PON GOVERNANCE E AZIONI DI SISTEMA ASSE E – Capacità Istituzionale – Obiettivo Specifico 5.1
CALABRIA Linea A.2 – PROGETTARE Miglioramento dei programmi, dei progetti e della performance
REPORT LABORATORIO “I servizi di cura per l’infanzia nella Regione Calabria” Sede dell’Eurodesk, Via Vicenza, n° 2, Palazzo ex ONMI, Reggio Calabria 11 giugno 2013 ore 9.00-17.00
INTRODUZIONE
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CAPITOLO I - Programmazione e normativa nazionale e regionale 2007 – 2013 nei servizi di cura per l’infanzia 3 1.1 La strategia della Regione Calabria nei servizi educativi e di cura per la prima infanzia
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1.2 I servizi di qualità per la cura dell’infanzia
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1.3 L’obiettivo del Laboratorio
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1.4 I partecipanti al Laboratorio
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CAPITOLO II - I servizi di cura per l’infanzia nella Regione Calabria
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2.1 La metodologia di lavoro
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2.2 Le aspettative dei partecipanti
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2.3 Le problematiche in merito alle risorse PAC infanzia
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2.4 Le proposte operative
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2.5 La valutazione del Laboratorio da parte dei partecipanti
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ALLEGATI E TABELLE
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Allegato I - Programma del Laboratorio
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Allegato II - Elenco dei partecipanti
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Allegato III - Breve descrizione del Quadro Logico (QL)
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Allegato IV - Le foto
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INTRODUZIONE Il progetto Capacity SUD, nell’ambito del quale è stato realizzato il Laboratorio “I servizi di cura per l’infanzia nella Regione Calabria” realizzato a Reggio Calabria, è finanziato dal Programma Operativo Nazionale "Governance e Azioni di Sistema" (PON GAS) ed è finalizzato ad accrescere l’innovazione, l’efficacia e la trasparenza delle amministrazioni delle Regioni dell’Obiettivo Convergenza. In particolare, la Linea A.2 di Capacity SUD, denominata PROGETTARE, si pone l’obiettivo del miglioramento dei programmi, dei progetti, del ciclo di gestione delle politiche e delle organizzazioni che quelle politiche realizzano. Il Laboratorio di progettazione organizzato dal FormezPA, in collaborazione con il Settore Politiche Sociali – Dipartimento 10 Lavoro, Politiche della Famiglia, Formazione Professionale, Cooperazione e Volontariato della Regione Calabria, ha avuto l’obiettivo di condividere un metodo di lavoro in grado di facilitare l’approccio alla progettazione dei futuri interventi previsti dal Piano di Azione e Coesione per i servizi di cura all’infanzia e di analizzare le linee strategiche nazionali e regionali per le politiche di cura per l’infanzia nella Regione Calabria. La metodologia di lavoro è stata prevalentemente, quella della progettazione partecipata tramite l’analisi delle criticità e delle possibili soluzioni da adottare nei contesti distrettuali di riferimento. CAPITOLO I - Programmazione e normativa nazionale e regionale 2007 – 2013 nei servizi di cura per l’infanzia 1.1 La strategia della Regione Calabria nei servizi educativi e di cura per la prima infanzia La Regione Calabria, si è dotata della Legge n.15 del 29/03/2013 – “Norme sui servizi educativi per la prima infanzia” – che aggiorna la normativa regionale nel rispetto degli orientamenti e delle comunicazioni formulate dalla Commissione Europa (cfr. COM(2011) 66). Il nuovo impianto normativo che presto dovrebbe essere completato dall’approvazione del regolamento di attuazione, apre la strada a nuove politiche a favore dell’infanzia che auspichiamo si traducano nella realizzazione di un sistema di servizi educativi destinati ai bambini nei primi anni di vita. Nella legge si prefigura la strategia della Regione, orientata a costruire dei sistemi integrati destinati ai bambini di fascia 0 -3 anni. L’insieme/sistema di unità di offerta dei servizi per l’infanzia, già presenti in regione, annovera un significativo incremento