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Nea Gennaio 2011

So Sommario

L’intervento

- Mara Carfagna - Maria Vittoria Brambilla

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Donna dell’anno

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Fattore D

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- Angela Merkel

- Laura Frati Gucci

Reti d’impresa - Françoise Foning

L’impresa per il sociale - Diana Bracco

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Una donna per commissario 36 - Gabriella Bruzzone - Giovanna Vilasi - Daniela Leonelli

Fondazione Bellisario -

Lella Golfo Maria Grazia Marchetti Lungarotti Alessandra Servidori Matilde Bernabei

Confindustria - Federica Guidi - Anna Maria Artoni - Mariella Enoc

Economia e cultura - Lucia Nardi

Turismo - Cinzia Renzi

Agricoltura - Nunzia De Girolamo

Politica energetica - Stefania Prestigiacomo

Un futuro sostenibile - Maria Rosaria Iapalucci

Distribuzione dei carburanti - Laura Vazzoler

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In azienda con

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Il ruolo della donna

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- Antonella Mansi

- Lorenza Morello

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Fare impresa a Lucca - Silvia Betti

Modelli d’impresa

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- Sylvana Guidotti Barsanti - Carolina Godio - Elisa e Mariangela Morganti - Stefania Lacriola

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Consulenza alle imprese Modelli d’impresa - Cristina Nadile

Ingegneria e geologia - Alessandra Fantini

Logistica - Marina Melissari

Opere edili - Angela Procopio

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- Graziella Aragona - Ariela e Paola Caramella - Matilde Borghese

84 Prestiti partecipativi - Silvia Fiorani

86 Recupero crediti 88 Intermediazione creditizia - Mirela Kliem

Intermediazioni assicurative 12

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- Federica Scafarelli

- Sonia Napolitano

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Diplomazia

- Franco Frattini - Elisabetta Kelescian - Valeria Passetti - Marina Simeoni - Maria Grazia Cioffarelli

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Moda e stile - Alessandra Ferrone

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Laboratori della moda - Laura Letteria

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L’artigianato fiorentino - Laura Gori

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Laboratori artigianali - Roberta Morandin

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Officine artigiane - Ghise Artistiche Toscane

152 Riforma forense

Antiche passioni - Louise e Narghes Michail

- Grazia Volo

154 Affido condiviso

Restauro - Laura Rocca

Alfieri del lavoro

- Le premiate del 2010

- Annamaria Bernardini De Pace

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Politiche giovanili - Giorgia Meloni

Organizzazione di eventi - Ivana Termine

“Society & social” - Giovanna Lucherini e Mirella Ridi

Comunicazione integrata

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- Maria Luisa Gatto

Il turismo a Roma - Antonella De Gregorio

Valorizzare il turismo - Rachele Barra

Imprenditoria turistica - Elena Rita Chiaramonte

Tempo di viaggiare - Citty Maugeri Grasso

Progettazione - Stefania Bedoni

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Riforme - Lodovica Giorgi

Riflessioni - Maria Luisa Falcone

Il ruolo dell’avvocato - Saveria Mobrici - Marisa Elisabetta Gallo

168 Stalking

- Paola Balducci

170 Diritto di famiglia

- Vittoria Chiappero e Laura Marchesi

Comunicazione territoriale

LedonnediNea 184

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- Maria Tozzi - Simonetta Vannucci

190 Consulenza sentimentale e psicologica

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- Tiziana Cerra

L’editoriale - Maria Rizzotti

Formazione continua in medicina - Cosma Antonia Tullo

Medicina naturale - Giovanna Orlando

Disordini alimentari

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- Patrizia Borrelli

Spesa sanitaria - Antonietta Danneo

Odontostomatologia - Cinzia Ventucci

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L’intervento Il mio impegno per le donne e per un Sud più avanzato di Mara Carfagna

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el Mezzogiorno le donne che lavorano sono ancora poche. E questo determina un grave danno all’economia nazionale. Stiamo lavorando, insieme al ministero dello Sviluppo economico, nel quadro del più ampio Piano per il Sud, per reperire nuove risorse per favorire l’accesso al credito delle imprese femminili operanti nel Mezzogiorno, attraverso l’utilizzo della garanzia del fondo per le piccole e medie imprese. Il nostro obiettivo è il rifinanziamento della legge 215 del 1992, che giace da troppo tempo in Parlamento, e la mia idea è quella di circoscriverla al Meridione, anche dal punto di vista dell’imprenditoria. La creatività e il talento delle donne possono costituire una risposta concreta alla crisi economica che interessa il nostro Paese, soprattutto nel sud dell’Italia. Inoltre, abbiamo deciso di investire sui servizi a disposizione delle donne e, quindi, delle famiglie. Con il Piano di conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, vogliamo sostenere concretamente le donne che, ogni giorno, si devono dividere tra la famiglia e il lavoro. Il piano consentirà

la creazione e diffusione delle babysitter di condominio, le cosiddette tagesmutter, che subentrano nella cura del figlio mentre la mamma è al lavoro, ma anche l’istituzione di albi per le baby-sitter che garantiscano serietà e professionalità, e molte altre misure. Provvedimenti che si sommano al piano asili nella pubblica amministrazione, portato avanti insieme ai colleghi Brunetta e Giovanardi. Senza questi servizi, non si potrebbe neanche pensare di affrontare il problema delle basse percentuali di occupazione femminile, lontane da quelle del resto d’Europa. Di questo ci occupiamo con il ministro Sacconi e il pacchetto di misure denominato “Italia 2020”. Inoltre, la direttiva 54/2006 sulla parità di trattamento tra uomini e donne nel mondo del lavoro protegge dagli abusi sui luoghi di lavoro, di cui sono vittime soprattutto le donne, e stabilisce pesanti sanzioni, con multe fino a 50 mila euro, per i datori di lavoro che discriminano in base al sesso. Ma c’è ancora molto da fare per la tutela di donne e bambini, e voglio proseguire su questa linea. Non mi posso accontentare dei risultati finora

raggiunti, seppur positivi. Voglio migliorare il peso della quotidianità sulle persone, che siano in famiglia, in coppia o single, voglio che si sentano sicure nei loro spostamenti. Solo attraverso il libero arbitrio l’individuo sente di essere in grado di affrontare le dinamiche positive e negative della vita. Certamente bisogna studiare un sistema economico inclusivo, dove le donne possano trovare spazi d’azione per migliorare la vita lavorativa. Lo stiamo facendo, ma occorrono maggiori risorse. Nel corso di questi anni al ministero, mi sono concentrata anche sulle campagne di comunicazione perchè ritengo siano uno strumento molto importante per evidenziare la centralità dell’individuo, la sua dignità, il rispetto dell’altro e le differenze, che portano valore aggiunto in una società moderna e democratica. Più si riesce a entrare nelle case con messaggi che invitano a una sana convivenza civile, maggiore sarà il riscontro. Non mi stanco mai di dirlo: dobbiamo investire nelle nuove generazioni, saranno loro le donne e gli uomini che domani dovranno confrontarsi su temi così delicati.

CON IL PIANO DI CONCILIAZIONE DEI TEMPI DI VITA E DI LAVORO, VOGLIAMO SOSTENERE CONCRETAMENTE LE DONNE CHE, OGNI GIORNO, SI DEVONO DIVIDERE TRA LA FAMIGLIA E IL LAVORO Nea • Gennaio 2011

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L’intervento Turismo, opportunità e sviluppo di Michela Vittoria Brambilla

L’ITALIA DEVE CONFRONTARE CONOSCENZE E BEST PRACTICES CON I PAESI CHE OGGI DETERMINANO, A LIVELLO GLOBALE, L’ANDAMENTO DEL MERCATO

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el mutato contesto internazionale del turismo globalizzato e con un’Europa che attira ancora più del 50 per cento dei turisti del mondo, ma che ha bisogno di ridisegnare la sua strategia per continuare a competere con successo, l’Italia deve non solo ricoprire il ruolo che le spetta sullo scenario internazionale in ragione della sua natura di potenza turistica mondiale, ma deve anche confrontare conoscenze e best practices con i paesi che oggi determinano, a livello globale, l’andamento del mercato. Da qui la mia insistenza per superare la logica in cui la si canta e la si suona in famiglia. La nostra capacità di individuare la strategia più opportuna Nea • Gennaio 2011

sarà decisiva per l’elaborazione della politica nazionale del turismo che ci guiderà negli anni futuri. I risultati della prima parte di quest’anno in termini di flussi internazionali ci dicono che il trend è quello giusto: i nostri flussi sono saliti del 5,3 per cento, ben al di sopra della media europea. In questa dimensione di confronto internazionale, assume ancora maggior importanza il fatto che l’Italia è stata eletta alla Presidenza del Consiglio esecutivo dell’Organizzazione mondiale del Turismo, in considerazione del ruolo determinante svolto nell’ultimo anno. L’Organizzazione mondiale del Turismo è il massimo organo deputato a definire e

guidare, attraverso il suo consiglio esecutivo, le strategie del turismo mondiale. Si tratta del braccio operativo dell’Onu che riunisce 120 paesi. È quindi il massimo riconoscimento possibile per il nostro Paese, il più importante e prestigioso. Ne sono davvero orgogliosa. Il turismo rappresenta un settore strategico per il rilancio del Paese che possiede un enorme potenziale in termini di attrattori culturali, paesaggistici e storici, un potenziale ancora parzialmente inespresso. Sono certa che la condivisione di obiettivi e di strategie tra Governo e Regioni permetterà di delineare politiche incisive per la crescita dell’industria turistica del Paese. 17


Donna dell’anno


angela merkel VINCE IL CARATTERE TEDESCO È soprannominata “la Thatcher teutonica”, cancelliere della Germania dal 2005, allora alla guida della Grosse koalition sulla quale pochi scommettevano. Prototipo del tedesco medio, ambiziosa e determinata, è riuscita a far uscire la Germania dalle secche della crisi economica. Oggi, dopo sei anni di governo, ha mantenuto nel suo Paese quote di gradimento molto alte. La rivista Forbes l’ha eletta “la donna più potente del mondo”

di Giancarlo Mazzuca Nea • Gennaio 2011

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Donna dell’anno

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n Europa la chiamano la “madame” perché sembra darsi delle arie. In Germania l’hanno soprannominata la “Thatcher teutonica” perché assomiglia a una lady di ferro. In realtà Angela Dorothea Merkel, cancelliere della Germania dal 2005, «è il contrario dei suoi appellativi: sa quel che vuole, è ambiziosa e determinata (altrimenti non sarebbe al potere da sei anni nel Paese più potente d'Europa), ma sa essere anche donna del popolo e usa molto spesso il guanto di velluto». Come mi ricorda Roberto Giardina, corrispondente storico a Berlino, Frau Merkel ha una grandissima qualità: la schiettezza. È abituata a parlare senza peli sulla lingua e, quando sbaglia, lo ammette subito senza fare tanta pretattica: gli elettori tedeschi spergiurano sul fatto che lei dica sempre la verità e le perdonano qualsiasi errore o ripensamento. Durante la crisi economica che ha sconvolto il mondo dal 2008, il cancelliere in gonnella, definita da Forbes la donna più potente del mondo, ha deciso di muoversi per conto suo e ha dimostrato di avere avuto ragione, anche se molti “maitres à penser” l’hanno accusata di essere antieuropeista: la Germania, come rilevano gli ultimi indicatori economici, sta uscendo, meglio degli altri, dal pantano ed è tornata a essere la locomotiva del vecchio continente. Lei è riuscita nel miracolo di dare fiducia ai suoi connazionali, tradizionalmente pessimisti: i tedeschi hanno continuato a spingere sui consumi anche nei momenti più neri e, oggi, vedono la luce in fondo al tunnel. Certo, per mettere in salvo il proprio equipaggio, Angela ha dovuto spin-

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A destra, dall’alto, Angela Merkel con l’ex cancelliere Helmut Kohl; con il marito al Festival di Bayreuth

gere il piede sull’acceleratore del fronte interno e, agli occhi dei Paesi più deboli dell’Europa, è sembrata un po’ egoista. Ma come darle torto? Del resto, dopo un certo ostruzionismo, ha detto “sì” agli aiuti Ue a favore di Grecia e Irlanda e ora sta spingendo perché anche il Portogallo li richieda. Ha posto (o, meglio: ha imposto) una sola condizione: che vengano modificate le regole comunitarie. Non è possibile che tutti gli errori dei “poveri” ricadano sempre sulle spalle dei “ricchi”. Figlia di un pastore protestante, nata ad Amburgo ma cresciuta nell’ex Germania Est, la Merkel ha, comunque, una forte coscienza sociale. I deboli vanno aiutati, ma da brava luterana (anche se confessa di essere atea), è convinta che ci sia anche l’obbligo di darsi da fare: c’è il dovere di aiutare, non c’è il diritto a essere aiutati. Se Herr Muller, prototipo del tedesco medio, amava il maestro Kohl, che sfoggiava sandali e calzini corti, oggi, nutre una particolare simpatia per l’allieva, la cancelliera che non si preoccupa di andare dal parrucchiere (ma ora non si taglia più i capelli da sola) e che spende pochissimo in vestiti. Tre anni fa, al Festival di Bayreuth (è una grandissima “fan” di Wagner), sfoggiò un incredibile abito luccicante dai colori smaglianti (arancione, rosso e giallo) che aveva acquistato negli Stati Uniti. Senza fare una piega, lo rimise, dodici mesi dopo, nella stessa occasione. Una semplicità e una naturalezza che, in particolare, vengono apprezzate dalle donne. La sua, non è una posa. È così e, quando può, va a fare acquisti al mercato da sola portando con sé le borse della spesa, nonostante le guardie del corpo che la seguono a distanza. Non ha voluto vivere negli alloggi della Cancelleria, ma abita ancora nel suo vecchio appartamentino davanti al museo berlinese di Bodeinsel, vicino all’Università, la Freie Universitaet, dove insegna il marito, Joachim Sauer. L’altra metà della Merkel è professore di chimica e lo chiamano il “più conosciuto sconosciuto” della Germania perché resta sempre nell’ombra. Sono, entrambi, al secondo matrimonio e Frau Angela si risposò per ordine di Kohl: la sua relazione con Sauer non piaceva ai cattolici della Cdu. Hanno una dacia a 70 chilometri da Berlino, a Hohenwalde: niente di lussuoso, si può diventare vicini di casa della “Bismarck È RIUSCITA NEL MIRACOLO DI DARE FIDUCIA del Duemila” con un investimento di AI SUOI CONNAZIONALI, TRADIZIONALMENTE soli 50 mila euro (in attesa di un ri- PESSIMISTI: I TEDESCHI HANNO CONTINUATO A torno al marco auspicato dal 50% dei SPINGERE SUI CONSUMI NEI MOMENTI PIÙ NERI tedeschi, secondo un recentissimo son- E, OGGI, VEDONO LA LUCE IN FONDO AL TUNNEL daggio della “Bild”). Negli ambienti universitari, si dice che Sauer potrebbe diventare Nobel per la chimica ma, finché la moglie resterà al governo, il traguardo è, ovviamente, impossibile. Paradossalmente, la debolezza della Merkel è la sua forza. Dopo avere guidato, nel 2005, la Germania alla testa di una vasta coalizione, la Grosse Koalition, che ebbe tantissimi proseliti anche in Italia ai tempi del governo Prodi, dal 2009 può camminare con le proprie gambe. Il problema è che il suo partner liberale al governo è, oggi, in grave crisi: se si votasse domani, il Fdp crollerebbe da quasi il 15 per cento del 2009 a meno del 5, rischiando di non superare neppure la soglia minima per entrare nel Bundestag, il Parlamento tedesco. In tal caso si dovrebbe tornare a una grande coalizione guidata sempre dalla Merkel perché i socialdemocratici sono sempre distanziati di almeno una decina di punti. Non è neppure utopistico pensare a un’alleanza con Spd, con i “verdi” e con gli ex comunisti della Linke di Oskar

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Foto sito G8/ANSA - Maurizio Brambatti

Donna dell’anno

Lafontaine (populista finché si vuole, ma, comunque, molto migliore di tanti suoi Sopra, Angela Merkel con i capi di stato nel colleghi “gauchisti” dell’Europa), se fosse superato il tabù di un matrimonio con primo giorno del vertice l’estrema sinistra a poco più di vent’anni dalla caduta del Muro di Berlino. È certo G8 a L'Aquila che la cancelliera, dopo quasi sei anni di governo, ha ancora quote di gradimento molto alte (55%) anche se, ovviamente, in calo rispetto al 65% iniziale: nessuno dei suoi predecessori aveva mantenuto tali indici al loro secondo mandato. Certo, anche la nostra Angela deve fronteggiare qualche critica. Chi l’accusa di avere tagliato alcune misure sociali, ma lei è pronta a ribattere che lo fece anche Schroeder. Chi l’accusa di non avere grandi visioni e di condurre una politica da brava massaia ma la sua risposta è immediata: quali sono, oggi, i grandi leader mondiali in grado di avere strategie di largo respiro e di vasti orizzonti? Chi l’accusa invece di cambiare idea con troppo disinvoltura, ma lei replica che solo gli idioti non mu- DURANTE LA CRISI ECONOMICA, tano mai opinione e che, comunque, IL CANCELLIERE IN GONNELLA HA DECISO non lo fa per semplice opportunismo. DI MUOVERSI PER CONTO SUO E HA Soprattutto sul fronte estero, è, poi, DIMOSTRATO DI AVERE AVUTO RAGIONE molto elastica. Alcuni esempi: quando scoppiò la crisi della Georgia, disse, a caldo, che Tbilisi dove entrare subito nella Ue per poterla metter al riparo dalla Russia. Ma il giorno dopo, richiamata da Sarkozy, ammise che la situazione dovesse essere meglio valutata e, alla fine, si schierò dalla parte di Berlusconi che aveva difeso l’intervento di Putin. In effetti, non ama molto il Presidente francese, ma l’intesa con Parigi resta solida, nonostante tutto. E il “feeling” con gli Stati Uniti non le impedisce, spesso e volentieri, di bacchettarli: a un amico bisogna dire quando sbaglia, spiega. Nel 2005, allorché la casalinga dell’ex Germania Est salì sul gradino più alto della gerarchia tedesca, molti non avrebbero scommesso neppure un marco, ormai fuori circolazione, sul suo conto e sulla tenuta della signora in rosso-giallo. E invece Angela è sempre più “sturm und drang”: la vecchia Trabant è diventata una Mercedes. 22

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laura frati gucci Laura Frati Gucci, presidente dell’Aidda, l’associazione imprenditrici e donne dirigenti d’azienda, e vice presidente mondiale Fcem


Fattore D

Il futuro dell’imprenditoria femminile Mediatrici e conciliatrici per eccellenza, coraggiose e perseveranti. Le donne che lavorano, vero motore della ripresa, hanno bisogno di servizi a sostegno della famiglia e di più meritocrazia. Le proposte di Laura Frati Gucci di Michela Evangelisti

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lessibilità e creatività: due fattori che per le imprese impegnate nel superamento della crisi internazionale si rivelano vincenti. Ma anche, come ricorda Laura Frati Gucci, due caratteristiche prettamente femminili. Al 58° congresso mondiale di Fcem organizzato di recente a Firenze dall’Aidda (associazione italiana imprenditrici e donne dirigenti di azienda), si è affrontato il tema del rilancio economico nel rispetto degli scenari dei diversi Paesi; ed è emerso che le donne continuano a costituire nuove imprese in tutti gli angoli del mondo. «Nonostante una crisi senza precedenti, si adoperano per migliorare le relazioni fra pubblico e privato – spiega la presidente dell’Aidda –, sia per quello che riguarda il business sia per ciò che concerne una struttura sociale rispondente ai fabbisogni delle nuove società, che vedono la maggior parte delle donne impegnate nel mondo del lavoro e che necessitano, quindi, di servizi adeguati». Si può affermare che la partecipazione delle donne all’economia è, oltre che una questione di pari opportunità e di giustizia sociale, la chiave dello sviluppo del nostro Paese? «Indubbiamente le donne devono essere conNea • Gennaio 2011

siderate motore della ripresa; soprattutto in un momento come questo, che vede il riacutizzarsi di scissioni religiose, la caratteristica delle donne - mediatrici per eccellenza - appare primaria o addirittura indispensabile. Nel nostro Paese occorre puntare a un maggior numero di donne “chiamate” dal mondo della politica, perché possano determinare insieme agli uomini una governance contemporanea». L’imprenditoria femminile è nel nostro Paese in fortissima ascesa e il cosiddetto “fattore D” sembra determinare un maggior successo economico delle attività. Come si spiega questa tendenza? E quali opportunità ancora si prospettano per le donne italiane? «Credo fortemente che in un Paese come l’Italia, costellato da una miriade di microimprese (il 90% delle aziende italiane ha meno di 30 addetti), le donne abbiano la possibilità di fare impresa. Da diversi anni assistiamo a un fenomeno particolare: 3 nuove imprese su 4 sono costituite da donne. Questo dato non soltanto riflette il fatto che la popolazione è costituita per il 53% da donne, che le studentesse tendono a completare gli studi prima e meglio dei colleghi maschi e che i concorsi vengono vinti all’80% da donne, ma conferma

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Fattore D

la volontà e la capacità delle donne italiane di lavorare bene in tutti i settori. Fare impresa, e principalmente gestire una piccola impresa, non è cosa da poco: implica competenze allargate, risorse umane limitate e, purtroppo, piccoli capitali. Ma le donne dimostrano di avere coraggio e perseveranza, riuscendo non solo a portare avanti le proprie imprese ma anche a conciliarle con le attività familiari».

Imprenditrici attorno a un tavolo

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ra i progetti dell’Aidda spicca quello dei “tavoli di settore”, nati dal presupposto che le aziende associate appartengono un po’ a tutti

i settori merceologici. Articolati in 7 macrosettori, ognuno con la propria referente, sono coordinati a livello nazionale da Paola Giuntelli (nella foto) e hanno

come mission una condivisione di identità imprenditoriale e professionale tra le socie per area di competenza e la creazione di un interscambio tra i vari settori, con l’obiettivo finale di ottenere una maggior coesione all’interno dell’Aidda, in modo da renderla a livello nazionale un’associazione ancora più compatta e influente. L'intero progetto è stato suddiviso in tre fasi: la disposizione dei tavoli di

Quale contributo dà l’imprenditoria femminile alla crescita sostenibile? «Il “sistema”, la società, la sostenibilità e l’ecologia sono temi particolarmente cari alle donne, che affrontano questi argomenti con la stessa “cura” con la quale si dedicano ai propri figli e alla famiglia. Non vi è dubbio, quindi, che il “sentire” femminile sia migliorativo rispetto alla crescita sostenibile».

settore, l’organizzazione di incontri per trovare nuove nicchie di mercato e nuove opportunità e, infine, la valutazione dei risultati. Il primo tavolo a decollare è stato quello dedicato al turismo, un settore al quale l’Aidda rivolge grande attenzione e per il quale ha dato vita a un portale ad hoc. Si chiama Italy Welcome Women e nasce con l’intento di mettere in evidenza le imprese turistiche delle socie, con il patrocinio di Enit. Si tratta di un sito specializzato che offre uno strumento alternativo nel panorama del turismo web, ovvero un approccio personale e femminile “dalle donne per le donne”. Cosa ha portato alla creazione dei tavoli di settore? «I tavoli sono nati dalla necessità di creare delle sinergie tra le varie aziende all’interno della nostra associazione, affinché le imprenditrici che operano attraverso differenti tipologie di attività all’interno della stessa filiera avessero un modo per

Svolgere un’attività imprendito- ritrovarsi. Certo le difficoltà non mancano, perchè non siamo un’associazione di riale o manageriale presenta ancora categoria e quindi tutto è legato alla volontarietà delle singole imprenditrici, ma per la donna non trascurabili diffi- crediamo molto in questo progetto». coltà oggettive e, talvolta, soggettive. Come procedono i lavori del tavolo per il turismo? Quali a suo parere le più diffuse? «Abbiamo già organizzato diversi incontri, tra i quali un incontro specifico sul turismo Come dovrebbero muoversi le isti- congressuale, che hanno messo in contatto diverse aziende, sia alberghiere che di tuzioni per favorire pari opportu- servizi, e ci hanno consentito di conoscerci e scambiare opinioni. Ad esempio io che nità e conciliazione? «Purtroppo le gestisco un albergo sono entrata in contatto con un’imprenditrice che ha un’azienda donne che lavorano, dall’imprendi- di servizi nel settore congressuale e si è avviata una positiva collaborazione. Ora trice all’operaia, non si risparmiano aspettiamo che anche da parte delle singole socie sorgano proposte e iniziative». mai, trascurando tutte allo stesso modo la cura della propria salute: quee che vi sono donne che hanno figli o familiari portatori sto è il male peggiore che notiamo. Le istituzioni svolgono di handicap. Credo sia quindi indispensabile ridisegnare un ruolo fondamentale e necessario in un Paese come il una società che ci consenta di avere servizi adeguati alla nostro in cui è impensabile, fatta eccezione per una miportata di tutti e non solo di pochi privilegiati». noranza ristrettissima di imprese, avere un asilo aziendale. Vogliamo e dobbiamo pensare anche a tutte quelle donne Nonostante il boom dell’imprenditoria femminile, in che, pur lavorando, giustamente non vogliono rinunciare Italia la quota delle donne che partecipano al mondo del alla cura dei genitori, o semplicemente hanno figli che alle lavoro continua a rimanere al di sotto degli standard euquattro del pomeriggio escono da scuola. Così come dobropei, la discriminazione salariale tra uomini e donne biamo avere sempre presente che la salute non è per tutti 28

Gennaio 2011 • Nea


NEL NOSTRO PAESE OCCORRE PUNTARE A UN MAGGIOR NUMERO DI DONNE “CHIAMATE” DAL MONDO DELLA POLITICA, PERCHÉ POSSANO DETERMINARE INSIEME AGLI UOMINI UNA GOVERNANCE CONTEMPORANEA persiste e una donna su cinque è costretta a lasciare il lavoro quando nasce il primo figlio. Quali le misure più urgenti da adottare per favorire un’inversione di tendenza? «Lasciare il lavoro dopo la nascita del primo figlio è già un successo, se si considera che le giovani donne non “possono permettersi” un figlio viste le condizioni di precariato perduranti. La discriminazione salariale tra uomini e donne esiste nelle grandi aziende e in quelle in cui “comanda la politica”. Le donne sono meno propense degli uomini a fare lobbying, per questo spesso assistiamo a promozioni e a conferimenti di incarichi importanti a maschi con meno professionalità e qualità, ma più ligi a rispondere agli ordini della politica. Una società emancipata deve porsi l’obiettivo della meritocrazia, che è un diritto, nel rispetto della nostra costituzione, ma che rappresenta anche un'importante chance per la crescita del nostro Paese». Qual è la mission della vostra associazione? «Aidda festeggia nel 2011 i suoi 50 anni di vita associativa: praticamente esiste da quando le donne in Italia hanno acquisito il diritto di voto. C’è ancora molto da fare, ma risulta anche evidente quante competenze d’eccellenza hanno le donne: penso alle Nea • Gennaio 2011

tante operaie nel mondo del tessile dal quale provengo, penso all’assenza di donne alla presidenza di Camere di Commercio, penso all’unica donna presidente di una banca e penso alle tante donne di diverse esperienze, competenze, professionalità e fede politica che trovano ogni giorno la forza e la voglia di lavorare bene, consapevoli che la prossima promozione verrà data a un loro collega meno capace. Aidda vuole rappresentare un punto di riferimento per le donne che rivestono ruoli di responsabilità nelle imprese italiane, ma è con grande ammirazione e stima profonda che mi sento legata a tutte le donne che lavorano, così diverse fra loro, che continuano con tenacia e passione ad affrontare il quotidiano». Infine, che previsione si sente di formulare per il nuovo anno dell’imprenditoria italiana in rosa? «Sono ottimista e vedo un futuro che sarà sempre più rosa e più roseo per tutti. Alle donne che lavorano auguro energia e, soprattutto, buona salute, perché le nostre giornate sembrano non finire mai; e se la sera abbiamo un’occasione per uscire sappiamo andare oltre la stanchezza e dedicarci alle amicizie e alle relazioni, che ci ricaricano e ci permettono il giorno dopo di ripartire con ancora più grinta». 29


françoise foning Dall’Africa una rete per le donne d’impresa

«Una donna che riesce a portare denaro a casa contribuisce anche alla stabilità socio-politica del suo Paese». Sono le parole di Françoise Foning, presidente mondiale di Fcem di Michela Evangelisti

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al 2005 è a capo di Fcem, la più grande associazione mondiale di donne imprenditrici, presente in più di 80 Paesi e con circa 600mila iscritte. Ma è anche sindaco di Douala, capitale economica del Camerun e, prima ancora, è lei stessa un’imprenditrice determinata: ha mosso i primi passi con una piccola compagnia di taxi per poi lanciarsi nel mondo delle costruzioni, del legno e del fotovoltaico. «Ho lasciato la carica di senatrice nel mio Paese per poter essere la presidente di Fcem: non è stata una scelta facile, ma ho voluto dedicarmi appieno alla promozione dell’imprenditoria femminile – spiega Françoise Foning –. Essere stata eletta alla guida della più importante rete di donne imprenditrici del mondo non ha rappresentato per me un successo solo mio ma di tutto il mio continente, l’Africa. La sensibilità avanguardistica delle imprenditrici che mi hanno votata esprime di per sé come le donne d’impresa siano più flessibili e concentrate nel guardare al futuro». Si sta avvicinando alla conclusione del suo mandato: 30

le elezioni per la prossima presidente mondiale si svolgeranno a maggio. Quale bilancio può tracciare di questi anni? «L’imprenditoria femminile negli ultimi anni si è fortemente sviluppata, nonostante la crisi internazionale. Quello che appare più evidente è che oggi le donne sono pronte per fare rete, per sostenersi completamente e con poche parole, con quel modo veloce di intendersi che hanno, al di là delle lingue, delle culture e dei settori merceologici». Cosa è emerso dal confronto al quale ha dato luogo l’ultimo congresso mondiale Fcem? C’è un Paese da prendere ad esempio e uno segnato dalle maggiori difficoltà? «Una realtà da prendere ad esempio mi sembra l’Italia, dove la presidente di Aidda ha avuto l’intuizione di immaginare dei tavoli di settore trasversali per creare un circuito cliente-fornitore nei diversi comparti. Quelle segnate dalle maggiori difficoltà sono purtroppo le realtà di diversi Paesi africani, in cui le guerre da un giorno all’altro possono portarsi via tutto». Gennaio 2011 • Nea


Reti d’impresa Françoise Foning, presidente di Fcem, la più grande associazione mondiale di donne imprenditrici

IN CAMERUN CI BATTIAMO PER AIUTARE LE DONNE CHE VOGLIONO LAVORARE: AZIONI DI COLLABORAZIONE CON ALTRI PAESI E DI TUTORAGGIO MIRATO STANNO PORTANDO A GRANDI RISULTATI C’è chi parla per il continente africano dell’opportunità storica, negli anni a venire, di sconfiggere la povertà. Cosa ne pensa? «Il continente africano rappresenta un’economia emergente: la nostra ricca terra sembra mostrare dei germogli che potranno far crescere il nostro Paese». In Africa le donne sono la colonna portante di un’economia basata su microcredito e microfinanza. In che modo si muovono? «Il microcredito e la microfinanza sembrano tagliati su misura per le esigenze imprenditoriali femminili: le percentuali di insolvenza sono irrisorie e con pochi fondi è possibile assistere a dei miracoli entusiasmanti. Come Fcem ci adoperiamo moltissimo per promuovere anche collaborazioni per il trasferimento di know how fra i vari Paesi, praticamente in tutti i settori merceologici». Lei è da sempre impegnata in Camerun in attività imprenditoriali e politiche: quali difficoltà e pregiudizi ha incontrato nel suo percorso? «Nessuno mai avrebbe penNea • Gennaio 2011

sato venti fa, quando mi sono iscritta a Fcem, che una camerunense avrebbe potuto diventare la presidente mondiale di un’associazione come questa. Un grande ringraziamento lo rivolgo alla donna che ha sviluppato e promosso Fcem e l’imprenditoria femminile in Africa, madame Reine Cienzo. La voglia di rischiare, la consapevolezza di necessari sacrifici, il pensiero di un attaccamento speciale per il mio Paese che deve migliorare la sua condizione, mi hanno dato la forza di andare avanti, sempre sotto la benedizione di Dio. Ogni difficoltà e ogni pregiudizio lasciano grande esperienza e grande insegnamento per poter proseguire con fiducia». In Camerun ci sono donne in ogni settore dell’economia, ma le difficoltà sono ancora tante. Quali battaglie state combattendo? «In Camerun, dove sono presidente del Gfac, ci battiamo moltissimo per aiutare le donne che vogliono lavorare: azioni di collaborazione con altri Paesi e di tutoraggio mirato stanno portando a grandi risultati. Assistere le donne nel ricevere finanziamenti per l’apertura delle proprie imprese è stato un grande successo». 31




L’impresa per il sociale

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ondazione Sodalitas, con oltre 80 imprese di ogni dimensione e settore e 80 manager volontari che “aiutano chi aiuta”, è oggi un’importante realtà nazionale. In 16 anni ha saputo accompagnare la crescita del terzo settore raggiungendo obiettivi ambiziosi. La fondazione mette a punto con le sue imprese progetti innovativi in quattro ambiti: ambiente, comunità, lavoro, mercato. In che modo? «Le nostre imprese hanno l’interessante opportunità di dare vita a veri e propri laboratori sperimentali, in cui condividere le proprie best practice di sostenibilità e sviluppare soluzioni innovative da presentare alla business community del nostro Paese. È con questo approccio molto pragmatico che abbiamo sviluppato, solo per citare un esempio tra i tanti, un toolkit per attuare politiche di pari opportunità in azienda. Un’altra iniziativa è il programma Diversità al lavoro, con cui oltre 20 imprese aprono decine di job position qualificate a disabili e stranieri, incontrando i candidati in un career day che si svolge ogni anno a Milano e a Roma; o l’impegno di molte nostre imprese aderenti in programmi di volontariato d’impresa rivolti prevalentemente alla crescita delle giovani generazioni».

con aziende e percorsi formativi. Il successo di queste iniziative, che negli ultimi due anni hanno raggiunto oltre 4.000 studenti in più di 40 scuole, è da ricercarsi anche nel supporto e nell’impegno che 27 imprese aderenti alla fondazione hanno dato ai progetti attraverso testimonianze in aula, colloqui conoscitivi ai ragazzi più meritevoli, ospitalità per visite aziendali e formazione». Come si colloca Fondazione Sodalitas rispetto al green marketing? «Oggi il modo più autentico di “fare im-

Fondazione Sodalitas è sempre stata a fianco dei giovani, accompagnandoli nel passaggio dalla scuola al mondo del lavoro. Come si concretizza questo impegno? «Fondazione Sodalitas promuove dal 2000 il programma Giovani&Impresa, in sinergia con Assolombarda e l’Ufficio scolastico regionale della Regione Lombardia, per preparare gli studenti diplomandi e laureandi a entrare con successo nel mondo del lavoro e dell’impresa. Nel 2008 abbiamo poi ideato il progetto “Scopri talenti”, con l’obiettivo di favorire lo sviluppo professionale e l’inserimento lavorativo di neo diplomati e laureati attraverso incontri

diana bracco Cultura manageriale È l’imprenditrice “pioniera” in Italia della responsabilità sociale d’impresa. Diana Bracco parla dei progetti della Fondazione Sodalitas di cui è presidente di Nicolò Mulas Marcello 34

Gennaio 2011 • Nea


Nella pagina accanto, Diana Bracco, presidente di Fondazione Sodalitas e vicepresidente di Confindustria per Ricerca e Innovazione

PER LA PRIMA VOLTA IN ITALIA 24 IMPRESE LEADER HANNO SCELTO DI UNIRSI E DI ANDARE SUL TERRITORIO PER TRASFERIRE LE LORO BUONE PRATICHE DI SOSTENIBILITÀ E FORMARE LE COMUNITÀ LOCALI presa” è quello “sostenibile”. L’unico che offre un futuro alle nuove generazioni; l’unico che ricerca, attraverso l’innovazione tecnologica, il meglio per la qualità della vita; l’unico per cui l’impresa è in grado di competere con successo sui mercati di tutto il mondo conservando un forte legame col territorio e con la comunità in cui opera. Ecco perché la fondazione è impegnata con le proprie imprese a promuovere un modello di produzione e consumo sostenibile dal punto di vista ambientale e sociale. A primavera presenteremo i risultati di una ricerca sulla sostenibilità di filiera, condotta lavorando a fianco di cinque pmi capaci di costruire un innovativo modello di business centrato sulla gestione sostenibile della supply chain. Lo studio, condotto su un target di aziende e di consumatori finali, farà emergere i driver che spingono alla sostenibilità di filiera, gli ostacoli che possono frenare questo approccio, i mercati in cui la sostenibilità della catena di fornitura è un elemento costitutivo del valore del prodotto e decisivo per le scelte d’acquisto. Partiremo quindi dai risultati della ricerca per costruire filiere più sostenibili attraverso una più efficace integrazione tra pmi e grandi imprese». In cosa consiste il progetto “Cresco” che Sodalitas porta avanti da tempo? «Il progetto realizza un’alleanza tra imprese, comuni, cittadini e università per passare da una Nea • Gennaio 2011

sostenibilità “predicata” a una sostenibilità praticata. Per la prima volta in Italia 24 imprese leader hanno scelto di unirsi e di andare sul territorio per trasferire le loro buone pratiche di sostenibilità e formare le comunità locali a mettere in atto quotidianamente comportamenti sostenibili. Sono tre gli aspetti fondamentali al centro della sostenibilità su cui Cresco si focalizza: energia e acqua; recupero, riciclo e smaltimento; mobilità sostenibile. Nel 2010 abbiamo già selezionato le prime 4 “Isole Cresco”: i comuni lombardi di Abbiategrasso, Calusco, Carugate e Morbegno, dove le imprese aderenti al progetto stanno sviluppando svariati programmi formativi dedicati a studenti e professori, condòmini e amministratori condominiali, pmi e istituzioni, con il contributo scientifico del Politecnico di Milano. Questo è solo il punto di partenza: nel tempo, il progetto arriverà a essere presente in 80 “Isole Cresco” su tutto il territorio nazionale». Le imprese italiane hanno sofferto la crisi e timidamente si stanno risollevando. Come vede la situazione economica nazionale nel 2011? «Le imprese hanno saputo reagire alla crisi globale e molti segnali ci dicono che il peggio è effettivamente passato. Nessuno, però, può abbassare la guardia e personalmente parlerò di vera ripresa soltanto quando torneremo a generare occupazione». 35


Una donna per commissario

Sempre più donne si fanno strada nelle carriere prefettizie Quello del commissario è un ruolo che richiede velocità nell’individuare le priorità di un ente e grande capacità decisionale. E anche in questo campo le donne si stanno facendo valere di Viola Leone

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consigli comunali e provinciali vengono sciolti con decreto del presidente della Repubblica, su proposta del ministro dell’Interno, quando compiono atti contrari alla Costituzione o per gravi e persistenti violazioni di legge, quando non possa essere assicurato il normale funzionamento degli organi e dei servizi o, infine, quando non sia approvato nei termini il bilancio. Inoltre, possono essere sciolti quando emergono elementi su collegamenti diretti o indiretti degli amministratori con la criminalità organizzata o su forme di condizionamento degli amministratori stessi. Nel caso di scioglimento del consiglio viene nominato, dal prefetto in carica nella provincia interessata, o direttamente con decreto presidenziale, un commissario. Il commissario, di solito un funzionario della carriera prefettizia, ha il compito di amministrare l’ente fino all’elezione del nuovo sindaco o presidente della provincia, e normalmente unisce in sè tutti i poteri degli organi del Comune o Provincia. 36

In virtù di tali poteri può compiere qualunque atto, sia di ordinaria che di straordinaria amministrazione; tuttavia, non dovendo rispondere agli elettori, difficilmente assume decisioni di portata strategica. Un ruolo, quello del commissario, che sempre più, sia nei piccoli che nei grandi comuni italiani, viene ricoperto da donne, professioniste dotate di capacità decisionale e competenze. «Lo scioglimento delle giunte è un fenomeno che negli ultimi anni ha registrato un incremento notevole e comporta, quindi, un impiego sempre più grosso del personale della carriera prefettizia – spiega il sottosegretario al ministero dell’Interno, Francesco Nitto Palma –. Nominiamo commissario chi ha l’esperienza e la professionalità necessaria, ponderando la scelta a seconda dei casi. Ovviamente nella scelta del commissario non teniamo in considerazione il fatto che sia uomo o donna, ma soltanto le sue capacità: l’impressione è comunque che la presenza delle donne nelle carriere prefettizie sia in crescita». Nea • Gennaio 2011


Gabriella Bruzzone

abriella Bruzzone è commissario di Portofino dal 26 ottobre 2009. Non è stata nominata con decreto del presidente della Repubblica, ma direttamente dal prefetto allora in carica, trattandosi di un caso di annullamento delle elezioni per irregolarità procedurali. «Non era mai accaduto che il Comune di Portofino venisse commissariato e, inoltre, non era mai stato amministrato da una donna – spiega il commissario Bruzzone -. All’inizio i cittadini erano doppiamente disorientati: per l’annullamento del risultato elettorale e soprattutto per il sopraggiungere di un elemento assolutamente estraneo alla realtà locale alla guida del Comune. Devo dire, comunque, che in breve tempo hanno preso atto della nuova situazione, dimostrando apertamente, in molti casi, di apprezzare il mio lavoro».

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Quali sono i provvedimenti che ha immediatamente adottato? «La mia prima iniziativa è stata quella di incontrare il sindaco uscente e il rappresentante della minoranza, con i quali ho avuto un proficuo scambio di vedute sulle principali problematiche di Portofino. I provvedimenti più rilevanti che ho assunto finora riguardano il perfezionamento e l’avvio di alcuni interventi complessi e di importanza strategica per l’area portuale, che all’atto del mio insediamento risultavano ancora in fase progettuale più o meno avanzata». Quali sono al momento le criticità delle quali soffre il Comune? «Gli effetti dell’attuale crisi economica, a giudizio degli operatori locali, si sono registrati anche qui. Credo che sia indispensabile, nell’immediato futuro, creare nuove sinergie, allo scopo di rinsaldare il comparto del turismo, di vitale importanza per il borgo». Che valore aggiunto rappresenta questa esperienza all’interno del suo percorso professionale? «Portofino è un borgo piccolissimo e, riguardo a certi settori, presenta problemi gestionali del tutto analoghi a quelli di molti piccoli Comuni. Sotto altri punti di vista, tuttavia, rappresenta un eccezionale polo di attrazione, che catalizza un numero impressionante di visitatori e ispira innumerevoli iniziative. Per questi aspetti amministrare il borgo significa confrontarsi con realtà molto complesse e spesso in rapida evoluzione, tanto che mi sono trovata a ragionare e ad agire come se si trattasse di un grande Comune, sul quale convergono delicati e molteplici interessi, che devono essere attentamente vagliati e bilanciati con il prevalente interesse della collettività».

Portofino

NELL’AMMINISTRARE IL COMUNE DI PORTOFINO MI SONO ISPIRATA AI PRINCIPI DELLA TRASPARENZA E DELLA BUONA AMMINISTRAZIONE

Il fatto di essere donna l’ha portata a scontrarsi con particolari difficoltà o pregiudizi? «Non credo che il fatto di essere donna mi abbia penalizzata. Non ho avvertito pregiudizi, anzi, molto spesso ho ricevuto attestazioni di stima e di apprezzamento. Tuttavia, amministrare significa anche dovere dare risposte negative quando le richieste risultano non conciliabili con il perseguimento dell’interesse pubblico. Devo ammettere che, in qualche occasione, non è stato facile fronteggiare l’interlocutore del momento. Si trattava in ogni caso di problematiche che nulla avevano a che fare con il fatto che io fossi una donna».

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Una donna per commissario Giovanna Vilasi

iovanna Vilasi è stata nominata commissario di Trecate, nel Novarese, dopo che undici consiglieri comunali avevano rassegnato le loro dimissioni, determinando la caduta della giunta comunale. «Non posso dire che l’attività del Comune fosse del tutto paralizzata – spiega il commissario –, ma è evidente che quando ci sono grosse divergenze all’interno della maggioranza diventa tortuoso prendere anche i provvedimenti più semplici».

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Quali criticità ha riscontrato al momento del suo insediamento? «Era necessario sbloccare molte situazioni controverse, prendendo soprattutto delle decisioni in merito ad alcuni lavori pubblici. E devo ammettere che sono stata ampiamente supportata in questo da tutti i responsabili di settore, che hanno dimostrato ampia disponibilità a lavorare in sinergia». Quali sono i principali provvedimenti che è stata chiamata a prendere? «Da tempo si discuteva dell’ampliamento o della ricostruzione ex novo della casa di riposo di Trecate; tenuto conto delle nuove norme introdotte in materia, si è pensato, d’accordo con l’Asl, di procedere a una sistemazione di prima misura, per rendere la struttura a norma e non penalizzare i posti che mette a disposizione, senza però effettuare una spesa troppo importante, in modo da non appesantire o precludere decisioni future in qualsiasi senso. Poi ho dovuto affrontare la questione di uno stabile ceduto al Comune: l’amministrazione doveva scegliere se abbattere il fabbricato e costruire al suo posto un parcheggio o mantenerlo, convertendo in parcheggio il suo interno. Ho optato per la seconda soluzione: è stata portata avanti una serie di varianti di piano propedeutiche alla realizzazione del progetto e direi che siamo già a buon punto. Ho ritenuto poi opportuno portare a compimento la rotonda sul ponte Macallè, anche se non condivisa da tutti, e accelerare i lavori del sottopasso ferroviario che erano bloccati. Ho anche operato nuove assunzioni, ripristinando il numero adeguato di personale interno, e risistemato la gestione logistica degli uffici comunali nel segno della razionalizzazione». Quali sono i principi ai quali si è ispirata nella sua attività? Il fatto di essere donna l’ha portata a scontrarsi con particolari difficoltà o pregiudizi? «Non ho mai incontrato problemi, anzi, il Comune di Trecate mi ha riservato

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Trecate SONO UNA PERSONA CONCRETA, CHE NON TARDA MOLTO AD AGIRE NELLE SITUAZIONI CHE RICHIEDONO UN INTERVENTO RAPIDO, E HO SEMPRE CERCATO DI OPERARE UN INTRECCIO TRA DECISIONE POLITICA E COMPETENZA AMMINISTRATIVA un’accoglienza e un riconoscimento che credo esulino totalmente dal mio essere donna. Sono una persona concreta, che non tarda molto ad agire nelle situazioni che richiedono un intervento rapido, e ho sempre cercato di operare per quanto possibile un intreccio tra decisione politica, elemento che la mia attività ovviamente comporta, e competenza amministrativa».

Nea • Gennaio 2011


Daniela Leonelli

Furci Siculo l Comune di Furci Siculo è stato commissariato a causa della mancata adozione, da parte del Consiglio Comunale, del bilancio di previsione dell’esercizio finanziario 2009. «Dopo due mesi circa di gestione provvisoria attribuitami dall’assessore alle Autonomie locali, il presidente della Regione Sicilia, Raffaele Lombardo, mi ha conferito l’incarico definitivo di commissario straordinario, in sostituzione dell’organo consiliare – spiega Daniela Leonelli –, fino alla tornata elettorale della primavera del 2013, dal momento che, malgrado lo scioglimento dell’organo consiliare, l’organo esecutivo, cioè sindaco e giunta, non hanno cessato la loro carica».

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In che stato si trovava il Comune nel momento in cui è stata nominata commissario straordinario? «Alla data del mio insediamento le condizioni del Comune di Furci Siculo erano molto critiche, a causa della paralisi amministrativa in cui si trovava; ho trovato un deficit di bilancio di circa 500.000 euro e l’esistenza di numerosi debiti fuori bilancio per impegni di spesa assunti privi di autorizzazioni e di copertura finanziaria in bilancio. Le condizioni finanziarie dell’ente locale erano tali da dover valutare il ricorso al dissesto finanziario, ma, grazie a una gestione accorta e improntata sul principio dell’economicità e sull’eliminazione degli sprechi, durante l’esercizio finanziario 2010 siamo riusciti a diminuire notevolmente il disavanzo contabile causato dalla superficiale gestione delle amministrazioni precedenti». Quali sono i provvedimenti più rilevanti che ha adottato finora? «Nell’esercizio finanziario che si è appena concluso ho provveduto all’adozione di diversi atti di notevole peso. Ho approvato nei termini prescritti i documenti finanziari e contabili, apportando dei correttivi tali da riuscire a ridurre il deficit finanziario di almeno 400.000 euro. Ho poi adottato e adeguato alle norme vigenti diversi regolamenti comunali di notevole importanza e ho sollecitato la chiusura dei procedimenti di condono edilizio per l’ottenimento di una premialità aggiuntiva, che verrà concessa ai Comuni virtuosi attraverso un ulteriore contributo dalla Regione Sicilia». Quali sono i principi e i modelli ai quali si è ispirata? Il fatto di

IL PRESIDENTE DELLA REGIONE STA DANDO AMPIO SPAZIO ALLE DONNE, CHE OCCUPANO MOLTI DEI VERTICI BUROCRATICI E POLITICI SICILIANI essere donna l’ha portata a scontrarsi con particolari difficoltà o pregiudizi? «Cinque anni fa sono riuscita, dopo diversi tentativi infruttuosi, a essere inquadrata full time presso il servizio ispettivo dell’assessorato regionale delle Autonomie locali, a esclusivo e totale appannaggio maschile fino a quel momento. Dopo aver lavorato a lungo duramente, qualcuno, alla fine, si è accorto di me e mi è stata offerta questa splendida opportunità professionale che mi consente un’ulteriore crescita. Il fatto di essere donna certamente non mi ha facilitato, però, sostanzialmente, credo che siano le nostre azioni e i risultati che conseguiamo il nostro biglietto da visita. Mi sono sempre ispirata a principi di imparzialità e trasparenza nella mia funzione di ispettore, inoltre, con un pizzico di umiltà, ho cercato di acquisire dai miei diretti superiori gli elementi di professionalità necessari. Malgrado noi donne abbiamo maggiori difficoltà, dovute soltanto alla nostra emotività e al tempo che dobbiamo dedicare alle nostre famiglie, penso che oggi siamo in grado di affrontare l’auspicata rivincita, ma soltanto a condizione che il nostro impegno sia costante, perché le sfide, per essere stimolanti, devono partire da una grande onestà e da una predisposizione connaturata al sacrificio».

