p. 1 Spazio di luce, 2008 bronzo, oro 8 elementi, dimensioni totali 250×2000×180 cm circa Forte di Belvedere, Firenze 2014 © Archivio Penone pp. 2-5 Spazio di luce, 2008 bronzo, oro 8 elementi, dimensioni totali 250×2000×180 cm circa Forte di Belvedere, Firenze 2014 © Pietro Savorelli e Benedetta Gori pp. 6-7 Idee di pietra - Ciliegio, 2011 bronzo, pietre di fiume 1370×400×400 cm Forte di Belvedere, Firenze 2014 Idee di pietra - 1532 kg di luce, 2010 bronzo, pietre di fiume ingombro totale 1000×520×540 cm circa Forte di Belvedere, Firenze 2014 © Pietro Savorelli e Benedetta Gori p. 8 Idee di pietra - 1532 kg di luce, 2010 bronzo, pietre di fiume ingombro totale 1000×520×540 cm circa Forte di Belvedere, Firenze 2014 © Pietro Savorelli e Benedetta Gori p. 9 Idee di pietra - 1532 kg di luce, 2010 bronzo, pietre di fiume ingombro totale 1000×520×540 cm circa Forte di Belvedere, Firenze 2014 © Archivio Penone p. 10-11 Idee di pietra - Ciliegio, 2011 bronzo, pietre di fiume 1370×400×400 cm Forte di Belvedere, Firenze 2014 Idee di pietra - 1532 kg di luce, 2010 bronzo, pietre di fiume ingombro totale 1000×520×540 cm circa Forte di Belvedere, Firenze 2014 © Archivio Penone
pp. 12-13 In bilico, 2012 bronzo, pietra di fiume 1000×500×200 cm Forte di Belvedere, Firenze 2014 © Archivio Penone pp. 14-15 In bilico, 2012 bronzo, pietra di fiume 1000×500×200 cm Forte di Belvedere, Firenze 2014 Albero folgorato, 2012 bronzo, oro 1000×200×200 cm Forte di Belvedere, Firenze 2014 © Pietro Savorelli e Benedetta Gori p. 16 Albero folgorato, 2012 bronzo, oro 1000×200×200 cm Forte di Belvedere, Firenze 2014 © Pietro Savorelli e Benedetta Gori p. 17 Albero folgorato, 2012 bronzo, oro 1000×200×200 cm Forte di Belvedere, Firenze 2014 © Archivio Penone pp. 18, 19 Albero folgorato, 2012 bronzo, oro 1000×200×200 cm Forte di Belvedere, Firenze 2014 © Pietro Savorelli e Benedetta Gori p. 20 Albero folgorato, 2012 bronzo, oro 1000×200×200 cm Forte di Belvedere, Firenze 2014 © Archivio Penone p. 21 Le foglie delle radici, 2011 bronzo, acqua, vegetazione, terra 944×260×300 cm Forte di Belvedere, Firenze 2014 © Pietro Savorelli e Benedetta Gori p. 22 Le foglie delle radici, 2011 bronzo, acqua, vegetazione, terra 944×260×300 cm Forte di Belvedere, Firenze 2014 © Archivio Penone
p. 23 Le foglie delle radici, 2011 bronzo, acqua, vegetazione, terra 944×260×300 cm Forte di Belvedere, Firenze 2014 © Pietro Savorelli e Benedetta Gori p. 24 Anatomia, 2011 marmo bianco di Carrara 305×220×175 cm Forte di Belvedere, Firenze 2014 © Archivio Penone p. 25 Anatomia, 2011 marmo bianco di Carrara 305×220×175 cm Forte di Belvedere, Firenze 2014 © Pietro Savorelli e Benedetta Gori pp. 26, 27 Anatomia, 2011 marmo bianco di