Report WS Reggio Calabria 5-6.02.13

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PON GOVERNANCE E AZIONI DI SISTEMA ASSE E – Capacità Istituzionale – Obiettivo Specifico 5.1

CALABRIA Linea A.2 – PROGETTARE

Miglioramento dei programmi, dei progetti e della performance

REPORT WORKSHOP “L’inclusione sociale degli anziani nella Regione Calabria” Qualificazione dei servizi semiresidenziali e integrazione con l’ADI Sede Eurodesk del Comune di Reggio Calabria Settore Risorse Europee e Nazionali, Via Vicenza, 2 – Palazzo ex ONMI 5 febbraio 2013 – ore 9.00 – 17.00 6 febbraio 2013 – ore 9.00 – 14.00


INTRODUZIONE ...................................................................................................................................... 3 CAPITOLO I - Il workshop nella strategia della Regione Calabria sulle politiche dell’inclusione sociale degli anziani in relazione alle direttive M.I.S.E. ......................................................................... 4 1.1 La programmazione regionale 2007 - 2013 nei servizi di cura: le policy di riferimento e la strategia di attuazione .............................................................................................................................. 4 1.2 L'obiettivo del workshop .....................................................................................................................7 1.3 I Partecipanti al workshop .................................................................................................................. 8 CAPITOLO II - L’idea progettuale “Centro diurno integrato con l’ADI a Reggio Calabria” ................ 9 2.1 La metodologia di lavoro .................................................................................................................... 9 2.2 La situazione dei servizi per gli anziani del Comune di Reggio Calabria........................................ 9 2.3 L’idea progettuale ............................................................................................................................... 9 2.4 I risultati attesi ed i servizi del Centro..............................................................................................10 2.5 Le caratteristiche organizzative del Centro .................................................................................... 123 2.6 La valutazione del workshop da parte dei partecipanti .................................................................14 ALLEGATI E TABELLE .........................................................................................................................166 Allegato I - Programma workshop ........................................................................................................166 Allegato II - Elenco dei partecipanti ....................................................................................................... 17 Allegato III - Le tabelle ............................................................................................................................19 Allegato V - Breve descrizione del Quadro Logico (QL) ....................................................................... 24 Allegato VI - Le foto ................................................................................................................................ 26

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INTRODUZIONE Il progetto Capacity SUD, nell’ambito del quale è stato realizzato il workshop di Reggio Calabria, è finanziato dal Programma Operativo Nazionale "Governance e Azioni di Sistema" (PON GAS) ed è finalizzato ad accrescere l’innovazione, l’efficacia e la trasparenza delle amministrazioni delle regioni dell’obiettivo convergenza. In particolare, la Linea A.2 di Capacity SUD, denominata PROGETTARE, si pone l’obiettivo del miglioramento dei programmi, dei progetti, del ciclo di gestione delle politiche e delle organizzazioni che quelle politiche realizzano. Il workshop di Reggio Calabria rappresenta il quinto step di un processo di progettazione partecipata iniziato nel corso del Seminario di presentazione del PON GAS Capacity SUD (Lamezia Terme, 5 luglio 2012) e più precisamente del tavolo di lavoro in cui i partecipanti, attraverso una discussione guidata, hanno individuato ambiti di intervento delle politiche regionali su cui sarebbe stato interessante realizzare laboratori di progettazione, coerentemente con lo spirito e gli obiettivi della Linea PROGETTARE di Capacity SUD. In quella sede era emersa la tematica dell’invecchiamento attivo come tematica strategica, a livello europeo, nazionale e regionale, con l’indicazione di perseguire un rapporto di collaborazione in tal senso con l’Amministrazione Regionale . Ai primi di ottobre lo staff di Progetto ha incontrato i Dirigenti regionali – AdG FSE e Dirigente Politiche sociali – condividendo con loro tale orientamento e addivenendo alla decisione di avviare tempestivamente la progettazione di un Centro diurno per gli anziani nelle 5 Province calabresi. Il workshop di progettazione partecipata di Reggio Calabria si è tenuto, di concerto con l’Amministrazione Regionale e con il Comune di Reggio Calabria. Il report che segue ha una doppia “identità”:  

Quella di report in quanto riproduce lo sviluppo del lavoro realizzato dal gruppo di partecipanti, pubblici e del privato sociale, contestualizzato all’interno degli indirizzi di policy della Regione e delle scelte operative del Comune di Reggio Calabria. Quella di idea progettuale in quanto definisce poi il Quadro Logico di Progetto necessario ai responsabili delle politiche sociali comunali di costruire il progetto secondo metodologia PCM.

E’ il risultato quindi di un processo di messa in comune di riflessioni, opinioni e idee, sistematizzati all’interno di una metodologia di progettazione riprodotta in un documento che ha valore in sé come prodotto auto consistente ma che vuole essere soprattutto un prodotto utile alla progettazione esecutiva da parte dell’amministrazione del Comune di Reggio Calabria. La parte discorsiva del documento riproduce il contesto di policy del lavoro svolto, il processo delle due giornate, i passaggi delle varie fasi dell’idea progettuale man mano che andava definendosi. Gli allegati riproducono gli aspetti di dettaglio dell’attività e la progettazione così come definita dal Quadro logico e dai contributi di tutti i partecipanti, dalle relazioni introduttive alle sessioni di lavoro.

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CAPITOLO I - Il workshop nella strategia della Regione Calabria sulle politiche dell’inclusione sociale degli anziani in relazione alle direttive M.I.S.E. Una maggiore cura per gli anziani è una delle priorità della riprogrammazione dei fondi comunitari per il Mezzogiorno che il Ministro per la coesione territoriale, Fabrizio Barca ha destinato alle Regioni Obiettivo Convergenza. Non solo il sostegno per permettere ad una persona anziana di continuare a vivere nel proprio domicilio, ma anche misure (decise a livello locale) per favorire il mantenimento di legami con il resto della società. Perché il rischio di restare fuori dalla società cresce con l'incremento del proprio disagio economico. Le Direttive del M.I.S.E. puntano a: 

Mantenere e incrementare il livello di presa in carico in ADI da parte della Regione e delle aziende sanitarie in particolare nei territori che presentano livelli ancora inadeguati.

Perseguire l’integrazione tra distretti sanitari e ambiti sociali nell’erogazione dei servizi (eventuali protocolli, dove sono stati attivati e con quali risultati, aggiornamento sulla situazione dei PUA) e rafforzare la collaborazione.

In tale direzione puntano quindi i suggerimenti dello stesso Ministero: a) definizione (o rafforzamento se già esistenti) di accordi tra distretto sanitario e ambito sociale, in cui le parti si impegnano a garantire un determinato livello di servizi e a coordinare la presa in carico e l’erogazione; b) inclusione in tali accordi di un programma integrato di interventi di acquisto di attrezzature (ed in minima parte servizi) da finanziare con risorse FSC–ODS (Fondo sociale di coesione – Obiettivi di servizio – premi intermedi e/o residui); c) utilizzo delle risorse FSC-ODS per coprire parte del fabbisogno finanziario per l’erogazione dei servizi socio-assistenziale e altri interventi coerenti con il programma elaborato a livello locale. Da qui, l’importanza della condivisione come approccio metodologico non solo di risultato ma anche e soprattutto ex ante, nella definizione e nella costruzione del modello di politiche e di scelte condivise da tutti i soggetti e i settori istituzionali.