dei servizi con la realizzazione di nuovi 54 nidi comunali finanziati con i fondi FESR ai quali saranno affiancati circa 100 tra nidi e i servizi integrativi a titolarità privata, finanziati con fondi provenienti da stanziamenti ministeriali, che contribuiranno al riequilibrio territoriale del sistema dell’offerta. La Calabria risulta essere molto al di sotto rispetto al target degli obiettivi di servizio previsti a livello europeo (2,4% di presa in carico rispetto al 12% assegnato alle Regioni “Convergenza”), ed è per questo che l’intenzione del Dipartimento Lavoro e Politiche Sociali della Regione Calabria è quella di rafforzare l’accompagnamento agli ambiti territoriali al fine di sviluppare un sistema integrato di servizi educativi, di migliorare l’offerta e promuovere la creazione di nuovi posti di lavoro. Nel quadro della strategia regionale si inseriscono gli strumenti della rilevazione dei servizi per l’infanzia che consentiranno una osservazione periodica e omogenea dei servizi sia sul fronte dell’offerta sia sul lato della domanda. Al momento è in corso la progettazione del set informativo regionale da allineare allo schema dei flussi che i Comuni dovranno garantire per qualificare le policy in materia, i cui standard sono già stati condivisi con il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e l’Istat nell’ambito del progetto SINSE. (Sistema Informativo Nazione Servizi Educativi). Al
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sistema informativo si aggiunge la programmazione di attività di animazione territoriale e di realizzazione di specifici corsi di formazione professionale finalizzati all’acquisizione di qualifiche finalizzate a garantire l’omogeneità dei profili educativi e l’introduzione della figura dei coordinatori pedagogici a livello territoriale. 1.2 I servizi di qualità per la cura dell’infanzia (a cura del Prof. Lorenzo Campioni, Esperto nazionale politiche per l’infanzia) La visione sui servizi per l’infanzia si è modificata nel corso degli anni. La legge Regionale n. 12/73 disciplinava come unica tipologia i “nidi d’infanzia”. Negli anni ’80 si moltiplicano quelli che venivano chiamati “servizi integrativi per l’infanzia”. Oggi, si parla di “Norme sui servizi integrativi per la prima infanzia. A livello Nazionale si sta lavorando per una legge che riguarda la fascia di età 0-6 anni, poiché la distinzione del target 0-3 da quello 3-6 non è più significativa, soprattutto al Sud dove gli “anticipi” scolastici sono numerosi e l’ingresso dei bambini nelle scuole dell’infanzia è precoce con grave pregiudizio per i diritti del bambino. La Comunicazione n. 66 del 2011 della Commissione Europea sull’educazione e la cura della prima infanzia, pone gli orientamenti che riguardano i requisiti per una offerta di servizi per l’infanzia di qualità. Il Gruppo Nazionale Nidi infanzia, ha più volte richiesto al Governo di costituire un Capitolo di bilancio per sostenere a livello locale i servizi per l’infanzia. Oggi, il Piano Straordinario e il Piano di Azione e Coesione (PAC), hanno previsto flussi finanziari importanti destinati soprattutto al Sud, che rappresentano l’opportunità per poter compiere un balzo in avanti nell’offerta di servizi educativi e di cura per l’infanzia, attestata al momento al 2,4% valore molto al di sotto di quello minimo richiesto dall’Europa del 12%. Negli orientamenti della Commissione Europea, si ribadisce l’importanza dei servizi per il benessere del bambino. Pertanto, l’offerta di servizi di qualità destinati all’infanzia si trova all’interno di uno degli obiettivi strategici di Europa 2020. Si punta a considerare i servizi educativi di qualità per l’infanzia nell’ottica dell’investimento e non in quella di spesa, cercando di rispondere al duplice obiettivo di ridurre il tasso di abbandono scolastico al di sotto del 10% e di ridurre la povertà. Riguardo al fenomeno degli abbandoni scolastici, i dati dimostrano che le Regioni che spendono di meno per l’infanzia hanno un maggiore tasso di abbandono e sostengono, quindi, un alto costo sociale. Il costo aumenta se si considera che non ci sono servizi di accompagnamento per recuperare gli “abbandoni”, pertanto agire in modo preventivo rappresenta lo strumento più efficace per contrastare il fenomeno. Si pensa ad un’estensione dell’orario di erogazione del servizio che dovrebbe comprendere anche il pranzo, il riposo, la socializzazione tendendo ad arrivare ad una copertura