Carrara 310×172×156 cm Giardino di Boboli, Firenze 2014 Pelle di marmo, 2001 marmo bianco di Carrara 5 elementi 235×120×5 cm ciascuno Giardino di Boboli, Firenze 2014 © Pietro Savorelli e Benedetta Gori pp. 28-29 Anatomia, 2011 marmo bianco di Carrara 310×172×156 cm Giardino di Boboli, Firenze 2014 © Pietro Savorelli e Benedetta Gori pp. 30-35 Luce e ombra, 2011 bronzo 1200×300×300 cm Giardino di Boboli, Firenze 2014 © Pietro Savorelli e Benedetta Gori pp. 36-39 Sentiero 6, 1986 bronzo dimensioni dell’opera smontata: 175×52×178 cm Giardino di Boboli, Firenze 2014 © Pietro Savorelli e Benedetta Gori
pp. 40-43 Biforcazione, 1991 bronzo, acqua 233×360×1060 cm Giardino di Boboli, Firenze 2014 © Pietro Savorelli e Benedetta Gori pp. 44-47 La logica del vegetale, 2012 bronzo, alberi lunghezza totale 17 m Giardino di Boboli, Firenze 2014 © Pietro Savorelli e Benedetta Gori
Firenze, Forte di Belvedere - Giardino di Boboli 5 luglio - 5 ottobre 2014
copertina: Giuseppe Penone, Albero folgorato, 2012 © Archivio Penone quarta di copertina: Giuseppe Penone, Luce e ombra, 2011 Firenze, Giardino di Boboli 2014 © Pietro Savorelli
Catalogo a cura di Arabella Natalini e Sergio Risaliti Progetto editoriale Forma Edizioni srl, Firenze, Italia redazione@formaedizioni.it www.formaedizioni.it Realizzazione editoriale Archea Associati
Redazione Valentina Muscedra Maria Giulia Caliri Beatrice Papucci Elena Ronchi Grafica Silvia Agozzino Elisa Balducci Sara Castelluccio Vitoria Muzi Mauro Sampaolesi
Coordinamento editoriale e redazionale Laura Andreini
Fotolitografia Art and Pixel srl, Firenze, Italia Stampa Tap Grafiche spa Poggibonsi (SI), Italia Traduzioni Filippo Benfante Riccardo Bruscagli Liza Gabaston Katy Hannan Miriam Hurley Margaret Spiegelman Maureen Young
con il patrocinio di
© Giuseppe Penone by SIAE 2014 © Mario Merz by SIAE 2014 © Florian Kleinefenn by SIAE 2014 disegni © Archivio Penone testi © gli autori foto © Archivio Penone - p. 58, 86, 90-91, 106, 111, 120, 146-160, 162-169, 172-192 © Claudio Abate - p. 110 © DeAgostini Picture Library/Scala, Firenze - p. 65, 72 © Foto Opera Metropolitana Siena/Scala, Firenze - p. 78 © Foto Scala, Firenze - p. 60, 62 © Foto Scala, Firenze/BPK, Bildagentur fuer Kunst, Kultur und Geschichte, Berlin - p. 75 © Foto Scala, Firenze/Luciano Romano - su concessione Ministero Beni e Attività Culturali - p. 76 © Henk Geraedts - p. 112-113 © James Ewing Photography - p. 96, 101 © Paolo Mussat Sartor - p. 108-109 © Pietro Savorelli, Benedetta Gori - p. 1-47 © Serge Domingie - p. 63 © Shigeo Chiba - p. 161 © Florian Kleinefenn - p. 171 © Kurt Wiss - p. 170 L’editore è a disposizione degli aventi diritto per eventuali fonti iconografiche non individuate.
