


Giuseppe Bortolussi

parenti. Il mio programma, però, guarda al Veneto nella sua interezza. Questa regione può diventare il cuore verde d’Europa, puntando sulle proprie eccellenze: nel campo del biologico, delle energie alternative e del turismo. I veneti devono scegliere un obiettivo comune. Quello che propongo io è di fare della nostra regione la prima in Europa per l’economia e la qualità della vita». Una delle sue priorità è agire con la leva fiscale. Per quale motivo? «Un fisco equo rappresenta una leva per lo sviluppo e per la coesione sociale. Negli ultimi

I veneti devono scegliere un obiettivo comune. Quello che propongo io è di fare della nostra regione la prima in Europa per l’economia e la qualità della vita

sette/otto anni, con il centrodestra al governo, il Veneto ha perso continuamente risorse: il trasferimento dallo Stato ai Comuni è sceso del 20%; la spesa statale diretta procapite è calata del 10%; mentre la solidarietà dei veneti verso le altre regioni, cioè il residuo fiscale, è salita del 70% e oggi è di 17 miliardi di euro lordi all’anno, un’enormità.

La Lega ha parlato per anni di devolution e federalismo, ma i risultati sono questi. E sono deludenti. Per le imprese è tempo di premiare il lavoro rispetto alla rendita e di favorire le piccole aziende rispetto alle grandi società di capitali che dichiarano zero guadagni nei propri bilanci. È giusta anche sostenere le famiglie con figli e quelle che assi- VENETO 2010 • DOSSIER • 35


VERSO LE REGIONALI

Per le imprese è tempo di premiare il lavoro rispetto alla rendita e di favorire le piccole aziende rispetto alle grandi società di capitali che dichiarano zero guadagni nei propri bilanci

stono i propri anziani. Riguardo a questo argomento l’Italia ha una delle situazioni peggiori d’Europa. Credo che la Regione dovrebbe dare un segnale concreto per invertire questa tendenza a partire dal territorio». Qual è la sua posizione riguardo al traforo delle Torricelle e dell’autodromo Motorcity? «Ci sono alcune opere che sono necessario realizzare, ma è importante ascoltare il parere della popola36 • DOSSIER • VENETO 2010

zione. Non si può consumare territorio e risorse mettendo il bavaglio alle comunità locali. Per quanto riguarda il traforo delle Torricelle e per l’autodromo Motorcity, purtroppo, è proprio questo che sta avvenendo, perché non si tiene abbastanza in considerazioni che certi tipi di opere possono compromettere l’equilibrio ambientale, disperdendo inoltre una mole molto significativa di risorse». Il sistema sanitario della Re-

gione è uno dei più efficienti d’Europa, ma in quali aspetti secondo lei andrebbe migliorato? «Si tratta di lavorare sull’efficienza e sullo snellimento dei processi burocratici, per agire su quello che resta ancora un punto dolente rispetto ad altre regioni del Nord: le liste di attesa per le visite diagnostiche e specialistiche. Molto può essere fatto se si mette in rete il sistema delle prenotazioni, uniformando il sistema informatico di tutte le Aziende sanitarie regionali. La domanda di assistenza è in progressivo aumento, a causa dell’invecchiamento graduale della popolazione. Occorre una strategia coerente: approvare il Piano socio sanitario, a oggi ancora assente; dare sostegno economico alle famiglie che assistono i propri cari non autosufficienti o disabili; potenziare in quantità e qualità tutti i servizi in particolare per le categorie più sensibili, dalla prima infanzia agli anziani». Lei ha dichiarato che credere al federalismo della Lega è come credere a Babbo Natale senza ricevere mai regali. Qual è allora la sua idea di federalismo? Quali ca-


Giuseppe Bortolussi

Nelle immagini, due progetti molto dibattuti: il traforo delle Torricelle e l’autodromo Motorcity

ratteristiche dovrebbe avere? «Il federalismo della Lega è fatto solo di parole, lo dimostrano i dati. Io sono per il federalismo per motivi pratici, non ideologici. Uno stato federale, in genere, spende per la pubblica amministrazione la metà di uno stato centralizzato. Eppure, se aspettiamo la Lega, il federalismo lo vedremo forse in dieci anni. Ho stima di Antonio Guadagnini, leader del movimento dei Sindaci per il 20%, ritengo che la sua proposta potrebbe rappresentare un “anticipo” sul federalismo. In quanto veneto, non accetto che, a fronte di un residuo fiscale verso il resto d’Italia di ben 17 miliardi di euro all’anno, tutte le grandi opere realizzate nella mia regione siano realizzate in project financing. Significa che il Veneto paga sempre due volte: prima con le tasse, e poi con ticket e pedaggi». Quant’è importante investire nella formazione, nella ricerca e nell’Università per far crescere la Regione? Cosa significherebbe per il Veneto la chiusura del centro di ricerca Glaxo Smith Kline? «Il futuro del Veneto si gioca su una sfida importate tra apertura e chiusura e ,cioè, tra la fiducia verso

le sfide e la paura di chi è diverso. La Lega propone un Veneto rivolto con lo sguardo al passato. Io ho un progetto diverso. Amo il dialetto, ne parlo addirittura tre, ma credo che i nostri giovani, insieme al veneto, dovrebbero saper parlare l’inglese e magari il cinese. Per essere protagonisti nel mondo è questo che occorre. Per quanto riguarda il caso della Glaxo, ritengo che la perdita del know how rappresentato dal suo centro di ricerca sia per la regione un’autentica sciagura». VENETO 2010 • DOSSIER • 37


VERSO LE REGIONALI

Per una regione più solidale Un programma che prima di tutto vuole prendere le distanze dalla politica «fatta di muri, di dazi e di demagogia della Lega», quello di Antonio de Poli, candidato dell’Udc alle prossime elezioni regionali. Lavoro, famiglia e imprese le sue priorità Nike Giurlani

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’indicazione data dal leader dell’Udc, Pier Ferdinando Casini, era stata chiara: «se Giancarlo Galan non si ricandiderà a governatore del Veneto, l’Udc proporrà come presidente della Regione Antonio De Poli, perché i democratici cristiani e gli uomini di centro non possono rassegnarsi

Antonio de Poli, candidato dell’Udc alle prossime elezioni regionali

a vedere la Lega guidare la regione del Veneto». Detto fatto. L’Udc, infatti, si è opposto fin dall’inizio al candidato del centrodestra Luca Zaia e ha deciso di correre da solo. Il lavoro prima di tutto. E poi la famiglia, la salute, le imprese. Ecco le priorità di Antonio De Poli. Il suo programma, articolato in dieci punti, vuole prendere le distanze dagli ideali e dalle priorità della Lega. «Con il nostro slogan “Slega il Veneto” – spiega il candidato dell’Udc – intendiamo proprio liberare la nostra regione dai troppi legacci della crisi, perché torni a correre, ma anche dalla politica fatta di muri, di dazi e di demagogia della Lega». Per quanto riguarda il nucleare, Antonio de Poli non ha dubbi, la risposta è no. E poi uno sguardo ai giovani. È tempo di pensare al loro futuro e alle loro esigenze, quindi prima di tutto occorre «puntare fortemente sull’integrazione

tra scuola e professione, tra formazione e lavoro». E, per aiutarli nel loro percorso, «vorremmo introdurre un sistema di “prestiti per l’autonomia” – prosegue il candidato dell’Udc – si tratta di un prestito affinché i giovani siano incentivati a finire gli studi e a introdursi nel mondo del lavoro, che poi, però, si impegneranno a restituire». Quali sono le tre priorità del suo programma? «Visto il periodo di crisi, che purtroppo stiamo vivendo, al primo posto c’è sicuramente il lavoro. Penso a chi l’ha perso, a chi rischia di perderlo e a chi non lo trova. Per questo motivo prevediamo un intervento immediato per chi non ha più un’occupazione. Si tratta di un sussidio che incentivi la formazione e la ricollocazione e, inoltre, attueremo interventi di defiscalizzazione per le aziende che assumono. E ancora, attraverso la finanziaria regionale, Veneto Sviluppo, in cui sono coinvolte anche le banche, vanno allargati i cordoni del credito alle imprese.


Antonio de Poli

Serve un centro che abbia un suo speso specifico, che si proponga, da subito, come un polo che possa garantire una politica e un’amministrazione migliore

Un’altra priorità che per noi è altrettanto centrale è la famiglia. Abbiamo quindi intenzione di attuare degli interventi a sostegno di questo nucleo, cardine della società. Tra gli altri c’è per esempio il “quoziente familiare veneto” che significa: più figli uguale a meno tasse. Infine, non ci dimentichiamo certo della democrazia: non cediamo a chi invece di governare il Veneto, intende comandarlo». Alleanza per l’Italia ha deciso di sostenere l’Udc per le prossime elezioni regionali come primo step di un percorso che porterà alla nascita di Alleanza per il Veneto. Come nasce questa unione e quali saranno gli obiettivi? «Anche in Veneto, in un bipolarismo malato, le forze moderate, da una parte e dall’altra, sono schiave degli estremi: da una parte la Lega soffoca il Pdl, dall’altra l’Idv tiene in pugno l’intero centrosinistra. Serve un centro che abbia un suo peso specifico, che si proponga, da subito, come un polo che possa garantire una politica e un’amminiVENETO 2010 • DOSSIER • 39


VERSO LE REGIONALI

Occorre puntare fortemente sull’integrazione tra scuola e professione, traformazione e lavoro.E, inoltre, per aiutarli nel loro percorso vorremmo introdurre un sistema di "prestiti per l'autonomia"

strazione migliore».

Cosa critica del federalismo fiscale? «Il federalismo è un’idea giusta: ogni regione deve poter sfruttare le risorse che produce, fatto salvo un rapporto solidale tra le parti della Nazione. Io, però, critico questo federalismo perché è evidente che la riforma, visti i drammatici conti dello Stato, oggi non può essere attuata. Questo tipo di federalismo è diventato un totem, a cui sono sacrificate le sane azioni di decentramento amministrativo che potrebbero essere messe in campo da subito». Cosa pensa della realizzazione delle centrali nucleari in Veneto? «Il Veneto ha già dato molto, con i rigassificatori, con l’idroelettrico e soprattutto con il grande sforzo di ricerca e innovazione sul tema delle 40 • DOSSIER • VENETO 2010


Antonio de Poli

Sotto, un incontro dei giovani dell’Udc

energie rinnovabili. Se serve un serio sforzo sul nucleare, è opportuno individuare siti diversi, in territori non così antropizzati, e, inoltre, bisognerebbe richiedere un contributo anche alle regioni che non l’hanno ancora dato». Anziani, disabili e immigrati vengono spesso relegati ai margini della società. Lei ha invece dichiarato che si batterà perché a queste minoranze venga garantito un futuro migliore. Quali sono le azioni in concreto che tende portare a termine per combattere il clima di “paura” che secondo lei sta alimentando il suo avversario Zaia? «Con il nostro slogan “Slega il Veneto”, intendiamo far sì che la nostra regione torni a correre, liberandola dai troppi legacci della crisi, ma anche dalla politica fatta di muri, di dazi e di demagogia della Lega. Sul

fronte del sociale, fatta salva l’ovvia necessità di garantire la legalità e la sicurezza, noi siamo per l’integrazione e l’inclusione. Stiamo con le famiglie, con i soggetti deboli, con i giovani, con gli anziani e vogliamo “meno politica e più famiglie nelle politiche familiari”. In particolare, è importante riconoscere in questo settore, maggior spazio alle piccole strutture convenzionate, all'associazionismo e al volontariato». A novembre ha partecipato al primo meeting regionale dei giovani Udc. Che cosa cercano oggi i giovani da questo partito? Quali sono le loro esigenze a livello territoriale? «Cercano una politica pulita, e cercano la possibilità di fare buona amministrazione. Direi che lo stile che contraddistingue i giovani Udc, che siano simpatizzanti o amministra-

tori, è l'entusiasmo e la serietà. I nostri giovani sanno bene, infine, quali sono le reali necessità del mondo giovanile, come per esempio, una maggior collaborazione tra scuola e lavoro e più occasioni manifestazioni culturali, di svago e di divertimento, che non siano mai banali o volgari». Come pensa di garantire loro posti di lavoro e una maggiore sicurezza a livello economico? «Occorre puntare fortemente sull’integrazione tra scuola e professione, tra formazione e lavoro. E, inoltre, per aiutarli nel loro percorso vorremmo introdurre un sistema di "prestiti per l'autonomia". Si tratta di un prestito affinché i giovani siano incentivati a finire gli studi e ad introdursi nel mondo del lavoro, che poi, però, si impegnano a restituire». VENETO 2010 • DOSSIER • 41




PROGETTO PADOVA

Turismo, lavoro, viabilità leve della ripresa padovana Oggi il sostegno agli imprenditori è di natura anche psicologica. «Ma ancor più necessario è concentrare le forze per stimolare l’innovazione, la ricerca e le nuove tecnologie». Lo evidenzia la presidente della Provincia di Padova Barbara Degani Francesca Druidi

A lato, Barbara Degani, presidente della Provincia di Padova

52 • DOSSIER • VENETO 2010

U

n centralino anticrisi, un numero verde gratuito al quale imprenditori e lavoratori in difficoltà possono rivolgersi, per affrontare l’emergenza economica e sociale che sta colpendo il territorio. È la recente iniziativa promossa dalla Camera di Commercio di Padova insieme a Comune e Provincia. Ed è la presidente della Provincia, Barbara Degani, a illustrare le ulteriori misure approntate per fronte alla situazione di criticità. Quali forme di sostegno sono oggi necessarie per superare definitivamente la crisi?

«Abbiamo cercato di agire velocemente sulla stretta creditizia operata dalle banche e sul sistema del welfare per rendere accessibili tutte le misure di sostegno al reddito. In parallelo, il Consiglio provinciale ha approvato all’unanimità il nuovo piano del lavoro, primo tra le province venete. Il documento, vero e proprio “patto locale per l’occupazione”, mira a salvaguardare i livelli occupazionali, sostenere il reddito, porre attenzione alle fasce più colpite, individuando gli strumenti più adeguati per stimolare la ripresa. Il settore lavoro della Provincia ha dato impulso all’utilizzo degli ammortizzatori sociali per salvare le professionalità ed evitare fallimenti, ai contratti di solidarietà, all’outplacement, alla formazione, all’inserimento di lavoratori in cassa integrazione da parte degli enti locali. Le storie quotidiane che arrivano ai nove Centri per l’impiego sono tante e il nostro personale è sempre disponibile a dare indicazioni concrete per evitare che la persona in cerca di lavoro si isoli o, ancor peggio, perda la speranza di un nuovo impiego. Crediamo che il sostegno psicologico attivato dai vari enti di categoria sia assolutamente positivo, ma è ancor più necessario concentrare le forze per stimolare anche l’innovazione, la ricerca e le nuove tecnologie». Il sistema creditizio sembra ancora troppo poco propenso a ero-


Barbara Degani

gare credito. È d’accordo? «Non c’è dubbio che le banche stiano erogando con maggiore attenzione rispetto al passato. Più volte ci siamo fatti carico della richiesta sempre più pressante che arriva soprattutto dalle piccole e medie imprese, dagli artigiani e dal commercio, settori che per anni sono stati il motore della nostra economia. È necessario che gli istituti di credito rispondano alle esigenze di aziende sane e con piani di sviluppo in grado di competere nel mercato». La revisione del programma di sviluppo rurale del Veneto può costituire una grande opportunità per il settore agricolo padovano. Come può essere sfruttata in modo adeguato? «Dipende dall’impegno e dalla partecipazione degli enti locali, chiamati a delineare, insieme a soggetti pubblici e privati, strategie di sviluppo attraverso l’elaborazione di progetti integrati. Abbiamo individuato nell’Alta padovana l’area ideale per

Abbiamo cercato di agire velocemente sulla stretta creditizia operata dalle banche e sul sistema del welfare per rendere accessibili tutte le misure di sostegno al reddito

ottenere i finanziamenti previsti dal Piano in quanto è quella a maggior vocazione rurale del territorio che non rientra negli ambiti del Gal. Abbiamo, quindi, invitato i sindaci e gli assessori all’Agricoltura dei Comuni dell’Alta padovana poiché è assolu-

tamente indispensabile non disperdere le forze. Bisogna procedere tutti insieme alla costruzione di un progetto condiviso che rispetti le indicazioni fornite dal provvedimento regionale e che, al contempo, costituisca un importante strumento di sviluppo non solo del settore agricolo, ma anche turistico». Quali ritiene gli obiettivi prioritari per la Provincia di Padova a breve e lungo termine? «La priorità è il sostegno al sistema socio-economico per farlo uscire dall’attuale congiuntura più competitivo di prima. Il rilancio, tuttavia, passa da un investimento forte in infrastrutture e viabilità per dare nuove opportunità alle aree territoriali che, fino ad oggi, hanno basato la propria ❯❯ VENETO 2010 • DOSSIER • 53


PROGETTO PADOVA

Il rilancio passa da un investimento forte in infrastrutture e viabilità per dare nuove opportunità alle aree territoriali che, fino a oggi, hanno basato la propria economia essenzialmente sulle produzioni agricole

❯❯ economia essenzialmente sulle produzioni agricole. Mi riferisco in particolare alla Bassa padovana dove il completamento della Valdastico Sud e della Sr 10 sono fondamentali per la crescita di una zona che molto può dare in termini logistici e produttivi. Puntiamo poi sul turismo. Da quello termale, dove ci stiamo muovendo con la Regione affinché sia istituito il marchio regionale del fango termale, a quello ambientale, congressuale e religioso. Tra le priorità c’è anche l’urbanistica, attraverso le nuove deleghe che ci ha affidato la Regione per programmare uno sviluppo del territorio. Infine, un sogno: quello di portare le Olimpiadi 2020 a Venezia. Per questo la Provincia è entrata a far parte del Comitato Venezia 2020». Diventerà effettiva la dismissione delle caserme per trasformarli in luoghi di interesse sociale? Il nuovo 54 • DOSSIER • VENETO 2010

ospedale di Padova si realizzerà nell’aeroporto Allegri? «Ho incontrato il ministro alla Difesa Ignazio La Russa per dialogare sulla possibilità di dismettere le aree militari. Oggi, infatti, abbiamo a che fare con un iter molto più veloce che in passato. Esistono delle idee per riconvertire le caserme in luoghi a servizio dei cittadini: ne stiamo parlando. Sull’ospedale, invece, abbiamo fatto una proposta alle varie anime istituzionali, universitarie e della sanità cittadina: quella di sfruttare le aree di nostra competenza. Siamo nel pieno del dibattito tra tutte le istituzioni coinvolte: da parte nostra, c’è la più ampia disponibilità. Bisogna, in ogni caso, capire che tipo di ospedale si voglia fare: se solo territoriale o anche regionale. In questo caso va spostato in un’area di facile accesso e dotata di tutti i servizi».

Come è possibile superare il nodo critico rappresentato degli autobus della Sita? «È necessario tornare al dialogo. Abbiamo chiesto esplicitamente all’azienda di ripristinare la precedente normativa contrattuale in modo da favorire le condizioni per una trattativa sindacale. La situazione sta provocando forti disagi a pendolari, studenti e lavoratori. La condizione essenziale per il confronto resta comunque l’indizione, da parte della Regione, della gara pubblica per l’affidamento del servizio su base provinciale. La gara, già sollecitata fin dallo scorso anno dalla Provincia di Padova anche a nome di tutti i Comuni dell’area metropolitana, garantirebbe la realizzazione di un servizio integrato per l’intera collettività e risponderebbe in modo più efficace alle esigenze di mobilità del territorio».



INTEGRAZIONE

Le misure per promuovere la convivenza civile Regole chiare e uguali per tutti sono la base per favorire l’integrazione degli immigrati. Il sindaco di Verona Flavio Tosi illustra la ricetta adottata dalla sua amministrazione comunale per una buona convivenza tra italiani e comunità straniere Nicolò Mulas Marcello

È

una delle città più ricche d’Italia e in rapporto alle dimensioni è anche una delle più popolate da comunità straniere. La città di Verona, dal 2007 vede seduto sullo scranno più alto del municipio, Flavio Tosi, un sindaco leghista che a dispetto dei luoghi comuni sembra vantare consensi anche tra i cittadini stranieri. Per sua stessa ammissione, «la

Flavio Tosi, sindaco di Verona

popolazione straniera condivide le decisioni di una amministrazione quando questa non li discrimina». Verona ha circa 270 mila abitanti e il 13% sono stranieri. Qual è il rapporto tra l’amministrazione comunale e le comunità straniere? «È un rapporto molto buono nel senso che il cittadino straniero sta volentieri in una città dove ci sono delle regole da rispettare, dove si sente sicuro, ben accolto, dove non ci sono episodi di razzismo e dove c’è un’ampia disponibilità da parte dei cittadini italiani all’integrazione degli stranieri. Tant’è vero che abbiamo una comunità straniera così numerosa proprio per il fatto che a Verona gli stranieri si trovano bene». Secondo un recente sondaggio sull’indice di gradimento degli elettori nei confronti dei sindaci dei capoluoghi di provincia italiani, riferito all'anno 2008 lei è al primo posto, con un consenso stimato al 75%. I cittadini stranieri regolari condividono le sue scelte? «Può sembrare quasi paradossale che un sindaco della Lega sia visto bene anche dai cittadini stranieri. Ma que-

gli stranieri che sono abituati nei territori di provenienza a rispettare le regole, talvolta anche con metodi più duri che da noi, apprezzano molto che ci sia un’amministrazione comunale concreta, precisa e che dà la possibilità di integrarsi. Il Comitato nazionale economia e lavoro ha fatto un’indagine sulle città in Italia dove c’è la maggior integrazione e Verona risulta tra le prime due città in Italia». Quali sono attualmente le criticità della città di Verona in termini di sicurezza?


