Poli Fieristici

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Contenuti

8. Introduzione L’architettura delle Fiere. Prontuario e Manuale di progettazione a cura di Clemens F. Kusch uovi poli fieristici 56. N Nuova Fiera di Lipsia > 58 Fiera di Rimini > 70 Fiera di Lillestrøm > 80 Nuova Fiera di Friedrichshafen > 88 Centro Espositivo di Bilbao > 98 Fiera di Milano > 108 Fiera di Roma > 116 Nuova Fiera di Stoccarda > 126 142. Nuovi padiglioni espositivi Fiera di Hannover, padiglione 26 > 144 Fiera di Hannover, padiglione 4 > 148 Fiera di Hannover, padiglioni 8 e 9 > 156 Fiera di Hannover, padiglione 6 > 166 Fiera Internazionale di Lisbona > 176 Fiera di Francoforte, padiglione 11 e portalhaus ovest > 184 Fiera di Genova, padiglione B > 196 204. Ristrutturazione e ampliamento di quartieri fieristici esistenti Fiera di Berlino > 206 Fiera di Torino, Lingotto > 216 Fiera di Padova > 226 Fiera di Vienna > 234 Fiera di Valencia > 240 Fiera di Amburgo > 250 Fiera di Barcellona > 256 268. Appendice Quartieri fieristici a confronto > 270 Pratica e teoria della progettazione di quartieri fieristici. Conversazione tra gli architetti Clemens Kusch e Volkwin Marg > 274 Dieci parametri per la progettazione di un polo fieristico > 286 Conclusioni e ringraziamenti > 270 Indice > 300 Bibliografia > 301


L’architettura delle Fiere. Prontuario e Manuale di progettazione Clemens F. Kusch con il contributo di Anabel Gelhaar e Volkwin Marg

“Anche se i libri di storia, ancora oggi, si interessano più alla sorte di principi che a quella dei mercanti (…) la parte principale della Storia si gioca, da questo momento, altrove: nella nascita di un ordine individualista (…) capace, violando continuamente il proprio ideale, di produrre ricchezza meglio di qualunque altro prima.” Jaques Attali, Breve Storia del futuro (2009)

Negli ultimi venti anni quasi tutti i grandi poli fieristici europei sono stati ampliati o ristrutturati, nuovi quartieri sono stati realizzati al posto di vecchie strutture divenute obsolete e inadeguate e sono state investite considerevoli somme di denaro. Tutto questo ha portato alla trasformazione delle geografie urbane ed economiche delle città. In questo arco di tempo le manifestazioni fieristiche hanno completato la loro evoluzione passando da vetrina per le merci a forum per lo scambio diretto di informazioni e contatti. È curioso notare come questo sviluppo sia andato di pari passo con lo sviluppo delle comunicazioni, in particolare di internet come strumento di presentazione e commercio, attività queste che tradizionalmente si svolgevano principalmente nelle fiere. Lo sviluppo delle nuove tecnologie, che avrebbe potuto incidere in maniera negativa sullo sviluppo dell’attività fieristica sostituendone parzialmente la funzione, non sembra invece avere in nessuna maniera indebolito il “sistema fiera”, anzi, come testimoniano i progetti presentati in questo volume, sembra che ne abbia accresciuto il ruolo e l’importanza. Questo va sicuramente spiegato con il fenomeno della globalizzazione che, con un ampliamento a scala mondiale delle attività di commercio, necessita di trovare luoghi privilegiati per la presentazione delle merci e lo scambio delle informazioni. Ma non è solo la globalizzazione ad avere accresciuto l’importanza della fiera: se consideriamo che, in molti casi, vi è senz’altro la necessità di poter vedere, toccare con mano e provare i prodotti esposti, in altri casi, come ad esempio la fiera del libro, non è realmente importante toccare con mano un prodotto che è possibile visionare in formato elettronico. Se una volta non c’era alternativa ed era necessario recarsi sul luogo per poter vedere la merce, per fare affari e incontrare le persone, oggi questo obbligo non esiste più. Nonostante ciò, ancora

oggi visitatori ed espositori affrontano importanti investimenti, intraprendono lunghi viaggi e passano svariate e spesso faticose giornate all’interno dei quartieri fieristici, divenuti sempre di più cittadelle autonome e autosufficienti. Questo non avviene certo solo per “vedere” o “provare” la novità ma per incontrare il proprio interlocutore o conoscerne di nuovi e scambiare con questi informazioni importanti per la propria attività: essere quindi partecipi all’“evento” fiera. La fortuna e la persistente necessità della partecipazione ad una fiera va quindi spiegata con il fondamentale bisogno dell’uomo di incontrare i suoi simili: l’uomo ricerca altre persone con le quali ha un’affinità di interessi e con le quali può avere un colloquio diretto, scambiare impressioni, soddisfare curiosità, avviare una trattativa o instaurare un rapporto personale. Questo bisogno è rimasto immutato nonostante l’evoluzione storica della fiera, ormai diventato essenzialmente evento finalizzato allo scambio di informazioni. Nonostante le moderne comunicazioni, il contatto e il colloquio diretto, nonché la partecipazione ad un certo rito, rimangono quindi fattori determinanti per qualsiasi “scambio”, sia esso di sole informazioni o di idee, sia di prodotti e di merci. Costantemente ci accorgiamo che il colloquio con una persona è più facile e più diretto se si ha avuto almeno una volta l’occasione di incontrarla oppure se si viene presentati da un’altra persona di comune conoscenza. In questa maniera cade un “filtro”: viene saltata la comunicazione “anonima” dalla quale veniamo costantemente tempestati e verso la quale ormai nutriamo principalmente diffidenza. Considerata la permanente esigenza del contatto personale, a scapito dell’anonima informazione, le fiere sono il luogo dove questo contatto si concretizza, in un contesto piacevole che facilita e accompagna il colloquio: da qui l’esigenza del rinnovo e della ristrutturazione dei quartieri fieristici non solo per quanto riguarda la


Helmut Jahn Torre di Francoforte sul Meno, 1991.

von Gerkan, Marg und Partner Fiera di Lipsia, 1996.

“quantità” di superficie ma anche e soprattutto per la qualità degli spazi e dei servizi, in particolare quelli che facilitano lo scambio come sale riunioni e congressuali, nonché spazi per la ristorazione e l’incontro. In questo contesto di accresciuta importanza delle fiere, le amministrazioni cittadine hanno riconosciuto occasioni economiche rilevanti: ogni visitatore o espositore usufruisce di svariati servizi, dagli allestimenti, ai trasporti, all’ospitalità, che ruotano intorno alla fiera creando un importante indotto. I grandi investimenti fatti dalle amministrazioni comunali e regionali, che spesso sono i principali azionisti degli enti fieristici, hanno innescato in questi anni una forte concorrenza tra le maggiori sedi fieristiche che cercano di consolidare le manifestazioni storiche, o di lanciarne di nuove spesso in concorrenza con altre analoghe che già si tengono in altre sedi. All’interno di questa “competizione” l’architettura delle fiere è diventata un aspetto sempre più importante: il quartiere fieristico deve avere non solo infrastrutture adeguate, dimensioni sufficienti e servizi di alto livello, ma anche un’immagine forte e riconoscibile. Con questo accresciuto ruolo la fiera è divenuta il simbolo identitario di una città: come un tempo le chiese o più recentemente gli edifici amministrativi, le stazioni, gli aeroporti e i musei, così anche le fiere danno, con la loro architettura, un’identità alle città ospitanti. Così la torre della fiera di Francoforte, la hall vetrata di quella di Lipsia e la “vela” della fiera di Milano sono diventate icone di riconoscimento delle città oltre che delle fiere stesse. Considerate queste condizioni, i poli fieristici continueranno ad essere luoghi privilegiati dello scambio di informazioni e dell’incontro di persone, oltre che un importante fattore economico e un simbolo di orgoglio e identità per le città che le ospitano.

Massimiliano e Doriana Fuksas Fiera di Milano, 2005.

