NEWS
PUNTI D’IMMERSIONI AL CONERO Secca dell’Ospedale
pag.
3
pag. 12
di Federico Betti
IMMERSIONI PARTICOLARI Il Banco di Santa Croce
pag. 16
di Antonio Lettini
ed eccoci pronti a ripartire per un nuovo anno, da trascorrere insieme, forti delle esperienze fatte e pronti ad affrontare nuove avventure con lo spirito di sempre, stimolati dalla voglia di fare nuovi “incontri subacquei” e soprattutto condividerli con gli altri. In questo numero abbiamo inserito delle piccole novità, una rubrica una dedicata alla attrezzatura subacquea, e visto l’interesse di alcuni nostri soci, abbiamo ripreso il discorso dell’Archeologia Subacquea. A tutti buona lettura….
WEB-MAGAZINE: KOMAROS SUB ANCONA Gennaio-Marzo 2012 ANNO 2° numero 6 In copertina: foto di Marco Boncompagni
ATTREZZATURA I nostri fidati compagni d’immersione
pag. 22
di Adriano & Rocco
I NOSTRI SOCI RACCONTANO Salento “lu sule, lu mare e lu jentu”
pag. 24
di Matteo Filograsso
I NOSTRI SOCI RACCONTANO PONTE OGNISANTI “La prima Sommozzata” 29-10/1-11 Jacopo Saccomani, Andrea Polloni, Manuela Savini, Valeria Zappalà, Giulia Pivena,Matteo di Tommaso
I NOSTRI SOCI RACCONTANO Crociera in Raja Ampat
pag. 30
pag. 34
di Marco Boncompagni
SEZIONE BIOLOGIA Le stagioni del Mare
pag. 40
di Federico Betti
ARCHEOLOGIA SUBACQUEA Appunti sulla navigazione antica
pag. 43
di Giuseppe Barbone
ARCHEOLOGIA SUBACQUEA Il Ninfeo Imperiale di Baia Sommersa
pag. 46
di Giuseppe Capuozzo
SEZIONE PESCA IN APNEA Assoluto di Pesca in apnea 2011
pag. 52
di Luca Giaccaglia
LA REDAZIONE: Francesco Flores, Marco Boncompagni e Federico Betti
IN QUESTO NUMERO FOTO DI:
GADGET KOMAROS
pag. 54
è possibile tenersi informati sulle iniziative del club attraverso il gruppo KOMAROS FACEBOOK
FIOCCO AZZURRO A CASA CHIAPPA
Francesco Flores, Federico Betti, Marco Boncompagni, Marco Bonfitto, Daniele Giuffrida e Francesca Fiorella
HANNO COLLABORATO: Federico Betti, Marco Boncompagni, Matteo Filograsso, Giuseppe Barbone, Jacopo Saccomani, Andrea Polloni, Manuela Savini, Valeria Zappalà, Giulia Pivena,Matteo di Tommaso, Antonio Lettini, Arch. Giuseppe Capuozzo, Marco Bonfitto, Adriano Bonifazi, Rocco Abbatista e Luca Giaccaglia
ERIKA, TANIA e MICHELE annunciano l’arrivo di TOMMASO E’ vietata la riproduzione parziale o integrale dei contenuti e delle immagini presenti nel web-magazine
A.S.D. Komaros Sub Ancona - Mole Vanvitelliana 60125 Ancona Tel 071/204558 cell 337/640879 e-mail info@komaros.it - www.komaros.it
B BR RE EV VE ETTTTA ATTII C CO OR RS SII A AN NN NO O 22001111 CORSI SUB ARA
Bedina Maria Letizia De Angelis Gerardo Di Tommaso Matteo Domogrossi Simone Ferroni Elisabetta Giusti Mario Graciotti Cristian Mancinelli Edoardo
CORSO SUB 1 GRADO A.R. ( P1 )
Medici Margherita Pinat Giovanni Maria Pivena Julija Polloni Andrea Rossi Fabio Saccomani Jacopo Salerno Vincenzo Savini Manuela Zappalà Valeria
Belvederesi Graziano Girolimini Vania
CORSO SUB 2 GRADO A.R. ( P2 )
Guidi Manuel Simonetti Giuseppe Triggiani Ismaele
Avio Carlo Giacomo Borra Luca
CORSO SUB 3 GRADO A.R. ( P3 )
Ciccone Tiziano Grech Daniele Suaria Giuseppe
CORSI SUB APNEA Bianchi Andrea Bosi Luca Bottaluscio Simona Corradori Alessandro
CORSO SUB 1 GRADO APNEA ( Pap1 ) Fortunati Fabrizio Galeazzi Francesco Potenza Gabriele Tritto Giuseppe
CORSI SUB SPECIALIZZAZIONE Ferroni Elisabetta
BIOLOGIA MARINA E ACQUE INTERNE 1 GRADO (Pbio1)
Filograsso Matteo Scuppa Annunziata Melito Nicole
CORSO DI MINI APNEA 3° GRADO DELFINO
Petrolini Marcos Felipe Petrolini Natacha
Avio Carlo Giacomo Belvederesi Graziano Ciccone Tiziano
IMMERSIONE NUTTURNA O CON SCARSA VISIBILITA’ ( Pnot )
Girolimini Vania Grech Daniele Guidi Manuel Suaria Giuseppe Triggiani Ismaele Avio Carlo Giacomo Borra Luca
IMMERSIONE IN CORRENTE, PROFONDA O NEL BLU ( P.. )
Ciccone Tiziano Grech Daniele Suaria Giuseppe Corradori Alessandro Fortunati Fabrizio
CORSO PESCA SUB IN APNEA ( PPs1 )
Galeazzi Francesco Polonara Luca Potenza Gabriele Tritto Giuseppe
A.S.D. Komaros Sub Ancona - Mole Vanvitelliana 60125 Ancona Tel 071/204558 cell 337/640879 e-mail info@komaros.it
“Uomo libero, tu amerai sempre il mare! Il mare è il tuo specchio; contempli la tua anima Nello svolgersi infinito della sua onda, E il tuo spirito non è un abisso meno amaro. Ti piace tuffarti nel seno della tua immagine; L’accarezzi con gli occhi e con le braccia e il tuo cuore Si distrae a volte dal suo battito Al rumore di questa distesa indomita e selvaggia….” Boudelaire
© ©M MA AR RC CO OB BO ON NFFIITTTTO O
D Diieettrroo llaa ffoottoo di Marco Bonfitto Boudelaire scriveva cosi, ed e’ cosi che e’ cominciata la mia passione per il mare, il nostro mare, il Conero, e’ uno spettacolo tutto da gustare! la sua costa cosi frastagliata, i suoi colori, …. il mare tutto…il mare che può essere goduto in mille modi …. pescando, tra le insenature in canoa, con una bella immersione o snorkeling, con un bel bagno, passeggiando o standosene semplicemente seduti sulle sue bellissime spiagge. Mi
sono
appassionato
alla
fotografia
quasi
per
caso
e
il
Conero
mi
ha
incentivato
a
continuare…osservarlo e fotografarlo e’ sempre un piacere; ogni foto ogni momento e’ sempre diverso…sempre unico ed irripetibile…sia fuori che dentro di me… da soli o in compagnia, d’estate o d’inverno…sole o pioggia…sempre ogni scatto qualsiasi sia la sua tecnica inquadratura e’ un momento mio personale che mi “ricorda” le sensazioni provate, le mille emozioni e beh, riuscire a trasmettere parte di esse all’osservatore sarebbe solo un piacere. l’alba con le sue tonalità delicate , durante il giorno con le sfumature verdi celesti, al tramonto quando le nuvole si colorano di arancio e rosso…partecipare a questo spettacolo …apprezzarlo….e’ una ragione di vita….
© ©M MA AR RC CO OB BO ON NFFIITTTTO O Sedia del Papa – Passetto Ancona
© ©M MA AR RC CO OB BO ON NFFIITTTTO O Spiaggia delle Due Sorelle – Numana – Ancona (sopra)
© ©M MA AR RC CO OB BO ON NFFIITTTTO O
Baia di Portonovo - Ancona (sotto)
LLA AS SEEC CC CA AD DEELLLL’’O OS SPPEED DA ALLEE
di Federico Betti
A Lembeh, una delle località indonesiane più note ai subacquei di tutto il Mondo in virtù della sua ricchezza biologica, esiste un’immersione dal sintomatico nome di “Nudi Falls”, traducibile in italiano come “Cascata di nudibranchi”. Nome certamente azzeccato, visto che la zona è ricca di specie diverse di questi splendidi e coloratissimi animali. Quando però mi è capitato di effettuare un’immersione alla Secca dell’Ospedale, poco più a sud della Baia di Portonovo, mi è capitato di pensare che meriterebbe lo stesso nome. E questo non per l’abbondanza di specie di nudibranchi presenti, che è indubbiamente superiore in altre aree, ma perché durante i mesi estivi, luglio e agosto in particolare, alcune pareti verticali della secca si ricoprono di centinaia di esemplari di due specie, Cratena peregrina, dal corpo bianco e lunghe estroflessioni viola, e Flabellina affinis, interamente viola, dando proprio l’impressione di una cascata di nudibranchi che dalla sommità della secca si riversa verso il fondo. Uno spettacolo meraviglioso e probabilmente di proporzioni uniche. La secca offre altri spunti biologici interessanti, come l’incontro con numerosi crostacei, fra cui astici, galatee, e raramente aragoste nascosti negli anfratti più stretti; approfitto per ricordare che aragoste e astici sono animali protetti da trattati internazionali. Spesso, poi, una nuvola di boghe e castagnole circonda la porzione più superficiale dei massi, mentre intorno ad essi, sul fondo, si possono incontrare organismi tipici degli ambienti sabbiosi. L’immersione sulla Secca dell’Ospedale offre pertanto diversi aspetti degni di nota, ma certamente il massimo del fascino lo esprime in estate, con la sua unica “Cascata di nudibranchi”.