Flavio Tosi

Gli stranieri che sono abituati nei territori di provenienza a rispettare le regole apprezzano molto che ci sia un’amministrazione comunale concreta

«Verona è la decima città in Italia e una delle più ricche del paese. Nonostante un contesto che potrebbe essere incline alla criminalità per queste caratteristiche è comunque una città dove si vive bene. Problemi ce ne sono ma c’è un’attenzione molto alta da parte delle forze dell’ordine e ottimi rapporti tra l’amministrazione comunale, il prefetto e la polizia di stato e l’arma dei carabinieri. Il territorio è molto presidiato e quasi sempre quando viene commesso un crimine in tempi molto rapidi le forze dell’ordine fer-

mano il responsabile. Questo è un disincentivo per chi delinque e dà una sensazione di sicurezza ai cittadini. Complessivamente sono soddisfatto». I rumeni sono circa il 3% della popolazione veronese. Una delle comunità più grandi in Italia. Da poco il Comune ha ceduto un terreno a questa comunità in accordo con il governo rumeno a un prezzo simbolico per attività religiose e ricreative. Quali altri passi per l’integrazione delle comunità straniere sta facendo l’amministrazione comunale di Verona? «Rispetto a proposte concrete che vengono dalle comunità straniere cerchiamo di dare risposte altrettanto concrete. La comunità rumena ad esempio aveva bisogno di un punto di riferimento e gliel’abbiamo dato per un prezzo simbolico di 5 euro a metro quadro. Per quanto riguarda altri esempi concreti l’ambasciata del Marocco voleva aprire una sede a Verona e quindi abbiamo fatto una serie di atti amministrativi per favorire l’insediamento di un consolato. Quindi quando ci sono propo-

ste concrete su problematiche specifiche fatte dalle comunità straniere che ci segnalano un’esigenza ben precisa cerchiamo di risolverla assieme in maniera tale che si viva bene assieme». Per quanto riguarda l'ordine pubblico lei ha dichiarato che i sindaci dovrebbero avere maggiori poteri. Quali sono i poteri che mancano ai sindaci secondo lei? «Basta prendere ad esempio la Gran Bretagna o tutto il mondo anglosassone dove se un cittadino è ubriaco, o molesto o si comporta in modo violento la polizia ha la possibilità di metterlo in cella di sicurezza qualche ora in maniera tale che capiscano che certi comportamenti vengono comunque puniti. In Italia queste persone sono assolutamente impermeabili alle multe perché essendo nullatenenti non le pagano. Questo tipo di sanzione anglosassone potrebbe essere uno dei poteri che potrebbero essere affidati ai sindaci nelle amministrazioni comunali in termini di sicurezza urbana. Direi che su tutto il resto il ministro Maroni e questo Governo hanno esaudito tutte le richieste dei sindaci». VENETO 2010 • DOSSIER • 57


NUOVE LEVE

L’energia costruttiva della Giovane Italia Sono i “ragazzi” del Pdl che, in vista delle elezioni regionali, giocheranno una partita importante. A guidarli, Francesco Pasquali, coordinatore nazionale del movimento under 35 del Pdl. Perché «la nostra è una generazione che ha fame della buona politica» Carla Samoggia

L

e urne a marzo li vedono in prima fila. «Stiamo affrontando la campagna elettorale per le elezioni regionali. Abbiamo molti giovani candidati, ad esempio in Lazio e Toscana, grazie a quel messaggio di rinnovamento della classe politica che Berlusconi ha lanciato e che il partito ha raccolto». Una sfida che la Giovane Italia, gli under 35 del Pdl, coordinati da Francesco Pasquali hanno raccolto subito. Con entusiasmo. «Porteremo nelle piazze, nelle università, in tutti i luoghi di aggregazione giovanile, quello in cui crediamo di più – spiega Pasquali –: la libertà per un ragazzo o una ragazza di poter crescere nella società secondo le proprie aspirazioni e la propria formazione. E ciò è possibile solo attraverso una svolta me-

58 • DOSSIER • VENETO 2010

ritocratica dei principali ambienti da cui parte lo sviluppo del Paese: la cultura, la formazione, l’economia e, soprattutto, la politica. Il governo Berlusconi ha tracciato questa strada e noi la seguiamo». Nuovi, ma con salde e profonde radici figlie della loro storia. Poiché la Giovane Italia non è una mera fusione che «implica una mescolanza forzata indotta dall’esterno», quanto piuttosto «un’evoluzione naturale» che sollecita i giovani di Fi e i ragazzi di An a iniziare un «cammino comune» guidati da quei «valori comuni che, pur visti dalle prospettive diverse dei nostri movimenti – osserva Pasquali –, sono la forza trainante del nostro leader, Silvio Berlusconi». Impegnarsi in politica è l’imperativo di questi under 35. Il che non significa «sporcarsi

le mani – avverte il coordinatore nazionale –, ma dare la passione che si ha nel cuore per contribuire a cambiare in meglio la società in cui si vive. Mettere a disposizione degli altri quanto si è imparato, le professionalità che si sono maturate nel corso del tempo. E questo è possibile a tutti i livelli istituzionali, dal piccolo Comune al Parlamento». Un impegno, una volontà che vuole modificare il modo di fare politica. E non poteva essere altrimenti per questi under 35 che il cambiamento lo hanno respirato fin dai primi vagiti del Pdl «nato in piazza e nei gazebo. A dimostrazione di quanto e come la politica sia cambiata e stia cambiando. Noi giovani – insiste Pasquali – partecipiamo a questo cammino con orgoglio e con la consapevolezza


Francesco Pasquali

In apertura, Francesco Pasquali; nelle altre immagini, giovani del Pdl in piazza

Impegnarsi in politica non è “sporcarsi le mani”, ma dare la passione che si ha nel cuore per contribuire a cambiare in meglio la società in cui si vive

di essere i protagonisti di una svolta verso la modernità e chiediamo di creare un ambiente ideale in cui poter crescere senza "paletti" ideologici o parentali a fare da ostacolo». Le idee sono la ‘sola e unica’ dote che loro portano. «È evidente che c’è una generazione con idee, esigenze e una dose di pragmatismo in netta discontinuità con le precedenti – os-

serva il coordinatore nazionale –. Va comunque posta l’attenzione soprattutto alla generazione cosiddetta del 1989, nata cioè dopo il crollo del muro di Berlino e che approccia la politica senza i vizi e le virtù derivanti da precedenti esperienze. La nostra è una generazione che ha fame della buona politica, che non cade nella trappola del pessimismo o del conflitto generazionale, ma che agisce in positivo, auspicando un armistizio generazionale». Si sentono «un valore aggiunto per il partito» al servizio del quale «mettiamo il nostro entusiasmo, la nostra motivazione e la nostra passione. Il nostro compito – rileva – è quello di essere vedetta per intuire e anticipare l’arrivo dei cambiamenti, di trasformarci in sentinelle per il rispetto dei valori e in prima linea

per la difesa della libertà. Dovremo insomma sentirci dei nani sulle spalle di giganti, così da poter vedere più lontano». A cominciare dal loro essere portatori di un modo nuovo di comunicare. «Sicuramente abbiamo dato impulso a quella presa di coscienza sulla necessità di parlare ai nostri coetanei con un linguaggio immediato attraverso internet e i social network. È ovviamente richiesta la saggezza e l’esperienza di chi ha alle spalle anni di politica, ma servono anche il coraggio, la sfacciataggine, il romanticismo e l’insolenza dei più giovani che rappresentano un’enorme risorsa a disposizione del Pdl». VENETO 2010 • DOSSIER • 59




FARE IMPRESA IN ITALIA

Non saranno le polemiche a produrre il cambiamento Come hanno reagito le imprese del Triveneto alla crisi economica? Molte le opinioni. Per Giorgio Spanio, nonostante le difficoltà, il modello della Pmi italiana ha retto. Ma è tempo di smuovere le acque e superare una stasi che rischia di uccidere l’economia Andrea Moscariello

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n gatto che si morde la coda vittima di un concatenamento, negativo, di cause ed effetti economici. La crisi è anche questo. E si riflette sui trend e sul numero di operazioni straordinarie che coinvolgono le imprese e i gruppi finanziari più importanti d’Europa. Un rallentamento che incide soprattutto sulle Merger & Acquisition. Giorgio Spanio, l’avvocato fondatore dello studio Pirola Pennuto Zei & Associati, lo sa bene e osserva come «le aziende che possono contare su un business valido non sono in vendita, ovvero lo potrebbero essere, ma chi deve comperare registra difficoltà ad ottenere credito». Quello che il noto legale d’impresa sottolinea è conseguenza di una “leva” che si è abbassata e di banche «sempre più guardinghe sugli impieghi». E in Italia, su queste tematiche, non si sprecano certamente le opinioni. Difficile però è riuscire a districarsi tra le innumerevoli analisi e le dichiarazioni che sommergono i media. Proprio di recente Riccardo Monti della Boston Consulting Group ha dichiarato che le fusioni e le acquisizioni generano maggior valore se effettuate durante i periodi di crisi ma che purtroppo il Veneto è “legato” ed eccessivamente condizionato dalla gestione familiare delle imprese. «É necessario cambiare, cercare manager di talento in giro per il mondo, non dare per scontato che ci siano i figli a succedervi» ha dichiarato il manager. Diverso, però, il pensiero di Spanio. Qual è la sua opinione in merito ai temi emersi dalle parole di Riccardo Monti? «Rispetto l’opinione di Monti, ma non sono

U


Giorgio Spanio

In apertura, l’avvocato Giorgio Spanio, socio dello studio Pirola Pennuto Zei & Associati www.pirola.com

Non vedo tanti errori nel fare impresa in Italia. Forse, proprio per fare un appunto, si dovrebbe cercare di fare maggiormente squadra. Ma questo è un problema antico in Italia, nonostante gli sforzi profusi da Confindustria in questo senso

del tutto d’accordo. Condivido l’osservazione in merito al fatto che nei periodi di crisi si possono fare ‘buoni affari’, da che mondo è mondo è sempre stato così. Non concordo invece sull’idea che la cultura ‘familiare’ dell’impresa porti a un condizionamento in chiave negativa. Nel 2001, quando si è passati dalla lira all’euro, le aziende italiane, dopo un primo momento di incertezza, hanno reagito prontamente e sono tornate più forti di prima. Oggi, dopo la grande crisi che ha investito il mondo intero, non

dimentichiamolo mai, si sono attrezzate per sopportare la situazione». Con quali risultati? «Mi sembra che le nostre imprese stiano affrontando la crisi, in particolare nel Triveneto, con grande coraggio e determinazione, senza veri e significativi aiuti dall’esterno. Che si può pretendere di più da un’impresa familiare? Per caso negli Usa le aziende managerializzate hanno fatto meglio? Non mi pare proprio, anzi!». Trova che, culturalmente, il management italiano e in particolare veneto, debba rivalutare il proprio approccio alle fusioni e alle operazioni straordinarie? «Ribadisco. Non vedo tanti errori nel fare impresa in Italia e, in particolare, nel Triveneto, dal momento che grandi aiuti dall’esterno le aziende di casa nostra non li hanno mai avuti. Forse, l’unico appunto che si può esprimere è che si dovrebbe cercare di fare maggiormente squadra. Ma questo è un problema antico in Italia, nono- ›› VENETO 2010 • DOSSIER • 77


FARE IMPRESA IN ITALIA

›› stante gli sforzi profusi da Confindustria in questo senso». Quanta consapevolezza riscontra tra gli imprenditori sull’apporto strategico che il legale può fornire nella ristrutturazione e nella riorganizzazione aziendale? «L’imprenditore spesso sa già cosa deve fare per ristrutturare o riorganizzare la sua impresa. Noi professionisti dobbiamo solo aiutarlo in questi processi, suggerendo le strade più brevi e convenienti per raggiungere gli obiettivi prefissati. Il problema a volte è solo legato agli strumenti normativi che si hanno a disposizione e alla difficoltà che ancora si registra, sia nella UE che in Italia, a operare profondi e decisivi cambiamenti». Dunque la volontà di cambiare c’è, ma mancano le possibilità? «Il sistema è malato e ci sono troppi medici al suo capezzale. E sappiamo, in questi casi, che fine può fare il degente. Pensi anche alla giustizia nel nostro Paese. Tutti sono d’accordo sul fatto che processi, penali e civili, così lunghi non siano più accettabili. Eppure, di fronte alla necessità di intervenire senza ulteriori indugi per porre rimedio a questa difficilissima situazione non si perde occasione per fare polemica, sia a destra che a sinistra, al solo scopo di cercare di individuare un colpevole, che non c’è, anziché ‘sfornare’ una riforma attesa da tutti». Di cosa, secondo lei, gli italiani hanno realmente bisogno? «La nostra società necessita di cambiamenti radicali. Quindi vediamo di non perdere altro tempo prezioso e di darci da fare. Nell’emergenza gli italiani hanno sempre dato il meglio. Non vedo perché proprio in questa occasione si debba dare dimostrazione 78 • DOSSIER • VENETO 2010

UNA REGIONE CHE RESISTE Sono ottimista per natura» afferma l’avvocato Giorgio Spanio, socio fondatore dello studio legale Pirola Pennuto Zei & Associati, il quale lancia uno sguardo verso il futuro osservando sempre il bicchiere mezzo pieno. «Per ora il mio domani lo vedo in linea con gli anni precedenti, anche se debbo anch’io stare al passo con i tempi e con i cambiamenti che tanto auspico – spiega il legale d’impresa - La struttura di cui faccio parte poi è ben guidata e ha saputo operare in questa situazione di crisi stando al fianco degli imprenditori e investendo con e su di loro». Ha lo spirito combattivo dei suoi corregionali Spanio, di cui ammira le capacità imprenditoriali. «Probabilmente oggi, ancora una volta, molte aziende sapranno riorganizzarsi e ristrutturare il loro business - osserva l’esperto in Merger e Acquisition, il quale conclude sostenendo che -. una volta passata la bufera, si potranno cogliere i frutti di una semina che ha richiesto molto impegno e tanta dedizione». E per ora, la storia, pare dargli ragione

del contrario». Anche in ambito internazionale si avverte una diffusa necessità di maggiori garanzie giuridiche nei rapporti economici. Ritiene necessaria una maggiore opera di omogeneizzazione degli strumenti e del diritto di riferimento? «Non vi è dubbio che siamo lontani dalla omogeneizzazione, basti pensare alla UE. La responsabilità di chi ci governa in Europa è evidente. Quando viaggio nei Paesi UE mi


Giorgio Spanio

Nella pagina a fianco, Giorgio Spanio, esperto in operazioni straordinarie d’impresa

La società necessita di cambiamenti radicali. Quindi non perdiamo altro tempo prezioso e diamoci da fare. Nell’emergenza gli italiani hanno sempre dato il meglio. Non vedo perché in questa occasione si debba dare dimostrazione del contrario

sembra sempre di non essere ‘a casa’, come invece dovrebbe essere, e che tutto sia rimasto come quando c’erano le frontiere. Molto si deve fare per abbattere le barriere che di tutta evidenza ancora rimangono in ambito europeo». Qual è il ruolo che le riforme del diritto fallimentare e di quello societario avranno sulla ripresa della nostra economia? «Magari queste sole riforme fossero sufficienti per la ripresa della nostra economia. Una mano la danno senz’altro, ma ci vuole ben altro per migliorare la situazione, a cominciare dagli aiuti al mondo dell’impresa, non solo quella grande, e del lavoro, perché senza quest’ultimo non si va da nessuna parte». A proposito di piccole imprese a carattere familiare, un momento cruciale è rappresentato dal passaggio alle nuove generazioni. «Esistono molteplici strumenti a disposizione dell’imprenditore per assicurare il passaggio generazionale senza grandi scossoni per l’azienda e, soprattutto, ottenendo notevoli vantaggi sia fiscali che in materia di successione. Ma in tutto questo l’aiuto di un bravo avvocato d’impresa è fondamentale». Su cosa occorre focalizzare l’attenzione per garantire una cultura dell’operazione straordinaria d’impresa più sicura e costruttiva? «Se per ‘ristrutturazione’ si intende ciò che avviene in casi di acquisizione o fusione di aziende, non vi è dubbio che l’obiettivo principale di queste operazioni straordinarie è il miglioramento dell’efficienza e la riduzione dei costi». VENETO 2010 • DOSSIER • 79


IMPRESE E NUOVI MERCATI

L’impresa va ripensata uscendo dai localismi Cosa rappresentano le normative comunitarie per le aziende italiane che esportano o delocalizzano? Cosa si aspetta l’impresa dal sistema legislativo? E come si gestiscono i rapporti con le banche? Secondo Ezio Bisatti, la sempre più complessa realtà imprenditoriale non potrà riprendersi se privata di un concreto programma di rilancio Andrea Moscariello

L’avvocato Ezio Bisatti, esperto in diritto d’impresa, all’interno della sede padovana della Bisatti & Partners

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ccorre necessariamente uscire dalle logiche locali. Questo è l’imperativo cui le imprese devono sottostare per riuscire a resistere nel districato mercato internazionale. Una regola sicuramente difficile da seguire, specialmente per quei territori, come quello italiano, abituato a sorreggersi su una forte rete di piccole e micro imprese a gestione familiare. Ma a vincere, nella globalizzazione economica, sono gli imprenditori che superano i confini. Certo è che a fianco di un sistema capitalistico privo di barriere non è scontata la presenza di un apparato legislativo sufficientemente idoneo a sorreggerne necessità e probabili contenziosi. Ed ecco che il diritto economico assume un’importanza via via sempre più centrale. Ciò che osserva Ezio Bisatti, affermato legale d’impresa, è che «Le nostre aziende devono sempre più confrontarsi con i mercati esteri e la loro disciplina di legge». Delocalizzare sapientemente significa anche, in primis, «conoscere il diritto del Paese estero ove si vuole impiantare un sito produttivo» spiega Bisatti. Non solo, la conoscenza dell’apparto legislativo di riferimento è fondamentale anche per chi sceglie la sola via della commercializzazione. Da anni, Bisatti interviene nelle fasi propedeutiche all’investimento estero di numerose imprese italiane, collaborando con importanti studi legali internazionali. Ed è, infatti, proprio nell’approccio e nell’organizzazione dell’attività interna alla struttura creata a Padova dall’avvocato che si possono scorgere alcuni cambiamenti fondamentali che riguardano da vicino le aziende italiane. L’economia ha un’anima globale. E que-

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Ezio Bisatti

sto, nel suo ambito professionale, comporta il confronto con ulteriori sistemi legislativi e con normative sovranazionali. Come affrontano le imprese l’impatto con la disciplina dei Paesi stranieri? «Il nostro riferimento più ricorrente è, ovviamente, la disciplina comunitaria che, peraltro, in molti casi interviene direttamente nel nostro Paese senza necessità di essere recepita. Gli operatori commerciali in genere hanno trovato un grande beneficio dalla disciplina comunitaria il cui merito è quello di aver reso omogenea, in molti settori, la legislazione dei vari Paesi comunitari. Questo consente una maggiore tranquillità, in termini di conoscenza del diritto locale, per chi intende operare all’estero. Con il mio staff intervengo spesso per la consulenza volta alla creazione della rete vendita all’estero, con la successiva reda-

Gli operatori commerciali hanno trovato beneficio dalla disciplina comunitaria il cui merito è quello di aver reso più omogenea la legislazione dei vari Paesi comunitari

zione di contratti di agenzia o dei contratti di distribuzione dei prodotti. Particolare attenzione va posta nei Paesi retti dalla disciplina del Common Law, nei quali gli operatori locali godono di notevole protezione». La recente crisi ha sicuramente posto in evidenza le urgenze e le maggiori criticità del nostro tessuto economico. Dal punto di vista legislativo quali sono gli aspetti in cui sono emerse le maggiori mancanze nei confronti delle imprese? «Se, da un lato, bisogna dare atto che il governo, nell’obiettivo di sostenere le imprese e i loro dipendenti nei momenti di maggiore criticità, ha ampliato le possibilità di ricorrere agli ammortizzatori sociali, consentendone un utilizzo massiccio nel corso degli ultimi due anni, dall’altro lato il legislatore è sempre occupato a gestire la logica dell’“emergenza”». Con quali conseguenze? «Con questa logica vengono inevitabilmente a mancare interventi di vera programmazione che eliminino i vuoti o, quanto meno, i momenti di incertezza che pregiudicano sensibilmente gli interessi delle imprese. Tanto per fare un esempio di attualità, da anni si sostiene la necessità di correttivi che pongano fine al- ›› VENETO 2010 • DOSSIER • 81


IMPRESE E NUOVI MERCATI

Nella pagina a fianco, lo staff professionale della Bisatti & Partners. Da sinistra, sedute, Michela Carron, Claudia Olivieri, Cassandra Di Taranto e Ilaria Varotto. Dietro, in piedi, Fabio Zago ed Ezio Bisatti

