SS 16 - Lettera pro Strada Parco a Barbanente e Nicastro

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ALL’ ASSESSORE ALL’ASSETTO DEL TERRITORIO DELLA REGIONE PUGLIA

ANGELA BARBANENTE ALL’ ASSESSORE ALL’AMBIENTE DELLA REGIONE PUGLIA

LORENZO NICASTRO

Road-map per la virtuosità

La Strada Statale SS 16 nel tratto panoramico tra Maglie e Otranto diventi la prima “strada parco” di Puglia realizzata nel rispetto del nuovo virtuoso PPTR il nuovo Piano Paesaggistico Territoriale della Regione Puglia per la tutela e restauro del paesaggio storico-naturale della nostra Regione.

''STRADA PARCO'' in un Territorio ''PARCO NATURALE''

-------------------------------------------------------------Alla cortese attenzione di Assessore all’Assetto del Territorio della Regione Puglia, Angela Barbanente e Assessore all'Ambiente della Regione Puglia Lorenzo Nicastro

Gentilissimo Assessore, 1


COGLIENDO L’OCCASIONE PER PORGERLE I MASSIMI RINGRAZIAMENTI per l’apertura e la volontà costruttiva di dialogo dimostrata negli anni con associazioni e comitati ambientalisti attivi sul territorio e che in vario modo hanno nel tempo ribadito la necessità di attribuire massima priorità alla tutela dell’ambiente e del paesaggio storico-naturale della Puglia salentina, quali primi e luminosi fari guida da seguire in ogni scelta amministrativa che abbia conseguenze ed impatti sull’ecosistema di qualsiasi tipo e/o sull’estetica identitaria del paesaggio, Le inviamo questo documento che puntualizza e dettaglia quelle istanze di virtuosità nella progettazione, cantierizzazione ed ultimazione e manutenzione della nuova infrastrutturazione viaria del tratto della SS 16 tra Maglie ed Otranto, che già in data 9 marzo 2012, abbiamo avuto modo di esporre durante il proficuo incontro tenutosi in Prefettura a Lecce e lungimirabilmente voluto dallo stesso Prefetto di Lecce. Un documento road-map della virtuosità! PREMETTIAMO, che l’attuale progettazione a 4 corsie, cavalcavia, e complanari è da ritenersi “non a misura di Salento” per la filosofia di autostrada a scorrimento veloce che vuole sostituisce a quella dell’attuale tratto basata su un più lento scorrimento; un tratto quello esistente caratterizzato comunque da corsie tra le più ampie, rettilinee e comode rispetto a quelle degli altri tratti stradali della Provincia di Lecce sempre a due corsie, e che presenta un tasso di incidenti mortali non elevato, rispetto ad altre strade, e che invece la promozione di una velocità maggiore non può che aggravare, anziché, come tutti ci auspichiamo, ridurre! Si aggiunga che si tratta di un tratto che manifesta picchi di traffico soltanto nei mesi estivi e nei giorni festivi. Premettiamo ancora che uno dei principi dell’amministrazione virtuosa del territorio è quello dello “Stop al consumo di nuovo suolo”, principio che si va affermando sempre più in Italia, e che è uno dei cardini del pensiero ecologista italiano, per l’ importanza che la risorsa “suolo” (fonte di vita, biodiversità, prodotti alimentari, e di rigenerazione della materia organica tramite il compostaggio della stessa), e la risorsa “paesaggio identitario storico-naturale” hanno, tanto più in Italia dove tale paesaggio della nostra Nazione, del BelPaese per antonomasia, è tutelato, non a caso, dalla nostra Carta Costituzionale, nel suo articolo 9, tra i principi fondanti della Repubblica. Una vastissima rete di centinaia di comitati ed associazioni ambientaliste si è costituita proprio nei mesi scorsi in Italia, proprio a tal fine, lo stop al consumo di suolo vergine, sotto il nome di “Salviamo il Paesaggio, Difendiamo i Territori” al fine di trasformare tale principio in un cardine statale dell’amministrazione del territorio! Per cui se inizialmente si era accolto con favore un intervento volto ad agire sul tracciato esistente della MaglieOtranto, senza realizzare tracciati ex-novo, (tracciati che per altre opere già altrove nel Salento, quali la SS 275, tratto da Surano a Leuca, hanno visto la giusta sollevazione della popolazione ad impedimento del connesso fisiologico scempio paesaggistico nei tratti ex novo), l’entità ad oggi denunciata, grazie ad un’ indagine giornalistica, delle migliaia di olivi che rischiano la morte a seguito del nuovo cantiere sulla SS 16, da la misura invece di una progettazione esagerata e faraonica, quando invece un semplice aumento delle carreggiate esistenti e la realizzazione di adeguate piste ciclabili ai margini ben avrebbe potuto, nella massima virtù, realizzare un intervento realmente utile alle esigenze del territorio, a favore della sicurezza e massima scorrevolezza, senza sperperi di denaro pubblico. Per completare questa premessa, sentiamo la necessità di criticare la logica che si tenta di affermare soprattutto a fini speculativi, di uno sviluppo che passa necessariamente dalle infrastrutturazioni esagerate, ed il più delle volte persino ridondanti, cui si deve aggiungere il dato del poco invidiabile primato del già elevatissimo tasso, tra i più alti d’Italia, di suolo cementificato ed asfaltato nella Provincia di Lecce; lo abbiamo chiamato il “paradosso della pianura”, ovvero la malsana idea assurda che ogni punto debba essere connesso con una strada rettilinea a scorrimento veloce ad un altro; un eccesso di infrastrutturazione che di fatto poi, oltre al territorio, distrugge l’aspetto della godibilità del paesaggio nel mentre si percorrono con moderazione, secondo la logica virtuosa e di massima sicurezza della “mobilità lenta”, i tragitti stradali; una conoscenza visiva e percettiva, ma anche olfattiva fatta di profumi della natura, che è oggi per molti, durante le loro frenetiche esistenze, il principale strumento e momento di vera scoperta di un territorio! Uno sviluppo illusorio, quello dell’ iper-infrastrutturazione che conduce ad un sottosviluppo conseguente dalla cancellazione del valore emozionale, ma anche economico, turistico e nel settore primario, e culturale identitario del territorio stesso, insomma delle sue vere ricchezze! Come illusorie sono le ricadute occupazionali che si estinguono a chiusura o interruzione dei cantieri, e che per essere mantenute, in queste logiche contorte del “mordi e fuggi”, devono essere alimentate con una fagocitazione di territorio e di bellezza continua, senza che si quantifichi mai invece il danno proprio sulle potenzialità 2


