Report WS Crotone 17-18.12.12

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PON GOVERNANCE E AZIONI DI SISTEMA ASSE E – Capacità Istituzionale – Obiettivo Specifico 5.1

CALABRIA Linea A.2 – PROGETTARE Miglioramento dei programmi, dei progetti e della performance

REPORT WORKSHOP “L’inclusione sociale degli anziani nella Regione Calabria” Qualificazione dei servizi semiresidenziali e integrazione con l’ADI Casa della Cultura Giovanni Gentile, Via Vittorio Emanuele, 26 - Crotone 17 dicembre 2012 – ore 9.00 – 17.00 18 dicembre 2012 – ore 9.00 – 14.00


INTRODUZIONE………………………………………………………………………………………………………..3 CAPITOLO I - Il workshop nella strategia della Regione Calabria sulle politiche dell’inclusione sociale degli anziani in relazione alle direttive M.I.S.E. ................................ 4 1.1 La programmazione regionale 2007 - 2013 nei servizi di cura: le policy di riferimento e la strategia di attuazione ......................................................................................................... 4 1.2 L’obiettivo del workshop ....................................................................................................7 1.3 I Partecipanti al workshop .................................................................................................7 CAPITOLO II - L’idea progettuale “Centro diurno integrato con l'ADI a Crotone” .............. 9 2.1 La metodologia di lavoro ................................................................................................... 9 2.2 L’idea progettuale “Centro diurno per anziani a Crotone”…………………………………………9 2.3 I risultati attesi ed i servizi del Centro .............................................................................10 2.4 Le caratteristiche della struttura del Centro…………………………………………………………...11 2.5 Il piano di lavoro per lo sviluppo dell'idea progettuale…………………………………………...12 2.6 La valutazione del workshop da parte dei partecipanti…………………………………………...14 ALLEGATI E TABELLE…………………………………………………………………………………………….15 Allegato I - Programma workshop………………………………………………………………………………15 Allegato II - Elenco dei partecipanti ...................................................................................... 16 Allegato III - Le tabelle .......................................................................................................... 18 Tabella 1 – Il Quadro Logico del progetto sperimentale "Centro diurno integrato con l'ADI nel Comune di Crotone ............................................................................................. 18 Tabella 2 – Le caratteristiche strutturali del Centro ........................................................ 20 Tabella 3 - Le questioni/azioni da affrontare per lo sviluppo della progettazione……….20 Tabella 4 - Il piano di azione per la stesura del progetto................................................... 21 Allegato IV - Breve descrizione del Quadro Logico (QL) ..................................................... 22 Allegato V - Le foto ................................................................................................................ 25

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INTRODUZIONE Il progetto Capacity SUD, nell’ambito del quale è stato realizzato il workshop di Crotone, è finanziato dal Programma Operativo Nazionale "Governance e Azioni di Sistema" (PON GAS) ed è finalizzato ad accrescere l’innovazione, l’efficacia e la trasparenza delle amministrazioni delle regioni dell’obiettivo convergenza. In particolare, la Linea A.2 di Capacity SUD, denominata PROGETTARE, si pone l’obiettivo del miglioramento dei programmi, dei progetti, del ciclo di gestione delle politiche e delle organizzazioni che quelle politiche realizzano. Il workshop di Crotone rappresenta il quinto step di un processo di progettazione partecipata iniziato nel corso del Seminario di presentazione del PON GAS Capacity SUD (Lamezia Terme, 5 luglio 2012) e più precisamente del tavolo di lavoro in cui i partecipanti, attraverso una discussione guidata, hanno individuato ambiti di intervento delle politiche regionali su cui sarebbe stato interessante realizzare laboratori di progettazione, coerentemente con lo spirito e gli obiettivi della Linea PROGETTARE di Capacity SUD. In quella sede era emersa la tematica dell’invecchiamento attivo come tematica strategica, a livello europeo, nazionale e regionale, con l’indicazione di perseguire un rapporto di collaborazione in tal senso con l’Amministrazione Regionale . Ai primi di ottobre lo staff di Progetto ha incontrato i Dirigenti regionali – AdG FSE e Dirigente Politiche sociali – condividendo con loro tale orientamento e addivenendo alla decisione di avviare tempestivamente la progettazione di un Centro diurno per gli anziani nelle 5 Province calabresi. Il workshop di progettazione partecipata di Crotone si è tenuto, di concerto con l’Amministrazione Regionale e con il Comune di Crotone. Il report che segue ha una doppia “identità”:  

Quella di report in quanto riproduce lo sviluppo del lavoro realizzato dal gruppo di partecipanti, pubblici e del privato sociale, contestualizzato all’interno degli indirizzi di policy della Regione e delle scelte operative del Comune di Crotone. Quella di idea progettuale in quanto definisce poi il Quadro Logico di Progetto necessario ai responsabili delle politiche sociali comunali di costruire il progetto secondo metodologia PCM.

E’ il risultato quindi di un processo di messa in comune di riflessioni, opinioni e idee, sistematizzati all’interno di una metodologia di progettazione riprodotta in un documento che ha valore in sé come prodotto auto consistente ma che vuole essere soprattutto un prodotto utile alla progettazione esecutiva da parte dell’amministrazione del Comune di Crotone. La parte discorsiva del documento riproduce il contesto di policy del lavoro svolto, il processo delle due giornate, i passaggi delle varie fasi dell’idea progettuale man mano che andava definendosi. Gli allegati riproducono gli aspetti di dettaglio dell’attività e la progettazione così come definita dal Quadro logico e dai contributi di tutti i partecipanti, dalle relazioni introduttive alle sessioni di lavoro. 3


CAPITOLO I – Il workshop nella strategia della Regione Calabria sulle politiche dell’inclusione sociale degli anziani in relazione alle direttive M.I.S.E. Una maggiore cura per gli anziani è una delle priorità della riprogrammazione dei fondi comunitari per il Mezzogiorno che il Ministro per la coesione territoriale, Fabrizio Barca ha destinato alle Regioni Obiettivo 1. Non solo il sostegno per permettere ad una persona anziana di continuare a vivere nel proprio domicilio, ma anche misure (decise a livello locale) per favorire il mantenimento di legami con il resto della società. Perché il rischio di restare fuori dalla società cresce con l'incremento del proprio disagio economico. Le Direttive del M.I.S.E. puntano a: 

Mantenere e incrementare il livello di presa in carico in ADI da parte della Regione e delle aziende sanitarie in particolare nei territori che presentano livelli ancora inadeguati.