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Fondazione Bellisario

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al femminile N

el 2009 la Fondazione Marisa Bellisario ha compiuto vent’anni. Dal 1989 a oggi è sicuramente cresciuta in termini di visibilità e di autorevolezza ed è diventata, non solo in Italia ma anche all’estero, sinonimo di affidabilità e serietà e di un impegno concreto per la promozione delle professionalità femminili. Parallelamente sono cresciuti i suoi ambiti d’influenza e condizionamento del contesto sociale ed economico. «Nel corso degli anni – rivela la presidente Lella Golfo – ci siamo rese conto che senza una presenza nei palazzi della politica e nelle stanze del potere, i nostri obiettivi avrebbero rischiato di rimanere lettera morta, di non avere conseguenze sul piano reale. Abbiamo per questo rafforzato la nostra presenza nei luoghi dove le decisioni vengono prese grazie a una rete di donne competenti e preparate».

«Agire in solitudine non solo è perdente, ma non è più sostenibile. Bisogna unire le forze e giocare la partita tutte insieme». Mettersi in rete è dunque la proposta di Lella Golfo per guidare il cambiamento di Renata Gualtieri

rienza sia professionale sia personale e umana. Da una parte, infatti, lo scambio e il confronto d’idee rappresenta un fattore di crescita; dall’altra, le iniziative portate avanti dalla fondazione hanno consentito negli anni di raggiungere traguardi che un’azione individuale non avrebbe permesso. Per esempio, tra le proposte di legge che ho presentato in Parlamento, una è rivolta all’applicazione di quote di genere nei consigli delle Camere di Commercio, ovvero là dove viene rappresentato il mondo dell’economia e delle imprese e dove le donne, vere protagoniste dello sviLa Fondazione come contribuiluppo imprenditoriale in senso anticisce a creare nel nostro Paese una clico, sono una rarità. Ho contattato cultura d’impresa al femminile? personalmente tutti i presidenti delle «Credo che la serie di primati al negaassociazioni camerali italiane per cotivo in tema di pari opportunità collenoscere la loro opinione e chiedere il zionati dall’Italia sia anche il frutto del Lella Golfo a Kabul; nella pagina a fianco, la deputata in Ruanda loro appoggio». fatto che qui la cultura di lobby al femminile ancora oggi stenta a radicarsi e influire sui processi La sua prima battaglia per l’affermazione dei diritti decisionali. Le testimonianze delle nostre associate mi confermano quanto l’appartenenza alla Fondazione Bellisario delle donne risale alla fine degli anni Cinquanta, abbia rappresentato un alto valore aggiunto nella loro espe- quando, nella “sua” Calabria, si è battuta a favore delle 42

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“gelsominaie” della zona Jonica e delle “raccoglitrici di olive” nella Piana di Gioia Tauro. Quali da allora i più importanti traguardi raggiunti e quali le nuove sfide che porterà avanti la Fondazione Bellisario? «Il percorso è stato lungo e denso di successi e soddisfazioni. Oggi la fondazione è divenuta anche una Ong, annovera più di 1.000 associate, più di 5.000 contatti con imprenditrici, manager e professioniste, una rete in tutta Italia e una lobby al femminile. Una forza che già più di 15 anni fa ha portato la prima delegazione della Fondazione Bellisario in Cina e che oggi la fa essere partner attiva delle più grandi associazioni femminili in tutto il mondo. Una forza che ci ha fatto giungere alla XXII edizione del premio, assegnando oltre 360 Mele d’oro a valorose imprenditrici e manager nei diversi settori dell’economia, della politica e delle professioni. Fino a creare un vero e proprio portale, www.leprotagoniste.org, che monitora tutto ciò che avviene nel “pianeta donna” dal punto di vista economico, politico, culturale, istituzionale, finanziario, in Italia e nel mondo. Negli anni abbiamo accumulato un tale bagaglio di bagaglio di esperienze che ha fatto sì che mi venisse proposto di entrare in Parlamento, dove ho iniziato la mia attività presentando ben quattro proposte di legge per il riequilibrio delle pari opportunità».

Come Ong, siamo da sempre impegnate in progetti di formazione, cooperazione e sostegno allo sviluppo in Paesi come Kosovo, Afghanistan, India, Palestina, Argentina, Rwanda e Capo Verde. Si tratta di progetti importanti che mirano a restituire dignità a donne spesso vittime di violenze e soprusi, insegnando loro un mestiere e fornendo strumenti utili al miglioramento delle condizioni di vita e alla crescita culturale e professionale. In Rwanda abbiamo realizzato un corso di formazione di microimprenditoria femminile con l’obiettivo di dare alle donne di quel Paese devastato da un terribile genocidio la possibilità di ripartire attraverso la produzione di beni del mondo rurale».

All’interno della fondazione, è presente una sezione giovani. Come giudica la nuova generazione di donne? «L’attivismo della nostra sezione giovani, guidata a livello nazionale dalla giornalista Silvia Vaccarezza, mi fa essere ottimista per il futuro. Credo che il futuro sia un terreno di opportunità per le donne e sono certa che le giovani generazioni sapranno coglierle tutte. Le vedo propense ad abbandonare l’abito del vittimismo e iniziano a volere quello che le donne americane chiamano “il nuovo tutto”: famiglia, carriera, tempo libero. Oggi le giovani professioniste e imprenditrici hanno le competenze e la conQual è l’impegno della fondaSIAMO IMPEGNATE sapevolezza necessarie per affermarsi zione a livello internazionale? «La IN PROGETTI DI e rivendicare ruoli di responsabilità e nostra è l’unica associazione d’imFORMAZIONE, potere. Non esistono più ambiti laprenditrici al mondo a essere inserita COOPERAZIONE E vorativi in cui non siano presenti, le nel progetto “Global Compact”, un SOSTEGNO ALLO laureate italiane hanno toccato patto globale tra mondo del business SVILUPPO IN VARI quota 60% e negli Mba la percene Nazioni unite che promuove uno PAESI, ANCHE IN tuale di donne continua a salire sviluppo imprenditoriale sostenibile, RWANDA (33% nella Sda della Bocconi e oltre legato a principi di responsabilità sociale nel mondo. A marzo, per esempio, la fondazione sarà il 37% alla Business School del Politecnico). Forse non a Oslo per un importante incontro sulle pari opportunità nella cultura ma certo nei fatti si è affermato anche da e nei prossimi mesi andrò personalmente a Herat con una noi quel nuovo protagonismo femminile che The Ecodelegazioni di imprenditrici della fondazione. Qui a nomist ha sintetizzato nel neologismo “womenomics”. Roma, poi, abbiamo costruito un inteso rapporto di col- Un’Europa e un mondo globalizzato che cerca le migliori laborazione con tutte le ambasciate e organizziamo spesso vie dello sviluppo ha bisogno di leadership politiche, imincontri tra imprenditrici e professioniste dei diversi Paesi. prenditoriali, istituzionali forti e incisive, e dunque Nea • Gennaio 2011

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Sopra, la manifestazione “Donne economia e potere” che, assieme al Premio Bellisario, è l’appuntamento annuale più rilevante della Fondazione; a sinistra, la platea del Premio Bellisario 2010

anche femminili». Da quale esigenza nasce il disegno di legge sull’introduzione di quote di genere nei Cda? «Partiamo da un dato: nelle quaranta società del Ftse-Mib di Piazza Affari, ovvero le maggiori società italiane ed estere quotate alla Borsa italiana, su circa 850 tra consiglieri di amministrazione, di gestione, di sorveglianza, sindaci e direttori generali, le donne sono appena 36. E sul totale di 274 società quotate, i componenti degli organi sociali sono composti per il 92,4% da uomini (in valore assoluto 4.014) e dal 7,6% da donne (332). E solo nelle 30 società partecipate dal ministero dell’Economia, su 142 consiglieri le donne sono il 3.5%, ovvero appena 5. Dall’altra parte, gli economisti ci dicono che l’equilibrio di genere a tutti i livelli, specie ai vertici, amplifica la produttività e che per af44

frontare la crescente competizione, uno dei metodi vincenti sia il “bilinguismo ai vertici”, la contaminazione di leadership, maschili e femminili. Un recente studio McKinsey ha messo a confronto per 3 anni 2 gruppi di aziende: con nessuna donna e con il più alto numero di donne nel comitato esecutivo. E ha dimostrato che le aziende con maggiore presenza femminile al top hanno avuto risultati (Ebit) superiori del 56% e redditività del capitale proprio più alto del 41%. Le nostre aziende devono quindi adeguarsi ai modelli di business e organizzazione dei mercati internazionali, dove le donne sono quasi l’altra metà dei board. La proposta di legge è passata alla Camera ed è approdata al Senato e spero che diventi norma dello Stato prima dell’importante stagione di rinnovo dei Cda». A quali importanti risultati può portare questa importante rivoluzione rosa? «Si tratterebbe di una svolta epocale, anche perché si parla di più di 700 donne nei Cda società quotate, oltre 3.000 nelle controllate e altrettante nei collegi sindacali per passare dalla presenza femminile attuale al 30% previsto dalla Proposta di Legge. Un numero impressionante che darà una vera e propria “scossa” al nostro sistema economico. Tanto che la fondazione ha proGennaio 2011 • Nea


ABBIAMO PREMIATO DONNE CHE CONTRIBUISCONO OGNI GIORNO AL SUCCESSO DI QUEL MADE IN ITALY PUNTO DI FORZA NELLA COMPETIZIONE MONDIALE

Le premiate del 2010: dall’alto, in senso orario, Maria Grazia Marchetti Lungarotti, Alessandra Servidori e Matilde Bernabei

mosso l’iniziativa “Mille curricula eccellenti”: Ille un database di donne con esperienza rilevante in ambito manageriale, imprenditoriale, legale, consulenziale e universitario pronte a entrare nei Cda e nei collegi sindacali delle 274 società quotate e delle oltre 1.900 controllate». Quali valori, competenze e idee vincenti deve avere una donna per vincere il premio Bellisario? «L’ambita Mela d’oro viene assegnata a imprenditrici e manager di successo e a 3 neolaureate in ingegneria con il massimo dei voti. Premi speciali sono conferiti a donne che si sono distinte nell’ambito sociale, della cultura, della moda, del giornalismo, a un personaggio di levatura internazionale e a una personalità religiosa che si sia dedicata con fervore alla difesa di deboli ed emarginati. Il Germoglio d’oro, giunto alla quarta edizione, viene assegnato all’idea femminile imprenditoriale più innovativa. Ogni anno una commissione di esperti si riunisce per decidere il tema a cui dedicare il premio. Abbiamo sempre a disposizione una mappa della presenza femminile e anche in base a quella possiamo ragionare su quale sia il settore su cui concentrare il premio. A partire dalla tematica, elaboriamo un dossier sui talenti femminili, sulle donne che in quell’ambito abbiano raggiunto traguardi importanti grazie all’impegno, alle comNea • Gennaio 2011

petenze, alla determinazione e volontà». “Donne motore per lo sviluppo” è stato il tema della ventiduesima edizione del Premio Marisa Bellisario. Quali importanti segnali arrivano dalle “storie” delle premiate del 2010? «Volevamo prima di tutto lanciare un messaggio forte e chiaro: donne non solo motore dell’economia familiare ma motore dell’economia di mercato. E lo abbiamo fatto in un momento difficile per la nostra economia e per il mondo tutto. Una congiuntura in cui le donne sono state un vero e proprio salvagente per il Paese. Abbiamo premiato donne che con le loro imprese e il loro lavoro contribuiscono ogni giorno al successo di quel made in Italy che rappresenta il nostro più importante punto di forza nella competizione mondiale. Penso al vicedirettore del Corriere della Sera Barbara Stefanelli, a Matilde Bernabei, al direttore del Teatro alla Scala Maria di Freda, alla consigliera nazionale di parità del ministero del Lavoro Alessandra Servidori, a Licia Mattioli, Elena Zambon, Francesca Fiore, Rita Marino, Maria Grazia Marchetti Lungarotti, al Germoglio d’oro Barbara Mazzolai. Tutte donne eccezionali che con la loro determinazione hanno raggiunto traguardi importantissimi». 45


Fondazione Bellisario

Eroine romantiche e pioniere dell’alta moda «Oggi si possono produrre film con ascolti alti se si parla al cuore e alla mente della gente, suggerendo stimoli di riflessione e di crescita». È lo spirito imprenditoriale di Matilde Bernabei di Renata Gualtieri

matilde bernabei L

etteratura e fiction, una coppia di successo. Storie che parlano al cuore catturando un pubblico sempre più esigente e produzioni ambiziose che propongono un’offerta completa. Matilde Bernabei è la presidente di Lux Vide, casa di produzione che ha influenzato la fiction italiana con il suo linguaggio di buoni sentimenti, che è anche uno stile di qualità e che si spende nel tentativo di elevare lo spettatore italiano. Fiction che «valorizzano l’apporto creativo e professionale delle donne in un settore strategico per l’immagine dell’italianità all’estero».

La fiction permette anche l’approfondimento culturale. Quale personaggio dei classici rappresenterebbe in un suo lavoro? «Lo stiamo già facendo con Anna Karenina, un grande romanzo di Lev Tolstoj che è veramente formidabile nel dimostrare quanto diversi siano i tipi d’amore. La sua descrizione e introspezione dell’animo sia degli uomini che delle donne è sorprendente perché è come se fosse stato scritto già per essere rappresentato. È un romanzo assolutamente contemporaneo nel quale Anna Karenina è un personaggio di rottura rispetto all’epoca. Un coro di personaggi realmente straordinari nel darci con le loro voci emozioni e nel rappresentare cosa vuol dire anche oggi l’amore».

Matilde Bernabei, presidente Lux Vide

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E guardando al presente. Quale personaggio potrebbe diventare protagonista di una sua fiction? «Lo sta già diventando Micol Fontana, che oggi ha 96 anni. Lei e le sue sorelle saranno le protagoniste di una nostra fiction in due puntate che racconterà come queste ragazze, che all’epoca avevano 18, 19 e 20 anni, vennero a Roma da un piccolo paese della Romagna e riuscirono a diventare le prime a esportare all’estero l’alta moda italiana. È una stoGennaio 2011 • Nea


OCCORRE ESSERE COMPETITIVI E LAVORARE PER MIGLIORARE ULTERIORMENTE LA QUALITÀ DEI PRODOTTI, PER CATTURARE LO SPETTATORE

ria molto intensa e anche qui è presente un connubio di coraggio, innovazione e gusto». Come è cambiato il pubblico italiano e come vede la televisione del futuro? «Il pubblico italiano di oggi è sicuramente molto più esigente di quello di qualche tempo fa perché l’offerta di canali televisivi, non solo in chiaro, è aumentata a dismisura. Occorre, dunque, essere competitivi e lavorare per migliorare ulteriormente la qualità dei prodotti, per catturare lo spettatore. Bisogna offrire allo spettatore un’offerta culturale adeguata». Sta mutando qualcosa nell’industria cinematografica o le donne dietro la macchina da presa e le produttrici continueranno a rappresentare un’eccezione? «Secondo me le potenzialità sono in aumento, anche perché la fiction in generale, soprattutto quella televisiva è femmina, in quanto la capacità e la sensibilità delle donne produttrici possono catturare al meglio il pubblico televisivo». Quali le difficoltà che ha incontrato nello svolgere la sua professione? «La difficoltà maggiore è quella di fare sempre dei patti chiari con la qualità e avvalersi della collaborazione di professionisti del settore in grado di mantenere alti gli standard offerti». Nea • Gennaio 2011

La Lux Vide è una società leader nel produzione di fiction in Europa. Quali i segreti per realizzare prodotti di valore? «Avere tanta professionalità e dimostrare, come noi abbiamo saputo fare sia a livello nazionale che internazionale, che si possono produrre film con ascolti davvero alti se si parla al cuore e alla mente della gente, offrendo stimoli di riflessione e di crescita». 47


Fondazione Bellisario

alessandra Le donne resistono servidori sul mercato del lavoro La consigliera di parità Alessandra Servidori esprime la sua soddisfazione per le attività svolte e programmate nella politica governativa contro le discriminazioni di genere di Renata Gualtieri

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ai dati presenti nell’instant book del ministero del Lavoro sulla situazione femminile italiana relativi a occupazione, cassa integrazione, imprenditorialità emerge che le donne tengono la posizione, con fatica, ma resistono sul mercato del lavoro. «Abbiamo dati veramente positivi – commenta la consigliera di parità Alessandra Servidori – sono 1 milione e 40.000 le imprese guidate da donne che rappresentano il 67% delle donne a capo di aziende nel terziario, il 14% nell’industria e il 19% nell’agricoltura. Le imprese guidate da donne nel sud rappresentano il 26%, al centro il 24%, nel nord est il 21%, nel nord ovest il 22%. E un contributo importante arriva anche dalle imprenditrici straniere, aumentate del 44%». Qual è il ruolo delle consigliere di parità nella pubblica amministrazione? «La consigliera di parità sostiene le politiche attive del lavoro per promuovere occupazione, inserimento lavorativo e percorsi di carriera, sia in ambito pubblico che privato. Se una lavoratrice ritiene di aver subito una discriminazione, si può rivolgere alla consigliera la quale istruisce la pratica fornendosi di documentazione, valuta se e come intervenire per rimuovere le cause del diverso trattamento e cerca la soluzione alla controversia con il capo del personale. Se non si trovano elementi di conciliazione si procede davanti al giudice. Ma è l’ultima ratio che ci si augura di esercitare poiché il procedimento in giudizio è non solo costoso ma chi rimane colpita è comunque la ricorrente. Solitamente però la soluzione è la conciliazione anche informale, con un ragionevole accordo con 48

l’azienda». Può stilare un bilancio delle attività svolte e programmate nella politica governativa contro le discriminazioni di genere? «È un bilancio soddisfacente. Abbiamo rinforzato i regolamenti attuativi e gli accordi con le parti sociali su ispirazione europea, irrobustito le norme antidiscriminatorie sui luoghi di lavoro, introdotto con nuove prassi la misurazione delle performance per la progressione di carriera e la parità salariale, ottenuto un’organizzazione del lavoro aziendale flessibile per favorire la conciliazione dei tempi. Inoltre, abbiamo inserito percorsi di formazione professionale e tipologie contrattuali per agevolare la flessibilità, coniugandola alla competenza necessaria e alla produttività per entrare e rimanere sul mercato del lavoro. Il piano per l’occupabilità femminile dei ministri Sacconi e Carfagna è operativo insieme alla legge Brunetta per la valutazione e la trasparenza anche del lavoro femminile nel pubblico. Stiamo applicando con un’ottica di genere la prevenzione e salute sui luoghi del lavoro». Quali le strategie da attuare per favorire l’occupazione femminile? «Dove e quando più è premiato il merito, per le donne è più facile farsi avanti. Dunque l’orientamento alla scelta degli studi e la formazione professionale sono le priorità, che peraltro sono nel piano per la formazione dei ministri Sacconi e Gelmini. Queste vanno di pari passo con l’incentivazione all’assunzione delle Alessandra Servidori, consigliera nazionale di parità del ministero del Lavoro e delle politiche sociali

Gennaio 2011 • Nea


SIAMO DALLA PARTE DEL LAVORO E DELLE DONNE E SEMPRE ALLA RICERCA DI SOLUZIONI CONDIVISE

donne attraverso l’agevolazione fiscale di alcune tipologie contrattuali come i contratti di inserimento, il contratto accessorio e altre tipologie flessibili, con la regolarizzazione del lavoro sommerso e il sostegno all’imprenditorialità femminile soprattutto nel settore dei servizi all’impresa e alla persona che richiede il mercato del lavoro e con la riconversione professionale verso quei profili richiesti. Inoltre, l’agevolazione all’accesso al credito bancario è indispensabile, come il sostegno alla maternità attraverso i fondi bilaterali aziendali». Quali gli strumenti necessari per l’azienda e lavoratrici per poter coniugare il bisogno di organizzazione aziendale e produttivo con l’esigenza di flessibilità della risorsa umana? «Un’organizzazione flessibile aziendale che premia la disponibilità si coniuga con maggior produttività e la richiesta di conciliazione con i tempi di vita e di lavoro di lavoratori e lavoratrici. Il salario defiscalizzato, come previsto dall’articolo 53 della legge Finanziaria, è un incentivo per l’azienda e i suoi dipendenti ed inoltre l’organizzazione di servizi integrati pubblici e privati sul territorio - strutture scolastiche o per anziani - con i quali si convenziona l’azienda anche con pagamento con sistema di voucer per i propri dipendenti è da sviluppare perché offre soluzioni e crea occupazione. Abbiamo poi promosso la Carta delle pari opportunità nelle aziende a cui hanno già aderito oltre 100 aziende con un numero superiore ai 650mila lavoratori e lavoratrici: dieci azioni per il benessere organizzativo che si stanno sviluppando». Nea • Gennaio 2011

Quali strategie sono state sviluppate nelle aziende a favore delle lavoratrici affette da patologie oncologiche? «Attraverso l’impegno del ministro Sacconi e di associazioni di volontariato in collaborazione con il nostro ufficio nazionale e l’indispensabile sostegno delle organizzazioni sindacali nei 62 recenti rinnovi contrattuali è stato ampliato e integrato l’articolo 46 della legge Biagi che prevedeva agevolazioni sia sul lavoro part time sia sul periodo di comporto per tutti i lavoratori e lavoratrici affetti da patologie oncologiche. In particolare, come consigliere di parità, insieme alla Fondazione Marco Biagi e ai ministeri del Lavoro e delle Pari opportunità, abbiamo in corso iniziative di sensibilizzazione per la prevenzione con Favo, Lilt, Cri, Inail, Fondazione Lorenzini e Sodalitas. Un grande impegno di prevenzione sui luoghi di lavoro, anche questa è pari opportunità di vita e di speranza. Siamo dalla parte del lavoro e delle donne e sempre alla ricerca di soluzioni condivise». 49


Fondazione Bellisario

maria grazia marchetti lungarotti

Storia di una terra «Occorre riscoprire la nostra identità ed essere consapevoli della tradizione, sia pure rivisitata in forme contemporanee». L’estro di Maria Grazia Marchetti Lungarotti di Renata Gualtieri

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a cultura è oggi parte integrante dell’azienda Lungarotti. L’arte e l’archivistica che si intrecciano nell’attività imprenditoriale. «Non passione ma un interesse – commenta Maria Grazia Marchetti Lungarotti – che è stato fondamentale nella mia vita e che ha orientato il mio lavoro. La necessità della documentazione, la forza del bello come sollecitazione all’agire e un continuo confronto culturale». Ne sono piena espressione il Museo del vino, dove il tema bacchico e vitivinicolo costituisce il filo conduttore e il Museo dell’olivo e dell’olio, che sviluppa i temi relativi alla mitologica origine della pianta, all’impiego dell’olio come fonte di illuminazione, nei rituali di grandi religioni monoteiste, nella medicina e nella alimentazione, nello sport, nella cosmesi e come fonte di riscaldamento.

negli anni indirizzate alla valorizzazione di un territorio e di un prodotto, il vino, proposto come stratificato prodotto di cultura. Dall’organizzazione di mostre e convegni a tema, alla realizzazione di un sistema turistico integrato composto da strutture agrituristiche e un resort situato all’interno delle mura castellane di Torgiano, fino alla creazione dei due musei di cui parlavo prima».

Le è stato assegnato il premio del Gruppo del gusto della stampa estera come co-fondatrice e curatrice del Museo del vino. Quali le tappe principali e la pasLa motivazione del Premio Belli- TUTTE LE sione che ha profuso nella sua attisario che ha ricevuto parla di lei COLLEZIONI E LE vità di divulgazione della cultura del come una “generosa ambasciatrice MOSTRE SI ISPIRANO vino? «Sicuramente l’apertura del del made in Italy”. Quale il suo im- ALLE ARTI CHE museo, avvenuta nel 1974 dopo anni pegno nella valorizzazione delle ec- HANNO IN UMBRIA di accurate ricerche, ha formalizzato cellenze e dei beni culturali italiani? UNA TRADIZIONE l’inizio di un’attività volta alla valoriz«Già dai primi anni Sessanta, quando ANTICA zazione e al sostegno dell’economia con mio marito Giorgio Lungarotti abbiamo dato avvio a Torgiano, un piccolo borgo medie- agricola umbra e italiana. Nella progettazione del museo vale collocato tra Perugia e Assisi, alla trasformazione della non ho voluto ripercorrere la storia dell’azienda, ma provecchia azienda agraria di famiglia in una realtà volta alla porre un percorso conoscitivo che documenta attraverso viticoltura specializzata, ho volto il mio interesse alla rea- raccolte di arti applicate il ruolo che il vino ha avuto nel lizzazione di molteplici iniziative susseguitesi velocemente corso dei millenni nell’ambito della cultura dei popoli oc50

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In apertura, Maria Grazia Marchetti Lungarotti, direttrice della Fondazione Lungarotti; nella pagina seguente, il Museo dell’olivo e dell’olio; in questa pagina, le mostre “Dedicato. Opere sulla natura di Franco Passalacqua” e “Incisioni, veduta d’insieme Museo del vino”

cidentali. Nel 2000, con rinnovato impegno, abbiamo aperto il Museo dell’olivo e dell’olio, con analoghi valori scientifici e criteri museografici». Quanto è importante oggi studiare e promuovere i “mestieri d’arte” che hanno in Umbria tradizione antica e consolidata? «Credo sia fondamentale: è la risposta alla globalizzazione e alla crisi imperante. Per non essere fagocitati dai pericoli della globalizzazione, occorre riscoprire la nostra identità ed essere consapevoli della tradizione, sia pure rivisitata in forme contemporanee. Con la ferma intenzione di dare nuova forza al rapporto museoterritorio, tutte le collezioni del Museo del vino e del Museo dell’olivo e dell’olio - così come le mostre organizzate nel corso degli anni - si ispirano alle arti che hanno in Umbria una tradizione antica». Quali i progetti interessanti che attendono la Fondazione? «Stiamo per chiudere la mostra “Dedicato. Opere sulla natura di Franco Passalacqua” con cui abbiamo celebrato i primi dieci anni del Museo dell’olivo e dell’olio e, per l’immediato futuro, stiamo lavorando all’aggiornamento di alcuni settori del Museo del vino in previsione di convegni e mostre sui nuovi indirizzi museali». Nea • Gennaio 2011

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Confindustria

federica Eliminareguidi

le rigidità

Tecnologia, investimenti e innovazione, anche nelle relazioni industriali, sono per Federica Guidi, presidente dei giovani imprenditori di Confindustria, le parole chiave con cui determinare e costruire l’impresa di domani. Continuando a lavorare su flessibilità e fiscalità di Francesca Druidi

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n pochi anni è drasticamente mutato il modo di fare impresa. E lo scenario economico mondiale ha imposto cambiamenti - complice la crisi - con un’accelerazione che non si era mai verificata prima. Come sarà, dunque, l’impresa del futuro? È quanto hanno provato a domandarsi i giovani imprenditori di Confindustria al convegno di Capri l’ottobre scorso. Al centro del dibattito, una riflessione sul tessuto imprenditoriale italiano e sulla necessità di improntare un reale cambio di marcia, imboccando la strada dell’innovazione. «È l’impalcatura di regole che ormai è rigida, vecchia e obsoleta e va cambiata», asserisce Federica Guidi.

uno dei grandi temi che ci troveremo ad affrontare nei prossimi anni. La disoccupazione giovanile identifica una grande preoccupazione per chi fa il nostro mestiere, per il mondo politico e per chi naturalmente è giovane e si proietta oggi sul mercato del lavoro. Stabilire cosa fare per risolvere questo fenomeno non è banale. Esistono alcuni problemi che tendono a legarsi, ma che sono di fatto di natura differente. Il primo è un problema di competenza dei giovani: sono in molti a non aver centrato il proprio percorso di studio. Ciò non va imputato a una cattiva volontà, ma a un sistema scolastico che ha spesso dato false illusioni circa percorsi formativi che si presumeva potessero avere sbocchi professionali che, invece, non hanno avuto».

A Capri ha evidenziato l’urgenza di realizzare riforme decisive per il nostro Paese, soprattutto in relazione al Ha fiducia nei confronti delle riforme mercato del lavoro. Di fronte ai preche su questo fronte ha realizzato e sta Federica Guidi, presidente dei giovani occupanti dati relativi alla disoccurealizzando il governo? «Le riforme imprenditori di Confindustria pazione, in particolare quella improntate dal ministro Gelmini, sengiovanile, quali risposte può dare la politica, ma anche il z’altro perfettibili, in parte risolvono le criticità esistenti e prosistema imprenditoriale italiano? «Questo è senza dubbio cedono nella giusta direzione. Certo, serve tempo affinché le 54

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cose si sedimentino, ma sono convinta che la formazione sia una delle ragioni per cui i giovani dai 18 ai 30 anni sono penalizzati e preoccupati di fronte alla prospettiva del proprio futuro. C’è poi un ulteriore nodo critico legato alle condizioni generali, al contesto economico e industriale, alla perdita di competitività del nostro Paese. Anche in questo caso, qualcosa è stato fatto. Il contratto di apprendistato, che il ministro Sacconi ha recentemente implementato, rappresenta uno degli strumenti più utili, di cui qualche anno fa non potevamo disporre. Nessuna di queste misure è comunque risolutiva in assoluto». Cosa manca? «Se lo Stato riuscisse ad attuarla, la leva fiscale potrebbe essere un incentivo per le imprese. L’altro grande tema è quello della flessibilità in uscita, un altro nodo che va risolto, se guardiamo alla realtà in maniera pragmatica, senza ideologie. Vedo, a ogni modo, il bicchiere mezzo pieno. Non è vero che non è stato fatto nulla. Le riforme della scuola e dell’università, il contratto di apprendistato inserito in una serie di misure che il Nea • Gennaio 2011

ministro Sacconi ha recentemente riproposto, sono dei buoni strumenti che vanno nella direzione giusta. Sul fronte fiscale e della flessibilità in uscita, siamo però ancora indietro. Qualcosa si muove, ma il percorso è ancora lungo». Quali innovazioni serviranno al nostro sistema industriale per fronteggiare il mondo che cambia? «Se escludiamo ciò che attiene al sistema economico, politico e industriale in generale, tecnologia, innovazione e investimenti, anche da parte del settore pubblico, sono leve fondamentali, pur tenendo conto dell’indebolimento che le aziende hanno subito negli ultimi due anni a causa di quello tsunami che abbiamo avuto nel 2009». Legge positivamente la nuova pagina di relazioni industriali che si sta scrivendo in Italia in questo momento? «Più che un giudizio positivo o negativo, posso dire che siamo arrivati al punto. Proprio al mio debutto da presidente del movimento dei giovani imprenditori, in occasione del primo convegno nel 2008, par-

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LE RIFORME DELL’ISTRUZIONE E DELL’UNIVERSITÀ IMPRONTATE DAL MINISTRO GELMINI SENZ’ALTRO SONO PERFETTIBILI, MA RITENGO PROCEDANO NELLA GIUSTA DIREZIONE

lammo di contratti ad personam, dove si sottolineava che la cornice del contratto nazionale collettivo era troppo rigida e farraginosa e che ci doveva essere spazio per un contratto di secondo livello che si potesse realmente discutere nel merito di alcuni aspetti. Aspetti che, invece, erano esclusi dalla contrattazione proprio a causa di questa impalcatura troppo rigida. Arrivammo a proporre una provocazione culturale, parlando di questo contratto tagliato su misura sulle esigenze delle imprese. Si trattava di una provocazione, però noi imprenditori abbiamo interpretato quello che sta succedendo oggi». È un segno dei tempi. «Sì, ciò che sta cercando di portare avanti la Fiat non è sbagliato; buono o cattivo, è utile al sistema industriale odierno, perché è quello di cui ha bisogno. La Fiat, in virtù della sua dimensione industriale, fa molto rumore, ma le necessità che sussistono dietro alla ricerca di questi compromessi e accordi faticosi è trasversale: servono alla Fiat, ma anche a tutte le imprese italiane. Molte aziende stanno, da anni, cercando faticosamente di trovare all’interno degli stabilimenti soluzioni che consentano di recuperare efficienza, attuando mediazioni complesse che comportano sacrifici per tutti. Ai lavoratori si chiedono delle regressioni rispetto a una serie di diritti che, in qualche caso, ritengo fossero ormai ridondanti, guardando alle condizioni generali. È il senso della realtà dei tempi». 56

Le istanze delle giovani generazioni e, quindi, anche dei giovani imprenditori non sono sempre sufficientemente ascoltate e tutelate dalla classe politica. Come arginare questa divergenza di visione e di interessi? «Non so affermare con certezza se tali istanze non siano sempre realmente tutelate. Ad esempio, la riforma Gelmini è stata contestata, ma ci sono anche tanti giovani che, invece, ne riconoscono i vantaggi. Non credo che la classe politica sia sempre così sorda. È evidente che oggi il mondo giovanile soffre perché il nostro Paese vive una situazione di difficoltà. I giovani, senza un piano importante di riforme, possono facilmente essere considerati una parte debole. Nel mondo del lavoro oggi esiste una sproporzione, una sperequazione, tra chi già c’è, e quindi ha tutele e diritti, e chi invece non ne ha perché nel mondo del lavoro non c’è ancora o ci sta per entrare. È l’impalcatura di regole che ormai è rigida, vecchia e obsoleta e va cambiata. Non è in assoluto sbagliato quello che avevamo, è che non è più sostenibile. E i giovani ne fanno le spese perché - al di là di tutte le migliori intenzioni - si scontrano con una serie di rigidità che il sistema ha ormai incamerato. Cosa fare allora? Allora, più che dare false speranze o illusioni, è meglio cercare di realizzare un piano rigoroso, serio, ma anche realistico per attuare una serie di modifiche, una serie di riforme. Partendo da quelle dell’istruzione che costituiscono un segnale forte di cambiamento». Gennaio 2011 • Nea



Confindustria

Investire su servizi anna maria e formazione artoni «In questi anni, il sistema della rappresentanza imprenditoriale ha assunto un ruolo nuovo nella società». Lo spiega Anna Maria Artoni, numero uno di Confindustria Emilia Romagna di Francesca Druidi

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e specificità della dimensione femminile dell’impresa aprono possibili squarci di novità nel panorama del mondo del lavoro, attraversato oggi da notevoli cambiamenti. Lo sa bene la presidente di Confindustria Emilia Romagna, Anna Maria Artoni, che affianca al ruolo associativo quello di vicepresidente esecutivo di Artoni Group, l’azienda di famiglia attiva nel settore dei trasporti e della logistica. Donne e impresa oggi, in Emilia Romagna così come in Italia. Quali ancora le zone d’ombra da illuminare? «L’Emilia Romagna è una regione a forte tradizione fem-

Anna Maria Artoni, presidente di Confindustria Emilia Romagna

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minile. Le imprese guidate da donne sono quasi 90mila, il 21 per cento delle imprese attive, e l’imprenditoria femminile aumenta ogni anno, mediamente del 2 per cento. E ciò grazie a una politica di servizi alla famiglia che vede la nostra regione al primo posto in Italia, anche per la positiva sinergia pubblico-privato. Certo, c’è ancora molta strada da fare – soprattutto a livello nazionale – prima di incidere in modo decisivo per ridurre gli squilibri esistenti. Sono però convinta che, invece di introdurre vincoli e sanzioni, dobbiamo continuare a promuovere a tutti i livelli una presenza femminile qualificata in ogni ambito professionale, investendo soprattutto sui servizi a supporto delle famiglie e sulla formazione. Solo così potremo “sbloccare” questo Paese: grazie alla valorizzazione della qualità delle persone, indipendentemente dal sesso o dall’età. Solo investendo sul merito, potremo assicurare il futuro alle giovani generazioni, al nostro sistema economico e al nostro Paese». Come affrontare l’attuale e preoccupante tasso di disoccupazione, soprattutto giovanile? «Occorre avere come priorità delle priorità lo sviluppo, perché senza crescita economica non possono crescere le occasioni di lavoro. E poi un impegno straordinario per diffondere conoscenza, formazione, qualificazione professionale. Quest’anno, nonostante la crisi, le imprese italiane non hanno trovato 76mila tecnici che avrebbero voluto assumere. È una situazione paradossale: l’industria ha bisogno di tecnici e ci sono migliaia di giovani senza lavoro. Per una regione manifatturiera come l’Emilia Romagna, sono indispensabili i tecnici per produrre: dobGennaio 2011 • Nea


SOLO INVESTENDO SUL MERITO, POTREMO ASSICURARE IL FUTURO ALLE GIOVANI GENERAZIONI, AL NOSTRO SISTEMA ECONOMICO E AL NOSTRO PAESE

biamo orientare i giovani e le loro famiglie verso i percorsi formativi e le professionalità tecniche. Mi auguro che le riforme appena avviate dell’istruzione e dell’università possano favorire un’inversione di tendenza, che però si vedrà solo nel medio periodo». Quali sono le strategie per recuperare competitività? «Bisogna continuare ad accompagnare, come la Regione ha fatto positivamente in questi anni, l’impegno delle imprese a investire sui fattori strategici. La ricerca, l’innovazione, l’internazionalizzazione sono le leve che oggi fanno la differenza, e vanno sostenute anche valorizzando le reti d’impresa e con un’attenzione particolare allo sviluppo sostenibile. Dobbiamo rendere i nostri territori più competitivi, con investimenti in conoscenza, infrastrutture materiali e immateriali, un sistema efficiente di logistica, anche nell’ottica di attrarre nuovi investimenti». Quanto ha contato e conta la sua esperienza da imprenditrice in relazione agli obiettivi da raggiungere in qualità di presidente di Confindustria Emilia Romagna? «Si tratta di esperienze profondamente diverse, anche se strettamente connesse tra di loro. In questi anni, il sistema della rappresentanza imprenditoriale ha assunto un ruolo nuovo nella società e ha accentuato la propria funzione di Nea • Gennaio 2011

proposta alla politica. Tutto il sistema Confindustria è impegnato ad accompagnare la trasformazione delle imprese in termini di crescita culturale, tecnologica, organizzativa. Ritengo che sia un contributo fondamentale per la politica, che può ragionare tenendo conto delle esperienze concrete e delle necessità reali del sistema economico». Che cosa ha rappresentato per lei l’impegno in Confindustria? E come gestisce entrambi i fronti di attività? «È stata ed è una straordinaria occasione di crescita personale e professionale. Come gestisco il mio doppio ruolo? Con grande impegno, cercando di svolgerlo con responsabilità e approfondimento costanti». 59


Confindustria

La donna deve imparare a esprimere se stessa mariella Individuare i bisogni del mercato del lavoro e adattarsi a essi. È secondo Mariella Enoc la strada per una piena occupazione, soprattutto femminile. Potenziando i servizi per le famiglie di Francesca Druidi

D Mariella Enoc, presidente di Confindustria Piemonte

onne e Confindustria. Un legame che oggi tende progressivamente a rafforzarsi attraverso la crescente presenza delle donne ai vertici dell’associazione confindustriale non solo a livello nazionale, come testimoniano gli incarichi di Emma Marcegaglia e Federica Guidi, presidente dei giovani imprenditori di Confindustria, ma anche nelle singole realtà regionali. A testimoniarlo è l’esperienza di Mariella Enoc, numero uno di Confindustria Piemonte.

Cosa rappresenta questa tendenza in un paese come l’Italia, dove le donne accedono più facilmente che in passato ai ruoli dirigenziali, ma ancora in misura inferiore rispetto ad altre realtà? «Dove la donna può esprimere se stessa, come avviene nell’ambito dell’impresa - perché da lei dipende l’azione decisionale - rivela tutte le sue potenzialità e non viene bloccata. Dove la donna è, invece, impegnata in processi diversi e la sua ascesa e il suo successo derivano, quindi, da fattori in prevalenza esterni, allora tutto risulta più complesso. Devo dire che la donna che fa impresa gode sovente anche di una serie di protezioni sociali che mancano ad altre fasce di donne, le quali potrebbero intraprendere carriere importanti e invece subiscono il problema di minori aiuti per le famiglie». 60

enoc

Cosa serve per compiere un definitivo salto di qualità in questo senso? «La parità delle donne si concretizza anche fornendo servizi di cui le donne necessitano: fino a quando sulla donna, vuoi per mancanza di asili nido, vuoi per mancanza di supporto nell’assistenza agli anziani, graveranno tutte le età della vita - oltre al lavoro - sarà senza dubbio difficile chiederle di poter lavorare con certi ritmi e secondo determinate modalità. Dipende però anche dall’atteggiamento stesso della donna, che non deve scoraggiarsi ma tirare fuori le unghie, sapendo di possedere grandi valori che deve imparare a esprimere». Qual è la situazione complessiva in Piemonte? «Parlando di imprenditoria femminile, se si prendono in considerazione i dati delle Camere di Commercio, si registra spesso una deviazione: ricadono, infatti, sotto il termine imprenditoria le partite Iva, i piccoli artigiani o, ad esempio, i parrucchieri. Certamente, si tratta di imprese, ma giocoforza di dimensioni ridotte. Un notevole esempio di alta professionalità al femminile è Catia Bastioli, prima ricercatrice e poi ad di Novamont (azienda leader nella produzione di bioplastiche ricavate da materie prime rinnovabili di origini agricole, ndr) che ha portato l’azienda a conseguire grandi risultati, con un contesto di azionariato che ha profondamente creduto in lei. Purtroppo l’imbuto è stretto: non tutte le donne con grandi numeri riescono a esprimere il meglio di sé». La crisi economica ha esercitato i suoi effetti anche sul fronte dell’occupazione, con gravi ripercussioni. Quali misure ritiene siano necessarie per incentivare la piena occupazione femminile? «Si segnala innanzitutto un problema di formazione. Dobbiamo aiutare Gennaio 2011 • Nea


LA DONNA CHE FA IMPRESA GODE SOVENTE ANCHE DI UNA SERIE DI PROTEZIONI SOCIALI CHE MANCANO AD ALTRE FASCE DI DONNE CHE SUBISCONO IL PROBLEMA DI MINORI AIUTI PER LE FAMIGLIE tutti, comprese le donne, a far comprendere che oggi abbiamo bisogno di tecnici, organizzando corsi di riconversione in base agli effettivi bisogni del mercato. In Italia si registra oggi uno strabismo tra formazione e domanda del mondo del lavoro. Esistono, infatti, professioni che le donne ancora guardano con sospetto. Si tratta di capire dove sono i bisogni e indirizzarci di conseguenza». In che modo l’impegno in Confindustria l’ha arricchita sotto il profilo umano e professionale? «Ogni volta che ho assunto un impegno - e ne ho assunti tanti, oltre a quelli confindustriali - sono risultate importanti

Nea • Gennaio 2011

le relazioni con le persone. Le mie relazioni non sono mai state “usate”, ma sono state alimentate perché credevo e credo nel compito che mi è stato affidato. Ho improntato un sistema di relazioni molto bello e forte con le persone con le quali mi confronto, anche con prospettive diverse. Partecipare al direttivo di Confindustria vuol dire ascoltare la voce dell’imprenditoria italiana che costruisce la base del nostro Paese. Inoltre, sedere in altri consigli di amministrazione aiuta a capire logiche di novità e d’innovazione di prodotto, di processo, di culture. Più si esce dal proprio guscio e più s’impara. Per me sono tutte esperienze estremamente valide e spero di poterle continuare a fare».