›› l’enorme contenzioso di lavoro generato dai vuoti della legge Biagi in tema di contratti a tempo determinato e di lavoro interinale». I tempi della giustizia, poi, non coincidono sempre con quelli dell’impresa. «I lunghi, ormai inaccettabili, tempi della giustizia civile arrecano alle imprese un ingente pregiudizio, in termini economici e di incertezza. L’impresa ha bisogno di una risposta veloce, non può attendere anni anche solo per recuperare un credito dal quale può dipendere la stessa sopravvivenza del creditore. Indubbiamente, la giustizia “privata”, data dal ricorso all’arbitrato, può offrire una risposta sia per la certezza dei costi, sia per i tempi». Eppure questo istituto non è utilizzato in maniera, per così dire, “massiccia”. «È vero. Effettivamente vi è ancora molta dif-

Ristrutturazioni e operazioni di vendita hanno subito grosse difficoltà arenandosi per l’impossibilità di ottenere un aiuto dagli istituti di credito 82 • DOSSIER • VENETO 2010

fidenza nei confronti dei giudici privati, i quali non offrono quell’immagine di assoluta imparzialità e professionalità data dai componenti della nostra magistratura. Il nostro studio interviene abitualmente nella redazione della contrattualistica di impresa, suggerendo al cliente di inserire le clausole arbitrali idonee al caso concreto. Specialmente nei contratti di appalto, nei quali l’arresto dell’attività dato dall’inizio di una controversia può determinare degli ingenti danni per tutte le parti in causa». Parlando del Veneto, quali sono le difficoltà che riscontra con maggiore frequenza? «Purtroppo, specie nelle piccole aziende venete, spesso non vi è la cultura, prima di affrontare un’operazione, di consultare il professionista al quale si ricorre quando la situazione è ormai compromessa. Con costi e aggravi maggiori». Dunque è una tendenza che persiste anche tra le nuove generazioni di manager e amministratori? «In realtà, in parte, le cose stanno finalmente cambiando. Questo perché gli imprenditori più giovani, fortunatamente, stanno cre-


Ezio Bisatti

CONTRO LA CRISI Lo Studio Legale Bisatti & Partners si compone attualmente di cinque avvocati: Ezio Bisatti, Fabio Zago, Claudia Olivieri, Cassandra Di Taranto e Michela Carron, oltre che di uno staff di segreteria coordinato da Ilaria Varotto. Lo studio si occupa specificamente di diritto d’impresa, con particolare riguardo alle materie del diritto del lavoro, previdenziale, agenzia, commerciale e societario. In questi ultimi anni, caratterizzati dalla crisi generale del sistema produttivo, la struttura è stata impegnata anche ad affrontare i processi di ristrutturazione di molte aziende, accompagnandole nelle loro dismissioni e nell’individuazione di partner con i quali stringere alleanze o accordi volti ad affrontare meglio le difficoltà del mercato. www.bisatti.com

sciendo con una maggiore attenzione e valorizzazione dei servizi che vengono offerti alla azienda. Non a caso lo spirito che governa la nostra attività è quello di intrattenere un costante contatto con le imprese, anche medio-piccole, per far capire che anche una singola telefonata o un parere preventivo può evitare o impostare favorevolmente una controversia». Ristrutturazione, vendita e rapporti con le banche rappresentano le operazioni più delicate per le imprese presenti sul mercato contemporaneo. Perché in questi momenti la figura del legale si rivela sempre più strategica? «Nel corso degli ultimi anni, caratterizzati dalla crisi che ha interessato anche il sistema bancario, le ristrutturazioni delle aziende e le operazioni di vendita hanno subito grosse difficoltà e, in molti casi, si sono arenate per l’impossibilità di ottenere un aiuto dagli istituti di credito, estremamente diffidenti nella riuscita delle operazioni. Il ruolo dell’avvocato consiste, oltre che nella redazione della contrattualistica, anche nell’agevolare i rapporti tra banche e imprese specie nel momento delle garanzie chieste per l’opera-

zione». Sempre a proposito di banche e imprese, nella sua regione qual è la mole dei contenziosi che insorgono tra questi due attori? «Il contenzioso è aumentato notevolmente in questi ultimi anni. Molte aziende non sono riuscite a mantenere gli impegni in precedenza assunti con gli istituti di credito i quali, tuttavia, grazie alle garanzie ottenute, in particolare ipotecarie e fideiussorie, sono stati soddisfatti del loro credito». In quest’ottica quali nuovi elementi sono subentrati nella dialettica tra imprese e avvocati? «Lavorare per le imprese è diventato sempre più complesso e impegnativo. Richiede un background che interessa tutti i momenti dell’attività di uno studio legale. Per la mia esperienza, ad esempio, ho compreso come, in un simile contesto economico, occorra diminuire il più possibile i rischi di errori. È nella metodologia di lavoro che noi avvocati dobbiamo puntare maggiormente alla precisione e alla tempestività, anche con un continuo confronto e scambio di idee tra i componenti dello studio». VENETO 2010 • DOSSIER • 83


OPERAZIONI COMMERCIALI

L’incoscienza non paga sul mercato globale Da Padova agli Emirati Arabi. Roberto Ceccon fotografa una pericolosa sottovalutazione dei rischi che si corrono redigendo accordi contrattuali in assenza di un’accurata analisi preventiva. Un quadro conseguito dall’azzardato taglio dei costi che coinvolge importanti realtà commerciali internazionali Andrea Moscariello

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certamente quello legato al taglio dei costi il tema dominante durante i periodi di crisi. Un fattore che deve però evitare di collidere con le necessità di mercato e, cosa ancora più rischiosa, con l’insorgere di contenziosi. Per questo il portare a termine importanti trattative commerciali rappresenta, oggi più che mai, una delicata partita a scacchi ove un movimento errato da parte di una singola pedina rischia di mandare il tutto all’aria. E il ricorso, anticipato, al legale rappresenta uno degli interventi migliori per evitare, per così dire, di finire “sotto scacco”. Ma qui si crea il paradosso, come osserva Roberto Ceccon: «Oggi, in una situazione di crisi generalizzata dei mercati, le imprese devono confrontarsi con una drastica riduzione dei costi che va a colpire, tradizionalmente, due categorie del budget: le spese di trasferta e la consulenza, con particolare riguardo ai costi legali, sia interni che esterni». Il legale padovano, esperto in contrattualistica internazionale e professore a contratto di diritto commerciale internazionale nelle Università di Trento e Padova, è noto nell’ambiente soprattutto per la sua esperienza maturata sia accanto a importanti gruppi industriali che alla piccola e media impresa veneta. «La crisi ha riformulato il rapporto professionale con gli avvocati, chiamati a intervenire solo quando non se ne può fare a meno, oppure per gestire situazioni fortemente critiche come accordi di ristrutturazione, concordati o contenziosi» sottolinea Ceccon. Dunque un rapporto mutato quello tra imprese e avvocati? «L’impresa, se la congiuntura è favorevole, ri-

È

Sopra, una veduta di Dubai. A sinistra, l’avvocato Roberto Ceccon, avvocato internazionalista e professore a contratto di diritto commerciale internazionale nelle Università di Trento e Padova, all’interno del suo studio di Padova


Roberto Ceccon

corre all’avvocato per sostenere i progetti di sviluppo, di penetrazione dei mercati, di razionalizzazione della propria struttura contrattuale e quant’altro necessario per operare in sicurezza. Tale approccio in molte aziende è stato fatto o ricorrendo alla creazione di uffici legali interni o ricercando un supporto professionale esterno con un alto profilo di specializzazione, in grado di garantire un’elevata qualità nel lavoro affidato. Con la crisi, invece, l’avvocato non è più richiesto nella veste di “accompagnatore” dell’azienda nei suoi progetti di crescita, ma solo come ultima ratio per gestire situazioni patologiche. Non

Gli Emirati rappresentano un mercato emergente. Un “hub” internazionale dal quale si irradiano interessi che toccano un mercato di due miliardi di persone

solo. La stessa ricerca di competenze particolarmente qualificate viene abbandonata per affidarsi, sempre in funzione di un consistente risparmio sui costi, a risorse prive di esperienza e, spesso, anche di professionalità. A mio parere è un ritorno al passato, quando l’azienda faceva tutto da sola e “in casa”, per cui l’avvocato era meglio evitarlo fin quando possibile». La riduzione dei costi, per molte aziende, è l’unica strada per sopravvivere. Ma quali criteri valutativi vanno tenuti in considerazione per effettuare una simile operazione senza correre rischi? «Sicuramente l’analisi che deve compiere l’azienda riguarda il profilo di rischio contrattuale. Per essere più chiari: l’impresa deve essere in grado di valutare quale sia il grado di rischio di contenzioso delle operazioni commerciali che sta concludendo, o ha già concluso. In caso di rischio elevato la necessità di sostenere costi legali si presenta come realistica, per cui l’azienda dovrà anticipatamente considerare come disciplinare contrattualmente questa situazione». E quali soluzioni si prospettano? «Sarà opportuno prevedere formule contrattuali che consentano, in caso di controversia, di evitare il ricorso ai tribunali, in particolare quelli italiani in caso di contratto internazionale, prevedendo forme alternative di risoluzione delle controversie. Mi riferisco alla mediazione o alla conciliazione, ossia alla soluzione della controversia demandata a un soggetto scelto dalle parti o messa a disposizione da apposite istituzioni deputate a svolgere questa funzione. In tal modo la potenziale controversia non seguirà un iter ›› VENETO 2010 • DOSSIER • 85


OPERAZIONI COMMERCIALI

Roberto Ceccon stringe la mano ad Habib Al Mulla, fondatore del noto studio legale di Dubai e Abu Dhabi con cui lo studio Ceccon & Associati collabora da tempo

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UN’ALLEANZA CON IL MEDIO-ORIENTE Ceccon & Associati ha alle sue spalle una vastissima esperienza nell’ambito del diritto del commercio internazionale. Anche per questo lo studio è considerato tra i più affidabili e competenti sull’intero panorama nazionale. Questo polo legale ha recentemente focalizzato la sua attenzione sul mercato degli Emirati Arabi. In particolare, gli Emirati di Dubai, Abu Dhabi e Ras Al Khaimah rappresentano le aree di maggiore interesse per gli investitori italiani. Di recente, la realtà creata dall’avvocato Roberto Ceccon ha stretto un’alleanza con lo studio legale HabibAL Mulla & Co Advocates and legal Consutants, con sedi a Dubai e Abu Dhabi. In particolare, lo studio è presente nella formulazione e nell’attuazione di importanti trattative industriali e immobiliari, vantando al suo interno alcuni tra i massimi esperti in contrattualistica oltre che in Merger & Acquisition www.aclaw.it

giudiziale in senso stretto ma seguirà il corridoio della soluzione transattiva attraverso il raggiungimento di un accordo favorito dall’intervento del mediatore. La conclusione di questo percorso si sostanzia in un abbattimento davvero rilevante dei costi usualmente sostenuti nei giudizi avanti ai tribunali ordinari o a collegi arbitrali, in special modo se il contenzioso ha carattere internazionale». La sua law firm ha una vocazione fortemente internazionale, essendo presente in Cina e Ungheria, e si caratterizza anche per la collaborazione con importanti realtà professionali del Medio Oriente e dell’Est europeo. Perché gli Emirati Arabi rappresentano una della aree di maggiore 86 • DOSSIER • VENETO 2010

interesse per gli investitori italiani? «Da alcuni anni operiamo negli Emirati Arabi attraverso la collaborazione con un importante studio locale, Habib Al Mulla & Co., presente sia a Dubai che ad Abu Dhabi. Certamente l’interesse per quest’area va di pari passo con la necessità di allargare, sempre, i propri orizzonti professionali concentrando l’attenzione su quei mercati che possano offrire all’impresa italiana delle opportunità. E gli Emirati rappresentano sicuramente un mercato emergente. Ma questi vanno considerati non tanto per la ristretta area geografica che li contraddistingue, quanto come “hub” internazionale dal quale si irradiano interessi che toccano un mercato di circa due miliardi di persone. Vero è che prima della crisi economica mondiale gli Emirati erano principalmente Dubai e la sua sfavillante situazione immobiliare. Oggi non è più così. Stanno emergendo sempre più le esigenze di uno sviluppo industriale dell’area con particolare interesse per il settore delle energie alternative e la tutela dell’ambiente». Il mercato energetico è tra i più interessanti. Quali strumenti ha a disposizione per garantire agli imprenditori italiani del settore una corretta relazione contrattuale con i partner stranieri? «Sicuramente gli stessi strumenti che governano qualsiasi altro mercato dall’elevato contenuto tecnologico. Il mercato energetico richiede, a nostro avviso, un’altissima competenza tecnica, significativa esperienza e conoscenza dei sistemi normativi. Ragion per cui non è pensabile che un’azienda si affacci a questo mercato con la spavalda convinzione del “fasso tutto mi” molto diffuso nella nostra realtà veneta. Se così facesse il ri-


Roberto Ceccon

❝ schio di incorrere in grossi problemi sarebbe molto alto. È necessario, quindi, che l’imprenditore ripeschi la figura dell’avvocato “accompagnatore” dell’azienda munito di tutta la necessaria esperienza, anche linguistica, e non è un dettaglio, per gestire relazioni contrattuali con partner esteri normalmente individuabili in grosse realtà internazionali». L’energia nucleare è al centro del dibattito nazionale. I nostri imprenditori come si stanno preparando? «L’interesse è certamente molto elevato. Nel nostro territorio ci sono circa 30 aziende con particolare competenza tecnica pronte a entrare in questo business. Ma anche qui bisognerà fare molta attenzione in quanto le aziende italiane non potranno prescindere da forme di collaborazione organizzata, jointventures, con partner stranieri sebbene europei. Pertanto varrà anche in questo caso la raccomandazione sulla professionalità che dovrà accompagnare tali imprenditori in questa nuova e fondamentale avventura per il nostro Paese. È altresì pacifico che l’esperienza acquisita da Paesi come la Francia, ad esempio, non è certamente la nostra, ormai ferma a qualche decennio fa. Ma ciò non esclude che buoni accordi con partner stranieri particolarmente qualificati non possano far superare, in tempi non certo brevi ma nemmeno lunghissimi, il gap accumulato dall’Italia. In tal senso saranno indispensabili, ad esempio, accordi di licenza o trasferimento di know-how o, come già detto, di joint-venture». Sempre nell’ambito di contratti energetici, quali tipologie di contenziosi emergono soprattutto e lei, come avvocato internazionalista, cosa si sente di suggerire

Nel nostro territorio ci sono circa 30 aziende pronte a entrare nel business dell'energia nucleare. Ma anche qui bisognerà fare molta attenzione, in quanto non potranno prescindere da forme di collaborazione organizzata, joint- ventures, con partner stranieri

per prevenirli? «Anche in questo caso varrà la preventiva valutazione dell’“impatto patologico” del contratto che si andrà a stipulare e, per il quale, sarà sicuramente utile la presenza di un avvocato di standing elevato e con diffusa esperienza sia di diritto interno che internazionale. Certamente siamo in presenza di questioni ad alto contenuto tecnico che richiederanno, per lo più, strumenti di soluzione di eventuali conflitti esclusivamente a livello tecnico, evitando il ricorso al contenzioso in senso stretto, oppure ricorrendo a forme di mediazione tra le imprese. In questo modo sarà protetta anche la policy dei costi dell’azienda». VENETO 2010 • DOSSIER • 87


INNOVARE PER CRESCERE

M

Idee nuove per un nuovo capitalismo

arcia sulle idee la «riforma» dell’economia di mercato del nostro Paese. Solo sfruttando al meglio quella creatività che «ci è propria, potremo passare da un capitalismo industriale a uno culturale che investe sui giovani e sulle idee. Questa è la sola chiave che ci permette di vedere il futuro». E vincere le sfide globali. Dai capanSull’inventiva e sui brevetti Mario Moretti Polegato noni ai cervelli. E se a proporre questa ricetta, in cui ricerca e sviluppo giocano un ruolo chiave, è ha costruito il gruppo Geox. Dialogare con colui che sull’inventiva (e sui brevetti) ha co- l’Università è importante «per farci aiutare struito la Geox, non si possono avere dubbi. a far sì che le idee si trasformino in progetti veri». «Noi italiani – osserva Mario Moretti Polegato, presidente Geox e inventore della prima e unica E per dare gambe all’economia: scarpa “che respira” – abbiamo una grande capa- bonus, incentivi e sgravi fiscali cità di creare. Tuttavia, non ne sappiamo far teElena Ricci soro. Ci manca la cultura del gestire. Ovvero del brevetto». Chi fa deve autotutelarsi. «Senza dubbio. E poi far funzionare ciò che ha Sotto, Mario Moretti Polegato, presidente del gruppo Geox creato. Prima di essere immesse sul mercato, le idee necessitano di collaudi. Ma in Italia e in particolare nel Nord-Est, i piccoli e medi imprenditori è difficile abbiano dei laboratori capaci di questo. Occorrono poi anche competenze scientifiche specifiche. Per questo è importante sapere che esistono delle università i cui laboratori sono in grado di darci una mano». Ma capitani di industria e accademici non sembrano dialogare molto. «È una cultura che ci manca. Ma è importante che ci avviciniamo alle università per farci aiutare nel far sì che le idee si trasformino in progetti veri. Insomma, si concretizzino. Creando così quel contesto per cui l’Italia e il Nord Est non risultino interessanti solo per i prodotti, ma anche per i progetti. Solo così avremo una riforma del nostro capitalismo: da capitalismo industriale, volto a mettere risorse sulle infrastrutture, a capitalismo culturale». Facciamo un passo indietro: il 2009 quanto ha pesato sui vostri bilanci? «La crisi ha investito quasi tutti i settori, anche il manifatturiero e il retail. La nostra azienda abi-

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Mario Moretti Polegato

tuata a crescere a due cifre, in questo momento è flat. Ma non appena passerà questo momento di incertezza, l’azienda tornerà a crescere perché il nostro è un prodotto innovativo, unico di cui la gente ha bisogno». Il 2010 è alle prime battute, cogliete segnali positivi? «Da qui a metà anno sarà come il precedente. Speriamo nella seconda parte dell’anno. Il peggio, comunque, è passato. Ci auguriamo che la velocità della risalita sia celere. E comunque, la crescita avverrà in modo diverso rispetto al passato perché, mentre nelle crisi precedenti le aziende chiudevano, liberando quote di mercato; ora il mercato s’intaserà di più per effetto della globalizzazione. Il rilancio della nostra economia ci sarà, dunque, solo per le industrie che innovano i propri prodotti». Torniamo così alla ricerca. Occorrono forse investimenti istituzionali per dare gambe alle fabbriche? «Sicuramente gli interventi servono anche per dare fiducia a tutti gli imprenditori che in questo momento soffrono della situazione. Qualche esempio: dare bonus a chi esporta, incentivi a chi compra macchinari e alta tecnologia, introdurre sgravi fiscali per chi assume i giovani oppure investe su innovazione, formazione e università. E perché no, permettendo ai professori la possibilità di avere ruoli diversi: docenti e consulenti d’impresa». Insiste molto sugli sgravi. Il fisco è, quindi, una tassa davvero al negativo? «Tutti noi imprenditori vorremmo pagare meno tasse. Ma siamo coscienti che il bilancio dello Stato è molto pesante. Sono, però, convinto che se si abbassasse dell’1% o del 2% la pressione fiscale non si risolverebbero davvero i problemi della competitività. Un piccolo ritocco vale poco, l’economia non ne risentirebbe tanto: il costo della manodopera è alto e non si può modificare, il deficit dello Stato è altrettanto gravoso. Certo ben venga un qualche risparmio, ma se vogliamo vedere il tutto sotto una luce di ripresa econo-

Oggi abbiamo una moneta forte che ci dà garanzie sul nostro denaro e non è poco. Trovo molto positivo avere un euro forte che, tra l’altro, ci permette di girare l’Europa con un’unica divisa

2010 VENETO • DOSSIER • 89


INNOVARE PER CRESCERE

È importante avvicinarsi alle Università per far sì che le nostre idee si trasformino in progetti. Così l’Italia e il Nord Est saranno interessanti anche per questi

A destra, il Palazzo che respira, il più grande negozio Geox al mondo

mica, deve esserci un rilancio culturale. Cioè insegnare agli imprenditori che il nuovo capitalismo non è industriale, ma culturale». Una logica applicabile anche al sistema creditizio? «Le banche non voglio difenderle perché hanno grande responsabilità di questa crisi, avendola generata, ma è anche vero che molti imprenditori si affacciano da loro per chiedere aiuti senza nessun progetto. È giusto che un imprenditore che ha un progetto lo esponga a un istituto di credito per farsi aiutare. C’è bisogno di concretezza». Da quando è stato introdotto l’euro, questa è la prima pesante recessione che ci ha colpito. Quanto la moneta unica vi ha protetto? «Sarebbe stato più facile avere una moneta fluttuante. L’economia italiana si è salvata, in diversi periodi, con la svalutazione. Non è, però, questa la maniera per fare economia oggi. Sono soluzioni che hanno effetto solo nel breve periodo. Oggi abbiamo una moneta forte che ci dà garanzie sul nostro denaro e non è poco. Denaro che non è solo lo strumento di negoziazione, ma è anche fonte di risparmio per il pensionato, per il lavoratore dipendente che ha un pezzo di carta reale da poter pianificare la vita. Trovo

90 • DOSSIER • VENETO 2010

quindi molto positivo avere un euro forte che, tra l’altro, ci permette di girare l’Europa con un’unica divisa. E se poi il dollaro ha un po’ di altalenanza su di noi, è solo un fatto temporaneo. Oltretutto, le aziende che esportano e che vengono pagate in dollari o comprano materie prime in dollari, hanno tutte l’approvvigionamento a termine». A proposito di innovazione, di recente avete inaugurato a Milano il più grande Geox shop al mondo, il Palazzo che respira. Perché queste dimensioni? «Questa apertura segna un momento storico per Geox non solo perché abbiamo realizzato un negozio di 1.000 mq, ma anche perché l’intero edificio che abbiamo scelto come sede di questo progetto interpreta ed enfatizza alla perfezione i valori della nostra azienda e della nostra storia. Da qui l’idea di chiamarlo il Palazzo che respira. La crescita delle dimensioni dei nostri negozi è una risposta a un bisogno di sviluppo degli ultimi anni. L’ampliamento di gamma delle nostre calzature per uomo, donna e bambino, oltre al crescente successo delle nostre linee di abbigliamento, ci impongono di aprire store, o palazzi come in questo caso, di maggiori metrature e con maggior superficie di vendita».