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La programmazione regionale 2007 - 2013 nei servizi di cura: le policy di riferimento e la strategia di attuazione

In Calabria, il Piano di riforma dei servizi d’integrazione socio- assistenziali previsto dalla Legge 328/00 e dalla LR.23/ 2003 che ne ha recepito i contenuti, non ha trovato completa attuazione e, il percorso che avrebbe dovuto portare alla realizzazione dei Piani di Zona, non è giunto a conclusione. Inoltre, la progressiva riduzione delle risorse finanziarie statali destinate alle politiche sociali ha determinato un azzeramento dei fondi destinati alla non autosufficienza come evidenziato dalla tabella di seguito riportata.

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Figura 1- principali fondi statali a carattere sociale PRINCIPALI FONDI STATALI A CARATTERE SOCIALE (Mln €)

RISORSE

FONDO NAZIONALE POLTICHE SOCIALI

FONDO POLITICHE PER LA FAMIGLIA

2010

2011

453,3

185,3

2012

275

70

52,5

32

0

0

39

40

,

FONDO PER LA NON AUTOSUFFICIENZA

400

FONDO SERVIZI PER L’INFANZIA

40

,

*Fonte: Istituto Ricerche Sociali 2011

La strategia regionale è quella di costruire il WELFARE TERRITORIALE: • rafforzando l’integrazione socio-sanitaria (piani di zona, regolamenti, uffici di piano, coprogettazione con il no profit); • stimolando i territori e le comunità a divenire “imprenditori di rete”; • mettendo in atto processi finalizzati a rinnovare l’identificazione positiva con l’organizzazione pubblica ( responsabilizzando sugli esiti delle attività); • aumentando il capitale sociale e rendendo condi-visibili i servizi; • investendo nella conoscenza dei problemi, partendo dai dati territoriali quantitativi relativi alla popolazione anziana autosufficiente e non autosufficiente, ma soprattutto su quelli qualitativi relativi ai servizi offerti che consentano di definire il grado di miglioramento nella qualità della vita delle persone anziane. L’opportunità offerta dal “Piano di Azione e Coesione” può essere l’occasione per realizzare un modello di integrazione di servizi replicabili sul territorio. L’obiettivo della Regione Calabria, è quello di sostenere nelle cinque province di Catanzaro, Cosenza, Vibo Valentia, Crotone e Reggio Calabria, 5 progetti pilota nell’ambito dei servizi per gli anziani, immediatamente cantierabili e replicabili negli altri ambiti distrettuali, per favorire un’ottica di Sistema intesa come logica di cooperazione e coordinamento tra Istituzioni e Privato Sociale. Nel rispetto delle finalità di cui alla L.r. 23/2003, la Regione si impegna a sostenere piani di intervento promossi dalle amministrazioni locali ricadenti negli ambiti socio sanitari e finalizzati alla integrazione dei servizi di assistenza domiciliare delle persone non autosufficienti. I piani di intervento potranno prevedere le seguenti azioni: • il sostegno ai costi di gestione dei Centri diurni per anziani e dei servizi per le persone non autosufficienti, anche attraverso il finanziamento di enti no profit per l’erogazione dei servizi; • la promozione dei servizi e acquisto dei mezzi di trasporto per favorire la domiciliarità e le

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necessità di socializzazione degli anziani non autosufficienti e dei disabili; • l’attivazione di voucher per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro per l’acquisizione di servizi di cura per gli anziani; • il sostegno agli EELL per la gestione dei Punti Unici di Accesso, anche attraverso il finanziamento di enti no profit per l’erogazione dei servizi. Tutto quanto sopra richiede azioni di sistema che agiscano sulla capacità istituzionale delle amministrazioni coinvolte aiutandole, oltre che a programmare interventi che rispondano alle loro esigenze prioritarie, a dotarsi delle competenze, degli strumenti e delle tecnologie necessarie per una loro efficace attuazione. Nell’ultimo quinquennio, si è passati da una logica di frammentazione dei servizi (Centri diurni, strutture residenziali, servizi domiciliari) in cui si è operato in modo isolato e segmentario, ad una logica integrata attraverso una visione organica degli stessi. Per la non autosufficienza, sono stati trasferiti ai Comuni circa 40 milioni di euro e il 30% circa è stato destinato all’ADI. Ciò ha consentito il raggiungimento dell’obiettivo di servizio conforme al QSN e si prevede anche il raggiungimento dell’obiettivo di circa 15 milioni di euro per la premialità, in cooperazione con il Servizio Sanitario del Dipartimento della Salute. Negli ultimi tempi, i livelli di coordinamento e di cooperazione con il Dipartimento della Salute sono migliorati attraverso la costituzione di tavoli tecnici per l’integrazione dei servizi. Le politiche d’integrazione per la non autosufficienza, richiedono l’attuazione di alcune condizioni: • l’adozione di Piani concordati per tutti i Comuni del Distretto Sanitario; • la sottoscrizione di Protocolli con il Distretto Sanitario; • il coinvolgimento del terzo settore. L’integrazione sostanziale dei servizi socio–sanitari, ha trovato un passaggio importante per la sua realizzazione nelle “Linee guida per le cure domiciliari” adottate dalla Regione Calabria con il DPGR n. 12 del gennaio 2011. In esse, uno dei passaggi fondamentali è la costituzione e il funzionamento del Punto Unico d’Accesso (P.U.A.), strumento operativo di orientamento e smistamento dei servizi. L’Approccio integrato sul territorio, deve rispondere ad alcuni criteri che rappresentano anche le finalità principali per i Centri diurni per anziani: • promuovere l’attività fisica e mentale; • stimolare la coltivazione di interessi; • promuovere contatti con la comunità e la solidarietà di vicinato e di quartiere. È necessario promuovere l’apertura dei Centri diurni al territorio, evitando la separatezza tra il mondo degli anziani e la società civile. I progetti dovranno avere la garanzia della sostenibilità . Infatti, dopo una prima fase che prevede il sostegno ai costi di investimento e di gestione con i Fondi P.A.C., sarà necessario mettere a sistema il progetto. Ciò significa considerare, già in fase progettuale, tutte le possibili forme di finanziamento, coinvolgendo gli attori territoriali che dovranno partecipare alla sostenibilità dei costi di gestione. anche attraverso forme di sostegno con risorse private dei fruitori del servizio. Per l’attuazione di tali Progetti integrati per l’inclusione sociale di persone non autosufficienti e disabili la Regione Calabria concorrerà in parte al sostegno dei costi con l’ausilio di specifiche risorse provenienti dal Dipartimento di Politica della Famiglia. Le attività che potranno essere L’assistenza domiciliare, ispirata alla “deistituzionalizzazione” ha rischiato di creare nuove forme di isolamento dell’anziano attraverso “istituzionalizzazione” nel proprio domicilio.