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© 2014 Forma Edizioni srl, Firenze, Italia Nessuna parte di questo libro può essere riprodotta o trasmessa in qualsiasi forma o con qualsiasi mezzo elettronico, meccanico o altro senza l’autorizzazione scritta dei proprietari dei diritti e dell’editore. Prima edizione: giugno 2014 ISBN: 978-88-96780-68-8
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Firenze, Forte di Belvedere - Giardino di Boboli 5 luglio - 5 ottobre 2014
Un progetto di Sergio Risaliti a cura di Arabella Natalini e Sergio Risaliti Promosso dal Comune di Firenze Assessorato alla Cultura e Contemporaneità in collaborazione con Soprintendenza Speciale per i Beni Storici, Artistici ed Etnoantropologici e per il Polo Museale della città di Firenze
I curatori desiderano ringraziare Giuseppe Penone per la disponibilità, la pazienza e la generosità con cui ha aderito al progetto e tutti coloro che hanno reso possibile questa mostra Un ringraziamento particolare a Dina e Ruggero Penone
Soggetto attuatore e organizzazione Once - Extraordinary Events
Inoltre si ringraziano
Direzione lavori Federica Rotondo
Once - Extraordinary Events Archea Associati Forma Edizioni
Segreteria organizzativa Once - Extraordinary Events Adele Ippolito, Avery Lemons, Chiara Mascellani, Eleonora Perra Responsabile tecnico allestimenti Gabriele Fratini Realizzazione allestimenti Fonderia Battaglia, Fonderia Del Chiaro, Gruppo Caf, Open, Sidicopy, Tecnoconference Progetto Piano di sicurezza e coordinamento Giovanni Corsi Responsabile Sicurezza Maurizio Rossi - Seven Srl Luci Enegan Comunicazione visiva Archea Associati Realizzazione video Francesco Fei Progetto grafico di allestimento Raffaella Cristofori e Carlo Tizzi - Studio RCCT Assicurazione Ciaccio Broker Trasporti Art in Dep, Autotrasporti Maggi Alessandro Ufficio stampa Civita - Opera Laboratori Fiorentini Davis&Franceschini
Cristina Acidini, Alessandra Acocella, Marco Agnoletti, Laura Andreini, Flavio Arensi, Lucia Bartoli, Manuele Braghero, Michael Brenson, Riccardo Bruscagli, Laurent Busine, Giovanni Carta, Marco Casamonti, Matteo Ceriana, Rita Corsini, Emanuele Crocetti, Lucia de Siervo, Elisa Di Lupo, Serge Domingie, Rossella Donati, Francesco Fei, Marco Fossi, Paolo Frullini, Giovanni Gallettini, Sylvie Garcia Bonas, Sergio Givone, Silvia Gozzi, Francesca Grifoni, Daniela Lancioni, Mauro Linari, Valeria Lisa, Elena Magini, Francesco Magnetti, Alessandra Marino, Claudia Montani, Leonardo Monti, Dario Nardella, Niccolò Natali, Antonella Nicola, Debora Novelli, Silvia Orsi Bertolini, Alfred Pacquement, Massimo Paolieri, Roberta Papini, Silvia Penna, Studio RCCT, Matteo Renzi, Alberto Rossetti, Federica Rotondo, Monica Sarti, Pietro Savorelli, Vincenzo Vaccaro, Carmela Valdevies, Stefano Velotti, Fulvia Zeuli gli sponsor e le ditte che hanno contribuito alla mostra
Indice
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Presentazione Dario Nardella
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Introduzione Cristina Acidini
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Belvedere con Pitti e Prospettiva vegetale Sergio Risaliti
66 La logica della materia. Conversazione con Giuseppe Penone Arabella Natalini – Giuseppe Penone
[continua alle pagine 80, 92, 102, 114, 122]
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Pensieri per Giuseppe Penone a Boboli Matteo Ceriana
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Idee di scultura Alfred Pacquement
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Tree Aria Michael Brenson
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Esperienza del disegno Flavio Arensi
120 Luce e ombra Laurent Busine
Prospettiva vegetale. Opere in mostra 126 Anatomie e Pelle di marmo Alessandra Acocella 128 Sentieri Alessandra Acocella 130 Alberi Elena Magini