occupazionali vere e generali dell’ intero territorio integro, che tali logiche invece erodono pesantemente con danni per tutta la comunità locale! ISTANZE PER LA VIRTUOSITA’ Sono due i momenti che vogliamo distinguere, in merito alle istanze di virtuosità minime irrinunciabili nella progettazione, cantierizzazione ed ultimazione e manutenzione della nuova infrastrutturazione viaria del tratto della SS 16 tra Maglie ed Otranto. Una “cantierizzazione virtuosa”, ed un intervento sul progetto e opere annesse volto e trasformarlo in una “strada parco”.

LA “CANTIERIZZAZZIONE VIRTUOSA” Con questo termine abbiamo voluto sintetizzare tutte quelle operazioni che prima della realizzazione di un qualunque lotto del tratto stradale in questione devono essere effettuate e completate correttamente e con la massima cura. - analisi archeologiche preliminari nei tratti di prevista movimentazione terra con asporto o importo di materiale lapideo e/o terroso, cementificazione, asfaltamento, ecc., sotto l’egida della Soprintendenza ai Beni Culturali, al fine di avviare scavi archeologici, laddove necessario ed urgente, ed avere indicazioni per delle modifiche preliminari del progetto a salvataggio delle testimonianze archeologiche rilevate; - analisi agronomica volta a individuare, mappare e censire tutti gli alberi di olivo (tutti indipendentemente da grandezza, monumentalità, età, varietà-cultivar, sebbene questi parametri debbano comunque esser rilevati nel censimento), e da frutto, vigne incluse, ricadenti nelle aree che saranno manomesse e sopra indicate (tratti di prevista movimentazione terra con asporto o importo di materiale lapideo e/o terroso, cementificazione, asfaltamento, ecc.); - analisi forestale volta a individuare, mappare e censire tutti gli alberi di essenze forestali e gli arbusti di macchia mediterranee presenti nelle medesime aree a rischio; - censimento, rilievo e mappatura dei muretti a secco e degli abituri rurali trulli, capanne in pietra a tegole, ecc. che il progetto comporterebbe di demolire; tutti manufatti da mappare e rilevare nelle loro caratteristiche complessive esterne ed interne, e più specifiche nel caso degli abituri in pietra a secco; - predisporre un piano per la ripiantumazione di tutti gli alberi di specie domestiche (olivi ed alberi da frutto) e forestali, arbusti di macchia mediterranea inclusi. Ripiantumazione che deve essere effettuata nella stagione adeguata, quella della pausa vegetativa autunno-inverno, predisponendo nel nuovo loco le piante con il medesimo orientamento, possibilmente in aree con le medesime caratteristiche pedologiche e non molto distanti, anche per esigenze dal punto di vista microclimatico, dal luogo di origine, e prelevandole con massima cura con adeguata zolla intorno all’apparato radicolare di almeno 1 m di raggio. Operazioni da condurre sotto la guida di tecnici esperti che hanno già effettuato con successo di attecchimento queste operazioni e di agronomi e dottori forestali ovviamente. Nei nuovi impianti, le piante devono essere assistite da impianto idrico a goccia per minimizzare i traumi di espianto e trapianto e favorirne il massimo veloce riattecchimento nella nuova sede. Vanno ripiantumati tutti gli olivi, non solo quelli giudicati opinabilmente monumentali a discapito di tutti gli altri magari anche secolari, come ad oggi stava avvenendo! Tutti dunque, senza distinzioni di età, anche come prescritto dalla virtuosa legge nazionale n. 144 del 14/02/1951 “Divieto di abbattimento ed espianto di alberi di ulivo”, nelle circostanze, come la presente, dove ben è facile e possibile trovare soluzioni di reimpianto, basti pensare solo alla mobilitazione nazionale immensa sollevatasi alla notizia del rischio di un’ ecatombe arborea di proporzioni bibliche e forse senza precedenti connessa alla SS16, e la conseguente richiesta da parte della gente di poter adottare quelle piante per salvarle dal tanto silenzio che ne celava la triste realtà agli occhi dell’ opinione pubblica, rotto dalla coraggiosa giornalista Tiziana Colluto con una sua inchiesta di denuncia; un silenzio che rischiava di condannarli a morte per la stragrande maggioranza, (tranne i pochissimi giudicati monumentali e 3