1. L’origine delle Fiere Ricercare le origini delle fiere significa ricercare la genesi del commercio e quindi il momento in cui si concretizza la necessità di organizzare luoghi e tempi per l’incontro della domanda con l’offerta. In questo senso le fiere sono legate a diverse altre attività come l’esposizione, la mostra-mercato o il salone tematico. Più in generale la storia della fiera è intrecciata con quella del mercato stesso che da sempre è il luogo proprio dedicato alle attività commerciali e per il quale è impossibile trovare una precisa origine storica. Tutte queste manifestazioni sono unite da medesime intenzioni: vedere, conoscere, comunicare e mercanteggiare. Ciò che si conosce e che si ha in abbondanza viene scambiato con ciò che non si conosce o non si possiede: l’eccedente viene scambiato con il necessario. Diversamente dallo “scambio iniquo” proprio del saccheggio e della guerra, i mercati sono luoghi di scambio pacifico e consenziente, dove alla fine ogni parte ha un guadagno. La differenza rilevante, per l’epoca moderna, tra mercato e fiera, si va delineando nel Medioevo, quando in diverse località europee iniziarono a venire organizzati eventi con cadenza annuale e non solo giornaliera o settimanale come il mercato. Inoltre nelle fiere prevaleva (anche se non in maniera esclusiva) il commercio “all’ingrosso” ossia tra singoli commercianti, e non, come nei mercati, tra commerciante e consumatore finale. Il commercio all’ingrosso comportava il fatto che il raggio di provenienza dei partecipanti (venditori e acquirenti) fosse molto più esteso rispetto ai normali mercati. La parola “fiera” nelle lingue romaniche (“foire” in francese e “feria” in spagnolo) ha accezione di “giorno di festa” mentre nelle lingue germaniche la parola “Messe” si associa alla celebrazione e alla festa religiosa (“missa”). La fiera era quindi associata in origine 8 9


La creazione di un prototipo: il progetto per la Fiera di Milano di Renzo Piano Lo schema tipologico di quasi tutti i quartieri fieristici costruiti exnovo negli ultimi anni ha un importante precursore nel progetto redatto dallo studio di Renzo Piano per la fiera di Milano nel 1980. In questo progetto denominato “La Macchina espositiva”, uno studio per una nuova collocazione del polo fieristico milanese nella periferia sud-ovest della città, viene adottato per la prima volta lo schema a “doppio pettine” che poi troverà realizzazione, con diverse varianti, nei poli fieristici di Monaco (1998), Lipsia (1995), Rimini (2001), Milano (2005), ossia nei principali progetti di nuovi quartieri nei quali non si era vincolati da padiglioni esistenti. Anche nelle nuove realizzazioni extraeuropee più recenti è stato adottato questo schema ad eccezione delle fiere dell’area anglosassone (Stati Uniti e Inghilterra) dove sono prevalse le strutture di “mega-edifici” non suddivisi in unità più piccole. Le caratteristiche principali di questo schema sono la modularità dei padiglioni e la differenziazione dei flussi dei visitatori da quello degli allestitori: i singoli padiglioni sono disposti sui due lati di un asse principale e intervallati da “corti di servizio” per l’accesso dei mezzi per l’allestimento e lo smontaggio delle manifestazioni. I vantaggi di questo schema vengono illustrati sinteticamente nella relazione che accompagna il progetto:

Le singole unità possono essere dedicate anche a manifestazioni diverse, ognuna con una propria accessibilità e con propri servizi, adeguandosi senza modifiche alle diverse esigenze che il mercato fieristico esprimerà. La modularità permette inoltre di ottimizzare le condizioni di sicurezza riducendo le vie di fuga e di economizzare sul fattore tempo organizzando i diversi flussi e facilitando gli allestimenti e smontaggi delle manifestazioni, come dimostra un attento studio sui diversi tipi di circolazione (pedonale, carrabile, per visitatori, per espositori, per mezzi pubblici, etc.) illustrato nel progetto. Altro aspetto decisivo è quello di optare chiaramente per l’organizzazione degli spazi espositivi su un unico livello. Con questa soluzione, possibile se si dispone di un’area sufficientemente vasta, vengono evitati complicati e onerosi sistemi di accesso dei mezzi di allestimento alle quote superiori oltre a strutture portanti impegnative. Particolare attenzione viene posta anche alla modularità del sistema costruttivo prefabbricato e ad una razionalizzazione degli impianti generali e a servizio dell’espositore. Ma è soprattutto nella considerazione delle esigenze del visitatore che il progetto mostra la sua maggiore innovazione. Lo schema proposto è sembrato “quello che più di ogni altro realizzasse gli obiettivi di semplicità di circolazione e di immediatezza di orientamento per il pubblico”. Se infatti nelle grandi strutture continue o nella disposizione disordinata dei singoli padiglioni tipica delle fiere cresciute lungo un arco temporale esteso, è difficile l’orientamento, come dimostra una segnaletica ridondante e complicata, la struttura modulare collegata a una spina centrale, nella quale trovare tutti i servizi di supporto al visitatore, permette un chiaro orientamento e un’alternanza di spazi di visita dell’esposizione vera e propria a spazi di servizio, di ristoro e di intervallo. La rappresentazione della “strada” centrale nel progetto di Piano, ne è la testimonianza più evidente: nella prospettiva i visitatori si affacciano da più livelli su uno spazio caratterizzato prevalentemente dal verde, relegando la “merce” esposta nei singoli padiglioni adiacenti. Il progetto rispecchia il carattere del Crystal Palace di Londra, uno dei suoi più importanti precursori. Il progetto quindi non parte da nessuna esigenza celebrativa o rappresentativa, l’architettura è pura e scarna tecnica costruttiva, senza applicazione di elementi stilistici. Si tiene invece conto principalmente delle esigenze del visitatore e della economicità dell’utilizzo e della gestione.

- Possibilità di realizzare contemporaneamente ed autonomamente manifestazioni di diversa natura e dimensione; - Rapidità e facilità di allestimento e smontaggio senza interferenze con le esposizioni in atto; - Flessibilità nell’utilizzazione degli spazi e dei servizi, dislocati strategicamente in modo da rendere appetibili le aree espositive all’interno dei padiglioni; - Facilità di orientamento per il pubblico; - Semplicità e indipendenza degli schemi di circolazione dei mezzi privati, di quelli pubblici e del traffico merci. Il progetto evidenzia già una perfetta consapevolezza di quelle che sono le esigenze di una moderna fiera: non riuscendo a prevedere con precisione le esigenze di spazio delle future manifestazioni, la modularità dei padiglioni, che permette eventi di tutte le dimensioni, dalla più piccola (utilizzando il singolo padiglione) alla più grande (con l’utilizzo di tutti), appare la soluzione più adeguata anche in termini di gestione ed economicità.

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1 Schema infrastrutturale 2 L’asse centrale 3 Documentazione del progetto 4 Planimetria

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Nuovi Poli Fieristici

Nuova Fiera di Lipsia > pag. 58 Fiera di Rimini > pag. 70 Fiera di Lillestrøm > pag. 80 Nuova Fiera di Friedrichshafen > pag. 88 Centro Espositivo di Bilbao > pag. 98 Fiera di Milano > pag. 108 Fiera di Roma > pag. 116 Nuova Fiera di Stoccarda > pag. 126



Fiera di Rimini

Architetti: von Gerkan, Marg und Partner, Amburgo

Committente: Ente Autonomo Fiera di Rimini

Realizzazione: 1999-2001

Progetto strutturale: Favero e Milan Ingegneria, Mirano-Venezia Schlaich, Bergmann und Partner, Stoccarda

Concorso: 1997, 1° premio

Numero di padiglioni: 12

Coordinamento locale: Clemens F. Kusch, Venezia

Superficie lorda: 130.134 mq Superficie espositiva: 82.000 mq Costo: ca. 93 milioni Euro Ampliamento: due padiglioni doppi, 2001-2003 Foto: Klaus Frahm, Heiner Leiska