Galatea strigosa
Foto di Marco Boncompagni
Nudibranco – Flabellina affinis
Nudibranco – Cratena peregrina
Foto di Marco Boncompagni
Foto di Federico Betti
D A T I
I M M E R S I O N E
Difficoltà
Media
Profondità
Min 9 - Max 40 mt
Periodo ottimale
Settembre - Aprile
Temperatura H2O
16° a 18° C. (inverno) Max 22° - 24° (estate)
Visibilità
Media, Buona Gorgoniacei: Paramuricea Clavata, Eunicella Cavolinii, Eunicella Singularis, Gerardia Savaglia. Madreporari: Parazoanthus Axinella. Spugne: Cacospongie, Axinella Cannabina, Standard - Macchina fotografica consigliata
Organismi
Attrezzatura
IIll B Baannccoo ddii S Saannttaa C Crrooccee di Antonio Lettini Nella parte sud del golfo di Napoli, a pochi passi da Castellammare di Stabia e dalla penisola
sorrentina,
precisamente
nel
comune di Vico Equense si trova uno straordinario
paradiso
sommerso,
denominato “Banco di Santa Croce”, una vera miniera di biodiversità, formata da diverse guglie rocciose sommerse disposte quasi in forma circolare, che salgono fino a quasi sfiorare la superficie, infatti la parte più alta giunge a -9 metri dal livello del
Il
“Banco”,
molto
conosciuto
dai
mare.
subacquei ed ancor prima dai pescatori locali, infatti all’epoca ignari dell’esistenza di queste guglie rocciose, vi gettavano le reti che spesso oltre a restare impigliate e perderle, strappavano fisicamente le gorgonie (Paramuricea Clavata) dalla roccia,
ed una volta in superficie tutti
questi rami rossi riempivano le ceste di raccolta delle reti, che erano costruite inpaglia di e forma circolare, Figura 1
Disegno di Antonio Lettini
assomigliare
ad un
grosso
quasi ad pentolone,
Il “Banco” pur trovandosi molto vicino alla
tant’è che
costa ed a poche miglia dal fiume Sarno,
chiamato
che purtroppo sembra essere riconosciuto
napoletano
come uno dei fiumi più inquinati del nostro
“caurarusso”
paese,
significa appunto pentolone rosso.
esplode
di
vita
ed
offre
una
il “Banco” all’epoca veniva dai
pescatori
in
dialetto
“Cavurar’ross” che
tradotto
o Italiano
vastissima gamma di biodiversità, tutto ciò
Oggi per fortuna questa zona è diventata
sembra grazie ad una combinazioni di
“ZTB” zona a tutela biologica e quindi è
correnti che fermano gli agenti inquinanti
vietata, nel raggio di 300 metri
pesanti alla foce e spingono verso il largo
meda luminosa, qualsiasi attività di pesca
quelle che galleggiano, lasciando
sportiva e professionale.
quindi
solo i nutrienti organici che innescano ed
Ma
amplificano
offrendo
“Banco”, partendo dalla secca principale
un’enorme nutrimento a tutte le forme di
(figura 1) sono moltissime le forme di vita
vita animali.
che incontreremo, sin dai primi metri
la
rete
trofica
ora
immergiamoci
insieme
dalla
sul
troveremo una massiccia presenza di pesce azzurro che ci accompagnerà fino al sommo del cappello a circa 9 metri di profondità, nel periodo estivo
queste ultime vengono
cacciate da tonnetti e palamiti mettendo in atto un vero e proprio carosello. Le pareti della secca principale scendono quasi
verticali
fino
ad
una
profondità
massima di circa 40 metri, intervallate qua e la da azzamenti, che offrono comodo alloggio alle numerose cernie di grossa taglia che popolano queste secche, anfratti
numerose
Musdee
e
Pizzo dei Parazoathus
presenza
dei
Foto di Francesca Fiorella
Parazoanthus
Axinellae,
tanto da attribuirle il nome di “Pizzo dei Parazoanthus”.
negli
bellissimi
esemplari di gattuccio, tutto intorno nuvole di
anthias
pareti,
e
castagnole
circondano
le
tra queste molti esemplari di
saraghi comuni, fasciati e il pizzuto un po’ più
raro
e
donzelle
poi e
salpe,
grossi
mimetizzati
tordi,
scorfani
tra
sciarrani, rossi
le
ben
rocce. Uova di gattuccio
Foto di Francesca Fiorella
Ma la vera regina indiscussa di queste pareti e la Paramuricea Clavata, molto presente
con
grossi
rami
tanto
da
colonizzare qualsiasi parte di roccia e piccoli scogli che emergono dalla sabbia, i rami di quelle più profonde disposte a favore di corrente sono sempre addobbate dalle decine di uova di gattuccio, non raro la possibilità di trovarvi al suo interno il Musdea
Foto di Francesca Fiorella
piccolo in stato embrionale.
metri,
Sempre sulla secca principale, troveremo
completamente colonizzate spugne Axinella
una colonia di Geradia Savaglia ovvero
e grosse colonie di madreporari, come si
“falso corallo nero” che si è insiedata tra
vede in
le
Le
pareti
sporgente
sin
dai
foto e in superiore
primi
figura 1, la parte della
secca
completamente gialla grazie alla massiccia
e
Paramuricee
e
l’Eunicella
Cavolinii,
tanto da ricoprirne svariati rami, che oltre essere interessante dal punto di vista
biologico, offre particolari spunti per la
immersioni, gli stessi
fotosub data la sua posizione.
biologici
Ma scendendo verso il fondo come si evince
assunto svariati nomi, come ad esempio
dal disegno, ad esclusivo appannaggio dei
la secca della “Gerardia” per la presenza
subacquei esperti, data la profondità di
di un grosso ramo di Gerardia Savaglia,
circa
36/38
metri
scopriremo
che
per
la
sia per gli aspetti posizione
hanno
un
meraviglioso anfratto che divide in due la secca, che all’inizio ci sembrerà chiuso, ma proseguendo al suo interno troveremo uno scenario fantastico, particolari i giochi di luce dei raggi solari che passano attraverso i rami di gorgonia che coprono le fenditure della roccia,
uno spettacolo mozzafiato
paragonabile solo ad alcune immersioni tra queste ricordo Shab’ab Claudio che si trova
Gerardia savaglia
nel sud del mar rosso, ovviamente regno
mentre la secca di Terra per la sua
incontrastato dei fotografi che sapranno
posizione più prossima alla costa, così
sfruttare al meglio questa particolare e rara
come la secca del Corallo per la presenza
opportunità, al suo interno piccoli crostacei
del corallo rosso, etc. etc.
come
graziosi
Vi consiglio di non perdere l’occasione di
gasteropodi come le Cipree, non mancano
immergervi su questo fantastico sito di
Aragoste e Musdee che trovano riparo tra
immersione,
gli anfratti dello spacco, spugne e rami di
dedicateci almeno un week-end di sicuro
gorgonia.
non ve ne pentirete.
