Dossier Sicilia 08 2010

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OSSIER

SICILIA EDITORIALE

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ECONOMIA E FINANZA ACCESSO AL CREDITO Roberto Bertola Salvatore Immordino

54

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TRA BANCHE E IMPRESE Il ruolo del commercialista

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Raffaele Costa

L’INTERVENTO Angelino Alfano Giancarlo Laurini

PRIMO PIANO IN COPERTINA Stefania Prestigiacomo

18

ENERGIA Alessandro Garrone Raffineria Eni

24

FINANZIARIA Il punto Marco Milanese

32

L’ANALISI Carlo Pelanda

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DIFESA Ignazio La Russa

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INFRASTRUTTURE Diego Cammarata

44

CASA SICILIA Francesco Attaguile Tunisi

46

CONFINDUSTRIA 64 Alessandro Albanese Domenico Bonaccorsi di Reburdone Giuseppe Catanzaro Enzo Taverniti Davide Durante LOGISTICA Giuseppe Richichi Gli interporti regionali, Anita Angelo Di Martino

78

INDUSTRIA DELLA PLASTICA Roberto Franchina Le aziende

88

CERAMICA La produzione regionale Caltagirone Antiche Ceramiche Serravalle

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COSTRUZIONI MECCANICHE Verso mercati esteri

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COMBUSTIBILI FOSSILI Distribuzione del gas

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NUOVE TECNOLOGIE

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FINANZA STRUTTURATA Opportunità

112

IL SISTEMA FISCALE Criticità

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FARE IMPRESA Strumenti di pianificazione Tipologie societarie

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GIUSTIZIA

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LOTTA ALLA CRIMINALITÀ Giosuè Marino Francesco Messineo Alessandro Marangoni Vincenzo Coppola

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USURA Domenico Achille

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Sommario DIRITTO DEL LAVORO Pietro Ichino

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PROFESSIONE FORENSE Maurizio Magnano di San Lio

144

RAPPORTI INTERNAZIONALI Gabriele Giambrone

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MEDIAZIONE Alessandro Palmigiano

150

RISOLUZIONE DELLE CONTROVERSIE La conciliazione

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RISARCIRE IL DANNO Carlo Federico Grosso

154

CONCORDATO Rosario Di Legami

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ENTI LOCALI

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L’ERRORE MEDICO Nino Marazzita

162

NOTARIATO Sebastiana Scirè Risichella

164

TERRITORIO

SANITÀ

TURISMO I dati regionali Parco delle Madonie

166

DIRITTO DEL TURISMO Il problema delle guide abusive

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TURISMO RELIGIOSO Un settore in espansione

178

ECOTURISMO Le aspettative dei turisti

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ECO-URBE Centro direzionale Anas

184

EDILIZIA Una nuova cultura Materiali naturali

190

L’URBANISTICA CATANESE Criticità

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PROGETTAZIONE INTEGRATA

200

PREVENZIONE ANTINCENDIO

202

RINNOVABILI Fotovoltaico

204

ONCOLOGIA Umberto Veronesi San Raffaele Giglio di Cefalù Giorgio Giannone

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TECNICHE RICOSTRUTTIVE Francesco Aredia

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ISCHEMIA DEGLI ARTI INFERIORI Marco Magnano

222

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L’INTERVENTO

Custodi della legalità Giancarlo Laurini

Presidente del Consiglio nazionale del Notariato

A

nche se esercitano in regime di libera professione, i notai sono titolari di pubblica funzione e, in quanto tali, sono i primi custodi della legalità, almeno per quanto attiene le transazioni tra privati. Va sottolineato, prima di tutto, che la funzione pubblica ci viene delegata dallo Stato e, in quanto tale, come notai non ne disponiamo, né possiamo ovviamente stabilire dove e in che termini sia necessaria. Detto ciò, i modi di esercizio della professione possono certo essere modificati. Per quanto riguarda l’organizzazione del territorio, ad esempio, si può pensare all’accorpamento di alcuni distretti troppo piccoli, per garantire una maggiore possibilità di scelta per il cittadino. Come sta avvenendo per gli avvocati, andrebbero anche ripristinate, a mio avviso, le tariffe inderogabili. E questo come garanzia non per il notaio, ma per il cittadino, che

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La funzione pubblica ci viene delegata dallo Stato e, in quanto tale, come notai non ne disponiamo, né possiamo ovviamente stabilire dove e in che termini sia necessaria. Detto ciò, i modi di esercizio della professione possono certo essere modificati

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deve sapere quando costa un servizio a Napoli come a Milano. Non c’è dubbio che semplificare le procedure, disboscando la selva enorme di leggi e regolamenti esistenti, sia necessario. In ogni riforma, però, bisogna sempre avere presente il rapporto costi-benefici. Un intervento i cui effetti negativi sono superiori ai benefici che ne ricava il cittadino non va attuato, perchè non è un miglioramento, ma un vulnus al sistema. Il notaio di fronte a un trasferimento immobiliare è tenuto a verificare ogni dettaglio, controllando la legalità dell’operazione, dall’impostazione generale fino alla minima clausola. Nel sistema anglosassone, invece, l’intermediario può anche fornire informazioni approssimative, se non false, col solo fine di aumentare le vendite. La cessione delle quote Srl, ad esempio, che permette di andare dal commercialista anziché dal notaio, con certe complicazioni informatiche, pagando le stesse somme, ma senza la garanzia assoluta della legittimità dell’atto che il notaio per vocazione e compito deve assicurare, è davvero una semplificazione? Ecco le domande che bisogna farsi. SICILIA 2010 • DOSSIER • 17


Stefania Prestigiacomo, ministro dell’Ambiente


Stefania Prestigiacomo

MIX ENERGETICO IL FUTURO DEL PAESE Nucleare, rinnovabili e ricerca tecnologica. Sono questi i temi che il ministro Stefania Prestigiacomo ritiene fondamentali per lo sviluppo dell'industria energetica in Italia. «Il nucleare non è alternativo alle fonti rinnovabili. Tutti i paesi si stanno orientando sul mix energetico» di Concetta S. Gaggiano

S

ono due le variabili che da più parti vengono definiti fondamentali per affrontare le sfide della crescente domanda di energia: lo sviluppo delle rinnovabili e il ritorno al nucleare. Azioni che passano da un’accelerazione dello sviluppo tecnologico, ma anche inevitabilmente da una regolamentazione normativa. A questo proposito il 22 luglio il Senato ha approvato il decreto Energia: il provvedimento dovrà ancora concludere il suo iter alla Camera, ma se sommato alla decisione del giugno scorso della Corte costituzionale con cui è stato rigettato il ricorso di 11 Regioni relativo alla competenza legislativa fra Stato e Regioni, è un primo passo verso la riattivazione delle centrali. Sul versante delle energie rinnovabili - dove è in atto una corsa al business agevolata da una giungla normativa che tiene poco conto della tutela dei territori e della pianificazione energetica e caratterizzata da altissimi incentivi pubblici - la manovra

finanziaria ha messo ordine al mercato dei certificati verdi con una revisione del criticato articolo 45: il risultato è che l’ammontare dei certificati verdi che il Gestore dei servizi energetici ritirerà dall’anno 2011 dovrà essere minore del 30% rispetto al 2010, e che il taglio dovrà derivare almeno all’80% dalla riduzione del numero dei certificati da ritirare. L’articolo 45 della manovra rischiava di compromettere il settore della green economy italiana. Il pericolo è stato evitato in extremis. È soddisfatta della soluzione? «La norma è stata radicalmente rivista e il ritiro dei certificati verdi in eccesso proseguirà, garantendo così gli investimenti che erano stati fatti e quelli in via di realizzazione. Certamente in futuro bisognerà apportare dei correttivi per evitare distorsioni sul mercato e tentazioni di speculazioni, e anche per tener conto dei costi che si vanno riducendo mano a mano che la tecnologia fa passi avanti soprattutto sul fronte dei pannelli solari. Ma quel

che conta è mantenere gli incentivi e un regime di certezze per le centinaia di imprenditori che hanno investito o si apprestano a investire nelle rinnovabili. L’ultima cosa che l’Italia può permettersi è quella di rallentare in questa corsa internazionale verso le energie pulite e perdere il treno della rivoluzione dell’energia per il futuro». A frenare il nucleare in Italia è un clima di dissenso, come emerge anche dal no da parte di alcune regioni, oppure un rallentamento dovuto all’approvazione di altri provvedimenti? «La decisione della Corte costituzionale di rigettare l’impugnativa delle Regioni sulla legge delega per il nucleare fuga ogni dubbio sulla legittimità dell’impostazione del governo su questo tema chiave per lo sviluppo del paese. Bisogna andare avanti senza indugio per definire le scelte concrete da adottare, i costi e i benefici per i territori e per il Paese, sgombrando il campo sia da allarmismi ingiustificati che da facili entusiasmi. Il nucleare è SICILIA 2010 • DOSSIER • 19


IN COPERTINA

In senso orario, il ministro in visita alla centrale nucleare di Flammanville, in Francia; una manifestazione a Messina; il governatore Raffaele Lombardo; la discarica di Bellolampo; una piattaforma per le trivellazioni in mare e il ministro dell’ambiente francese Jean-Louis Borloo

un investimento per la modernizza-

zione dell’Italia: si tratta del nostro futuro. Per queste ragioni invito la sinistra a dialogare con il governo per un serio dibattito che elimini le ideologie. Stiamo accelerando l’iter dell’Agenzia per la sicurezza nucleare, alla guida della quale ci dovrà essere una personalità forte, autorevole e credibile che finalmente possa sgomberare il campo da irragionevoli paure. Entro due, massimo tre anni potremo posare la prima pietra di una nuova centrale». Quali sono i principali punti del protocollo d’intesa sulla sicurezza nucleare siglato con il ministro francese Jean-Louis Borloo? 20 • DOSSIER • SICILIA 2010

«Il protocollo firmato in aprile istituisce tra i due paesi un regolare sistema di scambio di informazioni e di esperti in materia di sicurezza nucleare, facilitando la collaborazione tra le due agenzie nazionali competenti in materia di sicurezza nucleare, l’Ispra e l’Asn. Promuove inoltre la collaborazione tra le amministrazioni regionali e locali di Francia e Italia per l’eserci-

zio delle competenze in materia di protezione dell’ambiente nei siti degli impianti nucleari, la definizione di programmi comuni in ambito europeo e internazionale per la promozione di procedure e buone pratiche finalizzate alla definizione di standard condivisi per la gestione in sicurezza degli impianti nucleari, la protezione dell’ambiente e la salvaguardia della


Stefania Prestigiacomo

Sono certa che il presidente Lombardo contribuirà alla risoluzione del problema, definendo un nuovo piano rifiuti, d’intesa con la Protezione civile nazionale e il ministero dell’Ambiente

salute delle popolazioni». Ha in programma accordi con altri paesi? «Con il mio omologo sloveno ho firmato nel maggio scorso un accordo simile sullo scambio di informazioni e sulla sicurezza nucleare. Adesso, a margine dei lavori del Major Economies Forum sull’energia a Washington, attraverso l’Istituto superiore di protezione e ricerca ambientale (Ispra) abbiamo firmato con l’Agenzia governativa americana un trattato sulla sicurezza nucleare. E presto faremo un accordo anche con l’Austria». Da molte parti è stato criticato il decreto di riforma del codice ambientale approvato dal Consiglio

dei ministri per quanto concerne le trivellazioni in mare sostenendo l’esistenza di una corsa all’oro nero in Italia. Cosa risponde? «Abbiamo inserito norme chiare a difesa del nostro mare e dei nostri gioielli naturalistici colmando l’opacità legislativa del recente passato. È stato infatti introdotto il divieto assoluto di ricerca, prospezione ed estrazione di idrocarburi all’interno delle aree marine e costiere protette e per una fascia di mare di 12 miglia attorno al perimetro esterno delle zone di mare e di costa protette. Inoltre le attività di ricerca ed estrazione di petrolio sono vietate nella fascia marina di 5 miglia lungo l’intero perimetro costiero nazionale. Al di fuori di queste aree in cui vige il divieto, le attività di ricerca ed estrazione di idrocarburi saranno tutte sottoposte a valutazione di impatto ambientale. L’impegno del governo a difesa dei propri “giacimenti naturali” è pieno. Lo sviluppo delle attività produttive è altresì sostenuto in

un ambito di regole chiare che pongono in primo piano la tutela ambientale». Quali ritiene siano gli aspetti più centrali affrontati al Major Economies Forum su energia e clima? «Obiettivo del Mef è stato sviluppare piattaforme di cooperazione tecnologica tra le principali economie del mondo. Al centro della riunione ministeriale il lancio di collaborazioni internazionali sulle nuove tecnologie destinate ad aumentare l’efficienza energetica, la valorizzazione del potenziale dell’energia solare, dell’eolico e delle altre fonti rinnovabili, la riduzione significativa della dipendenza e dell’inquinamento derivante dalle fonti fossili. È stato sottolineato, tra l’altro, che l’energia pulita è il tema del futuro, che contempla anche l’ipotesi nucleare. Da questo punto di vista l’Italia si è recata negli Stati Uniti per conoscere e capire, nell’ottica di definire una nostra via al nucleare. Inoltre, il modello di smart grid, di “rete SICILIA 2010 • DOSSIER • 21


IN COPERTINA

Il paese di Giampilieri, uno dei paesi più colpiti dall’alluvione che ha sconvolto il messinese nell’ottobre 2009

intelligente”, messo a punto dall’Italia

in accordo con la Corea del Sud e considerato all’avanguardia nel mondo, è stato guardato con interesse dagli Stati Uniti». Come i risultati piuttosto deboli ottenuti a Copenhagen ritiene incideranno sulla conferenza Onu sul clima di Cancun a fine anno? Si può parlare di obiettivi minimi da raggiungere? «Sui cambiamenti climatici l’Europa deve essere in grado di individuare nuove soluzioni che consentano di superare l’impasse registrato a Copenhagen, confermando l’obiettivo condiviso di contenere l’incremento della temperatura globale entro i 2 gradi centigradi al 2050. Solo se sapremo individuare e attuare una nuova strategia in grado di coinvolgere Usa e Cina - i due principali emettitori di Co2 rimasti fuori dagli impegni di Kyoto - e di non penalizzare la crescita socio-economica dei paesi in via di sviluppo, potranno aprirsi nuove e positive prospettive. I tempi per un accordo globale sul clima, però, non sono maturi: a Cancun si lavorerà per definire l’architettura di un futuro accordo che potrà essere concluso nel vertice successivo». Dissesto idrogeologico in Sicilia. Quali ritiene siano le misure da attuare per prevenire il fenomeno ed evitare quindi azioni emergenziali? «Il governo sta intervenendo con fondi adeguati e procedure rapide per far fronte alle conseguenze dei disastri

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Per far fronte alle conseguenze dei disastri di Giampilieri e San Fratello il governo ha stanziato 300 milioni di euro, frutto della compartecipazione Stato-Regione

di Giampilieri e San Fratello, interventi emergenziali che si inquadrano nell’accordo di programma che ha destinato alla Sicilia 300 milioni di euro, frutto della compartecipazione StatoRegione. Voglio sottolineare che in passato lo stanziamento statale per la difesa del suolo ammontava a 250 milioni per tutto il territorio nazionale. Noi siamo riusciti ad approvare un piano straordinario che prevede invece un miliardo e 250 milioni in tutta Italia, che poi vengono raddoppiati con la partecipazione delle Regioni. È la prima volta che si affronta in maniera così seria il problema della difesa del suolo». Se e cosa distingue l’emergenza rifiuti siciliana da quella che affliggeva Napoli? La carica di commissario assunta dal presidente Lombardo contribuirà a suo avviso a

sbloccare la situazione? «In Sicilia la situazione è diversa da Napoli, dove c’era un’emergenza ambientale e sanitaria con decine di tonnellate di rifiuti per strada. Sono certa che il presidente Lombardo contribuirà alla risoluzione del problema, definendo un nuovo piano rifiuti, d’intesa con la Protezione civile nazionale e previa approvazione del ministero dell’Ambiente. Il piano dovrà prevedere la realizzazione di impianti di termovalorizzazione adeguati che dovranno essere in project financing. Nell’incarico commissariale confluisce anche l’emergenza per la discarica di Bellolampo, per la quale dovranno essere previsti la messa in sicurezza e l’ampliamento al fine di assicurarne l’autonomia fino all’entrata in funzione degli impianti di termovalorizzazione».



ENERGIA

Sostenibilità fa rima con efficienza Da un’identità spiccatamente petrolifera alla diversificazione delle attività. È la strategia di Erg, che in Sicilia conta su una presenza industriale importante nel settore oil e non solo. A illustrarla è l’ad Alessandro Garrone Francesca Druidi

L

’anno peggiore degli ultimi due decenni. Così il presidente di Unione petrolifera, Pasquale De Vita, ha definito il 2009 sul versante della raffinazione, segnalando la caduta all’80% dei tassi di lavorazione degli impianti. Pesano il crollo dei consumi e l’emergere di una nuova concorrenza. Le criticità sono confermate anche da Alessandro Garrone, vicepresidente di Unione petrolifera e amministratore delegato di Erg. Il gruppo è attivo nella raffinazione costiera con gli impianti della Raffineria Isab di Priolo Gargallo, in provincia di Siracusa, «la più significativa realtà italiana in termini di capacità di lavorazione dei greggi – spiega lo stesso Alessandro Garrone – espressa in una produzione di 320 mila barili al giorno». La raffineria è di proprietà della joint venture costituita al 51% da Erg e al 49% da Lukoil. L’accordo prevede a favore di Erg un’opzione “put” relativamente alla propria partecipazione del 51% esercitabile fino al 2014: un’ipotesi sulla quale la società italiana intende riflettere con calma. Il resoconto intermedio di Erg sulla gestione al 31 marzo mostra un

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miglioramento delle prospettive della raffinazione costiera. Come valuta l’andamento del settore in Sicilia? «Il risultato di Isab, analizzato singolarmente, non è di per sé rappresentativo. L’impianto di Priolo può, infatti, definirsi una raffineria di servizio. Occorre considerare il quadro nel suo complesso, sommando il risultato di Isab con i margini della raffinazione che rimangono a capo degli azionisti. Il 2009 è stato, a livello mondiale, un anno difficilissimo per questo settore. Tutte le raffinerie, salvo piccole aree particolari, hanno lavorato in perdita. Anche noi lo abbiamo fatto. Nel 2010 la situazione è leggermente migliorata, ma non può dirsi ancora sufficiente per parlare di ritorno a un ragionevole profitto. Si registrano tuttora elementi di debolezza, i consumi faticano a riprendere. Alcune aree dell’Estremo Oriente e della Cina sono in ripresa, ma Erg ne risente in modo marginale perché il nostro mercato di riferimento è la zona mediterranea e, in generale, europea». Quale scenario vede per il resto del 2010? «Non è facile delineare un quadro


Alessandro Garrone

In apertura, immagine della Raffineria Isab di Priolo Gargallo, in provincia di Siracusa; a lato, Alessandro Garrone, amministratore delegato di Erg e vicepresidente di Unione petrolifera

Sul fronte della raffinazione, serve un ri-bilanciamento della capacità di lavorazione a livello mondiale rispetto alla domanda, che sta riprendendo lentamente

chiaro. Si tratta di processi che richiedono tempo. Serve un ri-bilanciamento della capacità di lavorazione a livello mondiale rispetto alla domanda, che sta riprendendo lentamente. Stanno, nel frattempo, entrando in produzione grandi raffinerie soprattutto in Medio Oriente, Cina e India. Ciò sbilancerà ancora di più il mercato. L’auspicio è che raffinerie meno moderne, che faticano oggi a rimanere competitive, chiudano nei prossimi anni». La parola d’ordine è, dunque, razionalizzazione? «Sì, e anche competitività ed efficienza nella qualità dei prodotti ma soprattutto nel contenimento dei costi di raffinazione». Cosa rappresenta per Erg la partnership con Lukoil? «È importante perché ad affiancarci in Sicilia è un socio che individua una

delle più grosse società petrolifere del mondo. I rapporti sono ottimi. Lavoriamo insieme sulla raffineria per renderla sempre più efficiente. Sugli impianti Isab abbiamo investito circa 500 milioni di euro per potenziare le strutture e migliorare aspetti quali sicurezza ed efficienza». Il disastro della marea nera nel Golfo del Messico rende più che mai il tema della sicurezza all’ordine del giorno. «L’evento va considerato, innanzitutto, rispetto alle pesanti ripercussioni che sta avendo sull’ambiente. Per chi opera nel nostro settore è fondamentale mantenere alto il livello di attenzione su sicurezza, controlli e prevenzione. Siamo coscienti che, per realizzare un’attività sostenibile, bisogna essere sempre saldi su questi fronti. A seguito dell’incidente dell’ottobre 2008 presso Isab Energy che, fortunata- SICILIA 2010 • DOSSIER • 25


ENERGIA

500 mln RISORSE

Investimenti realizzati nella Raffineria Isab per potenziare le strutture e migliorare sicurezza ed efficienza

In alto, immagine di Isab Energy, centrale termoelettrica da 528 MW gestita da Erg in joint venture con Ipm

mente, non ha coinvolto persone ma che ha limitato la funzionalità operativa degli impianti per un anno e mezzo, la società ha intensificato il programma di sicurezza relativo a tutti gli asset industriali, agendo sulle procedure ma, soprattutto, sulla cultura dei singoli rispetto alla sicurezza e alla tutela della salute in ogni attività, anche quelle apparentemente più banali». La strategia di Erg improntata al multi-energy emerge anche in Sicilia, dove non c’è solo la raffineria. «Sì, considerando il novero delle nostre attività, Erg identifica una pre-

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320 mila BARILI

La quantità di greggio lavorata al giorno dagli impianti di raffinazione Isab

senza industriale importante in Sicilia. Oltre alla raffineria, è operativa Isab Energy, centrale termoelettrica da 528 MW gestita in joint venture con Ipm (International Power Mitsui), che utilizza residui dei processi di raffinazione. Esistono soltanto tre impianti al mondo di questo tipo. A ciò si aggiunge la nuova centrale di Erg Power a ciclo combinato alimentato da gas naturale dalla potenza di 480 MW. Nel complesso, abbiamo installato sull’Isola una capacità di produzione di energia elettrica superiore ai 1000 MW. Non va dimenticata la rete di distribuzione carburanti: in regione si contano 260 punti vendita che rappresentano per la Sicilia il 15% di quote di mercato, il doppio rispetto a quella nazionale». Programmi per il futuro in Sicilia? «Oltre agli investimenti nella manutenzione e nelle migliorie concernenti la raffineria, in parte già realizzate negli anni passati, un progetto importante in partnership con Shell Energy Italia, attraverso la Ionio Gas, è il terminale di rigassificazione di Gnl che dovrebbe sorgere nell’area di Priolo». Come procede l’iter di realizzazione? «È un iter piuttosto lungo. Lo scorso aprile si è tenuta la Conferenza dei servizi che ha concesso l’ok tecnico al progetto. Siamo ancora in attesa dell’autorizzazione unica, vincolata a un set di prescrizioni che ci saranno consegnate e che dovremo valutare. Così come esamineremo lo scenario generale per decidere quando partire con questo genere di impianto, che prevede un notevole investimento. Il mercato del gas negli ultimi due anni è decisamente cambiato, vanno perciò definiti ragionamenti industriali insieme al partner per decidere in quale momento procedere».


Ripristinare la competitività Ammodernamento tecnologico. Riduzione dei costi operativi. Razionalizzazione delle strutture e dell’indotto. Giuseppe Ricci, presidente della Raffineria Eni di Gela, individua le misure necessarie per superare le problematiche attuali Francesca Druidi

«L

a Raffineria di Gela ha risentito più delle altre della crisi della raffinazione». Lo sostiene il presidente della Raffineria Eni di Gela, Giuseppe Ricci, sottolineando come nel solo 2009 la perdita economica dell’impianto sia stata di quasi 300 milioni di euro, pari alla metà della perdita dell’intero settore raffinazione Eni. «La reazione a Gela deve perciò essere ancora più energica, perché se non si riesce a recuperare competitività non ci sarà futuro duraturo per questa induSopra, Giuseppe Ricci, stria». Da qui è scatupresidente della rito un piano Raffineria Eni di Gela. straordinario, illuIn alto, veduta strato dallo stesso area dell’impianto

Giuseppe Ricci, «che coniuga interventi di ammodernamento con quelli di miglioramento dell’efficienza e della flessibilità operativa, dove questi ultimi richiedono necessariamente anche una drastica riduzione dei costi di produzione». Qual è l’iter previsto per i lavori di ammodernamento? «La raffineria già oggi vanta uno schema di processo con un elevatissimo grado di conversione dei residui pesanti in prodotti pregiati, tanto che la sua produzione di olio combustibile è praticamente pari a zero. Nonostante ciò, per mantenere un accettabile livello di competitività sul mercato della raffinazione, che sta attraversando una

delle peggiori crisi degli ultimi decenni, sono stati individuati interventi strutturali di ammodernamento tecnologico di alcune parti del ciclo produttivo, che miglioreranno la flessibilità e l’efficienza di produzione, riducendo anche i consumi energetici, che in una raffineria costituiscono il costo maggiore». Dove si concentrano gli interventi principali? «Nella centrale termoelettrica al servizio degli impianti di raffinazione, già oggi dotata di un notevole impianto di abbattimento degli inquinanti nei fumi (Snox), sulla quale si interverrà per migliorare l’affidabilità sostituendo importanti componenti e rinnovan-

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ENERGIA

6 mln

done altri. Nel piano è inclusa anche la realizzazione di un parco chiuso per lo stoccaggio del pet-coke prodotto dagli impianti di raffinazione e che alimenta la centrale. Di tutti i progetti previsti, alcuni sono già in fase di progettazione di dettaglio o già in fase di realizzazione, mentre per altri si stanno avviando le operazioni di bonifica dei terreni su cui operare gli interventi. Il piano è molto ambizioso e la sua attuazione interesserà la raffineria per i prossimi quattro anni, con un impegno economico di centinaia di milioni di euro». Quali strategie

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TONNELLATE operative Eni intende mettere in campo? «La raffineria di Gela si trova particolarmente svantaggiata sul mercato internazionale in quanto, pur avendo un ciclo di produzione a elevatissima conversione, ha una capacità produttiva modesta (meno di 6 milioni di tonnellate all’anno contro le decine delle raffinerie cinesi e mediorientali), deve esportare i suoi prodotti al di fuori della Sicilia, con costi di trasporto maggiori rispetto ad altri impianti, e infine presenta costi di gestione elevatissimi. Pertanto, ancora di più in seguito alla grave crisi che ha colpito la raffinazione a partire dal 2009, si rende indispensabile un programma di recupero di efficienza che passi necessariamente attraverso l’am-

Capacità produttiva annuale della Raffineria di Gela

300 mln CALO

Perdita economica dell’impianto nel 2009


Raffineria Eni di Gela

Il baricentro del petrolio si è spostato dal Mediterraneo all’oceano Indiano e oltre, esponendo la raffinazione europea al rischio di dover soccombere ai giganti asiatici

modernamento tecnologico, la significativa riduzione dei costi operativi e la razionalizzazione delle strutture e dell’indotto che, oggi, essendo sovradimensionato e in gran parte mono committente, non può essere competitivo con le altre realtà. Si sta, inoltre, lavorando alacremente per aumentare la flessibilità di lavorazione della raffineria, al fine di cogliere ogni opportunità presente sul mercato (tipologie di grezzi, nuovi prodotti, ecc.) e di sfruttare al massimo ogni possibile integrazione con le altre raffinerie del circuito, scambiando con Gela prodotti semilavorati, con il vantaggio di ridurre l’acquisto sul mercato di materie prime più costose». Come affrontare le criticità del comparto?