L’ENERGIA DEL FUTURO

Fonti rinnovabili carburante anti crisi

E

nergie rinnovabili trampolino di rilancio per chi produce sistemi e tecnologie per il riscaldamento e la climatizzazione. Dai pannelli solari alle pale eoliche. Tutto ciò che generato da fonti energetiche eco-compatibili «è molto importante – osserva Ettore Riello, presidente dell’omonimo Gruppo – perché rappresenta quella fetta di attività che ci consente di avere dei volumi di fatturato che, per il 2010, aspettiamo in crescita». Le energie rinnovabili sono, senza alcun dubbio, «una grandissima opportunità. Sia di business, ma anche (e soprattutto) di rispetto per l’habitat. È quanto mai doveroso – rileva Riello – che ciascuno, per quelle che sono le specifiche competenze, dia il proprio apporto alla tutela dell’ambiente, nella consapevolezza che contribuire alla riduzione dei rischi di danni ambientali sia la migliore opportunità per un’azienda competitiva e orientata al successo. In assoluto dobbiamo contribuire tutti il meno possibile a produrre fattori inquinanti». Si riferisce a interventi ad hoc? «Il costo di questi prodotti, con le tecnologie attuali, è comunque superiore ai sistemi tradizionali. Il vero tema è che, però, essi hanno un ritorno effettivo in termini di cassa vera e quindi dal punto di vista dei costi. Il motivo è semplice: c’è un trattato molto impegnativo, quello di Kyoto, che contiene il riferimento alla Carbon Tax. Tutto ciò che oggi riduciamo in termini di immissioni in atmosfera rappresenta, quindi, una bolletta in meno che dovremo pagare domani. È evidente che i mondi della combustione, dagli autoveicoli ai sistemi di riscaldamento, se vengono supportati con interventi adeguati, possono generare un ritorno oggettivo di cassa reale e minori esborsi

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Passa dalle energie pulite la ripresa post crisi di chi produce sistemi e tecnologie per il riscaldamento e la climatizzazione. Lo rileva Ettore Riello, presidente dell’omonimo Gruppo. Il quale auspica «un piano energetico strutturato che indichi con chiarezza gli obiettivi futuri» Nera Samoggia

Ettore Riello, presidente dell’omonimo Gruppo, marchio storico presente nel mercato italiano dagli anni 20


Ettore Riello

Tutto ciò che oggi riduciamo in termini di immissioni in atmosfera rappresenta una bolletta in meno che dovremo pagare domani

che saremmo costretti a fare a causa della Carbon Tax. L’incentivo sarebbe, quindi, un giusto trattamento anche perché significherebbe un’anticipazione ad un evento futuro. E poi non lo definirei neppure come incentivo perché questa parola sottintende l’idea di un aiuto. In realtà si tratta di una partita di giro. C’è poi un altro aspetto da considerare. Ed è quello dell’assoluta e inderogabile attuazione di un piano energetico strutturato che indichi con chiarezza gli obiettivi futuri. Le aziende, infatti, non sono più in grado e non possono più permettersi di investire a 360 gradi su tanti prodotti nel mondo delle rinnovabili non sapendo a priori quali sono i traguardi condivisi e fissati». In Italia manca, quindi, una vera energy strategy? «Occorre pensare a una strategia più a lungo termine. Un’industria, per essere performante, deve investire su determinate categorie di prodotti e pianificare per queste un percorso a medio e lungo termine. Ci deve essere da parte delle Istituzioni un grande coordinamento con il mondo industriale, per darci la possibilità di investire su qualcosa che abbia una continuità». Facciamo un passo indietro e guardiamo al 2009. Quanto la congiuntura ha bruciato in termini di risorse, investimenti e posti di lavoro nel vostro settore? «La crisi ci ha toccato in modo pesante soprattutto negli equilibri consolidati: ci sono stati tuttavia spostamenti di risorse sulle nuove tecnologie che ne hanno sicuramente attutito gli effetti. A grandi linee, abbiamo rilevato che

il mercato tradizionale, ancorché minuto, ha avuto una ulteriore contrazione. Anche di un 20%. Per contro sono, invece, cresciute le opportunità legate al mondo delle energie rinnovabili. Insomma, la congiuntura non è passata indenne e ora dobbiamo fare i conti con un livello strutturale diverso». La difficoltà attraversate hanno contribuito a indebolire o fortificare il vostro comparto? «Se qualcuno chiude lo fa per altre ragioni. C’è una vitalità e una capacità di stare sui mercati che è una delle meraviglie degli imprenditori. Di certo, tutto il sistema imprenditoriale si sta interrogando fortemente su come conquistare maggiori leve di competitività. La cosa che duole è che in questa riqualificazione stiamo perdendo molto di quel patrimonio industriale che ci riguardava, come la manifattura. Il 2010 è all’inizio, registrate segnali di ripresa? VENETO 2010 • DOSSIER • 93


L’ENERGIA DEL FUTURO

«Ancora nulla, siamo tutti molti cauti. L’aspet-

20% CALO

È la contrazione registrata sul mercato tradizionale a seguito della recessione

tativa che tutti abbiamo è quella di un 2010 che dovrebbe tenere le posizioni. Tutti abbiamo registrato una grande frenata, auspichiamo sia esaurita. Qualche preoccupazione permane, ma è dovuta al fatto che il nostro settore è abbastanza sensibile all’evento climatico. Del resto questo è un comparto che ha sofferto meno di altri». Perché? «Nei momenti di difficoltà economica, i consumatori compiono una selezione importante senza rinunciare, ad esempio, al comfort nella propria abitazione, il riscaldamento e l’acqua sanitaria. Certo, abbiamo avuto dei fenomeni anche molto isterici: la crisi, è probabile, abbia portato il rinvio delle sostituzioni. E ciò, ai primi freddi intensi, ha evidenziato l’assoluta debolezza. Abbiamo, tuttavia, avuto un dicembre durante il quale, se avessimo avuto l’opportunità di rispondere a tutte le richieste,

94 • DOSSIER • VENETO 2010

avremmo fatto quanto gli otto mesi di fatturato in uno solo». Per le vostre imprese, strategico è il fattore R&S, quanto la ricerca può difendere un’impresa nei momenti difficili? «È un tema sensibile di sfide e di opportunità. Tutte le aziende è giusto abbiano una loro capacità in ricerca e sviluppo. Ma la barriera dell’innovazione tecnologica, rispetto a quello che è ormai un processo di globalizzazione e di grande aggressività sul piano dei costi, da sola non è sufficiente. Non è più vero, come lo era una volta, che l’innovazione tecnologica rappresenti l’unica leva a fare la differenza. Prova ne sia che stanno venendo avanti dei Paesi, come la Cina, che stanno collocando sul mercato prodotti che non sono assolutamente super avanzati. Il risultato è che esiste un mondo molto sensibile ai prodotti innovativi, fortemente minato dalla limitazione competitiva dei prodotti a basso prezzo».



MADE IN ITALY

Design e ricerca per il rilancio Non avverte segni di ripresa, almeno per il momento, Michela Barona, amministratore unico di Le Fablier. La quale vede nell’internazionalizzazione un aiuto per far ripartire un settore dove «la crisi ha colpito anche e soprattutto a livello psicologico» Elena Ricci

H

a picchiato duro la crisi, ma senza cambiare l’identità del nostro sistema economico che vede nella «manifattura e nel lavoro artigianale asset che sono sempre piaciuti e che continuano a mantenere il proprio valore. Questa crisi non andrà a discapito del design. La ricerca e la sperimentazione saranno, invece, sempre più consapevoli e rivolte allo sviluppo di un’identità di prodotto definita». Lo sa bene Michela Barona, amministratore unico di Le Fablier, che sul design, la qualità e l’artigianato di altissimo livello ha basato la sua azienda oggi leader nella produzione di mobili classici in legno pregiato (22 milioni di euro di fatturato 2009, 5% export, 65 fra dipendenti e collaboratori dello stabilimento di Valeggio sul Mincio, età media di 33 anni, indotto coinvolge circa 650 persone. Giovani anche gli acquirenti dei prodotti dell’azienda: il 60% di chi compra i mobili del gruppo ha un’età media tra i 25 e i 35 anni). Archiviato il 2009, il 2010 si apre all’insegna della risalita? «Non sento particolari segnali di ripresa in questo momento a livello generale, compreso il nostro settore. La crisi ha colpito le persone anche e soprattutto a livello psicologico, ci vorrà pertanto ancora del tempo perché si risolva. C’è stato un cambio di mentalità, un cambiamento culturale: si pone sempre più attenzione alla qualità della vita e c’è sempre 96 • DOSSIER • VENETO 2010

più consapevolezza nelle proprie scelte. Si ricercano dei valori, si scelgono dei prodotti che durino nel tempo per questo probabilmente Le Fablier ha risentito un po’ meno di questa crisi: abbiamo una fetta di mercato forte composta da giovani coppie che si sposano e che scelgono con molta consapevolezza l’arredamento della propria casa, vogliono prodotti essenziali, che durino, che trasmettano qualcosa. In generale questa crisi ha portato a una minor superficialità, si punta all’essenziale. Si fanno acquisti più mirati e consapevoli a qualunque livello di prezzo».

Michela Barona, amministratore unico di Le Fablier


Michela Barona

c

Le continue modifiche alle norme e agli adempimenti che vengono messi in atto e poi decadono non fanno altro che creare confusione nelle imprese

Quali i lacci e laccioli, da un sistema fiscale farraginoso a una burocrazia asfissiante, che ancora legano le nostre imprese? «La lista sarebbe lunga. Le continue modifiche alle norme e agli adempimenti che vengono messi in atto e poi decadono non fanno altro che creare confusione nelle imprese. Un esempio per tutti, le norme antiriciclaggio degli assegni bancari, ma ne potrei citare molti altri. Bisognerebbe prendere delle decisioni e poi portarle avanti senza continui cambiamenti». Il sistema creditizio è amico delle imprese? «Credo proprio di no. Il sistema creditizio aiuta chi se lo può permettere e chi è già accreditato sul mercato e non offre vantaggi alle nuove imprese, non consente lo sviluppo di nuove idee». Quanto l’internazionalizzazione, i mercati esteri possono aiutarvi? «Possono aiutarci moltissimo. Avere la capacità di proporsi a un mercato interno ed esterno aiuta sempre un’azienda, nell’acquisizione di nuove tecniche, filosofie. Avere un’apertura in-

d

ternazionale ti permette di spostarti su un altro mercato se ci sono delle difficoltà, di esplorare nuovi territori». Il made in Italy ha ancora un peso specifico o prodotti fabbricati in altri paesi meno qualificati, ma con costi indubbiamente inferiori rosicchiano fette di mercato? «Il made in Italy ha sicuramente un peso e un grande valore in molti settori, compreso quello del mobile, significa che c’è una cultura, uno studio, uno stile inconfondibile. Made in Italy significa elevato standard e qualità indiscussa soprattutto nell’ambito del design. I prodotti fabbricati in altri paesi non tolgono mercato al made in Italy perché hanno un altro tipo di valore. È giusto che ci sia un libero mercato ed è giusto che ci siano paesi che crescono anche grazie a questo. Il prodotto italiano può essere sì più costoso, ma questo perché dietro ci sono tante componenti, frutto di conoscenze approfondite e di una cultura consolidata nel corso degli anni».

2010 VENETO • DOSSIER • 97



ANDREA TOMAT

ANDREA BOLLA

presidente di Confindustria Veneto

presidente di Confindustria Verona

ROBERTO ZUCCATO

FRANCESCO PEGHIN

presidente di Confindustria Vicenza

presidente di Confindustria Padova


CONFINDUSTRIA

Modernizzazione e sostegno alle imprese

L

a crisi economica è destinata a portare con sé trasformazioni profonde e durature. Non bisogna, però, adagiarsi. Occorre mettere in campo tutte le risorse, finanziare, progettuali, tecnologiche. Non spetta solo alle imprese e alle istituzioni rimboccarsi le maniche, ma anche ad altri soggetti, come banche e istituti di ricerca. «Il problema che dovremo affrontare questa volta riguarda il fatto che la ripresa si muoverà lentamente e non sarà sempre facile interpretare i segnali e gli indirizzi da seguire. Tuttavia la storia dell’imprenditoria veneta si basa su valori forti, sull'impegno, sul coraggio e sull'inventiva». È l’opinione di Andrea Tomat, presidente di Confindustria Veneto. Qual è l’attuale situazione dell’economia veneta? «La crisi economica ha generato profondi cambiamenti, anche di scenario, con la rapida crescita di ruolo delle nuove economie, cinesi e indiane soprattutto, mentre è sempre più urgente il rafforzamento dei fattori competitivi del territorio veneto, connotato da una forte vocazione manifatturiera. Se da un lato, quindi, siamo di fronte a un innegabilmente momento di difficoltà per le nostre imprese, dall’altro dobbiamo cogliere la grande opportunità di cambiamento e rinnovamento. Il Veneto sta rispondendo meglio di altre realtà a questa sfida e ciò è dovuto soprattutto al dna dei piccoli e medi imprenditori, da sempre pronti a rimodellare i propri paradigmi competitivi alla luce delle nuove situazioni». Come avverrà la collaborazione con il mondo bancario per supportare le imprese?

100 • DOSSIER • VENETO 2010

La congiuntura economica sfavorevole ha imposto alle imprese l’adozione di misure strategiche per fronteggiare le difficoltà. Ora è necessario sostenerle, da un punto di vista finanziario e tecnologico, perché sono alla base dello sviluppo del territorio. Ne parla il presidente di Confindustria Veneto Andrea Tomat Simona Cantelmi

A sinistra, Andrea Tomat, presidente di Confindustria Veneto


L’impegno degli industriali

«Le banche e il sistema creditizio sono per gli imprenditori un partner irrinunciabile per la definizione di nuove strategie di sviluppo, ma anche una “condicio sine qua non” per la vita quotidiana di un’azienda. Dobbiamo far capire al mondo bancario quali sono le reali necessità di chi fa impresa. Plaudo al comportamento delle Banche Popolari e di Credito Cooperativo, che si sono confrontate con le dinamiche locali e le hanno sostenute in un momento di grande difficoltà, ma queste rappresentano solo il 30/40% dell'offerta di credito del territorio. Dobbiamo pesare di più nel restante 60/70%, avere maggior peso presso i grandi istituti». Il ministro e candidato alla presidenza della Regione Luca Zaia ha dichiarato che il crimine usa la crisi e sta scalando le imprese venete. Che cosa pensa a riguardo? «Ho appoggiato fin da subito e senza alcuna riserva la proposta del presidente di Confindustria Sicilia Ivan Lo Bello di escludere dal-

458.352 SCAMBI Il totale delle imprese attive in Veneto al 31 dicembre 2009

l’Associazione gli imprenditori che pagano il pizzo o che entrano in collusione con il crimine organizzato. Non posso, quindi, che ribadire questo impegno anche in Veneto. Il pericolo esiste perché anche il crimine si è evoluto, si muove ormai con destrezza negli alti ambienti dell’economia e della finanza, ma il sistema economico veneto nel suo complesso resta assolutamente sano. I nostri imprenditori hanno capacità e volontà di non cedere a facili soluzioni e di lottare in maniera pulita. Bisogna evitare che si creino situazioni che possano sfociare in attività criminose che colpiscano le imprese del territorio, quindi accogliamo con molto favore l’invito del ministro a non abbassare la guardia». Lei ha dichiarato che sensibilizzerete tutti i candidati alla presidenza della Regione sulle esigenze delle imprese. Che cosa chiedete? «Le imprese devono tornare a essere al centro del dibattito su crescita e sviluppo, perché VENETO 2010 • DOSSIER • 101


CONFINDUSTRIA

sono un bene comune, il centro di produ-

zione e distribuzione della ricchezza. La regione gode di una favorevole collocazione geografica che va privilegiata, un’area di potenziale snodo tra la vecchia Europa e i Paesi dell’Est fino alla Russia e oltre, per raggiungere le aree emergenti destinate a segnare lo sviluppo e la crescita del prossimo decennio. Per conseguire questo risultato è necessario completare il processo di modernizzazione delle infrastrutture già in corso e ampliarlo. Noi abbiamo una “visione d’area”, che vede al centro Venezia città metropolitana, una città diffusa che sia connessa col resto del territorio attraverso sistemi interscambiabili e coordinati (il progetto dell’interporto, una più ampia rete ferroviaria, Tessera come hub internazionale, ma anche la banda larga). Imprescindibile, poi, è risolvere il problema

102 • DOSSIER • VENETO 2010

Abbiamo una visione d’area con al centro Venezia, una città diffusa connessa col territorio attraverso sistemi interscambiabili e coordinati

dell’approvvigionamento energetico e creare un rapporto virtuoso tra enti locali e territorio». I candidati hanno dichiarato la propria contrarietà alla collocazione di una centrale nucleare in Veneto. Qual è la sua posizione? «La questione energetica è fondamentale. Le imprese spendono troppo per la bolletta. Di conseguenza ogni iniziativa volta a diversifi-


L’impegno degli industriali

IL PREMIO CAMPIELLO

«L

a letteratura rappresenta un insostituibile strumento per lo sviluppo della società civile. È con tale convinzione che gli industriali del Veneto sostengono da quarantotto anni questa importante manifestazione». Ad affermarlo è Andrea Tomat, presidente della Fondazione Il Campiello e di Confindustria Veneto, che dal 1962 organizza e promuove il premio Campiello . «Il mutamento socio-economico ci ha spinto a concentrarci di più sui valori fondanti del premio – prosegue Tomat – quella di quest’anno sarà un’edizione all'insegna dell’essenzialità e della sobrietà. Organizzeremo momenti di riflessione e confronto sul ruolo della cultura, in una fase in cui la ricerca dei valori assume una rilevanza particolare». «Stiamo cercando di con-

solidare il premio» aggiunge Alessandra Pivato, presidente del comitato di gestione. «L’obiettivo è potenziare il legame col mondo della cultura, delle istituzioni, dell’editoria. Particolare attenzione verrà dedicata alle iniziative in favore dei giovani e della letteratura italiana all'estero. Venerdì 26 marzo al Teatro Nuovo di Verona si terrà l’annuncio dei cinque racconti finalisti del Campiello Giovani. Sabato 15 maggio a Londra, la premiazione del vincitore del Campiello Europa». Sabato 22 maggio a Padova verrà assegnato il premio Campiello Opera Prima e saranno scelti i cinque romanzi finalisti dalla Giuria dei Letterati, presieduta dal regista Giuseppe Tornatore. Il vincitore verrà scelto dalla Giuria dei trecento lettori sabato 4 settembre al Gran Teatro La Fenice di Venezia.

care le fonti di approvvigionamento al fine di non dover dipendere in termini quantitativi e qualitativi da pochi produttori (oltretutto esteri) non può che essere ben accetta. Inoltre c’è da considerare quanto la costruzione delle centrali nucleari sia un volano per l’economia del Paese. La Regione è chiamata a compiere scelte strategiche valutando la salvaguardia del proprio equilibrio ambientale, ma anche le effettive necessità e senza pregiudiziali. Il Veneto deve rimanere un’area attrattiva e turistica, che si pone come obiettivo il primato della qualità della vita e l’ecosostenibilità. Per questo anche i termovalorizzatori sono un’opera imprescindibile, in grado di aiutare le imprese a soddisfare il proprio fabbisogno energetico e capace di liberarci dall’incubo delle discariche, dannose per l’ambiente, il paesaggio e la salute. VENETO 2010 • DOSSIER • 103


CONFINDUSTRIA

La spinta propulsiva che arriva dall’Expo 2015 Un’occasione importante, non solo per Milano. Le Associazioni confindustriali del Veneto si preparano all’evento. Ne parla Andrea Bolla, presidente di Confindustria Verona e referente Expo per la Regione Simona Cantelmi

I

l Veneto si unisce per lavorare a un progetto comune: l’Expo 2015. Si tratta di un’opportunità preziosa per dare nuova linfa al sistema produttivo, alle vie di comunicazione, alla cultura. Una possibilità di nuove risorse dopo i duri colpi della crisi e un mezzo per dare impulso al già rinomato sistema turistico. Occorre, però, una collaborazione concreta e a lungo termine di tutti i soggetti, per valorizzare al meglio il territorio e permettere una crescita uniforme di ogni area. «Si tratta di un’occasione imperdibile per il nostro Paese, di sviluppo infrastrutturale e di ri-

lancio internazionale» afferma Andrea Bolla, presidente di Confindustria Verona. Come vi state preparando all’Expo? «L'Expo è una scintilla per accelerare i processi decisionali e rendere operativi i progetti in cui serve una forte motivazione di tutti. Come imprenditori veneti, siamo a poco più di un centinaio di chilometri dall'epicentro dell'evento e siamo sensibili ai temi del meeting. Abbiamo dato avvio ai lavori di un progetto comune del Veneto con un evento importante, che ha portato a Verona Diana Bracco, presidente della società Expo 2015 e presidente del comitato Expo di Confindustria. Erano presenti tutti i vertici delle Confindustrie provinciali del Veneto e dei raggruppamenti regionali dell'alimentare e del turismo, nonchè i principali rappresentanti degli enti locali». In che modo l’Expo potrà essere una spinta per le imprese del territorio? «Credo che possano esserci due punti di vista per analizzare la questione: che cosa le imprese possono fare per l'Expo e che cosa l'Expo può fare per le imprese. Circa il primo punto, il modo più diretto è il contributo a realizzare i 2,1 miliardi di investimenti programmati in progetti e in quanto