Apparati 134
Nota biografica Daniela Lancioni
136
Mostre collettive
140
Mostre personali
142
Bibliografia essenziale
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Belvedere con Pitti e Prospettiva vegetale Sergio Risaliti
A fondo verso una luce raccontata: i rami scendono immaginando fioriture, bevono una linfa descritta, la corteccia indurita di attesa (e se tagliati si aprono in una pagina bianca) Alberi, Elisa Biagini, 2014
L’ombra del bronzo, 2002 bronzo, vegetazione 2 elementi 1600×ø30 cm circa e 175×ø15-30 cm circa (fotografata durante l’esposizione a Firenze, Forte di Belvedere 2003) © Archivio Penone
In un dipinto eseguito da Giusto Utens (Iustus van Utens) tra il 1599 e il 1609, una lunetta della serie dedicata alle ville e ai giardini medicei, si apprezza una veduta a volo d’uccello di Palazzo Pitti col giardino di Boboli e Forte di Belvedere. Il diarista fiorentino Agostino Lapi riportava in data 28 ottobre 1590: “si murò la prima pietra del fondamento primo della nuova muraglia e maravigliosa fortezza, posta sopra Porta San Giorgio… nell’Orto de’ Pitti li inventori e li architettori principali furono il signor Giovanni figlio del Granduca Cosimo e Messer Bernardo Buontalenti di ingegno elevatissimo”. Per la realizzazione quindi di questa formidabile fortezza “a guardia della città e del palazzo” il Granduca Ferdinando si appoggiò a due architetti esperti nelle fortificazioni: Bernardo Buontalenti e Don Giovanni de’ Medici, fratellastro dello stesso Granduca. Ma nella lunetta il tema difensivo si stempera in una visione paesaggistica che allontana lo spettro della guerra, il tema della difesa. La natura cinge d’assedio la città del Brunelleschi e di Masaccio, di Botticelli e Michelangelo. L’artificio umanizza l’ambiente, perfino il creato, in un linguaggio che è quello del rinascimento in cui anche la magia e l’alchimia trovarono le proprie espressione figurative. Facendo ideale riferimento a questo programma urbano dell’età aurea di Ferdinando de’ Medici (Belveder con Pitti), possiamo oggi contemplare in stretta contiguità gli spazi verdi di Boboli e quelli più severi del Belvedere tenuti assieme, non dalla veduta panoptica di Utens, quanto eccezionalmente dal logos scultoreo di Giuseppe Penone il quale, con Prospettiva vegetale, inanella un ensemble di opere in bronzo e marmo che, nel loro dispiegarsi di livello in livello, connettono e saldano il giardino con la fortezza, la reggia con la palazzina del Buontalenti. Alberi di bronzo e blocchi di marmo carrarino marcano un percorso artistico in cui esperienza del mondo naturale e forme della scultura si saldano e si richiamano a vicenda, evidenziando il vigoroso ma sensibile confronto tra i processi formativi naturali e quelli creativi dell’arte. Nella storia recente nessun artefice aveva avuto tale onore, nessuno aveva osato tale progetto, disegnato simile poetico percorso. Per la prima volta un artista ha installato le sue sculture contemporaneamente al Forte di Belvedere e nel Giardino di Boboli. Nelle sue diverse postazioni il
tracciato apre a una variata molteplicità di scorci e prospettive, di panorami e visuali tra i due contesti urbano e paesaggistico, su Firenze e il suo patrimonio architettonico. E così, aggiungendosi altri “belvedere”, la Fortezza di San Giorgio cede la sua stereotipata funzione di pittoresco affaccio, o meglio di terrazza affacciata sulla città di Arnolfo e Giotto, di Brunelleschi e Alberti, di Michelangelo e Vasari. Percorrendo la Prospettiva vegetale ideata da Giuseppe Penone, il Forte di Belvedere non è più l’unico palcoscenico per l’arte moderna e contemporanea da cui poter ammirare Firenze, sul cui piano costruire il dialogo-confronto tra passato e presente. Altre soglie per lo sguardo