«La crisi della raffinazione è scaturita, in generale, dalla congiuntura economica negativa conseguente a quella finanziaria degli ultimi mesi del 2008 ed è la naturale conseguenza del calo dei consumi. Gli effetti sono stati più marcati in Europa e, in particolare, in Italia perché si è dovuto fronteggiare i nuovi concorrenti del Medio Oriente, dell’India e soprattutto della Cina, dove sono state avviate nuove raffinerie modernissime e di grandi dimensioni che possono vantare costi di produzione decisamente più bassi, oltre a una tassazione più leggera e a minori vincoli legati alla legislazione dei vari paesi. D’altra parte, anche i consumi maggiori si concentrano sempre di più nelle aree dell’Oriente dove, seppur in misura minore, lo sviluppo eco-

nomico procede nonostante la crisi, mentre in Europa, e nello specifico l’Italia, la congiuntura ha di fatto bloccato la pur debole crescita a cui eravamo abituati. Il baricentro del petrolio si è così spostato dal Mediterraneo all’oceano Indiano e oltre, esponendo sempre di più la raffinazione europea al rischio di dover soccombere ai giganti asiatici. L’unica soluzione per fronteggiare questa criticità strutturale, destinata quindi a perdurare anche dopo la fine della congiuntura, è la razionalizzazione del settore, dismettendo o convertendo in depositi le raffinerie più in difficoltà per bilanciare l’offerta alla nuova e ridotta domanda di prodotti petroliferi e incrementando la competitività delle altre, agendo su ristrutturazioni, recupero di efficienza e flessibilità». L’incidente nel Golfo del Messico ha riportato l’attenzione sul tema sicurezza. Accrescerà l’attenzione su questo fronte? «Le procedure di sicurezza sono continuamente oggetto di miglioramento e aggiornamento, tenendo conto anche dell’esperienza vissuta dagli altri, la cosiddetta lesson learned. La raffineria beneficia in questo del fatto di essere parte di un circuito di raffinerie, quello Eni, in grado di adottare standard elevatissimi e in continua evoluzione. D’altro canto, l’incidente del Golfo del Messico nulla ha a che vedere con quanto può accadere in una raffineria, dove le condizioni sono decisamente meno critiche e la possibilità di intervento in caso di guasto è enormemente più agevole». SICILIA 2010 • DOSSIER • 29




DIFESA

Cooperazione e sicurezza nel Mare Nostrum Diversi sono ancora i nodi da sciogliere nell’area mediterranea. Dall’annessione all’Europa della Turchia alle recenti tensioni tra questo paese e Israele fino alle missioni militari tuttora in corso. Uno scenario in cui l’Italia è chiamata a un ruolo quanto mai attivo in termini di sorveglianza e di ripristino delle condizioni di sicurezza. A spiegarlo è il ministro alla Difesa Ignazio La Russa Francesca Druidi

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I

l rapporto tra i paesi dell’area euro-mediterranea può assumere in prospettiva un ruolo sempre più centrale nella mappa geopolitica mondiale. È la visione rilanciata con forza dal secondo Forum economico e finanziario dell’Euromed, importante momento di discussione delle politiche di sviluppo della zona, che si è tenuto a Milano il 12 e il 13 luglio. Tra le istanze emerse, anche il rilancio del processo negoziale in Medio Oriente. Perché la cooperazione internazionale non riguarda solo i legami economici o la realizzazione di infrastrutture, ma anche la difesa. E diversi sono i progetti che, sul fronte euromediterraneo coinvolgono attivamente

In alto a sinistra, il ministro della difesa Ignazio La Russa. Le altre immagini fanno riferimento al progetto Blue Maritime Sorveillance System Med, programma di vigilanza sul Mediterraneo (Foto: marina Francese)


Ignazio La Russa

l’Italia, come spiega il ministro della Difesa Ignazio La Russa. Considerando le esigenze di sicurezza dell’Italia, quanto risulta importante incentivare il dialogo tra i paesi del Mediterraneo, anche attraverso iniziative come quella denominata 5+5? «Come noto, il dialogo 5+5 coinvolge direttamente i paesi delle sponde nord e sud del Mediterraneo (da una parte Italia, Francia, Spagna, Portogallo e Malta, dall’altra Algeria, Libia, Mauritania, Marocco e Tunisia, ndr). È un consesso ormai ben strutturato, snello, dinamico, spesso virtuoso nelle procedure e nelle metodiche adottate per finalizzare le numerose iniziative intra-

prese. Esso è nato nel 1990 per facilitare la reciproca “comprensione” e già nel 2004 ha esteso le sue attività anche alla dimensione Difesa. Oggi le iniziative del 5+5 ne dimostrano chiaramente l’importanza e lo spessore». Ad esempio? «Si consideri l’insieme delle attività svolte in comune legate alla sorveglianza marittima, con il contributo delle F.a. alla protezione civile, con la sicurezza aerea e l’attività formativa. In questo senso, il 5+5 assume una rilevanza strategica per la sicurezza e la difesa del nostro Paese. Sul fronte della solidità dei rapporti di collaborazione, è evidente che, sia pure con tempistiche diverse, l’Italia ha proseguito nella

sua storica, positiva, attività di scambio con ogni nazione del 5+5, cementando il rapporto di vicinanza e la condivisione delle attese dei cittadini dell’area mediterranea». Può illustrare brevemente i vantaggi connessi al progetto Blue Maritime Surveillance System Med? «Lo scenario geopolitico internazionale impone oggi un’attività di scambio di informazioni sempre più aggiornate. Blue Maritime Surveillance System Med (BlueMassMed) è il progetto pilota, nato nel 2009, condotto da alcuni paesi europei, tra i quali l’Italia, finalizzato alla ricerca dell’interoperabilità dei sistemi di sorveglianza marittima degli Stati partecipanti. L’iniziativa è volta essenzialmente alla realizzazione di un sistema di scambio di informazioni a livello transfrontaliero e intersettoriale. In tal modo, si intendono incrementare la sicurezza e la protezione marittima di porti e natanti, nonché la prevenzione e la repressione di attività criminali che hanno luogo nel bacino del Mediterraneo, unitamente a un più efficace controllo alle frontiere, delle dogane, della pesca e dell’inquinamento marittimo. Per l’Italia, l’Agenzia spaziale italiana (Asi) è il focal point nazionale. Al progetto, inoltre, l’Italia contribuisce fornendo la disponibilità dei dati e delle immagini radar derivanti dal sistema spaziale italiano per applicazioni duali (civili istituzionali/commerciali e militari) di osserva- SICILIA 2010 • DOSSIER • 39


DIFESA

zione della Terra denominato CosmoSkyMed». Quali restano i fronti più critici nel Mediterraneo? «Ponendo a margine il contrasto all’immigrazione, egregiamente affrontato dal ministero dell’Interno e da quello delle Infrastrutture e dei Trasporti, l’aspetto strettamente connesso con la Difesa è caratterizzato soprattutto da quanto accade nell’area mediorientale che si affaccia sul Mediterraneo. Se possiamo, infatti, considerare in via di stabilizzazione la realtà balcanica, non possiamo dire altrettanto per quella relativa a Israele, Libano e le aree vicine. Nonostante gli sforzi italiani e dell’intera comunità internazionale, quell’area è ancora un focolaio di attività che rallentano il processo di pace e di democratizzazione delle società interessate, tanto da creare una serie preoccupazioni concernenti la sicurezza per tutto l’Occidente e non

solo». dire che siamo apprezzati dalla popoQual è il bilancio che fino a oggi lazione locale sarebbe solamente ridutpuò trarre della missione Unifil in tivo. Anche gli attori istituzionali ci riLibano? conoscono un grandissimo equilibrio, «L’Italia rappresenta uno dei paesi pro- sia per l’azione politica prudente ed tagonisti della nuova fase di Unifil, equidistante, sia per lo splendido comapertasi a seguito del breve ma vio- portamento dei nostri militari sul terlento conflitto dell’estate del 2006, du- reno». rante il quale migliaia di civili Crede che il nuovo fronte sono rimasti uccisi o feriti. Daldi tensione apertosi tra l’inizio del nostro intervento, Turchia e Israele compliil tasso di violenza nella regione cherà gli equilibri geopolisotto la responsabilità della mistici nel Mediterraneo e sione è bruscamente calato. non solo? MISSIONI Dopo pochi mesi, già erano «Sono stato molto colpito Impegno finanziario evidenti i segni delle attività di dalla vicenda dell’intercettacomplessivo dell’Italia ricostruzione. Dal sud del Lizione della flottiglia diretta a per le operazioni bano non sono più partiti atGaza. Consideriamo sia la all’estero nel 2010 tacchi significativi verso Israele. Turchia che Israele nazioni E da quest’ultimo paese non amiche dell’Italia, con cui sono più giunte azioni di rapcollaboriamo strettamente presaglia militare. Il successo di in molti settori, inclusi quelli PA Unifil è evidente e riconosciuto della difesa e della sicurezza da tutti. Quanto a noi italiani, internazionale. Mi auguro Le Pubbliche

15 mld 74

amministrazioni di Italia, Francia, Spagna, Grecia, Portogallo e Malta impegnate a far crescere gli scambi di informazioni nell’ambito del progetto BlueMassMed

40 • DOSSIER •SICILIA 2010


Ignazio La Russa

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L’Italia aumenterà la presenza dei propri militari in Afghanistan fino a raggiungere quasi 4mila unità entro il 2010

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Sopra, effettiva al Recosutat (Reparto Comando e Supporti Tattici) Garibaldi mentre svolge attività di medical care nell’ambito della missione Unifil in Libano

fortemente che i due governi sappiano trovare la strada per una riconciliazione perché l’Italia, al pari di tutta la Comunità internazionale, ha bisogno del contributo fattivo di questi due paesi per il mantenimento di condizioni di pace e di sicurezza in una regione strategica del nostro Mare comune». È recente il via libera del Consiglio dei ministri al decreto che proroga per altri sei mesi il finanziamento delle missioni internazionali. La priorità delle risorse disponibili va allo scenario afghano, un fronte sempre caldo e rischioso per le forze armate italiane. «Sì, la situazione in Afghanistan è ancora marcatamente critica. La missione Isaf, guidata dalla Nato, riveste per noi e per l’Alleanza un’alta priorità

ai fini della sicurezza. L’Italia aumenterà la presenza dei propri militari fino a raggiungere quasi 4mila unità entro il 2010. Questo incremento deve però considerare le inevitabili limitazioni di bilancio, specie in un frangente di congiuntura finanziaria ed economica negativa. La ricerca di tale equilibrio è davvero un’attività complessa. In tal senso, il Ministero sta gradatamente ottimizzando la presenza delle forze italiane in almeno due operazioni: nei Balcani, dove operiamo nella Kfor, e in Medio Oriente, cioè nella Unifil. Continueremo ad ogni modo a operare in armonia con le risoluzioni dell’Onu e con le decisioni e le iniziative prese nell’ambito della Nato e dell’Unione europea, tenendo anche conto delle dinamiche politiche dei singoli partner internazionali». SICILIA 2010 • DOSSIER • 41




CASA SICILIA

È necessario fare luce sui finanziamenti Valorizzazione e promozione del marchio dell’Isola. Erano queste le intenzioni della fondazione delle Case Sicilia sparse in tutto il mondo. Visti i risultati, il progetto ha avuto un forte ridimensionamento. L’analisi di Francesco Attaguile Ezio Petrillo

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tili ma non indispensabili. È la definizione che meglio racchiude la finalità delle Case Sicilia. Le istituzioni nate per volere della Regione, con un’apposita legge datata 26 Marzo 2002, avevano lo scopo di promuovere e valorizzare l’immagine della Trinacria in diverse parti del mondo. Le Case Sicilia, però, sono andate incontro a un destino forse diverso da quello sperato; tanto che la stessa Regione pare prendere le distanze da eventuali nuovi finanziamenti, chiudendo di fatto le porte a nuove sedi. L’esperienza negativa della sede di Casa Sicilia a Parigi, chiusa con un buco nel bilancio pari a circa 400 mila euro, evidentemente ha frenato nuovi stanziamenti. Un budget iniziale messo a disposizione dalla Regione, tanto per cominciare, poi spese di gestione, di mantenimento e per iniziative ed eventi, finanziate interamente da soggetti privati. È stata questa la strada intrapresa che ha consentito la fondazione delle Case Sicilia. Francesco Attaguile, responsabile del dipartimento Relazioni internazionali e diplomatiche della presidenza della Re-

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gione Sicilia, fa chiarezza sull’argomento. Qual è il ruolo delle Case Sicilia sparse nel mondo? «Sono inserite nel contesto delle attività di promozione e internazionalizzazione, ma hanno un ruolo molto marginale. Nell’ambito di queste strategie, sono strumenti di presenza fisica a supporto di iniziative private nelle aree in cui ci è stato richiesto. Gli obiettivi sono diversi, così come gli attori a cui si rivolgono le varie sedi. Ad esempio a New York, la Casa è nata con l’intento di fornire percorsi di studio che favoriscano la mobilità internazionale degli studenti siciliani e creare uno sportello di consulenza per le imprese siciliane interessate al mercato americano e per quelle statunitensi interessate al mercato siciliano, infine, dare vita a un’agenzia per lo sviluppo del turismo siciliano a New York con particolare riferimento alla comunità italo-americana. Attraverso la sede statunitense vogliamo puntare sulla formazione e sul futuro dei giovani siciliani, dando loro la possibilità di colmare alcuni gap attraverso l’esperienza della mobilità all’estero e del

confronto con il mercato americano che non ammette malfunzionamenti e corruzioni». Le Case Sicilia sono nate nel 2002, istituite da un’apposita legge regionale. Qual è stato il budget messo a disposizione dalla Regione per tali istituzioni? «La Regione Sicilia nel 2003 ha stanziato 675 mila euro, per fornire dei contributi di avviamento, una tantum, che sono stati erogati in varia misura alle diverse sedi attive. Gli ultimi 15 mila euro, risalenti al bilancio del 2008, sono andati alla Casa di Qingdao in Cina, 35 mila a quella di Zurigo. I contributi precedenti sono tutti risalenti al periodo 2003-2006. La più alta cifra erogata è stata di 260 mila euro che furono dati nel 2003 alla sede di Parigi. La Regione, dunque, ha messo un budget iniziale standard, poi il capitolo Case è stato abolito totalmente dal bilancio. Le Case Sicilia, in sostanza, sono finanziate per la maggior parte da capitali privati. Noi possiamo intervenire con una verifica di idoneità che ci consente di capire se le varie sedi, sono adatte a svolgere il ruolo che dovrebbero. Inoltre, non ab-


Francesco Attaguile

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La Regione ha messo un budget iniziale standard, poi il capitolo Case Sicilia è stato abolito totalmente dal bilancio

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biamo assolutamente personale dipendente che lavora nelle varie Case». Qual è il numero delle sedi attive sparse nel mondo? «Erano sette prima della chiusura di Casa Sicilia a Parigi, attualmente sono attive a Sofia, Tunisi, Montreal, Zurigo, Qingdao e New York». Quali sono le iniziative principali promosse dalle varie Case Sicilia? «Le Case ci obbligano, per impegno assunto nella convenzione con la Regione, a organizzare ogni anno una manifestazione che promuova la cultura o l’attività economico-produttiva della Sicilia. In definitiva, devono occuparsi della promozione a tutto tondo della Sicilia, ma con loro strumenti e loro mezzi, alcuni di essi in collaborazione con le nostre sedi diplomatiche. Ogni Casa ha poi una gestione diversa. Non sono assolutamente legate fra loro. Questo spiega i motivi delle differenze sostanziali tra le iniziative e la produttività delle varie sedi». Se potesse fare un bilancio del progetto Case Sicilia, dopo otto anni, quale sarebbe il suo giudizio? «Sono utili ma non indispensabili.

Non erogheremo più finanziamenti, questo è certo. Se qualche soggetto privato ci chiede di avere l’autorizzazione a fregiarsi del titolo Casa Sicilia e rispetta i requisiti del decreto che ne fissa i criteri, non vedo perché non dare l’autorizzazione. È importante precisare, però, che non c’è più nessuna somma disponibile per sostenere i privati, neanche una tantum, così come è stato nel 2003». Quanto è stato valorizzato il marchio Sicilia, dopo l’istituzione delle Case? «In alcuni casi mi risulta una certa valorizzazione, ma, in genere, non ho avuto particolari riscontri. Quella di Parigi, ad esempio, era una sede molto visibile perché in pieno centro e ha organizzato molte manifestazioni culturali, poi però ha chiuso. Ricordo che andai io stesso a visitare una mostra delle teste di Pantelleria, in collaborazione con l’Istituto italiano di cultura; questi reperti ora si trovano a Londra al British Museum. Le Case sono sempre state strumenti di supporto alla promozione delle attività di tipo economico e culturale, che appartengono però alla Regione stessa. Casa Sicilia

New York, ad esempio, quest’anno organizzerà una conclusione dell’anno “sturziano” per valorizzare il periodo di Don Sturzo nella città statunitense, ossia i sei anni che lui trascorse in esilio, dal 1939 al 1946. Questi sono eventi che inseriamo nel programma delle manifestazioni promosse nella Regione. Anche a Tunisi, nel cuore del suk, c’è una presenza culturale siciliana riconosciuta e apprezzata dalle autorità tunisine». Qual è l’aspetto che, invece, non ha funzionato di questo progetto? «Il lato che reputo maggiormente negativo delle Case Sicilia è che, a volte, sfuggono al nostro controllo, come nel caso della sede di Parigi che ha deciso di chiudere dopo sei anni e non abbiamo potuto impedirlo». In futuro c’è in programma l’istituzione di nuove Case Sicilia? «Non ci risulta. Probabilmente ci sarà soltanto qualche sostituzione di gestori come a New York. Ma ciò non influirà molto né economicamente, né sulle attività di relazioni e sviluppo della Regione visto che si tratta di istituzioni totalmente private e molto marginali». SICILIA 2010 • DOSSIER • 47




CASA SICILIA

Una finestra sul Nord Africa

U

n ponte immaginario che collega la Sicilia con la Tunisia. Così viene rappresentata Casa Sicilia da chi la gestisce. Ludovico Corrao, presidente della fondazione Onlus “Orestiadi”, fa chiarezza su quel cono d’ombra che avvolge le sedi fondate dalla Regione all’estero. A Tunisi, il senatore trapanese ha messo a disposizione i propri locali, che precisa essere «di proprietà della Fondazione», per promuovere iniziative, progetti, mostre, che mettano in risalto la Sicilia in terra d’Africa. A quali interlocutori si rivolge Casa Sicilia in Tunisia? «La sede funge da supporto a una piccola comunità siciliana stabilizzatasi lì col tempo, ma s o n o

Viaggio a Tunisi, all’interno delle attività di Casa Sicilia, per capire meglio i progetti, le modalità di finanziamento, la ragion d’essere dei presidi voluti dalla Regione all’estero come tramite tra i siciliani e la loro terra d’origine. Ne parla Ludovico Corrao, responsabile della sede di Tunisi Ezio Petrillo

molto pochi, parecchi di essi anziani, al quale anche il vescovato di Tunisi fornisce l’assistenza necessaria. Oggi, accanto a questo piccolo gruppo, spesso ci troviamo a dialogare con numerosi imprenditori siciliani che hanno parecchie attività, le più disparate, dislocate in tutta la nazione». Quali sono stati i progetti finora realizzati? «Nella sede di Tunisi abbiamo un piccolo museo delle civiltà del Mediterraneo. Svolgiamo incontri con artisti, con gli operatori culturali, per garantire uno scambio proficuo tra la Sicilia e la Tunisia. Ospitiamo mostre di artisti tunisini nella sede siciliana della Fondazione, e lo stesso discorso vale anche per gli artisti italiani a Tunisi come la

Caravella, che ha fatto un’opera sul rapporto tra i mercati della città nord-africana e il mercato di Palermo». Quante persone sono impiegate nella sua sede? «In tutto il personale esecutivo è composto da sole tre persone, e poi c’è un direttore che li coordina. Sono tutti dipendenti della Fondazione Orestiadi. Per questo ci terrei a precisare che Casa Sicilia è interamente “ospitata” dalla nostra onlus, finanziata esclusivamente da capitali privati. Dalla Regione non ricevo nulla, né un euro né un contributo una tantum. Offro gratuitamente i miei locali e autofinanziamo le attività del personale che lavorano per la Fondazione a Tunisi. Oltre a non ricevere nessun finanziamento, non


Tunisi

In basso a sinistra, il senatore Ludovico Corrao, gestore di Casa Sicilia Tunisi; di fianco, i locali della sede nordafricana che ospitano mostre e attività culturali

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Casa Sicilia è interamente ospitata dalla nostra Onlus, Fondazione Orestiadi, finanziata esclusivamente da capitali privati

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abbiamo alcuna indicazione né un indirizzo di massima dalla Regione rispetto a quello che si vuole organizzare come mostre, eventi e attività di ogni genere». Quali sono gli obiettivi futuri della sua Casa Sicilia? «Gli obiettivi sono di ricerca scientifica, di aiuto per i nostri studenti

che vengono in Africa per approfondire temi per tesi di laurea, e ovviamente puntiamo a rimanere un punto di collegamento con artisti, musicisti e con tutti coloro che rappresentano il mondo della cultura. La Sicilia potrebbe avere in futuro un ruolo molto importante approfittando delle nostre attività e delle relazioni col territorio tunisino, grazie anche a una sede prestigiosissima che puntiamo ad ampliare nei prossimi anni». Come giudica l’immagine della Sicilia in Tunisia? «La Sicilia evidentemente ha beneficiato della nostra presenza a Tunisi sia in termini di immagine che dal punto di vista culturale. Tra i nuovi progetti che abbiamo in cantiere per quest’anno vorrei citarne uno in particolare, che ha i caratteri della solidarietà oltre che della cultura. Ospiteremo un gruppo di bambini dei quartieri poveri di Tunisi, istruiti da maestri che fanno scuola di canto, scuola musicale, organizzando piccole orchestre. In pratica il nostro obiettivo sarà sempre quello di offrire ospitalità e fornire alla gente del luogo tutto ciò che è necessario per avere un rapporto di profondo interscambio culturale con la popolazione con cui ci confrontiamo giorno per giorno». SICILIA 2010 • DOSSIER • 51




ACCESSO AL CREDITO

Progetti concreti per una solida ripresa L’accesso al credito rimane una delle difficoltà maggiori per le pmi e in un periodo di crisi occorre uno sforzo anche da parte delle banche. Roberto Bertola spiega quali sono le soluzioni adottate dal Banco di Sicilia per venire incontro alle imprese Nicolò Mulas Marcello

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a crisi economica ha comportato una riduzione sostanziale del gap che la Sicilia scontava rispetto all’Italia fino a settembre del 2009 e un ribaltamento del gap dal successivo mese di ottobre. «In Sicilia – spiega Roberto Bertola, direttore generale del Banco di Sicilia – si è registrata inizialmente una riduzione degli impieghi meno sensibile rispetto al dato nazionale e successivamente una consistente crescita in controtendenza rispetto al trend nazionale». La crisi dei mercati finanziari sta mettendo in ginocchio le borse mondiali. Quali riflessi ci si deve attendere ancora sull’economia italiana? «Nonostante la crisi abbia determinato in generale un atteggiamento più prudente nell’erogazione del credito da parte delle banche, in Sicilia ciò non si è verificato; infatti, si è registrata una crescita su base annua dei finanziamenti alle imprese con un particolare sostegno per quelle di dimensioni minori (+5,9% prestiti vivi ad imprese con meno di 20 addetti e +3,3% a imprese con più di 20 addetti). In tale contesto il Banco di Sicilia ha incrementato le proprie quote di mercato sugli impieghi e ha rafforzato la partnership con i confidi siciliani. Dal lancio del progetto Impresa Italia, avvenuta a marzo

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2009 sino a giugno 2010 il Banco di Sicilia ha deliberato 402 milioni di euro di finanziamenti a imprese siciliane. L’attuale situazione congiunturale impone di continuare a supportare le aziende meritevoli in momentanea difficoltà e contemporaneamente di lavorare per la ripresa economica attraverso il recupero di competitività delle pmi siciliane». Le pmi continuano a soffrire per la difficoltà di ottenere finanziamenti dalle banche. Come sta cambiando il rapporto banca e impresa? «Il cambiamento del rapporto banca e impresa è già divenuto sempre meno conflittuale anche a seguito della più intensa collaborazione avviata da tempo con le Associazioni e i Confidi che vanno sempre più diventando veri e propri

In alto, Roberto Bertola, direttore generale del Banco di Sicilia


Roberto Bertola

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Con l’attuale crisi è ancor più necessario che i vari attori del territorio si alleino per far sì che le imprese sane che contribuiscono alla crescita del territorio continuino ad essere assistite

partner del sistema economico. Sia il progetto Impresa Italia sia i laboratori di dialogo di Sos Impresa Italia attivati a novembre scorso, hanno rafforzato, con contatti diretti sul territorio, i rapporti tra il Banco di Sicilia e le imprese per il tramite delle associazioni di categoria, rispondendo sia all’esigenza di liquidità delle aziende che al supporto necessario per superare un temporaneo periodo di crisi, con strumenti creditizi “confezionati ad hoc”. Con l’attuale crisi è ancor più necessario che i vari attori del territorio si alleino per far sì che le imprese sane che contribuiscono alla crescita del territorio, ancorché in un momento di temporanea difficoltà, continuino a essere assistite». Se il nostro sistema bancario non è arretrato per quale motivo le nostre pmi vivono sempre

+5,9% AUMENTO

La variazione dei prestiti vivi a imprese con meno di 20 addetti nell’ultimo anno

402 mln RISORSE

I finanziamenti erogati alle imprese siciliane da marzo 2009 a giugno 2010

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un rapporto conflittuale per l'accesso al credito? «La crisi finanziaria mondiale ha probabilmente esaurito la sua fase più critica ma sta rivelando ora i suoi effetti sull’economia reale. Molte imprese oggi in Sicilia, come d’altronde nel resto del Paese, stanno soffrendo seppure si percepiscano alcuni timidi segnali di ripresa; ma, non bisogna dimenticarlo, i tempi della ripresa spesso non coincidono con la capacità delle imprese di sopravvivere alla crisi. È per questo motivo che le risposte date dal Banco di Sicilia e dal Gruppo Unicredit sono state tempestive e incisive: al primo manifestarsi della crisi anche nel nostro Paese, il Gruppo ha voluto lanciare il progetto “Impresa Italia”, divenuto operativo in Sicilia nel marzo 2009, per aiutare le aziende a superare la crisi di liquidità con finanziamenti supportati dalle garanzie dei confidi». Si parla tanto di rating ma le pmi come possono migliorare la propria valutazione in termini di Rating? «Occorre sicuramente uno sforzo congiunto: da una parte la Banca deve tendere a innalzare la propria “qualità” di consulenza alle imprese cercando di istruirle sulla “cultura finanziaria aziendale” e dall’altra parte occorre che le imprese siano disposte a fornire alla banca il maggior numero di informazioni, anche di carattere qualitativo e sulla storia dell’azienda, oltre che sui dati economici e di bilancio. Il Gruppo Unicredit ha realizzato lo scorso anno il programma formativo rivolto alle piccole imprese siciliane “Cambiare per Crescere”. Il progetto ha coinvolto alcune piccole aziende siciliane e ha previsto giornate di aula sulle tematiche legate ad aspetti di marketing, gestione aziendale, relazione con la banca, strategie di internazionalizzazione e associazionismo, sicurezza e leadership e visite aziendali».

SICILIA 2010 • DOSSIER • 55


ACCESSO AL CREDITO

Molte opportunità per l’economia siciliana

I

l credito alle imprese nel 2009 in Sicilia ha avuto un andamento simile a quello delle famiglie, rallentando nel corso dell’anno dal 5,2 al 4,1 per cento. Dal rapporto regionale annuale presentato da Banca d’Italia emerge che lo scorso anno i tassi praticati sui finanziamenti bancari a breve termine sono scesi dall’8,3 al 5,5 per cento. Salvatore Immordino, responsabile dell’area Sicilia per il Gruppo Intesa Sanpaolo fa sapere che anche attraverso le varie iniziative del Gruppo a sostegno delle imprese le aspettative per quest’anno sembrano promettere buoni risultati. A marzo si è verificata una ripresa del tasso di crescita del 4,7 per cento. Cosa prevede per il futuro? «Ritengo che il trend positivo, registrato anche da Intesa Sanpaolo qui in Sicilia nel primo semestre 2010, grazie al contributo di diversi settori in particolare l’edilizia e l’industria, possa consolidarsi nella seconda parte dell’anno». Il costo dei prestiti è sceso per tutti i principali settori dell’economia. Questo ha comportato un incremento delle richieste di credito? «L’andamento dei tassi, se da un lato ha penalizzato i risparmiatori non consentendo le red-

56 • DOSSIER •SICILIA 2010

Grazie al sostegno concreto dei grandi gruppi bancari, una ripresa economica delle imprese è possibile. Salvatore Immordino illustra tutto ciò che il Gruppo Intesa Sanpaolo sta facendo per dare una mano alle imprese siciliane Nicolò Mulas Marcello ditività conseguite negli anni scorsi, ha tuttavia determinato, anche per la crescente concorrenza dei diversi competitor che operano sul mercato, una riduzione del costo del credito per la clientela e una maggiore propensione all’indebitamento, con particolare riguardo al segmento privati». Per circa 6.900 imprese siciliane però il credito accordato dalle banche nel 2009 è sceso del 2,4%. A cosa è dovuto? Minori garanzie? «Non credo che il fenomeno sia dovuto a minori garanzie. Ritengo invece che la situazione debba essere inquadrata nella crisi economica che ha

A sinistra, Salvatore Immordino, responsabile dell’area Sicilia per il Gruppo Intesa Sanpaolo


Salvatore Immordino

rallentato il mercato e ha condizionato le imprese nell’intraprendere nuove iniziative. Sono venute a così a diminuire le “motivazioni” del credito da parte delle aziende. Aggiungo però che Intesa Sanpaolo in Sicilia, nel complesso, ha impiegato nel 2009 circa 6,8 miliardi di euro, valore in linea con gli anni precedenti». Cosa si sta facendo nel concreto per le imprese siciliane per agevolare un più facile accesso al credito? «Le iniziative di Intesa Sanpaolo sono numerose e importanti. Ricordo che la nostra banca è stata la prima a firmare un accordo con Confindustria relativo al credito e alla moratoria per le pmi, poi ripreso a livello Abi nell’agosto 2009 e di recente prorogato. Intesa Sanpaolo offre anche altre opportunità. Ad esempio il Progetto turismo: un’offerta di prodotti, di servizi e di consulenza per la riqualificazione, lo sviluppo e l’aggregazione delle imprese alberghiere che è già stato lanciato a Taormina». Per quanto riguarda il comparto agricolo? «Curiamo e sosteniamo il settore dell’agroalimentare attraverso Agriventure, una banca del Gruppo che supporta la definizione di accordi commerciali sia a livello locale che nazionale. In questa direzione, a maggio, abbiamo sottoscritto l’accordo con Confagricoltura Sicilia che mette a disposizione delle imprese agricole siciliane un plafond di 50 milioni di euro e servizi finanziari mirati a sostenere le piccole e medie imprese del settore garantendo la continuità del credito, la liquidità necessaria per la gestione ordinaria e soluzioni di investimento a favore dello sviluppo produttivo. In Sicilia il comparto agricolo conta circa 237.000 imprese per un fatturato di 3,8 miliardi di euro. In quest’ambito abbiamo lanciato il progetto “Countersign” che si propone di migliorare l’accesso al credito su ciascuna filiera agroalimentare, per quegli operatori che hanno progetti validi da sviluppare, al fine di accompagnare la crescita e lo sviluppo del comparto agroalimentare tramite l’applicazione di un ap-

6,8 mln EURO

Il credito erogato da Intesa Sanpaolo alle imprese nel corso del 2009

50 mln EURO

Il plafond messo a disposizione delle imprese agricole dalla banca Agriventure

proccio strutturato al sistema». Lei ha affermato che la crisi che stiamo attraversando può rappresentare una grande opportunità per il territorio siciliano, quella di rompere con il passato e con le logiche che hanno portato a risultati deludenti. In che modo? «È certamente importante vedere gli aspetti positivi e le opportunità che si presentano anche in tempi di crisi. Basti pensare alle possibilità per il nostro territorio nel campo delle energie da fonti rinnovabili. In Sicilia la green economy è già una realtà essendo prima in Italia per numero di iniziative intraprese nel settore energetico (33 gare su un totale Italia di 206) di cui la maggior parte, 21 progetti, sono ricollegabili al comparto delle rinnovabili con una forte prevalenza del solare fotovoltaico. Da qualche giorno è operativa in provincia di Trapani la centrale fotovoltaica di Ravano Green Power realizzata grazie al finanziamento di circa 4,8 milioni di euro operato da Mediocredito Italiano, la banca del gruppo Intesa Sanpaolo specializzata nello sviluppo delle pmi. Ricordo che la Sicilia è la prima regione nel Sud per consumi totali di energia elettrica (il 23% dei consumi totali del Mezzogiorno nel 2008) oltre che una delle più attive nel settore delle fonti rinnovabili. In questo senso dobbiamo sapere cogliere le opportunità con una parola d’ordine: innovazione». SICILIA 2010 • DOSSIER • 57




TRA BANCHE E IMPRESE

Cambiano le regole per l’accesso al credito Le imprese devono rivalutare le strategie volte a ottenere un sufficiente supporto da parte delle banche. E, come sottolinea Massimo De Benedictis, in questo l’intervento del commercialista si rivela cruciale Paolo Lucchi

sulla patrimonialità che si gioca il rapporto tra impresa e istituti di credito. Gli attori economici escono da un biennio in cui tra banche e aziende si sono inserite variabili decisamente complesse, talvolta discutibili, rispetto al passato. I criteri di rating imposti da Basilea, da un lato, e la crisi economica internazionale, dall’altro, rendono certamente più difficile una fattiva collaborazione tra i due attori. E a subirne le dure conseguenze sono, in primis, le Pmi e la loro potenzialità di sviluppo. «Il rapporto con l’istituto bancario rappresenta da sempre uno dei momenti salienti della vita dell’impresa» spiega Massimo De Benedictis, noto commercialista siciliano membro dell’omonimo studio associato di Siracusa. «L’imprenditore, in ogni passaggio della vita aziendale, dall’avvio alle fasi successive di sviluppo e diversificazione, oltre ai capitali propri ha sempre fatto ricorso al credito bancario». Ma oggi alcune regole sono cambiate. Quali evoluzioni si sono verificate? «Il rapporto, in passato piuttosto aperto e spesso basato su una relazionalità personale tra banca e

È

Sopra, il dottor Massimo De Benedictis all’interno dello studio di Siracusa. Oltre al padre, Antonino De Benedictis, sono soci della struttura l’avvocato Marco De Benedictis e il ragioniere Marcello De Benedictis studio@adebenedictis.it

60 • DOSSIER • SICILIA 2010

imprenditore, negli ultimi anni si è spersonalizzato in seguito all’armonizzazione della normativa europea, con l'avvento di Basilea. Si è verificata una sostanziale modifica del mercato bancario, oggi particolarmente accentrato, il tutto correlato dalla nota crisi finanziaria. In un tale contesto l'accesso al credito è divenuto estremamente complesso e richiede supporti professionali, organizzativi e gestionali qualificati». Cosa occorre a chi gestisce un’impresa? «In sostanza ciò che prima l’imprenditore riusciva a ottenere principalmente sulla base delle sue capacità, oggi necessita di un articolato supporto professionale. Un supporto che non si regge sulle qualità personali dell’imprenditore, bensì sulla capacità patrimoniale e reddituale dell’impresa, in genere estrapolata dai bilanci e dalle situazioni contabili che, se non correttamente articolate e rappresentate, possono rendere più oneroso il credito o addirittura impedirne l'accesso». E qui diventa centrale il ruolo del commercialista. «È chiamato ad assistere l’imprenditore, valu-


Il ruolo del commercialista

IL PRIMO DI SIRACUSA Fu un pioniere Antonino De Benedictis quando scelse di intraprendere la professione di commercialista nella città di Siracusa già nella seconda metà degli anni cinquanta. All’epoca, in Sicilia, i commercialisti rappresentavano una figura del tutto oscura. Nel 1976, poi, sempre per Siracusa fondò l’Ordine dei Dottori Commercialisti, che presiede per circa 20 anni. Negli anni ottanta, infine, con l’ingresso dei figli si costituisce lo studio associato, che porta la struttura ad ampliare il proprio raggio di intervento, oltre che alle originarie attività di consulenza aziendale e tributaria, anche alla consulenza legale, con particolare riferimento alla contrattuale, societaria e fallimentare.

tando al meglio le esigenze finanziarie dell’azienda sin dalla fase di genesi del progetto imprenditoriale, supportandolo nell’adozione di scelte e comportamenti finanziari e patrimoniali coerenti con il perseguimento degli obiettivi che il medesimo si propone. E soprattutto è nostro compito assistere e rappresentare l'azienda nella delicata fase di interlocuzione con l’istituto di credito. Attraverso un’assistenza professionale costruttiva l’azienda può così instaurare un più proficuo rapporto con la banca, al fine di individuare congiuntamente lo strumento creditizio più idoneo a garantire il mantenimento dell’equilibrio finanziario in relazione alle capacità patrimoniali e reddituali attuali e prospettiche». Un sostegno finalizzato alla ripresa?