la
Galatea
Galatea
Come
Strigosa,
Foto di Francesca Fiorella
anticipato
intorno
alla
secca
principale sono presenti altri 5 panettoni rocciosi, dove è possibile eseguire diverse
Foto di Francesca Fiorella
se
pensate
di
visitarlo
Cerianthus
Cernia
Foto di Francesca Fiorella
Foto di Francesca Fiorella
II N Noossttrrii FFiiddaattii C Coom mppaaggnnii ddii IIm mm meerrssiioonnee di Adriano & Rocco Dato il periodo corrente, un po' per il freddo ed un po' per gli impegni, la nostra passione per le immersioni si è ritirata, anche se per poco, in letargo. Sicuramente noi saremo pronti ad immergere la testa sott’acqua al primo raggio di sole primaverile, ma la nostra attrezzatura? E soprattutto i nostri erogatori come si risveglieranno? L'importante è cercare di non farsi trovare impreparati. In queste poche righe, dopo aver rispolverato qualche nozione sul funzionamento di base degli erogatori (tranquilli.....utilizzeremo un approccio molto discorsivo e poco tecnico), ricorderemo qualche semplice accorgimento per immergersi senza nessuna cattiva sorpresa. Come Son Fatti ………… senza annoiarci! Gli erogatori, che la stragrande maggioranza dei sub utilizza, sono a doppio stadio e bilanciati, il che significa che l’erogazione non dipende dalla pressione dell'aria interna alla bombola. PRIMO STADIO Nella bombola si trova aria compressa a circa 230 atmosfere, che noi non possiamo respirare in quanto uscirebbe ad una velocità tale da rendere impossibile l’atto respiratorio. Allora ecco che entra in gioco il primo stadio dell'erogatore che viene filettato direttamente nella rubinetteria. Esso obbliga l’aria della bombola a fluire attraverso percorsi molto stretti affinchè la pressione sopra citata si riduca fino a 8-10 atmosfere superiori alla normale pressione dell'ambiente. In tal modo si raggiunge quella che viene comunemente definita pressione intermedia, in quanto il suo valore è compreso tra quello dell'aria interna alla bombola e quello dell'ambiente, ovvero è quella pressione che ci permette anche di gonfiare il Gav. SECONDO STADIO Ora non ci rimane altro che attingere quest’aria alla pressione intermedia ogni qualvolta si renda necessario l'atto inspiratorio. A questo punto entra in gioco il secondo stadio, che, grazie ad una sorta di interruttore (Figure 1 e 2), consente all'aria di fluire all'esterno ogni qualvolta noi, inspirando, creiamo una depressione.
Figura 1: Fase di inspirazione
Figura 2: Fase di espirazione
Manutenzione al risveglio Gli erogatori rappresentano quella parte di attrezzatura a cui bisogna prestare maggiore accortezza. Un corretto utilizzo non solo ci eviterà anomalie e quindi manutenzione straordinaria, ma renderà più sicure le nostre immersioni. Come accennato in precedenza l’approssimarsi della bella stagione coincide, per molti subacquei, con la ripresa delle attività. Normalmente, se l’attrezzatura è stata riposta con cura essa sarà perfettamente funzionante; tuttavia qualche controllo preliminare non farà male. La cosa più semplice da fare sarà portare il nostro erogatore presso il centro assistenza per una prova semplicissima al banco, che evidenzierà possibili anomalie, oppure, se siamo amanti del “faccio tutto io”, proveremo a connettere l’erogatore alla rubinetteria della bombola verificando, così, il funzionamento dello stesso. E' importante ricordare di agire sul pulsante di erogazione manuale all'atto di apertura della rubinetteria: in tal modo eviteremo “traumi” al 1° stadio dell'erogatore.
E' fondamentale verificare che non si abbiano indesiderate auto-erogazioni, sinonimo di anomalie di funzionamento. E’ chiaro che un controllo da parte di uno specialista sarà la scelta migliore, anche perché vi porterà via pochi minuti e di solito è gratuito. Dopo ogni utilizzo. Dopo ogni immersione è buona norma, anzi è doveroso, un risciacquo accurato degli erogatori, meglio se effettuato immergendoli per qualche minuto in acqua dolce. Facciamo attenzione che l’acqua invada bene l’interno del secondo stadio e soprattutto ricordiamo di spostare i reggifrusta, in quanto sono sede di acqua di mare stagnante che tenderà, nel tempo, a corrodere tutto ciò che si trova a contatto con essa. La miglior cosa sarebbe eliminare i reggifrusta, cosicchè potremo avere sempre sotto controllo lo stato delle fruste, anche in quelle porzioni che sono, solitamente, nascoste alla vista. A fine stagione. Quando avremo effettuato l'ultima immersione della stagione sarà necessario procedere con il solito accurato risciacquo. Potremo aggiungere nell’acqua un po’ di Amuchina o, se non disponibile, un po’ di aceto che consentiranno una accurata disinfezione dell'erogatore. Nel riporre l'attrezzatura sarà bene collocarla in modo tale da impedire eventuali deformazioni delle fruste. Ogni 100 immersioni o ogni 2 anni. A questo appuntamento è meglio non far mancare i nostri erogatori. In questa occasione sarà necessaria una revisione completa da parte di un centro autorizzato. Sia il primo che il secondo stadio verranno completamente smontati in tutte le loro parti elementari e verranno sostituiti tutti gli o-ring e altri elementi sottoposti ad usura. Il centro autorizzato vi consegnerà oltre all’erogatore tutti i pezzi consumati che saranno stati cambiati. Questo tipo di intervento avrà un proprio costo dipendente dai pezzi usurati e dal tempo che il tecnico avrà dovuto dedicare al lavoro. Un ultimo consiglio è quello di sottoporre gli erogatori a questo tipo di revisione non pochi giorni prima della partenza per il proprio viaggio, ma durante l’inverno affinché il centro assistenza abbia il tempo necessario per compiere il lavoro nel modo più corretto possibile.
AVETE MAI SOGNATO DI TRASCORRERE UNA VACANZA ALL’INSEGNA DEL FULL IMMERSION SENZA SPENDERE UN CAPITALE.... ORA VI SPIEGO COME SI FA.
quotidianamente è possibile trovare nuove proposte con l’indicazione dell’ora e del luogo di incontro, dare la propria adesione, munirsi di tutta l’attrezzatura (bombola compresa) ed il gioco è fatto. Sono immersioni a costo zero dato che quasi mai c’è bisogno della barca d’appoggio. Laggiù appena ci si tuffa si è già a oltre 10 metri di profondità. Quando, invece, l’uso della barca diventa indispensabile, come per le immersioni ai relitti, allora, dato il congruo numero dei partecipanti, quasi sempre si ricorre al noleggio della barca dell’amico di turno. Insomma, per chi non è del posto, non c’è niente di meglio che fare conoscenza con tante persone che hanno la stessa passione e tanta voglia di divertirsi e stare insieme. Di posti per immergersi ce ne sono tantissimi: grotte, pareti, relitti di navi o aerei (come “Attilio Deffeni” - Casalabate (Br) -, il “Kapitan Tevfik” - Torre Vado (LE) -, l’aereo tedesco del II° conflitto mondiale “Junkers 88” -S. Caterina (LE).
Anche questa estate (come tutte le altre), date le mie origini pugliesi, ho trascorso le vacanze nel mitico Salento, la terra de “lu sule lu mare e lu ientu”, il cui mare limpido e cristallino, cinque anni fa, mi ha spinto a fare i mie primi respiri sott’acqua. Ma questa volta non mi andava di rifare le stesse immersioni degli anni scorsi con il solito diving. Ed ecco che viene in mio aiuto il carissimo Gianluca, un ragazzo di Carpignano Salentino che ho conosciuto durante un’immersione “al Trave” di Ancona. È proprio lui che, parlando del più e del meno, mi ha consigliato di visitare il sito www.salentosub.it. Cos’ha di interessante questo sito? E’ una community nata con l’intento di mettere a gratuita disposizione di tutti la propria esperienza e conoscenza per fare immersioni nei posti più belli del Salento. Come funziona è semplicissimo. Una volta iscritti basta visitare la pagina dedicata a “Immersioni Last Minute”, dove
Molti sono gli incontri interessanti che si possono fare in queste immersione: Polpi (Octopus vulgaris), Saraghi (Diplodus annularis), Sciarrani (Serranus cabrilla), Mormore (Lithognathus mormyrus) Murene (Muraena helena); branchi di Ricciole (Seriola dumerili); Salpe (Sarpa salpa); e tra gli anfratti, con un pò d’attenzione, si può scorgere qualche Galatea ( Galathea strigosa). Di notte è possibile ammirare l’Attinia Alicia (Alicia mirabilis), alta oltre 40 centimetri e disseminata di tubercoli, protuberanze e tentacoli urticanti. Insomma, ce n’è proprio per tutti i gusti.
Anche se l’estate è ancora lontana, vi faccio venire un po’ di azoto nel sangue, riportandovi la descrizione di qualche punto di immersione che ho estrapolato dal sito internet www.photodive.it di Daniele
Giaffreda, uno dei fondatori della “SalentoSUB” (appassionatissimo di fotografia subacquea): Grottini della Reggia Immersione in grotta da riva molto affascinante, adatta a sub alle prime esperienze. Il punto d’immersione si può raggiungere in auto percorrendo la litoranea Gallipoli Santa Caterina raggiungendo località “La Reggia”. Profondità massima 13-14 m, ci si immerge in una “ piscina naturale” scavata nella roccia della scogliera a circa 10 m di distanza dalla riva, per poi proseguire in una serie di passaggi, tunnel e grottini comunicanti tra loro e il mare aperto. Le pareti delle grotte sono tappezzate da madrepore arancione (Astroides calycularis) e gialle (Leptosammia pruvoti), é molto facile incontrare, specialmente nel periodo estivo della riproduzione, giovani esemplari di Cernie Brune (Epinephelus guaza), inoltre, i soffitti delle grotte sono frequentati dalle Magnose (Scyllarides latus), specie ormai quasi in estinzione. Terminato il giro, si guadagna l’uscita attraverso un tunnel che ci riporta nella “Piscina” d’ingresso.