di almeno 8 ore. Ciò per rispondere a più esigenze: - conciliare i tempi di vita e di lavoro della donne; - ridurre le situazioni di svantaggio familiare; - rispondere all’esigenza dell’integrazione che proprio nei primi anni del bambino rappresentano un momento estremamente importante per lo sviluppo. La Delibera Regionale n.748 del 2010 già promuoveva un nuovo rapporto pubblico/privato e introduce la responsabilità per gli operatori di promuovere azioni di cura e “presa in carico” dei bambini di fascia 0-3 anni. Sia la Commissione Europea che la Regione mettono gli operatori di fronte a questa responsabilità, quella di recuperare profondi svantaggi sociali. Ciò necessita di volontà politica ma anche di capacità tecniche di professionistiche si “intendono” di infanzia e contribuiscono a qualificare i servizi educativi. In particolare, ciò che in altre Regioni ha dato qualità ai servizi è stata l’istituzione del Coordinatore pedagogico, una figura estremamente importante perché incaricata di seguire i servizi in rete facendo convergere i servizi verso un sistema integrato. La struttura nido, va progettata secondo una modellistica che deve favorire il lavoro all’interno di
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questa struttura. Abbiamo bisogno di una progettazione razionale che tenga presente le esigenze legate alla gestione successiva. A titolo di esempio, i bagni dovrebbero essere collocati vicini alla sezione per evitare che i bambini restino incustoditi quando gli operatori sono impegnati nelle operazioni di cambio. La Legge Reg. n. 15 del 2013, definisce bene i servizi in modo sintetico e risponde alle indicazioni del “nomenclatore” . Il Regolamento indicherà requisiti certi e conformi a standard di qualità sia per il pubblico che per il privato; avrà delle norme comuni per tutti i servizi in modo che tutti i servizi escano dal “nero” e siano autorizzati. Esso impone requisiti per l’accreditamento rispondendo all’esigenza di “elevata qualità” prevista nella Comunicazione della Commissione Europea prima citata. Ci saranno poi norme specifiche per ogni servizio che saranno di riferimento per la costituzione, per i controlli e la verifica operazioni in capo ai Comuni. Tra le Norme comuni ci sono, poi, una serie di requisiti di qualità relativi al personale che deve essere altamente qualificato, in possesso per lo meno di laurea. I servizi all’infanzia, infatti, non sono di natura assistenziale ma sono servizi di “cura ed educazione” esigenze, in questo caso, non distinguibili. Si pensi, ad esempio, al momento del cambio che per il bambino è strettamente legato al momento educativo): il cambio, nella scuola dell’infanzia, dove ci sono gli “anticipi”, è ritenuto dalle maestre un fastidio e se questo momento viene trattato in modo errato e poco professionale, potrebbe incidere nella formazione dell’identità del bambino. 1.3 L’obiettivo del Laboratorio Una maggiore cura per l’infanzia è una delle priorità della riprogrammazione dei fondi comunitari per il Mezzogiorno destinati alle Regioni Obiettivo Convergenza. “Rafforzare l’offerta dei servizi per l’infanzia”, è uno degli obiettivi fondamentali della programmazione regionale e nazionale in un’ottica di integrazione pubblico/privato. Alla luce di quanto sopra esposto, il Dipartimento 10 – Lavoro, Politiche della Famiglia, Formazione Professionale, Cooperazione e Volontariato della Regione Calabria ha ritenuto opportuno agire in modo condiviso sulla programmazione e progettazione di interventi innovativi finalizzati alla qualificazione dell’offerta dei servizi destinati all’infanzia. L’obiettivo del Laboratorio era di effettuare una analisi partecipata delle principali difficoltà e ostacoli che incontrano gli ambiti socio-sanitari calabresi nella predisposizione delle Linee Guida per ricevere i finanziamenti straordinari del piano PAC per l’infanzia e di suggerire alcune azioni concrete per superare tali ostacoli. Il Laboratorio ha avuto quale obiettivo principale: -
Analizzare le linee strategiche nazionali e regionali per le politiche di cura per l’infanzia.
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Condividere un metodo di lavoro in grado di facilitare l’approccio alla progettazione dei futuri interventi previsti dal Piano di Azione e Coesione per i servizi di cura all’infanzia, tramite l’analisi delle criticità e delle possibili soluzioni da adottare nei contesti distrettuali di riferimento.