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Economia e cultura

L’energia della cultura Investire nella cultura: il capitale più importante a disposizione degli uomini. Questo l’obiettivo dell’Eni, come racconta Lucia Nardi, responsabile delle iniziative culturali della società energetica di Nike Giurlani

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egli anni Cinquanta del secolo scorso per opera di Enrico Mattei nasceva l’Eni e grazie alla bravura e all’abilità del suo fondatore l’Italia ricevette degli stimoli importanti per poter, come la fenice, riemergere dalle ceneri della seconda guerra mondiale. Da subito l’interesse di Mattei fu rivolto non solo a incrementare il settore economico-energetico del Paese, ma anche a sostenere i giovani talenti e, più in generale, il mondo culturale e artistico. Anche in questo caso si dimostrò un vero pioniere, perchè fu il primo a farsi portatore del binomio economia e cultura. Oggi l’Eni, sulla scia degli insegnamenti di Enrico Mattei, continua a investire e a sostenere eventi e manifestazioni artistico-culturali. Alla guida di queste iniziative c’è Lucia Nardi, alla quale si deve la riorganizzazione dell’importante archivio dell’Eni che «non rappresenta solo la storia dell’azienda, ma anche quella del nostro Paese» e al suo interno può vantare non solo importanti materiali cartacei, ma anche «500mila immagini fotografiche in vari formati e 6mila audiovisivi», tiene a precisare la responsabile iniziative culturali dell’Eni. Come andrebbe promossa la cultura italiana nel nostro Paese e nel mondo? L’Eni, nel corso degli ultimi anni ha sperimentato una modalità che ha fornito e sta fornendo dei risultati molto interessanti, come possono attestare i dati in nostro possesso. Si tratta di mettere a disposizione di un pubblico più vasto possibile e in maniera gratuita la visione di una prestigiosa opera d’arte. Ma non solo. La parole chiave che è risultata vincente nell’organizzazione 64

lucia nardi

di questo tipi di eventi è: approfondire. Negli ultimi tre anni abbiamo reso fruibili, in maniera gratuita, nella suggestiva location di Palazzo Marino a Milano, tre straordinarie opere: nel 2008 “La Conversione di Saulo” di Caravaggio, nel 2009 il “San Giovanni Battista”di Leonardo da Vinci e, infine, proprio recentemente la “Donna allo specchio” di Tiziano. In un’era in cui siamo continuamente sommersi da informazioni, che spesso puntano alla sintesi e alla superficialità, riteniamo importante investire nell’approfondimento. Qual è, quindi, il vostro obiettivo? Mettere a disposizione del pubblico straordinarie opere d’arte e visite turistiche personalizzate per approfondirne non solo gli aspetti artistici, ma anche quelli storici e culturali. I dati confermano che la nostra è stata una scelta vincente: per l’opera di Tiziano abbiamo avuto 192mila spettatori, 5/6mila presenze al giorno. Come Eni porta avanti la missione culturale? Per noi investire nella cultura non è uno sforzo o un atto dovuto, ma anzi è qualcosa che caratterizza da sempre Eni, che fa parte del nostro dna. Già negli anni 50 quando non era così scontato che un’azienda investisse in cultura Enrico Mattei promuoveva molte iniziative rivolte, in particolare, ai giovani, attraverso il quotidiano Il Giorno. Negli anni abbiamo intensificato questa filosofia e realizzato molti eventi rivolti prima di tutto ai giovani e, più in generale, alla valorizzazione della cultura italiana a livello nazionale e internazionale. Gennaio 2011 • Nea


Lucia Nardi, responsabile iniziative culturali di Eni con Mario Monicelli; in basso, alcune manifestazioni promosse dall’Eni

Quali i progetti più importanti che verranno realizzati da Eni quest’anno? Sicuramente parteciperemo ai festeggiamenti dei 150 anni dell’Unità d’Italia. Saremo presenti a Roma, all’Archivio centrale dello Stato, dove verranno esposti preziosi documenti che appartengono al nostro archivio. L’obiettivo di questa mostra è raccontare la storia d’Italia, dal ‘45 al ‘70, dal punto di vista industriale. Siamo particolarmente presi da questo progetto perchè viene dato ampio spazio proprio agli anni della nostra fondazione, quelli in cui l’Italia stava ripartendo anche grazie all’energia che Enrico Mattei mise a disposizione per la rinascita del Paese. Siamo, inoltre, una delle aziende selezionate per i grandi padiglioni che verranno allestiti nella zona di Valle Giulia. Economia e cultura: un binomio vincente? Come l’Italia dovrebbe utilizzare il suo immenso patrimonio artistico-culturale anche come vettore economico? Economia e cultura devono essere un binomio vincente perchè, oggi più che mai, la presenza del privato in ambito culturale garantisce la realizzazioni di importanti operazioni, che altrimenti non vedrebbero la luce. L’Eni possiede delle capacità progettuali e metodologiche molto forti, conosce bene il mondo della comunicazione e ha un rapporto intenso con il territorio e grazie a queste capacità riesce a realizzare importanti eventi sia a livello nazionale che internazionale. Applicare un progetto manageriale e progettuale anche all’ambito artistico-culturale ci ha permesso di raggiungere importanti risultati. Non sarà poi un caso se attualmente alla valorizzazione del patrimonio Nea • Gennaio 2011

INVESTIRE NELLA CULTURA NON È UNO SFORZO O UN ATTO DOVUTO, MA FA PARTE DEL DNA DI ENI


Economia e cultura

“DONNA ALLO SPECCHIO” DI TIZIANO HA RICEVUTO 192MILA SPETTATORI, CON UNA MEDIA DI 5/6MILA PRESENZE AL GIORNO

artistico italiano c’è un manager. Come è nato il suo interesse verso l’ambito culturale e in particolare come è iniziata la sua avventura in Eni come responsabile iniziative culturali? La mia esperienza è iniziata in un ambito culturale dell’Eni un po’ di nicchia. Dopo una lunga esperienza all’archivio della Fiat sono stata, infatti, chiamata a riordinare e catalogare l’immenso archivio dell’Eni. Nel 2003 mi sono quindi trasferita a Roma ed è iniziata la mia avventura che ha portato alla luce un immenso patrimonio non solo di documenti cartacei, ma anche di circa 500mila immagini fotografiche in vari formati e 6mila audiovisivi, preziosi per raccontare la storia dell’azienda e la storia d’Italia. Dal 2007 abbiamo a disposizione un archivio veramente molto importante che è diventato il punto di partenza per molte nostre iniziative, come per esempio la retrospettiva dedicata a Bernardo Bertolucci al Moma di New York, che realizzò per l’Eni, all’inizio della sua carriera, il documentario “Le vie del petrolio”. Dopo questo primo incarico focalizzato solo nell’archivio mi è stato chiesto di occuparmi anche delle inizia66

tive culturali e mi sono lanciata con grande entusiasmo in questa nuova sfida. Molti gli eventi promossi dalla società, a quali è particolarmente legata? Sicuramente, a livello emotivo, il centenario di Enrico Mattei perchè per la prima volta sono stati esposti i materiali del nostro archivio. Inoltre, ho anche una grande passione per le iniziative che promuoviamo con il Festival della cultura di Mantova. In questa occasione presentiamo, ogni anno, una pubblicazione che raccoglie degli estratti del “Gatto selvatico”, la rivista storica dell’Eni, nata sotto Enrico Mattei e diretta dal padre di Bernardo Bertolucci, Attilio, nella quale hanno scritto importanti esponenti della cultura italiana del tempo come, tra questi, Natalia Ginzburg e Carlo Emilio Gadda. In questa occasioni, organizziamo un evento che vede la presenza di un pubblico sempre molto numeroso e proprio durante questa occasione, due anni fa, abbiamo avuto l’onore di avere come ospite uno straordinario Mario Monicelli che ci ha raccontato la storia del cinema italiano negli anni del boom economico. Gennaio 2011 • Nea


Cinzia Renzi

Viaggi I organizzati e sicuri «Riaffermare la centralità dell’agente di viaggio nella filiera del turismo». É la sfida di Cinzia Renzi, presidente di Fiavet, che confida nelle strategie del ministro Brambilla di Nike Giurlani

l ruolo che svolgono le agenzie di viaggio sui mercati è «assolutamente prioritario» secondo Cinzia Renzi, presidente Fiavet, la Federazione italiana delle associazioni e imprese di viaggi e turismo, poiché rappresentano il punto di contatto della filiera turistica con il cliente finale. «Professionalità e sicurezza sono gli elementi fondamentali dei servizi turistici erogati dai nostri associati. Non solo. In molte destinazioni turistiche italiane l’agente di viaggio rappresenta il collante fra i tanti operatori che, direttamente o indirettamente, sono coinvolti: si tratta di un ruolo cruciale per il turismo incoming» rileva Cinzia Renzi, che tiene a precisare «gli agenti di viaggio incoming sono i primi promotori del territorio italiano». Lei è stata eletta nel 2009, prima donna al vertice della Fiavet. Dopo più di un anno, quali sono state le novità che è riuscita a introdurre? «Maggiore attenzione dei media al mondo degli agenti di viaggio. Il turismo è un settore sottoposto a relazioni commerciali che regolano i rapporti fra gli operatori ormai consolidate nel tempo e quindi difficili da scardinare. In questi due anni c’è stato l’impegno personale, coadiuvata da tutta la mia squadra, di riaffermare la centralità dell’agente di viaggio nelle dinamiche di mercato. In questo senso siamo confortati dai dati: l’Osservatorio nazionale imprese viaggi e turismo, realizzato in collaborazione con l’Isnart, conferma la tendenza in crescita di turisti italiani che si rivolgono all’agenzia di viaggi per organizzare la loro vacanza». La Fiavet lo scorso ottobre ha partecipato alla V Conferenza nazionale per il turismo. Quali sono state le strategie emerse per consentire lo sviluppo del settore e la crescita del Paese? «La riforma del titolo V ha di fatto smembrato il ruolo del governo centrale. Le Regioni hanno pensato per molto tempo di poter agire con piani strategici e promozionali autonomi disgiunti dal contesto nazionale. Oggi sembra che molte amministrazioni regionali stiano facendo un passo indietro ammettendo, in qualche modo, quello che noi diciamo da tempo, ossia che la promozione del nostro Paese sui mer-

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Turismo

cati internazionali deve essere unica e non spezzettata con messaggi regionali o peggio ancora provinciali. Se questo è vero, però, il Paese necessita di un forte piano strategico che, con il coinvolgimento attivo degli operatori pubblici e privati, finalizzi gli sforzi di tutti allo sviluppo del settore. Confidiamo nelle strategie messe in atto dal ministro Brambilla per una governance più unitaria». L’ampia e diversificata offerta di servizi e informazioni on line ha stravolto il settore del turismo. Com’è quindi cambiato il dialogo e il rapporto con gli utenti? «La vera rivoluzione causata da internet riguarda le innumerevoli informazioni che è possibile reperire sulle destinazioni o sulle strutture ricettive scelte per le proprie vacanze. Non c’è oggi nessuna destinazione turistica che non abbia un proprio sito di presentazione. Discorso diverso è capire la qualità, l’accessibilità e la veridicità delle informazioni riportate. Gli agenti di viaggio sono una delle categorie maggiormente informatizzata del panorama imprenditoriale italiano e da tempo lo utilizzano come ulteriore strumento di comunicazione verso i loro clienti».

Tra i vari tipi di turismo, che peso ha quello culturale per il nostro Paese? «Il turismo culturale rappresenta da sempre uno dei principali target del nostro paese. Oggi però si rischia di compromettere anni di duro lavoro e perdere competitività con i nostri colleghi europei. Nell’ambito dei provvedimenti relativi al federalismo fiscale si sente parlare con sempre maggiore insistenza dell’introduzione della tassa di soggiorno per i comuni a vocazione turistica. Si tratterebbe dell’ennesimo balzello che andrà a penalizzare il prodotto turistico italiano. Le imprese della filiera del turismo italiano, infatti, già oggi si trovano a scontare costi aggiuntivi rispetto ai competitor europei relativi soprattutto al costo del lavoro ed alla fiscalità di settore concernente l’aliquota Iva». Quali sono le prossime per Fiavet? «L’obiettivo è quello di riaffermare la centralità dell’agente di viaggio nella filiera del turismo. La Fiavet deve essere il partner ideale per affiancare l’Enit nella promozione. È un obiettivo ambizioso e audace perché difficile da raggiungere e in contrasto con un sistema di regole consolidato. Sarà per questo più affascinante raggiungerlo». Gennaio 2011 • Nea



Agricoltura

Dalla terranunzia alla tavola de girolamo L

Per combattere la crisi agricola, che ha colpito anche la Campania, Nunzia De Girolamo lancia un’idea: i farmer’s market, cioè la vendita diretta senza intermediazioni, che hanno dato già buon esito in molte regioni di Nike Giurlani

a crisi del comparto agricolo in Campania «è generalizzata, con punte molto preoccupanti nei settori del tabacco, dell’ortofrutta, dei cereali, del latte e dell’allevamento di bestiame» sottolinea l’onorevole Nunzia De Girolamo. Per far fronte a quest’emergenza, «è necessario – spiega Nunzia De Girolamo – l’istituzione di un tavolo agro-alimentare per far incontrare e dialogare le parti della filiera al fine di promuovere un piano agroalimentare di qualità per riequilibrare i rapporti tra agricoltura, industria e grande distribuzione». Inoltre, altro aspetto che va urgentemente affrontato è «la semplificazione delle procedure – mette in evidenza l’onorevole –, visto che per ogni impresa di medie dimensioni sono oltre cento le giornate lavorative dedicate alle attività burocratiche legate agli adempimenti di varia natura richiesti dalle norme in vigore».

Nunzia De Girolamo, deputata del Pdl

Per lei da dove si dovrebbe partire? «Dagli incentivi per gli investimenti e sviluppo delle attività produttive che devono puntare innanzitutto a rilanciare le imprese, compensando il gap di competitività che ha prodotto negli ultimi anni un calo dei redditi degli agricoltori. Si può e si deve puntare sulle forze propulsive dell’economia agricola, che sono, in prima battuta, gli imprenditori, animatori della crescita e dello sviluppo “dal basso”, favorendo, quindi, le libere scelte imprenditoriali». Quale deve essere lo strumento chiave di quest’attività politica? «Sicuramente il Piano di sviluppo rurale. Occorre tarare le misure in funzione delle reali esigenze delle imprese, evitando l’utilizzo di risorse a favore di altri soggetti e puntando sugli imprenditori, veri protagonisti del mondo agricolo. Infine, va anche reso più rapido e snello il processo di presentazione-valutazione-liquidazione delle domande, che ancora rallenta le erogazioni. Inoltre, le politiche regionali per l’agricoltura devono avere sempre al centro dei propri obiettivi l’impresa agricola anche per quanto riguarda il credito, dove va superata la “stretta” dovuta alla

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crisi economico-finanziaria, premiando nelle idee imprenditoriali il merito e il talento, nonché gli incentivi per la ricerca e l’innovazione, ma anche la connessa attività di divulgazione e assistenza tecnica. In quest’ambito va ritrovato quell’anello di congiunzione tra il mondo della ricerca e quello delle imprese».

rio: la dispersione e la polverizzazione delle iniziative. Così come occorre recuperare un certo centralismo dell’attività promozionale del made in Campania, così va ricondotta per quanto possibile a livello regionale quella progettazione che oggi coinvolge tanti altri soggetti pubblici e privati a livello sub regionale».

Ha una proposta particolare Su quali aspetti devono puntare per il miglioramento e il rilancio gli agricoltori campani? «Sul riammodernamento delle aziende, poten- LE AREE MERIDIONALI del comparto agricolo? «Sono convinta che l’apertura dei farmer’s marziandone le strutture produttive e SONO BEN DIVERSE ket sia un ottimo segnale per i sulla filiera corta o i prodotti a km DA QUELLE produttori ma anche per i consumazero. Per talune produzioni la Cam- MITTLEUROPEE E DEL tori. L’importanza della vendita dipania è autosufficiente e, ad esem- NORD EUROPA retta da parte degli agricoltori è una pio, sarebbe un segnale positivo consumare latte locale, di ottima qualità e ben control- forma di commercio che assicura un prezzo equo per i lato, invece di favorire il consumo di latte di dubbia pro- prodotti di alta qualità, che rafforza il legame del prodotto venienza. Le misure anticrisi dovrebbero con più coraggio con il territorio e che sensibilizza il consumatore a una prevedere fondi per favorire la cooperazione tra le singole scelta consapevole riguardo agli aspetti qualitativi e amaziende che in Campania, soprattutto nelle zone interne, bientali. A tal proposito, lo scorso 4 novembre, ho presono di dimensioni modeste. Considerando che la crisi sentato un disegno di legge sugli incentivi alla produzione economica delle campagne è stata caratterizzata da un calo e alla vendita diretta dei prodotti locali, tradizionali e biodella domanda sia interna che estera, occorre rilanciare logici, che è all’esame della commissione Agricoltura della l’attività di promozione dei consumi e degli scambi. La Camera dei deputati». Regione a questo riguardo può e deve esercitare un ruolo Di che cosa si tratta? «La proposta intende incentivare essenziale, evitando però il principale aspetto negativo che caratterizza le politiche promozionali nel nostro territo- lo sviluppo del fenomeno su tre fronti: favorire l’utilizzo Nea • Gennaio 2011

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OCCORRE PUNTARE SEMPRE ALLA TIPICITÀ E RINTRACCIABILITÀ DEI PRODOTTI E CONSUMARE QUELLI A KM ZERO PROTETTI DA MARCHI DI QUALITÀ DOC E DOP

di prodotti alimentari di “filiera corta”, anche ai fini della riduzione delle emissioni di gas serra, ampliando le possibilità di vendita diretta e dettando norme quadro uniformi su tutto il territorio nazionale. Tutelare, inoltre, la specificità delle aree vocate alla produzione agricola tradizionale e biologica e più genericamente i suoli agricoli e favorire una maggiore redditività dell’agricoltura».

prodotti di alta qualità, senza tralasciare il legame con il territorio e l’aspetto qualitativo ed ambientale del prodotto. Senza intermediazioni e tanti passaggi è chiaro che il prezzo del prodotto dovrebbe essere molto più basso di quello praticato generalmente nei supermercati. In questo senso, infatti, la “filiera corta” potrebbe essere anche un “toccasana” alla scarsa redditività».

Quali sono le caratteristiche di un prodotto alimentare di qualità? «La tracciabilità dell’intera filiera produttiva consente una maggiore visibilità del prodotto ed è garanzia di qualità e sicurezza alimentare. Ovviamente il tutto non può prescindere dall’impiego di prodotti e, anche manodopera, di alta qualità e specializzazione. In Campania numerose sono le aziende agricole che fruiscono della consulenza in campo di specialisti anche di livello universitario».

Come viene garantita la qualità dei prodotti che mangiamo? «La legislazione attuale è variegata e a volte un pochino farraginosa, penso alle procedure Haccp e alla certificazione aziendale di qualità, tuttavia ritengo che in Italia siamo all’avanguardia nella tutela della qualità e sicurezza alimentare, ovviamente tutto e migliorabile. Anche il codice del consumo offre un valido supporto alle produzioni di qualità per il semplice fatto che garantendo il consumatore, concretamente favorisce le produzioni di qualità».

Qual è il rapporto tra qualità e prezzo? «Si dice sempre che il prezzo alto sia sinonimo di qualità: molte volte ciò corrisponde al vero. È chiaro, però, che il solo prezzo non può determinare la qualità di un prodotto. Il giusto rapporto deve consentire, quindi, a un produttore di qualità di remunerare adeguatamente il capitale, anche umano, investito nell’azienda non penalizzando il consumatore. Comunque, a proposito dei farmer’s market, anche il Parlamento Europeo, nell’approvare la relazione sul Libro Verde della Commissione sulla qualità dei prodotti alimentari, ha affermato che i mercati per la vendita diretta degli agricoltori assicurano un prezzo giusto per i

Come ci si può difendere dai prodotti Ogm? «In Europa, sino a pochissimo tempo fa, le produzioni ogm erano vietate, con la prima autorizzazione alla coltivazione della patata geneticamente modificata, anche se per uso non alimentare umano, i prodotti Ogm sono entrati ufficialmente nella Ue. Nel resto del mondo e soprattutto negli Usa questi prodotti sono una realtà da ormai alcuni decenni. Non credo che, obiettivamente, si possano continuare a bandire ancora per lungo tempo nell’Unione. Occorre, quindi, puntare sempre alla tipicità e rintracciabilità dei prodotti e consumare, per quanto possibile, prodotti a km zero protetti da marchi di qualità Doc e Dop».

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Politica energetica

L’energia rinnovabile traina la crescita

Il ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo interviene sulla diffusione delle energie rinnovabili nel Paese: «Gli obiettivi europei sono più vicini. Il mini-idroelettrico presenta grandi potenzialità, ma la vera sfida per le nostre città è la mobilità elettrica» di Riccardo Casini

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na politica energetica indirizzata su due fronti. In attesa di capire quali saranno le risorse messe a disposizione dalla manovra finanziaria al varo del governo, il ministro per l’Ambiente Stefania Prestigiacomo ha recentemente espresso una «piena identità di vedute» con il dicastero dello Sviluppo economico sugli argomenti gestiti in comune: da una parte la ripartenza del nucleare, dall’altra le fonti rinnovabili. «Per queste ultime – spiega – abbiamo convenuto che grande rilievo avrà il sostegno e la promozione, anche sotto l’aspetto della ricerca tecnologica. A tal proposito abbiamo firmato il decreto per l’assegnazione delle risorse per il Fondo rotativo del protocollo di Kyoto, destinate a sostenere progetti pubblici e privati per l’efficienza energetica e le fonti rinnovabili. La promozione delle fonti di energia rinnovabile è un’esigenza forte e condivisa, così come l’importanza annessa dal Governo allo sviluppo dei veicoli elettrici e ibridi». Quali politiche ha in procinto di mettere in campo il ministero dell’Ambiente a livello di energie rinnovabili? «Le politiche sono differenti: oltre al Fondo rotativo che citavo prima, diversi bandi per la promozione delle rinnova74

bili e dell’efficienza energetica, l’incentivazione della ricerca. Quest’anno l’Italia sarà il Paese che avrà prodotto percentualmente il maggiore incremento di energia da fonti rinnovabili. Il governo ha fatto tanto, ma dobbiamo fare di più. Adesso c’è la sfida del 55%, degli sgravi fiscali per l’efficienza energetica, una misura sulla quale si deve investire di più. Noi ci batteremo perché questo strumento, fortemente incentivante per i cittadini, possa essere confermato. Bisogna comprendere fino in fondo che lo sviluppo sostenibile è una grande opportunità perché le nostre imprese, in futuro, si misureranno proprio sulla capacità di innovazione in questo campo». La morfologia del territorio italiano costituisce ancora un ostacolo allo sviluppo di alcune fonti di energie rinnovabili come l’eolico? «La peculiarità della posizione geografica di molte regioni d’Italia crea diverse potenzialità nel settore energetico, ma io credo che le risorse energetiche alternative debbano essere utilizzate nel rispetto del paesaggio. Per quanto riguarda l’eolico, le “Linee guida per l’autorizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili”, pubblicate in Gazzetta ufficiale nel settembre scorso, forniscono

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stefania prestigiacomo


Politica energetica

CREDO CHE LE RISORSE ENERGETICHE ALTERNATIVE DEBBANO ESSERE UTILIZZATE NEL RISPETTO DEL PAESAGGIO. LE “LINEE GUIDA PER L’AUTORIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI ALIMENTATI DA FONTI RINNOVABILI” FORNISCONO LE MODALITÀ PER IL CORRETTO INSERIMENTO NEL TERRITORIO DEGLI IMPIANTI

tra l’altro le modalità per il corretto inserimento nel territorio degli impianti». L’idroelettrico è sempre il settore di punta in Italia, come indicano i dati del Gestore dei servizi elettrici? «L’idroelettrico risulta in espansione solo per quanto riguarda il settore del piccolo idroelettrico e del mini-idroelettrico. Ma, a parte ciò, ritengo che in questo delicato periodo economico debba essere incrementato, per quanto possibile, il comparto delle energie alternative nel suo complesso. Nell’ambito del mix energetico, infatti, le energie pulite possono contribuire alla soluzione del problema energetico: per il nostro Paese, che ha un costo dell’energia più alto del 30% rispetto ai partner europei, l’efficienza e il risparmio, lo sviluppo delle fonti rinnovabili e delle filiere produttive legate a questi settori sono driver fondamentali. Investire poi sulle nuove tecnologie significa anche creare nuove opportunità di lavoro e di crescita economica. E non dimentichiamo che la green economy è la scelta vincente per uno sviluppo del nostro Paese e non solo all’insegna della sostenibilità». Ha citato il settore del mini-idroelettrico. Quale può 76

essere in futuro il suo ruolo? «È la tipologia a maggiore potenzialità nell’idroelettrico poiché consente una maggiore diffusione sul territorio, investimenti più contenuti e, spesso, la possibilità di evitare gli impatti ambientali legati a bacini e invasi». Quali risultati hanno ottenuto gli incentivi messi in campo finora? È possibile prevederne altri? «I risultati sono stati positivi e questo fa ben sperare per la crescita della filiera delle energie rinnovabili. La percentuale di energia prodotta da fonti rinnovabili nel 2005 era pari a circa il 5%, ma nel 2008 ha raggiunto il 6,8% del totale. Per il 2010 si punta all’8%, con un andamento crescente e in linea tendenziale, quindi, con l’obiettivo al 2020 del 17%, che è la quota di rinnovabili che l’Italia si è impegnata a raggiungere con l’Europa nell’ambito del famoso pacchetto clima energia, il cosiddetto “20-20-20”. A trainare questo trend positivo sono il fotovoltaico e l’eolico: in questo campo negli ultimi 5 anni è stata triplicata la potenza istallata, che ha raggiunto quasi 5mila Mw, mentre nel settore del fotovoltaico fra il 2008 e il 2009 sono stati realizzati 64mila nuovi impianti. Il 2010 si chiuderà con altri 30mila nuovi impianti Gennaio 2011 • Nea


per una potenza istallata di oltre 1.600 Mw. Tutto questo è accaduto in 5 anni perché prima del 2005, cioè prima dell’entrata in vigore del conto energia, l’apporto del fotovoltaico alla produzione elettrica nazionale era sostanzialmente inesistente. Siamo insomma sulla strada giusta, e intendiamo proseguire e intensificare l’impegno». Quali sono gli obiettivi del “terzo conto energia” varato dal governo nell’agosto scorso? «Nel conto si trovano le nuove tariffe incentivanti e il nuovo obiettivo di potenza al 2020 pari a 8mila Mw, che significa quadruplicare in meno di 10 anni la presenza del solare in Italia. La nostra strategia prevede un sistema di incentivi stabili, già oggi i più robusti d’Europa, che porti a un incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili. Il conto energia, ad esempio, è uno strumento importante per incentivare la produzione di energia elettrica da impianti fotovoltaici. Il Patto per l’ambiente, firmato dal ministero dell’Ambiente con grandi aziende italiane (e che sarà esteso ad altre), prevede investimenti in settori chiave della green economy come la produzione di energia da fonti rinnovabili, il risparmio energetico, la sostituzione di combustibili fossili con Cdr, l’effiNea • Gennaio 2011

cienza energetica, l’ambietalizzazione di centrali che oggi producono energia con combustibili inquinanti e il fotovoltaico nei trasporti». A proposito di trasporti, quali risultati sono stati raggiunti tramite gli incentivi nella conversione dei veicoli? «Stiamo lavorando tutti per un sistema economico globale che abbia meno bisogno di combustibili fossili come petrolio, gas e carbone. Credo che se non si interviene oggi puntando su fonti ambientalmente sostenibili, in grado di produrre quantità considerevoli di energia, avremo sempre più inquinamento ed energia sempre più cara. E di maggior energia elettrica pulita abbiamo bisogno se vogliamo orientare il nostro sistema nazionale verso la sostenibilità. Penso in primo luogo alla mobilità: se vogliamo eliminare davvero il problema delle polveri sottili, la soluzione per le nostre città è la mobilità elettrica. Ma anche la mobilità sostenibile a 360 gradi. Per questo abbiamo promosso la Giornata nazionale della bicicletta, alla quale hanno aderito oltre 1.300 Comuni italiani: una festa che ha celebrato e celebrerà ogni anno la voglia di mobilità pulita che c’è nel nostro Paese». 77


Sostenibilità Maria Rosaria Iapalucci

Dalla parte del risparmio energetico

È attualmente l’unica donna dirigente in Nalco Italiana. Maria Rosaria Iapalucci lancia uno sguardo sul futuro sostenibile del colosso mondiale, focalizzando l’attenzione sull’innovazione tecnologica di Paola Maruzzi

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In apertura, Maria Rosaria Iapalucci, key account manager in Nalco www.nalco.com

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olisana, cresciuta in un clima emancipato che l’ha stimolata a intraprendere una carriera fuori dagli schemi, Maria Rosaria Iapalucci approda in Nalco giovanissima e introduce un linguaggio professionale in rosa, in un contesto tradizionalmente abituato a confrontarsi con il viril sesso. È infatti la prima donna a ricoprire il ruolo di marketing manager nella sede italiana. Col tempo la situazione si è modificata. Oggi la presenza femminile è entrata di diritto anche in ambiti più tecnici. La Nalco, leader mondiale nel settore del trattamento delle acque e dei processi, orientata al risparmio energetico e alla sostenibilità, è per ovvi motivi legata alle più diverse realtà imprenditoriali. Tuttavia, specie nelle latitudini italiane, bisogna riconoscere che gli ingranaggi industriali non sono del tutto politically correct verso le donne. Spesso e velatamente, non manca una buona dose di pregiudizio. «Occorre lavorare il doppio per essere riconosciute la metà» è il ritornello che molte si ripetono per esorcizzare una tendenza incline al maschilismo, specie in alcune fette occupazionali da sempre appannaggio degli uomini. Ma questa volta la testimonianza parla di un incontro favorevole e che, guardandosi indietro, scopre che le carte in tavola sono cambiate in meglio. Da un lato una multinazionale affermata, schierata in prima linea nella difesa della sostenibilità e dell’innovazione, dall’altro la grinta tutta al femminile di un ingegnere chimico. Due universi dialoganti, che gradualmente imparano a viaggiare all’unisono. «Condivido le scelte etiche della mia compagnia e soprattutto ammiro i risultati concreti che riesce a conquistarsi. Credo nell’impostazione green della nostra offerta, che guarda alla complessità delle cose e non solo ai profitti. I nostri sforzi sono tesi a ridurre i consumi di energia, acqua e altre risorse naturali, minimizzando le emissioni nell'ambiente, risparmiando sui costi operativi e incrementando i profitti dei nostri clienti», spiega Maria Rosaria, che oggi è key account manager. È, quindi, l’interlocutrice ideale per gestire gli aspetti operativi della visione aziendale, con un tocco profondamente umano. «Ogni pro-

Nea • Gennaio 2011

getto parte dal Create and Maintain Value, la filosofia ad hoc che permette di gestire al meglio i rapporti di partnership, rendendoli solidi e duraturi». Un canovaccio operativo impiegato anche per il recente obiettivo di Nalco, che ha saputo accogliere la sfida di un colosso della metalmeccanica. «Abbiamo appena dato il via a una collaborazione con la Fiat. Il bilancio di fine dicembre ci conferma che il lavoro sta procedendo bene, all’insegna dell’ottimizzazione delle risorse. Segno che quando si mettono in gioco le reciproche competenze si raggiungono buoni risultati». Le parole di Maria Rosaria non sono slegate dalla realtà ma, dati alla mano, arrivano dritte al dunque. «Ogni anno la Nalco investe in innovazione un buon 3 per cento. Ecco perché, tra le altre cose, siamo in asso-

OGNI ANNO NALCO INVESTE IN RICERCA 74,6 MLN DI DOLLARI. ECCO PERCHÉ SIAMO IN ASSOLUTO I PRIMI A PATENTARE NUOVE TECNOLOGIE NEL SETTORE DEL TRATTAMENTO DELLE ACQUE luto i primi a patentare nuove tecnologie nel settore del trattamento delle acque». La precisione matematica con cui viene snocciolata la percentuale relativa alla ricerca spiega più di ogni altra cosa la serietà verso le tematiche ambientali ed ecologiche, che appunto necessitano di una continua sperimentazione. Un fiore all’occhiello per Nalco, che risalta soprattutto tenendo conto del fatto che una certa retorica patinata usa “innovazione” e “ricerca”come termini d’effetto, irrinunciabili ma privi di fondamento. Stringendo ancor di più sulla concretezza, si passa al vero promotore dell’innovazione. «Si tratta di un team di 560 ricercatori che, in costante contatto con i gruppi marketing, osa e brevetta nuove tecnologie in base alle esigenze del mercato e dei clienti. Non stupisce, quindi, che nascano prodotti di assoluta innovazione come quelli che stiamo usando presso lo stabilimento Fiat di Cassino». 79


Distribuzione carburanti Laura Vazzoler

La stazione di servizio diventa green

Laura Vazzoler, presidente della Carlo Aliprandi, presenta da Treviso il nuovo progetto della stazione di servizio Energyca. E riflette sullo stato attuale del mercato dei carburanti di Piero Lucchi

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un mondo prettamente maschile quello dell’industria dei carburanti. Un mondo in cui Laura Vazzoler è riuscita a districarsi proponendo un modello di sviluppo della società di famiglia, la Carlo Aliprandi Carburanti, improntato al green e alla strutturazione in rete di una serie di partnership e collaborazioni strategiche. Peculiarità che hanno permesso al gruppo trevigiano, di cui attualmente la Vazzoler è presidente, di affermarsi sul mercato. «Sono una persona molto determinata – racconta Laura Vazzoler -. Vedo sempre il bicchiere mezzo pieno e cerco di trovare il lato positivo di ogni cosa». È ottimista e sorridente di natura la Vazzoler. Non stupisce, quindi, l’entusiasmo con cui presenta al mondo l’ultimo progetto della Aliprandi, la stazione di servizio “verde” Energyca.

Di cosa si tratta? «La stazione di servizio diventa eco80

compatibile e sostenibile per l’ambiente. È la nuova tendenza che punta a rendere green anche un luogo, qual è la pompa di benzina, un tempo deputato solo al transito in caso di necessità. Ci siamo inseriti architettonicamente nel paesaggio utilizzando materiali e colori che non rovinano una vallata come quella di Refrontolo, rispettandone le qualità estetiche che tutto il mondo ammira».

Sì, ma carburante e ambiente ammetterà che rappresentano un binomio non facilmente assimilabile. «È vero, ma noi vogliamo sfatare questa credenza. Si tratta di una scelta importante. Abbiamo presentato una struttura innovativa capace di dare ai consumatori un segnale di attenzione e sensibilità, da parte del nostro brand, a tutto ciò che è green. Lo fa il mondo dell'automotive e noi non potevamo esimerci dall'adeguarci». Gennaio 2011 • Nea


Nella pratica cosa comporta portare avanti un progetto di questo tipo? «Significa anzitutto rafforzare l'attenzione sui cicli di tutela: dai sistemi di gestione del rifornimento, che trattengono ogni goccia di carburante eventualmente dispersa sul piazzale, alle analisi in laboratorio dei reflui del circuito chiuso, fino alla decisione di offrire ogni tipologia di carburante, quindi benzine, gasoli e prodotti ecologici quali gas e metano. Scelta che consente l'ottimizzazione dei costi logistici e quindi risparmio energetico. A tutto questo bagaglio tecnico abbiamo accostato una struttura di ben 800 mq. tutta realizzata in listoni di legno di abete. Accanto, vi sono poi gli stabili che ospitano i servizi accessori dell'impianto quali bar e casse, costruiti in classe energetica a massima efficienza e con un arredamento accogliente e ricercato».

Oltre un secolo di carburanti Nata nel 1895 nel nome del suo fondatore trevigiano, la Carlo Aliprandi viene ceduta nel 1925 ai nipoti Domenico e Camillo Vazzoler che ne potenziano il ramo carburanti con importazioni dirette. Suc-

Nel Nord Est sono molte le cosiddette “pompe bianche”, cioè le stazioni di servizio a marchio proprio. Molte di queste, però, paiono un po’ improvvisate. «Non è certamente il nostro caso. Noi curiamo molto l’immagine e i servizi offerti. Oltretutto i nostri distributori, durante l’orario di apertura, offrono un prezzo vantaggioso su benzine e gasoli, il tutto rigorosamente “servito”. Secondo una ricerca recente pare che oltre il 50 percento degli automobilisti, quando può scegliere, evita il “Fai da te”, preferendo farsi servire. In un’ottica di business, non offrire il servizio significa quindi rinunciare a una parte di mercato. Il nostro valore aggiunto sta nel fatto che Energyca punta, oltre che sulla qualità dei prodotti, anche a rendere palpabile la sensibilità che rivolgiamo al territorio dove l'impianto va a inserirsi».

cessivamente, con la costruzione della raffineria “L'Aquila” di Trieste, il cui promotore dell'iniziativa è stato proprio Camillo Vazzoler, la Aliprandi ha iniziato a mettere in esercizio numerose stazioni di servizio carburanti in tutto il Nordest. Alla scomparsa dei proprietari la società passa in mano a Mario Vazzoler, figlio di Camillo, che ne consolida la rete contribuendo allo sviluppo del settore petrolifero come membro della commissione provinciale carburanti e referente di zona della Federpetroli. Attualmente la Carlo Aliprandi è gestita dai figli di Mario Vazzoler, Laura e Luca, che hanno dato all’azienda un input di innovazione e attenzione all’ambiente.

In alto Laura Vazzoler, presidente della Carlo Aliprandi Carburanti, fotografata in una delle stazioni di servizio Energyca www.stazionienergyca.it

Nea • Gennaio 2011

La crisi come sta incidendo sul vostro settore? «Il mondo della distribuzione dei carburanti è in fase di profondo cambiamento. Questo appena terminato è stato un anno difficile. Nonostante le cose per noi vadano abbastanza bene, la crisi ci ha toccati. Ed è proprio in questi momenti che bisogna sfoderare la grinta e cercare soluzioni innovative che permettano di differenziarsi e di offrire ai clienti cose che magari gli altri non danno. Riuscire a motivare le persone con cui lavori e infondere loro fiducia e sicurezza aiuta a vedere la vita positivamente e a trovare sempre la soluzione ai problemi. La chiave del successo è non fare tutto da soli, ma riuscire a circondarsi di collaboratori con i quali portare avanti un progetto comune, rispettando tutti gli equilibri. E questa credo proprio sia la forza della nostra azienda». 81


Modelli d’impresa Cristina Nadile

Il rispetto per l’ambiente come valore d’impresa

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principali problemi derivanti da rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche sono legati alla presenza di sostanze considerate tossiche per l'ambiente. Si aggiunga anche che tali sostanze non risultano biodegradabili. La crescente diffusione della tecnologia sempre più avanzata nel nostro secolo determina un incremento costante di questa tipologia di scarti, con conseguenze di inquinamento a vari livelli ambientali: dal suolo all'aria all'acqua. La regolamentarizzazione dello smaltimento di questi rifiuti elettronici e il recupero differenziato delle varie componentistiche, diventa così di fondamentale importanza per la salute di ogni singolo cittadino. Ne abbiamo parlato Cristina Nadile, amministratore unico e responsabile generale di Acerbi, azienda che opera da sempre nel campo del commercio del materiale elettrico e fornitore primario della componentistica per navi da crociera e navi militari, un settore considerato molto tecnico e soprattutto prettamente maschile, dove la signora Nadile si è distinta, nel mondo dell’imprenditoria femminile, per serietà,

Cristina Nadile, amministratore unico e responsabile generale di Acerbi srl, azienda che opera da sempre nel campo del commercio del materiale elettrico e fornitore primario della componentistica per navi da crociera e navi militari acerbi@acerbigenova.it

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I rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche sono considerati tossici per l’ambiente. E la Acerbi si dimostra all’avanguardia nello smaltimento di questi rifiuti. Il punto di vista di Cristina Nadile di Belinda Pagano competenza e qualità. «Ultimamente l’importanza per la tutela dell’ambiente sta divenendo argomento di discussioni accese. Nel nostro campo sono subentrate negli ultimi anni importanti normative sullo smaltimento rifiuti come il Raee che viene tassativamente applicato. Ma non è l’unica direzione in cui muoversi. Impianti fotovoltaici, illuminazione led e lampade a risparmio energetico sono le direzioni verso cui muoversi. Soluzioni non più ferro magnetiche, dunque, perché presentano consumi maggiori. Per quanto concerne il fotovoltaico, ad esempio, noi siamo partiti bene e ci saranno uno o due anni di forti investimenti grazie alle agevolazioni, finanziamenti e leasing lunghissimi». Ovviamente per stare al passo coi tempi bisogna continuare a guardare avanti. «Per questo è importante seguire attentamente le nuove tecnologie. La nostra azienda, ad esempio, è molto attenta alla formazione del personale rispetto all’argomento illuminotecnica e alle nuove soluzioni che il mercato propone nell’ottica dell’energy saving. Questo argomento è molto seguito anche nell’importante ambito delle navi da crociera dove il risparmio energetico si traduce in un forte abbassamento del consumo di carburante, rappresentando così un’ulteriore attenzione all’ambiente». Nel contesto di forte cambiamento in cui l’umanità si sta trovando negli ultimi anni, essere attenti alle trasformazioni di mercato, puntare sulla preparazione professionale della propria attività non basta, bisogna aggiungere, secondo la signora Nadile, un aspetto da non sottovalutare: «ci deve sempre essere spazio per i rapporti umani. L’attenzione verso gli altri, anche nel campo lavorativo e non solo privato, permette che il dialogo, la trasparenza e la passione trionfino. In un mondo frenetico e dalla facile perdita di valori fondamentali, i rapporti interpersonali sono qualcosa in cui bisogna ancora credere. Possono essere davvero la chiave del successo». Gennaio 2011 • Nea



Ingegneria e geologia Alessandra Fantini

Prevenire i disastri idrogeologici

Smottamenti, frane, alluvioni. Grandi o impercettibili, sono fenomeni sintomatici di una gestione territoriale che fa acqua. Con Alessandra Fantini dalla parte della prevenzione di Paola Maruzzi

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metà strada tra l’ingegneria e la geologia. Sono i due ambiti disciplinari paralleli che Alessandra Fantini ha messo in comunicazione provocando una sinergia di vedute. È successo a Genova, grazie alla scommessa di un’intraprendente studiosa di realtà “nascoste” agli occhi dei più. «Mentre il primo ha un approccio più tecnico alle problematiche del territorio, il secondo ha un respiro ampio. Insomma, guarda alle cose su grande scala». Difficile rispondere alla domanda su cosa conti di più nella sua attività di consulente. Meglio passare, quindi, dalle parole alla concretezza delle emergenze. Alessandra Fantini scende così nei dettagli scivolosi dell’ultima alluvione che, nell’ottobre scorso, ha coinvolto la Liguria, «una regione che presenta un quadro idrogeologico estremamente fragile, come del resto tutta la Penisola». La sua riflessione è un pretesto per lanciare una consapevole accusa alla poca attenzione che viene riservata dalle istituzioni preposte alla pianificazione territoriale. «Diciamo che l’Italia è, in lungo e in largo, piena di disastri che testimoniano la scarsa sensibilità e operatività sul piano gestionale di alcune situazioni ordinarie, che fanno presto a degenerare. Succede così che, qualora per esempio si inneschi un fenomeno piovoso più consistente degli altri, vengono fuori tutte

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Alessandra Fantini opera come consulente a Genova fantinialex@libero.it

le criticità. E, di conseguenza, le piccole e grandi tragedie connesse: smottamenti, frane, esondazioni e quant’altro». È ovvio dedurre che a monte c’è lo zampino di chi dovrebbe mantenere puliti i corsi d’acqua, monitorare le zone preoccupanti. In altre parole, lavorare in ottica preventiva. «La verità è che si investe poco sulle figure professionali che potrebbero rivelarsi preziose: i geologi e i forestali». Recentemente Alessandra Fantini è impegnata sul ripristino di abitazioni private che, in seguito a un’ordinanza comunale, sono state dichiarate inagibili. «Spesso lavoro anche in stretto contatto con le istituzioni pubbliche, a dimostrazione del fatto che una collaborazione tra le parti può essere la giusta via per affrontare le criticità del territorio». Si tratta di un discorso complesso, che va al di là dell’opposizione di chi si schiera pro o contro la cosiddetta cementificazione. «Questa è una polemica strumentalizzata. Non basta dire che non bisogna costruire per tutelare l’ambiente e i suoi abitanti. La manutenzione del territorio vive anche grazie alla presenza e all’intervento di nuove opere. L’importante è agire con criterio, facendo tesoro delle conoscenze degli specialisti del suolo e del sottosuolo». Gennaio 2011 • Nea



Logistica Marina Melissari

Raee, per condividere il rispetto dell’ambiente

Una piattaforma tecnologica multidisciplinare per il recupero dei Raee a sostegno della compatibilità ambientale e un progetto per sensibilizzare gli studenti alla tutela dell'ambiente. Le iniziative spiegate da Marina Melissari di Maria Elena Casadei

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eloader è l’acronimo di REverse LOgistics And De- tivo che, studia e analizza le esigenze dell’intero sistema, stivelopment of Environment Research (Logistica In- molandone la capacità di risposte tecniche e creative. Poiversa e sviluppo della ricerca ché il trasporto in Europa sta per l’ambiente). Riconoscendo nella rapidamente diventando un’industria Reverse Logistics la chiave per una ad alta tecnologia, la ricerca e l’innovanuova compatibilità ambientale, l’aszione rivestono un ruolo cruciale: ocsociazione Reloader si propone come corre sviluppare catene logistiche una piattaforma tecnologica multidisofisticate e organizzate in reti goversciplinare, individuando nell’integranate multi-attore e implementare i serzione tra logistica, impresa, industria vizi necessari a realizzare una logistica e ricerca il meccanismo propulsore intelligente a supporto delle attività per la progettazione e realizzazione di produttive e di recupero». In collabosoluzioni concrete e tecnologicarazione con l'Istituto Majorana, liceo mente innovative, da applicare tanto scientifico di Roma, hanno organizzato in fase iniziale di design quanto in il progetto scuolAmbiente, mirato a stifase finale di recupero dei prodotti Marina Melissari, segretario nazionale molare gli studenti al comportamento ass. Reloader www.reloaderitalia.it elettrici ed elettronici. responsabile per la tutela dell'ambiente Un’associazione che nasce alla fine del nella dimensione urbana, in particolare 2006 dal risultato di un meeting tra partner e collaboratori per quanto concerne la raccolta e il recupero dei piccoli Raee della SGL Logistica, società di cui Marina Melissari è am- e dei loro accessori: cellulari, Pc e notebook, elettrodomestici ministratore delegato. «Reloader è un incubatore di proget- di modeste dimensioni e oltre. «Nel progetto gli studenti tualità e partnership a livello nazionale ed europeo, una sono impegnati in iniziative dentro e fuori la scuola al fine struttura aperta a tutti gli operatori che condividono gli di sviluppare una cultura del recupero allargata alle loro faobiettivi di diffusione e scambio delle conoscenze, di trasfe- miglie, ad altre scuole e agli abitanti del quartiere che è il rimento di tecnologie al territorio e formazione di una cul- primo tessuto urbano in cui essi vivono e agiscono. Stiamo tura del recupero nel rispetto dell’ambiente». I soci fondatori svolgendo un ciclo di 8 seminari tematici presso la scuola, sono 28, tra i quali Ceva Logistics, Whirlpool, Kpmg, Palm, al termine dei quali i ragazzi promuoveranno e collaboCna-Fita, Enea, Dappolonia, La Sapienza di Roma, la Fe- reranno alle operazioni di ritiro nel quartiere. L’iniziativa derico II di Napoli e altre illustri Università. «Li ha animati sarà presentata con un workshop a fine marzo nell’amla convinzione che il modo migliore per trovare percorsi so- bito della Settimana della cultura scientifica organizzata stenibili passa attraverso una logica di vantaggio collabora- ogni anno dall’Istituto Majorana». 86

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Opere edili Angela Procopio

L’ingegneria “femminile” chiede maggiori sostegni Angela Procopio portavoce di una realtà, quella dei grandi cantieri civili, che contrariamente al pensiero comune vede le donne sempre più in primo piano. E che per questo richiede politiche del lavoro più flessibili di Paolo Lucchi

È

forse in atto un processo di femminilizzazione anche in uno dei settori, per antonomasia, maschili? Sentendo le osservazioni e analizzando le esperienze dell’ingegner Angela Procopio parrebbe proprio di sì. Volto giovane, pure se già affermato, nell’ambito delle grandi opere edili e infrastrutturali, la Procopio, assieme alla sorella Carla, sua socia all’interno dello studio di Torino, sa bene come districarsi all’interno dei cantieri, portando a termine alcuni dei lavori che maggiormente hanno influito sullo sviluppo urbano e logistico del Paese. Alcuni esempi? La BagnaraBovalino, arteria stradale necessaria e urgente per lo sviluppo delle vie di comunicazioni calabresi, lo svincolo e la galleria di Berchelle, in provincia di Biella, il viadotto di Miola, sempre in Piemonte. «La presenza delle donne nel settore dell’ingegneria civile, in particolare infrastrutturale è in forte crescita – evidenzia Angela Procopio -. Per questo non può più essere ignorata la necessità di politiche di intervento mirate e di investimenti concreti per superare le criticità di genere. Basti pensare al numero di iscritte alle facoltà di ingegneria e architettura, che sta equiparandosi sempre più al numero dei colleghi maschi».

Insomma, ormai il cantiere non è più un luogo prettamente maschile? «No, anzi, ormai non è più una sorpresa trovarvi delle donne, anche se talvolta la nostra presenza non risulta ancora completamente “accettata” dalle maestranze operative. Occorre molta pazienza prima di stabilire un rapporto di comunicazione efficace».

Da sinistra, Carla e Angela Procopio all’interno del loro studio di progettazione di Torino angelaprocopio@sti.to.it

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Pare di capire che lei abbia vissuto sulla sua pelle queste “reticenze” di genere. «Ammetto, senza vittimismo, di aver lottato per far accettare la mia presenza con un ruolo direzionale in un ambiente ancora totalmente al Gennaio 2011 • Nea


LA PRESENZA DELLE DONNE NEL SETTORE DELL’INGEGNERIA CIVILE, IN PARTICOLARE INFRASTRUTTURALE È IN FORTE CRESCITA

Sopra, immagine del cantiere per la realizzazione dell’arteria stradale Bagnara-Bovalino (RC)

maschile. Basti pensare che tutt’ora esistono persone che per scaramanzia fuggono da una galleria in costruzione all’ingresso di una donna. Ma ormai non faccio più attenzione a certi sguardi di meraviglia o di disappunto di alcuni colleghi maschi quando vengo proposta in un ruolo di coordinamento».

Ormai da tempo, si pone in prima linea nel richiedere maggiori attenzioni da parte delle istituzioni. «Occorrono politiche del lavoro al passo con i tempi. Alle donne servono strumenti adeguati che possano facilitare l’inserimento o il rientro al lavoro. In questo certamente la tecnologia gioca un ruolo di primo piano, in quanto rappresenta un fattore determinante per il sostegno alla creatività, ai talenti e ai saperi femminili, permettendo, ad esempio, di migliorare la competitività, in termini di capacità progettuali, e facilitando la conciliazione dei tempi del lavoro e della vita privata. Quali sono stati i momenti da lei ritenuti più importanti per la sua carriera? «Il conseguimento della laurea in ingegneria è stato certamente il più significativo. Più che un punto di arrivo, di partenza, uno strumento indiNea • Gennaio 2011

spensabile per capire cosa avrei voluto fare “da grande”. Ma è stata soprattutto l’esperienza maturata in prima linea, in occasione dei lavori per i Giochi Olimpici Invernali di Torino 2006 che mi ha permesso di confrontarmi con complessità gestionali e operative vissute spesso senza reti di protezione. Inoltre sono stata fortunata per quello che la vita mi ha offerto, specie per i maestri che ho incontrato, primo tra tutti mio padre, un ingegnere con la “I” maiuscola, che mi ha fatto comprendere e amare la libera professione».