La grotta di Santa Caterina Immersione di media difficoltà in grotta, da riva, adatta a sub con un minimo d’esperienza per questo tipo d’immersioni. Il luogo d’immersione si può raggiungere in auto percorrendo la litoranea Gallipoli-S. Caterina, fino a raggiungere il lungomare di Santa Caterina, dove si può facilmente accedere al punto d’immersione a piedi grazie ad una scalinata che porta dal piano stradale giù per la scogliera sino ad una piattaforma in cemento sul livello del mare, dove è agevole assemblare l’attrezzatura e fare il tuffo. Una volta immersi si segue l’andamento della costa sulla nostra destra sino a raggiungere a quota 7-8 m una trave di ferro, posta ad indicare l’ingresso della grotta. Inoltrandosi nella grotta per circa una decina di metri, si raggiunge un grosso ambiente con soffitto a volta con bolla d’aria
che ci permette di emergere ad osservare le pareti esterne della grotta, che comunica in superficie tramite un passaggio molto stretto con un altro ambiente raggiungibile solo tornando indietro. L’ingresso della grotta è tappezzato da madrepore arancioni (Astroides calycularis) e gialle (Leptosammia pruvoti), all’interno dove scompare la luce si possono incontrare, negli anfratti, piccoli gamberetti (Palaemon serratus). - Torre di Santa Caterina Immersione da riva di media difficoltà adatta a tutti, profondità massima 22-23 m. Si raggiunge il punto d’immersione in auto proseguendo sulla litoranea Gallipoli – Santa Caterina, sino ad arrivare fuori dell'abitato di S. Caterina, ad una piazzola affacciata sul mare, adibita a parcheggio. Da qui si scende lungo la scogliera sino a raggiungere il livello del mare. Ci s’immerge seguendo la costa, mantenendo la ns. destra fino a raggiungere una franata, punto limite delle 100 atm per tornare indietro in sicurezza. Ritornando indietro, alla profondità di circa 8 m si trovano delle bellissime grotte comunicanti tra loro. Le pareti ed il fondo sono cosparse da grosse Spugne rosso-brune (Axinella cannabina), in questa zona si può incontrare il Vermocane (Hernodice carunculata), attenzione a non toccarlo, le sue setole simili ad aghi di vetro provocano forti bruciori. Se fortunati, si può incontrare qualche giovane esemplare di Cernia Bruna (Epinephelus guaza), e Murene (Muraena helena) affacciate dalle loro tane. ”””” “SalentoSUB” non è solo un sito per gli incontri, ma consente di scambiare le proprie esperienze e/o ricevere notizie su tutto ciò che ruota attorno al mondo delle immersioni quali: biologia, archeologia, relitti, apnea, attrezzatura, foto/video, medicina salute ecc.
Tra le varie iniziative organizzate dall’associazione vi segnalo: il calendario che riporta le foto subacquee scattate dagli iscritti al forum; le due mostre fotografiche intitolate " vagnuni c'è ati piscatu? (ragazzi cosa avete pescato?) No, niente, niente, solo fotografie.” Tale titolo è nato dal fatto che da quelle parti, ogni volta che si esce dall’acqua, la gente comune si avvicina e chiede com’è andata la pesca, rimanendo esterrefatta quando le viene detto che ci si è immersi solo per fotografare il magico mondo marino. Ma ora concludo passando la parola….. anzi la penna….. al presidente del forum, Gianluca Romano. “““Per molti anni ho collaborato con il diving dove mi sono brevettato (in realtà venivo super sfruttato, in quanto facevo da guida subacquea, essendo divemaster, senza mai essere pagato né tantomeno ricevere un grazie a fine stagione). Durante quell’esperienza ho notato che molti nuovi brevettati, nonostante incominciassero ad apprezzare ed amare questo sport, erano poi limitati nel fare immersione in maniera indipendente, poiché, in un certo senso, sempre costretti a pagare i diving anche per immersioni semplicissime e fatte da terra.
A seguito di quell’esperienza, nel 2006, proposi a un mio amico appena brevettato di creare un sito internet e un forum dove poter condividere le idee, le esperienze e, insieme, individuare nuovi punti per immergersi. Da subito organizzai la prima immersione; eravamo solo in 5 ma da quel giorno, un po' per il passa parola e un po' per vari commenti ricevuti da altre piattaforme, tanta gente si è unita nelle successive immersioni. Con questa iniziativa ho avuto l'occasione di conoscere persone sia del posto che provenienti da ogni parte d’Italia, alcune con lo stesso spirito di condividere tutto ciò che si conosce mentre tante altre venute solo a prendere e a non dare in cambio nulla. Ad oggi molti dei primi fondatori non ci sono più, i pochi pionieri rimasti siamo io, Roberta Cardone, Daniele Giaffreda, Marcello Vaghi e Cesare Petrelli (anche lui un altro amante delle fotografia subacquea). Con grande passione “SalentoSUB” partecipa a vari progetti dell'area marina protetta di Porto Cesareo o alle iniziative di pulizia dei fondali organizzate da altre associazioni, per saperne di più basterà guardare questo il video http://www.youtube.com/watch?v=EzePhE4aBiY.
In attesa di immergermi con i nuovi amici “Komaros”, vi saluto con il motto dell’associazione……
“ Passione, rispetto per il mare, voglia di conoscere: tutto questo è SalentoSUB ”
A Attllaannttee ddii FFlloorraa ee FFaauunnaa ddeell R Reeeeff
LL’’aauuttoorree
E’ uscito per le edizioni
Il
Massimo
Boyer
è
un
biologo
marino
e
Castello l’Atlante
fotografo subacqueo, organizza corsi e viaggi
di Flora e Fauna
subacquei
del Reef, libro del
all'aspetto biologico.
noto
biologo
marino
Massimo
Boyer. Si tratta di un’opera
che
rivolge
con
un'attenzione
particolare
Come fotografo e autore di testi collabora con molte
riviste
del
settore
come
Aqva
e
si
Subaqva, e con altre riviste e case editrici
al
Italiane e Internazionali.
subacqueo esperto ma anche allo snorkeler o al semplice curioso della vita sotto le acque. Molti di noi, al momento di scegliere un viaggio, si orientano verso mete
Ha lavorato presso l'Acquario di Genova. Coordina dall’Indonesia progetti di ricerca e di educazione, in cooperazione con le Università di Manado, Genova e Ancona.
tropicali, le cui acque offrono sempre spettacoli
In Indonesia, a Manado, gestisce con altri soci
indimenticabili.
un
le attività di una nuova barca per crociere
linguaggio chiaro e discorsivo, racconta come si
subacquee, Aurora, attiva tutto l’anno in
Il
libro
di
Boyer,
con
svolge la vita su un reef. Non si limita a presentare i vari gruppi di animali e vegetali, ma li rende protagonisti di una storia intricata, fatta di strane relazioni e di comportamenti affascinanti, magistralmente illustrata con oltre 1270 foto a colori, quasi tutte dell’autore. Anzi, è proprio dalle fotografie che prende avvio il racconto: dall’istantanea che blocca l’animale nel suo ambiente, intento in qualche attività. Non
importa
che
la
vostra
prossima
destinazione siano le Maldive, i Caraibi o l’Oceano
Pacifico,
o
semplicemente
il
Mar
Rosso. Qualunque appassionato di mari caldi dovrebbe avere nella sua biblioteca questo Atlante. Per
avere
il
libro
con
dedica
dell’Autore:
http://www.edge-of-reef.com/it/libro.htm Autore: Massimo Boyer Editore: Il Castello Edizione: 2011 Formato: 320 pagine e 1273 foto a colori Lingua: italiano
diverse zone dell’Indonesia orientale.
© ©FFR RAAFFLLO O
© ©FFR RAAFFLLO O
MASSA LUBRENSE Ponte di Ognissanti LA PRIMA SOMMOZZATA 29/10/11 – 2/11/11 Non
c’è
cosa
più
difficile
che
quella
di
descrivere, cercando di trasmettere ad altri, emozioni
e
sensazioni
provate
nell’intraprendere una nuova esperienza che già,
dopo
pochi
momenti
vissuti,
aveva
tangibilmente e così profondamente segnato il percorso di noi, giovani ed alle prime armi, subacquei. Ecco questo è forse l’ultimo (piacevolissimo!!! ) ostacolo che ai 6 “novelli” sub del Komaros Ancona è stato chiesto di superare una volta ricevuta la perentoria istanza di Francesco di redigere un articolo per il web magazine della associazione. Tutto ha avuto inizio i primi di settembre quando alla domanda di Mauro del “perché avete deciso di frequentare questo corso” le parole
mancavano
tanta
era
la
voglia
di
rispondere mescolata alla difficoltà di parlare di qualcosa di conosciuto solo in fotografia.