Con l’assegnazione del primo premio al concorso per la realizzazione della nuova fiera di Rimini, si offre allo studio von Gerkan, Marg und Partner, immediatamente dopo il completamento della Nuova Fiera di Lipsia, un’altra occasione di costruire un polo fieristico completamente ex-novo. Nella patria dell’architettura classica gli architetti attingono al vocabolario della tradizione con un’impostazione generale di tipo assiale e nella definizione dei singoli elementi tipologici di cui è formato il complesso fieristico: padiglioni con volte a botte, cupole, portici, cortili e aule colonnate richiamano le forme archetipiche dell’architettura pur rimanendo sempre il risultato di soluzioni funzionali e costruttive contemporanee. Quattro esili torri d’acciaio e vetro, illuminate di notte con luce blu, sono il simbolo della fiera: ben visibili da lontano fanno riferimento alle torri gentilizie, tipiche delle città medievali dell’Italia centrale. Posizionate davanti all’ingresso principale, accolgono il visitatore, dopo il passaggio sotto la linea ferroviaria, su un vasto piazzale dal quale si accede alla fiera, agli uffici amministrativi nelle due ali laterali e all’anello di accesso carrabile ai padiglioni, nonché alla fermata ferroviaria, realizzata appositamente per la fiera. Il complesso ha una chiara impostazione simmetrica, organizzata secondo lo schema “a doppio pettine”, risultato il più funzionale per l’organizzazione degli spazi espositivi. Dall’ingresso principale, situato sull’asse centrale, si accede ad una sala colonnata e da questa, sui due lati, ai padiglioni espositivi nonché alla cupola centrale, alle sale conferenza, ai ristoranti e agli altri servizi. Due ulteriori ingressi, sui due lati est ed ovest, collegati con vaste aree parcheggio, permettono un’ottimale flessibilità e gestione degli eventi fieristici. Dopo l’ampliamento, con due padiglioni doppi attestati sugli ingressi laterali, sedici ambienti espositivi offrono circa 110.000 mq di superficie per fiere ed eventi che possono svolgersi anche contemporaneamente, grazie ai tre ingressi di accesso separati. I padiglioni

sono illuminati da luce naturale attraverso le facciate laterali vetrate e da lucernari in copertura, ma possono essere oscurate completamente se necessario. Piccoli padiglioni di raccordo e il colonnato assicurano al visitatore un passaggio coperto e continuo attraverso tutta la fiera. I padiglioni, disposti sui due lati dei lunghi colonnati che circondano i vasti specchi d’acqua, sono monoplanari e hanno coperture voltate a botte in legno lamellare. Le volte a losanghe sono un riferimento alle costruzioni degli anni ’20 dell’ingegnere tedesco Friedrich Zollinger e dell’ingegnere italiano Pier Luigi Nervi. Le travi, alte solo 80 cm, hanno tutte le stesse dimensioni formando una rete omogenea di losanghe, che copre il padiglione senza sostegni intermedi per una superficie di 60×100 m. Per la costruzione della cupola, il cuore della fiera, la tecnica costruttiva utilizzata per i padiglioni, è stata ulteriormente affinata. Lo spazio circolare, con un diametro di 30 m alla base, contornato da una doppia fila di colonne, è coperto con una cupola lignea composta da elementi di varie dimensioni che formano una rete a losanghe che si stringe verso il lucernario centrale. Il pavimento in grès è abbassato di alcuni gradini rispetto al livello circostante e riporta, intarsiato, il michelangiolesco motivo della piazza del Campidoglio.

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Nuova Fiera di Friedrichshafen

Architetti: von Gerkan, Marg und Partner, Amburgo Progetto strutturale: Hochtief, Essen Architettura del paesaggio: Studio Land, Milano

Committente: Internationale Bodensee-Messe Friedrichshafen GmbH Concorso: 1998/99, 1° premio

A nord della città di Friedrichshafen, di fronte all’aeroporto e all’hangar degli zeppelin, è stato realizzato, a partire dall’anno 2000, il nuovo quartiere fieristico su progetto dello studio von Gerkan, Marg und Partner. L’impostazione planimetrica è quella classica dello schema a “doppio pettine” con l’ingresso principale situato sul lato ovest. Il foyer d’ingresso coperto con piramidi di vetro, oltre a fornire i servizi d’accesso, serve come luogo d’incontro e comunicazione per ospitare eventi e ricevimenti, mentre sulla galleria superiore si trovano sale per congressi e riunioni di varie dimensioni. L’attico è decorato con vedute panoramiche del lago di Costanza che ha dato il nome alla fiera. In analogia al quartiere fieristico di Rimini, il cui progetto risale a pochi anni prima, i padiglioni espositivi sono affiancati a un lungo colonnato che cinge un grande cortile per esposizioni all’aperto e offre ai visitatori della fiera un percorso esterno coperto. Il primo progetto prevedeva sei padiglioni “standard” e un padiglione “speciale” con superficie e altezza utile maggiori, direttamente collegato con il foyer d’ingresso. I padiglioni “standard” sono monoplanari e coperti, senza pilastri intermedi, da volte a botte sostenute da grandi archi in legno lamellare. La copertura è staccata formalmente dalle pareti laterali (realizzate in elementi prefabbricati e setti in cemento armato) tramite una serie di finestre a nastro che conferiscono allo spazio un’impressione di grande leggerezza. Le facciate in vetro, le finestre e il lucernario centrale garantiscono l’illuminazione naturale. L’amministrazione della fiera è situata in un edificio a pianta quadrata, in posizione separata rispetto al percorso fieristico. Le facciate sono caratterizzate da una maglia bianca, derivante dalla struttura in cemento armato e da superfici vetrate rivestite con brise-soleil in griglie metalliche. In corrispondenza dei due piani inferiori, la facciata in vetro retrocede, mentre gli elementi verticali

Realizzazione: 2000-2002 Superficie lorda: 95.000 mq Volume lordo: 1.221.000 mc Numero di padiglioni: 12 Foto: Jürgen Schmidt, Achim Mende

continuano in forma di esili pilastri, formando un portico. Sopra l’attico, anch’esso retrocesso rispetto al file esterno, si trova il logo della fiera ben visibile da lontano. Un anno dopo l’inaugurazione, il quartiere è stato ampliato con due padiglioni con coperture piane e, dopo altri sei anni, con un ulteriore ampliamento sul lato est, che comprende un foyer d’ingresso con adiacenti sale conferenza e due padiglioni con volta a botte.

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Fiera di Milano

Architetti: Massimiliano e Doriana Fuksas, Roma

Committente: Fondazione Fiera Milano

Realizzazione: 2002-2005

Progetto strutturale: Mero GmbH & Co., Würzburg Schlaich, Bergmann und Partner, Stoccarda

Concorso: 2002, 1° premio

Numero di padiglioni: 8 (6 monoplanari, 2 biplanari)

Progetto esecutivo: Studio Altieri, Vicenza Impresa generale: Astaldi S.p.a., Vianini S.p.a., Pizzarotti S.p.a.

Nel 2001 è stato indetto il concorso internazionale per la progettazione e la realizzazione della nuova fiera di Milano sulla base di un masterplan, redatto dall’ente fieristico stesso, con il quale veniva definita l’impostazione generale del nuovo complesso. Il vecchio quartiere fieristico, sviluppatosi nel centro della città, nella zona alle spalle del Castello Sforzesco, a partire dalla prima edizione della fiera campionaria del 1932, viene sostituito ora con un polo espositivo situato alla periferia di Milano, nei comuni di Rho e Pero. Il nuovo quartiere rappresenta la più grande area fieristica realizzata attraverso un progetto unitario e con i suoi 345.000 mq espositivi è il secondo polo fieristico, per dimensioni, dopo la Deutsche Messe di Hannover. Il segno distintivo del progetto vincente del team guidato da Massimiliano Fuksas è la grande vela vetrata, con la quale si è voluto dare identità al luogo e affermare l’immagine di Milano come città della modernità e della moda. La struttura in acciaio e vetro lunga quasi 1,5 km si riferisce, nella sua ricchezza di forme, a elementi della natura formando crateri, colline, dune e onde. Le strutture che sorreggono la copertura si diramano nelle sue parti superiori come chiome di un albero. All’asse centrale di distribuzione, sotto la scultura in vetro, si accede da due ingressi posti alle estremità est e ovest nonché da un ulteriore ingresso centrale. Lungo la spina principale sono allineati gli otto padiglioni espositivi, di cui due centrali biplanari e più di 60 altri volumi con forme diverse per le varie funzioni necessarie. Il percorso interno si sviluppa su due livelli: quello inferiore riservato ai visitatori della fiera e alla logistica, e quello superiore, dal quale si percepisce appieno la vela vetrata, che ha la funzione di una passeggiata pubblica, dalla quale è possibile scendere e accedere ai piani espositivi dei padiglioni. Sotto il tetto di vetro e sullo sfondo del rivestimento riflettente in acciaio inox dei padiglioni, si passeggia