Attraverso un’assistenza professionale costruttiva l’azienda può instaurare un più proficuo rapporto con la banca

«Oggi più che mai, soprattutto a seguito delle dinamiche economiche degli ultimi periodi che hanno portato, da un lato, le aziende ad avere maggiori necessità di risorse finanziarie e, dall’altro, gli istituti di credito a una maggiore prudenza nella fase di erogazione del credito, l’intervento qualificato del dottore commercialista può essere decisivo per rimettere in moto quell’importante fase di sviluppo imprenditoriale che ora si tradurrebbe in ripresa economica. Con tutte le conseguenze positive che da ciò deriverebbero». In particolare cosa osserva per ciò che concerne la sua regione? «In Sicilia tutto questo diventa ancora più necessario e indispensabile se si vuole cogliere l'occasione di agganciarsi alla ripresa economica». Per cui l’economia, dal suo punto di vista, è già prossima a un rilancio? «Sì, ma il rilancio è un obiettivo perseguibile solo da parte di quelle aziende in grado di organizzarsi e di farsi trovare pronte. A ripartire saranno le realtà che potranno contare su un adeguato supporto finanziario». SICILIA 2010 • DOSSIER • 61



ALESSANDRO ALBANESE

DOMENICO BONACCORSI DI REBURDONE

Confindustria Palermo

Confindustria Catania

ENZO TAVERNITI

GIUSEPPE CATANZARO

Confindustria Ragusa

DAVIDE DURANTE Confindustria Trapani

Confindustria Agrigento


CONFINDUSTRIA

I soldi per la Sicilia vanno spesi in Sicilia

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avoro per le imprese, lotta all’evasione fiscale e al lavoro nero, una campagna per la spesa delle risorse comunitarie, per l’efficienza della pubblica amministrazione, legalità, internazionalizzazione». Questi sono i punti chiave su cui Alessandro Albanese, neopresidente di Confindustria Palermo, incentrerà il suo mandato. All’indomani della sua nomina, l’agenda è già fitta di impegni. Tutte priorità. Innanzitutto la campagna per il lavoro alle imprese. «Abbiamo già spedito una lettera a tutti gli enti locali, alle aziende sanitarie, al genio civile, dall’università ai comuni della provincia. Il nostro messaggio è chiaro: per uscire dalla crisi la Sicilia può aiutare la Sicilia. I soldi pubblici destinati alla Sicilia devono essere spesi in Sicilia, con appalti e forniture rivolti alle nostre imprese locali». Gli industriali di Palermo e l’export. In che modo Confindustria si è attivata per supportare gli imprenditori nel guardare oltre la Sicilia? «Siamo convinti che l’export possa essere una grande opportunità per le imprese del territorio. Per questo svilupperemo sistemi di sostegno e supporto dei percorsi di accompagnamento a favore di aziende che vogliono delocalizzare e che puntano all’internazionalizzazione. Offriremo assistenza, consulenza, missioni utili in mercati realmente relazionali ai nostri prodotti. Il nostro supporto si sostanzierà inoltre in desk informativi, marketing ad hoc e incontri mirati con i vertici politici e amministrativi dei Paesi di sbocco. I nostri associati devono puntare sulla diversificazione offerta anche da nuovi 64 • DOSSIER •SICILIA 2010

Export e internazionalizzazione. Ma anche diversificazione dei mercati. Il neopresidente di Confindustria Palermo Alessandro Albanese ha le idee chiare: occorre cogliere le opportunità di ripresa senza disperdere risorse Giusi Brega

mercati esteri per una soluzione possibile alla crisi locale». Quali sono i mercati cui state guardando con maggiore interesse? «Tutti i mercati che offrono lavoro e opportunità sono validi mercati di riferimento. I mercati del Mediterraneo lo sono per ragioni geografiche, ma non possiamo escludere quelli d’oltreoceano. Dagli Stati Uniti alla Cina, per le loro grandi opportunità». Quali sono i settori ancora non adeguata-

Sopra, il presidente di Confindustria Palermo Alessandro Albanese


Alessandro Albanese

mente supportati nell’apertura ai mercati esteri? «Sicuramente la tipicità dei prodotti siciliani è un punto di forza. E sicuramente è uno di quei settori – quello dell’agroalimentare – che può essere adeguatamente supportato». In che misura un adeguato sviluppo delle infrastrutture può rilanciare l’economia di Palermo? «Senza ombra di dubbio la criticità e la perdita di competitività delle nostre imprese è fortemente causata dalle penalizzazioni del sistema infrastrutturale e dei trasporti che da sempre risulta inadeguato, inefficiente, oneroso rispetto alle aspettative dei mercati. Le nostre aziende così perdono competitività per i costi e i ritardi causati da questa perifericità geografica mal assistita dai sistemi attuali di connessione col nord dell’Europa e dell’Africa. Gravi appaiono le falle del sistema strutturale urbano, carente di servizi essenziali affidabili e appesantito da onerose dispersioni per la mancata gestione del traffico, dei parcheggi, della delocalizzazione

130 IMPRESE

Tante sono le realtà industriali, dove lavorano 1.431 addetti, che hanno sottoscritto il patto per lo sviluppo del distretto della logistica

94% MERCI

La quantità di prodotti che viaggia su strada, il 2 % su rotaia e il 4% via mare

degli uffici pubblici che incidono sui costi di distribuzione e di attesa per le imprese. Assumeremo precise iniziative per il rilancio e l’immediata “cantierabilità” di opere pubbliche bloccate dalla politica locale seppur in molti casi finanziabili da fondi strutturali». Negli ultimi due anni, sono state avviate importanti infrastrutture, come ad esempio la progettazione del I lotto della Palermo-Agrigento, la definizione del nuovo quadro di interventi per la tangenziale del capoluogo siciliano e l’avvio dei lavori per il nodo ferroviario di Palermo. In che modo andranno a incidere sulle dinamiche economiche della provincia? «Le infrastrutture ferroviarie costituiscono un volano di sviluppo dell’occupazione, del territorio, dell’intermodalità e del turismo. Oggi, alcune migliaia di persone lavorano nei cantieri oggetto di raddoppi o velocizzazioni e altrettante trovano sbocco nell’indotto. La firma sull’accordo di programma tra Regione, ministero dell’Economia e ministero delle Infrastrutture, propedeutico alla stipula del contratto di servizio, oltre a dare stabilità e sviluppo al trasporto ferroviario, permetterà un cospicuo investimento in nuovo materiale rotabile, con ulteriori prospettive di commesse ferroviarie. Tutto ciò consentirà alla Sicilia, assieme ai predetti investimenti infrastrutturali, un notevole salto di qualità nei servizi erogati, colmando il SICILIA 2010 • DOSSIER • 65


CONFINDUSTRIA

UN FUTURO LIBERO DAL RACKET

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i chiama Libero Futuro ed è la prima associazione antiracket a Palermo composta da commercianti che hanno deciso di ribellarsi al pizzo e che desiderano dare una mano ai colleghi in difficoltà a fare altrettanto. Nata tre anni fa dall’esperienza di Addio Pizzo, l’associazione è dedicata a Libero Grassi, l’imprenditore palermitano assassinato il 29 agosto 1991 dopo aver intrapreso un’azione solitaria contro la richiesta del pizzo imposto dai boss mafiosi e per questo suo atto non venne sostenuto da nessuno dei suoi colleghi che lo lasciarono da solo. Da allora questa rete di persone ha fornito sostegno e assistenza ai commercianti, contribuendo a farli uscire dalla morsa del racket. La «ribellione collettiva e coordinata contro il racket previene molte difficoltà e rischi» si legge sul sito dell’associazione che sottolinea riporta i dati di una ricerca della Fondazione Chinnici che ha stimato in non meno di un miliardo di euro l’anno il volume delle estorsioni alle imprese. Attraverso questa pratica Cosa nostra punta a controllare la vita e l’economia di una strada, di un quartiere, di tutta la città di Palermo. Libero Futuro mette a disposizione uno sportello di supporto e ascolto dove tutti gli imprenditori che hanno bisogno di aiuto e informazioni trovano assistenza legale, economica e psicologica usufruendo dell’esperienza maturata dai colleghi che lo hanno preceduto. L’associazione facilita i rapporti con le forze dell’ordine, limitando il più possibile l’esposizione mediatica e soprattutto attivando una rete di solidarietà che fa sentire l’imprenditore più sicuro e, soprattutto non lo lascia solo in un’aula di tribunale.

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L’export è un’opportunità. Per questo svilupperemo sistemi di supporto per le aziende che vogliono delocalizzare e che puntano all’internazionalizzazione

gap che oggi ci divide dalle regioni del nord Ita-

lia». Confindustria Palermo ha dimostrato, in linea con Confindustria nazionale e regionale, un atteggiamento di intransigenza assoluta e un contrasto continuo nei confronti della criminalità e delle sue infiltrazioni nel tessuto economico locale. Quali sono i prossimi obiettivi in tal senso? «Vogliamo continuare su questa strada a senso unico verso la libertà e verso la dignità. A tal proposito, definiremo un accordo con l’associazione antiracket Libero Futuro per stringere i rapporti con quella parte coraggiosa e attivissima della società civile che tanto merito ha avuto nello stimolare il nostro risveglio, la nostra presa di coscienza, il nostro riscatto. Lavoreremo per un accordo con le altre associazioni virtuose per costruire un fronte comune contro l’illegalità. Non ci potrà mai essere una libera impresa se non ci liberiamo dalla mafia».



CONFINDUSTRIA

La ripresa passa anche dall’export

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In alto, Domenico Bonaccorsi di Reburdone presidente di Confidustria Catania

icurezza nei luoghi di lavoro, ricerca e innovazione, questione energetica, infrastrutture del territorio, gestione delle problematiche del credito, lotta per l’affermazione della legalità. Questi i punti cardine su cui si fonda l’azione di Confindustria Catania. Fitta l’agenda degli interventi. «Su impulso di Confindustria Sicilia – spiega il presidente Domenico Bonaccorsi di Reburdone – è stata attivata una collaborazione del tutto innovativa con STMicrolectronics». La multinazionale leader nel settore dei semiconduttori ha, infatti, deciso «di mettere gratuitamente a disposizione di potenziali investitori brevetti innovativi ad alta tecnologia. E ciò in modo da portare avanti una sorta di contaminazione positiva nel territorio che possa agevolare la crescita di investimenti innovativi». Sulla questione credito le imprese catanesi hanno dovuto fronteggiare un momento abbastanza difficile legato alla crisi finanziaria. «Il dialogo con gli istituti di credito è rimasto però proficuo» assicura Bonaccorsi. Oltre alle convenzioni stipulate con i principali istituti di bancari «che assicurano condizioni abbastanza vantaggiose per gli associati» è stato condotto «un monitoraggio costante» sull’applicazione dell’accordo relativo alla moratoria dei debiti delle imprese, siglato nell’ottobre del 2009 da Abi, Confindustria e ministero del Tesoro e «che ha dato buoni risultati». La Sicilia ha dei punti di forza rappresentati sia dalla sua posizione geografica, centrale per l’area mediterranea, sia dalla creazione

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Le aziende catanesi si stanno dimostrando proattive nel riagganciare la ripresa. E dai fondi Por Sicilia 2007-2013 «potrebbe arrivare una forte spinta agli investimenti» Alessandro Cana dell'area di libero scambio scaturita dal processo di Barcellona che entrerà in vigore entro il 2012. Il grado di internazionalizzazione dell’economia catanese appare però debole. Quali sono gli interventi in tal senso? «Purtroppo il divario infrastrutturale rischia di rendere sempre più marginale la nostra Isola. Il basso tasso di internazionalizzazione dell’economia dipende anche da questo. I dati relativi all’export nel primo semestre 2010 però rivelano positive sorprese, con un incremento del 45% dei flussi commerciali dalla Sicilia verso l’estero. Aumento certamente dovuto alla debolezza dell’euro, ma che fa ben sperare per il futuro. Ritengo che la ripresa dell’economia possa agganciarsi in primo luogo proprio alla crescita delle esportazioni verso quei paesi che a dispetto della crisi continuano a crescere. Quanto alle azioni per sostenere l’internazionalizzazione delle imprese sarà molto importante nei prossimi mesi concentrare la nostra azione su “Retimprese”, l’agenzia promossa da Confindustria per dare vita a nuove forme di collaborazione tra aziende, dirette ad accrescerne capacità innovative e competitive e riuscire così a presentarsi più forti sui


Domenico Bonaccorsi di Reburdone

+EXPORT 45% mercati esteri». Fondi del Por Sicilia 2007-2013. Quali sono gli interventi programmati? «Sostegno alle infrastrutture, alla ricerca, alle imprese giovanili e femminili, alla produzione di energia da fonti rinnovabili, alle imprese di qualità, al turismo. E potrebbero dare una forte spinta agli investimenti. La grande nota dolente riguarda però il grado di attivazione della spesa. Il forte ritardo nella pubblicazione dei bandi necessari ad accedere ai finanziamenti ci ha indotto più di una volta a sollecitare pubblicamente il Governo regionale a superare le pastoie burocratiche che bloccano la spesa. Adesso qualcosa si muove, ma temo che i ritardi accumulati siano difficilmente recuperabili». Situazione infrastrutturale e, in particolare, la criticità della zona industriale di Pantano d’Arci, considerata strategica per lo sviluppo dell’economia e dell’occupazione nel territorio.

L’incremento dei flussi commerciali dalla Sicilia verso l’estero nel primo semestre 2010

2007-2013 POR

I contributi comunitari che contribuiranno a rilanciare l’economia locale

Il complesso industriale di Pantano d’Arci

Come intendete agire? «La situazione è statica. Permangono situazioni di disagio irrisolte: viabilità, segnaletica stradale, assenza di servizi elementari. Sull’amministrazione poco efficiente dei consorzi Asi pesa certamente una legge ormai obsoleta, che prevede organi di gestione pletorici. La riforma in cantiere da qualche mese all’Assemblea regionale, in questo senso, potrebbe assicurare iter più snelli ed efficaci».

SICILIA 2010 • DOSSIER • 69


CONFINDUSTRIA

Adesso occorre una nuova mentalità Apertura a nuovi mercati. Attrazione di investimenti sul territorio. Promozione della cultura di impresa. Sostegno al turismo. Questi gli elementi essenziali di Confindustria Ragusa per il rilancio del territorio Giusi Brega

L

a fotografia scattata a maggio dalla ricerca effettuata dalla Uil nazionale è rincuorante. Segnali positivi per l’industria ragusana. L’indice del fatturato secondo i dati elaborati dall’Istat evidenzia una crescita dell’1% sui mesi di marzo e aprile del 2010, già positivi rispetto allo stesso periodo del 2009. Trainante il comparto degli articoli in alluminio, della gomma, della plastica e del cemento. Una boccata d’ossigeno per l’economia iblea dove anche l’andamento delle dinamiche dell’occupazione sembra essere leggermente migliorato rispetto al passato. Ma per uscire dalla crisi «occorre guardare altre strade» sottolinea Enzo Taverniti, presidente di Confindustria Ragusa. Come, ad esempio, l’internazionalizzazione. Cosa state facendo per mettere le vostre imprese nella condizione di poter proporre le proprie peculiarità anche all’estero? «Confindustria Ragusa ritiene fondamentale l’apertura delle imprese iblee ai nuovi mercati, pertanto ha promosso la partecipazione diretta al consorzio per l’esportazione del sistema confindustriale, costituito a Ragusa dal locale “Coexport”, estendendo l’adesione delle associazioni

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territoriali di Caltanisetta, Siracusa ed Enna. Ritengo imprescindibile il supporto organizzativo del consorzio per la buona riuscita della presenza delle imprese su nuovi mercati, l’esperienza e i contatti consolidati dal consorzio possono essere messi a disposizione delle imprese associate. A questo impegno si sono affiancate iniziative che Confindustria Ragusa ha gestito in maniera autonoma, avviando contatti commerciali con imprenditori del Belgio per attrarre investimenti sul nostro territorio e con la Tunisia per favorire lo sviluppo delle imprese iblee su nuovi mercati. Con la partecipazione della Camera di Commercio

Nella foto, Enzo Taverniti, presidente di Confindustria Ragusa


Enzo Taverniti

Industria Artigianato e Agricoltura di Ragusa, della cui giunta sono componente, stiamo promuovendo una missione imprenditoriale a Costantine in Algeria». L’assessorato allo Sviluppo economico di Ragusa si sta dimostrando attivo nella promozione della cultura d’impresa verso le nuove generazioni attraverso i laboratori. Quale mentalità dovrebbe avere il futuro imprenditore ibleo per rilanciare l’economia locale? «Reputo che il nuovo imprenditore ibleo debba essere preparato a creare all’interno dell’azienda un clima di collaborazione e sinergia con particolare attenzione alle problematiche della sicurezza, anche attraverso la formazione. Debba inoltre intendere l’associazionismo come strumento di collaborazione tra imprese per raggiungere le condizioni esterne che favoriscano la nascita e lo sviluppo delle imprese stesse. Mi riferisco all’impegno che l’imprenditore mediante l’associazione può e deve svolgere per ottenere il buon funzionamento delle amministrazioni, la semplificazione delle procedure autorizzative per le attività imprenditoriali, la sicurezza del contesto sociale e ambientale». Lo scorso giugno è stata costituita l’associazione “Distretto turistico degli Iblei” tra la Provincia di Ragusa, i 12 comuni della provincia, la Camera di Commercio di Ragusa e i 7 comuni limitrofi, nonché le dieci associazioni private. Cosa rappresenta in termini di opportunità e quali i progetti messi in cantiere in tal senso? «Il turismo oggi rappresenta per l’economia iblea una piccola parte, pari al 5% del Pil locale, può costituire, in relazione alle peculiarità ambientali, paesaggistiche, architettoniche e culturali del

+1% CRESCITA

L’indice del fatturato secondo i dati elaborati dall’Istat sui mesi di marzo e aprile del 2010

-76% RICHIESTE La percentuale registrata a maggio da Ragusa sulla richiesta di cassa integrazione secondo il XVII rapporto Uil

nostro Territorio, un ulteriore fattore di sviluppo. In questo ambito la costituzione del distretto turistico rappresenta una occasione di crescita solamente se si crea una rete organizzata di strutture turistiche inserite nell’ambito di una progettazione urbanistica che preveda la realizzazione di strutture alberghiere all’interno di apposite aree vocate a tale finalità, delimitate da zone “cuscinetto”. I progetti che questo distretto intende portare avanti sono incentrate sulla riqualificazione ed organizzazione dell’offerta turistica». L’aeroporto di Comiso, il porto di Marina di Ragusa, Fiera Emaia. Un patrimonio comune. Vi sono progetti per realizzare proficue sinergie? «Attualmente non vi sono progetti di sviluppo integrato in quanto l’aeroporto di Comiso non è ancora operativo, si sta comunque pensando alla possibilità di mettere in rete le tre infrastrutture in quanto sia il porto di Marina di Ragusa sia la Fiera Emaia a Vittoria non possono produrre considerevoli effetti di sviluppo se non sono serviti da un’adeguata infrastruttura aeroportuale e da connesse strutture di ricettività turistico-alberghiera». SICILIA 2010 • DOSSIER • 71


CONFINDUSTRIA

Reagire alla mafia

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Sotto, Giuseppe Catanzaro, presidente di Confindustria Agrigento

o scorso 24 giugno è stato firmato il protocollo tra Governo regionale e prefettura di Agrigento per sostenere le imprese che operano nelle aree di sviluppo industriale della provincia di Agrigento. Un’iniziativa che vuole «mettere a valore sociale la funzione preventiva dei controlli operati dalla prefettura e dal gruppo interforze anche negli investimenti privati e non solo in quelli pubblici come è avvenuto fino ad ora» chiarisce Giuseppe Catanzaro, presidente di Confindustria Agrigento, che sottolinea come quella agrigentina sia «una realtà dove le connivenze tra alcuni imprenditori e la mafia fanno da sfondo a diverse evidenze giudiziarie». Questo impone «una nostra reazione per concorrere con la magistratura e le forze di polizia a estromettere dal mercato quanti con l’apporto della mafia preferiscono continuare a operare in mercati protetti e condizionati». La firma dell’assessore regionale alle Attività produttive Marco Venturi in rappresentanza della Regione e quella del prefetto di Agrigento Umberto Postiglione in rappresentanza del Governo del Paese «aiuta a comprendere come i tanti rappresentanti delle istituzioni impegnati ad assicurare alle nostre piccole imprese nella normalità». Lei ha parlato di una viziosa reiterazione di modelli negativi nella gestione delle dinamiche economiche locali. Qual è il modello virtuoso che auspica? «Il modello che auspichiamo è quello del mercato nel quale la politica e le istituzioni facciano la loro parte ovvero mettere le imprese in condizioni di competere, di rilasciare permessi e pareri entro tempi certi, cioè l’esatto contrario di quello che in troppi casi avviene oggi. In sintesi, auspichiamo che si ri-

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Una sinergia tra Confindustria Agrigento, governo regionale e prefettura a sostegno delle imprese e per attrarre nuovi investimenti. L’ obiettivo è rafforzare «la trasparenza e la collaborazione contro la criminalità organizzata» Giusi Brega torni alla normalità e che ciascuno faccia semplicemente il proprio dovere». Si dice che la crisi generi opportunità. Quali ripensamenti ha portato nell’assetto industriale locale? «La crisi ha messo in evidenza che il sistema finanziario ha alterato le regole erogando in diversi casi sostegno finanziario a chi non era e non è stato nelle condizioni di produrre e rientrare dei capitali investiti. Questo aiuta a valorizzare il ritorno alle forme tradizionali di sostegno all’economia regola questa ultima che


Giuseppe Catanzaro

Sono tanti gli imprenditori che cooperano con lo Stato e denunciano i mafiosi. Questo segna il cambiamento che è prima culturale e poi di scelta economica

orienta significativamente la nostra realtà imprenditoriale da sempre caratterizzata da una forte propensione all’innovazione». A suo avviso una maggiore propensione all’export potrebbe ottimizzare il processo di reazione e potenziamento del tessuto economico? «Assolutamente sì. Abbiamo evidenza diretta di come gli imprenditori che frequentano mercati esteri siano più organizzati nel competere e nell’affrontare la crisi e soprattutto nell’arricchire il nostro tessuto produttivo che beneficia

delle imprese che frequentano mercati esteri». Quanto incide la Mafia sul frenato sviluppo economico del territorio? «Oggi molto meno rispetto a un decennio. La mafia di oggi vive e prospera perché è connotata da presenze di singoli pseudo-politici e, purtroppo, da imprenditori che sono essi stessi mafiosi o comunque conniventi. Fatta questa premessa posso dire che oggi un imprenditore che vuole produrre senza confrontarsi con la mafia può farlo perché lo Stato è pronto e capace di assicurare chi opera nel nostro territorio». Confindustria si è mostrata intransigente nel contrasto alle infiltrazioni criminali nel tessuto economico locale. In particolare, è stata rigida nei confronti degli industriali che pagavano il pizzo. Quanto e come sta cambiando la mentalità dell’imprenditore? «Confindustria Sicilia ha rappresentato dal 2007 a oggi un contenitore di valori che hanno un riferimento culturale prima di ogni altra cosa. La logica che ha informato Confindustria è chiaramente orientata a creare valore attorno all’imprenditore che collabora con lo Stato e non paga il pizzo e disvalore attorno a chi rifiuta il sostegno, paga o, peggio, convive con i mafiosi. Il riscatto sociale e civile che dalle nostre parti è attivo da oltre un decennio e ha prodotto concreti risultati in termini giudiziari prima e sociali dopo. Sono tanti gli imprenditori che cooperano con le articolazioni dello Stato presenti nel territorio e denunciano i mafiosi. Questo segna il cambiamento che, ripeto, è prima culturale e poi di scelta economica». SICILIA 2010 • DOSSIER • 73


CONFINDUSTRIA

Esportiamo le competenze dei nostri imprenditori Nuove sinergie per portare all’estero la professionalità delle aziende trapanesi. Il presidente di Confindustria Davide Durante traccia la rotta dello sviluppo Alessandro Cana

Q

uella di Trapani è una provincia dove la percentuale di esportazioni è molto elevata rispetto alle altre. I settori trainanti, oltre al lapideo e all’enologico, sono il metalmeccanico e l’agroalimentare. Export sì, ma anche internazionalizzazione con imprese che hanno avviato numerosi rapporti di collaborazione con Asia, America e Nord Africa. «Qui la congiuntura economica è arrivata con qualche mese di ritardo» sottolinea il presidente di Confindustria Davide Durante, che spiega come alcuni settori stiano, comunque, reggendo: il settore lapideo «che da solo costituisce l’85% della produzione siciliana e il 15% di quella nazionale» e quello del vino di qualità. «Ancora per tutto il 2010 le prospettive non sono rosee e temiamo un ulteriore passo indietro da qui a fine anno. Con previsioni di una lenta ripresa nel 2011». Come vi state muovendo per creare nuove sinergie? «Ci siamo già mossi non solo verso il Marocco, ma anche verso Russia, Vietnam e Serbia. Abbiamo infittito i nostri rapporti attraverso ambasciate e consolati e abbiamo organizzato una missione in Marocco per avviare i primi contatti con le istituzioni locali. Il Marocco è un paese con prospettive veramente promettenti per noi

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imprenditori. I settori più interessanti sono edilizia, agroalimentare e metalmeccanico. La programmazione infrastrutturale del Regno del Marocco può consentirci di mettere a servizio di quel Paese le nostre competenze e professionalità». Dopo il Marocco, la Russia. «Con cui abbiamo fatto un percorso inverso, organizzando prima un incontro con il console russo a Palermo e poi un incoming di imprenditori russi interessati al nostro marmo. Abbiamo già avviato rapporti di collaborazione.

In alto, il presidente di Confindustria Davide Durante; sotto, il porto di Ragusa


Davide Durante

85% LAPIDEO

Un settore trainante del trapanese è quello lapideo che da solo costituisce l’85% della produzione siciliana

Abbiamo avuto ospite l’ambasciatore del Vietnam al quale abbiamo fatto visitare alcune tra le più importanti aziende della nostra provincia. Stesso discorso con l’ambasciatrice della Serbia, l’unico Paese che dispone di un accordo di libero scambio con la Federazione Russa. E diventa, per questo, molto interessante per gli imprenditori che vorranno raggiungere un mercato di oltre 150 milioni di abitanti». La città può diventare un ponte verso il Nord Africa? «Trapani è situata in un punto strategico del Mediterraneo. È anche vero però che soffriamo molto la vicinanza con Palermo. Questo, purtroppo, è stato spesso causa di grande conflittualità nella politica di rilancio di porto e aeroporto. Oggi assistiamo a un grande rilancio dell’aeroporto trapanese, ma tutto è affidato nelle mani di un’unica compagnia aerea, la RyanAir, che effettua circa il 90% dei voli e ha fatto di Trapani una delle sue basi. Stiamo lavorando per attrarre anche altre compagnie,

2011 RIPRESA

Confindustria Trapani prevede per l’anno prossimo un rilancio dell’economia

far crescere i flussi e garantire gli investimenti dei privati nel turismo. Per i collegamenti marittimi, invece, la nostra provincia è dotata di numerosi porti tutti con caratteristiche differenti l’uno dall’altro: da quello di Trapani a prevalenza commerciale e con traffico passeggeri, ai porti turistici di Marsala e Castellammare del Golfo fino a quello commerciale e legato alla pesca di Mazara del Vallo. Occorrono, però, molti investimenti per ottimizzarne i traffici e per fare di questi porti una vera porta di transito tra Europa e paesi nordafricani. Fondamentale è, pertanto, lo scavo dei fondali del porto di Trapani che consentirebbe l’approdo di navi, sia merci che passeggeri, con un volume maggiore». Quali sono le scommesse che vi attendono? «Le sfide future rischiano di essere quelle della delocalizzazione che non è una vittoria, laddove delocalizzare significa abbandonare i siti aziendali locali e impiantare una attività all’estero utilizzando manodopera straniera. Dalle previsioni fatte, entro una decina d’anni molte aziende manifatturiere ed edili chiuderanno i battenti perché non più competitive rispetto alle medesime attività impiantate in altri paesi. Riusciranno a sopravvivere ci settori di sempre, agroalimentare e lapideo, che possono puntare sulla qualità e sulla specificità, non essendo replicabili e, quindi, non suscettibili di riduzione di competitività causata da emulazioni da parte di altri Paesi. Un settore su cui puntiamo è quello del turismo. Ma c’è ancora molto da fare». SICILIA 2010 • DOSSIER • 75




LOGISTICA

Le tante opportunità mancate

B

enché il mercato distrettuale sia florido, la mancanza di cultura imprenditoriale e le incompetenze nel pianificare e gestire in sinergia filiera e logistica, comportano enormi sprechi, sia in termini economici che di risorse. Sarebbe necessaria una formazione seria dell’intero apparato imprenditoriale e manageriale perché gli attestati e le certificazioni non dovrebbero essere solo un decoro per le pareti, ma una garanzia di capacità». Analisi dura, a tratti impietosa, quella di Giuseppe Richichi sulla capacità siciliana di saper integrare produzione e commercializzazione, ottimizzando i processi. Da rappresentante legale del distretto della logistica, Richichi conosce a fondo la situazione ben connessa con la dimensione produttiva delle province che fanno parte del distretto. A partire da Siracusa che vanta «il primato nazionale di raffinazione e produzione di derivati del petrolio, oltre a una florida attività agricola di mandorle, agrumi e patate». E le altre città? «Catania, oltre agli agrumi, si sta distinguendo 78 • DOSSIER •SICILIA 2010

La geografia parla di piattaforma logistica euromediterranea. La realtà, per Giuseppe Richichi, rappresentante legale del distretto della logistica, racconta ben altro: infrastrutture scarse o inesistenti. Con i trasporti su gomma e rotaia in assoluta debacle Jole Colecchia nelle esportazioni di prodotti di carpenteria e metallurgia in aggiunta a quelle di basalto dell’Etna. In continua evoluzione è la microelettronica (Sts e la nascente Etna Valley). Palermo, invece, benché consti di un territorio prevalentemente urbanizzato, vanta una discreta produzione di agrumi e di vini eccelsi». Enna? «Qui, c’è la più alta concentrazione di produzione di cereali, oltre al settore caseario. A Caltanissetta, nell’area di Gela c’è soprattutto il petrolchimico. In-

Giuseppe Richichi, rappresentante legale del distretto della logistica in Sicilia


Giuseppe Richichi

fine, Ragusa: con un contesto imprenditoriale dinamico e una varietà di eccellenze nel settore caseario e per le coltivazione in serra». La logistica può essere un’opportunità strategica di sviluppo? «Se si pensa che il 90% dei mezzi che circolano sull’intera nazione sviluppano nel corso dell’anno quasi il 50% del chilometraggio privi di carico, mi viene da dire che il progetto nazionale sulla logistica è fallimentare. Le posizioni dei porti commerciali all’interno delle città, la mancanza di spazi che consentano la facilità di scambio tra gomma, rotaie e mare, l’inadeguatezza delle reti stradali, rappresentano solo alcune delle insufficienze del sistema, e a tutt’oggi non esiste una struttura integrata capace di assolvere alla richiesta del mercato». Come valuta le occasioni di scambio gomma-rotaia e gomma-mare? «La nostra iniziativa, sul piano di organizzazione della mobilità, prevedeva la creazione di due interporti e sette autoporti. Se tale piano trovasse attuazione, potremmo parlare di piattaforme logistiche e di filiera, con l’ottimizzazione degli scambi gomma, rotaie, mare. Altro tasto dolente è il trasporto su rotaia a causa della soppressione di alcune piccole stazioni di periferia delle provincie che avrebbero potuto fungere da piattaforme di rilancio a supporto degli interporti principali viste le distanze dai luoghi di produzione e di commercializzazione». Le merci viaggiano però in netta prevalenza su strada. «Questa politica ha demandato al gommato il 94% del traffico delle merci, e ritengo che oggi non esista un’alternativa per poter ribaltare tale posizione, anche se buona parte di traffico viene assorbito dalle vie del mare». La Sicilia potrebbe essere una piattaforma logistica completa?