Il programma del Laboratorio è riportato nell’Allegato I. 1.4 I partecipanti al Laboratorio Ai lavori hanno partecipato, oltre al Gruppo di Lavoro FormezPA, che ha condotto e coordinato i lavori, referenti istituzionali e del privato sociale. L’elenco dei partecipanti al Laboratorio è riportato nell’Allegato II.
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CAPITOLO II - I servizi di cura per l’infanzia nella Regione Calabria 2.1 La metodologia di lavoro Le sessioni di lavoro partecipative sono state condotte da un facilitatore professionista che ha avuto il compito di gestire la discussione favorendo il loro coinvolgimento attivo finalizzato al raggiungimento dei risultati attesi. Il facilitatore ha utilizzato un sistema di visualizzazione per organizzare i contributi dei partecipanti in uno schema chiaro e condiviso e per ottenere alla fine di ogni sessione dei “prodotti” utili per il lavoro del gruppo. 2.2 Le aspettative dei partecipanti Le aspettative espresse dai partecipanti all’inizio della giornata sono state le seguenti: • • • • • • • • •
suggerimenti tecnico-operativi su come fare il servizio; suggerimenti su come deve funzionare un nido; conoscere meglio le politiche per l’infanzia; capire meglio la fattibilità della politica PAC; capire meglio le linee guida per il PAC; approfondire la conoscenza su PAC e infanzia; saperne di più su PAC e infanzia; acquisire più conoscenze; formazione sull’infanzia.
Da queste aspettative si ricava che alcuni partecipanti hanno aderito al Laboratorio non solo per motivi legati al programma PAC ma anche per approfondire il tema dei servizi all’infanzia in generale. 2.3 Le problematiche in merito alle risorse PAC infanzia In questa sessione il facilitatore ha chiesto ai partecipanti quali fossero le principali difficoltà, criticità e ostacoli che impediscono agli ambiti distrettuali di portare a termine con successo la progettazione delle Linee Guida richieste per il finanziamento PAC e successivamente quali fossero, per ognuno degli ambiti di criticità, le possibili linee di intervento o azioni da mettere in campo per superarli. Il quadro completo delle risposte è riportato nella tabella che segue. Decisione politica “Competizione” tra i comuni
Strumenti
Strutture
Sistema informativo
Poche strutture
Scarsa sensibilità della politica
Avvio procedure di accreditamento
Mancanza di fondi (strutture)
Accordo tra i Comuni
Regolamento attuativo della legge 15 Catalogo offerta (carta dei servizi)
Fondi
AZIONI PROPOSTE:
Mancanza di strutture pubbliche per
Competenze / professionalità Regolamenti per certificazione professionalità Mancata formazione professionale (soprattutto 3° settore) AZIONI PROPOSTE
Mentalità Elasticità mentale (cultura) Scarsa consapevolezza dell’importanza dell’investimento sull’infanzia Investimenti in infrastrutture
2° tranche PAC AZIONI più orientata su PROPOSTE scambi
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Sensibilizzare i politici su direttive CE Concertare con EE.LL. e operatori l’attuazione del regolamento Coinvolgere il 3° settore nella progettazione Avviare subito piano di intervento del distretto
Sistema di controllo e qualità Scarsa conoscenza della situazione Bassa copertura utenza Disomogeneità dell’offerta all’interno del distretto Difficile gestione per P.A. AZIONI PROPOSTE: Nomina Commissioni per ambito Maggiore collaborazione Distretto Regione Predisporre subito analisi dei fabbisogni Predisposizione piano sociale da parte della regione Avviare da subito procedure certificazione
l’infanzia Riconversione e ristrutturazione strutture esistenti AZIONI PROPOSTE
“Creare servizi cambia la mentalità”
Utilizzare le scuole elementari? Poli per l’infanzia (0-6)
Come si può facilmente notare, la maggior parte dei contributi dei partecipanti individua negli strumenti l’ambito di maggiore criticità nell’adempimento delle procedure PAC. Ciò significa che alcuni degli strumenti necessari per attivare i finanziamenti PAC non vedono gli ambiti sociosanitari calabresi del tutto attrezzati in termini di accreditamento delle strutture, di predisposizione della carta dei servizi e di sistemi di controllo di qualità. Queste inadeguatezze strutturali sono colmabili dal momento che verranno previste delle deroghe al regolamento attuativo della legge 15, le quali permetteranno agli ambiti calabresi di effettuare tali adeguamenti strutturali con più tempo, consentendo loro di accedere comunque ai finanziamenti PAC. Questo non significa che gli ambiti potranno non adempiere sempre in tempi relativamente stretti all’adeguamento anche strutturale previsto dalla normativa.