Superficie lorda: 1.000.000 mq

Superficie espositiva: 345.000 mq, 60.000 mq all’aperto Foto: Archivio Fuksas, Ramon Prat

come nella famosa Galleria Vittorio Emanuele II del centro di Milano. Gli immensi volumi di ca. 36.000 mq sono suddivisibili in porzioni più piccole, coperti da una semplice struttura reticolare in acciaio e illuminati da lucernari a forma di tronchi di cono dal diametro di 40 m, che alludono, nel profilo, al paesaggio delle Alpi, visibili sullo sfondo della città. Tutta l’impiantistica si trova all’interno dei padiglioni su gallerie laterali. Il livello inferiore ospita bar e diversi servizi, per visitatori e allestitori; quelli superiori, con una superficie di 33.000 mq per piano, sono accessibili dai mezzi attraverso una rampa su colonne a forma di coni. La fiera è completata funzionalmente da un centro congressi, con un auditorium ovale di 750 posti e altre dieci sale di diverse dimensioni, per un totale di 8.000 posti. Sul lato nord si trova la cosiddetta “entrata d’onore”, che porta direttamente al foyer, coperto anch’esso da una costruzione in acciaio, vetro e alluminio, che forma un cratere alto 37 m, divenuto insieme alla vela il nuovo simbolo della fiera.

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108. Vista sulla vela vetrata lunga 1,5 km che copre l’asse centrale e forma crateri, dune e onde. 110. Il cratere alto 37 m sul foyer del centro congressi: nuovo simbolo della fiera. 111 in alto. La nuova fiera si trova alla periferia di Milano sull’area di una raffineria dismessa. Sullo sfondo le Alpi cui fanno riferimento i lucernari dei padiglioni. in basso. La vela vetrata viene sorretta da colonne a forma di alberi. Vicino agli ingressi il tetto forma dei crateri che arrivano fino a terra.

Nuovi Poli Fieristici Fiera di Milano


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Fiera di Roma

Architetti: Studio Valle, Roma Progetto strutturale: Ufficio Tecnico Lamaro, E. Clementoni, M. Majowiecki, Roma

Committente: Fiera di Roma S.p.a., Aga S.r.l., Lamaro Appalti S.p.a.

Realizzazione: 2000-2006 Superficie lorda: 212.000 mq Volume lordo: 735.753 mc Numero di padiglioni: 14 Foto: Andrea Jomolo

La nuova fiera di Roma si trova nelle vicinanze dell’aeroporto internazionale Leonardo Da Vinci, ben collegata sia alla rete stradale che alla linea ferroviaria con una fermata dedicata. Il quartiere interessa una vasta area ed è organizzato secondo il classico modello distributivo di padiglioni monoplanari su entrambi i lati di un asse centrale che corre da est a ovest. L’asse di distribuzione è leggermente sfalsato in corrispondenza dell’ingresso principale, dove si trovano i servizi di accoglienza e gli uffici amministrativi. L’asse centrale si configura come una lunga galleria coperta ma non chiusa sui lati, rialzata di 6 m rispetto al piano espositivo. Analogamente alla nuova fiera di Milano, il livello inferiore è dedicato alla logistica di allestimento, e la copertura conferisce varietà al lungo percorso rettilineo. A Roma però il livello superiore serve esclusivamente al percorso dei visitatori, senza offrire funzioni e servizi aggiuntivi. La copertura del percorso centrale, realizzata con nastri metallici tesi fra pilastri, ricorda i teli che vengono installati sulla vicina spiaggia e, con la sua altezza variabile, scandisce il ritmo al percorso lungo 1,8 km. Nell’intradosso lucido dei nastri, con uno spessore di appena 1,2 mm, si rispecchia la vivace attività fieristica. Agli estremi della galleria, i supporti in tubolari d’acciaio verniciati di bianco, a forma di cavalletti, sono sostituiti da grandi strutture a “V” che si aprono come ventagli segnalando e coprendo gli ingressi. I padiglioni monoplanari di lunghezza variabile, ma larghezza sempre uguale, sono coperti da archi ribassati, realizzati con una struttura reticolare in tubi d’acciaio appoggiati su pilastri in cemento armato integrati nelle pareti longitudinali. In copertura sono previsti lucernari in corrispondenza delle travi per l’evacuazione dei fumi e l’illuminazione naturale dei padiglioni, altrimenti privi di superfici vetrate. Il visitatore, entrando dal livello superiore della galleria direttamente nel padiglione, ne percepisce il chiaro volume

e riesce a orientarsi fra gli stand espositivi, prima di scendere al livello espositivo attraverso le scale laterali. Anche qui i colori sono attenuati: bianco e grigio, per esaltare le soluzioni strutturali e lasciare che gli elementi espositivi portino colore nell’ambiente. Il cubo di acciaio e vetro alto cinque piani, collocato fra i padiglioni, ospita al piano terra la hall d’ingresso con tutti i servizi per i visitatori provenienti dalla vicina fermata ferroviaria, mentre ai piani superiori si trovano gli uffici dell’amministrazione, ristoranti e altri spazi di servizio.

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116. Nell’intradosso lucido dei nastri metallici della galleria viene riflessa la vivace attivitĂ fieristica. 118-119 in alto. Vista della nuova fiera di Roma. I padiglioni sono organizzati in modo chiaro lungo un asse centrale. in basso. La galleria per i visitatori rialzata di 6 m da cui è possibile godere di una buona vista sull’area fieristica e sul paesaggio romano circostante.

Nuovi Poli Fieristici Fiera di Roma


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Fiera di Francoforte Padiglione 11 e Portalhaus ovest

Architetti: HASCHER JEHLE Architektur, Berlino

Committente: Messe Frankfurt Venue GmbH & Co. KG

Progettazione: 2006-2009

Progetto strutturale: RPS Remmel + Sattler Ingenieurgesellschaft mbH, Francoforte sul Meno

Concorso: 2006, 1° premio

Superficie lorda: 120.100 mq

Premi: pbb Architekturpreis 2010, menzione speciale; Deutscher Holzbaupreis 2011, menzione speciale

Volume lordo: 875.300 mc

Realizzazione: 2007-2009

Superficie espositiva: 24.000 mq su due piani Costo: ca. 170 milioni Euro (2009) Foto: Svenja Bockhop, Matthias Könsgen

Con il padiglione 11 e il Portalhaus, il nuovo edificio d’ingresso, viene ampliato e completamente ridefinito il lato ovest del quartiere fieristico, cresciuto nel tempo con un’architettura disomogenea e priva di un disegno d’insieme. Il nuovo padiglione assume il ruolo di mediazione tra l’adiacente quartiere residenziale, con edifici a quattro piani, e l’architettura a grande scala della fiera. Di questa particolare condizione il progetto tiene conto attraverso un’articolazione che accentua l’orizzontalità: lo zoccolo massiccio è realizzato in cemento armato a vista con scanalature orizzontali, la facciata del piano superiore, rientrante, è rivestita con lunghe lastre orizzontali di vetro, mentre il tetto piano rimane lontano dalla scala “gigante” e dall’abituale immagine tecnologica delle strutture fieristiche, diversamente dal vicino padiglione 3. Il Portalhaus, con le pareti oblique del portale e le facciate in vetro trasparente, è chiaramente riconoscibile come nuova entrata. Dallo spazio interno su quattro livelli, si diramano, tramite passerelle, gallerie, scale mobili e ascensori panoramici, i diversi percorsi dei visitatori, che nonostante si incrocino su vari livelli, non pregiudicano la chiarezza dell’orientamento, facilitato dallo spazio aperto e dalla leggibilità dei passaggi. La texture di linee stampate sul rivestimento in vetro delle pareti esterne laterali allude al ruolo che ha il Portalhaus nel gestire i diversi percorsi. Per una questione di tempi di realizzazione, il padiglione biplanare è stato costruito con elementi prefabbricati in cemento armato, la cui dimensione massima è stata determinata dalle possibilità di trasporto e di montaggio. Al piano terra lo spazio espositivo è suddiviso in tre campate da due file di pilastri. La zona superiore non ha sostegni intermedi ed è coperta da una struttura in travi reticolari di legno lamellare con una luce di 79 m. Le travi, alte quasi 7 m con gli sbalzi rastremati, conferiscono al tetto la sua forma caratteristica: lievemente staccato da un fregio rientrante, la copertura appare sospesa sopra l’edificio priva di peso. 184 185