possono essere individuate laddove Penone ha collocato alcune sue sculture: una delle due terrazze adiacenti la Kaffeehaus, lo stradone tra la Grotta del Buontalenti e l’Anfiteatro. Tuttavia l’opera di Penone non si lascia sorvolare per proiettare lo sguardo verso la meravigliosa grandiosità del passato con le sue architetture, con le sue geometrie e fantasie. Le Anatomie in marmo e i grandi alberi in bronzo, squarciati da un fulmine, dorati o con pietre di fiume depositate tra i rami, oppongono la loro presenza plastica e il pensiero che le ha forgiate. Dopo le forme antropomorfe di Henry Moore, protagonista di una storica esposizione sui bastioni di Forte di Belvedere nell’estate del 1972, e il tavolo con pietra serena e frutta di Mario Merz, realizzato per “Belvedere dell’arte” nel 2003, sempre sulle terrazze della Fortezza di San Giorgio, è sicuramente la linea di ‘alberi’ in bronzo a farsi paradigma di una inedita percezione dell’orizzonte fiorentino, che qui coincide con l’orizzonte rinascimentale. Penone organizza una linea d’attacco e non di difesa restituendo miti e sacrali percezioni all’uomo di oggi in reale dialogo con la natura e il paesaggio. Inoltre, sempre seguendo le opere installate da Penone nel giardino mediceo, la Palazzina del Belvedere in alto, ci appare piuttosto villa che fortilizio. Ad esempio, dall’Anfiteatro dove in linea con l’obelisco l’artista ha collocato un albero di bronzo con elementi in oro e granito (Luce e ombra, 2011), e pure da uno dei livelli superiori del giardino dove il visitatore arriva a scoprire Biforcazione, un tronco di bronzo con innestato il calco del braccio destro dell’artista che funge da bacino di scolo per uno zampillo d’acqua. Giuseppe Penone rivela la sua poetica nella
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La logica della materia Conversazione con Giuseppe Penone
Disegni tratti da Il peso delle foglie sui rami, 2005-2012 sketchbook, inchiostro di china su carta giapponese, 42 pagine, 15×12 cm ciascuna © Archivio Penone
Arabella Natalini Mi piacerebbe iniziare la nostra conversazione a partire dal tuo rapporto profondo con i materiali, non seguendo quindi un ordine cronologico, ma piuttosto una “logica della materia”, per utilizzare un’espressione a cui tu stesso hai fatto spesso riferimento. Negli anni hai sviluppato e arricchito il tuo lavoro restando sempre radicato in un profondo interesse per l’arte e per la natura, una precisa volontà di ricerca che ti ha portato spesso a sottolineare le affinità tra i processi creativi e i processi di crescita naturale. Hai perseguito questa ricerca tenacemente, con gli strumenti della scultura e con un’attenzione profonda alla materia che hai impiegato di volta in volta. Le tue prime opere erano realizzate nella natura, molto spesso nei boschi del tuo paese, utilizzando quindi i materiali che questi luoghi ti mettevano a disposizione. Erano forse gli strumenti più congeniali per dar forma ai tuoi interrogativi sull’esistenza, sull’azione del tempo, sulla relazione fra organico e inorganico, tra natura e arte e, in particolare, tra natura e scultura. A distanza di anni, dove prendono forma oggi le tue idee? Giuseppe Penone Le mie idee nascono da una riflessione sulla scultura. Non è un lavoro che considera la materia come un qualcosa di staccato e con cui bisogna relazionarsi. È una riflessione sulla realtà delle cose. Si può interpretare la nostra vita come un’azione di scultura continua: questo è il punto di partenza del lavoro che ho iniziato nel 1968. In una mia prima opera ho cercato di evidenziare dei propositi di scultura elementari, era l’impronta di una mano, che di solito può essere registrata in un pugno di creta… Io l’ho realizzata utilizzando la crescita del vegetale come materia plasmabile; in quel caso