«La nostra posizione geografica, purtroppo, non favorisce uno sviluppo di piattaforma logistica soprattutto viste le carenze delle infrastrutture e dei collegamenti. Non si può parlare di logistica senza infrastrutture di supporto e senza un serio piano nazionale sulla mobilità. Anche la mancata realizzazione del ponte sullo Stretto ci ha impedito di affermare la nostra leadership nel Mediterraneo. I ritardi burocratici e l’apertura al libero scambio hanno favorito l’economia di paesi quali Egitto, Tunisia e Marocco che hanno conquistato una buona fetta di mercato con l’esportazione di prodotti agricoli simili ai nostri. Inoltre, la loro modernizzazione, gli approvvigionamenti di materie prime sfruttate dagli Stati europei con scambi bilaterali e la mancata realizzazione del corridoio Palermo-Berlino ci hanno impedito di divenire piattaforma logistica euro-mediterranea». Quali sfide logistiche vi aspettano? «Un progetto serio che preveda la messa in rete di piattaforme di rilancio sul territorio nazionale, con porti e interporti che permettano la riduzione dei gap delle merci e migliori spostamenti da nord a sud, permettendo così il raggiungimento dei luoghi di produzione e commercializzazione con costi contenuti e tempi certi». SICILIA 2010 • DOSSIER • 79


LOGISTICA

T

esta di ponte naturale verso l’Africa e il Medio Oriente, la Sicilia non è una regione logistics intensive come, ad esempio, il Nord Europa; realtà, avverte Rodolfo De Dominicis, neppure «paragonabile a quella siciliana né per le condizioni operative né per il livello infrastrutturale né per quello di mercato». Perché? «Basti pensare che, nonostante la presenza di più di 100 approdi, non c’è neanche un porto che attualmente possa giocare un ruolo primario nel Mediterraneo» oppure che «per andare da Catania a Palermo in treno occorrono almeno 3 ore e mezza». Insomma, la Sicilia logisticamente parlando non brilla. «Per colmare il divario – prosegue De Dominicis – bisogna, innanzitutto, evitare che la ferrovia abbandoni la Sicilia (come è accaduto per la Sardegna); in particolare per quanto riguarda le merci occorrono urgenti misure di sostegno all’intermodalità ferroviaria e decisioni rapide per approvare i progetti e velocizzare le procedure delle infrastrutture nodali di sostegno ai porti». Gomma e rotaia sono, però, note dolenti. «Occorre che la politica prenda le decisioni essenziali e sia conseguente alle decisioni prese, altrimenti nell’ambiguità fra gomma e ferro vince lo stallo». Quale è il peso logistico dell’isola? «La Sicilia, settima regione italiana per consumo interno, seconda nel Sud Italia solo alla Campania, movimenta circa 68 milioni di tonnellate di merci ogni anno: 38 milioni sono trasportate da e verso altre regioni italiane e d’Europa, mentre il resto si muove sull’isola. Le stime prospettiche evidenziano un’ulteriore crescita di tale propensione al consumo nei prossimi tre anni. Con correlato incremento del Pil regionale e delle esportazioni. Del totale di merci movimentate, a viaggiare su gomma sono 36 milioni (di cui 8,5 di “scambio”), mentre via mare si trasportano 29 milioni (di cui 26 sono di cabotaggio) in 80 • DOSSIER •SICILIA 2010

Un gap da colmare Viaggiano per lo più su gomma le merci in regione. Soffrono le ferrovie, ma anche i porti. Da un punto di vista logistico, per Rodolfo De Dominicis, presidente della Società degli interporti siciliani, le province di Catania, Ragusa e Palermo sono quelle con la prospettiva più importante di sviluppo Sara Fanelli gran parte prodotti petroliferi. Il flusso di merci in Sicilia, dunque, è caratterizzato principalmente dal trasporto su gomma». Sicilia occidentale e Sicilia orientale: quali le peculiarità logistiche su cui si dovrebbe intervenire? «Il futuro prossimo deve vedere il rilancio del sistema portuale e in particolare, nella Sicilia occidentale, del blocco Palermo-Termini Imerese. Con specializzazione del porto di Palermo verso le attività croceristiche e di trasporto passeggeri e di quello di Termini Imerese come base di supporto per le autostrade del mare. Nella Sicilia orientale, attraverso il rilancio di una portualità merci coordinata fra Catania e Augusta. Sia nella Sicilia occidentale che in quella orientale, è indispensab i l e

Rodolfo De Dominicis, presidente della Società degli interporti siciliani; a fianco due immagini dell’interporto di Catania in fase di completamento


Gli interporti regionali

completare le due piastre logistiche e intermodali di Termini Imerese e Catania Bicocca. Le due strutture dovranno essere collegate in maniera efficiente dalla ferrovia. Ciò può avvenire con una spesa di qualche centinaio di milioni di euro senza pensare a interventi faraonici che difficilmente si potranno realizzare nel breve termine vista la scarsità di risorse». Quali le potenzialità logistiche per cui potrebbero spiccare le province sicule nella logica di un sistema dei trasporti integrato? Ragusa, in particolare, è il baricentro della produzione agroalimentare siciliana. «Le province sono 9, ma il contributo al Pil di alcune di esse è effettivamente marginale; dal punto di vista logistico le province di Catania, Ragusa e Palermo sono quelle che hanno la prospettiva più importante di sviluppo». Catania è la via di uscita del commercio verso il continente, partendo dall’asse Ragusa-Siracusa. A che punto siamo con l’interporto? «Il primo lotto dell’interporto è stato completato e dato in gestione. Il secondo lotto non è stato ancora appaltato, solamente per problemi legati alle verifiche antimafia. Per il terzo lotto, sono in corso gli espropri e sono in fase esecutiva sia la strada di collegamento per l’asse dei servizi che il binario di penetra-

38 mln MERCI

Sono trasportate da e verso altre regioni italiane e d’Europa attraverso la Sicilia; il resto si muove sull’isola

36 mln

SU GOMMA I prodotti che viaggiano su strada, mentre via mare se ne trasportano 29 milioni

zione da Bicocca verso il polo logistico. Diciamo che se fossimo in Svezia, nel 2012 sarebbe tutto abbondantemente finito e pronto per la gestione». Porti: qualcuno ha parlato di «rachitismo portuale», auspicabile dunque un’authority unica? «Sicuramente è necessario un coordinamento fra autorità portuali e porti; pensare a un’unica authority è illusorio. E peraltro al Nord do- SICILIA 2010 • DOSSIER • 81


LOGISTICA

UN SETTORE CHE STENTA A DECOLLARE

«L

a realtà siciliana è il riflesso della situazione italiana dove la logistica stenta a decollare per limiti culturali, strutturali e infrastrutturali che non ci permettono di essere competitivi». Sicilia, dunque, come il resto del Paese. E non eccezione. Almeno per Giuseppina Della Pepa (nella foto), segretario generale Anita, l’associazione nazionale di Confindustria che riunisce le imprese più strutturate di autotrasporto. Fondamentale, «per ottimizzare la movimentazione e la gestione del flusso di merci, è disporre di un valido sistema infrastrutturale (porti e retroporti attrezzati, collegamenti multimodali)». E qui il gap è palese. Di peso è la movimentazione delle merci sull’isola che, da sola, «assorbe un 10-12% del mercato italiano. E le regioni con le quali ha maggiore interscambio sono Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Toscana e Campania». Percentuali che sollecitano una visione in prospettiva. «Le aziende siciliane – osserva Della Pepa – potranno competere con i grandi colossi solo se riescono a puntare su forme di aggregazione e su strategie

di diversificazione, focalizzandosi su mercati di nicchia». Questa differenziazione «comporta rilevanti investimenti organizzativi e infrastrutturali alla portata solo delle imprese maggiori. Pertanto, il percorso dell’integrazione orizzontale (attraverso processi di fusione tra aziende del comparto, joint venture con clienti industriali ad esempio) sembra un percorso obbligato». Fare rete è «sicuramente una soluzione per garantire al settore dell’autotrasporto più competitività ed efficienza. Purtroppo, è difficile da perseguire a causa della naturale diffidenza degli imprenditori a rinunciare alla propria ‘identità’». Entrando nel merito, Della Pepa rileva come, la risorsa-mare «per essere utilizzata al meglio, necessiti di porti funzionanti e in grado di far fronte alla domanda. Purtroppo, sono obsoleti e inadeguati alle esigenze logistiche. Oltre alle “porte d’ingresso”, vanno create strutture che consentano di accogliere le merci, garantendo processi di trasformazione, stoccaggio, servizi accessori a valore aggiunto, network distributivi affidabili». Non va meglio su asfalto o rotaie. «Il trasporto ne-

cessita di infrastrutture a supporto. È evidente che, se mancano, si registrano inefficienze che gravano sull’intero sistema. Pertanto, la soluzione è di potenziare le infrastrutture in maniera continuativa nel tempo e soprattutto con risultati nel breve termine. È necessaria, inoltre, una sburocratizzazione delle procedure per evitare di progettare e realizzare opere già obsolete in partenza. Sulla ferrovia, è chiaro che diventa inutile parlare di intermodalità e trasporto combinato in presenza di una politica di smantellamento attuata da Ferrovie dello Stato, che aumenta i costi, diminuisce i treni e chiude continuamente le linee».

vrebbero cominciare a dare il buon esempio, corre il rischio di rimanere, di fatto, fuori dal mentre invece ne abbiamo 25 in tutta Italia. È sufficiente avere delle strutture di coordinamento strategico per evitare che tutti i porti siano multipurpose, come avviene oggi». Tracing and tracking: la Sicilia come si colloca? Via satellite, infatti, si potrebbe creare una rete che rende disponibili informazioni in grado di innalzare i livelli di efficienza, incidere sugli standard di sicurezza e ottimizzare l’utilizzo delle infrastrutture. «La Società degli interporti siciliani è socia convinta di Uirnet, la società del Mit che sta realizzando la piattaforma informatica e telematica di gestione dei flussi di merci. Certo bisogna rilevare che la sperimentazione della piattaforma è partita in Liguria e Piemonte e non in Sicilia. Se la politica non prende atto che il tempo è una variabile critica, la Sicilia

82 • DOSSIER •SICILIA 2010

sistema». Il ponte sullo Stretto potrà davvero imprimere un’accelerazione al sistema logistico e dei trasporti siciliani? «Da un punto di vista logistico, il ponte è indispensabile, per garantire velocità e fluidità di traffici. Sono quindi convinto che sia necessario realizzarlo nel più breve tempo possibile. Nel frattempo però, la Sicilia non può aspettare inerte perché il traffico delle merci su carro ferroviario si sta drasticamente contraendo al punto che nel 2009 sono passati sullo Stretto la metà dei carri del 2008. Occorre quindi, da una parte, continuare come regione siciliana a investire sul ponte e, dall’altra, investire, peraltro cifre assolutamente risibili, nel sostegno al traffico ferroviario intermodale per evitare che le merci finiscano sulla strada».



LOGISTICA

Logistica e trasporti? Un miraggio In Sicilia soffrono i trasporti su gomma e su rotaia. Un po’ meglio quelli che viaggiano via mare, spiega Angelo Di Martino, fondatore e presidente della F.lli Di Martino. Molto si dovrebbe fare per un mercato potenziale forte. «Ma siamo poco fiduciosi a meno di un cambio di tendenza sulle scelte politiche di programmazione» Michele Lanzarotto

I

plus, anche ipotetici, per «diventare una piattaforma logistica intermodale» capace di attrarre prodotti, le mancano. E, del resto, «perché le merci dovrebbero fermarsi in Sicilia?» si chiede in modo provocatorio Angelo Di Martino, fondatore e presidente della F.lli Di Martino, gruppo catanese che gestisce tutte le fasi di trasporto, distribuzione e logistica. Una domanda a cui l’imprenditore risponde con altre domande: «Abbiamo qualche plus nella lavorazione, ad esempio, zone franche o specializzazioni lavorative per successive trasformazioni? Oppure nella gestione del flusso logistico realizzabile attraverso la capacità di consolidamento e di spedizione pluri-destinazione a tariffe o transit time più competitivi di altri siti? Abbiamo un mercato di consumo talmente ampio da attirarne almeno la parte che consumiamo direttamente, un mercato su cui costruire almeno per le regioni limitrofe più facilmente raggiungibili una sorta di network commerciale-logistico di redistribuzione?». Prospettive aleatorie che per “avere gambe” dovrebbero viaggiare sulla «necessità – rileva l’im84 • DOSSIER •SICILIA 2010


Angelo Di Martino

IMPORTAZIONI ESPORTAZIONI 2008-2009 PER SETTORI SETTORI

Gomma, materie plastiche, min. non metalli Mezzi trasporto Prod. altre attiv. manifatturiere

ESPORTAZIONI

IMPORTAZIONI

2009

variazioni % 2008 2009

2009

variazioni % 2008 2009

175t

3.0

-9.8

77t

-4.3

-3.5

90t

-15.3

-69.9

366t

60.0

-36.3

19t

-10.8

-17.4

7t

-0.2

-12.7

Fonte (Movimprese-Unioncamere)

Qualche speranza può sicuramente venire dal mare, ma occorre che il settore venga supportato e guidato, così come lo si sta facendo, anche se in minima parte, con l’eco-bonus attraverso il favorire strutture integrate di servizio

prenditore – di disporre di infrastrutture. E, quindi, di porti attrezzati e retro-porti organizzati e di una viabilità multimodali». Esattamente ciò che non c’è. «Temo che nulla di affermato è “vocazione” della Sicilia, purtroppo». Anzi, «siamo poco fiduciosi che ciò accada a meno che di un cambio di tendenza sulle scelte politiche di programmazione che abbiano seriamente come obiettivo una rapida inversione di marcia». La materia prima, ad esempio il ferro, sull’isola non è certo il top. «Poco è stato fatto per quanto riguarda la rotaia. L’Italia ferroviaria credo si fermi a Roma o giù di lì. Qualche speranza può sicuramente venire dal mare, ma occorre che il settore venga supportato e guidato, così come lo si sta facendo, anche se in minima parte, con l’eco-bonus attraverso il favorire strutture integrate di servizio». Gli ostacoli attuali, per Di Martino si chiamano «costi portuali eccessivamente elevati e disincentivanti, servizi portuali carenti e modalità di gestione ancora “artigianale”. Tutto è lasciato all’iniziativa imprenditoriale di armatori e caricatori che lottano e si

78% SERVIZI

è la fetta più grossa dell’economia siciliana. Il 17% è prodotto dal sistema industriale e solo il 5% dall’agricoltura.

40% MERCI

A tanto ammonta il traffico di merci nooil tra Sicilia-Nord Italia; il 23% è Sicilia-Sud Italia; 23% Sicilia-estero e 14% Sicilia-Centro Italia

scontrano giornalmente con le carenze infrastrutturali». Quanto alle rotte, molte sono quelle «da e per Palermo, Catania e Termini Imerese, anche se il servizio non è ovunque giornaliero. Si parla anche di collegamenti nuovi con i porti di Agusta origine (Livorno o La Spezia): qualcuno ha annunciato la linea, ma non conosciamo gli sviluppi». Nel complesso, rileva Di Martino, «gli armatori lamentano spesso che i noli sono sotto mercato e per tale c’è difficoltà a progettare servizi più frequenti ed affidabili. Le linee sono spesso gestite con navi vecchie già ammortizzate, lente, poco capienti. Chi si rivolge al mercato dei passeggeri ovviamente si differenzia leggermente da tale prassi, ma la sostanza non cambia. Di contro ci sono una serie di costi inutili e dettati da vecchie pratiche portuali che ledono la marginalità e che potrebbero se attentamente valutati e gestiti (poiché dipendono da leggi e regolamenti portuali) rappresentare un minor costo operativo di servizio e contribuire ad alzare la marginalità di chi rischia sulle linee». SICILIA 2010 • DOSSIER • 85




INDUSTRIA DELLA PLASTICA

Guardare al futuro con ottimismo P È un comparto in crescita quello delle materie plastiche in regione come spiega Roberto Franchina, presidente dell’omonimo distretto produttivo. Il quale sconta gap infrastrutturali pesanti. Dai trasporti all’approvvigionamento elettrico

Silvia Taranto

Nella pagina a fianco, Roberto Franchina, presidente del distretto produttivo regionale delle materie plastiche

88 • DOSSIER •SICILIA 2010

lastica e Sicilia. Binomio forse insolito, ma con un peso specifico da 400 milioni di euro. Un giro d’affari a otto zeri generato dalle 109 imprese che partecipano a «una filiera di enorme importanza per l’economia regionale perché, da un lato, genera forti interazioni con tutti gli altri settori dell’economia regionale». E, dall’altro, osserva il presidente del distretto produttivo regionale delle materie plastiche, Roberto Franchina, è «in grado di agevolare l’avvio di processi di crescita economica virtuosi basati sull’applicazione dei risultati della ricerca pubblica e dello sforzo in innovazione condotto dalle stesse imprese». Insomma una sorta di enclave produttiva che copre una vasta gamma dei settori: dai sistemi di irrigazione (ambito prevalente per fatturato e addetti) agli imballaggi; dall’edilizia alla produzione di articoli sportivi o di film per l’agricoltura,


Roberto Franchina

Occorre innalzare il livello di qualità dei prodotti e continuare a innovare, è l’unica strada per rimanere competitivi

passando per i servizi e le tecnologie avanzate destinati alle imprese del comparto. D’obbligo una domanda sulla crisi: quanto ha colpito? «C’è stata una riduzione moderata del business. Nel complesso, si è registrata un’estrema incertezza della clientela che ha proceduto al destocking dei propri magazzini e alla riduzione delle previsioni di acquisti a lungo termine. Alcune aziende hanno potuto reagire grazie al portafoglio prodotti e alla capacità di fornire servizi in linea con le aspettative della clientela». Un trend valido anche per il vostro punto di forza, i sistemi di irrigazione? «È un comparto tendenzialmente anelastico rispetto alle dinamiche di mercato, anche se il crollo dei consumi alimentari e le restrizioni dei contributi all’agricoltura potrebbero influire negativamente. In ogni caso, nel medio e lungo termine, l’outlook della microirrigazione è molto positivo in quanto l’ottimizzazione dell’utilizzo delle risorse idriche e la necessità di incrementare l’efficacia e l’efficienza nella produzione agricola saranno fattori imprescindibili. È importante considerare che la penetrazione della microirrigazione è ancora iniziale tra le varie tecnologie, qualche punto percentuale sul totale mondiale». Il distretto ingloba diverse imprese: c’è dialogo fra loro? «Abbiamo avviato le prime esperienze di collaborazione con un programma cofinanziato dalla Regione che prevede la realizzazione di una serie attività comuni nel risparmio energetico e nel-

2,4 mila OCCUPATI

Il numero di lavoratori nelle imprese del distretto nel 2005. Tra questi: 649 a Caltanissetta, 542 a Siracusa, 331 a Messina, 313 a Ragusa, 241 a Enna, 164 a Catania, 106 ad Agrigento, 29 a Palermo e 25 a Trapani

109 IMPRESE

Le realtà produttive che aderiscono al distretto produttivo regionale delle materie plastiche

l’internazionalizzazione. Stiamo realizzando un portale che consentirà uno scambio di informazioni utili». Quali le criticità che bloccano lo sviluppo? «Il distretto segue l’andamento generale dell’economia, ormai globalizzata. Esistono tuttavia dei fattori che riguardano solo noi. Le criticità principali riguardano le condizioni infrastrutturali che inficiano il fare impresa: uno dei nodi principali, ad esempio, è quello dell’energia elettrica. L’approvvigionamento elettrico (e la continuità del servizio di fornitura) è un fattore imprescindibile per le nostre lavorazioni. Ebbene, abbiamo purtroppo la peggiore rete elettrica nazionale con il più alto numero di microinterruzioni a causa dei mancati investimenti da parte del gestore delle reti. Inoltre la carenza di porti, infrastrutture ferroviarie e di una rete stradale e autostradale di buon livello determinano forti diseconomie aziende che si ripercuotono in maggiori costi rispetto ai propri concorrenti e, dunque, in perdita di competitività». Know how: dovete guardare fuori dalla Sicilia? «La manodopera locale non sempre risulta essere preparata e occorrono

SICILIA 2010 • DOSSIER • 89


INDUSTRIA DELLA PLASTICA

forti investimenti in formazione e addestramento continuo. L’attività formativa, in particolare quella tecnica, spesso è svolta in altre regioni. Inoltre, la carenza della cultura d’impresa in regione non consente la diffusione di forti competenze tecniche o manageriali in capo alle risorse umane locali. Tanto che diverse aziende, soprattutto quelle medie e grandi, ricorrono a risorse extraregionali». Ricerca & Sviluppo: quanto è importante? «L’innovazione è imprescindibile: non si può pensare con ottimismo al futuro senza l’ansia creativa dell’innovazione. Il lavoro nella ricerca di base, in collaborazione con gli atenei siciliani, nella ricerca applicata e nello sviluppo pre-competitivo è sostenuto alacremente anche dal distretto. Nell’ultimo bando sulle filiere produttive, promosso dalla Regione, è stato presentato un programma di investimenti che comprende at90 • DOSSIER •SICILIA 2010

400 mln

FATTURATO Il volume d’affari generato dalle imprese del distretto

tività di ricerca e sviluppo pre-competitivo. Stiamo lavorando per creare un coordinamento unico di distretto che tracci una linea di indirizzo strategico». Qual è l’impatto ambientale delle vostre imprese? «E’ veramente molto basso. Le nostre aziende hanno una ridotta emissione di CO2 e portano avanti un modello di sviluppo con bassissime esternalità negative. In ogni caso la crescente sensibilità ambientale degli imprenditori, unita alle normative e alle agevolazioni sugli investimenti eco-compatibili, stanno indirizzando la gestione aziendale verso modelli sempre più attenti al rispetto ambientale». L’energia costa molto: vi state muovendo su forme alternative? «Il costo dell’energia è alto nell’intero sistema Italia, perché alta è la tassazione sull’energia elettrica. Ciò costituisce un fattore di non competitività rispetto ai player stranieri. Nell’ambito dei progetti di filiera, a cui hanno partecipato circa una ventina di aziende del distretto, sono stati presentati degli interventi per l’introduzione di sistemi di produzione energetica da fonti rinnovabili, in particolare fotovoltaico». Internazionalizzazione: per la sua posizione, la Sicilia, guarda a paesi emergenti. «La concorrenza con i paesi emergenti è spietata. Ci salva, per adesso, il gap di qualità, il nostro valore aggiunto. Ci poniamo come avamposto per i paesi africani traendone buoni spunti commerciali. Tuttavia occorre ripensare a questi paesi che ben presto diventeranno da importatori a esportatori». Quali le sfide future che vi si prospettano? «La sfida futura è quella di dirigerci verso l’eccellenza: occorre innalzare il livello di qualità dei prodotti e continuare a innovare poiché è l’unica strada per rimanere competitivi e avere sempre una distanza (di gap tecnologico, di qualità e di innovazione) rispetto ai paesi emergenti. Inoltre, diverse aziende stanno guardando con maggiore interesse alle applicazioni dei polimeri nell’edilizia».



XXXXXXXX

Fare impresa si può, nonostante tutto Molte le imprese del distretto della plastica. Tutte accomunate da mille criticità. Come l’approvvigionamento elettrico. Tre storie di chi ha superato molti balzelli: La Joeplast di Casteltermini, la Total Pack di Siracusa e la Irritec&Siplast di Capo d’Orlando Ester Riondino

G

li ostacoli non mancano. Di ogni genere. Dalla corrente a singhiozzo alla quasi impossibilità di reperire, o meglio attrarre, personale di qualità. Fino al non avere ferrovie o strade commerciali praticabili. Essere imprenditori tra Casteltermini (Joeplast), Siracusa (Total Pack) e Capo d’Orlando (Irritec&Siplast), facendo marciare il motore a ottimo regime, non è una scommessa da poco. È una salita continua. Una sfida che con determinazione si può vincere.

Nelle immagini, fasi produttive alla Joeplast di Casteltermini, leader nella produzione di imballaggi flessibili in plastica e in bioplastica

CASTELTERMINI «Fare impresa in Sicilia significa avere molta passione per il proprio lavoro associato a grande spirito di sacrificio. Il nostro unico premio è veder crescere le nostre aziende nell’ambito di un sistema competitivo, ormai internazionale». Sergio Messina la fatica del fare impresa sull’isola la conosce tutta. Come pure la gratificazione di veder crescere il proprio capannone: 6 mila tonnellate annui di film plastici per imballaggi, 20 milioni di euro di fatturato, 75 dipendenti più l’indotto e 36.000 metri quadri di superfici. Cifre che raccontano la posizione sul mercato europeo di Joeplast, produttore di imballaggi flessibili in plastica e in bioplastica derivata dal mais (quindi biodegradabile in toto) di

92 • DOSSIER •SICILIA 2010

cui Messina è direttore generale. Una società che «è in grado di fornire un servizio-prodotto chiavi in mano completo, dalla materia prima al prodotto finito, ai clienti» con marchi del calibro di Foxy, Tempo, Fonzies, San Carlo, Tuc, Sammontana oppure colossi quali Sda, Bartolini, Poste italiane, Auchan, Coop e Conad. «In Sicilia – osserva Messina – il settore delle materie plastiche soffre delle criticità e delle opportunità che attanagliano il settore manifatturiero in Italia. Con l’aggravante che, il più delle volte,


Le aziende

si producono manufatti che non hanno delle specificità tali da differenziarli da altri. Ad esempio, un piatto o un bicchiere in polistirolo produrlo in Sicilia o in Tunisia sicuramente non comporta differenze in termini di qualità del prodotto; in termini di costi di produzione invece sì. Si punta quindi sulla riduzione dei costi di materia prima, sui costi energetici, sulla manodopera, ma, in questo, lo sappiamo, siamo perdenti. Il solo vantaggio che si può avvertire è la presenza in Sicilia di siti produttivi del petrolchimico che consente facili approvvigionamenti di materia prima». Per rispondere alle criticità, il distretto produttivo della plastica è al lavoro con l’obiettivo di «fare sistema e sfruttare le sinergie non solo di filiera ma anche trasversali». A cominciare dai «consumi energetici delle nostre aziende elevati e che, quindi, possono essere messi all’asta nel mercato dell’energia. Si intendono per questo creare forti collaborazioni tra aziende, per ottimizzare i costi dei processi produttivi e servizi». E se reperire «personale qualificato, è una delle problematiche più forti», sul fronte della ricerca, come Joeplast «investiamo quote importanti del fatturato. Abbiamo una collaborazione che dura da anni con l’università di Palermo e Paolo Francesco La Mantia, titolare della cattedra sui polimeri della facoltà di Ingegneria chimica e decano delle materie plastiche in Sicilia. Da questa collaborazione sono nati dei film plastici fortemente innovativi che ci hanno consentito di aumentare il giro d‘affari in modo significativo». SIRACUSA Le carenze infrastrutturali sono il principale (e il più grosso) ostacolo al voler portare avanti un’azienda sull’isola. «Prima mancanza fra tutte, quella legata al servizio elettrico, di qualità pessima. Con tantissime microinterruzioni», osserva Luca Pennisi, responsabile ricerca e sviluppo di Total Pack, spin off di una realtà imprenditoriale storica del packaging flessibile come Cielle Imballaggi (30 milioni di euro di

20 mln

FATTURATO A tanto ammonta il peso della Joeplast che conta 75 dipendenti, più l’indotto, e 36.000 mq di capannoni

30 mln RICAVI

È il giro di affari di Cielle Imballaggi che, con uno spin off, ha creato la Total Pack

fatturato e 120 dipendenti). Un’impresa giovane, ma di peso perché, oltre a vantare già ben due stabilimenti (Siracusa e Melilli), vanta in carniere un proprio brevetto per imballaggi su base cartacea saldabili. «Total Pack – spiega Pennisi – si fonda sulla ricerca e sullo sviluppo di nuovi prodotti. Siamo nati per innovare. Disponiamo di una tecnologia brevettata che consente di avere un prodotto per il confezionamento degli alimenti (farina, pasta, pet-food, mangimi) che è biodegradabile e compostabile, riducendo l’utilizzo di packaging del 19%». Certo le «opportunità sono molte – avverte Pennisi –. Come l’area di libero scambio del Mediterraneo». Una chance «che, se sfruttata in modo efficace, può trasformare la Sicilia in avamposto» economico-produttivo. Il nodo semmai sono «le difficoltà intrinseche del sistema Italia più che quelle legate alla Sicilia. Siamo un paese dai troppi veti incrociati, con enormi difficoltà burocratiche. Un paese in cui la pubblica amministrazione è un fardello, pesantissimo, per la locomotiva impresa». Guardare oltre in modo diverso diventa, quindi, l’imperativo. «La nuova sfida è la ricerca dell’eccellenza: non possiamo immaginare il nostro futuro con l’ottica della sufficienza. Ci sono altri sistemi-paese che copriranno quegli spazi di SICILIA 2010 • DOSSIER • 93


INDUSTRIA DELLA PLASTICA

mercato. Come le produzioni asiatiche o la concorrenza turca o saudita». Bisogna pertanto puntare a produzioni sempre al top «e all'innovazione costante. Per fare ciò dobbiamo immaginare di spezzettare la catena di produzione del valore aziendale e ricomporla pezzo per pezzo alla ricerca degli innesti migliori. Il gap tra noi e i nostri concorrenti esteri deve essere una continua e costante ricerca dell'eccellenza: se loro migliorano, noi dobbiamo migliorare di più». CAPO D’ORLANDO Essere industriali di successo, nonostante tutto. Malgrado le infrastrutture risultino essere alquanto carenti, le difficoltà nel reperire (e attrarre) personale qualificato siano enormi e i “particolarismi” imprenditoriali superino ogni logica di sistema. Insomma, aprire e sviluppare una società, facendole tagliare traguardi ambiziosi, a Capo d’Orlando, significa affidarsi alla sola «grande determinazione». 94 • DOSSIER •SICILIA 2010

400

DIPENDENTI Sono i lavoratori dell’Irritec&Siplast vanta un volume di affari di 75 milioni euro e stabilimenti, oltre a quelli in provincia di Messina, in Spagna, Usa e Messico

15-20 RICERCATORI È il team degli esperti dell’Irritec&Siplast impegnati sia nella ricerca giornaliera che di base

È quanto ha fatto Irritec&Siplast, gruppo leader nella produzione di sistemi di irrigazione ad alta tecnologia, di cui Francesco Quagliozzi è responsabile amministrazione-finanza e controllo. Una realtà imprenditoriale con più di trent’anni di innovazioni e business sulle spalle che ora vanta un fatturato di 75 milioni euro, 400 dipendenti e stabilimenti, oltre a quelli in provincia di Messina, in Spagna, Usa e Messico. E che è inoltre presente, tramite società partecipate, in Algeria e Portogallo ed è impegnata in uno start up stabile in Marocco. Insomma, un «respiro internazionale» che permette all’Irritec&Siplast di vedere la situazione da una prospettiva differente. A cominciare dalla nota dolentissima delle infrastrutture che si traduce nel «non avere un aeroporto vicino, infatti – osserva Quagliozzi – ci appoggiamo su Catania e Palermo; nel non poter usufruire di una rete ferroviaria quantomeno efficiente e, per l’export, nel dover ricorrere al porto di Gioia Tauro». E quindi a una realtà calabrese. Fuori regione.