Perseguire l’integrazione tra distretti sanitari e ambiti sociali nell’erogazione dei servizi (eventuali protocolli, dove sono stati attivati e con quali risultati, aggiornamento sulla situazione dei PUA) e rafforzare la collaborazione.

In tale direzione puntano quindi i suggerimenti dello stesso Ministero: a) definizione (o rafforzamento se già esistenti) di accordi tra distretto sanitario e ambito sociale, in cui le parti si impegnano a garantire un determinato livello di servizi e a coordinare la presa in carico e l’erogazione; b) inclusione in tali accordi di un programma integrato di interventi di acquisto di attrezzature (ed in minima parte servizi) da finanziare con risorse FSC–ODS (Fondo sociale di coesione – Obiettivi di servizio– premi intermedi e/o residui); c) utilizzo delle risorse FSC-ODS per coprire parte del fabbisogno finanziario per l’erogazione dei servizi socio-assistenziale e altri interventi coerenti con il programma elaborato a livello locale. Da qui, l’importanza della condivisione come approccio metodologico non solo di risultato ma anche e soprattutto ex ante, nella definizione e nella costruzione del modello di politiche e di scelte condivise da tutti i soggetti e i settori istituzionali. 1.1 La programmazione regionale 2007 - 2013 nei servizi di cura: le policy di riferimento e la strategia di attuazione In Calabria, il Piano di riforma dei servizi d’integrazione socio- assistenziali previsto dalla Legge 328/00 e dalla LR.23/ 2003 che ne ha recepito i contenuti, non ha trovato completa attuazione e, il percorso che avrebbe dovuto portare alla realizzazione dei Piani di Zona, non è giunto a conclusione. Inoltre, la progressiva riduzione delle risorse finanziarie statali destinate alle politiche sociali ha determinato un azzeramento dei fondi destinati alla non autosufficienza come evidenziato dalla tabella di seguito riportata.

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Figura 1-I principali fondi statali a carattere sociale ( Mln euro) PRINCIPALI FONDI STATALI A CARATTERE SOCIALE (Mln €)

RISORSE

FONDO NAZIONALE POLTICHE SOCIALI

FONDO POLITICHE PER LA FAMIGLIA

2010

2011

2012

453,3

275

70

185,3

52,5

32

0

0

39

40

,

FONDO PER LA NON AUTOSUFFICIENZA

400

FONDO SERVIZI PER L’INFANZIA

40

,

*Fonte: Istituto Ricerche Sociali 2011

La strategia regionale è quella di costruire il WELFARE TERRITORIALE: • rafforzando l’integrazione socio-sanitaria (piani di zona, regolamenti, uffici di piano, coprogettazione con il no profit); • stimolando i territori e le comunità a divenire “imprenditori di rete”; • mettendo in atto processi finalizzati a rinnovare l’identificazione positiva con l’organizzazione pubblica ( responsabilizzando sugli esiti delle attività); • aumentando il capitale sociale e rendendo condi-visibili i servizi; • investendo nella conoscenza dei problemi, partendo dai dati territoriali quantitativi relativi alla popolazione anziana autosufficiente e non autosufficiente, ma soprattutto su quelli qualitativi relativi ai servizi offerti che consentano di definire il grado di miglioramento nella qualità della vita delle persone anziane. L’opportunità offerta dal “Piano di Azione e Coesione” (cd. “Piano Barca”) può essere l’occasione per realizzare un modello di integrazione di servizi replicabile sul territorio. L’obiettivo della Regione Calabria, è quella di realizzare, sulle cinque province di Catanzaro, Cosenza, Vibo Valentia, Crotone e Reggio Calabria, 5 progetti pilota nell’ambito dei servizi per gli anziani, immediatamente cantierabili, contestualizzandoli in un’ottica di Sistema, intesa come logica di cooperazione e coordinamento tra Istituzioni e privato sociale. I progetti dovranno avere la garanzia della sostenibilità . Infatti, dopo una prima fase che prevede il sostegno ai costi di investimento e di gestione con i Fondi del “Piano Barca”, sarà necessario mettere a sistema il progetto. Ciò significa considerare, già in fase progettuale, tutte le possibili forme di finanziamento, coinvolgendo gli attori territoriali che dovranno partecipare alla sostenibilità dei costi di gestione. anche attraverso forme di sostegno con risorse private dei fruitori del servizio. Per l’attuazione di tali Progetti integrati per l’inclusione sociale di persone non autosufficienti e disabili la Regione Calabria concorrerà in parte al sostegno dei costi con l’ausilio di specifiche risorse provenienti dal Dipartimento di Politica della Famiglia. Le attività che potranno essere 5