mi sono posto in relazione con la natura, ma ho compiuto questo tipo di azione anche con materiali diversi. Il rapporto con la natura, verso la fine degli anni ’60, era in un certo senso abbastanza inconsueto per quanto riguardava l’arte. Tutta l’arte del Novecento, infatti, è un’arte che si è sviluppata nell’atelier, in un contesto urbano, in una dimensione completamente cittadina. L’idea di riportare, di ripresentare e di reintrodurre lo spazio aperto nasce in quegli anni, e successivamente ha avuto uno sviluppo. Era una visione delle cose molto più aperta e meno vincolata all’idea di un progresso dell’opera d’arte, presente in quegli anni, per cui da un’opera ne nasce un’altra per affinità o per contrasto, che è un’idea veramente novecentesca, un’idea delle avanguardie. N. Sì certo, le avanguardie storiche avevano estromesso quasi completamente la natura dalla riflessione artistica a partire dagli anni ‘10 del secolo scorso. Il recupero di questo rapporto ha aperto poi a una prassi di lavoro inedita, rispondendo a nuove istanze che si sviluppano proprio negli anni a cui facevi riferimento. Mi chiedevo se il tuo rapporto 67
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Idee di scultura Alfred Pacquement
Le foglie delle radici, 2011 bronzo, acqua, vegetazione, terra, 944×260×300 cm, Château de Versailles 2013 © Archivio Penone
Nel 1968 Giuseppe Penone, poco più che ventenne, disegna un Progetto per il giardino di pietra. In questo giardino immaginario, che peraltro evoca piuttosto una foresta, gli alberi sono associati a grosse pietre che si appoggiano su di loro, li costringono a piegarsi fino a toccare terra, o ancora si trovano inserite tra i loro rami. Anche alcune colonne antiche vengono a confrontarsi con gli elementi naturali in una disposizione che, legando il vegetale al minerale, ricorda le folies dell’età classica francese. Da qui, il pensiero che questo disegno premonitore, annuncio di così tanti aspetti dei successivi lavori dell’artista, potrebbe anche suggerire i giardini barocchi; e perché no, spingendo un poco oltre questa estrapolazione, i boschetti del Parco di Versailles, che a loro volta mischiano architettura e vegetazione… Senz’altro questa è una interpretazione eccessiva, frutto di un’immaginazione arbitraria, ma non si può fare a meno di suggerirla nel momento in cui Penone è invitato a installare temporaneamente alcune delle sue sculture proprio in questo luogo di così tanto prestigio. Le prime opere mature di un artista illuminano spesso tutto il suo modo di procedere. Pongono le basi del lavoro, ne determinano i principali orientamenti. Rari sono gli artisti che non proseguano sulla via così tracciata. Il caso di Penone è originale, nella misura in cui l’artista ha vissuto dapprima al di fuori di ogni ambiente culturale sofisticato, formandosi invece a contatto della natura, che sarà il terreno delle sue prime opere. Certo, ancora giovanissimo, Penone si è cimentato con la scultura, indicando una predilezione per le opere in volume. Ma sono i suoi lavori nella foresta, lontano da ogni sguardo e attestati solo per mezzo di tracce fotografiche, che avviano il percorso di un notevole artista, precocissimo e in gran parte autodidatta. L’intuizione di Penone, quale ce la restituiscono questi documenti, anticipa in effetti l’intero complesso della sua opera di scultore. Vi si trova riunito tutto. I materiali: legno, pietra, acqua; i gesti creatori: toccare, accompagnare la crescita, misurare il corpo. In alcuni interventi di estrema modestia – che, come spiega Penone, non hanno niente di straordinario nel mondo contadino, dove gesti analoghi si producono nei boschi in modo spontaneo – l’artista ha predisposto un vocabolario largamente autonomo, che determinerà il resto del suo modo di procedere.
