Intervento primo consiglio

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Intervento primo Consiglio Regionale. Priorità lavoro, credibilità. Grazie Presidente, onorevoli colleghi: Si apre oggi la Xlegislatura per la nostra Regione. Per le condizioni economiche e sociali legate alla crisi abbiamo tutti la consapevolezza che non può essere una legislatura da impegno normale in stato di pace; che per le condizioni di difficoltà di molti dei settori e territori della Basilicata, deve essere una legislatura da impegno straordinario. Non è solo una questioni di dati, di percentuali di disoccupati o di percentuale di povertà o di emigrazione. È una questione di senso, di senso di appartenenza, di senso di precarietà, di senso di paura, di senso di provvisorietà. Non si inserisca l'opposizione in questa cosa, che ha molte più responsabilità, perché ombra di se stessa, incapace di darsi un senso. Dovrebbe recuperare molto più terreno, prima di riuscire ad avviare qualche riflessione un pò più strutturata. Abbiamo noi il dovere di interpretare con coraggio, certo non con impocrisia, la sfida in corso. Abbiamo noi il dovere di superare la logica della contrapposizione interna, della doppia finalità mettendo oggi un punto fermo. Pensare di essere ancora vestiti è follia, quando la maggioranza dei lucani ha voltato lo sguardo altrove e in molti che hanno votato lo hanno fatto con lo spirito di chi ancora crede che attraverso il processo democratico si ha l'unica strada per modificare le cose. Ci sono momenti in cui la riflessione deve farsi necessariamente profonda e l'azione limpida e forte. Bisogna lavorare a mettere tutti i tasselli a posto, con generosità.

- È il tempo in cui le ambizioni personali vengano messe dopo gli interessi generali: è una condizioni che possono realizzare solamente i partiti. Laddove l'impalcatura ideale, per il Partito Socialista, o l'impalcatura programmatica, per il PD, diventano il collante principale. Va da se che ciò può aversi se il quadro delle relazioni tra di noi viene depurato dall'arroganza, dalla presunzione di autosufficienza, dalla mancanza di condivisione. Che superi il timore della concorrenza per il mero accaparramento di consenso elettorale o di potere. Abbiamo bisogno di consenso sociale perché le cose che dobbiamo fare non saranno facili. Dobbiamo investire nel ruolo che i nostri partiti possono avere. Nel rappresentare correttamente le istanze sociali e nel raccordo con gli altri corpi intermedi. Siamo ormai consapevoli che il tema partecipazione, con quella della trasparenza sono i versanti su cui dobbiamo provare a costruire una risposta seria se non vogliamo ancor di più allargare la distanza fra le istituzioni e i cittadini. E non possiamo farcela, a meno che degli slogan o dei messaggi pop si voglia fare una scorciatoia inutile, se non riformiamo questo pezzo. - È il tempo in cui la governabilità e la rappresentanza abbiano una sintesi corretta reale. I motivi che hanno portato alla nostra giunta sono esattamente gli esempi delle cose da correggere. E tuttavia il profilo delle personalità di rilievo nazionale che si sono messe a disposizione per la nostra Regione ci da l'occasione di rimediare. In quest'ottica bisogna avere la consapevolezza dei punti di forza (molti) e dei punti di debolezza (pochi, ma straordinariamente pericolosi e mortali) di tale


scelta, e muoverci nella direzione di un riequilibrio e correzione dei punti di debolezza. Bisogna instaurare un clima di fiducia assoluto tra il consiglio e la giunta, dove al consiglio va data la centralità delle scelte. Ci sono prerogative che vanno rispettate non per gusto discrezionale ma per esigenze di corretto funzionamento. Com'è brutto quando un assessore non è chiamato a condividere il suo direttore generale perché frutto di scelte diverse, per intenderci. - Non nascondiamocelo, non serve. La scelta di assessori di non stretto riferimento delle forze politiche è stato tema discusso, fonte di mugugni da un lato, esaltazione dall'altra. Sbagliamo se la considerassimo una risposta al non voto. Le abbiamo già sperimentate. Il non voto si cattura, in forma strutturale con la capacità dei partiti di raccogliere il bisogno e con la capacità delle istituzione di costruire una risposta. Diciamo semplicemente che era una prerogativa che la legge da al presidente. Tutti hanno la consapevolezza che tale meccanismo trova difficile attuazione e che laddove applicato porta punti di criticità elevati. Per questo il lavoro di serietà che ci aspetta è quello di tornare a legare forma e sostanza della legge, di stoppare l'inseguimento ad un formalismo di volta in volta ricercato per appagare ipocritamente gli scollamenti del popolo con le istituzioni. Su questa china ci siamo in questi vent'anni fin troppo avventurati con danni enormi. Per questo dobbiamo avere la priorità di realizzare lo Statuto e con esso una legge elettorale che consenta di esprimere una corretta rappresentanza di territori, di settori, di idee e di visioni. Questi anni di tentato bipolarismo hanno di fatto portato più ingovernabilità. Perché la governabilità, vale forse finalmente la pena di recuperare l’insegnamento di Pietro Nenni, è assicurata dalla capacità dei partiti di rispon dere ai bisogni e alle aspirazioni della Nazione, e quindi del po- polo italiano e di tutti quelli che nel nostro paese vivono, stu- diano e lavorano (o sperano di lavorare). Per questo dobbiamo darci come consiglio l'obiettivo di uno statuto snello, nei principi non retorici, nel rispetto e partecipazione stabile delle autonomie locali e dei corpi intermedi, che porti ad una legge elettorale che dia rappresentanza certa a tutti i territori, che preveda dei collegi, e che dia centralità ai partiti costituzionalmente adeguati e ai luoghi della rappresentanza che raggiunga la governabilità nella sostanza e non nella forma, nella visione e non nella persona, che riveda l'elezione diretta e dia ai partiti e al consiglio la possibilità di costruire consenso sociale. Dobbiamo impiegare il nostro tempo nel supporto del lavoro della Giunta nell'ottica di una centralizzazione della programmazione, partecipata. La grande partita della programmazione strutturale, e di quella europea deve essere l'impegno in cui impiegare la nostre nostre migliori energie per arrivare ad una partecipazione reale di territori e di settori, ciascuno con vocazioni specifiche, che molti di noi conoscono, e sono pronti a mettere a disposizione per ricomporre il disgregato quadro dei nostri territori.


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