sostenute dovranno rientrare tra le seguenti azioni: • il sostegno ai costi di gestione delle attività dei Centri diurni per anziani e dei servizi per le persone non autosufficienti, anche attraverso il finanziamento di enti no profit per l’erogazione dei servizi; • la promozione dei servizi e acquisto dei mezzi di trasporto per favorire la domiciliarità e le necessità di socializzazione degli anziani non autosufficienti e dei disabili; • l’attivazione di voucher per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro per l’acquisizione di servizi di cura per gli anziani; • il sostegno agli EELL per la gestione dei Punti Unici di Accesso, anche attraverso il finanziamento di enti no profit per l’erogazione dei servizi. Tutto quanto sopra richiede azioni di sistema che agiscano sulla capacità istituzionale delle amministrazioni coinvolte aiutandole, oltre che a programmare interventi che rispondano alle loro esigenze prioritarie, a dotarsi delle competenze, degli strumenti e delle tecnologie necessarie per una loro efficace attuazione. Nell’ultimo quinquennio, si è passati da una logica di frammentazione dei servizi (Centri diurni, strutture residenziali, servizi domiciliari) in cui si è operato in modo isolato e segmentario, ad una logica integrata attraverso una visione organica degli stessi. Per la non autosufficienza, sono stati trasferiti ai Comuni circa 40 milioni di euro e il 30% circa è stato destinato all’ADI. Ciò ha consentito il raggiungimento dell’obiettivo di servizio conforme al QSN e si prevede anche il raggiungimento dell’obiettivo di circa 15 milioni di euro per la premialità, in cooperazione con il Servizio Sanitario del Dipartimento della Salute. Negli ultimi tempi, i livelli di coordinamento e di cooperazione con il Dipartimento della Salute sono migliorati attraverso la costituzione di tavoli tecnici per l’integrazione dei servizi. Le politiche d’integrazione per la non autosufficienza, richiedono l’attuazione di alcune condizioni:  l’adozione di Piani concordati per tutti i Comuni del Distretto Sanitario;  la sottoscrizione di Protocolli con il Distretto Sanitario;  il coinvolgimento del terzo settore privato. L’integrazione sostanziale dei servizi socio–sanitari, ha trovato un passaggio importante per la sua realizzazione nelle “Linee guida per le cure domiciliari” adottate dalla Regione Calabria con il DPGR n. 12 del gennaio 2011. In esse, uno dei passaggi fondamentali è la costituzione e il funzionamento del Punto Unico d’Accesso (P.U.A.), strumento operativo di orientamento e smistamento dei servizi. L’Approccio integrato sul territorio, deve rispondere ad alcuni criteri che rappresentano anche le finalità principali per i Centri diurni per anziani:  promuovere l’attività fisica e mentale;  stimolare la coltivazione di interessi;  promuovere contatti con la comunità e la solidarietà di vicinato e di quartiere. È necessario promuovere l’apertura dei Centri diurni al territorio, evitando la separatezza tra il mondo degli anziani e la società civile. 6


L’assistenza domiciliare, ispirata alla “deistituzionalizzazione” ha rischiato di creare nuove forme di isolamento dell’anziano attraverso “istituzionalizzazione” nel proprio domicilio. Per evitare questa nuova forma di isolamento si è pensato ai Centri diurni, intesi come strutture/servizi che permettono la socializzazione e l’integrazione dell’anziano al di fuori della propria casa ed è per questo che sono da intendersi come “presidio dei servizi domiciliari”. Il Centro diurno può servire, infatti, come “base operativa”: in questo senso, ad esempio, con il servizio mensa i pasti preparati all’interno del Centro possono essere messi a disposizione degli anziani anche presso il loro domicilio, realizzando in tal modo anche un miglior controllo della qualità alimentare e delle condizioni igieniche dell’anziano. Allo stesso modo, l’attività fisica anche all’interno del Centro diurno diventa fondamentale per la prevenzione di patologie, sia fisiche che psichiche e psicologiche, generando nel lungo periodo un innegabile vantaggio sanitario. 1.2 L’obiettivo del workshop L’invecchiamento attivo ha assunto un grande valore aggiunto nell’ambito della programmazione comunitaria 2007 – 2013, in particolare, l’Anno 2012 è stato proclamato dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dell'Unione Europea, Anno europeo dell'invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni. “Rafforzare l’offerta dei servizi per gli anziani non autosufficienti”, è uno degli obiettivi fondamentali della programmazione regionale e nazionale con l’obiettivo di favorire la crescita e l’inclusione sociale con un intervento diretto al rafforzamento della componente socio assistenziale, tipicamente erogata dai Comuni (attraverso gli ambiti sociali), in un’ottica di integrazione socio-sanitaria e di presa in carico globale dell’anziano. E’ importante sottolineare, inoltre, come l’integrazione sociale rappresenti una priorità nella strategia Europa 2020, e diventa quindi di fondamentale importanza consolidare ulteriormente il ruolo attivo degli anziani per la comune realizzazione di politiche di sviluppo attive e integrate con il territorio. Alla luce di quanto sopra esposto, il Dipartimento 10 – Lavoro, Politiche della Famiglia, Formazione Professionale, Cooperazione e Volontariato della Regione Calabria ha ritenuto opportuno agire in modo condiviso sulla programmazione e progettazione di interventi pilota innovativi finalizzati alla qualificazione dell’offerta dei servizi semiresidenziali, attraverso la creazione di strutture specializzate all’assistenza degli anziani, leggere e rispettose della dignità e della libertà individuale. Il workshop ha avuto quale obiettivo principale la condivisione tra gli attori coinvolti di un metodo di lavoro efficace nella definizione di un modello “ideal-tipico” dei Centri diurni per anziani in integrazione con l’ADI (“il Centro e i servizi che vogliamo”) che sarà successivamente oggetto di approfondimento da parte di esperti e da parte dell’amministrazione regionale, con la quale si pianificherà il percorso dei laboratori in cui l’elemento caratterizzante del disegno realizzato potrà essere sviluppato. Il programma del workshop è riportato nell’Allegato I. 1.3 I Partecipanti al workshop Ai lavori hanno partecipato, oltre al Gruppo di Lavoro FormezPA, che ha condotto e coordinato i lavori, referenti istituzionali appartenenti alle seguenti strutture: 7


– Dipartimento 10 della Regione Calabria – Lavoro, Politiche della Famiglia, Formazione Professionale, Cooperazione e Volontariato – Comune di Crotone – Assessorato alla Politiche Sociali Per quanto riguarda il privato sociale erano presenti: – UPMED – Università Popolare Mediterranea di Crotone – CSV Aurora – Associazione Fabbricando l’Avvenire – Coop. Sociale RUTH Onlus – Centro Diurno La Sorgente – Unitalsi Crotone – Coop. Sociale Sovereto Verde Blu – Villa Ermelinda – CSV Crotone L’elenco dei partecipanti al workshop è riportato nell’Allegato II.