Quali obiettivi si prefigge per il futuro? «Vorrei mettere a disposizione la mia esperienza professionale per sviluppare insieme ad altre donne imprenditrici programmi di formazione e forum di confronto, non solo al femminile, per evidenziare il valore aggiunto delle donne come importante leva di business del Paese. Occorre discutere insieme su come poter conciliare femminilità e vita professionale. Contribuire, quindi, a dar vita a un cambiamento culturale che veda l’essere donna e professionista come un eccellente valore strategico, aiutando a superare le reazioni di vittimismo ad una condizione di “inferiorità” o “discriminazione”». 89




In azienda con

antonella mansi

L’impresa è una comunità di persone Una giornata con un’imprenditrice in un settore ritenuto, a torto, esclusivamente maschile. Tanta grinta, un pizzico di civetteria e una sicurezza: i programmi sono fatti per essere sconvolti. La parola ad Antonella Mansi di Concetta S. Gaggiano

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Gennaio 2011 • Nea


Nea • Gennaio 2011

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In azienda con

“N

on sono perfetta, ma parti di me sono incredibili”. È la frase che si può leggere in bella vista nell’ufficio di Antonella Mansi a Scarlino, in provincia di Grosseto. «È lì perché in qualche misura mi descrive, rispecchia i miei difetti e i miei pregi», spiega con una punta di orgoglio mista a imbarazzo. Lei preferisce scherzarci su ma quell’adesivo comprato durante un viaggio a Londra all’età di 13 anni, se si legge il suo percorso professionale, le sta bene addosso. Consigliere di amministrazione di Nuova Solmine, società leader nella produzione e commercializzazione di acido solforico, membro dell’Associazione europea dell’industria chimica, dal luglio 2007 al settembre 2008 presidente dei giovani imprenditori toscani e da gennaio 2008 presidente di Confindustria Toscana. E se si pensa che ci si trova davanti alla più giovane donna eletta presidente di un’associazione di industriali, il cerchio si chiude. Classe 1974, maremmana doc, la presidente degli industriali toscani dice di divertirsi lavorando perché il suo ruolo nell’azienda di famiglia, «mio padre (oggi presidente del Gruppo Solmar, ndr) l’ha rilevata nel 1996 insieme ad altri soci e perché quella è la famiglia che lui si è scelto», la porta a viaggiare e confrontarsi con persone e culture diverse. Gli inizi certo non sono stati facili in un settore “muscolare”, come lei stessa lo definisce, quale è quello della chimica: poche, pochissime donne e 94

tanti uomini dai 50 anni in su. Molto lo ha imparato sul campo perché «una volta fuori dall’università si capisce che si è solo all’inizio e bisogna lavorare duro per non farsi cogliere impreparati dagli eventi». Ammette, però, di essere riuscita a fare bene grazie a maestri di tutto rispetto, primo fra tutti suo padre Luigi, e collaboratori capaci che l’hanno accompagnata in tutto il suo percorso. Guai, però, a parlare di quote rosa: «sono convinta che nella vita bisogna farsi strada con il merito. Alle donne, semmai, raccomando di farsi valere e dimostrare quanto valgono sul campo». Lei c’è riuscita, senza l’ansia di emulare il modello maschile. Vediamone allora una tipica giornata di lavoro. Qual è la sua giornata tipo in azienda? «Io sono qui due volte a settimana quando riesco. Sicuramente il lunedì perché è il giorno in cui insieme al reparto commerciale, l’amministrazione e la produzione, programmiamo le attività facciamo il punto rispetto ai programmi della settimana, ci scambiamo le osservazioni rispetto a ciò che è stato svolto e prepariamo il lavoro che si dovrà svolgere. Io mi occupo dell’attività commerciale che ha bisogno di essere coordinata in maniera puntuale, quindi necessita di un importante lavoro di team per mantenere alti gli standard che offriamo ai nostri clienti». Proviamo a fare un timing delle attività. «A inizio giornata control-

Antonella Mansi, presidente di Confindustria Toscana e dirigente di Nuova Solmine Spa

liamo lo stato degli stoccaggi e le spedizioni con i reparti sopracitati. Alle 10 ho la consueta riunione con mio padre per fare il punto sul lavoro svolto e programmare le attività. Nel pomeriggio ci sono gli incontri con i miei stretti collaboratori. Io reputo il lunedì il giorno fondamentale per organizzare al meglio il lavoro in azienda in modo Gennaio 2011 • Nea


Lavoro di

squadra

> Motivazione e collaborazione

sono alla base di una strategia vincente nell’organizzazione del lavoro

È INDISPENSABILE LA MATTINA SAPERE CHE C’È UN ATTEGGIAMENTO ORIENTATO AL PROBLEM SOLVING E CHE SULLA MIA SCRIVANIA ARRIVANO SOLO LE QUESTIONI SU CUI NON SI È POTUTO FARE DIVERSAMENTE

tale da farlo convivere con i miei impegni associativi. Da quando sono diventata presidente degli industriali toscani ho dovuto ottimizzare i tempi per potermi occupare sia dell’azienda sia di Confindustria, ma ho avuto la fortuna di avere dei collaboratori che hanno condiviso le mie scelte e mi hanno sempre sostenuta. Questo mi ha inseNea • Gennaio 2011

gnato l’importanza di delegare. Si tratta di un fattore fondamentale per poter svolgere al meglio un lavoro di team come è quello mio». Come è arrivata a delegare le sue responsabilità? «Attraverso la presa di coscienza della propria responsabilità, e la conseguente responsabilizzazione dei

collaboratori, ognuno nello svolgimento delle sue funzioni. L’azienda è prima di tutto una comunità di persone e l’imprenditore deve riuscire a costruire una gerarchia basata sulla competenza, con precisi ruoli e responsabilità, che vengano giudicati secondo criteri meritocratici. La Nuova Solmine impiega complessivamente circa

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Settore maschile

> Secondo un’indagine di Federchimica

220 persone e c’è molta affezione nei confronti dell’azienda. Noi ci inseriamo in un contesto provinciale che non ha molte alternative industriali, essendo il territorio più vocato al turismo, ma siamo una realtà che ha bisogno di una formazione fortemente specializzata e offre degli sbocchi professionali di alto livello. Insomma, è un contesto dove si può parlare di futuro». Questa strategia le ha dato ragione? «Lavoro qui da 10 anni e nel tempo ho cercato di costruire un rapporto di scambio e di discussione con i miei colleghi; la nostra toscanità ci consente una schiettezza che è allo stesso tempo autentica e verace per cui le discussioni sono sempre vivaci e molto chiare. Ho la fortuna di lavorare con colleghi di grande pregio che mi hanno insegnato molto, questo am96

del settembre scorso, gli occupati nel settore di sesso maschile sono il 72,8%, le donne il 27,3

biente mi ha permesso di crescere anche professionalmente. È indispensabile la mattina sapere che c’è un atteggiamento orientato al problem solving e che sulla mia scrivania arrivano solo le questioni su cui non si è potuto fare diversamente». C’è un aspetto che più di altri le piace del suo lavoro? «Io mi sento una privilegiata perché il mio lavoro mi diverte. È un’azienda la cui gestione è di grande complessità, io mi occupo di gestire le relazioni commerciali con i clienti direzionali ed esteri che è un po’ il motore di tutto, poi lavoro con la mia famiglia. Mio padre è la mia guida e nel tempo sono diventata per lui un interlocutore specializzato e più maturo. Inoltre, sono tra i figli fortunati che hanno trovato in azienda una prima generazione che dà fiducia e la-

scia spazio. Perché i problemi del ricambio generazionale molto spesso rappresentano la causa che inchioda le aziende, laddove non si riesce a gestirlo in maniera coerente. Oggi noi non ci stiamo ancora confrontando col passaggio generazionale perché i nostri capitani sono tutti seduti ai loro posti però ci hanno messo in condizione di prenderci le nostre responsabilità, rispondendo delle nostre azioni». Lei è arrivata in Confindustria giovanissima, passando dalla presidenza dei giovani industriali. Questa accelerazione le ha tolto qualcosa? «Ha ridotto il tempo a mia disposizione e la presenza fisica in azienda, ma ha catalizzato il percorso. Prima ero molto sul campo rispetto a oggi, ma assumere la presidenza di Confindustria ha accelerato la mia crescita proGennaio 2011 • Nea


In azienda con

NUOVA SOLMINE SI INSERISCE IN UN CONTESTO PROVINCIALE CHE NON HA MOLTE ALTERNATIVE INDUSTRIALI, ESSENDO UN TERRITORIO PIÙ VOCATO AL TURISMO, MA L’ALTA PROFESSIONALITÀ RICHIESTA NE FA UN’AZIENDA IN CUI SI PUÒ PARLARE DI FUTURO

fessionale. Io la vivo oggi come una grande opportunità. Anche se all’inizio la mia elezione ci ha creato qualche problema di natura organizzativa, adesso vivo positivamente questa esperienza a 360 gradi. Credo che avere la possibilità di diventare presidente degli industriali toscani a 33 anni è stato molto importante per la mia carriera». In Confindustria invece che ambiente ha trovato? «Io sono avvantaggiata perché ho iniziato nella chimica che è un settore “muscolare”, maschile. Nello specifico della mia attività sono tra le pochissime donne nel settore chimico. Sono cresciuta professionalmente in un ambiente di uo-

Non solo

chimica

> Nello stabilimento

di Scarlino, oltre all’acido solforico, la Nuova Solmine produce anche energia elettrica destinata in parte ad autoconsumo e in parte alla commercializzazione

Nea • Gennaio 2011

mini, la nostra attività si rivolge alle aziende in un mercato b2b e il mio interlocutore medio quando ho iniziato aveva mediamente 25-30 anni in più di me. La palestra l’ho fatta subito, la Confindustria mi ha aiutato ulteriormente a rafforzarmi in questo senso. I primi mesi ho avuto difficoltà a contestualizzare il mio lavoro perché sono cambiati gli equilibri e le prospettive, così come l’attività di rappresentanza. Poi ti misuri per quello che sei e la Nuova Solmine mi ha dato la struttura solida per reggere l’urto in maniera sufficiente». Dal 2008 sembra sia iniziata un’era femminile in Confindu-

stria. Da lei e dalle sue colleghe che siedono ai vertici di Confindustria ci si aspetta un segnale concreto per la promozione delle donne in azienda. «C’è sicuramente in ognuna di noi questo tipo di sensibilità. D’altro canto io sono fermamente convinta che vada promossa l’imprenditorialità senza distinzioni di genere e per questo motivo non ho mai promosso l’imprenditoria femminile. Ciò non mi ha reso particolarmente simpatica a chi di questo tema ha fatto il proprio cavallo di battaglia. Quello delle quote rosa è un concetto che da donna trovo frustrante e se nella mia sensibilità c’è scarsa attenzione a questo tema è perché non la vivo come una soluzione e non credo che una donna voglia essere valutata per il proprio genere prima ancora che per la propria professionalità, la propria personalità e il proprio talento. È vero che i numeri non ci danno ancora ragione ma gli esempi virtuosi sono sempre maggiori. Dal mio punto di vista una norma non può velocizzare un fenomeno di cambiamento culturale che se non è consolidato nelle coscienze difficilmente può realizzarsi in maniera efficiente. Sono per il merito tout court, credo sia la medicina per molti mali». 97




Lorenza Morello, imprenditrice, socio fondatore di FormaMed srl e conciliatore professionista

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Gennaio 2011 • Nea


Il ruolo della donna

lorenza morello Dentro l’economia

Fuori dagli stereotipi Recenti studi confermano che attualmente in Italia il ruolo della donna non è così affrancato come nel resto d’Europa. Ma è il momento di rimboccarsi le maniche e allontanarsi dagli stereotipi. E la svolta potrebbe arrivare anche con la ripresa economica. Il punto di Lorenza Morello di Adriana Zuccaro

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ell’Italia del decennio appena salutato, punture di spillo emergono dall’ultimo rapporto dell’Osservatorio Confartigianato Donne Impresa: nonostante le forti difficoltà delle donne ad accedere al mercato del lavoro e gli effetti della crisi economica, per numero di imprenditrici e di lavoratrici autonome il primato è italiano. E c’è dell’altro. «Nel 97% dei casi in cui la donna riesce a ricoprire ruoli di vertice, la dirigenza femminile si dimostra più durevole, capace di registrare risultati economici e di marketing percepiti dal mercato come migliori e più affidabili». Partecipe di tali traguardi, la doctor juris Lorenza Morello, imprenditrice, socio fondatore della FormaMed e conciliatore professionista, docente nel mondo accademico e nella formazione privata, non tace il fastidio che le provoca il confronto differenziale uomo-donna soprattutto nel macrocosmo lavorativo e professionale. Anche fuori dal focolare domestico, «per ogni donna è ormai giunto il momento di prendere totale consapevolezza del proprio Nea • Gennaio 2011

ruolo e delle proprie capacità». Solo quando la femminilità non sarà più percepita come “differenza”, si potrà superare l’algoritmo imperfetto, quello di due pesi e due misure.

Secondo il rapporto Confartigianato, le imprese con più donne sono quelle di maggior successo. Perché secondo lei? «È innanzitutto importante rilevare quanto le donne abbiano dimostrato di riuscire a fare mestieri tradizionalmente maschili e di possedere l’audacia da vere “business women”. Ma a tali constatazioni anteporrei l’elemento imprescindibile: la donna è da sempre il vero capogruppo. È nel Dna della donna la capacità di curare molteplici aspetti all’unisono senza tralasciarne nessuno». In Italia, l’Osservatorio ha stimato che la percentuale di donne che occupano posizioni dirigenziali è oltre 10 punti inferiore alla media europea. Allora quali reali passi in avanti ha registrato l’imprenditrice

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Il ruolo della donna

denzialmente univoca. Con sedi dislocate in più zone d’Italia e con competenze professionali variegate e compenetranti, il valore aggiunto della nostra società risiede nella contemporanea disponibilità di più esperti del diritto, dell’economia e della finanza, comparti in cui si eseguono studi e analisi di progettazione, consulenza e formazione. Le nostre attività sono principalmente rivolte alle grandi imprese. Siamo, ad esempio, i conciliatori del gruppo Valtur. Di recente abbiamo concluso dei protocolli sia con organismi pubblici quale il collegio nazionale dei geometri dove facciamo formazione o gestione di contenzioso, ma anche singole realtà private: dall’imprenditore che ci delega la gestione del suo contenzioso privato o della sua società, alla famiglia con problemi matrimoniali. Per questo, ci piace definirci uno studio legale all’americana».

italiana e quanti ancora dovrà farne? «Anche i report del Sole 24 confermano che al momento in Italia il ruolo della donna non è così affrancato come nel resto d’Europa. C’è però un dato positivo perché nel 97% dei casi in cui la donna riesce a ricoprire ruoli di vertice, quando perciò la dirigenza è portata avanti dal polso femminile, la struttura e l’attività imprenditoriale si dimostra più durevole, capace di registrare risultati economici e di marketing percepiti dal mercato come migliori e più affidabili. La donna acquisirà rilievo sul mercato quando l’interlocutore non darà più peso alle differenze di qualsiasi genere. E da questo punto di vista siamo sicuramente lontani». Quale socio FormaMed, più illustrarci le dinamiche che la vedono impegnata nel mondo delle professioni e della giustizia? «Seduta al tavolo dei soci FormaMed, tutti con posizioni paritarie, sono l’unica rappresentante e portavoce del mondo femminile. E molto spesso, durante l’analisi e l’approfondimento di un caso, il mio punto di vista fa da controcanto a una lettura ten102

Visto il periodo economico che attraversiamo, i valori “donna” non potrebbero esser posti alla guida di un concreto piano di ripresa e sviluppo del Paese? «Sarebbe davvero il momento di rimboccarsi le maniche, allontanarsi da qualsiasi stereotipo in stile suffragette d’Inghilterra e far valere la nostra posizione. Dobbiamo puntare al superamento della differenza di genere e arrivare a una reale pari opportunità. Per rendere la donna partecipe della ripresa del nostro Paese sarebbe auspicabile l’abolizione delle cosiddette “quote rosa” e l’applicazione di principi meritocratici in ogni ambito lavorativo e professionale che siano però basati su dati di fatto. Perché non sappiamo, ad esempio, se in molte macrostrutture come le banche o le grandi dirigenze d’azienda, a parità di mansione e merito una donna percepisce una retribuzione inferiore o analoga a quella di un uomo». Lei ha affermato di essere una cultrice del diritto e che “le donne non sono disposte solo a subire la legge ma oggi sono sempre più decise a innovarla”. In che modo? «Con le costanti modifiche e semplificazioni cui va incontro il sistema giustizia, ad avere prioritaria importanza, soprattutto per la possibilità d’uso del nuovo strumento della conciliazione, è ancora la divulgazione. La società non sa ancora bene a che cosa si andrà incontro a partire dal prossimo marzo. Quindi il ruolo della donna e dei professionisti in genere è quello di divulgare questo Gennaio 2011 • Nea


PER RENDERE LA DONNA PARTECIPE DELLA RIPRESA DEL NOSTRO PAESE SAREBBE AUSPICABILE L’ABOLIZIONE DELLE COSIDDETTE “QUOTE ROSA” E L’APPLICAZIONE DI PRINCIPI MERITOCRATICI IN OGNI AMBITO LAVORATIVO E PROFESSIONALE CHE SIANO PERÒ BASATI SU DATI DI FATTO

nuovo strumento che si sta diffondendo e che a breve diventerà obbligatorio tramite, ad esempio, l’organizzazione di convegni, di work shop, di giornate a tema, di progetti informativi veicolati all’interno dell’università. È necessario che tutti i cittadini abbiano piena coscienza degli strumenti che lo Stato mette a disposizione per poter difendere qualsiasi tipo di diritto che venga leso».

Quale tipo di evoluzione della giustizia ha posto in campo lo strumento della conciliazione? «La conciliazione parte da un dato di fatto che è l’insufficienza dello strumento legale inteso in modo giudiziale come unico percorso attinente la risoluzione delle controversie. Le cancellerie dei nostri tribunali scoppiano. Troppe le cause bagatellari. Secondo una rilevazione Istat dello scorso novembre, l’Italia è il Paese con il più alto numero di contenziosi per cittadino. Gli italiani non si tirano indietro per litigare perché sentono il dovere di difendere la famosa “posizione di principio” a tutti i costi. Quando però la lite diviene giuridica determina una rottura dei rapporti sia commerciali che personali, che dopo una sentenza non Nea • Gennaio 2011

vanno più a ricostruirsi. Con lo strumento della conciliazione, invece, i rapporti possono essere confortati a livello continuativo e talvolta implementati o ampliati».

Quali effetti avrà l’utilizzo della conciliazione sul funzionamento della nostra macchina giuridica? «Intendendo la conciliazione come uno strumento preliminare obbligatorio cui tutti dovranno rivolgersi prima di instaurare un giudizio, si giungerà sicuramente alla riduzione del numero di contenziosi quindi allo snellimento dei procedimenti giudiziari. Il tentativo è sempre quello di migliorare il funzionamento della macchina “giustizia” affinché anche i giudici possano lavorare meglio, e di conseguenza, anche gli avvocati. Dall’altra parte, chi andrà in lite sarà più sicuro delle motivazioni che lo inducono a farlo perché avrà già esperito un tentativo bonario in precedenza. Tali nuove dinamiche snelliscono e svecchiano il nostro sistema di diritto civile portandolo a una somiglianza più spiccata con il sistema di common law, quindi con tutti i sistemi di diritto anglosassone che seguono le problematiche dei cittadini nel momento in cui queste sorgono». 103


Fare impresa a Lucca Silvia Betti

Un riscatto per le donne di Lucca

Parla Silvia Betti, volto dell’imprenditoria lucchese. E denuncia un deficit culturale che ostacola l’affermazione delle donne sul tessuto economico della “città dalle cento chiese” di Andrea Moscariello

L

ucca, una realtà per molti versi differente rispetto alle altre provincie del territorio toscano. Città profondamente religiosa, dalla mentalità patriarcale, politicamente bianca in una regione storicamente rossa. Un quadro che, seppur smussandosi con lo sviluppo della società contemporanea, presenta tutt’oggi gli strascichi culturali del suo passato. Peculiarità che si riflettono, ancora, sul ruolo della donna all’interno del tessuto produttivo, economico, imprenditoriale e istituzionale. Un substrato che Silvia Betti, volto dell’imprenditoria femminile cittadina, non ha mai, giustamente, accettato. «Negli anni mi sono resa conto di come in questa città, essere donna e imprenditrice sia particolarmente difficile» spiega la Betti, socia di una delle aziende storiche lucchesi, la Cires, fondata nel 1960 è nota per la produzione di poliuretano espanso, o più comunemente conosciuta come gommapiuma. La storia personale di Silvia Betti si interseca inevitabilmente con quella professionale. Suo padre, Silvio, non l’ha mai tenuta in disparte sulle decisioni da prendere in azienda. «Era un uomo dalla mentalità aperta, sempre rivolta al futuro – ricorda l’imprenditrice -. Una volta venuto a mancare, però, mi sono resa conto di come ci sia una reticenza nel considerare le donne al pari degli uomini all’interno di un contesto aziendale». Contesto che, comunque, ha sempre visto la Betti coinvolta nello sviluppo dell'azienda. Cires è una solida azienda di famiglia, carattere che mantiene tutt’oggi. Nel 1997, poi, la scelta di scendere in campo con Forza Italia proprio all’interno della commissione provinciale per le pari opportunità, in qualità di coordinatrice e vicepresidente.

Silvia Betti. Nella pagina a fianco, una veduta della città di Lucca

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Come mai scelse di affrontare questa avventura politica? «Perché sentivo il bisogno di offrire il mio contributo a tutte quelle donne che vivevano tali problematiche. Volevo evidenziare gli ostacoli verso cui una donna va incontro scegliendo di fare impresa a Lucca. Ho tenuto anche dei convegni su questo tema. Ci sono troppi, troppi ostacoli per noi donne». Gennaio 2011 • Nea


Quali risultati ottenne con la commissione? «Devo dire che quell’anno fu molto proficuo. Anche perché, al di là della tematica di genere, si diede peso all’importanza cruciale che riveste il diritto del lavoro ai fini della parità sociale. Lavoro significa indipendenza, autonomia. Tasselli fondamentali nel quadro dei nostri diritti civili. Nella società in cui viviamo soltanto chi è libero economicamente lo può essere anche nel pensiero». A quali donne, soprattutto, si è rivolta? «Ho insistito per dare una possibilità a tutte quelle signore, che magari avevano superato già i quarant’anni, che dovevano trovare un nuovo posto di lavoro. Un tema centrale specie in un periodo di crisi come quello che stiamo vivendo e non solo per il genere femminile. Il lavoro, ribadisco, è un diritto fondamentale. Dobbiamo partire da questo presupposto». Cosa rischia, anche in termini economici, una società che invece opera su presupposti differenti, come quelli che lei condanna? «Il problema fondamentale della cultura d’impresa italiana, in particolare qui a Lucca, ma anche in Nea • Gennaio 2011

VOLEVO EVIDENZIARE GLI OSTACOLI VERSO CUI UNA DONNA VA INCONTRO SCEGLIENDO DI FARE IMPRESA A LUCCA. HO TENUTO ANCHE DEI CONVEGNI SU QUESTO TEMA. CI SONO TROPPI, TROPPI OSTACOLI PER NOI DONNE molte realtà del Mezzogiorno, è che si dà quasi per scontato che a dover succedere alla guida dell’azienda di famiglia debba essere il figlio maschio. Le donne si ritrovano spesso a ricoprire ruoli di segretariato, o comunque marginali. E si capisce che con questa logica a guidare le imprese non siano sempre coloro i quali dimostrano capacità o senso degli affari». Per cui il problema parte dal passaggio generazionale? «È un momento strategico. Il figlio maschio non è detto che sia più bravo delle sorelle o delle cugine a portare avanti l’impresa. E questa logica ha portato a moltissime situazioni di stasi e arretratezze aziendali. Troppo spesso le donne si sen-

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Fare impresa a Lucca Silvia Betti Cires verso la ripresa La Cires Spa nasce nel 1960 a opera di Silvio ed Elio Betti, soci fondatori. L’azienda è specializzata nella produzione di poliuretano espanso. Mantenendo il suo assetto a gestione familiare, attualmente alla guida della Cires vi sono Daniele, Ansano e Rosanna Betti assieme ai cugini Silvia e Fabrizio Betti; quest'ultimo impegnato perlopiù nell'aspetto legale dell'azienda. A essere più presente come imprenditore vero e proprio è però Daniele Betti. Ognuno dei soci è azionista nell’azienda in egual misura. La ripresa, per la Cires, è significativamente importante, dovendo riprendersi non solo dalla crisi economica globale, ma anche da due incidenti che ne hanno minato la produzione e l’attività in generale. L’azienda è stata infatti ferma per ben 18 mesi a causa di un incendio. Fortunatamente l'azienda ha sempre avuto bilanci in attivo e grazie al suo stato patrimoniale, la società si sta lentamente riprendendo. La materia che viene prodotta è polivalente, nel senso che può uscire come prodotto finale il materasso “classico”, ma può essere anche considerato prodotto semilavorato destinato ad aziende che operano in altri settori, come auto, arredamento, sport e tanti altri.

tono dire che lavoro devono fare, come lo devono fare e per chi lo devono fare». La crisi potrebbe cambiare, culturalmente, le carte in tavola? «No, purtroppo ci fa arretrare ancora di più. Nei momenti di difficoltà si predilige sempre la tutela dell’uomo, del capofamiglia. Quando sale il tasso di disoccupazione, si cerca di riservare loro i posti di lavoro. La storia ce lo insegna, pensiamo soltanto ai periodi bellici, quando le donne, sottopagate, lavoravano in fabbrica con turni assurdi per sostituire gli uomini andati al fronte. Una volta rientrati i soldati tutte le donne furono rispedite a casa. L’uomo ha, sul tessuto occupazionale, una sorta di “precedenza”». Parliamo della sua società, la Cires. Un’azienda leader nel suo settore, che però sta uscendo da un periodo molto difficile. «Come se non bastasse la crisi, il nostro stabilimento negli ultimi anni ha subito due gravi incendi che hanno ovviamente bloccato la produzione. Fortunatamente hanno riconosciuto il fatto che non ne eravamo responsabili, anche perché, ci tengo a dirlo, questa azienda ha sempre avuto tutti i conti in regola, prova della sua serietà e della qualità della sua gestione manageriale. Per cui 106

siamo stati completamente risarciti e integrati». Quali conseguenze avete subito soprattutto? «È chiaro che è subentrata la concorrenza. Va detto, però, che sono poche le aziende italiane in grado di produrre poliuretano espanso. Per farlo occorrono macchinari e investimenti ingenti. Dunque, non agendo su un mercato inflazionato possiamo riconquistarci la nostra fetta di committenti. Abbiamo dovuto ristrutturare e riorganizzare il tutto. Ma già in questi ultimi mesi la Cires è testimone di una ripresa che, mi auguro, proseguirà anche nel corso del 2011». Anche queste esperienze hanno dimostrato la sua tempra come imprenditrice. Lei quale consiglio si sente di dare a quelle donne che vorrebbero intraprendere un percorso simile al suo? «Intanto essere imprenditore non è cosa per tutti. Occorrono qualità caratteriali che non si acquisiscono sui banchi di scuola. Per fare impresa servono determinazione, creatività, spirito di sopportazione. Non è facile mettere in gioco se stessi e i propri capitali. È vero, molte di queste caratteristiche paiono più maschili che femminili, ma è anche vero che gli uomini hanno avuto, nel corso della storia, molte più occasioni di dimostrarlo». Gennaio 2011 • Nea



Modelli d’impresa Sylvana Guidotti Barsanti

Fare impresa non deve essere un’impresa La posizione della donna nel mondo del lavoro è molto cambiata. Ma i progressi sono ancora troppo lenti e abbiamo molta strada da fare. Ne discutiamo con Sylvana Guidotti Barsanti di Belinda Pagano

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dati raccolti dal 7° Osservatorio di Confartigianato sull’imprenditoria femminile rilevano che a metà 2010 le donne con cariche imprenditoriali sono state in aumento, seppur lieve, rispetto a due anni fa. Un risultato importante, soprattutto in questa congiuntura critica, che rimarca non solo l’incremento della presenza femminile nel mercato del lavoro ma anche un’ascesa in termini di ruoli e mansioni tradizionalmente affidate agli uomini. Proprio di questi importanti dati abbiamo discusso con Sylvana Guidotti Barsanti, Presidente onoraria di delegazione di A.I.D.D.A, la principale associazione italiana che riunisce imprenditrici e dirigenti donna, Presidente e Amministratore delegato della Figli di Gino Barsanti S.p.a., procuratore della N.T.I. S.P.A. Nuovo Trasporto Italiano e Procuratore della Messaggeria Milanese Srl.

Considerata la sua carriera professionale e i ruoli che ha ricoperto all’interno di non pochi ambiti lavorativi, cosa è davvero cambiato negli ultimi 50 anni? «La posizione della donna ai massimi vertici nel mondo del lavoro è molto cambiata. Ma, a mio modesto parere, i progressi sono sempre troppo lenti e abbiamo ancora molta strada da fare per trasformare l’aumento numerico delle donne nel mondo del lavoro in aumento di responsabilità e di potere decisionale. Sicuramente abbiamo avuto un tributo di riconoscimento, un tempo negato, che la società civile ci attribuisce sempre di più e questo contribuisce inevitabilmente ad aumentare l’autostima e la consapevolezza delle nostre potenzialità, anche se devo confessare che personalmente, nei vari ruoli che ho ricoperto, questa consapevolezza mi ha sempre accompagnato e poco mi importava se la società mi riconosceva o meno tale qualità». Sylvana Guidotti Barsanti, Presidente onoraria di delegazione di A.I.D.D.A, Presidente e Amministratore delegato della Figli di Gino Barsanti S.p.a, Procuratore della N.T.I. Nuovo Trasporto Italiano S.P.A e della Messaggeria Milanese Srl figli@ginobarsanti.191.it

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Al di là delle condizioni familiari e personali che l’hanno spinta verso il mondo dell’imprenditoria fin da giovanissima, come è riuscita ad affermarsi all’inGennaio 2011 • Nea


NOI DELL’A.I.D.D.A. DA SEMPRE AFFERMIAMO CHE “CREARE UN’IMPRESA È UN’IMPRESA”. SEMBRA UN GIOCO DI PAROLE MA NON È COSÌ. È COME UN PERCORSO A OSTACOLI, ANCHE SE ALLA FINE POSSONO ESSERE SUPERATI terno di circuiti lavorativi che, soprattutto in Puglia, erano da sempre rimasti relegati agli uomini? «Sembrerò non credibile, ma affermo di non aver trovato nessuna difficoltà ad affermarmi a quei tempi in Puglia. Forse, per naturale predisposizione, ho giocato bene il fatto di essere donna. Al primo impatto gli uomini rimanevano disorientati, in seguito rendendosi conto di trovarsi di fronte una ragazza per bene, non arrogante e con tanta voglia di apprendere, mi aiutarono. Forse è stato loro il merito di aver contribuito alla mia realizzazione nel settore dell’imprenditoria». Avrebbe a proposito un suggerimento da dare? «In un periodo di crisi, le perturbazioni politiche e la speculazione internazionale che è in agguato, se dovessi dare un suggerimento a una donna mi troverei in difficoltà. Comunque io sono per l’autonomia. Noi dell’A.I.D.D.A. da sempre affermiamo che “Creare un’impresa è un’impresa”. Sembra un gioco di parole ma non è così. È come un percorso a ostacoli, anche se alla fine possono essere superati. Però non basta la professionalità, è necessaria una cultura imprenditoriale: capacità di rischio, di affrontare velocemente tutti i problemi di cambiamento connessi al progresso e, se necessario, anche di gestione». Nea • Gennaio 2011

Quali realtà ha avuto modo di conoscere, comprendere e condividere durante il percorso maturato all’interno dell’Associazione Imprenditrici Donne Dirigenti d’Azienda? «L’A.I.D.D.A. è affiliata alla FCEM (Femmes Chefs d’Entreprises Mondiales) mantenendo uno stretto rapporto di opinione e informazioni. L’A.I.D.D.A. è la principale associazione italiana che riunisce per la maggior parte le imprenditrici e in minoranza le dirigenti. Tutte con “poteri di firma”. Per cui, un severo criterio di accesso, sancito nello Statuto, ha reso selettiva l’iscrizione. È un’associazione che copre tutto il ventaglio merceologico e, di conseguenza, le socie a loro volta sono iscritte a Confindustria, Confcommercio, Confagricoltura e molti sono gli scopi e le finalità. L’associazione ha contribuito con la sua azione a migliorare alcune leggi. La mia iscrizione risale ai primi mesi del 1975». Che consiglio vuole dare alle giovani imprenditrici? «Per affermarsi nella vita, essere uomo o donna non fa alcuna differenza; quindi cercate nel vostro intimo la volontà di affermarvi; coltivate la cultura imprenditoriale che è in voi e, in ultimo, imparate ad affrontare velocemente le opportunità che il vorticoso cambiamento futuro vi riserverà». 109


Modelli d’impresa Carolina Godio

Tecnologie plastiche

Dal cuoio alle materie plastiche. Il passo lungo della Leder Orago ha rivoluzionato gli standard produttivi industriali. Dove, per Carolina Godio, la parola d’ordine è tecnologia di Guido Alessi

Carolina Godio è general manager della Leder Orago, azienda specializzata nella lavorazione di polietilene con sede a Gozzano - www.lederorago.it

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ei settori più svariati dell’industria, la rivoluzione registratasi con il massivo utilizzo di materie plastiche ha condotto all’apertura di un mercato estremamente dinamico ed eterogeneo. Con la spinta produttiva data dalla sostituzione di vari materiali tecnici con quello plastico, dal 1934, l’attuale Leder Orago è in grado di esemplificare la storia e l’importanza del progresso tecnologico applicato all’industria. Inizialmente specializzata come conceria, cinghificio e accessori industriali, la Leder Orago è divenuta nel tempo azienda leader nella lavorazione e trasformazione del Polydur. «È un polietilene ad alta densità che, sinterizzato a bassa pressione e con un altissimo peso molecolare detiene tutta una serie di caratteristiche meccaniche e fisiche che ne consentono l'impiego in molte e diversificate realtà industriali». A descrivere il fiore all’occhiello della Leder Orago di Gozzano è la general manager Carolina Godio, attenta a rivelare come il progressivo ampliamento aziendale sia strettamente legato all’area di ricerca e sviluppo. Infatti, «negli anni numerosi e costanti sono stati gli investimenti in innovazione, tecnologia e qualità, in ottemperanza alle normative europee e internazionali e nel pieno rispetto dell’ambiente, esplicito nell’utilizzo di materie prime a basso impatto ambientale e riutilizzabili». L’efficienza produttiva della Leder Orago è inoltre garantita da un magazzino completamente automatiz-

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zato, progettato con moderne strutture di stoccaggio e un parco macchine che consente le relative lavorazioni dei semilavorati: taglio, tornitura, piallatura, fresatura, trapanatura e filettatura. «Il nostro punto di forza è però la lavorazione con i vari CNC, ovvero i centri di lavoro a controllo numerico computerizzato» rivela Carolina Godio. L’apporto tecnologico implicito dell’azienda di Gozzano si ripresenta quindi nei principali settori d’impiego dei Polydur e Oralon, materiale quest’ultimo che raggruppa poliamidi, poliacetali e le altre materie plastiche. «Polydur e Oralon, per le loro caratteristiche di scivolosità, resistenza all’usura e stabilità dimensionali sono, ad esempio, ideali per la realizzazione di componenti per impianti robotizzati e tecniche di trasporto – spiega Godio –, per l’industria meccanica, per l’industria di imbottigliamento, elettrotecnica, della ceramica e dei mattoni, per l’industria alimentare, confezionamento, imballaggio, cartaria e molto altro». Non c’è un settore specifico in cui l’impiego del Polydur teme rivali. Negli ultimi anni si è sviluppato il suo impiego anche nell’industria farmaceutica e cosmetica. Le vaste ricerche e l'intenso lavoro di sviluppo presso i nostri laboratori permettono di creare nuovi metodi di lavorazione per far fronte in ogni momento alle sempre maggiori esigenze dei moderni macchinari. Una nuova tecnologia produttiva ci consente di fabbricare elementi fino a 10 metri di lunghezza in un solo pezzo omogeneo». Gennaio 2011 • Nea



Modelli d’impresa Elisa e Mariangela Morganti

Attitudine meccanica

Ripercorrendo il paradigma industriale dei dettagli e delle guarnizioni, Elisa Morganti traccia la case history dell’azienda novarese che ha saputo ritagliarsi un posto d’onore sul piano nazionale di Paola Maruzzi

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a nostra è un’azienda artigiana, nata in provincia di Novara nel 1963, grazie all’intuito di mio padre, Ferruccio Morganti». Dalle primissime battute di Elisa Morganti, l’incipit appena tracciato sembrerebbe in apparenza quello di una storia come tante: gli anni d’oro del boom, la capacità di capitalizzare i sacrifici, la “piccola” scommessa del Nord produttivo, il passaggio generazionale e l’eredità di un know how quarantennale. Sembrerebbe, appunto. Perché in realtà, seppure in punta di piedi, si è appena introdotta una delle realtà italiane più competitive nel settore delle guarnizioni, impiegate su più fronti: per la rubinetteria, il valvo- Il nucleo dirigenziale della Morganti Ferruccio. Da sinistra, Mariangela, Elisa e Ferruccio Morganti www.morgantiferruccio.com lame e il riscaldamento. La leadership della Morganti Ferruccio è giocata in Italia come all’estero: in Europa, Nord Africa e Sud Ame- massima attenzione nella fase di smaltimento». Prezioso dirica. «Il 35 per cento della produzione oltrepassa le frontiere venta quindi il ritorno d’immagine e l’inevitabile passapanazionali» puntualizza Elisa, che si occupa appunto di ven- rola che ruota attorno alla “testardaggine” imprenditoriale dita e qualità. che si spende per l’ambiente. Ma, al di là dei certificati che Alla domanda su come siano riusciti a emergere nonostante fanno indubbiamente bene al giro d’affari, è sulle risorse speil carattere familiare dell’impresa, la risposta arriva chiara da cializzate che bisogna puntare. «Gestire un ciclo produttivo Mariangela Morganti: «Abbiamo creduto nel rinnovamento interamente interno e contare su una manutenzione ad hoc, tecnologico. Ecco perché siamo rimasti in pochi a insistere su significa avere costante bisogno di gente che sappia mettere una filiera così particolare, che ponendosi come anello inter- mano sugli stampi». L’attitudine meccanica è una dote che medio, fornisce il prodotto “guarnizioni” a molte e impor- non si improvvisa. «La nostra squadra di collaboratori storici, tanti realtà produttive italiane». mio padre in primis, è in grado di dialogare con i macchinari Dalle richieste del mercato, arriva anche un ulteriore passo in tecnologicamente avanzati. Invece oggi c’è una certa diffiavanti in fatto di qualità: da diversi anni, infatti, l’azienda no- coltà nel reperire nuove e valide leve. I giovani stanno pervarese è entrata di diritto nell’olimpo di realtà che utilizzano dendo la voglia di guardare con curiosità quegli ingranaggi materiali ecologici. «Sono le aspettative dei committenti ad industriali che richiedono elasticità di vedute, intuizione e averci spronato a selezionare i migliori fornitori, ponendo conoscenza della meccanica».

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Gennaio 2011 • Nea



Modelli d’impresa Stefania Lacriola

L’etica come capitale d’impresa

Lavoro di squadra, qualità operativa, flessibilità e un occhio di riguardo per il lavoro femminile. Così Stefania Lacriola fa dell’etica un capitale. di Paola Maruzzi

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ul territorio pugliese, guardando al Nord Europa. lità dei materiali impiegati e del servizio reso. La ditta È l’incrocio di coordinate che conduce a Stefania propone soluzioni tecnologiche disegnate su misura e Lacriola, alla guida di Delta Elettronica, società di fornite “chiavi in mano”, scalari e aperte, garantendo installazione di impianti tecnologici. Motore del dinami- anche l’assistenza post-vendita e la manutenzione. Si va smo imprenditoriale, un’attenzione costante alla riquali- dall’installazione di impianti elettrici e di produzione di ficazione continua del personale, «con l’obiettivo di creare energia rinnovabile, a quelli di telecomunicazione più un ambiente di lavoro nel quale ogni lavoratore si senta innovativi, dagli impianti di sicurezza e di controllo degli parte del tutto». Come in una grande accessi, a quelli antifurto, antintrue metaforica famiglia produttiva. sione e rilevazione incendi. È inoltre Dalle parole ai fatti. Nel 2006, la specializzata nella implementazione Delta Elettronica viene premiata con di reti di trasmissione dati, nel cail marchio Artigianato Etico, rienblaggio strutturato di edifici ed offre trando in un progetto pilota, unico soluzioni globali integrate di archinel Mezzogiorno, che coinvolse 16 tettura complessa, inclusi impianti piccole e medie imprese, sensibilizidrico-termici, opere edili, arredi zandole alle problematiche sociali ed d’interno e training del personale ecologiche dei rapporti che intercordell’azienda cliente. rono fra l’azienda e la realtà che la «Puntiamo alla soddisfazione del circonda e caratterizza. Stefania Lacommittente, ma anche a quella di criola la chiama «politica consapechi vi lavora. Abbiamo persino attivole del personale»: per valorizzare le vato uno sportello di ascolto: ogni peculiarità di ciascuno, migliorando settimana vi opera un counselor, che il clima interno ed abbattendo lo tenta di aiutare a dirimere le varie stress psicofisico. Ancora: «Fin dalquestioni. Un’occasione per “sfol’inizio abbiamo assunto personale Stefania Lacriola è a capo garsi”, anche se il problema riguardella Delta Elettronica di Bari femminile per la direzione ammini- www.gruppolacriola.com dasse la sfera familiare, non solo le strativa e commerciale, attivando dinamiche interne. Un orientamento una Banca del Tempo interna e rendendo la flessibilità qualificato provoca infatti spesso benefici che riverbedegli orari di lavoro appannaggio delle donne, ma anche rano positivamente anche sull’azienda». degli uomini». Infine, un occhio di riguardo alle nuove leve e agli stage Nata nel 1986, Delta Elettronica ha come simbolo una formativi: «Delta Elettronica ha previsto speciali profarfalla, idea della continua trasformazione. Un progre- grammi trimestrali di tirocinio, rivolti alle scuole. Con la dire che la società persegue grazie alla capacità e all’alta crescente competizione internazionale e un mercato formazione tecnica del proprio staff, alla costante atten- senza più frontiere, gli allievi dovrebbero acquisire le mizione verso il cliente, alla cura dei particolari, della qua- gliori competenze pratiche già prima del diploma». 114

Gennaio 2011 • Nea



Consulenza alle imprese Graziella Aragona

Formare la coscienza imprenditoriale Il mondo dell’impresa tra privacy e sicurezza. Per chi fa impresa, ma anche per chi ha un sogno imprenditoriale ancora da realizzare. Il punto di Graziella Aragona di Maria Elena Casadei

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prire un’attività significa investire non solo per aumentare i propri guadagni ma anche per contribuire alla crescita del benessere della collettività, con la creazione di nuovi posti di lavoro. Le regole necessarie del “fare impresa” nelle parole del dottore commercialista Graziella Aragona.

Quali consigli darebbe a un giovane che vuole entrare nel mondo dell’imprenditoria? «Suggerisco sempre di iniziare il percorso solo dopo aver acquisito esperienza. Non bastano determinazione e dedizione al lavoro. Bisogna aver studiato a fondo i problemi da affrontare, saper pubblicizzare con tutti i mezzi a disposizione l’attività e seguirla non solo da un punto di vista operativo, ma anche da un punto di vista amministrativo. Ricordarsi che il cliente va soddisfatto e non “raggirato”. L’onestà e la correttezza ripagano sempre». Come deve essere seguito chi intende aprire un’attività? «Il cliente deve essere seguito in modo completo: prima di iniziare l’attività con una valutazione della fattibilità dell’idea. Appurato di avere i requisiti necessari per aprire l’attività occorre fare chiarezza sulle leggi da rispettare. Quindi, a seconda dei casi, si è sottoposti all’osservanza della legge sulla sicurezza del lavoro, alla legge dell’antiriciclaggio, e in ogni caso alla legislazione sulla Privacy». Quanto è importante la sicurezza per gli imprenditori? «La legge sulla sicurezza del lavoro tutela sia i la116

Graziella Aragona, dottore commercialista aragon01@aragonagraziella.191.it

voratori sia i datori di lavoro. Dico questo perché il più delle volte gli incidenti sul luogo di lavoro nascono da disattenzioni dei lavoratori. Quindi adeguarsi a questa legge significa aiutare i dipendenti a non subire incidenti e avere una forza lavoro sempre presente ed efficiente. Purtroppo non sempre viene rispettata questa legge e a mio avviso occorrerebbe una maggiore sensibilizzazione del problema. Ultimamente l’Inail ha messo a disposizione dei contributi per quelle aziende che si vogliono adeguare alla legge».

E la privacy? «La legge sulla Privacy io la definisco la legge sul buon senso. Ci aiuta a rispettare la dovuta privacy di tutti coloro che vengono in contatto con le aziende. La cosa fondamentale è che l’imprenditore, nel momento in cui si avvale di personale dipendente, offra un’adeguata formazione ai collaboratori. Purtroppo questa legge non è molto rispettata, tantomeno controllata e sanzionata. Non penso che inasprire le sanzioni per la mancata osservanza di questa legge, e di quella sulla sicurezza, possa migliorare la situazione visto che le sanzioni sono già sono molto pesanti e ricadono anche nel penale. È più che altro auspicabile una maggiore crescita della coscienza imprenditoriale». Gennaio 2011 • Nea



Consulenza alle imprese Ariela e Paola Caramella

Le sinergie fra specialisti sostengono il mercato

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Il mercato richiede prestazioni interprofessionali

isolazionismo degli studi e multidisciplinari. E la disponibilità di competenze commerciali, da un lato, e le- di carattere legale, economico e fiscale consente gali, dall’altro, appare abbat- una maggiore qualità della consulenza a imprese tuto dalla necessità di dare una e privati. L’esperienza di Ariela e Paola Caramella, risposta articolata a una realtà sem- professioniste fiorentine pre più complessa. «Il mercato ri- di Belinda Pagano chiede prestazioni interprofessionali e multidisciplinari» specifica la dottoressa Ariela Caramella, «e la possibilità di mettere a disposizione contemporaneamente specifiche competenze di carattere legale, economico, aziendale e fiscale consente una maggiore qualità della consulenza e assistenza a imprese e privati, cui viene offerto un vero e proprio servizio integrato». Per rimanere al passo coi tempi, ci spiega l’avvocato Paola Caramella «bisogna vivere con positività la trasformazione in corso e unire le competenze di ogni singolo professionista: nel nostro caso, io come avvocato e Ariela come dottore I professionisti dello studio Caramella info@studiocaramella.com commercialista. Inoltre non bisogna incasellare il cliente secondo la specialità del caso, ma mella «operiamo in diversi campi: da quello aziendaleoffrire una soluzione globale». Si riescono a preservare, societario, dove maggiormente si intrecciano interessi così, quelle che sono le caratteristiche tradizionali delle economici, nonché problemi giuridici e fiscali, al campo libere professioni intellettuali, «e cioè l'indipendenza, del diritto di famiglia e successorio, caratterizzati anl'accuratezza delle prestazioni, il carattere personale del ch’essi da forti interconnessioni tra aspetti legali e triburapporto con i clienti e la disponibilità nei confronti tari, senza dimenticare il campo della pianificazione degli stessi. La solidità delle competenze unita al co- fiscale e successoria degli investimenti». stante aggiornamento professionale e alla capacità di af- «Le sinergie fra avvocati e dottori commercialisti» prefrontare in team le problematiche, consente di sfruttare cisa la dottoressa Ariela Caramella «consentono inoltre al meglio le sinergie che derivano da professionalità di- di offrire una consulenza specialistica nell'ambito del verse e di poter fare riferimento alla casistica esaminata contenzioso tributario, del diritto societario, delle sistein passato al fine di offrire un valore aggiunto di rile- mazioni patrimoniali e nella gestione delle aziende in vante importanza». crisi. Il segreto di questa collaborazione? La consapevoEcco, dunque, una soluzione acuta a tutto vantaggio del- lezza che l’interazione tra discipline consente la continua l’utenza. «Noi ad esempio» continua l’avvocato Cara- crescita delle professionalità specifiche».

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Gennaio 2011 • Nea



Consulenza alle imprese Matilde Borghese

Accanto alle imprese con spirito innovativo

Anche nel campo della consulenza, spesso accanto alle conoscenze tecniche, è necessario avere la sensibilità per rassicurare l’imprenditore e guidarlo nel tempo. Soprattutto in questi anni di crisi. Il punto di vista di Matilde Borghese di Belinda Pagano

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el settore dell’elaborazione e della consulenza, puntare all’informatizzazione, all’aggiornamento costante e alla continua ricerca di miglioramento è la strada migliore per poter dare servizi rapidi e affidabili. «Le faccio un semplice esempio» esordisce Matilde Borghese, presidente del Consiglio di amministrazione di Sima. «Il nostro può vantarsi di essere stato uno dei primi uffici ad aver utilizzato computer e sistemi informativi dedicati in tutta la regione Piemonte. La continua ricerca di metodi innovativi e il costante aggiornamento informativo ha fatto sì che, attraverso amministratori, praticanti e dipendenti, siamo riusciti a soddisfare tutti i clienti. Dal titolare di una piccola attività individuale a società che operano in tutto il mondo, siamo riusciti a gestire casistiche con realtà anche diametralmente opposte».