Le aziende

La nuova sfida è la ricerca dell’eccellenza: non possiamo immaginare il nostro futuro con l'ottica della sufficienza. Se i nostri concorrenti esteri migliorano, noi dobbiamo migliorare di più

Balzelli e ostacoli che rendono il lavoro ancora più complesso. Ad esempio, «un cliente specie se straniero, prima atterra a Roma o a Milano. Da lì vola su Catania dove poi dobbiamo mandare un’auto a prenderlo. Alla fine, diventa un viaggio della speranza», ammette Quagliozzi. Arduo se non impossibile sia «riuscire a reperire in loco le risorse umane di un certo livello che servono» per far marciare il gruppo. Sia «attirare personale qualificato in tutti i nostri settori», considerando che il bacino di riferimento è comunque quantitativamente limitato. Una criticità che si innesta su quelle connesse all’identità del distretto della plastica di cui il gruppo orlandino fa parte. Tra i gap, rileva il responsabile amministrazione-finanza e controllo, «la distribuzione sul territorio: noi siamo a Capo d’Orlando, altri sono localizzati tra Vittoria, Catania e Trapani. Il distretto è, dunque, molto ampio. E questo, da un certo punto di vista, è un limite». In pratica si guarda molto in casa propria, mentre il “successo” del distretto dipende dalla volontà di tutti i partecipanti di fare sistema. Chiudere i capannoni e traslocare altrove potrebbe, quindi, apparire l’unica strada percorribile per chi vuol fare business a buon livello. «Assolutamente no – replica deciso il dirigente –, siamo talmente radicati nel territorio da rendere pressoché inattuabile spostarci altrove, fatta salva l’attività di internazionalizzazione voluta per essere sempre più vicini ai nostri clienti e sviluppare nuovi mercati. Forte è la fidelizzazione generata dalla nostra azienda: è il nostro valore

Nella pagina a sinistra, la Total Pack di Siracusa, spin off di Cielle Imballaggi. Sopra, l’Irritec&Siplast di Capo d’Orlando, produttore di sistemi di irrigazione ad alta tecnologia

aggiunto. Il mercato ci premia per questo. E anche per i nostri punti di forza: la qualità del prodotto, il servizio e l’innovazione». Un circolo virtuoso che ha portato l’Irritec&Siplast a far crescere decine di piccole e medie imprese operanti nel suo indotto. «Diamo lavoro in prevalenza ad autotrasportatori e a chi opera in conto terzi: assemblaggio, spostamenti interni, manutenzione, pulizie, oltre a personale tecnico». Per non parlare della punta di diamante: la ricerca. «Per noi è fondamentale. Senza innovazione non si va da nessuna parte. Abbiamo almeno 15-20 esperti impegnati sia nella ricerca giornaliera che di base». E a rinforzo sinergie con università di Palermo, Catania e Bologna. Solo così si “esce” dalla Sicilia. SICILIA 2010 • DOSSIER • 95




FINANZA STRUTTURATA

ltre centocinquantotto milioni di euro. Questa la cifra concessa da dieci istituti di credito per la realizzazione di uno dei centri commerciali più grandi e architettonicamente più evoluti d’Italia, Etnapolis. Un primato tutto catanese per l’operazione di project financing più importante, per importo e strutturazione, mai realizzata finora nel Mezzogiorno. E oggi è giunto il momento delle verifiche. Secondo Antonio Pogliese, a capo di uno studio professionale impegnato nella consulenza societaria, amministrativa, fiscale e specializzata nel montaggio di grandi progetti, con relativa definizione della finanza strutturata a questi connessa, «dal momento che tale tecnica di finanziamento viene montata sulla base di un progetto, abbiamo voluto constatare, sei anni dopo, se le previsioni fatte al momento dell’ideazione si siano verificate». E proprio Pogliese è stato l’ideatore di questo project financing. Come è nata questa iniziativa? «Un nostro cliente appartenente al settore della grande distribuzione, nel 1999 ha promosso l’iniziativa di realizzazione per il centro commerciale, a pochi chilometri da Catania. La nostra struttura lo ha assistito nell’iniziativa fin dall’acquisto dell’area. Abbiamo seguito la scelta e la contrattualizzazione con l’appaltatore e con un progettista di fama internazionale, con gli ingegneri e la società di commercializzazione. In definitiva un affiancamento nel montaggio del centro commerciale». Di che tipologia di struttura stiamo parlando? «Un centro commerciale di oltre 110 negozi, con una superficie di vendita netta di circa 50mila metri quadrati e 5mila posti auto. In pratica equivale a realizzare una piccola città. E in questo l’aspetto della copertura finanzia-

O

112 • DOSSIER • SICILIA 2010

Il project financing una risorsa per il territorio Nella finanza strutturata si trovano le risorse per i grandi progetti. Il caso emblematico di Catania e di un centro commerciale da record. A parlarne è Antonio Pogliese, il cui team di commercialisti ne ha seguito la realizzazione sin dalle prime fasi Carlo Sergi

Il dottor Antonio Pogliese è a capo di un’associazione professionale composta da 15 commercialisti e revisori legali con sede a Catania. Nella pagina a fianco, il centro commerciale Etnapolis di Catania - info@studiopogliese.it - www.studiopogliese.it


Opportunità

ria dell’investimento precede certamente tutti gli altri aspetti. È stato così ideato un project financing di 158.6 milioni di euro che ha garantito la copertura finanziaria per circa l’80% dell’investimento, con due linee di credito, senior e anticipo V.a.t. (Value Added Tax), da ammortizzare in assoluta coerenza con i flussi in entrata della gestione immobiliare del centro e della tempistica per il rimborso dell’Iva». Ormai sono passati 6 anni. Quali risultati ha ottenuto il centro? «L’iniziativa ha dato risultati eccellenti grazie alla sua forza nell’attrarre visitatori. Il centro registra circa 11 milioni di presenze all’anno. Si stanno verificando puntualmente tutte le previsioni alla base del project financing. Tanto per citarne le principali, la tempistica della realizzazione del centro, i costi di costruzione, i volumi d’incasso degli affitti. Ad oggi, quindi, la linea V.a.t. è rientrata e il senior si trova nella normale fase di ammortamento». Cosa rappresenta un simile progetto per il territorio? «L’ideazione e l’assistenza per la contrattualizzazione del project financing ha reso possibile un’opera strutturale per l’economia locale, oltre che per il gruppo imprenditoriale promotore, che altrimenti non sarebbe stata possibile neanche immaginare. Partecipare allo sviluppo

158,6

mln RACCOLTI

Questa la cifra corrisposta da un gruppo composto da 10 Istituti di Credito per la realizzazione di un centro commerciale a Catania. Somma che ha garantito la copertura di circa l’80% dell’investimento. Un progetto di finanza strutturata che rappresenta un record per il Sud Italia

delle imprese e del territorio, essere in prima linea nella creazione di valore e nello sviluppo delle conoscenze fa parte della mission che i dottori commercialisti devono perseguire nella regione in cui operano. Questa professione, forse più delle altre, va contestualizzata nel tempo e nel luogo in cui viene esercitata». La sua è una realtà piuttosto radicata sul tessuto locale. «Ormai siamo alla terza generazione di commercialisti. Lo studio venne fondato nel 1947 dal professor Salvatore Pogliese». In tutti questi anni cosa è cambiato? «Durante questi 60 anni il ruolo del dottore commercialista a Catania, ma più in generale in Sicilia, ha avuto caratterizzazioni notevolmente diverse. Professionista dell’area tecnicocontabile fino agli anni ’70, con la riforma tributaria del 1971 ha assunto l’onere determinante di “aziendalizzare” le imprese siciliane, divenendo un riferimento costante per le tecniche contabili e fiscali». Oggi, invece, questa fase si è chiusa? «Alla fine degli anni ’90 il processo di aziendalizzazione delle imprese siciliane si può considerare concluso. Da allora, poi, il nostro ruolo si è ulteriormente evoluto passando da tecnico contabile-fiscale a professionista che affianca l’imprenditore locale nell’evoluzione della sua azienda e nelle iniziative per creare valore». Pare di capire che, oggi come oggi, la vostra sia una professione sempre più multidisciplinare. Concorda? «Attualmente non basta assicurare la consulenza e l’assistenza nell’ambito amministrativo, contabile e tributario. Alle imprese dobbiamo fornire assistenza sul fronte dell’organizzazione e della revisione aziendale, utile per ottenere l’accesso alle provvidenze regionali, nazionali e comunitarie. Da tempo ormai assistiamo gli imprenditori nei grandi progetti, assumendo il coordinamento delle attività e delle professionalità interessate». SICILIA 2010 • DOSSIER • 113




IL SISTEMA FISCALE

La riforma per un fisco più equo l bisogno impellente di liquidità da parte dello Stato ha portato a un’accelerazione della riscossione delle tasse. «Una continua fame di denaro che attanaglia la Pubblica Amministrazione e che ha, come conseguenza immediata, l’aumento della pressione fiscale». Questo dunque l’ef- Gli italiani avvertono una pressione fiscale fetto maggiormente palpabile da parte dei sempre più elevata. Ma è veramente così? cittadini secondo l’avvocato Salvatore Bianca. Secondo Salvatore Bianca, il vero cambiamento «Ecco perché tutti hanno la sensazione, da ultimo, di ricevere avvisi di pagamento, cartelle si denota non tanto nel carico tributario, esattoriali e altre richieste di tributi sempre quanto nei metodi accertativi più di frequente» spiega il legale, attualmente Aldo Mosca presidente della Camera degli avvocati tributaristi di Siracusa, nonché componente del Direttivo nazionale dell’Uncat (Unione Nazionale Camere avvocati tributaristi). La pressione fiscale è aumentata o è solo approvate recentemente tendono a colpire la cosiddetta “evasione da riscossione”, quella una sensazione? «Nella realtà dei fatti la pressione fiscale non cioè derivante dal mancato pagamento di è per niente aumentata. La verità è che con tasse a fronte di una regolare dichiarazione fila crisi qualsiasi somma dovuta dal contri- scale. In buona sostanza chi ha regolarmente buente costituisce un peso eccessivo nell’at- dichiarato i propri redditi ma non ha i soldi tuale bilancio familiare. Se a ciò si aggiunge per pagare viene colpito, mentre chi non ha la polverizzazione delle mille tasse e contri- mai dichiarato può anche farla franca». buti che gravano sui cittadini si comprende Ci può fare un esempio di normativa fil’esasperazione di chi riceve quotidiana- scale “penalizzante”? mente avvisi di pagamento per continue sca- «Si pensi a tutti gli strumenti introdotti per L’avvocato tributarista denze fiscali». potenziare la riscossione esattoriale. Se, ma- Salvatore Bianca del suo A suo parere cosa c’è di sbagliato nel- lauguratamente, il cittadino non paga una all’interno studio di Siracusa l’attuale sistema fiscale? cartella esattoriale, anche di pochi spiccioli, bianca72@virgilio.it «L’attuale normativa penalizza il cittadino si ritrova con il fermo amministrativo delcorretto. Infatti, tutte le norme tributarie l’autovettura, l’ipoteca esattoriale sulla casa,

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116 • DOSSIER • SICILIA 2010


Criticità

43,2% PRESSIONE

Nel 2009 la pressione fiscale in rapporto al Pil è balzata al 43,2% dal 42,9% del 2008. L'Italia si colloca così al quinto tra i paesi dell’Unione europea assieme alla Francia (Fonte:Istat)

34,2% UE

il pignoramento dello stipendio o della pen- Sviluppo, quindi, degli istituti deflattivi del sione, solo per citare alcuni provvedimenti. contenzioso, come l’accertamento con adeTutti istituti diretti all’accelerazione della ri- sione o la conciliazione giudiziale, e accelerascossione. Teniamo conto che, dal luglio zione dei tempi di fissazione delle udienze in 2011, la cartella esattoriale in buona sostanza Commissione Tributaria». sparirà. Questo perché è stato attribuito va- Mentre per quanto riguarda l’aspetto prolore esecutivo all’accertafessionale? mento. Ciò vuol dire che «I cittadini devono sapere l’ente impositore, per agire che esistono figure speciaLa pressione fiscale esecutivamente, non avrà bilizzate nel settore tributanon è aumentata, sogno di attendere l’iscririo, quale l’avvocato tribuzione a ruolo o la notifica ma con la crisi qualsiasi tarista, che costituiscono della cartella, ma potrà imvalido strumento di consomma dovuta mediatamente riscuotere la trasto alle potenziali azioni sembra eccessiva somma accertata». illegittime da parte del fiMa i cittadini che strusco. Non solo. Abbiamo menti hanno per difengià istituito a Roma, e i dersi? corsi partiranno entro il 2010, una scuola di «A livello nazionale, noi avvocati tributaristi alta specializzazione per gli avvocati tributaabbiamo proposto una riforma del processo risti che consentirà l’acquisizione al titolo di tributario che consenta al cittadino una più specialista della materia. Il cittadino avrà rapida tutela dei diritti. Ciò passa necessa- un’arma in più per tutelarsi. Fondamentale, riamente attraverso una riforma degli uffici comunque, è che al più presto venga ribaltato finanziari che, anziché costituire strumento l’attuale principio secondo cui “pochi padi vessazione, deve costituire ausilio per una gano per tutti” con quello per cui “tutti pagiusta applicazione della norma tributaria. ghino poco”».

La media della pressione fiscale tra i 27 stati membri dell’Unione Europea è del 34,2%, 34,4% se si limita il confronto ai 16 Paesi dell'area euro

SICILIA 2010 • DOSSIER • 117


FARE IMPRESA

Le opportunità di impresa a Malta Sempre più società scelgono Malta come sede legale. Grazie ai vantaggi fiscali, ma anche al fatto che rappresenta un mercato di grande interesse, soprattutto per la vicina Sicilia. Giovanni Calcaterra fa un quadro delle modalità di costituzione delle società nell’isola Eugenia Campo di Costa

120 • DOSSIER • SICILIA 2010

on l’ingresso di Malta nell’Unione Europea nel 2004, si sono abbattute le barriere doganali, e l’isola, che regge la sua economia soprattutto sul turismo e importa praticamente ogni bene dagli altri Paesi, è diventata un mercato di grande interesse per l’export italiano, siciliano in particolare. «Negli ultimi anni è aumentata notevolmente la L’avvocato Giovanni Calcaterra nel suo studio richiesta di istituire società di Ragusa. Nella pagina accanto, un’immagine sul territorio maltese, grazie di Malta - www.studiocalcaterra.com non solo agli interessi economici, visto che è molto più semplice vendere la propria merce sul territorio se la società ha sede a Malta, ma anche grazie ai vantaggi fiscali e a un sistema bancario e burocratico decisamente più snelli» afferma l’avvocato Giovanni Calcaterra. «Le società maltesi sono regolate dal Companies’ Act 1995 e acquisiscono il riconoscimento e il diritto a esercitare l’attività con la registrazione al Registrar of Companies» spiega l’avvocato. La forma societaria più diffusa a Malta è la Limited liability company, società a responsabilità limitata, che si distingue in privata, Private limited company (Ltd) e pubblica, Public limited company (Plc). Come avviene la costituzione di una Private limited company? «Il capitale sociale minimo di una Ltd è di 1.250 euro e deve essere sottoscritto da almeno due persone. I soci all’atto della registrazione devono versare almeno il 20% del capitale sociale, in qualsiasi valuta. La costituzione di una società avviene con pochissimi passaggi, non esiste la figura del notaio, così come intesa in Italia, e in pochi giorni si può costi-

C


Tipologie societarie

gli ultimi anni sono sempre più le imprese italiane che hanno deciso di spostare la propria sede a Malta. In primo luogo basti pensare agli aspetti fiscali: tutte le società maltesi sono soggette a un’imposta sul reddito pari al 35% e di conseguenza anche le International Trading Company, società che svolgono attività commerciale internazionale, sono soggette a questa imposta. Ma esistono dei vantaggi fiscali che si riflettono sugli azionisti non residenti. Infatti, un azionista che riceve dividendi da una società maltese è soggetto a un’imposta pari al 27,5%. Però il sistema d’imposizione fiscale, attraverso l’Income Tax Management Act, permette all’azionista di reclamare un rimborso pari ai due terzi delA Malta le società acquisiscono l’imposta pagata dalla società. Questo fa sì che il riconoscimento e il diritto a esercitare alla fine l’imposta pagata dalla società sia pari l’attività semplicemente con la registrazione solamente al 4,2%». al Registrar of Companies E nel caso delle International Holding Company? «La legislazione offre a queste società dei vantuire una Ltd (corrispondente alla nostra srl), taggi fiscali che, anche in questo caso, sono spostati dalla sopronta per operare in tutti i mercati». cietà all’azionista. Grazie al sistema della doppia imposizione I soci devono rispondere a particolari re- fiscale tale agevolazione comporta il totale azzeramento delle quisiti? imposte pagate a Malta. Infatti, l’ “Accordo tra il Governo «Devono essere almeno due e non più di 50. della Repubblica Italiana e il Governo della Repubblica di Possono conservare l’anonimato, e questo è Malta per evitare le doppie imposizioni in materia di impoun aspetto peculiare dell’ordinamento Mal- ste sul reddito e per prevenire le evasioni fiscali”, entrato in tese. Nessuno mai potrà infatti conoscere vigore l’8 maggio 1985, stabilisce che i profitti delle società l’identità dei soci, i quali verranno rappre- che fanno capo ad azionisti italiani e derivanti da attività insentati da apposite società “fiduciarie” che dustriali e manifatturiere diverse dalle attività commerciali compiranno gli atti amministrativi ed eco- siano tassati a una percentuale d’imposta pari al 15%. I divinomici della società agendo quali procuratori dendi pagati agli azionisti non sono oggetto di alcuna altra dei soci». forma di tassazione. La collocazione geografica, al centro del Perché costituire una società a Malta? Mediterraneo, rappresenta un ulteriore vantaggio per la glo«Sono numerosi i vantaggi di cui beneficia balizzazione dell’impresa e, cosa di non poca importanza, l’asuna società costituita a Malta, tanto che ne- soluta snellezza delle incombenze burocratiche».

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LOTTA ALLA CRIMINALITÀ

L’

impegno del governo in merito al problema dell’usura sempre molto presente nelle regioni meridionali si concretizza in progetti concreti in collaborazione con le associazioni di categoria e quelle antiracket. L’azione sul piano della repressione si accompagna a quei processi di rinnovamento e di presa di distanza da una linea di silenzio che purtroppo caratterizza ancora in maniera molto decisa le vittime di estorsione e usura per spingerle alla denuncia. È questa la logica alla quale si ispirano le associazioni di categoria ma è soprattutto la ragione di fondo dell’associazionismo antiracket che ha la necessità di mobilitare gli operatori e di unirli per renderli più forti rispetto all’aggressione criminale. E su questo piano ha voluto insistere particolarmente anche il governo tanto che utilizzando le risorse del Pon Sicurezza si è voluto promuovere alcuni progetti condivisi con associazioni di categoria come Confcommercio, Confesercenti e Confindustria. «Progetti – Giosuè Marino, commissario del governo per il coordinamento sottolinea Giosuè Madelle iniziative rino, commissario antiracket e antiusura straordinario del governo per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura - che hanno lo scopo di articolare e rendere sempre più funzionale un servizio di assistenza sul territorio alle categorie produttive per far sì che maturi in maniera decisa la consapevolezza che non c’è altra strada se non quella della denuncia e della colla124 • DOSSIER •SICILIA 2010

Maggiore coesione contro l’usura Solo grazie allo sviluppo di una coscienza diffusa che si concretizza nella denuncia da parte delle vittime è possibile contrastare efficacemente il problema dell’usura. Giosuè Marino illustra le attività del governo in collaborazione con le associazioni dislocate sul territorio Nicolò Mulas Marcello

borazione con le forze di polizia». Se dovesse stilare un bilancio delle attività del governo riguardo le iniziative antiracket e antiusura cosa emergerebbe? «Il bilancio è quello di una attività molto intensa portata sul territorio utilizzando le risorse del fondo di solidarietà che è destinato ad interventi di sostegno delle vittime di estorsione e di usura che però abbiano denunciato. Lo scopo è quello di consolidare sempre di più la strategia di inversione di questi fenomeni criminali che sono caratterizzati da un forte livello di sommersione. Nel corso del 2009 abbiamo erogato interventi per circa 31 milioni e mezzo a favore di vittime di estorsione e usura ed è la punta massima di interventi anche rispetto all’anno precedente in cui erano già stati significativi e si erano attestati intorno ai 27 milioni. È un’azione molto diffusa che ha consentito di intervenire nei confronti di queste vittime ed è un’iniziativa che ha trovato un efficace sviluppo sul territorio. L’obiettivo è fare in modo che le denunce sul territorio aumentino. In Sicilia e nel resto del sud le associazioni lavorano efficacemente registrando un buon numero di denunce. È un dato significativo molto impor-

190 mln EURO

La somma complessiva erogata dal Fondo di solidarietà per interventi di sostegno economico alle vittime di racket e usura negli oltre dieci anni di attività

31 mln EURO

L’ammontare degli interventi predisposti nel solo 2009 per le vittime di usura e di estorsione


Giosuè Marino

Sopra, una manifestazione dell’associazione Addio Pizzo a Palermo; sotto un convegno di Sos Impresa, associazione nata nel capoluogo siciliano nel 1996

Non bastano contrasto e repressione ma bisogna lavorare in maniera intensa sul territorio per far crescere la fiducia di quanti siano vittima di estorsione, per indurli a collaborare con le forze di polizia

tante ed è un segnale di coscienza. Va sicuramente registrato positivamente anche se bisogna assolutamente constatare che il numero delle denunce rispetto alla diffusione del fenomeno è ancora basso». Parliamo di istanze di aiuto economico delle vittime di racket e usura e fondi disponibili da parte dello Stato. In cifre come si concretizza l’impegno del Governo? «È un impegno assolutamente forte e deciso non ci sono problemi di risorse. Magari ce ne fossero perché questo significherebbe che la linea di intervento avrebbe così successo da rendere le risorse inadeguate. Purtroppo ancora non siamo in questa situazione e in ogni caso c’è la massima copertura per questo impegno. Un aspetto altrettanto importante è il fatto che il ministero dell’interno ha voluto rifinanziare il fondo di prevenzione dell’usura che è gestito dal ministero dell’economia e che serve per distribuire interventi di sostegno a fondazioni, associazioni e confidi che sono predisposti per l’erogazione di credito a soggetti che hanno difficoltà all’accesso al credito bancario. In termini di prevenzione è una linea di intervento molto importante perché rende più agevole SICILIA 2010 • DOSSIER • 125


LOTTA ALLA CRIMINALITÀ

l’accesso al credito e sottrae dalla spirale del-

l’usura soggetti che vivendo situazioni di forte disagio finirebbero per caderci. Lo scorso anno facendo seguito a un analogo intervento è stato disposto un trasferimento di risorsa dal fondo di solidarietà al fondo di prevenzione per 70 milioni». Qual è l’obiettivo delle iniziative del Governo che coinvolgono anche le associazioni di categoria e quelle antiracket? «L’obiettivo è quello di creare questa coscienza e consapevolezza tra le categorie produttive e spingerle a mobilitarsi insieme per essere più forti contro la criminalità. E’ necessario che su questi temi al di là di quanto facciano e già fanno le istituzioni, anche le stesse categorie interessate e in primo luogo le associazioni di categoria, prendendo l’esempio concreto che viene da Confindustria attraverso il Codice etico grazie al quale hanno deciso di estromettere i consociati che non denunciano fenomeni di usura, contribuiscano a creare una rete di fiducia sul territorio che è presupposto di quel cambiamento culturale che si traduca in un numero sempre crescente di denunce e di mobilitazione complessiva. Questo si accompagna a tutta un’azione sul territorio fatta insieme al sottosegretario Mantovano con incontri a Palermo, Napoli e in Calabria con i rappresentanti del settore bancario, con l’Abi e le associazioni che operano nell’ambito del contrasto e prevenzione dell’usura per cercare di rendere sempre più fluido il rapporto tra sistema creditizio e utenza e nello stesso tempo per garantire che chi fa denuncia abbia un supporto reale e non si vedano rescisso il credito delle banche come talvolta si è avuto modo di constatare al momento in cui facciano denuncia». Quali sono i risultati di questi interventi? «I risultati si misurano nella risoluzione di situazioni concrete per problemi che si siano manifestati per quei soggetti che hanno fatto 126 • DOSSIER •SICILIA 2010

21

ARRESTI Il numero di arresti in Sicilia di soggetti criminali dediti all’usura in Sicilia nel corso del 2010

36,7 % VITTIME USURA

La percentuale delle vittime dell’usura rappresentate da esercizi commerciali nel biennio 2008-2009

denuncia. Problemi nei rapporti con il circuito bancario con il quale dover accordarsi. Bisogna considerare anche altre iniziative ancora, non ultime quelle mirate a rendere e strutturare più efficacemente sul territorio la rete delle associazioni antiracket ma anche delle associazioni di categoria. Questo nasce dalla constatazione che l’azione di contrasto dalla Sicilia alla Calabria alla Campania è costellata da successi considerevoli. In Sicilia in particolare l’azione è stata ben strutturata. L’azione repressiva produce i suoi effetti e dà risultati eccezionali ma malgrado ciò il numero delle denunce non aumenta. La partita non può essere giocata solo sul piano del contrasto e della repressione ma bisogna lavorare in maniera intensa sul territorio per far crescere la fiducia di quanti siano vittima di estorsione, per indurli a collaborare con le forze di polizia. In realtà è quello che è stato fatto originariamente e si è concretizzato nell’azione di Addio Pizzo a Palermo dove partendo dalla constatazione che lo Stato la sua parte l’ha fatta, l’impegno è stato continuato dall’azione dei giovani dell’associazione anche attraverso l’esperienza del “consumo critico” e Libero futuro».



LOTTA ALLA CRIMINALITÀ

Risultati importanti nella lotta alla mafia Per svelare le trame illecite della mafia occorre un’attività investigativa solida e ben strutturata, che si basi sull’esperienza dei magistrati inquirenti. Francesco Messineo fa un’analisi della situazione siciliana Nicolò Mulas Marcello

N

egli ultimi anni i colpi incassati dalla mafia tramite arresti di numerosi latitanti di alto livello e la confisca di beni, riportati ora alla legalità, denotano un impegno sempre più concreto e capillare delle forze dell’ordine coordinate dalle attività investigative delle procure. A Palermo il lavoro svolto è particolarmente significativo e grazie all’azione costante dei magistrati inquirenti si è arrivati a risultati importanti. «Non è possibile fare previsioni in termini puramente numerici – ricorda Francesco Messineo, procuratore capo di Palermo – ma può affermarsi con certezza che la 128 • DOSSIER •SICILIA 2010

Qui sotto Francesco Messineo, procuratore capo di Palermo; in alto Operazione “Grande maestro” coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro

definitiva sconfitta della mafia appare come un evento certo e che il declino di cosa nostra è un fenomeno irreversibile». La mafia continua a incassare colpi. Molti boss sono stati trovati e arrestati. Se dovesse stilare un bilancio delle attività investigative degli ultimi anni cosa emergerebbe? «Sarebbe un bilancio altamente positivo. Quattro anni fa al mio arrivo a Palermo c’erano pericolosi latitanti, oggi quasi tutti sono stati catturati (ultimo in ordine di tempo, Giuseppe Falzone). Ne rimangono due. Quando saranno catturati, e confido che ciò avverrà, anche se non si possono pre-


Francesco Messineo

Il meccanismo investigativo di contrasto è solido e ben articolato e, compatibilmente con le risorse disponibili, può considerarsi adeguato

ventivare i tempi, nella Sicilia occidentale - tra Palermo, Trapani e Agrigento - forse per la prima volta nella sua storia, non vi saranno più latitanti di mafia di qualche livello. Per altro verso, da oltre tre anni a Palermo non si è più verificato un omicidio di mafia. Anche questo può considerarsi, un evento straordinario in una città nella quale si verificano decine di omicidi di mafia ogni anno. A questo risultato può avere concorso anche, una tendenziale scelta di “sommersione” e basso profilo della mafia, ma a sua volta questa scelta non è stata una libera opzione, ma consegue alla intensità ed efficacia della azione repressiva». Quali sono le aree più a rischio e in che condizioni si trovano le autorità preposte a far fronte al fenomeno mafioso? «Tutta la Sicilia occidentale è una grande area

2 mila

ASSOCIATI

Il numero di persone legate alle famiglie mafiose in Sicilia

a rischio e non vi sono zone indenni. Nel territorio, la mafia ha una presenza forte e capillare articolata in 29 mandamenti e 94 famiglie con una consistenza numerica che, secondo i nostri calcoli ascende a circa 2.500/3.000 associati (inclusi gli attuali detenuti) ai quali vanno aggiunti altrettanti soggetti vicini o a disposizione. Il meccanismo investigativo di contrasto è solido e ben articolato e, compatibilmente con le risorse disponibili può considerarsi adeguato, anche se una maggiore disponibilità di uomini e mezzi non potrebbe certo qualificarsi come superflua e sarebbe desiderabile. Paradossalmente in questo momento l’anello debole del meccanismo di contrasto sono gli uffici giudiziari requirenti della Sicilia occidentale, afflitti da gravi vuoti di organico. Alla Procura di Palermo mancano diciotto magistrati, non vi sono domande di trasferimento e sono stati assegnati dal Csm solo cinque nuovi magistrati che prenderanno servizio nel prossimo anno». Come si sono evolute le organizzazioni criminali negli ultimi anni? «La mafia si evolve individuando nuove aree di interesse sia per lo sfruttamento economico, sia per l’investimento dei capitali illeciti. Nel primo ambito rimane fondamentale la pratica dell’estorsione soprattutto in danno di imprese che gestiscono appalti pubblici alle quali viene applicata la c.d. “messa a posto” che consiste nella imposizione di un pagamento pari al 3% circa dell’importo lordo dell’appalto ed inoltre di forniture di materiali (soprattutto cemento), nolo di mezzi e manodopera. In aggiunta la SICILIA 2010 • DOSSIER • 129


LOTTA ALLA CRIMINALITÀ

I siciliani hanno sempre avvertito ed espresso riprovazione per i delitti commessi dalla mafia

In questa pagina il corteo della manifestazione anti mafia a Trapani

mafia ricava ingenti guadagni dallo spaccio di droga, che controlla pur non essendo più un soggetto egemone nei grandi mercati mondiali degli stupefacenti, dalla imposizione di apparecchi per videopoker e altri giochi d’azzardo agli esercizi commerciali e al racket dell’usura praticato su larga scala. Per l’investimento delle ingenti somme la mafia ha abbandonato da tempo le proprietà immobiliari, troppo vulnerabili alle indagini e predilige la grande distribuzione commerciale (supermercati e ipermercati) che assicurano tra l’altro un canale ideale per il riciclaggio». Come si è adeguata la lotta che porta avanti la magistratura? «L’indagine giudiziaria si è ovviamente adeguata a questi nuovi profili orientando le risorse investigative in modo prioritario verso l’individuazione delle attività economiche della mafia. La Procura di Palermo ha un apposito “pool” di magistrati denominato “Gruppo di lavoro mafia-economia” che ha il compito di valorizzare tutti i dati emersi dalle indagini che possono condurre alla scoperta di patrimoni mafiosi». Le organizzazioni malavitose riescono a ostacolare notevolmente le attività produttive