© ©FFR RAAFFLLO O
© ©FFR RAAFFLLO O
© ©FFR RAAFFLLO O
© ©FFR RAAFFLLO O
FINO A POCO FA DEL MONDO DELLA SUBACQUEA NON SAPEVAMO NULLA. MA VIVERE NUOVE ESPERIENZE E’ BELLISSIMO © ©FFR RAAFFLLO O
rovesciamento, nella fredda acqua del mare Sorrentino. Beh
descrivere
la
prima
immersione
è
davvero impossibile…..Francesco non ce ne volere!!!!! Basti solo pensare che una volta risaliti, tanta era la voglia di immergersi nuovamente che c’era chi spergiurava di avere ancora 210 atm di aria in bombola!!! Di certo, però, indimenticabile sarà la prima esperienza in acqua di Giulia che, quasi per
© ©FFR RAAFFLLO O
magia, dopo essersi ritrovata da sola in
Porticciolo Marina della Lobbra
Il corso teorico-pratico, seppur impegnativo, è
spiaggia
velocemente terminato e tra una pinneggiata
immersa per 14 metri in 14 minuti con il
nella piscina di ponterosso ed una domanda
medesimo istruttore!!! Nulla, di più, è dato
che
sapere!!! ;-)
cala
nel
silenzio
più
assordante
gli
con
Francesco,
rivestitasi,
si
è
accoglienti locali della sede del Komaros, ci siamo
ritrovati
sabato
29
ottobre
u.s.
al
parcheggio dell’Ikea lettera “F” (Francesco è megalomane!!!)
pronti
alla
volta
della
splendida località di Massa Lubrense. Dopo un lungo viaggio (intervallato da una “tipica” sosta in un ristorante di quel di Venafro),
alle
ore
17
possesso
del
diving!!
circa
prendevamo
Indimenticabili
le
fotografie scattate dai nostri occhi dai balconi
© ©FFR RAAFFLLO O
degli appartamentini: il porticciolo illuminato
Relax tra un’immersione e l’altra
dalla luce del tramonto ha rappresentato la
Due le immersioni del primo giorno, due
prima splendida immagine della nostra così
quelle del secondo ed una prima di ripartire!
breve ma intensa tre giorni.
Ad ogni immersione in più la paura, la
Alle 8.30 di domenica tutti già operativi per le
tensione e quel pizzico
prime
troppo, sembrava scomparire lasciando spazio
immersioni;
indossata
la
muta
e
piena
di adrenalina
consapevolezza
di
riuscire
di
nell’emozione generale, caricate le bombole e
alla
a
tra le mille domande dettate dall’inesperienza,
divertirsi sempre di più a 18 metri sott’acqua!
eccoci in navigazione nella barca che ci avrebbe
Validi supporti sono stati in questi giorni i due
portato alla nostra prima immersione.
Giacomo, Giancarlo Lorenzo ed Ismaele.
Tra chi sperava e pregava che non ci venisse chiesto di entrare in acqua col passo del
Quest’ultimo da ricordare per aver rischiato di
gigante e chi ancora non ricordava se aveva o
morire
no aperto la bombola e ben collocato il jacket e
affogamento?!??! No!! Ha solo “tentato” di
l’erogatore, ci siamo trovati, per
a
meno
di
vent’anni…..per
staccare dalla fotocamera di Francesco la torcia
Quello che rimane è la consapevolezza di aver
a lui necessaria per l’immersione in grotta!!!
conosciuto persone splendiate e la forza di un gruppo già così solido ed affiatato. A presto, INSIEME, alla prossima immersione (passando per un giro pizza però)!!!!!!!!!!!
Jacopo, Matteo, Manuela, Andrea, Valeria e Giulia
P.s. x Silvia: Sappi che la Tua assenza, giustificata, è solo un arrivederci al prossimo © ©FFR RAAFFLLO O
con
Murena
Infine,
appello di giugno ma ricorda….noi saremo,
come
dimenticare
e
trascurare
di
Te,
a
far
baldoria…..sott’acqua
ovviamente!!! E’ una promessa!!
parlare delle 8 pagine e dico OTTO PAGINE di esame
scritto
(grgrgrgrg!!!!)
redatte, da
Mauro.
con Ma
tanta i
6
cura allievi,
nell’incredulità di Jacopo che sin dalla consegna del
compito
nell’iphone
ha e
nel
cercato libro
valido di
supporto
testo,
hanno
brillantemente (più o meno, no?!?!) superato l’esame dimostrando di conoscere i principi basilari della subacquea marina. Un grazie di cuore va al Grande Francesco, al Dolcissimo Mauro ed all’Amico Andrea per averci consentito, attraverso la subacquea, di conoscere e muovere i primi passi in un mondo sottomarino che, prima, conoscevamo solo in teoria.
© ©FFR RAAFFLLO O Il meritato riposo
© ©FFR RAAFFLLO O Gambero Meccanico
Se è vero come è vero che l’Indonesia è parte integrante del triangolo della biodiversità marina, allora a mio modesto parere possiamo considerare il Raja Ampat come il “centro” della biodiversità marina. Una meta fino ad una decina di anni fa sconosciuta ai più, che oggi è diventata a pieno titolo una delle aree diving più ambite al mondo. Situata nell’estremo nord dell’isola di Papua, appartiene politicamente all’Indonesia ed è compresa nella regione dell’ex Irian Jaya oggi Papua Barat (o West Papua). Raja Ampat significa "i quattro re", il nome risale al 15° secolo, quando l’area era sottomessa al Sultanato di Tidore che ne aveva assegnato localmente l’amministrazione ai Raja delle isole di Misool, Salawati, Batanta and Waigeo. La regione oltre a queste quattro isole principali, comprende oltre un migliaio di isole minori e una parte della penisola nord occidentale di Papua, dove tra l’altro è situata la capitale Sorong. Data la vastità dell’area e le tante zone di interesse lontane tra loro, nonché la difficoltà di collegamento con la capitale che molte zone hanno, la crociera a detta dei più è il metodo migliore per un sub di conoscere questo remoto angolo del pianeta; ciò non di meno esistono già diversi resort dislocati qua e la.
Nel nostro caso abbiamo cercato per un anno una barca che consentisse una crociera di buon livello, senza dover attingere troppo al sangue per pagarne il conto. Fino al 2008 le barche che operavano in zona non erano moltissime e si contavano poco più che sulla punta delle dita di una mano.
Quando
eravamo
ormai
rassegnati al salasso, si è presentata l’occasione inaspettata. Gianfranco riceve dall’amico Massimo Boyer
una
dove
questi
gli
racconta di essersi lanciato in una nuova ed entusiasmante impresa. Con dei soci ha deciso di costruire una barca da crociera e ormai il varo è imminente. Dopo qualche valutazione e considerazione, decidiamo di provare.
Per sicurezza, cerchiamo di scegliere comunque una data sufficientemente lontana dal varo, in modo da evitare di trovarsi a testare troppe cose da apripista. Nonostante la precauzione, evidentemente era destino invece che fossimo proprio noi ad aprire le danze. Così a causa di tutta una serie di intoppi ed imprevisti che ne rallentano
la
messa
in
servizio
(http://www.auroraliveaboard.com)
effettivo, viene
l’Aurora
tenuta
a
battesimo proprio da noi. Diciamo subito che, al di là di qualche piccolo inevitabile inconveniente tipico delle fasi di avvio, la crociera è stata stupenda. La barca ha buon livello di rifiniture, spazi ben disposti e sufficientemente ampi. La cucina è sempre stata squisita e il servizio a bordo e in acqua ineccepibili. Il personale di bordo si è dimostrato di una disponibilità e gentilezza eccezionali, sono sempre stati pronti ad ogni necessità e a sopperire ad ogni minimo problema che si è presentato. Per il discorso diving, grande professionalità e competenza delle due guide, Annalisa e Jemmy; entrambi esperti e molto attenti ad ogni richiesta o esigenza, ci hanno mostrato le meraviglie sottomarine quattro volte al giorno tutti i giorni, accompagnandoci sul gommone con il quale raggiungevamo i punti, sempre in due gruppi distinti (anche se a bordo eravamo solo cinque ospiti).
Il nostro itinerario, una volta partiti dal porto di Sorong, ci ha portato prima nell’area a sud attorno all’isola maggiore di Misool, dove siamo rimasti per 5 giorni, toccando in un mini tour molte delle minuscole isole a sud-est dell’isola principale, poi siamo risaliti più a nord fermandoci nella area di Fam e abbiamo infine chiuso con Cape Kri a nord dell’isola di
Batanta.
Onestamente
è
molto difficile dire quali siano stati
i
migliori
punti
di
immersione, perché tutti molto belli, posso solo dire dove il caso a fatto si che per qualche ragione
personalmente
rimanessi più colpito: Dinding
Karang
(isola
di
Wajilbatan) per la fantastica parete di gorgonie; Jamur (isola di Wajil) per lo spettacolare banco di sardine e la parete; Batu Dua (isola di Boo) per la stupenda parete e gli archi naturali; Mimpi Manise (isola di Gamfi Street) per la stupenda parete e il bellissimo arco naturale; Batu Burung (isola di Jef Fam) per il particolare giardino di corallo
e
gli
innumerevoli
Wobbegong (squali tappeto); Cape Kri (isola di Kri) per lo scenario e le interazioni tra l’incredibile quantità di pesce.