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CAPITOLO II - L’idea progettuale “Centro diurno integrato con l’ADI a Crotone” 2.1. La metodologia di lavoro Le sessioni di lavoro partecipative sono state condotte da un facilitatore professionista che ha avuto il compito di gestire la discussione favorendo coinvolgimento attivo dei partecipanti, finalizzato al raggiungimento di un risultato concreto: il quadro logico del progetto per un Centro diurno, che integri servizi sociali e sanitari e che realizzi l’obiettivo di dare opportunità inclusive agli anziani. Il facilitatore ha utilizzato un sistema di visualizzazione per organizzare i contributi dei partecipanti in uno schema chiaro e condiviso e per ottenere alla fine di ogni sessione dei “prodotti” utili per il lavoro del gruppo (obiettivi e servizi del Centro, caratteristiche operative, iniziative per attivarlo, ecc.). I paragrafi che seguono riportano i risultati emersi nelle sessioni partecipative del workshop. 2.2 L’idea progettuale “Centro diurno per anziani a Crotone” La definizione dell’idea progettuale è stata effettuata attraverso la matrice del Quadro Logico (QL), della quale si fornisce una breve descrizione nell’Allegato II. Questo esercizio ha comportato un processo articolato in due momenti: una prima fase di “visioning” e cioè di identificazione degli obiettivi, delle caratteristiche e dei servizi del “Centro che vogliamo” e una seconda fase in cui queste idee sono state riorganizzate e collocate all’interno della matrice del QL (v. Tabella 1). Nelle righe che seguono si riporta la descrizione del risultato finale di questo lavoro, vale a dire la matrice del Quadro Logico, e i principali passaggi della discussione che hanno portato a questo risultato. o Il punto dal quale si è partiti è la necessità che il Comune di Crotone, con il supporto della Regione Calabria, Dipartimento 10, predisponga un progetto sperimentale per la creazione e/o riqualificazione di strutture adibite a centri diurni per anziani in linea con gli orientamenti di invecchiamento attivo della popolazione anziana auspicati a livello comunitario e nazionale. o Tale progetto sarà sostenuto dalla Regione Calabria nell’ambito dei fondi messi a disposizione dal Ministero per la Coesione Territoriale nell’ambito del Piano di Azione e Coesione. o Sulla base di tale scenario, è stata ideata la seguente proposta progettuale che ha lo scopo fondamentale di contribuire al miglioramento della qualità della vita di 20 anziani ultra 65enni, con ridotte capacità di autonomia, residenti nel Comune di Crotone attraverso un centro diurno. o In particolare, il miglioramento della qualità della vita degli anziani verrà verificato nel breve periodo sulla base di un loro aumento delle relazioni sociali, una maggiore autonomia e un maggiore benessere psico-fisico entro 12 mesi dall’inizio delle attività del Centro. Nel medio-lungo periodo, l’intervento contribuirà a produrre ulteriori benefici sia per gli anziani che per le famiglie e la collettività tutta. In particolare: 9


- Per gli anziani: sarà favorita una deistituzionalizzazione intesa come minore permanenza nelle strutture ospedaliere e residenziali. - Per le famiglie: vi sarà un sostegno nella gestione dell’anziano e si contribuirà a ridurre il carico di lavoro sostenuto dalle famiglie. - Per la collettività: si contribuirà a ridurre i costi derivanti dalla cosiddetta istituzionalizzazione dell’anziano nelle strutture residenziali e pertanto si contribuirà alla riduzione della spesa sanitaria. 2.3 I risultati attesi ed i servizi del Centro Per quanto concerne i risultati attesi e le relative attività tese al raggiungimento dello scopo del Progetto emerse durate la discussione, un Centro diurno per anziani in integrazione con l’ADI e le ASP dovrebbe offrire i seguenti servizi agli utenti: o il mantenimento e il recupero dell’efficienza fisica e psichica degli anziani, che comprende anche l’aspetto psicologico del sentirsi nuovamente utili e produttivi. Le attività di tipo sanitario e non che verranno realizzate nel Centro per ottenere questo risultato comprendono:  la creazione di un ambulatorio medico-infermieristico che offra prestazioni di carattere sanitario di base come ad es. prelievi ematici, vaccinazioni, misurazione della pressione, della glicemia ecc. Questo tipo di attività di assistenza sono particolarmente richieste dalle persone anziane in quanto costituiscono un grossa fonte di rassicurazione e di sostegno psicologico per la persona.  un servizio di riabilitazione per mantenere l’autonomia fisica della persona anziana, prevedendo anche corsi di ginnastica mirati alle esigenze dell’utenza.  attività ludiche di vario genere che vanno dal ballo, agli spettacoli teatrali e musicali e ai giochi che stimolando negli anziani una sana competizione e, in alcuni casi, offrono la possibilità di mostrare in pubblico le loro abilità nei diversi campi  l’organizzazione di laboratori di attività manuali, per valorizzare le competenze pregresse degli anziani, che dovrebbero essere accompagnate da un’attività di promozione culturale di queste attività. In quest’azione si può favorire l’integrazione tra le varie fasce di età, si è pensato di facilitare il trasferimento delle conoscenze e competenze che gli anziani hanno attraverso varie azioni quali: organizzare un doposcuola gestito da anziani che sono stati maestri e insegnanti, laboratori musicali con anziani che sanno suonare strumenti musicali o all’inverso laboratori di computer nei quali i giovani insegnano agli anziani l’utilizzo delle nuove tecnologie. Questo tipo di azioni contribuiscono, inoltre, in modo sostanzioso a restituire un ruolo nella società all’anziano che rischia di sentirsi emarginato ed inutile. o

Favorire un maggiore integrazione dell’anziano con la comunità circostante e l’arricchimento della suo patrimonio relazionale. Tra le attività di tipo socio-culturale volte a tal fine sono comprese:  l’organizzazione di escursioni di tipo culturale. Quest’attività, oltre a stimolare le capacità intellettive, favorisce la socializzazione degli anziani e persegue, al contempo, finalità culturali.  Promuovere momenti di incontro con altri Centri per anziani per favorire la 10


condivisione delle esperienze ed accrescere il patrimonio relazionale. Stimolare i contatti con la comunità circostante attraverso il coinvolgimento degli anziani in attività di volontariato (ad es: aiuto dei bambini negli attraversamenti all’uscita di scuola) che potrebbe contribuire, in modo sostanzioso, a restituire un ruolo nella società all’anziano che rischia di sentirsi emarginato ed inutile. un servizio di animazione socio-culturale con figure ad hoc che stimolano gli anziani, autosufficienti e non, a partecipare alle varie attività del Centro, alla vita associativa e si adoperano per far emergere le loro capacità.