Fiera di Torino, Lingotto Ristrutturazione e ampliamento

Architetti: Renzo Piano Building Workshop, Genova

Committente: Fiat S.p.a., Torino

Realizzazione: 1991-2002

Concorso: 1983, 1° premio

Superficie lorda: ca. 70.000 mq

Studio di fattibilità: 1985

Numero di padiglioni: 4 Superficie espositiva: ca. 50.000 mq Foto: Enrico Cano

L’imponente edificio industriale del Lingotto, realizzato negli anni ’20 in elementi modulari prefabbricati in cemento armato, è stato considerato a suo tempo il più grande e moderno edificio industriale d’Europa. Nell’enorme complesso produttivo della FIAT, lungo 500 m e alto cinque piani, che porta il nome del quartiere, si trovavano le varie linee di montaggio delle automobili che poi venivano collaudate sulla famosa pista sul tetto dell’edificio. Nel 1983 la produzione all’interno del Lingotto è cessata ed è stata trasferita altrove. Era quindi necessario individuare una nuova destinazione per una superficie che, con mezzo milione di metri quadrati, è confrontabile con le dimensioni di un intero quartiere urbano. Nella riutilizzazione era importante conservare il carattere del fabbricato strettamente legato alla storia di Torino. In seguito a un concorso internazionale è stata definita una combinazione di funzioni sia di carattere pubblico che privato e il progetto è stato affidato all’architetto Renzo Piano. Negli spazi produttivi dismessi, ora si trovano, oltre alla fiera, anche un auditorium, un centro commerciale, un cinema, aule universitarie, bar, ristoranti e un albergo. Sulla copertura, la sala riunioni vetrata a forma di bolla e il cosiddetto “scrigno” con la collezione Agnelli, caratterizzano il nuovo skyline della città. Gli spazi espositivi si trovano nella parte sud del complesso: uno dei padiglioni è all’interno del Lingotto, altri tre sono inseriti in una stecca ortogonale adiacente. Le parti laterali della zona espositiva all’interno dell’edificio esistente sono condizionate nell’utilizzo da un gran numero di pilastri, mentre quella posta al centro, sottostante una grande copertura vetrata, è priva di sostegni. Nella zona centrale della stecca la luce naturale entra attraverso lucernari, mentre tutti gli impianti a servizio degli stand espositivi sono distribuiti tramite cassette gialle collocate sui pilastri in cemento armato a vista. Lo spazio espositivo all’interno del vecchio fabbricato, limitato nelle possibilità d’uso a causa del soffitto

basso e dell’alto numero di pilastri, risulta comunque affascinante per aver mantenuto inalterato il carattere proprio dell’edificio industriale che viene sottolineato dai soffitti rivestiti con vele bianche e dall’illuminazione indiretta ottenuta tramite faretti orientati verso l’alto, disegnati appositamente da Renzo Piano. I due padiglioni laterali della stecca sono semplici strutture in cemento armato concepite come “black-box”. Attraverso il controsoffitto si intravedono gli impianti con i grandi tubi di aerazione blu. In ognuno dei padiglioni di nuova realizzazione si trovano sale per riunioni all’interno di colorate scatole. Una galleria, che ospita gli uffici amministrativi della fiera, sale riunione per gli espositori, nonché ristoranti e servizi, serve come elemento di connessione e foyer.

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Fiera di Ambugro Ampliamento e riqualificazione

Architetti: ingenhoven architects, Düsseldorf

Committente: HMC Hamburg Messe und Congress GmbH, Amburgo

Realizzazione: 2004-2008

Progetto strutturale: Werner Sobeck Ingenieure, Stoccarda

Concorso: 2003, 1° premio

Numero di padiglioni: 7

Premi: Best Architects 11 Award 2010

Superficie espositiva: 87.000 mq, 6.000 mq all’aperto

Superficie lorda: 160.000 mq

Foto: Hans-Georg Esch

Per l’ampliamento e la ristrutturazione di questo quartiere fieristico storico, situato nel centro di Amburgo, è stato importante riuscire a creare una soluzione adeguata per integrare parti nuove ed esistenti. Con il nuovo Messeplatz sotto la torre della televisione, il ponte pedonale in vetro e il boulevard della fiera, sono stati creati nuovi spazi cittadini, che vengono utilizzati non solo dai visitatori della fiera e che rappresentano un miglioramento del contesto urbano complessivo. La nuova loggia in vetro assomiglia ad una grande vetrina e permette ai passanti di curiosare all’interno e osservare l’attività fieristica. L’area dell’ampliamento ovest è collegata con la parte vecchia della fiera tramite un ponte pedonale in vetro che attraversa la Karolinenstraße. Su questo lato si trovano, accessibili direttamente dal Messeplatz, il nuovo ingresso principale e gli uffici amministrativi, nonché i quattro padiglioni monoplanari, concepiti esclusivamente per eventi espositivi. Questi edifici sono sobri ed essenziali e si possono suddividere tramite pareti scorrevoli in unità più piccole da usare contemporaneamente durante più manifestazioni. Due padiglioni sono collegati da un cortile interno coperto con una volta vetrata dal quale si scorgono i bar e i ristoranti collocati sul retro della loggia d’ingresso. Nell’area est sono state demolite otto vecchie costruzioni e sostituite da tre strutture nuove, mentre quattro padiglioni biplanari degli anni ’80 sono stati conservati e integrati nel nuovo complesso. Una galleria vetrata che segue l’andamento curvo della strada garantisce il collegamento di tutte le strutture. L’elemento unificante del nuovo e del vecchio è rappresentato da una copertura costituita da una sequenza di volte a botte ribassate che unisce i diversi padiglioni e i collegamenti, oltre ad inglobare un edificio storico in mattoni a vista, esterno alla fiera. Con l’altezza limitata e la luce di solo 20 m la facciata si inserisce perfettamente

nella scala urbana delle costruzioni adiacenti. La struttura della singola volta a botte è realizzata da un guscio di legno e acciaio verniciato di bianco che poggia su pilastri e travi in acciaio, anch’essi bianchi. La copertura uniforme e gli elementi di collegamento uniscono gli edifici vecchi e nuovi creando una struttura dalla tipologia compatta che si adegua a quella di molte fiere inserite in contesti urbani.

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Appendice

Quartieri fieristici a confronto > pag. 270 Pratica e teoria della progettazione di quartieri fieristici > pag. 274 Dieci parametri per la progettazione di un polo fieristico > pag. 286


7. Fiera di Barcellona Gran Via

8. Fiera di Valencia

9. Parigi Porte de Versailles

prima esposizione: 1888 anno di fondazione fiera campionaria: 1932 Esposizioni universali: 1929 numero di padiglioni: 8 padiglioni a più piani: 1 superficie espositiva (lorda): 240.000 mq ultimo ampliamento: 2011

anno di fondazione della fiera campionaria: 1919 padiglioni a più piani: 4 superficie espositiva (lorda): 230.837 mq ultimo ampliamento: 2007

prima esposizione: 1793 anno di fondazione della fiera campionaria: 1904 Esposizioni universali: 1855, 1867, 1878, 1889, 1900, 1937 numero di padiglioni: 8 superficie espositiva (lorda): 227.380 m

10. The NEC Birmingham

11. Fiera di Bologna

anno di fondazione: 1976 numero di padiglioni: 21 superficie espositiva (lorda): 201.634 mq

anno di fondazione della fiera-mercato: 1888 anno di fondazione della fiera campionaria: 1927 numero di padiglioni: 18 padiglioni a più piani: 3 superficie espositiva (lorda): 200.000 mq

13. Nuova Fiera di Monaco di Baviera

14. Centro fieristico di Basilea

15. Fiera di Berlino

prima esposizione: 1819 anno di fondazione della fiera campionaria: 1949 numero di padiglioni: 17 superficie espositiva (lorda): 180.000 mq nuova costruzione: 1998 ultimo ampliamento: 2009 (Entrata nord-ovest)

anno di fondazione della fiera campionaria: 1917 numero di padiglioni: 5 padiglioni a più piani: 4 superficie espositiva (lorda): 162.000 mq ultimo ampliamento: fino al 2013

prima esposizione: 1822 numero di padiglioni: 26 padiglioni a più piani: 9 superficie espositiva (lorda): 160.000 mq ultimo ampliamento: 2003 (entrata principale sud)