In generale non ho mai visto una tale varietà e quantità di madrepore e alcionacei in vita mia. A volte mi è capitato di rimanere sospeso ad ammirare con la macchina fotografica in mano senza sapere dove o cosa inquadrare.
Qualche parola sul viaggio per raggiungere il Raja Ampat. Intanto non è stato né dei più corti, né dei più economici.
A Manado
(dopo
il classico
scalo a Singapore), abbiamo dovuto over
effettuare uno di
una
notte
stopper
mancanza di coincidenza con un volo per Sorong; a parte il costo dell’albergo e della cena, questo ha richiesto l’esborso di un’ulteriore tassa aeroportuale di 30.000 Rupie. Come spesso accade con le compagnie locali, poi ci siamo trovati a gestire il problema del peso dei bagagli per la tratta verso il Raja Ampat. All’andata la Expressair consentiva solo 10 kg di bagaglio per l’imbarco in stiva (!?!). Per quanto mi riguarda al solito l’attrezzatura fotografica mi ha punito e ho versato un obolo di 735.000 Rupie (circa 55 Euro) per 20 kg in più a fronte di un costo biglietto di 1.400.000 Rupie. Al ritorno sotto certi aspetti è andata meglio, Lion Air consentiva 20 kg e con la transazione di Annalisa con 100.000 Rupie ho passato la paura, quindi tutto liscio se non fosse che il bagaglio poi non me lo hanno imbarcato! Infine un pensiero ai luoghi che abbiamo visto, e alla incredibile esplosione di vita, e spettacolarità di scenari così fantastici da rimanere indelebili nella memoria a distanza di 2 anni. Spero ardentemente che si mantengano tali, nonostante l’incessante opera di distruzione che l’uomo (anche in un recondito angolo di mondo come questo) esercita ogni giorno.
Per chi fosse interessato a vedere altre foto del viaggio è possibile farlo consultando il sito www.subenormali.it
LLEE S STTA AG GIIO ON NII D DEELL M MA AR REE
di Federico Betti
Abituati come siamo a vivere il mare quasi esclusivamente
durante
il
periodo
estivo,
spesso tendiamo a credere che la vita che osserviamo in estate sia quella che popola i fondali durante tutta la durata dell’anno.
non subisce forti variazioni termiche stagionali, e pertanto le differenze nelle specie che li popolano sono piuttosto ridotte.
che va dal Gargano alla Laguna di Venezia, ha invece caratteristiche ben diverse.
di
mare
risenta
maggiormente, dalla superficie al fondo, delle differenze
di
estate
inverno;
ed
temperatura a
ciò
solo in determinati periodi dell’anno, a volte anche molto ridotti nel tempo.
caso del polpo Octopus vulgaris, che si trova in zona solo durante un periodo di tempo limitato, nel pieno della stagione autunnale,
atmosferica si
uova. Cicli stagionali molto evidenti, benché meno noti,
La bassissima profondità dei suoi fondali fa sì tratto
specie che vivono o si avvicinano al Conero
durante il quale avviene la deposizione delle
Il mare Adriatico, e soprattutto l’area costiera
questo
ed adattamenti del ciclo vitale: ci sono cioè
Gli esempi sono numerosi, fra i tanti citerei il
In effetti la maggior parte dei mari del Mondo
che
attraverso migrazioni, sia estive che invernali,
aggiunge
fra la
variazione stagionale nell’apporto di acque dolci molto fredde provenienti dal fiume Po, che le correnti portano proprio verso la zona del Conero. Le acque che bagnano la nostra costa, quindi, subiscono variazioni termiche estremamente elevate durante il corso dell’anno, oscillanti fra i 5°C del periodo più freddo ed i quasi 28°C registrati in piena estate. Ciò fa sì che gli organismi che popolano i nostri fondali debbano fronteggiare questa situazione particolare, e questo avviene in genere
sono
quelli
di
molte
specie
di
nudibranchi, piccole lumachine coloratissime che
appaiono
e
scompaiono
con
grande
regolarità durante i diversi periodi dell’anno: la maggior abbondanza di specie si verifica durante mancano
il
periodo specie
primaverile,
esclusivamente
ma
non
estive
o
invernali. Il Conero, dunque, ospita una grandissima biodiversità grazie anche al fatto che i suoi fondali vengono colonizzati da ospiti diversi durante i differenti periodi dell’anno.
Octopus vulgaris
Foto di Federico Betti
Octopus vulgaris - Foto di Federico Betti
PANTALONCINI ESTIVI
IL GIUBBETTO E’ VISIONABILE IN SEGRETERIA
“Un Mare di Storia”, è l’evocativo titolo di una iniziativa culturale promossa e organizzata dal Komaros Sub Ancona, con il patrocinio del Comune di Ancona e l’appoggio dello Yacht Club Ancona:
tre
conversazioni
sul
tema
dell’archeologia marina sui fondali della costa anconitana, a cura di Giuseppe Barbone. Il
relatore,
già
responsabile
del
settore
archeologico del Centro Attività Subacquee e poi del Komaros Sub, associazioni doriche delle quali è stato co-fondatore, ha condotto ricerche e prospezioni,
in
stretto
collegamento
con
la
Soprintendenza per i Beni Archeologici delle Marche, fin dal 1967-68, localizzando e recuperando (non potendone garantire la sicura conservazione sul fondale) numerosi reperti litici, fittili e metallici relativi a relitti romani ed attrezzature connesse con le attività della navigazione antica e della pesca. I reperti sono in massima parte conservati nel Museo Archeologico Nazionale delle Marche. Le conversazioni si sono tenute nei giorni 6, 12 e 20 Maggio p.v., presso la Sala Riunioni gentilmente messa a disposizione dallo Yacht Club Ancona, a Marina Dorica, e hanno riguardato i temi della navigazione nell’antichità, delle navi e dei porti, con particolare evidenza per il porto di Ancona, delle attrezzature di bordo e dei carichi, specificamente delle forme di ancoraggio, delle anfore da trasporto e della ceramica.
A Ap pp pu un nttii ssu ullllaa n naavviig gaazziioon nee aan nttiiccaa di Giuseppe Barbone
progresso
della
navigazione
nell’antichità,
bisogna farlo nei termini di una conoscenza
Le antiche tecniche di navigazione ci sembrano
sempre
più
approfondita
delle
coste.
oggi molto rozze, data la totale assenza di
Ma nonostante l’importanza della navigazione
qualsiasi strumento e di carte nautiche. La
costiera, giungeva sempre il momento in cui
navigazione antica era basata soprattutto sulla
si
capacità di interpretare i fenomeni naturali, ma
cabotaggio per affrontare traversate in alto
era
peculiarità
mare più o meno lunghe; e allora il capitano,
geografiche del Mediterraneo, che non subì
per determinare la rotta poteva contare solo
praticamente
tutta
su se stesso. In mancanza di strumenti,
l’antichità. Mare chiuso, diviso in bacini ben
doveva ricorrere alla pratica della navigazione
definiti da importanti penisole, disseminato di
“stimata”, che consisteva nella valutazione al
molte isole, il Mediterraneo si presta ad una
meglio del percorso seguito e della distanza
navigazione costiera intervallata da traversate
coperta. E in questo caso interveniva la
che prevedevano una permanenza di giorni,
conoscenza degli astri. Di giorno la rotta si
non di mesi, in mare aperto. Senza mappe o
studiava
strumenti, la navigazione si basava allora sulla
conosceva la posizione all’alba, al tramonto e
conoscenza
allo zenit. Di notte – perché la navigazione
così
ben
adattata
alcuna
alle
evoluzione
profonda
del
per
mezzo
e
degli
rendeva
necessario
in
relazione
lasciare
al
sole,
il
di
piccolo
cui
si
elementi naturali.
notturna è una necessità su certi percorsi - si
Ci dicono i testi antichi, con frequenza, che era
valutava la rotta in relazione alla posizione
“buon capitano colui che conosce la descrizione
delle stelle e al movimento delle costellazioni.
delle coste, il moto degli astri e la scienza dei
La valutazione del percorso coperto, data
venti”.
dalla velocità della nave in
In
riassunta
queste tutta
parole l’arte
è
praticamente
della
navigazione
tempo
trascorso,
basava
sull’esperienza
Mediterraneo, tutti i viaggi per mare iniziavano
profonda
e terminavano con un considerevole tratto di
della nave e sulle prestazioni, secondo forza e
navigazione costiera, con tutti i rischi connessi.