I professionisti dello studio Sima sima@studiosima.it

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All’interno del tessuto industriale italiano, composto per lo più da piccole se non piccolissime imprese, solitamente a conduzione familiare, non è facile riuscire a costruire un modello capace di soddisfare i clienti. Quali sarebbero, dunque, le carte vincenti? «I punti di forza» continua Matilde Borghese «sono senza dubbio tre: la dedizione al lavoro, lo spirito di sacrificio e la formazione continua di tutti gli addetti ai lavori. In un settore dove le leggi e i modelli cambiano annualmente, risulta quindi di fondamentale importanza l’aggiornamento costante di chi opera nel settore. La nostra, in particolare, è una realtà lavorativa speciale. Si consideri che il nostro organico è costituito per il 99 per cento da donne che riescono a fornire massima professionalità in tutti i campi di competenza. Grazie alla peculiarità prettamente femminile di sensibilità e predisposizione all’ascolto, si riesce a essere aperti e comprensivi anche nel mondo degli affari. Oltre, ovviamente, a offrire la massima professionalità, infatti, un bravo commercialista deve saper guidare e consigliare il proprio cliente. Spesso dunque, accanto alle conoscenze tecniche, è necessario avere la sensibilità necessaria per rassicurare il cliente e guidarlo nel tempo. Si considerino ad esempio gli ultimi anni caratterizzati dalla forte crisi economica che ha investito il nostro paese. È fondamentale, in un periodo come questo, dare un servizio sempre più mirato in modo da riuscire a supportare il cliente, sia dal punto di vista professionale che umano». Un’ampia dose di umanità, unita a competenza e aggiornamenti costanti: ecco le caratteristiche indispensabili. Gennaio 2011 • Nea



Prestiti partecipativi Silvia Fiorani

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olte aziende oggi hanno problemi di sottocapitalizzazione». Esordisce così la dottoressa Fiorani, professionista dello studio associato commercialista Tartaglia&Fiorani. «Nel panorama nazionale si ritrovano numerose realtà non conformi a Basilea 2 o comunque non finanziabili dalle banche a causa di un apporto di capitale esiguo rispetto ai requisiti minimi richiesti. Il problema quindi è davvero importante perché la maggior parte delle aziende non riescono ad avere accesso al credito». Ma quali sono i requisiti fondamentali che dovrebbe avere un’azienda? «Ovviamente la realtà aziendale deve possedere un piano industriale o, in alternativa, dei progetti con dei buoni margini di successo. Nonostante questo, moltissime aziende non ricevono i finanziamenti in quanto non riescono ad offrire idonee garanzie a causa di una capitalizzazione non adeguata». Cosa può offrire, a questo punto, il dottore commercialista per risolvere queste problematiche? «Premessa l’esistenza di un piano industriale o un progetto che abbia La dottoressa Silvia Fiorani, professionista dello studio associato commercialista Tartaglia&Fiorani www.studiotf.com

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Per un concreto accesso ai finanziamenti In un periodo non proprio florido dal punto di vista economico, sempre più aziende si ritrovano ad affrontare problemi di sottocapitalizzazione. Ne abbiamo parlato con Silvia Fiorani di Belinda Pagano

una redditività adeguata, il nostro studio riesce, attraverso il sistema bancario, a ottenere dei prestiti partecipativi. In questo modo il progetto verrà finanziato dalla banca con un rientro previsto di cinque anni. Non bisogna però dimenticare l’obbligo, per l’imprenditore in questione, di accantonare gli utili e convertirli in capitale, in modo che alla fine del finanziamento la società possa accedere al credito con i finanziamenti ordinari». Per riuscire quindi ad affrontare i problemi e le difficoltà economiche la strada giusta potrebbe essere quella di investire in progetti e innovazioni. «Se guardo alla mia esperienza professionale nel campo, in questo momento le strategie che riscontriamo vincenti sono sicuramente quelle che puntano a un’innovazione o ad avere un prodotto, un progetto, un servizio sul mercato, proposto in maniera diversa da quello che è l’attualità. Le imprese che sono riuscite a diversificarsi o a portare avanti dei settori ad alta specializzazione, con un forte grado di innovazione, sono quelle che riescono ad affrontare meglio la crisi economica. Cambiamento, dunque, per riuscire a portare avanti i prestiti partecipativi che consentano all’azienda di andare avanti perché spesso il prestito risulta incentrato sul singolo progetto e non sulla totalità dell’azienda, caratteristica che permette di portare avanti la parte più redditizia dell’attività». In un momento difficile per le aziende, dunque, l’aiuto da parte di professionisti commercialisti, che possono risolvere problematiche nel settore finanziario, risulta un apporto importante per riuscire a superare la crisi economica che ancora tarda ad acquietarsi. Gennaio 2011 • Nea



Recupero crediti Federica Scafarelli

Le tempistiche del recupero crediti

Il recupero dei crediti nei confronti degli enti locali subisce ritardi inaccettabili, rispetto agli altri Paesi dell’area UE, per un Paese come l’Italia, che ambisce ad una rapida ripresa economica. Tra normative e burocrazia, il punto di Federica Scafarelli di Belinda Pagano

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e si parla di tempistiche decisamente troppo ampie nei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione, le casistiche in Italia sono all’ordine del giorno e gli ambiti relativi sono i più svariati. Se è vero che, nell’ambito di un rapporto contrattuale che ha uno sviluppo regolare, i pagamenti avvengono con una media di circa 6,5 mesi, è altrettanto vero che, per il recupero dei crediti derivanti da provvedimenti giudiziali favorevoli nei confronti della P.A., e in particolare degli enti locali, i tempi si dilatano a dismisura. L’avvocato Scafarelli illustra come, in quest’ultimo caso, si debbano prendere in considerazione la normativa nazionale attualmente in vigore e quella comunitaria recentemente approvata nell’ottobre 2010. «La direttiva comunitaria, lasciando agli stati membri due anni di tempo per recepirla nel proprio ordinamento, fissa un termine di trenta giorni, che possono essere aumentati sino a sessanta solo in casi eccezionali, per il pagamento del fornitore da parte della Pubblica Amministrazione. Superato tale termine dovranno essere corrisposti gli interessi di mora, calcolati nella misura ad oggi dell’8% annuo. Nel nostro Paese, se i ritardi nei pagamenti dei corrispettivi ordinari arrivano mediamente ad oltre sei mesi, quando si tratta di procedere per il recupero coattivo di crediti portati da provvedimenti giudiziali l’attesa per il creditore supera i tre anni. Infatti, l’azione recuperatoria coattiva può essere iniziata solo dopo che siano trascorsi centoventi giorni dalla notifica del titolo esecutivo e la ragione di tale dilazione si rinviene nell’esigenza della PA di reperire le risorse per provvedere al pagamento disposto dal comando giudiziale». Bastano queste semplici considerazioni per capire come queste tempistiche, così dilatate, siano un reale problema. «In forza dei recenti provvedimenti legislativi emanati (art. 183, 2°comma, e 194 T.U. Enti locali)» spiega l’avvocato Scafarelli «le somme dovute dagli enti 124

Avvocato Federica Scafarelli, professionista dell’omonimo studio legale avv.scafarelli@studiomazzeoscafarelli.it

locali in forza di “sentenza o altro titolo” costituiscono un “debito fuori bilancio” con la conseguenza che il pagamento di detti debiti può avvenire solo previo riconoscimento da parte dell’ente locale, con apposita delibera in un termine di tre anni. A quanto sopra deve aggiungersi che, ai sensi del T.U. Enti Locali e della Legge n.14/09, il creditore di un ente locale può intraprendere un’azione esecutiva solo nei confronti del tesoriere dello stesso ente». Conclusione? «Il recepimento della normativa comunitaria se, da un lato, accelererà certamente i pagamenti dei corrispettivi dovuti per contratto, dall’altro dovrà necessariamente essere coordinato con quanto previsto per il pagamento coattivo dei crediti nei confronti della Pubblica Amministrazione, al fine di arrivare a una tempistica in linea con i Paesi dell’UE. Ad oggi la strada che può consentire il recupero certo delle somme dovute in forza di un titolo giudiziale è quella del giudizio di ottemperanza dinanzi al Giudice Amministrativo; strada che, tuttavia, non è “economica” e comunque rimane ancora lunga». Gennaio 2011 • Nea



Intermediazione creditizia Mirela Kliem

Verso mutui e investimenti agevolati Un’attività creditizia per favorire mutui e investimenti agevolati. L’esperienza di Mirela Kliem rimette al centro l’immigrazione d’eccellenza e dà ossigeno al giro d’affari legato al mercato immobiliare di Paola Maruzzi

Mirela Kliem lavora a Valeggio sul Mincio (Vr) kliemm@yahoo.it

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ue attività ben avviate e un bagaglio d’esperienza multiculturale. Prima di approdare a Valeggio sul Mincio, l’intraprendente Mirela Kliem, di origine romena, passaporto tedesco e la conoscenza di cinque lingue, ha viaggiato per l’Europa: 18 anni in Germania e un anno a Parigi. In particolare è qui che si fa una primissima idea sul mondo degli affari. «Nonostante lì avessi buone prospettive lavorative, l’Italia rimaneva per me un grande sogno. È un luogo che ho sempre amato. Da ragazza ho imparato la lingua da autodidatta ascoltando le canzoni di Gianni Morandi. Quando, circa una decina di anni fa, ho avuto occasione di visitare i paesaggi che si affacciano sul Garda, ne sono rimasta letteralmente affascinata». Di qui il breve passo di trasferirsi definitivamente, a cui segue una grinta imprenditoriale doppiamente giocata sulla conduzione del bed&breakfast “Il Girasole” e sull’attività di intermediatore creditizio. Si tratta ovviamente di due ambiti paralleli, che non entrano in contatto. L’abilità logistica di Mirela Kliem consiste proprio nel “coltivarli” separatamente, ripartendo nel giusto modo l’attenzione necessaria. Una sfida che, ci tiene a sottolineare, porta avanti da sola, facendo al tempo 126

stesso anche la madre di due figli. Parte del suo background deriva proprio dal fatto di aver vissuto in posti differenti, facendo tesoro di ogni esperienza, che in questo caso è davvero ampio. «In Germania ho lavorato come manager di vendita in una ditta di lettori bancomat. Poi sono passata all’import export e, successivamente, sono entrata a contatto con l’universo dei mutui. Di qui la voglia di mettermi in proprio e di iniziare la mia personalissima avventura». Iscritta all’albo dei mediatori creditizi e alla Fiap (Federazione italiana agenti immobiliari professionisti), Mirela diventa un punto di riferimento per la numerosa comunità romena di Valeggio. Ed è così, promuovendo l’integrazione dei connazionali, che le viene l’idea di proporre un mutuo speciale. «La maggior parte dei romeni viene in Italia con l’obiettivo di acquistare o ristrutturare casa in patria. Un mutuo ad hoc rappresenta quindi una valida opportunità». Dopo qualche ricerca finalmente trova la banca giusta. «I mutui sono concessi a un tasso molto basso e non è richiesta la traduzione e la legalizzazione di tutta la documentazione. Anche perché la banca con cui lavoro ha diverse filiali in Romania, che provvedono a verificare le garanzie necessarie». Gennaio 2011 • Nea



Intermediazioni assicurative Sonia Napolitano

Sonia Napolitano è amministratore e agente di Retemanager intermediazioni assicurative www.retemanager.com

Contro i reati assicurativi

Truffe e malversazioni minano il terreno delle compagnie assicurative e ignorano i diritti dei consumatori. Sonia Napolitano risponde con l’intermediazione di Belinda Pagano

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n Italia, gli scenari di sospetta o smascherata illegalità economica, purtroppo, non fanno più scalpore, soprattutto nel ramo specifico delle intermediazioni assicurative. Per questo, al fine di tutelare l’efficacia di ogni rapporto assicurativo, «è fondamentale rivolgersi a operatori di specchiata affidabilità e competenza». La dottoressa Sonia Napolitano, amministratore e agente di Retemanager intermediazioni, offre la sua esperienza professionale per descrivere le principali dinamiche del mondo delle assicurazioni e del ruolo della donna al suo interno.

Soprattutto al Sud d’Italia, le major assicurative propongono un’offerta limitata. In controtendenza a tale realtà, cosa si muove Retemanager? «La nostra mission è quella di offrire consulenza e intermediazione assicurativa creando anche occasione di incontro tra compagnia e cliente a prescindere dal contesto economico sociale. Ci battiamo per sfatare il mito del Sud Italia come dominio del malaffare e della malversazione e pertanto terreno minato per le compagnie assicurative. Vendere un contratto nel Nord Italia non deve essere diverso dal venderlo al Sud».

Quale resoconto è possibile dedurre sul settore dell’intermediazione assicurativa? «Il settore presenta diversi ambiti di delicata e complessa risoluzione. In particolare, nel ramo danni e ramo vita, concludere accordi istituzionali con primarie compagnie italiane ed estere spesso non è semplice. Inoltre, anche le ultime cronache economico-finanziarie mettono in risalto come il settore assicurativo, più di altri, sia macchiato da frequenti reati di truffa, inevitabilmente riflessi in danni alle compagnie e ai consumatori».

In un’area a prevalenza maschile come quella assicurativa, quali difficoltà è chiamata ad affrontare? «In diversi settori vengono attribuite maggiori capacità imprenditoriali e manageriali agli uomini. Ed è così anche nel settore assicurativo in cui agenti e operatori di sesso maschile sono in netta prevalenza. Spesso, infatti, l’affermazione professionale di una donna deve scontare pregiudizi e arroganza tipici di carenze culturali mascherate da maschilismo».

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Gennaio 2011 • Nea





Diplomazia Franco Frattini

Pari opportunità in diplomazia

Foto: Antonio Scattolon

«La preparazione professionale e la dedizione al servizio delle donne in diplomazia è di assoluta eccellenza». Lo dichiara il ministro degli Esteri Franco Frattini, incoraggiando la presenza femminile ai vertici della diplomazia di Francesca Druidi


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l mondo del XXI secolo – spiega il ministro degli Esteri Franco Frattini – costringe la diplomazia a sfide sempre più complesse». Il titolare della Farnesina rimarca come il cambiamento progressivo del concetto di governance globale, con l’emersione di nuovi attori - dalla Cina ai paesi Bric (Russia, Brasile e India), da nazioni come Turchia, Corea del Sud, Sudafrica a Iran e Pakistan - imponga di affinare gli strumenti a disposizione della diplomazia, «che non deve più essere soltanto portatrice di posizioni in aree definite, ma deve rappresentare la voce di un paese autorevole in grado di contribuire alla sicurezza globale e di pesare in Europa». In questo scenario, come si delinea la presenza femminile ai vertici della diplomazia italiana? L’ingresso delle donne in carriera diplomatica, ricorda il ministro Frattini, è un fenomeno relativamente recente: le prime due donne, Graziella Simbolotti e Anna Teresa Frittelli Annibaldi, entrarono al ministero degli Esteri nel 1964 e ancora negli anni 70 meno dell’8% degli ingressi in carriera era rappresentato dal genere femminile. SOLO RECENTEMENTE SI NOTA Soltanto dalla seconda metà degli anni 90 il UNA VISIBILE CRESCITA concorso per l’accesso alla carriera produsse NEL LIVELLO DI PRESENZA FEMMINILE in media più di una donna su cinque (20%). NEI GRADI E NEGLI INCARICHI APICALI Nell’ultimo concorso, quello del 2010, tale percentuale sale al 37%: 13 su 35 dei nuovi diplomatici sono donne. «Questa evoluzione negli anni, si è riflessa nel livello di presenza femminile negli incarichi apicali, dove solo recentemente si evidenzia una visibile crescita». Oggi 8 donne occupano posizioni di vertice al ministero: in termini percentuali, sul totale delle donne in carriera, si tratta di una presenza in linea con Sotto, il ministro degli Esteri Franco con il segretario le corrispondenti presenze maschili per analoghe funzioni, rispettivamente Frattini di Stato americano Hillary Clinton; 4,96% a 4,55%. Anche la percentuale delle donne nel grado di ministro ple- in apertura, Frattini con il ministro Elisabetta Belloni, nipotenziario, il secondo più alto della carriera dopo quello di ambasciatore, plenipotenziario direttore generale per la Cooperazione è in costante crescita: 6,95% nel 2002 (8 su 115), 10,81% nel 2008 (16 su allo sviluppo (Dgcs) della Farnesina 148), 12,42% oggi (20 su 161). «Si può fare ancora molto – aggiunge il ministro – per questo ho inserito fra gli obiettivi strategici del Dicastero quello dell’attuazione di una politica propulsiva delle pari opportunità, che si traduce nell’obiettivo operativo di incoraggiare la presenza delle donne negli incarichi di titolarità di strutture dirigenziali all’interno dell’Amministrazione. Ho chiesto di identificare un target concreto, facilmente quantificabile, sul quale misurare i progressi della nostra azione: alla fine del triennio le donne diplomatiche nelle posizioni e nei gradi che implicano l’assunzione di decisioni e responsabilità, dovranno essere percentualmente di più di quante non siano oggi». Non per volontà del ministro o per ipotetiche “quote rosa”, bensì semplicemente per merito: «ritengo che la preparazione professionale e la dedizione al servizio delle donne in diplomazia sia di assoluta eccellenza». 133


Diplomazia Elisabetta Kelescian

Finlandia, il paese modello Anche in Italia come già da tempo succede in diversi paesi occidentali, i ruoli diplomatici vengono affidati a donne che si distinguono per capacità e competenze. In Finlandia l’ambasciatrice italiana è Elisabetta Kelescian di Nicolò Mulas Marcello

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er secoli è stato una sorta di club ristretto solo agli uomini. Da qualche anno, invece, il corpo diplomatico italiano ha concesso spazio anche alle donne e sono in molti a ritenere che l’indole femminile si sposi perfettamente con questo tipo di ruolo. Tra questi, Elisabetta Kelescian, ambasciatrice italiana in Finlandia.

Come vive questo ruolo? «Con soddisfazione, anche se indubbiamente comporta per noi donne note134

vole fatica aggiuntiva. Per un paese come l’Italia, identificato - specie nel Nord Europa, ma non solo - con il “bel vivere”, le attività di rappresentanza, che valorizzino tra l’altro le nostre eccellenze enogastronomiche, sono uno strumento essenziale di lavoro e di affermazione. Per fare un esempio, la festa nazionale italiana del 2 giugno è a Helsinki la più “amata”: Italia è, per i finlandesi, “simbolo di status”, attrattività gastronomica, occasione di incontri autorevoli. Per una donna ciò significa un duplice e gravoso impegno,

considerando che i nostri colleghi si avvalgono nella maggior parte dei casi della preziosa collaborazione delle consorti. Noi dobbiamo dividerci tra le impegnative funzioni connesse al nostro incarico, la gestione degli uffici, e l’onerosa conduzione di residenze di grande prestigio, frutto della storica illuminata politica di acquisizioni dello Stato italiano. Ma è una “fatica” estremamente remunerativa in termini di soddisfazioni personali e professionali». Per delineare un ritratto della FinNea • Gennaio 2011


landia come descriverebbe questo paese? «Un paese modello, un paese “affidabile” e riconosciuto internazionalmente come tale. A tale fama contribuiscono molti aspetti: la capacità di semplificare la quotidianità e i connessi adempimenti; il livello e l’efficienza dei servizi; il rispetto per il cittadino; l’assenza di fenomeni di microcriminalità diffusa in altri paesi europei. Sono solo esempi di modello “sereno” di vita. È d’altra parte da tenere presente, da un lato, che convivere in sei milioni in un territorio assai più vasto dell’Italia rende più agevole l’organizzazione sociale e, dall’altro, che la cultura luterana influenza sensibilmente una convivenza civile di impostazione assai difforme rispetto ad altri contesti culturali. A fronte di molte “virtù” vanno peraltro registrati anche fenomeni preoccupanti, e comuni ad altri paesi nordici: cito, in particolare, la difficoltà di socializzazione che - a mio personale giudizio - coniugata con le condizioni climatiche, è tra le cause primarie dell’alto tasso di alcoolismo e dei fenoElisabetta Kelescian, ambasciatrice italiana in Finlandia

meni negativi a esso collegati».

Quali sono i rapporti tra il nostro paese e la Finlandia e quali iniziative sono in atto? «I rapporti politici tra i due paesi vanno inquadrati essenzialmente nell’ambito della comune appartenenza all’Unione europea. I rapporti economico-commerciali sono intensi: esistono tuttavia interessanti spazi di cui potremmo fruire. L’attuale, decisivo interesse dei nostri ambienti economici

di estremo interesse per l’omologo italiano, qui del tutto assente. Abbiamo dedicato particolare attenzione alla creazione di una Camera di Commercio italiana che, già in questa prima fase di operatività, si dimostra uno strumento molto valido per l’intensificazione dei contatti economico-commerciali». Qual è l’aspetto che più le piace del suo lavoro e quali sono le difficoltà maggiori? «Quello che più mi gratifica

QUELLO CHE PIÙ MI GRATIFICA È L’OPPORTUNITÀ CREATIVA OFFERTA DAL MIO LAVORO: INDIVIDUATE LE NECESSITÀ, PROPONGO AL MIO MINISTERO INIZIATIVE E SOLUZIONI per le grandi economie emergenti distoglie in qualche modo l’attenzione dalle opportunità che qui si offrono, e che trascendono le modeste dimensioni di questo mercato. L’altissimo grado di internazionalizzazione dell’economia finlandese apre, infatti, spazi e possibilità di “triangolazioni” ben più rilevanti. Ad esempio, il settore finanziario-bancario finlandese è tra i più solidi del mondo, e costituirebbe un interlocutore

è l’opportunità creativa offerta dal mio lavoro: individuate le necessità, esso mi consente di proporre al mio ministero iniziative e soluzioni. E con l’appoggio di Roma si possono porre in essere iniziative e progetti di tipo innovativo di cui, con soddisfazione, si registrano i risultati concreti (noi donne abbiamo una connaturata tendenza alla concretezza). E questo è appagante. Difficoltà per una donna in posizioni apicali, in Finlandia - come negli altri paesi nordeuropei non sussistono. Direi anzi che il femminile costituisce un “asset”: ricordo che in questo paese il capo dello Stato è donna, il capo di governo è donna, la maggioranza dei ministri è donna e il parlamento registra il 42% di donne. Nel settore pubblico, se un genere è da “proteggere” è semmai quello maschile. Nel privato la situazione è tuttora meno “rosea”, ma vengono poste in atto serie e acconce politiche per garantire le pari opportunità». 135


Diplomazia Marina Simeoni

Una civile convivenza Marina Simeoni, Console Generale a Capodistria

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n paese ancora profondamente segnato dalle grandi sofferenze della guerra ma che sa guardare al futuro. Istruzione, cultura e un forte senso della collettività rendono la Slovenia un luogo accogliente anche per gli italiani che vivono lì. Marina Simeoni, console generale a Capodistria spiega tutti gli aspetti della sua esperienza diplomatica. Come può descrivere dal punto di vista femminile il ruolo di funzionario diplomatico che ricopre? «Conciliare tutte le attività quotidiane, solitamente appannaggio del sesso femminile, richiede una capillare organizzazione ma ritengo che il ruolo di funzionario diplomatico sia ugualmente attribuibile tanto a uomini quanto a donne. Vivo questa esperienza con particolare orgoglio perchè rappresento la mia patria, soprattutto in un territorio che ancora porta segni di grandi sofferenze. E proprio per questo va tenuto conto di tante realtà e momenti storici che si sono susseguiti. Il mio è un ascolto partecipativo e un invito alla continua collaborazione, se pur esternato con il dovuto garbo». Cosa pensa della Slovenia? «Non amo i paragoni in quanto ritengo che 136

«Uno Stato operoso e animato da fattivo spirito di impegno per una crescita sempre maggiore». Così Marina Simeoni descrive la Slovenia, paese in cui svolge il ruolo diplomatico in veste di console generale di Nicolò Mulas Marcello

ogni Stato cammini secondo le proprie forze, le proprie risorse materiali e intellettive. Penso che la giovane Slovenia abbia tutte le carte in regola per continuare il cammino di inserimento totale nella Comunità europea. È un Paese dalla splendida natura, la cultura e l’istruzione occupano una posizione di primo piano con una particolare cura verso i giovani: sicuramente un alto valore per l’immediato e per il futuro». Ha trovato difficoltà particolari nel paese dove esercita il suo ruolo? «In tutta onestà nel Paese dove attualmente svolgo le mie funzioni di Console Generale non ho trovato difficoltà: se la lingua slovena è particolarmente difficile, il 90% della popolazione parla italiano. Le

strutture culturali, sanitarie, amministrative sono ottime, l’ordine e pulizia regnano ovunque, così come la cura del proprio patrimonio. Dagli sloveni ho avuto un’accoglienza molto gratificante che ho cercato di ricambiare con molto affetto. La nostra collettività è coesa e il suo operato mira a mantenere salde le radici culturali e linguistiche». Può fare un bilancio della sua esperienza? «Il mio bilancio è assolutamente positivo perché ho la fortuna di operare in un paese dove lavoro, istruzione e cultura camminano di pari passo dando a questa terra l’immagine di uno Stato operoso e animato da fattivo spirito di impegno per una sempre migliore crescita». Nea • Gennaio 2011


Maria Grazia Cioffarelli Diplomazia

L’amore per la patria La ricchezza dei contatti umani è uno degli aspetti più piacevoli del lavoro consolare. Maria Grazia Cioffarelli racconta la sua esperienza in veste di vice console onorario in Francia di Nicolò Mulas Marcello

C’

è un elemento che unisce tutti gli italiani all’estero, è il forte legame con il nostro paese che per tradizione e per valori familiari rimane sempre nel cuore di chi va a vivere in un altro Stato. Molti sono i nostri connazionali che si sono trasferiti come ricercatori nel polo universitario di Montpellier e il vice consolato onorario presente nella cittadina contribuisce a coinvolgerli in iniziative dirette a far conoscere le tradizioni italiane ai francesi. Maria Grazia Cioffarelli, vice console onorario a Montpellier, ha trovato una comunità partecipe e racconta come gli italiani trasferitisi in Francia per lavoro mantengano quel calore per cui sono famosi nel mondo.

Come vive il ruolo che ricopre? «Molto serenamente. La mia fortuna è di esercitare la mia funzione in una città come Montpellier dove già il sindaco, Hélène Mandroux, è una donna. Ma ho avuto anche la fortuna di vivere l’era Frêche, ex sindaco e governatore della regione, che ha fatto di questa città un gran polo universitario e di ricerca. Moltissimi italiani lavorano qui nel settore. Le mie relazioni con le autorità locali sono sempre state eccellenti. Quanto a quelle italiane, dovrebbero aiutarci un po’ di più finanziariamente. Tutti gli eventi che organizziamo sono sovvenzionati dai francesi». Come vede la Francia in rapporto al nostro paese? «Direi che in Francia il vivere quotidiano è più facile, tutto funziona meglio. Il cittadino qui ha fiducia nello Stato». Ha trovato difficoltà nel suo lavoro? Quali sono gli aspetti gratificanti? «Le difficoltà sono essenzialmente economiche. Per il 2010, lo Stato italiano per far funzionare questo Viceconsolato onorario, che copre tutta la regione Linguadoca-Rossiglione (più di 8.000 persone iscritte all’Aire), ha dato un

Maria Grazia Cioffarelli, vice console onorario a Montepellier

contributo di un po’ più di 1.000 euro. L’aspetto che mi piace di più invece è il contatto con le autorità locali e con i connazionali che vengono numerosi ogni anno agli eventi che organizziamo durante la settimana italiana che si svolge in concomitanza con la festa della Repubblica». Cosa emerge da questa sua esperienza? «L’assenza di un sostegno economico che consenta di far funzionare meglio la struttura che dirigo. Ma anche la ricchezza dei contatti umani e la grande soddisfazione di costatare che, comunque, sempre, quello che ci fa stare uniti noi italiani all’estero è l’amore per la nostra patria». 137


Diplomazia Valeria Passetti

Responsabilità e passione Un ruolo come quello diplomatico implica una forte flessibilità e un grande impegno per le donne che non rinunciano alla famiglia. Valeria Passetti spiega cosa vuol dire essere vice console onorario in Gran Bretagna di Nicolò Mulas Marcello

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a cinque anni ricopre il ruolo di vice console onorario a Nottingham, in Inghilterra. Valeria Passetti racconta la sua esperienza consolare tra poche difficoltà e molte soddisfazioni, tra cui quella di poter entrare in contatto con una comunità italiana molto radicata nel tessuto sociale inglese, ma ancora fortemente legata ai valori tradizionali del nostro paese.

Come vive il suo ruolo? «Sicuramente con un forte senso di responsabilità ma anche con naturalezza. Sono stata cresciuta assieme a mio fratello senza nessun tipo di differenza sessuale per cui non mi sono mai posta il problema. Mi rendo conto guardandomi intorno che sono poche le donne che ricoprono ruoli decisionali non soltanto in diplomazia. Dal punto di vista femminile c’è un estremo senso della responsabilità, basti pensare alle scelte che le donne de138

vono fare per essere contemporaneamente mogli, madri e donne in carriera. Inoltre la diplomazia implica una flessibilità che altri ruoli non chiedono». Come descriverebbe la comunità italiana che risiede a Nottingham? «Oggi le similitudini tra Italia e Inghilterra sono più delle differenze. Nelle mie funzioni consolari mi trovo a contatto con molti italiani non solo di prima generazione, ma anche di seconda e terza, quindi figli e nipoti dei primi italiani che si sono stabiliti qui e noto con piacere che si considerano al tempo stesso italiani e britannici e sono esattamente come i giovani italiani». Quali sono le principali difficoltà che ha incontrato nel suo ruolo? «Le difficoltà ci sono state forse all’inizio quando sono stata nominata e mi sono trovata a sostituire una persona di grande spessore e soprattutto di una generazione di-

Valeria Passetti, vice console onorario a Nottingham

versa dalla mia. Le persone più vicine al consolato sono persone di una certa età o legate a valori generazionali che forse non esistono più per noi, e per questo forse si sono create difficoltà. La mia nomina poi ha coinciso con cambiamenti a livello burocratico per l’ottenimento di alcuni servizi quindi forse c’è stato un accumulo di difficoltà per i nostri connazionali in quel momento».

Qual è invece l’aspetto che più le piace del suo lavoro? «Il fatto di aver scoperto un aspetto dell’Italia che ignoravo, ovvero conoscere le famiglie dei nostri connazionali che in 50 anni si sono fatti strada insediandosi in Inghilterra. Mi piace questo aspetto perché la nostra mission non è solo quella di fornire servizi, ma anche di far conoscere l’Italia dal punto di vista economico e culturale. Quindi anche poter organizzare conferenze o incontri per celebrare la cultura italiana assieme ad assoNea • Gennaio 2011


ciazioni come l’Istituto italiano di cultura di Londra o con la Società Dante Alighieri che è molto attiva in tutta la Gran Bretagna». Qual è finora il bilancio della sua esperienza consolare? «Provo grande orgoglio a rappresentare la nostra comunità e in generale a rappresentare l’Italia. In cinque anni le soddisfazioni hanno superato le mie aspettative, non senza difficoltà ovviamente; volendo trarre un bilancio sono più gli elementi positivi ri-

DAL PUNTO DI VISTA FEMMINILE C’È UN ESTREMO SENSO DELLA RESPONSABILITÀ, BASTI PENSARE ALLE SCELTE CHE LE DONNE DEVONO FARE PER ESSERE CONTEMPORANEAMENTE MOGLI, MADRI E DONNE IN CARRIERA spetto a quelli negativi. Credo che l’essere donna mi abbia aiutato molto a entrare in contatto con una parte dimenticata della nostra comunità qui in Inghilterra. C’è anche una nuova generazione di ricercatori che collabora con le università e con gli ospedali del distretto di Nottingham. Questo lavoro mi ha messo in contatto con molte donne che mi hanno dimostrato con la loro umiltà cosa i nostri connazionali sono riusciti a fare in Inghilterra dopo aver abbandonato l’Italia e ricostruito tutto mantenendo, però, solida l’unità con la famiglia e le radici. Davvero non deve essere stato facile. Ho anche lavorato con la Bbc per fare un documentario che portasse l’esempio di alcune delle nostre famiglie che sono partite dal sud Italia e che si sono ritrovare a Nottingham e che qui sono diventati dei capisaldi della comunità inserendosi perfettamente nel tessuto sociale». 139


Moda e stile

alessandra ferrone

Dalle “collezioni vive” alla democratizzazione del lusso Il mercato della moda si trasforma a una velocità impressionante. Per questo servono “collezioni vive”, prodotte, distribuite e vendute con la stessa rapidità con cui si modificano gli atteggiamenti e i comportamenti del mercato. L’esperienza di Alessandra Ferrone di Eugenia Campo di Costa

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n un’epoca in cui tutti abbiamo già ciò che ci serve nell’armadio e non c’è più spazio per il superfluo, in cui anche le fasce più abbienti fanno più caso alle risorse economiche, non è facile per le aziende di moda continuare a sedurre il cliente e imporsi su un mercato iperconcorrenziale. A questo scopo, la Sandro Ferrone, colosso della moda con sede a Roma e negozi in tutto il mondo, ha scelto una strategia che si differenzia da quella dei suoi principali concorrenti. «Collezioni che aderiscono alla domanda, flessibilità nei movimenti, scorte praticamente a zero, consegne giornaliere che permettono di ottimizzare la frequenza delle visite dei clienti finali nei punti vendita sono i punti chiave della nostra strategia imprenditoriale» afferma Alessandra Ferrone, responsabile marketing e retail.

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«L’obiettivo principale è il miglioramento del servizio, grazie alla disponibilità dei prodotti attesi e il rinnovamento frequente dell’offerta. La prima regola è facilitare la circolazione dei flussi di informazione e assicurare più rapidamente possibile la disponibilità dei prodotti attesi nei punti vendita e nei periodi chiave».

I vostri punti vendita sono dislocati in tutto il mondo. Avete in programma nuove aperture? «Negli ultimi 6 mesi del 2010 abbiamo aperto 15 punti vendita monomarca in Italia, in Messico abbiamo iniziato un rapporto con i grandi magazzini Liverpool e siamo presenti con 8 shop in shops nei loro punti chiave. Nel 2011 prevediamo di arrivare a 150 punti vendita e sono in via di definizione contratti importanti con il mercato asiatico. Velocità e


Nelle foto, Alessandra Ferrone, responsabile retail e marketing, affianca il padre alla guida della Ferrone Spa www.sandroferrone.it


Moda e stile

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Gennaio 2011 • Nea


flessibilità oggi sono i concetti chiave per un’azienda come la nostra. È importante pensare in fretta per far fronte alle nuove richieste di un mercato sempre più globale che, come dice mio padre, corre a una velocità inaudita e impensabile fino a 10 anni fa».

ad andare avanti; per questo devo ringraziare mio padre, che mi ha trasmesso il valore dell’impegno e della passione».

Quale suggerimento si sente di dare alle giovani che vogliono intraprendere un percorso imprenditoriale? Quale apporto dà il gusto e la sensibilità femmi- «È una questione di responsabilità. Negli anni ho imparato nile al successo delle collezioni e dell’azienda e quale che colui che lavora per se stesso va a dormire con i prosinergia si instaura, nel vostro lavoro, tra lei e suo blemi e si risveglia con le soluzioni. La risposta, un impadre, amministratore unico dell’azienda? «Sandro prenditore è costretto a darla in un istante, decide istintivamente, dopo aver ascoltato di RISPETTO ALLE TRADIZIONALI DUE COLLEZIONI tutto dai suoi migliori collaboratori. Qual è la ricetta giusta? Penso che le donne abANNUE, SANDRO FERRONE INTRODUCE biano la dote innata di saper conciliare IL CONCETTO DI “COLLEZIONI VIVE”, più cose, la maggior parte gestisce famiPRODOTTE, DISTRIBUITE E VENDUTE CON glia, lavoro e casa, in un’altalena continua LA STESSA RAPIDITÀ CON CUI SI MODIFICANO di impegni, quindi ritengo abbiano il coGLI ATTEGGIAMENTI E I COMPORTAMENTI raggio necessario per mettersi in gioco, in DEL MERCATO una situazione socialmente e culturalFerrone, mio padre, ha costruito negli anni ‘60, le fon- mente sfavorevole rispetto ai colleghi uomini. Credo che la damenta di quello che oggi è la Ferrone Spa. Grazie alle voglia di sentirsi libere e indipendenti sia la motivazione sue qualità imprenditoriali e umane ha saputo trasfor- migliore che una donna possa avere per intraprendere un mare l’attività di commercio di tessuti, cominciata nel percorso imprenditoriale». primo dopoguerra, in una vera e propria industria. L’avvio imprenditoriale era certo più difficile e complesso, Tornando alla Sandro Ferrone, quali sono le caratesigeva sensibilità e predisposizione naturale per con- teristiche che vi hanno permesso di non sentire la crisi? quistare il pubblico e il successo. “Sono figlia di mio «La filosofia del marchio Sandro Ferrone si ispira alla grande padre”, dicono di me; dispongo di ambizione e voglia di distribuzione. Nella proposta stagionale il 60% dei prodotti fare, ho acquisito da lui la sensibilità del bello e la sua ruota continuamente con conseguente ottimizzazione del scuola mi ha portata a operare con costanza e dedizione. magazzino del punti vendita che a fine stagione non rapHo iniziato a lavorare giovanissima subito dopo l’uni- presenta mai una rimanenza superiore al 5% del volume di versità, come retail manager per l’Altra Moda, altro mar- vendita acquistato. Rispetto al modello tradizionale di due chio del gruppo familiare, poi cogliendo l’opportunità, collezioni annue, Sandro Ferrone introduce il concetto di ho affiancato mio padre nel suo percorso imprendito- “collezioni vive”, prodotte, distribuite e vendute con la riale. In questi anni ho sviluppato la consapevolezza che stessa rapidità con cui si modificano gli atteggiamenti e i soltanto una buona squadra, un team giovane, unito e comportamenti del mercato. Il nostro punto di forza e motivato mi avrebbe aiutato a raggiungere i gli obbiet- quindi la nostra carta vincente è riuscire ad assecondare tivi». ogni giorno i gusti e le tendenze delle donne. Dal produttore al consumatore senza intermediari: intuizione vincente, Oggi anche lei è un’imprenditrice. «Affiancata da oggi colonna portante di una filosofia che punta su una cagiovani ragazze, riesco a ricoprire questo difficile ruolo. tena di distribuzione lineare e immediata e che considera il Il mio lavoro è frutto di un impegno costante senza ri- servizio al cliente “360 giorni l’anno” il punto di forza da sparmio di energie e di fantasia, guidato da una grande cui partire. Sandro Ferrone veste ogni tipo di donna, tutte passione per la moda. Ho tre figli, un marito, e spesso le classi sociali e soprattutto tutti i portafogli. Si può dunconciliare il lavoro con la vita privata è complicato, ma que dire che rappresenta la democratizzazione del lusso è sempre l’entusiasmo per quello che faccio che mi aiuta nel settore del consumo di massa». Nea • Gennaio 2011

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Laboratori della moda Laura Letteria

La moda per tradizione e cultura

“Il capo giusto alla persona giusta” è il motto di Laura Letteria che porta avanti la moda per tradizione e cultura, sempre rimanendo con lo sguardo rivolto al presente e un’attenzione particolare ai capi raffinati di Maria Elena Casadei

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na piccola realtà artigiana in provincia di Reggio Calabria, che da anni lavora puntando solo a qualità e tradizione. È la boutique Cubo d’Oro di Laura Letteria. «La tradizione è la nostra arma vincente, in quanto abbiamo costruito la nostra immagine sul mercato associandola a correttezza e professionalità e usufruendo della fiducia che si tramanda di madre in figlia». Rimanere competitivi nel settore, soprattutto per un’attività minore, non è sempre facile, soprattutto in questi tempi. «La situazione generale non è sicuramente delle più semplici, ma proprio perché la boutique è una piccola realtà artigiana è rimasta solida sul mercato. Secondo la nostra filosofia, la qualità vince sempre, permettendo al lavoro di avere una continuità. Le clienti preferiscono avere nell’armadio capi di eccellenza, piuttosto che numerosi. Solo difendendo professionalità e qualità ci si riesce a differenziare dalle altre realtà dello stesso settore». La sartoria interna è il fiore all’occhiello della boutique «Sicuramente è il punto di forza, che associamo al buon gusto e alla buona qualità della merce. I nostri capi, già di ottima fattura, vengono modificati e migliorati secondo le esigenze di linea delle clienti. Offriamo una raffinata sartoria che mette la donna in condizione di essere In alto, Laura Letteria, proprietaria della boutique Cubo d’Oro sitrek@gmail.com

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sempre chic e alla moda». La ricerca del giusto capo però prevede un lavoro tutt’altro che immediato «è un passaggio fondamentale, in quanto è indispensabile per la continuità del lavoro e per mantenere la fiducia che la clientela ripone in noi. Il nostro slogan è “il capo giusto alla persona giusta”. La scelta dei capi è una scrupolosa indagine di mercato, che si effettua all’interno delle proposte che arrivano dalle aziende leader nel settore. A tal proposito la nostra ricerca si estende anche al mercato estero, attraverso le sfilate e le fiere, che si svolgono due volte l’anno a Milano, la città della moda. Queste manifestazioni ci danno l’opportunità di aggiornarci riguardo le tendenze di più settori, la maglieria, i capi sportivi, i completi eleganti e per concludere anche l’accessorio». Una negozio chic, costantemente alla ricerca del capo giusto per una donna dalle elevate esigenze. «Sicuramente il target della nostra boutique è medio-alto, pertanto anche chi decide di acquistare per la prima volta rimane piacevolmente affascinato dai capi personalizzati e dalla cordialità dello staff. Così facendo in nostro portafoglio clienti si arricchisce nel tempo. La nostra boutique offre un’ampia scelta di capi per diverse esigenze lavorative della donna di oggi, accontentando sia la ragazza che la donna in carriera». Gennaio 2011 • Nea



Antichi gesti, all’origine del made in Italy L’artigianato italiano è un tesoro riposto nelle mani di custodi che nei secoli hanno tramandato tradizione e qualità sfidando la globalizzazione. L’esempio della Scuola del Cuoio nelle parole di Laura Gori di Erika Facciolla

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artigianato fiorentino della lavorazione della pelle è ancora oggi il cuore pulsante del prodotto made in Italy, nonché vanto di una tradizione artigiana che affonda le proprie origini nel XIII secolo, periodo che ha visto fiorire le prime attività di conciatura e tintura sugli argini del fiume Arno. Negli anni ‘50 Firenze inizia il suo straordinario percorso come capitale italiana della moda per la qualità - riconosciuta in tutto il mondo - dei prodotti di pelletteria realizzati dai suoi artigiani. Un’evoluzione che ha conosciuto il suo picco quando nel Convento di Santa Croce nacque la Scuola del Cuoio. Ed è proprio grazie alla preziosa attività didattica e culturale perpetrata dalla Scuola che ancora oggi viene preservata l’autenticità di questa tradizione, a dispetto delle nuove logiche del mercato globale e dell’invasione dei prodotti asiatici. Ne parliamo con Laura Gori, presidente della Scuola del Cuoio, fondata a Firenze nel 1950 da suo padre Marcello e che oggi rappresenta uno dei simboli dell’eccellenza fiorentina.

Quali sono le origini di questa scuola? «Alla fine della seconda guerra mondiale il Padre Rettore di Santa Croce decise di trasformare l’antico Dormitorio del Noviziato, opera di Michelozzo e affrescato dalla Scuola del Ghirlandaio nella metà del Cinquecento, in una scuola per insegnare un mestiere agli orfani di guerra. Decise che si sarebbe trattato di una scuola del cuoio perché all’origine, quando arrivò San Francesco a Firenze, questa era la zona delle concerie. Anche i Frati Francescani del Convento di Santa Croce ricoprivano i loro manoscritti e i libri corali con la pelle che veniva loro donata dai conciatori». Come si è intrecciata la storia della sua famiglia con 146

questo progetto? «Fin dagli anni Trenta la mia famiglia possedeva un laboratorio di pelletteria in Via del Corso e nel Cinquanta, su invito di Padre Bernardino Farnetani, mio padre decise di trasferire l’attività nel Convento di Santa Croce, dove ha continuato la produzione artigianale di prodotti di altissima qualità e l’attività didattica della scuola». In quegli anni Firenze stava già consolidando la propria leadership di capitale della moda italiana. Come ha influito tutto questo nel percorso formativo perseguito dalla Scuola del Cuoio? «I nostri allievi dovevano imparare a confezionare borse, per cui ci siamo specializzati in questa produzione spaziando dalle borse classiche a quelle più fashion e alla moda, fino ad arrivare ai pezzi unici realizzati da mia sorella Francesca: è lei ad aver iniziato una linea di borse cucite interamente a mano, riconoscibili da ricami e gioielli che colleziona nei suoi viaggi in tutto il mondo». Dunque, il progetto sociale e culturale della Scuola del Cuoio rivive attraverso l’attività odierna? «Il nostro scopo è quello di mantenere in vita quest’antica tradizione e preservare l’autenticità del prodotto artigianale italiano, sconfessando la logica della produzione di massa attraverso gesti vecchi cinquecento anni. Ecco perché, oggi che i nostri allievi arrivano da tutto il mondo, il nostro è ancora un progetto sociale, oltre che culturale». Gennaio 2011 • Nea


L’artigianato fiorentino Laura Gori

Alcuni prodotti della Scuola del Cuoio. In grande una fase della lavorazione della pelle www.leatherschool.com

Nea • Gennaio 2011

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Laboratori artigianali Roberta Morandin

Maestri artigiani cercasi

Molti giovani non sono interessati a imparare un mestiere artigianale. Eppure tali attività possono essere la forza della nostra economia. L’esperienza di Roberta Morandin del Tomaificio Lady di Eugenia Campo di Costa

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el recente rapporto Ocse, l’Italia è penultima nella graduatoria dei giovani occupati. Ma d’altra parte Cesare Fumagalli, Segretario Generale di Confartigianato, commentando tali dati, ha rilevato anche che nel 2010, il 26,7% del fabbisogno occupazionale delle imprese italiane è risultato insoddisfatto. Evidentemente certi lavori non attraggono più i giovani italiani, come alcune attività artigianali, patrimonio di conoscenze che dovrebbero invece essere tramandate di generazione in generazione. «Bisognerebbe valorizzare l’apprendistato – ha affermato Fumagalli – che rappresenta il principale strumento di inserimento lavorativo nelle imprese artigiane attraverso un percorso di formazione e lavoro. Infatti, nelle imprese artigiane i contratti di apprendistato nel 70% dei casi si trasformano in assunzioni a tempo indeterminato. Inoltre l’apprendistato riconosce il valore educativo dell’impresa come luogo formativo e di trasmissione di saperi che proprio nell’artigianato trova le manifestazioni più qualificanti». Le imprese artigiane del territorio non possono che con148

fermare questo quadro. Morandin Roberta, del Tomaificio Lady di Polverara (PD), sottolinea come l’attività svolta non è valorizzata come dovrebbe. «Molti giovani non si accostano più a questo tipo di professione – afferma -. Probabilmente perché richiede tempi lunghi nella fase di apprendistato, ma offre anche grandi soddisfazioni». In che cosa consiste nello specifico la sua attività artigianale? «Consiste in sintesi nell’assemblaggio di tanti piccoli pezzi in pelle, tessuto, o altri materiali, che vanno a comporsi e a dar vita a un paio di scarpe, di stivali, o comunque ad altri piccoli oggetti e accessori per il settore calzaturiero. È un lavoro che dà soddisfazione perché permette, fase dopo fase, di realizzare un prodotto. È un’attività altamente creativa. Il cucire, il dare forma a un paio di scarpe è alla stregua della realizzazione di un gioiello o di un qualsiasi oggetto prezioso, perché richiede la medesima manualità e la medesima esperienza che si acquisisce solo dopo anni di lavoro». Gennaio 2011 • Nea


Come si è avvicinata a questo tipo di professione? «L’azienda è nata nel 1987 come Tomaificio Top-line. Fino al 2004 ne era titolare mio marito, che però già dal 2000 aveva cominciato a intraprende un altro progetto di lavoro. Era quindi intenzionato a chiudere l’attività del laboratorio, soprattutto a causa della fase particolare che stava attraversando il settore. In quegli anni quasi tutte le attività inerenti alla lavorazione calzaturiera venivano delocalizzate all’estero, in particolare in Romania. A quel punto sono subentrata io. Non volevo che il tomaificio chiudesse e ho deciso di diventarne la titolare. Nel 2004 l’attività è diventata mia a tutti gli effetti e ha anche cambiato il nome in Tomaificio Lady». È stata una scelta coraggiosa, se si considera la fase che stava vivendo il calzaturiero. «La mia idea e speranza era che, se molti avevano chiuso o si erano spostati, quei pochi che restavano, se lavoravano bene, con serietà e alta professionalità, sicuramente avrebbero proseguito i loro rapporti lavorativi. Per il momento la mia sfida continua e con buoni risultati malgrado la crisi economica e la forte concorrenza dei laboratori cinesi». Su quali basi imposta il lavoro per proseguire con successo l’attività? «Un aspetto fondamentale perché il lavoro prosegua bene è che ci sia un rapporto di collaborazione con scambi di idee e reciproco rispetto tra titolare e dipendenti. Ammetto che molte volte sono io a imparare qualcosa dalle mie dipendenti e sono grata della loro disponibilità e professionalità. Ci sono stati naturalmente anche momenti difficili e in tempi di crisi economica ho dovuto compiere delle scelte che non avrei voluto fare, ma nel complesso posso ritenermi soddisfatta per l’andamento dell’attività. Nonostante tutti i problemi del comparto artigianale. Quando indossano un paio di scarpe, raramente le persone pensano a quanti artigiani ci hanno messo mano e per quanto tempo ci hanno lavorato. E invece per realizzarle occorrono tantissima accuratezza e dedizione». Cosa si augura per il futuro? «Spero di continuare a lungo la mia attività, e che in futuro molti più giovani possano accostarsi a questo tipo di lavoro perché “fare scarpe” non è facile ma, una volta ultimata l’opera, si possono avere grandi soddisfazioni». Nea • Gennaio 2011

In alto, Roberta Morandin, titolare del Tomaificio Lady di Polverara (PD). Nelle altre immagini, alcune fasi di lavorazione tomaificiolady@libero.it

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La stoffa della ghisa Nell'era dei materiali plastici e dei surrogati estetici, l'officina artigiana di Ghise Artistiche Toscane insegue i pezzi unici. All’insegna di finiture accurate, design in stile Liberty e innovativi disegni contemporanei di Paola Maruzzi