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Per evitare questa nuova forma di isolamento si è pensato ai Centri diurni, intesi come strutture/servizi che permettono la socializzazione e l’integrazione dell’anziano al di fuori della propria casa ed è per questo che sono da intendersi come “presidio dei servizi domiciliari”. Il Centro diurno può servire, infatti, come “base operativa”: in questo senso, ad esempio, con il servizio mensa i pasti preparati all’interno del Centro possono essere messi a disposizione degli anziani anche presso il loro domicilio, realizzando in tal modo anche un miglior controllo della qualità alimentare e delle condizioni igieniche dell’anziano. Allo stesso modo, l’attività fisica anche all’interno del Centro diurno diventa fondamentale per la prevenzione di patologie, sia fisiche che psichiche e psicologiche, generando nel lungo periodo un innegabile vantaggio sanitario.

1.2 L’obiettivo del workshop L’invecchiamento attivo ha assunto un grande valore aggiunto nell’ambito della programmazione comunitaria 2007 – 2013, in particolare, l’Anno 2012 è stato proclamato dal Parlamento Europeo e dal Consiglio dell'Unione Europea, Anno europeo dell'invecchiamento attivo e della solidarietà tra le generazioni. “Rafforzare l’offerta dei servizi per gli anziani non autosufficienti”, è uno degli obiettivi fondamentali della programmazione regionale e nazionale con l’obiettivo di favorire la crescita e l’inclusione sociale con un intervento diretto al rafforzamento della componente socio assistenziale, tipicamente erogata dai Comuni (attraverso gli ambiti sociali), in un’ottica di integrazione sociosanitaria e di presa in carico globale dell’anziano. E’ importante sottolineare, inoltre, come l’integrazione sociale rappresenti una priorità nella strategia Europa 2020, e diventa quindi di fondamentale importanza consolidare ulteriormente il ruolo attivo degli anziani per la comune realizzazione di politiche di sviluppo attive e integrate con il territorio. Alla luce di quanto sopra esposto, il Dipartimento 10 – Lavoro, Politiche della Famiglia, Formazione Professionale, Cooperazione e Volontariato della Regione Calabria ha ritenuto opportuno agire in modo condiviso sulla programmazione e progettazione di interventi pilota innovativi finalizzati alla qualificazione dell’offerta dei servizi semiresidenziali, attraverso la creazione di strutture specializzate all’assistenza degli anziani, leggere e rispettose della dignità e della libertà individuale. Il workshop ha avuto quale obiettivo principale la condivisione tra gli attori coinvolti di un metodo di lavoro efficace nella definizione di un modello “ideal-tipico” dei Centri diurni per anziani in integrazione con l’ADI (“il Centro e i servizi che vogliamo”) che sarà successivamente oggetto di approfondimento da parte di esperti e da parte dell’amministrazione regionale, con la quale si pianificherà il percorso dei laboratori in cui l’elemento caratterizzante del disegno realizzato potrà essere sviluppato. Il programma del workshop è riportato nell’Allegato I.

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1.3 I Partecipanti al workshop Ai lavori hanno partecipato, oltre al Gruppo di Lavoro FormezPA, che ha condotto e coordinato i lavori, referenti istituzionali appartenenti alle seguenti strutture: –

Comune di Reggio Calabria -Assessorato alla Politiche Sociali;

Asp n. 5 di Reggio Calabria;

Azienda Ospedaliera di Reggio Calabria “Bianchi Melacrino Morelli”

Per quanto riguarda il privato sociale erano presenti: –

Legaspi CGIL;

ANFFAS onlus

Cooperativa Sociale “Voce Amica”

Auser Solidarietà

CISL

UF Danilo Pennestrì

Associazione Nuova solidarietà

COOP.SOC. AGEDI YOUNG

Associazione Auser Territoriale

Fondazione Ricoveri Riuniti

L’elenco dei partecipanti al workshop è riportato nell’Allegato II.

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CAPITOLO II- L’idea progettuale “Centro diurno integrato con l’ADI a Reggio

Calabria” 2.1 La metodologia di lavoro Le sessioni di lavoro partecipative sono state condotte da un facilitatore professionista che ha avuto il compito di gestire la discussione favorendo il coinvolgimento attivo dei partecipanti, finalizzato al raggiungimento di un risultato concreto: il quadro logico del progetto per un Centro diurno, che integri servizi sociali e sanitari e che realizzi l’obiettivo di dare opportunità inclusive agli anziani . Il facilitatore ha utilizzato un sistema di visualizzazione per organizzare i contributi dei partecipanti in uno schema chiaro e condiviso e per ottenere alla fine di ogni sessione dei “prodotti” utili per il lavoro del gruppo (obiettivi e servizi del Centro, caratteristiche operative, iniziative per attivarlo, ecc.). 2.2 La situazione dei servizi per gli anziani del Comune di Reggio Calabria Il Settore delle Politiche Sociali del Comune di Reggio Calabria tra le sue priorità, ha sviluppato azioni per la qualificazione dell’offerta attraverso l’accreditamento dei servizi, che mira a rendere partecipe l’anziano offrendogli la possibilità di scegliere i servizi e di decidere dove e a chi richiedere l’erogazione degli stessi. Rientra tra le azioni di qualificazione dell’offerta, lo sviluppo dei servizi di trasporto attraverso un finanziamento della Regione Calabria. Oltre a qualificare i servizi, quindi, si mira a differenziarli nei centri ricreativi e nei centri anziani. L’ attività di monitoraggio ha rilevato un grande interesse sull’anziano come risorsa; pertanto, sono state realizzate alcune progettualità con l’anziano protagonista attivo sul territorio come, ad esempio, il progetto “nonni civici”, quello dei “vigili per le scuole”, quello per “la custodia dei parchi”. In questi anni, con la Fondazione “Ricoveri riuniti”, si è centrata l’attenzione su una struttura, quella appunto dei Ricoveri riuniti, che nell’intenzione dell’Amministrazione Comunale dovrebbe diventare la “Cittadella degli anziani”. Si tratta di una struttura molto grande, con un ampio spazio verde all’esterno. La struttura è per gran parte ristrutturata e all’interno potrebbero sorgere sia servizi residenziali che servizi semiresidenziali. È una struttura che si apre verso l’esterno, quindi fruibile dagli anziani che provengono da più parti del territorio. Un’analisi dei bisogni a livello territoriale, ha evidenziato la necessità di prevedere l’erogazione di servizi specifici per gli anziani non autosufficienti, a partire dall’ADI attraverso i PUA (Punti Unici di Accesso). Per questo motivo, l’Amministrazione Comunale, ha deciso di firmare un protocollo ADI che tuttavia non è ancora attuato ma che ha l’obiettivo di sviluppare servizi che possono rispondere meglio alle esigenze rilevate. Una delle necessità presentate dall’Amministrazione Comunale è quella della continuità che soffre molto della mancanza del passaggio di deleghe dalla Regione al Comune. Ciò compromette la sostenibilità degli investimenti che significa poter garantire non solo l’avvio dei servizi ma anche la loro continuità nel tempo. 2.3 L’idea progettuale La definizione dell’idea progettuale è stata effettuata attraverso la matrice del Quadro Logico (QL), della quale si fornisce una breve descrizione nell’Allegato II. Questo esercizio ha comportato un processo articolato in due momenti: una prima fase di “visioning” e cioè di identificazione degli obiettivi, delle caratteristiche e dei servizi del “Centro che vogliamo” e una seconda fase in cui queste idee sono state riorganizzate e collocate all’interno della matrice del QL (v. Tabella 1). Nelle righe che seguono si riporta la descrizione del risultato finale di questo lavoro, vale a dire la matrice del Quadro Logico, e i principali passaggi della discussione che hanno portato a questo risultato.