130 • DOSSIER •SICILIA 2010

e l’amministrazione pubblica siciliana. Quali sono le maggiori difficoltà incontrate dalla magistratura nello svolgimento del proprio lavoro? «Più che ostacolare la mafia tende a condizionare l’economia e la politica nella regione per piegarle ai suoi fini. Sono stati rilevati e perseguiti numerosi casi di infiltrazioni mafiose nelle amministrazioni locali (con scioglimento dei relativi consigli e giunte) e vari processi hanno avuto quali imputati personaggi di vertice della politica. Per altro verso esiste un’ampia zona di contiguità rispetto alla mafia costituita da imprenditori anche di rilievo che hanno assunto un ruolo di intestatari fittizi di beni riconducibili a esponenti mafiosi allo scopo di sottrarli alle azioni repressive dello Stato. È un’imponente area di economia sommersa (almeno quanto ai veri titolari) le cui dimensioni non sono esattamente note e che all’indagine si rileva sempre più ampia. Il contrasto a queste forme di aggressione alla società civile è assai arduo sia per la scarsa efficacia dei tradizionali mezzi di indagine, sia per la scarsità e sporadicità di collaborazioni. Sono stati comunque conseguiti validi risultati con il sequestro di importanti aziende industriali e commerciali e di recente, persino di un lussuoso “resort”». Ritiene necessario un maggiore dispiegamento di forze nella lotta alla criminalità, eventualmente fino ad arrivare all’uso dell’esercito? «Ritengo del tutto inutile l’intervento dell’esercito nella lotta contro la mafia dato che non si tratta di un’azione di contrasto militare ma di una efficiente e capillare azione investigativa. Il problema non risiede nella contrapposizione di forze ma in un efficace azione diretta a svelare le


Francesco Messineo

trame illecite della mafia. Occorrono certamente buoni investigatori da schierare in campo, ma si tratta di un problema qualitativo e non quantitativo. Come ho detto comunque il dispositivo di contrasto attualmente schierato è abbastanza efficiente pur se perfettibile». I successi nelle operazioni di lotta alla criminalità organizzata lasciano sperare che in Sicilia presto avranno la meglio la società civile e lo Stato. Ma quanto tempo sarà ancora necessario prima di slegare l’immagine della regione da “terra di mafia”? «Si tratta di un tempo non preventivabile. Probabilmente l’azione contro la mafia impegnerà ancora per molti anni l’attuale generazione di magistrati inquirenti che lavorano nelle Dda siciliane. Non è possibile fare previsioni in termini puramente numerici (cinque, dieci o quindici anni) ma può affermarsi con certezza che la definitiva sconfitta della mafia appare come un evento certo e che il declino di cosa nostra è un fenomeno irreversibile. Altra e diversa questione è poi valutare il tempo necessario per eliminare l’immagine della Sicilia come “terra di mafia” che oggi è purtroppo così accreditata in tutto il mondo. Questo sarà un processo lungo e diffi-

600 mln EURO

Il valore di quasi 9000 beni e oltre 1000 aziende sequestrate alla mafia fino al giugno del 2009 secondo gli ultimi dati dell'Agenzia del demanio

45%

AZIENDE CONFISCATE Di tutte le aziende confiscate alla mafia in Italia è presente nella sola regione Sicilia

cile e sarà compito della politica, della società civile e dei mezzi di comunicazione condurlo a termine una volta che la mafia sia stata definitivamente sconfitta». Si è spesso parlato di una maggiore presa di coscienza dei siciliani rispetto alla mafia, di un muro di omertà finalmente abbattuto. Da Procuratore cosa percepisce? «I siciliani hanno sempre avvertito ed espresso riprovazione per i delitti commessi dalla mafia. Alcuni di essi tuttavia in passato non avevano mostrato sufficiente presa di coscienza rispetto alla pericolosità della mafia in se considerata e cioè come puro e semplice fenomeno associativo, indipendentemente dai delitti commessi. Oggi questa coscienza pervade strati sempre più larghi della popolazione, come è provato dalle sempre più numerose collaborazioni offerte dagli imprenditori e dai movimenti spontanei espressi dalla società civile. È un fenomeno positivo che noi percepiamo e valutiamo favorevolmente. Come tutti i fenomeni sociali importanti non è né potrà essere un fenomeno rapido, ma ciò che importa è che il processo di rinnovamento della società civile siciliana sia finalmente iniziato». SICILIA 2010 • DOSSIER • 131


LOTTA ALLA CRIMINALITÀ

Contrasto agli affari della mafia Per indebolire il potere dei boss, «affonderemo le mani nelle loro tasche». Alla luce dei più recenti risultati, il questore di Palermo Alessandro Marangoni, torna a ribadirlo Adriana Zuccaro

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otenti, subdole ed esplosive. Sono le strategie d’azione con cui le organizzazioni mafiose hanno macchiato la storia del nostro Bel Paese. Una fra tutte, la strage di via d’Amelio in cui persero la vita il giudice Paolo Borsellino e cinque uomini della scorta, commemorata lo scorso 19 luglio. A Palermo, a diciotto anni da quell’atroce strage, le forze messe in campo dalla Polizia e dallo Stato hanno raggiunto traguardi straordinari in un percorso di progressivo indebolimento del sistema di finanziamento mafioso da cui e per cui si attuano perenni complotti criminali. Così due anni fa, al momento della nomina a Questore di Palermo, Alessandro Marangoni annunciava un impegno mirato al contrasto agli affari della mafia: «affonderemo le mani nelle tasche di Cosa nostra». Quali sono i principali risultati degli ultimi anni dalle forze dell’ordine? «Secondo i dati forniti di recente anche dal ministro dell’Interno Roberto Maroni, i beni sequestrati e confiscati alle mafie e alla criminalità organizzata negli ultimi due anni ammontano a circa 12 miliardi di euro. Tra questi, anche la casa di Bernardo Provenzano verrà consegnata alla so-

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cietà civile in occasione del prossimo ferragosto. Sono segnali importanti che minano l’interesse per cui l’organizzazione mafiosa è nata: il denaro». Quali operazioni antimafia hanno concretamente scalfito la forza dei boss più temuti? «Cosa nostra palermitana così come le altre organizzazioni mafiose fondano il loro essere sull’interesse economico. Quando riusciamo a privarle del denaro del quale si sono appropriate, colpiamo al cuore l’interesse del gruppo mafioso. In tal senso, le forze di Polizia insieme alla magistratura hanno portato a termine importanti operazioni che hanno visto l’arresto di due tra i primi dieci superlatitanti - Domenico Raccuglia e Gianni Nicchi - e di centinaia di soggetti costituenti i quadri dell’organizzazione mafiosa, determinando l’avanzata delle seconde e terze linee. In questo momento Cosa nostra palermitana, anche se non è assolutamente sconfitta, sta quindi soffrendo una destrutturazione».

12 mld EURO

È il totale tra i beni confiscati e sequestrati che in due anni le organizzazioni criminali si sono viste soffiare dalle forze dell’ordine

2 mld EURO

È l’ammontare dei depositi bancari confiscati alle organizzazioni criminali per cui il ministro Maroni ha annunciato un utilizzo in tempi brevi proprio nella lotta al crimine


Alessandro Marangoni

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Le forze di Polizia insieme alla magistratura hanno portato a termine importanti operazioni che hanno visto l’arresto di due tra i primi dieci superlatitanti: Domenico Raccuglia e Gianni Nicchi

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Sopra, Alessandro Marangoni, questore di Palermo. A fianco, immagini relative alla recente cattura di Gianni Nicchi, latitante dal 2006

Quali effetti potrebbe avere tale destrutturazione? «Di recente i giornali hanno parlato di possibili attentati mafiosi anche a strutture dello Stato; temute eventualità che vanno però lette in un contesto generale di destrutturazione con il rischio di camorrizzazione. Cosa nostra palermitana ha nel Dna l’unitarietà della cosca, la ricerca della struttura piramidale e compatta. L’avanzata delle seconde e delle terze linee può quindi determinare il rischio di camorrizzazione cioè di sfaldamento delle varie cosche perché chi è avanzato, lo ha fatto molto rapidamente, portando quindi con sé un inadeguato bagaglio criminale». Perché le grandi catture effettuate non bastano a debellare il fenomeno della latitanza? «Il latitante può rimanere tale proprio perché basa e fonda la sua latitanza sull’aiuto di altre persone che non sono necessariamente i familiari. Domenico Raccuglia, ad esempio, era latitante da quasi 15 anni. Gianni Nicchi era latitante dal 2006. La latitanza più o meno lunga ha bisogno di denaro, sostentamento e covi dove vivere; che ci sia sempre qualcuno disposto ad aiutare la latitanza è un dato di fatto, occorre tener presente però

che solo negli ultimi mesi del 2009 sono stati arrestati Raccuglia, Nicchi ma anche Gaetano Fidanzati a Milano; Fidanzati era latitante da qualche anno ed è sempre stato un nome pesante nel contesto della malavita. Certo la capacità investigative delle forze di Polizia e gli strumenti che hanno in dotazione hanno permesso di potere arrivare alla cattura di queste persone». Come si muovono le forze di Polizia per individuare i latitanti? «Non esiste un modo di essere latitanti. C’è che vive la latitanza prevalentemente in città, come nel caso di Nicchi, per cui l’attività di indagine è mirata a questa tipologia di vissuto cittadino. Totalmente diversa è stata, ad esempio, la latitanza di Raccuglia che ha frequentato la città molto raramente e vissuto per lo più in zone rurali; è stato arrestato a Calatafimi in provincia di Trapani, ma non è stato lì per 15 anni. Ognuno esprime la propria latitanza in modo diverso. La capacità investigativa è quindi anche quella di poter adattare i mezzi investigativi in funzione di chi ci si ritrova davanti; e sta tutta nella capacità di questa straordinaria macchina che è la squadra mobile di Palermo, e la sezione Catturandi in particolare, reduce da molti altri arresti importanti come quello di Benedetto Spera, di Pietro Aglieri, di Nino Rotolo, di Provenzano, di Sandro e Salvatore Lo Piccolo». SICILIA 2010 • DOSSIER • 133


XXXXXXXX

Contro il crimine con nuova mentalità

È

in marcia un importante cambiamento di mentalità nella società civile siciliana. I cittadini sono probabilmente stanchi di soccombere alle strategie dei sistemi mafiosi, di silenziare la paura con l’omertà, di urlare aiuto tra i denti e di assistere a morti innaturali. «Il cambio di mentalità è una grande vittoria. Il cittadino si sente maggiormente protetto, quindi più propenso a denunciare i reati mettendoci in condizione di contrastarli». Un primo resoconto del generale di brigata Vincenzo Coppola, comandante della Legione Carabinieri Sicilia, annuncia le azioni di contrasto attuate dalle forze di Polizia in sinergia con la magistratura. «Il sistema funziona e i risultati lo dimostrano». Quali gli sono gli aspetti che caratterizzano l’attuale lotta alla criminalità? «Molti reati sono purtroppo ancora all’ordine del giorno ma per quanto riguarda, ad esempio, le estorsioni abbiamo visto crescere esponenzialmente le denunce e al contempo calare il numero di estorsioni che vengono messe in atto. C’è un cambio di mentalità forte da parte della società, in questo caso normalmente da parte dell’imprenditoria a tutti i livelli. C’è una presa di coscienza dell’utente della necessità di farsi parte propositiva in quest’azione di contrasto alla criminalità. Da parte nostra, la grande attenzione al crimine viene espressa sia attraverso un livello investigativo di grande

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Quando il cittadino si sente protetto non ha più paura di denunciare i reati di cui è vittima o testimone. «L’utente avverte la necessità di farsi parte propositiva nell’azione di contrasto alla criminalità». È il cambio di mentalità avvertito dal comandante dei Carabinieri Vincenzo Coppola Adriana Zuccaro

spessore condotto dai reparti specializzati, sia mediante un’azione capillare che portiamo avanti con i reparti minori, con le compagnie, con le stazioni che, radicate sul territorio, sono più vicine al cittadino. Io sono convinto che la risposta immediata alle esigenze di sicurezza espressa dal cittadino che si presenta alla nostra stazione per denunciare un reato, sia fondamentale».

In alto, il generale di brigata Vincenzo Coppola, comandante della Legione Carabinieri Sicilia; nella pagina successiva, la cattura dei superlatitanti Bernando Provenzano e Salvatore Miceli


Vincenzo Coppola

Le forze di polizia hanno portate a termine molte operazioni che, spesso, sono state il preludio di altre ancora. Da lì si aprono nuove strade, scenari e collaborazioni

In che modo è possibile mantenere immediata la risposta al cittadino? «Bisogna tenere a livello le risorse organiche, logistiche e tecnologiche dei nostri reparti minori perché quando il semplice cittadino si rivolge a noi per un sostegno, qualsiasi esso sia, contro aspetti criminali tra i più variegati, noi dobbiamo essere capaci di rispondere. Perché il cittadino questo ci chiede e questo noi gli dobbiamo dare. Ritengo che la risposta operativa sia valida; la nostra azione repressiva ha avuto ottimi riscontri negli anni passati e continua averne quest’anno. Abbiamo un incremento delle attività di contrasto, degli arresti, delle denunce per i reati più vari e al contempo notiamo un decremento sia dei reati predatori – rapine e furti – sia dei reati di tipo associativo come ad esempio le estorsioni. Complessivamente vi è anche un sensibile calo dei fenomeni criminali. C’è grande sinergia con le forze di polizia e con la magistratura. Il cittadino si sente meglio protetto e quindi più propenso a denunciare i fatti reato e a metterci in condizione di contrastarli. Questa è la grande vittoria, il cambio di menta-

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LATITANTI Sono i boss della criminalità organizzata tratti in arresto dall’inizizo del governo Berlusconi

lità. La società civile si sta svegliando. Stiamo vincendo una serie di battaglie, ma credo che il sistema e le risorse messe in campo siano quelle giuste per vincere la guerra». Quali sono state le operazioni portate a termine con successo dai suoi uomini nell’ultimo anno? «Nell’ultimo anno e mezzo abbiamo condotto importanti operazioni. Nel giugno del 2009, l’operazione “Alice” del comando provinciale di Trapani ci ha consentito di arrestare a Caracas Salvatore Miceli, uno dei trenta più importanti latitanti, vicinissimo al superboss la-

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LOTTA ALLA CRIMINALITÀ

La cattura di Gioacchino Lo Giudice durante l’operazione “Apocalisse” del comando provinciale di Agrigento

Nel giugno del 2009, l’operazione “Alice” del comando provinciale di Trapani ci ha consentito di arrestare a Caracas, Salvatore Miceli, uno dei trenta più importanti latitanti

titante, Matteo Messina Denaro. Abbiamo avuto l’operazione “Fiori bianchi” di Catania, nell’ottobre 2009, che ci ha portato alla cattura di uno dei trenta, Santo La Causa, e uno dei cento, Carmelo Puglisi e che si sta sviluppando in tutta una serie di attività che continuano nel tempo con costanti e buoni risultati operativi. Con l’operazione “Triade” di Palermo, nel dicembre dell’anno scorso, abbiamo effettuato 67 arresti e ordinanze di custodie cautelari in carcere. L’operazione “Apocalisse” del Comando Provinciale di Agrigento insieme al nucleo operativo ecologico e al Ros – il nostro reparto anticrimine di Palermo – ci ha consentito di arrestare personaggi importanti e soprattutto di scardinare un’associazione mafiosa che si rifaceva a intestazioni fittizie di beni, per-

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mettendoci di sequestrare dei beni che poi sarebbero stati confiscati. Molte sono le operazioni portate a termine e altre ce ne saranno perché, spesso, un’operazione diviene il preludio di altre ancora. Da lì si aprono nuove strade, nuovi scenari e nuove collaborazioni. Si sono messi in moto ingranaggi che ormai non si possono fermare e che noi non abbiamo alcun interesse a fermare». Quanto e come funziona il rapporto tra le Forze dell’Ordine e il sistema giuridico italiano? «Per quel che riguarda la realtà siciliana, il coordinamento con le forze di polizia sta viaggiando bene ormai da 25 anni perché ha collaudato e fatto sue delle procedure e tattiche che funzionano. Quando ci accorgiamo che qualcosa può essere implementato ci sediamo a un tavolo e discutiamo sui possibili miglioramenti da mettere in atto. Parliamo, discutiamo, ragioniamo tutti i giorni insieme ai magistrati per portiamo avanti più progetti. In questo momento, il sistema funziona e i risultati lo dimostrano. Questi risultati cioè non si possono ottenere se funzionano solo le forze di polizia o solo la magistratura; entrambe devono funzionare bene e insieme».



USURA

L’ impegno quotidiano per la legalità

N

el primo semestre 2010 in Sicilia, grazie alle operazioni della Guardia di Finanza in merito al reato di usura, sono stati effettuati 15 interventi, che hanno portato alla denuncia di 39 soggetti (di cui 21 tratti in arresto) all’Autorità giudiziaria e al sequestro di beni mobili e immobili pari a circa 655.000 euro. «Si tratta di una testimonianza concreta – sottolinea il generale Domenico Achille – della maggiore attenzione operativa che si è potuta sviluppare sul campo e della proficuità dei rapporti avviati con le associazioni antiusura oltre che della maggiore fiducia riservata dai soggetti vittime di usura nei confronti delle Istituzioni». La vostra attività riguardo il problema dell’usura è capillare sul territorio. Come si articola il vostro impegno in merito a questo reato? «L’endemica insufficienza di sbocchi occupazionali, costituisce terreno fertile per il reclutamento nelle file delle associazioni criminali. In tale contesto, il fenomeno dell’usura è particolarmente diffuso a causa delle condizioni socio-economiche del territorio. L’aumento delle persone denunciate registrato negli ultimi tempi evidenzia che l’usura diventa un reato sempre più associativo che viene perpetrato soprattutto da soggetti non direttamente legati ad organizzazioni criminali, ma da questi autorizzati. Sebbene ancora non significativo, il numero di soggetti che si avvicinano alle Istituzioni per formalizzare le vicende criminali di cui sono vittime, è alquanto stabile. Va aumentando l’attività della Guardia di Finanza nello specifico comparto viene sviluppata mediante l’impegno quotidiano di tutti i reparti 138 • DOSSIER •SICILIA 2010

Uno sforzo capillare che interessa tutto il territorio siciliano per combattere reati come usura, evasione fiscale e riciclaggio. Domenico Achille illustra tutte le attività e l’impegno della Guardia di Finanza nella lotta per la legalità Nicolò Mulas Marcello che operano nell’Isola. Inoltre, relativamente all’acquisizione delle denunce, un ruolo sempre più attivo viene assunto dalle associazioni presenti sul territorio con il fine di contrastare i fenomeni usurari ed estorsivi come Addio Pizzo, Libero Futuro, Solidaria che, essendo formate spesso da vittime già emerse, vengono più facilmente avvicinate dalle altre vittime che più serenamente si rapportano con le prime raccontando le proprie vicissitudini e chiedendo aiuto». Quale apporto ha dato il governo? «In tale contesto, appare opportuno segnalare l’iniziativa assunta dal Parlamento che, nel quadro delle disposizioni governative adottate a sostegno delle famiglie e delle imprese, ha predisposto il cosiddetto decreto legge “anti crisi” nel quale è stato disposto che “sul finanziamento all’economia il ministro dell’Economia e delle Finanze riferisce periodicamente al Parlamento fornendo dati disaggregati per regione e categoria econo-

A destra, Il generale di divisione Domenico Achille, comandante regionale della Guardia di Finanza


Domenico Achille

L’aumento delle persone denunciate registrato negli ultimi tempi evidenzia che l’usura diventa un reato sempre più associativo

mica; a tal fine presso le Prefetture è istituito uno speciale osservatorio con la partecipazione dei soggetti interessati”. Tale osservatorio regionale ha il compito di monitorare l’andamento dei flussi di credito a famiglie e imprese, individuando eventuali criticità nel mercato del credito in specifiche arre del territorio, settori produttivi, classi dimensionali di impresa, ricercandone le cause. L’osservatorio si riunisce trimestralmente con la partecipazione del sottoscritto. Nel corso della riunione vengono forniti appositi report sull’attività del Corpo, con particolare riguardo ai reati di usura, riciclaggio, truffe ed abusivismo bancario». Recentemente la Guardia di Finanza di Palermo ha concluso un’operazione che ha portato 3 arresti nell’ambito edile. Le indagini hanno accertato che diverse società operanti nel campo dell’edilizia hanno reimpiegato capitali provenienti dalle attività delittuose di famiglie mafiose. Come siete arrivati a questo risultato? «Il servizio è nato da specifiche investigazioni condotte nei confronti del mandamento mafioso di Tommaso Natale, dall’articolazione del nucleo speciale Polizia valutaria che però non dipende direttamente dal Comando Regionale Sicilia. I soggetti attribuivano in maniera fittizia le somme illecite (quantificate in circa 1.000.000 di euro) a imprenditori edili, i quali le reinvestivano nelle proprie attività d’impresa; acquisivano, mediante tali conferimenti di capitale, la qualifica di soci occulti delle imprese edili palermitane, e, conseguentemente, il diritto di partecipare alla distribuzione degli utili derivanti dalle vendite degli SICILIA 2010 • DOSSIER • 139


USURA

immobili realizzati. Nel corso dell’attività di

servizio di che trattasi, oltre all’esecuzione di 3 ordinanze di custodia cautelare in carcere, sono stati sottoposti a sequestro preventivo: beni immobili e terreni per un valore complessivo di 4.600.000 euro; quote di capitale di società di capitali pari a 55.320 euro; 4 autovetture sportive; rapporti finanziari (conti correnti, depositi di titoli ecc.) con saldi attivi pari complessivamente a circa 500.000 euro». In tema di evasione fiscale avete scoperto poco tempo fa un’evasione fiscale per oltre 150 mila euro da parte di un titolare di una ditta di pulizie, con appalti a Termini Imerese e dintorni che ha omesso di dichiarare al fisco il suo reddito nel periodo 2008/2010. Questo è solo uno degli ultimi esempi. Come portate avanti la vostra lotta all’evasione in Sicilia? «In attuazione delle linee di indirizzo fissate dal ministro dell’Economia e delle Finanze, nel 2010 l’attività del Corpo è stata prioritariamente orientata alla repressione delle forme di evasione più pericolose, quali l’economia sommersa, le frodi fiscali punite con sanzioni penali, nonché l’evasione internazionale. L’attività a contrasto dell’evasione fiscale, nella sua più ampia accezione, è stata sviluppata mediante la tradizionale attività di verifica fiscale, che ha visto all’opera la parte più rappresentativa e consistente delle risorse disponibili. È questo uno dei settori strategici per l’Istituzione, nel quale sono stati effettuati 4.724 controlli con un incremento del 13,23% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente, che hanno consentito di rilevare redditi non dichiarati: ai fini delle imposte dirette per 594 milioni di euro, nonché l’accertamento di ritenute non operate e/o non versate per circa 6,7 milioni di euro; violazioni ai fini dell’Iva per un’imposta evasa o non ver-

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sata pari a 89 milioni di euro. Sono state, inoltre, accertate 500 violazioni costituenti reato, in pregiudizio di 458 soggetti. In 9 casi, i responsabili sono stati tratti in arresto per associazione a delinquere finalizzata alla frode fiscale e per violazioni al D.Lgs. 74/2000 ovvero per essersi sottratti fraudolentemente al pagamento delle imposte». Nello specifico cosa dicono i dati? «Alcuni singolari aspetti di dettaglio, possono cogliersi con riguardo alle attività sviluppate in materia di economia sommersa, a contrasto del c.d. lavoro nero, nonché nel settore dei cosiddetti controlli strumentali ovverosia quei controlli a salvaguardia degli obblighi di emissione delle ricevute e scontrini fiscali. Il lavoro dei finanzieri siciliani ha permesso di scoprire 451 evasori di cui 400 evasori totali, cioè soggetti completamente sconosciuti al fisco. Sono stati sviluppati 478 interventi che hanno portato all’individuazione di 1.013 lavoratori in nero, con un incremento del 112% rispetto all’analogo periodo dell’anno precedente. Sono

+13,23% VERIFICHE

La percentuale dei controlli fiscali operati sul territorio siciliano rispetto al 2009

1013 LAVORO NERO

Il numero dei lavoratori in nero scoperti negli interventi della Guardia di Finanza nel 2010


Domenico Achille

c

Il numero di soggetti che si avvicinano alle Istituzioni per formalizzare le vicende criminali di cui sono vittime, è alquanto stabile

d

stati eseguiti infine 24.659 controlli che, nel 27% dei casi (per un valore assoluto di 6.538), hanno permesso di verbalizzare l’inosservanza degli obblighi di emissione dei prescritti documenti». Altro problema legato alla criminalità è lo smaltimento dei rifiuti. È di pochi giorni fa la notizia che la Guardia di finanza di Gela ha individuato due cave site nel ragusano e sei società autorizzate alla messa in riserva e alla lavorazione della plastica che sarebbero coinvolte nello smaltimento illecito dei rifiuti. Quali sono i reati ipotizzati? «Le indagini avviate dalla compagnia di Gela e coordinate dalla locale Procura della Repubblica hanno consentito, il 12 luglio scorso,

di sottoporre a sequestro rifiuti speciali (scarti di lavorazione della plastica e fanghi industriali) occultati presso due cave site nei comuni ragusani di Comiso e Chiaramonte Gulfi, gestite da una società operante nel settore. Il materiale occultato è stato rinvenuto in un’area estesa per circa 30.000 mq. Le attività svolte hanno fatto emergere che alcune società gelesi, autorizzate alla messa in riserva e alla lavorazione della plastica, erano solite inviare - mediante i mezzi di altra impresa - ingenti quantitativi di rifiuti, derivanti dalla lavorazione della plastica nelle due cave, ove venivano immediatamente ricoperti con terreno da una ruspa. La copertura dei rifiuti consentiva alla società che operava nei territori del ragusano di adempiere fraudolentemente il ripristino e il recupero ambientale e paesaggistico dell’area. Le investigazioni espletate hanno permesso di accertare un’attività finalizzata allo smaltimento illecito di rifiuti, avente carattere organizzato; ai rappresentanti legali e agli amministratori delle società, sono stati notificati 6 avvisi di garanzia». SICILIA 2010 • DOSSIER • 141


RAPPORTI INTERNAZIONALI

La Sicilia al centro dell’Europa È

emblematico il caso dello Studio legale Internazionale “Giambrone Law”. Esempio di uno studio che in pochissimi anni è divenuto una delle realtà professionali di maggior rilievo nel Meridione, Una storia di successo. indubbiamente in Sicilia. Sono oltre 40, attualUn giovane avvocato mente, i professionisti entrati a far parte della siciliano parte da Londra squadra dell'avvocato Gabriele Giambrone, il diventando il punto di socio che a soli 29 anni ha deciso di fondare lo studio che porta il suo nome. riferimento della comunità Un’avventura siciliana che prende piede, origiitalo-inglese, per poi nariamente, nella capitale inglese. Del resto riapprodare in Sicilia Giambrone, una volta arrivato nel Regno Unito nel lontano 1996, si rese immediatamente conto importando il concetto di di come la città, ricca di avvocati d’affari, non of“Law Firm”, totalmente frisse una consulenza specializzata e mirata alla nuovo nell’isola, sinonimo numerosissima comunità italo-inglese a Londra. È così che è nata la fortunata idea di una strutdi multidisciplinarietà e tura legale specializzata in diritto di famiglia e globalismo. L’esperienza di delle successioni, dedicata esclusivamente a queGabriele Giambrone sto target di clienti e con particolare attenzione alla tutela del patrimonio delle famiglie. E, una Elena Ricci volta aperto il canale di fiducia con i privati, il passo verso il settore del real estate e immobiliare è stato breve. Ricorda l’avvocato Giambrone: «In molti hanno cominciato a chiederci consigli e assistenza legale su dove e come investire nel mercato immobiliare italiano. Le colline di Umbria e Toscana erano già troppo costose per i portafogli della “middle class”, che dopo l’apertura delle rotte “low cost”, ha cominciato a guardare con interesse alle coste meridionali, in particolare Sicilia, Puglia e Calabria». Ed è così che gli incarichi sono cominciati ad arrivare, sia da parte di investitori privati britannici desiderosi di confrontarsi con il nostro mercato immobiliare, sia da società di Real Estate e fondi di investimento. Questo ha consentito, in un lasso di tempo relativamente breve, una crescita esponenziale dell’organico dello studio con la contestuale apertura di nuove sedi in Italia e all’estero. Attualmente, lo studio ha sedi a Palermo, Roma, Milano, Londra, New York e In apertura, l’avvocato Casablanca. Giambrone, Lo scelta di dare centralità alla sede palermitana Gabriele fondatore della dello studio (che attualmente ospita oltre 20 Giambrone &Law professionisti e recentemente trasferitasi in Via Libertà, nel cuore della città) nasce da un desi-

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Gabriele Giambrone

GIAMBRONE &LAW Nasce come studio che si occupa soprattutto di “Real estate”, ma si è aperto ad altre aree di intervento come il corporate tax. Ha all’interno avvocati che si occupano di diritto societario, avvocati tributaristi e commercialisti. Quindi è in grado di offrire alle imprese un servizio integrato e bilingue. Ogni anno promuove l’apertura di nuove società straniere in Italia e al contrario, di società italiane che vogliono internazionalizzarsi o aprirsi a nuove fette di mercato. Ciò vale non solo per l’Inghilterra, ma anche per l’Italia e gli Stati Uniti, tant’è che quest’anno lo studio ha aperto altre sedi a Roma, Milano e New York. Lo stesso vale per il Nord Africa, che ha visto l’apertura dell’ufficio di Casablanca, in associazione con un professionista locale. Giambrone &Law sta guardando con interesse anche alla vicina Tunisia. www.giambronelaw.co.uk

derio dell’avvocato Giambrone di tornare alle proprie radici e dalla ferma convinzione di poter traghettare Palermo fuori dalla propria perifericità e in una realtà multinazionale. Tuttavia, nonostante la decisione di stabilire la sede principale a Palermo, lo studio ha conservato una vocazione totalmente internazionale e una rigida impostazione gestionale improntata al modello anglosassone. Basta entrare negli uffici di Palermo per avvertire un’atmosfera internazionale. La lingua inglese, spesso, prende il posto dell’italiano e, almeno la metà dei collaboratori proviene direttamente dal Regno Unito. «La stretta collaborazione – interviene l’avvocato Alessandro Gravante, a capo del Dipartimento di “Litigation” - con i colleghi di Londra, Roma, Milano e New York è uno dei punti di forza del nostro studio, perché permette di intercettare tutta la clientela straniera e le multinazionali che hanno interessi in Italia e negli anni ci ha permesso di allargare il campo d’azione a diverse questioni giuridiche. Il nostro team multidisciplinare multi-lingua è in grado di assistere la clientela straniera su tutte le problematiche del diritto italiano». Indubbiamente, ciò ha offerto occasioni di lavoro molto interes-

Gli stranieri che decidono di effettuare un investimento all’estero accessibile e redditizio scelgono la Calabria o la Puglia

santi, che però hanno portato lo studio a scontrarsi con le criticità del sistema italiano e soprattutto con le sostanziali differenze con quello anglosassone. «In Inghilterra – afferma Gravante - un processo si definisce nell’arco di 4-6 mesi ed è raro che la sentenza venga appellata. La concezione che si ha della giustizia, del giudice e della sentenza ha un valore certamente superiore rispetto all’Italia». E nonostante la crisi e le difficoltà di accesso al credito, l’interesse degli stranieri per l’acquisto di immobili di prestigio o case vacanza in Italia non sembra essere stato intaccato. Ed è l’avvocato Gabriele Giambrone a prendere la parola per spiegare le ragioni culturali ed economiche di chi decide di investire in un immobile italiano. «Abbiamo riscontrato un interesse sempre crescente da parte di cittadini stranieri e principalmente anglosassoni nei confronti del Sud Italia, anche se ultimamente abbiamo seguito operazioni importanti anche in Umbria e Toscana. Gli stranieri sono attratti da Toscana, Sicilia e Umbria soprattutto per ragioni di interesse culturale, mentre se decidono di fare un investimento immobiliare all’estero che sia più accessibile dal punto di vista economico, scel- ›› SICILIA 2010 • DOSSIER • 147


RAPPORTI INTERNAZIONALI

A lato, l’avvocato Alessandro Gravante

›› gono la Sicilia, la Calabria o la Puglia».

