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Progetto editoriale Forma Edizioni srl Firenze, Italia redazione@formaedizioni.it www.formaedizioni.it Direzione editoriale Laura Andreini Consulenza editoriale Riccardo Bruscagli Redazione Maria Giulia Caliri Livia D’Aliasi Valentina Muscedra Beatrice Papucci Progetto grafico e impaginazione Archea Associati, Firenze Elisa Balducci Isabella Peruzzi Mauro Sampaolesi Alessandra Smiderle Fotolitografia LAB di Gallotti Giuseppe Fulvio Firenze, Italia Testi © gli autori Fotografie © Archivio Foto Locchi Firenze: p. 8 © IF INDUSTRIALFOTO, (FI) © Neri Casamonti: pp. 11, 14, 278-279 © Stefano Giraldi: p. 20 © Filippo Milani: p. 6
© 2018 Forma Edizioni srl, Firenze, Italia L’editore è a disposizione degli aventi diritto per eventuali fonti iconografiche non individuate. Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’editore, fatti salvi gli obblighi di legge previsti dall’art.68, commi 3, 4, 5 e 6 della legge 22 aprile 1941 n. 633. Prima edizione: febbraio 2018
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DAGLI INIZI DEL XX SECOLO AGLI ANNI ’60 PALAZZO BARTOLINI SALIMBENI, FIRENZE dal 24 marzo 2018 Progetto di Roberto Casamonti A cura di Bruno Corà Mostra promossa e organizzata da Associazione per l’Arte e la Cultura Collezione Roberto Casamonti Presidente Roberto Casamonti Direttrice Sonia Zampini Segreteria organizzativa Vittoria Sammuri Coordinamento editoriale Roberto Casamonti Sonia Zampini Vittoria Sammuri Un ringraziamento particolare a Anna Ostellari e a tutti coloro che hanno contribuito alla realizzazione di questo progetto editoriale Colli & Perin S.r.l. - Assicuratori Synkronos Italia MGA S.r.l. per la Consulenza Assicurativa prestata
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DARIO NARDELLA
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Presentazione ROBERTO CASAMONTI
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Palazzo Bartolini Salimbeni, un edificio storico fiorentino
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La Battaglia di Gavinana
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Conversazione fra Roberto Casamonti e Bruno Corà
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La Collezione d’Arte Roberto Casamonti a Firenze BRUNO CORÀ
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OPERE
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NOTE BIOGRAFICHE
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NOTE BIBLIOGRAFICHE
Palazzo Bartolini Salimbeni, un edificio storico fiorentino
Vista del Palazzo Bartolini Salimbeni e della Colonna della Giustizia
A ormai cinquecento anni dalla sua costruzione, il rinascimentale Palazzo Bartolini Salimbeni, collocato nel cuore della città in uno straordinario contesto urbanistico, può essere sicuramente considerato uno dei più celebrati edifici privati di Firenze. La nascita della dimora, tuttavia, fu contraddistinta da un’aura di polemica. Alludiamo alle critiche e al sarcasmo tipicamente fiorentini che, come ci ricordano vari storici a partire da Giorgio Vasari, investirono il Palazzo e soprattutto l’architetto, Baccio d’Agnolo (1462-1543), subito dopo la costruzione. Motivo per le stilettate dei detrattori di cinque secoli fa, presto messi a tacere da un crescente apprezzamento, fu in quel caso la novità del progetto, che riformava radicalmente la tradizione architettonica locale. L’artefice arrivò a difendere la propria opera apponendo la celebre iscrizione che corre in magnifici caratteri lapidari latini sopra il portone d’ingresso: “CARPERE PROMPTIVS QVAM IMITARI” (“Criticare è più facile che imitare”). Ad accendere la polemica in quei lontani ultimi anni della Repubblica Fiorentina fu, come indicato, l’originalità di una facciata che introduceva in città innovativi spunti architettonici impiegati in quegli anni a Roma, in particolare da Raffaello, per esempio nel magnifico fronte del perduto Palazzo Branconio. Le soluzioni