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o Il punto dal quale si è partiti è la necessità che il Comune di Reggio Calabria, con il supporto della Regione Calabria, Dipartimento 10, predisponga un progetto sperimentale per la creazione e/o riqualificazione di strutture adibite a centri diurni per anziani in linea con gli orientamenti di invecchiamento attivo della popolazione anziana auspicati a livello comunitario e nazionale. o Tale progetto sarà sostenuto dalla Regione Calabria nell’ambito dei fondi messi a disposizione dal Ministero per la Coesione Territoriale nell’ambito del Piano di Azione e Coesione. o

Sulla base di tale scenario, è stata ideata la seguente proposta progettuale che ha lo scopo fondamentale di contribuire al miglioramento della qualità della vita degli anziani ultra 65enni, con ridotte capacità di autonomia, residenti nel Comune di Reggio Calabria attraverso un centro diurno .

Centro diurno integrato con l’ADI. Nel medio-lungo periodo, l’intervento contribuirà a produrre ulteriori benefici sia per gli anziani che per le famiglie e la collettività tutta. In particolare: d) Per gli anziani: sarà favorita una deistituzionalizzazione intesa come minore permanenza nelle strutture ospedaliere e residenziali. e) Per le famiglie: vi sarà un sostegno nella gestione dell’anziano e si contribuirà a ridurre il carico di lavoro sostenuto dalle famiglie. f) Per la collettività: si contribuirà a ridurre i costi derivanti dalla cosiddetta istituzionalizzazione dell’anziano nelle strutture residenziali e pertanto si contribuirà alla riduzione della spesa sanitaria. 2.4 I risultati attesi ed i servizi del Centro Per quanto concerne i risultati attesi e le relative attività tese al raggiungimento dello scopo del Progetto emerse durate la discussione, un Centro diurno per anziani in integrazione con l’ADI e le ASP dovrebbe offrire i seguenti servizi agli utenti: o

in via preliminare, al fine di offrire servizi mirati agli specifici bisogni dell’anziano, si prevede di:  realizzare un’analisi demografica sulla popolazione anziana, per identificare con precisione le caratteristiche del target group, i casi di autosufficienza e non, i bisogni psico-fisici, la condizione socio-economica ecc.;  creare un strumento di rilevazione, identificando inoltre le fonti informative attendibili sul target group di riferimento;  definire i requisiti di accesso al servizio;  ideare un Piano di assistenza individualizzato che permetta di identificare i servizi, del Centro e del territorio, specificamente indirizzati a soddisfare le esigenze individuali dell’anziano.

o

l’anziano trova nel Centro una risposta alle diverse esigenze di efficienza fisica, psichica, informative e pratiche. Le attività di tipo sanitario e non che verranno realizzate nel Centro per ottenere questo risultato saranno offerte a titolo gratuito alle fase

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più deboli della popolazione e comprendono:  la creazione di un ambulatorio medico-infermieristico che offra prestazioni di carattere sanitario di base come ad es. prelievi ematici, vaccinazioni, misurazione della pressione, della glicemia ecc. Questo tipo di attività di assistenza sono particolarmente richieste dalle persone anziane in quanto costituiscono un grossa fonte di rassicurazione e di sostegno psicologico per la persona;  offrire un servizio di consulenza di un geriatra che possa affrontare le problematiche specifiche dell’anziano;  l’attivazione di un servizio di assistenza psicologica rivolta non solo alla persona anziana che può vivere momenti di disagio in seguito ad una malattia, alla fase postpensione, alla morte del coniuge ecc., ma anche alla famiglia che può essere a rischio di fenomeni di burn-out;  un servizio di segretariato sociale che informi e orienti l’anziano nel disbrigo delle pratiche burocratiche (come ad es. la dichiarazione dei redditi) che possono essere complesse da gestire ed essere fonti di inquietudini e disagi;  l’attivazione di un servizio di mensa all’interno del Centro e di un servizio di preparazione pasti a domicilio per quegli anziani che abbiano difficoltà a usufruire di questo servizio presso il Centro;  l’organizzazione di una sorta di affido tra anziani attraverso il quale stimolare gli anziani a prendersi cura di altri anziani;  la creazione di uno sportello informativo che costituisca un punto di orientamento sui servizi e le attività esistenti sul territorio e rilevanti per l’anziano;  l’organizzazione di una sorta di SPA che offra servizi di estetica, parrucchiere, massaggi ecc. per promuovere la cura della persona e i suoi benefici effetti sulla psiche dell’anziano. o

il mantenimento e il recupero dell’efficienza fisica e psichica degli anziani, che comprende anche il miglioramento delle loro capacità di relazione. Le attività che verranno realizzate nel Centro per ottenere questo risultato comprendono:  attività ludiche, ricreative e formative di vario genere che vanno dal ballo, agli spettacoli teatrali e musicali e ai giochi, alla possibilità di usufruire di una biblioteca, corsi di lingue, fare passeggiate ecc., in modo da stimolare le capacità psico-fisiche degli anziani, aiutandoli a superare i momenti di solitudine, l’inattività e la rassegnazione;  l’organizzazione di attività di educazione alimentare e sanitaria per favorire corrette abitudini alimentari e l’adozione di uno stile di vita sano;  l’organizzazione di attività all’aria aperta (come ad esempio le bocce, il nuoto) per coniugare i benefici dell’attività fisica con quella ludica e sociale;  l’organizzazione di laboratori informatici, sull’uso di internet e dei cellulari per agevolare l’accesso alle nuove tecnologie da parte di questa fascia della popolazione che potrebbe così accedere a nuove forme di comunicazione e strumenti di relazione. Questi laboratori potrebbero essere attivati coinvolgendo gruppi di giovani che, grazie alla loro esperienza su queste tematiche, potrebbero aiutare l’anziano ad acquisire nuove competenze, favorendo al contempo la creazione di nuove relazioni intergenerazionali.

o

Gli anziani si sentono maggiormente protagonisti, meno soli anche attraverso l’aumento della solidarietà intergenerazionale. L’attività volta a tal fine comprende:  laboratori di attività manuali, di musica, arti, mestieri ecc. per valorizzare le competenze pregresse degli anziani, che avrebbero l’opportunità di trasmettere i loro saperi alle nuove generazioni e, a loro volta, di apprendere dai giovani nuovi saperi. In quest’azione si può favorire l’integrazione tra le varie fasce di età, si è pensato di facilitare il trasferimento delle conoscenze e competenze che gli anziani hanno attraverso varie azioni quali: organizzare un doposcuola gestito da anziani che sono stati