7%

TRAFFICO AEREO La crescita media del traffico cui punta l’aeroporto di Verona nei prossimi quattro anni

Sopra, l’aeroporto di Verona; qui a sinistra, il presidente di Confindustria Verona Andrea Bolla


L’impegno degli industriali

UN PARCO PER SVILUPPARE LA FILIERA MECCATRONICA Le imprese vicentine hanno dato il via a un importante progetto internazionale: il parco industriale di Samorin. A spiegarlo, il presidente di Confindustria Vicenza Roberto Zuccato

A

l'Expo porterà sul territorio: strutture e infrastrutture, ricettività e indotto, se pensiamo ai ventuno milioni di visitatori stimati. Quanto al secondo punto, ci sono settori forti in Veneto e adatti a inserirsi nell'evento, come l'agroalimentare, e il turismo. È una grande occasione per valorizzare queste eccellenze a livello mondiale». Lei ha assunto il ruolo di referente Expo per la Regione. Come agirà? «L'avventura è iniziata come membro del comitato Expo di Confindustria, mi sono appassionato al progetto e ho pensato immediatamente alle opportunità per Verona. Poi, parlando con il collega Tomat di Confindustria Veneto, è venuta l'occasione di creare un coordinamento con le altre province della regione, con la convinzione che il gioco di squadra paghi sempre, quando davanti ci sono obiettivi condivisi. Il mio ruolo sarà dare intelligenza alla cinghia di trasmissione delle informazioni dal centro alla regione, veicolando le opportunità che si presentano e catalizzando le energie delle territoriali sui progetti di valore». In che modo l’Expo sarà un mezzo per promuovere le attività di Verona? «Credo che Verona sia centrale nel progetto, e

L’industria vicentina ha chiuso il 2009 in negativo, ma con indici meno pesanti. «Le nostre ultime rilevazioni delineano ancora un quadro incerto per i principali indicatori economici» afferma Roberto Zuccato (nella foto) di Confindustria Vicenza. «Pur in assenza di segnali positivi concreti, le aspettative degli imprenditori vanno migliorando. Un dato positivo è rappresentato dal leggero aumento della percentuale di imprese, che prevede una crescita del livello degli investimenti». Per le imprese vicentine è avvenuto un importante processo di internazionalizzazione, dando vita al progetto del parco industriale di Samorin, in Slovacchia. «La necessità di maggiore internazionalizzazione è alla base del progetto, con il quale ci siamo proposti l’obiettivo di articolare un piano d’internazionalizzazione all’interno di una visione capace di ricreare nel paese prescelto un ambiente comparabile a quello della rete distrettuale in cui operano le Pmi del Nord Est. Si è deciso di specializzare il progetto sulla filiera meccatronica. La realizzazione del parco è stata accompagnata da attività necessarie allo start-up, tra le quali la costruzione di un network di servizi, avvocati, commercialisti e tecnici, in grado di interagire con le nostre imprese in lingua italiana, la realizzazione di attività di formazione e di una rete di alleanze istituzionali». Al progetto partecipano quattordici aziende. «A queste si è aggiunta la capacità della nostra Associazione di assecondare progetti d’investimento e di internazionalizzazione di molte altre imprese, vicentine e non».

non solo perché è la provincia più a ovest del nord-est dal punto di vista geografico, e quindi naturalmente più sensibile agli influssi della manifestazione. XXXXXX Verona ha una vocazione logistica unica nel nord dell’Italia, è all'incrocio con le linee stradali e ferroviarie tra i corridoi I e V, ha un aeroporto internazionale, ha il primo interporto europeo. Una buona carta per un evento che attirerà milioni di visitatori. Il tema attorno al quale lo stesso Expo è progettato ruota intorno all'alimentazione e Verona in questo ha grandi eccellenze: da un territorio a sviluppo agricolo di qualità e innovazione, a un sistema industriale di trasformazione agroalimentare affermato in Italia e all'estero». E per quanto riguarda la cultura? «Come quarta città turistica italiana, con manifestazioni a richiamo internazionale, come la stagione lirica areniana, siamo una tappa appetibile per far fermare i visitatori in transito per Milano». VENETO 2010 • DOSSIER • 105


CONFINDUSTRIA

L

a situazione dell’economia veneta è ancora difficile, ma cominciano a vedersi timidi segnali di ripresa. «Sono stati colpiti i principali settori dell’economia della regione e padovana, come il metalmeccanico e l’edilizia» dichiara Francesco Peghin di Confindustria Padova. «Gli imprenditori veneti si erano mossi bene per affrontare le sfide che arrivavano dalle economie emergenti, cercando di progredire verso una maggiore internazionalizzazione dei propri mercati e credo che queste continuino a essere le linee fondamentali». Ci sono nuovi mercati a cui bisogna guardare con interesse. «Alcune economie, come quelle dell’Est Europa, sono state colpite pesantemente, mentre si vede un trend di crescita importante in alcune zone del mondo, come la Cina e l’India. Lo stesso si può dire per il Nord Africa, il Medio Oriente e, per certi aspetti, il Brasile e la Turchia. Nel nostro paese, quindi, bisogna cercare nuovi prodotti e formule competitive per quei mercati». La città di Padova segue l’andamento del resto della regione, ma con alcune differenze. «Padova ha un forte manifatturiero, come Vicenza e Treviso, però ha anche una forte presenza di terziario, il commercio è molto sviluppato. Ol-

Collaborazione tra università e aziende L’innovazione tecnologica è un elemento importantissimo per lo sviluppo del territorio e delle sue infrastrutture. È pertanto rilevante il dialogo e lo scambio di informazioni fra le realtà, allo scopo di contribuire attivamente alla crescita collettiva. Il parere del presidente di Confindustria Padova Francesco Peghin Simona Cantelmi

tre a questo abbiamo un’ottima università, un grande ospedale, il centro logistico delle forze armate, quindi i consumi a Padova hanno risentito forse un po’ meno che in altre aree del Veneto più a vocazione manifatturiera». Un fattore decisivo per la crescita delle realtà imprenditoriali è costituito dalle nuove tecnologie, perciò fondamentale è l’apporto della ricerca. «Il tessuto padovano di imprese è di piccola dimensione, quindi con difficoltà a svolgere ricerca all’interno» spiega Peghin. «Ciò che la nostra associazione di categoria sta facendo è proprio cercare di agevolare i rapporti col mondo dell’università, che al suo interno svolge nelle singole facoltà svariati progetti di innovazione e ricerca applicata, e cercare di mettere a contatto ciò con il mondo delle imprese, facendo anche da tramite per nuovi progetti». Un invito ad ascoltare le esigenze delle imprese e a essere attenti ai cambiamenti è stato rivolto anche ai candidati per

A sinistra, il presidente di Confindustria Padova Francesco Peghin; nella pagina a fianco, Palazzo del Bo, sede dell’Università di Padova


L’impegno degli industriali

il governo della regione. «La prima richiesta in questo momento di campagna elettorale interminabile è che si passi alla fase dei progetti per il futuro della regione. Da aprile si dovrà aprire una fase nuova. Bisogna cominciare dalle infrastrutture: ci sono delle priorità, come il completamento del sistema ferroviario metropolitano regionale, portare avanti con determinazione nella maniera più veloce possibile la terza corsia sull’A4 fino a Trieste e il sistema delle tangenziali venete. Poi c’è l’alta velocità, che è fondamentale per quest’area del paese». La crisi ha favorito il crollo del vecchio modello di business, quindi bisogna pensarne uno nuovo. «Le imprese si stanno muovendo e credo che i candidati governatori debbano impegnarsi in una politica fiscale premiante per le imprese che investono e si rinnovano, progettano e si aggregano. Si potrebbe agire sulla riduzione dell’aliquota Irap, com’è stato fatto per le nuove

1/09/2001 INIZIO

L’Industrial Liaison Office dell’Università di Padova, ha lo scopo di valorizzare il trasferimento di tecnologia dall'Università al mondo delle imprese

imprese giovanili dell’imprenditoria femminile. Poi il tema importante su cui chiediamo un cambio di passo è quello del trasferimento tecnologico alle imprese. In questo senso c’è un progetto importante, lanciato dall’Università di Padova, di mettere in rete le facoltà tecniche delle università del Veneto per creare una sorta di organismo di eccellenza e avere in quest’area persone di alta formazione che possano aiutare il processo di cambiamento». In questo periodo fervono i lavori per la candidatura di Venezia alle Olimpiadi del 2020. «La candidatura non è solo di Venezia, ma di tutta quella cosiddetta “città metropolitana” che coinvolge soprattutto Padova e Treviso, ma un po’ tutto il Veneto. È un inizio per progettare e pensare tutti insieme in un’ottica di sviluppo futuro e una possibilità importante per rivoluzionare le infrastrutture del territorio, com’è successo a Torino per le Olimpiadi invernali del 2006». VENETO 2010 • DOSSIER • 107


PRODOTTI PETROLIFERI

Un piano industriale in controtendenza Probabilmente il segmento energetico più colpito dal calo dei consumi, quello dei prodotti petroliferi dovrà far fronte a un nuovo, difficile anno. Ma sul mercato emergono anche significative eccezioni. Pierpaolo Perale traccia il bilancio, positivo, della San Marco Petroli Andrea Moscariello

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positivo il bilancio del 2009 per la San Marco Petroli, nonostante un generale quadro di crisi che ha toccato drammaticamente il settore dei prodotti petroliferi. Frutto anche di una politica industriale che ha differenziato l’offerta, puntando, oltre alla commercializzazione, anche al settore dei servizi di deposito e spedizione di prodotti petroliferi, in Italia, Austria e Slovenia. Pierpaolo Perale, amministratore delegato della società, fa il punto sulle prospettive per il nuovo anno, che dovrà ridare respiro a un segmento economico sofferente per una significativa contrazione dei consumi. «Aver incrementato i volumi di vendita in una fase di flessione ancor più marcata rispetto agli ultimi anni è di sicuro motivo di soddisfazione da parte nostra» racconta Perale commentando il risultato positivo raggiunto, a conferma di una strategia gestionale e produttiva che si è rivelata strategica per la nota società di Marghera. Ma questo non basta. Occorrono più sinergie e sostegni, concreti, anche da parte del mondo politico e istituzionale. Quali sono le vostre previsioni per ciò che concerne la domanda, nel nostro Paese, di prodotti energetici per il 2010? «Credo che il trend per l’anno in corso sarà ancora caratterizzato da una diminuzione dei consumi, seppur in misura ridotta rispetto al 2009. È irrealistico pensare a un ritorno della domanda ai livelli degli anni scorsi, anche perché i dati dei primi due mesi del 2010 non sono certo incoraggianti». In questo contesto come prevedete di

È

In apertura, Pierpaolo Perale, amministratore delegato della San Marco Petroli. Sopra, una panoramica dei depositi e delle strutture della società di Marghera (Ve)


Pierpaolo Perale

L’acquisizione di Omv Italia rappresenta un consolidamento della nostra presenza sul territorio

muovervi nei prossimi mesi? «Il nostro obiettivo, in questa situazione, è di consolidare la posizione raggiunta, con particolare attenzione al settore dei biocarburanti che, come è noto, devono essere obbligatoriamente miscelati ai carburanti di origine fossile». Da cosa saranno delineati i vostri nuovi progetti e i piani industriali per l’area italiana? «La più importante operazione compiuta è stata senz’altro l’acquisizione di OMV Italia, una rete di circa 100 distributori strategicamente collocati nel Triveneto, nostro bacino di fornitura naturale. Questo permetterà di stabilizzare i nostri volumi in uscita e at-

30 mila

TONNELLATE Questa la capacità di carico scarico quotidiana del deposito della San Marco Petroli. La struttura ha permesso alla società di offrire un servizio per numerose aziende terze

tuare interessanti sinergie ed economie tra l’interazione delle due componenti deposito/logistica e rete distribuzione, pur rimando due attività assolutamente distinte». Questa nuova acquisizione, dunque, rappresenta un importante valore aggiunto per la società? «L’acquisizione di Omv Italia rappresenta, come ho detto in precedenza, un consolidamento della nostra presenza sul territorio, tradizionalmente rivolta verso le cosiddette “pompe bianche”. Il valore aggiunto, apportato da questo asset, in termini di competenza e professionalità va a integrare e completare l’attività di distribuzione all’ingrosso, aprendo prospettive nuove e interessanti in ›› VENETO 2010 • DOSSIER • 109


PRODOTTI PETROLIFERI

Uno scorcio sul deposito della San Marco Petroli di Marghera (Ve)

››

LO SVILUPPO DELL’IMPRESA Fondata nel 1962, la San Marco Petroli esiste grazie all’impegno di un gruppo di operatori locali che, a fronte della crescente domanda di prodotti energetici derivante dallo sviluppo industriale degli anni 60, costruirono un deposito a Marghera. Inizialmente indirizzata alla sola commercializzazione di gasolio e olio combustibile, l’attività si è sviluppata grazie all’incremento dei prodotti disponibili e al suo deposito. Attualmente, infatti, la società offre a operatori terzi un servizio di deposito e spedizione di prodotti petroliferi. Il deposito, di capacità pari a 154.860 mc., è operativo tutti i giorni dell'anno. Particolare attenzione è rivolta alla salvaguardia dell'ambiente e al rispetto della normativa sulla sicurezza. A tale scopo la società ha attivato al suo interno un sistema di gestione della sicurezza (SGS), primo passo verso una certificazione ambientale. www.smpetroli.it

110 • DOSSIER • VENETO 2010

un settore che francamente ha sempre dimostrato poca dinamicità. Possiamo inoltre affermare che in un momento di crisi abbiamo saputo cogliere un’opportunità di investimento e sviluppo importante». Su cosa occorre fare leva per stimolare lo sviluppo del mercato energetico italiano, in particolare dei combustibili? «Si tratta di un argomento, non a caso, molto attuale. È iniziato infatti da poco il percorso deciso dal Ministero dello Sviluppo Economico per arrivare a una riforma, se possibile, condivisa dai diversi rappresentanti della filiera del mercato petrolifero. Ovviamente gli interessi non sono sempre convergenti, è auspicabile una sintesi che tenga conto del momento di crisi del settore e non di interessi particolari». Sicurezza e ambiente sono due fattori fondamentali per chi opera nel vostro settore. Qual è la politica della San Marco Petroli a tal proposito? «I nostri investimenti sulla sicurezza vanno ben al di là di quello che prevede la norma. È un valore fondamentale ed è giusto dedicarci risorse umane ed economiche importanti. Per quanto riguarda l’ambiente non possiamo che far riferimento alla sottoscrizione, da parte della nostra società, dell’Accordo di Programma “Vallone Moranzani”, un progetto importante che, tra l’altro, prevede lo spostamento del nostro deposito e la riqualificazione di vaste aree del territorio con la costruzione di nuovi parchi urbani consentendo, nel contempo, l’escavo dei canali industriali del Porto di Venezia, che potrà così recuperare competitività».



RISORSE D’IMPRESA

Rivalorizziamo il capitale U umano Non esistono solo i bilanci. Il valore intangibile più importante resta il lavoratore. Che va fidelizzato e appagato anche dal punto di vista umano. Ma, come osserva Antonio Zanon, la crisi ha seriamente danneggiato la più importante delle risorse d’impresa Aldo Mosca

116 • DOSSIER • VENETO 2010

na complessiva rivalutazione dell’imprenditore nella considerazione tanto del suo ruolo, quanto del concetto di azienda. Dietro a questa logica, il necessario adeguamento del management italiano al mercato contemporaneo, che deve far fronte a una dura recessione ma, non per questo, deve arrendersi. Antonio Zanon, esperto del settore, osserva come l’idea di “azienda” vada ristrutturata separando due fondamentali parametri: il capitale tangibile e quello intangibile. «Ad oggi la valutazione dell’azienda si è sempre fermata al capitale tangibile tramite il bilancio economico. Ora, la nuova valutazione, parte dal bilancio del capitale intangibile, ovvero dalle risorse umane, in quanto motore atto a trasformare in capitale tangibile il business aziendale». Dal proprio studio di consulenza del lavoro di Dolo, in provincia di Venezia, Zanon riscontra una strategicità del proprio ruolo professionale all’interno del tessuto imprenditoriale locale. «Il consulente del lavoro ha una funzione centrale per l’azienda moderna, in quanto nella gestione del capitale intangibile riesce a fornire quei servizi che sono fondamentali sia in services, sia in outsourcing dell’ufficio personale, che in forma di consulenza in ordine al budget del personale». E assieme al suo staff, che comprende anche il figlio, il dottor Riccardo Zanon, si impegna in un’opera, oltre che assistenziale, anche formativa nei confronti degli imprenditori, a cominciare proprio dalla gestione di queste due tipologie di capitale. Il consulente del lavoro su cosa può fare leva, nei confronti degli imprenditori, per portarli a una efficace considerazione del valore delle risorse umane? «Ritengo che il primo modo per valorizzare un lavoratore consta nel comprendere, e nel far comprendere, che si tratta di una persona, la quale si trova a dover operare in un ambiente sociale che non sempre può essere congeniale alle sue capacità e predisposizioni. Alle imprese che assisto trasmetto sempre il messaggio che un la-


Il capitale intangibile

UN RUOLO IN EVOLUZIONE Ricerca, selezione delle risorse umane, gestione delle politiche retributive con analisi dell’incentivazione, patti di stabilità, fidelizzazione e clima aziendale. Questi gli obiettivi primari di un moderno consulente del lavoro. «Da circa 25 anni svolgo questa professione e, dalla mia esperienza, noto come la professionalità richiesta sia decisamente cambiata sotto diversi aspetti – racconta Antonio Zanon -. La stessa organizzazione della nostra struttura che ha subito una revisione totale per poter rispondere alle richieste delle aziende. Queste ultime, insieme alle scadenze, impongono tempi sempre più rapidi nel fornire le risposte, le quali, pertanto, possono essere fornite solo da professionisti con grande competenza e padronanza della materia»

In apertura, Antonio Zanon, in piedi, assieme al figlio, Riccardo, all’interno del loro studio di Dolo (VE). Sopra, Zanon assieme ad alcuni membri del suo staff info@studiozanon.net

voratore non renderà mai al meglio delle sue potenzialità se non è compreso e trattato come persona all’interno della realtà aziendale». A livello pratico come si può raggiungere questo stato di adattabilità personale? «Prima di tutto è essenziale la scelta della persona giusta per il compito da svolgere all’interno dell’azienda. Superata questa fase è importante che questa risorsa venga messa nelle condizioni di esprimere al meglio il proprio potenziale attraverso la creazione di un ambiente lavorativo stimolante e premiante. È opinione comune che la problematica della felicità nel luogo di lavoro sia ascrivibile alla sola voce della retribuzione. Ma questo è falso, anzi, posso affermare che il fattore economico non è poi così preponderante». Esistono settori in cui la crisi, più che altrove, ha afflitto le risorse umane? «Purtroppo la crisi non ha risparmiato nessun settore e nessuna qualifica, dall’operaio all’impiegato, fino ai professionisti intellettuali. Ho tuttavia notato che la carenza di professionalità,

di aggiornamento e di predisposizione al cambiamento, è foriero di problemi occupazionali. All’impresa e al singolo lavoratore che non risulti carente di queste caratteristiche, la parola crisi non avrà mai il significato drammatico che siamo soliti attribuirgli». Quali errori commettono gli imprenditori della sua regione nella valutazione e nell’approccio nei confronti dei lavoratori dipendenti? «La formazione del personale è l’ambito in cui le imprese commettono gli errori più gravi. Eppure si tratta della voce più importante, poiché da essa può dipendere un aumento della redditività della risorsa umana. Altro ambito in cui si commettono errori è l’adozione di politiche retributive senza tener conto delle loro possibile flessibilità e incentivazione, quindi legate a dei fattori di incremento produttivo». Giovani e mercato del lavoro sembrano sempre più distanti. A tal proposito quale supporto può pervenire dalla sua categoria? «I consulenti del lavoro, attraverso la loro competenza specifica nel campo della contrattualistica di settore, sono in grado di consigliare alle aziende le soluzioni contrattuali finalizzate all’incentivazione dell’occupazione giovanile nelle imprese. I giovani non hanno esperienza, ma portano all’interno della realtà aziendale idee e innovazione. Per questo motivo sono necessari per una realtà economica che voglia fare il mercato e non subirlo. Inoltre come professionisti sosteniamo e incentiviamo l’imprenditoria giovanile come dimostra il protocollo d’intesa firmato tra il Ministro della Gioventù e il Presidente del Consiglio Nazionale dei Consulenti del Lavoro». Cosa attua l’iniziativa? «Il protocollo prevede per le piccole partite Iva aperte da giovani, spesso privi di alternative lavorative, l’applicazione di uno sconto sostanzioso sulle tariffe normalmente applicate. Presupposto necessario per tale agevolazione è che il cliente sia un imprenditore individuale con ›› VENETO 2010 • DOSSIER • 117


RISORSE D’IMPRESA

›› meno di trentacinque anni, oppure una società

di qualunque genere in cui la maggioranza dei soci sia costituita, anche in questo caso, da infratrentacinquenni. La stessa intesa inoltre prevede anche collaborazioni fra il Ministero e l’Ordine anche in altre direzioni». Quali? «Ad esempio, le associazioni giovanili che parteciperanno ai futuri bandi ministeriali potranno fruire dell’assistenza dei consulenti del lavoro per le fasi di costituzione e sviluppo delle associazioni. I consulenti, infine, si sono impegnati a svolgere uno studio conoscitivo dell’attuale realtà occupazionale e dei contratti oggi esistenti, per tracciare un quadro sui diritti riconosciuti ai lavoratori nelle singole situazioni». Vista la rivalutazione strategica del suo ruolo, avvenuta anche in seguito alla crisi, trova che la categoria dei consulenti del lavoro necessiti di una maggiore considerazione, oltre che culturale, anche istituzionale? «Da tempo ritengo che la figura professionale del consulente del lavoro debba essere rivalutata dalla collettività. Non è più il professionista che si occupa di elaborare la busta paga, ma è colui che analizza le aziende e le segue consigliandole sulle migliori strategie di gestione del personale per poter essere competitive sul mercato. Il Consulente del Lavoro è un professionista che per la natura del servizio offerto si pone a stretto contatto con la realtà aziendale e arriva a conoscerla meglio di qualsiasi altra figura professionale. Questo gli consente di comprendere appieno le necessità e le problematiche reali che quotidianamente si pongono sia al datore di lavoro che ai lavoratori. Per questo motivo rappresentiamo il principale punto di riferimento di molte aziende». Allora per quali motivi, rispetto ad altri ruoli, la sua professione viene ancora considerata una sorta di “cenerentola” rispetto, ad esempio, ad avvocati o commercialisti?