Simbolo dello sviluppo dello studio Giambrone Law è l’apertura verso altre e differenti aree di business. In particolare al settore Corporate & Tax. Altra punta di diamante dell’attività dello studio, oltre al dipartimento Clienti Privati e al dipartimento Real Estate, è proprio il Dipartimento di Diritto Societario e Tributario. Lo studio, infatti, vanta un team di avvocati esperti in diritto societario, tributaristi e dottori commercialisti provenienti da grosse realtà internazionali di Roma e Milano, in grado di offrire un servizio integrato alle piccole e medie imprese. Una novità per la Sicilia. In parallelo con le evoluzioni dell’assistenza legale, questo gruppo di giovani avvocati è sempre al passo con le più recenti riforme legislative implementate Italia. Un esempio riguarda lo sviluppo della cultura della “class action, una forma di azione legale in cui i cittadini, che vedono leso un proprio diritto di consumatori, si associano per intentare un’unica causa contro chi, Stato o azienda, risulti responsabile di una violazione. La relativa disciplina è stata recentemente introdotta dal d. lgs. 198/2009 e «desiderata con forza dai cittadini» spiega Giambrone. Si tratta di uno strumento di uso molto comune nel sistema anglo-americano, ma ancora poco conosciuto in Italia. «Lo Studio Giambrone Law – spiega l’avvocato Valentina Giarrusso, la quale è recentemente entrata a far parte dello studio a capo del dipartimento di A.d.R. (“Mediazione, Conciliazione, Arbitrato Internazionale e Risoluzione Alternativa delle Controversie”) – è tra i precursori di questa tecnica di tutela dei diritti dei cittadini e abbiamo già avviato con un ottimo ritorno questa attività, in particolare a tutela di clienti che hanno investito in prodotti finanziari complessi negli Stati Uniti. D’altro canto, siamo anche il primo studio legale a Palermo e tra i primi in Italia ad aver al proprio interno un centro A.d.R.,

148 • DOSSIER • SICILIA 2010

in ottemperanza al recente decreto del marzo 2010 che ha introdotto la mediazione come risoluzione alternativa delle controversie e alle lungaggini processuali. Sono fiduciosa che il dipartimento A.d.R. crescerà in via esponenziale nei prossimi anni, quando si diffonderà anche in Italia la cultura della conciliazione stragiudiziale come strumento alternativo per la risoluzione delle controversie tra cittadini, le società di assicurazione e le imprese». Il sistema italiano è Un’intensissima attività rivolta dunque anche alla risoluzione meno vantaggioso stragiudiziale delle controverper il consumatore, sie, sia fornendo assistenza lema ha retto di più. gale in arbitrato e mediazione, In Inghilterra sia agendo, tramite alcuni suoi professionisti abilitati, come sono fallite le banche, mediatori, attraverso la sede pain Italia no lermitana di AR.CO.ME., un organismo di conciliazione iscritto nel Registro degli Organismi di Conciliazione del Ministero di Grazia e Giustizia, che lo studio ospita nei propri uffici. «Crediamo fermamente nella mediazione come soluzione delle controversie sia domestiche che internazionali, anche perché molti dei nostri clienti stranieri, non abituati ad aspettare per anni la decisione di un giudice, fanno molto affidamento su questo strumento». Che dire? Una storia di successo di un giovane avvocato siciliano, che nell'arco di pochi anni ha creato una studio legale che probabilmente rappresenta il futuro della professione forense in Italia, per continuare a competere con le grosse law firms anglosassoni su scala internazionale.



NOTARIATO

Al servizio dei cittadini

Il notaio deve avere come punto fermo la soddisfazione del cittadino, fin dal momento in cui intraprende il percorso di formazione alla professione. Ne parla Sebastiana Scirè Risichella, presidente dell’Ordine dei notai di Catania Simona Cantelmi

I

l notaio è depositario della correttezza di ogni fase di stipulazione di un atto o di un contratto. Tale compito presenta alcuni momenti di difficoltà. «Ritengo che tutto l’iter che porta alla conclusione di un contratto sia complesso» afferma Sebastiana Scirè Risichella, presidente dell’Ordine dei notai di Catania. «L’accertamento della volontà delle parti, l’indagine ipo-catastale, la soluzione giuridica più idonea ed efficace, la tassazione dell'atto, gli adempimenti post contrattuali sono tutti momenti molto delicati che fanno parte di un meccanismo che non può incepparsi. È dovere del notaio dare garanzie al cittadino che a lui si affida». Mai farsi influenzare ed essere imparziali: è una regola fondamentale per un notaio. Esistono, però, situazioni in cui questo principio viene messo a dura prova. «Quando il rapporto professionale viene a contatto con amici e parenti o persone altolocate si pretende che il notaio sia di parte, ma deve sempre prevalere l’imparzialità, la terzietà e l’indipendenza della prestazione notarile». L’assistito deve capire con chiarezza ogni passaggio del procedimento. «L’utenza dovrebbe diffidare del notaio che incontra solo il giorno della stipula. Deve pretendere di poter aver un colloquio diretto con il notaio anche se questi ha dei collaboratori eccellenti. Nessuno in studio si trova in una situazione di fungibilità con il notaio». Sebastiana Scirè Risichella è anche presidente della scuola di notariato "Jacopo da Lentini" di Catania e riSebastiana Scirè tiene che i futuri notai debbano tener ben Risichella, presidente presenti alcuni punti fondamentali durante il dell’Ordine dei notai di Catania percorso di formazione, da non dimenticare mai durante l’esercizio della professione. «Ritengo che chi si avvicini a questo mestiere debba studiare con impegno e rigore e aggiornarsi costantemente, accostarsi alla professione 164 • DOSSIER •SICILIA 2010

L'utenza dovrebbe diffidare del notaio che incontra solo il giorno della stipula. Deve pretendere di poter avere con lui un colloquio diretto

con amore e viverla poi con passione convinti e orgogliosi della funzione che i notai svolgono al servizio dei cittadini. È necessario essere consci di appartenere non a una casta, ma a una categoria di professionisti cui vengono riservate competenze esclusive perché per tali competenze siamo stati severamente formati e selezionati; fondamentale è coniugare, in una logica di complementarità, la pubblica funzione e l’attività professionale e fare del notariato un’istituzione a garanzia dei cittadini e del notaio un consulente personale nei momenti importanti. Si tratta di un ideale da non tradire mai».





ECO-URBE

Nuovi strumenti per la sostenibilità Coniugare i progetti urbanistici ed edilizi ai concetti di ecocompatibilità ambientale. È l’obiettivo della ricerca “Borghi Marinari della Lava” e del progetto per il Centro Direzionale Anas di Catania, curati da Biagio Bisignani Adriana Zuccaro

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l nostro tempo richiede sempre maggiore attenzione al tema della sostenibilità ambientale, intesa come condizione imprescindibilmente e legata a ogni tipo di attività produttiva, di ricerca, di servizi e alla vita sociale. Affrontando le problematiche sorte con le analisi d’impatto ambientale, di risparmio energetico e di generale benessere abitativo, si rende pertanto necessario riflettere sul futuro del “mattone” e del territorio perché «l’edilizia, e la pianificazione territoriale che la genera, oggi è insostenibile. Diversi studi di settore hanno difatti evidenziato come l’edilizia tradizionale sia fortemente responsabile dell’inquinamento atmosferico, del consumo di energia e di rifiuti». I progetti che guardano all’ecoedilizia, orientati a interagire con le risorse del territorio a “emissione zero”, sono frutto di anni di ricerca disciplinare svolti da Biagio Bisignani, ingegnere catanese, libero professionista, già docente a contratto presso la facoltà di architettura dell’Università di Catania, con sede a Siracusa. «È evidente come tutta l’insostenibilità sia generata da uno squilibrio consolidato che interessa il sistema globale, in-

I

teso come produzione, relazioni, modi dell’abitare. Da tali circostanze si devono quindi far discendere le azioni d’intervento capace di ristabilire l’equilibrio». Cosa si intende per eco-urbanistica? «L’eco-urbanistica trae le sue origini dalle nozioni di ecologia urbana, nella teoria dell’entropia, nell’eco-progettazione, nella definizione di città sostenibile. Quest’ultimo oggi viene considerata alla stregua di un ecosistema naturale e quindi, come tale, da riequilibrare con gli altri ecosistemi terrestri. I processi di trasformazione urbana dunque necessitano di un’articolata fase di analisi che permetta un’interpretazione sistemica della città, una conoscenza multilivello della condizione urbana e una consapevolezza delle esigenze degli utenti. Ecco che tali informazioni raccolte possono facilmente introdurre azioni progettuali in grado di innescare trasformazioni controllate del territorio, del modo di vivere e delle relazioni sociali all’interno di uno spazio urbano». Quali altri aspetti si connettono all’urbe sostenibile? «L’eco-urbanistica i cui obiettivi sono la progettazione, sviluppo e gestione sostenibile delle comunità umane, mira al-


La linea di costa catanese sembra distendersi attorno al Vulcano che, con le sue rocce eruttive, ha disegnato morbide spiagge, affioramenti basaltici e falesie

l’integrazione di ecologia e tecnologia utilizzandola come strategia per la realizzazione di un atteso sviluppo sostenibile. Migliorare la qualità e le prestazioni ambientali delle aree urbane significa assicurare agli abitanti delle città un ambiente di vita più sano. Ciò rafforza il contributo ambientale allo sviluppo urbano sostenibile e nel contempo definisce gli aspetti economici connessi allo sviluppo urbano». Quale progetto esemplifica il suo impegno per lo sviluppo sostenibile del territorio catanese? «Il progetto “Borghi Marinari della Lava”, che mi impegna da anni nel ruolo di direttore di ricerca, mira alla restituzione di un’unità territoriale dei luoghi e delle comunità che costituiscono il sistema dei territori lungo il litorale ionico della provincia di Catania: una struttura

policentrica di agglomerati urbani, beni architettonici isolati o raggruppati, ambiti naturalistico-paesaggistici che vivono di mare e di entroterra, di storia e di attualità. Dalle zone di San Giovanni Li Cuti e Ognina, ormai ambiti residuali inghiottiti dalla metropoli Catania, ad Acicastello e Acitrezza, a Capomulini, Santa Maria La Scala, Santa Tecla, Pozzillo all’interno delle

apertura, Terre di Aci ai piedi della InBiagio Bisignani, Timpa, fino a Torre Archirafi, ingegnere esperto urbanistica. In alto, Riposto, Mascali, Calatabiano inpanoramica e Fiumefreddo, per giungere in- di Acicastello (CT). convegno fine al chiancone definito dal Sotto, del progetto “Borghi Marinari della Lava” greto del fiume Alcantara». la sede della L’origine vulcanica defini- presso Provincia di Catania sce dunque l’essenza dei bor- info@katre.it ghi marinari? «A fare da sfondo, la roccia lavica non è solamente un segno distintivo unificante, ma un ca- ›› SICILIA 2010 • DOSSIER • 185


Per la nuova sede Anas l’idea è di produrre un edificio all’avanguardia dal punto di vista tecnologico, di basso impatto globale, mirato al risparmio energetico e quindi capace di ridurre i costi di gestione

›› rattere identitario e qualificante Cottone, Fondachello, Riposto, un palinsesto storico, ambientale, paesaggistico identificabile innanzitutto dal punto di vista figurativo. La linea di costa infatti, più che scandita dalle valli e i crinali frutto delle erosioni fluviali, sembra quasi distendersi attorno all’incombente presenza del Vulcano che, con le sue rocce eruttive, ha disegnato e articolato le sue sezioni secondo diverse modalità: dalle morbide spiagge di Marina di 186 • DOSSIER • SICILIA 2010

agli affioramenti basaltici frutto delle eruzioni sottomarine, Acicastello, Acitrezza, Capomulini, alle falesie, generate dalle più significative eruzioni vulcaniche e successivamente modellate dal mare, Catania e Acireale. In una Sicilia da sempre riconosciuta come “isola di isole,” insieme frammentato nel quale la presenza di una forte articolazione in ambiti territoriali contrasta con la chiarezza

dell’unità geografica immersa nel mare, i Borghi Marinari della Lava hanno scritto e continuano a raccontare storie differenziate legate alle diverse vicende che li hanno caratterizzati». In quale progetto si esprime invece la coniugazione sostenibile di ingegneria e innovazione tecnologica? «Con l’incarico di consulenza progettuale affidatomi, la società di gestione della rete infrastrutturale regionale, Anas S.p.A. – Direzione Regionale Strade e Autostrade per la Sicilia –, in seguito alla riorganizzazione dei suoi vertici amministrativi, ha deciso di


Centro Direzionale Anas

intraprendere la strada dei grandi interventi catalizzatori di innovazioni tecnologiche, ponendo estrema attenzione agli aspetti di sostenibilità ed ecocompatibilità nell’edilizia e nell’ingegneria civile. La necessità di nuovi spazi amministrativi diventa quindi spunto per la progettazione di un manufatto edilizio che possa avere una doppia valenza: se da un lato risponde alle esigenze logistiche e di capillare presenza sul territorio regionale di Anas, dall’altro mira alla funzione simbolica di nuovo polo istituzionale della città. L’idea è di produrre un organismo all’avanguardia dal punto di vista tecnologico, a

“minimo-minor” impatto globale, a risparmio energetico e quindi capace di ridurre i costi di gestione». In quale area cittadina verrà sviluppato il progetto per la nuova sede Anas? «Dopo un’attenta analisi territoriale, a seguito di studi d’impatto ambientale e sulla viabilità, dopo aver considerato la possibilità di connessione con altri poli istituzionali, la scelta è ricaduta in uno spazio fortemente centrale, un lotto che si colloca in adiacenza alla circonvallazione della città, in prossimità dell’innesto con la SS 114 e vicino all’ufficio del Catasto e a tanti altri centri di potere istituzionale».

Quali indizi può fornire sul- Nella pagina l’aspetto architettonico del- precedente e qui in alto, pianta l’edificio? e panoramiche e un interno «Il progetto preliminare prevede esterne del progetto la realizzazione di diversi vo- per la nuova sede lumi che compenetrandosi tal- amministrativa dell’Anas curato volta si uniscono e talvolta si dall’ingegnere sottraggono. L’intero edificio va Bisignani pensato come un organismo sviluppatosi secondo le direttrici di fruizione degli utenti. In tal senso prende forza predominante il volume che accoglie i vani scala e ascensori. Esso costituisce una torre o meglio un faro, proprio per la sua funzione di punto di riferimento riconoscibile da diversi punti di vista. Il volume ha forma cilindrica ed alla base si presenta innestato ›› SICILIA 2010 • DOSSIER • 187


ECO-URBE

›› a un parallelepipedo. La com-

posizione formale dell’edificio pone come punto cardine proprio il faro da cui sembra estendersi l’altro volume di forma concava con altezza che degrada allontanandosi dal “fulcro”, definendo il blocco degli uffici». Quali ragioni hanno indotto lo sviluppo del progetto verso un design quasi futuristico? «La complessa articolazione dell’edificio nasce da diverse esigenze: in primo luogo si è cercato di progettare, partendo dall’edificio, uno spazio urbano; in secondo luogo la scelta di porre particolare attenzione al rapporto tra edifi-

cio e aree aperte, al trattamento delle superfici e alla comunicazione tra oggetto e luce; in merito a quest’ultimo aspetto, si è cercato di utilizzare la luce come strumento per smaterializzare l’edificio, poiché le esigenze funzionali ci imponevano di realizzare un manufatto imponente, sia in estensione orizzontale che verticale». In quali aspetti si individua l’approccio sostenibile? «Le caratteristiche edilizie che mirano all’eco-compatibilità ambientale del progetto possono essere sintetizzate nell’esposizione dell’edificio all’interno del lotto secondo le caratteristiche climatiche del

I processi di trasformazione urbana necessitano di un’articolata fase di analisi che permetta un’interpretazione sistemica della città

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luogo; nell’articolazione del verde in modo coerente rispetto alle tecniche bioclimatiche, con lo studio della localizzazione degli alberi al fine di un adeguato ombreggiamento e raffrescamento degli spazi di sosta; nella coibentazione ben progettata per la riduzione dei gas di scarico dei sistemi di riscaldamento a combustione. Aspetto peculiare del progetto eco-compatibile riguarda poi il sistema di ventilazione dell’edificio che avverrà infatti attraverso lo sfruttamento e il controllo dei movimenti d’aria naturali all’interno dell’edificio, grazie alla doppia esposizione degli spazi destinati a uffici. Infine, l’applicazione della tecnologia fotovoltaica alla facciata vetrata che costituisce il prospetto nord del manufatto architettonico, è sufficientemente dimensionato per il reale fabbisogno energetico dell’intero edificio».

In alto, prospetto esterno del progetto Anas. Consulente generale per progetto architettonico, urbanistico, impianti, ing. Bisignani. Progettista Anas: ing. Maria Coppola. R.U.P.: ing. Giovanni Iozza. Contabilità: geom. Vincenzo Arena. Direttore generale: ing. Ugo Dibennardo



EDILIZIA

Contro l’abusivismo I edilizio Controllo, demolizione, snellimento burocratico. Nonché la promozione della cultura del rispetto ambientale. Secondo Walter Finocchiaro è questa la risposta al fenomeno dell’abusivismo edilizio in Sicilia Eugenia Campo di Costa

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dati sull’abusivismo edilizio parlano chiaro. In Italia, un edificio illegale su dieci si trova in Sicilia. Esploso nel Dopoguerra, nelle zone periferiche dei centri abitati, essenzialmente per dare casa ai più indigenti, nel corso degli anni 70, il fenomeno si è esteso anche ai ceti medi che, potendo usufruire di maggiori capitali, realizzarono volumi superiori di costruzioni abusive. «Benché oggi il fenomeno sia notevolmente diminuito – afferma Walter Finocchiaro, amministratore unico della Repin - questo tipo di costruzione esiste ancora e non soltanto in Sicilia». Un fenomeno che danneggia

non solo l’economia e l’ambiente, ma denota anche una forte carenza culturale del rispetto delle leggi. «Per abbattere l’abusivismo edilizio, il controllo rimane il punto cardine, oltre lo snellimento burocratico e la demolizione, ma credo sia altrettanto importante infondere il senso civico del rispetto ambientale e delle normative ai giovani che rappresentano il futuro». Come ha influito in questi anni il fenomeno dell’abusivismo sull’andamento del settore edile e quali rischi comporta? «L’abusivismo è una delle cause rilevanti del degrado del nostro


Una nuova cultura

In apertura, sede uffici Repin, progetto Scau. Repin è iscritta all’Associazione degli Industriali e alla sezione autonoma dell’ANCE. Walter Finocchiaro, in basso, ricopre l’incarico di componente del Comitato di gestione dell’ANCE, così come del Direttivo della Cassa Edile, oltre a rivestire dal Febbraio 2009 la carica di Vicepresidente di Confindustria Catania. A destra, in alto, edilizia popolare a Trieste e, sotto, villaggio turistico Club Medíteranée a Kamarina

Oggi oltre il 60% degli investimenti dell’intero settore viene attribuito al mercato del recupero edilizio con la prospettiva di raggiungere l’80% nel 2020

patrimonio comune ed è praticato da chi ha la convinzione che essere proprietario di un bene dia la possibilità di farne ciò che desidera: questo comporta non solo una grave mancanza di rispetto delle leggi, ma anche una serie di problematiche che mettono a repentaglio il settore, ad esempio promuovendo la forza lavoro non regolarizzata, l’assenza di misure di sicurezza, il lavoro in ore extra lavorative, la mancanza di DURC di assicurazione RC, RCT, CAR». Senza considerare l’impatto sul paesaggio. «Purtroppo,

ancora oggi, e non solo nell’ambito dell’edilizia abusiva, vengono prese decisioni che incidono gravemente sul territorio senza tenere conto del paesaggio e dell’impatto ambientale. La progettazione e il controllo sono un punto centrale nella trasformazione delle città, del territorio e del paesaggio. Sarebbe necessario costruire nel rispetto assoluto dei valori naturalistici, estetico percettivi e storico culturali del territorio, considerando come valore universale il patrimonio paesaggistico e l’identità locale di ogni regione».

Il settore edile, che già deve far fronte alla problematica dell’abusivismo, è stato anche colpito più di altri mercati dalla crisi economica. Repin come ha affrontato il problema? «Nel nostro caso il settore delle costruzioni ha risentito molto della crisi anche perché rappresenta uno degli anelli trainanti dell’intera economia nazionale. La nostra società, grazie alle commesse precedentemente acquisite, ha resistito a questo duro periodo, e nel momento in cui portava a termine le commesse ›› SICILIA 2010 • DOSSIER • 191


EDILIZIA

DAL PROGETTO AL RESTAURO L’azienda Repin di Acicatena (CT) opera nella progettazione e nella realizzazione di opere di edilizia civile e industriale. Ha eseguito lavori pubblici, lavori stradali, di recupero e ristrutturazione, fognature, consolidamenti e impianti tecnologici oltre a numerosi lavori privati. Partecipando a oltre 300 gare annue, l’organizzazione aziendale è costituita sia da collaboratori esterni che da risorse interne per riuscire a espletare qualsiasi tipo di commessa sia nel campo della progettazione che in quello della realizzazione dei lavori. «Per il futuro – afferma Walter Finocchiaro - ci sono molte attese sia nel campo dei lavori pubblici che in quelli privati e si spera di aumentare ancora il fatturato con l’acquisizione di nuove commesse presentando offerte su quasi tutto il territorio nazionale. Continueremo a lavorare nel rispetto di quei valori come lealtà, trasparenza e correttezza, che per Repin sono da sempre fondamentali».

›› in corso, ne ha acquisite di la costruzione di un’opera pri-

vata? «Sostanzialmente le opere private si differenziano da quelle pubbliche per la maggiore semplicità nell’ottenimento dei permessi da parte dell’Amministrazione. La progettazione di opere pubbliche si articola su vari stadi che corTroppo spesso, e non solo nell’ambito rispondono a livelli sempre più definiti dell’edilizia abusiva, vengono prese progettazione prelidecisioni che incidono gravemente minare, progettasul territorio senza tenere conto zione definitiva, prodel paesaggio e dell’impatto ambientale gettazione esecutiva - e inoltre necessita Sisosta, Cittanuova, Five lavori di un iter burocratico che va sotScarl». toposto a molteplici pareri perDa molti anni progettate e ché è finalizzato proprio al pubrealizzate opere di edilizia ci- blico interesse. L’opera privata, vile e industriale. Sotto quali invece, consente di avere un rapaspetti differisce l’approccio porto esclusivo e diretto con il alla realizzazione di un’opera cliente che facilita lo sviluppo pubblica rispetto a quello per dei lavori; il controllo del risul-

nuove e importanti da grossi gruppi privati e ha iniziato un project financing dei parcheggi nel Comune di Ragusa. Ha inoltre diversificato la propria attività con la partecipazione in alcune società immobiliari quali:

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tato è assicurato anche dalla possibilità di coordinamento con progettisti che noi selezioniamo secondo criteri di qualità.In questo senso nel tempo abbiamo sviluppato dei rapporti privilegiati con studi di progettazione di livello internazionale, come nel caso Scau Studio che ha progettato la nostra nuova sede degli uffici». Quali sono invece le principali differenze nell’approccio alla progettazione di un edificio nuovo e nel recupero di una struttura già esistente? «In contrapposizione all’abusivismo, attualmente ci sono dati che possono senz’altro confortarci: oltre il 60% degli investimenti dell’intero settore viene attribuito al mercato del recupero edilizio con la prospettiva di raggiungere l’80% nel 2020. Durante un lavoro di recupero


Una nuova cultura

A sinistra, Interporto toscano Amerigo Vespucci a Livorno. Sotto, U.S.L. Ospedale a Oristano www.repin.it

che può essere una revisione integrale o parziale con possibilità di variazioni, bisogna cercare di mantenere le origini dell’immobile, soprattutto se si tratta di lavori di conservazione di monumenti o di edifici ubicati in centri storici. La nuova costruzione invece, oltre all’edificazione di progetti semplici, per-

mette soprattutto la realizzazione di grandi opere. Entrambi gli approcci sono comunque da ritenersi interessanti poiché ogni edificio, nuovo o vecchio che sia, diventa affascinante per la propria singolarità e unicità». In questi ultimi 5 anni vi state dedicando con notevole successo al project financing.

Quali progetti attuerete nell’immediato futuro? «Stiamo già realizzando un parcheggio interrato multipiano a Ragusa in Piazza Matteotti che si prevede possa essere terminato entro due anni. Siamo peraltro attualmente impegnati nella realizzazione di un albergo a Etnapolis in territorio di Belpasso e in un centro commerciale in Via Sebastiano Catania nei pressi della circonvallazione di Catania, oltre che in una serie di stabilimenti industriali e commerciali in Acicatena e nella ristrutturazione di una villa residenziale a Ficarazzi - Accastello (CT). Da pochi giorni, infine, siamo aggiudicatari di una commessa da parte del Consorzio di Bonifica di Catania per la realizzazione della condotta idrica in agro dei Comuni di Paternò e Ramacca». SICILIA 2010 • DOSSIER • 193


EDILIZIA

Il legno “sostiene” L l’ambiente da

a cultura dell’ecosostenibilità si sta espandendo con determinazione. E con essa la consapevolezza di quanto sia importante utilizzare energie da fonti rinnovabili e materiali naturali. È, nell’ambito dell’edilizia, E in edilizia, come in altri setil materiale naturale tori industriali, «la principale materia impiegata è sempre per eccellenza. Una risorsa stata il legno. E questo matesalvaguardare e da impiegare riale, rinnovandosi nel corso responsabilmente, dei secoli ci ha permesso di sfruttare in diversi ambiti le nelle sue innumerevoli sue caratteristiche». destinazioni. L’esperienza Salvaguardare le risorse ledella Romano Legnami gnose offerte in natura, combattendo i disboscamenti e tuGiulio Conti telando i manti forestali in bilico sul 30% della superficie terrestre, è quindi l’impegno

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di chi conosce a fondo l’insostituibilità del legno, fonte di lavoro e profitti responsabili. «Anche se l’uomo in questi secoli sembra essersi adoperato per far sì che questa grande fonte di vita andasse distrutta, negli ultimi decenni ha cercato di recuperare creando varie riserve naturali protette che speriamo possano garantire ancora per moltissimo tempo l’endemica presenza del legno». L’ottimistico auspicio di Gaetano La Braca abbraccia le speranze dell’intera azienda siracusana di cui è portavoce, la Romano Legnami. «La salvaguardia dell’ambiente, cui è strettamente collegato l’utilizzo del legno come prodotto ecologico fonda-


Materiali naturali

In apertura, struttura legnosa per esterni realizzata con i materiali della Romano Legnami. Qui, panoramica del magazzino della Romano Legnami di Siracusa www.romanolegnami.it

mentale per il nostro futuro, è di fatto un problema che, affrontato a livello internazionale, ribadisce la sua importanza per la nostra esistenza e quella dei nostri discendenti». Basti pensare a quanti nuovi impieghi e prodotti il legno ha creato nel corso del tempo. «Quando venne avviata la Romano Legnami, ed era il 1927, si operava nel settore dell’imballaggio in quanto le attività prevalenti di quel periodo, in Sicilia e nelle vicine colonie come la Libia, erano quelle agricole. L’azienda cresceva, si sviluppava – spiega il ragioniere La Braca – ma solo nel

dopoguerra, per ovviare alla grande richiesta di legname per la ricostruzione, all’imballaggio venne affiancata anche la relativa commercializzazione del legno». Il settore dell’edilizia, pubblica e soprattutto privata, è infatti l’ambito principale cui è destinata la produzione della Romano Legnami, presente soprattutto nel mercato del Sud Italia e delle isole. «La crisi economica che ha investito l’intero sistema produttivo nazionale ed estero, in realtà ha causato alla nostra azienda solo problemi di liquidità, provocati dal ritardo nei pagamenti, ma il fatturato non ha subito alcuna flessione particolare. L’iter produttivo ha inizio con la preliminare scelta e divisione del legname grezzo per ciascuna delle lavorazioni cui deve essere adibito per qualità». Due grossi impianti automatici di scorniciatura e piallatura mantengono la Romano Legnami tra le più grandi re-

La salvaguardia dell’ambiente, cui è strettamente collegato l’utilizzo del legno come prodotto ecologico è fondamentale per il nostro futuro

altà meridionali nel settore anche perché i suoi prodotti sono privi al cento per cento di sostanze chimiche o di elementi nocivi per la salute. «Non tutti sanno che le essenze resinose come l’abete, il pino e il larice di cui riceviamo maggiore richiesta, vivono un processo di riproduzione e ricrescita di gran lunga superiore ai possibili livelli di consumo – afferma La Braca –. Utilizzando dunque questi legnami, non solo attuiamo una concreta politica aziendale ecocompatibile ma contribuiamo al naturale ciclo di rinvigorimento boschivo nel pieno rispetto delle regole ambientali». SICILIA 2010 • DOSSIER • 195


Ricerca e merito L alla base dello sviluppo Dal punto di vista architettonico e ingegneristico la Sicilia deve ripartire. Bisogna «riattivare il flusso dei finanziamenti pubblici e allontanare da quelli privati il clima di sospetto». L’analisi di Renato Grecuzzo della Siaget Adriana Zuccaro

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a città di Catania ha per molti anni pagato – e in parte continua a pagare ancora oggi – lo scotto della mancanza di cultura dell’architettura. Il paesaggio urbano etneo e il suo sviluppo urbanistico verificatosi intorno alla metà del secolo scorso, ne sono un evidente esempio. Nell’assenza di nuova architettura, l’ingegneria non trova quindi gli opportuni stimoli di ricerca». L’amaro resoconto dell’ingegnere Renato Grecuzzo, socio fondatore, insieme a Concetto Costa e Giuseppe Crimi, e amministratore della Siaget, consolidata società di ingegneria del catanese, cerca il riscatto delle opportunità territoriali attraverso l’impegno e la forza del suo staff tecnico. «Soprattutto in ambito ingegneristico, si avverte voglia di ricerca e meritocrazia per combattere l’imbarbarimento dei

Sopra, render del nuovo ospedale San Marco di Librino (CT). Nella pagina accanto, l’ingegnere Renato Grecuzzo (il primo sulla destra) con lo staff della Siaget. In basso, un interno del parco commerciale “Porte di Catania” www.siaget.it


Criticità

L’ospedale San Marco è oggi la più grande realizzazione in atto in Italia nell’ambito applicativo dell’isolamento sismico

livelli di professionalità che ha caratterizzato gli ultimi anni, nel nome di falsi risparmi o peggio ancora di ipocriti meccanismi di presunta concorrenzialità che hanno svilito la professione». Il territorio siciliano ha bisogno di opportuni servizi infrastrutturali soprattutto in ambito di mobilità urbana. Purtroppo, però, «tali necessità non sempre trovano positivo riscontro in ambito amministrativo per cui si assiste a stucchevoli e biblici

procedimenti di approfondimento, vaglio, deduzioni e controdeduzioni con la conseguenza di alimentare quella politica dell’immobilismo che ha fagocitato l’intera città». L’INTERPORTO DI CATANIA Di risposta all’immobilismo catanese, l’andamento positivo con cui è cresciuta e continua a crescere la Siaget, ha contribuito alla formazione di un bagaglio di esperienze progettuali e di direzione di alto livello in-

gegneristico-architettonico. Tra queste, l’Interporto di Catania, per cui la Siaget ha curato la progettazione esecutiva di tutte le opere infrastrutturali, è un intervento con finanza pubblico-privata che investe un’area di 291.000 mq con lo scopo di creare un centro di logistica e di intermodalità nel processo di distribuzione delle merci sul territorio regionale. «Il progetto copre una superficie totale di 35.000 mq costituita da uffici di gestione, centri servizi per le persone e per i mezzi di trasporto e capannoni di stoccaggio differenziati per tipologia di provenienza delle merci. Le caratteristiche peculiari del progetto – spiega l’ingegnere Grecuzzo – possono riassumersi nello sviluppo di soluzioni impiantistiche e tecnico-strutturali che consentono la copertura di grandi luci senza la presenza di elementi verticali intermedi, così da garantire la massima flessibilità di utilizzo degli spazi interni». L’OSPEDALE SAN MARCO La validità dell’approccio e dello sviluppo progettuale che la Sia- ›› SICILIA 2010 • DOSSIER • 197


L’URBANISTICA CATANESE

›› get ha dimostrato anche per la prestazioni connesse al decreto realizzazione del nuovo ospedale San Marco di Catania, è stata premiata dalla scelta del progetto quale vincitore dell’appalto. «La struttura del complesso ospedaliero è isolata alla base; i cinque corpi di fabbrica che costituiscono l’intero plesso sono tutti poggianti su isolatori sismici elastomerici – afferma Grecuzzo –. L’applicazione delle più recenti normative antisismiche, ha comportato un’analisi assai attenta dei risultati in termini di deformazioni e di modellazione delle dinamiche strutturali». Di fatto, l’ospedale San Marco è oggi la più grande realizzazione in atto in Italia nell’ambito applicativo dell’isolamento sismico.

sulla sicurezza presso il parco commerciale “Porte di Catania”. «L’intervento prevedeva oltre all’edificio commerciale vero e proprio, l’infrastrutturazione dell’intera area di intervento – 240.000 mq – con strade, parcheggi e verde – spiega Grecuzzo –. Il progetto è caratterizzato da strutture in cemento armato precompresso prefabbricate e assemblate in sito, coperture delle grandi luci della mall con travi in legno lamellare e strutture in ferro per il sistema dei collegamenti verticali esterni in ambito di sicurezza, impiantistica elettrica e termomeccanica ai più alti livelli e opere stradali improntate all’utilizzo di tecniche di bio-ingegneria». Con 150 aziende e numerosisIL PARCO COMMERCIALE sime maestranze all’opera, il “PORTE DI CATANIA” cantiere ha costituito uno dei Per l’ingegnere Grecuzzo e i più grossi interventi di finanza professionisti della Siaget, altro privata sul territorio etneo. grande sforzo in termini di coordinamento delle attività e IL FUTURO DELL’INGEGNERIA delle maestranze in funzione IN SICILIA della tempistica del cantiere è Quando però si tenta di prestato richiesto per la progetta- vedere il futuro dell’ingegneria zione, la direzione lavori e le siciliana, l’amministratore 198 • DOSSIER • SICILIA 2010

Il territorio catanese ha assolutamente bisogno di servizi infrastrutturali e di una migliore mobilità urbana

della Siaget trova spunti inesauribili per una dura analisi dei meccanismi burocratici che oggi assillano il settore. «Andrebbero innanzitutto eliminati una serie di controlli inutili che servono esclusivamente a configurare piccoli e dannosi centri di potere, pianificando invece a monte lo sviluppo urbanistico secondo regole certe e generali cui doversi allineare. Bisogna che il flusso dei finanziamenti pubblici sia riattivato con modalità consone alle possibilità delle Amministrazioni e che i sistemi di finanziamento privato, che nell’ambito dei servizi costituiscono un’insostituibile occasione di sviluppo, vengano visti dal mondo istituzionale con atteggiamento scevro da un generalizzato clima di sospetto e di caccia alle streghe».