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maestri e insegnanti, laboratori musicali con anziani che sanno suonare strumenti musicali o all’inverso laboratori di computer nei quali i giovani insegnano agli anziani l’utilizzo delle nuove tecnologie. Questo tipo di azioni contribuiscono, inoltre, in modo sostanzioso a restituire un ruolo nella società all’anziano che rischia di sentirsi emarginato ed inutile, favorendo un invecchiamento attivo. o

Favorire un maggiore integrazione dell’anziano con la comunità circostante e combattere l’isolamento. Tra le attività volte a tal fine sono comprese:  un servizio di trasporto e di accompagnamento assistito che possa assicurare la mobilità dell’anziano non solo dall’abitazione al Centro ma anche per lo svolgimento delle attività quotidiane (ad es. acquisti e commissioni) e un accompagnamento al disbrigo delle pratiche anche connesse ad esami medici e controlli. Il servizio dovrebbe assicurare pertanto la mobilità dell’anziano sul territorio, garantendogli la possibilità di prendere parte ad eventi e manifestazioni organizzate in loco.  Un servizio di trasporto domiciliare di medicine e pasti, in rete con l’ADI, privilegiando alla consegna del pasto già confezionato, la preparazione del pasto presso l’abitazione della persona anziana, con il suo coinvolgimento, per contrastare situazioni di inattività e passività.

2.5 Le caratteristiche organizzative del Centro Una volta identificato l’insieme delle attività e dei servizi che si intende attivare all’interno del Centro diurno, vengono definite alcune caratteristiche che riguardano le risorse umane di cui il Centro deve essere dotato e le modalità di raccordo con gli altri servizi esistenti sul territorio. In relazione alle prime si evidenzia la loro centralità per garantire l’offerta di un servizio di qualità e di prestazioni adeguate alle esigenze dell’utenza, sottolineando inoltre come l’iniziativa permetterà di creare nuove opportunità di lavoro sul territorio. Le figure professionali richieste comprendono un animatore di comunità, un animatore territoriale, un mediatore interculturale, assistenti sociali, uno psicologo, un infermiere, un medico di base, un geriatra, educatori professionali, un fisioterapista, OS, un consulente legale, un cuoco, un coordinatore, un contabile. In relazione al raccordo con gli altri servizi, viene evidenziato come il Centro debba operare all’interno di un sistema integrato di rete con gli altri servizi attivi sul territorio per garantire una copertura ottimale sul territorio delle prestazioni cui l’anziano può accedere. Il Centro opererebbe in questo modo come un’antenna sul territorio che attiva un percorso personalizzato che parte dall’identificazione dei bisogni dell’utente e lo indirizza poi verso i servizi che possono offrire le risposte più adeguate alle sue esigenze, identificando le risorse all’interno del Centro stesso o sul territorio. Questo permetterebbe di attivare delle azioni di sistema sul territorio mirate a soddisfare in maniera ottimale i bisogni degli anziani. Sono state infine identificate quattro ipotesi, fattori esterni al controllo del progetto ma essenziali per il suo successo. Innanzitutto appare fondamentale l’esistenza di una motivazione da parte degli anziani a recarsi presso il Centro e la loro disponibilità ad utilizzare i servizi che il Centro offrirà. A questo riguardo sono identificate come strategiche le attività di informazione e pubblicità che il progetto realizzerà per far conoscere l’intervento e i vantaggi che offre. Bisognerà sempre agire sul fronte della comunicazione per far percepire il Centro all’anziano come un luogo di accoglienza e non come un luogo di segregazione, cioè come uno spazio aperto al territorio e alla comunità. Un ultimo aspetto essenziale per il successo del progetto è dato dalla disponibilità a collaborare delle realtà pubbliche e private esistenti sul territorio.

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2.5. Il piano di lavoro per lo sviluppo dell’idea progettuale Una volta definita la proposta progettuale relativa al Centro diurno per anziani, il gruppo dei partecipanti ha riflettuto sul “come procedere” per perfezionare la progettazione e realizzare le attività progettuali. E’ importante chiarire che il progetto, approssimativamente della grandezza di un milione di euro, finanzierà, oltre ai costi di gestione, anche le opere di ristrutturazione delle strutture. Il lavoro svolto in quest’ultima sessione si è articolato in due parti: -

una prima parte in cui ai partecipanti è stato chiesto da parte del facilitatore quali fossero tutte le questioni/azioni ancora irrisolte o da chiarire o da realizzare in vista dello sviluppo dell’idea progettuale. Tutte queste azioni/questioni sono state suddivise secondo la suddivisione temporale “urgente” (questioni urgenti da definire subito o entro pochi giorni) o “in fase di progettazione esecutiva” o “in fase di realizzazione” (il risultato di questo lavoro è riportato nella Tabella 3);

-

una seconda parte in cui, sulla base delle sole questioni/azioni delle colonne “urgente” e di altre idee, il gruppo ha proceduto a definire un piano di lavoro (v. Tabella 4) dal giorno del workshop alla scadenza del 10 aprile 2013 per rendere possibile la presentazione del progetto nell’ambito del Piano di Azione Coesione.

Per quanto riguarda la prima parte, le questioni più urgenti (colonna “urgente” della Tabella 3), riguardano le seguenti azioni:      

identificare le risorse economiche a disposizione e i costi, definire un piano finanziario e il budget disponibile per una gestione pluriennale del Centro; definire il budget finanziario sulla base delle spese ammissibili e delle fonti di finanziamento; definire lo strumento e le modalità di collaborazione degli enti pubblici e del terzo settore nello svolgere un ruolo nel progetto in qualità di partner e fornire un contributo per il funzionamento del Centro; stabilire le modalità di coordinamento del Centro (gli attori coinvolti, i ruoli, il soggetto capofila ecc.); definire il numero e la tipologia di utenti che possono accedere al servizio; verificare la disponibilità di strutture e mezzi (di trasporto, attrezzature), identificando le caratteristiche degli spazi (ubicazione, planimetria, ecc.) e la loro fruibilità.

Per quel che concerne la seconda parte le questioni e le azioni da tenere presenti nella fase di progettazione esecutiva, esse fanno riferimento a:      

definire la metodologia di lavoro da utilizzare in relazione alla varie fasi di progettazione e gestione del Centro; dare visibilità al progetto per far conoscere i servizi alla popolazione e agli altri attori del territorio; definire l’organizzazione interna del lavoro del Centro; valutare i costi e i fattori che assicurano la sostenibilità dell’intervento; stabilire le aree di intervento del Centro e definire i diversi servizi sulla base delle esigenze dell’utenza; ideare un sistema di monitoraggio e valutazione.