118 • DOSSIER • VENETO 2010

La formazione del personale è l’ambito in cui si commettono più errori. Eppure si tratta della voce più importante, poiché da essa può dipendere un aumento della redditività della risorsa umana


Il capitale intangibile

Nelle immagini, alcuni momenti lavorativi all’interno dello studio di consulenza del lavoro di Antonio Zanon

«Le ragioni sono tante, ma le posso garantire che si tratta, spesso, solo di una questione culturale, poiché è il mercato che ci ritiene importanti ed essenziali. Certo è che a questa importanza reale dovrebbe corrispondere una presa di coscienza a livello istituzionale, che con il tempo sta maturando». È prematuro parlare già di ripresa? «Il nostro rapporto con le aziende ci permette di comprendere se ci sono i primi segnali di ripresa o di crisi. Ad oggi posso dire che ci sono indici ancora troppo contrastanti per poter dare una risposta chiara. Di certo l’emorragia di perdita di posti di lavoro verificatasi l’anno scorso appare essersi fermata o, quantomeno, rallentata. Ritengo che si debba aspettare settembre per cominciare a vedere qualche segnale di ripresa». Quale sarà il trend relativo all’utilizzo degli ammortizzatori sociali per il prossimo anno? «Ritengo che il ricorso agli ammortizzatori sociali sarà alto anche nel 2010. La difficoltà dell’accesso al credito per le imprese sta creando problemi e ritardi nei pagamenti e, per questo, ci vorrebbe una sospensione dei vincoli imposti da Basilea 2. Dal momento che all’orizzonte non ci sono progetti in questa direzione, sono

portato a pensare che il primo trimestre di quest’anno continuerà sull’onda degli ultimi mesi del 2009. Visto che molte imprese stanno esaurendo la cassa integrazione ordinaria, ci si deve aspettare una crescita per quella straordinaria». Cosa pensa dell’orientamento verso una riforma basata sulla flexicurity? «Il dibattito aperto dal professor Ichino è certamente interessante e ambizioso. Riformare totalmente l’intero settore attraverso un codice che riunisca in circa 64 articoli il centinaio di norme vigenti, è una proposta che non deve lasciare indifferenti e per questo la seguo con vivo interesse. La legge deve essere semplice e comprensibile, solo così il cittadino che non si intende di diritto può essere tranquillo e gestire serenamente i propri diritti e doveri non solo come imprenditore, ma anche in qualità di lavoratore subordinato. Una semplificazione in questo senso porterà a una maggior coscienza piena dei propri diritti in capo ai lavoratori. Oggi così non è. La semplificazione aiuterà chi vuole lavorare nella legalità e punirà chi vuole trovare vie facili, poiché anche chi controlla avrà maggiore facilità nel verificare situazioni di illegalità». VENETO 2010 • DOSSIER • 119


CARO AFFITTI

È

un dato allarmante quello che proviene da un sondaggio dell’osservatorio d’impresa di Confcommercio. A Venezia sono sette i negozi che ogni mese chiudono per colpa degli affitti troppo alti. Serrande abbassate sia nel centro storico che sulla terraferma. «Il terziario che finora ha sorretto l’economia locale sta iniziando a vacillare» commenta il presidente di Confcommercio Unione Venezia Massimo Zanon. I numeri parlano da soli: nell’ultimo anno hanno chiuso sette esercizi commerciali al mese e nel 2009 rispetto al 2008 le iscrizioni di nuove imprese sono calate del 9,2%. Si salvano solo le grandi marche che riescono a gestire il caro affitti e tutte le altre spese. «Fino a oggi il tessuto imprenditoriale medio piccolo si è fatto carico degli effetti della crisi contenendo licenziamenti – continua Zanon – ora che sono in crisi servono agevolazioni». Nel centro storico i dati dicono che il 100% dei negozianti ha chiuso il 2009 con bilanci in rosso. La difficile situazione è dovuta al fatto che ci sarebbero pochi turisti, le locazioni sono arrivate alle stelle e solo le grandi firme riescono a fare fronte al difficile quadro economico con un po’ di respiro. Per quanto riguarda il mercato immobiliare commerciale

144 • DOSSIER • VENETO 2010

Serrande abbassate per il caro affitti Non è solo la crisi economica il motivo della chiusura di molti esercizi nel centro storico di Venezia. La causa principale è da tempo quella degli affitti troppo alti. Prezzi alle stelle a cui riescono a far fronte ormai solo le grandi catene Nicolò Mulas Marcello

nazionale, dai dati forniti da Tecnocasa, emerge un calo delle quotazioni per le tipologie situate in “via di passaggio” (-1,5%) e per quelle situate in “via non di passaggio” (1,7%). Sul versante delle locazioni c’è stato un calo rispettivamente del 2,1% e del 2,7%. Nel mercato immobiliare dei negozi si registra negli ultimi tempi l’aumento di immigrati che ricercano questi immobili per poter svolgere attività legate prevalentemente alla ristorazione, alla vendita di alimentari e per attività nel campo dell’estetica. Positivo l’andamento dei centri scommessa, delle agenzie per l’erogazione dei servizi e gli esercizi posizionati su strada. Le tipologie maggiormente ricercate hanno due o tre vetrine e una metratura media compresa tra 30 e 100 mq. Su questo segmento si registra la presenza di acquisti a uso investimento. Ma a Venezia il dato è in controtendenza. A fronte di un calo delle vendite del 6,5%, l'aumento dei canoni di locazione negli ultimi cinque anni è stato di oltre il 60%. Un dato che ha costretto i piccoli esercizi a cessare le proprie attività riducendo anche per certi versi la qua-

Massimo Zanon, presidente di Confcommercio Unione Venezia


Venezia

Occorre prendere atto che con consumi in discesa sarebbero opportune politiche commerciali tese a razionalizzare l’offerta

lificazione di certe vie che, con la scomparsa dei negozi, vengono inevitabilmente meno frequentate e diventano meno sicure. «Lotta all’abusivismo, blocco delle licenze a negozi etnici, kebab e call center per stranieri nelle aree della città dove già ce ne sono troppi ma anche contrasto alle locazioni irregolari delle abitazioni che si traducono spesso nella ghettizzazione degli stranieri». Questa è la ricetta annunciata dal candidato sindaco per il Pdl Renato Brunetta. Mentre dall’altra parte della

barricata l’aspirante sindaco per il Pd, Giorgio Orsoni ha annunciato un’azione di regolamentazione sul fronte degli immobili commerciali di proprietà comunale «con l’obiettivo di calmierare il mercato degli affitti, dai prezzi eccessivamente alti e proibitivi per quegli artigiani che vogliono continuare a rimanere in città». Nel frattempo però le aziende continuano a chiudere, e i fatturati continuano a scendere. Che si tratti di crisi reale o di stagnazione dell’economia percepita, una cosa è certa: la contrazione dei consumi sta mettendo in ginocchio le aziende del terziario, che, anche quest’anno, si sono trovate a fare i conti con un deciso calo dei propri fatturati. «La situazione è critica, – commenta Massimo Zanon – ma di fronte a questi dati non permettiamo a nessuno di chiudere gli occhi. Occorre prendere atto che con consumi in discesa o, nella migliore delle VENETO 2010 • DOSSIER • 145


CARO AFFITTI

TROPPE RESTRIZIONI PER I MUTUI Acquistare casa è sempre più difficile per le giovani coppie

D

i fronte a un’erogazione di mutui per la casa che ha registrato una forte frenata nell’ultimo anno e mezzo la Fiaip provinciale veneziana denuncia condizioni troppo restrittive. Ciò di cui si ha più bisogno ora è una maggiore flessibilità da parte delle banche. «In passato – fa sapere Fiaip – sono stati erogati mutui troppo facilmente ma ora è quasi impossibile accedere al credito se non dietro garanzie che la maggior parte della gente non può soddisfare». Secondo i dati forniti da Fiaip, la flessione dei mutui erogati nel veneziano nel 2009 è stata del 74%. Si è passati infatti da 8,3 a 2 milioni di euro. La fascia che ne ha risentito di più è quella orientata all’acquisto di immobili da 150 mila euro soprattutto in terraferma e periferie, per la mag-

gior parte rappresentata da giovani ed extracomunitari. Attualmente il sistema concede al massimo l’80% del valore al quale si sommano in media altri 10mila euro per tasse e oneri di acquisto. A monte è necessario avere un capitale proprio di almeno 40mila euro, una somma comunque ingente per le giovani coppie e anche per gli extracomunitari. «I controlli degli istituti – continua Fiaip – oltre alla capacità di rimborso del mutuatario, guardano anche all’azienda di lavoro. Nella maggior parte dei casi al cliente viene consigliato di sottoscrivere una polizza assicurativa multi rischio per coprire le carenze in caso di perdita temporanea del lavoro o di morte con un aumento degli oneri accessori di ulteriori 10 mila euro».

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ipotesi, stagnanti come quelli che si prospettano per il prossimo triennio sarebbero opportune politiche commerciali tese a razionalizzare l’offerta e non a frammentarla ulteriormente come oggi, purtroppo, avviene». Esattamente un terzo delle imprese del terziario veneziano aderenti a Confcommercio hanno accusato una contrazione del proprio fatturato superiore al 10%. I dati impressionano, se si pensa che il tessuto imprenditoriale della Provincia di Venezia è costituito al 55% da imprese che fanno capo ai settori del commercio, del turismo e dei servizi, ovvero gli stessi rappresentati dall’Associazione. Nella sola città di Venezia, le perdite in termini di fatturato oltrepassano il 15%, anche se si tratta di deficit spalmati su tutte le aziende coinvolte, dal momento che le ditte con segno negativo non superano il 32%, mentre la percentuale di quelle che hanno registrato un calo di fatturato di oltre un decimo si attesta su poco più del 26%. «Le


Venezia

I DATI DEL 2009 DITTE CON SEGNO NEGATIVO

DITTE CON DECREMENTO MAGGIORE AL 10%

ALIMENTARI

59%

30%

ABBIGLIAMENTO

72%

50%

PUBBLICI ESERCIZI

52%

34%

TOTALE

56%

34%

SETTORE

vittime della crisi – prosegue Zanon – sono soprattutto le imprese di dimensioni mediopiccole, che vivono una condizione sempre più critica. Se non vogliamo più leggere sui giornali di imprenditori disperati che giungono a gesti estremi, dobbiamo ascoltare i loro bisogni e venire incontro alle loro difficoltà, ma dobbiamo farlo subito. Questo, sono sicuro, avvantaggerà l’intera macchina produttiva, economica e, di conseguenza, sociale, della provincia». Questo scenario non proprio favorevole si riflette inevitabilmente anche sul fronte dell’occupazione. Tra il settore del commercio e quello alberghiero, le assunzioni sono diminuite del 22% rispetto al 2008, e il saldo tra cessazioni e assunzioni è ancora negativo: -4,3%. Secondo Confcommercio Veneto il dato, oltre a confermare la crisi, mette in luce una peculiarità tutta veneta: «Se, come abbiamo visto ad esempio in provincia di Venezia, i fatturati delle imprese dei nostri settori sono diminuiti in media del

Le vittime della crisi sono soprattutto le imprese di dimensione medio-piccola, che vivono una condizione sempre più critica

6% mentre l’occupazione è scesa del 4%, significa che lo scarto (tra il 2% e il 6%) tra questi due fattori è stato colmato dagli imprenditori, che si sono fatti carico del dato negativo cercando di non licenziare se potevano tener duro – spiega il segretario generale di Confcommercio Veneto Danilo De Nardi – Poiché è assodato che la stragrande maggioranza delle nostre imprese, che sono piccole e medie, è a conduzione familiare, risulta che proprio questo fattore sta in qualche modo provvedendo a mitigare gli effetti della crisi arginandone le conseguenze sul piano occupazionale». VENETO 2010 • DOSSIER • 147


GREEN ECONOMY

Verso la quarta rivoluzione È industriale Impianti eolici. Fotovoltaici. Idroelettrici. Infrastrutture grazie alle quali si differenzia la produzione energetica. Contribuendo ad arginare, come spiega Gian Paolo Sardos Albertini, presidente di Agsm, la dipendenza dell’Italia da gas e petrolio Leonardo Testi

148 • DOSSIER • VENETO 2010

recente l’approvazione da parte dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas di nuovi provvedimenti tesi a sviluppare gli impianti da fonti rinnovabili, tra cui eolico e solare fotovoltaico. Si tratta di norme che incentivano la produzione energetica da queste fonti attraverso una più efficiente gestione della rete e la riduzione dei costi per i clienti finali. Anche alla luce delle nuove regole emanate dall’Autorità, è evidente come oggi sia cresciuta in maniera esponenziale l’esigenza di puntare su fonti eoliche e fotovoltaiche, non solo in prospettiva di una più razionale diversificazione della produzione energetica, ma soprattutto come chiave di volta per la tutela dell’ecosistema mondiale. Agsm Verona, la multiutility che fornisce da oltre un secolo energia elettrica, luce, gas, teleriscaldamento e telecomunicazioni a più di 250mila famiglie, ha scelto di adottare tale strategia, inaugurando negli ultimi dodici mesi quattro impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili. Gian Paolo Sardos Albertini, presidente del gruppo, ne illustra le caratteristiche evidenziando come difesa dell’ambiente e ricerca tecnologica vadano ormai di pari passo nel tentativo di rispondere a un costante bisogno energetico da parte di privati cittadini così come di enti e imprese. «Innovazione tecnologica, ricerca, liberalizzazione e grandi investimenti» sono

A fianco, l’avvocato Gian Paolo Sardos Albertini, presidente del Cda di Agsm Verona Spa, società multiutility della città di Verona


Gian Paolo Sardos Albertini

per Sardos Albertini le più concrete soluzioni per «ridurre progressivamente la dipendenza da fonti fossili, spezzare la catena che ci lega al petrolio per far muovere le attività industriali del nostro pianeta». Uno dei temi costantemente all’ordine del giorno nell’agenda internazionale, per la rilevanza che assume all’interno delle dinamiche politiche, sociali ed economiche mondiali, è la sfida energetica. In che modo Agsm intende affrontarla, tenendo sempre presente il soddisfacimento delle diverse esigenze di cittadini e imprese? «Personalmente sono convinto che nel primo secolo del terzo Millennio si assisterà alla quarta rivoluzione industriale dopo la meccanizzazione dell’Ottocento,

l’elettrificazione del primo Novecento e l’informatizzazione iniziata nella seconda metà del secolo scorso. Il quarto passo sarà la rivoluzione della produzione energetica, con il lusinghiero obiettivo di produrre energia in modo naturale, cioè con il sole e il vento. Esattamente come fecero i nostri primi tecnici alla fine dell’Ottocento e all’inizio del Novecento sfruttando l’elemento naturale per eccellenza, l’acqua, e trasformandola prima in energia idraulica e poi in energia idroelettrica. Ma se allora la sfida era finalizzata ad alimentare il primo volano produttivo su scala industriale con l’acqua del fiume Adige, oggi l’impegno è teso a ridurre progressivamente la dipendenza da fonti fossili, spezzare la catena che ci lega al petrolio per

23 mln KWH

La produzione dell’impianto eolico di Casoni di Romagna realizzato da Agsm Verona ammonta a circa 23 milioni di Kilowattora

13.328 PANNELLI

Numero di pannelli fotovoltaici installati da Agsm sul tetto dello stadio veronese Bentegodi

far muovere le attività industriali del nostro pianeta». Come, secondo lei, sarà possibile disintossicarsi dalla dipendenza dal petrolio, spesso responsabile di tensioni internazionali nonché di gravi conflitti e guerre devastanti? «A mio avviso, le risposte sono quattro: innovazione tecnologica, ricerca, liberalizzazione e grandi investimenti. I governi di molti paesi hanno compreso l’esigenza di affrancare il mondo dal rischio geopolitico connesso all’approvvigionamento energetico legato solo, o in modo prevalente, al petrolio e al gas. I mutamenti climatici in atto sono altrettanto determinanti e sottolineano l’urgenza del problema. L’Unione Europea ha da tempo assunto un forte impegno su questo fronte e deve giocare la carta vincente della ricerca. Dal punto di vista energetico, l’Italia si trova in una posizione molto vulnerabile. Il nostro Paese dipende per il 90 per cento dell’energia primaria dalle importazioni, soprattutto gas metano e petrolio, ma Agsm è fortemente impegnata nella ricerca e nello sviluppo di energie rinnovabili ed è nostra volontà continuare assiduamente su questa linea». Tra le principali realizzazioni di Agsm nel 2009, rientrano quattro nuove centrali in grado di produrre energia elettrica da fonti rinnovabili. Esistono ricadute positive concrete per i territori che accolgono questi impianti? ›› VENETO 2010 • DOSSIER • 149


GREEN ECONOMY

I governi di molti paesi hanno compreso l’esigenza di affrancare il mondo dal rischio geopolitico connesso all’approvvigionamento energetico legato al petrolio e al gas

›› «A gennaio è entrato a regime con i relativi generatori: all’estrel’impianto eolico di Casoni di Romagna, progettato e realizzato interamente da Agsm sull’Appennino Tosco-Emiliano, nel territorio dei Comuni di Monterenzio e Castel del Rio, in provincia di Bologna. L’impianto eolico è costituito da 16 aerogeneratori da 800 Kilowatt ciascuno, per una potenza complessiva di circa 13 Megawatt. Produce circa 23 milioni di Kilowattora l’anno. L’energia elettrica dell’impianto di MonterenzioCastel del Rio, oltre a essere prodotta senza generare emissioni inquinanti nell’ambiente, consente anche alle due amministrazioni comunali di godere di entrate economiche certe e di una riduzione sui costi di fornitura di energia elettrica per gli edifici pubblici». L’anno scorso è entrato in funzione anche il nuovo impianto idroelettrico della diga di Chievo, alle porte di Verona. Qual è la portata innovativa di questa struttura? «Qui è stata valorizzata la cospicua portata che viene rilasciata a valle della diga di Chievo sul salto massimo di 3,6 metri determinato dallo sbarramento, ricavando dunque energia idroelettrica, cioè energia da fonte rinnovabile. La peculiarità di questo sistema risiede nella progettazione integrata di cinque turbine 150 • DOSSIER • VENETO 2010

mità delle pale delle turbine sono direttamente connessi i rotori dei generatori elettrici, che ruotano nel flusso dell’acqua come un corpo unico. La costruzione di un passaggio per i pesci consente la migrazione della fauna ittica. L’impianto idroelettrico di Chievo ha una potenza installata di 1,55 Megawatt in grado di produrre circa 12.000 Megawattora all’anno di energia pulita». Importanti progressi interessano anche il campo del fotovoltaico. «Sì, uno degli altri due impianti realizzati da Agsm lo scorso anno è, infatti, il tetto fotovoltaico dello stadio veronese Bentegodi che ha una superficie coperta di moduli pari a 20mila metri quadrati: quanto basta per diventare uno dei più rilevanti impianti fotovoltaici d’Italia e tra i più importanti realizzati su strutture sportive in Europa grazie a 13.328 pannelli. L’impianto ha una potenza installata di 996 Kilowatt e sarà in grado di produrre fino a 1000 Megawattora di energia pulita all’anno». Agsm è impegnata anche nel rifacimento dell’impianto fotovoltaico di Zambelli sulle montagne veronesi. Come si procede nello specifico? «La centrale fotovoltaica “Zambelli” di Agsm si trova nei pressi di Cerro Veronese. Inaugurato nel