direzione del vento e condizioni del mare. E’
Era fondamentale la conoscenza degli scogli e
evidente che questo tipo di navigazione era
dei fondali alti, dei capi difficili da doppiare e
tutt’altro che preciso, ma le dimensioni ridotte
delle
riferimento
del Mediterraneo e dei bacini chiusi limitavano
importanti, dei punti per l’ormeggio e dei ripari,
le conseguenze. Avvicinandosi alla terraferma
dei luoghi in cui approvvigionarsi d’acqua e di
in una zona più o meno vasta, il capitano
viveri. Tale conoscenza era basata sulla somma
terminava
delle esperienze tramandate, prima oralmente
costiera.
e poi per iscritto, dai famosi Peripli, che sono
importanza in questa fase era lo scandaglio,
stati paragonati, anche se impropriamente, ai
per misurare la profondità delle acque. Infine
moderni portolani. I più antichi risalgono al IV
la
secolo a.C., ma presuppongono l’esistenza di
propulsione delle navi antiche, comportava
altri scritti di epoca precedente. Se si parla di
l’importanza data alla conoscenza dei venti.
dei
punti
di
vela,
capitano
conoscenza
il Lo
viaggio
delle
con
strumento
essendo
il
e
tutta
nell’antichità. A causa della configurazione del
correnti,
del
si
funzione del
sua
caratteristiche
la di
sulla
navigazione fondamentale
principale
mezzo
di
La direzione dei grandi venti stagionali e dei
mercantili.
venti locali, la regolarità delle brezze di terra e
Accanto alle navi tonde con propulsione a
di mare determinavano le stagioni per la
vela, chiglia arrotondata, murate alte e fianchi
navigazione, influenzavano le rotte, le tappe e
panciuti, per una maggiore capacità di carico,
l’ingresso nei porti. Data la totale dipendenza
troviamo anche navi mercantili a propulsione
dalle
marinai
mista, con minore capacità di carico, ma più
dell’antichità distinguevano la bella stagione da
agili e veloci. L’attrezzatura delle navi da
quella
carico era costituita da un albero centrale con
condizioni
meteorologiche,
brutta,
nella
quale
i
l’instabilità
atmosferica, la frequenza delle tempeste e il
sartie,
cielo
perpendicolare
coperto
non
consentivano
viaggi
che
portava
una
all’asse
quadra
nave.
imbrogli
giorni)
alla
sollevandola come una tenda veneziana, in
navigazione si aveva per un breve periodo in
relazione alla forza del vento. Tutte le navi
primavera, comunque irto di rischi, e nella bella
avevano lo stesso tipo di governo, costituito
stagione, che durava circa da metà luglio a
da due timoni a larga pala disposti ai lati della
metà settembre. In ogni caso i pericoli erano
poppa, sensibili, precisi ed efficaci. L’antico
sempre tanti, come testimoniano le peripezie di
timone laterale si è rivelato molto adatto alle
Ulisse nell’Odissea.
condizioni di navigazione nel Mediterraneo, e
Per quanto riguarda le navi, non abbiamo
particolarmente
testimonianze circa quelle utilizzate da Greci e
Recenti ed eccezionali scoperte archeologiche,
Fenici
del
a Gela in Sicilia e a Marsiglia, hanno rivelato
Mediterraneo; comunque la distinzione fra nave
relitti di navi mercantili lunghe intorno a i 15
mercantile tonda e nave lunga da guerra risale
metri circa, che testimoniano le due tecniche
alla metà del II Millennio a.C. La scelta delle
fondamentali di costruzione: l’assemblaggio
navi mercantili a
per mezzo di corde vegetali, secondo la
il
tempo
all’epoca
della
vela
più
favorevole
colonizzazione
per
le imprese di
navigazione
costiera.
giustificata dalla loro capacità di carico e dalla
testimoniata fin da Omero, e la nuova tecnica
tenuta in mare, sebbene la loro completa
di assemblaggio con tenoni e mortase, che
dipendenza dal vento e la lentezza potessero
diventerà il tipo di costruzione consueto del
rivelarsi ostacoli preoccupanti, per non parlare
Mediterraneo fino alla fine dell’antichità.
sperone, castello a prua e poppa slanciata. Dalle più antiche galere a un ordine di remi, che comportavano la presenza di 20, 30 o 50 vogatori, si passò nel tempo a navi più potenti a due ordini di remi. Queste unità furono poi sostituite dalle triere, che restarono a lungo al vertice dell’arte navale. Molto più importante per noi è il discorso dell’evoluzione delle navi
battelli
vela,
tecnica
numerose rappresentazioni di navi lunghe con
dei
la
colonizzazione potrebbe essere ipotizzata e
della minaccia dei pirati. L’iconografia ci offre
arcaica
alla
di ridurre
Degli
importanti. Sappiamo da Esiodo(Le opere e i che
consentivano
della
vela
“cuciti”,
IIll
N Niin nffe eo o
IIm mp pe erriia alle e
d dii
B Ba aiia a
alle leggende nate soprattutto in relazione
S So om mm me errssa a dell’ Arch. Giuseppe Capuozzo Nel
programma
di
interventi
per
la
realizzazione del processo di riqualificazione e trasformazione della zona dei Campi Flegrei in chiave
turistica,
è
stato
recentemente
restaurato Il parco Archeologico Sommerso di Baia, vicino Napoli. Lo scopo era quello di fornire
ai
permanenza
flussi sul
turistici territorio
“occasioni” per
goderne
di la
ineguagliabile “tipicità” storico / culturale / ambientale. Presupposto ed obiettivo dell’opera è stato quello di valorizzare, anche in chiave turistica, la salvaguardia, la conoscenza e la visione di reperti archeologici subacquei. L’area sottomarina compresa tra il castello di Baia e Pozzuoli ed oggi nota con il nome di “Baia sommersa”, appartiene territorialmente all’Area dei Campi Flegrei che è
connessa
all’omonimo sistema vulcanico rappresentato dalla grande struttura geologica collassata circa 36.000 anni fa, con un diametro di circa 12 km. Quest’area è stata oggetto di due grandi eventi eruttivi
particolarmente
importanti,
L’Ignimbrite Campana (37.000 anni fa) ed il Tufo Giallo Napoletano (12.000 anni fa). L’attività vulcanica dei Campi Flegrei, durante il quarto ciclo risalente a circa 4000 anni fa, ha prodotto
l’eruzione
di
Capo
Miseno,
Porto
Miseno e Bacoli con il lago Miseno, formando vulcani di “tufo giallo”. La presenza della linea di costa di età romana ad una profondità di 10 m sotto il livello del mare, e di numerose rovine di età romana e medievale a profondità variabili al di sotto del livello del mare, è un’evidenza della generale subsidenza (abbassamento del fondo del mare) subita dall'area dei Campi Flegrei negli ultimi 2.000 anni.
La storia dei Campi Flegrei è legata ai miti ed
alla presenza dei fenomeni vulcanici dell’area. Fin dai tempi più antichi, infatti, il fascino esercitato da queste terre disseminate di crateri inattivi e trasformati dall’acqua in laghi di incredibile bellezza, ha attratto qui prima i greci, poi i campani e quindi i romani che non solo vi stabilirono le loro case e città ma si ambientarono,
in
questa
terra
vulcanica,
tanto da definirla con il nome di “terre ardenti”. L’area dei Campi Flegrei fa parte di un contesto storico omogeneo che comprende, tra
gli
altri,
anche
edifici
monumentali
sommersi; la piaga dell’abusivismo edilizio, inoltre, in tempi recenti, ha stravolto e/o distrutto
importanti
passato,
impedendo,
realizzazione mettendo
di
in
testimonianze in
quei
alcuni
casi,
collegamenti,
relazione
tra
del
loro
la che vari
monumenti, ne avrebbero potuto rendere la lettura più comprensibile. Oggi le tracce dell’antico splendore sono solo intuibili dai resti monumentali conservati e portati in luce a Baia e nell’area circostante. In
particolare
però
si
evidenzia
l’attuale
possibilità di rispondere alla domanda del turismo
culturale
con
visite
guidate
subacquee, escursioni ai siti archeologici a terra e ingresso al Museo Archeologico di Baia ove sono conservati i reperti recuperati e restaurati mettendo a disposizione, per i turisti e gli studiosi che frequentano l’area in parola a scopo culturale.
IIll
n niin nffe eo o
P Pu un ntta a
E Ep piitta affffiio o
– –
B Ba aiia a
Il Ninfeo sommerso, fu individuato per la prima
volta
sistematiche,
nel che
1959,
tuttavia,
portarono
allo
indagini scavo
integrale del monumento, furono effettuate
Lo scavo, effettuato con metodo stratigrafico,
all’inizio degli anni 80.
mediante l’uso di sorbone e getti d’acqua per
I nuovi scavi presero le mosse dal rinvenimento
rimuovere i depositi più consistenti, permise
casuale di due statue di Baio e di Ulisse ed
di recuperare moltissimo materiale che una
erano finalizzati al recupero di una statua di
volta rimosso veniva raccolto in una rete
Polifemo che doveva completare il gruppo.
posta al termine della sorbona e quindi
Lo scavo permise di mettere in luce un ampio
portato a bordo della nave appoggio ed
ambiente rettangolare absidato (m 18x 9), con
accuratamente esaminato e classificato.
quattro nicchie intervallate dal lesene sulle
Il primo strato di deposito era costituito da
pareti
materiale
lunghe.