Per quanto riguarda infine le questioni/azioni che possono essere demandate alla fase di realizzazione, queste attengono fondamentalmente a:  definire le modalità di accesso al Centro;  coinvolgere anche i famigliari degli anziani nelle attività del Centro;

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 organizzare il piano di lavoro del personale, quantificando le attività mattutine e pomeridiane;  selezionare l’utenza e il personale. L’identificazione di queste azioni ha permesso ai partecipanti di condividere un piano di azione (v. Tabella 4) in relazione alle questioni da definire con maggiore urgenza (v. Tabella 4) per far procedere il percorso di progettazione. Questo piano prevede in sintesi le seguenti azioni: 1. considerando il ruolo strategico che ricopre l’ASP nell’attivazione del Centro, il Comune di Reggio Calabria si impegna a contattare tale ente entro la fine di febbraio; 2. in relazione alla identificazione delle risorse economiche e alla definizione dei costi per definire un piano finanziario e il budget disponibile, il Comune di Reggio Calabria e l’ASP avvieranno una fase di progettazione esecutiva e di definizione di una prima ipotesi di budget di massima. La data per la realizzazione di questa attività è ancora da definire; 3. per conoscere le spese ammissibili ai fini della definizione del budget finanziario, il Comune di Reggio Calabria contatterà la Regione entro la prossima settimana; 4. per definire lo strumento e le modalità di collaborazione degli enti pubblici e del terzo settore e le modalità di coordinamento del Centro, il Comune di Reggio Calabria convocherà un tavolo tra Comune, ASP e consulta del terzo settore (area tematica anziani), entro il 20 marzo 2013; 5. per definire il numero e la tipologia di utenti che si possono coinvolgere nelle attività, verificare la disponibilità di strutture e mezzi, identificando le caratteristiche dei luoghi e la loro fruibilità, le figure professionali necessarie al Centro e la tipologia di attività realizzabili, verrà realizzata una ricognizione dall’Ufficio tecnico del Comune di Reggio Calabria, dall’ASP e dalle associazioni del terzo settore entro il 10 aprile 2013. 2.6 La valutazione del workshop da parte dei partecipanti Al termine del workshop il facilitatore ha chiesto ai partecipanti una valutazione del workshop stesso. Questi in sintesi i giudizi espressi; E’ positivo il metodo di progettazione partecipata anche se evidenzio come aspetto negativo l’assenza degli anziani che potevano fornirci delle indicazioni importanti sui loro bisogni. La mia impressione è molto positiva per il confronto che c’è stato tra realtà e persone diverse, esperienze e diversi modi di ragionare che hanno dato vita a questa progettazione. Il metodo è razionale ed aiuta ad organizzare i diversi aspetti che entrano in campo nella progettazione. E’ stata molto positiva la condivisione che si è creata nella progettazione, anche con scambi di idee e confronti serrati ma sempre costruttivi. Il lavoro che abbiamo fatto è positivo pur se all’inizio avevo qualche reticenza in quanto, facendo parte di un’associazione, avevo la consapevolezza dei tanti servizi che sono necessari all’utenza. Il metodo ha permesso di far emergere varie idee e approcci rispetto all’anziano e organizzarli. E’ un dato positivo poter parlare con il Comune, gli assistenti sociali e altre associazioni su un progetto comune. Faccio i complimenti alla facilitatrice che ha fatto da cuscinetto nel dibattito. E’ stato importante avere un confronto con i colleghi. L’esperienza di lavoro con il Formez è positiva in quanto ci ha dato uno schema su chi coinvolgere ma ci ha lasciato liberi di identificare i partecipanti. Complimenti per la conduzione. Dovevamo

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probabilmente soffermarci maggiormente sull’identificazione dell’utenza. La metodologia di progettazione partecipata è stata positiva. Ho apprezzato la metodologia di lavoro che ha tenuto viva l’attenzione e l’interesse, è stato un modo per confrontarci con varie realtà. Ho paura che abbiamo messo troppa carne al fuoco nella ideazione del Centro. L’esperienza è stata positiva ma purtroppo, in questo lavoro, manca il livello decisionale, chi ha responsabilità all’interno dell’ASP e manca la Regione che sarebbe stata importante per conoscere gli indirizzi in materia. E’ un metodo positivo che abbiamo già sperimentato in altre situazioni e che aiuta il confronto e lo scambio. Il dato negativo è l’assenza dell’anziano. Il metodo è stato semplicissimo da seguire ed ha agevolato il lavoro. Spero che riusciremo a realizzare tutto quello che abbiamo progettato. E’ un peccato che manchino i responsabili dell’ASP che lavorano con gli anziani e chi offre il servizio di ADI. Il metodo di progettazione è stato concreto, specifico e partecipato. Il terzo settore purtroppo è poco rappresentato.

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ALLEGATI E TABELLE Allegato I - Programma workshop1 5 febbraio 2013 9.00 – 9.30

Welcome coffee e registrazione dei partecipanti

9.30 – 10.00

Saluto e introduzione ai lavori Carmela Stracuzza - Dirigente del Settore Politiche Sociali – Comune di Reggio Calabria Elena Tropeano – Responsabile della Linea A.2 del Progetto Capacity SUD – Formez PA

10.00 – 11.00

Programmazione regionale 2007 – 2013 nei servizi di cura Cesare Nisticò – funzionario responsabile del Settore Politiche della Famiglia - Disabilità e handicap - Non autosufficienza - Terzo Settore – Volontariato – Regione Calabria Renato Scordamaglia – Consulente – Formez PA

11.15 – 11.45

Principi fondamentali del PPCM (Programme and Project Cycle Management) per una progettazione di qualità Monica Puel – FormezPA

11.45 – 13.30

Creazione di una visione comune degli obiettivi e delle attività del centro diurno in integrazione con l’ADI (Sessione partecipativa – I parte) Monica Puel – FormezPA

13.30 – 14.30

Light Lunch

14.30 – 17.00

Creazione di una visione comune degli obiettivi e delle attività del centro diurno in integrazione con l’ADI (Sessione partecipativa – II parte) Monica Puel – FormezPA

6 febbraio 2013 9.00 – 11.30

Definizione di azioni comuni per lo sviluppo del centro diurno in integrazione con l’ADI (Sessione partecipativa- I parte) Monica Puel – FormezPA

11.30 – 11.45

Coffee break

11.45 – 14.00

Definizione di azioni comuni per lo sviluppo del centro diurno in integrazione con l’ADI (Sessione partecipativa- II parte) Monica Puel – FormezPA

Il programma ivi riportato è quello inviato agli invitati al WS. Gli interventi della giornata non hanno visto la partecipazione dei referenti regionali per impegni istituzionali sopraggiunti ed improrogabili. Le tematiche della programmazione regionale nei servizi di cura sono stati illustrati dal Dott. Scordamaglia per come trattato nel capitolo I 1

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Allegato II - Elenco dei partecipanti

Cognome

Nome

Ente/Organizzazio ne di appartenenza

Adorno

Maria Adelaide

Comune di Reggio Calabria

Cassalia

Giuseppe

LegaspiCGIL

Cassalia

Immacola ta

ANFFAS onlus

Costarell a

Carmela

Cotroneo

Domenica

Flaviano

Serena

Auser Solidarietà

Fotia

Teresa

Comune di Reggio Calabria

Comune di Reggio Calabria Cooperativa Sociale “Voce Amica”