Alcune attività del Centro contribuiscono a raggiungere entrambi i risultati di recupero delle capacità psico-fisiche ed intellettive, lavorando sull’autostima degli anziani e favorendo una loro maggiore integrazione con la comunità circostante. Di questo tipo sono le attività manuali per sviluppare e mantenere attive le capacità intellettive e fisiche attraverso il contatto con i materiali e svolgere al contempo un’attività di socializzazione con le nuove generazioni, gli adulti e i coetanei. o Garantire all’anziano una maggiore autonomia attraverso:  un servizio di trasporto e di accompagnamento assistito che possa assicurare la mobilità dell’anziano non solo dall’abitazione al Centro ma anche per lo svolgimento delle attività quotidiane (ad es. acquisti e commissioni) e un accompagnamento al disbrigo delle pratiche anche connesse ad esami medici e controlli.  un servizio di segretariato sociale che informi e orienti l’anziano nel disbrigo delle pratiche burocratiche (come ad es. la dichiarazione dei redditi) che possono essere complesse da gestire ed essere fonti di inquietudini e disagi. 2.4 Le caratteristiche della struttura del Centro Una volta identificato l’insieme delle attività e dei servizi che si intende attivare all’interno del Centro diurno, vengono definite alcune caratteristiche che dovrebbe avere la struttura e che riguardano l’organizzazione e la raggiungibilità. Rispetto all’ultimo aspetto viene sottolineato che sarebbe utile garantire un servizio di trasporto attraverso l’utilizzo di una navetta, soprattutto per gli anziani non autosufficienti mentre la struttura dovrebbe comunque essere ubicata in una zona centrale o facilmente raggiungibile attraverso i mezzi di trasporto pubblico. Un elemento essenziale è che la struttura sia rispondente ai requisiti prestabiliti nel Decreto Ministeriale 308 del 21 maggio 2001 che stabilisce i requisiti minimi strutturali e organizzativi per l’autorizzazione all’esercizio dei servizi e delle strutture a ciclo residenziale e semiresidenziale. In relazione al personale di cui il Centro deve disporre, viene evidenziata la rilevanza delle figure delle assistenti familiari adeguatamente formate e qualificate per lo svolgimento del loro lavoro. Per garantire l’organizzazione delle attività manuali, oltre alle diverse sale, dovrebbe essere attrezzata una sala espressamente dedicata alle nuove tecnologie, con una connessione ad internet. Sono state infine identificate tre ipotesi, fattori esterni al controllo del progetto ma essenziali per il suo successo. Innanzitutto appare necessario garantire la sostenibilità del progetto attraverso il reperimento di finanziamenti adeguati per garantire la gestione del Centro. In secondo luogo è importante che le situazioni familiari dei 20 anziani coinvolti rimangano stabili e 11


non si modifichino in senso peggiorativo, causando delle situazioni di abbandono e isolamento. In terzo luogo, la disponibilità finanziaria del Centro è anche influenzata dall’attuale situazione economica del Paese che si prevede non incorrerà in un ulteriore peggioramento. 2.5 Il piano di lavoro per lo sviluppo dell’idea progettuale Una volta definita la proposta progettuale relativa al Centro diurno per anziani, il gruppo dei partecipanti ha riflettuto sul “come procedere” per perfezionare la progettazione e realizzare le attività progettuali. E’ importante chiarire che il progetto, approssimativamente della grandezza di un milione di euro, finanzierà, oltre ai costi di gestione, anche le opere di ristrutturazione delle strutture. Il lavoro svolto in quest’ultima sessione si è articolato in due parti: -

una prima parte in cui ai partecipanti è stato chiesto da parte del facilitatore quali fossero tutte le questioni/azioni ancora irrisolte o da chiarire o da realizzare in vista dello sviluppo dell’idea progettuale. Tutte queste azioni/questioni sono state suddivise secondo la suddivisione temporale “adesso” (questioni urgenti da definire subito o entro pochi giorni) o “in fase di progettazione esecutiva” o “in fase di realizzazione” (il risultato di questo lavoro è riportato nella Tabella 3);

-

una seconda parte in cui, sulla base delle sole questioni/azioni delle colonne “adesso” e “in fase di progettazione esecutiva” e di altre idee, il gruppo ha proceduto a definire un piano di lavoro (v. Tabella 4) dal giorno del workshop alla scadenza del 15 febbraio 2013 per rendere possibile la presentazione del progetto nell’ambito del Piano di Azione Coesione.

Per quanto riguarda la prima parte, le questioni più urgenti (colonna “adesso” della Tabella 3), riguardano le seguenti azioni:  Esistenza di una voce di spesa all’interno del budget progettuale per l’attività di progettazione;  identificazione di una sede, nel comune di Crotone, nella quale collocare il Centro diurno. La sede potrebbe essere unica o articolata in un insieme di strutture e servizi collegati in rete;  definizione degli attori istituzionali e del terzo settore che andrebbero a costituire il partenariato progettuale;  verificare la disponibilità degli enti pubblici (Comune, Provincia e ASP) e del terzo settore a svolgere un ruolo nel progetto in qualità di partner e a fornire un contributo (strutture, attrezzature, personale ecc.) per il funzionamento del Centro;  definire il numero e la tipologia di professionalità di cui il Centro si dovrà dotare per la realizzazione delle attività previste; Per quel che concerne la seconda parte le questioni e le azioni da tenere presenti nella fase di progettazione esecutiva, esse fanno riferimento a:  identificazione delle percentuali di budget progettuale destinate alla ristrutturazione e alla gestione;  ideazione di corsi di formazione rivolti al personale che opererà nel Centro;  la quantificazione dei costi di gestione del Centro (compreso il costo del personale) e le fonti di finanziamento dei servizi, una volta superata la fase di avvio. 12