La
presenza
di
condutture
antico
di risulta,
utilizzato
per
d’acqua, delle statue e l’architettura nel suo
colmare il ninfeo al momento dell’abbandono.
complesso,
Una volta asportato furono individuate alcune
hanno
permesso
di
identificare
l’ambiente come un lussuoso ninfeo-triclinio.
statue che trovavano posto nelle nicchie
L’abside e le nicchie erano poste ad un livello
laterali. I dati più interessanti per capire le
più elevato rispetto al livello della sala, al
fasi di abbandono dell’ambiente furono però
centro della parete opposta all’abside si apriva
rinvenute nei livelli di riempimento del canale
un grande arco in laterizio. Lungo le pareti
e del bacino centrale. Infatti tutti i materiali
correva uno stretto canale (largo circa un
recuperati, molti dei quali integri, poggiavano
metro e profondo 90 cm circa), ancora in parte
su uno strato di limo misto a molti resti di
rivestito da lastre di marmo, e, all’interno del
molluschi marini, segno di una vita marina
piano centrale era ricavata una grande vasca
che aveva proliferato. Il canale e la vasca
che originariamente si allungava oltre l’arco in
dunque furono probabilmente riempite da
laterizio. All’interno di tale vasca centrale (m
materiali ceramici mentre erano già invase
10 x 3, h. 1, 70) sono stati rinvenuti resti di
dall’acqua che avrebbe attutito la caduta e
appressamenti lignei di difficile interpretazione,
preservato integri i vasi. Questo momento è
molti dei quali utilizzati probabilmente per
da collocare nel IV sec. d.C. in questo modo
rimaneggiare l’ambiente.
fu creato un piano di calpestio che permise di
I muri perimetrali dell’abside, delle nicchie e
continuare ad usare l’ambiente già in parte
della piattaforma centrale erano costruiti in
invaso
opera reticolata costituita da cubilia di tufo
probabilmente, la situazione di inabissamento
giallo campano, quelli dell’ingresso e i raccordi
si aggravò e tutto l’ambiente fu abbandonato
tra l’abside e i muri laterali erano in laterizio.
in fretta con il recupero degli arredi e uno
Tutte
di
scarico di materiali all’interno. Una sporadica
allettamento rimaste nella calce, dovevano
frequentazione del luogo è da collocare nel VI
essere rivestite di lastre marmoree.
sec. d.C. forse dovuta ad una regressione del
le
pareti,
in
base
alle
tracce
dall’acqua.
Alla
fine
del
V
d.C.,
L’abside presentava una decorazione a finta
fenomeno del bradisismo attestata da alcune
roccia. Al di sotto della calce in più punti sono
sepolture. Recenti lavori di restauro e pulizia
stati intercettati resti di un mosaico con tessere
hanno consentito il riposizionamento in loco di
multicolori che decoravano il ninfeo prima del
copie fedeli delle statue recuperate per la
rivestimento marmoreo.
ricostruzione del sito in ambiente sommerso.
© ©FFR RA AFFLLO O
A AS SS SO OLLU UTTO OD DII PPEES SC CA A IIN NA APPN NEEA A 22001111 di Luca Giaccaglia
davvero tanti, tutte facce viste e riviste sulle pagine dei vari Pescasub, Pesca in Apnea ecc.
Nei giorni 30 Settembre e 1 Ottobre 2011 è disputato il campionato assoluto di pesca in apnea a Marsala (TP). Teatro dall’intera manifestazione è stato il tratto di fondale compreso tra le città di Marsala e Mazara
Io, inoltre, ho avuto la fortuna di condividere la casa con quello che è stato definito da molti uno dei più forti pescatori di saraghi in Italia, Enrico Volpicelli, da cui ho cercato di imparare
il
possibile
sulle
tecniche
di
individuazione delle tane buone, cosa che per
del Vallo, meglio conosciuto come Biscione.
noi marchigiani non è affatto immediata, vista
L’area in cui sono stati collocati i campi
l’abitudine a pescare in fondali molto diversi.
gara delle due giornate è caratterizzata da
Gareggiare fianco a fianco con i campioni, De
un basso fondo molto esteso con forti
Silvestri, Petrollini, Calvino, Volpicelli, o con i
correnti (siamo pure sempre nel canale di
validi
Sicilia) in cui si alternano zone di roccia ad
Mortellaro
ampie distese di posidonia. Sulla carta è
hanno un ritmo ed un’acquaticità che ti
una zona parecchio pescosa ed i carnieri portati alla pesatura delle due giornate lo hanno dimostrato.
giovani è
siciliani
Riggio,
un’emozione
Concetto,
davvero
forte,
lasciano di stucco, per qualche attimo, poi pensi che sei in gara con loro e ce la metti tutta, magari riesci anche a prendere un pesce di fianco a loro, e allora ti senti bene,
una
entri in trance agonistica e ti trasformi, in
competizione di così alto livello e prima di
alcuni momenti magari ci credi pure, se poi,
partire per la Sicilia credevo che comunque
alla consegna del pescato ti becchi pure
fosse
l’applauso, indipendentemente dalla posizione
E’
stata
la
mia
andata
prima
mi
presenza
sarei
portato
ad
a
casa
un’esperienza positiva.
finale
Purtroppo non è stato del tutto vero, alcuni
soddisfazione.
aspetti
della
competizione,
a
che
otterrai,
beh,
è
una
grossa
livello
organizzativo e gestionale, mi hanno lasciato profondamente deluso. La gestione dell’unico porticciolo (eufemismo) disponibile era affidata ad un personaggio che ha lucrato sulla sua posizione
di
monopolio.
Il
permesso
della
capitaneria per disputare la seconda giornata di gara è stato ottenuto solo il giorno stesso della competizione (sabato 1 Ottobre) alle 11 di mattina, nonostante gli organizzatori avessero iniziato
l’iter
burocratico
già
dal
mese di
giugno. Torniamo al bello dell’assoluto, i campioni affermati e quelli in via d’affermazione erano
Il primo giorno, su un campo gara povero di pesce che ha visto in difficoltà gente del calibro di Sperandio e Lo Prete, sono riuscito a catturare due prede valide, le uniche che ho
visto in tutte le 5 ore, mentre il secondo
massimo, e senza punti buoni è difficile fare
giorno ho fatto meglio, forse ho interpretato
bene in gara.
meglio i fondali, forse sono stato più fortunato
Alla fine, per quanto l’esperienza sia durata
o magari c’era solo più pesce. Alla fine ho
soltanto una settimana, confrontandomi con i
portato alla pesatura 9 prede, di cui solo 7
campioni e cercando di apprendere il più
risultate valide, tra cui un grongo di oltre 6 Kg
possibile
che m’ha fatto sudare per una ventina di minuti
ascoltando i preziosi consigli di chi le gare le
prima di darsi per vinto.
fa da molto tempo e di quelli che hanno la
in
acqua
e
fuori
dall’acqua,
fortuna di pescare per tutto l’anno in fondali difficili e particolari, credo di essere in qualche modo cresciuto. Ne è la dimostrazione il fatto che
in
gara
ho
preso
pesci
che
in
preparazione, solo un paio di giorni prima, non avevo visto pur passandoci vicinissimo più volte. D’altra parte in mare, come nella vita, non si finisce mai d’imparare. Ho
ottenuto
pure
un
buon
punteggio,
il
problema è che molti hanno fatto meglio ed alla fine mi sono ritrovato 23° in classifica generale. L’obiettivo, per quanto arduo, era di entrare nei primi 15, in modo da riqualificarmi per l’assoluto del 2012, ma non ce l’ho fatta, col senno di poi anche per poco, mi sarebbero bastati 1 o 2 pesci in più nella prima giornata per fare il salto, il problema è che quei pesci nemmeno li ho visti, ho preso tutto quello che ho visto, non sbagliando nulla in entrambe le giornate. La qualificazione me la sono giocata durante la preparazione, manco d’esperienza nell’interpretazione dei fondali, e questo lo sapevo, infatti ho fatto più di 8 ore al giorno di
NOTA DELLA REDAZIONE : A seguito della
mare per 4 giorni per trovare posti buoni,
modifica dei regolamenti agonistici in corso,
cercando di compensare il gap d’esperienza con
da
più tempo passato in perlustrazione. Ho messo
campionato
a dura prova il mio fisico e quello del mio
ammessi 28 atleti, per cui Luca Giaccaglia è
prezioso barcaiolo, Mirco Ominetti, che mi ha
già finalista di diritto per il 2012.
aiutato non poco in acqua e sul gommone e che ringrazio tantissimo. Purtroppo abbiamo trovato pochi punti e con 1 o 2 pesci al
parte
della del
FIPSAS, prossimo
alla
finale
anno
del
saranno
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