che Baccio andrà ad adottare, responsabili dell’aulico classicismo dell’insieme, si possono sommariamente riassumere nell’introduzione del portale architravato, delle finestre timpanate, di nicchie destinate ad accogliere statue, di cornici marcapiano decorate dall’impresa di famiglia, e del robusto cornicione aggettante. Una ricchezza esornativa che abbandonava lo schema seguito dai più importanti palazzi costruiti in precedenza – severi edifici-fortezza con largo uso di bugnato come le residenze dei Medici e degli Strozzi – accogliendo motivi, pensarono i detrattori, più consoni a un edificio di culto che a una dimora privata. Ancora qualche anno e, in età ducale, questo fasto privato ispirato alla classicità non avrebbe più stupito nessuno. Baccio d’Agnolo, già artefice di vari e importanti interventi in città, sia come intagliatore e scultore che come architetto, ricevette la commissione da Giovanni Bartolini Salimbeni (1472-1544), priore e provveditore della zecca. Per quest’ultimo lo stesso aveva qualche tempo prima edificato il Casino di Gualfonda, splendida villa urbana a ridosso della cerchia muraria cittadina. Per far posto al Palazzo, realizzato in appena tre anni, sparirono otto botteghe, due case e un’osteria, la Locanda del Cammello, preesistenze che condizioneranno, come positivo stimolo, il progetto. A segnalare al passante la proprietà dell’edificio, oltre al leone posto ai lati della facciata, arme dei Bartolini Salimbeni, campeggiava l’impresa gentilizia con i celebri tre ovari di papavero attorniati da un nastro e racchiusi da un anello, accompagnata nei bracci orizzontali della finestra crociata – reminiscenza quest’ultima del Quattrocento romano – dal motto inciso “per non dormire”. L’iscrizione si ripete in altri luoghi del Palazzo, come nei graffiti di Andrea di Cosimo Feltrini (14771548) che adornano l’elegante corte interna, caratterizzata su due lati – un terzo è tamponato – da un arioso loggiato, e si ritrovava un tempo anche ripetuta negli arredi, come nella magnifica ghirlanda di Luca della Robbia il Giovane attualmente al Bargello. Questo splendido manufatto, incentrato sull’impresa di famiglia, si trovava in origine nel soffitto della loggetta prospiciente la corte interna che corre su un lato del primo piano. Gli ampi spazi all’interno, come l’imponente salone al primo piano, presentano pregevoli arredi come il monumentale camino o il soffitto ligneo a cassettoni di Giuliano di Baccio d’Agnolo. Di parti-
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Conversazione fra Roberto Casamonti e Bruno Corà BRUNO CORÀ
Quali sono stati i principi guida nelle acquisizioni delle opere della tua Collezione? ROBERTO CASAMONTI
Ho quasi sempre agito per passione, lasciando considerazioni circa formati, prezzi e date sullo sfondo delle mie decisioni. Inizialmente, vedendo come aveva agito mio padre, il principio è stato quello di seguire sempre il mio istinto senza paura di “sbagliare”, ovvero senza preoccuparmi mai di essere fuori moda. In secondo luogo, se guardo retrospettivamente a molte delle mie scelte, direi che ho prevalentemente preferito sfuggire alla serialità rassicurante delle tipologie iconiche di molti artisti, per lasciarmi sedurre più dall’oggetto raro, particolare, meglio se inusuale o atipico. Infine, devo dire che ho sempre cercato di collegare la scelta a una valutazione sul tempo e il luogo in cui le opere erano state realizzate, all’innovazione, al coraggio che esprimevano nel momento in cui sono state create. Prima di tutto quindi, la passione e l’istinto, e questa modalità alla fine è stata ricompensante, poiché quando nel 1981 per una follia – io sono un istintivo e ogni tanto faccio delle follie, così come forse ora con la presentazione al pubblico di una parte della mia Collezione – pensai di aprire una galleria d’arte, pensavo fosse poco più che un hobby, non sapevo che sarebbe diventata una cosa molto seria, il mio lavoro, la mia vita.