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Per quanto riguarda le AZIONI proposte in quest’area, i partecipanti hanno fornito le seguenti indicazioni: • per quanto riguarda le attività di responsabilità dell’ambito, l’immediata nomina delle commissioni per l’accreditamento e il successivo relativo avvio delle procedure per lo stesso, così come una precisa analisi dei fabbisogni a livello locale; • per quanto riguarda le attività di responsabilità della Regione (o congiunte), i partecipanti hanno sollecitato, da un lato, una più intensa collaborazione tra loro e l’Ente Regionale e, dall’altro, la predisposizione del piano sociale da parte della Regione. Un altro ambito che coinvolge direttamente gli ambiti riguarda lo stato attuale delle strutture e dei servizi. In questo senso è emersa una generale insufficienza, se non totale assenza, di strutture pubbliche qualificate e un bisogno, soddisfabile con la seconda tranche di finanziamento PAC, di adeguare le strutture da un punto di vista strutturale. Per alleviare queste problematiche, sono state proposte le seguenti AZIONI: •
•
utilizzo di scuole elementari ove organizzare i servizi per l’infanzia (sebbene l’esperto invitato al Laboratorio, Lorenzo Campioni, abbia sostenuto la necessità che le strutture siano progettate esclusivamente in base ai bisogni dei bambini da 0 a 6 anni, ben diverse da quelli dei bambini da 6 a 11); creazione di specifici Poli per l’infanzia (0-6).
Per quanto concerne il livello della decisione politica, due sono state le criticità evidenziate: da un lato il “campanilismo” e la “concorrenzialità” tra i Comuni di uno stesso ambito; dall’altro la scarsa sensibilità di alcuni amministratori sull’importanza delle politiche per l’infanzia. 2.4 Le proposte operative Per rimuovere queste difficoltà i partecipanti hanno ipotizzato le seguenti AZIONI: • •
•
sensibilizzare gli amministratori sulle direttive dell’UE in merito ai diritti dell’infanzia; concertare tra EE.LL. e operatori l’attuazione del regolamento di attuazione della legge 15, coinvolgendo al tempo stesso il 3° settore nella progettazione della richiesta di finanziamenti a valere sul PAC; dare vita nel più breve tempo possibile al piano di intervento a livello di distretto.
In merito all’ambito critico della professionalità, oltre a evidenziare che manca una procedura generalizzata di certificazione soprattutto per gli operatori del 3° settore, i partecipanti hanno suggerito, come AZIONE, che nella seconda tranche del PAC siano previsti finanziamenti per favorire gli scambi tra operatori, i particolare per finanziare percorsi di visita e di stages degli operatori calabresi presso realtà nazionali più consolidate in termini di politiche e servizi per l’infanzia. Infine, per quanto riguarda il problema della mentalità, che in generale in Calabria tende a derubricare i servizi per l’infanzia a “intrattenimento” anziché a educazione del bambino, l’AZIONE più efficace secondo i partecipanti è quella di offrire servizi efficienti, unica maniera per divulgare l’importanza delle politiche educative per l’infanzia. 2.5 La valutazione del Laboratorio da parte dei partecipanti Al termine del Laboratorio il facilitatore ha chiesto ai partecipanti una valutazione del Laboratorio stesso. Questi in sintesi i giudizi espressi: “Incontro interessante, molto formativo per me”; “Abbiamo trattato spunti interessanti, cerchiamo di portare avanti le iniziative”; “Le idee sul bando PAC sono molto più chiare adesso. L’idea degli scambi per gli operatori mi sembra fondamentale”;
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“Molto positivo, ci ha fatto capire cosa vuol dire veramente servizi per l’infanzia, adesso la sfida è di implementarli col territorio. Dovremmo organizzarne di più”; “Sono emersi molti spunti sia in termini di politiche per l’infanzia sia di strumenti operativi per il bando PAC”; “E’ stato uno dei pochi momenti di crescita in questa realtà, soprattutto con il confronto con esperienze consolidate e con Lorenzo Campioni. E’ stato utile confrontarsi con gli altri Comuni. Purtroppo pochi ambiti hanno partecipato qui a Reggio”; “Esperienza positiva, abbiamo condiviso le criticità, simili in tutti i territori. Peccato la scarsa partecipazione”; “Discussione molto interessante, ho conosciuto una realtà nuova”.