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ell'Ottocento, agli albori dell'industrializza- In catalogo si trovano pezzi unici di articoli in ghisa, aczione, la ghisa viene ribattezzata con l'epiteto di ciaio e alluminio. Alcuni esempi sono le sedie, l’illumi“ferraccio” a causa della minore qualità rispetto nazione per ambienti esterni privati e pubblici, le all'acciaio dolce. A dispetto del nome, che non gli rende decorazioni, le coperture e, dulcis in fundo, le scale a particolare giustizia, la stoffa della ghisa continua a stu- chiocciola. Sabrina Biagioli, a capo dell’azienda, punta i pire tutt'oggi, dopo aver attraversato una parabola lunga riflettori sul fatto che «ogni prodotto sia caratterizzato da finiture e materiali di pregio, da una secoli. Infatti la nascita di un mercato forgiatura artigianale, raffinata e al specifico per questa particolare lega tempo stesso innovativa. Grande atrisale addirittura al Cinquecento, tenzione viene poi riservata ai trattaquando in tutta Europa esplode la rimenti antiruggine e verniciatura con chiesta di cannoni e palle da canpolveri epossidiche verniciate a forno none. per garantirne l'inalterabilità nel Seppure di acqua sotto i ponti ne sia tempo». passata e il campo di applicazioni si Insomma, la sfida di Ghise Artistiche sia arricchito di nuove idee, le caratToscane è quella di riuscire a conciteristiche che consentono il conveliare tradizione e modernità, utilizniente uso della ghisa rimangono zando elementi non solo funzionali, sostanzialmente le stesse. Tra tutte ma di grande valore estetico e non si può non menzionare la versaArtistiche Toscane di Altopascio (Lu) unendo razionalità, equilibrio e artilità nella produzione, la resistenza Ghise www.ghiseartistiche.it monia in un'atmosfera ricca di sugall'usura e la possibilità di realizzare www.scaleartistiche.it gestione. «Il punto di forza forme complesse mediante getto. Si tratta di un corollario di virtù che l'inventiva degli ar- dell’azienda, si concretizza nella capacità di disporre di tigiani toscani è riuscita col tempo a sfruttare al meglio, tecnici e artigiani in grado di variare dalla produzione in dando sfogo alla creatività made in Italy. Un discorso va- serie a creazioni ex novo su disegno del cliente, riuscendo lido anche per il laboratorio di Ghise Artistiche Toscane, così a soddisfare anche la sempre crescente richiesta di riimportante anello produttivo ben ancorato all’antica tra- produzioni perfettamente fedeli all'originale o di restauro di oggetti d’epoca». dizione locale di Lucca e provincia. 150

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Louise Michail e Narghes Sorgato, commercianti d’arte mediorientale. Nella pagina a fianco, dall’alto, tavoletta in argilla con iscrizione cuneiforme (Mesopotamia, Terza dinastia di Ur 2100-2000 a.C.); ceramica persiana con iscrizione beneaugurale (Nishapur, Iran IX-X sec.) narghes23@libero.it

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Antiche passioni Louise Michail e Narghes Sorgato

Ambasciatrici d’arte orientale

Louise Michail e Narghes Sorgato portano in Italia gli antichi oggetti dell’arte persiana, avvicinando, culturalmente, due realtà altrimenti distanti di Piero Piccoli

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rano gli anni Sessanta e Chokrollah Michail, imprenditore e commerciante d’arte, da Tehran si trasferì in Italia assieme alla sua famiglia. Scelse Firenze per proseguire la sua attività di antiquario. Con lui, ovviamente, anche la figlia Louise a cui trasmette una profonda passione per l’arte antica. Dal 1981 Louise corona il suo sogno aprendo uno spazio dedicato all’archeologia iraniana, nell’ex galleria Barbarù in via Borgospesso a Milano, nel quadrilatero della moda. Un vincolo tramite cui restare connessa al suo passato culturale trasferendolo anche alla figlia, Narghes. Madre e figlia costruiscono così, negli anni, uno scrigno di arte mediorientale che ha saputo affascinare collezionisti ed esteti italiani ed europei. «La nostra attività nasce in primis come passione – racconta Louise Michail -. Ma visto il riscontro positivo ottenuto questa si è subito trasformata in professione. Collezionisti che per tanti anni si erano dedicati alla raccolta di sole maioliche italiane o di sole ceramiche cinesi, per esempio, si sono da subito orientati verso le ceramiche persiane». Insomma, una sorta di “novità”, seppur antica, sul mercato italiano, tutta da scoprire e studiare. «Ogni oggetto affascina a seconda delle sue peculiarità – interviene Narghes Sorgato -. Si rimane stupiti da quanto leggera possa essere un’ampolla di vetro risalente ai primi secoli d.C, talmente leggera da non sentirla, a volte, sul palmo della mano. E la prima cosa che ci si chiede è: ma come avrà fatto questo oggetto ad arrivare intatto fino ad oggi?» Secondo le due esperte, gli italiani sono affascinati dalla modernità e Nea • Gennaio 2011

dall’essenzialità delle forme risalenti al terzo millennio a.C, che troviamo negli idoli in marmo anatolici o negli oggetti rituali cerimoniali. «Ancora oggi non si è scoperto il vero impiego di alcuni di questi oggetti e ciò contribuisce a renderli misteriosi, attraenti e istintivamente vicini all’uomo». Ricca l’agenda di impegni e iniziative culturali promosse dalle Michail. «Le idee per organizzare future esposizioni non mancano – interviene nuovamente Louise -. Molte volte scegliamo i temi a seconda di cosa offre di interessante il mercato internazionale. Nel nostro ambito il punto di riferimento principale resta la piazza di Londra. Abbiamo sempre puntato sulla qualità riuscendo a esporre almeno un centinaio di pezzi per ogni esposizione monotematica». In Italia vi è un larghissimo interesse rivolto all’arte orientale testimoniato da mostre come quella in corso nel capoluogo lombardo dedicata all’“Arte della civiltà islamica”. Mancano, purtroppo, i fondi per ampliare significativamente le collezioni già presenti nei musei di città più come Milano, Venezia e Torino. «È chiaro che ogni paese predilige mettere in mostra le proprie ricchezze artistiche – spiega Narghes, appena di ritorno dal Qatar, dove nel 2008 è stato inaugurato il museo di arte islamica -. L’Italia, si sta dimostrando un paese aperto e curioso nei confronti delle altre culture, su più fronti. L’arte rimane il mezzo più istintivo e meno “contaminato” attraverso il quale instaurare quel dialogo tanto auspicato tra le diverse civiltà». 153


Antiquariato Laura Rocca

Tesori che riemergono dal passato La forza evocativa dell'antiquariato rispolvera il passato sabaudo di Torino. Con Laura Rocca a caccia di un savoir faire del commercio e del restauro a tutto tondo: dalla riscoperta di mobili e dipinti d'epoca all'arredo di contrasto di Paola Maruzzi

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alla passione per il collezionismo dei piccoli “gioielli” dell'antichità all'intuito per un business che poggia su solide gambe: è il percorso formativo e professionale di Laura Rocca, che a pieno diritto si definisce esperta del complesso universo del dell’antiquariato e del restauro. Lo sbocco più immediato di questa attitudine coltivata negli anni è stata la nascita di uno spazio espositivo, strategicamente collocato al centro di Torino e dei suoi traffici artistici e mondani. «Quella che era un'iniziale passione ereditata dalla mia famiglia, che mi ha insegnato a guadare al “vecchio” come risorsa e bellezza, è diventata progressivamente una specialità lavorativa, tagliata su misura di una tendenza prettamente contemporanea. Infatti, nonostante l'industria proponga sempre nuove soluzioni, non si arresta l'interesse di chi vuole far rivivere il design di mobili e dettagli d'arredo, rilanciare al tempo stesso il fascino di importanti opere pittoriche, magari finite del dimenticatoio». Accanto alla possibilità di rimettere a nuovo i cimeli, intervenendo in punta di piedi, cioè nel completo rispetto dell'impianto originario, la galleria funziona come vera e propria vetrina sulla tradizione sabauda. «Mio marito si occupa del restauro vero e proprio, mentre io curo la vendita e 154

la ricerca». Se effettivamente sono in molti a commercializzare pezzi d'antiquariato, pochi sono quelli che si ingegnano nell'andarli a scovare in loco. Le possibilità di incappare in clamorosi falsi, è sempre dietro l'angolo. Importante, quindi, è poter contare su un occhio del mestiere, vigile e abituato a riconoscere la qualità. Insomma, non tutto quello che è datato è degno di nota. A monte va fatta una precisa operazione di scrematura, di stima e, infine, di perizia. «Il fatto di essere sul mercato da anni e di contare su una rete affidabile di estimatori, mi permette di acquistare direttamente dalle vecchie famiglie piemontesi. Giocare d'anticipo vuol dire inoltre evitare che si ingenerino danni spesso irreparabili. Siamo i primi a “mettere le mani” su questi tesori, il che ci assicura la qualità del restauro. Non sempre, infatti, gli interventi di restyling possono considerarsi legittimi e ben fatti». Ma i vantaggi proseguono. «Comprare dai privati permette di avere un prezziario competitivo». Un dettaglio non di poco conto considerando che la richiesta di oggetti da collezionismo aspira a coinvolgere anche fette di mercato da sempre restie. «Mi riferisco ai giovani, una categoria potenzialmente affascinata ma che va Gennaio 2011 • Nea


NON TUTTO QUELLO CHE È DATATO È DEGNO DI NOTA. A MONTE VA FATTA UNA PRECISA OPERAZIONE DI SCREMATURA, DI STIMA E, INFINE, DI PERIZIA

saputa stimolare. Tanto per fare un esempio: basta saper essere elastici e ci si accorge che un quadro d'epoca può tranquillamente convivere con un arredamento minimal. Anzi, a conti fatti, sono in molti ad apprezzare i contrasti nell'arredamento». A questo punto si apre un’ulteriore prospettiva lavorativa per Laura Rocca, impegnata nella consulenza a tutto tondo. «Mi occupo di interior design. Consiglio i giusti accostamenti valutando la complessità dell'ambiente a cui è destinato il pezzo d'antiquariato, anche se sono stati acquistati altrove o sono stati semplicemente ereditati». Saper toccare le corde più autentiche di un passato ancora fortemente attuale, permette di riscoprire la tradizione sabauda. Si tratta di un vero e proprio patrimonio culturale, che ripercorre le influenze francesi. A essere restaurati sono soprattutto il gusto e il sapore di un’epoca

Nea • Gennaio 2011

Alcune collezioni di oggetti di antiquariato esposti nella galleria torinese di Laura Rocca www.laurarocca.it

monumentale, che ha visto Torino protagonista di vicende storiche e di stampo europeo. Se il catalogo dei prodotti antiquari talvolta sfiora persino le latitudini del 1300, un particolare rilievo è dedicato al XVIII secolo: «mobili, oggetti laccati, dipinti o variamente decorati, si aprono al visitatore proiettandolo in una dimensione che non lascia indifferenti». Ma, tradotto in cifre, a quanto ammonta questa ricchezza? O meglio, l'antiquariato di qualità è davvero per tutte le tasche? Dai pezzi più rari e pregiati che possono valere decine di migliaia di euro, si passa a quelli decisamente più abbordabili. Una coppia di oli settecenteschi di bella fattura può non superare i 10.00 mila euro. Mentre un piccolo e lineare mobile di fine Settecento può costare meno di 2.000 euro. Stesso discorso, per esempio, per un delizioso divanetto laccato». 155


AlďŹ eri del lavoro

Nuove menti per il futuro del Paese


Premiati dal presidente della Repubblica, gli Alfieri del lavoro rappresentano l’eccellenza dei diplomati italiani, che conta anche molte ragazze. Tra aspettative, sogni e difficoltà, siamo andati a scoprire come procede il loro percorso formativo di Riccardo Casini

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on solo cavalieri: ogni anno, in occasione della consegna delle onorificenze agli imprenditori «eccellenti», vengono premiati dal presidente della Repubblica anche i 25 migliori studenti d’Italia tra quelli diplomati nelle scuole superiori. Si tratta degli Alfieri del lavoro, selezionati in base ai risultati scolastici ottenuti nel corso dei primi quattro anni delle superiori e al voto conseguito all’esame di Stato. In occasione dell’ultima consegna delle onorificenze, lo scorso 17 novembre, il presidente Napolitano li ha indicati come «un grande motivo di fiducia», «i migliori talenti che possiamo trovare molto numerosi e protesi verso l’avvenire tra i giovani che escono dalle nostre scuole secondarie superiori e che si avviano all’Università», dopodiché saranno pronti al «salto nell’attività pubblica e privata, nelle professioni e nella stessa imprenditoria». Nato nel 1961 in occasione delle celebrazioni per il centenario dell’Unità d’Italia, il premio è stato istituito dalla Federazione nazionale dei Cavalieri del lavoro e fino a oggi è stato assegnato a 1.255 neodiplomati. Il numero dei premiati è legato a quello dei Cavalieri del lavoro per sottolineare la continuità dell’impegno nello studio e nella vita. Nel 2010 gli studenti segnalati sono stati 1.635, dei quali 1.340 rispondenti ai requisiti previsti (“ottimo” alla licenza media, medie annuali dei primi quattro anni della scuola superiore non inferiori a 8/10 e votazione di 100/100 all’esame di Stato): di questi, 520 erano ragazzi e 820 ragazze, segno che anche l’impegno e la dedizione nello studio sono sempre più «rosa». Premiati lo scorso 17 novembre al Quirinale, i 25 ragazzi prescelti (10 dal Nord, 4 dal Centro e 11 da Sud e Isole) hanno iniziato da qualche mese il loro percorso universitario. Tra questi, 12 sono ragazze; e per alcune, come vedremo, le scelte intraprese nel proseguimento degli studi sono state decisamente particolari, anche se quasi sempre improntate al pragmatismo. 157


Alfieri del lavoro Angela Rita Provenzano Fisica ata a Scorrano e residente a Maglie, nel Leccese, diplomata con lode al Liceo scientifico “Leonardo da Vinci” di Maglie (media 9,622), si è trasferita a Roma dove frequenta il primo anno di Fisica all’Università “La Sapienza”. «Il riconoscimento è stato un traguardo importante, ma il premio – si schermisce – si basa sui risultati ottenuti alle superiori, quindi dipende molto dall’istituto frequentato: si premia lo sforzo, è vero, ma credo che tutto vada contestualizzato. Di certo mi piace il fatto che si smentisca chi dice che le nuove generazioni non sono più abituate al sacrificio, a studiare per ottenere qualcosa. Ma oltre che un importante riconoscimento si è trattato di una bellissima emozione: quel giorno però non me ne rendevo quasi conto, il cuore ha iniziato a battere forte solo quando hanno chiamato il mio nome». Che ricordo hai del presidente Napolitano?«Mi ha fatto un’ottima impressione, nonostante il suo ruolo si è mostrato gentile e affabile con tutti. Quando ha saputo che avevo iniziato a studiare Fisica all’Università, si è complimentato aggiungendo che era positivo che, in un momento come questo, in Italia crescessero nuovi scienziati». A proposito di fisica, come mai questa scelta? «Alle superiori non avevo predilezioni per una materia in particolare, ma al momento di scegliere ho pensato a cosa mi sarebbe piaciuto imparare e la risposta è stata immediata: le leggi che ata ad Alghero (Ss) dove risiede regolano il mondo mi hanno sempre tuttora, ha conseguito il diploma affascinato. L’università è difficile, serve linguistico presso l’Istituto statale tanto impegno ma mi piace. Da grande poi d’istruzione superiore “G. Manno” con la mi piacerebbe lavorare nel campo della media di 9,553. Ora frequenta l’Università ricerca, anche se non so ancora in quale degli Studi di Sassari dove ha scelto di settore. Purtroppo, guardando la situazione studiare Medicina, con una motivazione del attuale, temo non potrò farlo in Italia; ma tutto particolare. andare all’estero non mi spaventa, anzi lo «Non ho seguito un interesse particolare – considero un arricchimento». spiega – ma l’ho scelta perché, tra tante opzioni, la reputavo la migliore. Se avessi dovuto basarmi sulle mie attitudini avrei frequentato probabilmente l’Accademia di Belle arti. Invece ho preferito optare per un futuro certo, sicuro». Una scelta pragmatica, insomma. Soddisfatta dopo questi primi mesi? «Di certo non sono pentita. È una facoltà difficile, ma non vorrei tornare indietro anche se, ripeto, non è quello che probabilmente avrei pensato per me fino a qualche tempo fa». Come ti vedi invece “da grande”? «Mi piacerebbe fare il chirurgo, ma le branche sono talmente tante che è ancora presto per scegliere in maniera definitiva: non conosco ancora tutte le possibilità che mi si apriranno di fronte nel corso degli studi». Cosa rappresenta il riconoscimento di Alfiere del lavoro? «Sicuramente ha significato vedere ripagati i miei sforzi con un’esperienza che non tutti possono fare: di quella giornata ricordo ancora la solennità e, nonostante l’incontro veloce, la grande emozione che mi ha trasmesso il presidente Napolitano. Ora però sento la responsabilità di mantenere alto il mio livello di preparazione, non posso più permettermi passi falsi». Nel tuo percorso hai una figura femminile di riferimento?«Se devo pensare a un modello di donna dico Lilli Gruber. È bella, intelligente e in carriera: ha tutto, insomma».

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MI PIACE IL FATTO CHE SI SMENTISCA CHI DICE CHE LE NUOVE GENERAZIONI NON SONO PIÙ ABITUATE AL SACRIFICIO

Giulia Calvani Medicina e chirurgia

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Nea • Gennaio 2011


Francesca De Domenico Ingegneria aerospaziale resciana, diplomata con lode al Liceo scientifico “A. Calini” (media 9,621) frequenta oggi l’Università degli Studi di Padova. E dice di aver scelto ingegneria aerospaziale per un motivo apparentemente semplice: «mi piace lo spazio, ne sono sempre rimasta affascinata. E Ingegneria è un titolo pratico, molto più riconosciuto a livello professionale rispetto a Scienze matematiche, fisiche e naturali. Ho cercato insomma di coniugare la passione per la materia con lo sbocco lavorativo, anche se questo comporterà il fatto di lavorare con gli aerei». Cosa ti piacerebbe invece? «Ovviamente vorrei collocarmi in campo spaziale. Un’alternativa potrebbe essere quella di progettare attrazioni per i parchi di divertimento». Quali sono state le prime impressioni relative all’Università? «È una facoltà molto pratica; rispetto al liceo sento la mancanza di uno “stacco”

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con qualche materia umanistica». Cosa possono dare i giovani come te al futuro del nostro Paese? «È difficile oggi poter dare qualcosa all’Italia, credo che molti pensino ad andarsene. Soprattutto in certi campi all’estero vi sono maggiori possibilità lavorative, per non parlare dell’aspetto remunerativo. E non mi sento nemmeno di rappresentare nessuno, non credo di essere meglio di altri: d’altra parte il voto è indicativo esclusivamente dell’impegno, non certo della persona. Ciò non toglie che il riconoscimento di Alfiere sia un’enorme gratificazione e quel giorno ero talmente imbarazzata che davanti al presidente non ho praticamente pronunciato parola». Ultima cosa, hai un modello femminile di riferimento? «Di certo ho un non-modello: la velina. Ma se dovessi pensare a qualcuno, sceglierei quelle donne che riescono a coniugare realizzazione professionale e famiglia, e delle quali non parla mai nessuno».

È DIFFICILE OGGI POTER DARE QUALCOSA ALL’ITALIA, CREDO CHE MOLTI PENSINO AD ANDARSENE. SOPRATTUTTO IN CERTI CAMPI, ALL’ESTERO VI SONO MAGGIORI POSSIBILITÀ

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Alfieri del lavoro

CREDO CHE CON LA GLOBALIZZAZIONE E L’INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE IMPRESE SIA NECESSARIO AVERE UNA CERTA PADRONANZA DELLA LINGUA

Aleksandra Arsova Economics and business l’unica premiata del 2010 ad avere origini straniere: nata a Prilep in Macedonia, risiede a Bolzano dove ha frequentato il Liceo scientifico “E. Torricelli”, diplomandosi con la lode e una media di 9,729. Oggi si è trasferita a Roma per frequentare l’Università Luiss “G. Carli”, una scelta presa dopo essere stata selezionata dal Collegio “Lamaro Pozzani”, fondato proprio dalla Federazione dei Cavalieri del lavoro nel 1971. La scelta degli studi invece è stata dettata da due motivazioni: «l’economia – spiega – mi interessa da sempre. Il fatto di studiarla in inglese? Credo che con la globalizzazione e l’internazionalizzazione delle imprese sia necessario avere una certa padronanza della lingua». Cosa ti aspetti di ottenere dal tuo percorso formativo? «Spero che, una volta ultimato, qualche azienda mi contatti. Sono più interessata all’aspetto

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manageriale che a quello finanziario, e vorrei proseguire in questo senso. Non escludo a priori nemmeno l’idea di un master, anche all’estero, poi si vedrà se rientrare in Italia per iniziare un percorso professionale. Per ora mi dedicherò a questi cinque anni di università: i corsi sono interessanti, credo di aver fatto la scelta giusta». Senti la responsabilità di rappresentare in qualche modo tutti gli studenti italiani? «Personalmente ho sempre studiato per me stessa, per soddisfare il mio piacere e la mia curiosità. E non so se gli altri si rispecchino in quello che faccio io. Di certo si è trattato di un’importante traguardo e di un premio per l’impegno e lo studio. L’incontro con il capo dello Stato è stato molto interessante e gratificante: l’impatto è stato forte, ma in quel momento mi sono sentita orgogliosa di me stessa».

Nea • Gennaio 2011


Federica Duras Astrofisica n’altra sarda, nata a Nuoro e residente in provincia, a Fonni. E come molte sue conterranee, di poche parole ma con le idee ben chiare. Dopo il diploma classico (con lode) al Liceo “G. Asproni” di Nuoro (media 9,688) si è trasferita a Roma per frequentare l’Università “La Sapienza”, dove oggi studia Astrofisica. Quasi inutile chiederle se ha un modello femminile di riferimento, la risposta è praticamente scontata: «Margherita Hack – afferma senza esitazioni –. E credo sia superfluo spiegare i motivi». Ma in che modo è maturata la scelta di proseguire gli studi in questa direzione? «Quella dell’astrofisica è una passione che coltivo da quando ero piccola. E sono contenta di aver fatto questa scelta, dal momento che si tratta di una facoltà bellissima e molto interessante». Come ti vedi invece “da grande”? «Ovviamente immagino una carriera nel mondo della ricerca. Non so però se questo potrà avvenire nel mio Paese: spero di restare in Italia, ma se questo non fosse possibile non escludo l’idea di trasferirmi all’estero. La cosa non mi spaventa». C’è qualcosa che ricorderai per sempre di quella giornata al Quirinale? Credo che non dimenticherò mai il momento in cui ho stretto la mano al presidente Napolitano. È stata una grande emozione, indescrivibile». Il riconoscimento di Alfiere del lavoro ha un significato particolare per te? «Indubbiamente ha ripagato gli sforzi fatti al liceo, e forse anche quelli delle scuole medie. È un onore ma anche una responsabilità, non c’è dubbio: la sento ma non mi pesa, anzi mi fa piacere».

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SONO AFFASCINATA ESCLUSIVAMENTE DALLE GRANDI MENTI, MI ATTRAE L’INTELLIGENZA PIÙ DELLA PERSONA Irene Moroni Ingegneria chimica ata e residente a Voghera (Pv), ha ottenuto il diploma scientifico all’Istituto statale d’Istruzione superiore “A. Maserati” (media 9,515) quindi si è trasferita a Milano, dove oggi studia Ingegneria chimica al Politecnico. «Adoro chimica e fisica – spiega – e questa facoltà mette insieme proprio quelle due discipline. Ne sono venuta a conoscenza solo lo scorso anno, durante un breve stage estivo al Politecnico, ma l’idea mi ha subito affascinata. Oggi sono contenta di essere qui, anche se devo ammettere che non è semplice: un piccolo sbaglio è sufficiente per ottenere risultati inferiori alle aspettative». Senti questo peso in particolare dopo il riconoscimento di Alfiere del Lavoro? «Indubbiamente, oltre che una piacevole sorpresa, il premio ha rappresentato una doppia responsabilità: non solo quella di rappresentare un po’ tutti gli studenti italiani, ma anche e soprattutto quella di dover dare e dimostrare sempre di più». Cosa ricordi in particolare del presidente Napolitano? «È stato

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estremamente gentile. E quando mi ha stretto la mano, dopo avergli comunicato la mia scelta universitaria, mi ha detto: “Bene, bene, abbiamo bisogno di ingegneri”. Mentre il cavalier Benedini (presidente della Federazione, ndr) si è stupito che una ragazza avesse fatto una scelta di quel tipo». Ingegneria chimica in effetti è una facoltà a netta prevalenza maschile. «Nel mio corso siamo circa 30 ragazze su 150 frequentanti». Difficile trovare un modello femminile di riferimento in quel campo. «Onestamente non tendo ad avere modelli di nessun genere. Sono affascinata esclusivamente dalle grandi menti, mi attrae l’intelligenza più della persona. Non a caso mi piace leggere i libri dei grandi matematici e fisici». Ma cosa ti piacerebbe fare dopo la laurea? «Vorrei entrare nel campo della ricerca, ma sono affascinata anche dalla progettazione: mi piacerebbe lavorare in impianti chimici o, perché no, sulle piattaforme petrolifere».

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Politiche giovanili

Giovani protagonisti del loro futuro

Il ministro Giorgia Meloni, illustra i vantaggi introdotti dal ddl Gelmini e le politiche rivolte alla nuova generazione «che non è fatta di “bamboccioni”, ma di giovani uomini e donne determinati a costruire il proprio futuro e quello dell’Italia» di Nike giurlani

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a recente riforma universitaria ha suscitato molte polemiche, ma Giorgia Meloni ricorda che non si è trattato di «una “sorpresa” del governo delle ultime settimane, va avanti da due anni e in tutto questo tempo non abbiamo mai impresso accelerazioni o impedito il dialogo, anzi, si sono riuniti più volte tavoli al ministero dell’Istruzione, ai quali io stessa ho partecipato, volti proprio a raccogliere le istanze del movimento studentesco». Nel ddl Gelmini, fa presente il ministro, «compaiono provvedimenti che mettono al centro proprio i ragazzi, incentivano la meritocrazia e combattono le baronie e non mi spiego perché ciò possa non piacere agli studenti». Il ministro Meloni ha, inoltre, apprezzato l’azione d’ascolto del presidente Napolitano in relazione alle questioni legate al disegno di riforma dell’ordinamento universitario. «Era importante dare spazio alla voce degli studenti, in particolare di quelli democraticamente eletti in seno al Consiglio nazionale degli studenti universitari e – continua – naturalmente tutte le opinioni solo legittime, anche quelle di forte dissenso, tuttavia il nostro ordinamento universitario prevede sistemi di rappresentanza democratici la cui autorevolezza è data dalla libera espressione di voto degli studenti, che ri162

schiava di essere sovrastata dal clamore della piazza o dagli slogan di una minoranza». L’iniziativa del presidente Napolitano «non è servita solamente a stemperare le tensioni che hanno accompagnato l’iter parlamentare del provvedimento, ma anche a fornire un importante e tangibile segno di dialogo tra le istituzioni e la società, tra la politica e le giovani generazioni» conclude il ministro. Quali sono state in questi anni le iniziative promosse a favore dei giovani? «Sul fronte dell’occupazione, abbiamo messo in campo progetti volti alla promozione della cultura d’impresa, in collaborazione con il mondo universitario, per aiutare i ragazzi che hanno una buona idea imprenditoriale a superare la difficile fase dello start up e a conquistarsi da sé il tanto agognato posto fisso: sono già 21 gli sportelli aperti sino a oggi in altrettanti atenei italiani. Per premiare la creatività dei giovani italiani, il ministero della Gioventù ha poi indetto un bando chiamato “Giovani protagonisti” che ha stanziato ben 10 milioni di euro per promuovere progetti avanzati da under 35 e volti a sostenere la creatività e il protagonismo giovanile; a sviluppare la cultura del merito e dell’eccellenza tra le giovani generazioni; a favorire la

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giorgia meloni


Politiche giovanili

partecipazione attiva alla vita sociale, culturale ed economica

della comunità. Abbiamo sottoscritto protocolli d’intesa con gli ordini professionali dei notai e dei consulenti del lavoro per offrire ai giovani che si apprestano a iniziare un cammino professionale la collaborazione di chi con tanti anni d’esperienza alle spalle può dare il supporto necessario a superare i primi gradini». Qual è l’obiettivo del portale dell’imprenditoria giovanile Giovaneimpresa.it? «Si tratta di più di 1.000 pagine web, oltre 200 documenti scaricabili tra modulistica, form e allegati, 130 schede attività, suddivise per tipologia, per ricevere in modo immediato tutte le informazioni necessarie ad avviare la propria impresa e 20 “webinar”, seminari web sempre disponibili in video da visionare direttamente dal sito. Per la prima volta, tutte le informazioni necessarie per avviare un’impresa, leggi e normative, modalità d’accesso a bandi ed agevolazioni, sono state pubblicate in un unico sito web aperto a tutti e di facile accesso». Il suo ministero ha messo a punto un pacchetto di norme chiamato “Diritto al futuro”. Di cosa si tratta? «È 164

un insieme d’azioni rivolte alle nuove generazioni sui temi del lavoro, della casa, della formazione e dell’autoimpiego. “Diritto al futuro” rappresenta la fiducia in una generazione che non è fatta da bamboccioni, ma da giovani uomini e donne determinati a costruire il proprio futuro e quello dell’Italia. Si tratta di un impegno concreto da parte del governo e del ministero, così come dimostrano la cifra di 216 milioni messa in campo, che diventano 300 milioni grazie al cofinanziamento pubblico e privato; 10mila posti di lavoro a tempo indeterminato per giovani genitori con contratti atipici; 10mila mutui concessi a giovani coppie di precari; 100 milioni per l’impresa giovanile, il talento e l’innovazione tecnologica; 20mila tra i migliori neolaureati d’Italia messi a contatto con il mondo produttivo; 30mila giovani meritevoli che potranno investire sul proprio futuro e completare la propria formazione grazie a un prestito garantito; oltre 68 milioni di spesa coordinata con gli enti locali a favore delle giovani generazioni. I fondi sono già stati interamente stanziati, e in queste settimane si sta completando l’iter burocratico che porterà alla loro effettiva messa a bando». Lei ha dichiarato che il governo ha avuto il coraggio di Gennaio 2011 • Nea


affrontare i problemi che altri avevano rinviato. Quali le prossime priorità per sostenere il mondo giovanile? «È in piena attività la cabina di regia per l’attuazione del Piano nazionale per l’occupabilità dei giovani, con i ministri del Lavoro e dell’Istruzione per verificare lo stato d’attuazione del piano e programmare nuove iniziative. In particolare, sono state esaminate le nuove iniziative di spesa deliberate a fine anno dal ministero del Lavoro per circa 200 milioni di euro e dal ministero della Gioventù per circa 50 milioni, rivolte alla promozione dell’apprendistato nei lavori tradizionali e manuali dell’artigianato, contro la dispersione scolastica giovanile, al sostegno dell’occupazione dei lavoratori svantaggiati, come i giovani disoccupati di lungo periodo, attraverso le agenzie per il lavoro e l'assunzione a tempo indeterminato degli under 35 con figli a carico. Più in generale la cabina di regia è dedicata - anche alla luce dell’accordo unanime tra Stato, Regioni e parti sociali - alla promozione del contratto di apprendistato quale strumento ottimale per la transizione dalla scuola al lavoro, alla riqualificazione delle attività d’istruzione e formazione e all’irrobustimento dei servizi offerti dal motore di ricerca istituzionale “cliclavoro”, come l’inserimento dei curricula dei neolaureati, che le università Nea • Gennaio 2011

sono tenute a inviare in base alle recenti norme del collegato lavoro». A livello di politiche giovanili che ruolo riveste l’Italia rispetto agli altri Paesi europei? «Credo che l’Italia possa vantare uno dei modelli migliori a livello europeo, pur considerando che la nostra resta purtroppo ancora una delle nazioni più “gerontocratiche”. La chiave di volta è stata quella di smettere di considerare le politiche giovanili come politiche di genere, che rischiano di rinchiudere e isolare una categoria in una sorta di “area protetta” anziché promuoverne le reali esigenze secondo una visione più ampia del futuro. Esistono, infatti, politiche di sistema, che sanno guardare oltre le semplici distinzioni. Come ho sempre ripetuto, le azioni di governo devono essere rivolte al bene della nazione nella sua totalità. La casa, l’autosufficienza energetica, le infrastrutture, sono scelte che si fanno anche per le giovani generazioni. Così come le iniziative dirette specificamente ai giovani sono politiche d’interesse generale per la nazione. È questa la sfida da affrontare: creare una sintesi politica capace di dare ai giovani risposte che possano avere valore anche per tutto il resto della società, e viceversa». 165


Organizzazione di eventi Ivana Termine

Anche il settore congressi guarda alla sostenibilità Guardare sempre avanti. Investendo in tecnologie all’avanguardia e fornendo nuovi servizi. Così Finivest Congressi conquista il mercato dell’organizzazione di eventi. La strategia imprenditoriale di Ivana Termine di Carlo Gherardini

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on solo congressi. Affermatasi sul mercato proprio nell’ambito dell’organizzazione di eventi “chiavi in mano”, realizzando congressi, convegni, convention, seminari e workshop da 20 a 2.000 partecipanti, a carattere regionale, nazionale e internazionale, la Finivest Congressi di Catania ha ampliato la propria attività anche nel settore della formazione, dei servizi di segreteria per associazioni e nella comunicazione. Dal 2010, inoltre, l’amministratrice unica Ivana Termine è anche co-owner di un’agenzia di viaggi. L’azienda è nata nel 1987. «Ho organizzato manifestazioni rivolte prevalentemente ai professionisti: da

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medici, quindi incontri inerenti il settore aziendale farmaceutico, ad architetti e ingegneri – racconta Ivana Termine -. In campo giuridico ho lavorato per magistrati, avvocati e notai». Dal 2004 Ivana Termine ha investito in qualità, e oggi la Finivest Congressi è una società certificata: «le norme ISO 9000 costituiscono una guida precisa per la nostra operatività».

Il core business di Finivest Congressi è da sempre l’organizzazione di convegni. Quali obiettivi vi prefiggete nel momento in cui vi viene commissionato un evento di questo tipo? «Ogni nostro lavoro deve porGennaio 2011 • Nea


Ivana Termine, amministratrice unico di Finivest Congressi e autrice del volume "Manuale per Assistenti congressuali" www.finivestcongressi.it

tare a una triplice soddisfazione: del nostro cliente; dei congressisti, destinatari della comunicazione congressuale; degli sponsor che hanno investito il loro denaro e vogliono vedere risultati tangibili. La realizzazione di questa politica è una responsabilità di tutto il personale della Finivest Congressi, che si impegna al massimo nel rispetto delle regole e nel mettere in campo i migliori strumenti atti a ottenere un evento di successo».

Come si inserisce l’azienda nell’ambito della formazione? «Finivest Congressi è un provider accreditato per la Formazione Continua in Medicina (ECM). L’aggiornamento costante e l’acquisizione di innovativi sistemi informatici mirati alla tempestiva gestione dei crediti ECM rendono la società un sicuro interprete dei bisogni delle associazioni. Il sistema tecnologico utilizzato da Finivest Congressi consente di registrare in modo veloce ed efficace la presenza dei partecipanti alle sessioni formative. I dati ottenuti vengono poi gestiti con un software che consente di registrare l’effettiva presenza dei congressisti in tutte le sessioni ECM. L’obiettivo è la creazione di un sistema sempre più vicino alla banca dati dei crediti ECM, secondo quanto previsto dalla legge relativa all’aggiornamento permanente del personale sanitario». Quanto conta l’innovazione tecnologica nel vostro lavoro? «È molto importante. Negli anni abbiamo fatto investimenti innovativi quale un software gestionale avanzato, monitoriamo sempre il nostro sito internet. Del Nea • Gennaio 2011

resto l’azienda è nata negli anni ’80 quando la comunicazione e il marketing imprenditoriale erano abbastanza tradizionali, oggi ci si deve confrontare, per stare al passo con i tempi, con i social network, piuttosto che con i blog, che diventano strumenti di crescita, di espansione e di confronto. Questo significa ripensare a tutte le strategie di comunicazione: un video su You Tube oggi può offrire un accesso diretto alle imprese, e chiunque voglia conoscere una certa realtà, può farlo utilizzando come fonte principale direttamente l’azienda stessa, che compare su internet. Un sistema che comporta anche una riduzione degli investimenti in comunicazione».

Come è riuscita a far crescere la sua impresa e ad affermarla su un mercato altamente competitivo? «Penso che si debba credere fermamente nei propri mezzi e realizzare gli obiettivi “step by step”, rimanendo con i piedi ben piantati a terra ed effettuando un costante controllo di gestione dell’attività, sia nell’interesse dell’azienda che nell’interesse dei clienti, attraverso un’analisi costante dei budget congressuali che vengono affidati. Oggi, con la congiuntura economica non favorevole, questo proponimento resta valido. Dobbiamo andare lontano, ma dobbiamo andare dove siamo certi di poter arrivare». Quali prospettive intravede per il prossimo futuro? «Per fidelizzare la clientela ho sempre adottato la politica delle 3S: servizi personalizzati, sicurezza, sostenibilità turistica. In azienda prestiamo particolare attenzione all'ambiente, e quindi cerchiamo di trovare partner che abbiano una filosofia di lavoro “green”. Credo che questo modus operandi nel futuro diventerà qualcosa di più complesso, un nuovo modello economico di sviluppo che comprenderà una responsabilità sociale delle aziende rispetto al territorio». 167


“Society & Social” Giovanna Lucherini e Mirella Ridi

Diffondiamo la cultura della solidarietà

“Society & Social” è una rassegna itinerante di campagne internazionali di comunicazione sociale, organizzata dallo Studio Guidi in collaborazione con l’Associazione Culturale Adee di Luca Righi

Giovanna Lucherini e Mirella Ridi, dello Studio Guidi di Firenze www.studioguidisrl.it

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al 1993 non ha mai tralasciato la propria vocazione “congressuale”, ma negli anni lo Studio Guidi ha diversificato le proprie attività dedicandosi anche all’organizzazione di mostre espositive. Dal 2001, infatti, l’agenzia organizza – in collaborazione con l’Associazione Culturale Adee Ad European Events – le mostre “Society & Social”, esposizioni di campagne pubblicitarie legate a temi non-profit. L’immediata sintonia creatasi fra le socie Giovanna Lucherini e Mirella Ridi con Gianna Cecchi, responsabile eventi e archivio Adee, ha permesso di intraprendere un progetto comune che ogni anno si rinnova e trova nuovo slancio.

“Society & Social”: di che cosa si tratta nello specifico? Mirella Ridi: «È una rassegna itinerante di campagne internazionali di comunicazione sociale unica nel suo genere; vengono esposti lavori iscritti alla manifestazione Ad Spot Award Sezione Non - Profit, premio internazionale che dal 1991, attraverso giurie professionali, assegna i propri riconoscimenti alle migliori campagne stampa, affissioni e filmati dedicate alla comunicazione sociale e pubblica. Il principale obiettivo e la forza di questa esclusiva raccolta sono mostrare la continua evoluzione del linguaggio della comunicazione, che non manca mai di sorprendere». Quali tematiche vengono affrontate e quale pubblico coinvolge? Giovanna Lucherini: «La finalità è contribuire allo sviluppo della cultura della solidarietà, stimolare la cre168

scita di una comunicazione sociale più efficace, confrontando il lavoro di professionisti della pubblicità che si sono impegnati a trovare soluzioni su temi universali, quale la salvaguardia della salute, dell’ambiente e dei diritti umani: il pubblico sono le persone e le loro coscienze. “Society & Social” rappresenta anche un momento didattico per gli studenti delle scuole superiori e delle università specialistiche».

Quali saranno i temi delle mostre del 2011 e in quali città avranno luogo? M. R.: «Le mostre vengono modulate in base alle esigenze del messaggio che si vuole comunicare, definito da noi organizzatori o dal partner committente (aziende, associazioni, enti pubblici, università). Quest’anno esporremo a Firenze, Milano e Miami; enfatizzeremo le tematiche legate alle donne, prevenzione della salute e violenze domestiche, e alla sicurezza stradale». Quali altri progetti avete in corso? G. L.: «Riallacciandomi al tema della sicurezza stradale e in particolare alla guida in stato di ebbrezza, quest’anno mi dedicherò anche alla neo-nata associazione Generazioni Contatti (www.generazionicontatti.org): il nostro scopo è quello di creare occasioni di confronto fra generazioni organizzando eventi di sensibilizzazione sul bere consapevole e sull’utilizzo di etiltester monouso. Inoltre, in occasione dell’anno della cultura russa in Italia, in autunno a Firenze organizzeremo una mostra di oggetti e manoscritti appartenuti alla Famiglia Demidoff». Gennaio 2011 • Nea



Comunicazione integrata Vittoria Chiappero e Laura Marchesi

Il turismo comunica con un management al femminile Promuovere rappresentanze turistiche, compagnie aeree, marchi alberghieri. E portali dedicati all’informazione turistica. Vittoria Chiappero e Laura Marchesi descrivono la loro comunicazione specializzata di Eugenia Campo di Costa

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na comunicazione integrata che si focalizza prevalentemente sul settore turistico. Con attività di marketing, Pr e comunicazione per rappresentanze turistiche quali Australia, Hong Kong, Reyno de Navarra, Malta, Comunitat Valenciana, e Portogallo, per le Regioni Toscana e Liguria; per compagnie aeree, prestigiosi marchi alberghieri e crocieristici e portali di infomediazione turistica, portali dedicati a prenotazioni in strutture ricettive. «Ma abbiamo anche altri clienti, che esulano dal turismo» sottolinea Vittoria Chiappero, alla guida insieme a Laura Marchesi della Adam Integrated Communications. Un mangement al femminile e un team di 24 professionisti, nelle due sedi di Torino e Milano. Vittoria Chiappero e Laura Marchesi si sono

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aggiudicate nel 2009 il Premio speciale per l’Imprenditoria Femminile.

Un riconoscimento al successo di un’azienda pensata e diretta al femminile. Vittoria Chiappero: «Il management dell’Adam è al femminile, ma l’organico dell’azienda è misto e reputo cruciali gli apporti di Gianpiero Peretti (grafica e web), Matteo Prato (Marketing), Matteo Brigatti (new Media), Andrea Donna (Pr). Il premio speciale per l’Imprenditoria Femminile, arrivato in un anno difficile di recessione, è un riconoscimento che sottolinea la nostra capacità di imporci, negli anni, quale realtà di riferimento nel mondo della comunicazione in ambito turistico. Ma forse ancor più emGennaio 2011 • Nea


Vittoria Chiappero, presidente e amministratore delegato e Laura Marchesi, amministratore delegato della Adam Integrated Communications di Torino www.adam.it

blematico per Adam Integrated Communications è il premio conferitoci dall’Ente di Turismo di Hong Kong per “La miglior campagna cost-effective worldwide”; infatti una delle nostre capacità più spiccate è quella di saper massimizzare i budget dei clienti, garantendo visibilità di grande rilievo con l’impiego di budget limitati, e occorre essere molto creativi».

Quali sono i punti di forza della vostra azienda? Laura Marchesi: «Innanzi tutto la specializzazione nel turismo. Da oltre 20 anni siamo cresciuti imparando sul campo, confrontandoci con importanti realtà a livello internazionale, sapendoci sempre rinnovare, il più delle volte anticipando i tempi. Abbiamo consolidato un’expertise che ci ha visto attivi in prima linea in momenti veramente emozionanti, seguendo la promozione della Regione Piemonte in occasione delle Olimpiadi a Torino, nonché seguendo la comunicazione del New Zealand Tourism Board in occasione di due avvincenti edizioni dell’Americas Cup. Ma abbiamo negli anni investito in nuove risorse e tecnologia per essere sempre all’avanguardia. I risultati ci premiano: oggi siamo la realtà leader in Italia in ambito di destination marketing e consideriamo la durata della collaborazione con diversi clienti “storici”, quali l’Ente del Turismo di Malta, quello di Hong Kong, Continental Airlines, la Société de Bains de Mer di Monte Carlo il nostro biglietto da visita». Quali servizi in particolare offrite? V.C.: «Il nostro approccio è full service. L’interazione tra i reparti permette di pianificare strategie di comunicazione integrata, in un processo che va dall’analisi alla definizione della strategia, dalla progettazione alla realizzazione di attività tailor made. Adam gestisce le Pr e uffici stampa per conto dei suoi clienti attraverso un’eccellente rete di contatti con i principali media, nonché blogger di riferimento. Incontrastata è l’esperienza nello Nea • Gennaio 2011

sviluppo e implementazione di programmi di trade marketing, promozioni on- e offline e attività di formazione. L’agenzia inoltre rappresenta in Italia mete turistiche quali l’Ente del Turismo dell’Australia, l’Ente di Hong Kong, le Regioni del Navarra e di Valencia per citarne alcuni, sviluppando le strategie più appropriate per favorire l'incremento di presenze: da campagne di comunicazione tattica a implementazione di attività su web 2.0; dalla creazione del materiale below the line a progetti di formazione online, sempre ottimizzando budget e tempi di produzione».

Quali le prospettive future? L.M.: «L’attenzione ai nuovi canali del web è strategica in una prospettiva di ulteriore crescita. Abbiamo scelto di inserire attività specifiche in ambito web2.0 in tutti i nostri piani attività per il 2011. Non solo per i clienti web e e-commerce, ma anche per i prodotti offline. In particolare ci stiamo dedicando allo sviluppo e alla commercializzazione di piattaforme e-commerce sempre in ambito turistico. Proprio di recente abbiamo lanciato il portale la-Vit.com, una piattaforma che commercializza pacchetti e proposte soggiorno in alberghi 5 stelle di livello mondiale, nonché Piemontehotelbooking.com, portale che valorizza il territorio e il concetto di prenotazione on-line». 171


Comunicazione territoriale Luisella Gatto

Quando la comunicazione si lega al territorio Promuovere le peculiarità del territorio attraverso un sito internet e iniziative ad esso associate. Così Luisella Gatto promuove la sua Pinerolo. Offrendo nello studio ERICA servizi di comunicazione integrata di Luca Righi

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romuovere il territorio. Con una comunicazione efficace. Magari immettendo sul mercato anche nuovi media che creino posti di lavoro. È l’impresa compiuta da Luisella Gatto, titolare e fondatrice dello studio di comunicazione ERICA, elaborazioni ricerche immagini e comunicazione aziendale, di Pinerolo. Lo studio si occupa di brand image, packaging, realizzazione di brochure, depliant, cataloghi e folder, siti internet interattivi, banner, newsletter. «Ho voluto dare una connotazione particolare allo studio: la territorialità - afferma Luisella Gatto - conoscere profondamente le radici, le tradizioni e le esigenze di un territorio ci ha consentito di garantire professionalità applicata alle effettive conoscenze del mercato locale, questo ha dato ottimi risultati, garantendo una costante interazione anche con tutti gli enti istituzionali». La professionalità sempre dimostrata ha permesso nel tempo allo studio di acquisire importanti clienti anche fuori dello stretto ambito territoriale.

«Gestiamo, organizziamo, curiamo la comunicazione e l’immagine di grandi manifestazioni ed eventi del territorio che ormai hanno preso una dimensione nazionale e transfrontaliera, parlo ad esempio della Rassegna dell’Artigianato del pinerolese che giunge alla sua 35.ma edizione e la Maschera di Ferro alla 13.ma edizione».

Il grande progetto elaborato dallo studio è il portale caprilli.com. Di che cosa si tratta esattamente? «Nel 2000, anno del grande boom di internet, ho deciso, contrariamente alle tendenze dei portali generalisti, di mettere in rete un portale che parlasse esclusivamente del pinerolese. Un’impresa ardua e coraggiosa allora, che però si è dimostrata vincente nel tempo. Il portale caprilli.com raccoglie in tempo reale dati e notizie utili ai residenti nel pinerolese e offre possibilità di reperire informazioni sul territorio per chi vuole visitarlo o scoprire le peculiarità imprenditoriali». Come mai si chiama proprio “Caprilli”? «Abbiamo voluto associare il nome a quanto di più tipico e caratterizzante esistesse nel territorio: il Tenente Federico Caprilli fondatore del “Sistema Caprilli” che insegna a montare il cavallo con calma e tranquillità, assecondando l’animale nell’assunzione dei suoi atteggiamenti spontanei. Questo sistema di monta divenne famoso in tutto il mondo e il nome Caprilli si legò indissolubilmente a Pinerolo conosciuta ovunque come “Città della Cavalleria”».

Luisella Gatto, titolare dello Studio ERICA di Pinerolo (TO) www.studioerica.it

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Il portale ha registrato 21.000 utenti unici al mese e 7000 pagine viste al giorno. Quali servizi offre agli utenti? «Sezioni come: “lavoro”, “bacheca degli annunci”, “cosa faccio questa stasera”, tra le più visitate, offrono la possibilità agli utenti di conoscere gli spettacoli, gli Gennaio 2011 • Nea


IL PORTALE CAPRILLI.COM RACCOGLIE IN TEMPO REALE DATI E NOTIZIE UTILI AI RESIDENTI NEL PINEROLESE hanno dato l’opportunità di creare posti di lavoro. Nell’ottica di sviluppo di questo progetto territoriale, abbiamo inoltre inventato la caprilli.card, completamente gratuita, per intrecciare una rete tra il commercio locale e i residenti che possono fare acquisti godendo delle convenzioni firmate dalla redazione con i commercianti. Sono circa 3.500 le card emesse e circa 200 le convenzioni».

eventi, i programmi dei cinema e dei teatri locali, di valutare le offerte di lavoro o di pubblicare le proprie inserzioni. Le aziende che vogliono avere una finestra aperta sul caprilli.com nella sezione “aziende in rete” hanno inoltre la garanzia di avere un ottimo posizionamento e rintracciabilità sui motori di ricerca. La maggior parte dei servizi sono completamente gratuiti».