Quartieri Fieristici a confronto

12. IFEMA Fiera di Madrid, Parque Ferial Juan Carlos I anno di fondazione della fiera campionaria: 1981 numero di padiglioni: 12 superficie espositiva (lorda): 200.000 mq superficie espositiva (lorda): 200.000 mq


16. Centro Fieristico di Norimberga

17. Fiera di Verona

18. Fiera del Levante, Bari

anno di fondazione della fiera campionaria: 1950 numero di padiglioni: 12 padiglioni a più piani: 2 superficie espositiva (lorda): 160.000 mq ultimo ampliamento: 2010

anno di fondazione della fiera-mercato: 1633 anno di fondazione della fiera campionaria: 1898 numero di padiglioni: 13 superficie espositiva (lorda): 143.000 mq ultimo ampliamento: 2009

anno di fondazione della fiera campionaria: 1930 numero di padiglioni: 77 superficie espositiva (lorda): 120.000 mq

19. BVV Brno

20. Fiera di Roma

21. Fiera di Barcellona Montjuïc

numero di padiglioni: 18 superficie espositiva (lorda): 119.281 mq

anno di fondazione della fiera campionaria: 1917 numero di padiglioni en: 14 superficie espositiva (lorda): 118.910 mq nuova costruzioni: 2006

prima esposizione: 1888 anno di fondazione della fiera campionaria: 1932 Esposizioni universali: 1929 numero di padiglioni: 8 padiglioni a più piani: 2 superficie espositiva (lorda): 115.211 mq

22. Expo Bruxelles

23. MTP Poznafi

24. Fiera di Essen

anno di fondazione della fiera campionaria: 1920 Esposizioni universali: 1897, 1910, 1935, 1958 numero di padiglioni: 12 padiglioni a più piani: 1 superficie espositiva (lorda): 114.445 mq ultimo ampliamento: 1998

anno di fondazione della fiera campionaria: 1920 Esposizioni universali: 1897, 1910, 1935, 1958 numero di padiglioni: 12 padiglioni a più piani: 1 superficie espositiva (lorda): 114.445 mq ultimo ampliamento: 1998

anno di fondazione della fiera campionaria: 1913 numero di padiglioni: 18 padiglioni a più piani: 4 superficie espositiva (lorda): 110.000 mq ultimo ampliamento: 2000

25. Fiera di Rimini

26. Centro Espositivo di Bilbao

27. Fiera di Stoccarda

numero di padiglioni: 16 superficie espositiva (lorda): 109.000 mq nuova costruzione: 2001 ultimo ampliamento: 2003

numero di padiglioni: 6 superficie espositiva (lorda): 108.000 mq

prima esposizione: 1818 numero di padiglioni: 9 superficie espositiva (lorda): 105.200 mq nuova costruzione: 2007

28. Ginevra Palexpo

29. Fiera di Lipsia

30. Eurexpo Lione

prima esposizione: 1905 numero di padiglioni: 7 superficie espositiva (lorda): 102.470 mq ultimo ampliamento: 2003

prima esposizione: 1165 prima fiera campionaria del mondo: 1895 numero di padiglioni: 5 superficie espositiva (lorda): 101.200 mq nuova costruzione: 1995

anno di fondazione della fiera-mercato: 1420 anno di fondazione della fiera campionaria: 1916 numero di padiglioni: 13 superficie espositiva (lorda): 100.775 mq

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Pratica e teoria della progettazione di quartieri fieristici Conversazione tra gli architetti Clemens Kusch e Volkwin Marg

Clemens Kusch: Professor Marg, tutti conoscono l’espressione: “learning by doing”. Da ventʼanni lei, con il suo studio gmp, progetta e costruisce poli fieristici. Ha iniziato con il progetto pilota della riunificazione tedesca, la nuova fiera di Lipsia, alla quale si sono aggiunte Hannover, Düsseldorf, Friedrichshafen, poi Rimini, Verona ed Arezzo in Italia, quindi in Cina i complessi di Nanning, Shenzhen, Xian ed attualmente lavora a São Paulo in Brasile, Teheran in Iran, Kiev in Ucraina e all’Expocentr di Mosca / Vnukovo in Russia – per non parlare degli innumerevoli studi e concorsi per altri complessi fieristici in tutto il mondo. Cosa le ha insegnato l’esperienza pratica della progettazione e della costruzione?

gli espositori, ivi compresi la logistica, il trasporto, una tipologia costruttiva funzionale, adeguati impianti per luce, aria, riscaldamento, raffreddamento, rifornimento e smaltimento e, last but not least, alla significatività architettonica, nonché agli ambienti interni che rendono una fiera attraente per i visitatori e più piacevole la loro permanenza.

Volkwin Marg: “Learning by doing” è l’espressione chiave della sua domanda e sarà anche lo spunto per la mia risposta. Ventʼanni di confronto e collaborazione con i miei committenti che gestiscono e organizzano fiere e che hanno la necessità di orientarsi nelle condizioni mutevoli ed estremamente dinamiche di un mercato sempre più concorrenziale. E ventʼanni di esperienza di costruzione in continenti completamente diversi, con le loro particolari culture costruttive, zone climatiche e mentalità – tutto questo mi ha insegnato a fare dei confronti tra le conoscenze del passato e quelle del presente e, da qui, dedurre cosa è fondamentale e cosa superfluo nel progettare una fiera.

VM: Il noto principio secondo il quale “commercio è trasformazione” si è confermato proprio negli ultimi decenni. Lei ha esposto come il fulcro del settore fieristico si sia spostato dalla vendita della merce, all’esposizione campionaria prima e alla manifestazione di carattere prevalentemente informativo. Nel frattempo si sono aggiunte alle manifestazioni tradizionali, i cosiddetti “eventi”, le convention politiche, quelle per lo sport e l’intrattenimento. Prevale quindi sempre di più lʼesigenza di rafforzare lo scambio d’informazioni e questo comporta l’aumento dell’offerta di spazi per seminari, conferenze e grandi congressi. Soprattutto l’interconnessione tra fiere e congressi prospetta future sinergie interessanti e redditizie, sia operative che commerciali. Ancora durante la fase costruttiva della nuova fiera di Lipsia dal 1993 al 1996, il programma congressuale è stato triplicato e costituisce ora (in un’interazione flessibile con la hall vetrata centrale per eventi e il grande padiglione multifunzionale per riunioni di massa fino a 15.000 ospiti) un’offerta indispensabile per l’integrazione funzionale con la normale attività espositiva. Il fatto che anche in Estremo Oriente sono considerati sempre più importanti

CK: A cosa si riferisce in particolare? VM: Mi riferisco ai diversi livelli della progettazione: alla definizione, alla verifica e allo sviluppo di uno schema funzionale e distributivo nella ricerca di sinergie prioritarie; all’organizzazione operativa dell’attività espositiva vera e propria, con gli impianti richiesti da espositori e visitatori; all’infrastruttura tecnica per Pratica e teoria della progettazione di quartieri fieristici

CK: Iniziamo con la definizione, la verifica e lo sviluppo dello schema funzionale e distributivo. Nel corso degli ultimi decenni abbiamo assistito a molti cambiamenti nel settore fieristico. Quali sono i più importanti?