protetti pertanto dalla Legge Regionale n. 14 del 04/06/2007, “Tutela e valorizzazione del paesaggio degli ulivi monumentali della Puglia”, solo per i quali era stata prevista la corretta ripiantumazione, un nulla!). Per le aree dove ripiantare tutti i preziosi olivi, tutti, non solo quelli giudicati opinabilmente monumentali, né solo quelli più vecchi, ma tutti senza distinzioni della cultivar, della varietà di oliva, né di età, anche i più giovani, e gli alberi da frutto vari e le varie altre essenze arboree ed arbustive (pino d’Aleppo, pini domestici e cipressi giovani, per cui facilmente trapiantabili con successo, viburni, mirto, oleandro, lentisco, alloro, rosmarino, rose, cisto, querce di varie specie, lecci, querce spinose, roverelle, ecc. ecc., insomma un immenso vivaio a cielo aperto), si deve dare priorità alle aree acquisite da Anas ai margini della strada (inclusi i grandi rondò che eventualmente dovessero essere racchiusi, quali terre di nessuno, all’altezza degli eccessivi raccordi contestati nell’attuale progetto), o di privati magari anche già semi-espropriati che vogliano accoglierli; si tratta delle aree dunque poste lungo il medesimo percorso, che ad esempio nel tratto iniziale tra Maglie e Palmariggi è meno olivetato. Quindi, in una gerarchia di priorità, seguono i comuni attraversati dalla SS16 che volessero mettere a disposizione delle aree comunali rurali dove impiantare degli uliveti sempre a scopo produttivo, o aree da rinaturalizzarle con essenze della macchia mediterranea, Quindi i comuni immediatamente prossimi, (come nel caso di Minervino di Lecce che già si è offerto virtuosamente per accogliere alcuni olivi), o comunque sempre del basso Salento. Infine per tutti gli olivi ed alberi rimanenti, offrirli ai privati che hanno suoli nel basso Salento, dove potrebbero e vorrebbero accogliere questi alberi, prioritariamente a fini produttivi, prima ancora che estetico-ambientali! Dall’olivo si ricava l’olio che è elemento principe infatti della “dieta mediterranea”, dichiarata patrimonio mondiale dell’ umanità dall’ UNESCO, anche per questo la priorità da dare alla produttività è di non secondario aspetto nel recupero di queste preziose mitologiche piante legate alle radici della civiltà greco-latina e dunque salentina. La prima proposta di adozione giunta da un’ amministrazione in tal senso, quella di Minervino di Lecce, va appunto in questa direzione. Le domande di adozione giunte dai privati, e non solo dal Salento, ma da ogni parte d’Italia e non solo, sono già migliaia ed hanno intasato in queste ore e giorni, dopo il divampare dello scandalo dell’ eccidio arboreo che si programmava per l’apertura del cantiere sulla SS16, i centralini e gli account email dei mass media locali, e degli uffici pubblici. L’ufficio che sarà preposto alla cura delle operazioni di assegnazione degli ulivi ed altri alberi ed arbusti deve agire in coordinazione con gli operatori addetti al loro censimento, e deve valutare le domande per l’adozione sia di enti pubblici che privati, con dei sopralluoghi, per scegliere le soluzioni migliori, quelle che guardano alla soddisfazione dei due parametri minimizzazione delle distanze dal cantiere stesso e buon attecchimento delle piante. Le operazioni di espianto, trasporto e trapianto devono essere a carico del pubblico, mentre al privato spetta la cura delle piante ricevute gratuitamente. Il criterio da favorire deve essere anche quello di accontentare quante più domande pervenute e con buoni requisiti, eventualmente riducendo il numero di alberi assegnati, rispetto ai richiesti se le domande dovessero superare l’offerta di alberi. Un modo per rendere quanto più partecipi le persone a questa virtuosa azione di salvataggio, fermo restando l’assurdità di tutto un progetto che dovrebbe attenersi al principio di “minimizzazione di consumo di suolo” e che invece prevede un simile sfacelo territoriale, quantificato dalle migliaia e migliaia di soli olivi oggi a rischio! Gli assegnatari degli alberi devono impegnarsi appunto a rendere produttive le piante, curarle con acqua, e non assolutamente trasformandole in legna! Una situazione, quella dell’ emergenza di natura amministrativa qui affrontata, che rivela un gap ormai troppo grande e che deve essere assolutamente colmato, tra sensibilità ambientale elevatissima e saggia dei cittadini, e classe dirigente, amministrazione pubblica e apparato burocratico ancora ancorati ad un concetto di territorio e di sviluppo perdenti e desueti in partenza, ma fondati su deplorevoli logiche clientelari e speculative. Le operazioni di espianto-trapianto devono essere tracciabili, nel senso che in maniera trasparente tutti devono poter sapere che fine ha fatto un determinato albero dal punto d’origine al punto d’arrivo anche per verificarne il corretto attecchimento ed eventuali responsabilità (con eventuali richieste risarcitorie pecuniarie), anche perché si sta parlando di un patrimonio pubblico quali sono divenuti questi ulivi e gli altri alberi di non minore dignità, acquisiti da Anas con il corretto pagamento degli espropri ai proprietari, e dunque con l’uso di denaro pubblico e fini pubblici! Le operazioni devono riguardare anche quegli olivi che in queste settimane hanno subito orrende eccessive potature o capitozzature da parte degli ex-proprietari che hanno pensato male di ricavar quanta più legna possibile da olivi ormai non più in loro proprietà! Una pratica di dubbia legalità, ma la grande forza vegetativa dell’ olivo 4