BC Ti sei inizialmente riferito a determinati artisti che ti convincevano di più, che erano più vicini alla tua sensibilità, oppure hai avuto anche uno scambio di pareri con critici, studiosi che ti hanno indirizzato? RC Sono autodidatta. La scintilla che ha alimentato il mio primo amore per la pittura – un amore forte come tutti gli amori della gioventù – è scoppiata quando ancora bambino, a 10 anni e con i pantaloni corti come tutti i bambini dei primi anni Cinquanta, accompagnai mio padre Ezio nello studio di Ottone Rosai che dipingeva il suo ritratto. Furono ore di attesa, in silenzio, seduto in disparte. Rapito a guardare quel mondo così lontano. Il mio sguardo si posava su ogni dettaglio, odore, parola o pausa… atmosfera solenne tra polvere, tubetti di colore, odore di trielina e stracci per pulire i pennelli. Occhi grandi aperti nel tentativo di appropriarmi poco a poco di quel mondo così sconosciuto. Qualche anno più tardi ho seguito ancora mio padre mentre sceglieva le prime opere dei maestri toscani Ardengo Soffici e Lorenzo Viani, tele che arrivarono sui muri della casa paterna all’inizio degli anni Cinquanta prima della televisione e del frigorifero. Con i primi Sessanta arrivarono anche l’Alfa Romeo e le prime tele di Felice Casorati e Carlo Carrà. Infine, Giorgio de Chirico. Passata la grande paura dell’alluvione, stava ormai a me muovere i primi passi. Un naturale senso di emulazione mi aveva portato a guardare inizialmente in modo disordinato opere di Gianni Dova, Massimo Campigli ma anche di Mafai e Guttuso. Fu solo tra la fine dei Sessanta e i primi Settanta che il mio sguardo fu sedotto da nuovi linguaggi, ancora non so se fu più per coraggio, fortuna o lungimiranza. Di certo mi ritrovai di nuovo in silenzio, ancora assorto con gli occhi grandi aperti, più simili a quelli del bambino seduto nello studio di Ottone Rosai, che all’uomo che ormai ero diventato. Mi ritrovai rapito nel tentativo di capire qualPalazzoBartoliniSalimbeni,cortileinterno cosa di così lontano dalla pittura che avevo imparato a vedere. Era un linguaggio composto con un conalcentrolastatuadiBaccoconpantera alfabeto nuovo fatto di squarci e tagli, di tele di sacco e bruciature, manifesti pubblicitari strappati e (opera di anonimo fiorenitno risalente alla seconda metà XVI secolo) pennellate gestuali. Avevo incontrato le opere di Fontana e Burri, Rotella e Vedova, Dorazio e Boetti.
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FELICE CASORATI Novara, 1883 – Torino, 1963
PUBBLICAZIONI ∙ Tiziano Forni, Ottant’anni. 40 di mostre, Galleria Forni, Bologna 2002, p. 68 ∙ Giorgina Bertolino, Francesco Poli, Casorati Catalogo Generale, Allemandi Editore, Torino 2004, p. 408, n. 902 ESPOSIZIONI ∙ “Tiziano Forni. Ottant’anni. 40 di mostre”, Galleria Forni, Bologna (2002) ∙ “Felice Casorati”, Galleria d’Arte Frediano Farsetti, Farsettiarte-Cortina d’Ampezzo, Milano (2006) ∙ “Donne D’Italia La meta dell’unità”, Palazzo Blu, Pisa (2011)
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L’Angelo azzurro, 1951
olio su tela, 130 × 95 cm
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RENATO GUTTUSO
Fiasco, candela e bollitore, 1940-41
olio su tela, 54 × 73 cm