PIPE BURSTING, L’INNOVAZIONE Agsm Verona si è recentemente dotata di una tecnologia all’avanguardia chiamata pipe-bursting, ossia rottura del tubo, che evita di rompere la superficie asfaltata per sostituire le tubazioni, consentendo di procedere alle necessarie riparazioni grazie a un robot. Dopo aver selezionato la condotta da sostituire, basta praticare un foro nel punto iniziale, inserire il “robottino” ed effettuare un altro foro alla fine del tratto da cambiare. Il pipe-bursting provvede all’inserimento di una nuova tubazione all’interno di quella preesistente. Tale operazione avviene con l’inserimento di una “punta”, allungabile fino a 100 metri, il cui scopo è quello di aprire e sminuzzare la tubazione esistente, seguita da un divaricatore che “allarga” il terreno e lo prepara per consentire il passaggio del nuovo tubo che segue il divaricatore. Prima dell’avvento di questa nuova tecnologia, l’unico sistema per sostituire le vecchie tubazioni di ghisa era rompere il manto stradale, interrompendo il flusso del traffico e provocando dunque disagi alla circolazione. Con il pipe-bursting le condotte vengono sostituite senza interrompere il movimento stradale


Gian Paolo Sardos Albertini

A fianco, immagine del tetto fotovoltaico dello stadio veronese Bentegodi che ha una superficie coperta di moduli pari a 20mila mq realizzati da Agsm Verona

1984, quando venne salutato dalla stampa internazionale come una delle più grandi realizzazioni fotovoltaiche d’Europa, l’impianto necessitava di radicali migliorie per adeguarlo alle nuove tecnologie disponibili oggi sul mercato, a quasi trent’anni dalla sua nascita, e al tempo stesso per migliorarne l’efficienza produttiva energetica. Fra il 2008 e il 2009 è stata così realizzata la nuova progettazione, è stato avviato e concluso l’iter autorizzativo. È stato completato lo smontaggio dei vecchi pannelli

fotovoltaici. Sono stati poi rinnovati i locali, rifatti gli impianti elettrici ausiliari e posati i nuovi collegamenti dopo aver rimosso i preesistenti, ormai obsoleti. Sono state altresì installate le nuove strutture metalliche e montati 992 pannelli completati da quadri di campo e inverter, oltre alla realizzazione della nuova connessione alla rete elettrica. L’adozione di moderne tecnologie ha permesso, a parità di superficie occupata, un aumento della potenza installata da 70 a 178 Kilowatt». Nel futuro c’è un altro impegnativo progetto assegnato ad Agsm dal Comune di Verona. In che cosa consiste? «L’assessorato all’Ecologia del Comune ha costituito una taskforce per incrementare l’utilizzo dell’energia solare. Agsm nei prossimi mesi sarà la capofila di un gruppo di lavoro per lo sviluppo delle energie fotovoltaiche su tutti gli edifici municipali di Verona. Si tratta di migliaia di metri quadrati di tetti che potrebbero essere coperti con pannelli fotovoltaici di ultima generazione, dai quali ricavare energia pulita. Siamo molto orgogliosi che il Comune abbia scelto Agsm come braccio operativo: metteremo tutta la nostra esperienza e la nostra professionalità nel progetto così come è stato per il Bentegodi e per la centrale Zambelli». VENETO 2010 • DOSSIER • 151



MARIA ELISABETTA ALBERTI CASELLATI Riforme del sistema Giustizia, il governo va avanti, nonostante le polemiche

LA VOCE DELL’ORDINE Bruno Piazzola, presidente dell’Ordine degli avvocati di Verona, fa il punto sulla riforma forense

UMBERTO RAPETTO Non servono nuove norme per l’utilizzo del web, ma regole certe, alla base di ogni società civile


TRADIZIONI LEGALI

Un modello vincente tra boutique legali e law firm Una lunga tradizione giuridica, molti “nomi eccellenti” e uno scenario professionale vivace e articolato. Aperto ai nuovi mercati, ma anche alla voce del territorio. Tutto questo fa del Foro di Padova il più importante del Triveneto. La parola a Lorenzo Locatelli, presidente dell’Ordine forense locale Agata Bandini

T

riveneto, terra di imprenditori e fiore all’occhiello del sistema produttivo italiano. Ma anche terra di grandi giuristi e centro di un’attività legale vivace e di altissimo livello. Due aspetti che, evidentemente, sono complementari. È indubbio, infatti, che la presenza di quel tessuto di Pmi che ha reso emblematico il modello Nord Est abbia funzionato da formidabile humus per una tale fioritura di eccellenze forensi sul territorio. A partire da Padova, il cui Foro conta il maggior numero di iscritti dell’intera area del Triveneto. «Padova è una città particolare – spiega Lorenzo Locatelli, presidente dell’ordine forense locale – che guarda ai centri maggiori, ma ancora riposa su caratteristiche legate alla tradizione, per quanto riguarda l’approccio alla tutela legale. La media imprenditoria, fulcro del sistema economico della zona, si rivolge volentieri a uno studio legale che si dimostri non distante dalle proprie dimensioni». A questo si aggiunge senza dubbio la garanzia rappresentata dalla presenza

164 • DOSSIER • VENETO 2010

Lorenzo Locatelli, presidente dell’ordine degli avvocati padovani


Lorenzo Locatelli

Lo scorso anno, con l’aiuto sempre presente delle associazioni locali, particolarmente vivaci, il Consiglio ha organizzato circa 80 eventi formativi gratuiti

di una forte tradizione giuridica cittadina, che per molti clienti rappresenta un vantaggio considerevole rispetto al modello delle multinazionali del diritto. La città di Padova può vantare una storia importante dal punto di vista legale. Quali sono stati i punti di forza della giurisprudenza cittadina? «Il merito è in gran parte della grande tradizione universitaria. Il motto stesso dell’Università, Universa Universis Patavina Libertas, evidenzia la particolare libertà di pensiero che caratterizzava e, tuttora caratterizza, l’ambiente non solo universitario ma anche forense. Mi piace ricordare

che Padova fu l’unica sede in Italia, dopo la controriforma, a restare aperta a studenti e docenti protestanti. E credo che di questa vocazione liberale e laica sia rimasto molto nella pratica e nella cultura forense locale». Quali sono invece le principali criticità in questo scenario? «È indubbio che con l’arrivo degli studi stranieri, le fette di mercato si conquistano con il marketing. Ma per un uso corretto ed efficace della comunicazione in ambito legale occorre ancora compiere alcuni passi. Prima di tutto puntare sulla specializzazione, che sta alla base della professionalità e permette di imprimere il proprio nome in un particolare mercato. Il problema, poi, è mantenere quanto si è conquistato. Il rapporto con le grandi aziende, ad esempio, non è semplice e le loro pretese sono assai problematiche da soddisfare senza un’organizzazione complessa». Boutique legali e law firm. Qual è il modello vincente sul territorio? VENETO 2010 • DOSSIER • 165


TRADIZIONI LEGALI

PER UNA GIUSTIZIA EFFICIENTE

N

el corso della legislatura 2001-2006 il centrodestra aveva varato un provvedimento che prevedeva il taglio dei parlamentari, testo che purtroppo è stato affondato dal centrosinistra con il referendum. Riproporremo questa modifica puntando a una diminuzione dei parlamentari e dei senatori, che il presidente Silvio Berlusconi vorrebbe portare rispettivamente a 400 e a 200. Certamente far partire nell’immediato una simile riforma, soprattutto per quanto riguarda il Senato, non è facile. Si potrebbe trattare quindi di una riforma che va a regime nei prossimi anni, in ogni caso essa è fortemente voluta da questo governo. Quanto al resto, c’è già molto da fare con le riforme in cantiere: abbiamo, infatti, da completare la riforma sul federalismo fiscale, che sta molto a cuore al nostro premier. In tema di giustizia il provvedimento che il governo intende varare sulla separazione delle carriere dei giudici renderà indispensabile anche il varo di un’impor-

tante riforma d’interesse costituzionale che va a incidere sulla struttura del Consiglio Superiore della Magistratura, il quale peraltro non ha dimostrato uno straordinario funzionamento nel corso di questi anni. Attuare il giusto processo e dare maggiori garanzie al cittadino: questi sono i punti cardine in materia di giustizia su cui lavorare adesso. La prevista riforma costituzionale porterà indiscussi vantaggi. Da un punto di vista pratico si esalterebbe la terzietà del giudice e la sua indipendenza e al contempo si rimarcherebbe anche l’autonomia del pubblico ministero dal giudice; credo che questo sia un passaggio molto importante per la garanzia dei nostri cittadini; dal punto di vista politico significherebbe poter armonizzare l’articolo 111 del 99, cioè quello relativo al giusto processo, con gli articoli 24 e 3 della Costituzione, dettami di particolare valore in quanto voluti dai padri costituenti. Difatti, il governo ha già varato parecchie riforme pur essendoci stato nel

«Non esistono solo boutique legali e law firm,

quantomeno intese nel senso anglosassone. Mi sembra invece si stia diffondendo uno studio intermedio, che boutique non è, ma non raggiunge nemmeno i livelli di una law firm, e che presuppone un’organizzazione interna e un investimento di livello elevato. Il problema dei costi credo induca molti a riunire le forze in un unico sistema ma questo non significa che, automaticamente, si sia in presenza di un’organizzazione tra professionisti quanto, piuttosto, di un raggruppamento di professionisti, che è cosa diversa». Non solo gli studi di “provincia”, ma anche le big firm operano sul mid market, guardando dunque a clienti e operazioni di taglio medio. Qual è la realtà di Padova? «Sappiamo benissimo che le big firm non lavorano solo con “big client” come sembravano promettere al loro arrivo. Il cliente pic-

166 • DOSSIER • VENETO 2010

corso di quest’anno un forte impegno per far fronte alla crisi economica e a gravi emergenze, come quella del terremoto in Abruzzo, a causa delle quali si sono dovute posporre alcune attività legislative. Il processo civile aveva delle urgenze ben maggiori rispetto alla riforma costituzionale, quindi credo che sia stato giusto mantenere le attuali scansioni temporali. Su questi temi tutto l’esecutivo sta lavorando in maniera molto intensa.

Mi piace ricordare che Padova fu l’unica sede in Italia, dopo la controriforma, a restare aperta a studenti e docenti protestanti

colo o medio è ben accetto ovunque, le assicuro. Soprattutto in un mercato come quello padovano, in cui i buoni avvocati e la concorrenza non mancano di certo». Dal punto di vista formativo, l’offerta di Padova appare adeguata ai cambiamenti dello scenario sociale e culturale? «Direi che sotto questo aspetto possiamo dirci soddisfatti. Lo scorso anno, con l’aiuto sempre presente delle associazioni locali, particolarmente vivaci, il Consiglio ha organizzato circa 80 eventi formativi gratuiti: due eventi la settimana, se si escludono i periodi feriali. Non è poco per questa città».



GUARDIA DI FINANZA

Nuove norme contro la criminalità

N

Il florido tessuto economico veneto nonostante lo scenario di crisi è comunque teatro di attività illecite da parte di organizzazioni criminali. Il generale Mario D’Alonzo, comandante regionale della Guardia di Finanza in Veneto illustra le recenti operazioni

umerose sono le attività svolte quotidianamente dalla Guardia di Finanza sul territorio veneto. Le operazioni concluse denotano un intenso impegno nella repressione delle attività criminali e una intensa lotta all’ evasione fiscale. Da qualche settimana Agenzia delle Entrate e Nicolò Mulas Marcello Guardia di Finanza stanno indagando su 2000 contribuenti italiani che hanno trasferito tra il 2007 ed il 2008 oltre due miliardi di euro in paradisi fiscali. Molti dei soggetti sottoposti ad accertamenti sono residenti anche in Veneto. «Già lo scorso anno, in Veneto – spiega il comandante regionale Mario D’Alonzo – ha conIl generale Mario D’Alonzo, comandante regionale seguito risultati di particolare rilievo, riuscendo della Guardia di Finanza in Veneto a decuplicare i recuperi di base imponibile rispetto al 2008. Oltre 300 milioni i redditi evasi scoperti nel 2009. E la corsa ai recuperi d’imposta non si è fermata. Il piano di interventi in argomento va ad aggiungersi ad altre numerose azioni di contrasto avviate nelle province venete, specie in quelle con un tessuto imprenditoriale più florido». Quali risultati hanno prodotto le indagini finora condotte? «Le indagini sono tuttora in corso e hanno riguardato un consistente numero di soggetti residenti in Veneto, appartenenti alle più svariate categorie, fortemente sospettati di aver evaso e trasferito capitali in Paesi comunitari e non, inclusi i cosiddetti “paradisi fiscali”. Si tratta di importi, per ciascuna persona fisica, che superano i 500 mila euro. Questo comportamento li rende passibili di pesanti conseguenze sotto il profilo sanzionatorio, anche alla luce di recenti disposizioni che hanno segnato una svolta nella lotta all’evasione fiscale internazionale». l mese scorso in Veneto sono stati condotti numerosi interventi che hanno riguardato diverse aziende 186 • DOSSIER • VENETO 2010


Mario D’Alonzo

300 mln EURO

L’ammontare dei redditi evasi scoperti nel 2009 in Veneto

836 Kg DROGA

La quantità di stupefacenti sequestrata in regione lo scorso anno

agricole che impiegano prodotti energetici, in particolare gasolio agevolato. Quali i risultati conseguiti e quale il livello di diffusione delle irregolarità? «Sulla base di un’accurata attività di raccolta di informazioni, opportunamente incrociate con le banche dati informatiche di cui disponiamo, sono state individuate circa una cinquantina di aziende agricole che impiegano normalmente gasolio per uso agricolo, in particolare per coltivazioni sotto serra, che gode di uno sconto sull’aliquota dell’accisa. Da qui ha avuto origine un piano che ha coinvolto tutti i reparti della regione. Sono stati sequestrati oltre 40.000 litri di gasolio e 9 impianti di distribuzione di carburanti a uso privato. Numerosi anche i casi in cui il gasolio agevolato acquistato veniva destinato a usi non consentiti. Ad esempio, come carburante per automobili o per il riscaldamento di abitazioni private, che normalmente non beneficia di alcuna agevolazione. In totale i casi di irregolarità scoperti sono stati 29. I risultati conseguiti fanno parlare di irregolarità diffuse, ma non a livelli di guardia».

Sempre più spesso si assiste a episodi di infiltrazioni mafiose italiane e straniere anche al Nord. Qual è attualmente la situazione in Veneto? «La Guardia di Finanza, anche alla luce della crisi economica e finanziaria, ha alzato il livello di guardia, rafforzando l’intelligence e svolgendo un’azione più penetrante. Tutto ciò ha consentito l’esecuzione di indagini sul tenore di vita e sulle disponibilità finanziarie e patrimoniali nei confronti di soggetti già condannati per i reati tipici come riciclaggio, traffico di stupefacenti, usura e altro, col fine ultimo di confiscare i beni posseduti quando il loro valore si è dimostrato sproporzionato rispetto ai redditi dichiarati, poiché provenienti da attività illecite. Nell’ultimo anno di attività, sono state concluse circa un centinaio di indagini patrimoniali e fiscali nei confronti di soggetti condannati per l’appartenenza ad associazioni criminose, al termine delle quali è stato possibile proporre il recupero a tassazione di circa 35 milioni di euro di proventi illeciti». In base ai dati delle vostre operazioni quali VENETO 2010 • DOSSIER • 187


GUARDIA DI FINANZA

sono le attività illecite più diffuse tra la criminalità organizzata in Veneto? «Parlare di criminalità con riferimento a una sola regione oggi è riduttivo. Le organizzazioni criminali hanno ramificazioni in più e Paesi e si servono di questa “transnazionalità” per rendere più difficile la risposta delle forze di polizia. In Veneto, recentemente, sono stati concluse numerose operazioni relative al traffico internazionale di stupefacenti. Nell’ultimo anno sono stati sequestrati circa 836 kg di droga e arrestati 297 soggetti, in prevalenza appartenenti a organizzazioni straniere operanti in Italia. Abbiamo notato, dal tenore dei sequestri operati, anche una certa ripresa dei traffici di sigarette di contrabbando che nel 2009 ammontano a circa 45 tonnellate. Peraltro pochi giorni or sono al porto di Venezia ne sono state sequestrate altri 6.200 kg». In che modo si inserisce l’attività della Guardia di Finanza in merito alla possibilità di infiltrazioni mafiose negli appalti pubblici? 188 • DOSSIER • VENETO 2010

La Guardia di Finanza, anche alla luce della crisi economica e finanziaria, ha alzato il livello di guardia, rafforzando l’intelligence e svolgendo un’azione più penetrante

«Quello degli appalti pubblici è un terreno insidioso, che fa gola alle consorterie criminali per la possibilità che offre di riciclare capitali illeciti e per le possibilità di finanziamento. Non è scontato dire che il Corpo mantiene molto alta l’attenzione mediante l’osservazione delle principali variabili che muovono l’economia sul territorio e attraverso un’accurata azione di intelligence in presenza di sospetti operatori che si affacciano sul mercato e che risultano assegnatari di commesse pubbliche col sistema del subappalto. Il lavoro di intelligence è svolto da unità specializzate, sia a livello provinciale che regionale, che raccolgono informazioni sul conto dei vari operatori economici e le confrontano con gli elementi presenti negli archivi e con le numerose banche dati informatiche. Quando un’informazione viene arricchita di una serie di notizie più puntuali che rappresentano un fumus di reato, scattano le indagini di polizia giudiziaria in stretta collaborazione con l’autorità giudiziaria, con le modalità ritenute più idonee secondo il contesto investigativo».



NOTARIATO

L’anello che unisce Stato e cittadini «Il notariato deve fare ulteriori passi per la modernizzazione del Paese e il raggiungimento della pax sociale». Il presidente del Consiglio notarile di Venezia Carlo Bordieri e gli scenari del notariato veneziano Renata Gualtieri

A

ccompagnando la società che cambia” è stato il motto del XLIV Congresso nazionale del Notariato. Proprio per la funzione pubblica che svolge, il notaio ha il dovere non solo di favorire le innovazioni e tutto ciò che torna utile ai cittadini, ma anche, e soprattutto, ha il dovere di aggiornarsi costantemente allo scopo di fornire alla cittadinanza un servizio puntuale e sempre allineato ai nuovi strumenti giuridici. «Il notariato ha sempre dimostrato una straordinaria capacità di adeguamento in tempi brevissimi di fronte a qualsiasi innovazione legislativa, anche complicata», spiega Carlo Bordieri, presidente del Consiglio notarile di Venezia. In un contesto di grande crisi economica il notariato come può contribuire a ricostruire i circoli virtuosi della fiducia? «Il notariato veneziano può riuscire in questo intento facendosi sentire sempre più vicino ai cittadini e dalla parte dei cittadini come strumento di legalità e di garanzia della certezza delle loro transazioni economiche. Adoperandosi, a difesa degli stessi, per il pagamento del giusto tributo e inducendoli alla totale trasparenza nei loro rapporti privati e con le Pubbliche Amministrazioni». Il Consiglio notarile di Venezia crea occa-

194 • DOSSIER • VENETO 2010

sioni di interscambio con i notai del resto d’Italia? «Più che occasioni di interscambio, create dai Congressi nazionali, da convegni di zona e da eventi formativi promossi dalla Fondazione italiana per il notariato e da altri enti, il Consiglio notarile di Venezia ha curato in questi ultimi tempi l’organizzazione di servizi ai cittadini, quale quello dal titolo “Prima parlane al Notaio”, in collaborazione con la Provincia di Venezia: l’iniziativa ha avuto lo scopo di mettere la professionalità dei notai del distretto al servizio del pubblico per consulenze gratuite in cinque

In apertura, Carlo Bordieri, presidente del Consiglio notarile di Venezia


Carlo Bordieri

8,21% VENEZIA

È la percentuale che indica la diminuzione del 2009 rispetto al 2008 del giro d’affari del distretto notarile veneziano

Il notariato veneziano deve stare sempre dalla parte dei cittadini come strumento di legalità e di garanzia della certezza delle loro transazioni economiche

strutture nell’ambito della provincia ottenendo un risultato lusinghiero poiché le liste di prenotazione sono sempre complete sin dal febbraio dello scorso anno». E il rapporto con i notariati esteri? «Il Consiglio di Venezia si è trovato in più occasioni a essere referente di notariati o di altre organizzazioni estere che si rivolgono per ottenere approfondimenti sui nostri sistemi di pubblicità immobiliare e del registro imprese. Nel corso del 2009 il Consiglio ha ospitato una delegazione ministeriale e notarile slovacca con a capo il viceministro della Giustizia e un gruppo di lavoro Onu con sede in Iran, composto da mem-

bri iraniani e anche italiani, interessato a conoscere come in Italia si rendano pubbliche le vicende legate alla proprietà degli immobili e alla vita delle imprese e ciò allo scopo di introdurre in quel paese misure a contrasto della criminalità economica». Quali sono le importanti sfide che restano aperte per la professione? «Non parlerei di sfide aperte per la professione, ma di ulteriori passi che il notariato deve fare per contribuire alla modernizzazione del Paese e al raggiungimento della pax sociale. Quanto alla modernizzazione bisogna ricordare che la tecnologia che deve essere uno strumento insostituibile, ma sempre modellato e adeguato alle norme giuridiche. Cioè è la tecnologia che deve piegarsi al diritto non il contrario, come purtroppo qualche volta è dato di constatare in qualche pubblico ufficio. Il primo punto da raggiungere ora è quello dell’atto notarile informatico, nel rispetto dei criteri ora enunciati. Quanto alla pax sociale il notariato deve assumere sem- VENETO 2010 • DOSSIER • 195