permette di ripiantare con successo anche questi olivi così ingratamente mutilati. Uno spettacolo che ha sollevato la protesta popolare sul web dove iniziavano a circolare sempre più foto dell’orrore, e che è stato il primo campanello d’allarme che poi ha svelato lo scandalo con un’inchiesta giornalistica su una tv locale! Occorre istituire inoltre una commissione di vigilanza, aperta alle associazioni ambientaliste e ai comitati civici, con partecipazione a titolo gratuito, che controlli il corretto svolgimento delle operazioni. Per una razionalizzazione delle operazioni, gli interventi di espianto vanno effettuate lotto per lotto, nell’eventualità della suddivisione del cantiere in più lotti da realizzarsi in tempi differenti a seconda delle disponibilità finanziarie statali, proprio per evitare che l’interruzione dei lavori porti poi ad avere accanto ad un’opera incompleta, un completo scempio ambientale da espianti inutili nei lotti che dovessero rimanere irrealizzati! Un’eventualità che date le difficoltà finanziarie del paese e la congiuntura di crisi finanziaria globale non può assolutamente essere escluso. Anche per questi aspetti si è ribadito, anche al Prefetto, l’opportunità di rivedere a livello governativo la necessità di una simile opera troppo costosa e dal discutibile bilancio costi/benefici, quando invece un intervento più moderato permetterebbe di innalzare i benefici abbassando i costi! La crescente sensibilità popolare sul grave problema degli ulivi ed altri alberi lungo la SS16 divampata rapidamente e che sta portando a petizioni online e con banchetti nelle piazze, sit-in, indagini, manifestazioni, creazione di specifici comitati, ecc., una mobilitazione senza connotazioni politiche particolari, ma totalmente trasversale, è sintomatica di una positiva finalmente accresciuta sensibilità popolare al territorio volta all’affermazione di tutte queste istanze di buon senso qui formulate e che pertanto devono non essere disattese, anche perché un’ opera pubblica è innanzitutto un’ opera che fa gli interessi e la volontà del pubblico, della gente, e questa volontà oggi parla finalmente a gran voce di “tutela dell’ambiente” e di ripristino del “pittoresco storiconaturale del paesaggio”, quali cardini del vero sviluppo che passa dal miglioramento della qualità di vita e del proprio habitat e da una maggiore cura alla cultura, prima ancora ed anziché da una velocizzazione alienizzante della società! - Nella demolizione dei muretti a secco questi devono essere ricostruiti con le medesime pietre nel rifacimento arretrato dei fronti dei vari poderi al di là delle carreggiate più esterne, così devono essere spostate di poco, smontati e ricostruiti, eventualmente laddove volessero i proprietari nelle parti restanti dei loro terreni non espropriati, o su suoli divenuti di Anas tutti quei trulli o casette a pietre irregolari e tegole, o abituri di varie tipologie, che dovessero trovarsi lungo il percorso della nuova SS16. Si tratta di beni culturali fondamentali dell’arcaica civiltà contadina del Salento senza tempo che non possono assolutamente essere perduti! Pertanto questi preziosi edifici rurali, unici, quasi mai uno identico all’altro, ricami di pietre grezze informi che diventano armonia di forme geometriche perfettamente sposate alla natura circostante, devono essere smontati pezzo per pezzo, con il recupero degli stessi materiali lapidei, e ricostruiti, riedificati, su suolo dalle medesime caratteristiche, poco distante, con gli stessi orientamenti, e con le stesse dimensioni, forme e particolari architettonici. Per cui essenziale è il rilievo originario fotografico e non solo, e la corretta classificazione dei blocchi da riutilizzare nelle loro originarie posizioni particolari, quali architravi, stipiti d’ingresso, chiavi di volta, bordi superiori, blocchi dei gradini, mangiatoie monolitiche, sedili, pietre forate, ecc., secondo il progetto originario. Queste operazioni di riedificazione dopo lo smontaggio devono essere effettuate immediatamente pertanto dai medesimi “mesci paritari”, maestri muratori della pietra a secco per la massima perfezione delle operazioni; così idem per lo spostamento di aie, vasche monolitiche (pile, in vernacolo), vele di pozzo, ecc., a rischio; ecco perché chiediamo il coinvolgimento di manovalanze locali della pietra a secco ormai tornate ad essere esperte dopo i tanti corsi professionali fatti dalle amministrazioni locali, che hanno formato giovani messi in contatto di apprendistato con i vecchi maestri, e che oggi operano sul territorio singolarmente o in ditte nella nuova fioritura che stiamo vivendo e che va incoraggiata dagli enti pubblici all’arte dell’architettura a secco! Sono queste figure professionali le sole che possono oggi eseguire con rapidità ed accuratezza queste operazioni improrogabili ed inderogabili a tutela del nostro patrimonio paesaggistico e culturale, minacciato dai cantieri della nuova Maglie-Otranto! Si segnalano solo ad esempio alcuni stupendi trulli (“pajare” in vernacolo) a rischio, ubicati ai margini dell’ attuale strada, alla sua destra, procedendo da Maglie in direzione Otranto, poco prima di giungere alla svolta per Bagnolo del Salento. 5


Una volta completati tutti gli espianti e tutte le opere di smontaggio e ricostruzione distanziata di muretti a secco e abituri in pietra a secco, trulli, capanne con tegole, e altre testimonianze della civiltà contadina, ecc., sarà possibile avviare le vere e proprie opere di cantiere per la realizzazione del corrispondente lotto stradale.