tolica), Sellerio, Palermo 1987, p. 71, tav. n. 104, tav. n. 109 ∙ Paolo Fossati, Immagini e figure. Momenti della pittura in Italia 1928-1942, catalogo della mostra, Museo Civico, Riva del Garda 1988, p. 64, n. 27 ∙ Carmelo Occhipinti, Guttuso, tra segno e colore. Opere 1924-1985, Comune di Argenta 1988, p. 136 ∙ Andrea Buzzoni, Fabrizio D’Amico, Flaminio Gualdoni, Pittura e realtà, catalogo della mostra (Ferrara, Palazzo dei Diamanti), Ferrara Arte, Ferrara 1993, p. 176, fig. 21 ∙ Maurizio Calvesi, Il tragitto di Renato Guttuso, catalogo della mostra, Whitechapel Art Gallery, London 1996, p. 88, n. 148 ∙ Enrico Crispolti, Renato Guttuso. Opere della Fondazione Francesco Pellin, catalogo della mostra (Milano, Fondazione Mazzotta; Roma, Chiostro del Bramante), Mazzotta, Milano 2005, pp. 58-59, n. 6 ∙ AA.VV., Arte moderna e contemporanea. Antologia scelta 2017, catalogo della mostra, Tornabuoni Arte, Firenze 2016, pp. 138-139
bio (a cura di), “Guttuso. Opere dal 1931 al 1981”, Palazzo Grassi, Venezia (aprile-giugno 1982) ∙ Luciano Caprile (a cura di), “Guttuso a Genova nel nome Della Ragione”, Villa Croce, Genova (ottobre-novembre 1985) ∙ “Renato Guttuso, dagli esordi al Got mit Uns 1924-1944”, Galleria d’Arte Moderna di Villa Cattolica, Bagheria (giugno-settembre 1987); Palazzo Isimbardi, Milano (ottobre 1987-gennaio 1988) ∙ Paolo Fossati (a cura di), “Immagini e figure. Momenti della pittura in Italia 1928-1942”, Museo Civico, Riva del Garda (luglio-ottobre 1988) ∙ Andrea Buzzoni, Fabrizio D’Amico, Flaminio Gualdoni (a cura di), “Pittura e realtà”, Palazzo dei Diamanti, Ferrara; Palazzo del Governatore, Cento (febbraio-maggio 1993) ∙ Maurizio Calvesi (a cura di), “Il tragitto di Renato Guttuso”, Whitechapel Art Gallery, London (maggio-luglio 1996); Civiche Gallerie, Ferrara (luglio-settembre 1996) ∙ Enrico Crispolti (a cura di), “Renato Guttuso. Opere della Fondazione Francesco Pellin”, Chiostro del Bramante, Roma (marzo-giugno 2005)
Bagheria, 1912 – Roma, 1987
PUBBLICAZIONI ∙ AA.VV., Renato Guttuso - Orfeo Tamburi, catalogo della mostra, Galleria V. E. Barbaroux, Milano 1941, tav. n. 8 ∙ Alberto Moravia, Franco Grasso, Renato Guttuso, Edizioni Il Punto, Palermo 1962, p. 61 ∙ AA.VV., Renato Guttuso. Mostra antologica dal 1931 ad oggi, catalogo della mostra, Palazzo della Pilotta, Parma 1963, tav. n. 46, tav. 19b ∙ AA.VV., Renato Guttuso, catalogo della mostra, Kunstverein Darmstadt, Darmstadt 1967, p. 2 ∙ AA.VV., Renato Guttuso, catalogo della mostra, Stadtische Kunsthalle Recklinghausen, Recklinghausen 1967, tav. n. 2 ∙ AA.VV., Renato Guttuso, catalogo della mostra, Musée d’Art de la Ville de Paris, Paris 1971, tav. n. 6 ∙ Antonio Del Guercio, Renato Guttuso, Club Amici Centro Arte Annunciata, Milano 1971, tav. n. 5 ∙ AA.VV., Guttuso, catalogo della mostra, Neue Gesellschaft fur bildende Kunst, Berlin 1972, p. 62, tav. n. 5 ∙ AA.VV., Renato Guttuso, Fratelli Fabbri Editori, Milano, 1976, fig. 7 ∙ AA.VV., Renato Guttuso, catalogo della mostra, Galleria dello Scudo, Verona 1977, p. 17 ∙ Maurizio Calvesi, Cesare Brandi, Vittorio Rubio, Guttuso. Opere dal 1931 al 1981, catalogo della mostra (Venezia, Palazzo Grassi), Sansoni, Firenze, 1982, p. 126, tav. n. 17, tav. x ∙ AA.VV., Omaggio a Renato Guttuso, Graphis Arte, Livorno 1982, p. 133 ∙ Enrico Crispolti, Renato Guttuso. Catalogo Ragionato Generale dei Dipinti 1924/1953, Giorgio Mondadori, Milano 1983, vol. 1, p. 99, nn. 4041/3 ∙ Cesare Brandi, Guttuso, Fratelli Fabbri Editori, Milano 1983, tav. n. 17 ∙ Luciano Caprile, Guttuso a Genova nel nome Della Ragione, catalogo della mostra (Genova, Villa Croce), Electa, Milano 1985, p. 42, tav. n. 13 ∙ AA.VV., Renato Guttuso, dagli esordi al Got mit Uns 1924-1944, catalogo della mostra (Bagheria, Galleria d’Arte Moderna di Villa Cat-