In questa serie di proposizioni intitolate Alpi marittime (il loro titolo generico sottolinea l’importanza del contesto in cui esse si situano), le intenzioni dell’artista sono di una grande semplicità: intrecciare dei rami, interrompere la crescita dell’albero in un determinato punto afferrandolo con la sua mano, inserire una pietra tra i rami, avvicinare la pietra all’albero, inscrivere le dimensioni del suo corpo nel ruscello, ecc. Così Penone ha incontrato a modo suo l’idea di scultura. Alimentato dalla sua propria storia, radicato nel suo ambiente di origine, egli vi sviluppa il suo progetto artistico nel suo carattere più intimo e più profondo. Reagisce anche a modo suo, così come altri artisti della sua generazione, contro una società consumistica e trova una risposta appropriata nei materiali naturali che sceglie di utilizzare, e che offrono un ricco potenziale alla sua concezione della scultura. Il legno della foresta, le foglie degli alberi, le pietre erose dall’acqua del fiume, saranno ormai i suoi materiali, ma lo saranno anche i frammenti del corpo – unghie, impronte digitali, pelle, palpebre, soffio esalato dai polmoni – in un incontro tra gli elementi offerti dalla natura e quelli che appartengono al genere umano. “Il giardino comincia quando un uomo calpesta il suolo e si inoltra nello spazio del vegetale, del minerale. […] Il percorso del giardino è sempre un percorso iniziatico, un’esperienza rivelatrice […]”1. Penone è spesso intervenuto nell’ambito di una natura addomesticata, come quella dei parchi di sculture di Otterlo o di Kerguéhennec. Il suo intervento più compiuto in questo campo, sino a questo di Versailles, è l’impressionante gruppo di sculture riunito presso la reggia di Venaria Reale. Penone non solo ha scelto un insieme di opere di bronzo, di pietra e di marmo che riassumono il suo approccio alla scultura in esterno, ma ha anche pensato la loro disposizione secondo uno schema geometrico ispirato al parco originario concepito nel Seicento. Mentre percorre quello spazio, il visitatore incontra sculture slanciate in verticale, costituite da calchi di alberi in bronzo, altre distese, sempre sullo stesso tema e dello stesso materiale, questo bronzo verde-bruno quasi mimetico rispetto al reale colore degli alberi. Per contrasto, la bianchezza del marmo serve da materia per le Anatomie dove lo scalpello dello scultore segue le vene del materiale evocando un sistema circolatorio,
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Questo volume è stato stampato nel mese di giugno 2014 da Forma Edizioni, Italia
p. 146 Alpi Marittime. Continuerà a crescere tranne che in quel punto, 1968 documentazione fotografica dell’azione, Garessio 1968 © Archivio Penone p. 147 Alpi Marittime. Continuerà a crescere tranne che in quel punto, 1968 documentazione fotografica dell’azione, Garessio 1978 © Archivio Penone p. 148 Alpi Marittime. I miei anni collegati da un filo di rame, 1968 documentazione fotografica dell’azione, Garessio 1968 © Archivio Penone p. 149 Alpi Marittime. I miei anni collegati da un filo di rame, 1968 documentazione fotografica dell’azione, Garessio 1978 © Archivio Penone pp. 150, 151 Albero e pietra, 1969 documentazione fotografica dell’azione, Garessio 1969 © Archivio Penone p. 152 Alpi Marittime. Ho intrecciato tre alberi, 1968 documentazione fotografica dell’azione, Garessio 1968 © Archivio Penone p. 153 Ramo parallelepipedo. Omaggio a Malevich, 1969 documentazione fotografica dell’azione, Garessio 1969 © Archivio Penone pp. 154, 155 Alpi Marittime. La mia altezza, la lunghezza delle mie braccia, il mio spessore in un ruscello, 1968 documentazione fotografica dell’azione, Garessio 1968 © Archivio Penone pp. 156, 157 Pietre e alberi, 1969 documentazione fotografica dell’azione, Garessio 1969 © Archivio Penone p. 158-159 Tre muri e pelle del mare, 2005-2006 pietra, bronzo, acciaio; terracotta nera dimensioni determinate dall’ambiente installazione permanente, giardino di una casa privata, Egina © Archivio Penone