LA “STRADA PARCO” Il concetto di “strada parco” riguarda più propriamente il progetto, le opportune modifiche allo stesso, miglioramenti, accorgimenti, implementazione, filosofia guida nelle scelte tecniche ed estetiche. In tal proposito si denuncia il ritardo, o sin ad oggi la totale mancanza di una volontà di confronto a monte con le associazioni portatrici di interessi diffusi, che non sono mai state interpellata da Anas, né dalla Provincia di Lecce, né dalla Regione Puglia a concordare ab origine la filosofia cui sarebbe stato opportuno la progettazione si attenesse per il bene del paesaggio e non solo. Ora non possiamo che chiedere di ricucire questo strappo cercando delle forme di incontro con Anas e le altre istituzioni legate alla progettazione e all’implementazione dell’opera. Auspichiamo pertanto presto di poter avere una serie di incontri costruttivi a tal fine, coordinati e guidati dal suo assessorato, e dalla sua persona, per visionare gli elaborati progettuali finali e per poter anche su questi fornire soluzioni atte a risolvere e/o minimizzare impatti paesaggistici e ambientali attraverso la forte modifica della filosofia di fondo che deve ispirarli. Premettiamo che il valore paesaggistico delle aree attraversate dalla SS 16 da Maglie ad Otranto è estremamente elevato: si passa dall’area dei boschi e pinete di Conca-Marau a Maglie circondati da formazioni di macchia mediterranea e gariga a pino d’Aleppo e quercia spinosa, alla contrada carsica del Laccu, caratterizzata da steppe rocciose di prezioso pascolo (nicchiariche in dialetto), con doline, e boschi di quercia di innumerevoli specie, nonché da vallecole più fresche e umide a suoli più profondi con seminativi e resti di antiche selve, quindi alla “Collina dei Fanciulli e delle Ninfe” di Palmariggi, Minervino di Lecce e Giuggianello, dove è anche il Santuario Mariano di Montevergine oggetto di pellegrinaggi e grande devozione religiosa, e alla piana olivetata di Giurdignano con l’area archeologica di Palanzano, e quindi la Valle dell’ Idro e quindi Otranto. Tante le antiche masserie che si susseguono lungo il percorso. Un complesso naturale e rurale che offre scorci bucolici di alta suggestione, dove in alcuni punti speciali, come sulla Serra di Palmariggi, dopo la svolta per il Santuario di Montevergine, prima della discesa verso la piana olivetata idruntina, si osserva nelle giornate di cielo terso il mare all’orizzonte e gli alti Monti Acrocerauni, chiamati, dell’Epiro suggestivamente innevati in inverno e che si stagliano tra l’azzurro del mare del Canale d’Otranto sotto e il celeste del cielo, ed a sua volta la fascia del mare si innalza all’ orizzonte sopra la piana argentea sconfinata degli ulivi! Associazioni e comitati ambientalisti hanno già effettuato diverse azioni in difesa proprio del paesaggio che si gode nei coni visuali dei punti ubicati lungo la SS16 Maglie-Otranto, opponendosi con validi argomenti all’ ubicazione di strutture ospedaliere nelle contrade rurali e silvane di Laccu e Conca-Marau, che si paventavano nei feudi di Muro Leccese e di Maglie, suggerendone l’ubicazione nelle aree PIP già ben infrastrutturale e servite da strade ed altri servizi ed in gran parte inutilizzate e vuote di Maglie e Melpignano; contro l’ubicazioni di impianti industriali di mega-torri eoliche devastanti ed anacronistiche sulla “Collina dei Fanciulli e delle Ninfe”, considerata la Stonehenge d’Italia per i suoi monumenti megalitici dolmen, menhir ed enormi suggestivi massi sacri ammantati di leggende, e acropoli mitologica del Salento più arcaico, nei feudi di Palmariggi, Minervino di Lecce e Giuggianello, una collina (Serra anche chiamata) che si ammira da contrada Conca e Laccu lungo la SS16 poco prima di giungere al centro abitato di Palmariggi, dove la dorsale dell’altura si innalza dalla piana di pascoli e boschi; e contro l’ubicazione in quelle piane rocciose dei deleteri impianti industriali fotovoltaici! Vogliamo dunque che nel radicale ripensamento della filosofia della strada, attraverso opportune soluzioni di seguito suggerite, ed altre che sarà possibile aggiungere alla vista degli elaborati progettuali, questa diventi esempio virtuoso di progettazione stradale, una “strada parco” appunto vera, dove pur nell’istanza di raggiungere in tutta sicurezza Otranto da Maglie e viceversa, si abbia al contempo la possibilità di godere del cangiante paesaggio naturale-rurale del basso Salento, trasformando quello scempio che è oggi in progetto in un momento di massima valorizzazione paesaggistica della ruralità e naturalità, restaurate con l’occasione del cantiere stesso e del suo connesso finanziamento. Ma per tutto questo è importante che le decisioni di virtuosità progettuale vengano assunte a monte, dove nessun costo aggiuntivo si avrebbe e il tutto si può far bene, per il meglio, se vi è la volontà di farlo! Operare a valle con interventi-aggiunta appiccicati e non integrati vuol dire spendere di più, e magari non trovare poi i finanziamenti di ultimazione (come spesso avvenuto) per quelle opere definite di 6