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ESPOSIZIONI ∙ “Renato Guttuso - Orfeo Tamburi”, Galleria V. E. Barbaroux, Milano (dicembre 1941-gennaio 1942) ∙ “Renato Guttuso. Mostra antologica dal 1931 ad oggi”, Palazzo della Pilotta, Parma (dicembre 1963-gennaio 1964) ∙ “Renato Guttuso”, Kunstverein Darmstadt, Darmstadt (agosto-ottobre 1967) ∙ “Renato Guttuso”, Stadtische Kunsthalle Recklinghausen, Recklinghausen (ottobre-novembre 1967) ∙ “Guttuso. Premio Raffaele De Grada per il paesaggio”, Città di San Gimignano 1970 ∙ “Renato Guttuso”, Musée d’Art de la Ville de Paris, Paris (settembre-novembre 1971) ∙ “Guttuso”, Neue Gesellschaft fur bildende Kunst, Berlin (febbraio-marzo 1972) ∙ “Renato Guttuso”, Galleria dello Scudo, Verona (novembre 1977-gennaio 1978) ∙ Maurizio Calvesi, Cesare Brandi, Vittorio Ru-
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RENATO BIROLLI Verona, 1905 – Milano 1959
PUBBLICAZIONI ∙ AA.VV., Arte moderna e contemporanea. Antologia scelta 2016, catalogo della mostra, Tornabuoni Arte, Firenze 2015, p. 32
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Uccelli, 1947
tecnica mista su faesite, 45 × 33,5 cm
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OSVALDO LICINI Monte Vidon Corrado, 1894 – 1958
PUBBLICAZIONI ∙ Giuseppe Marchiori, Licini. I cieli segreti di Osvaldo Licini, col Catalogo Generale delle Opere, Alfieri Ed., Venezia 1968, p. 239, n. 277, p. 291, n. 376 ∙ Didi Bozzini, Salviamo la pelle, catalogo della mostra, Claudio Poleschi Arte Contemporanea, Lucca 2014, pp. 54-55 ∙ Sergio Risaliti, Il Dado è tratto, catalogo della mostra (Firenze, Tornabuoni Arte), Forma Edizioni, Firenze 2015, p. 129 ∙ AA.VV., Arte moderna e contemporanea. Antologia scelta 2016, catalogo della mostra, Tornabuoni Arte, Firenze 2015, p. 141 ESPOSIZIONI ∙ “Arte Moderna in Italia dal 1920 ad oggi”, Quadriennale Nazionale d’Arte Istituto Italo-Latino-Americano, Roma (giugno-dicembre 1967) ∙ Sergio Risaliti (a cura di), “Il Dado è tratto”, Tornabuoni Arte, Firenze (settembre-novembre 2015)
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Angelo ribelle su fondo celeste, 1952
olio su tela, 49 × 65 cm
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ATANASIO SOLDATI
Composizione, 1952
Parma, 1896 – 1953
PUBBLICAZIONI ∙ Luciano Caramel, MAC Movimento Arte Concreta 1948-1952, catalogo della mostra, Electa, Milano 1984, p. 108, n. 70 ∙ Luciano Caramel, Atanasio Soldati. Mostra Antologica 1930-1953, catalogo della mostra, Palazzi Comunali, Associazione Piazza Maggiore, Todi 1986, pp. 66-74 ∙ Mirella Bandini, Allitterazioni. Dieci artisti del MAC tra ieri e oggi, Fratelli Fabbri Editori, Milano 1987, p. 71 ∙ Augusto Garau, Atanasio Soldati. Opere dal 1932 al 1953, Edizioni Vanni Scheiwiller, Milano 1990, tav. n. 62 ∙ Elena Pontiggia, Bo Sarnstedt, Elio Santarella, Bildlyrik Fran Italien. Il miraggio della liricità, arte astratta in Italia, Liljevalchs Konsthall, Stockholm 1991, p. 47 ∙ Luciano Caramel, Atanasio Soldati. Mostra antologica nel centenario della nascita, catalogo della mostra, Galleria d’Arte Niccoli, Parma 1996, p. 153, n. 118 e copertina ∙ Carla Cardini, Come l’acqua e il fuoco. Le colorate geometrie di Atanasio Soldati, Monte Università Parma Ed., Parma 2009, p. 57 ∙ AA.VV., Arte moderna e contemporanea. Antologia scelta 2014, catalogo della mostra, Tornabuoni Arte, Firenze 2013, p. 221 ∙ Sergio Risaliti, Il Dado è tratto, catalogo della mostra (Firenze, Tornabuoni Arte), Forma Edizioni, Firenze 2015, p. 211