Clemens Kusch con Volkwin Marg (a destra)

i congressi, i convegni e i seminari che accompagnano le fiere, è dimostrato dal nostro complesso fieristico di Shenzhen in Cina. A causa della superficie del lotto molto limitata, l’irrinunciabile centro congressi ha dovuto trovare collocazione al di sopra dei padiglioni espositivi in posizione sopraelevata e centrale. È importante considerare nel progetto che le attività fieristiche e congressuali possano operare sia in modo separato sia congiunto. Nella fiera di Monaco di Baviera è stata trovata una soluzione molto pratica che offre molteplici possibilità di combinazione. Nel mio ultimo progetto per lʼExpocentr di Mosca, questa promettente strategia è stata sviluppata in un sistema praticamente bi-frontale: su un lato si trova l’ingresso principale al “mall” della fiera, la galleria fiancheggiata su ambo i lati dai più piccoli padiglioni multifunzionali, mentre sul lato opposto si colloca l’accesso al centro congressi, con il proprio padiglione per gli eventi. Entrambi i lati sono collegati, sia per le esposizioni straordinarie sia per le convention, con il padiglione multifunzionale comune, a sua volta dotato di ingresso separato – il tutto collegato al centro della fiera, dove si incrociano il mall con i padiglioni espositivi. È quindi importante che tra esposizioni, congressi e manifestazioni venga creato un potenziale sinergico. Deve essere dunque possibile servire e gestire queste funzioni separatamente, ma anche poterle combinare liberamente.

se questi spazi si trovano all’interno del padiglione stesso, come per esempio nella zona d’ingresso del mall fieristico, oppure sul lato opposto. Se un grande centro congressi viene integrato all’interno di un complesso fieristico, gli spazi congressuali, per garantire la possibilità di una gestione separata, devono essere dotati di un proprio accesso diretto dall’esterno. Nel caso invece che non vi sia un collegamento diretto tra sala congressi e padiglione è necessario creare un ulteriore spazio espositivo all’interno del centro congressi. CK: Esistono casi che non rispettano questa regola come, per esempio, la fiera più piccola a Rimini o la grande fiera di Hannover.

CK: Il desiderio di unire esposizione e informazione ha sviluppato soluzioni molto diverse tra loro che variano dalla presenza di uno spazio per seminari all’interno del padiglione che ospita gli stand, fino al grande centro congressi più distanziato dalle zone espositive.

VM: Questo è dovuto alle relative dimensioni e situazioni locali. A Rimini, la zona congressi all’interno del nuovo quartiere fieristico è di dimensioni contenute, dal momento che la città vanta la più grande struttura congressuale d’Italia: il nuovo Palacongressi. L’enorme fiera di Hannover necessita invece, per via delle sue dimensioni quattro volte maggiori, di un proprio edificio congressuale, oltre a quello già esistente in città. Che questo si trovi però in mezzo ai padiglioni espositivi, senza accesso proprio dall’esterno, è svantaggioso per tutti gli utilizzi disgiunti dalle manifestazioni fieristiche. A Lipsia, Monaco di Baviera, Milano e nel nuovo Expocentr di Mosca, questo svantaggio è stato evitato già in partenza.

VM: Ci si aspetta comunque un’offerta di spazi per convegni nelle vicinanze dello stand espositivo, indipendentemente dal fatto che vi sia o meno un grande centro conferenze. Le distanze si accorciano

CK: Strutture di questa dimensione vengono raramente realizzate in un unico lotto. La Deutsche Messe ad Hannover è cresciuta per mezzo secolo fino a raggiungere la sua dimensione 274 275


1. Posizione e dimensione

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Nella progettazione ex-novo di una fiera o nello spostamento di una già esistente in una nuova area, la prima questione che si pone riguarda la scelta dell’ubicazione ideale per il quartiere fieristico. I fattori decisivi sono principalmente la disponibilità di un grande lotto e il collegamento con le vie di comunicazione. Una nuova fiera, per essere concorrenziale sul mercato internazionale, richiede almeno 100.000 mq di spazio espositivo coperto. Per definirne quindi le dimensioni complessive vanno considerate soprattutto la tipologia e la dimensione degli eventi da ospitare. Gli ambienti di servizio, quelli accessori e per la circolazione necessitano all’incirca della stessa superficie prevista per le esposizioni, ma possono essere in parte collocati su più piani, mentre per lo spazio espositivo è da privilegiare la soluzione monoplanare. In base alla posizione e al collegamento con le vie di comunicazione, dovrà essere disponibile un numero sufficiente di parcheggi su un unico livello, chiusi, a più piani o anche in strutture più semplici e aperte. I parcheggi interrati rappresentano un grosso fattore di costo e quindi converrà ricorrere a tale soluzione esclusivamente in caso di estrema mancanza di spazio o di alternative (come per esempio i parcheggi all’esterno, collegati attraverso un servizio shuttle con gli ingressi della fiera). Il lotto deve avere una dimensione adeguata e offrire potenzialità per eventuali ampliamenti futuri. Inoltre, non deve presentare grandi pendenze o dislivelli. Anche se alcune fiere interessanti dal punto di vista architettonico, come quelle di Stoccarda o di Nanning, non hanno un unico livello continuo, i dislivelli sono poco pratici e antieconomici per la gestione della fiera e richiedono investimenti importanti per ascensori, scale, rampe. che, a loro volta, occupano ulteriore spazio. Un buon collegamento infrastrutturale rappresenta un altro fattore particolarmente importante. Già nella loro tradizione storica Dieci parametri per la progettazione di un polo fieristico

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le fiere di maggiore successo erano ubicate su importanti arterie di collegamento. Una fiera ben funzionante deve quindi essere velocemente raggiungibile da visitatori ed espositori che, per le manifestazioni, arrivano anche da molto lontano. La vicinanza a un aeroporto internazionale e il collegamento alla rete stradale interregionale, oltre alla disponibilità di un numero sufficiente di parcheggi e un buon collegamento ferroviario sono fattori decisivi, spesso carenti anche nelle fiere esistenti. Un buon collegamento alla rete di trasporto pubblico permette di ridurre lo spazio necessario per i parcheggi e risparmiare così preziosa superficie del lotto. Un esempio di posizione ottimale è la fiera di Stoccarda, dove la grande area del nuovo complesso, si trova di fronte all’aeroporto ed è dotata di un eccellente collegamento a tutti i mezzi di trasporto. Anche l’offerta di un numero sufficiente di posti in alberghi, con prezzi adeguati e ben collegati alla fiera, gioca un ruolo importante nei costi che l'espositore deve sostenere per una partecipazione fieristica. Soprattutto per quelle trasferite in una nuova zona, fuori città, i collegamenti con il centro sono fondamentali affinché alberghi, ristoranti e altre attrazioni possano continuare a trarre profitto dal “business” della fiera.

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2. Layout generale

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Nella maggiorparte dei casi, i quartieri fieristici sono complessi “recintati” per garantire un migliore controllo degli ingressi e dell’intera area espositiva. Per questioni di sicurezza, questi non possono essere accessibili al di fuori delle manifestazioni fieristiche. Per questo e per le grandi dimensioni, non è facile integrarli nell’organismo urbano circostante, dove appaiono spesso come dei “corpi estranei” ed è preferibile scegliere ubicazioni extraurbane non residenziali. Nei nuovi quartieri fieristici europei lo spazio espositivo disponibile si articola generalmente in padiglioni modulari, che permettono disposizioni diverse, per offrire, in base alle esigenze, una superficie minore o maggiore per una o più manifestazioni, o per diverse manifestazioni, che possano svolgersi anche contemporaneamente. Il sistema modulare, composto da singoli padiglioni, offre i vantaggi della suddivisibilità: in base alle necessità di spazio è possibile “attivare” un numero diverso di padiglioni, con la possibilità di diversificarli anche solo per tematiche all'interno di una stessa manifestazione. Nei complessi con più padiglioni è possibile organizzare diversi ingressi, con il vantaggio che tutte le zone espositive possono essere fruite in maniera omogenea. Nel caso invece di diverse manifestazioni più piccole è possibile collegare i vari ingressi garantendo un utilizzo indipendente. I singoli padiglioni possono avere tutti la stessa dimensione, anche se spesso è necessario offrire strutture di diversa misura. In molti casi si prevedono numerosi padiglioni “standard” della stessa dimensione e uno “speciale”, spesso di dimensioni più grandi e con un’altezza netta maggiore, da utilizzare in occasioni particolari e manifestazioni con pubblico. Il layout maggiormente applicato è quello del sistema a “pettine” o “doppio-pettine”: i singoli padiglioni vengono disposti lungo un

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asse centrale di distribuzione. Questo sistema, derivato dai grandi impianti delle esposizioni universali, offre le condizioni ottimali per la disposizione degli ingressi, l’orientamento interno e la distribuzione dei visitatori e delle strutture di servizio. In questo caso gli schemi si trovano sui lati di testa dell’asse e, altre volte, su un ulteriore asse centrale trasversale. La disposizione dei padiglioni avviene su entrambi i lati o su uno solo e l’asse centrale può avere dimensioni più o meno estese, avere forma curva o ovale. La suddivisione in singoli padiglioni ha anche vantaggi per quel che riguarda i costi di gestione, in quanto i padiglioni vengono riscaldati o raffreddati soltanto nei momenti di effettivo utilizzo. Anche le qualità spaziali dei padiglioni, lʼilluminazione e la dotazione di aree di servizio, dovranno essere omogenee, per evitare la creazione di zone più o meno privilegiate.