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ALLEGATI E TABELLE
Allegato I - Programma del Laboratorio
9.00 – 9.15
Accoglienza e registrazione dei partecipanti
9.15 – 10.30
Le linee strategiche nazionali e regionali nei servizi di cura per l’infanzia Renato Scordamaglia – Consulente – FormezPA La regolamentazione dei servizi per l’infanzia – I servizi di qualità Lorenzo Campioni – Consulente – FormezPA
10.30 – 13.30 Analisi delle principali criticità nelle politiche dei servizi di cura per l'infanzia e dei relativi strumenti attuativi (Sessione partecipativa) Federico Bussi – Facilitatore – FormezPA 13.30 – 14.30 Pausa 14.30 – 16.00 Individuazione di proposte operative congiunte di miglioramento dei servizi di cura per l'infanzia (Sessione partecipativa) Federico Bussi – Facilitatore – FormezPA 16.00 – 17.00 Conclusioni Lorenzo Campioni – Consulente – FormezPA
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Allegato II - Elenco dei partecipanti Cognome
Nome
Ente/Organizzazione di appartenenza
Cento
Demetrio
Sud infanzia in rete
Avignone
Giulia
Bruno
Stefania
D'Aquino
Sandra
Comune Molochio Distretto socio sanitario n. 3 Societa' cooperativa Pathos
Delfino
Giosue'
Porcino
Francesca
Sacca'
Anna Maria
Sorace
Mariapaola
Comune Gioia Tauro Societa' cooperativa Pathos
Strano
Angela
Distretto socio sanitario
Viola
Loredana
Taurianova
Comune Taurianova Cooperativa sociale baby braccio di ferro
Ruolo
demcento@gmail.co m giulia.avignone@tisc Volontaria ali.it Responsabile stefania.bruno1974 ufficio di piano @libero.it sandradaquino@tisc Operatore ali.it gs.delfino@comune. taurianova.rc.it fra.porcino@tiscali.i Collaboratrice t bellieribelli_2009@l Assistente ibero.it sociale p.u.a. mariapaola.sorace@l Amministratore ibero.it stranoangela@libero Incaricata di progetto .it cyrano68@hotmail.i Capo servizio t Coordinatore
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Allegato III - Breve descrizione del Quadro Logico (QL) La matrice di progettazione del Quadro Logico Il Quadro Logico è una matrice di progettazione, largamente usata nei programmi promossi dalla Commissione Europea e da altri organismi internazionali, molto utile per definire in maniera chiara i diversi elementi di un intervento progettuale e per visualizzarli in modo efficace, favorendo quindi anche una riflessione comune sul progetto. Essa è lo strumento di progettazione usato nella metodologia GOPP (Goal Oriented Project Planning), parte integrante dell’approccio PPCM (Programme and Project Cycle management). Prima di presentare il Quadro Logico nel suo formato standard completo, è opportuno spiegare qual è il significato della sua parte più significativa, la logica di intervento. La logica di intervento è articolata in quattro livelli, legati tra loro da un rapporto di causa-effetto in senso verticale, dal basso verso l’alto, secondo il quale le attività portano ai risultati, i risultati conducono al raggiungimento dello scopo del progetto e lo scopo contribuisce al raggiungimento degli obiettivi generali. Significato e definizione dei livelli del Quadro Logico LOGICA DI INTERVENTO
Obiettivi Generali
DEFINIZIONE (Che cos’è ?)
SIGNIFICATO (A che domanda risponde ?)