p. 160 Zona d’ombra, 1969 documentazione fotografica dell’azione, Garessio 1969 © Archivio Penone p. 161 Pietra e albero, 1987 documentazione fotografica dell’installazione, 2nd Biennale, Ushimado 1987 © Shigeo Chiba p. 162-163 Les pierres des arbre, 1968-2010 pietre, alberi installazione permanente, MAC’s Musée des Arts Contemporains de la Communauté Française de Belgique au Grand-Hornu, Hornu coll. MAC’s Musée des Arts Contemporains de la Communauté Française de Belgique au Grand-Hornu, Hornu © Archivio Penone pp. 164, 165 Pietra, corda, albero, sole / Pietra, corda, albero, pioggia, 1968 documentazione fotografica dell’azione, Garessio 1968 © Archivio Penone pp. 166-167, 168-169 Albero delle vocali, 1999-2000 bronzo, vegetazione 450×3000×1200 cm installazione permanente, Jardin des Tuileries, Parigi coll. Musée du Louvre, Parigi © Archivio Penone p. 170 Gesti vegetali, 1983 bronzo, vegetazione documentazione fotografica dell’installazione, Merian Park, Basilea 1984 © Kurt Wiss p. 171 Sentiero 3 (Sentier de charme), 1986 bronzo, vegetazione 180×60×500 cm installazione permanente, Parc des scultpures. Domaine de Kerguéhennec. Bignan coll. FRAC Bretagne, Rennes © Florian Kleinefenn p. 172-173 Gesti vegetali, 1984 bronzo, vegetazione documentazione fotografica dell’installazione, bosco di San Raffaele Cimena © Archivio Penone
p. 174 Albero di 11 metri, 1975 legno di abete 1101×20,5×12 cm documentazione fotografica della realizzazione, Garessio 1975 © Archivio Penone p. 175 Albero di 11 metri, 1975 legno di abete 1101×20,5×12 cm © Archivio Penone pp. 176, 177 Cedro di Versailles, 2000-2003 legno di cedro 630×ø160 cm documentazione fotografica della realizzazione, studio dell’artista, Torino 2000 © Archivio Penone p. 178-179 Cedro di Versailles, 2000-2003 legno di cedro 630×ø160 cm dettaglio © Archivio Penone
pp. 186, 187 Tra scorza e scorza, 2003-2007 bronzo, tiglio 1030×430×280 cm installazione permanente, Giardino delle sculture fluide, Parco Basso della Reggia di Venaria Reale (Torino) Opera realizzata a cura del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea con il sostegno della Compagnia di San Paolo e della Regione Piemonte © Archivio Penone p. 188-189 Disegno d’acqua, 2003-2007 granito nero, marmo Verde Alpi, granito Volga Blu, acqua, flussi d’aria temporizzati 60×2702×3450 cm installazione permanente, Giardino delle sculture fluide, Parco Basso della Reggia di Venaria Reale (Torino) Opera realizzata a cura del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea con il sostegno della Compagnia di San Paolo e della Regione Piemonte © Archivio Penone
p. 180 Elevazione, 2001 bronzo, ontani 1000×600×600 cm circa installazione permanente, Centrum, Dijkzigt, Westersingel, Rotterdam coll. Centrum, Dijkzigt, Westersingel, Rotterdam © Archivio Penone
p. 190-191 Idee di pietra, 2003 bronzo, pietra di fiume 830×250×220 cm circa documentazione fotografica dell’installazione, dOCUMENTA (13), Kassel 2010-2012 © Archivio Penone
p. 181 Elevazione, 2011 bronzo, alberi 1000×600×600 cm circa documentazione fotografica dell’installazione, Château de Versailles 2013 © Archivio Penone
p. 192 Idee di pietra, 2004 bronzo, pietre di fiume 1270×550×500 cm documentazione fotografica dell’installazione, Villa Medici, Roma 2008 © Archivio Penone
p. 182 Respirare l’ombra - scultura, 1997-1999 bronzo, piante di alloro 242×50×30 cm © Archivio Penone p. 183 Triplice, 2011 bronzo, pietre di fiume 900×700×400 cm documentazione fotografica dell’installazione, Château de Versailles 2013 © Archivio Penone p. 184-185 Sigillo, 2012 marmo bianco di Carrara cilindro ø47,5×303 cm, dimensioni totali a terra 1980×405 cm documentazione fotografica dell’installazione, Château de Versailles 2013 © Archivio Penone
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