ASP Reggio CalabriaDipartimento delle Dipendenze ASP 5 Reggio Calabria SERT

Franco

Maria Carmela

Giglio

Maria Anna

Iovane

Elena

Comune di Reggio Calabria

Laganà

Giovanna

Comune di Reggio Calabria

Mallamo

Rosalba

CISL

Mazzacu va

Rosa Maria

ASP 5 Reggio Calabria SERT

Modaffer i

Beatrice

Comune di Reggio Calabria

Pelaggi

Maria Isabella

Azienda Ospedaliera

Ruolo Responsabile Servizi Controllo Valutazione Servizi Componente segreteria Vice Presidente Responsabile Servizi Disabili

E-mail

marilaiadorno@libero.it skitri@tin.it iry_@libero.it serenaflaviano@gmail.it

Operatore OSS Presidente Assistente sociale servizio anziani Assistente sociale coordinatore Assistete sociale coll. Responsabile Servizio minori-giovani famiglie Responsabile Servizio Civile, rapporto con il terza settore ed istituzioni pubbliche Segreteria Provinciale Assistete sociale coll. Responsabile Servizio Programmazio ne Assistente Sociale Coordinatore

auser.solidarieta.mc@gmail. com t.fotia@comune.reggiocalabria.it mariacarmelafranco2@gmil. com

e.iovane@comune.reggiocalabria.it

g.lagana@comune.reggiocalabria.it

r.mallamo@cisl.it

b.modafferi@comune.reggio -calabria.it isa.pelaggi@libero.it

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Responsabile Servizio Integrazione multietnica e adulti in difficoltà Dirigente Centro specialistico recupero disabili Comitato direttivo Responsabile Servizio Coordinament o Servizi Territoriali di base Amministrativ o Contabile

Pellicanò

Carmela

Comune di Reggio Calabria

Pennestrì

Afredo

UF Danilo Pennestrì

Pirrotta

Fortunata

SPI CGIL

Polimeni

Marta Teresa

Comune di Reggio Calabria

Postorin o

Francesca

Cooperativa Sociale “Voce Amica”

Operatore OSS

postorinofrancesco@yahoo.it

Rosa

Comune di Reggio Calabria

Responsabile Servizio Amministrativ o Contabile

ros.romeo@comune.reggiocalabria.it

Romeo Scopelliti

Fortunato

SGROI

DARIO

Votano

Silvana

Romeo

Anna

Associazione Nuova solidarietà COOP.SOC. AGEDI YOUNG Azienda ospedaliera

Stracuzza

Carmela

Bonforte

Valeria

Amato Cruicitti Marcianò Bertazzo ni

Gita Piera Laura

Asp 5 U.O. neoropschiatria infantile Comune di Reggio Calabria - Settore Politiche Sociali Associazione Auser Territoriale Tirocinante Tirocinante Tirocinante

Federica

Tirocinante

Restuccia Minuto Scopelliti

Bruno Carmela Rosa

Fondazione Ricoveri Riuniti Comune di Reggio Calabria Asso Nuova

Presidente Socio Fondatore Assistente sociale

c.pellicano@comune.reggiocalabria.it

uf.disabili@libero.it

marta.polimeni@alice.it

info@nuovasolidatieta.it darietto79@live.it annavotano@libero.it

Assistente sociale

annaromeo@libero.it

Dirigente

c.stracuzza@gmail.com

Presidente

terrauserre@libero.it melanea.a@hotmail.com pie46@hotmail.com lauramarciano89@libero.it federico.90@libero.it

Direttore VI Circoscrizione

brunorestuccia@libero.it c.minuto@comune.reggiocalabria.it rosascopelliti@gmail.com

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SolidarietĂ

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Allegato III - Le tabelle Tabella 1. Il Quadro Logico del progetto sperimentale “Centro diurno integrato con l’ADI nel Comune di Reggio Calabria” Obiettivi generali

Famiglie alleggerite nel carico di lavoro Obiettivo Miglioramento specifico della qualità della vita degli anziani ultra 65enni Risultati Intervento meglio tarato agli specifici bisogni dell’anziano

Attività

Realizzare analisi demografica sugli anziani, identificando i casi di autosufficienza e non (Identificazione del target)

Spesa sanitaria ridotta

L’anziano trova una risposta ai suoi bisogni

Logica di intervento Anziani deistituzionalizzati

L’anziano mantiene le proprie capacità residue, migliora il benessere psicofisico e le capacità di relazione

Anziani si sentono più protagonisti, meno soli anche attraverso l’aumento della solidarietà intergenerazionale (invecchiamento attivo) Gratuità dei Organizzare Dare la possibilità servizi per le attività ludico, agli anziani di fasce deboli ricreative e trasmettere i loro formative saperi alle nuove generazioni (e viceversa) attraverso laboratori di arte, musica, mestieri ecc.

Ipotesi

Anziani meno isolati

Attivare un servizio di trasporto domiciliare dell’anziano ma anche dei medicinali e dei pasti, in rete con l’ADI

Disponibilità degli anziani ad utilizzare i servizi del Centro Realtà pubbliche e private esistenti sul territorio sono disponibili a collaborare

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Gli anziani vedono il Centro come un luogo di accoglienza e non di segregazione Gli anziani sono motivati a recarsi presso il Centro Creare uno Assistenza strumento di infermieristica rilevazione e/o identificare fonti attendibili sul target group Definire requisiti accesso servizio

Organizzare attività educazione alimentare sanitaria

di e

i Assistenza Organizzare di psicologica attività all’aperto: al rivolta anche bocce, nuoto ecc. alla famiglia

Cucina del pasto presso la casa dell’anziano attraverso l’ADI” Assicurare la mobilità dell’anziano sul territorio

Fare un Piano Segretariato Organizzare di Assistenza sociale e laboratori individualizzato disbrigo informatici, pratiche sull’uso di internet e dei cellulari Servizio mensa e preparazione pasti a casa

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Anziani aiutano anziani (affido)

che altri

Organizzare una sorta di SPA, con servizi di estetica, parrucchiere, massaggi ecc. Creare uno sportello informativo Offrire un servizio di consulenza di un geriatra

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Tabella 2. I requisiti organizzativi del Centro Requisiti organizzativi Figure professionali richieste: animatore di comunità, animatore territoriale, mediatore interculturale, assistenti sociali, psicologi, infermieri, medico di base, geriatra, educatori professionali, fisioterapista, OS, consulente legale, cuoco, coordinatore, contabile Creazione di un sistema di rete con le realtà già esistenti sul territorio Centro che generi azioni di sistema, Tabella 3. Le questioni/azioni da affrontare per lo sviluppo della progettazione al territorio

Tabella 3. Le questioni/azioni da affrontare per lo sviluppo della progettazione Urgente Identificare le risorse economiche e i costi, definire un piano finanziario e il budget disponibile Definire il budget finanziario sulla base delle spese ammissibili Lavoro di rete Definire lo strumento e le modalità di collaborazione Stabilire le modalità di coordinamento del Centro Quanti utenti si possono coinvolgere Disponibilità di strutture e mezzi (caratteristiche dei luoghi e fruibilità)