mitigazione, che attutiscono un impatto già apportato ma non lo eliminano, e dove l’orpello “strada parco” diventerebbe solo uno specchietto dialettico per allodole per celare orrori e mostruosità! E’ la strada che congiunge la bella Città barocca e liberty di Maglie, legata anche nella sua storia recente ai natali dati al grande statista Aldo Moro, alla Città di Otranto, perla del Canale omonimo tra Mar Adriatico e Ionio, scrigno di storia ed estremo baluardo orientale della civiltà cristiana occidentale, difeso eroicamente dai suoi 800 martiri! La strada si configura poi come asse di collegamento tra due aree Parco Naturale, quella costiera del Parco Otranto-Santa Maria di Leuca, e quella dell’ entroterra, nel cuore del basso Salento, del Parco naturale dei PaduliBosco Belvedere previsto proprio nel recente nuovo virtuoso PPTR regionale, il Piano Paesaggistico Territoriale della Regine Puglia, e la cui importanza è stata sancita nel PTCP, il Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Lecce, adottato nel 2009, dove si parla dell’intero Salento come di un grande parco naturale e culturale, che rende ancor più stridente un’ impiantistica stradale fondata sull’alta velocità (e dunque alta pericolosità, ed alto consumo di suolo vergine)! Pretendere una “strada parco” diventa pertanto naturale e fisiologico quando si parla dell’arteria che congiunge Maglie a Otranto. Istanze irrinunciabili perché la SS16 diventi una virtuosa “strada parco”. -) Le autorità provinciali devono impegnarsi con un’ apposita delibera di divieto affinché la nuova strada realizzata secondo la filosofia della “strada parco”, non possa veder mai istallata ai suoi margini cartellonistica pubblicitaria di nessun tipo, sia per evitare distrazioni alla guida, sia per un pieno godimento del paesaggio. -) Nell’allargamento della strada tanti muri a secco e tanti muri oggi in cemento o inferriata delle villette, giardini privati, strutture ricettive e ricreative varie addossate all’attuale strada, saranno necessariamente demoliti. Occorre che i comuni interessati di concerto con Provincia di Lecce e Regione Puglia vietino la realizzazione delle future recinzioni in tipologie diverse da quella del muro a secco, di forma, pezzatura delle pietre calcaree e dimensione comunque variabili a seconda della scelta dei privati. Laddove possibile, con finanziamenti, il pubblico deve aiutare i privati ai quali è stato demolito l’originario muro a integrare i costi ulteriori eventualmente comportati dal rifacimento dei nuovi muri in pietra a secco. In tal modo si potrà evitare quell’ inquinamento visivo estetico che soprattutto la diffusione del blocco di cemento ha apportato nella realizzazione delle recinzioni nel Salento, e ad oggi anche in alcuni tratti lungo la strada in questione. Così gli enti pubblici devono favorire la costruzione di tali muretti a secco autentici (non muri rivestiti di pietre informi, o muri di pietre con anime di cemento o cementificate!), nei coni visuali goduti dalla strada, attraverso appositi bandi allargati all’accesso di tutti i privati possessori di suoli in aree rurali. Muretti che integralmente realizzati in pietra a secco hanno una notevole valenza ecologica, oltre che estetica, per molteplici motivi e divengono culle di biodiversità e di captazione dell’umidità atmosferica nei mesi più caldi (aridocoltura). Il coinvolgimento di più differenti manovalanze locale garantisce poi una maggiore varianza della tipologia delle strutture, evitando quella monotonia industriale che caratterizza invece gli interventi nei grandi cantieri; e incrementa le ricadute vere sui giovani del territorio salentino, e delle tre province di Lecce, Brindisi e Taranto, oggi caratterizzate da questo nuovo virtuoso “umanesimo della pietra”, ed in particolare dell’architettura a secco! Favorire le staccionate in legno alle inferriate o alle reti metalliche per le recinzioni di questi poderi, ma anche per eventuali recinzioni in aree di Anas, così come sempre il muretto a secco. -) Per i guardrail e altre barriere di sicurezza occorre ricorrere a soluzioni di elevato valore estetico, con rivestimento in legno ad esempio, come adottati in alcuni tratti pericolosi della litoranea di Santa Cesarea; così la strada non deve essere invasa da cartelloni elettronici hi-tech, che rispondono il più delle volte al bisogno di giustificare spese, che altro; una cartellonistica stradale da aeroporto che ha invaso ad esempio la circonvallazione di Lecce e che sulla SS16 , quale “strada parco” deve essere assolutamente evitata, bandita, come evitata tutta la pesante bordura alienizzante che caratterizza con i suoi alti guardrail e pesanti hi-tech barriere laterali proprio la circonvallazione di Lecce, da assumersi come esempio negativo e di alto impatto paesaggistico proprio nelle opere di rifinitura stradale, dove persino il verde là dove apposto solo in brevi tratti ha la connotazione dell’industria per modalità di impianto, o per l’alto impatto fisiologico delle opere stradali realizzate impossibili da mitigare!!! Così nell’eventualità dell’adozione delle due carreggiate separate, al centro opportuno un’ aiuola continua in cui fare crescere oleandri sia aventi valore decorativo sia di barriera luminosa all’abbaglio causato dai mezzi che procedono in direzione opposta di marcia (una soluzione che si osserva sulla SP 367 Maglie-Lequile). 7