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5. Padiglioni a uno o più piani

Padiglione monoplanare

Padiglione biplanare

Il padiglione espositivo ideale si sviluppa in maniera monoplanare senza salti di quota fra esterno e interno, consentendo in questo modo una circolazione dei visitatori e del traffico di servizio in modo semplice e veloce. Per gli organizzatori gli svantaggi dei padiglioni multipiano sono sia di natura funzionale che di natura economica, pertanto la scelta a favore di questi potrà essere presa esclusivamente in caso di mancanza di aree libere disponibili. Gli edifici multipiano hanno bisogno di un sistema complesso e costoso di rampe, scale, scale mobili e ascensori, per permettere il raggiungimento dei piani superiori – naturalmente in assenza di barriere architettoniche – da parte dei visitatori, ma anche degli espositori e allestitori. Per l’allestimento degli stand è infatti indispensabile che i mezzi e le forniture arrivino fino agli stand stessi e, in caso di padiglione multipiano, dovranno essere previste rampe per gli autotreni o grandi montacarichi, con costi aggiuntivi e ulteriore necessità di spazio. Anche i percorsi per i visitatori, indipendenti da quelli per gli espositori, devono essere dimensionati e organizzati per collegare tutti i livelli correttamente e in modo sufficiente, evitando così la creazione di spazi espositivi più o meno privilegiati. Nel caso di un padiglione multipiano il livello inferiore non può essere libero da pilastri, dato che i carichi elevati dei piani superiori non possono essere scaricati attraverso travi con elevate luci. Questo comporta una “valorizzazione” diversa degli spazi. A questi aspetti si aggiunge il problema delle vie di fuga con scale e percorsi supplementari e un complesso sistema di evacuazione dei fumi in caso d’incendio.

Dieci parametri per la progettazione di un polo fieristico

Padiglione triplanare


6. Sistema costruttivo della copertura Coperture con volte a botte affiancate

Copertura curva

Copertura curva ripetuta

Per coprire le grandi luci, necessarie per ottenere spazi il più possibile ampi e privi di pilastri intermedi, il sistema strutturale migliore appare essere la scelta di travi reticolari metalliche. Questa soluzione viene utilizzata molto frequentemente e con diverse geometrie: ci sono le travi piane con una luce di 32 m nella fiera di Milano e di 75 m a Lipsia, le coperture curve come nel padiglione 6 ad Hannover con una luce di 60 m e nel grande padiglione della fiera di Stoccarda con 127 m. Le travi a sezione lenticolare del padiglione 4 ad Hannover coprono 122 m. Raramente le travi vengono controsoffittate, il più delle volte la costruzione rimane a vista e viene utilizzata come supporto per l’illuminazione, per gli impianti di ventilazione e per i ganci di sostegno dei carichi. Le coperture appese o strallate danno unʼimpressione di leggerezza, come ad esempio nel padiglione 26 ad Hannover o nei padiglioni a Stoccarda, dove le coperture curve creano un interessante effetto spaziale. Le strutture portanti in legno vengono invece utilizzate meno frequentemente, trovano tuttavia unʼapplicazione interessante anche a livello formale con le coperture a volta con una maglia a losanghe nelle fiere di Rimini e di Friedrichshafen, dove le luci sono di circa 60 m, o nel padiglione 11 della fiera di Francoforte con la sua struttura reticolare in legno. Le coperture in calcestruzzo armato vengono utilizzate soprattutto per padiglioni multipiano con una griglia fitta di pilastri, come avviene nel livello più basso del padiglione triplanare della fiera di Valencia. In alcuni casi, le strutture delle coperture diventano il simbolo di riconoscimento della fiera oppure dei padiglioni fieristici, come la straordinaria copertura dei padiglioni 8/9 della fiera di Hannover con il suo aspetto sorprendentemente leggero, dove la struttura curva della copertura in acciaio e legno copre una superficie di più di 30.000 mq (135×235 m) priva di pilastri intermedi.

Copertura a travi lenticolari tipo “Fischbauch”

Copertura a travi piane

Volume a gradoni con travi piane

Copertura ad arco

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Indice Architetti ed ingegneri ACXT Arquitectos > 99 Adler & Olesch > 127 Arup Italia > 197 Ateliers Jean Nouvel > 197

Neck, Joseph van > 44 Nervi, Pier Luigi > 71 Noebel, Walter A. > 33, 227 Obermeyer Planen + Beraten > 42

Bartning, Otto > 35 Benevolo, Leonardo > 32 Betancourt, Agustín de > 15 Boll und Partner > 127 Büro uebele, visuelle Kommu­nikation > 127 Bystrup Architects and Designers > 81 Bystrup, Bregenhoj and Partner > 42 Catá, Enrique > 23 Cendoya, Pedro > 23 Code Unique > 31, 207, 214 Contamin, Victor > 24 COOP HIMMELB(L)AU > 49 Dutert, Charles Louis Ferdinand > 24 Ermisch, Richard > 208 Favero e Milan Ingegneria > 71 FCP – Fritsch, Chiari & Partner > 235 Fuksas, Doriana > 9, 109 Fuksas, Massimiliano > 9, 33, 109 Gapres > 177 Gerasimov, Evgeni > 44, 47 Gerber Architekten > 47 gmp · Architekten > 9, 31-33, 39, 45, 47, 50 f., 54, 59, 71, 89, 149, 157, 167, 299 Gogen, A. von > 15 Giura Longo, Tommaso > 32 Grimshaw, Nicholas > 31 Hascher Jehle Architektur > 31, 185 Helfreich, V. G. > 29 Herzog, Thomas > 31 Herzog & de Meuron > 44, 48 Herzog + Partner > 145 Hochtief > 89 Ian Ritchie Architects > 59 Ingenhoven architects > 251 Ito, Toyo > 39, 257 Jahn, Helmut > 9 Kaup, Scholz, Jesse + Partner > 42 Krämer, Carl > 33 Kusch, Clemens F. > 71 Laves, Georg Ludwig Friedrich > 149 Le Corbusier > 217 Leonhardt, Andrä und Partner > 127 Lesser, Ludwig > 208 Llavador, Tomás > 38, 241 Marg, Volkwin > 45, 274ff., 299 Mayr + Ludescher Beratende Ingenieure GmbH > 127 Melograni, Carlo > 32 Mendelsohn, Erich > 35 Mero GmbH & Co. > 109 Mies van der Rohe, Ludwig > 23, 26 Montferrand, Auguste de > 15 f. Mukhina, Vera > 29 Multiconsult AS > 81

Paxton, Joseph > 18, 63 Peichl & Partner Architekten > 235 Pelle, Klemens > 207 Piano, Renzo > 33, 38, 40, 217, 219 Poelzig, Hans > 31, 207 Polonyi und Partner > 59 Pryli ´nski, Tomasz > 12 Pusch, Oskar > 33 RSP Remmel und Sattler Inge­nieurgesellschaft mbH > 185 SAPS, Sasaki and Partners > 257 Schlaich Bergermann und Partner > 59, 71, 109, 145, 149, 157, 167 SENER > 99 Shchuko, V. A. > 29 Shukhov, Vladimir G. > 15 Stella, Franco > 33, 39, 227 Studio Altieri > 109 Studio Land > 89 Studio Valle > 38, 117 Taut, Bruno > 34 Tchoban, Sergey > 44, 47 Technoconsult > 81 Tetractys Arquitectos > 177 Thiersch, Friedrich von > 31 Trambitsky, G. > 15 Treiman, Karl > 15 Turrini, Giancarlo > 227 tvsdesign > 47 Ufficio Tecnico Lamaro > 117 Ungers, Oswald Mathias > 31, 207 Vasko + Partner > 235 Wagner, Martin > 207 Waterkeyn, André > 44 Wehberg, Eppinger, Schmidtke > 59 Velikanov, A. V. > 29 Werner Sobek Ingenieure > 251 W & P Architekten > 43 WP | ARC plan gmbH > 43 wulf architekten > 127 Zollinger, Friedrich > 71


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