Per quanto riguarda infine le questioni/azioni che possono essere demandate alla fase di realizzazione, queste attengono fondamentalmente a:  la possibilità di garantire una turnazione dell’utenza, permettendo ad un numero più ampio di anziani di accedere ai servizi del Centro;  la sostenibilità nel tempo delle attività e dei servizi che il Centro offre;  l’attribuzione di un’indennità al soggetto capofila del partenariato progettuale sulla base del maggior carico di lavoro da sostenere per la gestione del progetto;  l’identificazione delle fonti di finanziamento che garantiscano la sostenibilità del Centro una volta terminata la fase di avvio. L’identificazione di queste azioni ha permesso ai partecipanti di condividere un piano di azione (v. Tabella 4) in relazione alle questioni da definire con maggiore urgenza (v. Tabella 4) per far procedere il percorso di progettazione. Questo piano prevede in sintesi le seguenti azioni: 1.

in relazione all’esistenza di una voce di spesa per l’attività di progettazione, il Comune di Crotone si impegna a porre un quesito alla Regione entro il 21 dicembre prossimo;

2. l’identificazione di una sede, nel Comune di Crotone, o di più sedi che operino in rete e che possano offrire i servizi previsti del Centro diurno integrato con l’ADI. La ricognizione delle strutture esistenti e della loro funzionalità verrà realizzata dal Comune di Crotone, Ufficio Patrimonio, Urbanistica e Servizi Sociali entro il 15 gennaio 2013; 3. l’identificazione dei potenziali partner del progetto verrà realizzata dal Comune di Crotone che convocherà un tavolo tra gli attori istituzionali (Comune, Provincia, ASP) e il terzo settore entro il 20 gennaio 2013; 4. l’identificazione del ruolo e del contributo dei partner al progetto (strutture, attrezzature, personale ecc.) avverrà attraverso un tavolo di partenariato convocato dal Comune di Crotone entro il 15 febbraio 2013; 5. l’identificazione del numero e della tipologia di figure professionali necessarie al Centro per svolgere le sue attività verrà realizzata dal Comune di Crotone entro il 31 gennaio 2013.

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2.6 La valutazione del workshop da parte dei partecipanti Al termine del workshop il facilitatore ha chiesto ai partecipanti una valutazione del workshop stesso. Questi in sintesi i giudizi espressi: “Mi piace molto la progettazione partecipata in quanto si confrontano modi diversi di vedere le cose. Inviterei il Comune ad utilizzare questo approccio progettuale in modo corrente perché le difficoltà si risolvono in modo condiviso”. “E’ stato molto utile progettare in questo modo perché spesso si vedono i formulari ma si hanno dubbi che non si sa come affrontare. Quello che abbiamo fatto è stato utile per imparare un nuovo modo di lavorare”. “Ho trovato il lavoro fatto molto interessante”. “E’ stata la prima volta che ho seguito un workshop e l’ho trovato molto interessante e utile. Vi ringrazio per la vostra assistenza”. “Mi è piaciuto l’approccio partecipativo perché quello che accade spesso è che parlano solo 2 o 3 persone e gli altri stanno a sentire per tutto il tempo, qui invece abbiamo tutti contribuito al prodotto finale”. “E’ bello perché ognuno ha la possibilità di esprimere il suo punto di vista e le sue idee”. “La differenza del lavoro che abbiamo realizzato è data dal fatto che l’idea progettuale di massima è il prodotto del lavoro del gruppo. Per questo ho apprezzato molto il metodo”. “Un aspetto critico è dato dall’assenza degli attori principali del territorio. E’ molto grave che siano assenti i rappresentanti del terzo settore, dell’ASP e della Provincia. Il dato positivo è dato dal fatto che aggiungiamo un tassello in più ai servizi del Comune. Ho trovato molto alto il coinvolgimento in aula e un clima molto positivo”. “Ci sono molte informazioni che mancano e che sarebbero state necessarie per realizzare una progettazione migliore. Il metodo mi è piaciuto molto e l’ho trovato efficace”. “Giudizio molto positivo perché delle idee confuse sono state incasellate in modo preciso e organico. Rispetto all’assenza delle istituzioni forse denota la mancanza di interesse”.

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ALLEGATI E TABELLE Allegato I - Programma workshop Programma 17 dicembre 2012 9.00 – 9.30 9.30 – 10.00

Welcome coffee e registrazione dei partecipanti Saluto e introduzione ai lavori Cesare Nisticò – Responsabile del Settore Politiche della Famiglia – Disabilità e handicap - Non autosufficienza - Terzo Settore – Volontariato – Regione Calabria Filippo Esposito – Assessore Politiche Sociali – Comune di Crotone Lorella Vivona – Referente della task force Calabria – Progetto Capacity SUD – Linea A.2 – FormezPA

10.00 – 11.00

Programmazione regionale 2007 – 2013 nei servizi di cura Renato Scordamaglia – Consulente – FormezPA

11.15 – 11.45

Principi fondamentali del PPCM (Programme and Project Cycle Management) per una progettazione di qualità Monica Puel – FormezPA

11.45 – 13.30

Creazione di una visione comune degli obiettivi e delle attività del Centro diurno in integrazione con l’ADI (Sessione partecipativa – I parte) Monica Puel – FormezPA

13.30 – 14.30

Light Lunch

14.30 – 17.00

Creazione di una visione comune degli obiettivi e delle attività del Centro diurno in integrazione con l’ADI (Sessione partecipativa – II parte) Monica Puel – FormezPA

18 dicembre 2012 9.00 – 11.30

Definizione di azioni comuni per lo sviluppo del Centro diurno in integrazione con l’ADI (Sessione partecipativa – I parte) Monica Puel – FormezPA