-) L’illuminazione notturna non deve essere eccessiva, ma limitata a tratti giudicabili di maggiore pericolosità, e sempre ben studiata, tale da non generare abbaglio, con tonalità calde e rilassanti, e tale da azzerare l’inquinamento luminoso anche in rispetto della legge Regionale del 23 novembre 2005 n. 15, inerente "Misure urgenti per il contenimento dell'inquinamento luminoso", che limita già tanto nel Salento dei tanti comuni la fruizione del cielo stellato, del firmamento, la cui godibilità ad occhio nudo dall’ UNESCO sta per essere dichiarata Patrimonio dell’Umanità. Inoltre anche i pali di illuminazione ed i loro porta lampade devono essere scelti al fine di intonarsi con la filosofia di una “strada parco”, inserita in un ben preciso contesto paesaggistico che deve essere da cartolina da ogni angolazione, e quindi non devono essere dalle forme e design troppo moderno, ma richiamare suggestioni più classiche. -) Occorre connotare pertanto alcune delle piazzuole di sosta come piazzuole di sosta belvedere, nelle quali sostare anche per eventualmente scattare alcune foto del panorama, come nel tratto che guarda, poco prima di Palmariggi, giungendo da Maglie, verso la “Collina dei Fanciulli e delle Ninfe” ammantata dalle leggende greche di Ercole, e i boschi e i pascoli del Laccu di Muro, (all’altezza del centro ricreativo chiamato “La Conca”), e quella poco prima della discesa nella piana olivetata idruntina, dopo la svolta per il Santuario di Montevergine, da cui si vede il Canale d’Otranto e i Monti dell’ Illiria e della Grecia settentrionale, l’ Epiro. Quindi poco prima di giungere ad Otranto all’altezza della vista che guarda a destra nella bella Valle del fiume Idro. -) Condizione fondamentale ed imprescindibile per una concertazione nel senso della pacificazione volta alla progettazione della strada con valenze di “strada parco”, al di là degli aspetti della strada in sé, è l’assunzione formale d’impegno a monte, da parte dei comuni i cui feudi sono attraversati dalla strada, con un’ apposita delibera d’indirizzo, al fine di non assumere alcuna variante urbanistica in una fascia larga 500 m da un lato e dall’altro della strada, congelandovi l’impianto pianificatorio attuale, 12 marzo 2012, negli strumenti urbanistici. Occorre infatti impedire che una strada di scorrimento veloce diventi vettore per una profanazione industriale, commerciale o di servizi vari, sanitari o d’altro tipo, per una ipercementificazione insomma, come tristemente avvenuto nel caso della SS 275 nel tratto di Surano, o lungo la stessa SS16 nel tratto Maglie-Lecce, dove la lettura del paesaggio salentino è divenuto quasi del tutto illeggibile ed irriconoscibile. Viceversa lungo la SS16 le uniche attività che devono esser favorite sono e consentite sono quelle agrituristiche con baricentro nel recupero restauro delle presenti masserie, (come lì sta già avvenendo), senza aggiunta di nuovi corpi di fabbrica, eccezion fatta al più per neo-trulli in pietra a secco, e le attività agro-silvo-pastorali orientate alle filosofie della salubrità e del biologico. Anche l’eventuale cartellonistica di promozione di queste attività presenti in loco deve essere fatta con discrezione e con pannelli in legno o ferro battuto in tono con la filosofia “parco naturale” della strada. -) Insieme ad Anas è necessario, seguendo eventuali esempi virtuosi nel mondo, intervenire sull’estetica dei cavalcavia, che son spesso soltanto dei puri scheletri di travi e pilastri in cemento orridi esteticamente che invitano tanti giovani a sporcarli, aggiungendovi sporco a sporco, con brutti graffiti e murales, da un lato simboli di degrado, ma come quasi istintivamente per nascondere quell’alienizzante cemento; ma l’effetto è l’aggiunta di dissonanze a dissonanze. Viceversa occorre privilegiare soluzioni che prediligono la linea curva, ad arco, a quella dritta, e opportune sagomature e rivestimenti in pietra grezza atti a trasformarli da elemento alieno in un elemento integrato nelle suggestioni pittoriche che devono essere ovunque ricercate nel paesaggio storico-naturale salentino. -) Nei cavalcavia occorre anche prevedere ai margini esterni delle carreggiate degli ampi passaggi con cespugli e giardini pensili che fungano da eco-dotti per il passaggio degli animali, per evitare che transitino invece attraverso le carreggiate con rischi elevati per loro e per gli automobilisti. Così alcune delle condotte di canalizzazione idrica passanti da lato a lato della carreggiata devono essere pensate e progettate come invitanti eco-dotti per il passaggio facilitato dei rospi, rettili ed altri animali durante i loro spostamenti. Pertanto è opportuno prevederne con una certa regolarità. -) Lungo i margini stradali devono essere utilizzate solo e soltanto piante autoctone, o al più mediterranee, piante della macchia mediterranea, alloro, lentisco, mirto, viburno, edera, vite, clematide, oleandro, rosa, caprifoglio comune, querce, ginestre, ginepri, tamerici, alberi di giuda, pini d’Aleppo, pini domestici, cipressi mediterranei, (assurdamente denigrate queste tre conifere, eppure in tutto e per tutto tipiche stupende piante mediterranee del sud Italia, attestate anche in Puglia da tempi immemori; come sempre specie mediterranee sono tra le conifere i 8