Al portale sono state associate altre iniziative. «Da cinque anni il portale è integrato anche da un supporto cartaceo, un free-press mensile distribuito in 15.000 copie in tutto il pinerolese, di cui abbiamo presentato il 6 gennaio scorso la nuova veste grafica. Sono quindi nati due nuovi media che Nea • Gennaio 2011

Come ha deciso di intraprendere questa carriera professionale? «Il colpo di fulmine con la pubblicità è arrivato all’età di 15 anni con la lettura del libro “I persuasori occulti” di Vance Packard. A un certo punto della mia vita ho deciso che dovevo mettermi in gioco, conoscere il mondo della pubblicità e farne la mia attività. Ho iniziato quindi a frequentare a Milano l’Accademia di Comunicazione e a seguire diversi corsi, ho cominciato a leggere testi e riviste di settore finché mi sono sentita pronta per compiere il grande salto. L’entusiasmo ha coperto anche la paura per i rischi imprenditoriali che correvo e nel 1990 ho aperto lo studio a Pinerolo. Sono poi diventata socio TP (Associazione Tecnici pubblicitari) e ho dato allo studio un costante sviluppo. Oggi siamo in 12 professionisti, tra dipendenti e collaboratori, che danno vita a una vera e propria agenzia di comunicazione integrata». 173


Il turismo a Roma Antonella De Gregorio

Roma e il turismo, segnali di criticità Dai problemi della città, alla crisi economica, fino alla tassa sul soggiorno. Antonella De Gregorio dell’Hotel Mozart fa un quadro delle difficoltà che vivono le piccole imprese del settore turismo nella capitale di Eugenia Campo di Costa

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al 1 gennaio a Roma, per contribuire ai costi di manutenzione della capitale, è imposta ai turisti la nuova tassa di soggiorno. L’importo varia a seconda della sistemazione: 2 euro per persona a notte per alloggiare in un albergo fino a tre stelle e 3 euro per gli hotel a quattro e cinque stelle. La tassa è di 2 euro anche per i bed and breakfast e gli agriturismi, mentre si abbassa a 1 euro per chi sta in campeggio. L’iniziativa scontenta turisti e albergatori. «Anche se la nostra clientela non ha esternato eccessivi malumori rispetto alla tassa sul turismo, questa rappresenta comunque un costo aggiuntivo alla vacanza, che arriva in un momento piuttosto delicato». A parlare è Antonella De Gregorio, rappresentante della quarta generazione alla guida dell’hotel Mozart, nel cuore di Roma. «Il rischio è che i turisti che hanno già visitato Roma scelgano mete più economiche, che magari 174

offrono meno da punto di vista culturale, ma hanno attrattive dal punto di vista del divertimento. La nostra sfida oggi è far tornare le persone».

Ci sono altri aspetti, al di là della tassa di soggiorno, sui quali bisognerebbe intervenire per incentivare ulteriormente il turismo a Roma? «Il turismo è l’unico settore trainante e che non si può delocalizzare. Combattiamo ogni giorno con le difficoltà di una città che ha anche subito tanti anni di malgoverno, ci sono problemi con i servizi più banali: dalla manutenzione delle strade, ai trasporti, alla nettezza urbana. E il turista critica le scritte sui muri, i buchi della strada, i disservizi. Certo noi imprenditori turistici vendiamo una città con un prodotto universalmente desiderato, però dobbiamo anche fidelizzare il cliente. Bisogna quindi cercare di avere una Gennaio 2011 • Nea


In apertura, Antonella De Gregorio; in alto due immagini dell’Hotel Mozart di Roma www.hotelmozart.com

città il più possibile accogliente e vivibile, affinché resti il desiderio di tornarci, come succede con Parigi o Londra».

La crisi economica, nel settore turismo, ha influito sull’affluenza dei viaggiatori? «Oggi, più che sull’affluenza, incide sulla redditività delle aziende che ha registrato un notevole calo. Rispetto all’anno precedente, nel 2010 è aumentata di nuovo l’affluenza turistica in Italia, ma a fronte di un aumento generale del 2% di occupazione negli alberghi, si registra un aumento dell’8% su Roma. Questo fa capire che c’è tutto un mercato parallelo e spesso non dichiarato che turba anche l’attività di chi è alla luce del sole. A questo problema si affianca quello della contrazione delle tariffe che gli albergatori hanno dovuto mettere in atto per rimanere competitivi». Quali conseguenze ha portato la contrazione delle tariffe? «La tendenza generale, e diffusa su tutto il territorio nazionale, di contrarre le tariffe è stata una scelta necessaria per restare competitivi con gli altri mercati. Il problema è che a questa riduzione non è corrisposto un equivalente calo dei costi di base. Al contrario, dall’energia alle locazioni, tutti i costi sono aumentati, come avviene ogni anno. Senz’altro si è lavorato di più: il lato positivo delle crisi riguarda proprio l’aspetto delle riorganizzazioni interne alle aziende. Si cerca di rimettere ordine affinché tutto funzioni, vengono analizzati i costi e vengono ridotti il più possibile, sempre comunque mantenendo la qualità Nea • Gennaio 2011

offerta. I piccoli imprenditori in questa fase devono impegnarsi tantissimo. Forse sono quelli più tartassati, ma sono anche quelli che hanno difeso i posti di lavoro dei propri dipendenti».

Come ha affrontato la sua azienda nello specifico questa situazione? «Abbiamo lavorato molto sul binomio costi - qualità, e abbiamo investito di meno sia nell’azienda che in altre iniziative: il primo effetto della riduzione della redditività è la diminuzione dell’investimento dell’azienda stessa. Quest’anno stiamo gradualmente riprendendo gli investimenti: abbiamo aperto cantieri di ristrutturazione interna, valorizzando ulteriormente le nostre risorse principali, le camere. Per i prossimi anni mi auguro si aprano nuove prospettive. L’idea è acquisire altre piccole strutture e aumentare il numero delle camere». Su quali aspetti punta soprattutto nella gestione del suo albergo? «Arredi, luci, colori sono studiati in modo da creare un ambiente che possa far pensare a una tipica casa romana. L’albergo è spesso l’ambientazione di periodi felici, momenti di vacanza, di relax, perciò tutto deve contribuire a far sì che la cornice sia il più possibile perfetta. E anche chi passa a Roma per motivi di lavoro deve trovare un posto che lo aiuti a ricaricare le energie. Ecco perché curo molto i dettagli, dalla prima colazione, all’atmosfera, calma e silenziosa. Il cliente è il centro del nostro universo». 175


La ricetta è il turismo come impresa

rachele barra

Dal raffinato Nicotel Bisceglie Rachele Barra lancia un appello: «Nonostante la vocazione del territorio, il turismo in Puglia attraversa molte difficoltà. E bisogna intervenire con una mentalità imprenditoriale» di Carlo Gherardini

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l settore turistico in Puglia andrebbe valorizzato. Nonostante la vocazione della regione, le risorse paesaggistiche, l’arte culinaria e le tante ricchezze che offre, i problemi sono ancora tanti. E non permettono il decollo del settore. «Una delle più grandi difficoltà è quella degli operatori che non riescono ad aprire tratte charter sull’aeroporto di Bari – afferma Rachele Barra, titolare del Nicotel Bisceglie . Conviene far atterrare i turisti a Napoli e poi portarli a Bari con un bus; ma a questo punto perché dovrebbero fare altre ore di viaggio per venire in Puglia? restano in Campania, quindi non solo non è possibile destagionalizzare il turismo, ma le presenze si concentrano nella sempre più ridotta stagione estiva, che ormai è rappresentata dalla settimana di ferragosto». Le potenzialità della regione dal punto di vista turistico, secondo Rachele Barra, sono sfruttate solo al 30%, un vero peccato, dal momento che la voce turismo ha una buona incidenza sull’economia della regione e sicuramente potrebbe diventare importante nel budget dell’economia pugliese. 176

Come si può favorire la destagionalizzazione del turismo sul territorio pugliese? «Un primo grande passo potrebbe essere rendere la Puglia accessibile, con voli low cost a tutti i nuovi mercati internazionali. Il mondo turistico alberghiero si sta preparando ai milioni di cinesi che invaderanno soprattutto l’Europa, chissà se arriveranno in Puglia. Noi stiamo aspettando ancora i russi che hanno invaso il resto dell’Italia negli anni scorsi». In tempi di crisi sono aumentate le cosiddette “vacanze mordi e fuggi”? «Il soggiorno medio della clientela leisure è sceso nel 2010 al 2- 2,5 giorni rispetto al 4 -4,5 giorni del 2008. Prevale senz’altro la “vacanza mordi e fuggi”, di conseguenza abbiamo commercializzato vacanze brevi come i long week end, i week end benessere e tutti i pacchetti che magari permettono al nostro ospite di trascorrere nella struttura anche solo 1 o 2 notti, ma almeno 2 o 3 volte l’anno». Gennaio 2011 • Nea


Rachele Barra, al centro, con parte dello staff del Nicotel Wellness di Bisceglie www.nicotelhotels.com

L’IDEA È SOPRATTUTTO FARE TURISMO COME IMPRESA, CREANDO UNA MENTALITÀ MANAGERIALE. IN QUEST’OTTICA, I PROGETTI PER IL PROSSIMO FUTURO SONO RAPPRESENTATI CON IL BRAND NICOTEL E NON PREVEDONO SOLO ALBERGHI MA ANCHE CENTRI SPORTIVI POLIVALENTI A quale target si rivolge principalmente il Nicotel Bisceglie? «Grazie alla location che affaccia sul mare e alla vicinanza ad una delle maggiori arterie stradali a percorrenza veloce, nonché ai servizi che offre, l’hotel può soddisfare le esigenze di una variegata tipologia di clienti, dal business, al leisure, agli amanti del mare alla clientela congressuale. Disponiamo infatti di stabilimento balneare, centro congressi, piscine, centro fitness e benessere, percorso termale e ristorante. Inoltre abbiamo la possibilità di organizzare banchetti ed eventi all’interno della struttura». Il Nicotel Bisceglie rientra in un gruppo di Wellness Hotel distribuiti sul territorio. Quali le prospettive future? «Il progetto Nicotel, nato e tuttora portato avanti da un Nea • Gennaio 2011

imprenditore pugliese avente già per tradizione di famiglia interessi nel settore turistico oltre che edile, è nato nel 2001 con la costruzione e l’apertura del primo Nicotel in Puglia. Ad oggi il gruppo conta la costruzione e l’apertura di altri quattro Nicotel sempre in Puglia, con l’obiettivo di rendere la regione sempre più appetibile dal punto di vista della ricettività. L’idea è soprattutto fare turismo come impresa, creando una mentalità manageriale. In quest’ottica, i progetti per il prossimo futuro sono rappresentati con il brand Nicotel e non prevedono solo alberghi ma anche centri sportivi polivalenti, caratterizzati dall’acqua come fattore primario. Tra marzo e aprile, verrà aperto infatti un centro sportivo polivalente con piscina semiolimpionica a Bisceglie». 177


Imprenditoria turistica Elena Rita Chiaramonte

Panoramica di Piazza Armerina (En)

Terra di magie e culla di civiltà All’insegna della natura e delle magnificenze dell’isola. In Sicilia, Elena Rita Chiaramonte pone sul tavolo del turismo nuove carte dell’imprenditoria con la Turistmajor e Kimera di Giuliana Monforte

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e risorse di un territorio vanno filtrate e veicolate su una gamma di strumenti che trovano il loro comune denominatore nel turismo. Per questo, salvaguardare le magnificenze naturali di una terra come la Sicilia non può che andare di pari passo con la valorizzazione divulgativa di tutte quelle ricchezze monumentali e artistiche che ogni antica civiltà ha consegnato alla storia. «Fin da bambina avvertivo lo struggente gioco dei contrasti attraverso cui si rivela quest’isola millenaria, dove i mandorli e la zagara convivono con i terreni aridi che sanno di fatica; dove il fuoco dell’Etna si inabissa nell’azzurro mar Jonio; dove il dolce si sposa con il sole, regalando frutta succosa, verde pistacchio e paste di mandorla». Elena Rita Chiaramonte, dopo più di trent’anni di insegnamento scolastico, ha deciso di rimettersi in gioco e condividere con viaggiatori, turisti e cu178

riosi le meraviglie siciliane. E lo ha fatto svestendo gli abiti da professoressa per indossare quelli da imprenditrice; lo ha fatto ponendo in marcia quelle che ama definire «le mie “creature”: la Turismajor, società di servizi turistici, e il bed and breakfast Kimera, alimentate entrambe ogni giorno dalla suggestiva atmosfera del centro storico di Piazza Armerina» e dalla passione per la cultura di Elena Rita Chiaramonte, con la quale il valore dell’ospitalità si trasforma in una vera e propria forma d’arte. «Ho sempre considerato un privilegio respirare l’aria della terra degli dei, l’aria di Sicilia – precisa Chiaramonte – ma fondamentali, nella realizzazione di questi progetti, sono la presenza e la fattiva collaborazione delle mie tre figlie Deborah, Fabiana e Mari, le quali, ciascuna con la propria competenza e con il proprio intuito, consentono agli ospiti di Gennaio 2011 • Nea


Particolare di un mosaico di Villa Romana del Casale, Piazza Armerina (En)

vivere il viaggio, la semplice escursione e qualsivoglia servizio turistico all’insegna dell’esclusività e dell’eccellenza». Nata e cresciuta a Piazza Armerina, meraviglioso scrigno custode della famosa Villa Romana del Casale, la Elena Rita Chiaramonte non si lascia intorpidire dal pensionamento e dall’addio alle aule scolastiche, ma, da sempre fiera della sua Sicilia, terra di magie e culla di civiltà, crea una frizzante e dinamica realtà specializzata nella “destinazione Sicilia”. Ecco dunque, Turistmajor, una società dedita a 360 gradi al turismo nelle sue molteplici forme, mossa dall’ambizione di garantire direttamente al turista e agli agenti di viaggio, il top della qualità e della competenza attraverso l’accurata organizzazione e la proposta di affascinanti e indimenticabili itinerari culturali. Non paga di una struttura organizzativa già di per sé molto impegnativa, Chiaramonte decide di regalare ai suoi ospiti la magia di poter vivere per qualche giorno in un antico quartiere dal vecchio impianto urbanistico normanno. Nasce, quindi, Kimera, una residenza d’epoca di fine ottocento, le cui tre suites, denominate suggestivamente Zenzero, Cannella e Peperoncino, avvolgono gli ospiti in un’atmosfera unica e di grande effetto, prodighe di ogni tipo di comfort. «Considero la mia esperienza la prova autentica del fatto che ciascuno possa realizzare il proprio desiderio, limitandosi ad Nea • Gennaio 2011

Elena Rita Chiaramonte, titolare della società di servizi turisti Turismajor e del b&b Kimera, in Piazza Armerina (En) www.turistmajor.it

essere generosi con i propri sogni. Una politica, quella delle coccole ai sogni, che, insieme alle mie figlie, applico anche ai programmi e agli itinerari proposti ai clienti, affinché possano vivere un viaggio fantastico negli scrigni non ancora violati, un lento girovagare tra piazze, colori e sapori, alla scoperta dell’incantevole Sicilia, maestra, con la forza del suo cielo, del suo mare e del suo sole, nel trasformare ogni itinerario in un racconto inedito». 179


Tempo di viaggiare Citty Maugeri Grasso

Un viaggio lungo tre generazioni Dalla biglietteria ferroviaria ai grandi tour organizzati. Nelle parole di Citty Maugeri Grasso, la storia di un’agenzia di viaggi che riflette la realtà del nostro Paese, dal dopoguerra ad oggi di Lucrezia Gennari

Citty Maugeri Grasso con le figlie Claudia e Tiziana Gandolfo. La Maugeri Grasso è vicepresidente del Club Lions di Acireale e da 30 anni socia dell’AIDDA Sicilia. Tiziana Gandolfo è socia del Club Lions, socia AIDDA Sicilia e sommelier dell’AIS www.grassoviaggi.it

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a storia della Grasso Viaggi è strettamente legata a quella dell’Italia del dopoguerra. L’agenzia venne fondata infatti nel 1947 ad Acireale, in provincia di Catania, da Francesco Grasso. Una scelta innovativa e “coraggiosa” per un sud uscito da poco dal conflitto mondiale. Questa realtà ha sempre riflettuto inevitabilmente la situazione sociale ed economica del nostro paese. «Nei primi anni si sviluppò prevalentemente il settore della vendita di biglietteria ferroviaria, che teneva legate le famiglie costrette all’emigrazione – spiega Citty Maugeri Grasso, figlia del fondatore che subentrò al padre nel 1967 -, poi, negli anni ’60, con il boom economico, si sviluppò una clientela sempre più esigente e facoltosa che chiedeva di viaggiare per piacere e per conoscenza». Citty Maugeri Grasso ha partecipato in prima persona alla nascita del turismo organizzato che dalla Sicilia portava le persone a conoscere il resto del mondo e, insieme alle figlie Claudia e Tiziana Gandolfo, è tuttora un punto di riferimento per turisti e viaggiatori. «Oltre alla vendita di viaggi organizzati – continua Citty Maugeri Grasso -, negli ul-

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timi anni abbiamo sviluppato il settore dei viaggi di gruppo a tema, con partenze a date fisse. Sono tour che noi stesse accompagniamo per dare il massimo dell’assistenza ai nostri clienti. I viaggi sono studiati per far sì che i partecipanti tornino da ogni meta con un’emozione in più». Nel 1995 la Grasso Viaggi ha creato il marchio Ospitalità mediterranea, per curare il turismo in arrivo in Sicilia. «Vengono proposti tour della Sicilia innovativi, con particolare attenzione all’eno-gastronomia: Tiziana è anche sommelier e le nostre competenze specifiche legate al mondo del vino e dei piatti tipici consentono di offrire un prodotto particolare che coniuga la scoperta dei tesori archeologici a quella del territorio, con i suoi sapori e profumi. Organizziamo anche meeting ed eventi in luoghi unici e suggestivi con una cura specifica dell’offerta enogastronomica». Grasso Viaggi è oggi un’attività di consulenza turistica completa, curata da professioniste cresciute nel mondo dei viaggi, che in tre generazioni, hanno conosciuto personalmente gran parte delle mete che propongono ai loro clienti. Gennaio 2011 • Nea



Progettazione Stefania Bedoni

Aprirsi alle architetture della Capitale

Con Stefania Bedoni alla scoperta di dettagli architettonici che fanno rivivere l’appeal delle abitazioni romane. Al centro le terrazze, naturalmente affacciate sulle bellezze urbane di Paola Maruzzi

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n presente giocato sul recupero di edifici storici e al tempo stesso leggermente declinato sulle forme contemporanee. Stefania Bedoni, per due volte consecutive vicepresidente dell’Adi Lazio, fa entrare di diritto la convinzione del design all’interno della sua visione architettonica. Degna di nota la dedizione con cui ha curato la mostra “Donne & Design”, di cui ha ideato l’impalcatura logistica così come gli spazi espositivi. «È un’iniziativa che ha riscosso notevole successo e che ha permesso di guardare da un’angolazione inedita – quella femminile – la progettazione». Certo, l’approccio alla materia, da modellare o creare ex

L’architetto Stefania Bedoni lavora a Roma stefaniabedoni@tiscali.it

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novo, non è una questione di genere. Ma fa riflettere saper guadare le cose considerando le sfumature. Una capacità che torna utile nell’ambito prettamente architettonico. Ed è a questo punto che si apre l’interessante parentesi romana della professionista. Concepire gli spazi deve sempre tener conto della variabile geografica. Insomma, tracciare le coordinate di un’abitazione che prenderà vita nel centro storico della Capitale, non è la stessa cosa che farlo per una qualsiasi altra città. Qui, infatti, si concentrano a imbuto gli occhi di mezzo mondo, alla ricerca di scorci e suggestioni tipiche. Stefania Bedoni cerca appunto di restituire questa particolare appartenenza. «Se nelle periferie urbane l’andamento degli edifici è caotico, nel centro bisogna sapersi muovere all’interno di un tracciato preesistente. In sostanza si tratta di armonizzare e integrare le scelte, con un occhio di riguardo all’esigenze del committente, alle normative vigenti, ma anche alla stratificazione storica e al genius loci». Se da una parte è impossibile tracciare un minimo comune denominatore delle architetture di questo tipo, dall’altra spiccano alcuni elementi di rilievo che fanno la differenza. Tra queste, si puntano i riflettori sulle terrazze, «che rappresentano la continuità tra esterno e interni». Allo studio architettonico di queste “finestre” sul mondo è dedicata buona parte dell’impegno della Bedoni. «Tratto tipico dell’abitare romano, sono utilizzate per molti mesi l’anno. Il mio compito consiste nel valorizzarle nel giusto modo. Possono essere al tempo stesso un prolungamento degli spazi domestici, sapientemente isolati, oppure angoli di osservazione aperti alle bellezze del circondario». Utile la strategia di perimetrare le terrazze con strutture grigliate – pezzi unici in ferro battuto – che all’occorrenza supportano tendaggi o rampicanti. «La distribuzione del verde è un altro accorgimento ormai irrinunciabile anche in una metropoli come Roma». Gennaio 2011 • Nea



Le donne di Nea

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Donne di ieri oggi e domani Roberta Bruzzone, Franca Coin, Licia Ronzulli. Tre donne, tre carriere, tre visioni diverse, che commentano le figure femminili che piĂš le hanno ispirate di Francesca Druidi 184

Nea • Gennaio 2011


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el redigere la sua annuale classifica delle top manager più influenti in ambito internazionale, “Women at the top”, il Financial Times l’ha definita la rivoluzione di genere nelle stanze dei bottoni: è la tendenza che vede un numero crescente di donne assumere posizioni di vertice nei consigli di amministrazione di multinazionali e aziende, occupando spazi, una volta esclusivamente ad appannaggio degli uomini, dove si esercita il potere economico ai massimi livelli. Compaiono in questa classifica il presidente e amministratore delegato di PepsiCo, Indra Nooyi, Irene Rosenfeld, ad di Kraft Foods e Andrea Jung, a capo dell’Avon Products da undici anni. L’unica italiana a entrare in graduatoria è la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. Sono donne che, come evidenzia il quotidiano britannico, per gli ostacoli che hanno dovuto superare, ma soprattutto per i successi che stanno riscuotendo, alimentano le aspirazioni di milioni di donne nel mondo, rap-

presentando un chiaro esempio di determinazione e voglia di riuscire. Del resto, ogni donna ha i propri modelli di riferimento ed è significativo rivelarne alcuni per scorgervi - sebbene solo in maniera filtrata - orientamenti, passioni, valori ed esperienze declinati al femminile. Ad esempio, Franca Coin, l’eclettica e tenace presidente di The Venice International Foundation, associazione no profit che fin dalla sua istituzione, nel 1996, sostiene i Musei Civici di Venezia, guarda innanzitutto a un’icona come Marisa Bellisario, probabilmente la donna manager più famosa d’Italia, «che mi ha fatto comprendere che essere femminili si può ed è una grande opportunità per la carriera in azienda» e a Giulia Maria Mozzoni Crespi, instancabile presidente onorario del Fai (Fondo Ambiente Italiano), la quale «mi ha rivelato, e ne ho fatto tesoro, che la passione è alla base di ogni iniziativa e di ogni attività». L’eurodeputata Licia Ronzulli indica, invece, Marina Berlusconi, presidente di Fininvest e di Arnoldo Mondadori Edi185


Le donne di Nea 1

Giulia Maria Mozzoni Crespi

Erede di una dinastia di imprenditori tessili, Giulia Maria Mozzoni Crespi è tra gli ultimi esponenti della grande borghesia lombarda. Quando era al vertice del Corriere della Sera, prima donna dell’editoria nazionale, Indro Montanelli la chiamava “zarina”, in virtù del suo carattere forte e risoluto. Con Renato Bazzoni, Alberto Predieri e Franco Russoli, ha dato vita al Fai, il Fondo per l’Ambiente Italiano, che presiede dall’anno della fondazione, il 28 aprile 1975. L’organismo nasce per contribuire alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio d’arte, natura e paesaggio italiano, e prendendo le mosse da un’idea della figlia di Benedetto Croce, Elena, si prefiggeva di emulare il National Trust inglese.

In apertura, Rita Levi Montalcini e, in senso orario, Roberta Bruzzone, Patricia Cornwell, Marina Berlusconi, Licia Ronzulli, Franca Coin, Giulia Maria Mozzoni Crespi

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tore, l’unica italiana presente in un’altra prestigiosa classifica relativa alle donne più potenti del mondo, quella redatta dalla rivista Forbes, che per il 2010 l’ha collocata al 48º posto. Licia Ronzulli sostiene con forza la scelta di essere mamma senza rinunciare alla carriera e, non a caso, si è fatta portavoce dell’istanza di rafforzamento dell’istituto dei congedi parentali presentandosi al voto della direttiva, nell’aula plenaria dell’Europarlamento di Strasburgo il settembre scorso, con la neonata figlia Vittoria. Un’immagine che ha fatto il giro del mondo. Per l’europarlamentare del Pdl-Ppe, Marina Berlusconi, sposata con Maurizio Vanadia e madre di due figli (Gabriele e Silvio, rispettivamente di 8 e 6 anni), identifica «un fulgido esempio dell’eccellenza milanese a livello internazionale, una grande manager che stimo soprattutto per la sua capacità di conciliare impegno professionale e vita familiare». Per molte donne, Rita Levi Montalcini rimane un’incessante fonte di ispirazione. Lo conferma Roberta Bruzzone, psicologa forense e criminologa, presidente dell’Accademia delle scienze forensi nonché autrice e conduttrice televisiva, da mesi sotto i riflettori anche per essere consulente di parte di Michele Misseri nel cosiddetto “giallo di Avetrana”: «il nostro Paese vanta una personalità straordinaria come Rita Levi Montalcini, grande esempio per tutti coloro che affrontano una professione complessa. Siamo distanti dal punto di vista dell’ambito lavorativo, ma l’approccio e la dedizione sono assolutamente vicini. È una figura di estrema influenza sotto questo profilo per il mondo scientifico». Anche Licia Ronzulli ne riconosce l’unicità, sottolineando la capacità «di affermarsi in un settore molto particolare, in un periodo in cui alle donne non era facile accedervi». Adottando la prospettiva del politico, l’eurodeputata riconosce poi come Margaret That- GIULIA MARIA MOZZONI CRESPI cher rappresenti ancora MI HA RIVELATO CHE LA PASSIONE oggi «un esempio di È ALLA BASE DI OGNI INIZIATIVA concretezza per tutte le E DI OGNI ATTIVITÀ donne che, dopo di lei, hanno deciso di entrare in politica». Per Roberta Bruzzone, non possono essere dimenticate figure centrali per la storia italiana come Tina Anselmi, staffetta partigiana e primo ministro donna della Repubblica, e Nilde Iotti. «Donne che hanno fatto tanto e lo hanno reaNea • Gennaio 2011


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Marina Berlusconi

Nata a Milano nel 1966, Marina Berlusconi è entrata nel Gruppo Arnoldo Mondadori Editore giovanissima. Si è sempre interessata di gestione aziendale e di sviluppo delle strategie economico-finanziarie. Nel luglio 1996 ha assunto la carica di vicepresidente di Fininvest, ruolo che ha mantenuto sino all’ottobre 2005 quando è stata nominata presidente della holding. È diventata presidente del Gruppo Mondadori nel febbraio 2003. È, inoltre, membro del consiglio di amministrazione di Mediaset e, dall’ottobre 2008, di Mediobanca. È sposata con Maurizio Vanadia e ha due figli, Gabriele e Silvio, rispettivamente di 8 e 6 anni.

lizzato in condizioni estremamente complesse e difficili», afferma la criminologa. Donne che, con coraggio, sono riuscite a guardare lontano. Come Madre Teresa di Calcutta, che ha lasciato un’eredità preziosa all’umanità: «la sua forza d’animo

MARINA BERLUSCONI È UNA GRANDE MANAGER CHE STIMO PER LA SUA CAPACITÀ DI CONCILIARE IMPEGNO PROFESSIONALE E VITA FAMILIARE 3

Patricia Cornwell

Patricia Daniels è nata a Miami, in Florida, il 9 giugno 1956. Dopo una lunga carriera come giornalista e poi come analista informatico presso l’ufficio di Medicina legale della Virginia, si è affermata come scrittrice pubblicando i romanzi con il cognome dell’attuale ex marito, Charles Cornwell. La sua serie di gialli con protagonista il medico legale donna Kay Scarpetta riscuote un successo planetario. Tra i suoi romanzi più famosi, Postmortem, grazie al quale si è aggiudicata l’Edgar Award, Quel che rimane, Insolito e crudele, Cadavere non identificato, Calliphora. Oggi è una delle più note scrittrici al mondo, impegnata in un programma di donazioni e aiuti umanitari di straordinaria intensità.

– ricorda Licia Ronzulli – e la sua capacità di aiutare i bisognosi, contando quasi esclusivamente sulla forza della fede». I modelli di riferimento non si declinano, però, solo in base a settori quali politica, economia e finanza, ma attingono spesso a sfere più personali. Franca Coin riconosce l’influenza sulla sua vita di «due meravigliose signore, aristocratiche d’animo e di nascita: Teresa Foscari, che mi ha dato coraggio e forza quando, giovane sposa di Piergiorgio Coin, arrivai a Venezia e Mariuccia Rinaldi de Lord, che mi ha trasmesso l’arte di vivere». Nata a Trieste da famiglia pugliese e cresciuta a Parma, Franca Coin ha dapprima lavorato nel mondo della moda con il fratello Rocco Mancino per poi dedicarsi al marketing per alcune importanti aziende. Stabilitasi a Venezia, dedica a questa città la sua passione, le sue energie, le sua conoscenze sull’arte della comunicazione e della raccolta fondi. Tra le figure femminili che più la ispirano, vanno citate Freya Stark «esploratrice ante litteram, amica di Lawrence d’Arabia e asolana d’adozione, perché mi ha dato l’emozione di continuare a sognare e a viaggiare» e Inge Feltrinelli, gran signora dell’editoria italiana, «per la sua determinazione nel comunicare con glamour ed efficacia». Ad affascinare Roberta Bruzzone è, invece, Brigitte Bardot, «una figura libera in un periodo storico in cui era particolarmente complesso esserlo». Ed è forse anche per deformazione professionale che la preferenza della criminologa ricade anche sulle autrici di thriller e gialli, «perché quelli scritti dalle donne sono molto più coinvolgenti». Due nomi su tutte: Kathy Reichs e Patricia Cornwell, che ha inventato il personaggio dell’anatomopatologa Kay Scarpetta. 187




Riforma forense

grazia Una garanzia volo

che chiude il cerchio Introdurre la separazione delle carriere dei giudici per garantire la parità tra le parti nel processo accusatorio. I tempi ormai sono maturi. Ora tocca alla politica trovare la strada per varare finalmente la riforma. La parola alla penalista Grazia Volo di Elena Pini

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l ministro della Giustizia Angelino Alfano lo ha promesso fin dal primo giorno in cui ha messo piede a Palazzo Piacentini: in questa legislatura, tra i provvedimenti di riforma della giustizia che intende varare, non mancherà quello sulla separazione delle carriere tra magistratura giudicante e pubblici ministeri. Lo ha ripetuto più volte anche il premier Silvio Berlusconi, sottolineando che si tratta di una riforma fondamentale e che i tempi sono ormai maturi per una separazione delle fun-

Grazia Volo, avvocato penalista

zioni di giudici e pm. La riforma quindi si farà, anche se l’iter si preannuncia abbastanza complesso, dovendosi in una sua parte dare corso a una riforma di carattere costituzionale. Oltre a questo ostacolo c’è da registrare la nota ostilità a riguardo da parte di una consistente fetta di magistratura. Sull’argomento interviene l’avvocato Grazia Volo che, da quasi trent’anni, veste da protagonista la toga del difensore in processi penali passati alla storia. Da anni in Italia si lamenta uno squilibrio tra difesa e accusa a livello processuale. Secondo lei il problema esiste? «Esiste un problema di incompiuta attuazione di uno dei capisaldi dell’ordinamento giudiziario così come rinnovato nel 90, secondo il quale, nella parte relativa al processo accusatorio, si prevedeva che l’accusa e la difesa non solo siano pari, ma anche che il loro sia un rapporto tra strutture autonome. In concreto, però, questa parte della riforma non ha trovato attuazione, per cui l’ufficio del pubblico ministero, che appunto rappresenta la pubblica accusa, è rimasto all’interno nell’ordinamento giudiziario, il che comporta che oggi i Pm sono ancora magistrati a tutti gli effetti». Pensa che in questa legislatura la separazione delle carriere potrà essere finalmente varata? «La riforma in tal senso si annuncia abbastanza complessa. Laddove si va a trattare la separazione dell’ufficio delle procure dalla magistratura giudicante, si incide sul criterio dell’autonomia della magistratura, che è garantito costituzionalmente. Sono fermamente convinta che il processo accusatorio debba essere celebrato all’interno di un meccanismo in cui le parti, accusa e difesa, siano parimenti equidistanti dal

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PURTROPPO IN ITALIA, COME SEMPRE, SI È FATTO IL PASSO PIÙ LUNGO DELLA GAMBA, E GIÀ VENTI ANNI FA SI È INTRODOTTA UNA RIFORMA CHE IL MONDO GIUDIZIARIO NON ERA PRONTO AD ACCOGLIERE

giudice. Questa visione comporta una netta separazione delle carriere, tra magistratura giudicante da una parte e magistratura requirente dall’altra, per cui l’ufficio della pubblica accusa deve essere completamente fuori dal meccanismo dell’ordinamento giudiziario. È chiaro che bisognerà individuare poi dove questo vada a collocarsi, se sotto un dipartimento del ministero di Giustizia o altro. L’importante, in ogni caso, è garantirne l’indipendenza. Purtroppo nel nostro Paese, come sempre, si è fatto il passo più lungo della gamba, e già venti anni fa si è introdotta una riforma che il mondo giudiziario, al quale essa era indirizzata, non era pronto ad accogliere. Tanto è vero che le prime sentenze della Corte Costituzionale sono state dei colpi di accetta a quella riforma». Parte della magistratura e delle forze politiche del nostro Paese paventano che introducendo la separazione delle carriere si creerebbe un legame troppo stretto, e anche pericoloso, tra pubblico ministero e poteri di polizia. Pensa che questo rischio esista davvero? «Non le vedo tutte queste dietrologie. Non credo che la preoccupazione degli uffici di procura del nostro Paese sia quella di Nea • Gennaio 2011

finire sottomessi ai poteri di polizia. Il rischio che in realtà si paventa dietro l’argomento dell’intimità dei pubblici ministeri con le forze di polizia, è che questi vadano a finire in un dipartimento del ministero di Giustizia o direttamente alle dipendenze dell’esecutivo. In sostanza la preoccupazione principale è quella della perdita dell’autonomia. Secondo me la magistratura è parzialmente disposta ad accettare questo cambiamento. In realtà, dopo venti anni di vita del processo accusatorio, l’esigenza dell’equidistanza delle parti è ormai largamente condivisa». Quali altre riforme reputa utili al fine di una maggiore garanzia della difesa nel nostro ordinamento? «Penso che il nostro sistema rispetto ad altri ordinamenti sia molto attento alle garanzie. Solo che alcune volte accade che la loro applicazione venga meno. Il problema riguarda esclusivamente alcune emergenze che, sull’onda di pressioni giustizialiste esercitate dall’opinione pubblica, sono all’origine di estemporanei interventi legislativi demolitori o, comunque, fortemente limitativi delle garanzie difensive. E queste fibrillazioni del sistema non aiutano nessuno». 191


Affido condiviso

Luci e ombre della bigenitorialità Affidamento condiviso: secondo l’avvocato Annamaria Bernardini de Pace la legge è soltanto una sovrastruttura. Al di là delle decisioni del giudice quello che conta, infatti, è la qualità dei padri e delle madri di Michela Evangelisti

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annamaria bernardini de pace

a legge 54 del 2006 ha introdotto in Italia il diritto del minore alla bigenitorialità. Oggi i giudici valutano prioritariamente la possibilità che i figli minori restino affidati a entrambi i genitori, relegando le altre forme di affidamento a un ruolo meramente residuale. Nel 79% delle separazioni e nel 62% dei divorzi si sceglie il regime dell’affido condiviso, per garantire al minore il diritto di mantenere con entrambi i genitori rapporti equilibrati e continuativi. Una grande conquista a favore dell’interesse morale dei bambini, che però nasconde anche molte insidie. Il principio di bigenitorialità trova effettiva applicazione nella pratica? Quali sono i suoi limiti? «La bigenitorialità ha un senso solo se nasce dalla consapevole competenza e responsabilità di entrambi i genitori nello svolgere il proprio ruolo con dedizione, solidarietà e abnegazione. Infatti, gli ex coniugi continuano a essere genitori nonostante il fallimento del matrimonio, e indipendentemente dalle reciproche colpe. La bigenitorialità è, invece, un limite quando i genitori sono sempre stati incapaci, anche durante la convivenza, di dialogare 192

L’avvocato Annamaria Bernardini de Pace

e di valutare concretamente e congiuntamente tutti gli aspetti connessi alla crescita dei figli. In questo caso, bisogna solo sperare che l’obbligo della condivisione li aiuti a superare queste difficoltà, ma purtroppo non è sempre così. Anzi». In tutta Italia sono fiorite associazioni per la difesa della bigenitorialità, soprattutto promosse da padri che si sentono privati delle proprie prerogative. Come la legge risponde a questo disagio? «Innanzitutto, bisognerebbe chiedersi se le istanze di certi padri sono davvero frutto di un vero e reale disagio genitoriale e non di rivendicazioni fini a se stesse e residui di recriminazioni coniugali. Infatti, queste associazioni spesso trascurano di dire che, in realtà, i padri che vogliono essere concretamente attivi nella vita dei figli sono davvero pochi. I padri che sanno dimostrare di essere in grado di esercitare attivamente e quotidianamente il loro ruolo genitoriale trovano senz’altro nella legge n. 54/2006, e addirittura nelle richieste delle compagne, l’occasione per mantenere il sano e continuativo rapporto con i figli». Gennaio 2011 • Nea


Nella separazione consensuale il giudice prende atto norma e preferibilmente, non è il giudice che ascolta diretdell’accordo tra i genitori, adattando il provvedimento tamente il minore, ma è uno psicologo, nominato dal maad abitudini familiari esistenti. Cosa succede quando gistrato stesso, che attraverso colloqui clinici e la tra i genitori la situazione è fortemente conflittuale o somministrazione di test, sa far emergere la volontà vera dei quando uno dei due ha sempre riservato ai figli uno minori e anche eventuali condizionamenti». spazio marginale? «Il giudice di norma dispone l’affido condiviso, anche nella separazione giudiziale, e salvo casi Ciascun genitore ha comunque il diritto di richiedere particolari. Addirittura, la giurisprudenza è orientata nel l’affido esclusivo. Come agisce il giudice per evitare che senso di riconoscere preferenza all’affido condiviso anche questa facoltà venga strumentalizzata? «Il giudice della nelle situazioni conflittuali, affinché ciò sia di stimolo per separazione o del divorzio può, anche se in casi estremi e i genitori, nella ricerca di una possibile alleanza educativa. residuali, disporre l’affidamento esclusivo del minore a uno Certo è che in situazioni di tragica solo dei genitori. Ed è un affidamento conflittualità, come ne esistono tante, molto più “esclusivo” di quanto non lo l’affido condiviso è ancora più dan- NON SI PUÒ USARE fosse con la passata legge. Vale a dire noso per i figli, che rischiano di ri- UN BIMBO COME UNA che il genitore affidatario è infinitamanere nello stallo perpetuo quando TORTA DA DIVIDERE mente più responsabilizzato. Tuttavia, i genitori non trovano l’accordo sulle A PEZZI UGUALI PER la richiesta non ragionevole, strumenscelte di vita. Solo la qualità dei padri FAR FELICI DUE tale e dispettosa di affidamento esclue delle madri garantisce ai figli la vita GENITORI EGOISTI sivo, e dunque non accolta dal serena. La legge, in realtà, è una sotribunale, può far rischiare al richievrastruttura». dente multe, sanzioni e anche la perdita dell’affido condiviso». L’ascolto nel minore come strumento di tutela dello stesso è un principio introdotto con la convenzione euIl giudice ha il potere di suggerire la mediazione faropea di Strasburgo del 1996 e ratificato in Italia nel miliare per gestire nel modo migliore possibile la fase 2004. Come trova applicazione oggi in vista dei prov- patologica del rapporto e lo scioglimento della famiglia, vedimenti di affidamento? «Bisogna precisare che l’ascolto rinviando l’adozione di provvedimenti relativi alla prole. del minore non va inteso quale mezzo istruttorio, cioè stru- Come valuta l’efficacia di questo strumento? «Io persomento per provare un qualsiasi fatto, ma come occasione di nalmente non credo all’istituto della mediazione familiare, dargli spazio perché si capiscano i suoi bisogni e le sue esi- soprattutto se imposta. Tuttavia, devo ammettere che, talgenze. L’articolo 155 sexies del codice civile, introdotto con volta, alcuni importanti centri di mediazione familiare, con la legge n. 54/2006, precisa che: “il giudice dispone l’audi- serietà e competenza, hanno trovato soluzioni creative che zione del figlio minore che abbia compiuto gli anni dodici giudici e avvocati faticavano a individuare, aiutando così le e anche di età inferiore ove capace di discernimento”. Di parti a superare equivoci e incomprensioni». Nea • Gennaio 2011

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Riforme Lodovica Giorgi

Le riforme necessarie contro la crisi della giustizia La separazione delle carriere fra giudici e pubblici ministeri è la riforma più urgente in materia di giustizia. Per Lodovica Giorgi nessun intervento legislativo sul processo penale potrà garantire il recupero dell’efficienza finché non si interverrà sull’ordinamento giudiziario di Adriana Zuccaro

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he il sistema della giustizia necessiti di urgenti interventi di riforma non è una notizia. «Non passa giorno in cui la stampa non dia eco ai danni provocati dai lunghi tempi della giustizia, o alle proteste di questo o quel protagonista del sistema, o infine ai guasti generati dallo scontro in atto da tempo fra politica e magistratura». Per la penalista lucchese Lodovica Giorgi, prima donna avvocato ad aver ricoperto la carica di segretario dell’Unione delle camere penali italiane, «dove si volesse efficacemente porre mano alla crisi che attanaglia la giustizia penale, i primi rimedi che il legislatore dovrebbe adottare andrebbero senz’altro individuati nell’introduzione della separazione delle carriere fra giudici e pubblici ministeri e in una profonda revisione del sistema dei reati e delle pene». Nel riformare il sistema giustizia, quale intervento non è più procrastinabile? «Il primo nodo che il Parlamento dovrebbe affrontare risiede nella riforma costituzionale dell’ordinamento giudiziario: non è più tollerabile che in una moderna democrazia liberale sia ancora vigente un assetto della magistratura risalente al 1942. Non è un caso se in Portogallo, a seguito della RiNel 2008 per la prima volta nella storia, una donna avvocato, Lodovica Giorgi, ha ricoperto la carica di segretario dell’Unione delle camere penali italiane

voluzione dei garofani, si è immediatamente posto mano alla riforma dell’ordinamento giudiziario, introducendo quella separazione delle carriere fra giudici e pubblici ministeri che il regime di Salazar aveva eliminato». Quanto inciderebbe la separazione delle carriere nell’espletare il concept non solo ideologico della giustizia? «Parlare di separazione delle carriere significa innanzitutto parlare di assetto democratico dello Stato; reclamare la separazione delle carriere significa reclamare un sistema giudiziario in cui il giudice non sia, al pari del P.M., titolare dell’interesse alla persecuzione del crimine, ma sia piuttosto l’arbitro imparziale della contesta fra lo Stato e il cittadino, fra l’interesse alla repressione e il diritto alla libertà». In che modo la separazione delle carriere potrebbe migliorare il funzionamento giudiziario? «Per gli operatori della giustizia è di tutta evidenza come la mancata separazione delle carriere rappresenti la fonte di moltissime delle odierne disfunzioni. Come a più riprese denunciato dall’Unione delle camere penali italiane, laddove il giudice abdica al potere di controllo dell’operato del pubblico ministero, perché ne condivide la funzione, per ciò stesso egli quotidianamente consente l’abuso dei mezzi, dei tempi e delle risorse del sistema giustizia». Quali i risvolti concreti di questa mancata riforma? «Pochi esempi possono essere illuminanti: il massiccio ricorso alla custodia cautelare, che determina l’allarmante condizione di sovraffollamento delle carGennaio 2011 • Nea


RECLAMARE LA SEPARAZIONE DELLE CARRIERE SIGNIFICA RECLAMARE UN SISTEMA GIUDIZIARIO IN CUI IL GIUDICE SIA L’ARBITRO IMPARZIALE DELLA CONTESA FRA LO STATO E IL CITTADINO

ceri e l’utilizzo incontrollato dello strumento delle intercettazioni telefoniche, che rappresenta uno dei principali capitoli di spesa del bilancio della giustizia, trovano la loro origine nella rinuncia al controllo dell’operato del pubblico ministero che pure incomberebbe al giudice. Parlare di separazione delle carriere significa dunque anche parlare di efficace funzionamento della giustizia penale». Quali tarme hanno indebolito nel tempo l’efficienza della giustizia penale italiana? «Accanto alle mancate riforme, vi è un vizio di fondo dell’azione politica in materia di giustizia, condiviso da ogni maggioranza di governo che si sia succeduta nel nostro paese, che concorre a determinare l’attuale situazione di crisi del sistema. Esigenze propagandistiche inducono infatti il legislatore a governare i fenomeni di disagio sociale mediante il ricorso alla sanzione penale, così non soltanto stravolgendo la funzione della pena, presidio dei soli beni costituzionalmente protetti, ma determinando un aggravio del carico di lavoro degli uffici giudiziari che incide pesantemente sul loro funzionamento». Nea • Gennaio 2011

Come si riflettono i disagi sociali sulla politica della giustizia? «Di fronte a ogni nuovo allarme diffuso nella pubblica opinione, sia esso fondato o indotto, generalmente si tende a introdurre nuove figure di reato o aggravamenti di pena al fine di mostrare una faccia feroce che, se apparentemente in grado di appagare l’ansia dei cittadini, è inevitabilmente destinata a creare inefficienza e insicurezza ancora maggiori. Dove si volesse quindi porre mano alla crisi che attanaglia la giustizia penale, i primi rimedi che il legislatore dovrebbe adottare andrebbero senz’altro individuati nell’introduzione della separazione delle carriere fra giudici e pubblici ministeri e in una profonda revisione del sistema dei reati e delle pene». 195


Riflessioni Marisa Falcone

Tra diritto penale e ambientale Il ruolo dell’avvocato. Il coinvolgimento dell’opinione pubblica nei processi. E i recenti temi del diritto ambientale. L’opinione di Marisa Luisa Falcone su alcuni dei temi più scottanti che investono la giustizia di Paola Maruzzi

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volgo la professione da circa venticinque anni e da venti sono titolare di uno studio legale a Catania. A indurmi a scegliere gli studi di giurisprudenza ha giocato un ruolo fondamentale la visione romantica del ruolo dell’avvocato che vedevo come coscienza critica del processo penale, come libero pensatore; ma ha avuto pure il suo peso un certo spirito di rivalsa nei confronti dell’universo maschile, che per troppo tempo ha preteso di monopolizzare l’esercizio della difesa tecnica». A parlare è l’avvocato penalista Marisa Falcone, che punta i riflettori sui pregiudizi contro la parità dei sessi negli ambienti giudiziari. Questi hanno resistito fino al secolo scorso, quando, sul finire dell’Ottocento, i giuristi torinesi cercarono di bloccare l’accesso alla professione di avvocato a Lidia Poèt, la prima donna italiana laureata in giurisprudenza. «Quando iniziai la professione le donne penaliste erano veramente poche rispetto alle civiliste. Queste ultime trovavano più semplice inserirsi nel campo del diritto di famiglia, probabilmente forti del fatto che in un certo qual modo avrebbero potuto far sopravvivere il tradizionale binomio donna-famiglia». La Falcone, oltre all’impegno all’interno delle Camere Penali, ha partecipato alla costituzione proprio della Camera Penale della sua città natale, Caltagirone di cui è stata dapprima segretario e poi presidente. Ha preso parte attiva alle lotte sia per l’attuazione del cosiddetto “giusto processo”, che per la separazione delle carriere tra la Magistratura giudicante e quella requirente. L’impegno che ha mostrato nella professione, i tanti anni trascorsi nelle aule giudiziarie l’hanno portata quindi a tirare le somme sull’andamento della giustizia italiana e degli addetti ai lavori. «È inevitabile dover ammettere che il nostro sistema giudiziario sia inadeguato; ancor oggi è viva in me la voglia di lottare affinché il processo sia effettivamente il luogo in cui la prova venga consacrata nel contrad196

L’avvocato Marisa Falcone marisafalcone@alice.it

dittorio delle parti che agiscono su un piano di parità davanti ad un giudice terzo e come tale imparziale. Mi sono trovata a dovermi misurare con il delicatissimo strumento delle “indagini difensive”, coerente sviluppo del sistema processuale di stampo accusatorio fondato sulla “parità di armi” tra accusa e difesa. Purtroppo questo strumento non è valorizzato appieno ed è guardato con sospetto e timore. Ma davanti alle disfunzioni della Giustizia anche l’avvocatura deve recitare il mea culpa. La professionalità dell’avvocato deve essere un obiettivo fondamentale da raggiungere a tutela sia dell’esercizio del diritto di difesa, sia dell’immagine della classe forense». E quando si parla di coinvolgimento dell’opinione pubblica nei processi, la sua contestazione è dichiarata in modo forte e chiaro, sempre nel rispetto del diritto di cronaca e di inGennaio 2011 • Nea