11.30 – 11.45

Coffee Break

11.45 – 14.00

Definizione di azioni comuni per lo sviluppo del Centro diurno in integrazione con l’ADI (Sessione partecipativa – II parte) Monica Puel – FormezPA 15


Allegato II - Elenco dei partecipanti Cognome Panetta

Nome Giuseppin a

Ente/Organizzazion Ruolo e di appartenenza UPMED – Università Ass. Popolare Mediterranea Coordinament di Crotone o

E-mail info@upmed.it info@csvcrotone.it ; g.perpiglia@libero. it decariapiera@com une.crotone.it treccozzigiuseppin a@comune.croton e.it

Perpiglia

Giuseppe

CSV Aurora

Presidente

De Caria

Piaera Maria

Comune di Crotone

Funzionario servizi sociali

Treccozzi

Giuseppin a

Comune di Crotone

Funzionario servizi sociali

La Vecchia

Giuseppe

Ass. Fabbricando l’Avvenire

Membro consiglio

pinosanto@alice.it

Marianna

Coop. Sociale RUTH Onlus

Coordinatrice Ass. sociale

manile2008@liber o.it; pnlcalabria@tiscali .it c.nistico@regcal.it

Leone

Nisticò

Cesare

Regione Calabria

Responsabile ADI e Centri Diurni

Valerio

Francesco

Comune di Crotone

Responsabile Servizi Sociali

Lechiara

Salvatore

Comune di Crotone

Responsabile Servizi Sociali

Sentieri

Lina

Centro Diurno La Sorgente

Responsabile

Esposito

Filippo

Comune di Crotone

Mesoraca

Alessandra

Comune di Crotone

Facente

Vincenzo

Comune di Crotone

Consulente

Talarico

Antonio

Past President

Piscitelli

Maria

Unitalsi Crotone Coop. Sociale Sovereto Verde Blu

Paternò

Silvana

Comune di Crotone

Psicolooga

Napoli

Carlo

Villa Ermelinda

Amministrativ o

Assessore Politiche Sociali Assistente sociale

Collaboratrice

valeriofrancesco@ comune.crotone.it lechiarasalvatore@ comune.crotone.it lasorgente2007@li bero.it espositofilippo@co mune.crotone.it assistentesociale@ comune.crotone.it e.facente@gmail.c om Css.verdeblu@libe ro.it paternosilvana@co mune.crotone.it igea@ptesrl.it; napolicarlo@libero 16


Sestito

Filippo

CSV Crotone

Direttore

Lorenzano

Ottavio

CittĂ

Animatore

Dominijanni

Elisabetta

Comune di Crotone

Dirigente Urbanistica

Faccioli

Monica

Comune di Crotone

Assistente sociale

Lombardo

Lina

Coop. Sociale Sovereto Verde Blu

Collaboratore

.it direttore@csvcroto ne.it ottaviolorenzano@ hotmail.it dominijannielisabe tta@comune.croto ne.it assistentesociale@ comune.crotone.it ornellalombardo@ libero.it; css.verdeblu@liber o.it

17


Allegato III - Le tabelle Tabella 1 – Il Quadro Logico del progetto sperimentale “Centro diurno integrato con l’ADI nel Comune di Crotone” Logica di intervento Indicatori Ipotesi Obiettivi Deistituzionalizzazione Spesa Carico familiare generali degli anziani sanitaria ridotto ridotta Obiettivo Miglioramento della 20 anziani specifico qualità della vita degli con ridotte anziani ultra 65enni capacità di autonomia ultra 65 enni con più relazioni, più autonomi e con maggior benessere psico-fisico entro 12 mesi dall’avvio delle attività Risultati Anziani con un Anziani Anziani più Situazione economica maggior benessere integrati con autonomi stabile psico-fisico o in una il territorio e condizione fisica con una vita Situazione familiare stabile e che si sentono di relazione stabile più utili più ricca Finanziamenti


adeguati alla gestione (sostenibilità) Attività

Creare un servizio Stimolare i medico-infermieristico contatti con e riabilitativo la comunità circostante e la solidarietà di vicinato (volontariato) Organizzare corsi di Organizzare ginnastica incontri con altri Centri per anziani Organizzare attività Organizzare ludico-ricreative escursioni

Assicurare la mobilità attraverso un servizio di trasporto e di accompagnamento assistito Creare un servizio di segretariato sociale

Formare personale “care giver” (familiari )

Organizzare laboratori di attività manuali Promuovere le attività manuali (promozione culturale)

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Tabella 2 – Le caratteristiche strutturali del Centro Requisiti strutturali e organizzativi Struttura rispondente ai requisiti del D.M. 308/01 Collocazione in zona centrale Dotato di assistenti familiari qualificate Dotato di una sala attrezzata per accesso a internet Organizzazione di un team di animatori Tabella 3 – Le questioni/azioni da affrontare per lo sviluppo della progettazione Adesso Esistenza di voci di spesa per l’attività di progettazione Identificare una sede Definire il partenariato Definire il ruolo e i contributi dei partner Definire le risorse umane necessarie

In fase di progettazione esecutiva Definire le percentuali di budget destinate alla ristrutturazione e alla gestione Corsi di formazione per il personale Retribuzione del personale

In fase di realizzazione Possibilità di mutare l’utenza Stabilità nel tempo del centro diurno Il capofila avrà un’indennità? Chi garantisce la costanza e la sicurezza dei finanziamenti


Tabella 4 – Il piano di azione per la stesura del progetto Azione Chiedere a Regione se è prevista una voce di spesa per l’attività di progettazione Realizzare ricognizione strutture esistenti nel comune (e loro funzionalità) Convocare un tavolo tra enti istituzionali e terzo settore Convocare tavolo per definire ruoli e contributi dei partner (es. personale) Identificare le figure professionali del Centro

Prodotto Risposta scritta della Regione

Responsabile Data Comune di Crotone Entro 21/12/12

Elenco strutture esistenti e loro stato (matrice valutativa)

