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>il volto etico dell’estetica

foto Leonardo Céndamo

Una leggenda. Che ha attraversato mezzo secolo di fermenti culturali e sociali. Un intellettuale che ha segnato la storia dell’architettura contemporanea. Progettando università, centri culturali, teatri, stadi, quartieri e città in tutto il mondo. La firma di Vittorio Gregotti è impressa su opere collocate in 22 Paesi a testimonianza della grande tradizione dell’architettura made in Italy di Marilena Spataro

Un aristocratico sabaudo, dalle maniere schiette e leali. È questa l’impressione che Vittorio Gregotti, nato a Novara nel 1927, dà di sé al primo impatto. Ed è l’impressione giusta. Sintetico, essenziale. Dal giudizio impietoso, ma sempre garbatamente ironico. Senza mai ridondanze. Nella professione come nel linguaggio. Intelligenza sottile e sguardo acuto. Che sanno indagare dentro le cose, interpretandole con efficacia e profondità, sia che si tratti di territori o spazi da cui trarre ele-

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menti e criteri creativi per elaborare progetti architettonici o urbanistici, sia che si tratti dei vissuti storici e culturali della società. Alla base del lavoro intellettuale del professionista piemontese, uno dei migliori e più innovativi talenti dell’architettura e del design attuali a livello internazionale, c’è il rigore. «Il compito dell’architettura – ha sempre affermato – è di produrre ordine e non di evitare il caso, le virtù del progetto sono semplicità, organicità e precisione». Principi, questi, che lo hanno guidato, e


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