pini marittimi o i cedri), olivi, ecc., eventualmente anche melograni, mandorli, ecc. No assolutamente all’ uso di piante alloctone, non mediterranee, e tanto più di palme esotiche come confermano i fallimenti dei dispendiosi impianti di palme esotiche scelleratamente consentiti e finanziati nelle rotatorie della Provincia di Lecce, anche con dispendiosi impianti idrici per un eccesso d’acqua di cui le piante mediterranee adattate al nostro clima non avvertono invece il bisogno! Palme in via di disseccamento. O come la scomparsa a causa della parassitosi da punteruolo rosso, palma alloctona chiamata Palma delle Canarie (Phoenix canariensis). Viceversa si ricorda che le uniche due specie di palma che si può concedere per motivi estetici di piantare nel Salento, sono la Palma nana (Chamaerops humilis) tipica ed autoctona nel sud Italia, e la Palma da dattero (Phoenix dactylifera), la cui presenza è attestata nel Salento almeno fin da epoca messapica. Se la strada si realizzerà in lotti chiediamo che ogni lotto sia ultimato anche con le piantumazioni, prima di passare all’altro con l’apposizione del verde, per il quale ci si potrà così anche in parte avvalere delle piante espiantate nelle fasi di pre-cantiere del lotto successivo. In tal modo si eviterà di lasciare non ultimate le piantumazioni per avvenuto esaurimento delle risorse finanziarie. Anche a tal fine si chiede di mettere da parte sin dall’ inizio delle opere, la porzione dei finanziamenti necessari per le piantumazioni finali. Per quest’ultime ci si deve avvalere di personale forestale competente e di vivai, eventualmente anche della Forestale, che prelevano germoplasma, i semi o le talee, prevalentemente da piante madri autoctone già ben acclimatate e adattate al territorio, per quelle specie più propriamente autoctone o più genericamente mediterranee che si dovranno utilizzare e che danno anche le massime garanzie di attecchimento e sopravvivenza. -) Chiediamo poi che al di là delle carreggiate più esterne (complanari o piste ciclabili), siano piantumate due fasce parallele di Pini domestici, il pittoresco pino ad ombrello mediterraneo (Pinus pinea); due filari, (con piante distanziate a 10, o 15 metri tra loro), equidistanti dal centro della strada, e ubicati sufficientemente distanti dalle strade in modo che neppure la loro caduta, da adulti, possa intralciare nessuna delle piste carreggiate più esterne, in modo da bordare da un lato e dall’altro la SS16, per tutto il tratto Maglie-Otranto con continuità, in una maniera altamente pittoresca e suggestiva, e non priva di richiami storici. Era infatti un uso diffuso, quello del pino d’Italia associato alla bordatura delle principali arterie che congiungevano i principali centri salentini, filari interminabili che offrivano ombra nelle ore più calde, in continua durante tutto il tragitto, ma che l’allargamento delle strade portò nel secolo scorso ad abbattere quasi completamente. Tutta alberata a pino domestico era proprio l’ originaria strada 16 da Lecce fino ad Otranto passando per Maglie, (dove in periferia di quelle bordure restano in piedi solo pochi esemplari rimasti all’interno di qualche villa privata). Un uso del pino italico, il pino ad ombrello, che riprendeva una tradizione pare già diffusa dai romani, anche perché quel pino ad alto fusto sgombro di rami basali e con cappello chioma offriva la massima ombra sulle carreggiate senza intralciare con rami basali la circolazione dei mezzi. Oggi solo pochi relitti ricordano quei fasti arborei, di epoche dove la cura paesaggistica era una normalità, pur nella minor scarsità di mezzi sia tecnologici sia finanziari, ma non certamente culturali! Oggi è un dovere recuperare quella cura e quelle suggestioni pittoriche del nostro paesaggio. La ditta vivaistica vincitrice dell’appalto per le alberature a pino domestico, dovrà poi impegnarsi a sostituire gli alberi che non dovessero attecchire entro i primi tre anni, con altri alberi della stessa specie e dimensione. -) Ricordiamo infine qui che lungo la circonvallazione est di Maglie nel tratto di congiungimento della SS16 Maglie-Lecce, con il tratto sempre della SS16 Maglie-Otranto, in contrada Calamauri, ai margini della strada sulla sinistra per chi procede da Lecce verso Otranto, insiste il Menhir Calamauri, un monumento megalitico, un alto blocco monolitico di pietra leccese verticalmente infisso eretto e profondamente infisso nel suo, avente forma parallelepipeda, del quale si deve tener conto nel momento in cui si dovesse intervenire anche su quel tratto stradale della SS16. La strada va dunque leggermente deviata dal monumento in modo da poter realizzare una comoda piazzola di sosta per parcheggiare per visitarlo, e soprattutto un’ ampia fascia di rispetto verde tutt’attorno ad esso, oggi quasi attaccato invece, se non per pochissimi metri al ciglio della strada, e protetto da una vecchia recinzione in metallo. Un recupero da aggiungersi, sempre con la collaborazione della Soprintendenza ai Beni Culturali, quale corollario di un intervento di rifacimento su quel tratto della SS 16. Il menhir deve essere circondato da suolo decementificato e bonificato da rifiuti, deve essere anche espropriato a tal fine un ampio semicerchio intorno ad esso nella proprietà industriale che lo borda all’ interno e lo offende con una recinzione in cemento e inferriata assurda, addossata al menhir. Il tutto deve essere impreziosito da muretti a secco e stradine in terra battuta, recuperando l’ antichi tratturo che bordava il menhir che attende da troppo tempo questi doverosi interventi di cura paesaggistica. Il monumento antico è oggetto di numerose visite turistiche, ma anche di studiosi e scolaresche che hanno oggi notevole difficoltà a raggiungere il monumento, con notevole 9


pericolosità connessa al traffico automobilistico in quel tratto, dove i pullman oggi rallentano per permettere agli alunni almeno una foto in corsa, del menhir, non altrimenti fruibile data la grandezza del mezzo e l’impossibilità di parcheggiarvi vicino! E le foto che oggi vi si scattano più che il nobile antico manufatto ciclopico, immortalano la sua profanazione paesaggistica!

Tutti gli interventi di restyling paesaggistico qui affermati come condizioni minime indispensabili per una strada virtuosa a minimizzazione del suo impatto sul paesaggio, sono in perfetto accordo con la filosofia di esaltazione del pittoresco storico-naturale del territorio contenuta nelle linee guida di pianificazione territoriale del nuovo PPTR il Piano Paesaggistico Territoriale della Regine Puglia. Tutti questi interventi devono essere pianificati e concordati a monte, nero su bianco, e con stanziamento pianificatorio opportuno delle risorse già disponibili, e non divenire solo orpelli finali da realizzare se i finanziamenti basteranno, dove l’esperienza insegna, (come nello stesso Salento già avvenuto, vedi il caso della rimasta incompiuta strada a scorrimento veloce Maglie-Lequile SP 367!), che una simile impostazione porta a rimandare opere ambientali utili tanto da non farle mai più vedere la luce tra mille pindariche vane giustificazioni!

Grazie, certi di poter contare sulla sua grande Sensibilità ambientale, culturale e per l’estetica storico-naturale del paesaggio quotidiano di noi tutti, che è il libro aperto al cielo della nostra memoria e il palcoscenico delle nostre esistenze, alla cui purezza ed integrità è legata in gran parte la qualità della nostra vita!

Coordinamento Civico per la Tutela del Territorio e della Salute del Cittadino Forum Ambiente e Salute del Grande Salento

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