I benefici sociali ed economici di medio e lungo termine al Perché il progetto raggiungimento dei quali il importante per la società? progetto contribuirà
è
Il beneficio “tangibile” per i beneficiari (il miglioramento Scopo del progetto di una condizione di vita dei Perché i beneficiari ne hanno (Obiettivo beneficiari o di una aspetto bisogno ? specifico) importante di una organizzazione) Cosa i beneficiari saranno in I servizi che i beneficiari grado di fare, di sapere o di Risultati riceveranno dal progetto saper fare grazie alle attività del progetto Ciò che sarà fatto durante il Cosa sarà fatto per fornire i Attività progetto per garantire la servizi ? fornitura dei servizi Di seguito vengono illustrati con maggiore dettaglio i quattro livelli della logica di intervento di un progetto. •
Obiettivi generali. Essi sono i benefici sociali e/o economici di lungo termine per la società in generale (non solo e non tanto quindi per i beneficiari del progetto) ai quali il progetto contribuirà. Questi obiettivi non vengono raggiunti esclusivamente tramite il progetto ma con il contributo di altri interventi o progetti o programmi. Essi sono attinenti a diversi aspetti di carattere sociale ed economico, pertanto il singolo progetto potrà prevedere più obiettivi generali. E’ importante sottolineare come il progetto non sia responsabile di raggiungere questi risultati.
•
Scopo del progetto. (Anche definito come obiettivo specifico). Esso indica i benefici o il beneficio tangibile che i beneficiari otterranno mettendo a frutto i servizi che riceveranno
nell’ambito del progetto. In particolare, lo scopo del progetto definisce l’aspetto o condizione della vita dei beneficiari che registrerà un miglioramento a seguito dell’utilizzo dei servizi forniti nell’ambito del progetto. Di norma, è opportuno che il progetto stabilisca un solo obiettivo specifico. A differenza degli obiettivi generali, a cui il progetto può contribuire insieme ad altri fattori, il progetto è direttamente responsabile del raggiungimento dell’obiettivo specifico. Per beneficiari di un progetto si intendono gli individui i cui problemi sono affrontati dal progetto e non il personale delle organizzazioni impegnate nella sua realizzazione. •
Risultati. Questi si riferiscono ai servizi che i beneficiari, o altri soggetti facenti parte del contesto specifico, otterranno a seguito delle attività realizzate nell’ambito del progetto. Essi definiscono cosa i beneficiari saranno in grado di fare, di sapere o di saper fare grazie alle attività del progetto. I risultati non riguardano le infrastrutture realizzate ma i servizi offerti nell’ambito di tali infrastrutture.
•
Attività. Tale termine indica le azioni che saranno realizzate nell’ambito del progetto per fornire i servizi necessari ai beneficiari o ad altri soggetti.
E’ importante sottolineare che mentre il progetto non è direttamente responsabile di raggiungere gli obiettivi generali (che ne costituiscono piuttosto la “giustificazione sociale”), esso è responsabile di conseguire l’obiettivo specifico, il cui raggiungimento determina l’efficacia del progetto stesso. L’obiettivo specifico di norma viene raggiunto dai beneficiari dopo che il progetto è stato portato a termine. Ciò che resta sul campo, a progetto appena terminato, sono i risultati, vale dire quello che i beneficiari sono in gradi di fare, di essere o di saper fare grazie alle azioni del progetto. Di norma il Quadro Logico è, nella sua versione completa, presentato secondo il seguente formato: Formato completo del Quadro Logico LOGICA DI INDICATORI INTERVENTO
FONTI DI IPOTESI VERIFICA
Obiettivi Generali Scopo (Obiettivo specifico) Risultati Attività Precondizioni Per ciascuno dei quattro livelli già descritti, che insieme rappresentano la logica di intervento del progetto, si identificano gli indicatori di raggiungimento, le fonti presso le quali reperire i dati a essi relativi e soprattutto le ipotesi, definibili come quei fattori o condizioni esterni al progetto ma importanti per raggiungere i risultati e gli obiettivi del progetto. L’esistenza delle ipotesi scaturisce dalla considerazione che gli interventi progettuali, spesso per mancanza di risorse o di competenza degli attori, non possono operare in più settori allo stesso tempo. Questo fa sì che per raggiungere certi obiettivi cosiddetti finali, il progetto debba appunto “ipotizzare” che altre condizioni, assolutamente esterne e indipendenti dal progetto, si verifichino.
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Allegato IV - Le foto
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