NOTARIATO

GARANTI DI IMPARZIALITÀ

I

l notariato è un’istituzione dello Stato, una magistratura “tra consenzienti” che garantisce sicurezza, efficienza, risparmio, velocità di esecuzione, mediazione giuridica e culturale. Una istituzione essenziale per il Paese, perché con la propria attività assicura tranquillità sociale e sviluppo economico equilibrato. Come giuristi di prossimità sul territorio costituiamo riferimento costante di informazioni e consigli per i cittadini, le famiglie e le imprese. Con i magistrati condividiamo lo spirito etico

di Paolo Piccoli, presidente del Consiglio nazionale del notariato della regola giuridica: l’imparzialità e la decisione conforme a legge. Siamo dalla parte del cliente, ma in ogni caso sopra le parti. Il notariato è sinonimo per il Paese non soltanto di sicurezza giuridica, ma di efficienza e modernizzazione. Ogni anno, tramite la rete telematica del notariato vengono trasmessi ai pubblici registri 3,5 milioni di atti immobiliari e societari ed effettuate 26,5 milioni di visure. L’intervento dei notai nei procedimenti esecutivi per delega dei giudici ha ridotto i tempi di recupero dei crediti da 6/8 anni a 12/18 mesi. I vantaggi, in termini di efficienza e di risparmi per i cittadini, le imprese e l’economia in generale sono del tutto evidenti e quantificabili in molte centinaia di milioni di euro all’anno. Sosteniamo l’idea che la crescita del Paese debba coniugarsi con il rafforzamento della sicurezza giuridica e che un abbassamento dei controlli che ci sono affidati aprirebbe falle pesanti nel sistema della certezza dei diritti. La pesantissima crisi ha evidenziato tutti i rischi e la criticità

Non parlerei di sfide aperte per la professione, ma di ulteriori passi che il notariato deve fare per contribuire alla modernizzazione del Paese e al raggiungimento della pax sociale

legati a una logica degli affari e del mercato volta alla sola massimizzazione del profitto. È tramontato anche un altro mito del mercato, secondo il quale l’individuo è infallibile nell’adottare decisioni corrette nell’arena dei mercati; e ciò non solo per la carenza di informazioni, ma anche per la loro eccessiva complessità. A tutte queste considerazioni il notariato oppone la “rule of law”, il primato della legalità, per tenere a bada lo strapotere degli interessi economici e riaffermare i valori. E lo può fare con la consapevolezza di costituire un punto di equilibrio tra cultura giuridica e moderna analisi economica. Con la consapevolezza che “quanta più certezza legale tanto meno costi transattivi”. Il notariato, dunque, è pronto a fare la propria parte, consapevole di essere parte dello Stato per la delega che gli è conferita e di svolgere, in un sistema di puro mercato, una funzione di garanzia nei confronti dei soggetti più deboli in passaggi fondamentali della vita come l’acquisto della casa e il mutuo.

pre di più il ruolo di interfaccia tra lo Stato e i cittadini indirizzando questi ultimi verso comportamenti leali e corretti e inducendo l’apparato burocratico dello Stato a dimostrarsi effettivamente al servizio del cittadino e non più in una posizione di predominanza sorretta dalla discrezionalità». Quali sono gli effetti della crisi sul notariato? Ha registrato un calo del giro di affari dei notai veneti? «Il calo del giro di affari nel Veneto è stato molto sensibile. Per quanto riguarda il distretto di Venezia, la diminuzione del 2009 rispetto al 2008 presenta una media dell’8,21%. Vi sono colleghi che hanno subito diminuzioni che arrivano anche al 37%. Rispetto al 2005 il calo medio del distretto è del 33%. Nel Veneto, per il 2009, si registrano delle diminuzioni che vanno dal 3,54% di Rovigo al 9,81% di Padova».



FORMAZIONE

Un’esperienza di studio che avvia al lavoro «Ottima la qualità nella proposta didattica e formativa, intenso l’impegno dedicato dall’Ateneo nella facilitazione dell’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro». Così Alessandro Mazzucco, rettore dell’Università di Verona Renata Gualtieri

A

Verona l’Università s’inserisce in un contesto cittadino di ricchezza culturale, storica e artistica, certamente stimolante per vivere l’esperienza universitaria. «L’Ateneo – interviene il Rettore Alessandro Mazzucco – in collaborazione con l’Esu, l’ente per il diritto allo studio, offre agli studenti servizi che aiutano a vivere in modo integrale l’espe-

rienza di studio: alloggi, mense, attività culturali e sportive, corsi di inglese, web radio d’ateneo e collegamento internet wi-fi gratuito». L’Università investe risorse proprie e punta su una didattica principalmente indirizzata alle attese della popolazione studentesca. «Orientamento, tutorato, relazioni internazionali, stage, borse di studio e agevolazioni fiscali – spiega il rettore – sono

alcuni dei molti servizi a disposizione dello studente. Risultano molto gradite in particolare le iniziative di e-learning, che offrono allo studente la possibilità di personalizzare lo studio utilizzando le nuove tecnologie di comunicazione. Per l’elevato numero e la tipologia degli accessi configura di fatto un vero e proprio social network culturale». L’Ateneo di Verona è riconosciuto tra i migliori e più efficaci atenei d’Italia in tema di occupazione post lauream. «Secondo il rapporto di Almalaurea 2008 – continua Mazzucco – a un anno dal termine del ciclo di studi, il 70% dei laureati veronesi ha un lavoro, un dato nettamente superiore alla media nazionale, che si attesta intorno al 51%. Mediamente, è di 3 mesi l’arco di tempo che decorre tra la data di laurea e il primo giorno di lavoro». Questo risultato è possibile grazie alla vivacità imprenditoriale del veronese, ma non può prescindere dalla qua-

In apertura, Alessandro Mazzucco, rettore dell’Università di Verona; nella pagina a fianco, immagini dell’ateneo veronese


Alessandro Mazzucco

lità della proposta didattica e formativa, molto curata e dall’ intenso impegno dedicato dall’Ateneo sulla facilitazione dell’ingresso dei giovani nel mondo del lavoro. Solo nel 2009 sono stati avviati 1.624 stage e 3.493 tirocini con 6.193 aziende accreditate. «L’ufficio di orientamento al lavoro offre ai propri studenti e neolaureati la possibilità di effettuare un’esperienza formativa in numerose imprese, enti e studi professionali; propone stage finalizzati al completamento della formazione universitaria dello studente nonché all’orientamento professionale del neolaureato, anche in ambiti internazionali. Per fornire a laureati e laureandi una panoramica sulle opportunità professionali dopo gli studi, cercando di agevolarne l’incontro con le aziende, ogni anno l’ateneo propone il Ca-

reer day». Da anni l’Università è andata potenziando le opportunità di formazione internazionale rivolte a studenti, docenti e ricercatori. «Gli studenti che si recheranno all’estero grazie ai progetti internazionali – aggiunge il rettore – nel 2010 saranno 339. Nell’anno accademico 2009/2010 il programma Erasmus coinvolge 241 Università Partner appartenenti a 30 paesi europei. Gli studenti stranieri che verranno a studiare a Verona sono 290. Inoltre, per l’anno accademico 2009/2010, sono stati attivati 50 corsi in lingua straniera di cui 48 in inglese, uno in francese e uno in tedesco. L’Ateneo sostiene anche i programmi Worldwide study e Verona for Toefl . È stato inoltre attivato il bando Cooperint 2009 per finanziare ricercatori e docenti stranieri e progetti di mobilità interna-

zionale per dottorandi di ricerca, assegnisti, ricercatori e professori. Ogni anno l’Ateneo propone progetti per l’attivazione e l’organizzazione di summer school per studenti stranieri». Consolidato è ormai l’elevato livello qualitativo raggiunto dall’Università di Verona nel campo della ricerca che è riconosciuto a livello nazionale e internazionale. Nel catalogo di ricerca interno, nato nel 2007, sono presenti VENETO 2010 • DOSSIER • 199


FORMAZIONE CA’FOSCARI PRODUCE CULTURA

C

a’ Foscari è un ateneo speciale in Italia. Centrato sulla formazione economica, umanistica e linguistica. Nasce come scuola di e oggi continua con questa sua vocazione e rimane la seconda in Italia come scuola di economia ma integra la formazione economica con quella linguistica e quella culturale. «Ca’Foscari – spiega il rettore Carlo Carraro (nella foto) – produce cultura

per le imprese che operano in un mondo globale e insegna non solo a fare imprese più efficienti ma a capire le culture degli altri per conquistare nuovi mercati. L’innovazione non è solo tecnologica. Oggi è soprattutto strategica e culturale. È capacità di vedere i grandi cambiamenti e saperli interpretare. Su questo fronte Ca’ Foscari è prima in Italia e tra le prime in Europa». Sono previste convenzioni tra l’Università ed enti esterni per assicurare stage ai neolaureati e favorire l’inserimento nel lavoro dei suoi laureandi e laureati. «Il Servizio Stage e Placement di Ateneo – continua Carraro – ha sviluppato un’ampia rete di convenzioni a supporto delle attività di stage. Sono state sottoscritte 6052 convenzioni con enti e aziende italiane e 961 convenzioni con enti e aziende all’estero». L’ultimo senato accademico ha istituito 6 premi dedicati alla ricerca secondo criteri che enfatizzano la possibilità di premiare chi si impegna più e meglio. «Sono previsti- precisa il rettore – dei

premi junior, 3 premi di 10.000 euro, per junior researcher di Ca’Foscari che siano inventori o co-inventori di importanti brevetti, o che abbiano pubblicato lavori di carattere innovativo, e premi d’eccellenza Senior, 3 da 15.000 euro, per senior researcher di Ca’ Foscari, la cui ricerca abbia avuto un impatto significativo e riconosciuto a livello nazionale e internazionale». La Facoltà che su tutte è veicolo di cultura è Lingue e letterature straniere, che è la più fornita di corsi di studi linguistici di tutta Europa. Offre l’opportunità di studiare 40 lingue e iniziative per mantenere vivo l’amore per lo studio delle lingue. «Oltre ai corsi istituzionali l’Università organizza eventi che permettono a studenti e cittadini veneziani di entrare in contatto con personalità ed esperienze provenienti da tutto il mondo». Grazie alla secolare vocazione internazionale di Venezia, infatti, da due anni a maggio si realizza la rassegna di incontri con grandi personalità della letteratura chiamata

ISCRITTI NEL 2010 PRESSO L’ATENEO CA’FOSCARI DI VENEZIA 5.319 totale iscritti 3.953 iscritti Lauree Triennali 1.366 iscritti Lauree Magistrali L’Università di Venezia è strutturata in 4 facoltà

ISCRITTI NEL 2009 PRESSO L’UNIVERSITÀ DI VERONA 22.197

totale iscritti

21.305

iscritti ai corsi di laurea triennali, magistrali, specialistici e specialistici a ciclo unico 882 iscritti alle scuole di specializzazione L’Università di Verona è strutturata in 8 facoltà

complessivamente oltre 50.000 in Economia, Giurisprudenza, «Le possibilità di trasferimento pubblicazioni scientifiche, rapporti di ricerca, recensioni, prototipi e brevetti, in ambito medicale e biotecnologico. Per favorire l’attività di ricerca e di alta formazione l’Ateneo ha istituito 7 scuole di dottorato

200 • DOSSIER • VENETO 2010

Scienze biomediche traslazionali, Scienze della vita e della salute, Scienze ingegneria medicina, Scienze umane e Filosofia e Studi umanistici con lo scopo di favorire l’attività di ricerca e di alta formazione.

della ricerca – conclude il rettore –sono assistite da un ufficio ad hoc che cura la proprietà intellettuale e gli spin-off. Il mandato del liaison office è quello di favorire il contatto e le sinergie tra le strutture di ri-


Alessandro Mazzucco

Incroci di Civiltà, che ha già portato a Venezia premi Nobel come Orhan Pamuk, o scrittori universalmente noti come Salman Rushdie, Anita Desai, Javier Marias e David Grossman. «Ci sono anche iniziative alla portata di tutti i pubblici: dalla casa delle Parole, la Babele linguistica che permette di sentire i 40 idiomi parlati e utilizzati per leggere poesie, sonetti, testi di qualsiasi tipo, rigorosamente brevi, accompagnati da una traduzione in italiano, a partire dalle parole estratte da un cappello, al Centro linguistico d’ateneo che organizza corsi con docenti di lingua universitari aperti a tutti. Inoltre, grazie a un accordo unico in Italia, 60 studenti cafoscarini ogni anno possono addirittura fare l’esperienza di una Summer School, attiva da qualche edizione, che permette di studiare con coetanei e docenti di Harvard, sostenere gli esami e ottenere crediti e volendo, iscriversi in seguito nel prestigioso ateneo americano».

70% DOTTORI

La percentuale dei laureati veronesi che ha un lavoro a un anno dal termine del ciclo di studi

cerca universitarie, il mondo produttivo e le istituzioni del territorio, per sostenere la ricerca e diffondere nuove tecnologie con ricadute positive sulla produzione industriale. Oggi, all’Università di Verona sono attive cinque società spin off e altre due, una nel settore della diagnostica medica e un’altra nella produzione di energia da composti biologici, sono in fase di avanzata progettazione. Di recente è stata avviata un’attività istituzionale di fund raising finalizzata al sostegno della ricerca e dei giovani che vi si dedicano». Inoltre, l’ateneo premia il merito studentesco ormai da anni. «Non ci limitiamo a erogare sostegni economici per gli studenti meno abbienti – precisa

– ma si è ritenuto di operare veri e propri investimenti sulle capacità dei singoli indipendentemente dal reddito familiare, consentendo di eliminare l’impatto di questa variabile nel reclutamento del miglior capitale umano, superando le discriminazioni legate al censo. Anche quest’anno, nonostante il limitato finanziamento statale, oltre ad assicurare le borse di studio a tutti gli aventi diritto, mediante l’eventuale integrazione, se necessaria, dei finanziamenti erogati da Regione e Stato, si è deciso di mantenere gli incentivi previsti a tutti i meritevoli». Tre le categorie di merito valutate. La prima riguarda il merito scolastico conseguito dalle matricole che si sono diplomate,

nella scuola secondaria con il massimo dei voti. In questo caso l’incentivo è di 400 euro. La seconda categoria riguarda, invece, l’eccellenza raggiunta dagli studenti del primo anno dei corsi di laurea triennale impegnati a tempo pieno, che hanno conseguito almeno 50 crediti formativi entro la sessione autunnale dello stesso anno; anche in questo caso l'incentivo è di 400 euro. Infine, per chi si laurea nei tempi e iscrive a un corso di laurea specialistica, magistrale o a un master universitario, l’incentivo è di 500 euro. Per chi, invece, continuerà con una scuola di specializzazione dell’area sanitaria, l’incentivo corrisponde all’esonero totale dai contributi studenteschi. VENETO 2010 • DOSSIER • 201



Il sistema regionale tra ricerca e qualità

FERRUCCIO FAZIO Appropriatezza, integrazione e qualità. Gli obiettivi futuri del sistema sanitario nazionale

SANDRO SANDRI Renewing Health, il progetto di telemedicina con cui il Veneto fa scuola in Europa

NINO MARAZZITA La malasanità si sconfigge con maggiore attenzione al paziente e professionalità


NUOVE TECNICHE

La telemedicina porta il Veneto in Europa All’avanguardia per la telemedicina, la regione è capofila del progetto europeo Renewing Health, «vogliamo curare di più e meglio a domicilio molte categorie di pazienti – spiega il numero uno della sanità veneta, Sandro Sandri – per favorire lo scambio di informazioni in tempo reale tra i medici di medicina generale e gli specialisti» Nera Samoggia

V

iaggia on line la rivoluzione terapeutica dei 4.500 pazienti coinvolti in Renewing Health, progetto europeo di telemedicina. Per il quale, l’Ue ha assegnato alla Regione Veneto il ruolo di capofila, riconoscendole così quel suo essere all’avanguardia nel voler realizzare una sanità davvero a misura di cittadino. Con Renewing Health, spiega Sandro Sandri, assessore regionale alla Sanità, «vogliamo rafforzare l’uso dell’Information communication tecnology in sanità per curare di più e meglio a domicilio molte categorie di pazienti, per favorire lo scambio di informazioni in tempo reale tra la sanità territoriale e quella ospedaliera, tra i medici di medicina generale e gli specialisti». Come si articola questo progetto? «Nove regioni di altrettanti Paesi europei: Danimarca, Norvegia, Svezia, Grecia, Germania, Austria, Francia, Finlandia e Italia, con il solo Veneto, considerate leader nei rispettivi Paesi in materia di telemedicina, hanno iniziato un cammino che porterà inizialmente a condivi224 • DOSSIER • VENETO 2010

dere le rispettive esperienze e conoscenze in materia e a definire nuove azioni e linee guida da applicare nei rispettivi territori. Il lavoro è iniziato appena il 12 febbraio scorso nel primo vertice di Venezia. E, quindi, prematuro parlare di esiti, anche perché la durata del progetto arriva al 2012 e solo allora si vedranno i risultati e le ricadute concrete, rilevanti anche grazie all’entità del finanziamento comunitario che è di 14 milioni di euro». Quali le patologie ammesse alla sperimentazione? «I pazienti coinvolti direttamente saranno in tutto 7.900, dei quali 4.500 quelli veneti, che verranno assistiti a domicilio per tutto quanto

Sandro Sandri, assessore alla Sanità della Regione Veneto


Sandro Sandri

possibile, con l’utilizzo della telemedicina. Si tratta di pazienti cronici affetti da patologie cardiovascolari, polmonari, e dal diabete. Renewing Health permetterà a chi è affetto da patologie tra le più diffuse in ambito europeo di migliorare la qualità della propria vita, di favorire i percorsi assistenziali di cura, di limitare la mortalità e di diminuire le visite ospedaliere». Il Veneto è la regione capofila, come avete strappato la leadership ai colleghi europei? «Il discorso parte da lontano: negli anni, e nell’ultimo biennio in particolare, la Regione del Veneto ha intrattenuto costanti rapporti internazionali sia bilaterali con altre Regioni leader in sanità come la Catalogna sia in sede di Comunità europea. Questo anche grazie ad un efficiente Servizio per i rapporti internazionali in sanità attivato in seno alla Segreteria regionale sanità e sociale e ad un grande lavoro di “lobby” portato avanti dai dirigenti della nostra sede di rappresentanza a Bruxelles. Nell’ottobre 2008, poco dopo aver sottoscritto un accordo formale di cooperazione con la Catalogna, siamo entrati nel G6 delle più importanti regioni sanitarie dell’Europa con Catalogna, Scozia, North West England, Fiandre e Bassa Austria. E abbiamo così avuto per la prima volta accesso diretto all’interlocuzione con la Commissione

Europea. L’importanza di avere contatti in sede comunitaria in sanità è poco conosciuta, ma è rilevante perché ingenti fondi europei vengono e verranno investiti proprio in sanità, soprattutto per sostenere progetti d’eccellenza come Renewing Health. Il Veneto lo ha capito presto e ci ha creduto, al punto che oggi siamo capofila o coprotagonisti di una cinquantina di questi progetti. Renewing Health è nato così e la nostra leadership nel progetto nasce da una realtà veneta già molto sviluppata in tema di applicazione di nuove tecnologie in sanità, ed in particolare della telemedicina». Quindi avete già dei progetti in atto che vanno in questa direzione? VENETO 2010 • DOSSIER • 225


NUOVE TECNICHE

4,5 mila PAZIENTI

Sono i pazienti veneti coinvolti in Renewing Health e che saranno assistiti a distanza

«Sì, sono molti al punto da non poterli indicare tutti in questa sede. Tuttavia, per dare un’idea di quanto il Veneto punti a questa nuova frontiera dell’organizzazione delle cure, basta pensare che è nato ed è operativo il Consorzio Arsenàl.IT che riunisce tutte le Ullss e Aziende ospedaliere venete proprio per realizzare un lavoro comune in materia di telemedicina, scambiare know how, dare e ricevere consulenza tecnica sulle migliori modalità realizzative ed operative di un servizio. Arsenàl.IT è anche il partner tecnico di Renewing Health per quanto riguarda la Regione del Veneto». Quanto la telemedicina può contribuire ad abbattere i costi, mantenendo comunque alti gli standard qualitativi? «Quanto è difficile dirlo, ma certamente molto sia in termini di costi effettivi che di costi sociali. Diminuire i tassi di ospedalizzazione, garantendo al paziente lo stesso identico standard di cura, ottiene infatti un doppio risultato: abbattere i costi delle cure riuscendo a fare a domicilio ciò che spesso si fa in regime di ricovero, ed evitare al cittadino l’innegabile trauma psicologico di un ricovero o i disagi del doversi continuamente spostare 226 • DOSSIER • VENETO 2010

per raggiungere un ospedale. Magari per doversi sottoporre ad un semplice esame. Con la telemedicina non solo l’esame si fa in casa e viene immediatamente messo a disposizione dei medici curanti, ma si può costantemente tenere il paziente monitorato e tarare pressoché in tempo reale le cure da erogare. Per una patologia cronica come quelle su cui si concentra Renewing Healt è una svolta molto importante». Curare a distanza non si rischia la disumanizzazione della medicina e soprattutto il rapporto medico-paziente? «Assolutamente no. Il rapporto medico-paziente addirittura si rafforza perché il contatto è costante e la presenza fisica non manca mai quando necessaria». Rispetto agli altri paesi europei che partecipano al progetto, il Veneto e l’Italia come si collocano? «Credo di poter dire che siamo all’avanguardia, altrimenti non saremmo stati scelti come capofila. Ma in questo genere di progetti ciò che conta non è essere primi, ma portare a casa un risultato comune utile a tutti i partner».



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