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ESPOSIZIONI ∙ Luciano Caramel (a cura di), “Mostra storica del MAC Movimento Arte Concreta”, Civica Galleria d’Arte Moderna, Gallarate (aprile-giugno 1984) ∙ Luciano Caramel (a cura di), “Atanasio Soldati. Mostra Antologica 1930-1953”, Palazzi Comunali, Todi (ottobre-novembre 1986) ∙ Mirella Bandini (a cura di), “Allitterazioni. Dieci artisti del MAC tra ieri e oggi”, Torre del Lebbroso, Aosta 1987 ∙ Guido Ballo (a cura di), “Maestri Italiani dell’Astrattismo”, Studio Reggiani, Milano (maggio-giugno 1989) ∙ Elena Pontiggia, Bo Sarnstedt, Elio Santarella (a cura di), “Bildlyrik Fran Italien. Il miraggio della liricità, arte astratta in Italia dopo il 1945”, Liljevalchs Konsthall, Stockholm (1991) ∙ Luciano Caramel (a cura di), “Atanasio Soldati. Mostra antologica nel centenario della nascita”, Galleria d’Arte Niccoli, Parma (dicembre 1996-marzo 1997) ∙ Sergio Risaliti (a cura di), “Il Dado è tratto”, Tornabuoni Arte, Firenze (settembre-novembre 2015)
olio su masonite, 89 × 116 cm
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LUCIO FONTANA Rosario di Santa Fé, 1899 – Comabbio, 1968
PUBBLICAZIONI ∙ Enrico Crispolti, Lucio Fontana. Catalogo ragionato di sculture, dipinti, ambientazioni, voll. I-II, Skira, Milano 2006, vol. I, p. 164, n. 35-36 SC 15 ∙ AA.VV., Arte moderna e contemporanea. Antologia scelta 2015, catalogo della mostra, Tornabuoni Arte, Firenze 2014, p. 133 ∙ Enrico Crispolti, Luca Massimo Barbero, Edward Lucie-Smith, Lucio Fontana, catalogo della mostra (London, Tornabuoni Art), Forma Edizioni, Firenze 2015, pp. 86-87 ESPOSIZIONI ∙ Enrico Crispolti, Luca Massimo Barbero, Edward Lucie-Smith (a cura di), “Lucio Fontana”, Tornabuoni Art, London (ottobre-dicembre 2015)
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Cavallo, 1935-36
materiale refrattario colorato, 66,5 × 104 × 53 cm
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GIÒ POMODORO Orciano di Pesaro, 1930 – Milano, 2002
PUBBLICAZIONI ∙ AA.VV., Arte moderna e contemporanea. Antologia scelta 2016, catalogo della mostra, Tornabuoni Arte, Firenze 2015, p. 200
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Folla, 1964
bronzo lucidato, 72 × 168 × 35 cm
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ACCARDI · AFRO · ALBERS · ALECHINSKY · ALVIANI · APPEL · BAJ BALLA · BILL · BIROLLI · BOCCIONI · BOLDINI · BONALUMI · BRAQUE BURRI · CAMPIGLI · CAPOGROSSI · CARRÀ · CASORATI · CASTELLANI CHAGALL · COLLA · CRIPPA · DADAMAINO · DALÍ · DE CHIRICO DE PISIS · DE VLAMINCK · DORAZIO · ERNST · FATTORI · FAUTRIER FESTA · FONTANA · GNOLI · GUTTUSO · HARTUNG · JORN KANDINSKY · KLEE · KLEIN · KOUNELLIS · LAM · LE CORBUSIER LÉGER · LICINI · LO SAVIO · MAGNELLI · MANZONI · MARINI MASSON · MATHIEU · MATTA · MORANDI · NEVELSON · NOVELLI PERILLI · PICASSO · PIRANDELLO · PISTOLETTO · POLIAKOFF POMODORO · PRAMPOLINI · ROSAI · ROTELLA · SANFILIPPO SAVINIO · SCHEGGI · SEVERINI · SIRONI · SOFFICI · SOLDATI · SOUTINE TANCREDI · TOZZI · TURCATO · VASARELY · VEDOVA · VIANI · WARHOL