In fase di progettazione esecutiva

In fase di realizzazione

Definire la metodologia da utilizzare rispetto alla varie fasi

Definire le modalità di accesso al Centro

Dare visibilità al progetto Definire l’organizzazione interna Valutare i costi e i fattori per la sostenibilità Stabilire le aree di intervento e definire i diversi servizi suddivisi per area

Coinvolgere anche i famigliari degli anziani Organizzare il piano di lavoro quantificando le attività mattutine e pomeridiane Selezionare l’utenza e il personale

Ideare un sistema di monitoraggio e valutazione

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Tabella 4. Il piano di azione per la stesura del progetto Azione Contattare l’ASP Fare la progettazione esecutiva e definire una prima ipotesi di budget di massima Contattare la Regione per conoscere le spese ammissibili Convocare un tavolo tra Comune, ASP e consulta del terzo settore, area tematica anziani Fare una ricognizione sulla tipologia di utenza, strutture disponibili, risorse umane, tipologia di attività da realizzare

Responsabile Comune Reggio Calabria Comune RC e ASP

Data/Scadenza Entro fine febbraio 2013 Non definita

Comune RC

Entro la prossima settimana

Comune RC

Entro il 20 marzo 2013

Ufficio tecnico del Comune ASP Terzo settore

Entro 10 aprile 2013

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Allegato IV - Breve descrizione del Quadro Logico (QL) La matrice di progettazione del Quadro Logico. Il Quadro Logico è una matrice di progettazione, largamente usata nei programmi promossi dalla Commissione Europea e da altri organismi internazionali, molto utile per definire in maniera chiara i diversi elementi di un intervento progettuale e per visualizzarli in modo efficace, favorendo quindi anche una riflessione comune sul progetto. Essa è lo strumento di progettazione usato nella metodologia GOPP (Goal Oriented Project Planning), parte integrante dell’approccio PPCM (Programme and Project Cycle management). Prima di presentare il Quadro Logico nel suo formato standard completo, è opportuno spiegare qual è il significato della sua parte più significativa, la logica di intervento. La logica di intervento è articolata in quattro livelli, legati tra loro da un rapporto di causa-effetto in senso verticale, dal basso verso l’alto, secondo il quale le attività portano ai risultati, i risultati conducono al raggiungimento dello scopo del progetto e lo scopo contribuisce al raggiungimento degli obiettivi generali. Significato e definizione dei livelli del Quadro Logico LOGICA DI INTERVENTO

Obiettivi Generali

DEFINIZIONE (Che cos’è ?)

I benefici sociali ed economici di medio e lungo termine al Perché il progetto è raggiungimento dei quali il importante per la società ? progetto contribuirà

Il beneficio “tangibile” per i beneficiari (il miglioramento Scopo del progetto di una condizione di vita dei (Obiettivo beneficiari o di una aspetto specifico) importante di una organizzazione) Risultati

Attività

SIGNIFICATO (A che domanda risponde ?)

I servizi che i beneficiari riceveranno dal progetto Ciò che sarà fatto durante il progetto per garantire la fornitura dei servizi

Perché i beneficiari ne hanno bisogno ? Cosa i beneficiari saranno in grado di fare, di sapere o di saper fare grazie alle attività del progetto Cosa sarà fatto per fornire i servizi ?

Di seguito vengono illustrati con maggiore dettaglio i quattro livelli della logica di intervento di un progetto. 

Obiettivi generali. Essi sono i benefici sociali e/o economici di lungo termine per la società in generale (non solo e non tanto quindi per i beneficiari del progetto) ai quali il progetto contribuirà. Questi obiettivi non vengono raggiunti esclusivamente tramite il progetto ma con il contributo di altri interventi o progetti o programmi. Essi sono attinenti a diversi aspetti di carattere sociale ed economico, pertanto il singolo progetto potrà prevedere più obiettivi generali. E’ importante sottolineare come il progetto non sia responsabile di raggiungere questi risultati.

Scopo del progetto. (Anche definito come obiettivo specifico). Esso indica i benefici o il beneficio tangibile che i beneficiari otterranno mettendo a frutto i servizi che riceveranno

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nell’ambito del progetto. In particolare, lo scopo del progetto definisce l’aspetto o condizione della vita dei beneficiari che registrerà un miglioramento a seguito dell’utilizzo dei servizi forniti nell’ambito del progetto. Di norma, è opportuno che il progetto stabilisca un solo obiettivo specifico. A differenza degli obiettivi generali, a cui il progetto può contribuire insieme ad altri fattori, il progetto è direttamente responsabile del raggiungimento dell’obiettivo specifico. Per beneficiari di un progetto si intendono gli individui i cui problemi sono affrontati dal progetto e non il personale delle organizzazioni impegnate nella sua realizzazione. 

Risultati. Questi si riferiscono ai servizi che i beneficiari, o altri soggetti facenti parte del contesto specifico, otterranno a seguito delle attività realizzate nell’ambito del progetto. Essi definiscono cosa i beneficiari saranno in grado di fare, di sapere o di saper fare grazie alle attività del progetto. I risultati non riguardano le infrastrutture realizzate ma i servizi offerti nell’ambito di tali infrastrutture.

Attività. Tale termine indica le azioni che saranno realizzate nell’ambito del progetto per fornire i servizi necessari ai beneficiari o ad altri soggetti.

E’ importante sottolineare che mentre il progetto non è direttamente responsabile di raggiungere gli obiettivi generali (che ne costituiscono piuttosto la “giustificazione sociale”), esso è responsabile di conseguire l’obiettivo specifico, il cui raggiungimento determina l’efficacia del progetto stesso. L’obiettivo specifico di norma viene raggiunto dai beneficiari dopo che il progetto è stato portato a termine. Ciò che resta sul campo, a progetto appena terminato, sono i risultati, vale dire quello che i beneficiari sono in gradi di fare, di essere o di saper fare grazie alle azioni del progetto. Di norma il Quadro Logico è, nella sua versione completa, presentato secondo il seguente formato: Formato completo del Quadro Logico LOGICA DI INTERVENTO

INDICATORI

FONTI DI VERIFICA

IPOTESI

Obiettivi Generali Scopo (Obiettivo specifico) Risultati

Attività

Precondizioni Per ciascuno dei quattro livelli già descritti, che insieme rappresentano la logica di intervento del progetto, si identificano gli indicatori di raggiungimento, le fonti presso le quali reperire i dati a essi relativi e soprattutto le ipotesi, definibili come quei fattori o condizioni esterni al progetto ma importanti per raggiungere i risultati e gli obiettivi del progetto. L’esistenza delle ipotesi scaturisce dalla considerazione che gli interventi progettuali, spesso per mancanza di risorse o di competenza degli attori, non possono operare in più settori allo stesso tempo. Questo fa sì che per raggiungere certi obiettivi cosiddetti finali, il progetto debba appunto “ipotizzare” che altre condizioni, assolutamente esterne e indipendenti dal progetto, si verifichino.

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Allegato V - Le foto

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