Render del centro uffici dell’Interporto di Catania per cui la Siaget ha curato la progettazione esecutiva di tutte le opere infrastrutturali


SICILIA 2010 • DOSSIER • 199




RINNOVABILI

Verso un’energia più democratica Definiti il nuovo Conto Energia e le linee guida per le rinnovabili, l’obiettivo di risparmio energetico per il 2020 sembra potersi concretizzare. E gli impianti fotovoltaici oggi sono alla portata di tutti. Grazie anche a iniziative come quella di Salvatore Lo Greco della Spes Engineering Eugenia Campo di Costa

Salvatore Lo Greco della Spes Engineering. L’azienda ha sede ad Acicastello (CT). Nella pagina accanto, un impianto fotovoltaico su tetto

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el 2009 l’industria fotovoltaica italiana ha registrato una crescita decisamente significativa. Il numero di impianti installati è più che raddoppiato rispetto all’anno precedente e la produzione di energia elettrica è addirittura triplicata. La situazione sul territorio, tuttavia, è molto diversa tra Nord e Sud. La maggior parte degli impianti, infatti, ad oggi sono stati realizzati soprattutto nel Nord Italia: Lombardia, Veneto, Piemonte, Emilia Romagna, Toscana, mentre in Italia meridionale, tendenzialmente, nonostante la maggiore irradiazione solare, la nuova tecnologia ha avuto una diffusione sensibilmente più ridotta. «Il difficile impatto del fotovoltaico nelle regioni del Sud – afferma Salvatore Lo Greco della Spes Engineering – deriva dalla differente interpretazione di quelle che avrebbero dovuto essere le linee guida per le rinnovabili, che in realtà non ci sono mai state». Di recente sono stati approvati il nuovo Conto Energia, quindi i nuovi incentivi per il fotovoltaico, e le linee guida per i procedimenti autorizzativi alla costruzione e all’esercizio di impianti di produzione di elet-

N

tricità da fonti rinnovabili. «L’auspicio è che d’ora in avanti l’iter autorizzativo per la realizzazione degli impianti fotovoltaici sia univoco e chiaro per tutti gli attori del settore». Come funziona il nuovo Conto Energia? «Il nuovo Conto Energia prevede tariffe decisamente ridotte rispetto a quelle attuali, con tagli fra il 18 e il 20% nel 2011, e ulteriormente decurtate del 6% all’anno per gli impianti che entreranno in esercizio nel 2012 e nel 2013. Dal punto di vista dei produttori di energia forse la nuova direttiva è un po’ deludente, nel senso che l’abbattimento delle tariffe è veramente notevole. Tuttavia, essendo previsto anche l’abbattimento dei costi delle materie prime che servono per realizzare l’impianto fotovoltaico, probabilmente la situazione rimarrà simile a quella attuale, nel senso che a un minor introito come incentivo corrisponderà una minore spesa di realizzazione dell’impianto. Si pensa che col tempo i costi dei materiali si abbasseranno al punto da raggiungere la grid parity, cioè la parità di costo dell’elettricità fotovoltaica con quella prodotta da fonti tradizionali, forse addirittura a partire dalla fine del 2011 nelle regioni


Fotovoltaico

L’incentivo per un impianto a terra è circa il 25% in meno di quello destinato all’impianto su tetto. Questo per favorire la realizzazione di impianti destinati alle famiglie

meridionali». Quali coordinate indicano invece le nuove linee guida per le fonti rinnovabili? «Tra i principali contenuti delle linee guida per le fonti rinnovabili, rientrano le regole per la trasparenza amministrativa dell’iter di autorizzazione e i principi di pari condizioni e trasparenza nell’accesso al mercato dell’energia. Sono individuate modalità per il monitoraggio delle realizzazioni e l’informazione ai cittadini; è regolamentata l’autorizzazione delle infrastrutture connesse e, in particolare, delle reti elettriche. Fonte per fonte, inoltre, sono individuate le tipologie di impianto e le modalità di installazione che consentono l’accesso

90 mila POSTI DI LAVORO

È in prospettiva il dato relativo all’occupazione che potrà garantire il settore fotovoltaico entro il 2020. Questi 90.000 posti di lavoro si aggiungeranno ai circa 20.000 già creati

alle procedure semplificate; sono individuati i contenuti delle istanze, le modalità di avvio e svolgimento del procedimento unico di autorizzazione; sono predeterminati i criteri e le modalità di inserimento degli impianti nel paesaggio e sul territorio; sono dettate modalità per coniugare esigenze di sviluppo del settore e di tutela del territorio. Infatti eventuali aree non idonee all’installazione degli impianti da fonti rinnovabili possono essere individuate dalle Regioni esclusivamente nell’ambito dei provvedimenti con cui esse fissano gli strumenti e le modalità per il raggiungimento degli obiettivi europei in materia di sviluppo delle fonti rinnovabili». Crede che l’Italia, basandosi

sugli attuali presupposti, riuscirà a raggiungere l’obiettivo di risparmio energetico del 2020-20? «Con l’approvazione delle nuove linee guida e del nuovo Conto Energia, probabilmente ci saranno più certezze e un ulteriore sviluppo delle energie rinnovabili, soprattutto quelle relative al solare e all’eolico. Fino ad oggi in Italia non ci sono state certezze circa la strada da percorrere nell’approcciarsi al settore. Non essendoci stata un’uniformità legislativa a carattere nazionale, le interpretazioni sono sempre state diverse da regione a regione ed è evidente perché, rispetto ad altri paesi come Germania, Austria, Spagna e Francia, l’Italia nell’ambito delle rinnovabili fino ›› SICILIA 2010 • DOSSIER • 205


La realizzazione di un impianto fotovoltaico su tetto. Spes Engineering è specializzata in questo tipo di soluzione www.spesengineering.com

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ad ora abbia tentennato. Un vero peccato viste le opportunità che il mercato delle energie rinnovabili offre». La creazione di nuovi posti di lavoro ad esempio. «Noi ci siamo affacciati al settore del fotovoltaico quattro anni fa, e l’azienda, da otto dipendenti, ora ne conta 90. In questo momento di crisi, quello delle energie rinnovabili è l’unico settore che presenta uno sviluppo considerevole e che ha consentito di creare occupazione». È possibile quantificare il risparmio che si ottiene installando un impianto fotovoltaico? «Naturalmente dipende dai con-

206 • DOSSIER • SICILIA 2010

sumi. Se si realizza un impianto che va a “pareggiare” i consumi, il risparmio è quello relativo alle spese dell’elettricità. Il vantaggio che offre l’impianto fotovoltaico soprattutto nelle abitazioni domestiche è che si diventa produttori del proprio fabbisogno energetico, abbattendo così il costo della bolletta. Inoltre, chi realizza un impianto in questo momento, oltre a pagare le spese con il Conto Energia, nel tempo arriva anche a guadagnarci». Spes Engineering è specializzata nella realizzazione di impianti fotovoltaici, anche sui tetti. Che differenza c’è tra un impianto fotovoltaico a terra e sul tetto?

«La differenza è data dal ritorno di natura economica: l’incentivo che si ha per un impianto a terra è mediamente nell’ordine del 25% in meno di quello destinato all’impianto realizzato su tetto. L’obiettivo, in questo modo, è favorire maggiormente gli impianti realizzati sui tetti delle abitazioni, quindi fare sì che anche le famiglie, i privati cittadini si avvicinino all’energia fotovoltaica, favorendo la cosiddetta “diffusione democratica dell’energia”. Di norma, sono le aziende o i grandi investitori a prediligere gli impianti fotovoltaici a terra». Una vostra particolare offerta prevede l’installazione di impianti su tetto a costo zero per l’utente, come è possibile? «Con l’iniziativa “Felice e Contetti”, a differenza di ciò che normalmente accade, realizziamo l’impianto a spese nostre. L’offerta funziona come un vero e proprio baratto tra il proprietario dell’immobile e la Spes Engineering. Il proprietario dell’immobile mette a disposizione dell’azienda il suo tetto e noi realizziamo l’impianto a nostre spese. In questo modo, il padrone di casa, avrà come ritorno economico il fatto di non pagare più l’energia elettrica che consuma, mentre il nostro ritorno economico consiste negli incen-


Fotovoltaico

MAPPA DEL POTENZIALE FOTOVOLTAICO IN EUROPA ESPRESSO IN KWH-KWP

Rispetto ad altri paesi come Germania, Austria, Spagna e Francia, l’Italia nell’ambito delle rinnovabili ha tentennato, nonostante l’intensa irradiazione solare

tivi del Conto Energia». Che tipo di pannello viene utilizzato principalmente negli impianti su tetto? «Tendenzialmente vengono sfruttati pannelli di prima fascia, in policristallino, materiale che resiste molto meglio al caldo, pertanto più adatto alle alte temperature del Sud Italia. Il monocristallino, invece, viene utilizzato soprattutto al nord, dove le temperature sono più basse». Quali criteri deve necessariamente soddisfare il tetto dell’immobile per sfruttare questa

possibilità? «Non su tutti i tetti si può realizzare un impianto fotovoltaico perché occorre che le falde del tetto siano orientate in maniera utile ad avere una produzione significativa di energia elettrica. Il tetto, pertanto, deve avere la grandezza adeguata e un orientamento a Sud». Quali reazioni sta riscuotendo la vostra iniziativa? «La proposta ha riscosso molto successo, ci è stato anche proposto di attuarla fuori dalla Sicilia ma, in questa fase, non siamo

ancora intenzionati a farlo. Sicuramente “Felici e Contetti” rappresenta un ragguardevole passo in avanti rispetto al tema della diffusione democratica dell’energia. Alcuni infatti possono permettersi di sostenere l’investimento necessario alla realizzazione di un impianto fotovoltaico che permetta loro di diventare produttori di energia per il proprio fabbisogno, ma la nostra iniziativa più che altro va incontro a quelle famiglie che non possono permettersi di sostenere l’investimento. È altrettanto vero che la Regione, inoltre, aiuta questo tipo di investimenti. La finanziaria recentemente approvata, infatti, prevede dei fondi di garanzia per quanto riguarda proprio gli impianti fino a 20 kw». SICILIA 2010 • DOSSIER • 207




ONCOLOGIA

Diagnostica e Dna le armi anti tumore Vaccinazione. Farmaci. Radioterapia. Le cure chirurgiche e mediche hanno raggiunto buoni livelli di efficacia, ma nei prossimi anni per ridurre la mortalità per cancro bisognerà soprattutto anticipare la diagnosi. Ricorrendo sempre più allo studio del Dna. Lo sottolinea l’oncologo Umberto Veronesi Francesca Druidi

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a mortalità per cancro ha iniziato a diminuire negli anni 90 grazie alla prevenzione e alla diagnosi precoce e il trend sta continuando dal 2000, come dimostrano in modo pressoché concorde tutte le statistiche mondiali. Per questo, l’anticipazione diagnostica è stata la parola d’ordine lanciata il 7 giugno scorso all’edizione 2010 dello Ieo Day, l’appuntamento annuale promosso dall’Istituto europeo di oncologia che aggiorna le nuove prospettive sulla cura dei tumori. «Sono convinto – dichiara il direttore scientifico dello Ieo, Umberto Veronesi – che per il tumore del seno siamo vicini a un Sopra, Umberto traguardo di mortalità zero. Veronesi, direttore scientifico dell’Istituto Questo grazie all’anticipaeuropeo di oncologia zione diagnostica: abbiamo calcolato che a ogni millimetro in meno di diametro del tumore corrisponde un aumento della possibilità di guarigione dell’1%». Quali sono i progressi più significativi che stanno modificando il concetto di cura del cancro? «Le evoluzioni ottenute nella cura del cancro sono state determinate da due fondamentali 210 • DOSSIER • SICILIA 2010

rivoluzioni, che hanno cambiato il volto di tutta la medicina. Innanzitutto, la diagnostica per immagini, che ci ha condotto a esplorare virtualmente e con estrema precisione ogni millimetro del nostro corpo per visualizzare le lesioni microscopiche che, solo pochi anni fa, neppure immaginavamo esistessero. Intervenire su queste forme iniziali o addirittura precancerose, consentendo interventi sempre più mirati e meno invasivi, equivale a guarire la malattia nella grande maggioranza dei casi. L’ultima frontiera è oggi costituita dall’imaging molecolare o biomolecolare, la tecnologia radiologica che permette di “vedere” l’attività delle singole cellule e addirittura dei loro geni, e dunque di studiare non solo la morfologia ma anche le funzioni o disfunzioni di un organo o di un tessuto del nostro corpo e la sua reazione a farmaci o radiazioni. L’imaging molecolare consente, infatti, di valutare la risposta alla terapia, farmacologica o radiante, e quindi di sapere se PROSTATA una cura serve veramente per quel tipo di tuPercentuale di carcinomi more, evitando trattamenti inutili». prostatici La seconda rivoluzione, invece? diagnosticati in fase iniziale nel 2010 «È quella derivata dallo studio del Dna. La rispetto al 12% conoscenza genomica ci sta infatti permetdi tumori diffusi. tendo di capire meglio a livello molecolare la Nel 1970, questo rapporto era malattia. Grazie a queste informazioni, pressoché invertito stiamo ottenendo una conoscenza sempre più approfondita del singolo tumore che, in

88%


Umberto Veronesi

molti casi, già oggi ci consente di utilizzare al meglio l’arsenale terapeutico contro le sue unicità e specificità nel singolo organismo. Attraverso il perfezionamento della conoscenza del profilo genetico individuale possiamo anche definire in modo più preciso la popolazione a rischio e dare un nuovo impulso alla farmacoprevenzione. Parallelamente alla possibilità di anticipare la diagnosi, si sta affermando anche una chirurgia sempre meno invasiva e in grado di guarire di più, intervenendo a stadi iniziali e con grande precisione. Questo in particolare grazie ai recenti sviluppi della chirurgia robotica, che riduce il peso sia fisico che psicologico degli interventi, consentendo il trattamento mini invasivo di alcuni tumori urologici, ginecologici, gastrointestinali e polmonari. Allo stesso modo, si sono sviluppate una radioterapia sempre più mirata e con nuove particelle, come gli adroni, capaci di curare tumori situati in profondità, e tecniche di medicina nucleare per portare isotopi radioattivi direttamente sull’area malata». Lo studio condotto dallo Ieo sui tumori al seno di diametro inferiore al centimetro ha individuato il collegamento tra l’in-

sorgere di recidive e la presenza del recettore Her2. Cosa cambia con questa ricerca? «I risultati dello studio, che dimostra come il rischio di recidiva locale sia superiore se sulla membrana delle cellule tumorali è presente il recettore Her2, forniscono due informazioni fondamentali: la sopravvivenza non cambia sostanzialmente tra chi ha e chi non ha Her2 espresso. Le donne che hanno Her2 espresso mostrano, invece, un rischio maggiore di recidiva locale, un evento comunque curabile. Per loro, infatti, la ricerca ha messo recentemente a disposizione un

In basso, il sistema di robot chirurgico Da Vinci utilizzato allo Ieo; nella pagina accanto, il robot chirurgico in azione

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ONCOLOGIA

farmaco intelligente, l’Herceptin, in grado di

dimezzare il rischio di recidiva. Questo farmaco era riservato finora ai casi di tumore superiori al centimetro. Si tratta ora di scegliere fra due strade: o si somministra l’Herceptin in tutti i casi di tumore Her2 positivo e superiore ai 5 mm, una soluzione proposta dagli americani dell’istituto MD Anderson Cancer Center che ha realizzato uno studio analogo a quello dello Ieo, oppure si decide caso per caso, in base alla situazione di Dall’alto, ogni paziente e traendo un una mammografia e un’ecografia al seno bilancio fra rischio e beneficio individuale, che è la strategia per cui propendiamo noi italiani. Abbiamo comunque un’opzione terapeutica in più da offrire e discutere con la paziente». La vaccinazione contro il papillomavirus (Hpv) rappresenta una svolta nella lotta ai tumori. Qual è la sua efficacia allo stato attuale? «Si tratta di una grandissima innovazione nella prevenzione dei tumori, anche se la verifica dei suoi effetti su larga scala richiede almeno il tempo di una generazione. Tutti i dati e l’esperienza clinica ci inducono però a pensare che il vaccino contro l’Hpv sia veramente una rivoluzione che permetterà in futuro di ridurre al minimo il tumore del collo dell’utero. L’età a rischio per contrarre il virus dell’Hpv si colloca all’inizio dell’attività sessuale e, sulla base delle stime, raggiunge il suo picco tra i 20 e i 30 anni, dopodiché diminuisce. Il massimo del beneficio del vaccino, che protegge dal tumore in una percentuale valutata intorno all’80%, quindi pressoché totale, è dunque per le giovani che non hanno ancora avuto rapporti e di conseguenza non sono state esposte al rischio di contagio. Ecco perché il

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37% SENO

Per il tumore del seno la mortalità è diminuita del 37% tra il 1990 e il 2005. Il numero di nuovi casi ha iniziato a diminuire per la prima volta nel 1998, sebbene molto lentamente (-0,6 all’anno)

ministero ha disposto che il vaccino possa essere distribuito alle ragazze fino ai 26 anni. Se è vero che nelle donne che hanno già avuto rapporti l’efficacia del vaccino è minore, non esiste tuttavia alcuna controindicazione assoluta. Inoltre, la vaccinazione Hpv permette di prevenire la comparsa di tumori o anche solo di Pap-test falsamente positivi in una grossa percentuale di donne, laddove né il Pap test né l’Hpv test possono garantire l’assoluta certezza». Sono previsti effetti collaterali di rilievo


Umberto Veronesi

A sinistra, un’immagine di Mycoplasma mycoides JCVI-syn1.0 di Venter ottenuta mediante microscopio elettronico a trasmissione (ph: Tom Deerinck e Mark Ellisman del National Center for Microscopy and Imaging Research); sotto, un momento della vaccinazione contro il papillomavirus

per questo vaccino? «No, i dati finora raccolti depongono per un’estrema sicurezza del vaccino; nel mondo si è arrivati a circa 40 milioni di dosi effettuate. L’unica limitazione al suo utilizzo è l’età, oltre alla gravidanza o l’allergia alle sue componenti. Se sull’efficacia della vaccinazione in sé non ci sono dubbi, ciò che non si conosce ancora bene, perché manca ancora la necessaria esperienza vista la novità assoluta, è l’effetto a lungo termine cioè se l’effetto protettivo di una vaccinazione eseguita nell’adolescenza può protrarsi fino a 30-40 anni o più. È possibile che si debbano fare dei richiami».

Tutti i dati e l’esperienza clinica ci inducono a pensare che il vaccino contro il papillomavirus sia veramente una rivoluzione che permetterà in futuro di ridurre il tumore del collo dell’utero

Quali sono gli scenari più concreti aperti dal lavoro di Venter sulla vita artificiale? «Senza dubbio il Dna sintetico creato da Venter rappresenta una grande conquista per l’intelletto umano, tuttavia nel concreto gli effetti non saranno né immediati né rivoluzionari. Il perché ce lo spiega la scienza stessa, che ci ha svelato che il Dna è all’origine della vita, ogni forma di vita, ma da solo è impotente. Per questo il cromosoma sintetico di Venter è inserito in una cellula vivente. Ma il trasferimento di Dna da un organismo all’altro non è una novità. Oggi già trasferiamo geni da un organismo all’altro, scomponiamo e rimettiamo insieme frammenti di Dna e già possiamo ottenere nuove sostanze e organismi, farmaci e vaccini. Nella nuova impresa di Venter, la particolarità è che è stato tolto il Dna originario di una cellula per metterne uno costruito in laboratorio grazie all’applicazione dei sistemi informatici. La grande implicazione immediata sarà quindi un’esplosione della ricerca sul Dna in grado di ampliarne enormemente le sue possibilità. I primi nuovi risultati si vedranno probabilmente sull’ambiente. Per esempio, si può immaginare la costruzione in laboratorio di un organismo in grado di “ripulire” l’oceano dal petrolio, come è stato prospettato. Il grande tema della vita artificiale è, oltre che scientifico, soprattutto filosofico e ideologico: stiamo parlando, per la prima volta nella storia, della possibilità di costruire la vita umana e questo ci impone di meditare sui nostri valori e di riflettere su come l’umanità può utilizzare i risultati della scienza a suo pieno vantaggio. La scienza avanza velocemente e la cultura resta indietro. La prima cosa da fare è dunque combattere la mistificazione e l’ignoranza che crea false paure e false euforie». SICILIA 2010 • DOSSIER • 213


ONCOLOGIA

Diagnostica per immagini e terapia mirata «È necessaria una comprensione più accurata dei molti fattori che concorrono all’insorgenza dei tumori». Fabio Lunghi, direttore generale del laboratorio di ricerca Lato, presenta le nuove metodologie di studio del polo oncologico di Cefalù davanti alla multifattorialità della patologia neoplastica

U

In apertura un’immagine del San Raffaele Giglio di Cefalù; in basso il team di ricercatori del laboratorio; in alto a destra Fabio Lunghi, direttore generale di Lato

Renata Gualtieri

n polo oncologico di riferimento per il sud Italia. Un laboratorio che si sintetizza nella diagnosi e cura personalizzata del tumori e con diverse attività di ricerca, di base, industriale e clinica. L’elemento innovativo non è comunque l’acquisizione di tecnologie avanzate, ma la modalità con cui queste tecnologie vengono utilizzate e integrate fra loro. Fabio Lunghi, direttore generale di Lato, società consortile del Cnr, svolge un ruolo attivo insieme alla Fondazione S. Raffaele Giglio nella realizzazione del polo oncologico, «per dotare la Sicilia di un centro di eccellenza per lo studio e la cura dei tumori». Quanto è attivo lo scambio fra ricerca di base, ricerca clinica e assistenza nella realizzazione di questo progetto?

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«L’obiettivo è lo sviluppo di nuovi schemi diagnostici e terapeutici basati sulle informazioni della diagnostica molecolare di base, diagnostica mediante imaging e la terapia mirata. A tal fine saranno studiati, validati e applicati modelli preclinici di imaging biomedico di interesse farmacologico; metodi e procedure per la produzione di radiofarmaci di interesse clinico; software di elaborazione delle immagini diagnostiche e dei dati di trattamento radioterapico; protocolli per la diagnosi precoce e lo screening delle patologie oncologiche; protocolli diagnostici con tecniche integrate di proteomica e imaging molecolare nella patologia oncologica e protocolli terapeutici personalizzati. Per arrivare a questo sarà necessario analizzare e mettere in correlazione una


San Raffaele Giglio di Cefalù

210 PAZIENTI

grande massa di dati, quali quelli della proteogenomica e dell’imaging, utilizzando grandi database e programmi di bioinformatica che, mediante l’analisi contemporanea dei dati, siano in grado di individuare le molecole/patterns di interesse per la specifica patologia». Quali sono le tecniche biomediche che vengono utilizzate all’interno della struttura? «Se da un lato si può oggi pensare di curare il tumore, dall’altro la cura è limitata principalmente dal fatto che le percentuali di pazienti che rispondono al trattamento sono ancora basse per molti tumori. È quindi necessaria una comprensione più accurata dei molti fattori che concorrono all’insorgenza dei tumori, che variano da tumore a tumore e che, so-

I pazienti che si sono rivolti alla Fondazione San Raffaele Giglio provenienti da fuori regione nel 2009 si sono quadruplicati passando da 53 a 210

30

RICERCATORI I giovani attualmente impegnati nell’attività di ricerca del Polo Oncologico

prattutto, variano all’interno di uno stesso tumore fra paziente e paziente. La variabilità di risposta al trattamento, spiegabile con la multifattorialità della patologia neoplastica, viene oggi indagata con metodi sempre più accurati e sensibili e ci si attendono importanti informazioni in particolare da due metodologie di studio: quella ex vivo della diagnostica molecolare con proteogenomica e quella in vivo della diagnostica molecolare mediante tecniche di immagine». Quali i vantaggi deriveranno dall’integrazione di queste tecnologie? «Una maggiore integrazione fra proteogenomica e bioimmagini permette uno scambio di informazioni che combinate insieme portano a una più corretta impostazione diagnostica e possono semplificare il processo necessario alla comprensione della multifattorialità del tumore. Un ulteriore elemento innovativo del progetto è che a una moderna diagnostica viene affiancata anche una possibilità terapeutica che è strettamente correlata alle immagini e alla proteogenomica (valutazione degli effetti biologici delle radiazioni ionizzanti correlate all’espressione di determinati biomarcatori). La radioterapia integrata a proteogenomica e bioimmagini ha i vantaggi di poter determinare sia il campo di irradiazione in maniera mirata (ovvero guidata dall’aspetto morfologico e biologico del tumore) sia le modalità di somministrazione della dose in base al comportamento biologico specifico di quel tumore (guidata dal tipo di biomarcatore). Il progetto dunque prevede la messa a punto, integrazione e applicazione in SICILIA 2010 • DOSSIER • 215


ONCOLOGIA

Obiettivo del polo oncologico è la formazione di personale specializzato con borse di studio per giovani ricercatori nei settori di interesse del progetto

In alto, i ricercatori della Lato al lavoro

vivo di una serie di test diagnostici e terapeutici oncologici innovativi e personalizzati al paziente». Sono previste borse di studio per i giovani ricercatori provenienti da tutta l’Italia? Quanti giovani sono attualmente impegnati nell’attività di ricerca all’interno del polo oncologico? «Fra gli obiettivi del polo ha la massima importanza la formazione di personale specializzato. A tale scopo sono state previste borse di studio per giovani ricercatori nei settori di interesse del progetto. Un corso di formazione di 33 mesi per 20 ricercatori è terminato alla fine del 2009 e un secondo di 24 mesi per altri 10 è in corso. Attualmente Lato ha 30 ricercatori impegnati nelle sue attività di ricerca : 20 dipendenti di cui 15 provenienti dal primo corso di formazione e 10 borsisti del secondo corso».

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Nel dipartimento di Diagnostica per immagini in collaborazione con il laboratorio di tecnologie oncologiche HSR G. Giglio è stato installato uno tra i primi sistema in Italia di chirurgia con ultrasuoni focalizzati guidato tramite risonanza magnetica. Quali sono i risultati clinici sin qui ottenuti e quali quelli ancora da raggiungere? «Il sistema MRgFUS di Lato attualmente installato presso il dipartimento di Diagnostica per immagini consente di effettuare due tipologie di trattamenti con ultrasuoni focalizzati: uno palliativo per ridurre il dolore causato dalla presenza di metastasi ossee, e un secondo terapeutico mirato all’ablazione dei fibromi uterini. A oggi sono stati eseguiti con successo 3 trattamenti palliativi per il dolore da metastasi ossee, i primi dati relativi al followup evidenziano una riduzione della sintomatologia dolorosa nella zona trattata con una conseguente riduzione della terapia antalgica. È in fase di definizione invece il protocollo clinico per l’inizio del trattamento dei fibromi uterini».


Giorgio Giannone

L

’Ospedale raggiunge picchi di eccellenza soprattutto in alcuni settori specifici come i tumori del sistema endocrino, dove con l’indice medicare di 486 raggiunge il quarto posto nazionale. Altro rilevante posizionamento riguarda i tumori dell’apparato digerente, laddove l’indice medicare raggiunge il punteggio di 1555, riuscendo anche in questo caso a porre l’ente ospedaliero catanese davanti a strutture sanitarie importanti». Arriva dalla Fondazione Veronesi uno dei più importanti riconoscimenti all’Azienda Ospedaliera Garibaldi in tema di lotta ai tumori. «Il Dipartimento dal professor Giorgio Giannone eccelle anche nel trattamento dei tumori dell’apparato respiratorio, dell’apparato riproduttivo femminile e senologico, del sistema renale e delle vie urinarie nonché dell’apparato epato-biliare». Il Suo intervento all’interno dell’Ospedale Garibaldi risponde soddisfare la domanda degli abitanti del territorio che spesso, per curarsi, si rivolgono a strutture del nord. Come pensa si possa frenare la migrazione sanitaria? «La migrazione sanitaria può essere in parte frenata migliorando la qualità dei servizi offerti in loco e in parte demistificando il marketing delle strutture sanitarie del nord a caccia di pazienti e risorse umane a scapito del sud». Quali ritiene siano gli obiettivi primari dell’Ospedale Garibaldi in termini organizzativi e clinici? «L’Ospedale Garibaldi Nesima ha tutti i requisiti per essere un centro oncologico multidisciplinare ma non è riconosciuto e organizzato come tale dalla organizzazione sanitaria regionale. Oggi è l’ospedale leader in Sicilia per prestazioni oncologiche in varie branche stando ai dati della Fondazione Veronesi». Quale è at-

Manca la forza non il valore «L’Ospedale Garibaldi è leader in Sicilia per prestazioni oncologiche in varie branche». Lo afferma Giorgio Giannone, direttore del dipartimento oncologico dell’azienda ospedaliera catanese Renata Gualtieri

Qui sotto Giorgio Giannone, direttore del dipartimento oncologico dell’Ospedale Garibaldi di Catania

tualmente il livello di ricerca e assistenza dell’unità di chirurgia oncologia che Lei dirige? «La ricerca manca di un’organizzazione e risorse e non rientra tra gli obiettivi primari della Divisione. L’obiettivo primario è l’assistenza e l’implementazione nella clinica dei risultati della buona ricerca del settore». Ritiene necessari investimenti in nuove tecnologie per migliorare la qualità dei servizi offerti ai pazienti dell’unità operativa che dirige e affrontare nuove sfide? «Le tecnologie che abbiamo sono valide ma un investimento in nuove tecnologie deve sempre far parte di un piano di sviluppo. Personalmente credo che siamo carenti nelle risorse umane. Ogni giorno abbiamo la sensazione che manchi la forza, non il valore». SICILIA 2010 • DOSSIER • 217


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