IL CLAMORE MEDIATICO NUOCE ANCHE A CHI APPARE ESSERE PERSONA OFFESA DA REATO, PERCHÉ LE TOGLIE LA POSSIBILITÀ DI MANTENERE IL RISERBO SU FATTI DOLOROSI DELLA SUA VITA formazione, che è alla base della Costituzione italiana e di una buona democrazia. «Il danno all’immagine che subiscono coloro che si trovano a dover indossare la scomoda veste di imputato sono enormi, e perenni sono talvolta le conseguenze pregiudizievoli anche dopo una sentenza di assoluzione. Il clamore mediatico nuoce spesso anche a chi appare essere persona offesa da reato, perché le toglie la possibilità di mantenere il riserbo su fatti dolorosi della sua vita. I nobili fini dell’informazione, strumento utile ad assicurare lo sviluppo culturale e politico della collettività e quindi a dare impulso al progresso civile e di partecipazione democratica – precisa – non devono consentire il ricorso all’uso strumentale e deviato delle notizie, non possono legittimare verità parziali». L’avvocato Falcone si è dediNea • Gennaio 2011

cata anche allo studio approfondito del cosiddetto “diritto ambientale”, tanto da costituire l’Adas, Associazione per la difesa dell’ambiente e della salute, di cui è presidente «È un’associazione che vuole essere uno strumento di denuncia dei disastri ambientali perpetrati in una delle più belle regioni d’Italia e di pressione verso la risoluzione dei problemi legati all’inquinamento mettendo al primo posto la salute. L’ambiente è passato da uno stato di sfruttamento smisurato a un contesto da analizzare, proteggere e trasformare. Tale differente approccio è legato all’attenzione verso gli enormi scempi a cui assistiamo da decenni e anche la normativa ambientale si è evoluta di conseguenza, ma rimane ancora tantissimo da fare sia a livello legislativo, sia nella fase di applicazione del diritto che in quella di esecuzione della normativa vigente in materia». 197


Il ruolo dell’avvocato Saveria Mobrici

L’avvocato è ancora un difensore etico? La crisi della giustizia italiana coinvolge tutta la classe forense. Ma gli avvocati vogliono reagire e ribadire l’importanza del loro lavoro. Come sottolinea Saveria Mobrici di Maria Elena Casadei L’avvocato Saveria Mobrici avvocato.mobrici@libero.it

«L’

ormai enorme numero degli avvocati ha portato, da alcuni anni, l’avvocatura ad aspetti di marginalità sociale ed a un quadro della professione forense sempre meno soddisfacente. Tuttavia, recentemente, nell’ambito di un processo di recupero di consapevolezza, si possono osservare i segni, seppur frammentari, del nuovo atteggiamento di un’avvocatura che manifesta una volontà di riprendersi il ruolo di centralità sociale dal respiro costituzionale, che recuperi la propria identità culturale». L’avvocato Saveria Mobrici con queste parole introduce la realtà dell’attuale situazione dell’attività forense italiana. «Si afferma, così, sempre più, la coscienza del fatto per cui nessuno, in questo momento storico, può sottrarsi al confronto quotidiano con la formula del giuramento pronunciato all’atto dell’ingresso nella professione di avvocato». D’altronde l’avvocatura è chiamata ad interpretare l’epocale trasformazione della professione, cui un impulso è offerto dall’ingresso, anche nell’ordinamento italiano, di istituti e schemi del tutto innovativi quali la “mediazione”, con i nuovi spazi aperti alla “conciliazione”. «A questa ottica si ispira l’attività del mio studio professionale, il quale opera a Roma e, all’ambito delle competenze che vanno dal diritto penale a quello civile e commerciale, coniuga una presenza del tutto innovativa 198

dello spazio affidato all’incontro e confronto con l’esperienza degli altri colleghi, che ha portato, come sua naturale conseguenza, alla creazione dell’Associazione “Le Toghe” di cui sono cofondatrice e Presidente sin dalla sua nascita avvenuta nell’aprile 2008». Nei numerosi convegni e nei corsi di formazione organizzati fino a oggi dall’Associazione, «sono stati scandagliati gli aspetti più critici dell’odierno dibattito giuridico e della professione forense, dando attenzione alle più varie voci dell’avvocatura, del mondo accademico e della magistratura, con l’obiettivo di difendere, anche così, l’avvocatura dall’immagine e dal luogo comune secondo cui essa sarebbe creatrice della attuale paralisi della giustizia». L’impegno della classe forense, che tiene a difendersi da questo preconcetto, può, come sottolinea l’avvocato Saveria Mobrici, riassumersi nelle parole dell’avvocato Remo Danovi, già Presidente del Consiglio Nazionale Forense: «l’avvocato è il difensore etico della causa della giustizia, è la coscienza critica dei malanni dell’illegalità, è il richiamo costante contro la sopraffazione e la violenza. Certo, molte volte il fascicolo quotidiano assorbe le forze, e le azioni intraprese sembrano dettate da interessi personali, nella difficoltà di trasformare una protesta in un diritto: ma la funzione dell’avvocato non è mai stata posta in discussione nei suoi valori sociali e costituzionali, quale espressione di indipendenza e libertà». Gennaio 2011 • Nea



Il ruolo dell’avvocato Marisa Elisabetta Gallo

Funzioni e responsabilità legali

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er garantire il rispetto e la tutela di ogni ambito del diritto, oggi cresce la tendenza a concepire e affrontare ogni approccio giurisprudenziale in chiave specialistica, nonché interdisciplinare. Dal diritto di proprietà a quello di famiglia, dalle materie contrattuali al diritto successorio, dalle responsabilità civili e professionali alle materie legate alle questioni condominiali e locatizie, «l’avvocatura, non solo individualistica, può costituire un valido supporto per garantire il migliore funzionamento della società». L’incipit dell’avvocato Marisa Elisabetta Gallo, associata al collega Francesco Maria Ortona, anticipa le dinamiche secondo cui l’evoluzione del tradizionale studio civilistico ha portato ad accrescere le responsabilità dei legali e la collaborazione tra i vari membri dello studio. «L’aggiornamento professionale è imprescindibile ed essendo parimenti impossibile poterlo sviluppare su tutti i settori specifici in maniera paritaria, si rivela necessaria la ripartizione delle competenze interne e, in molti casi, la compenetrazione disciplinare che ne conviene». Tra i continui cambiamenti cui è soggetta la pratica della professione forense, l’avvocato Gallo pone in rilievo anche le difficoltà attribuibili all’abnorme espansione del numero di iscritti e riconosce nelle incisive metamorfosi socio-economiche la responsabilità di una crisi identitaria dell’avvocatura. Per questo «soprattutto nella formazione professionale continua e nel rispetto assoluto delle norme deontologiche che le sono proprie, l’avvocatura può trovare la ragione del suo essere insostituibile presidio della tutela della libertà e dei diritti civili nella società contemporanea». È altresì importante per gli avvocati Gallo e Ortona creare un equilibrio tra rapporto personale e rapporto economico instaurato con il cliente. «Il cliente non va fagocitato – commenta Gallo – ma gli va fornito l’indispensabile supporto tecnico che, anche attraverso la ricerca di adeguate soluzioni stragiudiziali, possa fornire una risposta il più efficiente possibile alla problematica giuridica che viene sottoposta». Non può essere taciuto

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Presidio insostituibile della tutela della libertà e dei diritti. Per la civilista Marisa Elisabetta Gallo l’avvocatura costituisce la garanzia a un migliore funzionamento della società e dei rapporti interpersonali di Giorgio Conti

Gli avvocati Francesco Maria Ortona e Marisa Elisabetta Gallo sono titolari di studio legale in Chiavari e in Santa Margherita Ligure gallomarisa@libero.it

infatti che la ritualizzazione dello scontro nella fase processuale vede, ormai da anni, una cronica dilatazione dei tempi della giustizia, che rendono di difficile e soprattutto non tempestiva realizzazione le legittime aspettative del cittadino. «Siamo in attesa di una complessiva riforma della giustizia con inerente potenziamento delle risorse strutturali, che tenga conto della necessità di un imprescindibile ed equilibrata dialettica tra l’avvocato e il giudice in ossequio al dettato costituzionale che ad assegna anche alla difesa un ruolo di rilevanza istituzionale paritario e complementare a quello del magistrato”. Gennaio 2011 • Nea



Stalking Paola Balducci

Non abbassiamo la testa davanti alle ingiustizie Un richiamo rivolto a tutte le donne che subiscono violenza e che, per paura, non riescono a difendersi. Paola Balducci spiega perché, grazie alla legge, non ci sono più scuse per chi abbassa la testa dinanzi alle ingiustizie di Andrea Moscariello

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onne sole, donne abusate, donne ricattate. È inquietante, a pensarci, il quadro complessivo delle molestie e dei reati che subiscono milioni di donne nel nostro paese. La maggior parte di queste azioni, poi, avvengono tra le mura domestiche, infrangendo quella linea di protezione familiare e domiciliare su cui ogni essere umano spera di poter fare affidamento. Le istituzioni, per fortuna, non stanno sempre a guardare. E attraverso le leggi offrono quegli strumenti necessari per difendersi dalle violenze, fisiche o psicologiche. Una prerogativa che l’Onorevole Paola Balducci conosce molto bene. Penalista, docente di diritto e procedura penale, autrice e politico. Attività differenti tra loro, ma pur sempre intersecabili attraverso un fil rouge, quello della giustizia, che da sempre contraddistingue la sua carriera. Di recente la Balducci è stata insignita del premio “La Mela D’Oro”, assegnatole dalla Fondazione Belisario, in Confindustria, per l’impegno professionale e accademico nel settore della giustizia. Ed è principalmente in difesa dei più deboli che si muove l’attività della Balducci. «È sempre stato questo il leitmotiv della mia vita – racconta l’onorevole – in particolare a fianco delle donne». La sua più recente battaglia? Lo stalking. Onorevole, le donne sono consapevoli degli strumenti che hanno a disposizione per difendersi da questo reato? «Purtroppo occorre fare una premessa. Il problema, ancora prima della riconoscibilità degli strumenti giudiziari, sta nel fatto che molte donne nemmeno si rendono conto di subire un reato. Una ricerca effettuata proprio in questi tempi ha fatto emergere un dato allarmante, e cioè che solo il 18% delle donne italiane ritiene le violenze familiari come un reato. E questa ignoranza è trasversale. La si trova al Nord, al Sud, tra strati sociali differenti. Moltissime donne, per esempio, non considerano 202

L’Onorevole avvocato Paola Balducci durante la consegna del premio “La Mela d’Oro” segreteria@studiolegalebalducci.it

quella psicologica una violenza. Mentre a volte rappresenta una delle forme più feroci di oppressione. Molte persone vengono annientate psicologicamente dai loro familiari». Con la legge, però, qualcosa è cambiato. «Certamente. Si tratta di un grandissimo passo in avanti. Fino a poco tempo fa non esisteva nemmeno il reato di stalking. Certo, come ogni legge giovane, per così dire, presenta alcune criticità».

A quali si riferisce soprattutto? «Chi subisce stalking ha la possibilità di querelare in un arco temporale di sei mesi. Si tratta di una querela irretrattabile. Il problema è che questo strumento è debole, a mio parere sarebbe stato più opportuno prevedere una perseguibilità d’ufficio. Ci tengo, però, a informare i cittadini che esistono, al tempo Gennaio 2011 • Nea


IL PROBLEMA, ANCORA PRIMA DELLA RICONOSCIBILITÀ DEGLI STRUMENTI GIUDIZIARI, STA NEL FATTO CHE MOLTE DONNE NEMMENO SI RENDONO CONTO DI SUBIRE UN REATO. IN ITALIA SOLO IL 18% DELLE DONNE ITALIANE RITIENE LE VIOLENZE FAMILIARI COME UN REATO stesso, altri strumenti utilissimi. A partire da quello della diffida».

a denunciare le violenze subite. La legge è un diritto, ma anche un dovere, per tutti».

Che genere di aiuto consente? «È vero che ognuno di noi può querelare, ma se nei sei mesi previsti per la querela si subiscono minacce, ricatti, persecuzioni, possiamo anche rivolgerci alla questura per richiedere un provvedimento di diffida. Dopo la diffida, se il soggetto continua la sua attività persecutoria, il reato diventa perseguibile d’ufficio. Altra cosa importante, poi, è che dal momento in cui ha inizio il procedimento, in ogni istante il magistrato può far emettere una misura cautelare, vale a dire l’obbligo di non avvicinamento nei luoghi dove la vittima, o presunta vittima, svolge attività lavorative o familiari».

A parte il suo impegno, ammirevole, sul tema dello stalking, quali altri obiettivi si pone per il nuovo anno? «Professionalmente, quello di trovare sempre nuovi stimoli. E poi c’è l’impegno politico, che ritengo altrettanto importante. Per noi donne farci strada in questo mondo è sempre più difficile che per gli uomini. Si parla tanto di parità, ma in ogni campo la donna deve comunque lavorare e impegnarsi maggiormente. Inoltre, al di là della questione di genere, il mio ruolo di penalista, in questo contesto storico, trovo sia fondamentale. Tante volte la giustizia penale deve colmare dei vuoti politici. Molti non si rendono conto che il nostro non è un lavoro puramente d’ufficio, dobbiamo stare accanto alle persone durante i momenti più bui della loro esistenza, incoraggiandole e garantendo loro giustizia. Faccio questo mestiere da molti anni eppure ancora oggi, quando vado a parlare con qualcuno in carcere ho una stretta al cuore. Non bisogna mai dare per scontata la libertà».

Secondo lei perché, allora, molte donne non reagiscono? «Perché hanno paura, perché si sentono non tutelate. Questa è una società afflitta dal male della solitudine. Siamo noi operatori della giustizia, dagli avvocati ai politici fino ai giudici, a dover smuovere le acque. Anche su queste prerogative abbiamo creato l’Associazione Lightonstalking, di cui sono presidente. Si tratta di un comitato la cui logica, perdonate il gioco di parole, è quella di “adottare una vittima”. Cerchiamo di far capire a ogni avvocato sensibile nei confronti di questo tema, che se ognuno di noi professionisti si facesse carico, a titolo gratuito, di almeno uno o due casi, potremmo aiutare moltissimo il tessuto sociale. Molte donne non hanno i mezzi per difendersi e credo sia un nostro dovere aiutarle. Ma non basta. Occorre diffondere una cultura delle giustizia che porti queste donne Nea • Gennaio 2011

Quale il suo auspicio per il futuro? «Vorrei vedere più donne in politica. Abbiamo una sensibilità più spiccata su alcuni temi rispetto agli uomini, e credo che l’Italia abbia bisogno di un maggior supporto da parte della classe dirigente femminile. Poi, certo, non bisognerebbe ragionare solo in termini di genere, il confronto tra uomini e donne è una delle cose più straordinariamente stimolanti e costruttive che la natura umana ci concede». 203


Diritto di famiglia Maria Tozzi

L’affido condiviso protegge i minori

Separazioni e divorzi non sono mai semplici da gestire, ma oggi c’è uno strumento in più a favore dei minori, l’affido condiviso. Ne parliamo con l’avvocato Maria Tozzi di Belinda Pagano

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l diritto di famiglia è da sempre una questione delicata. Separazioni e divorzi, affido condiviso e rapporti tra ex coniugi non sono mai semplici da gestire. In più, la difficoltà a tenere unita una famiglia è un fenomeno sempre più diffuso in Italia e, per questa ragione, l’importanza di tutelare il minore è diventata di primaria importanza. Maria Tozzi, avvocato specializzato nel tema del diritto di famiglia e dei minori, spiega come muoversi in situazioni così delicate.

Ritiene che la sua esperienza di vita, essendo lei una donna divorziata e con figli, abbia influenzato il suo modo di affrontare le problematiche relative al diritto di famiglia e alla tutela dei minori? «Assolutamente sì. 204

Prima di tutto mi ha permesso di individuare in prima persona quali sono i meccanismi nelle separazioni, sia per quanto concerne i genitori sia per quanto riguarda i minori. In queste casistiche familiari, ci sono dei meccanismi ripetitivi, come ed esempio la rabbia e i rancori. Vi è un intero mondo di parole non espresse, di messaggi inconsci, che influiscono sia sui minori coinvolti, che nella modalità di approccio al contenzioso. La madre, ad esempio, dovrà elaborare il dolore per il bene dei figli, un processo che richiede dei tempi molto lunghi. Compito dell’avvocato è prendere atto di questi meccanismi, comunicarli e aiutare il cliente ad affrontare le future situazioni».

Che ruolo ha l’avvocato in questi casi? «Per le perGennaio 2011 • Nea


sone che ci consultano per le separazioni e i divorzi, l’avvocato è il punto di riferimento, il pilastro sul quale appoggiarsi. Ha un grande potere, anche psicologico sull’assistito ed è suo dovere soffermarsi su alcune dinamiche familiari e in seguito consigliare il da farsi. Se l’avvocato non è un guerrafondaio, e purtroppo l’esperienza mi insegna che ce ne sono, il suo compito è quello di aiutare l’assistito anche dal punto di vista umano oltre che legale, soprattutto se si parla di diritto di famiglia e tutela dei minori».

Cosa pensa dell’affido condiviso? «Da un punto di vista prettamente pratico, i cambiamenti non sono così radicali poiché il giudice stabilisce comunque con quale dei due genitori il figlio deve vivere, normalmente la madre. La madre, con l’affido esclusivo, poteva fare il bello e il cattivo tempo, prendere tutte le decisioni inerenti alla vita del figlio. Oggi, in teoria, le decisioni devono essere prese congiuntamente da entrambi i genitori. Ciascun genitore tuttavia, qualora il giudice lo preveda, può prendere decisioni di ordinaria amministrazione singolarmente, quando il figlio è con lui. La forza vincente di questa legge è l’essere

riuscita a creare una nuova mentalità, dando finalmente un ruolo al padre, responsabilizzandolo e togliendo quel potere esagerato e illegittimo, che aveva solamente la madre».

Lei ritiene che l’essere donna, e quindi anche l’essere più ricettiva ed empatica, influisca positivamente sul suo lavoro? «Essere donna vuol dire essere più sensibile su alcune tematiche, specialmente sul diritto di famiglia, ma non esclusivamente. La mia è stata una scelta professionale mirata: lavorare con privati o con piccole e medie aziende implica rapporti interpersonali che sono il punto forza della professionista donna. Quando infatti si lavora per grandi aziende subentra una dispersione, si è contattati da referenti ogni volta diversi, e l’umanità viene quasi meno. Il rapporto interpersonale rende il lavoro più arricchente sia per il professionista che svolge il suo lavoro, sia per l’assistito che si trova davanti un avvocato interessato al suo caso, competente e che lo conosce anche a livello umano».

Secondo lei in Italia si hanno ancora dei preconcetti riguardo a donne che svolgono un lavoro ritenuto nei secoli prettamente maschile? «Sicuramente sì e il ruolo dell’avvocato continua ancora oggi a essere ritenuto maschile. La donna la si vede più atta a occuparsi di certi ambiti, come ad esempio il diritto di famiglia. Ma non è solo un discorso legato al mio settore. Si guardi ad esempio il settore medico: la donna la si vede più adatta a specializzarsi in ginecologia piuttosto che in chirurgia. Difficilmente ritroviamo professioniste che occupano questi ruoli e una volta trovate, possiamo notare come queste si comportino come uomini, perdendo le loro origini e i loro punti forza prettamente femminili. La donna è ancora fortemente penalizzata dall’occuparsi, oltre che al lavoro, anche della famiglia e dei figli. Questo a meno che la donna non rinunci a un certo tipo di vita o collochi la sua vita famiglia al secondo posto. Il discorso cambia quando la donna raggiunge una certa età e i figli crescono. La donna si può impegnare al cento per cento A sinistra, l’avvocato Maria Tozzi. Sopra i professionisti del Pool 360, nelle sue passioni lavorative. Io sono un gruppo di professionisti di vari settori, avvocati, notai, commercialisti, medici, l’esempio lampante». architetti e tecnici coi quali la stessa collabora studiolegaletozzi@gmail.com

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Diritto di famiglia Simonetta Vannucci

Bigenitorialità complicazioni e prospettive

Sempre più spesso si sente parlare di famiglie disgregate, genitori che litigano, figli che si ritrovano in situazioni difficili e psicologicamente insostenibili. Ne abbiamo parlato con Simonetta Vannucci di Belinda Pagano

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a maggior parte delle trattazioni ordinarie del diritto di famiglia riguardo al regime di coniugio hanno per oggetto la separazione o il divorzio dei coniugi, mentre in relazione alla famiglia di fatto le controversie più comuni sono quelle che si instaurano tra i genitori, in ordine alle modalità di affidamento dei figli e al contributo di mantenimento a carico di ciascuno di essi in favore degli stessi minori. Abbiamo parlato con l’avvocato Simonetta Vannucci, che ormai vanta un’esperienza nel campo di quasi trent’anni. «Purtroppo nell’ultimo decennio tali controversie hanno subito un notevole incremento. Si consideri infatti che le

L'avvocato Simonetta Vannucci insieme alle collaboratrici nel suo studio legale di Empoli (FI) simonettavannucci@studiolegalevannucci.it

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unioni coniugali sono sempre più soggette a essere interrotte e la crisi della famiglia di fatto, per quanto concerne la mia esperienza, si verifica sempre più spesso al momento in cui nasce un figlio». Il ricorso a chi pratica il mestiere forense si rende sempre più necessario e la materia diventa giorno dopo giorno sempre più specialistica. «La scelta del legislatore dell’applicazione del principio della bigenitorialità, come contenuto nella legge n.54/2006, impone agli operatori della materia un sempre più attento discernere della posizione dei figli minori. La situazione a mio parere si fa ancora più delicata nei procedimenti innanzi il Tribunale per i minorenni ove le decisioni sempre più frequentemente si rivolgono in favore di bambini molto piccoli. Fermo restando l’affidamento condiviso tra i genitori, con collocamento dei minori presso uno di essi, il calendario di incontri e visite con il genitore non collocatario diventa terreno di scontro diretto tra gli stessi e non risulta di facile soluzione l’adozione di un calendario che rispetti l’interesse del minore a un quotidiano sereno nel rispetto del diritto di pari frequentazione tra gli stessi genitori». Dinamiche complesse in cui è difficile trovare punti d’incontro. «Le asperità divengono ancora più marcate, allorché uno dei due genitori, come spesso avviene, inizi la convivenza con un nuovo partner. È mia opinione che la tutela operata in favore dei minori nel caso di disgregazione familiare, da parte degli operatori del diritto sia ben poca cosa rispetto alle difficili situazioni che gli stessi minori nel quotidiano devono affrontare, tant’è che in mancanza di una gestione accorta da parte di uno di entrambi i genitori, questi figli sono e rimangono “canne al vento”». Tutelare i minori è un argomento delicato e di importanza fondamentale per il futuro del nostro paese. Gennaio 2011 • Nea



Consulenza sentimentale e psicologica Tiziana Cerra

Concediamoci una seconda opportunità

Ci sono domande alle quali è quasi impossibile rispondere. Cos’è l’amore? L’amore può durare? Quali sono i suoi ingredienti? A parlare è Tiziana Cerra di Belinda Pagano

C

i sono domande, specialmente quelle che riguardano la sfera emozionale, alle quali è quasi impossibile rispondere. Ma perché è così difficile trovare una strada? Non è scontato incontrarsi e capirsi, non è semplice amare, non è sicuro desiderare di continuare a farlo crescendo insieme, non è automatico sentire e “ascoltare” l’altro, non è scontato rinunciare a cambiare l’altro invece di modificare se stessi. Ne abbiamo discusso con Tiziana Cerra, Love trainer di EuroStudio, agenzia che si occupa di consulenza sentimentale e psicologica e che ha una peculiarità particolare: uno sportello privilegiato per uomini e donne Single Senior over 45.

Come possiamo spiegare il significato della parola “amore”? «L’amore, come lo definisce il grande filosofo italiano Remo Bodei, è un paradosso. Il paradosso risiede nel fatto che all’interno di questo sentimento possano coesistere stati d’animo, bisogni, ed emozioni in antagonismo fra loro. L’amore si nutre di sicurezze ma pure di incertezze, ha bisogno di continue rassicurazioni e di gioia incostante, è un supera-

mento dei propri limiti, di se stessi, che deve contrastare la mortificante quotidianità. L’amore ci regala una sensazione di crescita, di arricchimento, liberazione dal proprio ego atrofizzato. Ma lo stesso sentimento può essere l’esatto contrario se non ricambiato adeguatamente e rappresentare un motivo di distruzione e autodistruzione. Nell’amore nulla è stagnante, monotono, cristallizzato, tutto è intenso, in movimento, in trasformazione».

Cosa occorre all’amore per durare nel tempo? «Per durare l’amore deve camminare in bilico su un pericoloso crinale che ci costringe alla ricerca continua di un rinnovato equilibrio. Ma l’amore in quanto eros, è pure un gioco. Un gioco dove ci si rincorre, si fugge per poi essere catturati. Per poter giocare occorrono però tutte le arti della seduzione che vanno esercitate sempre nel corso del rapporto di coppia e non solo all’inizio. Tutto questo richiede una costante ricerca della giusta distanza tra noi e l’altro. D’altro canto l’amore è difficile perché presuppone quello che in logica si chia-


merebbe “doppia contingenza”».

Ci può spiegare in che cosa consiste la doppia contingenza? «Significa che se sono un individuo fra circa 900.000 abitanti della sola Torino, già risulta difficile incontrare qualcuno che io riesca ad amare, ma non solo, è doppiamente difficile che questo individuo si innamori a sua volta di me. Eppure trovare l’altra metà non è una cosa alla quale possiamo rinunciare. Ricomporre quell’unità, che citando Aristofane, Zeus aveva tagliato in due, diventa una necessità inestinguibile nel corso di tutta la vita». La vostra attività si basa proprio su questo? «Esatto. Eurostudio è un centro di consulenza sentimentale e psicologica per aiutare a ricomporre questa interezza dalla quale dipende la nostra felicità. Nel centro, presente da tempo nel territorio torinese con una consolidata esperienza, operano consulenti, coaching, psicologi, figure, ognuna delle quali, contribuiscono a far chiarezza in noi nella ricerca dell’anima gemella. È un laboratorio esperienziale, dove i temi dell’affettività sono oggetto di discussione e confronto con lo psicologo che collabora con il centro. Infatti, si offre a tutti la possibilità di parlare d’amore, di scambiare opinioni, emozioni, esperienze». Come è nata la vostra attività? «Eurostudio nasce dall’esperienza di matchmaking mia e di mio fratello, Claudio Cerra. È una comoda e informata alternativa per i single, in costante e continuo aggiornamento. Eurostudio, da sempre si distingue per un servizio che richiama persone di buona cultura ed educazione, un target medio alto di persone motivate ad incontrare un partner con analoghi gusti e interessi». Nea • Gennaio 2011

Con quali mezzi affrontate le esigenze di individui che vogliono incontrare una persona con la quale condividere la propria vita? «Possediamo un database facilmente consultabile e ricco di opportunità per ogni esigenza. Inoltre al servizio del cliente lavorano professionisti fortemente motivati e altamente dedicati. Possediamo una struttura che crede nella diffusione della cultura di un benessere che si basa sull'unità di mente, corpo ed emozioni e sull’abbattimento delle barriere dell’autolimitazione. Contiamo anche su un know-how fresco e attuale, appreso dopo qualche sbirciatina all’estero per mettere a punto idee e congetture, realizzate finalmente nella nostra città, a differenza di quanto generalmente accade in Torino, piazza notoriamente difficile e spigolosa, per conoscersi e aggregarsi».

Sotto, Sotto, Tiziana Cerra, Love Trainer di Eurostudio, agenzia che si occupa di consulenza sentimentale e psicologica e Claudio Cerra, anche lui fondatore di Eurostudio www.eurostudioservice.com

La vostra attività come si differenzia dalla concorrenza? «Eurostudio è tutto tranne che la classica e obsoleta agenzia matrimoniale. Perché non basta far incontrare due persone sulla base di una fotografia, in quanto

L’OBIETTIVO NON È CREARE UNIONI A OGNI COSTO, MA RIUSCIRE A CREARE MERAVIGLIOSE OCCASIONI IN CONTESTI NUOVI E ATTUALI, NON GHETTIZZANDO I SINGLE, MA CREANDO PER LORO POSSIBILITÀ INNOVATIVE E RISERVATE PER NUOVE E MIRATE CONOSCENZE l’obiettivo non è creare unioni a ogni costo, ma riuscire a creare meravigliose occasioni in contesti nuovi e attuali, non ghettizzando i single, ma creando per loro possibilità nuove e riservate per nuove e mirate conoscenze. Si cerca quindi di andare oltre alla semplice scheda personale, di unire le differenze per arricchire le persone, confidando nel valore dell’individualità di ognuno». 209




Editoriale Per la salute delle donne

“L

a politica per passione, la chirurgia plastica come scelta di vita e di cuore". Questa frase sintetizza al meglio ciò che sono. Dal 2008, infatti, la mia vita si divide tra il mio studio professionale a Torino e l'Aula del Senato della Repubblica a Roma. Sono medico specialista in chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica, in particolare negli ultimi anni mi sono concentrata sulla medicina anti aging. La politica è stata sin dai tempi del liceo un mio grande interesse; non me sono mai potuta occupare attivamente per il grande impegno dedicato prima ai miei studi e poi alla mia professione. Nel 2008, invece, accettai volentieri la candidatura al Senato, convinta di poter dare il mio contributo in una fase importante per il nostro Paese. La mia formazione professionale coincide in qualche modo con la mia attività parlamentare in quanto sono componente della Commissione permanente Igiene e Sanità e di quella parlamentare per l'Infanzia. Questo mi dà la possibilità di continuare a coltivare la passione per la medicina e la salute, soprattutto quella legata al mondo femminile e infantile. Sono la coordinatrice dell'indagine conoscitiva sulle malattie ad andamento degenerativo di particolare rilevanza sociale. Mi riferisco in particolare al tumore alla mammella, alle malattie reumatiche croniche e alla sindrome da Hiv. Il gruppo di lavoro è composto da alcune senatrici che fanno parte come me della Commissione Igiene e Sanità. Il nostro lavoro per prevenire e curare il tumore alla mammella è stato molto apprezzato in sede Europea - lo scorso novembre abbiamo incontrato a Bruxelles i responsabili della commissione ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare del Parlamento Europeo. Proprio, infatti, dall'Unione Europea è stata promossa negli ultimi anni, una

di Maria Rizzotti,

Senatrice e specialista in chirurgia plastica e ricostruttiva, esercita a Torino rizzotti.maria@libero.it

CON L'ISTITUZIONE DEL REGISTRO NAZIONALE DEGLI IMPIANTI PROTESICI MAMMARI, PROMOSSA DAL GOVERNO, SI ASSICURANO LE MIGLIORI CONDIZIONI POSSIBILI DI SICUREZZA E DI GARANZIA PER LA SALUTE DELLA DONNA campagna di sensibilizzazione sul tumore al seno rivolta a tutti gli Stati affinché essi pongano in essere iniziative volte ad affrontare, con sempre maggiore attenzione, questo tipo di carcinoma, purtroppo ancora prima causa di morte per la donna in tutto il mondo. Sono inoltre relatrice di un importante disegno di legge che prevede l'Istituzione del registro nazionale e dei registri regionali degli impianti protesici mammari, obblighi informativi alle pazienti, nonché il divieto di intervento di plastica mammaria alle persone minori. Tali registri, istituiti presso il Ministero della Salute e presso le regioni (o le province autonome) si inquadrano nel campo del monitoraggio clinico ed epidemiologico delle attività di chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica, per assicurare le migliori condizioni possibili di sicurezza e di garanzia per la salute della donna. 212

Gennaio 2011 • Nea



Formazione continua in medicina Cosma Antonia Tullo

L’aggiornamento scientifico in campo medico

Aggiornare i professionisti della salute significa per Cosma Antonia Tullo rendere alla comunità un servizio indispensabile, «attraverso la strutturazione del migliore percorso possibile di aggiornamento scientifico per il medico» di Lucrezia Gennari

S

econdo Cosma Antonia Tullo, socio fondatore e Amministratore unico di Contatto, provider nazionale E.C.M. (Educazione Continua in Medicina), la realtà territoriale dell’Italia è ben diversa da ciò che vorrebbe e potrebbe essere. «Il nuovo ruolo ricoperto da noi provider accreditati al Ministero della Salute, quali primi garanti della qualità dell’offerta formativa, rivolta agli operatori della salute, ci impone maggiore serietà e impegna la nostra figura in modo incondizionato, per questo - afferma - il solenne impegno di noi provider è di fondamentale importanza per il concreto sviluppo delle attività formative nazionali sotto l’Egida ECM». Cosma Antonia Tullo ha fondato la sua società di servizi

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relativi alla formazione continua in medicina nel 1985. «L’obiettivo era ed è portare nuove e preziose informazioni ai professionisti del settore».

Che cos’è per lei l’ECM? «A livello teorico e anche pratico, l’ECM è quel processo attraverso cui il professionista della salute si mantiene aggiornato per rispondere ai bisogni dei pazienti, alle esigenze del Sistema sanitario e del proprio sviluppo professionale. A livello personale, vivo invece l’ECM come l’unica, vera opportunità di rendere alla comunità un servizio davvero indispensabile, quindi concorrere alla salvaguardia della salute e della vita stessa di noi tutti, attraverso la strutturazione del migliore percorso possibile di aggiornaGennaio 2011 • Nea


La dottoressa Cosma Antonia Tullo, amministratore unico e fondatore di Contatto Srl con sede a Torino, provider E.C.M. Nazionale www.contatto.tv

mento scientifico per il medico».

In cosa ritiene davvero efficace la sua società? «La formazione continua in medicina, così come tutte le discipline a indirizzo scientifico, comprende l’acquisizione di conoscenze attuali, nuove abilità e attitudini, utili a un esercizio della professione competente ed esperto. Per poter acquisire queste buone pratiche, è di fondamentale importanza, avere a disposizione percorsi formativi studiati ad hoc per il professionista in questione, e di sicuro, non esiste metodo migliore dell’indagine sul campo per individuare i cardini su cui sviluppare validi progetti formativi. Questa è una delle attività per cui la mia società, ad oggi, è riconosciuta quale punto di riferimento a livello nazionale, aspetto che mi rende particolarmente orgogliosa, poiché stiamo parlando delle basi stesse su cui si fonda il concetto di Educazione Continua in Medicina». Perché si è da sempre occupata anche di editoria scientifica? «Perché editoria “è fare formazione”! Sostanzialmente ho sempre visto nella complementarietà, la strada giusta che porta al successo di un’impresa e, in questi termini, l’editoria scientifica rappresenta il miglior completamento all’attività formativa iniziale. Attraverso le pubblicazioni editate a supporto delle attività formative realizzate fino ad oggi, posso dire, con evidente entusiasmo, che Nea • Gennaio 2011

L’ECM È QUEL PROCESSO ATTRAVERSO IL QUALE IL PROFESSIONISTA DELLA SALUTE SI MANTIENE AGGIORNATO PER RISPONDERE AI BISOGNI DEI PAZIENTI, ALLE ESIGENZE DEL SISTEMA SANITARIO E DEL PROPRIO SVILUPPO PROFESSIONALE

abbiamo ottenuto risultati eccelsi ai fini del goal educazionale, attuando un piano di formazione continua e sostenuta nel corso del tempo. In questo modo, un corso di aggiornamento, non rimane fine a se stesso ma diventa parte di un percorso educativo duraturo, che sostiene e accompagna il professionista della salute verso l’eccellenza».

Quale è stata la missione più ardua? «Indubbiamente lavorare in sincrono e in simultanea con tutte le aziende sanitarie locali del territorio italiano per le emergenze dell’influenza aviaria e della meningite batterica che si sono presentate nel 2006 e 2008. In queste occasioni abbiamo davvero cambiato il modo di vivere l’ECM, per gli operatori della

salute infatti è stata una bella sorpresa avere finalmente dalla loro, professionisti seri che non solo si preoccupavano di portare informazioni essenziali in tempi immediati, ma che vivevano l’emergenza dal punto di vista di chi è in prima linea. Siamo stati noi, in qualità di Provider ECM a gestire su scala nazionale 250 Corsi di aggiornamento sulle emergenze, organizzati in 10 giorni, ottenendo il totale e pieno successo dell’iniziativa, che non solo comprendeva la collaborazione diretta con 203 distretti ASL, ma che vedeva impiegate immense forze sul campo per gestire 1.400 relatori e ben 22.000 medici partecipanti nel totale. Questo a testimonianza di quanto serio e caparbio sia, il nostro impegno in ambito ECM». 215


Medicina naturale Giovanna Orlando

Verso un nuovo rapporto tra medico e paziente Non solo farmaci. La cura della patologia può essere supportata anche da altre metodiche di medicina naturale. Giovanna Orlando spiega come ha voluto ampliare la sua conoscenza medica di Eugenia Campo di Costa

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ggi la cura della salute richiede una preparazione ad ampio raggio, per poter individuare e curare al meglio, paziente per paziente, ogni tipo di patologia. La dottoressa Giovanna Orlando, patologo clinico, non si stanca di approfondire e imparare discipline complementari, che possono offrire alla cura della malattia ulteriori supporti. E allo scopo di diffondere questo sapere tra medici professionisti e non, ha anche fondato una scuola, la Genesis di Roma, dove si tengono corsi che spaziano dalla riflessologia, all’energetica dei sistemi viventi applicata all’agopuntura, dalla nutrizione alla fitoterapia. La dottoressa Orlando si è sempre occupata anche di nutrizione e, a causa di problemi di salute personali, ha deciso di guardare oltre il suo sapere e di interessarsi alla medicina naturale. «La medicina naturale ha una visione completamente diversa della malattia e soprattutto del malato – afferma -. Parte dalla persona, cercando di individuarne le problematiche e le caratteristiche, dunque non prevede protocolli standard che curano i sintomi, cerca di capire la causa originaria della patologia». Il suo percorso l’ha portata anche a focalizzarsi sull’importanza dell’intestino e dell’idrocolonterapia. «L’intestino è il secondo cervello, lo stato di salute del corpo e quello della mente sono strettamente connessi. Una corretta nutrizione, unita a trattamenti di idrocolonterapia e a un lavoro sulla parte emotiva della persona, permette di riequilibrare l’intestino, eliminare le tossine e migliorare lo stato di salute». A questo scopo, è fondamentale il rapporto che si instaura tra medico e paziente. Il professionista deve entrare in empatia con il suo assistito affinché questi si apra, per aiutarlo a capire le cause della malattia, e affinché segua le cure indicate. «I miei pazienti

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La dottoressa Giovanna Orlando riceve a Roma genesisorlando@tiscali.it

mi chiamano per nome – continua la Orlando -. Tolgo anche il camice durante le visite proprio per eliminare ogni elemento di distacco tra medico e paziente. E soprattutto ascolto tantissimo chi si rivolge a me, cercando di capire anche i suoi silenzi e il linguaggio non verbale». Tecniche come l’idrocolonterapia,l’agopuntura o l’omeopatia, secondo la dottoressa in certi casi possono rivelarsi proprio le vie più adatte da seguire. «Ogni tipo di metodica non è una panacea ma è uno strumento in più che, combinato magari con altre metodiche, può essere realmente efficace – afferma la Orlando -. Il problema dei medici, spesso, è quello di non essere umili. Credono, frequentando anche i corsi di aggiornamento, di sapere già tutto. Ma spesso non è così. Non si finisce mai di imparare e anche le discipline di medicina naturale possono essere realmente risolutive. Ho scelto di fondare la scuola, per diffondere conoscenza. Nei professionisti, ma anche in chi non è medico». E il nome Genesis non è casuale, segna sempre un nuovo inizio. Gennaio 2011 • Nea



Disordini alimentari Patrizia Borrelli

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l primo nemico della salute è la disinformazione. Un fenomeno che riguarda frequentemente il trattamento di magrezze e obesità ignorandone le associate disfunzioni metaboliche. I fattori che causano disordini alimentari scaturiscono dal rapporto emotivo che ognuno di noi ha con ciò che ingerisce. A parlarne è la dottoressa Patrizia Borrelli, endocrinologa. «Molti aspetti collaterali all’aumento o alla perdita di peso, come peluria, disordini mestruali, scarsa fertilità, vengono sottovalutati e trattati con reiterati tentativi di correzione calorica impropria, ignorando potenziali condizioni ormonali - spiega Patrizia Borrelli -. Prima di un approccio esclusivamente alimentare, è utile una valutazione del medico specialista date le molte cause associate, psicologiche, socioculturali, ormonali e genetiche. Ciò porterebbe a non perdere tempo e a non omettere esami necessari a stabilire una strategia correttiva mirata. L’obesità o la perdita severa di peso non sempre sono un semplice, momentaneo o ricorrente disordine alimentare, ma un sintomo da inquadrare in un’eventuale più importante condizione endocrino-metabolico».

Dove si annidano i rischi maggiori? «Nella confusione sui rimedi e sugli specialisti. Un dietologo, ad esempio pur avendo una profonda preparazione biologica può non essere un medico, e un nutrizionista, magari medico, può non aver approfondito in maniera analitica aspetti ormonali correlati a obesità o eccessiva magrezza come ipertricosi, acne e inferti-

Patrizia Borrelli, endocrinologa, esercita a Roma patriziaborrelli@cheapnet.it

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No alle diete “fai da te”

Non basta il dietologo. Per raggiungere un ottimale stato metabolico occorrono analisi endocrinologhe approfondite. A parlarne è la dottoressa Patrizia Borrelli di Carlo Sergi

lità. Per conoscere bene ogni caso e inquadrarlo completamente è efficace in tal senso l’endocrinologia e, ovviamente, la collaborazione tra più specialisti».

Molte persone, però, inizialmente non si rivolgono d’istinto all’endocrinologo. «Le disfunzioni ormonali incidono, e non poco, nell’alterare il metabolismo. L’adipe, accumulata o perduta, non è solo riserva calorica, ma tessuto che accumula acqua e, impropriamente, ormoni nel suo sistema cellulare scarsamente irrorato, generando un’errata interazione tra vari organi endocrini. L’ipofisi, conosciuta come “centrale” di regolazione del ciclo ovulatorio e mestruale, tramite attivazione delle ovaie a livelli e tempi opportuni, causa la secrezione di ormoni necessari all’ovulazione. Se si formano nell’adipe i ristagni accumulativi ormonali si determinano di conseguenza varie complicazioni. L’endocrinologia è fondamentale per redigere e far applicare una corretta terapia di riduzione o ripristino ponderale, non solo per ragioni estetiche, ma per prevenire o controllare varie patologie correlate come diabete, infertilità, ipertensione e dislipidemie». Tutti sappiamo che è pericoloso seguire diete “Fai da te”. Lei cosa suggerisce? «Le diete sui giornali non valgono per tutti. Ognuno ha un fisico e una storia biologica. Prudenza poi, verso tutti i farmaci dagli effetti anoressizzanti o che “attivano” il metabolismo. Purtroppo si utilizzano malgrado le restrizioni del Sistema Sanitario. Sono deleteri e creano circoli viziosi psichici e metabolici da cui è difficile uscire. Un accorto specialista può proporre nell’obesità tenace alternative opportune e innoque per ridurre occasionalmente e parzialmente l’assorbimento intestinale di quote di grassi e carboidrati. Molto efficace a volte è l’affiancamento di una terapia psicologica analitico-comportamentale». Gennaio 2011 • Nea



Spesa sanitaria Antonietta Danneo

La sanità privata campana

Pagano un peso eccessivo dovuto al contenimento della spesa sanitaria della Regione le strutture sanitarie private in Campania. Quale sarà il loro futuro? Ne abbiamo parlato con Antonietta Danneo di Belinda Pagano

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l contenimento della spesa sanitaria realizzato dalla Regione Campania negli ultimi anni, con genericità e con tagli indiscriminati nel settore privato, ha negato alle imprese qualsiasi accesso a risorse ulteriori, in assenza di un sistema di premialità e incentivazione, necessario per il miglioramento continuo della qualità assistenziale, come previsto dagli stessi indirizzi governativi in termini di efficienza, efficacia e di equità dei Sistemi Sanitari». L’avvocato Antonietta Danneo, amministrativista di Napoli, che svolge la pratica forense da oltre quindici anni, spiega che, purtroppo, «con i numerosi provvedimenti non si è riuscito a tagliare gli sprechi per i costi del settore pubblico, su cui incidono fattori che esulano dalle prestazioni sanitarie, ma si sono penalizzate solo le strutture private, con tagli ai fatturati insostenibili senza garantire un supporto alla qualità e all’appropriatezza dell’assistenza e delle cure, così da tutelare la salute dei cittadini e il principio sacrosanto della libertà di scelta, cui devono concorrere, con pari dignità, strutture pubbliche e private. Grazie al cielo l’assistenza è stata comunque garantita nonostante gli estremi sacrifici del settore privato». Se poi si considerano i dati relativi al settore pubblico, il panorama non è dei migliori. «È stato dimostrato come gli ospedali pubblici sprecano nella nostra Regione il 34,7% dei finanziamenti e presentano una percentuale di “inefficienza sommersa” pari al 42,4%, a differenza delle strutture private che presentano una qualità dei servizi erogati pari al 100 per cento in rapporto alle spese. Tutte le aziende che seguo professionalmente si stanno battendo 220

Antonietta Danneo, avvocato amministrativista di Napoli Antonelladanneo48@msn.com

per una semplice riforma del sistema e una diversa allocazione delle risorse, attraverso l’introduzione di criteri uniformi e trasparenti per valutare i costi, enti terzi per l’attuazione dei controlli e nuovi sistemi di finanziamento e accreditamento per la realizzazione di un sistema misto, con costi sempre più appropriati». Purtroppo, ad aggravare la situazione, è stato dimostrato che le regioni con alti disavanzi sanitari sono anche quelle in cui la situazione si presenta più precaria sotto il profilo della qualità. «Questa situazione è preoccupante» conclude l’avvocato Danneo «e ricadrà inevitabilmente sui cittadini ai quali verrà garantito un sistema di sanità pubblica ormai al collasso e una sanità privata che inevitabilmente non potrà tenere il passo all’innovazione medica e tecnologica». L’assenza di iniziative finalizzate alla promozione dell’efficienza e dell’efficacia dei servizi sanitari sia pubblici che privati sembra quindi essere il problema fondamentale sul quale concentrare le risorse sanitarie regionali. Gennaio 2011 • Nea



Odontostomatologia Cinzia Ventucci

L’importanza della prevenzione per i denti da latte Pedodonzia, ortodonzia intercettiva e il trattamento ortodontico fisso, una terapia per ogni età. A lezione di prevenzione con Cinzia Ventucci di Maria Elena Casadei

La dottoressa Cinzia Ventucci vanessa.eusepi@alice.it

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l potenziale di crescita è la materia prima più importante di cui dispone l'ortodontista, poiché intervenendo prima che la crescita sia conclusa è possibile raggiungere condizioni anatomiche e funzionali tali da permettere ai successivi processi di sviluppo cranio-facciale di continuare a crescere in maniera normale. Come spiega la dottoressa Cinzia Ventucci, specialista in odontostomatogia, «l'obbiettivo finale del trattamento è sempre quello di giungere a una risoluzione completa del caso e stabilire i presupposti per una crescita armonica. La chiave di volta del trattamento è lo sfruttamento intelligente del potenziale di crescita in epoca precoce: mentre nei primi 3-4 anni lo scheletrato cranio-facciale si sviluppa fino a raggiungere il 60% delle sue dimensioni finali, all'età in cui molti ortodontisti cominciano la terapia - 12 anni - il 90% della crescita facciale è terminata». Le terapie che si possono adottare sono diverse. Per quanto riguarda i più piccoli, si tratta di una prevenzione che si effettua sui denti da latte, chiamata pedodonzia, conosciuta più comunemente come odontoiatria pediatrica. «Questa cura è molto importante, poiché i dentini svolgono diversi ruoli fondamentali, mantengono lo spazio e guidano l'eruzione dei denti permanenti e consentono una corretta funzione masticatoria e fonetica e guidano la crescita scheletrica. Inoltre le infiammazioni dei denti da 222

latte possono causare macchie e anomalie dello smalto nei denti permanenti;. Varie prestazioni riguardano questo ramo dell'odontoiatria, la fluoroprofilassi o applicazione topica di fluoro sui denti decidui eseguita presso lo studio odontoiatrico; la sigillatura dei molaretti da latte e dei sesti permanenti intorno ai 6 anni; la cura delle carie dei denti decidui». Un’altra terapia è quella ortodontica intercettiva. «Si applica su pazienti dall'età di 3-6 anni fino a 12 anni circa, variando in base alla crescita attiva e alla permuta dentale, in modo da intervenire in maniera più tempestiva possibile nel riconoscere le disgnazie o le malocclusioni dentali al fine di evitare la loro progressione verso forme più gravi, nonché alla prevenzione delle problematiche posturali discendenti». Sugli adulti invece si pratica «il trattamento ortodontico fisso, indicato in pazienti che hanno terminato o stanno terminando la permuta dentale, nei soggetti anche fino a 50-60 anni. Si effettua per correzioni di malocclusioni di II° o III° classe non diagnosticate in età di crescita o per affollamento dentario di una o entrambe le arcate mascellari, cross-byte di singoli elementi dentali, morsi profondi o con finalità pre-protesiche, per ristabilire, a esempio, i giusti rapporti dentali e applicare successivi impianti osseo-dentali». Gennaio 2011 • Nea




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