Comune di Entro 15/1/13 Crotone, Uff. Patrimonio, Urbanistica e Servizi Sociali Comune di Crotone Entro 20/1/13

Elenco dei partner Elenco contributi dei partner (personale, strutture, attrezzature ecc.) Elenco del personale richiesto

Comune di Crotone Entro 15/2/13

Comune di Crotone Entro 31/1/13

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Allegato IV - Breve descrizione del Quadro Logico (QL) La matrice di progettazione del Quadro Logico Il Quadro Logico è una matrice di progettazione, largamente usata nei programmi promossi dalla Commissione Europea e da altri organismi internazionali, molto utile per definire in maniera chiara i diversi elementi di un intervento progettuale e per visualizzarli in modo efficace, favorendo quindi anche una riflessione comune sul progetto. Essa è lo strumento di progettazione usato nella metodologia GOPP (Goal Oriented Project Planning), parte integrante dell’approccio PPCM (Programme and Project Cycle management). Prima di presentare il Quadro Logico nel suo formato standard completo, è opportuno spiegare qual è il significato della sua parte più significativa, la logica di intervento. La logica di intervento è articolata in quattro livelli, legati tra loro da un rapporto di causa-effetto in senso verticale, dal basso verso l’alto, secondo il quale le attività portano ai risultati, i risultati conducono al raggiungimento dello scopo del progetto e lo scopo contribuisce al raggiungimento degli obiettivi generali. Significato e definizione dei livelli del Quadro Logico LOGICA DI INTERVENTO

Obiettivi Generali

Scopo del progetto (Obiettivo specifico)

Risultati

Attività

DEFINIZIONE (Che cos’è ?)

SIGNIFICATO (A che domanda risponde ?)

I benefici sociali ed economici di medio e lungo termine al raggiungimento Perché il progetto è dei quali il progetto importante per la società? contribuirà Il beneficio “tangibile” per i beneficiari (il miglioramento di una Perché i beneficiari ne condizione di vita dei hanno bisogno ? beneficiari o di una aspetto importante di una organizzazione) Cosa i beneficiari saranno I servizi che i beneficiari in grado di fare, di sapere riceveranno dal progetto o di saper fare grazie alle attività del progetto Ciò che sarà fatto durante il Cosa sarà fatto per fornire progetto per garantire la i servizi ? fornitura dei servizi

Di seguito vengono illustrati con maggiore dettaglio i quattro livelli della logica di intervento di un progetto. 

Obiettivi generali. Essi sono i benefici sociali e/o economici di lungo termine per la società in generale (non solo e non tanto quindi per i beneficiari del progetto) ai quali il progetto contribuirà. Questi obiettivi non vengono raggiunti esclusivamente 22


tramite il progetto ma con il contributo di altri interventi o progetti o programmi. Essi sono attinenti a diversi aspetti di carattere sociale ed economico, pertanto il singolo progetto potrà prevedere più obiettivi generali. E’ importante sottolineare come il progetto non sia responsabile di raggiungere questi risultati. 

Scopo del progetto. (Anche definito come obiettivo specifico). Esso indica i benefici o il beneficio tangibile che i beneficiari otterranno mettendo a frutto i servizi che riceveranno nell’ambito del progetto. In particolare, lo scopo del progetto definisce l’aspetto o condizione della vita dei beneficiari che registrerà un miglioramento a seguito dell’utilizzo dei servizi forniti nell’ambito del progetto. Di norma, è opportuno che il progetto stabilisca un solo obiettivo specifico. A differenza degli obiettivi generali, a cui il progetto può contribuire insieme ad altri fattori, il progetto è direttamente responsabile del raggiungimento dell’obiettivo specifico. Per beneficiari di un progetto si intendono gli individui i cui problemi sono affrontati dal progetto e non il personale delle organizzazioni impegnate nella sua realizzazione.

Risultati. Questi si riferiscono ai servizi che i beneficiari, o altri soggetti facenti parte del contesto specifico, otterranno a seguito delle attività realizzate nell’ambito del progetto. Essi definiscono cosa i beneficiari saranno in grado di fare, di sapere o di saper fare grazie alle attività del progetto. I risultati non riguardano le infrastrutture realizzate ma i servizi offerti nell’ambito di tali infrastrutture.

Attività. Tale termine indica le azioni che saranno realizzate nell’ambito del progetto per fornire i servizi necessari ai beneficiari o ad altri soggetti.

E’ importante sottolineare che mentre il progetto non è direttamente responsabile di raggiungere gli obiettivi generali (che ne costituiscono piuttosto la “giustificazione sociale”), esso è responsabile di conseguire l’obiettivo specifico, il cui raggiungimento determina l’efficacia del progetto stesso. L’obiettivo specifico di norma viene raggiunto dai beneficiari dopo che il progetto è stato portato a termine. Ciò che resta sul campo, a progetto appena terminato, sono i risultati, vale dire quello che i beneficiari sono in gradi di fare, di essere o di saper fare grazie alle azioni del progetto. Di norma il Quadro Logico è, nella sua versione completa, presentato secondo il seguente formato: Formato completo del Quadro Logico LOGICA DI INTERVENT O

INDICATORI

FONTI DI VERIFICA

IPOTESI

Obiettivi Generali Scopo (Obiettivo specifico) Risultati

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Attività Precondizioni Per ciascuno dei quattro livelli già descritti, che insieme rappresentano la logica di intervento del progetto, si identificano gli indicatori di raggiungimento, le fonti presso le quali reperire i dati a essi relativi e soprattutto le ipotesi, definibili come quei fattori o condizioni esterni al progetto ma importanti per raggiungere i risultati e gli obiettivi del progetto. L’esistenza delle ipotesi scaturisce dalla considerazione che gli interventi progettuali, spesso per mancanza di risorse o di competenza degli attori, non possono operare in più settori allo stesso tempo. Questo fa sì che per raggiungere certi obiettivi cosiddetti finali, il progetto debba appunto “ipotizzare” che altre condizioni, assolutamente esterne e indipendenti dal progetto, si verifichino.

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Allegato V - Le foto

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